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Foto: Valerio Agricola cucina #foodporn Il gusto fuori dai social focus Lavoro e famiglia Le mamme non mollano polis Edilizia scolastica Scuole “sgarrupate”? life-style il valore della quiete Quando il silenzio fa bene Lucrezia Cilenti La “sentinella” delle Lagune

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Foto: Valerio Agricola

cucina#foodporn

Il gusto fuori dai social

focusLavoro e famigliaLe mamme non mollano

polisEdilizia scolasticaScuole “sgarrupate”?

life-styleil valore della quieteQuando il silenzio fa bene

Lucrezia CilentiLa “sentinella” delle Lagune

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2 settembre - duemiladiciassette

editoriale

di Maria Grazia Frisaldi sommarioEditorePublicentro Servizi Pubblicitari s.r.l.Direttore ResponsabileMaria Grazia FrisaldiDirezione commercialeAngela DaliccoIn redazioneMariangela MarianiDalila CampanileHanno collaboratoMichela SerafinoIlaria Di LasciaValentina PietrocolaAnnarita Di TardoAntonella MoffaRubrichedott.ssa Anna Leporedott.ssa Valentina Dinisidott.ssa Graziana Mutidott.ssa Monica Mancinidott.ssa Carmen Battiantedott.ssa Tiziana Celestedott.ssa Debora Pennadott.ssa Giusy Insalataarch Simonetta Campanella

RedazioneFoggiaVia Tressanti, I trav. (Vill. Artig.)Tel. 0881.72.81.15 - Fax [email protected]@6donna.comSito internetwww.6donna.comSocialfacebook: 6Donnatwitter: @6DonnaMagazineImpaginazione e stampaPublicentro Graphic

Mensile di attualità e informazione.Registrazione presso il Tribunale di Foggia

n° 2/2002 del 26/09/2002Personaggio4 Lucrezia Cilenti

La “sentinella” delle Lagune

Foggia Notes5 L’assuefazione alla violenza H24

• Social e sessismo,

nel regno dei leoni da tastiera

Focus6 Lavoro e famiglia, le mamme non mollano

• Asili nido aziendali, qual è la situazione?

7 La maternità nel “tritacarne” del lavoro

• Caro avvocato ti scrivo...

Polis8 Le scuole non sono poi così “sgarrupate”

• Tommy Onofri, la protesta dei genitori

Società10 Faragola, metafora di un territorio senza identità

Bellezza12 Belle e in forma tutto l’anno

17 Rubriche

Cucina21 Non solo #foodporn: il gusto fuori dai social

• Come Maria Antonietta: tutte regine a tavola

Life-style22 Riscoprire il piacere della quiete

• Un angolo lounge in casa: il relax è servito

Cultura&Spettacolo23 Il “metodo” Hollywood sbarca a Foggia

• Il nuovo volto dei musei

Mentre il numero di 6Donna di Settembreè agli sgoccioli, prossimo ormai alla chiu-sura, una notizia arriva e ammutolisce laredazione. Una giovane donna uccisa, an-cora. Ma questa volta ha solo 16 anni, pocopiù che una bambina, e per lei non riu-sciamo nemmeno ad un utilizzare un ter-mine così abusato come ‘femminicidio’.Dopo 10 giorni di ricerche forsennate, ilsuo corpo è stato trovato nascosto neicampi del Salento, nel Leccese, sotto uncumolo di pietre; le stesse che, verosimil-mente, l’hanno colpita fino ad ucciderla. Lamano è (fino a prova contraria) quella del17enne che frequentava. “Voleva stermi-nare la mia mia famiglia”, si è giustificatoil reo-confesso con tre Tso alle spalle. Inpaese lo conoscono tutti come un tipo vio-lento, e all’atto dell’arresto si mostra tron-fio e sfacciato alle telecamere. E’ stato luia confessare l’omicidio e ad indicare agliinquirenti il luogo in cui era riposto il corpodi Noemi, che sulla sua pagina FB scri-veva: “Non è amore, se ti fa male”. Eppure,lei, non è scappata. Non ha chiesto aiuto,nonostante la madre avesse già denun-ciato il carattere violento del ragazzo alTribunale dei Minorenni. Un episodio ter-ribile, che ha interrogato a fondo 6Donnasu ciò che si può fare affinché casi del ge-nere non accadano più. Come colmarequesta tara culturale?, ci siamo chieste. Dadove cominciare? Dalle famiglie e dallescuole: è sempre quello il nostro punto dipartenza. Si chiama ‘prevenzione prima-ria’ ed è l’unica arma nelle nostre mani. Lofaremo con rinnovato impegno, divulgandocon maggiore incisività il video del nostroesperimento sociale lanciato lo scorso 8marzo contro la violenza sulle donne e le-gato alla campagna #nonvoltarelatesta-dallaltraparte. Lo faremo anche in nomedi Noemi, convinte come siamo dell’as-sunto: “Semina un pensiero e nasceràun’azione. Semina un’azione e nasceràun’abitudine. Semina un’abitudine e na-scerà un carattere. Semina un carattere enascerà un destino”.

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3settembre - duemiladiciassette

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4 settembre - duemiladiciassette

personaggioLa “sentinella” delle Lagune

Lucrezia Cilenti, biologa marina e ricercatrice al CNR di Lesina

E’la “sentinella” delle lagune diLesina e Varano, ecosistemitanto delicati quanto ricchi di

biodiversità e opportunità per il territorioche li abbraccia. L’idea di lasciare la suaterra per cercare fortuna altrove non hamai sfiorato la mente di Lucrezia Cilenti,biologa marina e ricercatrice per il CNRdi Lesina, ultimo avamposto a sud del-l’Istituto di Scienze Marine, che ha sedea Venezia. Il suo obiettivo è studiare ilterritorio in cui vive, scandagliare il rap-porto tra uomo e ambiente, la biodiver-sità e l’anthropocene. Da anni èimpegnata in progetti che mirano alladiversificazione delle produzioni alieuti-che nei sistemi marino-costieri e nelle

lagune, oltre che nello studio delle “spe-cie aliene” invasive, che minacciano labiodiversità nelle laguna di Capitanata.

Una laurea in Scienze Biologichecon indirizzo Marino-Oceanograficoin tasca e la volontà di indagare il ter-ritorio seguendo una passione che siè trasformata in professione...

Assolutamente. Tutto nasce dallapassione per il territorio: sono garga-nica doc, mi pregio di dire di esserenata in Foresta Umbra e la natura èstata sempre una prerogativa impor-tante della mia vita. L’amore per ilmare, il blu nella sua totalità, mi hasempre attratto. Da qui è nato l’amoreper la biologia marina. Mi sono trasfe-rita ad Ancona dove ho studiato questiambienti, ma sempre con l’idea di tor-nare nella mia terra per contribuire allosviluppo di quest’area, di cui vedo poten-zialità ancora inespresse. Le lagune, inparticolare, ambienti effimeri e fragili,bellissimi eppure poco valorizzati. Hoportato quello che si fa altrove, in Eu-ropa, alle pendici del Gargano.

In questi anni, il territorio ha ricam-biato tutto questo impegno e dedizione?

Il percorso della ricerca in questoambito è molto

lungo. Iometto le mie competenze e le mie cono-scenze scientifiche a disposizione deglistakeholder territoriali, ma qui non è an-cora matura l’idea di una condivisionedel lavoro per la valorizzazione dei pro-dotti: solo di recente è nata una primaesperienza consortile ad Ischitella. Neldettaglio, la mia ricerca mira a trovare

nuovi siti per l’acquacoltura e nuovespecie che possono essere immesse sulmercato. Per questo, bisogna monito-

rare anche l’invasione di “speciealiene” che predano uova e larvedi pesci che mantengono l’eco-nomia dei paesi rivieraschi. Lestudiamo per capire come tra-sformarle da elementi estraneie altamente impattanti in possi-bili risorse.

La scoperta di elementiestranei è anche la dimostra-zione di come cambiano le di-namiche di scambio con ilresto del mondo…

In un certo senso sì. Loscorso anno, ad esempio, sono state in-dividuate nei laghi di Lesina e Varano co-lonie di ‘ctenofori’, più precisamenteMnemiopsis lleidyi, che hanno ‘intasato’letteralmente reti e trappole da pesca.Si tratta di una specie indigena delleacque atlantiche occidentali. A portarequesta specie sul Gargano sono legrandi navi cisterna che scaricano in

mare (senza precauzioni) l’acqua di sen-tina imbarcata nell’oceano. Quest’anno,invece, sulle coste garganiche abbiamoevidenziato la presenza del “Bottoneblue”, Porpita porpita, un idrozoo, colo-niale planctonico considerato raro perl’Adriatico, che si ciba di zooplancton, labase per le nostre specie ittiche.

Guardando allo stato di salute dellenostre acque, quali sono i principalicampanelli d’allarme?

Temperatura e salinità sono i primiparametri da valutare: in questo mo-mento, ad esempio, nella laguna di Le-sina registriamo il 34 x 1000 di salinità,evento drastico per una laguna così pic-cola. Questo vuol dire che è in atto unevento di evaporazione straordinaria eche non c’è uno scambio con il mare,fondamentale per la vita di questi am-bienti. Oggi si parla tanto di biodiversità:le nostre lagune possono diventare verilaboratori a cielo aperto, appetibili per lescuole e per la formazione. Bisogna soloaverne cura.

Maria Grazia Frisaldi

“I laghi, ambienti effimeri e fragili, bellissimi eppure poco valorizzati.Porto quello che si fa altrove, in Europa, alle pendici del Gargano”

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settembre - duemiladiciassette

foggia notes

Cosa siamo diventati? L’interrogativo è spiaz-zante, la risposta è esitante. Si tentenna, poisi tende a distinguere, a prendere le distanze,

a dividere tra la massa indistinta degli ‘altri’ e lapiccola ‘riserva’ alla quale crediamo di apparte-nere. La verità è che di fronte alla violenza - quellaagìta, urlata, sbandierata sui social, subìta o inflitta- abbiamo tutti una memoria corta. Allora l’inter-rogativo si ripropone con maggiore intensità: cosasiamo diventati oggi? Un paese che si scandalizza“a gettone”, indignandosi di volta in volta, dinanzialle brutalità che si susseguono, dal locale al na-zionale.

Esaurite però le frasi ad effetto, siamo pronti atornare alla nostra quotidianità. Come se nullafosse. Eppure, l’estate che si è appena conclusa do-vrebbe aver messo a dura prova le nostre coscienzee averci fatto capire che le parole, da sole, non ba-stano più. Dalla strage di mafia di San Marco inLamis - nella quale sono stati uccisi il boss MarioLuciano Romito, suo cognato Matteo De Palma ei fratelli Luigi e Aurelio Luciani, due agricoltori delposto assassinati perché scambiati dai sicari perdue fedelissimi del capoclan di Manfredonia - allatragica fine diNoemi, la 16enne diSpecchia, nel Lec-cese, uccisa da un17enne reo-con-fesso (che no, pro-prio non possiamodefinirlo “fidanza-tino”), passando peril brutale stupro di Rimini: la cronaca ci raccontache il tempo delle chiacchiere è finito. E a nullaserve vomitare rabbia e odio (ancora violenza!) suisocial, innescando un circolo vizioso che punta

solo al ribasso. “Violenze, omicidi, stupri e cicatrici dell’anima”,

scrive sulla sua bacheca fb l’assessore alla Culturadel Comune di Foggia, Anna Paola Giuliani, “Ma noi,così impegnati a disquisire del colore della pelle,

della nazionalità,dell’età anagrafica, cipreoccupiamo, sem-pre meno, di formaregli Uomini, quelli conla u maiuscola, gliunici degni di esserechiamati tali. A no-vembre, invaderemo

le bacheche di scarpette rosse (io per prima), manel frattempo, abbiamo perso, tutti”.

La sconfitta è generale: l’involuzione culturalefiglia dei linguaggi sessisti, della prevaricazione,

della violenza ‘giustificabile’. “Stiamo perdendo la percezione di quanto sia

grave un mondo così pieno di violenza”, spiega Da-niela Marcone, vicepresidente nazionale di Libera.“Non è possibile attendere che accada nelle nostrefamiglie per pro-durre una rifles-sione accurata,per interessarci aquello che ac-cade nella nostracittà e nella co-munità. In questigiorni - continua -sono stati proposti i progetti di educazione alla le-galità nelle scuole, ma credo che andrebbero rica-librati su quello che accade in ogni territorio.Perché con il termine legalità si dice tutto e nulla.In merito alla violenza di genere, invece, la propostache giunge da varie associazioni è quello di un du-plice approccio: contrasto alla violenza e diritto al-l’amore. Il peccatooriginale di questitempi è che si parlasempre meno diamore, dell’atten-zione e della cura aquello che ci vieneaffidato. Dovremmoripartire da qui”. Male parole dovreb-bero sedimentareper dare frutto. In-vece, il popolo 2.0 dimostra di avere memoria corta.“Pensiamo alla strage di San Marco in Lamis”, ri-prende Marcone. “Già non se ne parla più. E pro-babilmente alle famiglie di quelle vittime innocenti

avevamo promesso una vicinanza che, invece, devecontinuare. E’ la dimensione umana delle tragedieche deve essere guardata in primo luogo. Vengonofatti tanti discorsi, vengono moltiplicate le teorie epoi ci si allontana come persone, negativizzando

ogni approccio, anche conle vittime”. A fare il resto,ad anestetizzarci di frontea tanta brutalità, ci pensa ilbombardamento quoti-diano di news sempre piùlontane dal diritto di cro-naca e sempre più vicinealla curiosità morbosa,

pruriginosa (si pensi alla doppia violenza subitadalle vittime degli stupri di Rimini, le cui testimo-nianze messe a verbale sono state riprese e messenero su bianco da giornali, anche autorevoli, che nehanno calpestato dignità e privacy). “In materia ditutela delle vittime, l’Italia è molto indietro. La nor-mativa europea ci chiede un adeguamento che fac-

ciamo fatica arealizzare”, continua lavicepresidente di Li-bera. “La nostra so-cietà non è ancorapronta ad accoglierechi ha bisogno di rac-contare una violenza.Purtroppo, la costru-zione di una memoria edi una coscienza col-lettiva non avviene nei

paesi concentrati solo sul presente, in cui vivel’istante. In questi posti non c’è spazio e tempo peruna riflessione. E bisogna invertire la marcia”.

m.g.f.

“La coscienza collettiva non si costruisce nei paesi concentrati solo sul presente”L’assuefazione alla violenza H24

Il punto della foggiana Daniela Marcone, vicepresidente nazionale di Libera

I leoni da tastiera sguazzano neltorbido di titolacci costruiti ad arte ead effetto e di morbose ricostruzioni.I loro commenti sui social, e più in ge-nerale nella Rete, grondanodi populismo razzista, sessi-smo sfrenato e denigrazionivirali. La democrazia distortadel web è un detonatore dellefrustrazioni che scatena laviolenza verbale gratuita.L’esternazione su Facebookdell’ormai ex segretario citta-dino di San Giovanni Rotondodi Noi con Salvini, (sugli stu-pri di Rimini: “Ma alla Bol-drini e alle donne del Pd,quando dovrà succedere?”),ha suscitato le reazioni delle espo-nenti locali della battaglia perma-nente contro le discriminazioni digenere, a cominciare dalla segretariaprovinciale della Cgil di Foggia Lore-dana Olivieri. “Oltre a educare all’uso

del linguaggio e di questi strumenti,è arrivato il momento che sia la leggea intervenire e punire chi si macchiadi un reato che ha conseguenze so-

ciali moltopericolose”.La dirigentedella CGILinvoca l’ap-plicazionedelle pene:“Razzismo,incitamentoalla violenzasulle donne,cyberbulli-smo sonoreati e come

tali vanno perseguiti”. Gli autori, in-somma, devono essere chiamati a ri-spondere della gravità delle loroaffermazioni diffuse attraverso laRete, devono assumersene la re-sponsabilità. “E che dalle parole si

possa passare a degenerazioni e vio-lenze di fatto - avverte Loredana Oli-vieri - è la preoccupazione che devemettere tutti in allarme”.

Recentemente, anche l’Ordine deiGiornalisti e l’Associazione dellaStampa della Puglia si sono pronun-ciati dopo i vili, volgari e violenti attac-chi sessisti e razzistisubiti da tre giornalistepugliesi: “Deve esserechiaro che il web e i so-cial non sono i luoghidell’impunità”. Le colle-ghe sono piombate inuna spirale di offese eminacce disgustose, pre-gne di un odio su cui lasocietà è chiamata ad in-terrogarsi.

L’Ufficio della Consi-gliera di Parità della provincia di Fog-gia intende sviluppare specificheiniziative: “Purtroppo, quello sessista

è un linguaggio che nell’ambito dellasocietà viene utilizzato eccome, nonsiamo ancora riusciti a scardinarlo eviene utilizzato soprattutto per offen-dere le donne, per stigmatizzarle - af-ferma l’avvocato Antonietta Colasanto- Come sempre, noi ci impegneremocome Ufficio per cercare di abbinare

a eventi che verrannoorganizzati in questo pe-riodo per contrastare laviolenza nei confrontidelle donne approfondi-menti sul tema dellaviolenza verbale, chemolte volte e in molteoccasioni credo offendapiù di uno schiaffo dato,magari, istintivamente.Per quanto riguarda iltema specifico dell’uti-

lizzo del linguaggio sessista sui socialnetwork - prosegue la Consigliera diParità della provincia di Foggia - ri-

tengo che sia l’atteggiamento di per-sone che intanto non riescono a vi-vere una vita reale ma conducono,purtroppo per loro, solo una vita vir-tuale. Sono persone che non hanno ilcoraggio di uscire allo scoperto, quelliche vengono definiti leoni da tastierae che offendono, tra l’altro, gratuita-mente, a mio modo di vedere, dandosfogo alle loro frustrazioni. In effetti,non ci sarebbe motivo in alcune occa-sioni di accanirsi e io stessa, perso-nalmente, sono stata vittima, qualchemese fa, di atteggiamenti poco piace-voli utilizzati proprio dai cosiddettileoni da tastiera.

Vogliamo definirli leoni - concludela Consigliera di Parità Antonietta Co-lasanto - io invece direi che do-vremmo far riferimento alla favola diFedro: la pelle di leone al primo ventovola via e viene fuori un bell’asinello.O una bella asinella”.

m.m.

Social e sessismo, nel regno dei leoni da tastieraQuando la Rete alimenta la spirale d’odio, Olivieri (Cgil): “Stop all’impunità”

La Consigliera di Parità pronta a iniziative per contrastare i soprusi verbali

Un paese che si scandalizza ‘a gettone’ dinanzi alle brutalità che si susseguono

“ “

Il peccato originale di questi tempi è che

si parla sempre meno di amore

“ “

Daniela Marcone, vice presidente di Libera

Loredana Olivieri Cgil

Antonietta Colasanto

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“Non posso essere più la tuamamma. Devo smettere.Perché ho bisogno di lavo-

rare e una donna che lavora non puòessere anche una mamma”. Le donnefirmano le loro dimissioni, ma è quelgenere di lettera che una madre nonscriverebbe mai. I figli le fanno a bran-delli. La campagna Moms Don’t Quit(le mamme non si dimettono), recen-temente approdata anche sulle retinazionali, squarcia anni di silenzi suuna praticamente tri-stemente diffusa, ilsegreto di Pulcinelladel mercato del la-voro: le dimissioni inbianco da usare incaso di maternità. Lasocietà si ribella almalvezzo consolidatodi un cappio custoditonei cassetti, da tirarefuori al momento op-portuno.

Lo spot è efficace,cerca di scardinare ipregiudizi e traina unapetizione, che ha già raccolto quasisettemila sottoscrizioni online. MomsDon’t Quit propone l’istituzione di untavolo parlamentare permanente cheriunisca il Ministero del Lavoro e dellePari Opportunità e che possa coinvol-gere mamme che hanno perso il la-voro e lavoratrici in gravidanza.

“Le dimissioni in bianco sono statemesse al bando dalla normativa na-zionale e questo è un fenomeno chia-

ramente ormai illegale - spiega An-tonella Morga, segreteria regionaleCgil Puglia - Ma di fatto avviene, per-ché soprattutto per le donne nel set-tore privato che decidono diintraprendere una maternità non èmai una scelta facile.

E spesso è capitato, peraltro io hoconoscenza di casi diretti, che nel mo-mento in cui hanno deciso di fare il se-condo figlio è stata posta in esseretutta una serie di meccanismi che non

sono le dimis-sioni in biancoma che sonopressioni psico-logiche tali chenon sei nellacondizione diportare avantiun rapporto dilavoro. ‘Il rap-porto di lavoro sidichiara con-cluso per ogget-tivi motividell’azienda’.Non so dire se

da quando c’è stata la normativa chedi fatto vieta le dimissioni in bianco ilfenomeno sia diminuito oppure no,probabilmente è un po’ più sottocon-trollo, ma il fenomeno delle donne chevanno in maternità e perdono il lavoroesiste ancora”.

Indipendentemente dalle storturedel mercato del lavoro, adeguate po-litiche tese al sostegno della genito-rialità e alla conciliazione dei tempi

vita lavoro favorirebbero l’occupazionefemminile. Che poi è il progresso. La

segreteria CGIL Puglia è convinta chesiano stati fatti passi da gigante. “InPuglia noi abbiamo fatto un grande la-voro dal punto di vista del welfare e inquesti anni di programmazione è stataattivata una miriade di servizi per l’in-fanzia: prima dell’era Vendola ne ave-vamo 8, compresi i nidi, oggi abbiamopraticamente moltiplicato per 7-8volte quel numero, e siamo arrivati a600 servizi per l’infanzia a partire danidi pubblici e privati.

Nonostante questo quadro abba-stanza fertile e positivo - prosegue An-tonella Morga - il tema è che spessole donne non conoscono i servizi a di-sposizione, dall’infanzia alla terza età,perché ad esempio i voucher, i buoniservizio conciliazione, sono previsti sia

per i minori che per gli anziani. La-sciare più tempo per se stesse e averemeno incombenze dal punto di vistafamiliare, sia che si tratti di assistereminori o anziani, significa aiutare ledonne anche nella ricerca di lavoro”.

Le mamme non devono mollare eil sindacato elenca una serie di buoneragioni, a cominciare dalla rete capil-lare a loro sostegno. “Le donne nondevono lasciare il lavoro perché perfortuna la legge è dalla loro parte, nondevono subire pressioni psicologiche,e se le subiscono o vivono situazioni distalking o mobbing solo perché deci-dono di avere dei figli - che peraltrodovrebbe essere una funzione socialericonosciuta e garantita, visto che ab-biamo un livello di nascite che gridavendetta al cielo - devono sapere chehanno la legislazione dalla loro partee che ci sono una serie di strumentisindacali, normativi e di assistenza. LaConsigliera di Parità della Regione haanche questa funzione.

Sono le donne che però devonoimparare anche dal punto di vista cul-turale a guardarsi attorno e chiedereaiuto. C’è una rete straordinaria fattadi associazioni femminili, di presenzeistituzionali, sia nei comuni che negliambiti territoriali, che poi sono anchequelli che si occupano della contrat-tazione dei Piani Sociali di Zona, etutto il sistema di welfare che costitui-sce opportunità per porre in essereservizi, per costruire anche lavoro. Ledonne non sono sole”.

Mariangela Mariani

settembre - duemiladiciassette

focus Morga (Cgil): “Il fenomeno delle dimissioni in bianco ora è più sottocontrollo”

La campagna ‘Moms don’t quit’ traina una petizione che ha già raccolto 7mila sottoscrizioni on line

Lavoro e famiglia, le mamme non mollano

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Quanto è difficile coniugare il mestiere piùbello del mondo, quello del genitore, con ilproprio lavoro. Già, quanto? In Italia esistono

delle strutture specifiche, gli asili nido aziendali.Uno spazio all’interno di una struttura aziendale,che accoglie i bambini di un’età compresa fra i 3 ei 36 mesi, organizzato in base ad orari flessibili,per andare incontro alle esigenze delle mammelavoratrici. Il Ministero del Welfare ha ripartito frale Regioni un Fondo per gli asili nido, istituito conla legge 448 del 2001, al fine di favorire lo sviluppodel sistema dei servizi per la prima infanzia. Manon tutti sembrano averne usufruito. In Italia la si-tuazione è parecchio indietro rispetto ai Paesi delNord Europa, ma a Foggia, nello specifico, la man-canza di queste strutture sembra mettere in evi-denza una vera e propria necessità.

La più lungimirante in tal senso, era statal’azienda Ospedaliera del capoluogo. Con una rac-colta firme, già nel 2013, aveva sollecitato la na-scita di una struttura che potesse accogliere ibimbi dei dipendenti, per la metà donne. La strut-tura, una delle pochissime in Puglia, oggi esiste:realizzata nel 2015 con i Fondi Fesr all’interno delplesso universitario, su una superficie di 650 mq,

può ospitare fino a 40 bambini. Solo che non è maistata utilizzata. Dopo un primo bando di gara, poiannullato, la gestione dell’asilo è stata affidata allacooperativa “Nasce un sorriso”, di Potenza. Su in-ternet è già disponibile una scheda per l’iscrizione,dettagliatissima, in cui si legge che “Il nido azien-dale comunale è aperto dal 1 settembre al 31 lu-glio dell’anno educativo 2017/2018”. Raggiuntitelefonicamente, però, non hanno saputo darci in-formazioni riguardo a una effettiva partenza delleattività. “Doveva aprire l’1 settembre, è vero, -spiega Antonio Pedota, direttore generale degliOspedali Riuniti di Foggia - ma non sappiamoquante domande di iscrizione siano arrivate. Ilprezzo è risultato essere troppo alto (costo men-

sile di €620 a bambino, ndr) e la situazione pro-babilmente andrà rivista”. Ma l’asilo, assicura, nonresterà inutilizzato.

Altra azienda virtuosa, l’Università di Foggia,che dal 2013 porta avanti il progetto pilota ‘SpazioGioco’. Un’area ricavata presso il Laboratorio di ri-cerca e studio per l’infanzia del Dipartimento diStudi Umanistici. Qui, le studentesse di Scienzedella Formazione, a loro volta sostenute e assistitedai propri professori, organizzano per i figli dei di-pendenti dell’Università una serie di attività didat-tiche, nel periodo estivo.

Il progetto, ideato da Antonella Cagnolati, re-ferente delle Pari Opportunità dell’ateneo fog-giano, sostenuto da Antonietta Colasanto,Consigliera di Parità della Provincia di Foggia. “Ri-teniamo fondamentale il sostegno alla genitoria-lità. Sono già 4 anni che proponiamo lo SpazioGioco e i bambini aumentano di anno in anno.L’auspicio è che possa diventare una vera propriascuola materna”, ha detto la Colasanto.

Le politiche di conciliazione tra lavoro e fami-glia sono sostenute dallo Stato tramite l’Inps, cheprevede l’erogazione di buoni lavoro per il baby sit-ting, in caso di congedo non goduto. E dei bonus

asilo nido, un contributo spendibile per il paga-mento delle rette rivolto alle famiglie con figli nati(o adottati) entro il primo gennaio 2016. Si possonoricevere fino a 1.000 euro, destinati al pagamentodelle rette per la frequenza degli asili nido pubblicie privati. Erogato sotto forma di contributo men-sile, per un massimo di 90,91 euro e 11 mensilità,il bonus non può superare il costo della singola

retta. Per accedere al contributo, che può essererichiesto fino al 31 dicembre 2017, è necessarioaccedere al sito dell’Inps o fare richiesta pressoun Patronato. Per l’anno educativo 2017-2018, ilComune di Foggia ha assegnato 130 contributi.

Ilaria Di Lascia

Asili nido aziendali, qual è la situazione? Il caso della struttura degli Ospedali Riuniti di Foggia: può ospitare 40 bambini ma non è mai stata utilizzata

Il segreto diPulcinella delmercato del

lavoro: le dimissioni in

bianco da usarein caso di maternità

Antonella Morga - Cgil Puglia

Il progetto del nido aziendale OO.RR.

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Le cause in materia di diritto del lavoro sono,forse, tra le più complicate da portare a ter-mine. Molto spesso, le difficoltà prospettate

in sede di consulenza possono anche scoraggiarele lavoratrici danneggiate da un sistema del lavoroiniquo e alla stregua di un tritacarne. L’avvocatode Martino lo dice fuori dai denti: “Chi inizia unpercorso di questo tipo deve essere consapevoleche la strada è lunga, nel frattempo deve trovarsiun altro lavoro e non vivere con l’ansia della causaaperta”. E poi, forse, dopo alcuni anni, potrà go-dersi una bella rivincita.

Le cause più frequenti sono per il riconosci-mento del lavoro subordinato (quindi la riqualifi-cazione del contratto di lavoro), licenziamentiiniqui, straordinari non pagati. Nel caso dellemamme lavoratrici, le cause sono pochissime evertono quasi tutte sulla questione licenziamentoe diniego dei riposi, gli unici diritti giustiziabili.

I tempi della giustizia. Per una causa possonopassare in tutto - tra primo grado, appello e cas-

sazione - anche 10 anni. Molto dipende delle provetestimoniali che si è in grado di portare all’atten-zione del giudice. Nel caso di licenziamento, in-vece, le cause sono piùbrevi perché si applica il co-siddetto “rito Fornero”; an-cora una volta, quindi, vienechiamato in ballo l’articolo18. Certo, in caso di lavoroirregolare o lavoro nero, la“scorciatoia” potrebbe es-sere quella della denunciapresso l’Ispettorato territo-riale del lavoro che perònon è strumento satisfattivo dei diritti: si denuncial’irregolarità e si trova una conciliazione col datoredi lavoro. La vertenza in questo caso dura moltomeno, ma si chiude non con una vittoria piena,

bensì un accordo.

Il caporalato degli ipermercati. Uno strumentomolto importante, oggi, è fornitodalla Legge 199 Anti-Caporalato,che punisce qualunque tipo di sfrut-tamento nel lavoro. Per intenderci,anche le commesse stremate daturni no-stop potrebbero utilizzarlo:sono impiegate spesso a nero e conpaghe risibili, così come le segreta-rie di studi professionali. Nel casodelle lavoratrici in ambito privato,poi, c’è un problema di tutele giuri-

diche. In caso di licenziamento nelle piccole im-prese si ha diritto ad un risarcimento del danno da2,5 a 6 mensilità: in pratica non si riesce a coprirenemmeno la parcella del legale ingaggiato.

Le categorie più svantaggiate. Sulle scrivaniedei legali i casi si ripetono a mo’ di fotocopia. E di-ventano modelli al contrario. E’ il caso della se-gretaria di studio professionale (avvocato, notaio,medico specialista non c’è differenza) inquadratacon un part-time a tempo indeterminato. Poco importa se le sue giornate seguono i ritmifrenetici (altro che 4 ore!) del suo datore di lavoro,che per ogni appuntamento incassa denaro con-tante, spesso non fatturato. Viene licenziata intronco quando i suoi impegni di mamma rendonomeno flessibili i suoi orari. E sostituita da una gio-vane collega che, verosimilmente, durerà fino allasua prima gravidanza. Stessa storia per moltecommesse dei negozi presenti nelle gallerie degliipermercati: falsi part-time a go-gò, anche sesono presenti in sede h24 e hanno pure le chiavidel magazzino. Intascano 400 o 500 euro al mese,senza tredicesima. Molto spesse sono costrette afirmare false buste paga, una menzogna sullaquale però a fine anno ci pagheranno anche letasse. Oltre al danno, la beffa. (m.g.f.)

“La verità è che siamo alla stre-gua del caporalato, in ognicampo”. Usa volutamente un

termine forte, provocatorio, l’avvocatogiuslavorista foggiano Claudio de Mar-tino, riferendosi alle condizioni estremecui, sempre più spesso, sono chiamatea lavorare, oggi, le donne. “Indubbia-mente ci sono delle situazioni di schia-vismo serio, in agricoltura”, precisa,“ma lo sfruttamento investe in pieno ilmondo del lavoro, in ogni ambito”. Dot-tore di ricerca nella cattedra di Dirittodel Lavoro dell’Università di Foggia e av-vocato in uno studio specializzato pro-prio nelle controversie di naturalavoristica, ogni giorno de Martinoascolta, dentro e fuori i tribunali, storiedi donne costrette a ritmi di lavoro for-sennati (ma regolarissimi sulla carta),chiamate a rinunciare ai propri diritti perla maternità oppure messe alla portanon appena annunciata la gravidanza.Sono situazioni che mettono radici nellepiccole aziende, presso privati o nelcampo delle libere professioni, dove laparola “diritto” spesso è una chimera.Insomma, tutto ciò che è garantito nelpubblico impiego è una utopia per unalavoratrice autonoma. Anche se, allafine dei conti, è vincolata al lavoro come(e anche di più) di una subordinata.

Avvocato, la fotografia che ne vienefuori è quella di un paese a due velo-cità…

C’è un distinguo importante da fare:

chi ha un contratto e chi non ce l’ha. Par-tiamo da situazioni di lavoro regolari,tipo quelle del pubblico impiego. In que-sto caso, le lavoratrici sono ben infor-mate di quelli che sono i loro diritti,anche grazie alla presenza pervasiva diorganizzazioni sindacali nel comparto.

Nel privato, invece, le donne sono co-scienti di questi strumenti, ma non rie-scono ad esercitare i loro diritti. Penso,ad esempio, alle assenze per la malattiadel bambino: sempre più spesso c’è chisi mette in ferie pur di non pesare sul-l’azienda. Nel settore pubblico, invece, ètutto più facile perché non c’è un datoredi lavoro che può esercitare azioni ritor-sive o minacciare il licenziamento.

In linea di massima, quali sono i di-

ritti e gli strumenti a tutela dellamamma lavoratrice?

Innanzitutto c’è il congedo obbliga-torio: due mesi prima della nascita delbambino e tre mesi dopo, salvo la pos-sibilità, sulla base di certificazioni medi-che, di spostare tale periodo a 1 + 4mesi. In questa fase, c’è il divieto asso-luto di lavorare: si va nel penale se undatore dovesse costringere la propria la-voratrice a prestare attività lavorativa inquesto periodo! Poi c’è il diritto al con-gedo facoltativo che può essere fruito(con retribuzione piena) fino a tre anni dietà del bambino, e sempre fino a questaetà i genitori, alternativamente, possonogodere dei giorni per la malattia del fi-glio - legittimamente, ovvero ricono-sciuti dall’Inps - senza limiti. Oltre ilterzo anno di età, invece, diventano 5giorni all’anno, sia per il papà che per lamamma (anche in caso di adozione o af-fidamento). La tutela più importante è ildivieto di licenziamento causa matrimo-nio e maternità (fino ad un anno di vitadel bambino). In questi casi, il licenzia-mento è nullo e da’ luogo - nelle grandiaziende ma anche nelle piccole realtàproduttive - all’applicazione della tutelareale (in sostanza, parliamo dell’articolo18 che, anche se è stato abolito dal JobsAct per i nuovi assunti, garantisce lareintegrazione del posto di lavoro).

Ritiene che ci sia, in alcuni casi, unasorta di abuso?

L’abuso, per la mia esperienza, si

può annidare nell’astensione per gravi-danza a rischio (che si applica dal mo-mento in cui si scopre la gravidanza finoal termine). In questo caso, eventualiabusi, vengono però avallati da certifica-zioni mediche di “manica larga”.L’astensione, infatti, si applica quando lalavoratrice svolge mansioni gravose,quando opera in ambienti di lavoro no-civi (e sono entrambe situazioni ogget-tive) oppure per gravidanza a rischio,previo certificato medico. Di fatto,quest’ultima ipotesi si verifica solo nelpubblico impiego, dove la sostituzionenon è un problema che grava diretta-mente sulle casse dell’azienda o sulletasche del datore di lavoro.

Le cose cambiano drasticamentequando dal pubblico ci spostiamo nelprivato o nel campo delle libere profes-sioni…

Assolutamente. Il campo delle libereprofessioni è un mondo parallelo, in cuile tutele sono pari a zero. Per la maggiorparte degli ordini professionali è previstauna indennità di maternità erogata dallacassa di appartenenza, ma nella praticavedo professioniste (anche avvocatesse!)lavorare fino a pochi giorni prima delparto, perché non ci si può permetteredi stare a casa. Dietro queste situazionic’è un cortocircuito: in teoria, parlandodi libere professioni, non vi sono con-tratti da dipendenti. Sempre in teoria, siè autonomi, con attività flessibile e deltutto libera da vincoli orari, pertanto non

si rendono necessarie ulteriori tutele.Ma nella realtà si è legati a orari e sca-denze come o peggio di un dipendente…però con la partita iva.

E’ in questi settori che mettono ra-dici le situazioni peggiori…

Assolutamente. In questi casi nonvige nemmeno il principio del divieto dilicenziamento. Tutte le norme che cono-sciamo in materia di Diritto del Lavorocostituiscono il cosiddetto Statuto del la-voratore subordinato. Gli autonomi, in-vece, non hanno diritto a nulla. Salvo poi,andando in giudizio, riuscire a dimo-strare che la lavoratrice in oggetto, puressendo inquadrata come lavoratriceautonoma, nella sostanza fosse una su-bordinata.

Qual è la cosa più difficile da provarein tribunale?

La subordinazione. La Giurispru-denza è molto rigorosa: bisogna dimo-strare che il lavoratore è assoggettato apotere direttivo e disciplinare del datoredi lavoro, dovendosi distinguere dalpunto di vista tecnico il potere di coordi-namento da quello direttivo. E la diffe-renza è molto labile. Superato questoscoglio, però, questi rapporti vengono ri-qualificati dai giudici in contratti di lavorosubordinato. Si applicano tutte le tutelepreviste, e la lavoratrice avrà diritto atutte le differenze retributive passate(straordinari, festivi, tredicesime…)giungendo a risarcimenti davvero im-portanti. Maria Grazia Frisaldi

settembre - duemiladiciassette

focus

Quali tutele per le mamme lavoratrici? Il punto con l’avvocato de Martino

Caro avvocato ti scrivo…

La maternità nel “tritacarne” del lavoro

7

Claudio de Martino, avvocato

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“Idirigenti scolastici non vedevanoun operaio da dieci anni. Ora sonopresenti e si occupano della ma-

nutenzione ordinaria e straordinariadelle scuole”. Il sindaco di Foggia FrancoLandella replica al mantra delle scuolesgarrupate e senza investimenti. L’equi-voco, peraltro, è dietro l’angolo: non tuttigli edifici scolastici sono di competenzacomunale.

Gli istituti superiori sono ad appan-naggio della Provincia, e da quegli edi-fici, sistematicamente, partono i corteidegli studenti che invocano investimentisull’edilizia scolastica. Lì, pur ra-schiando il fondo del barile, è sempredifficile reperire risorse. Il primo citta-dino rispedisce al mittente le accuse enon ci sta a subire attacchi che girano vi-rulenti in città: “Vorrei ricordare a chicontinua a diffondere menzogne che ab-biamo fatto un appalto all’indomani delmio insediamento con cui abbiamo as-sorbito gli ex lavoratori socialmente utili.I dirigenti scolastici, che mi fanno i com-plimenti, possono testimoniarlo: a diffe-renza degli anni passati gli operaiintervengono nelle scuole ed effettuanoi lavori e non trovo livelli di inefficienza.Abbiamo sopperito sì ad un vuoto di diecianni di un centrosinistra che ha portatoquesta città al dissesto finanziario - con-

clude il sindaco, con un’argomentazionea lui assai cara, quella dell’eredità - estiamo cercando di fare sacrifici per darei servizi alla collettività”.

Sul tema, il grande accusatore èGiuseppe Mainiero, consigliere comu-nale di Fratelli D’Italia, di fattofuoriuscito dalla maggio-ranza pur occupando queibanchi.

Suo un emendamentoche proponeva di dirottaresull’edilizia scolastica il mi-lione di euro destinato alla ri-qualificazione di via Lanza(“l’allargamento di 230 metrilineari di marciapiede”, comelo definisce lui). Bocciato.“Nel piano triennale delleopere pubbliche - tuona - nonhanno messo un centesimo

sull’edilizia scolastica. Le scuole sonomesse malissimo, non si effettuano in-terventi strutturali da un sacco di tempo,necessitano tutte di lavori.

Abbiamo restituito mezzo milione alCipe perché non abbiamo realizzato leopere in due istituti: bastava espletare legare entro aprile e il Comune non l’hafatto”. Sui certificati di agibilità dellescuole garantisce l’assessore alla Pub-blica Istruzione del Comune di FoggiaClaudia Lioia: “La prova provata che gliedifici non ne siano privi sono i finanzia-menti assegnati, altrimenti non sareb-bero stati stanziati”.

Il progetto del Miur “Scuole Belle”ha consentito interventi di piccola ma-

nutenzione, decoro e ripristino funzio-nale degli edifici.

Gli importi sono stati versati diretta-mente alle scuole. “So che quasi tutti gliistituti di Foggia ne hanno goduto e

hanno fatto inter-venti di ristruttura-zione con i fondiricevuti - spiega l’as-sessore Lioia - Noistiamo lavorando in-

vece sull’efficientamento energetico. C’èun’apertura della Regione, con stanzia-menti anche molto importanti, e inten-diamo partecipare. Stiamo cercando direperire risorse per la sorveglianza dellescuole, quindi videocamere e/o infer-riate per evitare gli atti vandalici perchéstanno diventando un problema seris-simo, con una dispersione di risorse chedispiace”.

8 settembre - duemiladiciassette

Sui certificati di agibilità delle scuole

garantisce l’assessorealla Pubblica Istruzione

polisa cura di Mariangela Mariani

Le scuole non sono poi così “sgarrupate”Comune a caccia di fondi per la videosorveglianza

Sulla manutenzione il sindaco Landella rivendica il risultato

“Gli operai stanno lavorando proprioadesso nel settore della scuola dell’infanziadella Pascoli”. Mariolina Goduto, dirigentescolastica dell’Istituto Comprensivo SantaChiara-Pascoli-Altamura, alla domanda seccase abbia rivisto davvero gli operai, senza esi-tazione, risponde “certo”. Non solo può testi-moniarlo, ma seduta stante ha le prove. “Intutti e tre i plessi abbiamo verificato che, a se-guito delle nostre segnalazioni, dopo pocotempo sostanzialmente, pochissimi giorni, ar-riva la squadra e provvede agli interventi - ri-ferisce - Parliamo della manutenzioneordinaria, di piccole sistemazioni, sostituzionedi vetri, maniglie, neon, lavori sugli impianti.L’anno scorso, per esempio, si è verificato unproblema all’impianto di riscaldamento nelplesso centrale e ci ha lavorato la stessa ditta”.

La direzione è ubicata nel plesso centrale,quel gioiellino che è la Santa Chiara col suoincantevole chiostro e l’orologio retrò in cimaalla scalinata che catalizza l’attenzione all’in-gresso. Diventerà la scuola dei fanciulli, pro-prio come recita il tabellone. Già adesso leprime si trovano soltanto lì, e l’anno prossimonell’istituto Pascoli ci saranno, a scorrimento,le classi dalla terza in poi e la scuola media. Èuna decisione presa sulla base delle caratte-ristiche degli edifici e per la presenza di labo-ratori particolarmente adatti agli alunni più

grandi nel plesso accanto alla Cattedrale (unasala cinema da 50 posti dotata di impianti al-l’avanguardia, laboratori di musica, matema-tica e scienze, informatica).

La dirigente, rigorosa, non è certo inclinealla piaggeria ma, piuttosto, riporta fedel-mente la cronologia dei lavori e non tollerastrumentalizzazioni. “La Pascoli non ha maiavuto problemi strutturali, naturalmente, no-nostante quello che si dice in giro. Il problemache ci ha attanagliato nell’ultima fase del-l’anno scolastico, negli ultimi tre mesi in modoparticolare - chiarisce la dirigente MariolinaGoduto - è stato determinato dalla rimozionedella scala antincendio, ritenuta non a normarispetto alla recente normativa. Gli operatorie gli studenti dell’edificio potevano utilizzare

esclusivamente una scala di sicurezza e lenorme, in presenza di una sola via di esodo,impongono che gli alunni e gli operatori dellascuola, nel totale, non debbano superare le120 unità. Motivo per cui abbiamo dovuto con-trarre il numero delle classi, spostarne prati-camente la metà presso la scuola SantaChiara, con l’attivazione dei doppi turni di le-zione che hanno causato naturalmente tuttequelle problematiche reali e giuste pressol’utenza. La scala è stata smontata e sostituitaproprio nei giorni scorsi - conferma la diri-gente - quindi l’edificio può accogliere fino a240 alunni. Ripristiniamo l’assetto precedentecon interventi di miglioramento estetico, tral’altro, già realizzati nei corridoi: pitturazione,sistemazione degli intonaci, rimozione dellemacchie di umidità. Precedentemente è statafatta, però, la copertura del solaio del terrazzoperché da quella, ormai vetusta, derivavano iproblemi di infiltrazione. In più, sono in corsoi lavori di adeguamento dei bagni nel numeroe nelle caratteristiche adatti ai bambini piùpiccoli della scuola dell’infanzia. Nel giro dipochissimi giorni saranno terminati. Ma dalpunto di vista della staticità, della sicurezzal’edificio - garantisce la dirigente MariolinaGoduto - non ha mai avuto problemi.

Anzi, i tecnici mi dicono che è tra gli edificistorici più sicuri”.

“È un inserimento infinito”. Le mamme della sezione spe-rimentale mai partita dell’asilo comunale Tommy Onofri (infoto) sono esasperate. All’apertura del nido, l’amara sorpresa:la classe non esisteva più. La sezione sperimentale è rimastascoperta perché non è stato ancora formalizzato il rinnovo delcontratto con il Consorzio Icaro, che forniva anche il personaleausiliario. Caos alla partenza, inevitabilmente, senza pulizie econ tre insegnanti in meno. I genitori avevano già pagato laquota di iscrizione a giugno e non avrebbero certo rinunciatoal posto. Gli inserimenti dei bambini sono stati divisi in dueturni. A spiegare come sono andate le cose è l’assessore allaPubblica Istruzione del Comune di Foggia, Claudia Lioia: “AllaTommy Onofri non è saltata una classe, o meglio, era previstauna classe sperimentale gestita da una cooperativa che al mo-mento, per motivi amministrativi, non ha ancora sottoscritto ilcontratto e quindi, per evitare disservizi e problemi ai genitori- tutti lavoratori - abbiamo trasferito temporaneamente dueeducatrici delle scuole dell’infanzia comunale sull’asilo comu-nale in attesa che riparta la sezione sperimentale”. Sui tempi,non è dato sapere: “Non è un problema tanto nostro quanto re-gionale, per cui aspettiamo la risposta della Regione”.

Lavori in corsoLa protesta dei genitori

La testimonianza della dirigente Mariolina Goduto

Asilo Tommy Onofri, a sorpresa alla riapertura salta una sezione

“ “ L’inaugurazione dell’anno scolastico 2017/2018

Mariolina Goduto

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9settembre - duemiladiciassette

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10 settembre - duemiladiciassette

In pieno VI secolo, nell’epoca delle cosiddette in-vasioni barbariche, lo scrittore Cassiodoro atte-sta che gli aristocratici trascorrevano nelle loro

ville dei lunghi periodi di otium: uno stile di vita mu-tuato direttamente dai romani. Non ci sono evi-denze archeologiche che dimostrino lapermanenza di queste popolazioni nelle ville ro-mane, ma è facile supporre che le abbiano abitate.E i successori longobardi, quando si sono ritrovatia casa del ricco signore romano della gens dei Cor-nelii Scipiones Orfiti, nella villa di Faragola, in agrodi Ascoli Satriano, avranno pensato bene di preser-varla.

Marmi preziosi, mosaici policromi, terme. Unasala da pranzo con uno stibadium semicir-colare in muratura: il famoso triclinio dovei romani amavano pranzare distesi (unicosuperstite nel suo genere in Puglia) al cen-tro del quale scorreva l’acqua di una fon-tana coloratache allietava ilpranzo dei com-mensali. Perchéerano così que-sti romani, unpo’ caciaroni, unpo’ amanti delkitsch e del-l’ostentazionema sapevanocome godersi lecose belle. Lavilla romana di epoca tardoantica sorta in localitàFaragola era stata scelta da un ricco proprietarioterriero, probabilmente per trascorrere le sue va-canze, sulla piana del fiume Carapelle, lungo la viache collegava altri antichi centri romani, Herdoniae Aeclanum, in Campania. Sì, perché ieri, comeoggi, queste colline che sembrano disegnate conl’aerografo, dove il vento dipinge i colori delle sta-gioni e il mare respira in lontananza, segnano il

confine tra tre regioni. La Daunia, laCampania e la Lucania, portavano gliechi della storia più vera dell’ImperoRomano. La nostra storia. Quella chequattordici campagne di scavo del-l’Università di Foggia, dal 2003,hanno cercato di raccontare. Studentie archeologi provenienti da ogni partedel mondo hanno visto nascere dalnulla, restituito dalla terra sotto laquale era stato sepolto per secoli,questo sito unico nel suo genere, una piccola VillaArmerina pugliese. Per una intera generazione diarcheologi foggiani (e non solo) gli scavi di Faragola

hanno rappresentato laprima significativaesperienza di una interacarriera. Quella che tela fa amare, o quellache te la farà abbando-nare. Faragola è stata lachiave di volta perchiunque ci abbia avutoa che fare. Come stu-dente, come archeo-

logo, come ricercatore. Con le primepubblicazioni il sito prendeva vita e formae iniziava ad esistere anche al di fuoridell’università e dei racconti entusiasticitra gli studenti che ci avevano scavato. LaRegione finalmente ne veniva a cono-scenza. Da lì poi i finanziamenti per ren-

derlo fruibile ai visitatori, il laboratoriomultimediale, le gite scolastiche. Ed ancora, la Bol-drini, Alberto Angela tutti innamorati di Villa Fara-gola. C’eravamo finalmente. Noi, Foggia, la Puglia,la nostra storia: un tassello fondamentale per lastoria millenaria di un paese, il cui patrimonio ar-tistico inestimabile dovrebbe essere valorizzato,conosciuto, apprezzato, divulgato. E invece la nottetra il 6 e il 7 settembre scorso, un incendio ha man-

dato in fumoe ricoperto dicenere annidi studi e ri-cerche. Dan-neggiato i beicolori deimosaici che isecoli ci ave-vano resti-tuito. Le

lamiere poste a protezione, piegate dalle fiamme,sono crollate sulle strutture che avevano resistitoai “barbari” longobardi e ai terremoti. Un territorio,sgomento, continua a chiedersi di chi sia la colpa.Forse di tutti quanti. Avremmo dovuto averne cura,avremmo dovuto prevenire sciatteria e incuria. #fa-ragolasiamonoi è l’hashtag lanciato su Twitter nei

giorni successivi al disastroso incendio. Ed è così:Faragola è la nostra cultura. E non si va da nessunaparte se prima non si ha chiaro chi siamo. Un ter-ritorio che non preserva la sua identità è destinatoad auto cancellarsi. In questo caso, con un incendio.

#Faragolasiamonoi è la raccolta fondi lanciatadalla Fondazione Apulia felix, presieduta da Giu-liano Volpe, destinata ad interventi volti a far rina-scere dalle ceneri il sito archeologico di AscoliSatriano. Per contribuire alla causa è possibile uti-lizzare l’iban IT84I0335901600100000066451. “Fa-remo avere notizie costanti sia sulla raccolta deifondi che sulla loro destinazione, che sarà concor-data con la Soprintendenza e con le altre istituzionicoinvolte nella attività di recupero, restauro e rico-struzione”, assicura Volpe.

Ilaria Di Lascia

Non c’è tempo da perdere. Da giorni, ormai, a Faragola è tutto unacorsa: contro il tempo, contro le intemperie, contro il silenzio che prima opoi calerà su questo incendio. Si lavora per salvare il salvabile, ripristinareciò che le fiamme hanno spazzato via nel sito archeologico di Ascoli Sa-triano. Al lavoro, i tecnici della Soprintendenza BAT-Foggia per la messain sicurezza di mosaici e marmi.

Rimosse le macerie e istallato un telo impermeabile sull’area da pro-teggere, si procederà alla pulizia delle superfici per effettuare una opera-zione di ‘velatura’. In sostanza, si applicheranno strati di garze sui mosaiciper bloccare le tessere nella posizione attuale.

Più complesso il recupero dei marmi: bisognerà ricorrere a compo-nenti chimici per evitare che si sfaldino. Si tratta di operazioni complessee laboriose, per le quali ci vorranno tempo e soldi: almeno 500mila europer sostenere i lavori di restauro e almeno un anno di tempo per comple-tarli. Purtroppo il sito archeologico di Faragola non era ancora dotato disistema di videosorveglianza, né di impianto anticendio: si tratta di misureche sarebbero state adottate a breve, nell’ambito del completamento deilavori del terzo lotto, in dirittura d’arrivo nel 2018. (m.g.f.)

Faragola, metafora di un territorio senza identità

Come araba fenice

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11settembre - duemiladiciassette

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Best practice per conservare i benefici delle ferie

12 settembre - duemiladiciassette

Tornare ai ritmi della quotidianitàsenza farsi sopraffare dallo stress

Le vacanze giungono al termine e il so-lito tran-tran quotidiano è alle porte.Per questo è importante conservare i

benefici acquisiti durante l’estate, per con-tinuare a “navigare” in costante benessere.

È fondamentale, infatti, tornare allaquotidianità senza farsi sopraffare dallostress, concedendosi ore di riposo per nonfar ricadere sull’organismo il grande pesodel cambio di abitudini. In vacanza ci si ri-lassa molto e si ha più tempo da de-dicare alla cura del proprio corpo: siutilizzano creme per il sole, cremepost-doccia e lozioni profumate. Cu-stodire quest’abitudine anche du-rante i nove mesi più lunghi e freddidell’anno aiuta la pelle ad essereidratata e previene tutti quegli ineste-tismi causati da affaticamento, ten-sioni nervose e stanchezza.

Tra le abitudini essenziali vi è ilnon trascurare il momento ‘primacolazione’, cui durante le vacanze siconcede uno spazio maggiore e sere-nità. Questo accorgimento mattutino

fa’ sì che sia un buon giorno e aiuta ad af-frontare le giornate in maniera positiva. È,dunque, una buona pratica alimentare por-tare in tavola, anche nel corso dell’inverno,frutta e verdura di stagione.

Spesso in estate ci si muove di più, per-tanto si può fare un po’ di sport nel primopomeriggio per non farsi mancare l’ariafresca, una sfera di sole e le passeggiate.Non sarebbe sbagliato dedicare del tempo

ad un’attività totalmente ri-lassante o interessarsi apiccoli hobbies, come la let-tura.

Infine, per combattere lostress, è efficace assumeresali minerali. Questi rico-prono un ruolo particolareper il funzionamento del-l’organismo, nonché utiliper l’incremento della vita-mina C e del magnesio, pre-sente in tutta la verdura afoglia verde.

Annarita di Tardo

Belli e in forma tutto l’anno

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13settembre - duemiladiciassette

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settembre - duemiladiciassette14

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Un “miracolo” della vita, lungo appena 26centimetri e del peso di 300 grammi. Madall’incontenibile voglia di vivere. Così,

quello scricciolo nato lo scorso 29 aprile, ad ap-pena 23 settimane e 5 giorni di gestazione,presso gli Ospedali Riuniti di Foggia, ha lottatocon tutta la forza di cui era capace, meravi-gliando il personale medico e sanitario che oggiha visto quella bellissima bambina, ormai auto-noma e di oltre 2 kg, lasciare il reparto di Terapia

Intensiva Neonatale per raggiungere i suoi ge-nitori. La piccola era stata ricoverata presso laStruttura Complessa di Neonatologia e TerapiaIntensiva del nosocomio, con ogni attenzione de-rivante dall’eccezionalità del caso: benché estre-mamente prematura, la neonata ha mostrato sinda subito una straordinaria vitalità.

Monitorata e vigilata giorno e notte, lenta-mente la piccola ha iniziato a crescere e, dopooltre quattro mesi di degenza, è arrivato final-

mente il momento di andare a casa, avendo rag-giunto il peso di ben 2070 grammi. Nelle stati-stiche internazionali i neonati con peso allanascita inferiore a 500 grammi ed età gestazio-nale di 23 settimane hanno una sopravvivenza dicirca il 25%, che diventa eccezionale se il peso èinferiore a 400 grammi. La piccola foggiana, cheattualmente gode di buona salute, continuerà adessere seguita presso l’ambulatorio del followup fino all’età scolare e oltre.

“Un tale, eccezionale risultato” dichiara il Di-rettore Generale Antonio Pedota “testimonia inmaniera chiara le grandi capacità presenti nellastruttura di Terapia Intensiva Neonatale degliOO.RR.. E’ stato svolto dall’equipe medica ed in-fermieristica, ottimamente coordinata prima daldott. Magaldi e ora dal dott. Popolo, un grandelavoro di squadra e la straordinarietà dell’eventoconsolida la struttura come centro di riferimentonon solo della comunità foggiana”. a.d.

15settembre - duemiladiciassette

Il “miracolo” avvenuto nella TIN degli Ospedali di Foggia

La neonata nata estremamente prematura torna a casaLa forza in uno scricciolo di vita

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settembre - duemiladiciassette16

Diventano sempre più numerose e valide le prestazioni che i farmacisti possono erogare direttamente ai cittadini

La farmacia dei serviziLa tecnologia al servizio della salute con la telemedicina

Le farmacie non sono più quelle di unavolta: finalmente stanno acquisendo unruolo da protagoniste nella tutela e pre-

venzione della salute dei cittadini. Dopo il vialibera ottenuto con i tre decreti ministeriali del2010, le farmacie sono state autorizzate dallalegge ad erogare prestazioni professionali di-rettamente ai pazienti.

Si inserisce proprio in questo contesto,l’uso - da parte del farmacista appositamenteformato - di dispositivi strumentali non inva-sivi, come ad esempio l’elettrocardiografo perl’esecuzione dell’elettrocardiogramma. Que-st’ultimo in particolare viene effettuato conmodalità di telecardiologia, grazie al collega-mento diretto che sussiste tra la farmacia e icentri di cardiologia accreditati dalla regione

sulla base di specifici requisiti tecnici, strut-turali e professionali. La telecardiologia è unadelle applicazioni più diffuse della telemedi-cina.

Niente di nuovo sotto al sole, solo nuovemodalità con cui prendersi cura della salutedei pazienti. La telemedicina, infatti, non è unanuova branca medica ma la modalità con cuisi erogano le prestazioni sanitarie da parte di

operatori autorizzati, che si avvalgono di tec-nologie come telecomunicazioni. La tecnolo-gia quindi si mette al servizio della salute: leinformazioni scambiate tra i due poli sono va-lide ed utili alla diagnosi, al trattamento e allaprevenzione delle malattie. Grazie a questenuove modalità operative, si ampliano le stra-tegie di prevenzione. Per questo, chiedi puresenza remore al tuo farmacista di fiducia ser-vizi come l’holter cardiaco e pressorio, validianche per le certificazioni di salute che richie-dono le palestre, e ancora servizi come l’au-toanalisi del sangue e le intolleranzealimentari.

Dalila Campanile In collaborazione con Farmacia Erboristeria

Ronga – Tartaglia

File interminabili, nervosismo e disagi. E’ quelloche molti genitori stanno vivendo in questigiorni, per ottemperare all’obbligo di legge in

materia di vaccini o entrare in possesso della certi-ficazione che garantirà l’accesso a scuola dei proprifigli. Nelle ultimesettimane, infatti, sistanno verificandonotevoli disservizipresso le strutturesanitarie deputatealla somministrazio-ne dei vaccini ai ra-gazzi che devono iscriversi a scuola. Al punto darendere necessario l’intervento del sindaco FrancoLandella, in considerazione dei compiti attribuitidalla normativa ai primi cittadini nel settore dellasalute pubblica, che ha contattato le autorità sanitarieper conoscere la situazione.

Il sindaco ha ricevuto ampie assicurazioni sullaperfetta organizzazione degli uffici e degli ambulatoriAsl coinvolti ed è stato informato sul fatto che imaggiori disagi sono creati dall’eccessivo afflussodi utenti che temono di dover effettuare il vaccinoprima della chiusura delle iscrizioni scolastiche.Proprio per evitare inutili assembramenti, si ricordache per l’iscrizione - come recita la circolare mini-steriale in materia - basterà esibire un documentoche attesta la presentazione della richiesta di vac-cinazione alla Asl competente per territorio o anchedell’avvenuta prenotazione. Sempre la circolare sta-bilisce che per presentare la documentazione com-provante l’avvenuta vaccinazione c’è tempo fino al10 marzo 2018. Osservando le indicazioni dell’AziendaSanitaria, quindi, si eviteranno equivoci, code emotivi di tensione con il personale che svolge rego-larmente il proprio dovere.

Certificazionivaccinali

Non solo farmaci: anche la bellezza ha il suo spa-zio in farmacia. Sempre più clienti infatti hanno biso-gno di servizi e consulenze che abbraccino atrecentosessanta gradi il benessere fisico ed estetico.Chi prenota i test per le intolleranze alimentari potràrivolgersi al personale qualificato che opera in far-macia anche per una consulenza nutrizionale. E nonsolo: su prenotazione si possono effettuare massaggibenessere e sedute di ossigeno dermoinfusione, lanuova frontiera dei trattamenti antinvecchiamento.

Grazie all’accordo della Regione Pu-glia con Federfarma circa 1200 farmaciepugliesi sono state autorizzate al rilasciodell’attestato di regolarità rispetto agli ob-blighi vaccinali previsti dalla nuova leggen.119/2017. Il servizio è a costo zero ed èrivolto ai piccoli da 0 a 6 anni: è sufficientepresentarsi in farmacia con il tesserinosanitario del bambino e chiedere al bancoil rilascio del certificato vaccinale.

Spazio alla bellezza anche in farmacia Vaccini, vieni in farmacia

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settembre - duemiladiciassette 17

Breve vademecum per le mamme alle prese con le poppate

Conosciamo da tempo quale sia il vantaggio dell’al-lattamento al seno. Negli ultimi anni sonosempre più numerosi gli studi scientificiapparsi nella letteratura medica chehanno messo in evidenza gli innume-revoli vantaggi legati all’allattamentoal seno per il bambino, per la mammae per la famiglia. E’ per questo motivoche l’allattamento al seno esclusivoviene consigliato per i primi 6 mesidi vita, con possibilità di continuarlo,integrato con altri alimenti, al-meno fino all’anno di età. Tuttociò ha fatto sì che un numerosempre maggiore di mamme al-lattino al seno i propri bambini eche, di conseguenza, siano au-mentati i casi in cui le nutrici ab-biano necessità e dubbi legati al-l’assunzione di farmaci durantequesto periodo.

Infatti il dubbio che assale

ogni mamma che sta allattando il suo bambino è: “Sesto male, posso prendere qualche farmaco o

potrei recare danno al mio piccolo?”. Oggi moltospesso oltre alle molteplici chiamate per in-tossicazioni di varia natura, il Cav – CentroAnti Veleni di Foggia viene consultato damamme che allattano, dove la domandafrequente è: “Posso prendere…?”, oppure“Come mi comporto se ho necessità diprendere un farmaco?”.

Una delle cause di maggiore ansiaper la madre - affetta da patologie siaacute che croniche - e difficoltà per ilmedico prescrittore è il timore dei possibilieffetti del farmaco sul neonato correlatoal passaggio nel latte di farmaci assuntidalla madre. Partiamo comunque dalpresupposto che la maggior parte deifarmaci passa nel latte per diffusionepassiva, trasporto attivo o pinocitosi.Il passaggio del farmaco nel lattematerno dipende essenzialmentedalla sua biodisponibilità. I fattori cheinfluiscono prevalentemente sul pas-

saggio sono il peso molecolare, il legamealle proteine e il grado di lipofilia del far-maco. Altri elementi che possono influen-zare la quantità di farmaco “assunto” dallattante sono la quantità di latte maternoche il neonato assume giornalmente e la

percentuale di farmaco che viene assorbitaa livello gastro-enterico.

1. Solo i farmaci indispensabili devono essere  prescritti

2. Evitare i farmaci da banco sempre se non prescritti dalmedico

3. Evitare l’auto-prescrizione

4. Utilizzare, se possibile, la via di somministrazione cheriduca al minimo il passaggio nel latte (ad esempio som-ministrare corticosteroidi per via inalatoria anziché orale)

5. Scegliere i farmaci per cui vi è esperienza clinica, evitandoi farmaci da poco immessi nel mercato

6. Evitare i farmaci con lunga emivita o con lunga duratad’azione

7. Assumere il farmaco al minimo dosaggio terapeuticoefficace e per il tempo consigliato dal medico

8. Scegliere farmaci non assorbiti o poco assorbiti per viagastrointestinale

9. Assumere il farmaco subito dopo la poppata, in quanto ilpicco ematico avviene tra 1 e 3 ore dall’assunzione orale.Se il farmaco viene assunto una volta al dì, assumerlodopo il pasto che precede il riposo notturno.

10. In tutti i casi di terapia materna in corso di allattamento,specie in caso di patologia cronica,  il lattante deve esserevalutato dal pediatra, che deve essere sempre informatodella terapia materna.

Allattamento e farmaci, via ogni dubbio

MEDICO CAV DI ANNA LEPOREPer i vostri quesiti: [email protected] - Tel. 0881.728115

Ricordiamo ciò che è importanteTimore di possibili effetti del farmaco sul neonato?L’esperienza del Cav Centro Anti Veleni di Foggia

Posteggiare sulle strisce gialle non è più solo un’infrazione del CdS

Èdi quest’estate la notizia di quelgiovane che, incurante della se-gnaletica, ha parcheggiato la sua

autovettura in un posto riservato ai disa-bili e che, per “vendicarsi” del fatto cheil legittimato ad occupare quel parcheg-gio gli ha fatto prendere una bella multa,ha pensato bene di lasciare un cartellodi insulti a dir poco imbarazzante.

Purtroppo si tratta di una brutta“abitudine”, di un gesto di inciviltà checaratterizza l’Italia intera, ma attenzione:non solo quel giovane non ha rispettatola segnaletica indicante il parcheggio perdisabili, ma, se quel parcheggio fossestato dedicato ad un individuo preciso,avrebbe anche violato il codice penale,commettendo un vero e proprio reato!

Infatti, qualche mese fa, la Corte diCassazione, con una sentenza destinataa fare storia, ha condannato un “indisci-plinato” automobilista per il reato di vio-lenza privata in quanto ha occupato ilparcheggio riservato nominalmente aduna signora disabile.

L’imputato è un automobilista cheincautamente parcheggia la propria autoin un posto riservato e la lascia lì per 16ore. Quel posto è assegnato però a Giu-seppina, una donna disabile di 49 anni,che abita proprio lì. La stessa si rivolge

inizialmente alla polizia municipale, chenon interviene per mancanza di perso-nale libero.

Così la donna decide di recarsi daicarabinieri, dove querela il proprietariodell’auto.

Si tratta di un importante passo inavanti, che magari insegnerà qualcosaai cittadini affinché sappiano che par-

cheggiare sulle strisce gialle riservatenominalmente a un disabile non è piùsolo un’infrazione del codice dellastrada, che pure prevede multe salate,ma comporta una condanna penale perviolenza privata, con annesso risarci-mento alla parte offesa.

È una sentenza senza precedenti,arrivata dopo lunghi otto anni di pro-

cesso, durante i quali la protagonista of-fesa dall’incurante automobilista ha te-nuto duro, pur di vedere rispettati i suoidiritti di persona disabile.

La Corte di Cassazione con la sen-tenza n. 17794/2017 ha dunque stabilitoche “se lo spazio dedicato al parcheggiodei disabili è generico, nel senso che nonè vincolato a nessuna autovettura, la

condotta del tra-sgressore è puni-bile ai sensidell’art. 158

comma 2 del codice della strada cheprevede una sanzione amministrativa…; nel caso in cui lo spazio in questione èriservato ad una determinata persona,per ragioni attinenti al suo stato di sa-lute, alla generica violazione dellanorma sulla circolazione stradale si ag-giunge l’imputazione del reato di naturapenale”.

Ai fini della configurabilità del reatoin questione, il requisito della violenza siidentifica in qualsiasi mezzo idoneo aprivare coattivamente la persona offesadella libertà di determinazione e diazione.

La signora con disabilità, infatti, si èvista costretta a tollerare qualcosa con-tro la sua volontà: ed ecco integrato ilreato di violenza privata.

Si è altresì ritenuto che la condannapenale debba essere estesa anche a chifa un uso improprio del contrassegno ri-servato alle persone con disabilità.Quindi, uomini e donne al volante, fac-ciamo attenzione: rispettare le regolevuol dire innanzitutto rispettare le per-sone, vuol dire civiltà.

Vuoi il mio posto per disabili? Ti quereloAttenzione: qui non si tratta più solo di parcheggi, ingiustizie e soprusi

per la Corte di Cassazione potrebbe essere reato di violenza privata

AVVOCATO DI VALENTINA DINISIPer i vostri quesiti: [email protected] - Tel. 0881.728115

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18 settembre - duemiladiciassette rubriche rubriche rubriche rubriche rubriche

Una piattaforma online messaa disposizione dalla RegionePuglia e lo sportello dedicato

della Asl Foggia per ricevere infor-mazioni e presentare la domandaper ricevere il cosiddetto “assegnodi cura”. Si tratta di un sussidioeconomico mensile pari a mille eurofinalizzato all’assistenza e cura adomicilio di persone in condizionedi gravissima disabilità che, non es-sendo in grado di compiere auto-nomamente gli atti quotidiani dellavita, hanno bisogno di un’assistenzacontinua.

La forma di sostegno al redditodella persona non autosufficiente edel nucleo familiare in cui vive èstata attivata dalla Regione Pugliaquale complemento delle azioni giàesistenti a supporto di una appro-priata presa in carico domiciliare.Obiettivo dell’assegno di cura è,infatti, promuovere la domiciliaritàmantenendo le persone all’internodel proprio contesto familiare e so-ciale e riducendo, di conseguenza,il ricorso ai ricoveri in strutture re-sidenziali.

Le domande possono esserecompilate e presentate solo on lineattraverso la piattaforma informaticadedicata (si accede dall’indirizzo webwww.sistema.puglia.it). Condizionenecessaria per la presentazionedella domanda è il possesso di unacertificazione in corso di validità Isee2017 (rilasciata da Inps mediante icanali ordinari), basata sull’Isee or-dinario o familiare da cui sia possibileestrapolare il corrispettivo valorereddituale. Le domande, per questaprima finestra di accesso, dovrannoessere presentate entro le ore 12.00del 2 ottobre 2017.

In presenza di un numero di ri-chieste più elevato rispetto alla do-tazione di risorse disponibili saràconsiderato come criterio di prioritàun punteggio complessivo assegnatoal profilo di fragilità socio-economicafamiliare. Per maggiori informazioniè possibile rivolgersi allo SportelloSla della Asl, attivo a Foggia in viaTratturo Castiglione, 14 dal lunedìal venerdì (ore 09.00 -10.00) e ilmercoledì (ore 16.00 -18.00).

in poche parole

Assegno di cura

L’arco del piede o la volta si sviluppa tra gli 8 e i 12 anni

Quando il bambino inizia a cam-minare, l’immaturità del tes-suto connettivo e lo scarso

sviluppo dei muscoli permettonoun’ampia escursione dei movimentiammortizzanti delpiede, con l’appiatti-mento della volta adogni passo.

Questo fenomenoiniziale non è un feno-meno di insufficienzama un importante ele-mento di apprendimento. La voltache si appiattisce permette, infatti, ditoccare o di sfiorare il suolo ad unaserie di elementi riflessogeni postinella pianta del nostro piede, i qualiinviano informazionicosiddette propriocet-tive ai centri nervosi,che a loro volta azio-nano per via riflessaspinale i muscoli depu-tati alla creazione e almantenimento dellavolta, informandolidella quantità e della

forma che ad essa devono conferire.Solitamente l’arco del piede o la

volta si sviluppa in un’età compresatra gli 8 e i 12 anni. Il consiglio è sem-pre quello di consultare un ortope-

dico o unpodologo in casodi evidente valgi-smo podalico.Esistono dueforme cliniche dipiede piatto in-fantile: flessibile

e rigido. Il piede piatto flessibile è lavarietà più comune, (95%), frequen-temente associato a lassità articolarigeneralizzate. E’ una forma benigna,sempre asintomatica, spesso asso-

ciata ad altri disturbi posturali (gi-nocchio valgo, passo intraruotato). Ilpiede piatto rigido, caratterizzato darigidità e dolore del piede, associatoa condizioni patologiche congenitecome coalizioni tarsali o astragaloverticale.

Quindi cosa fare in caso di piedepiatto? E’ fondamentale l’utilizzo delplantare corretto. Troppo spesso os-serviamo bambini che indossano or-tesi non idonee che addiritturaostacolano la correzione spontaneadel piede. Il piede piatto è generatodal movimento anomalo di rotazioneinterna del retropiede costituito dalcalcagno e dall’astragalo, al qualesegue per reazione con il suolo la ro-

tazione esterna del-l’avampiede con ilsollevamento delprimo metatarso.Scopo fondamentaledel plantare saràquindi di correggere lapronazione del retro-piede, sollevando espingendo verso l’alto

l’astragalo, e di permettere all’avam-piede di ruotare internamente.

Il podologo è ad oggi una figuraimportantissima nel campo dellaprevenzione e riabilitazione. Le no-stre competenze ci permettono di in-dividuare un piede piatto “riducibile”da uno “non riducibile”.

Non di rado è associato ad altrepatologie, la cui trattazione viene la-

sciata agli specialisti di competenza.Tramite esame podoscopico e baro-podometrico e altri test di valuta-zione podalica e biomeccanica incollaborazione con il medico (MMG,ortopedico, pediatra e fisiatra) si va-luta la cosa più giusta da fare per inostri piccoli pazienti.

Ne esistono due forme cliniche nei bambini: flessibile e rigida

Il “piede piatto” dei bambini

Focus su sindrome emolitico- uremica: cos’è e come si manifesta

La sindrome emolitico- uremica(SEU) è una grave condizione clinicache riconosce come fattore etiologicol’infezione da Escherichia coli. Que-st’ultimo è un germe comunementeresponsabile di infezioni del tratto in-testinale e urinario, ma nel caso spe-cifico trattasi di un sottogruppo pro-duttore di una potente tossina, notaanche come enteroemorragica o ve-rocitossina.

L’incidenza della malattia è bassa,circa 1-2 casi su 100.000; anche se inalcune occasioni assistiamo a focolaiepidemici. Questo perché la trasmis-

sione è di tipo oro-fecale, ovvero peringestione di ali-menti contaminati(latte, carne) o ac-que contaminate oanche per conta-minazione ambien-tale (stalle).

Per fortuna lagran parte dei cep-

pi di Escherichia coli non determinal’insorgenza della SEU,ma la determinano sol-tanto quei ceppi i cui imicrorganismi produco-no la tossina specificache, veicolata a livellointestinale, viene assor-bita e scatena tutti glieventi responsabili delquadro clinico.

Generalmente la prima manife-stazione clinica è rappresentata dallacomparsa di una diarrea muco-ematicaassociata a vomito, dolori addominali,cui fa seguito la comparsa di anemiaemolitica, riduzione del numero dipiastrine e sintomi urinari quali pre-senza di sangue e proteine nelle urine,riduzione della diuresi, edema degliarti fino ad arrivare ai sintomi piùgravi, quali l’insufficienza renale e isintomi neurologici (cefalea, convul-sioni, ecc.).

Identificare tra i bambini con diar-rea muco-ematica i soggetti che hanno

contratto la SEU è fondamentale perintervenire tempestivamente e con-sentire una migliore gestione dellemanifestazioni cliniche e delle com-plicanze. In caso di presenza di diarreacon sangue è, pertanto, essenzialecontattare il proprio pediatra curanteper consentire una diagnosi correttae il trattamento tempestivo.

La diagnosi clinica si avvale di esa-mi ematici e di esami microbiologicimirati all’ identificazione del ceppo edella tossina batterica, eseguiti di nor-ma in ambiente ospedaliero.

Ad oggi non esiste una terapiaspecifica per la sindrome emolitico-uremica, ma è solo possibile una te-rapia di supporto che ha lo scopo ditrattare i sintomi clinici e di ridurre laseverità della patologia. La sommini-strazione di antibiotici è ritenuta discarsa utilità clinica, per cui l’armamigliore a tutt’oggi rimane la preven-zione e la bonifica delle acque conta-minate, degli ambienti e il controllodegli alimenti.

L’incidenza della malattia è bassa, circa 1-2 casi su 100.000,anche se in alcune occasioni assistiamo a focolai epidemici

La SEU, questa sconosciuta

PODOLOGA DI GRAZIANA MUTIPer i vostri quesiti: [email protected] - Tel. 0881.728115

TIPOLOGIE DI PIEDE

PIATTO CAVO NORMALE

PEDIATRA DI MONICA MANCINIPer i vostri quesiti: [email protected] - Tel. 0881.728115

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La stima arriva dalnuovo  Rapporto Censis-Rbm Assicurazione Salute,

che ha fatto la fotografia su quantospendono in sanità privata le famiglieitaliane. Per il 2016, si conferma untrend in crescita: gli italiani hanno pa-gato di tasca propria 35,2 miliardiper curarsi. La tendenza, negli ultimianni, è sempre stata di un aumentocostante della spesa sanitaria privata:tra il 2013 ed il 2016 si è registratoun +4,2%.

Ciò accade perché la sanità pub-blica è sottoposta ad un’opera di con-tinuo contenimento della spesa. Soloper dare alcuni numeri, in Italia laspesa sanitaria pubblica incide sulPil per il 6,8%, mentre in Francia èall’8,6% e in Germania al 9,4%.

Come sintetizza il rapporto, cisono meno risorse pubbliche per lasanità rispetto al passato e rispettoagli altri Paesi. In concreto, questo sitraduce in un allungamento dei tempidi attesa ed in un incremento dei tic-ket.

Da qui, la necessità di mettermano al portafoglio per accedere acure private, in modo da accorciare itempi di attesa. Oppure si sceglieuna prestazione in una struttura pri-vata, con tempi d’attesa più moderati,

in quanto il suo costo è moltovicino, se non paradossal-

mente inferiore, al ticketnel pubblico.

La necessità dicontenere la spe-

sa pubblica inambito sani-tario ha in-nescato unaspirale cheè destinataa non fer-m a r s i .Ecco per-ché la ri-

cerca stimache le famiglie

italiane, nei prossimi 10 anni, spen-deranno il doppio in sanità privata.

Quanto incide la spesa per la sa-nità privata sul bilancio familiare?Pagare di tasca propria per averedelle prestazioni sanitarie ha ovvia-mente un impatto sull’economia fa-miliare. Il dato di 580 euro all’anno,registrato nel 2016, è una media: c’èchi spende poco o nulla e chi devesopportare costi importanti.

Tra i secondi, sempre secondo il

Rapporto Censis-Rbm, 13 milioni gliitaliani nell’ultimo anno hanno spe-rimentato difficoltà economiche euna riduzione del tenore di vita perfar fronte a spese sanitarie di tascapropria; 7,8 milioni di persone hannodovuto utilizzare tutti i propri risparmio indebitarsi con parenti, amici o conle banche;  1,8 milioni sono  entratinell’area della povertà.

C’è poi chi ha rinunciato del tuttoa curarsi: 12,2 milioni di personehanno rinunciato o rinviato almenouna prestazione sanitaria per ragionieconomiche, 1,2 milioni in più rispettoall’anno precedente (+10,9%).

Si tratta di un dato importante,perché vuol dire che, nella pianifica-zione delle proprie risorse a medio-lungo periodo, bisogna mettere inconto che una certa quota di risparmipotrebbe finire in spesa sanitaria.

È fondamentale essere consape-voli di quelli che possono essere gliscenari futuri, per poter attrezzarsiin tempo con una gestione miratadelle risorse, o con formule di sanitàintegrativa che consentano di accederealle cure, in tempi rapidi e contenendoi costi della sanità privata.

19settembre - duemiladiciassetterubriche rubriche rubriche rubriche rubriche

in poche paroleMUSICOTERAPIA DI CARMEN BATTIANTEPer i vostri quesiti: [email protected] - Tel. 0881.728115

“La dislessia non è un deficit diintelligenza, sensoriale o neu-rologico e non è legata a pro-

blemi ambientali o psicologici, sebbenecontribuiscano alla sua gravità. La di-slessia è un disturbo determinato daun’alterazione neurobiologica, ovverouna disfunzione nel funzionamento dialcuni gruppi di cellule deputate al ri-conoscimento delle lettere-parole e illoro significato. Fino al secolo scorso,quando tali difficoltà erano attribuite alpoco impegno dei ragazzi, si ritenevache tale disturbo fosse più che altrouna “scusa”. La dislessia si accompagnaspesso alla disortografia e discalculia,disturbi che interessano uno specificodominio di abilità (lettura, scrittura,calcolo), lasciando intatto il funziona-mento intellettivo generale. In partico-lare, la dislessia riguarda le abilità diletto-scrittura, per le quali il bambinonon riesce mai ad ottenere l’automati-cità: può leggere e scrivere, ma soloimpegnando al massimo le sue capacità,per cui si stanca rapidamente, commetteerrori, rimane indietro, non impara.

Altre difficoltà correlate al disturbodislessico sono scarsa e/o intermittentecapacità di concentrazione, scarsa me-moria a breve termine, scarsa coordi-nazione e inadeguata organizzazionedelle proprie attività. Negli ultimi 20-

30 anni la dislessia è stata ampiamentestudiata e si è giunti alla conclusioneche essa abbia basi biologiche. I varistudi si sono concentrati sia sul fattoregenetico che sul malfunzionamento dialcune aree del cervello, dimostrandoche la dislessia è da attribuire a leggeredeficienze del cervelletto, in quanto lasimmetria dei plana temporali rendel’emisfero sinistro proporzionalmentedebole, mentre quello destro è pro-porzionalmente efficiente, e ciò spiega

come mai nei disles-sici non ci sia equi-librio nelle abilità.

Tutti conosconogli innumerevoli po-teri della musica maforse pochi sannoche essa può essered’aiuto nel tratta-mento di un disturbocome la dislessia. Lostudio del canto o diuno strumento puòavere effetti porten-tosi su un bambinodislessico, poiché le

aree del cervello che entrano in giocoquando viene eseguito un brano musi-cale risultano essere più sviluppatedelle altre e si contraddistinguono perun più alto numero di cellule nervose.Di recente un gruppo di ricercatori haappurato che i musicisti per leggereun testo, al contrario delle altre persone,utilizzano le stesse aree abitualmentecoinvolte per leggere un pentagramma.La ricerca è stata effettuata su un cam-pione di 30 soggetti, 15 musicisti pro-

fessionisti e 15 persone senza alcunaconoscenza musicale specifica. I soggettisono stati sottoposti ad una tomografiaelettromagnetica. Dall’analisi è risultatoevidente che, nella lettura delle note edelle parole, nel cervello dei musicistivi è il coinvolgimento di regioni appar-tenenti ad entrambi gli emisferi cere-brali, mentre nei non musicisti vengonoattivate unicamente zone specifichedell’emisfero sinistro. La scoperta po-trebbe risultare utile per aiutare i bam-bini dislessici in cui la regione cerebralenormalmente deputata all’analisi visivadelle parole si attiva in modo atipico oinsufficiente. Il coinvolgimento di en-trambi gli emisferi per i bambini di-slessici potrebbe, infatti, ovviare al deficitdella regione cerebrale normalmenteattivata nell’analisi visiva delle parole.“Lo studio della musica – sostengono iricercatori – potrebbe aiutare a svilup-pare un circuito cerebrale comune aparole e note, contribuendo così a com-pensare i deficit di lettura.”

Con la collaborazione delle psicologhe Ilenia Falcone

e Antonia Castriotta

Lo studio del canto o di uno strumento è di grande aiuto:sviluppa un ‘circuito cerebrale’ comune a parole e note

Come la musicoterapia orchestrale compensa i deficit di lettura

Il rapporto tra musica e dislessia

Boom di richieste per il nuovocorso di laurea targato UniFg inScienze e tecnologie biomoleco-lari. Sono stati 329, infatti, i can-didati, provenienti da 13 diverseregioni italiane, che hanno presoparte ai test di selezione per l’ac-cesso al nuovo corso di studi anumero programmato.

A contendersi un ‘libretto uni-versitario’, moltissimi pugliesi,ma anche - ed è forse questo ildato più interessante - studentiprovenienti dalla Lombardia, dalPiemonte, dalla Liguria, dal Lazio,dall’Emilia Romagna e dalla To-scana. Come da bando, saranno50 i posti disponibili per il debuttodel nuovo corso di laurea interna-zionale, che offrirà la possibilità aisuoi effettivi studenti di sceglierequali esami sostenere in italianoe quali invece in inglese, garan-tendo a chi dovesse farne richie-sta un lungo stage presso laconvenzionata WolverhamptonUniversity (Regno Unito) oltre allacertezza del doppio titolo (spen-dibile, dopo la laurea, in entrambii Paesi: forse il vero valore ag-giunto di questo nuovo corso).Inoltre, sarà offerta l’opportunitàdi stage bimestrali nelle più pre-stigiose sedi universitarie euro-pee, fruendo delle borse di studioerogate dall’Università di Foggia.“Un successo che quasi non ciaspettavamo – spiega la coordi-natrice del nuovo corso di laurea,ordinaria di Biochimica e delegataalle Relazioni internazionali e in-ternazionalizzazione, prof.ssaClaudia Piccoli – e ci conforta e ri-paga di tutto il lavoro che ab-biamo svolto.

Una risposta che ci conferma,ancora una volta se ve ne fossebisogno, che i ragazzi sanno per-fettamente ciò che vogliono. Sonocapaci di scegliere in piena auto-nomia, e soprattutto sono capacidi distinguere la qualità dallaquantità. Siamo davvero molto fe-lici, un risultato che va oltre ogniprevisione”.

Boom diiscrizioni

I costi per la salute raddoppieranno nei prossimi 10 anni

Sanità privata, quanto incide sulle famiglie?C’è chi si è indebitato e chi ha rinunciato alle cure:i dati del 2016

EDUCATRICE FINANZIARIA Per i vostri quesiti: [email protected] - Tel. 0881.728115 DI GIUSY INSALATA

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20 settembre - duemiladiciassette20 rubriche rubriche rubriche rubriche rubriche

Contrastare i disturbi provocati o connessi ad una condizione di stress

Ogni mattina si apre a noi unnuovo giorno, fatto di 24 ore,un tempo che non sembra mai

abbastanza. Più ne abbiamo, più loriempiamo di impegni. Si vive la mag-gior parte del tempo secondo la mo-dalità del fare e poco dell’essere. Ri-manere bloccati nell’iperattività delfare erode un’ampia fetta dell’esi-stenza, derubandoci il nostro tempo.Molti impegni, lavorativi o familiari,non possono essere ridotti, ma sipotrebbe viverli in modo diverso?

Proviamo a osservare la nostravita rispondendo a queste semplicidomande:

Trovi difficile mantenere la con-centrazione su ciò che accade nel-l’istante presente?

Tendi a camminare in fretta inmodo da arrivare a destinazione senzaprestare attenzione a quello che vividurante il tragitto?

Ti sembra di agire con il pilotaautomatico, senza molta consape-volezza di ciò che stai facendo?

Ti scopri preoccupato per il futuro

o tormentato per il passato? In altreparole, vivi maggiormnente nella testainvece che nella vita reale?

Quando si cede troppo controlloal ‘pilota automatico’ è facile finire apensare, lavorare, mangiare, cam-minare o guidare senza la chiaraconsapevolezza di ciò che si sta fa-cendo.

In questo modo, il pericolo è diperdersi una buona parte della propriavita e di sviluppare maggiormentealti livelli di stress.

Jon Kabat-Zinn, professore di me-dicina, fondatore e direttore della cli-nica per la riduzione dello stress del-l’università del Massachusetts, af-ferma che, ormai, lo stress è unacondizione abituale di vita: toglie leenergie, mina la salute, rende piùvulnerabili agli attacchi di panico, alladepressione e alle malattie. Da anniinsegna, all’interno della clinica, auna vasta popolazione di persone,con diverse tipologie di stress fisicoo psicologico, a riprendere contattocon sé stessi, con la modalità del

‘non fare’. Sì, in quel non fare dellepratiche meditative, c’è tutto quelloche non riusciamo mai a fare: ascol-tarci e attivare la modalità dell’essere.Swami Sivanandha ci fa rifletteresulla connessione tra realtà mentale

e azione: “L’uomo semina un pensieroe raccoglie un’azione; semina un’azio-ne e raccoglie un’abitudine; seminaun’abitudine e raccoglie un carattere;

semina un carattere e raccoglie undestino”.

Il metodo mindfulness - le cuitecniche affondano le radici nella tra-dizione buddista, ma sono applicabiliin qualsiasi contesto e orizzonte spi-rituale - non consiste in una serie diaride prescrizioni, ma insegnano aservirsi dei punti di forza che ciascunindividuo possiede per contrastaretutti questi disturbi provocati o con-

nessi con una condizione di stress. Ilpercorso della meditazione approdaa una profonda consapevolezza cheapre la mente a un modo nuovo e più

sereno di pensare alla salute e allamalattia, al lavoro e alla vita di rela-zione. La modalità dell’essere, quellaconsapevole, permette di tornare pie-namente coscienti della propria vita;fornisce la capacità di fare il puntocon sé stessi, di tanto in tanto, inmodo da compiere scelte intenzionali.La meditazione di consapevolezza,libera più tempo di quanto non ne ri-chieda per svolgere le sue pratiche.Questo perché, diventando più con-sapevoli dei propri automatismi e disé stessi, si torna ad allineare le pro-prie intenzioni con le azioni, invece dilasciarsi sviare di continuo dai propriautomatismi; si impara a smetteredi sprecare inutilmente il tempo ri-percorrendo le abitudini di pensieroe di azione che hanno perso la loroutilità. Significa, anche, ridurre laprobabilità di ritrovarsi a lottare troppoa lungo con obiettivi che sarebbe piùsaggio lasciar perdere per un po’. Sitorna a essere pienamente vivi e con-sapevoli.

Attualmente il metodo Mindful-ness si è diffuso anche in Italia, sonosorti centri specializzati e le pratichevengono integrate all’interno di per-corsi psicoterapici da professionistiadeguatamente formati.

Mindfulness, educarci alla consapevolezzaSi vive secondo la modalità del ‘fare’ e poco dell’essereIl pericolo? Perdersi una buona parte della propria vita

Per molte donne, il primo episodio si manifesta dopo una vacanza al mare

Per molte donne, il primo epi-sodio di Candidosi si manife-sta dopo una vacanza al

mare, infatti circa la metà delle vi-site ginecologiche al rientro dalleferie è dovuta a vulvovaginiti daCandida albicans o Gardnerella va-ginalis.

La Candida albicans (C.A.) è unmicete responsabile d’infezioni,inoltre è considerato un lievito sa-profita, dato che vive in simbiosicon l’organismo umano, parteci-pando alla digestione degli zuc-cheri.

Quando il sistema immunitarionon è più sufficiente per control-larne la proliferazione, C.A. si tra-sforma in patogeno opportunista,provocando infezioni più frequen-temente a livello genitale.

La candidosi può esser favoritada più fattori: abuso di antibiotici ocorticosteroidi per lunghi periodi,stress intenso, contraccettivi orali,diabete, calo delle difese immuni-tarie, alcolismo, tabagismo, obe-sità, anemia ed inquinamento. Inestate è più facile trovarsi in luoghi

affollati, dove i servizi igienici sonoscadenti, o in situazioni che impon-gono di rimandare le corrette pra-tiche di igiene intima; è benecomunque ricordare che ancheun’igiene intima troppo ostinata ol’utilizzo di detergenti aggressivirappresenta un potenziale fattoredi rischio, mentre lacondivisione di co-stumi o biancheriaintima può causareil trasferimentodella vaginite.

I sintomi dellacandidosi dipen-dono chiaramentedalla localizzazionedell’infezione. Peresempio, la Candidavaginale fa il suoesordio con pruritointenso, perdite va-ginali biancastre si-mili a ricotta, doloredurante i rapporti,ulcere a livello peri-neale e difficoltà adurinare.

COSA NON FARE: -Temporeggiare: quando si so-

spetta un’infezione da Candida, siraccomanda di rivolgersi immedia-tamente al medico per iniziarequanto prima un eventuale tratta-mento antimicotico

-Continuare la terapia con la

pillola anticoncezionale nel casol’infezione da Candida sia causataproprio dalla somministrazione diquesti metodi contraccettivi

-Scegliere i tamponi: nelledonne predisposte alle infezionimicotiche, infatti, l’utilizzo fre-quente di assorbenti interni può fa-vorire l’annidamento dellaCandida. Per la stessa ragione, le

donne predisposte alla can-didosi vaginale dovrebberoevitare l’utilizzo delle cop-pette mestruali.

-Detergere le parti in-time con prodotti aggressivi,abusare di lavande vaginali eutilizzare spermicidi (con-traccettivi chimici) comestrumento anticoncezionalepreferenziale.

-Utilizzo promiscuo diasciugamani, indossare slipsintetici o di pizzo, abititroppo aderenti, specie sesintetici.

-Consumare rapportisessuali con soggetti affettida Candida albicans. In que-sti casi, si consiglia di utiliz-zare un metodocontraccettivo barriera (es.

preservativo o profilattico femmi-nile).

COSA FARE-Cucinare gli alimenti senza

condimenti eccessivi, seguire unadieta specifica anticandida .

Se possibile, dormire senza slipper favorire la traspirazione geni-tale e lavare accuratamente labiancheria e le lenzuola del sog-getto infetto.

La terapia farmacologica è ingenere sufficiente per allontanarela Candida.

Quando la Candida è favorita dapiaghe al collo dell’utero, è pensa-bile sottoporre la paziente ad untrattamento di diatermocoagula-zione (rimedio chirurgico che pro-voca la distruzione dei tessutimediante uno stimolo di correntealternata ad alta frequenza).

La vulvovaginite da candidarientra tra le malattie sessual-mente trasmissibili, perciò anche ilpartner può essere infettato e co-stituire una possibile fonte di rein-fezione: a tal proposito, è benesottoporre anche il partner ad unacura mirata, anche in assenza disintomi.

S.O.S. Candida e VaginitiMai sottovalutare i disturbi intimi

PSICOLOGA DI DEBORA PENNAPer i vostri quesiti: [email protected] - Tel. 0881.728115

DI TIZIANA CELESTEPer i vostri quesiti: [email protected] - Tel. 0881.728115GINECOLOGA

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21settembre - duemiladiciassette

“Se non hanno il pane, che mangino lebrioches”. La nota frase attribuita,a torto o ragione, a Maria Anto-

nietta, regina di Francia, ci fornisce l’idea diuna donna viziata, capricciosa, frivola e deditaal lusso, tuttavia pochi sanno che la regina diFrancia era una sincera amante della vitasemplice e genuina, vissuta molto spessolontano dalla scintillante corte di Francia.

Ed è proprio tra aneddoti, riferimenti sto-rici e ricostruzioni della società e della modadel tempo, che il libro “A Tavola con Maria An-tonietta” di Michèle Villemur, edito per i tipi diClichy, ci restituisce un’immagine insolita diquesta donna dalla vita scintillante e dal tra-gico destino.

Icona del suo tempo, per il suo gusto ele-gante e raffinato, la regina aveva eletto a suorifugio personale dagli affanni e dalle tensionidella corte parigina, il castello del Petit Tria-non attorno al quale sorsero col tempo incan-tevoli giardini ed orti nonché numerosicottage, un luogo bucolico e allo stesso tempodi grande bellezza dove la regina amava in-trattenersi solo con gli amici e gli ospiti piùcari.

Probabilmente quando nel 1774 il re LuigiXVI aveva regalato alla sua giovane sposa una

chiave tempestata di diamanti che permet-teva l’accesso al Petit Trianon, non sapeva an-cora che la sua consorte avrebbe fatto di quelcastelletto in campagna un luogo ameno didelizie e raffinatezze oltre ogni immagina-zione, una sorta di microcosmo autosuffi-ciente dove la vita scorreva lenta emeravigliosa, improntata allo spirito di libertàdiffuso dalle idee illuministe dell’epoca.

La regina amava moltissimo offrire ai suoiospiti le pietanze che più amava, scelte e fattepreparare seguendo i canoni della filosofia diRousseau. Amava moltissimo le carni bian-che, o i consommè con gli uccellini dalle carnidelicate, tuttavia essendo una donna nontroppo attenta alla linea, amava allo stessomodo i dolci, sia quelli della tradizione vien-nese che le ricordavano la sua infanzia, sia ibignè e i croissant della sua patria d’adozione.

Le pagine del libro di Villemur, ci forni-scono quaranta ricette ispirate al gusto e aiprodotti dell’epoca, rivisitate in chiave mo-derna ed attuale.

In questo percorso storico-culinario l’au-tore ci offre un’ideale carrellata di ricette cheavrebbero accontentato i gusti sofisticati dellaregina di Francia e dei suoi commensali, mache lasciano a bocca aperta anche noi.

cucinaDI VALENTINA

PIETROCOLA

‘LA CUCINADEL FUORISEDE’

DI ANTONELLA

MOFFA

‘LIBRAIA’

L’occhio vuole la sua parte, ma ancheil palato non scherza. Dilaga semprepiù sui social l’hashtag #foodporn

per indicare quei cibi che a solo a guardarlifanno venire l’acquolina in bocca. Moltospesso, però, questi piatti nascondonotrucchi ed escamotagedati dai numerosi pro-grammi di fotoritocco,così potenti da rendereaccattivanti anche piattisemplicissimi.

Si pone attenzione allaluce, alla proporzione delpiatto, ai colori, alle volteanche a dispetto delgusto. Il giallo lega benecon il verde, il piattobianco o nero risalta i colori delle pietanzepiù anonime, i piatti a fantasia vanno beneper i risotti, i dolci sono ideali da servire inbarattoli, da decorare con nastri colorati odi organza; ancora, mai fotografare unpiatto tagliando i bordi, mai fare porzioniesagerate, prediligi la luce naturale alflash, contestualizza il piatto, non utiliz-zare troppi accessori per abbellire la foto-

grafia, la ricetta parla da sé. Questi sonosolo alcuni dei piccoli accorgimenti foto-grafici che permettono ad alcune ricette diemergere rispetto ad altre sul web.

Sono piatti da mangiare virtualmente,e sulla piattaforma social ciò che importa

è il like visivo, lo share dellafoto, non il gusto in sé per sé.

Certo non possono esserericette totalmente insulse,anche perché l’utente 3.0 èsempre più appassionato dicucina e ama sperimentare ciòche la rete mette in circolo, ci-mentandosi in ricette da foto-

grafare a sua volta. Ecco perché oggi vi propongo un piatto

molto in voga sulle pagine social delle foodinfluencer più alla moda: lo smothiebowl.In poche parole? Un dessert ideale per lacolazione o come dolce light serale a basedi yogurt, gelato, frutta fresca e secca.

Tutto qui? Il potere delle immagini dicedi sì. Lo smothiebowl pubblicato sui socialraggiunge quasi sempre una media altis-sima di like, grazie all’inquadratura accat-tivante, ai colori caldi della fruttacontrapposti a quelli freddi dello yogurt ealla scelta di una ciotola simpatica in cuiinserire il tutto.

Oggi vi darò una ricetta per stupire i vo-stri ospiti non solo con gli occhi, ma anchecon il palato.

Vi siete mai cimentati in uno smothiebow?E’ il dolce light che oggi riscuote più like

Non solo #foodporn: il gusto fuori dai social

Web e fornelli: l’utente 3.0 è sempre più appassionato di cucina e ama sperimentare

Ispirazioni regali per pranzi e cene di grande effetto per stupire i vostri ospiti

Abbiamo bisogno di uno yogurtbianco al cocco, due palline di gelato allavaniglia, una banana congelata, mirtillicongelati, sciroppo d’acero o miele.

Per la decorazione: mandorle, lam-poni, mirtilli, muesli croccanti, metà ba-nana e un topping al cioccolato fondente.

Il procedimento è semplicissimo:basta frullare lo yogurt con la frutta sur-gelata e il gelato. Una volta pronto ver-sate il composto in una bowl e iniziate adecorare ogni bowl con la stessa se-quenza, disponendo in verticale prima lefettine di banana, poi i lamponi, poi lemandorle a lamelle e infine il mueslicroccanti.

Completate con un cuoricino al cioc-colato et voilà: un piatto buono e bello,per dirla alla greca.

Un dessert di sicuro successo tra gliamici veri e virtuali. Very taste!

LA RICETTA

Se per un giorno volete provare l’ebbrezzadi sentirvi una regina anche a tavola o voletestupire i vostri ospiti con una cena decisamentesopra le righe, ispirata alle regole di gusto delbuen retiro della nostra Maria Antonietta, alloravi suggeriamo un menù che non vi lasceràscontenti. Potreste iniziare la vostra cena conun tortino di asparagi in purea aromatizzato allaradice di cerfoglio, un antipasto dal gusto decisoe allo stesso tempo delicato, infatti gli asparagiall’epoca erano molto apprezzati serviti con olioo anche con della besciamelle, si trattava di or-taggi talmente buoni da produrre addiritturaestasi e svenimenti.

A seguire potreste optare per una portatacon del nasello al beurre blanc con zucchinefritte e zafferano, infatti il burro salato che sitrova abbastanza facilmente anche nei nostrisupermercati, era un alimento molto utilizzatoall’epoca per accompagnare le verdure.

A concludere la vostra cena un dessert di si-curo impatto: i petit choux con crema alle rose,si tratta di chicche invitanti, di bignè di piccoloformato dal nome suggestivo, che la regina uti-lizzava per chiamare suo figlio Carlo, definitoappunto chou d’amour.

Come Maria Antonietta:tutte regine a tavolaQuaranta ricette ispirate ai prodotti del cuore della regina di Francia

Menù da favola

Una finestra di fronte blog

€ 14,90di Michèle VillemurEdizioni ClichyFormato: 17x24 - Pagine: 108

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Il soggiorno, così come viene pensatonella concezione estetica e funzio-nale odierna, probabilmente è l’am-

biente più duttile e strategico dellacasa. Funge da bigliettino da visita al-l’appartamento, oltre ad essere unospazio di vitale importanza per chi habisogno di concedersi un momento direlax con la famiglia o con gli amici.Certamente il soggiorno a cui pen-siamo oggigiorno è concettualmenteuno spazio multifunzionale, attrezzatoper diverse attività, che si tratti di leg-gere o di vedere la tv, di intrattenere gliamici e riposarsi. Fondamentalmente èil perno della casa.

Diverso dall’idea classica di “ca-mera da pranzo-salotto”, concepitaunicamente come divani e tavolo da oc-casione, il soggiorno lounge principal-mente evoca sensazioni di relax anchesolo a guardarlo. Ma non necessaria-mente implica il convivio e il cibo. Deveispirare aria di libertà senza rigiditàfunzionali.

Proprio per questo, gli arredi e laloro disposizione devono esser sceltisapientemente per invitare in modo se-lettivo o favorire al meglio un’attivitàpiuttosto che un’altra.

Se per esempio amiamo la conce-zione di relax con musica e lettura, la

combinazione su cui ruoterà tutta lanostra idea di soggiorno riguarderà laparete attrezzata e divano, con atten-zione speciale al progetto della luce eall’ergonomia della seduta. Infatti,sembrerà banale dirlo, ma il divanodovrà essere comodo, molto comodo,oltre a prevedere un’illuminazione de-dicata alla lettura, soft ma efficace. Sefino ai primi duemila è andato in voga ilpouf perché flessibile, in grado cioè difarci stendere le gambe o di fungereanche da tavolino di appoggio, oggi in-vece l’ispirazione riporta all’utilizzo

della chaise longue, perché più ele-gante, ma soprattutto più stabile.

Al centro dell’idea di un angolo dellacasa per intrattenersi in relax non puòmancare il camino, in tutte le declina-zioni contemporanee o più tradizionali,oggetto di culto del soggiorno lounge.L’arredamento in questo caso si svilup-perà intorno a questo perno centrale,magari disponendo poltrone, pouf e di-vani lungo le pareti e lasciando libero lospazio centrale per un elemento di ap-poggio (un tavolo basso) che rende iltutto più conviviale e aperto alla socia-

lità. Lo stile del tavolino può aiutare lacaratterizzazione dell’intero spazio:elementi moderni e dalle geometrieelementari dei divani o di mensole emadie, abbinati alle gambe e a profilimodanati del tavolino, possono renderepiù prezioso e fusion il nostro spazio.

In un soggiorno lounge è impor-tante lavorare su colori molto rilassanti,quelli naturali principalmente. Il divano,per esempio, è da preferire in una to-nalità neutra come il grigio tortora, ilbianco o il nocciola o il marrone, e me-

glio a tinta unita. Qualche foulard ani-malier o un tappeto damascato farà ilresto. Le tonalità pastello, che sono unvero e proprio trend ultimamente, in-vece, vanno adoperate con parsimonia:

un loro impiego ecces-sivo e su grandi superficipuò indurre una sensa-zione di freddezza.

Attenzione assolutava all’illuminazione chedeve essere diffusa etenue, anche moltipli-cata in vari punti luce cherinforzano lo stile dellospazio: candelabri deco-rati con pendenti in cri-stallo riflettenti, oabat-jour traforati da cui

piove luce a macchia di colore, candelesparse a varie quote e lanterne cherendono magico e rilassante l’am-biente. Infine, ma non per importanza,vanno scelti sapientemente gli ele-menti tessili a completamento dellaprogettazione: tappeti disposti nellospazio centrale, con cuscini dalle tex-ture e dai colori preziosi, copri-divanocaldi come coperte e tendaggi a piùpannelli leggeri e trasparenti. E questoangolo è diventato in assoluto una veragioia per i sensi.

settembre - duemiladiciassette22

Un angolo lounge in casa: il relax è servitoDettagli di stile: una mini-guida agli arredi, illuminazione e colori giusti da scegliereambienti

DI SIMONETTA

CAMPANELLA

ARCHITETTO

life-style

Si chiamano “silent party” è sono la nuovafrontiera del divertimento in grado di metteretutti d’accordo: cittadini e viveur con diversigusti. Il format – sperimentato in Riviera Ro-magnola – ha riscosso molto successo tantoda essere già replicato in un locale di Manfre-donia: si balla – all’aperto o all’interno di un lo-cale –indossando cuffie wifi luminose.

La musica si ascolta in solitaria, così anchel’amico che non ama la musica assordante ol’amica che ascolta solo il jazz potranno tra-scorrere la stessa serata insieme.

Chi vuole, può sintonizzarsi sullo stessoritmo, ciò che conta è stare insieme in un’at-mosfera magica. In silenzio. d.c.

Disintossicarsi dal rumore, il segreto per una rigenerazione totale

Riscoprire il piacere della quieteQuando il silenzio fa bene: buoni propositi in vista dell’autunno

Dal minimal nordico ai salotti dal sapore etno chic:deve ispirare aria di libertà senza rigidità funzionali

Esiste un nuovo lusso alla portata di tutti: il silenzio. Preziosi e sani mo-menti di quiete che ogni giorno vengono sacrificati dal frastuono di cittàtrafficate, dal cicaleccio fastidioso dei vicini di scrivania oppure dal tril-

lare continuo de cellulare. Il risultato di queste cattive abitudini? Stress allestelle che spazza via in pochi attimi la serenità conquistata a fatica durantele vacanze, mentre la scienza ci avvisa: il silenzio fa bene.

SPIRITO | Per beneficiare realmente delpotere curativo del silenzio bisognaanche mettere a tacere i “rumori inte-riori” ovvero il chiacchiericcio della no-stra mente giudicante. Per farlo si puòricorrere allo “switch-off”, una praticameditativa semplice che si può metterein atto in ogni momento: basta fer-marsi, concentrarsi sul qui ed ora,ascoltando il proprio respiro, sintoniz-zandosi sul battito del cuore. Si imma-gina poi un spazio vuoto nella propriamente, allontanando qualsiasi giudizioe qualsiasi preoccupazione: è lo spazioideale in cui far fiorire i propri sogni.

Nuovo proposito: allontanare i pensierinegativi, fare posto alle speranze, im-parare a meditare.

Secondo i ricercatori della Duke Uni-versity, una “dose” giornaliera di silen-zio sarebbe un toccasana per il nostrocorpo. I risultati della ricerca scienti-fica americana infatti avrebbero dimo-strato come questa praticaprovocherebbe una significativa ridu-zione della pressione sanguigna, unrafforzamento del sistema immunita-rio e un incremento del rilascio di en-dorfine. Sono proprio queste ultime atrasmettere al cervello una sensazionedi serenità, che a sua volta riduceanche la percezione del dolore fisico.

Nuovo proposito: scegliere attivitàsportive in solitaria da svolgere senzamusica; praticare il silenzio prima diandare a letto per affrontare rigeneratiil nuovo giorno.

MENTE | Bastano dieci minuti lontanida ogni fonte rumorosa per abbassaresubito i livelli dello stress. Silenziare ilcellulare, scegliere – per chi ne ha lapossibilità – un ambiente lavorativoprivo di confusione, ritagliarsi un an-golo in cui poter assaporare la magiadella quiete: sono tutte piccole strate-gie quotidiane che permettono di ri-durre ansia e frustrazione. Non solo: ilsilenzio è un alleato fondamentaleanche per la nostra materia grigia. Ri-tagliarsi dei minuti di pace favorisce ilmiglioramento dell’attenzione, poten-zia la concentrazione e la memoria, sti-mola l’apprendimento.

Nuovo proposito: d’ora in poi via liberaalla “pausa silenziosa” per essere piùproduttivi nella vita e sul lavoro.

QUANDO LA MOVIDA NON FA RUMORE

CORPO MENTE SPIRITO

a cura di Dalila Campanile

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23settembre - duemiladiciassette

L’INTERVISTAQuella della recitazione è una dimensione affasci-nante. Ma cos’è il talento e come si può coltivare,potenziare?La cosa più grande di questa vocazione è poteresprimere tutta la fame, tutte le lacrime e tutta lagioia che nella vita non ab-biamo possibilità di raccon-tare. L’attore deve averel’abilità e l’opportunità diesprimere cose che nor-malmente non abbiamo lapossibilità di esprimere li-beramente in una societàche ci vuole misurati e “po-liticamente corretti”.

E’ corretto in questa disciplina parlare di “Metodo”?Io credo che l’attore debba padroneggiare diversi tipidi tecniche. La cosa più grande che ha fatto Stani-slavskij è stata “spezzettare” l’essere umano in

mille pezzi microscopici. Ha mostrato come approc-ciarsi ad un ruolo, come calarsi nel copione, comecapire il comportamento, il proprio corpo, la capa-cità vocale, il mondo delle emozioni. Ha creato unastruttura. Ma credo che, alla fine, la chiave di voltaper un attore sia trovare il proprio metodo, quelloogni volta più adatto: quanto più difficile è il ruolo,maggiore è la tecnica di cui ha bisogno.

In uno dei suoi ultimi workshop a Milano, ha avutomodo di conoscere la giovane realtà del Teatro dellaPolvere. Cosa di questi attori l’ha conquistata alpunto da portarla, pochi mesi dopo, proprio a Fog-gia?In loro ho visto attori ‘affamati’ e desiderosi di im-parare, e questo è meraviglioso. Quando vedo queltipo di “fame” per le informazioni che mi sono state

tramandate (così comesono state tramandate aLarry da Stella), è unagrande gioia. Ho trovato inloro dei grandi lavoratori,davvero dediti a quello cheio credo sia questo lavoro:cambiamento, movimento,svegliare la gente versoaltre dimensioni. Penso

che quello che questi attori siano riusciti a fare incosì poco tempo sia un miracolo. Io dico sempre:non aspettare di essere scelto, trova qualcosa cheami fare e fallo come un Ercole. Ed è quello che ilTdP ha fatto.

L’attore deve avere l’abilitàdi esprimere cose che

normalmente non abbiamola possibilità di raccontare

L’acting coach Michael Rodgers per la prima volta in Puglia rubricacultura&spettacolo

L’immagine del museo a cosariconduce? Spesso ad unalocation di cultura dal carat-

tere rigoroso, destinato solo a pro-fessionisti ed appassionati.Eppure, numerosi sono gli organimuseali stranieri ed italiani chetra installazioni, mostre ed espo-sizioni riecheggianoil proprio nome frale attrazioni turisti-che di maggior ri-lievo. Basti pensareal Peggy Guggen-heim, ai Musei Capi-tolini, Brera o agliUffizi; ad esempio.

Per chi non lo sa-pesse, anche la Puglia denota unprestigioso patrimonio culturale.Normanni, svevi ed angioini hannocostellato le coste e i cucuzzolidella nostra ammirabile regione dicastelli e dimore di unica fattezza;per non parlare poi di greci, ro-mani ed antiche popolazioni au-toctone come dauni e japigi chefanno ancora parlare di sé. Pro-prio per questa ragione storica,pare che il nostro patrimonio sto-rico artistico sia invidiato da moltitanto da essere valorizzato e tute-

lato secondo tutti i canoni legisla-tivi previsti dal MIBACT (Ministerodei beni e delle attività culturali edel turismo) che dal 2014, a talproposito, vi si applica con moltenovità interessanti. Una lungaserie di modifiche normative, a cuilo stesso dicastero è stato sotto-

posto nelc o r s odegli anni,h a n n ofatto sìche oggila Puglia,i n s i e m ead altrer e g i o n i

della Penisola, possieda un segre-tariato regionale coordinante laSoprintendenza archeologica, ar-chivistica, di belle arti e paesag-gio. Una tutela efficace volta alcontrollo della cultura e della co-municazione del territorio.

In questa nuova visione, le notepinacoteche locali come la Galle-ria Nazionale “Girolamo e RosariaDevanna” a Bitonto, l’elegante Pa-lazzo Sinesi, custode della pre-ziosa ceramica canosina, ePalazzo Jatta a Ruvo di Puglia

hanno iniziato a splendere di lucepropria e della giusta funzionedell’operato. E i castelli? Anche ilmagnifico Castel del Monte con lesue 16 sale federiciane, il Castellodi Copertino, la gipsoteca nel Ca-stello Svevo di Bari e la rocca diTrani, stravagante spazio esposi-tivo per le installazioni contempo-ranee, si confermano le mete e leopere di maggiore successo nei ri-sultati del turismo culturale. Dopoanni di lunga“gestazione”,infatti, il Polomuseale diPuglia mira amutare radi-c a l m e n t el’ immaginemonotona epassiva delmuseo: lachiave di let-tura è la tec-nologia cheapre le porte all’accessibilità.

La novità consiste nella diffu-sione della conoscenza tramiteuna didattica interattiva affiancatadal coordinamento di tutte le atti-vità istituzionali (alternanza

scuola-lavoro, tirocini, collabora-zioni) con un sistema di gestionedigitalizzato ed informatico. Uncambiamento radicale, soprat-

tutto per quel che ri-guarda i tesori a cieloaperto dell’archeolo-gia come il parco diAltamura, intera-mente dedicato al pa-

leolitico di Puglia e alla storia delpane nella sezione “preistoria delcibo”; il parco archeologico diCanne della Battaglia con an-nesso Antiquarium nella valle delBasso Ofanto, il Museo di Egnazia

e di Gioia del Colle, custode delprezioso Memnon. Nella top listnon si esclude la Daunia con il Ca-stello Svevo Angioino di Manfredo-

nia e l’innovativo ParcoArcheologico di Siponto, dove ilpassato è gelosamente custoditoda espositori (vedi installazioneTresoldi, ad esempio) e curatori dieventi per ottenere un maggiorapproccio con i giovani ed affinarela comunicazione con i visitatoripiù sensibili. Ambienti colorati, in-terattivi, nuovi e all’avanguardiache valorizzano l’arte e la storiadella nostra terra.

DI MICHELA

SERAFINO

SOCIOLOGA

Largo alla multimedialità: la tecnologia apre le porte all’accessibilità

Il nuovo volto dei ‘musei’

Il “metodo” di Hollywood sbarca a Foggia

Le modifiche legislative del Mibact rinnovano l’idea di museo anche in Puglia

La classe si è creata nel giro di pochigiorni, raccogliendo esperienze di attorilocali e non, e intercettando l’interesse

di realtà teatrali di altre regioni del sud Italia:dalla cortina laziale in giù, fino alla Sicilia.Troppo ghiotta l’opportunità di seguire uncorso intensivo di recitazione con un actingcoach della scuola di Hollywood, senza dovernecessariamente attraversare la penisola, indirezione Milano.

La scommessa del Teatro della Polvere divia Nicola Parisi, quindi, è stata vinta. E dal21 al 24 settembre, per la prima volta in Pu-glia, 20 attori meridionali si incontreranno aFoggia per seguire il workshop con l’attore,regista e acting coach Michael Rodgers. L’at-tore presente nel cast di film come ‘The Pa-triot’ e serie tv come ‘Bones’ porterà a Foggiai segreti del ‘Method’, ovvero il percorso psi-cofisico che seguono i grandi attori di Holly-wood per le loro interpretazioni da Oscar. Ilsuo obiettivo è puntare ad una profonda com-prensione dell’opera attraverso l’analisi deltesto, sfidando così l’attore a “marchiare”ogni performance con la propria interpreta-zione del materiale.

CHI E’ MICHAEL RODGERS | MichaelRodgers è nato in Scozia e si è trasferito aLos Angeles nel 1989 iniziando da giovanis-simo la sua carriera di attore, studiando eformandosi con uno degli insegnanti più fa-

mosi al mondo, Larry Moss, allievo diretto diStella Adler e acting coach di star del calibrodi Leonardo Di Caprio. Ha avuto l’onore dicalcare i palcoscenici più importanti almondo tra l’Inghilterra e gli Stati Uniti. Nel-l’ambito cinematografico e televisivo ha avutoil privilegio di collaborare con artisti di famamondiale tra cui Jack Lemmon, MathewBroderick, Angelina Jolie, Mel Gibson, HeathLedger, e molti altri ancora.

Una tutela efficace volta al controllo della culturae della comunicazione

del territorio

Michael Rodgers

Castel del Monte

Il Parco Archeologico di Siponto

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24 settembre - duemiladiciassette