Internos luglio 2011 (n° 30)

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inter Periodico di cultura e curiosità sull’ambiente montano della Sottosezione CAI “Cani Sciolti” di Cavriago (RE) R ieccoci. Siamo tornati. Il tempo non è trascorso inva- no, come potete vedere. Abbiamo cercato di mettere in piedi una redazione che si incontra periodicamente, ma soprattutto che si è con- frontata sul significato da dare a queste pagine. Per ora siamo Claudio, Davide, Elio P., Emanuele, Paolo B., Paolo F., Giovanni ed io. Saremmo felici di crescere e siamo lieti di accogliere con- tributi da tutti gli amici che volessero collaborare. Abbiamo pensato che Internos debba socializzare le espe- rienze di vita della sezione, ma non esaurirsi in questo. Ci sono tra di noi delle competenze, degli interessi, delle passioni che possono essere messe a disposizione del gruppo tanto da far dire a chi ci legge “questo non lo sape- vo” oppure “mi infilo gli scarponi e vado a vedere”. Si è pensato di dare più spazio alle immagini, dal mo- mento che quasi tutti i partecipanti alle nostre escursioni fanno fotografie. Abbiamo cercato una soluzione migliorativa anche dell’impatto grafico: una pubblicazione esteticamente continua a pag. 2 > Rieccoci! Oriana Torelli Giovedì 21 luglio 2011 ore 20:30 P.za Mazzini - S. Nicolò (Cavriago) Grande gnoccata dei Cani Sciolti Per prenotazioni è possibile rivolgersi a: Claudio Castagnetti 340.4675812 Paolo Bedogni 339.8416731 Cani e Gatti insieme Patrizio Prampolini Il livello di Nasseta Elio Pelli Tonino in... mostra Oriana Torelli 2 4 - 5 8 anno XIV - numero I (pubb. n° 30) luglio 2011 Supplemento a “Paese Nostro” - Periodico bimestrale dell’Amministrazione comunale di Cavriago Direttore responsabile Giuseppe Guidetti - AUT. TRIB. REGGIO EMILIA N. 288 DEL 16/10/1970

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Periodico di cultura e curiosità sull’ambiente montano della Sottosezione CAI “Cani Sciolti” di Cavriago (RE)

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interPeriodico di cultura e curiosità sull’ambiente montano della Sottosezione CAI “Cani Sciolti” di Cavriago (RE)

Rieccoci. Siamo tornati. Il tempo non è trascorso inva-no, come potete vedere.Abbiamo cercato di mettere in piedi una redazione

che si incontra periodicamente, ma soprattutto che si è con-frontata sul significato da dare a queste pagine.Per ora siamo Claudio, Davide, Elio P., Emanuele, Paolo B., Paolo F., Giovanni ed io.Saremmo felici di crescere e siamo lieti di accogliere con-tributi da tutti gli amici che volessero collaborare.Abbiamo pensato che Internos debba socializzare le espe-

rienze di vita della sezione, ma non esaurirsi in questo.Ci sono tra di noi delle competenze, degli interessi, delle passioni che possono essere messe a disposizione del gruppo tanto da far dire a chi ci legge “questo non lo sape-vo” oppure “mi infilo gli scarponi e vado a vedere”.Si è pensato di dare più spazio alle immagini, dal mo-mento che quasi tutti i partecipanti alle nostre escursioni fanno fotografie.Abbiamo cercato una soluzione migliorativa anche dell’impatto grafico: una pubblicazione esteticamente

continua a pag. 2 >

Rieccoci!Oriana Torelli

Giovedì 21 luglio 2011ore 20:30

P.za Mazzini - S. Nicolò (Cavriago)

Grande gnoccatadei Cani Sciolti

Per prenotazioni è possibile rivolgersi a:

Claudio Castagnetti 340.4675812Paolo Bedogni 339.8416731

Cani e Gatti insiemePatrizio Prampolini

Il livello di NassetaElio Pelli

Tonino in... mostraOriana Torelli

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L’evoluzione del bacino idrografico del torrente

Tassobbio »

2 Internos - Luglio 2011

> segue dalla prima pagina

gradevole invoglia alla lettura e dà un giusto rilievo ai contenuti, cioè le esperienze che viviamo insieme, quindi l’impegno che viene messo nel raccontarle.Vorremmo insomma un prodotto che sia piacevole da sfogliare, an-che se... non sarà possibile tenerlo in mano.Da questo numero, infatti, Inter-nos non verrà distribuito in forma cartacea: abbiamo scelto di con-fezionare una rivista digitale da spedirvi tramite posta elettronica e da “sfogliare” direttamente da browserQuesto in un’ottica di risparmio di materiali e di risorse economiche per la stampa. In sede e presso Reggio Gas saranno comunque disponibili un centinaio di copie stampate, per coloro i quali non posseggono una casella e-mail. La periodicità sarà quadrimestrale.Buona lettura a tutti e grazie a quelli che ci faranno conoscere il loro utile e gradito parere.

InternosRedazione a cura diOriana Torellitel. [email protected]

Internos è nato nel 1998da un’idea di Paolo Bedogni

Pubblicazione n° 30 - Luglio 2011

Sottosezione CAI “Cani Sciolti” via Roma, 14 - Cavriago (RE)www.caicavriago.altervista.org

Eravamo oltre 45 alla ciaspo-lata di Domenica 6 Febbraio che i Cani Sciolti di Cavriago

avevano messo in calendario in col-laborazione col nostro gruppo Gatti Randagi.Un itinerario che, partendo dal campeggio di Cervarezza, propone-va due percorsi: il primo ad anello, un po’ più lungo e l’altro con ritorno sullo stesso tracciato, meno impeg-nativo.Prima di farlo c’era stata forse un po’ di perplessità, anche da parte mia, poi era prevalso lo spirito di aggregazione, la voglia di stare in-sieme, di condividere emozioni in montagna. E così quella domenica abbiamo raggiunto alcuni obiettivi.Per prima cosa finalmente nel calen-dario Cani Sciolti è stata messa una uscita con le ciaspole e così sono venuti alcuni soci che abitualmente andavano con altri o per conto pro-prio.Secondo punto il successo di un nu-mero così elevato di partecipanti, che fa piacere.Un terzo obiettivo è stato quello di legare i Gatti Randagi (ma non a cor-da stretta!) ad altri gruppi similari o del CAI. Nel calendario 2011 abbia-mo ben 7 gemellaggi e questo por-terà probabilmente della positività.Quarto obiettivo raggiunto: noi Gatti (com’è nel Dna del gruppo) spesso finiamo una camminata a tavola, in qualche trattoria, perché crediamo che non conti solo l’escursione in se e per se, pur bella e coinvolgente, ma anche la compagnia degli amici.Vogliamo pure “aiutare” chi in mon-tagna ci opera e ci vive. Ebbene, dopo la ciaspolata siamo andati a farci gnocco e salame alla Tavernetta e ci siamo “trascinati dietro” perfino qualche Cane Sciolto. Pure Aronne è stato della partita. Buon segno.Certo quella domenica il tempo ci ha regalato una giornata calda e di sole stupendo.Ma ce lo siamo meritati!

Questo torrente è molto in-teressante, oltre che per il notevole bacino, per lo stra-

no percorso simile ad una grande “S” (verso nord, poi ovest, poi sud, infine di nuovo ad ovest).Esso ha origine nel castagneto a nord della stradina che collega il vecchio borgo di Marola ed il Monte Borello-Chiesa. Si ipotizza che originariamente il Tas-sobbio costituisse la parte superiore dell’attuale Crostolo; che il torrente Maillo proveniente da Castelnuovo Monti ed il Rio di Leguigno, dopo la loro congiunzione a nord del Monte Venèra, sfociassero nell’Enza presso Cerezzola; che il Tassàro si scaricasse direttamente nell’Enza nell’attuale sbocco del Tassobbio.Successive alterazioni del territorio nella parte superiore - a seguito di enormi cataclismi - e la presenza di deboli argille nella parte inferiore portarono all’attuale percorso che ha inglobato i tre suddetti torrenti minori.Nel tratto di Cortogno si può ammi-rare una bella cascata raggiungibile attraverso un sentiero adeguata-mente segnato.Gli schizzi allegati mostrano il per-corso iniziale e quello odierno del torrente Tassobbio.L’indicazione dei paesi circostan-ti ha la funzione di orientare l’escursionista che volesse andare alla scoperta del torrente.

Grande successo della ciaspolata a Cervarezza

Cani e Gatti insiemePatrizio Prampolini

Sorgenti e percorsidei nostri torrenti

Il TassobbioGiovanni Ferroni

Avviso! L’escursione sulle Dolomiti di Brenta è stata anticipata ai giorni sabato 23 edomenica 24 luglio 2011.Per maggiori informazioni si prega di rivolgersi agli accompagnatori.

Claudio Castagnetti - 0522.363814Eros Braglia - 339.3610305

L’evoluzione del bacino idrografico del torrente

Tassobbio »

3 Internos - Luglio 2011

Non esiste solamente la Decouville a Ligonchio, ma abbiamo anche in Val d’Asta i segni di una vecchia ferrovia.

Un percorso verde che pochi conoscono e che meritereb-be di essere riscoperto attraversa un tratto del comune di Villa Minozzo.Mi capita sovente per motivi di lavoro di trovarmi in Val d’Asta e di sentire dagli anziani del luogo vecchi racconti, che per i bicchieri presenti sul tavolo, sembrano destare più di una curiosità e che nascondono verità storiche molto interessanti.Questa storia riguarda un accadimento della prima guer-ra mondiale, che noi siamo abituati ad associare sola-mente alle montagne del Trentino, ma che ha riguardato, nelle retrovie, anche la nostra montagna.Binari e traversine ovviamente non ci sono più. Rimane il tracciato ancora visibile nei boschi, soprattutto alle pen-dici occidentali del Monte Penna.I trenini carichi di legname scendevano con una leggera pendenza costante ( 1%-2% ) da Pian del Monte fino a Sorba di Gova, con un tragitto di circa una decina di chi-lometri passavano da 1070 mt a 850 mt.Qui una sorta di canalone artificiale di collegamento faceva scivolare il legname dai vagoni nel torrente Dolo.

I tronchi, seguendo la corrente, finivano nel Secchia fino a Sassuolo dove venivano raccolti.Questa catena tecnologica serviva per trasformare il leg-name in carbone, che andava ad alimentare i treni diretti verso il fronte di guerra.La ferrovia funzionò fino al 1920 poi i costi si rivelarono troppo alti e come tante altre opere fu dismessa. Bisog-na considerare che la manodopera in tempo di guerra era quasi a costo zero, perché si avvaleva del lavoro dei pri-gionieri.Il prezzo per i boschi della Val D’Asta fu altissimo: i bos-chi erano enormi, secolari e vergini, faggete discendenti dall’ultima glaciazione che costituivano un oasi di verde di inestimabile valore. Furono ridotti ad un monumen-tale cippo funerario alla vittoria della grande guerra e ai montanari non venne mai restituito il valore perduto.Rivalutare questo percorso perduto? Penso che sia un compito imprescindibile per la nostra Sottosezione, che ha sempre avuto un occhio particolare per il territorio di Villa Minozzo.Cominceremo il prossimo anno con una gita in calendario, sperando che il percorso abbia già i segni bianco/rossi. Nel frattempo la redazione rimarrà in attesa di eventuali documenti storici.

Un percorso verde lungo il tracciato della vecchia ferrovia

Il treno della Val d’AstaPaolo Bedogni

4 Internos - Luglio 2011

Chi erano gli abitanti di Nasseta del V secolo? Chi aveva deciso di popolare questa impervia

porzione della prima montagna reg-giana?Probabilmente si trattava di schiavi o contadini romani fuggiti in altura per scampare alle orde barbariche che, in varie ondate, seminavano il terrore nelle città e campagne della pianura.Arrivati alla Lama Fraularia capir-ono subito che, se bonificate, quelle terre potevano diventare una ricche-zza per tutti; così fecero e prosper-arono per due/trecento anni, fino a quando l’ Imperatore Carlo Magno (che neanche conoscevano) senza chieder loro il permesso “donò” la Corte di Nasseta al Vescovo di Reg-gio, Apollinare.L’ecclesiastico mandò subito dei messi a quelle popolazioni per noti-ficare la nuova proprietà e chiedere tasse e parte dei raccolti e del bes-tiame.Immaginiamo come presero questa novità i montanari contadini: ov-viamente, non ne volevano sapere di pagare tasse e dare il frutto del loro sudore a uno che, seppur Vescovo, non riconoscevano come loro pa-drone.Fatto sta che, dopo 197 anni di tira-e-molla, il Vescovo di Reggio Teuzone “donò” la Corte di Nasseta, come dote, al nascituro monastero di S. Prospero fuori le mura, lasciando ai monaci benedettini la “gatta da pelare” della riscossione dei tributi. Purtroppo la fama della ricchezza di quella Corte cominciò a circolare e altre fameliche mani si allungavano su quelle terre.Il marchese Azzo II d’Este, provò ad avanzare diritti, ma i monaci ri-corsero all’Imperatore Arrigo III, il quale sentenziò che nessuno aveva il diritto di mettere in dubbio la pro-prietà del monastero di S. Prospero

in quanto i documenti parlavano chiaro. E così anche altri signorotti locali che avevano mire su quella Corte dovettero chinare la testa quando a difesa della proprietà dei monaci benedettini intervenne la Gran Contessa Matilde.Ma i guai più grossi dovevano venire dai vicini di casa.Viene narrato dall’Abate Affarosi (e ripreso dal Fantuzzi) di un fatto sig-nificativo sui rapporti di vicinato.Siamo nel 1098, in pieno dominio matildico: gli abitanti di Vaglie occu-pano da tempo una parte dei pascoli di Nasseta facendovi pascolare le loro greggi, tanto c’è n’è per tutti.Ai monaci però non va bene e si ap-pellano al Giudice Ubaldo da Carpi-neti il quale ristabilisce l’inviolabilità dei confini del fondo.Gli uomini di Vaglie, allora, ricorrono alla Contessa Matilde raccontando di essere stati ingiustamente espro-priati.A questo punto, dopo aver sentito il Giudice Bono di Nonantola, non-ostante i documenti importanti pre-sentati dai benedettini, la Contessa si appella alla prova di Dio: i campioni delle due parti in contesa si sfideran-no a mani nude il lotta e chi vincerà avrà vinto la causa. Si arriva, così, al giorno della “singo-lar tenzone” in località Garfagnolo. La Chiesa, per evitare umiliazioni da un eventuale sconfitta, decide all’ultimo momento di concedere le terre in questione agli abitanti di Vaglie, ma questi certi della vittoria, rifiutano e propongono di iniziare subito la lotta.Siamo nel campo della disfida: da una parte stanno numerosi e agi-tati gli abitanti della Valle (Vaglie), dall’altra un gruppetto silenzioso di monaci benedettini. A lato, fra le due parti il Giudice Ubaldo con alcuni ar-migeri.I due contendenti sono uno di fronte

all’altro al centro del prato: il campi-one di Vaglie è un boscaiolo grande e grosso con due mani callose che sembrano di pietra.Anche il rappresentante dei monaci non scherza: è un fratone che nel convento fa il fabbro e le sue mani non sono da meno di quelle del boscaiolo.I due si guardano negli occhi, ad un tratto il campione di Vaglie sfila dalla tasca un guanto colorato di donna e lo getta sulla testa del contendente a scopo di scherno e di malaugurio.Il Giudice interrompe subito la sfida e ammonisce con multa il boscaiolo per gesto antisportivo e contrario alle leggi.Si riprende il combattimento: i due campioni si avvinghiano l’uno contro l’altro cercando di buttare l’avversario a terra; quando il fratone sembra avere la meglio sul boscaio-lo, intervengono in massa i vagliesi che sommergono di legnate il pove-ro monaco.A quel punto anche gli altri monaci che stavano assistendo alla sfida si buttano nella mischia cercando di salvare il loro campione, prima con le buone (preghiere supplichevoli), poi con le cattive, ma la differenza delle forze è sproporzionata: a sten-to i monaci riescono a salvarsi dalle botte che arrivano da ogni parte.Decisivo è l’intervento degli armigeri del Giudice che riportano un po’ di calma.Gli uomini di Vaglie si proclamano vincitori, ma il campione dei monaci non si ritiene battuto e chiede “vir-ilmente e prudentissimamente di continuar la tenzone”; i Vallesi irrom-pono di nuovo sul campo e uccidono il monaco.A questo punto, il Giudice Ubaldo dichiara sospesa la sfida per inva-sione di campo e condotta irregolare del boscaiolo e dei suoi compaesani, non decidendone però l’esito.

Montagna e storiaSulle tracce di una vicenda poco conosciuta

Il livello di Nasseta (e la sua disfida)Elio Pelli

5 Internos - Luglio 2011

La questione fu dibattuta da altri gi-udici, ma non se ne venne mai a capo.Gli abitanti di Vaglie, per orgoglio, avevano perso l’occasione di chi-udere la disputa prima dell’incontro.Da notare che gli abitanti di Nas-seta non vengono mai menzionati, a loro non interessava granchè, le terre non erano più loro e quindi se qualche vicino, gente come loro, usu-fruiva di un po’ d’erba per le pecore non ne facevano un dramma.I drammi c’erano quando venivano i messi dei monaci a riscuotere le tasse e a portare via il bestiame per il convento in città: spesso di questi non se ne seppe più nulla.Andare per le strade di montagna a quei tempi era pericoloso, special-mente se qualcuno voleva portar via il frutto del sudore di tanti contadini.Anche i signorotti confinanti non volevano che i monaci portassero via della ricchezza: la volevano prende-re loro! Infatti le lotte tra vicini per depredare la Corte si fecero sempre più aspre, mentre le continue ru-berie di boschi, pascoli e bestiame avevano insterilito il Fondo.E così, vista la quasi impossibilità di trarre il “giusto” guadagno da quelle terre, all’Abate di S. Prospero Grego-rio non rimase che livellare la Corte di Nasseta, dando in enfiteusi la gran

parte dei pascoli a quelli delle Vaglie, ai Signori Da Dallo e ad altre famiglie minori confinanti.Neanche questa soluzione servì per portare pace alla sfortunata Corte. Per porre fine alle lotte, l’Abate livel-lò tutta la Corte ai Conti Da Dallo per la “misera” somma di 200 lire (circa € 120mila).Le continue e sanguinose lotte fra le famiglie Da Dallo, Vallisnera e Gon-zaga per il possesso dei territori di Nasseta portarono poi alla rovina questa terra.L’epilogo si ebbe nel XV secolo, quan-do una guerra scoppiata tra i nobili di Busana, Sologno e Piolo portò alla distruzione totale del piccolo con-vento, della chiesa di S. Maria e del paese, nonché del castello. Ma le liti sul possesso della terra (anche se abbandonata da anni) continuarono per i secoli successivi, fino ad ar-rivare alla fine della seconda guerra mondiale, quando finalmente i Co-muni dell’Alto Appennino si misero d’accordo per lo sfruttamento dei pascoli e del legname fondando una Cooperativa intercomunale.Una curiosità: ai primi dell’Ottocento, le donne di Nasseta ottennero di po-ter partecipare agli utili delle affran-cazioni nate per gestire al meglio i terreni della Corte.

Attualmente la zona di Nasseta è quasi totalmente abbandonata e dis-abitata. Il silenzio regna sovrano. La natura se la sta riprendendo. I ricchi e ben tenuti pascoli di un tempo, il cui possesso è costato tanto sangue, sono inselvatichiti e invasi da razze e altre piante. Il bosco avanza e il lavoro dell’uomo per tanti secoli si sta cancellando. Anche i sentieri del CAI stanno sparendo, nascosti dagli invasivi biancospini e roveti.Giustizia è fatta, il sangue versato per il possesso di questa terra non ha fatto ricco nessuno ed ora torna al suo vero ed unico padrone: la natura.

Note

Lama Fraularia > antico nome del Li-vello di Nasseta che, secondo lo stori-co Prospero Fantuzzi, voleva indicare una zona paludosa e pericolosa

Nasseta > il nome deriverebbe dal rio Nasseta (ora “Bisciara”) che lo attra-versava

871 > anno della presunta donazi-one della Corte di Nasseta al Vesco-vo di Reggio Apollinare da parte dell’Imperatore Carlo Magno e con-fermata dall’Imperatore Ottone I nel 964, all’epoca costituita da un castello, la chiesa di S. Maria di Nas-seta, una grossa borgata di contadi-ni, ampi boschi secolari, abbondanti pascoli e grandi quantità di greggi e di bestiame

978 > anno di donazione da parte del vescovo di Reggio Teuzone, al nuovo monastero dei monaci benedettini di S. Prospero extra moenia, della Corte di Nasseta

Bibliografia

G. GiovanelliNasseta e Campo: l’antica Corte nelle memorie istoriche di Prospero Fantuzzi

V. Cavatorti - O. Rombaldi - A. CenciDocumentaContiene il testo integrale del manoscritto di Prospero Fantuzzi Corte di Nas-seta e Campo ragion diretta del Comune di Reggio, 1860 e la pubblicazione di Pellegrino Spallanzani Acque minerali nella montagna reggiana

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Capita spesso che qualche Cane Sciolto (e non solo) percorra il sentiero 615 che da Pian Val-

lese sale al Passone, per poi dirigersi o al Rifugio Battisti o alla cima del Cusna percorrendo tutto il crinale.Usciti dal bosco, sulla sinistra, ap-pare l’Alpe di Vallestrina, che, con i suoi mt. 1904 non compete certo con il Cusna, il Re dell’Appennino Reggia-no, frequentatissimo da escursion-isti e scialpinisti.E’ sicuramente, ma ingiustamente, meno blasonata e un po’ snobbata da tanti escursionisti, tanto che non esiste nessun sentiero uffcialmente segnato che ne raggiunga la cima.Tuttavia la sua parete nord, ripidis-sima, solcata da cenge e canali, con pendenze che in certi tratti superano abbondantemente i 45 minuti, non ha nulla da invidiare a certi percorsi alpini in quanto a difficoltà tecniche. Un bel giorno due Cani Sciolti: uno di antico pelo, la sua barba bianca lo stava a testimoniare, ed uno che, da poco nel gruppo, ma alpinista di razza, che si trova a suo agio tanto su un tiro di 5° o 6° su roccia, che sulla candela di ghiaccio di una cascata, si trovano a scendere assieme dal Pas-sone.Ad un certo punto quello dalla barba bianca si ferma, si volge verso la pa-rete nord dell’Alpe di Vallestrina, ed indicandola all’alpinista di razza dice:

«Ecco, vedi, quello è rimasto uno dei pochi problemi che i Cani Sciolti non hanno ancora risolto».Parole che, dette al rientro di un’escursione, lì per lì sembra lascino il tempo che trovano.In realtà, forse inconsciamente, si fissano nella mente dell’alpinista e cominciano a ronzare.Intanto il tempo passa e il nostro alpinista si dedica ora a qualche pa-rete rocciosa, ora a qualche canale innevato in Appennio o in Apuane, ri-esce perfino a portare il sottoscritto sul Gran Zebrù...Ma questa è un’altra storia che forse un giorno vi racconterò.

Un bel giorno squilla il mio telefono: era Fiorenzo da Benedello, l’alpinista di razza: «Secondo me ci sono delle buone condizioni per fare la nord del Vallestrina. Ho guardato le relazioni su Internet e ho chiesto informazioni a qualche amico: le difficoltà sono alla nostra portata (in realtà lui pensava alle mie possibilità, perchè le sue vanno ben oltre), l’innevamento è giusto e ancora per qualche giorno fa freddo... Andiamo a vedere com’è? Se poi non è in condizione giriamo i tac-chi e si torna indietro».Detto fatto. Ci diamo appuntamento per venerdì 11 febbraio a Puianello (luogo di ritrovo abituale per molti Cani Sciolti).

Sarà stata la voglia di pestare un po’ di neve dopo tanto tempo, sarà stata la tensione di sapere che si stava per fare qualcosa di non banale... Sta di fatto che mai appuntamento fu così precisamente rispettato; alle 5:45 arriviamo contemporaneamente in parcheggio.Carichiamo tutto su una macchina sola, facciamo una tappa d’obbligo al bar per un caffè, e via, senza sosta fino a Pian Vallese.Dopo il rito della vestizione siamo pronti a partire.Percorriamo parte della pista di fondo per poi, tagliare nel bosco. Proseguiamo andando a sentimento, finchè incrociamo il sentiero 611 che sale al Ricovero Vallestrina e quindi alla base della parete nord.Da quando abbiamo lasciato la pista battuta, si sprofonda in una neve fa-rinosa che non promette niente di buono: sopra una lieve crosta, sotto farina.Ci dirigiamo verso il canale Forna-ciari, ma, viste le condizioni della neve, invece di entrare al centro del canale, decidiamo di tenere il bordo destro, dove lo spessore della neve è ridotto ed affiora il paleo.L’alpinista di razza è più veloce di me e mi precede. Arrivato in un punto abbastanza comodo si ferma, scruta il pendio, si gira verso di me e mi dice: «Quando arrivi ti dico tutto». La sua esperienza gli ha già suggeri-to cosa è meglio fare e dove passare.Per me, che non oso definirmi un al-pinista, ma, tutt’al più un escursioni-sta evoluto, uscire con uno così è una sicurezza.Infatti lo raggiungo, ci infiliamo i ramponi, prendiamo le picozze, e poi iniziamo a salire non all’interno del canale, ma sulla destra, su un terreno misto di roccette e terra gelata nella quale ramponi e picozze tengono a meraviglia. Superiamo agevolmente questi primi balzi, in certi tratti anche parecchio ripidi, ed arriviamo su un terrazzino

Le avventure dei Cani Sciolti: la parete nord del Vallestrina

Un problema risoltoPaolo Fontana

7 Internos - Luglio 2011

> segue dalla pagina precedente

dal quale, con un traverso in leggera pendenza si può rientrare nel canale.Ora la neve è ottima, compatta e dura al punto giusto.Fiorenzo parte per primo, mentre io lo assicuro con una sosta attrezzata attorno ad uno sperone di roccia; pi-azza un rinvio con un lungo chiodo a vite conficcato tra ghiaccio e terra e prosegue.Finito il primo tiro appronta una sos-ta e lo raggiungo in tutta sicurezza. Quando la neve è “buona”, pur con le dovute cautele, anche un pendio ripido diventa un divertimento.Col secondo tiro arriviamo a 20-30 metri dall’uscita, ma la neve diventa nuovamnete farinosa e dobbiamo fare molta attenzione.Qui il canale si divide in due: una parte più larga a sinistra, ma viste le condizioni della neve e la controp-endenza, è troppo rischiosa, ed uno stretto passaggio sulla destra dove, con le dovute protezioni passiamo più agevolmente. Non resta che l’ultimo tratto: una decina di metri per essere fuori.Fiorenzo, da generoso qual è, questa volta manda avanti me, mentre mi fa sicura sulla sosta.Su neve molto cedevole arrivo alla cresta finale. Un salto verticale di cira un metro e mezzo che supero dopo aver compattato un po’ la neve alla base.Sono fuori, mi allontano qualche metro fino ad alcune roccette dove trovo uno sperone buono per attrez-zare la sosta ed assicurare la salita a Fiorenzo che mi raggiunge poco dopo.La soddisfazione è grande. Il “prob-lema” è risolto: due Cani Sciolti han-no salito la nord del Vallestrina!Rientriamo a Pian Vallese scendendo dal Passone e, come si conviene a dei Cani Sciolti che si rispettino, a degna conclusione di una bella impresa, finiamo con i piedi sotto la tavola alla Trattoria della Peschiera a Fon-tanaluccia.

ps: se passate di lì vi consiglio la zup-pa di farro o la trota: uno spettacolo.Buon appetito.

Quando la sveglia suona è sempre difficile tirarsi fuori dal letto, ma il solo pensiero

di passare una giornata sulle amate montagne mi fa zompare da Nando come una cavalletta.In auto si ragiona sul dove andare e su cosa fare e alla fine lancio l’idea di salire la Punta Buffanaro da Succiso.Nando approva l’idea. Il nostro unico dubbio è legato alle condizioni della neve: fa molto, troppo caldo. Vedre-mo: l’importante è andare, a prescin-dere da cosa si farà. Arrivati a Succiso, avvertiamo subi-to l’eccessiva temperatura e che la neve non sarà in buone condizioni. ci incamminiamo lungo il sentiero che conduce ai Ghiaccioni e, grazie al mio “peso piuma”, riesco a non affondare ad ogni passo.La giornata è molto bella ma piut-tosto ventosa. Le condizioni per la Punta Buffanaro non sono ottime, anzi. La parete è già completamente al sole.E’in quel momento che Nando mi dice: «Che ne dici se vediamo come è messo il canale ovest dell’Alpe?».Come rifiutare? Rimontiamo appena la costa che in brevissimo tempo ci porta alla base del canale, il quale si presenta in tutta la sua maestosità. La neve è ottima a dir poco e la cosa ci entusiasma.Il canale ha “scaricato”, ovvero è stato percorso da una valanga che ha compattato la neve, rendendola sicura e stabile. Insomma, le con-dizioni sono ottimali.Durante la salita siamo aiutati da un vento d’intensità “moderata” che ci è “in coda”. Di tanto in tanto, ci fer-miamo per scattare fotografie: lo scenario è d’incanto.Percorriamo la prima parte del ca-nale in assoluta tranquillità, ma con la dovuta attenzione.

Imboccato quindi un canalino, ci ac-corgiamo subito che la pendenza aumenta. Procediamo quindi verso l’alto, superando salti davvero ripidi.Il vento si fa più forte e la nostra con-centrazione deve essere totale. Lo sbaglio non è ammesso.Alzando il naso all’insù, vedo Nando che armeggia con le piccozze su un tratto dove mi par di scorgere del ghiaccio vivo. Un tratto davvero molto, molto ripido.Dopo ripetuti tentativi, riesce a su-perare quel tratto e, voltandosi ver-so di me, urla di starmene a destra. Cerco di spostarmi di qualche metro per trovare un passaggio un po’ più agevole, ma la neve in questo punto è marcia, i ramponi tengono male e sono obbligato a salire con le sole punte frontali dei ramponi.Faccio diversi tentativi al fine di tro-vare la via che, a mio avviso, sia più sicura. Con un traverso verso sinistra, mi porto alla base della cresta nord dove vedo già il buon Nando che mi aspetta.Usciti dal canale, ci accoglie un vento tempestoso che ci impedisce di stare in piedi. Nonostante ciò, arriviamo in cima barcollando sotto le violente sferzate ventose e facciamo la foto di rito sulla cima.Ridiscendiamo per la cresta nord e in breve arriviamo al rifugio Rio Pasco-lo ed infine a Succiso. La soddisfazi-one è stata grandissima, quasi non mi sembra vero.L’Alpe di Succiso è davvero una mon-tagna affascinante, impossibile non esserne attratti. Ma è anche una vet-ta che è proibito sottovalutare.Davanti ad un piatto di tortelli fu-manti e ad un buon bicchier di vino, Nando mi dice: «Set che incô j’om fat un lavor noiôs?».E se lo dice lui, deve essere stato pro-prio così.

Due Cani Scioltisull’Alpe di Succiso

Ascesada ovestEmanuele Barbieri

8 Internos - Luglio 2011

Oltre duecento persone hanno visitato la mostra “Gli orizzonti verticali di Tonino Zanghieri. Scatti fotografici dal 1975”, inaugurata il 26 marzo

2011, nella sede dei Cani Sciolti (via Roma 14).L’esposizione proponeva una quarantina di foto selezion-ate secondo alcuni criteri stabiliti con l’autore: recupero del valore della memoria; bisogno di raccontarsi all’altro; riproporsi dello stupore provato nel momento in cui si è fatto click. Nella sala attigua una postazione video con-sentiva di visionare, comodamente seduti, alcuni cd che raccoglievano ulteriori immagini.L’allestimento originale e di sicuro effetto con cartoni of-ferti dalla ditta Me-Cart è stato realizzato dai consiglieri dell’associazione in numerose e gioiose serate di lavoro, sotto la consulenza ideativa e tecnica dell’architetto Benedetta Govi, dello studio Oikema. La stampa delle foto è stata curata da Spazio Foto di Giulio Negri & C. La Sottosezione CAI ha inteso così rendere omaggio a Tonino Zanghieri, uno dei pionieri dei Cani Sciolti che va in montagna, senza soluzione di continuità, dalla fine degli anni 50 e che ha unito a questa passione, una volta adulto, quella per la fotografia. Pertanto la montagna è inscindibile dal suo essere fotografo, se pure dilettante, ed i suoi scatti sono diventati un archivio prezioso della vita dei Cani Sciolti.Tanti hanno visitato l’esposizione perchè conoscono Toni, la sua passione per la fotografia e la sua bravura, ma tanti sono venuti anche per ritrovare nei suoi scatti i luoghi e le esperienze personali condivise con lui.Per dire quanto sia popolare Toni nel suo paese, Paolo Fontana, reggente della Sottosezione, nel suo discorso di inaugurazione ha usato una efficacissima similitudine: «Chiedere chi è Toni a un cavriaghese è come chiedere dove sono la chiesa ed il municipio».William Vitali che da sempre con la sua matita ritrae in modo ironico vicende e protagonisti dei Cani Sciolti ha regalato a Toni un simpatico volantino molto apprezzato. Ad una persona che si complimentava ha risposto così: «Non ho avuto bisogno di una foto, Toni l’ho disegnato a memoria!». Toni ha cominciato a volgere lo sguardo alla montagna quando portava i calzoncini corti e con i coetanei percor-reva i sentieri montanari, soggiornando nelle case-va-canza della parrocchia di S. Nicolò di Cavriago. Durante quelle estati infantili ha consolidato i legami di amicizia con Claudio, Guido, Paolo ed ha trovato nel gruppo dei frequentatori della montagna un punto di riferimento personale e sociale.

Col passare degli anni, altri interessi, altri orizzonti han-no attirato quei ragazzi, che si sono dispersi, ma quan-do hanno maturato la consapevolezza che la montagna faceva parte di loro ed era una passione da coltivare in gruppo e con metodo, si sono ritrovati.Toni era pronto, non vedeva l’ora. Sempre disponibile ed entusiasta, sempre il primo ad arrivare ai martedì del CAI, tanto che gli è stata da subito affidata la responsabilità dell’apertura della sede.Alle escursioni è inseparabile dalla sua macchina foto-grafica (puntualmente sostituita ogniqualvolta la tecno-logia porta novità), con la quale documenta ma soprat-tutto coglie scorci, situazioni, atmosfere che raccontano il suo grande amore per la natura alpina.

A Cavriago, nella sede dei Cani Sciolti

Le immagini dimontagna di Tonino ZanghieriOriana Torelli

Bacheca

Sabato pomeriggio mi trovavo casualmente a Cavriago.Amante della montagna quale sono, dopo aver letto la locan-dina della mostra che avete organizzato, ho colto l’occasione per visitarla e devo dire di averla trovata davvero interessante!Non conosco personalmente il signor Tonino Zanghieri, al quale la mostra era dedicata, ma desidero congratularmi vivamente con lui per le splendide foto, che raccontano bene tanti momen-ti e lasciano facilmente intuire un infinito amore per la mon-tagna ed una grande passione per l’alpinismo. Alcune erano talmente belle da emozionarmi.Vorrei fare i compliemnti anche alla vostra Sezione per la real-izzazione di questa mostra e per come siete riusciti a vaaloriz-zarla, utilizzando un metodo di esposizione davvero creativo ed originale, in linea anche con l’attuale tendenza al riciclo e al riutilizzo del materiale naturale.Credo proprio siate riusciti a dimostrare al signor Tonino tutta la stima e l’affetto che nutrite per lui e che sicuramente merita.Cordiali saluti,

Una visitatrice

Carissima visitatrice,sono stato tanto incuriosito e lusingato dalle sue parole che è nato in me il desiderio di incontrarla. Allora ho deciso di aspet-tarla per tutti i prossimi martedì sera (escluso agosto) nella nos-tra sede CAI.Sperando che l’attesa non sia vana saluto cordialmente,

Tonino Zanghieri