Tempo n 35

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www.temponews.it a soli € 0,50 in edicola Spedizione in Abbonamento Postale Regime libero Modena tassa riscossa, Tax percue. Autorizzazione della Filiale di Modena Poste Italiane spa tempo.carpi @Tempo_di_Carpi Settimanale di ATTUALITÀ, CULTURA, SPETTACOLO, MUSICA, SPORT E APPUNTAMENTI venerdì 25 settembre 2015 anno XVI - n. 35 UNA FOLLA OCEANICA HA ASSISTITO ALL’INAUGURAZIONE DELLA NUOVA PISCINA SALUTE SCUOLA TRA LE RIGHE: Cominciamo bene... di Sara Gelli PAOLO PERGREFFI è il nuovo dirigente del Da Vinci RESIDENZA PSICHIATRICA a Carpi ha aperto Stella LA CARPIGIANA PAOLA GUAITOLI, TITOLARE DI CANICHEPASSIONE, CRITICA IL POSIZIONAMENTO DI CIOTOLE D’ACQUA FUORI DAGLI ESERCIZI PUBBLICI E DALLE CASE PRIVATE. “CHI HA A CUORE IL PROPRIO CANE NON DEVE FARLO BERE IN CIOTOLE COMUNI”. Acqua per il cane? NO, grazie! Via Lucania 20/22 - Carpi - tel. 059 49030893 www.energetica.mo.it - [email protected] *fino al 31/12/2015 con detrazione fiscale FOTOVOLTAICO -50% * per il 2015 energia pulita SPACCIO AZIENDALE MARTEDÌ AL SABATO 9:3 MAGLIERIA UOMO E DONNA IN CASHMERE E FILATI PREGIATI APERTURA SPACCIO 5 SETTEMBRE DAL MARTEDÌ AL SABATO 9:30_12:30 / 15:00_19:00 A PARTIRE DA OTTOBRE APERTO ANCHE TUTTE LE DOMENICHE VERSO PARIGI E OLTRE... FRANCESCA ZANOTTI È TRA I PROTAGONISTI DELLA WEB SERIE GIRATA A VENEZIA TORNA IL VILLAGGIO DELLO SPORT E DEL GIOCO IN PIAZZA MARTIRI RUGBY: MATTEO NOCERA SELEZIONATO Matteo Nocera Michele Bonicelli Paola Guaitoli Francesca Zanotti

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Su questo numero: Acqua per il cane? No, grazie; Tarsporto Pubblico e scuole: cominciamo bene…; Speciale dedicato al FestivalFilosofia; Paolo Pergreffi è il nuovo dirigente del Da Vinci; Una nuova sede per le Scienze; A Carpi la residenza psichiatrica c’è già; Centro storico: cassonetti grigi addio…; Michele Bonicelli: pedalando verso Parigi e oltre; Mantova: capitale della bicicletta; Primus: il pane dei salutariani; Savor d’uva? No, di barbabietola; E piscina sia; Il premier Renzi in visita a Carpi; Da Carpi alla web serie guarda a Venezia; Il Belloccio più intimo; Per non dimenticare Chernobyl; Più che balordi generosissimi; Sport e gioco uniti per una buona crescita; Il nuovo volto del circolo tennis; Matteo Nocera accede all’Accademia di Rugby; Sport in festa alla Patria.

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attualità, cultura, spettacolo, musica, sport e appuntamenti

venerdì 25 settembre 2015anno XVI - n. 35

una folla oceanica ha assistito all’inaugurazione della nuova piscina

salute

scuola

tra le righe: cominciamo bene... di sara gelli

paolo pergreffiè il nuovo dirigente del da vinci

residenza psichiatricaa carpi ha aperto stella

la carpigiana paola guaitoli, titolare di canichepassione, critica il posizionamento di ciotole d’acqua fuori dagli esercizi pubblici e dalle case private. “chi ha a cuore il proprio cane non deve farlo bere in ciotole comuni”.

acqua per il cane?no, grazie!

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verso parigi e oltre...

francesca zanotti è tra i protagonisti della web serie girata a venezia

torna il villaggio dello sport e del gioco in piazza martiri

rugby: matteo nocera selezionato

Matteo Nocera

Michele Bonicelli

Paola Guaitoli

Francesca Zanotti

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venerdì 25 settembre 2015 anno XVI - n. 352

DIRETTORE RESPONSABILE Gianni PrandiCAPOREDATTORESara GelliREDAZIONEJessica Bianchi, Federica Boccaletti, Francesca Desiderio, Dario Po, Enrico Gualtieri, Marcello Marchesini, Clarissa Martinelli, Chiara Sorrentino.

IMPAGINAZIONE e GRAFICA Liliana Corradini

PUBBLICITA’Multiradio - 059.698555STAMPACentro stampa delle Venezie - 049-8700713

REDAZIONE e AMMINISTRAZIONEVia Nuova Ponente, 28 CARPITel. 059 642877 - Fax 059 [email protected]

ATTUALITà, CULTURA, SPETTACOLO, MUSICA, SPORT E APPUNTAMENTI

RADIO BRUNO Soc. Coop.Registrazione al Tribunale di Modena N. 1468 del 9 aprile 1999

Chiuso in redazione il 23 settembre 2015

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L’ultima segnalazione in ordine di tempo (lunedì 21 settembre) arriva dalla corriera che da Cavezzo è diretta a Carpi: ha percorso l’intero tratto a singhioz-zo perché ogni dieci minuti si spegneva il motore. Per il ritardo accumulato gli

studenti sono entrati in classe con un’ora di ritardo. Sulla pagina Facebook di Tempo un’altra segnalazione, relativa all’autobus che percorre il tragitto da Novi a Correggio: si è fermato a 600 metri dalla stazione e non è più ripartito, i ragazzi sono stati fatti scendere e hanno percorso il tratto a piedi. Non si tratta di una novità perché già lo scorso anno i genitori degli studen-ti carpigiani che frequentano le scuole superiori di Correggio si erano mobilitati dopo una serie di episodi: il più grave a marzo quando a Fabbrico un autobus era andato a fuoco. Un nuovo anno scolastico è iniziato ma i problemi del trasporto pubblico sono sempre gli stessi: l’unica novità da segnalare è la nomina di un nuovo presidente ai vertici di Seta, l’azienda che gestisce il trasporto pubblico nelle pro-vince di Modena, Reggio e Piacenza. Basterà per determinare un cambio di rotta tangibile? A Vanni Bulgarelli ha subito scritto una lettera l’assessore alla Mobilità del Comune di Carpi Cesare Galantini, formulando “i migliori auguri di buon la-voro, fiduciosi che le politiche di Seta saranno all’altezza delle sfide rappresentate da una tematica così importante come quella del Trasporto Pubblico Locale”: non sufficiente per garantire il diritto alla mobilità dei cittadini.E, come se non bastasse, alla vigilia della Settimana Europea della Mobilità Sosteni-bile (sono previste iniziative a Carpi fino a domenica 27 settembre) si sono verificati disagi anche nel trasporto scolastico: sulla linea da Cortile alla Scuola Don Milani, l’autista ha sbagliato strada ed è arrivato con trenta minuti di ritardo.Sul fronte della mobilità sostenibile c’è ancora tanta strada da fare… per ora a piedi.

Sara Gelli

cominciamo bene…

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3venerdì 25 settembre 2015 anno XVI - n. 35

Bici in contromano a cibeno

Spettabile Redazione, da tempo molti ciclisti che percorro-no la pista ciclabile di via Roosevelt a Cibeno Pile, giunti all’altezza del vecchio mulino, invece di proseguire per la

deviazione della pista ciclabile, proseguono diritto percorrendo un tratto di via Roosevelt contromano passando davanti allo stabile transennato del mulino. Visto che la via è molto trafficata, questo comportamento mette a forte rischio la loro incolumità e quella degli automobilisti che si trovano delle biciclette contro-mano.

Quinto

si moltiplicano i questuanti davanti ai supermercati

Spettabile Redazione, da mesi presso la Coop di via Magaz-zeno, all’uscita, sosta un extracomunitario che chiede l’ele-mosina o i soldi del carrello. E’ presente dall’ora di apertura

a quella di chiusura, segno che non ha un lavoro. Non sarebbe il caso che la polizia municipale e le forze dell’ordine facessero un controllo per vedere se questo signore è un clandestino?Cordiali saluti

Dina

i lettori ci scrivono

“Meticolosamente addestrato, l’uomo può diventare il miglior

amico del cane”, recita il ce-lebre aforisma dello sceneg-giatore Corey Ford. Forse, allora, non tutto è perduto e certe cattive abitudini pos-sono essere sradicate per la salute dei nostri amici pelo-si. A denunciare la perico-losità di un comportamento diffuso anche nella nostra città, ovvero il posiziona-mento di ciotole d’acqua fuori da esercizi pubblici e case private, è la carpigiana Paola Guaitoli, titolare di canichepassione. “Sgom-beriamo immediatamente il campo da ogni equivoco: sono perfettamente consa-pevole che questa abitudine è dettata dalla buona fede delle persone ma può costi-tuire un grave pericolo per i cani”. Nel nostro Paese non esistono divieti in tal senso ma esistono “leggi precise atte a tutelare la salute dei cani”. Ma qua-li rischi si annidano in quella ciotola? “Molti più di quanti si possa pensare”, spiega Paola. “Innanzitutto non si può mai sapere se vi si sono abbeve-rati cani malati o, ancora, se topi o piccioni ne hanno fatto uso rendendo l’acqua insalubre e piena di batteri

La carpIgIana paoLa guaItoLI, tItoLare dI canIchepassIone, crItIca IL posIzIonamento dI cIotoLe d’acqua fuorI dagLI esercIzI pubbLIcI e daLLe case prIVate

“chi ha a cuore il proprio cane non deve farlo bere in ciotole comuni”

trasmissibili. Chi ha a cuore il proprio cane non deve farlo bere in ciotole comuni dove, tra l’altro, l’acqua, solitamente del rubinetto, non viene

cambiata ma semplicemente rabboccata in contenitori pieni di calcare poiché non vengono mai lavati”. Esche, polpette e bocconi

ovviamente non custodita, qualche sostanza che po-trebbe mettere a repentaglio la vita dei nostri animali?”. Vi è poi il tema della respon-sabilità personale per quan-to riguarda i titolari di eser-cizi di somministrazione di cibo e bevande: “Quando ci sediamo in un bar e chie-diamo un po’ d’acqua per il nostro cane, gli scenari che si possono delineare sono numerosi. C’è chi si è dotato di una ciotola di pla-stica, mentre altri utilizzano coppette o contenitori usa e getta… L’Azienda sani-taria è però molto chiara e rigida quando stabilisce che non deve essere utilizzato nulla che per sbaglio possa

poi essere impiegato per sommini-strare cibo o bevande agli esseri umani. Ergo, per i cani dev’es-sere usato un contenitore specifico e riconosci-bile. L’altra nota dolente, a questo proposito, riguarda la pulizia delle ciotole: in un qualsiasi locale atto alla somministrazione di cibi e bevande non esiste un luogo consono nel quale poter lavare le ciotole. In poche parole - prosegue Paola

Guaitoli che dal 1996 si batte per questa causa e il bene del nostro Fido - per baristi & company l’unico modo possi-bile per adempie-re corret-tamente alle regole igieniche richieste dall’Ausl

e, allo stesso tempo, offrire un servizio ai proprietari di animali, è quello di ricor-rere a ciotoline monouso e sbarazzarsi di tutto il resto”. Di certo però non rientra tra i compiti del barista quello

di dissetare i nostri animali: “ogniqualvolta i proprietari di cani decidono di uscire di casa, devono essere attrez-zati. Oggi il mondo del Pet offre una vasta gamma di accessori anche per far bere il proprio animale: dotia-moci dunque di una ciotola pieghevole, di una botticella o, ancora, di una borraccia per cani… assumiamoci insomma la responsabilità del nostro peloso e tutelia-mone la salute anche fuori casa”. Una battaglia, quella di Paola, che nulla ha a che vedere con la tenacia e la perseveranza dei volontari dell’Enpa, Ente nazionale protezione animali, i quali, da anni, si spendono, giorno dopo giorno, per portare l’acqua ai cani randagi o semi selvatici che popola-no i luoghi più impervi del Paese: “L’Enpa ha tutto il mio rispetto, Carpi però ha un bar ogni dieci passi. Non facciamo quindi paragoni azzardati”.

Jessica Bianchi

avvelenati sono un problema sempre più frequente anche nella nostra città ma, avverte Paola, anche nei liquidi possono essere disciolte “sostanze insapore, inodore e incolore ma sicu-ramente deleterie. Chi ci assicura che un passante poco tollerante non abbia gettato volontaria-mente nella ciotola,

“Chi ci assi-cura che un passante

poco tollerante non abbia gettato vo-lontariamente nella ciotola, ovviamente non custodita, qual-che sostanza che potrebbe mettere la repentaglio la vita dei nostri animali?”.

“Innanzitutto non si può mai sapere se

vi si sono abbeverati cani malati o, anco-ra, se topi o piccioni ne hanno fatto uso rendendo l’acqua insalubre e piena di batteri trasmissibili”.

Paola Guaitoli

treni e corriere: trasporto pubblico allo sbando

Gentilissima redazio-ne, mi rivolgo a voi dopo avere letto

la lettera sul Tempo n. 33 dell’11 settembre, “Treni: la situazione è insostenibile” in quanto mi sono assoluta-mente identificata e condivi-do al 100% lalettera scritta dalla studentessa. Scrivo per segnalare la medesima situazione di disagio sulle corriere che partono da Carpi per Correggio e viceversa. Dopo soli 2 giorni dall’inizio dell’anno scolastico, ci tro-viamo con gli stessi problemi lasciati alla fine dello scor-so anno. Le corriere sono affollate e puzzolenti già alle 7.30 del mattino e al secon-do giorno ci siamo trovati l’obliteratrice non funzionan-te (non erogava i biglietti). Considerate le temperature ancora alte, in corriera si fa la sauna, poiché la maggioran-za dei mezzi non è dotata di finestrini e l’aria condizionata non esiste. Di tale privilegio

possiamo godere soltanto nel periodo delle vacanze scolastiche quando metto-no a disposizione corriere a “misura d’uomo”,  anzi-ché i catorci obsoleti dove viaggianmo come bestiame quando inizia la scuola. In alcune scuole le lezioni sono terminate alle 12 anziché alle 13 e lo scorso 16 settembre la corriera era talmente affollata che l’autista è stato costretto a far scendere  parte dei ra-gazzi. Il problema è che non ha chiamato un’altra corriera per recuperare il gruppo e portarlo a Carpi, si è limita-to a lasciarli a terra: alcuni studenti si sono arrangiati te-lefonando ai genitori mentre altri hanno dovuto aspettato un’ora la corriera successi-va. Non penso sia il modo di comportarsi e purtroppo succede anno dopo anno e non vengono presi provvedi-menti da parte dell’azienda di trasporti Seta.

Mar  

Il cantiere lungo via S. Chiara è fermo già da parecchie setti-mane ma resta la recinzione a delimitare l’area in cui è vietato l’accesso: si tratta di una porzione di marciapiede e di pista

ciclabile a oggi interdetta a pedoni e ciclisti costretti, in base alla segnaletica, a passare sulla strada senza alcuna tutela. La pista ciclabile e il marciapiede vengono interrotti all’improvviso là dove inizia il cantiere ma non è stato previsto per chi è a piedi o in bici un percorso in sicurezza per oltrepassare l’ostacolo. Le alternati-ve? “Volare o andare contromano” suggeriscono i malcapitati. Oltre ai pedoni e ai ciclisti, ci sono persone in carrozzina che per-corrono via Santa Chiara e per loro diventa un’impresa impossi-bile. Se non sono maturi i tempi per eliminare quel cantiere allora sarà inevitabile rinunciare ai tre parcheggi per far proseguire la pista intorno alla recinzione.

a causa del cantiere lungo via santa chiara, i pedoni e le biciclette sono costretti a percorrere la carreggiata dove transitano le auto

I pedoni finiscono in strada

Page 4: Tempo n 35

venerdì 25 settembre 2015 anno XVI - n. 354

Tre giorni con i maestri del pensiero per (re)impara-re a trasmettere i saperi. Per tre giorni il tema Ere-ditare ha fatto riflettere Modena, Carpi e Sassuolo

e le loro piazze colorate di spettatori partecipi e interes-sati. Molto soddisfatti gli organizzatori, come sottolinea Stefania Cargioli, presidente del Consiglio direttivo del Consorzio per il festivalfilosofia e membro del Consiglio d’amministrazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena. “Il successo del festival è dovuto a un pubblico attento e intelligente che è cresciuto con noi in termini quantitativi e qualitativi. L’affluenza si

IL festIVaLfILosofIa cI dà appuntamento aL prossImo anno quando IL tema da sVILuppare sarà: agonIsmo

Arrivederci filosofia…attesta intorno alle 200mila presenze”. Sarà Agonismo il tema della prossima edizione. Un argomento com-plesso, come tutti quelli scelti sinora, come sottolinea Michelina Borsari, direttore scientifico del festival: “l’agone nell’antica Grecia era la gara regolata tra av-

versari. Nel corso del festival 2016 andremo a indagare le declinazioni dell’agonismo contemporaneo, le forme dell’atletica interiore e sociale, dalla ricerca del costan-te miglioramento del proprio corpo fino alla dimensione sportiva e di squadra. Ma punteremo anche l’attenzione

“Cos’è che ci viene trasmesso da coloro che ci danno la vita? Oltre il

cognome, la storia, la cultura, i valori, gli affetti… cosa riceviamo in eredità? E tale eredità è conscia o ha invece a che fare con l’irrazionale, l’inconsapevolezza? Cosa significa fare i conti col pro-prio passato e riconciliarsi con esso?”. Sono questi gli inter-rogativi da cui prende il via la lezione della filosofa Michela Marzano. “Fare pace coi pro-pri ricordi - spiega - è possibile solo se si è disposti a trovare un punto di equilibrio tra fedeltà e tradimento”. La di-scriminante? “Distinguere ciò che ci è stato trasmesso con amore e ciò che, al contrario, ci è stato imposto. Consape-voli però che i conti con la vita non tornano mai”. Michela Marzano fa sua la lezione dello psicoanalista Massimo Recalcati per poi andare ol-tre. “Il filo rosso del suo lavoro è proprio il tema dell’eredita-re, ovvero la trasmissione da una generazione all’altra di norme e desiderio: al padre è affidato il compito di trasmet-tere la legge, mentre l’eredità materna passa attraverso la capacità della madre di essere il primo soccorritore, colei che fa sì che la vita non cada

Michela Marzano“I conti con la vita non tornano mai”

nel vuoto di senso. La visione di Recalcati però è quella di un mondo perfetto. Ideale”. Accade, al contrario, che nella vita, qualcosa si spezzi e la trasmissione si interrompa: “qualora il padre imponga e la madre non ci raccolga - ci domanda la Marzano - come facciamo a umanizzarci? A strutturarci? Se alla legge ci viene imposto l’imperativo del dover essere, se non c’è uno sguardo che ci riconosce, che ci trattiene, se non abbiamo risposte né chiavi di lettura, come è possibile riallacciare le fila della vita?”. Jacques La-can scriveva: non c’è parola senza risposta anche se l’unica risposta è il silenzio. “Nella psicoanalisi - prosegue la filosofa - la parola trova uno specchio davanti al quale

Sequela: è stato questo il tema della lezione di Enzo Bianchi, priore

della Comunità monastica di Bose. “Un termine recente nel vocabolario cristiano, tra i più evocativi e ispiranti per chi si interessa di Cristo. Coniato dal teologo Dietrich Bonhoeffer per indicare l’andare dietro Gesù, il seguirlo”. Un concetto che torna continuamente nei vangeli, dove non si parla mai di imitazione del Cristo, bensì, appunto, di sequela: “il disce-polo doveva seguire il maestro e, con creatività, rinnovare l’e-redità ricevuta”. Emerso dopo anni oscuri passati nel deserto, Gesù non aveva mai frequenta-to scuole rabbiniche ma, grazie al suo insegnamento sapiente e carismatico, si guadagnò, tra la gente, “il titolo di Rabbi e quello di profeta, poiché parlava nel nome di dio”. Gesù è l’uomo della rottura, colui che spezza le tradizioni del passato. “Cristo non si faceva scegliere, era lui

enzo BianchiGesù: il lascito del maestroa eleggere, in modo del tutto inatteso e con grande autore-volezza, i propri seguaci, ai quali chiedeva di abbandonare tutto per stare con lui. Peccatori e fedeli, i suoi discepoli vissero accanto a lui in una sorta di co-munità itinerante, tra i territori della Galilea e della Giudea”. Gesù scandalizzava, col suo comportamento scardinava la tradizione dei padri, si circonda-va di donne, laddove i rabbini, prosegue Bianchi, “non dove-vano nemmeno parlare con loro”. Seguirlo rappresentava una scelta radicale. Legarsi a lui significava mutare comple-tamente la propria mentalità. “Nonostante per la sua fami-glia fosse pazzo, per le autorità religiose un posseduto dal de-monio, per i sacerdoti un be-stemmiatore… l’autorevolezza di Cristo derivava dalla totale

consonanza tra ciò che diceva e ciò che praticava. Lui non con-testava il contenuto della Torah, voleva al contrario, liberare le scritture dalla tradizione”. Ciò che in Gesù era straordinario era la sua umanità umanis-sima, nulla di divino era mai apparso in lui, ma sapeva par-lare alla gente e lo faceva con “parole ospitali, accoglienti. Le sue parabole attingevano dalla vita comune, tra padri, madri e pastori… stava tra la gente e la guardava negli occhi. Gesù donava speranza. Liberava gli ascoltatori da tutto ciò che li paralizzava. Trasformava il loro cuore di pietra in un cuore di carne. Umano. Perché dove c’è carne, c’è umanità”. Una morte maledetta la sua: crocefisso a mezz’aria, come un comune apostata, poiché indegno del cielo e della terra. “Con la cattu-

ra e la morte del maestro, tutti i suoi discepoli fuggirono ma l’e-sperienza vissuta accanto a lui li aveva trasformati. Ci furono fughe, abbandoni, tradimenti, tuttavia, un piccolo nucleo di uomini e donne hanno avuto la capacità di raccogliere e cu-stodire il lascito del loro Rab-bi. Furono capaci di rigenerare l’eredità ricevuta. Gesù lasciò loro in dono lo spirito, un soffio che sarebbe partito dalla loro coscienza. Perché è nel cuore che vive la forza per ricercare il cristianesimo. Per ricordare ciò che ci è stato insegnato e con piena responsabilità rige-nerarlo”.Secondo Enzo Bianchi sono

state quattro le grandi rotture che il Cristo fece rispetto all’e-braismo. Quattro lezioni che non dovremmo sottovalutare ma accogliere. “Il Cristianesi-mo sigla il passaggio dal regime della legge a quello dell’amore, della misericordia; e, ancora, sancisce il salto dal tempio al corpo: il sacramento di dio è l’uomo stesso; Israele smette di essere la terra promessa, poi-ché è il mondo intero a essere promesso a tutti gli uomini. E, infine, il Cristo introduce il

concetto di universalità, tutti sono fratelli”. E allora eccola la grande lezione. Il lascito del maestro: “non possono esistere né libertà né uguaglianza, se prima non vi è fraternità. Que-sta è l’eredita di Gesù. Plurale. Universale. Una brace sempre accesa nel nostro cuore. Ogni uomo, anche non cristiano, se si sente fratello, può dirsi di-scepolo di Cristo. Il suo è un umanesimo per tutti. Senza alcuna esclusione”.

Jessica Bianchi

riannodare i fili del passato. Ciò dovrebbe valere anche per quanto riguarda i rapporti interpersonali. Il problema è l’incapacità di fare in se stessi lo spazio necessario per permettere alla porla altrui di essere udibile e non immedia-tamente cancellata. La parola dell’altro è sempre incom-prensibile, ma ascoltarla,

seppure nel silenzio, significa accettarla. Senza operare alcuna negazione. Spesso la dimensione dell’ascolto non c’è, perché la parola altrui fa paura. Disturba”. E l’inquie-tante di cui parlava Freud. Nella sua Lettera al padre, Kafka scriveva: questa sensazione di nullità deriva dalla tua influenza… tutto quello che mi gridavi era un ordine dal cielo, l’unico strumento per giudicare il mondo e me stesso. “Quan-do la figura genitoriale non è in grado di trasmettere valori con amore, allora la reazione del figlio è quella di vivere la parola come un’ingiunzione. Un imperativo”. Ma oltre alle parole ci sono anche sguardi che pietrificano, come ci insegna il mito di Medusa: “sguardi che non accolgono, che non si aprono al ricono-

scimento. Parole e sguardi che, come scriveva Sartre, ci colpiscono in pieno cuore. I genitori possono allora diventare pericolosi e il mondo, per i figli, diventa un inferno terrestre”. Per Michela Marzano quindi le eredità sono sostanzialmente due: la capacità di vivere nel mondo distinguendo la dire-zione verso cui voler andare o, al contrario, la mancanza di fiducia. “Affinché il mondo non diventi piccolo piccolo, occorre dare all’altro la possi-bilità di fare domande anche quando non ci sono risposte. Fare i conti col passato non significa uscire dalla propria invulnerabilità, condizione intrinseca alla nostra umanità, bensì di accettarla. Così come la fragilità o il vuoto che ci attraversa”. Michela Marzano parla poi dell’importanza di un percorso di narrazione di sé. “Occorre ricordare, tor-nare al cuore di une memoria che va ben oltre l’enumera-zione dei meri fatti. Dare il giusto nome alle cose: ciò che ci è stato imposto, ciò che ci è stato negato, ciò che non abbiamo ricevuto. Dobbiamo mettere la parola fine alla fatica di stringere il mondo per aprirlo, esprimendo ciò che siamo”. Ma come si può, al contrario, trasmettere con amore? Il segreto sta nella dialogicità della relazione, “nell’amare con te e non te”

e riconoscendo un assunto vitale: “il valore di ciò che si trasmette è subordinato al va-lore di chi abbiamo di fronte”. La riconciliazione col proprio passato è possibile se e solo se, spiega la Marzano, “capia-mo che l’assenza che alberga in noi resterà. Che gli ordini imperativi ricevuti rimarranno con noi. Mettere un punto alla narrazione di sé significa smettere di recriminare. I bambini che siamo stati non otterranno mai alcuna ripara-zione per ciò che non hanno avuto. Uscire dall’atteggia-mento vittimistico è il primo passo per riconciliarsi col passato, mettendo fine alla colpevolizzazione degli altri. Persone che, evidentemente, non ci potevano dare alcun-ché poiché alle spalle avevano a loro volta un’eredità bucata, Diventare aguzzini di se stessi è controproducente, Lacan lo chiamava godimento mortifero. E’ vero siamo stati vittime, dobbiamo ripercorre-re il passato per riconoscerlo e poi mettervi un punto. E iniziare così a esprimerci”. Perché la vita possa riaprirsi al futuro, “dobbiamo smettere di accusare gli altri per ciò che non ci hanno dato e conce-derci cose anche se queste non potranno mai colmare quel vuoto che, lo ribadisco, è il tratto distintivo della condi-zione umana”.

Jessica Bianchi

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5venerdì 25 settembre 2015 anno XVI - n. 35

simona Forti“Rivendichiamo il libero pensiero”

C’è una scissione, nella storia della filosofia occidentale, che riguarda

l’immensa figura di Socrate: l’insegnamento del filosofo ateniese che non ha fondato alcuna scuola, non ha lasciato testi scritti e non istruiva discepoli ma si confrontava con chiunque incontrasse, è stato fatto proprio e tramandato nella versione for-nitaci dai dialoghi di Platone. Per secoli ha dunque predominato una versione ‘platonica’ di Socrate, un Socrate attento a interro-garsi sul mondo delle idee e poco invischiato nella vita dei mortali; un Socrate contento di dover bere la cicuta non tanto per rivendi-care la propria autonomia, quanto perché in questo modo potrà liberarsi dal gravame delle proprie spoglie mortali. Ma è su un Socrate ‘socratico’ che Simona Forti, nel corso della sua lezione magistrale dal titolo Ereditare Socrate, o dell’anima anarchica, ha incentrato il suo intervento. Per farlo, la filosofa modenese che ha studiato a fondo i temi della filosofia politica e dell’etica ha ripercorso il pensiero di tre grandi autori del ‘900: Hannah Arendt, Michel Foucault e Jan Patocka. Tre pensatori accomunati dal confronto costante, nella propria opera, con la figura dell’ateniese: la Arendt, contrapponendo la morale socra-tica, capace di non aderire al pensiero della maggioranza o della propria epoca anche a costo della vita, a quella di Adolf Eichmann, il ‘perfetto’ funzionario nazista divenuto icona della banalità del male, totalmente incapace di opporsi agli ordini dei superiori, ligio al dovere al punto tale da eseguire quello che da lui ci si attende (anche se questo dovere implica la collaborazione allo sterminio di milioni di esseri umani), perché totalmente incapace di elaborare una morale personale; Foucault attraverso il concetto di parresia – dal greco, ‘parlare chiaro’, ‘dire ciò che si pensa’ – inteso come diritto di critica di cittadini liberi e uguali; per finire con il filosofo praghese, morto nel ‘77 a causa degli abusi della polizia politica cecoslovacca e per il suo impegno come portavoce del movimento Charta 77. “Questi filosofi – ha spiegato Forti – sono gli eredi di una corrente sotterranea e minoritaria che ha percorso tutta la filosofia e che, riscoprendo questo lato di Socrate, invita tutti noi a esigere l’autonomia individuale, il libero pensiero, la capacità di rivendicare la propria autonomia e il coraggio di decidere da soli. E’ questa l’eredità che dobbiamo conservare”.

Marcello Marchesini

Che c’azzecca la perseveranza con l’ereditare? A sviscera-

re la questione ci ha pensato Salvatore Natoli, professore di Filosofia teoretica all’U-niversità di Milano Bicocca, nella sua lectio magistralis. Ma, prima che lui iniziasse a far riflettere i presenti, con un pizzico di timore reverenziale, Giuseppe Schena, presi-dente della Fondazione CR di Carpi, ha introdotto il profes-sore confessando un dubbio che lo ha attanagliato per giorni. Colpa, si fa per dire, di una delle locandine rosse sparse nei locali della città a firma di Thomas Hobbes, su cui c’era scritto In natura esiste solo il presente. E, allora, se così è, ha fatto notare Schena, “non è lo ‘slogan ideale’ per questo Festival. La perseveranza ha bisogno di tempo. In questo Paese ci sono molti pazienti e pochi perseveranti. La perseveran-za ha dell’opportunismo”. Il professor Natoli non ha battuto ciglio ed è partito dall’origine della parola che ha guidato i tre giorni filosofici emiliani, ereditare. “In tedesco si dice erbe ed è connesso con l’orbus latino, cioè privo, da cui deriva orfanos. Ha a che vedere con il ricevere e il far fruttare, come sosteneva Hegel”. L’erede, insomma, riceve qualcosa dopo aver perso qualcos’altro. “C’è dunque un rapporto di discontinu-ità e continuità allo stesso tempo. E di responsabilità”. In che senso? “L’eredità non è solo materiale, ma riguarda anche il nome o l’ambiente di provenienza. Se socialmente riconosciuti come di valore, o garanzia di affidabilità, allora, bisognerà continuare a esserne all’altezza o, vice-versa, tentare di aggiustare il tiro. Ed è quello che stiamo facendo col debito pubblico, l’eredità che ci ha lasciato chi è venuto prima di noi, quelli che, ora, si vorrebbero rottamare”. E di quanto sia difficile separarsi da un’e-redità “pesante”, morale o materiale che sia, collettiva o individuale, la storia di

su come sia proprio la democrazia un agone che trasfor-ma l’antagonista in avversario, integrandolo nel gioco politico”. Anche Tullio Gregory, membro del Comitato scientifico del Consorzio, sottolinea come il nuovo tema consenta di affrontare molteplici nodi di riflessione: “seguiremo tutta la parabola dell’agonismo: dall’anti-chità in cui venivano privilegiate la bellezza e la virtus fino al malato doping odierno. L’intera storia dell’uomo può essere letta in chiave agonistica, come una lotta continua contro grandi mali come la fame, la povertà e la guerra stessa”.

salvatore NatoliPerseveranza, la virtù che regge nel tempomolti di noi ne è piena. “Nel mondo greco il destino non era la dimensione ineluttabile di ciò che sarebbe accaduto in futuro, ma era la trasmis-sione del futuro. Mentre nel libro di Giobbe, nella Bibbia, c’è scritto che le colpe dei pa-dri ricadranno sui figli”. Per farla breve, nell’ereditare c’è una presa in carico di una si-tuazione, che non può essere momentanea od occasiona-le, “per proseguirla, trasmet-terla o prenderne le distan-ze”. E questo esige azione,

nel tempo. “L’assumere un impegno nel tempo si fonda su una virtù peculiare, la perseveranza. La quale, anche nelle difficoltà, aiuta a non

perdere di vista la meta”. Ma, ha proseguito Natoli, “la perseveranza differisce dalla speranza, l’ultima dea che si apre al passato per fuggire da un presente doloroso, perché guarda al futuro carica del peso di ciò che è stato, coltivando nel presente tutto il bene possibile”. Un esempio? Viene in aiuto un racconto ebraico, dove a un vecchio con pochi giorni davanti a sé si chiede perché si preoccupi di piantare un albero: Consegnerò la vita ad altri. “In questo racconto, c’è l’amore per i prossimi, per le persone vicine, e non per l’umanità tutta. Platone diceva che il bene non l’ha mai visto, il bene si prende dagli uomini buoni. Il perseverante è colui che è aperto al futuro, che sa

portare il passato al presente, che può declinare al futuro il passato”. Ecco perché chi riceve l’eredità dev’essere perseverante, altrimenti il rischio è quello di perdere tutto e non trasmettere più nulla. Ma questa virtù si guadagna solo praticandola, senza cadere nella cieca osti-nazione: “il perseverante si accorge di essere tale solo di fronte all’obiezione. Di fronte a un’eredità difficile si chiede come farla fruttare”. Il carat-tere della perseveranza, però, è sfaccettato: “la perseve-ranza apprende da quanto è accaduto. Rottamare è distruggere la tradizione o è

vedere che l’esperienza fatta ha dei limiti? Il perseverante sa apportare cambiamenti, altrimenti è un cocciuto. Tommaso d’Aquino lo avrebbe definito pertinace, o perché non ha capito l’errore o per vanagloria”. Anche chi ha degli exploit non è perseverante, ha sostenuto Natoli: “questa virtù dura nel tempo”. Ma gli assi della temporalità hanno subito smottamenti: siamo passati da un’innaturale attesa del futuro a un presente ricco di possibilità che, da tante sono, possono renderci immobili. “Il presente possiamo non subirlo solo problematizzan-dolo: così facendo si apriran-no le porte del passato e del futuro con una luce diversa”. Ed ecco che il presente “ge-nera quello di cui qui ora c’è segno. L’attenzione al pre-sente è la misura più alta per capire, per far transitare ciò che è passato. Non abbiamo più nulla da aspettare, tutto si gioca nel qui e ora”. Prima di salutare, il professore dà un ultimo spunto: “dobbiamo essere più che mai perseve-ranti, affinché il bene cresca e il male si cancelli sul tronco del passato”.

Antonella De Minico

Remo Bodeile età della vita

Ognuno di noi, secon-do il professor Remo Bodei, è “un’inin-

terrotta sequenza di viventi. Un anello tra le generazioni passate e quelle che riuscirà a creare”. Può però capitare che vi sia una sorta di blocco nella trasmissione: “una frat-tura tra le generazioni. Un disorientamento”. Oggi la distanza tra le generazioni, in senso biologico, si è fortemente accorciata. Ma a cosa è imputabile l’interruzione del flusso generazionale? “Il passato non ha più il valore di un modello - prosegue Bodei - i vecchi non sono più depositari del sapere. La perdita progressiva di prestigio della figura paterna a partire dal dopoguerra, l’en-trata nel mondo del lavoro da parte delle donne, l’avvento della radio e della Tv… tutti questi elementi hanno contribuito a supe-rare la separazione tra polis e casa. Tra esterno e interno. Oggi le pareti domestiche sono diventate porose, la politica entra nelle case. Il declino della figura paterna che si accompagna a quello dell’autorità degli anziani è uno degli elementi che ha cambiato profondamente il panorama delle età della vita”. Ma quali sono tali età? “La più diffusa, coniata da Aristotele, è la divisione in tre fasi della vita: giovinezza, maturità e vecchiaia”. Una distin-zione basata sul tempo: “i giovani sono coloro che hanno poco passato alle spalle e tanto futuro davanti, al contrario dei vecchi. L’età migliore sarebbe quella della maturità, che Aristotele fissa intorno ai 35 anni. I giovani, con tanto futuro di fronte a sé, sono impetuosi e caratterizzati dall’attesa, a differenza dei vecchi che, umiliati dalla vita, temono la fine. L’età preferibile è quindi quella capace di unire i pregi di giovinezza e vecchiaia senza averne i di-fetti”. Oggi secondo Bodei le età si riducono a due: “giovinezza e decrepitezza. I giovani restano tali, in casa con mamma e papà, sempre più a lungo, mentre gli anziani si rifiutano di invecchiare e, spesso, dopo il pensionamento vivono una specie di giovinezza bis”. Ma un sistema come il nostro (in cui per giovani il futuro è “desertificato” e privo di ogni “speranza” mentre i vecchi continuano a detenere il potere, plasmando il pensiero, la cultura e l’economia) non è sostenibile. “Per sanare la frattura esistente, occorre quindi sancire un patto generazionale”. Patto che secon-do Bodei dovrebbe passare attraverso il concetto di “generosità intergenerazionale”. Una sorta di “dare, prendere e restituire”. Un circolo virtuoso e generoso di trasmissione. Un cambio epo-cale che non può certo essere affidato alla buona volontà ma che necessita di uno sforzo collettivo. Un’azione politica precisa ba-sata sulla “cooperazione di singoli individui e istituzioni nazionali e sovranazionali”. Perché, ci ricorda, Seneca, la monarchia che accumula cultura e denaro solo per sé è simile a un voragi-ne che prende e non rende. “Chi può - conclude Bodei - ha il dovere di restituire più di quanto ha ricevuto”.

Jessica Bianchi

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venerdì 25 settembre 2015 anno XVI - n. 356

Sabato 26 settembre, a partire dalle 17, l’Istitu-to Superiore Antonio

Meucci di Carpi, presenterà agli alunni e alle loro famiglie, a tutto il personale scolastico e alla cittadinanza, progetti ed esperienze di un anno di scuola. In caso di maltem-po l’evento, che si terrà in giardino, verrà rimandato al

sabato 26 settembre, a partire dalle 17, appuntamento all’Istituto meucci

la nostra scuola29 settembre. Dalle 17 stand espositivi con gli alunni e i loro docenti, alle 19 è previsto un piccolo rinfresco mentre, alle 20, prenderà il via uno spetta-colo di letture, musica, presen-tazione di progetti e del film

La nostra scuola, realizzato dai ragazzi di Ted Tv dell’Isti-tuto. L’evento ha il patrocinio del Comune di Carpi e la col-laborazione dell’Assessorato alle Politiche Scolastiche. L’ingresso è libero.

“Ho un debito di rico-noscenza nei confronti del Leonardo da Vinci,

il quale, nei miei anni di docenza qui, mi ha dato moltissimo, umanamente e professionalmente. Un istituto che ha fortemente sofferto, dapprima a causa del terremoto e poi per la terribile scomparsa di Maria Capone. Tornare tra queste mura, a contatto con colleghi che stimo, in un ambiente dove la qualità didattica è altissima, è per me un grande piacere e un privilegio”. Sono queste le prime parole del nuovo dirigente dell’I-stituto Tecnico Leonardo da Vinci, Paolo Pergreffi, che conserverà anche la reggen-za di un istituto comprensivo a Nonantola. Un doppio e gravoso incarico causa-to dalla “mancanza di 35 presidi in tutta la Provincia di Modena”. L’entusiasmo però non gli manca, così come la determinazione a raggiun-gere obiettivi sempre più ambiziosi. L’Itis è un istituto com-plesso la sua azione su cosa si concentrerà? Quali sono le priorità che ha individuato?“C’è molto da lavorare in particolare sull’efficienza delle procedure, con partico-lare riferimento allo sviluppo dei progetti e agli acquisti. Le norme ci impongono tanti lacci che ci impediscono di lavorare con rapidità so-prattutto quando si ha a che fare con progetti certamente qualificanti ma complessi e strutturati come, ad esempio, Escorpio e quello di scam-bio culturale con scuole di Inghilterra, Norvegia e Ro-mania, Erasmus Plus, messo a punto dai nostri docenti di inglese e finanziato dall’U-

e’ paoLo pergreffI IL nuoVo dIrIgente deLL’IstItuto tecnIco Leonardo da VIncI

“Questa è la scuola del mio cuore”tra Le Idee In cantIere VI è queLLa dI fondare un’assocIazIone dI eX aLLIeVI ed eX docentI, per raccogLIere fondI, attIVare InIzIatIVe e, aLLo stesso tempo, per mantenere una sorta dI spIrIto dI corpo.

nione Europea. Entrambi presuppongono infatti viaggi all’estero, reperimento di fondi…”.Quanti sono gli iscritti in questo nuovo anno scolastico?“Abbiamo ben 11 classi prime con oltre 250 nuovi iscritti. La nostra scuola cre-sce, gli spazi, purtroppo, no. Abbiamo ottimizzato ogni angolo disponibile, persi-no l’aula consiliare è stata convertita per ospitare le lezioni. Dopo gli interventi calendarizzati quest’anno su Meucci e Liceo, la Provincia di Modena ci ha garantito che, nel prossimo futuro,

prevederà un adeguamento anche del nostro istituto”.Da anni il Vinci si distin-gue per lo stretto rap-porto di collaborazione che intrattiene con il tessuto imprenditoriale locale. Nonostante le ri-sorse sempre più scarse proseguiranno gli stage in azienda?“Assolutamente sì e, grazie alla legge 107 del pacchetto Buona Scuola, le ore di stage da compiere nell’ultimo triennio dovranno salire a 400. Il Comitato tecnico scientifico (il quale anno-vera esponenti del tessuto imprenditoriale e associativo

locale) che ci aiuta nella progettazione degli stage e nella collocazione dei ragazzi nelle varie aziende del territorio, unitamente ai nostri docenti, avrà davvero una considerevole mole di lavoro da sbrigare”.Numerosi i ragazzi stranieri che scelgono il Vinci.“Gli stranieri all’Itis sono presenti da anni, perfetta-mente integrati e appassio-nati alle materie di indirizzo. Uno di loro siede tra i rap-presentanti degli studenti in Consiglio di Istituto: la sua è una voce preziosa per questa scuola”.A latitare sono le ragaz-ze…“Le studentesse iscritte frequentano tutte il corso di informatica: vorrei che le ragazze comprendessero che anche meccanica ed elet-tronica possono offrire loro grandi opportunità lavora-tive. Oggi, infatti lavorare in quei settori significa soprattutto progettare e non più sporcarsi, per così dire, le mani, su torni e fresatrici. Anche le ragazze dovrebbe-ro scegliere questo istituto perché qui si fanno attività

appassionanti. La passione è tangibile, soprattutto nel triennio. Si sente. Si respira”.Quanto è importante oggi, per un futuro col-locamento nel mercato del lavoro, una forma-zione tecnica?“E’ essenziale. Basti pensare che, alla base della potenza economica di un paese come la Germania, sta una forma-zione professionale e tecnica tra le migliori al mondo. An-che la forza del distretto di Modena in parte è riconduci-bile ai grandi e storici istituti tecnici della provincia, dal Corni al Fermi. Nell’area carpigiana il Leonardo da Vinci fa la sua parte”.Infine una riflessione sulla riforma della scuo-la. Quali, a suo parere, i pro e i contro?“Nonostante le numerose contestazioni, il mio è un giudizio positivo sia per quanto riguarda gli aspetti legati all’assunzione del per-sonale che su quelli inerenti il ruolo dei dirigenti, il cui lavoro sarà valutato. Sono profondamente convinto che l’istituzione scolastica per evolversi e migliorare aves-se bisogno dell’introduzione

di due valori fondamentali ovvero merito e valutazione. Con la riforma un primo pas-so in questa direzione è stato fatto. Per noi aumentano gli oneri poiché, dovendo ap-prontare un Piano triennale di sviluppo e offerta formati-va, siamo costretti a proiet-tarci nel futuro e a fare sin da ora i conti con la richiesta di personale aggiuntivo per potenziare l’organico interno (il quale sarà assunto entro la fine di novembre) ma siamo positivi. Il tempo è galan-tuomo e sarà lui a dirci, sul medio e lungo periodo, se questa riforma sarà efficace e qualificante”.E tra le idee del nuovo dirigente ve ne è una che, certamente, piacerà a molti ex studenti del Vinci: “sull’esempio di altre scuo-le, mi piacerebbe fondare un’associazione di ex allievi ed ex docenti dell’istitu-to, per raccogliere fondi, attivare iniziative e, allo stesso tempo, per mantenere una sorta di spirito di corpo. Un modo per riunire tutti gli amici della nostra scuola e mantenere vivo un legame. Un’identità”.

Jessica Bianchi

Paolo Pergreffi

E’ stato inaugurato lune-dì 21 settembre, alla presenza del Ministro

del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti e del Presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, il nuovo edificio in via Campi 103 a Modena: ospiterà le attività dei Dipar-timenti di Scienze Chimiche e Geologiche e di Scienze della Vita dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia. “Questo edificio – ha detto il ministro del Lavoro Po-letti - è simbolo di solidità e dinamismo, perchè qui i giovani costruiranno il loro futuro”.Il complesso è stato realiz-zato dalla Cmb di Carpi su progetto dello Studio Rossiprodi Associati di Firenze, in partnership con Ingegneri Riuniti di Modena e ospiterà una popolazione accademica permanente di circa 2.300 persone fra studenti, docen-ti, ricercatori, dottorandi, borsisti ed assegnisti di

IL nuoVo compLesso è stato reaLIzzato daLLa cmb dI carpI e ospIterà Le attIVItà deI dIpartImentI dI scIenze chImIche e geoLogIche e dI scIenze deLLa VIta deLL’unIVersItà degLI studI dI modena e reggIo emILIa. a modena per L’InaugurazIone era presente IL mInIstro deL LaVoro poLettI

Una nuova sede per le Scienze

ricerca, oltre al personale tecnico-amministrativo.L’edificio si articola in quattro corpi (con altezza massima di 4 piani fuori terra), che definiscono due ampie corti aperte, orien-tate verso la città storica, e due corti verdi chiuse, sulle quali si affacciano gli spazi dedicati alla didattica.Nei primi tre piani fuori terra trovano ospitalità 56

laboratori di ricerca, 9 labo-ratori didattici e 5 laboratori di appoggio, 7 aule per le-zioni frontali, 6 aule specia-listiche e 280 postazioni di lavoro per personale do-cente, ricercatore e tecnico, amministrativo. La struttura ospita inoltre una Clean room “metal free”, laboratorio, unico in Italia, realizzato senza alcu-na parte in metallo visibile,

per analisi che devono essere eseguite in un ambiente privo di contaminazio-ni per assicurare uno standard di altissima qualità e precisione.L’interven-to, del valore complessivo di

circa 35 milioni di euro, è stato realizzato grazie alle risorse rese disponibili da Inps attraverso Aristotele, fondo immobiliare di social responsibility gestito da Fabrica SGR. “Per la nostra cooperativa – ha evidenziato in occa-sione del taglio del nastro Carlo Zini, presidente di Cmb - abituata ad operare

su tutto il territorio nazio-nale e all’estero, rappre-senta motivo di particolare orgoglio aver partecipato alla realizzazione di un’ope-ra tanto prestigiosa, rivolta ai giovani e quindi al futuro sul nostro territorio. Nel processo costruttivo sono state utilizzate le tecnologie più avanzate del settore, le stesse che Cmb impiega con ottimi risultati nella realiz-zazione dei grattacieli più alti del Paese e dei moderni complessi ospedalieri. Un particolare ringraziamento agli ingegneri ed agli operai che sono stati parti attive di quel progetto Sicuri per mestiere, che ha consen-tito di portare a termine la realizzazione dell’opera senza il minimo infortunio sul lavoro”.

S.G.Da sinistra Bonaccini, Andrisano, Poletti, Muzzarelli e Zini

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7venerdì 25 settembre 2015 anno XVI - n. 35

A Carpi la Residenza psichiatrica c’è: la struttura privata

ricavata all’interno dell’im-mobile ex camiceria Stella di via Tre Febbraio, è pronta per accogliere i pazienti. Si chiama Rsp Stella (www.stellacarpi.it) per ricordarci che è possibile restituire alla città angoli da tempo abbandonati: un bell’esem-pio di riqualificazione dell’esistente. “E’ inevitabile che le ri-strutturazioni costino un po’ di più rispetto a strutture progettate e costruite ex novo – afferma Dorio Silingardi, presidente di Segesta di Carpi, società specializzata in realizzazioni e ristrutturazioni di strutture socio - sa-nitarie e assistenziali – ma è una scelta di campo: evitare di co-struire consumando ancora il territorio e avere il valore aggiunto di una struttura situata in un contesto urbano che gode della vicinanza dei servizi, dell’ospedale, del Centro di Salute Mentale e di tutto quello che offre il nostro meraviglioso cen-tro storico”. Nella nostra provincia, nel 2008, Segesta in collaborazione con altri partners del settore ha inau-gurato l’RSA Residenza

apre La struttura prIVata rIcaVata aLL’Interno deLL’eX camIcerIa steLLa. segesta, pIù dI un anno fa, sI era resa dIsponIbILe per conVenzIonare I postI Letto secondo Le necessItà deLL’ausL ma non se ne fece nuLLa

A Carpi la Residenza psichiatrica c’è già

o doppie ed è possibile ospi-tare fino a venti persone nel Centro Diurno Psichiatrico. Gli spazi ampi e luminosi completamente ristrutturati accolgono, al piano rialzato, il Centro Diurno mentre al primo e al secondo piano i posti letto della Residen-za Psichiatrica. I colori pastello dall’arancione al giallo, dall’azzurro al verde caratterizzano le pareti dei diversi piani dove sono stati ricavati spazi comuni come la sala mensa e la sala fumatori, ma anche l’ambu-latorio medico, una sala e una tisaneria a ogni piano. “La Residenza – prosegue Silingardi - si propone come

un presidio residenziale e semiresidenzia-le specializzato per soggetti con patologie psichiatriche, che abbiano superato la fase acuta della malattia ma che, non avendo recuperato suf-ficienti capacità di autogestione, necessitano di inserimento in una comunità protetta. La Re-sidenza vuole configurarsi come una struttura che non

abbia soltan-to funzioni di conteni-mento e di assistenza ma soprat-tutto finalità terapeutiche e riabilita-tive, con l’obiettivo di recupero ottimale del-le capacità residue”. Il Centro Diur-no Psichia-trico acco-glie invece

persone con disturbi mentali, per le quali siano

indicate attività finalizzate al recupero dell’autonomia personale e all’ abilitazione delle capacità relazionali e occupazionali. A Carpi, il dibattito sulla necessità di una Residenza psichiatrica va avanti dal 2009 a colpi di parole spese e promesse non mantenute, progetti annunciati e poi abortiti: l’ultima ipotesi formulata da Comune di Carpi e Ausl di Modena è quella di realizza-re la Residenza Psichiatrica negli spazi oggi utilizzati dal Reparto del Dipartimento di Salute Mentale (converten-do i 9 posti letto del Servizio psichiatrico di Diagnosi e Cura in 15 di Residenza) sacrificando il Centro di Diagnosi e Cura. Che senso ha realizzare una Residenza all’interno di un ospedale, quando i pazienti dovrebbe-ro proprio uscirne attraverso un graduale reinserimento nella società? Decisione, quest’ultima che ha scate-nato l’immediata reazione dei volontari dell’associa-zione carpigiana Al di là del Muro che tutela i diritti dei malati psichiatrici e delle loro famiglie. Ormai pare oggi superfluo ricordare che Segesta e Punto Service, più di un anno fa, si erano resi disponibili per convenzio-nare i posti letto secondo le necessità dell’Ausl.

Sara Gelli

Formigine Srl per anziani ricavata negli spazi dell’ex ospedale di Formigine e, più di recente, nel 2013, a Ca-stelfranco Emilia, la strut-tura residenziale educativa integrata dedicata ai minori affetti da disagio e vittime di abusi denominata Torre dei Cappi. Nella nuova struttura a Carpi sono stati realizzati venti posti letto di Residenza Sanitaria Psi-chiatrica in camere singole

“La Residenza si propone come un pre-

sidio residenziale e semiresidenziale specializzato per soggetti con pato-logie psichiatriche, che abbiano supera-to la fase acuta della malattia ma che non avendo recuperato sufficienti capacità di autogestione, necessitano di inserimento in una comunità protetta”.

Il cerchio sta per chiu-dersi. Dopo dieci anni dall’avvio dell’introdu-

zione del sistema di raccolta differenziata porta a porta in quasi tutta la città (correva l’anno 2006) anche il centro storico vedrà finalmente scomparire i cassonetti grigi. Dal 30 novembre, in-fatti, circa 3mila utenze, tra famiglie e attività, saranno tenute a fare la propria parte per il bene della città, diffe-renziando al meglio i propri rifiuti. L’obiettivo? Miglio-rare ulteriormente la quanti-tà e la qualità della raccolta differenziata, consentendo di smaltire meno rifiuti in discarica, avviare al recu-pero una maggiore quantità di materiali riciclabili e, di conseguenza, salvaguar-dare l’ambiente e il decoro cittadino. Nell’area deli-mitata da viale De Amicis, viale Ariosto, viale Nicolò Biondo, via Volturno, viale Garagnani, p.le Ramazzini, viale dei Cipressi, viale Guido Fassi, p.le Marconi e via Galilei il salto sarà doppio: “i cittadini non solo dovranno conferire in modo diverso i propri rifiuti ma si dovranno confrontare con la tariffazione puntuale, la quale scatterà a partire dal

a partIre daL 30 noVembre Verrà Introdotto IL sIstema dI raccoLta dIfferenzIata porta a porta anche In centro storIco

Cassonetti grigi, addio…

1° gennaio 2016 e, lo ricor-diamo, si basa sul principio chi più inquina, più paga. Nel 2014 - spiega l’asses-sore Simone Tosi - a Carpi, ciascuno di noi produceva 400 chili di rifiuti annui, di cui 198 andavano a smalti-mento in discarica. A partire dal prossimo anno, grazie alla tariffazione puntuale, puntiamo a superare l’80% di raccolta differenziata e a produrre solo 60 chili di frazione indifferenziata an-nua procapite. Nel porci tali obiettivi abbiamo preso a modello i migliori in Italia, ovvero la Provincia di Tre-viso: là, questi numeri sono una realtà consolidata”. Carpi, che può già vantare oltre il 70% di raccolta differenziata può aspirare

a ben altro, basti guardare Novi, Soliera e Medolla, dove la tariffazione pun-tuale è già stata introdotta: “questi tre comuni - prose-gue Paolo Ganassi, diri-gente dei servizi ambientali di Aimag Spa - sono ai primi posti in Emilia Romagna per la minor produzione di indifferenziato annuo,

ovvero 70 chili procapite, i quali includono anche la quota relativa agli abbando-ni”. Considerate le diffi-coltà legate alle peculiari caratteristiche urbanistiche del centro, continua Ganas-si, “abbiamo deciso di avere un approccio diverso coi cittadini, coinvolgendoli in modo più diretto e som-

ministrando loro un que-stionario per conoscerne il pensiero. In centro verranno raccolti, con la modalità door to door, indifferenzia-to, carta e organico, mentre sfalci e potature saranno ritirati gratuitamente previa richiesta. I cassonetti grigi, azzurri e marroni saranno quindi eliminati e, al loro posto, verranno consegnati appositi contenitori dotati di microchip da esporre in giorni e a orari prestabiliti. Starà al cittadino scegliere se optare per bidoni da 40 o 120 chilogrammi (per carta e indifferenziato) ma resta fermo il principio di esporlo solo quando è pieno (la frequenza di raccolta sarà settimanale in centro) e il meno possibile. A giorni

definiremo svuotamenti minimi e costi”.Con la sparizione dei cassonetti grigi i vari “furbetti” non potran-no più migrare verso il centro con tanto di sacco dell’immondizia al seguito: ciò compor-terà un ulteriore incre-mento nel numero degli abbandoni? “Io sono positivo. Chi si ostina a migrare per depo-sitare la propria spazzatura, d’ora in poi dovrà andare sempre più lontano. Questo, probabilmente, li obblighe-rà ad adattarsi”, risponde prontamente l’assessore Tosi. Per tentare di arginare l’incivile fenomeno co-munque, Aimag ha avviato una collaborazione con le Guardie ecologiche volon-tarie per monitorare argini e fossi, mentre, assicurano i nostri amministratori, “gli agenti in borghese continueranno a stangare i trasgressori colti in flagran-te e verranno installate altre tre telecamere”. Linea dura quindi contro l’inciviltà di coloro che, impunemente, continuano bellamente a gettare la spazzatura in ogni cantone.

Jessica Bianchi

Da sinistra Paolo Ganassi, Mirco Arletti e Simone Tosi

aimag - manifestazioni di interesse

Prorogato il termine perla presentazione

Nel luglio scorso il Comune di Mirandola, su delega di tutti i Comuni soci di Aimag Spa, ha pubblicato un avviso per raccogliere manifestazioni d’interesse, da parte di soggetti

imprenditoriali, a dar vita a operazioni di partnership con Aimag, da sottoporre poi alla valutazione dei comuni soci. Il termine per la presentazione di tali manifestazioni, inizialmente fissato al prossimo 30 settembre, è stato posticipato al 30 ottobre, accogliendo così una precisa richiesta pervenuta in tal senso. Ciò garantirà a tutti gli interessati, i tempi necessari per approfondire le complesse tematiche e formulare al meglio la domanda da presentare.

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venerdì 25 settembre 2015 anno XVI - n. 358

Un’altra avventura in sella alla fida Giant si è conclusa per il

carpigiano Michele Boni-celli. Un’estate, la sua, a dir poco illuminante, che sigla, sorride Michele, “il definitivo passaggio dalla passione per le randonnèe a quella cicloturistica”, anche se, si affretta ad aggiungere, “mai dire mai”. Armato di borse, bagagli e creativo (affettuoso nomignolo con cui ha ribattezzato il navi-gatore, “capace di farmi scoprire strade dimenticate dall’umanità in generale e dai ciclisti in particolare”), Michele ha pedalato per due settimane alla volta di Pari-gi, per poi cimentarsi nella storica Paris-Brest-Paris, ovvero il più antico brevetto ciclistico al mondo, basti pensare che la prima edizio-ne risale al lontano 1891. Da Carpi a Cremona e poi via sino a Pavia col suo bel-lissimo ponte di legno sul Ticino dove la tentazione di fare un bagno, considerate le temperature canicolari, è forte ma, “mi ero ripro-messo che in questo tour non ci sarebbero stati bagni fluviali, lacustri o marini e non ho ceduto”. E dopo una tappa ristoratrice a Lomello, tra verdi e ameni campi di riso, ospite di Ausilia, ad aspettare Michele sono gli oltre 200 chilometri che lo separano dal Moncenisio.

quest’estate IL carpIgIano mIcheLe bonIceLLI, In seLLa aLLa sua fIda gIant, ha attraVersato Le aLpI per raggIungere parIgI doVe ha corso La storIca randonnèe parIs-brest-parIs

Pedalando verso Parigi e oltre…

E’ Susa a riservare la prima e non pro-prio gradita sorpresa: un acquaz-zone che lo accom-pagnerà sino alla sommità del Còl Cenis. “Malgrado l’escursione termica di almeno 30°, sul colle non ho potuto non immortalare le tre istallazioni che rappre-sentano simbolicamente la storia del passo e fors’anche dell’umanità. Si vede prima il passaggio degli elefanti

di Annibale, poi quello dei ca-valieri del Me-dioevo e, infine, quello dei ciclisti moderni. In un sol colpo ho dimen-ticato le impre-cazioni rivolte ai

tornanti e alla pioggia e mi sono sentito fiero di apparte-nere alla Storia”. Dopo una fredda e umida discesa tra le pinete fino a Lansleburg e il sonno ristoratore a casa di un’accogliente famiglia, Michele attraversa Chem-bery e la pianura dell’Ain, per giungere a Bourg en

“Ho percorso la distanza tra Carpi a Parigi,

1.100 chilometri, in sei giorni, ammiran-do posti bellissimi e conoscendo perso-ne interessanti”.

Via Delle Magliaie, 41/43 - 41012 Carpi

Aperitivo e spettacolo di luci

H A I R S T Y L I S T

sceglie

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9venerdì 25 settembre 2015 anno XVI - n. 35

Mantova diventa capitale delle due ruote per

la seconda edizione del Mantova Bike Festival, in programma sabato 26 e domenica 27 settembre. Dal ciclismo sportivo ai percorsi cicloturistici, dalla mobilità ecosostenibile ai laboratori per bambini, dalle innovazioni tecnolo-giche al vintage e ai con-vegni tematici. Numerosi eventi con un unico comune denominatore. Mantova è una città a misura d’uomo, in cui la bicicletta consente di muoversi ammirando e scoprendo luoghi altrimenti inaccessibili. Il Mantova Bike Festival è l’occasione per diffondere la cultura di questo mez-zo di trasporto ecologico legandolo alle molteplici possibilità del suo utilizzo e allo stesso tempo valo-rizza la città di Mantova, il suo centro storico, perfetta cornice dell’evento, e i suoi percorsi ciclabili, con indubbie ricadute positive sul turismo. La bici risulta essere il mi-glior mezzo per apprezzare i tesori ambientali, archi-tettonici, storico-artistici disseminati nel territorio e il mezzo ideale per muoversi in modo ecologico e attivo. Grazie alla bicicletta è pos-sibile apprezzare pienamen-te i dettagli, le atmosfere,

Bresse a circa 500 chilome-tri da Parigi. Complice una serata ospite di Laetitia, studiosa di esperanto, o la consapevolezza che “la parte più dura del viaggio attraverso le Alpi fosse terminata, sono arrivato all’illuminazione dell’11 agosto: dall’anno prossimo mi sarei dato solo al ciclo-turismo”. Altro che San Paolo sulla via di Dama-sco… E dopo aver brindato alla nuova consapevolezza acquisita con un calice di champagne a Chatillon sur Seine, è tempo di proseguire verso Fontanebleau, alle porte di Parigi. “Ho percor-so la distanza tra Carpi e Parigi, 1.100 chilometri, in sei giorni, ammirando posti bellissimi e conoscendo persone interessanti. Ora mi aspettava la randonnèe Paris-Brest-Paris. L’ultima alla quale avrei partecipa-to…”. Insieme a ben 6.000 ciclisti provenienti da 65 nazioni e 13 modenesi, col numero A046, il 16 agosto, l’impresa di Michele ha avuto inizio: tra ciclisti che zigzagano pericolosamente, compagni di ventura senza luci o giubbotti rifrangenti e, per un vegetariano, de-cisamente troppa carne nei bag-drop… arriva al primo controllo di Villaines dopo 220 chilometri in poco più di 7 ore ai 30 km/h di media. “Dopo una notte insonne

e le ginocchia doloranti ho attraversato pittoreschi paesini della Bretagna. Ogni tanto lungo il percor-so ci sono famigliole che vendono o regalano acqua, succhi, caffè e paste: una panacea. Inoltre nei vari borghi le persone applaudo-no e incitano col classico allez, allez oppure bon courage e soprattutto nei momenti di crisi sono veramente utili. A Carhaix incrocio l’uomo solo al comando della randonnèe: una specie di mastino tede-sco che risponde al nome di

Bjorn Lenhard che termi-nerà il brevetto a Parigi sta-bilendo il nuovo record di 42 ore e 26 minuti. Un altro mondo”. Dopo aver peda-lato incessantemente per oltre 26 ore, all’orizzonte si staglia il famoso ponte di Brest. “Ero in anticipo sulle

mie previsioni e tutto stava andando bene ma l’esperienza mi ha insegnato a non rilassarsi con prematuri entusiasmi:

per tornare a Parigi manca-vano altri 600 chilometri, nettamente più duri dei precedenti”. Con un po’ di riposo e qualche aspirina

per cercare di arginare l’in-fiammazione alle ginocchia, ecco sfilare Villaines (“coi suoi abitanti bragheri”) e poi Mortagne che sigla “il mio tuffo nell’ultima notte del brevetto e anche della mia carriera randagia” e dove Michele, per la prima volta trova nei ristori della verdura cruda: 2 euro e 60 per un pomodoro affettato. “Pressoché un furto”. Con-scio di essere sotto le 70 ore che si era prefissato per por-tare a termine la randonnèe ed essersi quindi concesso il meritato “sonno dei giusti”, Michele si rimette in bici-cletta alla volta di Parigi, tra bellissime foreste. “Ho finito la Parigi Brest-Parigi in poco più di 65 ore, senza incidenti, forature o piog-gia. Non posso davvero la-mentarmi”, sorride Bonicel-li. A conseguire il brevetto anche altri due carpigiani: William Salvioli e Raffaele Bertolucci. Nel cuore rimane, sepolta in un angolo, la Trans Russia, la più lunga randonnèe del mondo. Un sogno lungo 10.400 chilometri e qua-ranta giorni per andare da Vladivostok a Odessa. Tour naturalmente cancel-lato dopo l’illuminazione dell’11 agosto. Each man kills the thing he loves (Ogni uomo uccide ciò che ama). Staremo a vedere.

Jessica Bianchi

Michele Bonicelli

“Ho finito la Parigi Brest-Parigi in poco

più di 65 ore, senza incidenti, forature o pioggia. Non posso lamentarmi”.

torna, sabato 26 e domenIca 27 settembre, IL mantoVa bIke festIVaL: due gIornI dI appuntamentI per ceLebrare L’unIVerso deLLe due ruote

la capitale della bicicletta

i giochi di luce e gli odori della terra. La manifestazione si rivol-ge a un pubblico eterogeneo e trasversale, in quanto le iniziative proposte sono mirate a raggiungere diver-se tipologie di persone: dai dilettanti ai professionisti, dalle famiglie ai bambini e a tutti gli appassionati di turismo slow e ciclismo. L’appuntamento per gli ap-passionati di ciclismo vinta-ge è domenica 27 settembre con La Locomotiva Umana, cicloturistica d’epoca (bici

e accessori ante 1984) non competitiva a circuito dedicata a Learco Guerra. Il percorso è prevalentemente su strade a bassa percorren-za di automobili e su alcuni tratti di strada sterrata. La Granfondo cicloturistica Strada del riso e dei risotti mantovani, che si snoda nel territorio della provincia di Mantova noto per la produ-zione di riso, prevede due percorsi a marcia libera. La partenza alla francese, in ordine sparso, e la non competitività permettono

ai partecipanti di muover-si in piccoli gruppi senza eccedere nell’andatura, così da poter anche godere e apprezzare il paesaggio

circostante. Numerosi i percorsi ciclotu-ristici in programma.In sella verso il Parco Giardino Sigurtà - Sugge-stivo percorso in bici lungo il fiume Mincio su una delle ciclabili più conosciute d’Italia. Visita guidata a Borghetto e al Castello di Valeggio sul Mincio. Dopo una gustosa sosta alla Speck Stube, si entra nella magia del Parco Giardino Sigurtà e si percorrono in bici gli splendidi viali ombreggiati circondati da una natura lussureggiante. Rientro a Mantova in pullman con

a Corte Bell’Acqua a Goito. Si prosegue per Rivalta per la visita al Museo degli Antichi Mestieri del Fiume e si ritorna a Mantova al tra-monto a bordo del battello Insolito Mincio. Le terre dell’alto mantova-no - Ciclotour sulle Colline Moreniche del Garda tra dolci paesaggi ricchi di storia e sapori da scoprire: dal Capunsel di Solferino al Tortello amaro di Castel Goffredo. Ritorno in pul-lman con carrello porta bici. Alla scoperta del Parco Oglio Sud - Partenza da Mantova per Canneto sull’Oglio in pullman con carrello porta bici. Dopo la visita al Museo Civico di Canneto, si percorre in bici il fiume alla scoperta del Parco Oglio Sud, si visita la maestosa Corte Castiglioni di Marcaria e, dopo il pran-zo presso Osteria Due Plata-ni, si rientra a Mantova.Il fiume e il suo museo dif-fuso - Biciclettata lungo il Fiume Mincio verso il Bas-so Mantovano per ammi-rare tutte le eccellenze del territorio: il Forte di Pietole, il Parco Archeologico del Forcello, il Museo Diffuso del Fiume e l’ex Conca di navigazione del Bertazzo-lo. Dopo una gustosa sosta all’Ostello dei Concari, rientro a Mantova a bordo della Motonave Andes Negrini.

carrello porta bici nel tardo pomeriggio. Lungo il Mincio tra bici e battello - Itinerario all’inter-no del Parco del Mincio fino

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carpifood: non c’è amore più sincero di quello per il cibo di chiara papotti“Era finita l’estate nell’umi-da Emilia.  Era quel periodo dell’anno in cui le foglie scendevano dagli alberi con aria sonnolenta, passando dal verde acceso a tutti quei colori straordinariamente brillanti dell’autunno. Dalla veranda di casa si vedevano i campi spogliati del raccolto e un velo di nebbia accarez-zava dolcemente la terra. Nella grande cucina il fuoco della stufa temperava le mura e, su di essa, trovava spazio un capiente paiolo di rame. Nei miei ricordi di bambina ritrovo il silenzio che aleggiava intorno a noi. Un senso di ricercata tranquillità che definiva le condizioni perfette per met-tersi al lavoro. Nonno Bruno si accingeva a preparare una delle sue pietanze migliori: il savor di barbabietola”.

Già dal 1700 a Carpi e nella Bassa si prepa-rava il Sapore, meglio

conosciuto come Savor. Que-sto prodotto era molto im-portante nell’alimentazione delle famiglie contadine, in quanto sano e nutriente, ideale per superare i rigidi inverni. Il Savor si preparava in autunno, generalmen-te con il mosto cotto della vendemmia e altre qualità di frutta di stagione. In alcune zone, però, specialmente quelle in cui si trovavano le coltivazioni di barbabie-tola, era diffusa l’usanza di preparare il Sapore con il mosto di barbabietola. In Italia la coltivazione della barbabietola prese piede alla fine del XVII secolo, spe-cialmente nelle zone della

savor d’uva? No, di barbabietola

Pianura Padana, Ferrara e Rovigo. All’epoca, però, non si conosceva ancora il siste-ma per estrarre lo zucchero da questa pianta. Bisognava attendere l’arrivo di Napole-one. Nei primi anni dell’Ot-tocento lo zucchero di canna era molto diffuso. Ma con le guerre napoleoniche si diede avvio al blocco delle importazioni. Nel 1811 alcu-ni scienziati francesi mostra-rono a Napoleone dei panet-ti di zucchero estratto dalla barbabietola. L’imperatore rimase talmente colpito da quel sapore dolciastro che ordinò la coltivazione im-

mediata della pianta. Fu così che nel giro di pochi anni sorsero più di 300 fabbriche di zucchero da barbabietola in tutta Europa. La scoperta stimolò l’ingegno dei conta-dini della bassa Pianura Pa-dana e, di lì a poco, cominciò a diffondersi l’usanza di preparare il Savor partendo dal mosto di barbabietola. Alcune testimonianze e rac-conti orali di chi ha vissuto il periodo della cucina povera sono state fondamentali per il recupero di questo patri-monio gastronomico. Bruno mi racconta che quando era giovane raccoglieva le bar-

babietole, le puliva con cura e le portava a San Giacomo Roncole. Qui lo attendeva una donna molto nota in paese, la quale lavorava le barbabietole sino a ottener-ne il mosto. “File lunghissi-me di persone si formavano davanti allo stabilimento – spiega Bruno – ognuno custodiva gelosamente il raccolto in attesa della sua trasformazione. Il succo che se ne ricavava era la base di partenza per il Savor di barbabietola”. Con lo stesso principio del Savor d’uva, il mosto di barbabietola veniva portato a ebollizio-

ne in un paiolo di rame. Si aggiungevano poi pezzi di frutta di stagione, come le pere, le mele campanine, la zucca e scorze di arancia. Si faceva bollire il tutto molto lentamente, anche per un giorno intero, fino a quando il Sapore raggiungeva una consistenza piuttosto densa e una tonalità molto scura, quasi nera. Lo si lasciava raffreddare, quindi lo si adagiava in un recipiente di terracotta e lo si metteva nel forno ancora tiepido, dove precedentemente si era cotto il pane. Arrivati a questo punto, si attendeva il tempo necessario per la formazione di una crosta su-perficiale, necessaria per la conservazione del prodotto durante l’inverno. Il Savor di barbabietola lo si consuma-va sul pane, nei dolci come i tortelli fritti, ma sopratutto si mangiava sulla polenta fresca o arrostita.

hanno a cuore La proprIa saLute e VogLIono mantenersI In LInea, I consumatorI dI prImus sono sempre dI pIù e sI rItroVano on LIne per condIVIdere La sceLta dI responsabILItà neLLa protezIone deLLa proprIa saLute e, IndIrettamente, deL pIaneta Intero

Primus, il pane per “salutariani”E

’ una vera e propria comuni-tà quella che ruota intorno al pane Primus e che si ritrova

sui social e sul portale dedicato allo speciale pane che viene rea-lizzato a Carpi. La testimonianza più recente postata su Facebook (www.facebook.com/primu-spane) è quella di una giovane ragazza dal viso sorridente. “Da 5 anni soffro – scrive Daria - di sindrome di colon irritabile che mi ha portata a soffrire di stipsi e meteorismo doloroso. Faccio una dieta vegetariana non man-gio cibi raffinati o industriali, raramente latticini e uova. Ho provato di tutto e di più. I pro-blemi all’intestino mi hanno portata a un abbassamento di vista improvviso, disturbi mestruali, una fragilità ai denti, depressione e costante astenia. Finché mia madre non ha scoperto il pane Primus di Sandro Santolin, l’u-nico alimento che il mio intestino accetta senza fare capricci, una vera manna dal cielo. Ovviamente il passo successivo doveva essere sfiammare l’intestino. Ormai non credevo più a niente, al contrario di mia madre che non si è arresa e ha contattato il professor Paolo Mainardi per avere informa-zioni su Serplus. Per farla breve ho iniziato la cura e sono rinata. Questo per dirvi che non avete nulla da perdere a provare, ma solo da guadagnarci”. Mattia, un ciclista professionista, scrive sul portale ( www.primuspane.

it): “da qualche giorno utilizzo il vostro Primus. Ho fatto un primo ordine per provarlo inserendo an-che una pagnotta con uvetta oltre a 3 fantastici Primus 100. Volevo semplicemente complimentarvi con voi perché dopo nemmeno una settimana di utilizzo inizio a sentire gli enormi benefici dei vostri prodotti e farvi sapere che da oggi avrete un altro affezionato cliente che vi supporta e cercherà

di diffondere i vo-stri fenomenali prodotti durante ogni competizio-ne”. Non si tratta esclusivamente di persone che si ritrovano un problema di salute ma perlopiù di “salutariani” che hanno a cuore la propria salute e vogliono mantenersi in linea. “Il salutariano – spiega Sandro

Santolin del Pane del Fornaio – non è un filosofo e non si ispira ad alcuna religione. Mentre vegani e vegetariani adottano uno stile di vita particolare, oppure chi si nutre di alimenti biologici sup-porta certamente un’agricoltura meno impattante sull’ambiente, il salutariano fa scelte alimentari mirate a migliorare concreta-mente la propria salute. Infatti, si può essere vegani, vegetariani, consumatori di prodotti biolo-gici, non fumatori e non riuscire a proteggere sufficientemente, come un salutariano fa, la propria salute. Ad esempio, mangiando tutti i giorni cibi raffinati (zuc-cheri, margarine, pasta e pane non integrali) o consumando cibo biologico ma di origine animale ad allevamento intensivo. La par-

ticolare saggezza che motiva il salutariano lo rende responsabile nella protezione della propria salute e, indi-rettamente, di quella del pianeta intero”.

Da queste ispirazioni è nato Pri-mus, il pane a base di leguminose caratterizzato da un bassissimo indice glicemico, da una ricchez-za di valori nutrizionali nono-

stante la scarsa densità calorica, dalla riduzione drastica della presenza di glutine degradato con la fermentazione naturale, dalla sopravvivenza degli enzimi e del-la flora batterica che conferisce al pane una migliore digeribilità. Primus è disponibile presso i pun-ti vendita de Il Pane del Fornaio a Carpi e online all’indirizzo www.primuspane.it/shop.

“Il Salutaria-no fa scelte alimentari

mirate a migliorare concretamente la propria salute”.

Sandro Santolin

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A battezzare le acque anco-ra inviolate della nuova Piscina Comunale di Carpi

il campione del mondo nei 1.500 metri stile libero Gregorio Paltri-nieri e il primo cittadino Alberto Bellelli: una gara giocosa e diver-tita la loro, che, ovviamente, non ha lasciato scampo al… sindaco!Prima di cimentarsi nell’impresa natatoria però, a Bellelli è spettato il compito di fare gli onori di casa in occasione dell’inaugurazione dell’impianto alla presenza della folla delle grandi occasioni. Gran-di e piccini, infatti, hanno risposto presente all’invito dell’Ammini-strazione e sono accorsi numerosi per assistere all’attesissimo taglio del nastro e ammirare, finalmente, l’interno della struttura (realizzata in 18 mesi dal raggruppamento temporaneo di imprese costituito da Cmb e dalla società di servizi Coopernuoto di Correggio, la quale detiene il 25% delle quote di Aquanova srl che si è aggiu-dicata l’appalto dell’impianto e lo gestirà per i prossimi 30 anni) costata oltre 9 milioni di euro. “Questa piscina - ha sottolineato il sindaco - rappresenta qualcosa di unico e straordinario. Frutto di un percorso faticoso, di sinergia tra pubblico e soggetti privati. Dubi-to di riuscire a trasmettervi tutta la mia emozione. Il mio augurio è che questa, diventi la piscina di tutti voi. Che riusciate a sentirla vostra. Già oltre 2mila ragazzi vi si sono iscritti: chissà se tra loro vi sarà un altro Gregorio… Final-mente Carpi ha la piscina che si merita e tutto questo è stato possi-bile grazie agli sforzi di chi mi ha preceduto. Oggi siamo riusciti a costruire un sogno, l’obbligo ora è quello di vivere e amare questi spazi”. Una piscina da Serie A, l’ha invece definita il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini: “dopo la promozione del Carpi e la me-daglia d’oro di Paltrinieri, ora arriva anche un impianto natatorio degno della massima serie: uno straordinario contributo non solo alla pratica del nuoto agonistico, ma anche alla pratica natatoria di base. Come Regione, infatti, stiamo lavorando a una nuova legge sullo sport, che dedicherà particolare attenzione all’im-piantistica, così come alla diretta correlazione tra sani stili di vita e

grandI e pIccInI hanno rIsposto presente aLL’InVIto deLL’ammInIstrazIone e sono accorsI numerosI per assIstere aLL’attesIssImo tagLIo deL nastro deLLa nuoVa pIscIna e ammIrare coI proprI occhI L’Interno deLLa struttura

E piscina sia!

salute, perché il nostro obiettivo primario è quello di poter conti-nuare a vantare, nella nostra terra, una qualità della vita da Serie A. Quel che più mi ha colpito nel conoscere Greg, campione capace di conquistare la vetta del mondo, è stato il suo sorriso onnipresente. Ecco io credo che quel sorriso racconti, nonostante l’impegno, il coraggio e i sacrifici, un desiderio di divertimento che prescinde dalla vittoria e dal risultato. Ed è proprio quello, lo spirito che più di ogni altro deve caratteriz-zare chi si avvicina alla pratica sportiva”. E se di campioni come Greg “non ne nascono certo tutti i giorni - ha ammesso il presidente del comitato regionale della Fe-derazione Italiana Nuoto, Pietro Speziali - non bisogna mai dimen-ticare, né sottovalutare, l’impor-tanza dello sport nella formazione e nella crescita dei ragazzi”.Ed è sui ragazzi che Coopernuoto continuerà a puntare, “come ha

Da sinistra Zini, Cavina, Paltrinieri, Bellelli, Bonaccini e Gualdi

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grandI e pIccInI hanno rIsposto presente aLL’InVIto deLL’ammInIstrazIone e sono accorsI numerosI per assIstere aLL’attesIssImo tagLIo deL nastro deLLa nuoVa pIscIna e ammIrare coI proprI occhI L’Interno deLLa struttura

E piscina sia!

fatto da 25 anni a questa parte”, ha proseguito il presidente della società cor-reggese, Gianluca Gualdi, il quale ha ringraziato Cmb e il suo presidente Carlo Zini, così come il Comune di Carpi, per “la fiducia accordata”. Sollecitato da Pierluigi Senatore di Radio Bruno, il campione

di casa, Greg, dopo infiniti sorrisi e altrettanti abbracci e strette di mano, ha infine, ricordato i suoi prossimi impegni: “dai campionati europei in vasca corta alle Olimpiadi di Rio del 2016”, dopo le quali, il sindaco pare abbia già prenotato Piazza Martiri…

Jessica Bianchi

Da sinistra Zini, Cavina, Paltrinieri, Bellelli, Bonaccini e Gualdi

Bellelli e Paltrinieri

Sono state l’azienda Blumarine e la nuova Piscina Comunale

dove ha incontrato il neo campione del mondo di nuoto nei 1500 s.l., Gre-gorio Paltrinieri, i due appuntamenti carpigiani del premier Matteo Renzi giunto in Emilia giovedì 17 settembre per una giornata particolarmente intensa che lo ha visto prima nel piacentino, dove ha incon-trato i sindaci dei Comuni alluvionati e poi in serata a Modena con il bilaterale con il presidente francese Francoise Hollande e a seguire il saluto ai volontari della Festa del Pd a Ponte Alto.Alla Blumarine, accolto da Anna Molinari, direttore creativo dei marchi Bluma-rine e Blugirl e Gianguido Tarabini, amministratore unico del Gruppo Blufin, il premier ha ribadito l’ap-prezzamento per il marchio che rientra tra quelli dell’ec-cellenza italiana, congratu-landosi con una delle realtà più significative del settore moda, capace di valoriz-zare il Made in Italy anche all’estero.Dopo la Blumarine è stato il momento della Piscina dove Renzi ha fatto un rapido giro accompagnato da Greg. “Bella la piscina, è una

sono state L’azIenda bLumarIne e La nuoVa pIscIna, I due appuntamentI carpIgIanI deL presIdente deL consIgLIo matteo renzI gIunto In emILIa Lo scorso 17 settembre

il premier renzi a carpi

grande occasione per valo-rizzare lo sport. Credo che sia un messaggio per tutti, cioè la bellezza dello sport

come fattore di crescita. Poi una volta ogni tot anni ti nasce anche un campione del mondo con l’intelligen-za, la dedizione e la tenacia di Greg Paltrinieri: allora

uno è anche più contento”. Greg ha dimostrato di aver gradito l’incontro e, visi-bilmente emozionato, ha confidato ai microfoni di Radio Bruno: “è stato un onore conoscerlo, che sia venuto qui e abbia detto che occorre puntare sullo sport e costruire impianti così all’avanguardia, belli. Che facciano venir voglia di fare

sport, che fa bene all’Italia e, in questo caso, a Carpi”. Nelle due tappe carpigiane massiccia la presenza delle Forze dell’Ordine che teme-vano contestazioni, limita-tesi a un paio di cartelli del-la Lega Nord, mentre alcuni simpatizzanti del Pd hanno sventolato le loro bandiere. Nessun bagno di folla per il premier, i cittadini - pochi - venuti per vederlo sono infatti stati tenuti a debi-ta distanza (forse anche troppa).

Pierluigi Senatore

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sI chIama rugagIuffa ed è ambIentata a VenezIa La web serIe dI successo reaLIzzata da sette studentI unIVersItarI e che ha per protagonIsta anche La carpIgIana francesca zanottI

Da Carpi alla web serie girata a Venezia

deI fILm ItaLIanI In mostra a VenezIa due sono gIà neLLe saLe: non essere cattIVo dI cLaudIo caLIgarI (fuorI concorso) e sangue deL mIo sangue (In concorso) dI marco beLLocchIo - parte 2

il bellocchio più intimoPremio speciale della Giuria al film turco Abluka di Emin Alper.

Ritratto non troppo metafo-rico della Turchia odierna, percorsa da tensioni politi-che e sociali che sfociano nel sospetto e nella violenza. Il detenuto Kadir ottiene la libertà vigilata in cambio di una collaborazione col regi-me per individuare terroristi e oppositori. Viene così ad-detto alla raccolta e all’anali-si dei rifiuti nelle baraccopoli per individuare materiali che possano portare alla costru-zione di ordigni esplosivi. Contemporaneamente cerca il fratello, addetto all’ab-battimento dei cani randagi. Due “professioni” comple-mentari, ma i due non rie-scono a stabilire un rapporto. Il regista costruisce la sua storia per mostrare come il potere trasformi uomini semplici in ingranaggi del sistema politico. Dei film italiani in Mostra due sono già nelle sale: Non essere cattivo di Claudio Caligari (fuori concorso) e Sangue del mio sangue (in concorso) di Marco Belloc-chio. Il primo è ambientato nel 1995 a Ostia. Paesaggio dall’ecologia devastata e

Sono sempre più nu-merose le web serie caricate su YouTube

e i ragazzi che scelgono di utilizzare la piattaforma video non solo come fruitori dei contenuti ma anche come produttori. Basta avere una web cam, un po’ di talento e tanta fantasia per realizzare la propria fiction online di-sponibile a tutti con un click e, spesso, il risultato è degno di un lavoro da professio-nisti. Rugagiuffa è il nome della web serie che racconta le avventure di quattro stu-denti che abitano nel sestiere di Castello chiamato Ruga Giuffa, e in cui recitano oltre alla carpigiana Fran-cesca Zanotti, trasferitasi a Venezia per studiare lingua ebraica all’università Ca’ Foscari, tre ragazzi: Marco Paladini, Nicolò Vianello e Lorenzo Pagan.Dietro alla telecamera c’è un team molto affiatato: Silvio Franceschet (autore e regi-sta laureato in Arti Visive), Alberto Valentini (autore) e Alessandra Quattrini (autrice e acting coach).Francesca ci ha spiegato le ragioni del successo che sta riscuotendo la serie, giunta alla sua seconda stagione e che conta oltre 100mila visualizzazioni a puntata. “Credo che Rugagiuffa piaccia per la freschezza e l’immediatezza dei contenu-ti. Infatti, vengono trattate

le tematiche che contraddi-stinguono i giovani di oggi: problemi nello studio, d’a-more, difficoltà nel lavoro e ad arrivare a fine mese. Poi, ovviamente, grande prota-gonista è la città di Venezia, per cui largo spazio viene dato anche a ciò che sta più a cuore ai veneziani del no-stro sestiere: il desiderio di indipendenza, le tradizioni e il dialetto”.Quanto c’è di voi nei personaggi che inter-pretate?“La fortuna di Rugagiuffa sta anche nell’intuizione del regista: farci recitare con spontaneità incarnando semplicemente noi stessi.

“Mala” (Nicolò Vianello) e “Pala” (Marco Paladini) al di fuori della scena si comportano realmente così: sempre a battibeccarsi, pur volendosi bene”.Le Web-Serie sono un fenomeno in crescita. Bassi costi, meno vincoli e grande rapidità di con-divisione. Cosa rappre-sentano per voi e che futuro avranno nelle vostre previsioni?“Indubbiamente il genere della web serie si è molto sviluppato negli ultimi anni: non ci sono vincoli e si può raccontare ciò che si vuole in un tempo relativamen-te breve. Credo che gran

con un umanità giovanile senza speranza. Due ragaz-zi Vittorio e Cesare, amici da sempre e fratelli di vita, attraversano la loro giovane esistenza tra notti in discote-ca, alcol e spaccio di droga. Una vita di eccessi che entrambi vorrebbero abban-donare. L’amore e il lavoro potrebbero fare da cataliz-zatore per una nuova vita, ma il richiamo della strada rimane irresistibile. Caligari, recentemente scomparso, chiude la sua trilogia iniziata con Amore tossico (1983) e L’odore della notte (1998) restituendo un quadro della situazione estremamente realistico su un Accattone odierno, non più sottoprole-tario ma ancora ai margini dell’esistenza e in continua lotta con se stesso. Belloc-chio invece realizza il suo film forse più personale, chiamando a raccolta nel suo universo attoriale, Roberto Herlitzka, Toni Bertorelli, Alba Rohrwa-cher, i figli Pier Giorgio ed

Elena e il fratello Alberto. Poteva benissimo intitolarlo Cinema del mio cinema, ma il sangue è certamente più efficace. La ripetizione richiama la gemellarità che nel film è presente non solo perché il protagonista ha un gemello, ma per diverse situazioni di specularità in un racconto diviso a metà tra passato e presente. Al centro Bobbio, il suo paese natale, dove un vecchio convento

poi divenuto carcere ospita i due tempi della narrazione. Nella prima parte Federico Mai è un soldato deciso a far seppellire il fratello suicida in terra consacrata. Per que-sto torna al convento dove il fratello era un sacerdote caduto nel peccato perché sedotto da suor Benedetta ora sottoposta a torture varie tese a dimostrare il suo patto col demonio. Sovrasta il tutto un potere che attraversa

i secoli e giunge fino a noi simboleggiato da un perso-naggio vampiresco interpre-tato da Roberto Herlitzka, che da solo vale il film. Il suo colloquio dal dentista (Toni Bertorelli) è di una comicità travolgente e richiama alla memoria quello nella sauna di Bella addormentata. Li accomuna l’analisi spietata di un potere che sopravvive ai mutamenti sociali, politici e religiosi, vero vampiro che cavalca i secoli e la quoti-dianità grazie a una costante corruzione che tutto coin-volge. Assolutamente non casuali i nomi dei personag-gi: il Conte si chiama Basta, il cavaliere si chiama Mai! Bellocchio è partito da due cortometraggi (il presente e il passato) realizzati nella sua scuola di cinema estiva e li amalgama con rara mae-stria, intrecciando situazioni e personaggi sullo sfondo di un paesaggio che oltre che geografico è soprattutto interiore.

Ivan Andreoli

Marco Bellocchio e Alba Rohrwacher

Francesca Zanotti

Il Vascopensiero in Mostra a Venezia

Chiusura musicale per la 72° Mostra di Venezia, chiusura in

bellezza con la vera grande rock-star italiana: Vasco Rossi. Escursione incuriosita nella creatività del nostro a bordo di una macchina dove due sconosciuti trasportano la sagoma life-size del rocker di Zocca. Dieci piccoli capito-li che scrutano in profondità il modo di comporre, di scri-vere una canzone. Non un percorso biografico quindi, ma un sentiero nell’anima, un piccolo viaggio su come vivere e sopravvivere, in riva al mare o su un palco. Ci sono più parole che musica, pillole di saggezza e azzardi di semplicità per poi epi-logare con l’anteprima del videoclip Quante volte, tratto dall’album Sono innocente. Obbligatorio per i fans. Da non perdere, su Raitre, sabato 26 settembre, alle 22,35.

I.A.

parte della popolarità si deve al contatto diretto con

il pubblico: si può interagire con i propri fan direttamente su You Tube e scambiarsi opinioni tramite i social net-work. Tuttavia, nonostante l’ascesa della Web Tv e dei suoi prodotti, pensiamo che il web rimarrà ancora a lun-go solo un trampolino di lan-cio. I tempi non sono maturi perché il cinema e la televi-sione vengano soppiantati definitivamente dalla rete, e forse non lo saranno mai. Per fortuna aggiungerei”.Dopo il successo di Ru-gagiuffa avete deciso di iscrivervi al Roma Web Fest, il primo festival

italiano di web series. Cosa vi aspettate?

“Stiamo aspettando di conoscere il risultato delle selezioni. Ci sono tante web serie di qualità in concorso per cui l’esito non è scon-tato. Se dovessimo essere scelti sarebbe un grande onore, e avremmo l’oppor-tunità di conoscere dei veri professionisti del settore e di farci consigliare da loro”.Progetti per il futuro? Ci sarà anche una terza edizione di “Rugagiuf-fa”, o magari una nuova web-serie? “La terza stagione non è ancora nei nostri pensieri ma se il pubblico che ci segue la richiederà potrebbe essere realizzata, anche se ciò comporterebbe la ricerca di finanziatori per avere attrezzature più adeguate. Inoltre, alcuni di noi si stan-no dedicando a un progetto parallelo per alcuni commit-tenti che unisce l’esperienza maturata nel video e nei social”. Vi piacerebbe che que-sto hobby diventasse il vostro vero lavoro?“Per quasi tutti noi la web fiction resterà solo un bellis-simo hobby. Abbiamo infatti altri interessi e aspirazioni. Solo a Silvio, che è laureato in Arti Visive, auguriamo che Rugagiuffa rappresenti una vetrina per intraprende-re una meravigliosa carriera artistica”.

Chiara Sorrentino

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15venerdì 25 settembre 2015 anno XVI - n. 35

L’Angolo di Cesare PradellaIl vescovo Dalla Zuanna e i fatti di Villa Emma nei ricordi di don Ivo

Nel 70esimo anniver-sario della seconda guerra mondiale

resta un testimone prezio-so di quei terribili anni. Qualcuno lo ha definito il don Bosco carpigiano. Qualcun altro si è spinto oltre accostandolo alla figura di Bernanos, l’auto-re del Diario di un curato di campagna. E tutti questi paragoni calzano a pennello conoscendo da vicino don Ivo Silingardi, la sua vita e le sue opere a favore del prossimo, dei giovani, dei bisognosi, la sua umanità e la grande fedeltà agli ideali cristiani cui mai è venuto meno. E l’accostamento a Bernanos pensiamo lo soddisfi perché egli ricorda sempre di essere figlio di contadini, nato in campa-gna. Don Ivo parla volen-tieri del suo passato e delle vicende drammatiche che hanno contraddistinto gli anni della guerra. Nono-stante i suoi 95 anni, don Ivo rammenta perfettamen-te gli anni bui e difficili quando, partigiano della Brigata cattolica Italia, fu stretto collaboratore dell’allora vescovo di Carpi monsignor Virgilio Dalla Zuanna, il presule-eroe che seppe salvare la vita di 60 antifascisti che erano già stati addossati al muro di cinta della chiesa parrocchiale di Limidi per

essere fucilati dai militari delle SS.“Furono giorni terribili e drammatici quelli del no-vembre del 1944 – racconta don Ivo – contrassegnati da una lunga e laboriosa trattativa tra il vescovo Dalla Zuanna e il comando tedesco, grazie alla sua perfetta conoscenza della lingua tedesca, (oltre che di quella francese e della sua vasta cultura umanistica che gli donava carisma, autorevolezza, personalità). Trattativa che si concluse positivamente (mentre gli ostaggi erano già allineati al muro e un drappello di militari tedeschi aveva già

le armi in pugno), con la liberazione degli ostaggi in cambio del rilascio di sei miltari tedeschi catturati nei giorni precedenti. Ci fu ugualmente un morto perché in quei momenti così carichi di tensione, uno degli ostaggi riuscì a liberarsi e a fuggire ma venne freddato dai soldati”. Don Ivo prosegue il suo racconto aggiungendo che “quell’episodio fu il fatto più eclatante tra tanti altri che si verificarono durante i suoi undici anni difficili e tribolati di permanenza del presule nella Diocesi carpigiana, contrassegnati prima da cinque anni di

guerra e, successivamente, dalla presenza ‘scomoda’ di don Zeno Saltini con la sua Comunità Nomadelfia. Un uomo di grande spessore umano e di grande deter-minazione protagonista del periodo della Resistenza quando Carpi divenne luogo dell’opposizione cattolica alla Repubblica Sociale e all’invasione te-desca, ma anche della dura e aspra contrapposizione tra cattolici e comunisti, ben descritta da Ermanno Gor-rieri nel suo famoso libro La Repubblica di Montefio-rino: si arrivò all’uccisione di molti sacerdoti del mode-nese, come don Talè a Gui-glia, don Preci a Montese, don Guicciardi a Lama Mocogno, don Lenzini a Pavullo e il giovane semi-narista Rolando Rivi alle Piane di Mocogno. Per fini-re con l’assassinio, rimasto sinora impunito, dell’allora parroco di Fossoli don Francesco Venturelli avvenuto a guerra finita e a Liberazione fatta, nell’in-verno del 1946. Per questa sua azione pastorale e di impegno civile, morale e religioso, monsignor Virgi-lio Federico Dalla Zuanna

è stato insignito nel 2004, alla memoria, della Meda-glia d’Oro al Merito civile dal presidente della Repub-blica Carlo Azelio Ciam-pi”. Don Ivo ricorda anche le vicende che coinvolsero Villa Emma di Nonantola e le figure di altri coraggiosi sacerdoti come don Arrigo Beccari, l’allora parroco di Nonantola e il medico del paese, Giuseppe Moreali (a cui Modena ha intitolato un viale del parco) che, tra il 1943 e il 1944, riuscirono a salvare la vita a 73 ragazzi ebrei che erano giunti a No-nantola da diverse località perché ricercati dalle SS. “Quei ragazzi – narra don Ivo – vennero ospitati e nascosti oltre che in parroc-chia anche in abitazioni pri-vate e in case di campagna e don Beccari, con l’aiuto del dottor Moreali, riuscì a farli fuggire in Svizzera facen-doli viaggiare di notte sui treni, abilmente camuffati e con documenti falsi. Erano ebrei tedeschi che fuggi-vano dal regime nazista ed erano diretti in Palestina, l’attuale Israele, ma l’occu-pazione tedesca dell’Italia e della Jugoslavia impedì loro di proseguire la fuga

verso Est. Quasi tutti riu-scirono successivamente a raggiungere Israele, come testimoniarono loro stessi dandoci in seguito notizia del loro sbarco sulle coste di Israele. Ma dopo l’8 settembre altri ragazzi in fuga vennero fatti uscire da Villa Emma, divenuto nascondiglio troppo espo-sto e trovarono rifugio chi nella Abbazia benedettina, allora diretta da don Mucci e don Pelati e chi in case di contadini, che rischiarono la vita per salvare e pro-teggere i giovani ebrei. Per questa loro opera umanita-ria e religiosa, don Arrigo Beccari e il medico dottor Giuseppe Moreali sono stati insigniti dallo Stato di Israele dell’onorificenza di Giusto tra le genti, i loro nomi incisi all’interno dello Yad Vashem, il sacrario della Shoah di Gerusalem-me e su due alberi nel Viale dei Giusti”. Davvero un uomo e un pre-te straordinario questo don Ivo per ciò che ha realizzato a Carpi e per Carpi e per il suo passato eroico a favore dei giusti e dei più deboli. Sempre all’insegna della Croce.

Don Ivo

Il Comitato Chernobyl di Carpi, Novi e Solie-ra ha inaugurato nella

saletta della Fondazione Cassa di Risparmio di corso Cabassi la mostra fotogra-fica che resterà aperta sino al 27 settembre Dare luce al silenzio, con scatti di Luigi Ottani e testi di Pierluigi Senatore, sulla tragedia nucleare di Chernobyl. Si tratta di una serie di immagi-ni sconvolgenti e dramma-tiche sull’esplosione della centrale atomica Lenin in Bielorussia, allora Unione Sovietica, del 25 aprile del 1986: portò alla morte istantanea settemila persone e, ancora oggi, continua a mietere vittime tra quanti allora vivevano in quella località. Come hanno ricor-

IL comItato chernobyL dI carpI, noVI e soLIera ha Inaugurato neLLa saLetta deLLa fondazIone cassa dI rIsparmIo dI corso cabassI La mostra fotografIca dare Luce aL sILenzIo

per non dimenticare chernobyldato Ottani e Senatore, che andarono sul posto qualche tempo dopo insieme a Ro-berto Rebecchi, dando poi alle stampe un libro foto-grafico edito da Artestampa, il senso delle iniziative del Comitato Chernobyl di Carpi, Novi e Soliera “è dar voce alle popolazioni con-taminate e, più in generale, a un disastro che determinò settemila vittime e altret-tanti malati, evento diver-samente destinato all’oblio per il tentativo delle autorità russe, oggi come allora, di minimizzare la tragedia, uti-

lizzando la cinica e burocra-tica frase, che dette anche il titolo al libro di Senatore e Ottani, ‘Niet problema’ ovvero ‘Nessun proble-ma’. E impe-dendo contem-

poraneamente l’ingresso in Bielorussia di medici internazionali e dell’Orga-nizzazione mondiale della sanità, così come di osser-vatori dell’Onu”. Presente al vernissage anche l’attrice Roberta Biagiarelli che ha letto alcune pagine di un toccante libro su quella tra-gedia scritto da una ragazza del luogo che riuscì a sal-varsi, Svetlana Alexievich, dal titolo Una preghiera per Chernobyl. Nel libro Niet problema. Chernobyl 1986-2006 di Ottani e Senatore, ancora in vendita nelle li-brerie, vennero raccolti sul

posto racconti e aneddoti della gente e testimonianze significative come quella dell’ex calciatore del Milan Scevcenko, proveniente da quella zona e del cantauto-re carpigiano Paolo Belli che ospitò per molti anni un bimbo di Chernobyl per favorire la decontaminazio-ne da Cesio. E proprio Belli nel libro racconta la tragica realtà toccata con mano quando si recò in Bielorus-sia “contrassegnata da un grigiore generale che tutto copriva, dai palazzi anonimi e tutti uguali in stile sovieti-co, dagli abiti della gente e dalle facce cupe e serie delle persone. Un’immagine di tristezza e di disperazione difficilmente immaginabili e che non dimenticherò mai. E dovunque ritratti di Lenin e carri armati sovietici”.Ma ancora oggi, come è sta-to ricordato, resta il reattore nucleare numero 4 della centrale atomica di Cher-nobyl, come vera e propria mina vagante, perchè il sarcofago di cemento che lo ricopre sta cedendo e altre radiazioni atomiche mortali potrebbero uscire a danno della popolazione.

Cesare Pradella

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Le buone idee a volte nascono dopo lunghi e laboriosi processi

creativi; altre volte basta una semplice battuta per mettere in moto un mec-canismo che porti a un ri-sultato brillante. E’ il caso dei portachiavi realizzati da Marcello Gadda per il Comitatissimo della Balorda.Uno dei balordi, Luiz, non aveva ancora sco-perto il simbolo # (per i profani cancelletto): si legge hashtag a la sua popolarità è legata alla nascita di Twitter, che ha usato gli #hashtag come simbolo per contrasse-gnare le parole chiave e indicizzare i contenuti in modo semplice. Facebook li ha introdotti nel 2013, ma chi non mastica social network, tag e affini ancora non ha ben chiaro di cosa si tratti. Quando alcuni ba-lordi hanno spiegato a Luiz come leggerlo, il collega-mento con il dialetto carpi-giano è stato automatico: “Hasthtag dadio!” (“sto da Dio”). Dopo la risata collettiva, l’idea di stam-pare alcuni portachiavi e di venderli a due euro: tolte le spese di realizzazione, il ricavato viene devoluto ai clown di corsia dell’asso-ciazione Vip (Viviamo in

toLte Le spese dI reaLIzzazIone, IL rIcaVato deI portachIaVI IdeatI da marceLLo gadda per IL comItatIssImo deLLa baLorda VIene deVoLuto aI cLown dI corsIa deLL’assocIazIone VIp che aLLIetano Le gIornate deI pIccoLI rIcoVeratI In pedIatrIa aL poLIcLInIco dI modena

Più che balordi, generosisssimi!

Positivo Onlus) che allie-tano le giornate dei piccoli ricoverati in pediatria al Policlinico di Modena. Ad oggi sono già 1.500 i pezzi venduti e altri 500 sono in stampa. “Cerchiamo di unire un linguaggio datato a uno più moderno – spie-ga Alberto Gasparini, presidente della Balorda – hashtag e dialetto. Mettia-

mo in moto un messaggio positivo e facciamo qual-cosa di buono per gli altri”.La Balorda, nata una ven-tina d’anni fa come “mani-festazione antisportiva con veicoli su due-tre-quattro-sei ruote con travesti-menti”, si svolge l’ultima domenica di maggio e ha finalità benefiche. Il Comi-tatissimo (“Da noi è tutto

issimo - spie-ga ridendo Gasparini – perché siamo gasatissimi, bellissimi e divertentis-simi”) è nato nel 2010 con l’affiliazio-ne all’Arci. L’associazio-

ne, ufficializzata e messa in albo, conta oggi 42 iscritti tra Carpi, Novi e comuni limitrofi e vanta anche un presidentissimo onorario, Daniele Verrini.Ecco alcuni punti vendita dei portachiavi #Dadio del Comitatissimo della Balorda: il Madera, il Bar Nero, il Bar Roma, l’Ottica Lugli, Blond a Carpi, la Polisportiva Sanmarinese, il Poldo Cafè a Soliera, l’Ostello Filippo Neri di Modena e il locale Botte di vita a Guiglia.

Clarissa Martinelli

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17venerdì 25 settembre 2015 anno XVI - n. 35

di Clarissa [email protected]

“aiutate il commercio della vostra città”di Massimo Loschi

al mè dialètt...di Massimo Loschi

il gratta e vinci

Era venuto il desiderio di provare anche a me

perché ho visto che ora lo fanno in tanti,

io non so, ma ero convinto chissà perché

di essere capace di vincere, ma vincere molto.

In seguito, avrei acquistato quasi mezzo mondo

cosi, come si potrebbe acquistare… un gnint,

avrei iniziato a viaggiare in largo e in tondo e in ogni festa …

si, avrei fatto faville.

Hò iniziato mettendo mano al porta-foglio per quei biglietti che chiama-

no “gratta e sfrega”con il desiderio di levarmi tutti i

desideri solo fregando o grattando con una moneta.

Mà vi dico… ho provato mancino e destro con le dita incrociate per cancellare il malocchio ma che era facile vincere… chi l’ha detto? Che era peggio di quell’ago tra la paglia.

Dei numeri buoni? Nemmeno il segno!

Solo qualche briciolina di premio… modesta

che cambiavo svelto, anche per sollecitare

con nuovi biglietti, pensate che testa.

Così, cambia e paga, gratta e sfrègacon desiderio, una febbre addossoche mi è rimasta in mano solo l’ulti-

ma monetae il portafogli inaridito, ridotto

all’osso.

Diventare milionari ora sembra facile, basta un cartoncino del gratta e vinci, una moneta e il gioco è fatto, ma…

al grata e vins

A m’éra gnu vója ed pruvêr anch’a mè

anch perchè ho vist che adês il fan in tant,

mè a n’sò, mô era cunvint chisà perchè

d’èsèr bôun ed vinsêr, mô d’vinsêr tant.

Dôp, avrèv psu cumprêr quêši mêš mònd

achsè, cùmà s’prèv cumprêr... ‘na sàraca,

avrèv tachèe a viašêr in lêrgh e in tònd

e in ogni fêsta... sê, avrèv fat baraca.

Ho cuminciè dènd man al pôrtafójper chi bigliètt chi ciamèn “grata e

sfréga”cun la šmania ed cavêrèm tùtì al vój

sól sfèrghènd ó gratènd cun ‘na munéda.

Mè a v’dìgh... ch’ho pruvèe mansêin e drìtt,

con i díi incrùšèe per scànšlêr la cajamô ch’éra facil vinsèr... chi l’ha dìtt?Ch’l’éra péš ed cla gùcià trà la paja.

Di numèr ed chi bôun? Mô gnanch l’insègnà!

Sól ‘na quêlch brišlêina ed prémi... môdêsta

ch’a baratêva ed cólp, anch per fêr prìmà

cun di nóv biglìètt, pinsèe sól che têsta.

Achsè, barata e pêga, grata e sfrègacun ‘na šmanja, ‘na specie ed févra

adôsch’a mè rêstèe in man sól l’ultma

munédae al pôrtafój scùnìi, ridòtt a l’ôs.

Nelle opere dell’artista vene-ziano Tobia Ravà una trama cabalistica stende su ogni

soggetto raffigurato una fitta rete di sequenze numerologiche, ispirate alla tecnica della ghematrià, ovvero il sistema ebraico di permutazione tra parole e numeri impiegato per decrittare il significato celato e mistico dei testi. Nella loro inesau-ribile combinazione, le sequenze sembrano indicare la costituzione invisibile degli oggetti, l’ermetica rete di immanenza con la quale essi attraversano il tempo: sia quando sono apparentemente non più in uso (come una vecchia macchina da cucire o un macinino da caffè), sia quando invece sono patrimoni da custodire per le generazioni future, come i paesaggi cari all’artista per le loro implicazioni etiche ed ecologi-che. Con la mostra allestita nei locali della carpigiana Darkroom Silma-rArtGallery l’artista, che discende da un garibaldino emiliano, torna anche alle sue radici biografiche.

Esordisce il 26 settembre al Circolo Mattatoyo la prima edizione del festival Go-

odMYe, puntata zero di un evento che si propone di diventare appunta-mento costante di anno in anno, per addolcire la fatidica frase “l’estate sta finendo” festeggiando insieme e accogliendo le novità e la varietà culturale che la stagione l’autunnale porta con sé. GoodMYe, pensato e organizzato interamente dall’Arci Mattatoyo, sarà infatti l’occasione per inaugurare la stagione 2015/16 del circolo, attraverso un momento di socialità e condivisione che coin-volga tutta la cittadinanza attraverso vari linguaggi espressivi: dalle 17 alle 24, si alterneranno spazi di musica, arte e autoproduzioni, reading let-terari, cibo e birra artigianale locale. Per favorire il clima di aggregazio-ne è stato creato un programma diversificato, al fine di raggiungere un pubblico il più ampio possibile e dare spazio ad artisti di qualità che sono presenti nel nostro territorio. Si partirà dalle 17 con un angolo cre-

La coppia carpigiana formata da Maura Casali e Lauro Veroni organizza al Circolo Loris Guerzoni, di via Genova, domenica 4 ottobre, a partire dalle 15, una tombola per raccogliere fondi da

destinare alla Comunità San Benedetto al Porto di Genova, fonda-ta dal rimpianto Don Andrea Gallo. Un pomeriggio all’insegna della leggerezza e della spensieratezza ma, soprattutto della solidarietà. Con soli 10 euro si potrà giocare a tombo-la, fare una merenda a base di dolci rigorosamente fatti in casa e, chi vorrà, potrà acquistare anche alcuni biglietti della lotteria - 2 euro l’uno - e, con un pizzico di fortuna, sperare di vincere i premi in palio, offerti da varie ditte del nostro territorio. “Tutto il ricavato - conclude Maura - andrà alla Comunità San Benedetto al Porto di Genova”.

domenica 4 ottobre, alle 15, al circolo guerzoni

una tombola per don Gallo

Don Gallo

esordisce il 26 settembre al circolo mattatoyo la prima edizione del festival goodmye: dalle 17 alle 24, si alterneran-no spazi di musica, arte e autoproduzioni, reading letterari, cibo e birra artigianale locale

l’estate non finisce mai al Mattatoyo…

ativo legato al fumetto e all’illustra-zione. Grande spazio verrà dato alla musica, grazie alla partecipazione di 5 band, tra cui gli headliners Min-nie’s con il loro punk rock milanese e nomi quali Altre di B da Bologna e i carpigiani BePolaroids. “Durante la serata - spiegano gli organizza-tori - verrà anche ricordata la morte di Federico Aldrovandi, avvenuta proprio il 26 settembre, attraverso una lettura, per legarci idealmente alla tre giorni di eventi che si terrà contemporaneamente a Ferrara in memoria del ragazzo. Questa scelta è legata alla volontà di affrontare temi sociali e civili che riteniamo fondamentali e che da oltre un anno stiamo cercando di portare avanti come Circolo Mattatoyo”. Anche nella scelta culinaria e delle bevande GoodMYe festival punta alla qualità grazie a una varietà di birre artigia-nali alla spina prodotte dal Birrificio Artigianale Dada di Correggio. Sarà presente un punto ristoro attivo dal pomeriggio con panini, patatine, piatti vegan e dolci.

alla darkroom silmarartgallery esposizione delle opere dell’artista tobia ravà, a cura di chiara Iemmi

codici trascendentali

L’esposizione Codici trascenden-tali - Eternità e temporalità delle cose proseguirà fino al 18 ottobre.

Orari di apertura: dal lunedì al sabato 9.30 -12.30 e 16 - 19. Chiuso giovedì pomeriggio e domenica.

26 e 27 settembre

Il giorno del dono

Il nuovo consiglio di Amica - Associazione amici delle case di residenza e centri diurni ha

deciso, unitamente alla Direzione dell’Asp Terre d’Argine, di promuo-vere un’attività volta a incoraggiare i volontari a proseguire nella loro indi-spensabile collaborazione cercando altresì uno sviluppo dell’associazione. A tal proposito, il 26 e 27 settembre, ha organizzato l’iniziativa Giorno del dono - Riconoscersi l’uno dono

per l’altro. L’evento si compone di due momenti: sabato 26, a partire dalle 9, si terrà una conferenza presso la Sala Congressi di viale Peruzzi. L’incontro, introdotto dall’onorevole Edoardo Patriarca, prevede gli interventi del professor Giannino Piana, insegnante di Etica presso l’Università di Urbino e l’Università di Torino, del presidente di Amica Clau-dio Bertani e delle autorità presenti. Domenica 27, a partire dalle 15,30, appuntamento con una festa presso la Casa di Residenza per anziani Tenente Marchi di via Catellani 9/a.

Ciao Clarissa, ho un negozio non molto distante dal centro storico di Carpi e vorrei lanciare un appello: en-trate a comprare. Com-prate una cosa in meno, ma non alimentate le mafie che realizzano capi contraffatti o a prezzi ridicoli su banca-relle abusive facendo lavorare in nero nuovi schiavi, non fate altro che impoverire la socie-tà. E anche gli acquisti su Internet sono accat-tivanti, ma vale la pena per risparmiare 5 euro immaginare tra qual-che anno tutti i centri storici deserti notte e giorno? Chi compra da me fa lavorare il fornitore, il rappresentante e il trasportatore tra gli altri. Tutti posti di lavoro che va-cillano se basta il clic sul web nel sito cinese. Noi commer-cianti teniamo pulita la zona antistante i negozi, abbiamo vetrine illuminate e colora-te, incentiviamo le persone a passeggiare e vivere il centro, paghiamo affitti ed evitiamo che palazzi storici diventino decadenti topaie, ma è difficile immaginare che possa durare ancora a lungo se entra poca gente a comprare e i prezzi di gestio-ne degli esercizi salgono di giorno in giorno. Speravo venissero aboliti almeno gli

studi di settore che mi co-stringono a pagare tasse per importi che non guadagno da anni, ma quella forma di “pizzo” resta. Gli scontrini li batto tutti e i conti non tornano. Per far vivere la città bisogna credere anche in chi investe per tenerla in ordine o chiudiamo, arrivano

solo catene straniere (spesso con cose fatte da bambini in Bangladesh) e negozi etnici finché conviene e poi an-dranno altrove anche quelli.

Lettera firmata

Pubblico volentieri questa lettera che offre un interes-sante spunto su cui riflettere.

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l’aForisma della settimana...

appuntamenti

Poesia Festival presenta la sua undicesima edizione e dal 24 al 27 settembre la

provincia modenese che si adagia ai piedi del primo Appennino sarà lo scenario per l’ormai tradizio-nale rassegna di inizio autunno dedicata alla poesia e ai poeti dell’Unione Terre di Castelli (for-mata dai comuni di Castelnuovo Rangone, Castelvetro di Modena, Marano sul Panaro, Savignano sul Panaro, Spilamberto e Vigno-la) e dei comuni di Castelfranco Emilia e Maranello. Voci che testimoniano quanto la poesia sia uno strumento prezioso e mallea-bile, in grado di parlare alle don-ne e agli uomini del nostro tem-po. Un festival che parla di poesie e di un intero territorio ricco di bellezza, gastronomia ed eccel-lenze produttive. I poeti Franco Loi, Umberto Fiori, Aldo Nove, Milo De Angelis e Livia Candia-ni e l’editore e traduttore Nicola Crocetti saranno tra i principali protagonisti dell’edizione 2015 di Poesia Festival; a confermare una vocazione internazionale contribuirà la presenza di Micha-el Krüger, poeta tedesco la cui

daL 24 aL 27 settembre La poesIa anImerà otto comunI modenesI

Poesia protagonista nei borghi antichi

città e i luoghi della Penisola, presenterà al pubblico numerose importanti voci del panorama italiano. Ai poeti di oggi faranno da controcanto le esibizioni dedi-cate a grandi maestri del passato e spettacoli in bilico tra verso e performance: saranno a Poesia Festival Luis Bacalov e Cosimo Damiano Damato con Poetry Soundtrack, il cantautore Dente nella doppia veste di scrittore e musicista, i Têtes de Bois con un omaggio a Leo Ferré, Paola Pi-tagora che darà voce al Leopardi “privato” attraverso rari docu-menti e corrispondenze, Giovan-ni Lindo Ferretti narratore delle sue storie d’Appennino e Miche-le Serra che insieme al gruppo folk degli Enerbia ricorderà la figura del poeta Giorgio Capro-ni, un protagonista della cultura italiana del secondo Novecento.Poesia Festival è un modello di festival diffuso originale, che per quattro giorni anima otto comu-ni, uniti nell’intento di offrire al pubblico un momento di scoper-ta, apprendimento e un intratteni-mento di qualità completamente gratuito.

“Le case felici sono costruite con mattoni di pazienza”.

La comodità di una macchina e l’eco-nomicità e praticità di uno scooter: per avere queste caratteristiche in

contemporanea nascono negli Anni’50 le Bubblecars. Auto colorate, dalle forme accattivanti, molto spesso frutto di impe-gnativi esercizi di design che danno luogo a linee mai viste, in macchine che sembrano giocattoli. Tutto questo per dar vita a un perfetto mix tra la classica automobile e il più pratico scooter. Questo nuovo concetto di auto, ideato per soddisfare le esigenze di un mercato in continua evoluzione, mise alla prova la creatività di molti progettisti - soprattutto italiani - che cercarono di dare una forma nuova ai tradizio-nali canoni estetici. Nascono così modelli come la Isetta, la più famosa tra le microcar, o la Goggo Dart, molto rara in Italia: 400 cm3, 100 km orari in due tempi, meccanica tedesca Goggomobil, costruita in Australia. Entrambe le microcar, oltre ad altre vetture, per gentile concessione del Museo A.M.E.S. di Sassuolo saranno esposte a ModenaFiere il 26 e 27 settembre nell’ambito della terza edizione di Modena Motor Gallery. E ancora faranno bella mostra di sé al Salone modenese una Lolugrafo, anno 1946, carrozzeria alluminio, motore monocilindrico, volugrafo denominato Bimbo, CV 5, velocità 60 km all’ora, e una Messerschmitt K R 200, nata dalla conversione dell’industria bellica tedesca, che si guida come una moto uno dietro l’altro. E poi una Vespa 400 Acma, progettata

La terza edIzIone dI modena motor gaLLery, In programma sabato 26 e domenIca 27 settembre a modenafIere, mette In mostra anche Le auto pIù pIccoLe deL mondo

Incredibili Bubblecarsda Corradino d’Ascanio - vetturetta estrema-mente compatta di 2 metri e ottanta centimetri, 14 cv per 360 kg, capace di andare fino a 90 km all’ora – che per un patto di non belligeranza verso la Fiat che in quegli anni pensava alla mitica 500, la Piaggio fece costruire in Francia nello Stabilmento della ACMA di Faurcham-bault. Ma a Modena Motor Gallery sono anche altre le esposizioni collaterali in programma: da una grande mostra dedicata all’Aerautodromo di Modena, che racconterà avventure di uomi-ni, ingegno e motori legati a questo luogo a La Tecno di Bologna: quando una piccola azienda sfida il mondo delle competizioni, che consen-

tirà di ammirare le splendide monoposto create dai Fratelli Pederzani, ma anche di ripercorrere i momenti più importanti della loro singolare avventura rievocati dalla viva voce dei protagonisti. E ancora: un’espo-sizione in ricordo di Juan Manuel Fangio e, per la prima volta in una manifestazione di questo tipo, si terrà la prima edizione di Modena Motor Gallery PhotoContest Gente e Motori. Promosso da AC Factory, si tratta di un concorso fotografico aperto a tutti i visitatori del salone. La Strada degli artigiani ospiterà invece 50 aziende tra le più affermate in Italia e punterà l’attenzione sulla tutela e formazione di questo settore che rischia di essere ridimensionato dalla mancanza di personale giovane qualificato. Nella Piazza dei Privati, ci sarà la possibilità di scambiare o vendere la propria auto o moto storica.

opera in versi riflette sulle perdite e lo spaesamento del cittadino globale con raffinate e ironiche analisi.

Inoltre il Giro d’Italia della Poesia, una rassegna che punta a utilizzare la poesia come lente di ingrandimento per leggere le

MostrecaRPIFino al 27 settembreDare luce al silenzioFoto di Luigi OttaniIn occasione dei vent’anni del Comitato Progetto Chernobyl di Carpi, Novi e Soliera Saletta Fondazione Cassa di Risparmio

Fino al 30 settembreL’umorismo ai tuoi piediPersonale di Gianni ChiostriO&A Centro Affari

Fino al 18 ottobreTobia RavàCodici trascendentaliDarkroom SilmarArtGallery

Fino al 1° novembreTrame e Colori - Intrecci tra Arte e MaglieriaMostra a cura di Pierluigi SgarbiOpere diCarlotta Bertelli/Gianluca Guaitoli Luigi BertogalliGiamprimo BertoniDario D’IncertiFabio IemmiStefano MarianiClaudia MariniMr FijddorKetty TagliattiElena ViappianiAppartamento Inferiore di Palazzo Pio

Fino al 22 novembreLa reinvenzione del violoncello - Partiture classiche tra musica e immaginiMattia Cipolli, violoncelloGiovanni Franzoi, videoGiulio Zanet, opere su telaSpazio Meme

Fino al 6 gennaioCostruire il Tempio Alla ricerca del progetto di B. Peruzzi per la Collegiata di CarpiCuratori: Andrea Giordano, Manuela Rossi ed Elena SvalduzMusei di Palazzo dei Pio

Fino al 6 gennaioTutti invitati! Tavole povere, tavole imbanditeCuratela e testi: Natascia Arletti in collaborazione con Manuela RossiMuseo della Città

eventicaRPI25 settembre - ore 21Omaggio a Tullio RomanoOrchestra di Fiati, diretta dal professor Massimo Bergamini e il Coro, diretto da Orestina Gibertoni dell’Istituto

Harold E. Kohn

Giovanni Lindo Ferretti, nel riquadro Michele Serra

Franco Loi

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19venerdì 25 settembre 2015 anno XVI - n. 35

appuntamenti

Il cibo è connessione, il cibo è celebrazione, sostentamento. Ma soprattutto, nel XXI secolo,

il cibo è una sfida globale. Una sfida che entro il 2050 riguarderà 9 miliardi di persone. Come nutrire tutti in modo sostenibile per il pia-neta? Di pari passo con l’aumento della popolazione umana aumen-tano i nostri bisogni, e le aspetta-tive. Oggi centinaia di milioni di persone soffrono di malnutrizione e di “insicurezza alimentare”, mentre quasi 1 miliardo e mezzo di persone sono obese o sovrappe-so. National Geographic esplora e analizza tutti gli aspetti di questa grande, e immane, sfida con una serie di articoli e con una grande mostra, Food, Il futuro del cibo, la quale farà tappa al Palazzo del Governatore di Parma, fino al 25 ottobre. La mostra è composta da oltre 90 fotografie scattate in tutto il mondo dai migliori pro-fessionisti del magazine e da una serie di grafici e testi che gettano luce sulle diverse problematiche legate al futuro del cibo: l’impatto dell’agricoltura e dell’allevamen-to di bestiame sulle acque, sul clima, sul territorio, sulle fore-ste, l’incremento esponenziale dell’acquacoltura, ma anche lo spreco alimentare e il nuovo volto della fame, così come la pros-sima rivoluzione verde. I foto-grafi in mostra: Robert Clark, Craig Cutler, David Doubilet,

IL paLazzo deL goVernatore dI parma ospIta fIno aL 25 ottobre La mostra deL natIonaL geographIc, IL futuro deL cIbo. a cura dI marco cattaneo

come l’aria, come l’acqua, il cibo è vita

Alessandro Gandolfi, Ashley Gilbertson, Robin Hammond, Kitra Cahana, Gerd Ludwig, Alex Masi, Matthieu Paley, An-tonio Politano, Jim Richardson, Stephanie Sinclair, Brian Sker-ry, George Steinmetz, Paulette Tavormina ed Amy Toensing. La mostra comprende inoltre una serie di scatti d’epoca intitolata Come eravamo, con foto di Wil-liam Albert Allard, Jonathan Blair, Jules Gervais Courtelle-

mont, Willard Culver, Bruce Dale, Gordon Gahan, Justin Lo-cke, Luis Marden, B. Anthony Stewart ed Edwin L. Wisherd. Saranno esplorate le possibili soluzioni e la centralità del cibo nelle diverse comunità allo scopo di promuovere consapevolezza collettiva a tutti i livelli, dalle case alle scuole, ai consigli di ammini-strazione e oltre. Perché ciascuno, nel suo piccolo, può contribuire e fare la differenza. Con questa

mostra prosegue l’impegno di National Geographic per promuo-vere la consapevolezza globale sul problema del futuro del cibo: un impegno che ha già dato vita a una serie speciale di articoli pubbli-cata sulla rivista e sul web nel corso dello scorso anno, e che ha visto anche un accordo di colla-borazione concluso tra la Society e la Fao, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura.

Tre giorni dedicati all’arte moderna e contemporanea, spaziando dallo storicizzato alle

avanguardie, dalla street art alla pop art, con grandi nomi e giovani emer-genti. E’ ampio il panorama offerto da Immagina – Arte in Fiera, la mostra mercato organizzata in sinergia tra S.G.P. e FieREmilia che si terrà presso i padiglioni del quartiere fieristico di Reggio Emilia dal 26 al 28 settembre. Una fiera storica, che di anno in anno si rinnova per andare incontro alle esigenze degli appassionati d’arte. Per questa edizione, la numero 17, una quarantina di selezionate gallerie provenienti da tutta Italia porteranno il meglio delle loro collezioni, offrendo un’ampia scelta tra diversi correnti artistiche e tra autori di fama inter-nazionale ed emergenti. Fitto anche il calendario degli eventi collaterali, in fiera e fuori fiera: da segnalare la

dal 26 al 28 settembre presso il quartiere fieristico di reggio emilia

l’arte contemporanea in mostra

singolare e spettacolare performance di Angelo Brescianini (Galleria Il Mi-notauro), artista lombardo celebre per le sue Espansioni, particolari opere realizzate sparando contro supporti in acciaio e ottenendo così estroflessioni in grado di raccogliere la luce. Grande interesse suscita anche l’originalissima installazione Self service Art, il distri-butore automatico di arte contempo-ranea di Antonella Mazzoni (Galleria Rezarte): una proposta di condivisio-ne di pensieri e opere creative con fruizione democratica e collettiva. Dal programma fuori fiera si evidenzia The Art o Food Valley, presso la Galleria Rezarte, che coniuga arte, eccellen-ze gastronomiche e valorizzazione del territorio. Infine, presso il centro commerciale I Petali, durante i giorni della manifestazione sarà presente un’installazione proposta dalla Galleria Bonioni.

Superiore di Studi Musicali Vecchi Tonelli di Modena e Carpi in concerto Una serata di musica e parole dedicata al musicista fondato-re del Marcello’s Ferial e alla musica leggera italianaCon Fio Zanotti, compositore e direttore d’orchestra e Marco Moser, giornalista musicalePiazza Garibaldi

25 settembre - ore 21A testa alta Conduce Baldessarro, direttore rivista NarcomafieIntervengonoGaetano Saffiotti, imprenditore, testimone di giustiziaCinzia Franchini, presidente nazionale FITA/CNAAuditorium San Rocco

Rassegna di concerti aperitivo di musica da camera con chitarraAperiGuitar Programma26 settembre - ore 17.30La sonataDuo di violino e chitarraMatteo Bertani, violinoMatteo Magnani, chitarraCon interventi di M. di Nuzzo, chitarra solaMusiche di Margola, Giuliani, PonceAuditorium Carlo Rustichelli

26 settembre - dalle 16.30Goodmye - The very last Summer Festival Un festival per salutare l’estate e abbracciare l’autunnoConcerti, giocoleria, letture e punto ristoroCircolo Arci Mattatoio

26 settembre - ore 21Concerto per l’apertura straordinaria Cattedrale Duomo

26 settembre - ore 18/03Silent PartyFesta di fine estatePiazzale Re Astolfo

26 settembre - 10 alle 17Festival della GastroenterologiaAuditorium Biblioteca Loria

27 settembre - ore 17Chiamati ad accogliereIncontro con Maria Angela Bertelli, missionariain ThailandaSala Congressi

27 settembreIl mondo delle ApiCon Mirco Pellacani Oasi la Francesa

27 settembre - ore 16/19La patente è qui - Educazione stradale per i bambini Borgogioioso

27 settembre - ore 10/13Un viaggio tra i sapori del MondoGiornata di promozione del Mercato EquosolidaleParco Giovanni Paolo II

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venerdì 25 settembre 2015 anno XVI - n. 3520

Via S. Giorgio 35/D - Rio Saliceto (RE) - Tel. [email protected] - www.tessilgoal.it

carpI caLcIo - dIffIcILe trasferta queLLa che aspetta I bIancorossI, domenIca 27 settembre, contro La roma

Trasferta Olimpica

Che sarebbe stata dura lo sapevano anche i tifosi più ottimisti, ma che il Car-

pi potesse pagare uno scotto di sfortuna di tali dimensioni non era davvero preventivabile. Perché se si esclude lo sciagurato primo tempo dell’esordio a Genova, al Carpi, amnesie e leggerezze difensive a parte, si può rimpro-verare davvero ben poco. Una squadra che si è costantemente migliorata, trovando, anche grazie agli inserimenti last minute dei veterani della Serie A Cristian Zaccardo e Marco Borriello, la solidità necessaria nei momenti di grave difficoltà. Purtroppo il calcio non vive di piccoli passi ma, alle innegabili migliorie, abbina la necessità materiale di guadagnare punti per arrivare il prima possibile alla fatidica “quota 40”, da molti considerata la soglia di tranquillità. Con questi presupposti il Carpi, si-lenziosamente, senza proclami ma con tanta motivazione e orgoglio, scende nella Capitale per affron-tare la fortissima Roma di mister Rudi Garcia, lanciatissima in classifica. Una squadra, quella ca-pitolina, imbottita di grandi talenti e costruita con l’investimento di ingenti capitali e il solo obiettivo di approfittare del momentaneo vuoto di potere in Serie A, considerata la parabola discendente intrapresa dalla Juventus dopo gli addii dei senatori Andrea Pirlo, Arturo Vidal e Carlos Tevez ancora non perfettamente assimilati. Edin Dzeko, Mohamed Salah, Francesco Totti (che contro il Sassuolo ha segnato il gol numero 300 in Serie A), Juan Manuel Iturbe e Gervinho compongono la prepotente batteria di sfonda-mento di una squadra che sulla grande capacità realizzativa basa la propria forza. E se contenere un attacco del genere non sarà facile, per capitan Zaccardo e compa-gni, non sarà semplice nemmeno superare il centrocampo guidato da Daniele De Rossi e ricco più che mai di qualità dato lo straordinario stato di forma dei vari Pjanic e Naingollan. Il punto debole arriva dalla difesa dove, storicamen-te, i lupacchiotti giallorossi non risultano ermetici dai tempi dello scudetto di Fabio Capello quando la retroguardia era guidata da un certo Walter Samuel sopran-nominato poi The Wall. E’ sulle ripartenze che il Carpi dovrà essere bravo a colpire per sperare di strap-pare punti a una Roma fortissima che però pecca di narcisismo. A tal proposito potrebbe essere la partita perfetta per due splendidi inter-preti del contropiede: Antonio Di Gaudio e Jerry Mbakogu.

Enrico Bonzanini

tra I tantI VoLtI nuoVI deL carpI dI questa stagIone sI sta dIstInguendo Lo sVIzzero dI orIgInI ItaLIane matteo fedeLe

Voglia di riscattoT

ra i tanti volti nuovi del Carpi di questa stagione si sta distinguendo lo sviz-

zero di origini italiane Matteo Fedele. Alto, biondo, tatuato e di poche parole: così si presenta il ragazzone, classe ’92 di Lo-sanna, nato calcisticamente in Francia, nel Lille, dove è stato plasmato per il grande calcio europeo. In molti hanno im-maginato che il suo acquisto, in prestito con diritto di riscatto dal Sion, da parte del Ds Sean Sogliano, fosse il classico colpo di completamento di una rosa che, in modo particolare a metà campo, aveva già tanti interpreti. Fedele si è messo a disposizione di mister Castori e, settimana dopo settimana, ha sbaragliato la concorrenza rendendo la propria presenza fondamentale nel bilan-ciamento tattico della squadra. Titolare a grande sorpresa contro l’Inter, lo svizzero di origini

napoletane non ha più abbando-nato il suo ruolo di mezzo interno sinistro risultando in tutte e tre le ultime partite tra i più positivi. Appassionato di rap francese, ra-gazzo riservato e grande amante della Pizza, Fedele non ha il gol nel suo Dna avendone segnato soltanto uno in tutta la carriera con la maglia del Sion, su calcio di punizione. Si definisce un giocatore cattivo ma, in realtà, non eccede mai negli interven-ti fallosi e, soprattutto, risulta tremendamente bravo nella fase di interdizione e nel recupera-re palloni senza colpire se non in rare occasioni. In carriera ha ricoperto anche il ruolo di difensore centrale e tutte queste peculiarità lo rendono una delle più belle sorprese di questo Carpi di inizio stagione.Nella vita ha dichiarato di voler incontrare un giorno - e poterlo marcare - il capitano della Roma Francesco Totti, del quale è idolo sfegatato sin da quando era bambino. Il destino, non sem-pre beffardo, sabato gliene darà l’occasione.

Enrico Bonzanini

Ph Fotostudio Silmar - Carpi FC

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21venerdì 25 settembre 2015 anno XVI - n. 35

Attualmente sono solo tre in tutta Emilia

Romagna le scuole tennis riconosciute come Top School, su un bacino regionale di circa 200 scuole tennis.

Un grande villaggio dedicato ai più pic-coli, dove riscoprire

la dimensione del gioco e dello sport. Domenica 27 settembre, Piazza Martiri, si colorerà di divertimento, movimento e fantasia, gra-zie all’impegno del Centro sportivo italiano - Comi-tato di Carpi e Castello dei Ragazzi. Vispo - Vil-laggio dello sport e del gio-co, nato in punta di piedi dopo il sisma del 2012 per animare e rivitalizzare il centro storico, è giunto quest’anno alla sua quarta edizione e propone nume-rose novità, come spiega il presidente del Csi di Carpi, Guido Leporati: “riem-piremo la piazza con una serie di postazioni dedicate alle attività sportive e, per la prima volta, al gio-co. Il nostro obiettivo è infatti quello di accom-pagnare i più giovani, dai 6 ai 14 anni, in un percorso che dal gioco conduce alla pratica sportiva. Confi-diamo di far appassionare sempre più bambini allo sport perché ciò che ci ani-ma è il desiderio di aiutarli a crescere in modo sano e divertente, facendo speri-mentare loro la bellezza di quel senso di unione e di

Da sinistra Emilia Ficarelli, Simone Morelli, Guido Leporati, Samantha Loschi ed Eleonora Vescovini

un grande VILLaggIo dedIcato aI pIù pIccoLI, doVe rIscoprIre La dImensIone deL gIoco e deLLo sport. domenIca 27 settembre, pIazza martIrI, sI coLorerà dI dIVertImento, moVImento e fantasIa, grazIe aLL’Impegno deL centro sportIVo ItaLIano,comItato dI carpI e casteLLo deI ragazzI

Sport e gioco uniti per una buona crescita

amicizia che lo permeano”. A scendere in piazza, dalle 10 alle 12,30 e dalle 15 alle 19, con la colonna sonora targata Radio Bruno, saranno “ba-seball, ginna-stica artistica e ritmica, basket, golf, tiro con l’arco, nordic

walking, ciclismo, danza, arrampicata, pallavolo, cal-cio e badminton. Bambini e ragazzi potranno mettersi in gioco e sperimentarsi sul campo ma - ribadisce Samantha Loschi, respon-sabile organizzativa - in un clima ludico e non compe-

titivo perché il messaggio che vogliamo veicolare è quello del rispetto delle regole, degli spazi e dei propri compagni di gioco”. Ovvero i valori che dovreb-bero costituire le colon-ne portanti dello sport, perlomeno quello che si rivolge a tutti, il cui impe-rativo non è vincere, bensì partecipare, recuperando così il suo significato più vero. Quello più autentico: lo sport come gioco edu-cativo e socializzante. A uscire dalle proprie mura e portare il gioco in Piazza, sarà anche il Castello dei Ragazzi, come sottolinea la responsabile Emilia Ficarelli: “vorremmo coinvolgere le famiglie, af-

finché anche i genitori non siano meri spettatori bensì attori protagonisti insieme ai propri figli. L’obiettivo dell’Ammi-nistrazione Comunale è quello di far vivere in modo diverso la piazza, di renderla ancor più fruibile, soprattutto, per giovani e famiglie. Una scommes-sa che pare vinta a fronte del successo della Dama della Torre che ha rad-

doppiato le presenze e del grande afflusso registrato in occasione dell’apertura della Biblioteca dei Ragaz-

zi durante la manifestazio-ne Carpi c’è”. Due le pro-poste ludiche in campo: il campionato delle trottole e lo Snug. “Ab-biamo scelto di affiancare un gioco della tradizione a una gran-de novità. Da una lato i bambini potranno lan-ciarsi in gare

mozzafiato su una grande pista per le trottole e, gra-zie alla presenza dell’As-sociazione Il Tarlo, un artigiano tornitore realiz-zerà sul momento trottole in legno tutte da decorare e personalizzare. Non mancheranno poi giochi in legno della tradizione popolare, realizzati a mano con materiali naturali e di recupero, con cui giocare insieme ad amici e genitori. Dalle trottole - prosegue Ficarelli - si potrà passare allo Snug, grande gioco urbano (fatto di pezzi mo-dulabili e implementabili) che consente ai ragazzi di saltare, arrampicarsi, stare in equilibrio, rotolar-si, muoversi… Un gioco bello, di design, in grado di arredare lo spazio urbano che speriamo possa occu-pare un angolo di piazza in modo permanente”. Un so-gno che, interviene pronta-mente l’assessore al centro storico Simone Morelli, “diventerà realtà. Poiché il leit motiv che accompagna la nostra azione politica è quello della promozione del centro. Una promo-zione che da commerciale deve diventare sempre più culturale. Gli spazi del cen-tro devono essere abitati. Vissuti. Fruiti. Per farlo è necessario valorizzarli mediante un’offerta capace di richiamare la cittadinan-za”. Partire dai giovani e dalle famiglie è un ottimo punto di partenza.

Jessica Bianchi

“Confidiamo di far ap-passionare

sempre più bambini allo sport perché ciò che ci anima è il desiderio di aiutarli a crescere in modo sano e divertente, fa-cendo sperimentare loro la bellezza di quel senso di unione e di amicizia che lo permeano”.

“Dalle trot-tole si potrà passare allo

Snug, grande gioco urbano checonsente ai ragazzi di saltare, arrampi-carsi, stare in equili-brio, rotolarsi, muoversi… Un gioco bello, di design, in grado di arredare lo spazio urbano che speriamo possa occupare un angolo di piazza in modo permanente”.

Si è svolta mercoledì scorso la cerimonia ufficiale di inaugura-

zione del Centro Tennis comunale di Carpi, affidato alla nuova gestione Sport per Tutti – Uisp Modena, alla presenza delle più alte cariche istituzionali, tra cui il sindaco di Carpi Alberto Bellelli e i presidenti Ui-spModena Giorgio Baroni, Sport per Tutti ssd Gino Montecchi e della Consulta dello Sport carpigiana Nilo Diacci. In occasione del ta-glio del nastro - al quale han-no partecipato numerosissi-mi frequentatori del centro e dei corsi tennis - sono stati il-lustrati i lavori svolti da parte delle istituzioni comunali e dalla società Sport per Tutti, affidataria della gestione dell’impianto. Entro la fine del mese di ottobre l’impian-to vedrà la sostituzione di tutti i sei palloni pressostatici con caldaie di ultima gene-razione, la creazione di una palestra e la riqualificazione della palazzina. Il tutto con numerose attività al via,

centro tennIs carpI -  La presentazIone deLLe attIVItà dI fronte aL sIndaco, aL presIdente uIsp modena gIorgIo baronI e aL presIdente deLLa consuLta deLLo sport nILo dIaccI

Il nuovo volto del Circolo tennis

con le scuole tennis che per numeri e qualità saranno cer-tamente protagoniste: infatti alla scuola Uisp di educazio-ne al tennis si affiancherà la Top School FIT agonistica. I numeri parlano di oltre 220 iscritti complessivi con il settore agonistico che ha ottenuto questo riconosci-mento di eccellenza: attual-mente sono solo tre in tutta Emilia Romagna le scuole tennis riconosciute come Top School, su un bacino regionale di circa 200 scuole tennis.

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venerdì 25 settembre 2015 anno XVI - n. 3522

Dopo il successo della Zombitalian Run torna a Campogallia-

no la corsa più matta d’Italia: il 4 ottobre, alle 11, presso i Laghi Curiel si terrà la terza edizione de La MattaCorsa, l’ultima risale al 2012. Sono passati tre anni dalla gara che ha portato in Italia le MudRun, le corse a incursio-ne nel fango.Questo lungo periodo di stop è dipeso dalla realizza-zione, nell’area interessata, del Jonathan Ecocampus, il campo avventura modenese e dall’alluvione che lo scorso anno ha impedito l’organiz-zazione dell’even-to.La Mat-taCorsa rientra nel Cam-pionato

dopo il successo della zombitalian run torna a campogalliano la corsa più matta d’Italia: l’appuntamento è il 4 ottobre

la corsa più Matta d’Italia

Italiano Mud Run di cui è la tappa finale. Questo cam-pionato è sorto per riunire le corse nel fango italiane sotto regolamenti comuni, con tanto di classifica e premi.

Alla Mat-taCorsa si può parteci-pare nelle categorie Competi-tiva e Non Com-petitiva: gradito

un abbigliamento strano, in-solito e goliardico. Quest’an-no lo spettacolo sarà per chi corre, ma anche per chi non corre, per chi accompagna un runner o, semplicemente, vuole passare una domenica all’insegna del divertimen-to. Inoltre il punto di forza e differenza dalle altre run italiane è che il sabato precedente si terrà la Mini-MattaCorsa, le versione per ragazzi dagli 8 ai 14 anni, ai quali è dedicata un’intera giornata di intrattenimenti a parte la corsa.

RUGBY

CARPI

STAGIONE 2015-16

NEL NUOVO CAMPO ALL’INTERNO

DELLA PISTA D’ATLETICA

MINIRUGBY U6-U12Nati dal 2004 al 2011

PRIMA SQUADRAOVER 18Nati dal 1998 in avanti

MASCHILE U14 Nati nel 2002-3

DA QUEST’ANNO

RUGBYCARPI.IT [email protected]

FEMMINILE U16Nate nel 1999-2000-1

Matteo NoceraPer amore del rugby è finito a Remedello, un comune di poco più di

tremila abitanti in provin-cia di Brescia. Un bel salto rispetto alla realtà di Carpi dove è nato e cresciuto e dove ha lasciato la famiglia e gli amici ma l’opportunità era di quelle da non lasciarsi scappare. Per questo Matteo Nocera, sedici anni, ha detto sì quando ha saputo di essere stato scelto tra i 252 selezio-nati dalle accademie federali zonali. Destinato a Remedel-lo, lì frequenterà l’Accade-mia di rugby per i prossimi due anni. Organizzato per club, il rugby italiano si è strutturato a livello federale per garantire, attraverso le accademie, numero e qualità degli allenamenti sufficienti alla crescita di giocatori di alto livello. L’atleta rimane a disposizione della sua squadra e il club ne ricava una crescita individuale im-portante. “Avevo otto anni quando ho iniziato a giocare a rugby con il Minirugby a Carpi” ricorda Matteo che poi ha proseguito la sua esperienza a Modena nelle varie categorie giovanili e con il Modena Rugby tutto-ra gioca. A partire dalla fine

matteo nocera, carpIgIano, cLasse ’99, è stato sceLto tra I 252 seLezIonatI daLLe accademIe federaLI zonaLI ed è stato destInato a remedeLLo. IL suo sogno è queLLo dI “entrare neLLa nazIonaLe dI rugby oppure aprIre un rIstorante”.

nocera accede all’accademiadello scorso mese di gennaio è stato convocato ogni mese a Calvisano per affrontare un allenamento: “ogni volta

verificavano aspetti tecnici diversi e la presenza delle caratteristiche fisiche neces-sarie e, progressivamente, eravamo in numero sempre minore”.Quando ha saputo di essere stato selezionato ha deciso di non farsi scappare quell’op-portunità, come esperienza di vita, e per il suo fisico, “perché ho bisogno di un allenamento costante per

tenermi controllato”. A Remedello la giornata inizia alle 5.30 del mattino perché dalle 6 alle 7 è prevista un’o-ra di palestra prima di entrare in classe per le lezioni dalle 8 alle 13 (“le materie sono le stesse del Convitto Corso di Correggio”) e poi tornare in palestra dalle 15 alle 16 e, infine, trasferirsi a Calvisano per gli allenamenti di rugby fino alle 18.30. Alle 20.20 viene servita la cena e poi tutti a letto. Una vita dura per un ragazzo di sedici anni, ma a Matteo le motivazio-ni non mancano: “i primi giorni sono stati un po’ duri e abbandonare la dolce casa è stato il sacrificio maggiore ma la mia famiglia è orgo-gliosa di me”. Cosa ti piace di più del rugby? “Poter sfruttare il mio fisico, il placcaggio, il coraggio e la grinta”. Il tuo campione di rugby preferito? “Richie Mc Caw, una terza linea, come me”. Il tuo sogno nel casset-to? “Vorrei aprire un ristorante oppure entrare nella Nazio-nale di Rugby”.

Sara Gelli

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23venerdì 25 settembre 2015 anno XVI - n. 35

pallamano serie a terraquilia batte 33 a 20 la nuova era casalgrande

Vittoria biancorossa per il primo derby della stagione

Terraquilia Carpi si aggiudica agevolmente il primo derby di questo inizio stagione. I

ragazzi di coach Ilic hanno tenuto bene il campo non dando spazio al gioco avversario, solo nel finale di partita la compagine ospite ha ridotto il divario. Questa gara può essere definita il derby degli ex: tanti infatti i giocatori in campo che quest’anno hanno cambiato casacca, mancava solo Gennaro Di Matteo infortunatosi durante la fase di preparazione, mentre Gian-netta nelle fila reggiane ha cercato di tenere in vita i suoi. Biancorossi subito avanti (6-1 al 5’) con Cuzic in evidenza con 3 reti, i carpigiani non sfruttano le occasioni anche per merito del portiere ospite Russo, e la Nuova Era riduce lo svantaggio (6-3 al 9’), ci pensano Vukojicic e Ceso a togliere dall’impasse del momento i loro, Giannetta ricuce e il punteggio è sul 7-4 al 12’. Ma il capitano biancorosso Basic dà la scossa, due reti e Terraquilia è avanti 9-4 al 15’. Ora però c’è solo una squadra in campo, parziale di 5-0 per Terraquilia e partita virtual-mente conclusa al 25’ sul 14-4. Coach Ilic comincia a ruotare tutti gli effettivi, i giovani Lamberti, Hri-stov, Nardo, Parisini e il carpigia-no Beltrami danno il loro contri-buto e Terraquilia al riposo con un confortante +12 (19-7). Secondo parziale senza storia, per la cronaca al 10’ 25-8, al 20’ 28-13, il portiere De Giovanni e Giannetta cercano di contenere il passivo.

una gIornata Importante per La storIca paLestra che ha aperto Le porte aLLa cIttà In occasIone deL tradIzIonaLe open day e festeggIare IL prImo annIVersarIo deLLa nuoVa area depIetrI

Sport in festa alla Patria

L’amatissimo ballerino di Amici, Amilcar Moret Gonzalez, accompagnato

dalla bellissima rivelazione di quest’anno del talent show di Maria De Filippi, Virginia Tomarchio, scelta da Eleonora Abbagnato come danzatrice del Balletto dell’Opera di Roma, sono stati i protagonisti, domenica 20 settembre alla palestra La Patria 1879. Una giornata importante per la storica palestra che ha aperto le porte alla città in occasione del tra-dizionale Open Day e festeggiare il primo anniversario della nuova Area Depietri, intitolata al giovane ginnasta Andrea Depietri, prema-turamente scomparso. Gli stage di danza, classica e mo-derna, insieme ad Amilcar e Virgi-nia - i quali non si sono risparmiati nemmeno nel firmare autografi e nel sottoporsi al consueto rito dei

selfie - sono stati un vero succes-so: numerose le giovani che non si sono lasciate sfuggire la preziosa opportunità. La festa dello sport è poi proseguita con prove gratuite per grandi e piccini delle numerose discipline che la palestra offre, tra cui il Cross training, grande novità della stagione, come ha sottoli-neato la presidente della società, Cristina Luppi, la quale ha voluto

ringraziare, a nome della dirigenza della società, tutti i collaboratori per la “disponibilità dimostrata e la voglia di mettersi sempre a dispo-sizione, senza risparmiarsi mai”. Nel pomeriggio i festeggiamenti si sono spostati nell’area Depietri: numerosi i cittadini accorsi per visitarla, mentre i clown di corsia dell’associazione Vip Modena Onlus hanno truccato bambini e

adulti e gli allievi della Patria si sono esibiti in bellissime perfor-mance dall’hip hop alla ginnastica ritmica, dall’autodifesa israeliana al karate. Molto apprezzata anche la sfilata di moda con gli abiti gentilmente concessi da Daniela Dallavalle e le modelle truccate dall’estetista Alexia che ha poi lasciato spazio a una gustosa grigliata e al taglio della torta per festeggiare il primo anno di attività dell’area Depietri. La serata è stata anche l’occasione per la famiglia Depietri per ringra-ziare tutti coloro che hanno gene-rosamente contribuito alla fonda-zione della borsa di studio dedicata al figlio Andrea: “uno strumento - ha sottolineato la mamma Rossel-la Benetti - prezioso per l’acquisto di materiali e attrezzature ma sopratutto per favorire l’avvicina-mento dei più giovani alla pratica della ginnastica artistica. Anche quest’anno, infatti, proseguirà un’importante collaborazione col mondo della scuola”.

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IL SABATO APERTO DALLE 10:00 -13:30 / 16:00-20:00

DAL LUNEDI’ AL VENERDI’