Internos luglio 2013 (n° 35)

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inter L a storia dei Cani Sciolti è iniziata ufficialmente 25 anni fa, ma l’origine di questa associazione affonda le radici molto più lontano nel tempo. Inizia quando un gruppo di ragazzi - forse ancora bambini - che andavano a scuola assieme, hanno cominciato a fre- quentare le montagne con i campeggi parrocchiali. Poi sono cresciuti, è arrivato il periodo nel quale altri inte- ressi hanno sostituito quello per le montagne, e per un po’ gli scarponi sono rimasti a riposo... Ma il tempo è galantuomo e anche loro sono rinsaviti. E siccome il primo amore non si scorda mai, hanno rispolve- rato gli scarponi ed hanno ripreso a macinare chilometri per sentieri, ferrate ed anche ghiacciai. Col tempo è cresciuta in loro la consapevolezza e la voglia di condividere, oltre ad una passione, valori come l’amicizia, il rispetto per gli altri e per l’ambiente, la solidarietà, convinti, per esperienza diretta, che l’andare per monti in buona compagnia aiuti e stimoli a praticare questi valori e a portarli poi in ogni ambito con benefici per tutta la collettività. Lo sbocco naturale è stata questa sottosezione CAI che in 25 anni è cresciuta tanto, fino a diventare una delle più numerose della Sezione provinciale. Ma sono cresciute anche le attività che l’associazione ha promosso nel tempo, così da renderla una bella realtà di aggregazione sul territorio. continua a pag. 2 > Cani ... d’argento Paolo Fontana Giovedì 25 luglio 2013 ore 20:30 Piazza Mazzini - San Nicolò (Cavriago) Grande gnoccata dei Cani Sciolti Per prenotazioni è possibile rivolgersi a: Claudio Castagnetti 340.4675812 Paolo Bedogni 339.8416731 Il nostro amico Eros Paolo Fontana In cima al Toubkal Aida Smania Il Papa alpinista Piero Sassi 2 5 8 anno XVI - numero I (pubb. n° 35) luglio 2013 Supplemento a “Paese Nostro” - Periodico bimestrale dell’Amministrazione comunale di Cavriago Direttore responsabile Giuseppe Guidetti - AUT. TRIB. REGGIO EMILIA N. 288 DEL 16/10/1970 Periodico di cultura e curiosità sull’ambiente montano della Sottosezione CAI “Cani Sciolti” di Cavriago (RE) 25 anni 1988-2013 Click! Clicca sui link inseriti nel testo e visita i siti Web proposti

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Periodico di cultura e curiosità sull’ambiente montano della Sottosezione CAI “Cani Sciolti” di Cavriago (RE)

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La storia dei Cani Sciolti è iniziata ufficialmente 25 anni fa, ma l’origine di questa associazione affonda le radici molto più lontano nel tempo.

Inizia quando un gruppo di ragazzi - forse ancora bambini - che andavano a scuola assieme, hanno cominciato a fre-quentare le montagne con i campeggi parrocchiali.

Poi sono cresciuti, è arrivato il periodo nel quale altri inte-ressi hanno sostituito quello per le montagne, e per un po’ gli scarponi sono rimasti a riposo...Ma il tempo è galantuomo e anche loro sono rinsaviti.E siccome il primo amore non si scorda mai, hanno rispolve-rato gli scarponi ed hanno ripreso a macinare chilometri per sentieri, ferrate ed anche ghiacciai.

Col tempo è cresciuta in loro la consapevolezza e la voglia di condividere, oltre ad una passione, valori come l’amicizia, il rispetto per gli altri e per l’ambiente, la solidarietà, convinti, per esperienza diretta, che l’andare per monti in buona compagnia aiuti e stimoli a praticare questi valori e a portarli poi in ogni ambito con benefici per tutta la collettività.

Lo sbocco naturale è stata questa sottosezione CAI che in 25 anni è cresciuta tanto, fino a diventare una delle più numerose della Sezione provinciale.Ma sono cresciute anche le attività che l’associazione ha promosso nel tempo, così da renderla una bella realtà di aggregazione sul territorio.

continua a pag. 2 >

Cani... d’argentoPaolo Fontana

Giovedì 25 luglio 2013ore 20:30

Piazza Mazzini - San Nicolò (Cavriago)

Grande gnoccatadei Cani Sciolti

Per prenotazioni è possibile rivolgersi a:

Claudio Castagnetti 340.4675812Paolo Bedogni 339.8416731

Il nostro amico ErosPaolo Fontana

In cima al ToubkalAida Smania

Il Papa alpinistaPiero Sassi

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Periodico di cultura e curiosità sull’ambiente montano della Sottosezione CAI “Cani Sciolti” di Cavriago (RE)

25 anni1988-2013

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2 Internos - Luglio 2013

> segue dalla prima pagina

Risultati lusinghieri, resi possi-bili grazie all’impegno ed alla de-dizione di tanti di noi a partire pro-prio da quei “soci fondatori”, tanti dei quali sono tuttora tra i membri più attivi.

E’ motivo di soddisfazione e di buon auspicio l’ingresso di nuovi giovani soci, per un ricambio generazio-nale nel sodalizio (già rispecchiato nel recente rinnovo del Consiglio).

Direi quindi che abbiamo ben ra-gione di festeggiare degnamente questo compleanno.Grazie a tutti per aver voluto es-sere presenti.

Paolo FontanaReggente della Sottosezione

Erri De Luca, Il turno di notte lo fanno le stelle, Feltrinelli, 2012

Mi è stato prestato da una cara amica un cofanetto (li-bro + dvd) dal titolo evocati-

vo “Il turno di notte lo fanno le stelle” scritto da Erri de Luca, un artigiano della parola che, sotto il suo maglio, diventa scarna, essenziale, vera.

Dovendo scegliere tra il testo scritto ed il film (regia di Edoardo Ponti), ho cominciato dal libro: i protago-

nisti della vicenda sono un uomo ed una donna, uniti in un’intensa espe-rienza in montagna, dopo un trauma terribile (che non svelerò).In fondo, il plot narrativo è un pre-testo per una riflessione sulla gra- tuità del dono e sul coraggio di voltare pagina.

E’ un libro scritto come una sceneg-giatura, perché le parole saranno destinate a trasformarsi in immagini.Già questo appaga, in più ci sono le conversazioni all’aria aperta

Internos Pubblicazione n° 35 Luglio 2013

Redazione a cura di Oriana Torellitel. [email protected]

Internos è nato nel 1998da un’idea di Paolo Bedogni

Sottosezione CAI “Cani Sciolti” via Roma, 14 - Cavriago (RE)www.caicavriago.altervista.org

Dalla carta al Web: leggendo il QR Code a fianco con un disposi-tivo mobile connesso ad Internet, si può sfogliare Internos online In questo momento sentiamo il bi-

sogno di ricordare qualcuno che, prima che socio e consigliere, è

stato un vero amico: Eros Braglia. Instancabilmente attivo per anni nella Sottosezione, lo ricordiamo sempre pronto a dare il proprio con-tributo in qualunque iniziativa.

Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo non ha bisogno di tante parole per ricordarlo; a chi non lo conosceva posso dire che è sempre stato ap-passionato, acuto, saggio, pronto a dare a tutti un aiuto silenzioso, sincero e concreto.Schivo e restìo di fronte ai compli-menti o ai ringraziamenti, so che

oggi ci “perdonerebbe” questa no-stra commozione e dal profondo del suo sguardo trasparirebbe la voglia di abbracciarci ancora tutti.

La nostra gratitudine per il suo operato e la sua amicizia si è tradot-ta nell’intitolazione della Sala (una specie di suo “posto di lavoro”) dove riceveva i nuovi iscritti al CAI.Abbiamo anche pensato di realizzare un libro di foto di Eros impegnato nelle nostre attività e di donarlo a Silvana, per testimoniarle l’affetto riconoscente di tutti noi.

Ciao, Eros.Non ti dimenticheremo mai.

Qui Cani Sciolti - Notizie dalla Sottosezione

Ricordo di un amico, Eros Braglia

dell’Autore con attori, regista ed amici: da quei dialoghi scaturiscono un’umanità vera ed un’empatia pro-fonda.Una lettura intensa e fulminante.Consigliatissima.

(or. to.)

Lo scaffale - Letture di montagna

Le stelle di Erri

3 Internos - Luglio 2013

Qui Cani Sciolti - Notizie dalla Sottosezione

Ricordo di un amico, Eros Braglia

Il 20 aprile 2013, presso la nostra sede inaugurata meno di un anno prima, è stato allestito il seggio

per le elezioni del nuovo Consiglio della Sezione di Reggio.Contemporaneamente, i 47 soci che si sono presentati, hanno votato an-che per il rinnovo del Consiglio del-la nostra Sottosezione.

Pubblichiamo di seguito i nomi dei candidati ed i rispettivi voti ottenuti (in grassetto i consiglieri eletti):

Paolo Fontana voti 41Giuseppe Benecchi voti 31Davide Saracchi voti 28Claudio Castagnetti voti 27 Barbara Repetti voti 26Simone Catellani voti 23Monia Burani voti 22Elio Eufemi voti 21Elio Pelli voti 21

Alberto Fangareggi voti 15Mario Soncini voti 14Federico Farini voti 13Stefania Predieri voti 13Antonio Bosisio voti 10

Durante la riunione di insediamento, tenutasi il 6 maggio, si è proceduto alla nomina delle cariche sociali ed all’assegnazione di altri importanti incarichi funzionali all’attività della Sottosezione.

Pertanto, il nuovo Consiglio della Sottosezione CAI “Cani Sciolti” di Cavriago risulta così composto:

ReggentePaolo Fontana

ViceDavide SaracchiTesseramento

SegretariaBarbara Repetti

TesoriereMonia Burani

Consiglieri

Giuseppe BenecchiSettore escursioni

Elio EufemiSettore escursioni

Claudio CastagnettiManifestazioni ed eventi

Simone CatellaniSito Web, Facebook e sentieristica

Elio PelliSentieristica Non possiamo che esprimere sod-disfazione per il risultato di queste elezioni: accanto a “volti noti” che rappresentano la continuità, ora siedono infatti nuovi e giovani elementi che assicurano il rinnova-mento necessario alla nostra asso-ciazione.

Vorrei esprimere un sincero ringra-ziamento agli amici consiglieri per la fiducia che hanno ritenuto di accor-darmi, nominandomi (per la seconda volta) Reggente della Sottosezione.

Non possiamo dimenticare di espri-mere le nostre congratulazioni a Massimo Bizzarri, nuovo Presiden-te della Sezione, che “raccoglie lo zaino” lasciato dal nostro socio Iglis Baldi, al quale va il nostro ringrazia-mento per il lavoro svolto.

Auguri, quindi: al nuovo Consiglio di svolgere un buon e proficuo lavoro nei prossimi tre anni di mandato; a tutti voi di godere di belle e nuove esperienze in montagna.

Un saluto a tutti in amicizia.

Paolo FontanaReggente della Sottosezione

Qui Cani Sciolti - Notizie dalla Sottosezione

Il Consiglio si rinnovaCon sincera emozione, pubblichiamo questo messaggio che la famiglia di Eros ci ha fatto pervenire.

Un ringraziamento

Salve,sono Elisabetta, la figlia di Eros.Con queste poche righe vorrei, da parte mia e della mia famiglia, ringra-ziarvi ed esprimervi ciò che ieri, con gli occhi sempre lucidi e un nodo in gola, almeno io non sono riuscita a dirvi.

E’ stato bellissimo! Doloroso come niente altro, se non la sua perdita stessa, ma bellissimo!

Bellissimo è stato vedere quanto sia stato riconosciuto a mio padre tutto ciò che negli anni ha fatto con amore e passione autentici. Bellissimo è stato sentire la stima e l’amicizia da cui era circondato.Bellissimo toccare con mano qualco-sa che già conoscevo: quanto amore ha saputo dare e ricevere.Bellissimo che lo conosceste così profondamente ed autenticamente da trovare l’unico modo di ricor-darlo, rispettando il suo modo di essere schivo e riservato (”orso”, gli dicevamo noi!).

Grazie a voi e a tutti quelli che in-sieme a lui hanno percorso un pez-zo più o meno lungo della sua vita.

Elisabetta, Silvana, Igor

4 Internos - Luglio 2013

Un viaggio in montagna.Sì, ma in Marocco.Ma lì non c’è il deserto?

Ci sono il deserto, il verde lussureg-giante e la montagna.E che montagna!Il Toubkal (con i suoi 4.167 metri) è la cima più alta del Nord Africa.

Siamo partiti in dieci appoggiati ad una agenzia di trekking locale che ci ha fornito 2 guide, 1 cuoco, 3 porta-tori e 5 muli.Sinceramente io e Guido pensavamo di trovare più adesioni per questa avventura, anche se un numero mag-giore di persone sarebbe stato più impegnativo da gestire.I partecipanti comunque hanno colto lo spirito del viaggio ed han-no dimostrato la nostra stessa fame di scoperta.

Primo giorno: arrivo a Marrakech.

Secondo giorno: abbiamo iniziato il trekking con la prima tappa alla scoperta della vita e dell’habitat del-la gente di montagna con il pernot-tamento in una Gite de Tape.Questa tappa ci ha portati in una val-lata con terrazzamenti coltivati vi-cino ad una bella cascata.Pernottamento in un rifugio collo-cato a 2.250 metri.

Terzo giorno: la terza tappa si è rive-lata la più lunga ed impegnativa per i dislivelli superati: si scende da 2.250 a 1.700 metri per poi risalire verso quota 3.200.Il panorama intorno a noi è vario ed il verde dei noci e dei ginepri secolari contrastano con il rosso di una terra infuocata.

Marocco - Trekking sul Monte Toubkal (mt. 4.167)

Sul “tetto” del MaghrebAida Smania

Dopo una lunga giornata di cammino arriviamo finalmente al Rifugio del Toubkal, incastonato in una gola.A differenza dei nostri rifugi c’è un gestore, ma in cucina ogni gruppo ha il suo cuoco che prepara i pasti.Cena e pranzo con pasta e verdure prima della salita. La cucina locale prevede anche riso, pollo, manzo e tonno. Poco sale e poco condimento.

Quarto giorno: con la quarta tappa si punta alla vetta.Si parte alle 7:00 di una fresca e so-leggiata mattina senza vento. Si pro-cede a passo lento su un sentiero roccioso, affrontando il primo ne-vaio senza ramponi poichè la traccia è ben visibile.Il fiato però si accorcia perchè la quota si fa sentire. Piano piano, chi prima, chi dopo (secondo il proprio passo), raggiungiamo la cima.Intorno alle 11:00 ci siamo tutti: ci abbracciamo contenti ed immortalia-mo la nostra gioia nelle foto di rito.

Il Toubkal non è una montagna tec-nicamente difficile; la peculiarità che la rende straordinaria è quella di farci vedere il deserto dal cielo.Scendiamo tranquillamente in tre ore, pranziamo e ci godiamo il meri-tato riposo.

Il giorno seguente trascorre in relax: si scende all’albergo del tour opera-tor, pranziamo con lui e salutiamo le guide e gli accompagnatori.L’ultima giornata è dedicata alla vi-sita di Marrakech, con cena nella sua immensa piazza: un misto di colori, profumi e suoni esotici, a ricordare che sotto la montagna è Africa.

5 Internos - Luglio 2013

Quando si va alla ricerca delle origini dei nomi di località si fanno delle scoperte interessanti e, alle volte, anche divertenti: quando un mio caro

amico, originario di Ligonchio, mi ha raccontato le origini del suo Paese, descrivendolo come un covo di banditi che rapinavano i viandanti (ma senza sapermi dire di più), ha acceso la mia curiosità.Sono andato ad indagare da dove venisse questa storia che gli era stata raccontata dal padre: la leggenda dei tre fratelli, Pilo, Ligo e Silo.

Si narra che intorno all’anno Mille viveva da queste parti un signorotto che tiranneggiava i contadini, imponen-do gravi balzelli che impoverivano sempre più il contado.I tre fratelli Pilo, Ligo e Silo, stanchi di vedere il padre sempre più disperato, si ribellarono: tesero un agguato al despota e lo uccisero, poi fuggirono sui monti.

La loro impresa suscitò subito molta ammirazione fra gli altri giovani del paese, che ben presto li raggiun-sero per formare una banda di briganti dedita a rapinare i commercianti di passaggio e a saccheggiare le case dei più abbienti. Gli affari andavano bene e la banda era cresciuta di nu-mero e di ricchezza: a quel punto i tre fratelli, stanchi di derubare il prossimo, decisero che avevano accumulato abbastanza da vivere in pace per il resto della vita.

Si divisero il bottino e gli uomini della banda, e ognuno fondò un suo paese dove stabilirsi definitivamente: Pilo si fermò in un poggio fertile e soleggiato e vi fondò Pio-lo; Ligo attraversò l’Ozola e diede origine a Ligonchio; Silo valicò il passo di Pradarena e, nei pressi delle sor-genti del Serchio, pose le prime pietre di Sillano.

Si dice che nelle leggende c’è sempre un filo di verità storica (anche se non documentata) e nel racconto del padre del mio amico qualche riscontro in effetti c’è.Se penso a quello che mi hanno fatto pagare in un certo ristorante di questi luoghi, qualche discendente di quel-la banda deve esistere ancora...

Una giornata di solidarietà a Trinità

Per RobertoA cura della redazione

Storie e leggende di Appennino

Miti e toponimiElio Pelli

Ci sono delle date che per la portata storica e sim-bolica si impongono alla memoria collettiva, tanto da oscurare i fatti privati.

Giovedì 25 aprile 2013 la comunità di Trinità ha voluto invertire l’ordine e nel ricordo di Roberto Rossi, che manca a tutti da un anno, ha organizzato un momento comune sentito e partecipato.Tante persone si sono ritrovate davanti alla Polivalente della frazione e, divise in gruppi, hanno dato vita ad una camminata su tre itinerari diversi.

Un gruppo ha effettuato un giro ad anello dalla Poli-sportiva, attraverso Pianzo e Montale, per tornare al punto di partenza; un altro ha pedalato, nel vociare gio-

ioso dei bambini; un terzo, accompagnato da Beatrice, si è incamminato verso la casa dei genitori di Roberto che hanno generosamente offerto a tutti un rinfresco con torte, erbazzone, vino e bevande varie.

Questo è stato il momento più emozionante perchè siamo convenuti tutti insieme in quel punto: mamma Au-relia, commossa e con gli occhi lucidi, ha stretto tante mani, mentre papà Franco, forte e controllato, ascoltava attento le parole di saluto degli amici del figlio.

Roberto era paesano di Trinità, ma anche un Cane Sciolto: per ricordarlo ed onorarlo la nostra Sottose-zione si è unita al lavoro dei volontari locali della Croce Rossa, offrendo ristorazione per circa 250 persone.

Il ricavato dell’iniziativa (€ 1.460) sarà devoluto in par-te alla Croce Rossa ed in parte all’Hospice “Madonna dell’Uliveto” di Montericco.E’ stato un momento di gioiosa convivialità che Ro-berto avrebbe apprezzato, che ha fatto contenta la sua famiglia e che a noi resterà nel cuore.

6 Internos - Luglio 2013

Anche quest’anno, la Sottosezione CAI “Cani Sci-olti“ di Cavriago ha inserito nel proprio program-ma escursionistico uno dei Sentieri partigiani:

questa volta è stato scelto il percorso intitolato ad En-rico Zambonini.

Nonostante la giornata fredda e nuvolosa, domenica 19 maggio ci siamo ritrovati in tanti nella piazza di Costa-bona: lì dove inizia il sentiero già ci aspettava l’amico Fabio Dolci di Istoreco, che da sempre ci accompagna per l’intera giornata nei luoghi delle azioni, delle storie e delle memorie partigiane.

Durante la salita verso la cima del Monte Penna, Fabio ci ha parlato a lungo della vita avventurosa di Zambonini e dei luoghi che attraversavamo, dove i partigiani avevano allestito ospedali volanti e capanni di riparo.Sulla sommità del Monte Penna ci siamo rifocillati e ab-biamo ammirato il meraviglioso spettacolo delle cime an-cora abbondantemente innevate.

Attraverso tratti di sentiero fangosi e scoscesi, come “veri partigiani“, in fila indiana e in riflessivo silenzio, sia-mo giunti a Deusi e poi a Secchio, il paese natale di Zam-bonini, dove l’escursione è terminata davanti alla lapide che lo ricorda.

Qui Fabio ha completato il racconto delle imprese di Zambonini, avvalendosi anche di testi specifici di cui ci ha fornito la bibliografia per personali approfondimenti. Ha inoltre sottolineato i tanti atti di sacrificio, di solidari-età e di eroismo delle genti di quei paesi.

Nella piazza del municipio di Villa Minozzo, dove si trova la lapide di Enrico Zambonini posta dagli anarchici, ci sia-mo scambiati i saluti finali ed un arrivederci al prossimo anno.

Un sentito e sincero ringraziamento a Istoreco e a Fa-bio, che con passione ed impegno tiene viva la memoria della lotta di Liberazione.

www.istoreco.re.itwww.anpireggioemilia.it

Cani Sciolti ed Istoreco lungo il Sentiero partigiano n° 14

Il sentiero di “Enrico l’anarchico”Carla Iotti

www.istoreco.re.itwww.anpireggioemilia.it

7 Internos - Luglio 2013

La cresta panoramica che da Li-gonchio arriva sul Monte Sil-lano e che divide le valli del Rio

Re e del torrente Ozola presenta come prima propaggine proprio questa cima: il Monte Segale.

Si parte dalla Provinciale Ligonchio-Pradarena con il sentiero 637.Arrivati sulla strada forestale, la voglia di abbandonare i nostri sen-tieri bianco-rossi aumenta quando incontriamo un evidente carraia sul-la sinistra, che conduce ad una presa dell’Enel: ogni volta che incrociamo questi manufatti, ancora funzio-nanti, si rimane stupefatti dalla serie

Le cime di Monte Segale e de Il Monte

Un anello sul SillanoPaolo Bedogni - Guido Chierici - Nando Guerri - Elio Pelli

di opere idroelettriche eseguite in questa zona tra gli anni Venti e Tren-ta del secolo scorso.Meriterebbero, anche da parte del CAI e del Parco dell’Appennino, una più approfondita valutazione sul loro valore storico ed ingegneristico.

Seguiamo quindi sulla sinistra un ruscello per circa 5 minuti, poi lo ab-bandoniamo sulla sinistra per rag-giungere il filo di cresta.Siamo nel bosco di faggio ben con-servato e seguiamo il filo, che in breve ci conduce sulla nostra cima (mt. 1.328), ben individuata da un ometto di vetta un po’ distrutto.

I “Mille” dell’Appennino(da un’idea di) Paolo Bedogni

Proseguiamo poi verso la nuova meta: Il Monte (mt. 1.765).Raggiungiamo, dopo un breve ma ripido (quindi faticoso) percorso, il sentiero 641: siamo fuori dal bosco e la visuale sulla vallata dell’Ozola è veramente fantastica.

Il ritorno lo effettuiamo sempre per il sentiero 641, con passaggio per il bivacco Il Piano, Tarlanda e quindi Ligonchio.Il bivacco si presta bene per even- tuali pranzi al sacco o grigliate con 20 posti a sedere all’esterno.

Un giro da tenere in considera-zione: ci è infatti sembrato un bel percorso circolare, da valutare anche per eventuali future escursioni del CAI con spuntino finale (che, come sappiamo, non guasta mai).

Un corso di arrampicata su roccia per i nostri soci

Cani da “tiro” (in parete)Alberto Fangareggi

Le basi della tecnica di arrampi-cata su roccia sono importanti non solo per chi si dedica

alla disciplina, ma per chiunque frequenti la montagna: durante un’escursione di un certo impegno o una salita su neve e ghiaccio in alta montagna, capita di dover fare qual-che passo su roccia o di dover affron-tare qualche tratto non attrezzato di una via ferrata.

La mancanza di sicurezza in questi momenti, può rappresentare un rischio per l’escursionista/alpinista e per tutta la cordata.

Il nostro Paolo Bedogni ha quindi pensato bene di organizzare un cor-so di iniziazione all’arrampicata con la guida alpina Luca Beccari.Il corso è iniziato con una lezione teorica in sede in cui si è parlato di

materiali e della tecnica di progres-sione e assicurazione su roccia, proseguendo con tre uscite in falesia (tra novembre e dicembre 2012).Quattro gli allievi: Antonella, Laura, Stefania e Simone, mentre Alberto, Giuseppe e Roberto si sono occupa-ti della sicurezza (approfittando poi per qualche “tiro”).

La prima uscita è stata in Pietra, sul Sassolungo recentemente attrezza-to, in una giornata nebbiosa, con la roccia resa più scivolosa dall’umidità.La seconda uscita invece si è tenuta sulla falesia del Muzzerone, parete calcarea vicino a Portovenere (Sp).La terza ed ultima sulla meno co-nosciuta falesia di Montignoso pres-so il Castello Aghinolfi (Ms).

Beccari ha insegnato i rudimenti dell’arrampicata e della sicurezza;

nell’ultima lezione, anche come scendere in corda doppia.Nel corso delle tre uscite, si è arram-picato su “tiri” che vanno dal III al IV grado, fino al V (Sassolungo e Mon-tignoso), ma gli allievi sono stati comunque bravissimi, sia sui vari tipi di roccia, che sulle placche, che salendo su diedro.

Ovviamente l’arrampicata in fale-sia e l’alpinismo in ambiente sono cose diverse: in montagna è tutto più complicato dal meteo, dalla stan-chezza, dalla mancanza di protezioni.Tuttavia, il corso è stato certamente utile per acquisire sicurezza nella progressione e confidenza anche in situazioni di esposizione.

8 Internos - Luglio 2013

La salita al Breithorn Orientale (una delle proposte del nostro calendario escursionistico) offre lo spun-to di ricordare un aspetto di pura curiosità storico-

alpinistica, collegabile ad un’importante figura del se- colo scorso.A questa grande montagna - il Monte Rosa, appunto, che scalò insieme a tante altre cime - sono infatti legati i notevoli trascorsi da alpinista di Papa Ratti, uno dei tanti “stregati dall’alpe”, come venivano definiti un tempo i pionieri dell’alpinismo.

Comune a queste persone (oltre alla passione per le im-prese in quota) era l’abitudine a “portare la montagna” in se stessi: se la sentivano infatti sempre addosso, come una sorte di “dotazione” epigenetica.E così, del resto, accade anche oggi.Se ognuno di noi “stregati” contemporanei guarda schiet-tamente dentro di sè, arriverà alla conclusione che (più o meno inconsciamente) la montagna occupa buona parte del “bagaglio di sogni” con i quali riempiamo la nostra esistenza.

Achille Ratti nacque a Desio (Mb) nel 1857. Già da studen-te di teologia si presentò in lui con chiarezza l’attrazione per la montagna, che non abbandonerà mai anche quan-do gli impegni e i compiti all’interno della Chiesa non gli consentiranno di continuare la pratica alpinistica.Gli fu spesso compagno di cordata un certo Professor Grasselli, apprezzato studioso e anch’esso sacerdote, l’amico don Luigi: furono anni alpinisticamente intensi per il futuro Pio XI (questo fu appunto il nome che egli

Montagna e storia

Il Papa alpinistaPiero Sassi

A sinistra: Achille Ratti è l’alpinista ritratto al centro (Foto tratta da Caidesio.net)

Sopra: un’immagine ufficiale di Papa Pio XI(Foto tratta da Echeion.it)

scelse per il suo pontificato): venne infatti a formarsi un ben affiatato sodalizio, composto anche dalle guide al-pine Giuseppe Gadin e Alessio Proment.

Accumularono insieme molte ascensioni nei principali gruppi alpini talvolta aprendo varianti di percorso.Salirono al Monte Bianco per la Via dei Rochers, ma sce-sero con un itinerario mai prima percorso, sui ghiacciai Dôme e Miage (l’attuale via normale italiana al Monte Bianco, via Rifugio Gonella, a loro oggi intitolata).Sul Monte Rosa legarono il proprio nome alla prima tra-versata da Macugnaga a Zermatt attraverso la Punta Dufour nel 1889: salirono dal Canalone Marinelli in cima, quindi attraversarono la punta Zumstein e scesero dal versante svizzero.

Don Achille Ratti diede quasi sempre notizie estese, sui bollettini CAI, delle sue imprese alpinistiche.All’epoca delle sue prime ascensioni alpine, il Club era nato da poco più di dieci anni: era presente il fervore pionieristico di quanti credevano fermamente nelle nuove iniziative e si davano premura di informare circa le esperienze e le attività svolte dai soci.Profondo studioso, Ratti si creò un poderoso bagaglio tecnico-culturale sulle amate montagne, mai dimenti-cate, come del resto le comunità valligiane alle cui pro-blematiche continuò ad interessarsi: come Papa spesso ricevette alpinisti, guide, membri degli Alpini, tutti a ri-cordargli la sua (purtroppo) accantonata passione.

Pio XI salì al trono pontificio nel 1922, in un momento storico gravido di preoccupazioni, in cui si inaugurava una nefasta stagione di dittature.Dal Soglio di Pietro visse gli anni dei Patti Lateranensi con il regime fascista (in seguito ai quali definì il Duce “uomo della Provvidenza”) e delle prime Leggi razziali (1938), foriere di imbarazzi, dubbi, ripensamenti.Non vide gli orrori della guerra, poiché nel febbraio del 1939 concluse il suo percorso terreno.