Lungarno n. 7

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N°7 MAGGIO 2013 AGENDA EVENTI di MAGGIO struscioni intervista ai GATTI MEZZI sipario FABBRICA EUROPA

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mensile gratuito di arte e cultura a Firenze

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N°7

MAGGIO 2013

AGENDA EVENTI di MAGGIO

struscioni

intervista ai GATTI MEZZI

sipario

FABBRICA EUROPA

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pag. 8 | un sex symbol al mese

morten harket di il moderatore

in copertina:“Florentine Graffiti”di Corrado Tiralongo (COR.)

Illustratore e graphic designer freelance.Si avvicina al disegno ed a tutto ciò che gli ruota intorno da autodidatta fino al 2010, anno in cui inizia a

frequentare il corso di illustrazione presso la Scuola Internazionale di Comics di Firenze.Grazie a questa esperienza inizia ad usare le tecniche tradizionali in parallelo a quelle digitali, preferendo su tutte acrilici e oli.Oltre ad essere attivo come illustratore, COR. lavora anche nel campo grafico, realizzando materiale a fine pubblicitario come poster, flyer, packaging, ma anche artworks per album musicali e impaginazioni a fine editoriale.

N° 7 • MAGGIO 2013

pag. 6 | cose nuove

lindy hop di eleonora ceccarelli

pag. 7 | location

combo di maria paternostro

pag. 8 | amori

cara valentina di valentina

pag. 9 | palestra robur

via dei cerchi di leandro ferretti

pag. 9 | stop-down

clubbing photography di sandro bini

pag. 10 | the italian game

scenari italiani anni ‘70 e ‘80 di ivan carozzi

pag. 14 | appuntamenti

festival d’europa di bernardo giachi

pag. 16 | pellicole

il cinema di resistenza di caterina liverani

pag. 17 | interviste doppie

indie fest di riccardo sgamato

Editorialedi Matilde Sereni

Sommario

Editore Associazione Culturale Lungarno Via dell’Orto, 20 - 50124 Firenze P.I. 06286260481

Direttore Responsabile Marco Mannucci

Direttore Editoriale Matilde Sereni

Responsabile di redazione Leonardo Cianfanelli

Stampa Grafiche Martinelli - Firenze

Distribuzione Ecopony Express - Firenze

Hanno collaborato Tommaso Chimenti, Sandro Bini, Caterina Liverani, il moderatore, Lespertone, Valentina, Ivan Carozzi, Zanobacci, Sara Loddo, Leandro Ferretti, Elena Magini, Eleonora Ceccarelli, Riccardo Miniati, Lorenzo Coppini, Riccardo Morandi, Maria Paternostro, Gianluca Volpi.

Nessuna parte di questo periodico può essere riprodotta senza l’autorizzazione scritta dei proprietari. La direzione non si assume alcuna responsabilità per marchi, foto e slogan usati dagli inserzionisti, né per cambiamenti di date, luoghi e orari degli eventi segnalati.

Per sapere dove trovare Lungarno, cerca la lista completa dei punti di distribuzione su www.lungarnofirenze.it

Iscrizione al Registro Stampa del Tribunale di Firenze n. 5892 del 21/09/2012

N. 7 - MAGGIO 2013 - Rivista Mensile - www.lungarnofirenze.it

pag. 23 | matite

amove di lorenzo coppini

Qualche giorno fa sono stata a cavallo.Ma non immaginatevi una poetica scampagnata primaverile con il vento tra i capelli. No, no. Essendo la prima volta nonostante le mie origini maremmane, come al mio solito ho contornato la prova di sketch e battute, fino a quando non mi sono ritrovata la staffa su cui teoricamente avrei dovuto poggiare il piede più o meno all’altezza della tempia sinistra.Il sorriso si è spento come d’incanto e ho pronunciato le fatidiche parole: “No, non sono capace.”Risposta secca, diretta, tipica di un buttero: “Errore. Mai dire così. Le parole giuste sono: non ci ho mai provato.”Ora, chi mi conosce può facilmente immaginare la maestria con la quale sia salita su un coso vivo alto tre metri dandomi, a detta dell’istruttore, “un semplice slancio di reni”.Quasi commovente, a dir poco imbarazzante.Che poi, a ripensarci ora non è stato niente di trascendentale. Alla fine ho semplicemente stazionato per una ventina di minuti su una povera bestia che si fermava ad ogni passo convinto di avere sul groppone un sacco di patate.Vero, ma se non altro ho potuto perdere lo sguardo in un oceano verde da una posizione decisamente insolita. E sopratutto ci ho provato. Non è stato difficile come pensavo. Comico magari, ma non difficile.Bene, con Lungarno è un po’ la stessa cosa. Siamo saliti su questo cavallo senza avere una grande esperienza, forse senza redini e magari pure senza sella. A volte ne abbiamo paura, a volte ne ridiamo.Ma di sicuro ci stiamo provando, e guardiamo Firenze da una prospettiva tutta nostra. Adesso poi, che è maggio, figurarsi lo spettacolo.

pag. 18 | perle

mudhoney di lespertone

pag. 21

parole di sara loddo

pag. 22

suoni di lespertone

pag. 5 | sipario

fabbrica europa di tommaso chimenti

pag. 4 | arte

un’idea di bellezza di elena magini

pag. 19 | startup

birra moa di riccardo miniati

pag. 20 | palati fini

street food in florence di gianluca volpi

pag. 15 | struscioni

due belle ghigne di riccardo morandi

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artedi elena magini

Dalla sua apertura nel 2007 il CCC Strozzina presenta come trat-to distintivo della sua attività espositiva l’alternarsi di mostre

collettive che approfondiscono e indagano tematiche emblematiche della condizione odierna, con uno sguardo rivolto all’attualità socio-politica, mass-mediale e culturale. Parlare della bellezza, in questa prospettiva, oltre al proporre una progetto ambizioso da un punto di vista teorico e storico, significa ascrivere il dibattito sull’argomento all’in-terno di una specificità del nostro essere contemporanei, o quanto meno verificare come tale permanenza possa costituire an-cora oggi un sistema significante per l’arte. La mostra, lontano da volontà di definizio-ni omnicomprensive e assolutistiche, offre otto diverse declinazioni delle singolari esperienze con cui gli artisti percepiscono o intendono la bellezza oggi, la sua finalità, il suo valore, la sua cogenza nel nostro modo di relazionarci all’esistente. Una bellezza che non è risposta ad un convenzionale canone, ma mira a rappresentare le complessità e le idiosincrasie della società contemporanea, preponendo allo spettatore un’esperien-za composita di partecipazione sensibile e emotiva con le opere esposte.

Sulla tensione tra sguardo sulla realtà, sua percezione e rappresentazione, giocano ad esempio i lavori di Andreas Gefelder (Germa-nia, 1970) e Alicja Kwade (Germania, 1979). In Teleportation Kwade costruisce un’installa-zione di luci - lampade da tavolo inserite tra lastre di vetro - che creano rispecchiamenti e sfasature visive. La visione complessiva dell’opera si modifica percorrendo lo spazio: la diversa distanza che lo spettatore intrat-tiene con gli oggetti va a infatti a disvelare il loro funzionamento, proponendone una percezione rinnovata. Andrea Gefelder im-piega la manipolazione fotografica per pro-porre un’estetizzazione dei soggetti ritratti. Che lo sguardo fotografico si rivolga a piante o a costruzioni urbane, queste vengono cri-stallizzate nell’immagine come fossero di-segni astratti, a evocare l’ordine e l’armonia che sottendono sia il paesaggio naturale che quello antropico. La bellezza come agente attivo di cambia-mento è invece raccontata in Dammi i colori di Anri Sala (Albania, 1974). Il video narra l’a-

zione dell’artista/sindaco Edi Rama, che ha fatto ridipingere con colori sgargianti tutti gli edifici della città di Tirana, caratterizzati da una rigida architettura post-socialista. L’azione rappresentata pone in relazione la trasformazione estetica al rinnovamento po-litico/culturale che ha coinvolto la città nello stesso periodo, evidenziando la possibile funzione sociale dell’arte.

La circoscrizione degli inventi, la loro etero-geneità e relatività, caratterizzano Un’idea di bellezza. La personalissima interpretazione degli artisti, le suggestioni offerte, favorisco-no una riappropriazione personale da parte degli spettatori, evidenziando la qualità sog-gettiva sia dei lavori esposti che della parte-cipazione del pubblico ad un tema antico e universale, avvertito ancora oggi come ferti-le argomento di riflessione.

Vanessa Beecroft, Chiara Camoni, Andreas Ge-feller, Alicja Kwade, Jean-Luc Mylayne, Isabel Rocamora, Anri Sala, Wilhelm Sasnal.

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Un’ideadi bellezza

dal 29 marzo al 28 luglio 2013Strozzina - Palazzo Strozzi - Firenze

in alto: Wilhelm Sasnal - “Anka in Tokyo” 2006, Olio su tela - www.strozzina.org

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Non sarà più la “rambla” fiorentina di fine primavera, lo struscio artis-tico ed intellettuale che anticipa-va, di suoni, colori e luci, l’estate.

Fabbrica Europa, più che maggiorenne, alla sua ventesima edizione, cambia nuova-mente pelle e, come cantava Fossati, “cambia casa”. Già perché lo snodo centrale di FE era stato in questi anni la, poco sfruttata dall’am-ministrazione, Stazione Leopolda, una strut-tura d’archeologia industriale che tutta Italia invidia a Firenze ed utilizzata solo per qual-che vetrina commerciale, che, soltanto con la sua presenza scenica faceva da fondale e drammaturgia alle piece, ai concerti ma an-che ai silenzi, alle eco che si rincorrevano tra i soffitti altissimi, le travi, il cemento o i pilastri in ferro arrugginito: ogni volta un’emozione perdersi.Non sembrava Firenze, ma Parigi o Berlino. Si respirava aria internazionale. Ma l’affitto comunale della Stazione Leopolda risulta essere troppo oneroso ed esoso. Ed allora l’esplosione prima verso la città, a dir la verità già iniziata nelle ultime annate con picco-li “fuoriporta”, e poi verso la regione. Dalla Leopolda appunto, con pochissimi appunta-menti, passando per il Teatro della Pergola, spostandosi all’Istituto Francese, toccando

il Rondò di Bacco fino ai Cantieri Goldonet-ta ed ancora, nella bisettrice della tramvia, al Cantiere Florida e raggiungendo il Teatro Studio di Scandicci, ed oltre, con Pontedera (Luca Dini e Roberto Bacci promotori e fon-datori di entrambe le situazioni) ed il suo Teatro Era.Anche la programmazione è espansa su tre mesi (dal 16 aprile fino al 19 giugno). Man-cherà quest’anno la musica, sezione che aveva dato le sue belle soddisfazioni. Si punta tutto sulla danza, nazionale e inter-nazionale, l’installazione di arti visive di Mau-rizio Nannucci (dal 3 all’11 alla Leopolda) e grande teatro dei Maestri riconosciuti: Peter Brook, Luca Ronconi, Alvis Hermanis, Ana-tolij Vasiliev. Tutti insieme, uno dopo l’altro. Personaggi non arrivati per caso a Fabbrica Europa ma con un vissuto, un tessuto ed un percorso lavorativo e d’intenti legato a Pont-edera Teatro. Rapporti e non cartelloni da riempire, vicinanze e non festival d’ospitate.Due residenze, perché la Fabbrica è laborato-rio permanente delle arti, Ronconi e Vasiliev.

La riflessione sulla semplicità di Peter Brook con il suo “Un flauto magico”, il lavoro con tanti bravi e giovani attori nella scena pulita e bianco latte di Luca Ronconi nel “Sei per-sonaggi” pirandelliano (3, 4 e 5 maggio), in uno dei pochi lavori che andranno in scena alla Leopolda, “Sonja” (10, 11 e 12 maggio) del lettone Hermanis (anche l’altro suo “Le signorine di Wilko” ebbe seguito) una scena piccola e due attori incredibili, Vasiliev, che nell’occasione riceverà l’onorificenza della cittadinanza pontederese (dopo altri illustri teatranti come Eugenio Barba, Grotowsky, Thomas Richards e Cacà Carvalho) farà tappa per un mese (dall’8 maggio al primo giugno), con dimostrazione del lavoro, dopo gli step effettuati a Venezia, in Polonia, Mosca e Pari-gi. Da seguire inoltre la conferenza dell’ar-chitetto Massimiliano Fuksas (9 maggio, Leo-polda) o le “Sonate Bach” di Virgilio Sieni (12 maggio, Pergola). Fabbrica, Firenze, Toscana. Addio Leopolda.

sipariodi tommaso chimenti

Fabbrica Europa

dal 16 aprile al 19 giugno 2013Firenze

www.fabbricaeuropa.net - www.pontederateatro.it

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Attraverso il Lindy Hop possiamo avvicinarci ad un mondo che nella nostra società si tende a rendere accessibile a pochi, una novità che

è bene conoscere.

Lindy hop. Da dove nasce la passione per questo ballo.La passione per questo ballo nasce nel 2007.Lo abbiamo visto ballare per la prima volta al Summer Jamboree, un festival che ha luo-go a Senigallia ogni anno in agosto, dove in quell’occasione si teneva un workshop di lindy hop con insegnanti di fama mondiale dove noi abbiamo partecipato.Da allora lo swing è sempre con noi.

Siete una delle prime realtà in Toscana impe-gnate a diffondere questa cultura, c’è stata una buona risposta?Si, la risposta è stata positiva fin dall’inizio della nostra avventura che è iniziata un anno e mezzo fa e ci stiamo impegnando per far crescere questo movimento.

Dove insegnate?Attualmente insegniamo tre giorni la setti-mana al Centro Arte Danza di Firenze in via Marconi. Da settembre apriremo altre sedi a Firenze, Prato ed Empoli.

È necessario avere delle basi? A quale età ci si può avvicinare?Non è necessario avere delle basi e non ci sono limiti di età.

LindyHop

Unici requisiti richiesti sono tanta voglia di divertirsi, di sorridere e di socializzare, questo era ed è lo scopo del lindy hop.

Può essere definito un ballo di coppia?È un ballo di coppia, anche se non si escludo-no passi di jazz routine ballati singolarmente.

In Italia che dimensioni ha questo movimento di appassionati?Diciamo che in questi ultimi anni si sta diffon-dendo molto.Ci sono varie realtà in Italia, principalmente a Roma, Bologna, Milano, Torino, Genova, Como.

Segnalatemi i migliori festival per voi cultori.Il camp in assoluto che racchiude questo tipo di danza è ad Herrang in Svezia, dove ogni anno viene dedicato un intero mese per lo studio di questa disciplina e i balli ad esso cor-relati come il charleston la tap dance, balboa, authentic jazz…

Cosa non può mancare nell’armadio di una vera ballerina di Lindy hop. Anche di un balle-rino.Nell’armadio di un leader non può mancare un papillon e una scarpa elegante.Per una follower una camicetta e una gonna al ginocchio della vostra nonna.

Come si chiama chi pratica questo ballo?Chi pratica questo ballo si chiama lindy hop-per.

Immagino la scelta della musica sia parte fondante. Parlatemi delle vostre colonne so-nore.La musica del lindy hop è lo swing.Gli artisti e le orchestre che hanno fatto la storia come Benny Goodman, Duke Elling-ton, Slim Gaillard, Glenn Miller...

Siete “swing” anche nella quotidianità?Praticamente si, visto che dedichiamo la maggior parte del nostro tempo a questa disciplina.

Per voi è solo un ballo, oppure uno stile di vita? Cosa significa per voi?Non è solo un ballo, ma soprattutto una grande passione.

È bello vederli, è bello ascoltare questa mu-sica ed immergerci in anni che non abbiamo vissuto, assaporarne i suoni, le voci, le atmo-sfere. Grazie a Tommaso e Giulia e ai loro balli che sanno di speranza e allegria. Che sanno di meltin-pot.

6 cose nuovedi eleonora ceccarelli

http://www.tommasoandgiulia.com

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Le Murate di Campo di Marte. Las Palmas al chiuso. L’Ambasciata dei quarantenni. Queste sono solo al-cune delle definizioni che sono già

state appioppate al Combo. Il voluminoso spazio nei pressi della stazione di Campo di Marte aprì nel 2005 per volere dell’Assesso-rato all’Istruzione e alle Politiche Giovanili, di-ventando un polo di attrazione per giovani e studenti tra sale prove, un palco per concerti, bar, libreria, uno spazio espositivo e un al-tro per condurre laboratori. Fu un peccatola chiusura perché in questa zona residenziale, in cui notoriamente la maggior parte degli abitanti sono famiglie e pensionati bene-stanti, era l’unico punto di aggregazione per il popolo dei nottambuli. Dopo anni di limbo, tra permessi, convenzioni, lavori, collaudi, da poco più di un mese è ritornato a nuova vita sotto nome di Combo Social Club. Ma basta dare uno sguardo al locale e alla programma-zione per rendersi conto che l’idea del centro sociale è stata completamente accantonata.400 metri quadri dal design semplice ma elegante in cui lo spazio è organizzato in una zona per il ristorante, l’altra per il bar e il palco, altre ancora per i laboratori creativi. Il tutto, declinato tra musica, cucina, eventi culturali (incontri, convegni, presentazioni, spettacoli teatrali, cinema) è gestito dall’as-sociazione culturale Effetti Collaterali, pre-sieduta dal musicista Enzo Mileo. Lo staff è collaudato ed è lo stesso che gestisce Las

Palmas, vincente formula che da anni ani-ma l’estate di piazza Annigoni, tra cui spic-ca la presenza ai fornelli dello chef Stefano Calzolari, alchimista del gusto e specializza-to in una appetitosa cucina di mare senza però dimenticare la tradizione toscana e con un’inclinazione anche alla combinazione dei sapori etnici da tutto il mondo. La programmazione artistica, in collabora-zione con l’Assessorato all’Istruzione e alle Politiche Giovanili e la Direzione Cultura di Palazzo Vecchio, vuole costruire una vera e propria fucina creativa fatta di linguaggi mobili e sperimentatori, traiettorie interdi-sciplinari per giovani attori, musicisti, artisti e designer che si confronteranno tra corsi, workshop, laboratori. Non a caso il nome Combo sta a significare “combinato di tante cose”. Le attività didattiche e formative, che rappresenteranno anche la cifra e il fiore all’occhiello del Combo, si declineranno tra stage, approfondimenti e giornate formative su musica, teatro, lingue, laboratori artistici.In questo contenitore multitasking, la parte del leone è affidata alla musica. Dal giove-dì alla domenica il cartellone si snoda in un variegato carnet di concerti con un ampio spazio dedicato ai gruppi emergenti e alle

combinazioni musicali. E poi ancora contest, jam session serate dedicate alla musica po-polare e tradizionale e special guest. Dal lu-nedì al mercoledì invece proiezioni video e dj set; on il valore aggiunto di attiguo studio di registrazione che, non solo immortala le per-formance live, ma offre la possibilità di realiz-zare produzioni musicali, mixaggio, project studio, editing del suono. Il tutto per rendere il Combo una bussola che intercetta la ribol-lente esigenza di progettualità, per scambia-re idee e dare vita a nuove sinergie tra artisti.Non molto originale, ma sicuramente in-teressante, l’idea di strutturare una libreria con la formula del book sharing: chiunque può portare un libro da casa e consultarne o prenderne in prestito un altro, in modo da creare uno scambio informale tra lettori. Dice Enzo Mileo, presidente dell’associazio-ne e direttore artistico “La filosofia del Com-bo è quella di costruire una casa della musica e dell’arte in cui tutti possono incontrarsi e scambiare senza spocchia le proprie espe-rienze”. Che dire? Le aspettative sono tante, ma è sicuramente un buon inizio e una ven-tata di novità.

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www.combofirenze.it - foto: Riccardo Sgamato

locationdi maria paternostro

Combo

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Ciao Vale,mi chiamo Mina, ho 41 anni, sono femmina, sono bionda, frizzante, lavoro, ho casa, amo i gatti, i bam-bini, il cinema, la tecnologia, le risate, uscire e tornare a casa, uscire e non tornare, viaggiare con la testa e con aiuti vari, ma anche in aereo, scopo pure e quasi sempre quando mi va. Il problema è che manca un Lui...Un dì, Lo vidi in un locale in centro, era con degli ami-ci a bersi un aperitivo. Bello. Ricciolo. Uno pseudo-dandyintellettualedisinistraunpo’snobchecista.Lo guardo, e butto giù il primo martini cocktail, poi un altro martini e un altro ancora.Inizia una frequentazione tipica della tarda giovinez-za, non ci si sbilancia Mai, non si fanno sorprese, ma si pianifica ogni incontro in anticipo, non si dice “Ho voglia di vederti”, ma “Ti va di andare a bere un bic-chiere?”, non si dice “MI arrapi” si dice “MI piacerebbe starti più vicina”.Precisiamo bene, che altrimenti Vale ti fai un’immagi-ne sbagliata e ho bisogno di te lucida.Lui si veste da pseudo dandy, senza sapere nemmeno che cosa sia, ha letto 3 libri in tutta la sua vita, sinistra o destra dice essere la stessa cosa, il suo essere snob è in realtà ignoranza, ha un diploma da perito elettro-nico e non sa nemmeno cosa sia un congiuntivo o un condizionale, figuriamoci la differenza!Ma è carino, è dolce, premuroso. Mi tiene la mano quando siamo in giro, mi ha lasciato le chiavi di

casa, fatto conoscere i suoi colleghi e i suoi amici, il fratello... MI ha detto che gli piaccio e che vuole stare con me, gli ho risposto “anche io” e ci siamo abbrac-ciati forte a lungo e mi sono persa.Il neo è che non me lo da. Ho controllato ed è tutto a posto, posizione, consistenza, lunghezza, larghez-za, ma nulla... sono passati tre mesi, usciamo meno e beviamo meno, passiamo il tempo nudi nel letto a coccolarci e a perderci nella dolcezza, a mangiare, guardare film, ridere. Gli faccio da infermiera per una settimana, io faccio la spesa, cucino, lavo, sistemo, gli do i medicinali, poi si riprende l’ottavo giorno. “MI rac-comando non sparire dalla mia vita” mi dice in stra-da, al momento del saluto. Il giorno dopo gli invio un sms e non giunge risposta, poi mail, facebook, twitter e nulla, non mi considera. Provo a chiamare e nulla. Riprovo e nulla. Vale, che faccio? Davvero dovrei la-sciarlo lì, così, solo perché è sparito? IO sono vendica-tiva e volevo chiederti un consiglio su quale potrebbe essere la vendetta perfetta. Grazie.

Mia cara Mina, hai tutta la mia lucidità e spero di potertene trasmettere un po’ perché mi sembra che la tua sia partita per le Bahamas e se ne infi-schi di quello che ti sta accadendo. Sono circondata da amiche vittime del colpo di fulmine acceso con un martini cocktail e spento in un banale bicchier d’acqua. Scrivi delle cose giuste, una di queste è che non siete due ragazzini. Le relazioni da adulti

non si basano sull’eccitazione dell’attrazione fisica e sul fatto di stare col fico del gruppo. No. Le re-lazioni adulte si costruiscono col tempo, passetto dopo passetto si riscontrano le cose che si hanno in comune e sarò cinica, ma l’istruzione, la posizione lavorativa, l’ambiente in cui si è cresciuti fanno la loro parte. Ti piace di quest’uomo la sua parte che io chiamo “orsacchiotto” o “scalda sonno”, ma il re-sto? Lo stimi? Lo rispetti? Lo vorrai anche quando sbaglierà un congiuntivo davanti ai tuoi amici? Mi piacerebbe molto che tu rispondessi sì, ma tu scrivi che vuoi vendetta, non che rivuoi LUI. Ora è passato un po’ di tempo da quando mi hai scritto e magari nel frattempo lui ti ha chiamato e ti ha detto che aveva infilato per sbaglio il cellulare nel freezer e gli avevano staccato la connessione internet per una bolletta non pagata. Mi auguro che sia andata così e che tu non abbia messo a punto nessun piano di vendetta poco lucida. Se così non fosse, se lui fosse sempre nel suo buco nero e senti che il tuo cuore vuole lui perché è lui, be’ è il momento di fargli una bella sorpresa, sotto casa, sai dove vive, conosci i suoi orari, perché le cose bisogna dirsele in faccia. Se la sua è solo paura, perché magari ti vede forte e realizzata, indipendente, condizione che spesso fa sentire un uomo poco uomo, fatti trovare ac-cogliente e dolce. Servirà anche nel caso lui abbia avuto un serio ripensamento e non ne voglia più sapere di te. Servirà a te per metterlo via col cuore in pace e passare al prossimo martini cocktail.

cara valentinadi valentina

“T ake on meTake me onI’ll be goneIn a day or two...”

È con questo sdolcinato quanto profetico mantra che, complice un videoclip-carto-on che fece gridare al miracolo gli amanti dell’animazione, lo scettro del POP scan-dinavo passò dalle mani fricchettone de-gli Abba alla glaciale stretta synth degli A-HA.Morten Harket era il leader di questo liofi-lizzato trio di brindelloni norvegesi, durati “da Natale a Santo Stefano”, ma in grado comunque di relegare all’eternità la suc-citata hit “Take On Me”, successo planeta-rio clamoroso galvanizzato da un refrain di tastierina tanto stitico quanto virale, fischiettato ovunque da orde di adole-

scenti strizzati nei jeans a vita alta.Con quegli occhi infossati naturalmente votati alla seduzione o forse strizzati per lo sforzo da dissenteria perenne, Mor-ten pareva un miraggio alle ragazzine di metà anni ’80; un proverbiale esempio di discrezione scandinava abbracciato mor-talmente al tipico dress code dell’epoca fatto di capelli laccati e avambracci oscu-rati da un groviglio di braccialetti - peste della decade - di gomma nera liquirizia-style.Vi consiglio, per finire, di dare un’occhiata alla pagina wikipedia a lui dedicata (ver-sione italiana),evidentemente scritta da un/una fan in pieno trip agiografico...

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Morten Harket

http://unsexsymbolallasettimana.blogspot.it

un sex symbol al meseuna non precisata (ma di certo illuminata) mentealle prese con la vera essenza della bellezzail moderatore

scrivimi a [email protected] dalla pagina CARA VALENTINA su www.lungarnofirenze.it

e cercami su facebook, io sono CARA VALENTINA!

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palestra roburlezioni di ginnastica culturale per fiorentini

di leandro ferretti

Via dei Cerchi

stop-downpillole di fotografia

di sandro bini

L’esplorazione della vita notturna ha una grande tradizione nella fo-tografia del Novecento che inizia negli anni ‘30 con gli ormai mitici

lavori di Brassai e Bill Brandt, prosegue con quelli, forse meno conosciuti ma altrettanto “cult”, di Van der Elsken, Stomholm, Andersen per arrivare ai contemporanei e pluricelebra-ti Nan Goldin, Wolfgang Tillmans, Juergen Teller, Terry Richardson e Mario Testino. Gli anni Ottanta e Novanta con l’avvento del-la cultura e della tecnologia digitale, prima nella musica (house, tecnho, drum & bass) e poi nella produzione delle immagini, provo-cano una trasformazione sia delle forme del

divertimento giovanile sia delle modalità della loro descrizione visiva. Fotografi europei lega-ti al panorama musicale alternativo dei centri sociali e dei rave party o all’ambiente ame-ricano Clubbing e New Fashion decisamente più glamour (come Richardson e Testino), ed altre narrazioni più intime e diaristiche (come quelle nate sulla scia del successo del lavoro dell’americana Nan Goldin) segnano i modelli comportamentali e di approccio del nuovo sti-le fotografico, che si lega fortemente a modelli alternativi e new fashion: forte coinvolgimen-to diretto da parte dei fotografi, abbattimento di ogni tipo di distanza sociale e generazionale con i temi e i soggetti delle ricerche, utilizzo di

strumentazione low-fi, estetizzazione dell’er-rore fotografico, accettazione consapevole della casualità e ampio ricorso alla tecnolo-gia digitale sia in fase di acquisizione che di postproduzione delle immagini. Dagli anni Duemila, a livello globale, assistiamo infine a un veloce proliferare di questo nuovo ge-nere. La massificazione e la medializzazione in diretta permessa dalla diffusione della fo-tografia digitale (inclusa la possibilità di con-dividere le immagini realizzate con i telefoni cellulari in tempo reale sui socialnetwork) la rendono una pratica sociale compulsiva, sempre più diffusa nella descrizione in diret-ta del divertimento giovanile, con esiti este-tici spesso discutibili ma anche interessanti e nuovi possibili utilizzi nel reportage sociale. La pratica consapevole e riflessiva della Club-bing Photography non deve essere infatti sot-tovaluta dai fotografi impegnati socialmente per un’analisi attenta delle forme e dei com-portamenti delle nuove abitudini e degli stili di vita delle culture giovanili.

Via dei Cerchi è una vena sottile nel sistema circolatorio del centro, un affluente apparentemente tranquil-lo del Corso che scorre nel canyon di

case-torri e alti palazzi, nel cuore della Firenze più litigiosa, quella dell’età comunale. Narra-trice muta di storie che giacciono inascoltate, affogate come sono in luoghi abbandonati o in negozi di consumistica concezione, e che emergono ancora vive in piccoli indizi. È una via da flaneur, dove fare indolente osservazio-ne prima di essere catturati dall’esito ultimo, la maestà di Palazzo Vecchio e l’infilata delle tre statue vista da una prospettiva tanto stret-ta e pittorica da parere una camera oscura. I Cerchi, dei quali rimane un ampia torre an-cora visibile, erano in testa ad ogni classifica di bellicosità dell’epoca, in perenne conflitto coi Donati: tra morti ammazzati e matrimoni falliti fu persino necessario aprire una strada

secondaria per dividere le case degli uni e degli altri. Di queste epoche sulfuree si respi-ra ancora un odore lontano mentre si cam-mina sulle pietre: dove ora c’è un ristorante una volta stava uno degli ultimi pizzicagnoli, quelli veri col baccalà nelle vasche stagnate e la schiacciata unta impilata sul banco; e quel-le vetrine una volta appartenevano a Duilio, dove tutto costava 48 centesimi. Arriva l’iso-lato della Quarconia, nome curioso derivato dalla storpiatura di preposizioni latine. Sulle mura del vecchio teatro Nazionale si arrampi-ca coriaceo un ortolano ad esporre cose vive dove il silenzio sembra calato per sempre. A volte cala un silenzio irreale, rotto solo da qualche comitiva che si avventura qui invece di invadere via Calzaioli. A volte il tempo corre all’indietro, verso una città che non esiste più. A volte in via dei Cerchi sembra persino di es-sere a Firenze.

Clubbingphotography

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www.deaphoto.it - credit photo: © Sandro Bini 2012

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Giorgio Napolitano nel 1971 tra i dirigenti comunisti Gerardo Chiaromonte, Pietro Ingrao, Emanue-le Macaluso. In occasione del congresso PCI in cui venne scattata questa foto Giorgio Napolitano, che allora era un alfiere della cosiddetta politica del ‘doppio binario’, cioè del dialogo con la mag-gioranza, si espresse a favore di nuovi “rapporti che facciano sentire la voce del PCI nelle riforme”. Gerardo Chiaromonte è scomparso nel 1993. Emanuele Macaluso è stato fino al marzo 2012 diret-tore del Riformista, mentre Pietro Ingrao ha appena compiuto 98 anni e alle ultime elezioni ha fatto dichiarazione di voto per Sel.

Una sede del Partito Socialista Italiano saluta l’elezione, nel luglio 1978, di Sandro Pertini a Presidente della Repubblica.

L’allora Presidente della Re-pubblica Giovanni Leone, in visita ai malati di colera nella città di Napoli, venne pizzi-cato e fotografato nell’atto di agire il classico scongiuro triviale e paganeggiante del-le corna.

1981. Il Presidente Sandro Per-tini, raggiunto il luogo in cui il giovane Alfredino Rampi, un bambino di 6 anni, era caduto all’interno di un pozzo artesiano, abbraccia e conforta un giovane volontario poco prima che que-sti si cali, imbragato ad una fune, all’interno del pozzo.

Il 3 luglio 1985 Francesco Cossiga viene eletto ottavo Pre-sidente della Repubblica. Eletto all’età di 55 anni è stato e resta il più giovane Presidente della Repubblica italiana.

1964. L’inchino enfatico e cerimonioso del Pre-sidente del Consiglio Aldo Moro al cospetto del neoeletto Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat.

10 the italian gamedi ivan carozzi

theitaliangame.tumblr.com

Scenari italianianni ‘70 e ‘80

in una prospettiva retromaniaca

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Maggio

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MALDITA SOCIETAD - Tender Club (FI) ing. liberoFESTIVAL D’EUROPA - Firenze ing. NPLAO - LE ARTI ORAFE JEWELLERY SCHOOL - Museo Marino Marini (FI) ing. libero LE NEVI DEL KILIMANGIARO - Teatro Puccini (FI) ing. libero BARO DROM ORCHESTRA - COMBO (FI) ing. NPOFELIA DORME - Palazzo Strozzi (FI) ing. liberoLA MIA FIRENZE - Teatro Verdi (FI) ing. NPECOMATO - Circolo Aurora (FI) ing. libero

THE GREY - Glue (FI) ing. liberoLA RELIGIONE DEL MIO TEMPO - Teatro Puccini (FI) ing. 9€ euro + dpARTIGIANATO E PALAZZO - Giardino Palazzo Corsini (FI) ing. 8 euroRIDENS - Obihall (FI) ing. 23/40 euroDANIELE RUSTIONI - Teatro Verdi (FI) ing. NPI PROFUMI DI BOBOLI - Giardino di Boboli (FI) ing. 7 euroSCEGLIERE BIO - Caffè delle Oblate (FI) ing libero

GIOVANDI LINDO FERRETTI - Auditorium FLOG (FI) ing. 15/18 euroLUCA DIRISIO - Nuovo Teatro Verdi Montecatini (PT) ing. 23 euroFESTIVAL D’EUROPA - Firenze ing. NPJUST THE WIND - Teatro Puccini (FI) ing. libero UTO UGHI - Teatro Verdi (FI) ing. NP

TUTTE ESAURITE - Glue (FI) ing. liberoCALIBRO 35 - Teatro della Pergola (FI) ing. 18 euro + dp

FEDERICO FIUMANI in “CONFIDENZIALE” - Tender Club (FI) ing. liberoFESTIVAL D’EUROPA - Firenze ing. NPGAGA QUARTET - Teatro Politeama Pratese (PO) ing. 5 euroIO SONO LI - Teatro Puccini (FI) ing. libero FAREWELL TO HEARTH AND HOME - Circolo Aurora (FI) ing. liberoMR. BRACE - Volume (FI) ing. liberoCHERUBINI IN JAZZ - Caffè delle Oblate (FI) ing. libero

GIUSTINA TERENZI DJ set - Circolo Aurora (FI) ing. liberoDAL GIGLIO AL DAVID - Galleria dell’Accademia (FI) ing. 11 euroLA CASA DEI LUPI - Teatro della Pergola (FI) ing. NPCHERUBINI IN JAZZ - Caffè delle Oblate (FI) ing. libero

MARCO MASINI - Teatro Obihall (FI) ing. 18/34 euroL’ANNO DEL PENSIERO MAGICO - Teatro della Pergola (FI) ing. NP

CONCORSO INT. DELL’IRIS - Giardini Piazzale Michelangelo (FI) ing. NPCONTEMPOARTENSEMBLE - Piccolo Teatro Comunale (FI) ing. NP

MOMBU - Glue (FI) ing liberoORNELLA VANONI - Teatro della Pergola (FI) ing. 20/50 euroTABU - Teatro Puccini (FI) ing. libero PASSO GIGANTE - COMBO (FI) ing. NPDISQUITED BY - Tender Club (FI) ing. liberoFORTEZZA SOUND - Fortezza da Basso (FI) ing. 5 euroFLATLANDIA + RELAZIONE SULLA VERITÀ... - Teatro Everest (FI) ing. NPSMALL PREY - Circolo Aurora (FI) ing. libero

VOWLAND + opening. act DROP CIRCLE - Glue (FI) ing. libero L’ORSO + PAOLO MEI & IL CIRCO D’OMBRE - Tender Club (FI) ing. liberoIL POVERO PRIMO - Teatro Puccini (FI) ing. 13/15 euro MICHELANGELO BUONARROTI BAND + CHISCO - Auditorium FLOG (FI) ing. 5/7 euroCESARE BASILE - Sala Vanni (FI) ing. 15 euro J-GLI SGUARDI ADDOSSO - Teatro Everest (FI) ing. NPSALVO COMPLICAZIONI - COMBO (FI) ing. NP

SALMO - Auditorium FLOG (FI) ing. 15 euroTHE CRAZY CRAZY WORLD OF MR. RUBIK - Glue (FI) ing. liberoMODA’ - Nelson Mandela Forum (FI) ing. 30/40/50 euroFIRENZE GELATO FESTIVAL - Firenze ing. NPTERRA FUTURA - Fortezza da Basso (FI) ing. liberoWINE TOWN - Varie Locations (FI) ing. libero

BAUSTELLE - Teatro Verdi Montecatini (PT) ing. 20/26/32 euro FRANCESCO DE GREGORI - Teatro Verdi (FI) ing. 20/26/35/40/45 euroCLASSIC ROCK SELECTION PARTY - Glue (FI) ing. liberoGALLARA - Tender Club (FI) ing. liberoAPPINO “SOLO TOUR - Auditorium FLOG (FI) ing. 8/10 euro LA SOLITUDINE DEL RE - Teatro Everest (FI) ing. NPACCENDIAMO LA LAMPADA - Teatro Reims (FI) ing. 12 euro

NOTTE BLU - Firenze Centro Storico ing. liberoGIUDA - Auditorium FLOG (FI) ing. 5 euroLA NOTTE DEI LUNGHI COLTELLI - Tender Club (FI) ing. liberoPROG NIGHT: NEW TROLLS & LE ORME - Teatro Verdi Montecatini (PT) ing. 30 euroFORTEZZA SOUND - Fortezza da Basso (FI) ing. 5 euroFESTIVAL D’EUROPA BLEUROCK EXPERIMENT - P.zza della Repubblica (FI) ing. lib.GODI… FIORENZA? - Teatro Verdi (FI) ing. NP

CONNECTED - Giardino dei Semplici (FI) ing. 6 euroMODA’ - Nelson Mandela Forum (FI) ing. 30/40/50 euroPROGETTO PRIMAVERA 2013 - Limonaia Villa Strozzi (FI) ing. NPVIVAIO PORTE APERTE - MondoRose (FI) ing. NPSAGRA DEL SEITAN -Obihall (FI) ing. NPFORTEZZA ANTIQUARIA - Fortezza da Basso (FI) ing. libero

LA SOLITUDINE DEL RE - Teatro Everest (FI) ing. NPQUESTO FOLLE SENTIMENTO CHE... - Teatro Verdi (FI) ing. NPVI PORTO A BELCANTO - Teatro Reims (FI) ing. NPGUARDA FIRENZE - Piazza Duomo (FI) ing. NPBARDINI VENDE TUTTO - Museo S. Bardini (FI) ing. NPFIERUCOLA MAGGIAIOLA - P.zza SS. Annunziata (FI) ing. libero

NOTTE BLU - Firenze Centro Storico ing. liberoFORTEZZA SOUND - Fortezza da Basso (FI) ing. 5 euroFESTIVAL D’EUROPA BLEUROCK EXPERIMENT - P.zza della Repubblica (FI) ing. lib.IL LIBRO IN PIAZZA - Piazza Strozzi (FI) ing. liberoLUNGOUNGIORNO - SAM (FI) ing. liberoTEMPO REALE - Limonaia di Villa Strozzi (FI) ing. NPUNO SPETTACOLO DI VISITA - Teatro della Pergola (FI) ing. NP

PLAYING - Museo Fondazione Primo Conti (FI) ing. 3 euroFIERUCOLINA DI MAGGIO - Piazza S.Spirito (FI) ing. liberoIL TEMPIO DELLE MUSE Museo di Storia Naturale (FI) ing. 6 euroIN SUA MOVENZA È FERMO - Teatro della Pergola (FI) ing. NP

LA GUERRA È DICHIARATA - Glue (FI) ing. liberoIL POVERO PRIMO - Teatro Puccini (FI) ing. 13/15 euroSUONA FRANCESE FESTIVAL - Istituto Francese (FI) - ing. NPPOPOLO DEL BLUES’ SESSION - COMBO (FI) ing.NPMARIA ANTONIETTA - Tender Club (FI) ing. liberoDON CARLO - Teatro Comunale (FI) ing. 15/70 euro DOPO LA PROVA - Teatro della Pergola (FI) ing. NP

LA SERATA DEGLI SCIOCCHI - Glue (FI) ing. liberoSLAM FIGHTING CHAMPIONSHIP 5 - Obihall (FI) ing. 20/35 euroFIERA DEL 1° MAGGIO - Piazzale Kennedy (FI) ing. liberoTROFEO MARZOCCO - Piazza della Signoria (FI) ing. libero

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Perché a Firenze non c’è mai niente da fare...

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Auditorium Flog Via Michele Mercati, 24 - FirenzeBiblioteca delle Oblate Via dell’Oriuolo, 26 - FirenzeCaffè LaCité Borgo San Frediano, 20 - FirenzeCinema Odeon Via de’ Sassetti, 1 - FirenzeCircolo Aurora Viale Vasco Pratolini, 2 - FirenzeCombo Social Club Via Mannelli - FirenzeEx Fila Via Mons. Leto Casini, 11 - FirenzeGLUE - Alternative Concept Space Viale Manfredo Fanti, 20 - FirenzeMuseo Marino Marini Via della Spada, 1 - FirenzeNelson Mandela Forum Viale Malta, 6 - FirenzeNOF Gallery Borgo San Frediano, 17 - FirenzeNuovo Teatro dell’Opera Viale Fratelli Rosselli, 1 - FirenzePalazzo Strozzi Piazza degli Strozzi - FirenzeSala Vanni Piazza del Carmine, 14 - FirenzeStazione Leopolda Viale Fratelli Rosselli, 5 - FirenzeTeatro della Pergola Via della Pergola, 18 FirenzeTeatro di Rifredi Via Vittorio Emanuele II - FirenzeTeatro ObiHall Via Fabrizio De André, 50 - FirenzeTeatro Puccini Via delle Cascine, 41 - FirenzeTeatro Verdi Via Ghibellina, 101 - FirenzeTender Club Via Alamanni,4 - FirenzeViper Theatre Via Pistoiese - Via Lombardia - Firenze

RASSEGNA DI CINEMA GIAPPONESE - Cinema Odeon (FI) ing. 4/8 euroMARCO MENGONI - Teatro Verdi (FI) ing. 22/45 euroBALLATA DELL’ODIO E DELL’AMORE - Glue (FI) ing. liberoLAO - LE ARTI ORAFE JEWELLERY SCHOOL - Museo Marino Marini (FI) ing. libero SGRANA E TRABALLA - CPA (FI) ing. NPBENJAMIN BRITTEN DI ALESSANDRO MACCHIA - Caffè delle Oblate (FI) ing. libero

RASSEGNA DI CINEMA GIAPPONESE - Cinema Odeon (FI) ing. 4/8 euroESEQUIE SOLENNI - Teatro della Pergola (FI) ing. 15/27 euro

MARTE CONTEMPORANEA - Osservatorio Arcetri (FI) ing. 7 euroL’OMBRA DI PINOCCHIO - Teatro Politeama Pratese (PO) ing. 5 euroJOHNNY MOX - Circolo Aurora (FI) ing. liberoDEIAN E L’ORSO GLABRO - Volume (FI) ing. LiberoPAOLA TURCI & PAOLO FRESU - Teatro della Pergola (FI) ing. NPTIZIANO MAZZONI - Caffè delle Oblate (FI) ing. libero

PROGETTO PRIMAVERA 2013 - Piccolo Teatro del Comunale (FI) ing. NPBERIO DAY - Piccolo Teatro Comunale (FI) ing. NPMALVISI DUO - Caffè delle Oblate (FI) ing. libero

FLORENCE DESIGN WEEK - Firenze ing. NPNOT ORDINARY = EXTRAORDINARY - Biblioteca delle Oblate (FI) ing. libero

PILL TAPES - Circolo Aurora (FI) ing. libero

DJ RUSH+THE ADVENT & INDUSTRIALYZER - Fortezza da Basso (FI) ing. 25 euro RASSEGNA DI CINEMA GIAPPONESE - Cinema Odeon (FI) ing. 4/8 euroMARCO PARENTE + DJ SET - Glue (FI) ing. liberoPITTI MODA PRIMA - Stazione Leopolda (FI) ing. su prenotazioneHAPPYLAND SPORT - Obihall (FI) ing. NPSUBURBIA WORKSHOP - GAV (FI) ing. NPRURALIA - Parco Mediceo di Pratolino (FI) ing. NP

PITTI MODA PRIMA - Stazione Leopolda (FI) ing. su prenotazioneAPERTURA STRAORDINARIA GALLERIA DEGLI UFFIZI - Galleria degli Uffizi (FI) ing. NPSUBURBIA WORKSHOP - GAV (FI) ing. NPCANTINE APERTE - Varie Locations (FI) ing. liberoCIOMPI MENSILE ANTIQUARIATO - Piazza dei Ciompi (FI) ing liberoDEEJAY TEN - Piazza della Signoria (FI) ing. NPCORTILI E GIARDINI APERTI - Varie Locations (FI) ing libero

RASSEGNA DI CINEMA GIAPPONESE - Cinema Odeon (FI) ing. 4/8 euroPITTI MODA PRIMA - Stazione Leopolda (FI) ing. su prenotazioneORE 1.04 LA STRAGE DI VIA DE’ GEORGOFILI - Teatro Everest (FI) ing. NP

RUBY SPARKS - Glue (FI) ing. liberoLIBERFEST - Firenze/Scandicci ing. liberoDANIEL KAWKA+ALEXANDER ROMANOVSKY - Teatro Verdi (FI) ing. NP

MUDHONEY - Viper Theatre (FI) ing. 20 euroJOE SATRIANI - Teatro Obihall (FI) ing. 30/35 euroLIBERFEST - Firenze/Scandicci ing. liberoL’ORIENTE DELL’OCCIDENTE - Palazzo Medici Riccardi (FI) ing. NP

A CAPIRSI C’È TEMPO! - Glue (FI) ing. liberoLIBERFEST - Firenze/Scandicci ing. liberoPIAZZA TOSCANA - Mandela Forum (FI) ing. NPFARNACE - Teatro Comunale (FI) ing. NP

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appuntamentidi bernardo giachi

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Festivald’Europa

L’Europa sceglie ancora una volta Fi-renze per costruire il proprio futuro. Nell’Anno europeo dei cittadini tor-na nel capoluogo toscano dal 7 al

12 maggio, la seconda edizione del Festival d’Europa, un evento di rilievo internazionale promosso dalle maggiori istituzioni europee, nazionali e regionali. Le location prescelte sono come di consueto le più prestigiose di Firenze; da Palazzo Vec-chio, all’Auditorium di Sant’Apollonia, da Palazzo Medici Riccardi alle Murate. Qui infatti, si ospiteranno convegni, seminari, workshop e spettacoli dal vivo che coinvolge-ranno istituzioni accademiche, centri di ricer-ca, osservatori politici e associazioni culturali del panorama nazionale e internazionale.

Il ricco programma del Festival si divide in principalmente sette sezioni: Cultura, Didat-tica, Economia, Istituzioni, Partecipazione, Spettacoli, Università. Un momento sicuramente molto atteso del Festival, è la conferenza internazionale The State of the Union che si svolgerà giovedì 9 maggio nella consueta cornice del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio. L’evento vedrà la partecipazione di figure di primo pia-no della politica, dell’economia e del mondo della ricerca europei: da José Manuel Barro-so, Presidente della Commissione Europea, a Laura Boldrini, Presidente della Camera dei Deputati; da Emma Bonino, ex Vicepresiden-te del Senato italiano, a Mario Monti, Primo Ministro italiano.Grande è l’attesa anche per la conferenza “Rethinking public spheres: gender and religions” che vedrà tra i relatori il premio

Nobel per la Pace 2003, Shirin Ebadi, prima donna iraniana e musulmana a ottenere il prestigioso riconoscimento. Alla sfera della politica e della comunicazio-ne fanno capo una serie di eventi sul ruolo dell’UE nello scenario internazionale, come “Stati comunicativi d’Europa” titolo del con-vegno moderato da Dario Carella (vice diret-tore tg regionali Rai), che ripercorrerà il diffi-cile rapporto tra media e UE; il corso “Giorna-lismo europeo” (8 maggio, Le Murate) e l’in-contro “Università e inclusione: l’esperienza del polo universitario penitenziario”, un’ini-ziativa di formazione nata in Toscana e che si propone come modello positivo d’inclusione sociale (9-10 maggio, Università di Firenze).“Play with Europe”, è il titolo dell’iniziativa che vedrà l’apertura straordinaria di quat-tro importanti istituzioni culturali: The Bri-tish Institute of Florence, Institut Francais, Deutsches Institut Florenz e Centro de len-gua espanola. Il programma si articola in un percorso ludico-linguistico (completamente gratuito) con giochi, quiz, caccia al tesoro, per sensibilizzare i più giovani al tema del multi-linguismo europeo. La scienza sarà la protagonista del progetto “I cieli dell’Europa” che prevede, all’interno dell’Osservatorio di Arcetri, due tipi di ini-ziative: le Bambineide dedicate a un pubbli-co junior, e le “Serate astronomiche” per gli adulti. Dal 7 al 9 maggio è il turno di “Arti dello spettacolo: mecenatismo e modelli per un nuovo Rinascimento nel Terzo millennio”. Il progetto, a cura dell’International Studies Institute, prevede tre giorni di dibattiti, in-contri e performance dal vivo, rispettivamen-

te dedicati a musica, danza e teatro, che coin-volgeranno studiosi di prestigiose istituzioni accademiche internazionali. Ciascuna giorna-ta di studio si concluderà con uno spettacolo dal vivo: il concerto “The two sides”, lo spet-tacolo di danza dell’University of California Dance Company, e l’attesissimo spettacolo di Giorgio Albertazzi, “La mia Firenze - Ricordi di un figlio”. Uno dei progetti di formazione più originali dedicato alla lettura della Divina Commedia si terrà sabato 11, quando prenderà il via “All’improvviso Dante 100 canti per Firenze” che trasformerà per cinque ore il centro sto-rico della città nel palco di una grande per-formance popolare, rendendo ogni passante uno spettatore. Il tema della creatività giovanile nel campo della fotografia verrà affrontato ne “La notte della fotografia: open school” iniziativa pro-mossa dalla Fondazione Studio Marangoni, e nella tavola rotonda “VISIVI: la fotografia at-traverso i linguaggi della contemporaneità” organizzata dalla Fondazione Fratelli Alinari sul progetto regionale toscanaincontempo-ranea2012.Infine, per i cinefili, dal 7 al 10 maggio saran-no le Giornate del cinema europeo (Teatro Puccini, ingresso libero) con la proiezione di quattro film vincitori e finalisti del premio LUX: Io sono Li di Andrea Segre; Just the Wind di Benedek Fliegauf; Le nevi del Kilimangiaro di Robert Guèdiguian; Tabù di Miguel Gomes. La rassegna è promossa dall’Ufficio d’infor-mazione del Parlamento Europeo in Italia in collaborazione con Europe Direct Firenze.

www.festivaldeuropa.eu

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struscionidi riccardo morandi

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Mi son sempre piaciuti, anzi gar-bati, i “Gatti Mezzi”. Gli esperi-menti spontanei, la loro mu-sica, il loro mondo. Il mondo

della strada, della provincia e la loro profon-da leggerezza nei brani che toccano e volano subito dopo. Quattro dischi all’attivo, il duo composto da Tommaso Novi e Francesco Bottai, pianoforte e chitarra, unisce il mondo semplice di una musica che fonde il jazz e lo swing con la canzone popolare.Come ascoltare Gershwin interpretato dal-lo zio Nedo in un bar sulla Toscoromagnola, all’altezza di Navacchio. Ho il piacere di incontrarli in occasione dell’u-scita del loro disco “Vestiti Leggeri” per scam-biare due parole fra toscani. Pisani e Fiorenti-ni. È roba, insomma.

Gatti Mezzi. Pisani. Jazzisti o cantori di paese? Non ci definiamo jazzisti: ci siamo umilmente sporcati le mani con quel materiale ma non abbiamo mai molto approfondito. Amiamo il jazz e lo stesso swing, adoriamo Buscaglione: il problema è che spesso lo stesso jazz è di difficoltosa fruizione, annoia, perché in Italia abbiamo avuto tanto free jazz e meno swing. Diciamo che siamo jazzisti nell’attitudine e nelle improvvisazioni.

Lungarno. I lungarni ci sono sia a Firenze che a Pisa. Quale è il rapporto di voi pisani con la città di Firenze?Beh noi amiamo anche Firenze (risate, ndr)... Diciamo che i fiorentini al mare, a Pisa, li ve-diamo come degli “oriundi”, c’è un po’ dell’e-sotismo. Ci sentiamo però molto più vicini ai fiorentini che ai livornesi, con i quali parliamo, e sicuramente parlate, due lingue diverse...

Due belle

illustrazione di Jacques Callot

ghigneSuonate moltissimo, avete suonato anche all’estero, in Francia e Canada. Come l’avete raccontato il vostro mondo, quali sono state le reazioni del pubblico?Le occasioni sono state molto piacevoli: in Francia eravamo ospiti del Consolato per la Festa della Repubblica Italiana qualche anno fa... è stata un’esperienza divertentissima, una vera festa, “all’italiana”.In Canada la cosa è stata più strutturata, ci eravamo preparati anche delle “intro” in un francese arrancato... abbiamo fatto sorridere tanto e la gente ha davvero gradito.

“Vestiti leggeri”. Un disco diverso rispetto agli altri, piu’ riflessivo e completo ma senza i per-sonaggi e gli scenari che contraddistingueva-no il vostro mondo. Cosa è successo?Siamo cambiati, a livello umano e musicale. Abbiamo ripescato sotto la cenere cose che ci stimolavano musicalmente. E poi siamo di-versi a livello umano, ci sentiamo cresciuti: i figli ti cambiano. Guardiamo il mondo di casa nostra e per forza di cose alcuni personaggi non li vediamo più, ma ne vediamo altri. Nel brano “Fame” ad esempio osserviamo un no-stro amico ma traspare anche un po’ la nostra paura di fare la sua fine, insomma.

Ho notato che nei vostri lavori non parlare quasi mai della vostra adolescenza e poco della vostra prima gioventù. Passate dai bim-betti agli anziani. Perché? È una domanda stimolante: in effetti en-trambi anche se con percorsi diversi abbia-mo avuto una fase di giovinezza abbastanza forte, vissuta. Al Macchianera (storico centro sociale pisano, ndr) che ci ha dato tanto e in altre situazioni analoghe. Abbiamo un buco

nel raccontarla, forse dobbiamo ancora so-matizzare.

Si sente del cinema in questo disco, visioni e riflessioni più corpose e più nitide.Esatto. C’è molto cinema in questo disco.

A proposito, colgo la palla al balzo. Vi piace-rebbe fare del cinema?Adoriamo il cinema, aspiriamo a farlo e ci piacerebbe molto, moltissimo. Francesco ha partecipato anche ad un lavoro andato mol-to bene “I primi della lista” di Roan Johnson. Ci piacerebbe avere i nostri volti sul grande schermo: ce li vediamo bene in un film neo-realista, o in una commedia del 1966. Siamo comunque narcisisti, c’è poco da fare!

La vosta particolarità è che siete un duo com-posto in pratica da due cantautori. Raramen-te fraseggiate a due voci. O scrivete a quattro mani. Come ve lo spiegate?È vero, è un’alchimia a cui noi spesso riflet-tiamo: ci siamo incontrati diversi anni fa, mu-sicando delle strofe in vernacolo ed è nata questa magia. È una cosa strana in effetti, noi si fa “all’amore” con la musica sul palco, ed è vero, la nostra formula piace anche se è atipi-ca. Oddio, ci piacerebbe guardare a noi come si è guardato al duo Dalla e De Gregori, giu-sto per spararla (risate, ndr). Due belle ghigne tutti e due...

È Natale: scelgo di regalare un vostro disco e mi avanzano i soldi per aggiungere un disco al vosto “Vestiti leggeri”. Cosa mi consigliate?Sicuramente o un disco di Dalla oppure uno di Gianmaria Testa. Anche se adoriamo, aven-doci lavorato insieme, Dario Brunori.

Sempre sui vostri dischi: a chi regalareste il pacchetto della vostra discografia? Ad una persona cattiva, anche se sembriamo due bambini in questa risposta. Per fargli ca-pire che il mondo è pieno di tanti sentimenti belli. Per redimerlo forse? Boh! Ah, poi sicura-mente ad un regista: Ettore Scola. “Una gior-nata particolare” è un film che ci ha segnato.

Lascio i due Gatti andare riflettendo sull’e-spressione “due belle ghigne” e mi domando “O che vordì? Che diono questi?”. Mi son messo a pensare in pisano. Potere della musica? For-se. Bravi gatti.

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La cultura a portata di film. Questo lo slogan del Portico, lo storico cinema fiorentino di via Capo di Mondo, che dal 2007 accanto ad una program-

mazione che va dai campioni d’incassi alle opere d’essai ospita presentazioni, eventi e dibattiti. Sono Monica Caloffi e Mariano In-ghilesi, responsabili e animatori di iniziative che sono diventate appuntamento fisso di tanti appassionati, ad accogliermi nel cinema un lunedì pomeriggio, prima dell’arrivo degli spettatori. Una lunga e bella chiacchierata fatta con chi il cinema lo vive, lo ama e lo pro-muove. Mi raccontano i successi, “quella volta che presentammo Si può fare di Giulio Man-fredonia e le persone erano talmente tante che abbiamo dovuto spostare tutti dalla Sala Verde a quella Blu (540 posti tutti esauriti)” e le diffi-coltà: “Purtroppo la posizione e la mancanza di parcheggi non aiuta.”

Monica: Abbiamo cominciato a ospitare pri-me e presentazioni nel 2007: Il vento fa il suo giro di Giorgio Diritti, Alessandro Baricco e il suo Lezione 21 e James Ivory venuto per ac-compagnare Quella sera dorata, furono tra i nostri primi eventi.L’attenzione è costantemente rivolta verso gli interessi del pubblico, ci preoccupiamo di te-nerlo costantemente informato attraverso la mailing list e la pagina facebook.Mariano: Siamo impegnati anche nell’auto-produzione dei volantini informativi distribu-iti all’ingresso della sala nei quali inseriamo

note di regia e curiosità. Sono piccole cose che le persone apprezzano molto.Tanto il cinema italiano di qualità che il Por-tico ha portato in sala promuovendo autori spesso giovani, su tutti Marco Righi con I giorni della vendemmia diventato un vero e proprio cult. Monica: Tra i film italiani che abbiamo ospi-tato sono particolarmente legata a Dieci inverni di Valerio Mieli su cui decisi di scom-mettere programmandolo durante il periodo natalizio.Mariano: Non solo cinema italiano, ma so-prattutto cinema europeo in tutte le sue declinazioni: dall’impegno alla commedia. Il Portico fa parte del circuito Europa Cine-ma che promuove film di diversi paesi della Comunità. Spesso di tratta di co-produzioni francesi come ad esempio Ciliegine, l’esordio alla regia di Laura Morante di cui abbiamo ospitato la premiere la primavera scorsa regi-strando il tutto esaurito. Quello che entusiasma davvero i nostri spet-tatori e senz’altro il dibattito, - prosegue Ma-riano - la possibilità di confrontarsi alla fine di una proiezione e magari raccontare aneddoti o sensazioni legate all’argomento del film. Talvolta potrebbe andare avanti per ore, è difficile farlo finire.L’offerta del Portico non si limita solo al ci-

nema spiega Monica. Giovedì 11 aprile ab-biamo proposto Manet, Ritratti di vita, pro-iettando grazie al satellite le immagini della mostra alla Royal Academy di Londra. Un evento che ha lasciato il pubblico incantato dalla nuova prospettiva di osservazione dei dipinti permessa dal grande schermo.Mariano: La cultura ha tante declinazioni, non solo l’arte e l’impegno, ma anche la ri-scoperta dei grandi classici al cinema: Blues Brothers, A qualcuno piace caldo, Colazione da Tiffany, alcuni dei titoli proposti in questi anni. Ricordo l’entusiasmo delle persone nel-la serata di Ritorno al futuro con la DeLorean parcheggiata fuori dal cinema.Tantissimi gli ospiti che hanno animato le serate e le conversazioni con il pubblico nel corso degli anni, racconta Mariano. Un tratto in comune è sicuramente la grande stima e amicizia dimostrata verso il Portico, una real-tà cittadina importante con uno staff cordiale e preparato. Ricordo le parole di Alessandro Baricco che lo definì “il più bel cinema di resi-stenza”, parlando appunto dei cinema di città che resistono alle mode, all’apertura dei mul-tiplex e alla crisi.Tra i prossimi appuntamenti dal 16 maggio Il Grande Gatzby di Buz Luhurmann in 3D.

16 pellicoledi caterina liverani

Il più belcinema di

resistenza

per info e contatti: www.multisala-ilportico.it

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Rispondono Francesca Scozzarro, Alberto Granucci, Adriano Celentano e Yari Pe-done

Perché un festival di musica indipendente a Firenze?Crediamo sia importante supportare la musica indipendente, e farlo trami-te un evento gratuito è ancora più democratico. D’altronde lo facciamo ogni giorno a Radio Fleur e poter organizzare due giorni di musica su un palco nel cuore di Firenze in occasione della “Notte Blu” del Festival d’Europa, è stato per noi una grande soddisfazione. I due giorni saranno in diretta streaming su www.radiofleur.it e questo caratterizza ancora di più il progetto perché sa-remo ascoltabili in tutto il mondo. Oltre ai live set avremo anche occasione di intervistare le band e farci raccontare le loro esperienze musicali con l’adre-nalina ancora in circolo. Abbiamo inoltre un partner d’eccezione, la rivista Il Mucchio, che ringraziamo per il supporto, in particolare nella persona di Elena Raugei che fin dall’inizio ha sposato il nostro progetto.

Snocciola in breve il cartellone per i nostri lettori.La manifestazione si apre con Il Geometra Mangoni. Seguirà poi la Recycling Band, gruppo polacco che fa musica con strumenti riciclati da loro costrui-ti. Poi toccherà agli Walking the Cow, Blue Willa e UnePassante, tre progetti musicali toscani diversi, ma che hanno riscosso ottimi consensi in Italia e all’e-stero. Saliranno poi sul palco gli Schonwald, duo emiliano pieno di fascino elettronico e a chiudere col botto la serata ci penseranno i Drink to me, artefici di uno dei dischi più belli ed energici del 2012. La seconda giornata è stata riservata ad un altro aspetto della sperimenta-zione musicale. Si parte con The Bad Mexican, una band che apre la giornata all’insegna di ritmiche complesse e una buona dose di “elettronica”. Seguono poi gli Est Morgana, col loro sound di sapore zappiano. A chiudere questa pa-rentesi rock ci penseranno i Tongs. Andando verso sera, il sound sperimentale dei Portfolio ci condurrà verso le ultime due band dai tratti più avant-garde: i pistoiesi Karl Marx Was a Broker e i livornesi Appaloosa. Siamo molto orgo-gliosi delle band che siamo riusciti a coinvolgere per questo evento.

Quali feedback avete raccolto in Città?Abbiamo raccolto grande entusiasmo e complimenti per la nostra scelta arti-stica, sia da parte dei musicisti che dai nostri ascoltatori fedeli di Radio Fleur, come anche da tutti gli appassionati di musica. Piace in particolare il fatto che i concerti si svolgeranno in una delle piazza più belle della città (e d’Europa) e che ovviamente sia un evento gratuito.

Quali sono gli obiettivi e le prospettive future che vi proponete per questo fe-stival?Speriamo di poter replicare questa esperienza nei prossimi anni. In futuro comunque, grazie alla nostra radio, contiamo di organizzare tanti altri eventi musicali. Abbiamo già dei bei progetti in lavorazione. Li conoscerete presto, magari sulle pagine di Lungarno.

Risponde Lorenzo Fontanelli

Perché un festival di musica indipendente a Firenze?Se nomini la musica indipendente a Firenze non fai altro che aprire un casset-to pieno di ricordi. Negli anni ‘80 esisteva una scena musicale fiorentina che era un punto di riferimento per tutta l’Italia, mentre adesso ricordiamo troppo spesso quei tempi senza riuscire a valorizzare quello che la città ha da offrire alla musica. A Firenze non manca certo qualcosa per tornare nuovamente ad essere un punto di riferimento nazionale per la scena alternativa italiana. Biso-gna ricominciare a vedere la musica dal vivo per quello che è realmente: arte. Ovviamente dire che in una città come Firenze l’arte ha grande importanza, grande possibilità di sviluppo e un pubblico sempre attento, è un po’ come scoprire l’acqua calda.

Snocciola in breve il cartellone per i nostri lettori.Fortezza Sound è un evento di due giorni di musica all’interno della Fortezza da Basso; si alterneranno sul palco dodici artisti fra i più rappresentativi della scena alternativa e indipendente.La chiusura della prima serata del festival non poteva non essere affidata ad uno dei gruppi di riferimento della musica indipendente fiorentina di cui par-lavamo prima, i Diaframma; insieme a loro suoneranno realtà emergenti e band storiche dell’indie italiano. I Cosmetic dalla Romagna, l’Officina della camomilla da Milano, i Lumen da Torino, e i Piet Mondrian e La Rappresaglia dalla nostra amata toscana.Il sabato sarà impostato su sonorità più “cantautoriali”. La chiusura del Fortez-za Sound sarà affidata a DiMartino, giovane cantautore che si sta affermando sempre di più nella scena indipendente, insieme a lui suoneranno L’Orso da Milano, Edipo da Roma, Paletti da Brescia, Oratio dalla Sicilia e i Mamaonga da Empoli.

Quali feedback avete raccolto in Città?La città ha accolto con molto piacere questa iniziativa: la musica a Firenze ha sempre delle orecchie pronte ad ascoltarla, ma soprattutto piace l’idea di cre-are un evento di portata nazionale con gruppi e pubblico provenienti da tutta Italia. Inoltre, inserita nel contesto della Notte Blu, è un piacere che il nostro evento possa essere un manifesto della musica indipendente italiana da mo-strare ai visitatori provenienti da tutta Europa.

Quali sono gli obiettivi e le prospettive future che vi proponete per questo fe-stival?Uno degli obiettivi futuri è far crescere questo neonato festival. Vorremo contribuire all’affermazione di una nuova scena musicale cittadina e aiutare il movimento culturale fiorentino a diventare anche nella musica un punto di riferimento nazionale. Forse siamo dei sognatori, ma come possiamo non esserlo in una città come Firenze?

interviste doppiedi riccardo sgamato

Indie Fest

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www.fortezzasound.it www.radiofleur.it

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L’arrivo dei Mudhoney a Firenze, in data unica in Italia.A venticinque anni da ‘Touch Me I’m Sick’.

E tutto è come in quegli anni. Nel bene.

Aprile, tempo di Record Store Day e di ‘Touch Me I’m Sick’. Sono passati venticin-que anni da quando la Sub Pop di Seattle mise il suo primo numero di catalogo su una produzione e da quando quel singo-lo sconvolse il mondo rock alternativo. Un po’ come fare gol da centrocampo o un vincente sotto le gambe a tennis. Uno di quei jolly che capitano una volta nella vita. E bisogna saperli sfruttare. Ora, bisogna ca-pire se i Mudhoney quel jolly, son riusciti a sfruttarlo o meno. O più che altro, se hanno voluto effettivamente sfruttarlo. La storia dei Mudhoney, il cui nome è un omaggio ad una pellicola a luci rosse di Russ Meyer, nacque sui banchi di scuola, tra cazzeggi e strane performance in classe. Lì si incontra-rono Mark Arm e Steve Turner che, dopo appunto le prime ingenuità adolescenziali con un improbabile progetto a nome Mr Epp. And the Calculation, si misero a fare le cose un po’ più sul serio con una nuova av-ventura, i Green River. A loro si aggiunse il batterista Alex Vincent e, subito dopo, i fu-

turi Pearl Jam, Stone Gossard e Jeff Ament. Nonostante una line-up tutt’altro che soli-da - Turner se ne andò quasi subito - non si possono non segnalare l’EP “Dry As A Bone” e l’album “Rehab Doll”, che adesso sono di-sponibili assieme su un unico CD. Non sia-mo neanche al 1987. Proprio in quell’anno, i Green River si sciolgono mentre Arm e Tur-ner si re-incontrano. Nascono i Mudhoney ed arriviamo alla ‘Touch Me I’m Sick’ di cui sopra, contenuta poi nel clamoroso mini LP di debutto “Superfuzz Bigmuff”. Entrambe le copertine diventeranno storiche, quella del singolo è il famoso cesso, mentre quel-la dell’album diverrà marchio di fabbrica di tutte le produzioni Sub Pop, headbanging, foto in bianco e nero e palchi devastati. È puro rock’n’roll, garage, di matrice Stooges. Solo che non siamo a Detroit (o dintorni) e tutto ciò sta accadendo a Seattle. Il resto è storia più o meno nota a tutti. I Mudhoney diventarono il gruppo più rappresentativo dell’etichetta ed i Sonic Youth se ne inna-morarono portandoli in tour. Quel tipo di suono, sporco, grezzo, urlato, viene chia-mato Grunge e l’industria discografica che conta ci annusa un bel po’ di dollaroni. I Soundgarden, brevemente su Sub Pop con qualche 7”, vengono messi sotto contratto da A&M, i Nirvana dalla Geffen, gli Alice in

Chains dalla Columbia ed i Pearl Jam dalla Epic. Ed i Mudhoney? Finiscono su Reprise che cercava di non rimanere al palo. Eccolo qua il jolly. Sfruttato? Non sfruttato? Non si sa. Si sa solo che i Mudhoney ci arrivano dopo una manciata di album eccellenti, tra cui “Mudhoney” (1989) e “Every Good Boy Deserves Fudge” (1991), e che le uscite ma-jor non spostano di una virgola né il sound né l’attitudine della band. Sì, vengono ag-giunti un po’ di fiati, tutte le band garage, rock’n’roll lo fecero. Anche se di dischi belli in quel periodo ne sono usciti, eccome. Per-ché “Tomorrow Hit Today” è un gran disco. Ma niente per venire incontro a qualcuno. Non è dato sapersi se per volontà o altro. Il fatto è che, tra tutte le band del giro di Seattle, i Mudhoney sono stati gli unici a non capitalizzare quanto avrebbero potu-to. E questo ce li fa amare più del necessa-rio. Perché sono sempre lì. Hanno trovato - nuovamente su Sub Pop ad inizio millennio con “Since We’ve Become Translucent” - la loro giusta dimensione e dal vivo in pochi sono come loro. Per questo ogni nuova uscita della band di Mark Arm è attesa per avere quelle conferme di cui tutti noi abbia-mo bisogno. Ed avevamo tremendamente bisogno di un nuovo album, “Vanishing Point”, e di rivederli dal vivo. Detto, fatto.

Discografia essenziale:“Touch Me I’m Sick” Singolo (1989, Sub Pop)“Superfuzz Bigmuff” EP (1988, Sub Pop)“Halloween” Singolo, cover Sonic Youth (1989, Sub Pop)“Mudhoney” (1989, Sub Pop)“Every Good Boy Deserves Fudge” (1991, Sub Pop)“Piece of Cake” (1992, Reprise)“My Brother the Cow” (1995, Reprise)“Tomorrow Hit Today” (1998, Reprise)“March To Fuzz” Raccolta (2000, Sub Pop)“Since We’ve Become Translucent” (2002, Sub Pop)“Under a Billions Suns” (2006, Sub Pop)“The Lucky Ones” (2008, Sub Pop)“Superfuzz Bimuff” Ristampa Deluxe Edition (2008, Sub Pop)“Vanishing Point” (2013, Sub Pop)

18 perledi Lespertone

Mudhoneyvenerdì 31 maggio 2013Viper Theatre - Firenze

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Birra MOA nasce a Firenze nel 2011.A crederci Andrea e Riccardo, due homebrewer, cioè birrai casalinghi, che dopo anni di sperimentazioni

e ricette sui fornelli di casa, corsi, concorsi e premi, hanno deciso di fare salto, trasforman-do la passione in attività.Il MOA nasce dalla condivisione di più pas-sioni: per la birra artigianale certamente ma anche per il tradizionale piacere di offrire agli amici qualcosa di speciale, fatto in casa, e per la smania di sperimentare, entrare in nuovi mondi gustativi.

“MOA è l’acronimo di My Own Ale, perché è la nostra birra, fatta da noi esattamente come l’avremmo scelta per noi e per gli ami-ci più cari: con gusto, di gusto, col cuore.”La linea MOA è composta, al momento, da quattro birre ispirate a stili e ricette della tra-dizione, rivisitate secondo il gusto dei mastri birrai. I loro nomi prendono spunto dal grado zuccherino del mosto di birra: il grado plato. Più il grado plato è alto, più la birra si presen-terà alcolica e corposa.Lo stile MOA è pulito, essenziale e raffinato, ad ogni birra è associato un colore, ripreso nella capsula e in etichetta, a suggerire quel-lo che sarà il reale colore della birra nel bic-chiere.Le quattro birre scelte ripercorrono inoltre quattro diverse occasioni di degustazione: dall’aperitivo al dessert, prestandosi ad abbi-namenti gastronomici equilibrati.La prima nata è la bionda 12Plato, ispirata alle  American Pale Ale, una birra realizza-ta con malti chiari e una miscela di quattro luppoli, con cinque gradi alcolici. Il colore è dorato brillante; il profumo presenta note di caramello e aromi di frutta bianca e agrumi, che ben si bilanciano con l’amaro del luppo-

startupdi riccardo miniati

lo. Il risultato è una birra fresca, dissetante e beverina, che incontra il plauso di neofiti ma soprattutto degli esperti del settore. Sono loro che le riconoscono il secondo posto al premio Birra Artigianale dell’anno 2013, (concorso nazionale per la migliore birra ar-tigianale italiana, organizzato da Unionbirrai) all’interno della categoria “Italian Golden Ale” (birre chiare, alta fermentazione, basso grado alcolico). La 12plato conquista il podio tra 556 birre iscritte al concorso, divise in 24 cate-gorie di appartenenza, in tutto 104 birrifici ar-tigianali partecipanti. La giuria, composta da 34 esperti italiani e stranieri è organizzata da Flavio Boero (Quality Assurance Manager in Carlsberg ed esperto giudice internazionale).Con i suoi 4.5 gradi alcolici, la 11Plato, profu-mata e leggera è perfetta come aperitivo. In stile Blanche è una birra di grano dal caratte-ristico color opalescente, giallo pallido. Il pro-fumo è fresco e speziato grazie all’aggiunta di coriandolo e buccia d’arancia, come prevede la ricetta da oltre 400 anni. Ispirata alle Stout irlandesi, la 14plato nasce

da una miscela di otto malti, luppolo e cacao. La birra si presenta nera, con schiuma densa e persistente. Il profumo è ricco con note di caf-fè, cacao e caramello; in bocca è leggermente vellutata. Ottima anche con cioccolato e dolci al cacao. 5.5 gradi alcolici.In stile Indian Pale Ale, la 16plato con i suoi riflessi ramati è espressione di una miscela di luppoli inglesi che ne esaltano il bouquet con profumi floreali. Il corpo rotondo, l’amaro ben bilanciato e il grado alcolico importante (6.5 gradi alcolici) la rendono perfetta a tavola an-che con cibi elaborati. La storia delle birre MOA è partita da Firenze, dove ha trovato velocemente i primi consen-si e ormai consolida la sua posizione presso punti vendita specializzati, gastronomie di livello, enoteche e ristoranti. Ora l’azienda è pronta a muoversi su tutto il territorio nazionale, e fuori dai confini, ma sempre a piccoli passi, perché la qualità ha bisogno di tempo, ed il piacere è slow.

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www.moabirra.it

BirraMOA

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palati finidi gianluca volpi e martin rance

Lo street food oggi è di gran moda e lo si esalta con presentazioni raffi-nate e ricercate, ma il cibo di strada ha una storia molto lontana.

La sua origine si perde nella storia antica, probabilmente fu inventato e diffuso dai popoli nomadi, ma furono i romani a far-ne un tratto distintivo della loro cucina. Le tabernae romane offrivano, infatti, cibo di strada da consumare velocemente, op-pure si limitavano a scaldare le vivande che venivano loro consegnate. Si trattava, ovviamente, di un cibo per poveri, disde-gnato dalle classi agiate, ma diffusissimo nel disordinato flusso delle strade romane. Addirittura il consumo di cibo di strada ve-niva considerato come cosa sconveniente e di cui vergognarsi per gli appartenenti alle classi più agiate. A Pompei restano ancora oggi le vestigia delle antiche tabernae, per raccontarci con straordinaria precisione come si svolgeva il rito del cibo di strada di oltre duemila anni fa.Nel Medioevo il cibo di strada prosegue la sua fortuna come cibo da consumarsi ve-locemente e dedicato alla povera gente. In strada si vendevano pane, salsicce, frittelle

e tante altre piccole cose.Nei secoli successivi il cibo di strada pro-segue la sua fortuna come strumento per sfamare la povera gente ed i viandanti, che intendevano spendere poco e nutrirsi ve-locemente. La fortuna dello street food ha varcato i confini europei, per essere reinter-pretato nel Stati Uniti, dove è stato diffuso l’Hamburger, inventato nella città di Am-burgo e l’hot dog!Oggi il cibo di strada è stato oggetto di at-tenzione da parte dei grandi chef interna-zionali come lo spagnolo Adrià o il francese Robuchon, che lo hanno rielaborato e rein-terpretato con estrema raffinatezza conce-dendosi la licenza di aprire delle catene di ristorazione veloce di alta qualità nei rispet-tivi Paesi. A Firenze dici street food e pensi al lampre-dotto. E le “trippe” sono già presenti nelle cronache del Quattrocento, che raccontano come sulle sponde dell’Arno i membri della corporazione dei Trippai trasformavano le interiora dei capi lavorati dai vicini macellai in cibo economico e nutriente per le classi popolari.E “discendenti” di quei trippai sono i ban-

chini che oggi, dalla colazione al pranzo, di-stribuiscono lampredotto ai passanti affa-mati, quasi sempre nel tradizionale semelle, il classico panino fiorentino discendente del semmel austriaco portato in Toscana dai Lorena, preventivamente bagnato nel bro-do, e condito a seconda dei gusti con sale, pepe, salsa verde e piccante.Il lampredotto è il quarto stomaco dei bo-vini, l’abomaso. Assieme al lampredotto i banchini offrono anche un’ampia varietà di interiora cucinati quasi sempre bolliti o in umido: trippa, lingua, poppa, e tutto quan-to si possa ricavare dal dalla lavorazione del cosiddetto quinto quarto.Una nota di colore: storicamente la lavo-razione delle trippe si era stabilita in San Frediano, e l’acqua di cottura era il famo-so “brodo di trippa di San Frediano”, al cui acquisto era designato, tutti i pomeriggi, il garzone di bottega degli artigiani d’Oltrar-no. Era cibo povero ed economico, spesso non così nutriente, cosicché quando qual-cuno era stanco o debole al lavoro si diceva “per forza, mangi solo brodo di trippa!”.

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Street food in Florence:il lampredotto

www.cipollerosse.it

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CAN’T EXPLAIN

CHRISTIAN FRASCELLA Il panico quotidiano208 pp. - Einaudi - 2013

A tre anni di distanza da “Mia sorella è una foca monaca”, opera prima con cui l’autore torinese si era fatto ampiamente apprezzare da critica e pubblico, esce “Il panico quoti-diano”, romanzo autobiografico in cui Fra-scella racconta la propria convivenza con un male oscuro come le crisi di panico.Ripercorrendo le origini della malattia, a partire dalla sua prima manifestazione du-rante un turno notturno in fabbrica, l’autore descrive con un tono mai pesante né dram-matico lo sconvolgimento causato dal pani-co, che lo porterà ad andare a fondo, fino ai traumi della propria infanzia.

DANIEL PENNACErnest e Celestine186 pp. - Feltrinelli - 2013

Il mondo di sopra e il mondo di sotto. Il pri-mo è abitato dagli orsi, il secondo dai topi. Due mondi contrapposti e ostili, inconcilia-bili. Non fosse per due personaggi speciali, Ernest e Celestine, che, a dispetto di tutto, diventano amici inseparabili, infrangendo qualsiasi regola, per seguire le proprie pas-sioni ed essere felici. Con un racconto ispi-rato alle illustrazioni dell’amica scomparsa Monique Martin, Pennac ci regala un libro fantasioso e leggero, per bambini e per adul-ti che non vogliono smettere di sognare.

Parole di sara loddo

A cura diPAUL MAHER JR.Tom Waits - Il fantasma del sabato sera 409 pp. - Minimum Fax- 2012

Il cantastorie bizzarro, la voce degli emar-ginati, il sociopatico che non ama parlare delle proprie vicende private, il provocatore che interroga i suoi intervistatori, ma anche il poeta che ha amato Kerouac e Bukowski, l’attore, il compositore di colonne sonore, lo sperimentatore capace di modificare il proprio stile in maniera radicale, rimanendo sempre fedele a se stesso, la persona norma-le, il figlio di un professore, il marito e il pa-dre. Tom Waits è tutto questo e molto altro. È Tom Waits, una figura unica nel panorama musicale internazionale, che viene ripercor-sa in questa raccolta di interviste, rilasciate dal 1973 al 2008.

ZEROCALCARE“Un polpo alla gola” (192 pp. - Bao Publishing - 2012)

Il successo del fumettista Michele Rech, aka Zerocalcare, apprezzato per le strisce del suo blog e per la prima graphic novel “La profezia dell’armadillo”, si conferma con “Un polpo alla gola”, storia dai tratti noir che coinvolge tre amici, una scuola e una casa abbandonata nel bosco, nel corso di tre fasi distinte della vita – infanzia, adolescenza ed età adulta. Con una leggerezza rara, Zerocalcare affronta il tema del rimorso fra vicende quotidiane e geniali camei propri della cultura pop degli anni ’80 e ’90, come David Gnomo e Kurt Cobain.

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4 chiacchierecon lo psicologo...

un incontro al mese con uno psicologo per comprendere meglio il vivere quotidiano

7 giugno - 0re 21.00 I FIGLI: QUESTI SCONOSCIUTI

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Quante discussioni per difenderti, Califfo. E quanto fiato sprecato. Tutti questi intellettuali che ti hanno escluso dall’olimpo dei veri artisti. Hai deciso di goderti la vita, e l’hai pagata. Ma che ce frega a noi. La pacchia è durata un bel po’, giusto il tempo di capire che niente ci nobilita quanto la libertà. L’hai sempre cantata. Vale più l’arte o la vita? Vale più il riconoscimento artistico o una bella scopata sul lungomare davanti ad un Fernet? La poesia è un’invenzione di chi non sa affrontare la noia dei giorni e delle notti. E non è cosa per noi, niente per cui vale la pena vivere è mai passato attraverso il cervello. E tu ce l’hai insegnato Califfo. A rispettare le passioni. A mettere il dito nella piaga. Nessuno ha descritto la vita come l’hai descritta tu. Il tempo determinato dell’innamora-mento. La fine che ci aspetta. Le illusioni morte nell’ultimo tiro di Muratti. Senza tante pose, se non quella di essere un uomo che accetta le sue miserie. Perché è questo quello che siamo, ma sempre a testa alta, con un sigaro in bocca e con una macchina veloce sotto il culo. Con gli eccessi, i pianti. Come essere grandi senza crescere. Senza giustificarsi perché perdi la testa per un seno di donna. E poi l’amore per questa cazzo di vita che ci passa attraverso ogni giorno e sembra che ce ne dimentichiamo di continuo. L’hai afferrata tutta, e chi se ne frega delle canzoni. Ok, hai fatto quello. Non è importante adesso. Non ci prendiamo così sul serio. L’eternità sta nell’oliva del cocktail Martini. E non te la toglie nessuno. Zanobacci

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EPITAFFIO Franco Califano (Tripoli, 14.09.1938 - Acilia, 30.03.2013)

IRON & WINE“Ghost on Ghost” (4AD)

Avevamo lasciato Sam Beam, Iron & Wine quando suona, un po’ preoccupati, un paio di anni fa, dopo “Kiss Each Other Cleans”. Lo ve-demmo anche dal vivo a Bologna, e non ne uscimmo troppo confortati, al di là del caldo assassino che ci accompagnò durante tutta l’esibizione. Dopo i trascorsi su Sub Pop – in-dimenticabile il suo “Our Endless Numbered Days”, quasi fosse una risposta a “Either/Or” di Elliott Smith – sembrava giunto il momento del grande passo e della prima volta su Warner (in Europa, 4AD). Sarà sicuramente una coin-cidenza, ci mancherebbe, ma c’era qualcosa che non andava. Benissimo la voglia di cam-biare, di evolvere i proprio suoni. Ma c’erano troppe cose fuori posto, arrangiamenti ecces-sivi e tanto sax, troppo. Capita, non c’è alcun problema. Tutto, infatti, è stato messo a fuoco con il nuovo album “Ghost On Ghost”. È stata scelta una strada, che è sì quella Folk ma delle forti, fortissimi venature Soul. Le pesantezze e la forma sono perfettamente equilibrati e l’u-so del sax, qui, è quanto di più misurato Sam potesse architettare. Anche perché ci sono anche gli archi, altri fiati, doppie voci, la steel ed una batteria jazzata, tutto magnificamente assemblato da Brian Deck, già con Iron & Wine (ma anche con Modest Mouse, Gomez e Ca-lifone) e membro dei Red Red Meat. L’esem-pio lampante è nell’apertura di ‘Caught in the Briars’, per l’equilibrio di cui sopra, e nella suc-cessiva ‘The Desert Babbler’, quando ci riferia-mo al Soul. C’è anche un singolone di quelli appiccicosi, ‘Grace for Saints and Ramblers’. Insieme al già citato “Our Endless Numbered Days”, questo “Ghost on Ghost” rischia di esse-re il miglior episodio della discografia di Iron & Wine. E torneremo a vederti, Sam. Bentornato.

Suoni di Lespertone

DANIEL JOHNSTON“Space Ducks” (Feraltone)

Non è facile scrivere o parlare di Daniel John-ston - nostro eroe, disegnatore e musicista fra i preferiti - cercando di essere lucidi e di non farsi trasportare dall’emozione. Amato dall’in-tellighenzia alternative - ricorderete Kurt Co-bain mentre indossava una t-shirt con la co-pertina del disco “Hi, how are you?” – Daniel soffre di schizofrenia e disturbi bipolari. Roba grave, insomma. Roba che spesso gli impedi-sce di esibirsi in pubblico. E quante volte lo abbiamo aspettato, invano, tornando a casa a mani vuote e con un filo di tristezza. D’al-tronde se hai 30 anni di carriera alle spalle, hai realizzato più di 20 dischi e gente come Death Cab for Cutie, The Flaming Lips, Tom Waits, Beck, Tv on The Radio si son presi la briga di fare cover delle tue canzoni e ti fanno un di-sco tributo (rarissimo solitamente per chi, fortunatamente, è ancora in vita) diventi per forza un personaggio di culto. Lo scorso anno è uscito il suo primo libro illustrato, “Space Ducks”, finalmente pubblicato attraverso ca-nali ufficiali, dopo che molti suoi lavori, finora, sono stati difficilmente reperibili. Per celebrar-ne l’uscita, Daniel, ha fatto le cose in grande ed ha scritto l’omonima colonna sonora, com-posta da sette tracce inedite e nuove canzoni realizzate per l’occasione da Unknown Mortal Orchestra, Jake Bugg, Die Mason Die, Eleanor Friedberger (sorella di Matthew, con lui nei Fiery Furnaces), Deer Tick e Fruit Bats. L’album, che è accompagnato anche da una versione adattata del fumetto in 24 pagine, mantiene intatto tutto il romanticismo di Johnston, tra folk al solito bislacco, la voce sempre al limi-te, psychedelia e quell’approccio necessaria-mente naïf, che ce lo rende irresistibile. Per conoscerlo meglio, vi consigliamo la visione del documentario “The Devil and Daniel John-ston”. Commovente.

LA BAND DEL BRASILIANO“Vol. 1” (Cinedelic Records)

Esistono dischi in cui ci si tuffa dentro. Possono essere di Bowie, dei Daft Punk o di Jovanotti: lavori dove si ha la sensazio-ne che ogni singola nota sia messa non per assonanza o orecchiabilità tecnica, ma perché doveva esserci. Al punto giu-sto. La Band del Brasiliano, dopo avere suonato parte dei brani della colonna sonora dell’azzeccato film “La Banda del Brasiliano”, esordisce con un lavoro praticamente perfetto. Una sequela del miglior sound uscito da un compasso immaginario che ti prende e ti scaraven-ta direttamente nel 1972 raccogliendo sonorita’ beat/funky e lounge, colonne sonore dei cosiddetti “poliziotteschi”, Morricone e Cipriani. Il filo conduttore è questo suono, che permette di gustare “Volume 1” in ogni stato d’animo, in ogni situazione. Poi farci l’amore (Deep Thro-at), puoi correre o sparare (Drugs And Violence), puoi addormentarti pensante (Brozzi’s Theme). L’esecuzione è ottima, forte anche delle azzeccatissime sezioni ritmiche e della voce splendida più che mai di Serena Altavilla. E della carica per-fetta che viene rilasciata in ogni singola nota di questo disco, sicuramente espor-tabile come lo sono i “fratelloni” Calibro 35. Uno shaker perfetto per un cocktail che gustato nel novembre del 1973 in un night della provincia di Cremona sarebbe stato il massimo, ma che anche noi ap-prezziamo. Eccome.

(Riccardo Morandi)

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amovedi lorenzo coppini

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