Luglio agosto 2014 (parziale)

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6,00 EURO - TARIFFA R.O.C.: POSTE ITALIANESPA - SPED. IN ABB. POST. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/04 N.46) ART.1 COMMA 1, DCB 7/8 LUGLIO-AGOSTO 2014 Medio Oriente: quale futuro?

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7/8LUGLIO-AGOSTO 2014

Medio Oriente: quale futuro?

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Anno XLI, numero 7/8Confronti, mensile di fede, politica, vita quotidia-na, è proprietà della cooperativa di lettori ComNuovi Tempi, rappresentata dal Consiglio di Am-ministrazione: Nicoletta Cocretoli, Ernesto FlavioGhizzoni (presidente), Daniela Mazzarella, Pie-ra Rella, Stefania Sarallo (vicepresidente).

Direttore Gian Mario GillioCaporedattore Mostafa El Ayoubi

In redazioneLuca Baratto, Antonio Delrio, Franca Di Lecce,Filippo Gentiloni, Adriano Gizzi, Giuliano Liga-bue, Michele Lipori, Rocco Luigi Mangiavillano,Anna Maria Marlia, Daniela Mazzarella, Carme-lo Russo, Luigi Sandri, Stefania Sarallo, Lia Ta-gliacozzo, Stefano Toppi.

Collaborano a ConfrontiStefano Allievi, Massimo Aprile, Giovanni Avena,Vittorio Bellavite, Daniele Benini, Dora Bognan-di, Maria Bonafede, Giorgio Bouchard, StefanoCavallotto, Giancarla Codrignani, Gaëlle Cour-tens, Biagio De Giovanni, Ottavio Di Grazia,Jayendranatha Franco Di Maria, Piero Di Nepi,Monica Di Pietro, Piera Egidi, Mahmoud SalemElsheikh, Giulio Ercolessi, Maria Angela Falà,Giovanni Franzoni, Pupa Garribba, Daniele Gar-rone, Francesco Gentiloni, Svamini Hamsanan-da Giri, Giorgio Gomel, Laura Grassi, Bruna Ia-copino, Domenico Jervolino, Maria Cristina Lau-renzi, Giacoma Limentani, Franca Long, MariaImmacolata Macioti, Anna Maffei, FiammettaMariani, Dafne Marzoli, Domenico Maselli, Cri-stina Mattiello, Lidia Menapace, Adnane Mokra-ni, Paolo Naso, Luca Maria Negro, Silvana Nitti,Paolo Odello, Enzo Pace, Gianluca Polverari,Pier Giorgio Rauzi (direttore responsabile), JosèRamos Regidor, Paolo Ricca, Carlo Rubini, An-drea Sabbadini, Brunetto Salvarani, Iacopo Sca-ramuzzi, Daniele Solvi, Francesca Spedicato,Valdo Spini, Valentina Spositi, Patrizia Toss,Gianna Urizio, Roberto Vacca, Cristina Zanazzo,Luca Zevi.

Abbonamenti, diffusione e pubblicitàNicoletta CocretoliAmministrazione Gioia GuarnaProgrammi Michele Lipori, Stefania SaralloRedazione tecnica e grafica Daniela Mazzarella

Publicazione registrata presso il Tribunale diRoma il 12/03/73, n. 15012 e il 7/01/75,n.15476. ROC n. 6551.

Hanno collaborato a questo numero: S. Awad, G. Battaglia, A. Cavadi, A. Con-solaro, A.L. Di Lauro, V. Fraschetti, C.Maurizio, N. Myladoor, S. Piano, G.P.Ricco, S. Ronchi, L. Trombetta, V. Vecel-lio, M. Welby, M. Zola.

Le immaginiMedio Oriente: quale futuro? · Manfredi Scanagatta, copertinaUn ponte da ricostruire · Michele Lipori, Manfredi Scanagatta, 3

Gli editorialiL’infelicità porta alla corruzione? · Augusto Cavadi, 4L’India: così lontana, così vicina · Stefano Piano, 5Una scomunica turba la Chiesa romana · David Gabrielli, 6Ma i pazienti non possono attendere · Mina Welby, 7

I serviziDemocrazia «Primavere arabe»: dalla speranza al disincanto · Mostafa El Ayoubi, 8

Le due dimensioni di un conflitto senza fine · Lorenzo Trombetta, 10Carceri Illegalità contro i detenuti · Valter Vecellio, 13

Solidarietà e carcere · Rocco Luigi Mangiavillano, 14Diritti Il peso dell’essere donna in India · Valeria Fraschetti, 16

Le donne che cambiano l’India · Alessandra Consolaro, 17Istruzione e lavoro per la dignità (int. a) · Nancy Myladoor, 14

Medio Oriente Non spegnere la speranza del dialogo · Michele Lipori, 20Una voce nonviolenta dalla Palestina (intervista a) · Sami Awad, 21

Regno Unito Chi ha paura del nazionalismo scozzese? · Matteo Zola, 23Cultura Saper gioire di quello che si diviene · Giuliano Ligabue, 26

Paolo VI, un papa anti-temporalista · Giovanni Franzoni, 27Storia I valdesi alla scoperta dell’America · Carmelina Maurizio, 29Immigrazione Quando capimmo di non essere più «brava gente» · Gino Battaglia, 32Incontri/Ricco Di popolo valdese e di militanza metodista · Piera Egidi Bouchard, 35

Le notizieDiritti Il rapporto Ilo sulla protezione della maternità, 37India Amnesty chiede un’indagine seria sulle violenze contro le bambine, 37Sviluppo La Fao elogia i paesi che stanno riducendo la fame, 37Rifugiati I fallimenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu, 38Pluralismo Un convegno sulla libertà religiosa nell’Italia multiculturale, 38Agenda Appuntamenti, 39

Le rubricheLettera aperta A padre Spadaro, direttore de «La Civiltà cattolica» · Luigi Sandri, 40Osservatorio sulle fedi L’impegno riformatore di «Noi Siamo Chiesa» · Antonio Delrio, 41Spigolature d’Europa ¡Claro que Podemos! · Adriano Gizzi, 42Diari dal Sud del mondo L’altra faccia dell’Africa · Anna Laura Di Lauro, 43Libro «Rapporto sull’analfabetismo religioso in Italia» · Luigi Sandri, 44Libro Gli ebrei nel Terzo Reich in una diatriba pubblica · Sergio Ronchi, 45Segnalazioni 46

RISERVATO AGLI ABBONATI: chi fosse interessato a ricevere, oltre alla copia cartacea della rivista, anche una mail con Confronti in formato pdf può scriverci a [email protected]

CONFRONTI7-8/LUGLIO-AGOSTO 2014

WWW.CONFRONTI.NET

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LE IMMAGINI

Dal 17 al 30 giugno una delegazione di volontari di Confronti ha partecipato ad un viaggio di approfondimento promosso dall’organizzazione palestinese Holy Land Trust nell’ambito del progetto

«Beyond the wall: local to global strategies to peace building in Israel and Palestine» di cui Confronti è partner, finanziato con i fondi 8 per mille della Tavola valdese.

I volontari hanno avuto la possibilità di incontrare organizzazioni, israeliane e palestinesi, impegnate nel dialogo e nella riconciliazione fra le due società (si veda il servizio a pagina 20).

Le foto che illustrano questo numero sono di Michele Lipori e Manfredi Scanagatta

ISRAELE - TERRITORI PALESTINESI,

UN PONTE DA RICOSTRUIRE

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GLI EDITORIALI

A chi crede che la corruzione e la rispettivaconcussione sianofenomeni recenti,alludendo a «epoched’oro» in cui tutto ciò non avveniva, il filosofo Cavadirisponde che invece il passato è pieno di esempi chedimostrano il contrario.Ma perché si ruba? Così come Kierkegaarddisse che non si èangosciati perché si pecca, ma si peccaperché si è angosciati, in termini laici si potrebbe tradurre che non si è infeliciperché si corrompe, e ci si lascia corrompere,ma si sguazza nella corruzione perché si è infelici.

L’infelicità porta alla corruzione?Augusto Cavadi

Inostalgici del ventennio fascista, che ad-debitano alla democrazia costituzionalele cause dei mali attuali, ignorano – ofanno finta di ignorare – che prevarica-

zioni e ruberie avvengono anche, e soprattut-to, quando alla stampa e agli altri mezzi dicomunicazione sociale è vietata ogni formadi denunzia. Né si stava meglio nei secoliprecedenti: per quanto indietro si vada, in-contriamo le arringhe di Cicerone controVerre, l’urlo sarcastico di Virgilio contro la«sacra fame di denaro» sino alle condannedei profeti biblici contro i giudici che si ven-dono senza ritegno a danno dei diritti degliorfani e delle vedove. Insomma: la corruzio-ne, e la rispettiva concussione, non sono unfenomeno recente.

Questo dato, tanto certo quanto spesso di-menticato, può essere utile a chi cerchi faci-li, e fallaci, consolazioni al cospetto delle cro-nache recenti che, secondo un magistrato ve-neto, registrano sistemi corruttivi molto peg-giori di Tangentopoli; ma può, al contrario,indirizzare chi voglia affrontare la questionecon la dovuta radicalità. La diffusione nellospazio e la persistenza nel tempo della cor-ruzione dovrebbero sollecitare tutte le op-portune revisioni legislative, a cominciaredall’obbligo – per chiunque rivesta incarichidi responsabilità nelle istituzioni – di sotto-porsi a un’incondizionata trasparenza banca-ria (sia in entrata che in uscita); ma, anche,ad andare un po’ più a fondo rispetto al pia-no normativo e giudiziario. È difficile, infat-ti, sostenere che si possa tessere una tramacosì perfezionata di regole, di divieti e di con-trolli da rendere impossibile la trasgressione.La garanzia della legalità affonda le radici nelterreno dell’etica. Se l’unica ragione di nondelinquere è la paura della sanzione, prima opoi il calcolo degli interessi finirà col convin-cermi – talora a torto, talaltra a ragione –che il gioco (il profitto illecito) vale la cande-la (disattendere la norma).

Nell’era della globalizzazione, della multi-culturalità e del meticciato, non è ipotizza-bile (ammesso che lo sia stato in epoche an-teriori) la condivisione unanime di princìpi

etici: eppure un grappolo di criteri, perquanto ridotto, è irrinunziabile. Ogni paeseha il diritto, e prima ancora il dovere, di fis-sare i propri: l’Italia lo ha fatto con i primitredici articoli della sua Costituzione nel1948. Che cattolici e radicali, islamici e so-cialisti, conservatori e buddhisti, protestan-ti e atei abbiano le stesse ragioni per giusti-ficare tali princìpi etici, non è né prevedibi-le né (probabilmente) auspicabile. A questolivello fondativo il pluralismo culturale nonpuò che essere massimo. Ma molte modalitàdi argomentare la dignità delle persone, lalealtà nelle relazioni, la correttezza nell’e-spletamento delle proprie funzioni sociali, lasobrietà allegra nell’uso del denaro... nonpuò significare, come mi pare stia avvenen-do dal craxismo degli anni Ottanta a oggi, ri-nunzia a qualsiasi argomentazione. Ogni cit-tadino, ogni famiglia, ogni Chiesa, ogni as-sociazione, ogni movimento deve darsi unarisposta – per quanto possibile consapevole– alla domanda cruciale: perché non ruba-re? Perché anteporre il bene pubblico all’in-teresse privato? L’etica protestante offriràmotivazioni diverse rispetto a un’etica natu-ralistica, così come diverse saranno le moti-vazioni di un partito di ispirazione liberalerispetto a un sindacato di ispirazione socia-lista: ma nessuno può ancora esonerarsi dalricercare le proprie.

In questa ricerca delle ragioni radicali pernon asservirsi al denaro, e per non asservirecol denaro, più di un sentiero potrebbe ri-condurre a un’intuizione comune a moltesaggezze. Kierkegaard l’espresse affermandoche non si è angosciati perché si pecca, masi pecca perché si è angosciati. In termini lai-ci tradurrei: non si è infelici perché si cor-rompe, e ci si lascia corrompere, ma sisguazza nella corruzione perché si è infelici.Se la diagnosi fosse almeno parzialmentecorretta, la terapia si delineerebbe sponta-neamente: ricercare qualche briciola di feli-cità. Riscoprire la gioia dell’amicizia sincera,il piacere della sessualità condivisa, la beati-tudine di chi sa contemplare un tramonto ochinarsi sulle piaghe di un malato abbando-nato. Riscoprire il senso interiore di fervidapienezza che può dare un’esistenza politicaa servizio del benessere comune, al punto daritenere non un’aggiunta integrativa, bensìuna perdita inquinante ogni euro sottrattocon l’inganno ai diritti dei propri simili, so-prattutto dei più indigenti.

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GLI EDITORIALI

In riferimento agliultimi episodi ai dannidi numerose ragazze e bambine in India,stuprate e uccise in modoparticolarmentedisumano, il professorPiano – storico dellereligioni, orientalista e indologo – osservache, «pur con tutte le eccezioni del caso,anche in quel paese stasuccedendo quello che accade nella nostraEuropa e in molti altripaesi, perché ormaianche in India qualcunoha potuto sperimentareil gusto dell’opulenza e anche là il potere deldenaro ha sostituitol’autorevolezza del sapere politico». Come cambia il paesedopo la vittoria alleelezioni dei nazionalistidi Narendra Modi.

L’India: così lontana,così vicinaStefano Piano

Imezzi di comunicazione di massa di og-gi possono in pochi istanti rendere «vi-cino», quasi «presente», ciò che sta ac-cadendo dall’altra parte del mondo; que-

sto può avere conseguenze a volte sconvol-genti, perché di fronte a eventi, notizie o im-magini di questo tipo, d’un tratto – sempreche non siamo caduti preda di una grandeindifferenza – possiamo scoprirci incapacidi intervenire concretamente, di fare qual-cosa per qualcuno che soffre, o almeno difarlo perché altre persone non abbiano asoffrire più in quel modo. Ed è una buonacosa; infatti – come ebbe a scrivere un «Car-neade» del nostro tempo, Giorgio Ceragioli(I Giobbetti. Una saga famigliare, Priuli &Verlucca, Borgaro T.se 2011, pag. 133) –«perché tecnici e scienziati lavorino per ilTerzo Mondo e perché i politici vogliano eattuino una vera solidarietà internazionale,al di sopra delle frontiere, bisogna che tuttociò sia voluto anche dalla gente, soprattuttodalla gente, da tutto il popolo e da tutti i po-poli. Senza il coinvolgimento, la convinzio-ne, il sacrificio della gente nulla potrà esse-re fatto, nulla potrà essere mantenuto neltempo».

L’evento, anzi l’immagine che recentemen-te ha suscitato sommo clamore, è stata scat-tata in India: è quella delle due cuginettestuprate, uccise e «impiccate» il 27 maggioin un villaggio del distretto di Badâyûn, inUttar Pradesh. Non è certo la prima voltache un simile crimine è commesso in quelpaese, ma ha colpito la fantasia di noi tutti,non solo perché conosciamo l’India come ilpaese della non-violenza, ma anche perchéun’immagine – una di quelle che spesso pre-feriamo oscurare – ferisce molto più di undiscorso. E non è il caso di evocare per l’en-nesima volta gli antichi pregiudizi di casta,l’arretratezza dei villaggi e di certe aree ur-bane, la mancanza di un’adeguata istruzio-ne, il troppo rapido mutamento della vitaeconomica, la corruzione della polizia e mil-le altre cose; il fatto è che come «cose» ap-punto, non come persone, sono state tratta-te le due ragazzine.

Il problema è che non siamo capaci di «ac-cogliere la sofferenza», neppure la «nostra»sofferenza, perché al contrario preferiamoemarginarla, demonizzarla. L’India è un pae-se che, come altri nel mondo, è diventato or-mai «vicino» grazie ai media, ma che conti-nuerà a essere molto lontano, nonostanteuna certa affinità di sentire, nonostante la pa-rentela linguistica molto stretta fra l’Europae quel mondo, se non diventiamo capaci difarci carico delle sue sofferenze.

Possiamo in fondo constatare – pur contutte le eccezioni del caso – che anche in In-dia sta succedendo quello che accade nellanostra Europa e in molti altri paesi, perchéormai anche in India qualcuno ha potutosperimentare il gusto dell’opulenza e anchelà il potere del denaro ha sostituito l’autore-volezza del sapere politico.

Sappiamo, in proposito, che le ultime ele-zioni nazionali sono state vinte da NarendraModi (classe 1950), che il 26 maggio è diven-tato il più giovane primo ministro del BhâratYuktarâshtra (l’Unione indiana comprende29 Stati, ciascuno con un proprio Governo,e 7 Territori amministrati dal Governo cen-trale), dopo essere stato per due mandati al-la guida dello Stato del Gujarât (2001-2014).Il suo partito, il Bhâratîya Jantâ Party (Bjp),ha sconfitto nettamente il principale avver-sario, l’Indian National Congress che fu delmahâtmâ Gândhî e che condusse l’India al-l’indipendenza (1947) con un’azione politicabasata su principi come l’innocenza/non-vio-lenza (ahimsâ) e la verità (satya).

Ebbene, la sua sconfitta di oggi rappresen-ta forse anche là il desiderio – questo sì, le-gittimo – di una vita degna di essere vissuta.Modi è stato capace di rappresentare quellasperanza. La sua è una figura molto discus-sa, specialmente all’estero; membro del Ra-shtriya Svayamsevak Sangh (Rss), un’associa-zione di volontariato nazionale di destra, eglirappresenta la nuova e ricchissima classe de-gli imprenditori, che ha nel Gujarât una del-le sue roccheforti. Ed è inutile ricorrere a piùo meno ovvie semplificazioni; sembra di po-ter dire, in altre parole, che la scelta del mo-dello di sviluppo europeo, basato sulla cre-scita del Pil, per il momento ha fallito e for-se anche là il modello vorrebbe essere sosti-tuito da un altro, basato piuttosto sulla cre-scita morale della gente.

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GLI EDITORIALI

A parte i dubbi sulla sualegittimità canonica, la scomunica«automatica» control’austriaca MarthaHeizer e suo maritoGert, che celebranol’Eucaristia in casa,sembra essere un altroostacolo che alcunicardinali, capeggiati daGerhard Ludwig Müller,vogliono frapporre alnuovo corso prospettatoda papa Francesco, e chenel Sinodo dei vescovi di ottobre (che discuterà della possibilecomunione alle personedivorziate e risposate)avrà la sua prova del fuoco.

Una scomunica turba la Chiesa romanaDavid Gabrielli

Una scomunica comminata in Austriarischia, da piccola palla di neve, ditrasformarsi in una valanga teologi-ca che obbliga l’intera Chiesa cattoli-

ca romana a porsi interrogativi dirimenti.Il 21 maggio il vescovo di Innsbruck, mon-

signor Manfred Scheuer, ha fatto pervenire aisuoi diocesani Martha Heizer e Gert Ehe-mann il decreto di scomunica, che i coniugisi sono però rifiutati di prendere. La motiva-zione della pena comminata latae sententiae,cioè automatica e riservata alla Sede aposto-lica, era che i due avevano «attentato» di ce-lebrare l’Eucaristia. Martha, ben nota ancheper la sua competenza teologica nella sua dio-cesi, è in Austria figura di primo piano di Wirsind Kirche (WsK - Noi siamo Chiesa), e daun paio d’anni portavoce dell’InternationalMovement We are Church. Aveva pubblica-mente dichiarato, anche in tv, che a casa sua,con un gruppetto di persone, ogni tanto cele-brava l’Eucaristia. Una sua decisione perso-nale che non implicava WsK e Imwac.

Questa scomunica – episodio in sé limita-to – apre però, sullo sfondo, capitali questio-ni bibliche, storiche, canoniche e teologiche;e lascia interdetti se si pensa che i condanna-ti meriterebbero la stessa punizione che papaFrancesco, in Calabria, ha invocato per gli uo-mini della mafia e della ‘ndrangheta che spes-so hanno le mani sporche di sangue. Ma, in-tanto, è rispettosa dei diritti umani, e ammis-sibile in una Chiesa di Diritto, una scomuni-ca automatica che non dà possibilità di dife-sa? A parte ciò, non è affatto pacifico che siadatti al caso austriaco il Codice di diritto ca-nonico [le leggi generali della Chiesa latina,varate da Giovanni Paolo II nel 1983], nel suocanone 1378 § 2 che punisce, anche con lascomunica, chi, non avendone titolo, «atten-ta l’azione liturgica del Sacrificio eucaristico».Ad esempio, il professor Francesco Zanchini(già docente di Diritto canonico presso la Fa-coltà di Giurisprudenza dell’Università di Te-ramo e avvocato rotale) ha rilevato che quelcanone non riguarda i laici, ma i ministrantiinferiori al vescovo e al presbitero, avendo co-me obiettivo in primo luogo il diacono; per-

ciò, nei confronti dei laici partecipanti, la san-zione risulta assolutamente fuori bersaglio.Quel canone va cioè letto in continuità con laprassi che, a partire dal secolo VIII, proprio aproposito dei diaconi cominciò a parlare di si-mulazione della messa e di usurpazione del-l’ordine sacro. Secondo questa interpretazio-ne, la punizione contro Martha e Gert – lai-ci! – sarebbe dunque infondata e diffamato-ria. Perciò Scheuer avrebbe potuto dirimerela questione, dal suo punto di vista, dichia-rando che la celebrazione dei coniugi Marthae Gert non era un’autentica Eucaristia, mauna «semplice preghiera», o una «agape nonsacramentale», o una «celebrazione della Pa-rola». E comunque, notiamo, per valutare ilchi è di quel gesto che nessuno potrebbe maibypassare le parole dirimenti di Gesù: «Dovesono due o tre riuniti nel mio nome, là io so-no in mezzo a loro» (Matteo 18,20).

Allora, perché quell’anomala scomunica?Forse Scheuer è stato l’esecutore di un «sug-gerimento» giuntogli dal cardinale GerhardLudwig Müller, prefetto della Congregazioneper la dottrina della fede. Punendo Martha eGert, il porporato pensava di intimidire l’In-ternational Movement, e poi – indirettamen-te – anche «Pfarrer Initiative», il cartello dioltre trecento parroci austriaci che, tra l’altro,chiede un ripensamento globale dei ministe-ri. Ma nel contempo, con il suo dilemma cor-nuto egli mette in difficoltà Francesco: se ilpapa smentisse la scomunica, aprirebbe unaspro contenzioso con la Curia; ma, se l’ap-provasse, contraddirebbe il suo insistentemessaggio sul primato della misericordia.

Di fatto, ecclesialmente la scomunica dellamite Martha è un altro macigno posto daMüller per ostacolare il nuovo corso inaugu-rato da Francesco. Egli è così l’ideale capo-cordata di quei porporati – i Caffarra, i Rui-ni, i Burke, i Piacenza, i Brandmüller – che,trascorsi alcuni mesi come paralizzati dalle«inaudite» prospettive che va dischiudendo ilnuovo vescovo di Roma, ora si stanno orga-nizzando, sotto traccia, per sbarrargli la stra-da. Un tornante cruciale, che deciderà il bal-zo in avanti, o la frana, del nuovo corso saràil Sinodo dei vescovi che in ottobre discuteràdella possibilità di ammettere all’Eucaristia lepersone divorziate e risposate. Speriamo cheil cartello dei no pasaran (che danno un’inter-pretazione restrittiva al Vangelo della miseri-cordia, e dunque si oppongono alla linea diFrancesco) perda la sua battaglia.

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GLI EDITORIALI

Come spiega a Confronti la co-presidentedell’Associazione «Luca Coscioni» per la libertà di ricercascientifica, siamo in attesa da tempo cheil Parlamento prendafinalmente in esame la proposta di legge di iniziativa popolare su «Rifiuto di trattamenti sanitari e liceità dell’eutanasia»,su cui sono stateraccolte più di 70milafirme dei cittadini.

Ma i pazienti nonpossono attendereMina Welby

Secondo vari sondaggi, oltre la metàdegli italiani è a favore dell’eutanasialegale. Il mondo della politica prefe-risce però ignorare questo tema, per-

ché considerato troppo «a rischio». Si pre-ferisce infliggere trattamenti inutili a segui-to di una medicina difensiva da parte deimedici, per non essere denunciati e, dall’al-tra parte, sono altri colleghi che sospendo-no i trattamenti sanitari, decidendo loro oqualcuno dei parenti del malato: almeno20mila casi ogni anno, secondo una stimadell’Istituto Mario Negri. Ma esiste anchel’eutanasia clandestina che viene praticatada medici compiacenti. Però è difficile tro-varne uno. Intanto si moltiplicano i casi deimedici che «escono allo scoperto», dichia-rando di aver praticato la sospensione ditrattamenti secondo quanto richiesto daipazienti. E qualcuno confessa anche di es-sere andato oltre.

A marzo Carlo Troilo, dirigente dell’Asso-ciazione Luca Coscioni, per l’anniversariodella morte del fratello Michele scrive unalettera a Giorgio Napolitano, a tutti i parla-mentari e ad altri dirigenti politici. Rispon-dono solo il presidente della Repubblica e ilsenatore Zanda, capogruppo del Pd. Napo-litano auspica «che il Parlamento avvii unconfronto di idee il più possibile pacato e ap-profondito sulle scelte di fine vita». Solo do-po le rimostranze su l’Espresso cominciaro-no a fioccare le lettere che rassicurarono sul-la volontà di collaborazione. In seguito, an-che la presidente della Camera Laura Boldri-ni si è impegnata a sollecitare l’esame daparte delle commissioni competenti. Poi dinuovo silenzio.

Il 9 giugno, assieme a Filomena Gallo eMarco Cappato (rispettivamente segretariae tesoriere dell’Associazione Luca Coscio-ni), abbiamo scritto una lettera ai membridelle commissioni Affari costituzionali eGiustizia di Camera e Senato per chiedereappunto la calendarizzazione della propo-sta di legge di iniziativa popolare, ma ancheun’indagine conoscitiva – che a suo tempoera già stata richiesta da mio marito, Piero

Welby – sul «come si muore in Italia», perraccogliere informazioni su come le scelteindividuali di pazienti e medici influisconosul processo del morire, anche in compara-zione con ciò che accade all’estero.

La proposta di legge (che potete leggereintegralmente sul sitowww.eutanasialegale.it) conta quattro arti-coli molto concisi e precisi. All’articolo uno,viene specificato che «ogni cittadino può ri-fiutare l’inizio o la prosecuzione di tratta-menti sanitari, nonché ogni tipo di tratta-mento di sostegno vitale e/o terapia nutri-zionale. Il personale medico e sanitario è te-nuto a rispettare la volontà del paziente». Sirichiede solo che il paziente sia maggioren-ne, sia capace di intendere e di volere e ma-nifesti la volontà in modo inequivocabile. Incaso di incapacità sopravvenuta, la volontàpuò essere espressa anche da persona di fi-ducia precedentemente nominata dall’inte-ressato, con atto scritto con firma autentica-ta dall’ufficiale di anagrafe del Comune.Ognuno può quindi nominare un parente oun amico «fiduciario per la manifestazionedelle volontà di cura». Come spiega l’artico-lo 3 della proposta di legge, non si applicanoal medico ed al personale sanitario che ab-biano praticato trattamenti eutanasici le di-sposizioni degli articoli 575 (omicidio volon-tario), 579 (omicidio del consenziente), 580(istigazione o aiuto al suicidio) e 593 (omis-sione di soccorso) del codice penale.

Il 5 giugno, nell’ambito di un convegnosulla libertà di scelta sul fine vita organiz-zato a Firenze da MicroMega, assieme aFrancesco Lizzani, figlio del regista Carlo,Chiara Rapaccini, compagna di Mario Mo-nicelli, e Carlo Troilo, fratello di Michele –che hanno vissuto il dramma del suicidio diuno dei loro cari – abbiamo lanciato ancheun appello al presidente del Consiglio Mat-teo Renzi. Ma, almeno per il momento, nonci ha ancora risposto. Semmai risponderà.Lo so, presidente Renzi, probabilmentequesta proposta di legge è scomoda per leie la sua politica, ma la gente comune che leidice di conoscere ha bisogno di essere pre-sa sul serio. La prego, dia un cenno al Par-lamento e chieda di metterla in calendario.