Internos novembre 2012 (n° 34)

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inter Periodico di cultura e curiosità sull’ambiente montano della Sottosezione CAI “Cani Sciolti” di Cavriago (RE) T utto nasce qualche tempo fa, a bordo di un treno: durante una trasferta di lavoro, ho stretto amicizia con altri viaggiatori appassionati di montagna. Membri del SuCAI di Torino, con mia grande sorpresa, conoscevano i Cani Sciolti: l’idea di una gita insieme è nata spontaneamente nel giro di poco. Quindi eccoci pronti a partire per il Marguareis, la “regina” delle Alpi Liguri che svetta dall’alto dei suoi 2.651 metri su panorami di una bellezza unica. Lasciate le macchine a Pian delle Gorre, ci incamminiamo insieme verso il Rifugio “Garelli”: ci attende un’ascesa di mille metri e si comincia a socializzare per alleggerire lo sforzo. In molti stanno col naso all’insù: il meteo promette temporali per il pomeriggio, annunciati per ora da un elevatissimo tasso di umidità nell’aria. Il tempo migliora: appena sotto il rifugio, il cielo si libera per un attimo dalle nubi e la vista che ci circonda leva il fiato. Ne approfitto per andare (con Nando) a caccia di qualche scatto fotografico interessante. La cena si svolge in un clima di grande serenità, i gestori del “Garelli” sono eccezionali per disponibilità e cordialità. A tavola si discute sulla salita di domani: andata lungo il Canale dei Torinesi, quindi via normale per il ritorno. Regina Marguareis Emanuele Barbieri Domenica 11 novembre 2012 ore 12:30 Mulino di Monte Miscoso - Ramiseto Pranzo di chiusura dell’anno escursionistico Per prenotazioni è possibile rivolgersi a: Claudio Castagnetti 340.4675812 Paolo Bedogni 339.8416731 Pensieri “pellegrini” Oriana Torelli - Claudio Castagnetti Cronache e leggende Elio Pelli Un rifugio di famiglia Piero Sassi 4 5 7 anno XV - numero III (pubb. n° 34) novembre 2012 Supplemento a “Paese Nostro” - Periodico bimestrale dell’Amministrazione comunale di Cavriago Direttore responsabile Giuseppe Guidetti - AUT. TRIB. REGGIO EMILIA N. 288 DEL 16/10/1970 continua a pag. 2 > Click! Clicca sui link inseriti nel testo e visita i siti Web proposti

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Periodico di cultura e curiosità sull’ambiente montano della Sottosezione CAI “Cani Sciolti” di Cavriago (RE)

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interPeriodico di cultura e curiosità sull’ambiente montano della Sottosezione CAI “Cani Sciolti” di Cavriago (RE)

Tutto nasce qualche tempo fa, a bordo di un treno: durante una trasferta di lavoro, ho stretto amicizia con altri viaggiatori appassionati di montagna. Membri del SuCAI di Torino, con mia grande sorpresa, conoscevano i Cani Sciolti: l’idea di una gita insieme è nata spontaneamente nel giro di poco.

Quindi eccoci pronti a partire per il Marguareis, la “regina” delle Alpi Liguri che svetta dall’alto dei suoi 2.651 metri su panorami di una bellezza unica.Lasciate le macchine a Pian delle Gorre, ci incamminiamo insieme verso il Rifugio “Garelli”: ci attende un’ascesa di mille metri e si comincia a socializzare per alleggerire lo sforzo. In molti stanno col naso all’insù: il meteo promette temporali per il pomeriggio, annunciati per ora da un elevatissimo tasso di umidità nell’aria.Il tempo migliora: appena sotto il rifugio, il cielo si libera per un attimo dalle nubi e la vista che ci circonda leva il fiato.Ne approfitto per andare (con Nando) a caccia di qualche scatto fotografico interessante.La cena si svolge in un clima di grande serenità, i gestori del “Garelli” sono eccezionali per disponibilità e cordialità. A tavola si discute sulla salita di domani: andata lungo il Canale dei Torinesi, quindi via normale per il ritorno.

Regina MarguareisEmanuele Barbieri

Domenica 11 novembre 2012ore 12:30

Mulino di Monte Miscoso - Ramiseto

Pranzo di chiusuradell’anno escursionistico

Per prenotazioni è possibile rivolgersi a:

Claudio Castagnetti 340.4675812Paolo Bedogni 339.8416731

Pensieri “pellegrini”Oriana Torelli - Claudio Castagnetti

Cronache e leggendeElio Pelli

Un rifugio di famigliaPiero Sassi

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2 Internos - Novembre 2012

Internos Pubblicazione n° 34 Novembre 2012

Redazione a cura di Oriana Torellitel. [email protected]

Internos è nato nel 1998da un’idea di Paolo Bedogni

Sottosezione CAI “Cani Sciolti” via Roma, 14 - Cavriago (RE)www.caicavriago.altervista.org

L’Assemblea generale ordinaria dei soci della Sezione CAI di Reggio Emilia si terrà lunedì 26 novembre 2012, alle ore 21:00, presso la Sala Civica “Cesare Arduini” - piazza Don G. Dossetti, 1 - Cavriago.

E’ la prima volta per Cavriago, sede di una nostra importante Sottosezione: il Consiglio direttivo sezionale ha voluto così manifestare l’apprezzamento per il lavoro svolto dai soci, con grande impegno dettato dalla passione per la montagna.

L’assemblea è il momento più importante per la vita associativa della nostra Sezione: vi chiediamo quindi di essere presenti in gran numero, perché le de-cisioni siano realmente condivise e partecipate.

Iglis Baldi - Presidente della Sezione CAI di Reggio Emilia

Qui Cani Sciolti - Notizie dalla Sottosezione

Tutti all’assemblea!

> segue dalla prima pagina

Ore 6:30 del giorno dopo: il gruppo dei giovani tribola un po’ ad alzarsi dal letto, mentre i più “navigati” sono già in piedi da un sacco di tempo e arzilli come cavallette.

Ultime raccomndazioni, poi si parte: io ed Elena ci po-sizioniamo ad aprire e chiudere la lunga fila di “formiche” inerpicatasi sui ripidi pendii erbosi che portano alla base del Canale dei Torinesi.La sua base si presenta davvero instabile: sembriamo tut-ti ubriachi che camminano, ma sotto ogni nostro passo si muove davvero di tutto.Finalmente raggiungiamo la lingua di neve: la percor- riamo fino ad uscire sulla destra su alcune rocce, dove prestiamo la massima attenzione affinchè nessun sasso rotoli giù.Ciò nonostante, una pietra cade e colpisce Elena: per for-tuna, senza conseguenze.

Una volta usciti dai passaggi più complicati, ci troviamo finalmente in cima: il panorama è mozzafiato, con vista diretta sul Monviso ancora innevato.Si sprecano le foto celebrative, si mangia (il buon Simone ha portato una gran scorta di grana...) e si beve in allegria.Io ed Elena compiliamo il libro di vetta a ricordo della nostra impresa.

Ora è tempo di scendere: anche per oggi pomeriggio il bollettino meteo non promette niente di buono.Fino a questo momento siamo stati davvero fortunati, ma meglio non sfidare la sorte.La discesa lungo la via normale è davvero lunga e non meno faticosa della salita: i continui saliscendi ci appe-santiscono le gambe (però, allo stesso tempo, sono un buon allenamento) già provate dallo sforzo dell’ascesa.

Di ritorno al “Garelli”, ci attende una birra veloce.Poi ci lanciamo giù a ripercorrere i mille metri di dislivello che ci separano dal Pian delle Gorre. In un paio di ore siamo alle auto, proprio quando comincia a cadere la prima pioggia. Siamo stati davvero fortunati!

I nostri amici del SuCAI torinese hanno dimostrato grande spirito di gruppo: in ogni momento dell’escursione si sono sempre fatti trovare accanto a chi si trovava in dif-ficoltà su qualche passaggio un po’ delicato.Quindi: bravi, competenti e (in più) davvero simpatici.

Ora si tratta di contraccambiare.Verrà senz’altro presto l’occasione per far conoscere a queste ragazze e a questi ragazzi le nostre meravigliose montagne.

Immagini dal Marguareis (foto di Emanuele Barbieri)

Dalla carta al Web: leggendo il QR Code a fianco con un disposi-tivo mobile connesso ad Internet, si può sfogliare Internos online

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Complimenti per il notiziario Internos, fulgido esempio difficilmente superabile da qualsiasi Sottosezione ed an-che da molte Sezioni.Però vorrei fare alcune puntualizzazioni sull’articolo “La svolta” apparso sul n° 33, luglio 2012.

Perché i sentieri nuovi della zona Cusna, gestita dai Cani Sciolti (esempio il 623 Cisa - Prampa - Villa, varianti Gi-netto e 623a, ecc.) vanno bene e invece la via Parmesa-na 677, concordata da Parco, due Università e Comuni, sarebbe di troppo?Solo se raggiungono vette i sentieri sono automatica-mente ammessi?

Attraverso la convenzione con il Parco stiamo proponen-do varianti per circuiti brevi alla portata dei nuovi escur-sionisti (una priorità del CAI, fra l’altro).A me, ad esempio, è toccata una bretella 621b, che chiu-de un anello per il Prampa (dato che il solo 623 non lo permetteva).Facciamo lo stesso con i collegamenti all’SSP con il CAI Scandiano e (in collaborazione con altre Sezioni: Fiviz-

zano, Castelnovo, Modena e Parma) per coprire aree del Parco prive di sentieri segnati ufficialmente, come le zone del Cerreto, i gessi di Poiano e Sologno.

Non sono cime, ma sentieri da anni frequentati da comi-tive numerosissime e soprattutto scuole, come il sen-tiero 698, che stiamo spostando dopo un’alluvione.O appunto i sentieri storici, che oltre alla Parmesana, che parte da Ramiseto, contano anche il sentiero 679 dei Vallisneri, che coinvolge Collagna (ultimo capoluogo co-munale ad essere raggiunto) e che ha recuperato viabi-lità antica finora trascurata.

E’ stato finora un programma minimale, contenuto per evitare troppi chilometri di sentieri, ma ci sarebbero pro-getti per coinvolgere altre strutture ricettive; potremmo collegare altri percorsi lungo i confini del Parco a Cer-varezza e Villa, che per ora tralasciamo per permettere alle nuove carte in stampa di fotografare la rete dei sen- tieri (incompleta e con tanti vuoti, ma senz’altro più ra-zionale di alcuni anni fa, appunto prima della “svolta” ci-tata nell’articolo di Paolo Bedogni).

Non dimentichiamo che se i sentieri non li gestiamo noi, ci sono altri pronti a prendere il nostro posto e segnarli con colori di fantasia, come succede in altre province.

Daniele Canossini

Qui Cani Sciolti

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Vi scrivo con piacere, perché non vorrei nascessero po-lemiche per ciò che ho fatto, che tengo a rendere pub-blico perché non si pensi l’abbia fatto di nascosto.

Lo scenario è quello di una giornata ancora estiva, spesa a raggiungere la vetta del Cusna, a toccare la croce di vetta, sempre bellissima. Ritrovo subito le suggestioni di questa croce incrostata di ghiaccio e neve lavorati dal vento.Ora, però, la croce è addobbata di bandiere tibetane, pupazzetti, portachiavi, bandana, fazzoletti e perfino un mazzo di rose di plastica.

Qui fra poco soffieranno venti forti: dove finirà tutto quello che c’è appeso? Volerà via, marcirà, inquinerà.Le rose in plastica poi, che senso hanno?Se anche sono state portate lì per ricordare chi non c’è più, ho la certezza che quella persona non vorrebbe mai vedere della plastica giacere sul “suo” Cusna.

Per non parlare delle altre cianfrusaglie che non possono proprio costituire “pensieri” alla memoria...

Sull’ultimo numero de Il Cusna ho letto un articolo pole-mico verso i greggi di pecore e i cani-pastore liberi: ma se tu giri alla larga e non rompi le scatole, questi abbaiano e basta; inoltre gli escrementi delle pecore sono concime per la terra, noi possiamo comunque sederci sui sassi e se anche ci sporchiamo i pantaloni non succede nulla.Ma non disturba nessuno una croce ormai deturpata da quello che ogni passante ci appende?

Beh, a me disturba ed ho deciso di fare pulizia: coltellino alla mano, ho tagliato tutto ciò che poteva disperdersi in giro e ho riempito lo zaino.

E’ la “nostra” montagna: perché non la rispettiamo?

Qui si sale per respirare, ammirare l’orizzonte lontano, gioire del fischio di una marmotta.Qui c’è ancora purezza, non serve lasciare il nostro segno.

Anche Cristian la pensava così, ne sono certa.

Giulia Botti

Ecco perchè ho voluto ripulire il Cusna

A proposito dei nuovi sentieri, vi dico che...

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San Pellegrino in Alpe

San Pellegrino (Reggio E.)

Montalto (Vezzano s/C)

San Vitale (Carpineti)

Pieve di Toano

Fontanaluccia

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Sono passati più di due mesi, ma quando percorriamo velo-cemente la SS 63 in auto o in

camper e all’altezza di Puianello vediamo sbucare da ponti e viottoli una colonna di viandanti silenziosi e sudati, in abiti leggeri e coperti da cappelli di ogni foggia, ci emozio-niamo ancora.

Tra loro ci siamo stati anche noi.Nella settimana - ahinoi! - più calda della scorsa afosissima estate, ab-biamo camminato lungo tutto il per-corso storico dalla chiesa di San Pel-legrino in Reggio al santuario di San Pellegrino in Alpe.

Venuti qualche tempo prima a cono-scenza di questa iniziativa (ideata e promossa dalla Polisportiva di Mon-talto), ci siamo subito attivati per verificare se, come tuttora crediamo, il paesaggio ha il potere di nutrire e ampliare l’anima.Quando i piedi partono e le teste si muovono all’aria aperta, si risolvono i conflitti interiori, si sciolgono le pene e ci si accosta alla quiete.Camminare per più giorni senza tor-nare a casa, ma spostandosi verso una meta, produce una sensazione di “straniamento”: il mondo si allon-tana, si pensa solo a vivere, dal mo-mento che i bisogni primari sono ga-rantiti da un’ospitalità essenziale ma cordiale, e allora si lascia libero sfogo alla percezione e all’immaginazione.

Ci ritorna spesso alla mente l’imma-gine emozionante del Castello delle Carpinete inondato dal sole mattu-tino, mentre gli andavamo incontro percorrendo la dorsale tra Tresinaro e Secchia dalla Pieve di San Vitale.Ho il sapore dei gustosi fichi (Claudio non condivide) di cui ho fatto scor-pacciata alla chiesa di San Pietro.Poi giù verso il Secchia per risalire il versante opposto e, volgendo lo sguardo, vedere il Castello farsi ad ogni passo più piccolo e più distante.

Misurando il mondo con i propri pas-si, si sente di esserne parte e ci si di-spone all’incontro con l’altro.A Ca de’ Pazzi, alla Prediera, a Giandeto (insomma, un po’ ovunque) abbiamo parlato con la gente, ne ab-biamo condiviso la vita e abbiamo scoperto un mondo strepitoso, vi-cino nello spazio e fuori dal tempo.

Intraprendere un cammino signifi-ca anche ripercorrere i passi delle generazioni precedenti e così strin-gere un’alleanza, un patto di solida-rietà che attraversa il tempo.Indimenticabile il pranzo sulla som-mità del Monte Uccellara, dove sorgeva il Castello di Mandra, all’ombra di alcune piante poco frondose per contenere tutti noi e trattenere la calura opprimente: un gentile signore esperto di storia locale, dopo averci dissetati con ac-qua e bibite ghiacciate, ci illustrava le eccellenze di quel luogo; ma so-prattutto ci metteva a conoscenza dei suoi ricordi di bambino, quando saliva con la nonna all’Oratorio di Santa Liberata, ancora oggi, nelle domeniche di maggio, meta di fre-quenti pellegrinaggi.

I compagni di strada sono stati un aiuto, una compagnia, ma anche om-bre silenziose quando abbiamo de-siderato la solitudine.

Esperienza altamente positiva da ripetere magari anche in altri luoghi, perché è il contatto fisico con questi che affina le nostre facoltà percet-tive, la nostra capacità di visione all’indietro e di apertura verso una lontananza ignota.

Un Cammino nel caldo, ma per ristorare l’anima

Pensieri “pellegrini”Oriana Torelli - Claudio Castagnetti

Il materiale informativo sul Cammino di San Pellegrino può essere scaricato dal sito Web del Comune di Carpineti(clicca sul link)

Cammino di San Pellegrino 22 - 26 agosto 2012

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Cronache e leggende di montagna

La storia di Domenica... secondo meElio Pelli

Quando noi “sentieristi” del CAI dobbiamo modifi-care o tracciare nuovi sentieri, spesso riportiamo alla vita antiche mulattiere o tratturi.

Cammini che, fino a cinquant’anni fa, erano frequentati da pastori con le loro greggi nelle transumanze; oppure da montanari con i loro muli carichi di legname o di sacchi di carbone provenienti dalle numerose carbonaie in fun-zione nelle faggete; infine da ragazzi, che per andare da casa a scuola dovevano percorrere questi sentieri cam-minando anche per ore.

Durante i lavori di tracciatura del nuovo sentiero 621, nel tratto che va da Monteorsaro alla Peschiera Zamboni abbiamo fatto una scoperta inquietante: ci siamo imbat-tuti in un masso di arenaria scolpito con una scritta in un italiano molto povero, come chi lo ha scritto.

«1870 / PACE / DOMENICA GIEBENINI / FU UCISA / PRE-CATE PER EA».

Questa lapide ha immediatamente fatto scattare la mia curiosità: chi era questa Domenica? E perché era stata uccisa? Queste domande hanno trovato risposta solo pochi gior-ni fa quando ho conosciuto Mirco, l’unico pastore di Feb-bio, un giovane che ha deciso di riprendere l’attività della pastorizia, ormai abbandonata da anni da queste parti.Sua nonna, mi diceva, gli ha raccontato la tragica storia della pastora Domenica.

Questa pastorella portava tutti i giorni le sue pecore a pascolare da Rescadore a Monteorsaro: un giorno, un vecchio pastore sbucò da dietro un albero e, accusandola di aver portato il suo gregge nei pascoli di lui, la uccise.Si dice che in quel prato, bagnato dal sangue di Domeni-ca, non crebbe più l’erba ed un folto bosco se lo riprese. Questa è la nuda cronaca: io, però, vorrei tentare di rac-contare un’altra versione dei fatti.

Domenica era una bella e giovane pastorella e aveva una “simpatia” per Marco, il figlio del mugnaio di Febbio: si incontravano alla messa della domenica, accontentando-si di un sorriso ed uno sguardo pieno di luce, ma alle feste di paese riuscivano anche a ballare e stringersi le mani.Le bastava quell’incontro domenicale per essere fe-lice tutta la settimana: quando era ai pascoli con le sue pecorelle, la mente ed il cuore volavano da Marco.

Ma la sua fresca bellezza giovanile non era sfuggita ad un altro pastore, molto più vecchio di lei e di animo cattivo. Un giorno, lui la aspettò nei pressi del sentiero che porta-va ai pascoli: gli si parò davanti all’improvviso e la afferrò per la vita stringendola forte; lei si spaventò e si mise ad

urlare con quanta voce aveva, poi cercò di sfuggire a quella presa resistendole con tutte le sue forze.Il malvagio pastore, non riuscendo a sottometterla ai suoi intenti, tirò fuori un coltello e la uccise.Per cercare di dissimulare l’orrendo delitto, portò il corpo di Domenica sui suoi pascoli, che erano lì vicino: addusse la scusa, a parziale discolpa, che la pastorella portava spesso le sue pecore sui prati di lui e che, quin-di, aveva difeso la sua proprietà.

Quando Marco venne a sapere dell’accaduto, si pre-cipitò sul luogo del delitto, dove trovò delle macchie di sangue su un masso in mezzo al sentiero.Si mise a piangere disperato. Pianse per giorni e gior-ni, tanto che la sorgente che sgorga a pochi passi dal luogo del misfatto, si dice, siano le lacrime versate da Marco per la sua adorata e amata Domenica.Per ricordare che lì fu uccisa e non nel prato, scolpì quella pietra. Scrisse l’anno (“1870”), poi chiese “Pace” per l’anima di “Domenica Giebenini”, quindi scrisse che qui “fu ucisa”, infine supplicò “Precate per ea” .

L’esito delle indagini resta ignoto: a quei tempi i Carabi-nieri arrivavano dopo settimane sui luoghi dei misfatti ed è probabile che l’assassino l’abbia fatta franca.Ma la pietra scolpita e le lacrime di Marco sono giunte sino a noi, per ricordarci che Marco e Domenica non sono mai morti.

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Guardando la cima del Casa-rola dal versante Nordest, balza subito all’occhio questa

cresta rocciosa che separa in due il versante delle Sorgenti di Capiola, la meta della nostra escursione.

Iniziamo il percorso dal Passo della Scalucchia (mt. 1.331) sul sentiero 667, prima nel bosco e poi, a sinis-tra, sulle propaggini erbose a fianco della vetta; arrivati sulla Costa del Mainasco, che guarda Capiola, si ab-bandona il sentiero bianco-rosso e si attraversa il fianco erboso del circo glaciale senza perdere quota.

Si nota, nella parte estrema sinistra dell’anfiteatro, l’attacco della nostrasalita: la si raggiunge attraverso una cengia orizzontale erbosa fra lastre

Monte Casarola (mt. 1.978)

Lungo la cresta NordestPaolo Bedogni - Guido Chierici - Nando Guerri

di roccia e una successiva paretina. Si può affrontare la cresta rimanen-do prevalentemente sul filo roccioso con appaganti passaggi di primo/se-condo grado, oppure “ravanando” appena sotto a sinistra sul paleo.

Completato il percorso usciamo nei prati superiori sul sentiero 651, a sinistra poco sotto la vetta.

Un itinerario da ripetere con sod- disfazione in inverno, con possibi-lità di varianti: a destra del nostro percorso, esistono 3/4 bellissime di-rette, con canali tra coste rocciose.Quello di Nordest è stata una vera pa- lestra per chi, negli anni ‘70, provava le vie sul ghiaccio: i nostri giovani tro-veranno qui ancora tanta ispirazione per le loro future “imprese”.

La nascente associazione (vedasi Internos n° 32, marzo 2012) sta prendendo forma: sono lieto di an-nunciare la lista dei primi iscritti, pre-sentatisi in sede con i loro palmares di cime conquistate.

Iglis BaldiPaolo BedogniPietro DavoliFerdinando GuerriMario SonciniBruno SpaggiariGianni Villa

Contiamo di poter inserire un’uscita già nel prossimo calendario escur-sionistico, poi indiremo quanto pri-ma una riunione per indirizzare me-glio le nostre attività.

A presto!

I “Mille” dell’Appennino(da un’idea di) Paolo Bedogni

Un restyling per ilBivacco Rio Grande

Il Bivacco Rio Grande sarà ristruttu-rato: gli studenti di Architettura del Politecnico di Milano firmeranno un progetto di recupero e comple-tamento dell’edificio, posto sulle pendici del Cusna, perchè risponda a criteri di durabilità, economicità di uso e manutenzione, autosufficienza energetica, igiene e comfort.

Il progetto sarà presentato a breve in un’esposizione collocata sia al Po-litecnico, che nella sede del Comune di Villa Minozzo.

Una piccola pubblicazione racco- glierà contributi critici e materiali, grafici analitici e progettuali.

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7 Internos - Novembre 2012

Ibei tempi di una volta: belli tanto per chi li ha vissuti nella primissima giovinezza, come per chi si trovava più avanti con gli anni. Pur tra le ristrettezze ed i sa-

crifici dovuti alle tragedie da poco messe alle spalle, si cominciava già ad apprezzare gli squarci sempre più ampi di sereno che si facevano largo nel cielo di ciascuno.Ecco quindi le prime timide gite domenicali, secondo preferenze e possibilità individuali: ricordo un’uscita dove uno dei partecipanti aveva come zaino la rete che la madre usava per la spesa, con dentro un fiasco di pasta ragia dal quale ogni tanto traeva lunghe sorsate...

Così, anche gli appassionati cultori della montagna ripresero gradatamente la “via dei monti”.Il CAI reggiano, sotto la presidenza del dott. Mario Ca-vallini (succeduto nel 1951 all’avv. Filippo Strozzi) pen-sò di porre rimedio ad una grave carenza: benché Sezione autonoma ormai da vent’anni, non disponeva di alcun punto di appoggio in Appennino (il Rifugio “Battisti” era andato distrutto nel corso della guerra).L’occasione si presentò quando il socio Sergio Bellini diede in uso gratuito al CAI un piccolo fabbricato in riva

Monte Ventasso / Lago Calamone - Una storia di montagna e di famiglia

I sessant’anni del Rifugio “Venusta”Piero Sassi

al Lago Calamone: le risorse disponibili erano esigue, ma con il contributo di Enti pubblici e privati e con le offerte dei soci, si potè adattare l’immobile all’uso richiesto.

Il Rifugio disponeva di una sala soggiorno, una cucina ed un locale-notte con sei letti e fu inaugurato il 6 luglio 1952 alla presenza di autorità, soci ed escursionisti.Nella stessa giornata si celebrò la “Festa della Monta- gna” e Il Cusna, ancora ai primi “vagiti” editoriali, dedicò all’avvenimento un giusto e meritato rilievo.

Al Rifugio serviva una figura di gestore, individuata all’interno della famiglia Tomasini di Ramiseto: tra il 1952 e il 1953, toccò quindi a Giuseppe e Vittoria To-masini; tra il 1954 e il 1957, a Gino e Carola Tomasini; tra il 1958 e il 1959, a Paolino e Germana Tomasini; poi subentrarono Venusta Notari e Antonio Tomasini. Nel 1968, il CAI si ritirò e i Tomasini assunsero la gestione diretta: oggi la tradizione continua con la figlia di Ve-nusta e Antonio, la signora Lucia Dania, coadiuvata dal marito Luciano Cecchi e dai figli.

I “Mille” dell’Appennino(da un’idea di) Paolo Bedogni

Rifugio “Venusta”

Periodo di aperturamaggio - giugno: sabato e domenicaluglio - settembre: tutti i giorniottobre: sabato e domenica

[email protected]

Immagini provenienti dalla colle-zione familiare Tomasini (qui sotto, l’inaugurazione del 6 luglio 1952)

Ulteriori informazioni ed immagini sono disponibili sul profilo Facebook

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Sottosezione CAI

“Cani Sciolti” - Cavriago

in collaborazione con il Comune di Cavriago

presenta

TRA ALTI E BASSI

Aspetti pratici di medicina di spedizione e trekking

con

MANUEL LUGLImedico e alpinista

Venerdì 23 novembre 2012 - ore 21:00

Sala Civica “Cesare Arduini” - piazza Don G. Dossetti, 1 - Cavriago

Info: 0522.373474 (ComuneInforma)