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Anno 32 n.2 marzo 2016 Periodico sostenuto da promotori e lettori * Diretto da franco cilenti * Red. [email protected] Rivista dell’Associazione Medicina Democratica Movimento di Lotta per la Salute - Onlus * Dir. resp. fulvio aurora Racconti e Opinioni lavoro e salute www.lavoroesalute.org O ti racconti O sei raccontato Scrivi a [email protected] Associazione onlus Studi, inchieste e iniziative. Sanità, ambiente, sicurezza lavoro lavoratori in Stato di depressione o di rabbia repressa? Qual è la condizione dei lavoratori dei servizi pubblici? Spettatori inermi, vittime della violenza del governo che corrode impunemente la civiltà del lavoro e le vite delle famiglie, dalla sanità alla scuola. PAG.INE 21,22,23,24,25,26 Sindacati malati o assenteisti? 2 Editoriale Il punto su Renzi e noi lavoratori 4 Roberta Fantozzi La malasanità integrativa 14 Medicina Democratica Salute in Val Susa parla la gente 16 Fiorenza Arisio Sanità privatizzata in Piemonte 17 Eleonora Artesio Donne e lavoro: disagi di genere 20 Laura Nanni Note sulla “carta” della cgil 30 Luca Scacchi Sicurezza lavoro: la salute oggi 32 Fulvio Perini Racconto. Monologo di un etilista 36 Antonio Recanatini I tanti ossessionati dal virus hiv 38 Centralini della LILA ---E ALTRO NELLE 52 PAGINE A PAG. 28 I giovani non si ribellano? Intervento di Deborah Carta PAG. 8,9,10 Sanitari prigionieri del malaffare Il trattato TTIP danneggia la salute Epidemiologia e Prevenzione A PAG. 12 PARTONO I REFERENDUM SOCIALI: SCUOLA PUBBLICA, BENI COMUNI BLOCCA INCENERITORI A PAG. 51 32° anno Giorgio Airaudo candidato sindaco Eleonora Artesio candidata vicesindaco a pagina 50 Il governo butta a mare 300 milioni di euro - che avrebbero potuto essere spesi per la messa in sicu- rezza del territorio e il risparmio energetico - per non far svolgere il referendum insieme alle elezioni amministrative. Spera così che non si raggiunga il quorum . Dì a Renzi che ha fatto male i conti. PERCHE’ QUESTO REFERENDUM? in ultima pagina

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Anno 32 n.2 marzo 2016 Periodico sostenuto da promotori e lettori * Diretto da franco cilenti * Red. [email protected] dell’Associazione Medicina Democratica Movimento di Lotta per la Salute - Onlus * Dir. resp. fulvio aurora

Racconti e Opinioni

lavoroesalutewww.lavoroesalute.org

O ti raccontiO sei raccontato

Scrivi [email protected] onlus

Studi, inchieste e iniziative.Sanità, ambiente, sicurezza lavoro

lavoratori in Statodi depressione o di rabbia repressa?

Qual è la condizione dei lavoratori dei servizi pubblici?Spettatori inermi, vittime della violenza del governo checorrode impunemente la civiltà del lavoro e le vite dellefamiglie, dalla sanità alla scuola. PAG.INE 21,22,23,24,25,26

Sindacati malatio assenteisti?2 EditorialeIl punto su Renzie noi lavoratori4 Roberta FantozziLa malasanitàintegrativa14 Medicina DemocraticaSalute in Val Susaparla la gente16 Fiorenza ArisioSanità privatizzatain Piemonte17 Eleonora ArtesioDonne e lavoro:disagi di genere20 Laura NanniNote sulla “carta”della cgil30 Luca ScacchiSicurezza lavoro:la salute oggi32 Fulvio PeriniRacconto. Monologodi un etilista36 Antonio Recanatini

I tanti ossessionatidal virus hiv38 Centralini della LILA

---E ALTRO NELLE 52 PAGINE

A PAG. 28I giovani nonsi ribellano?

Intervento diDeborah Carta

PAG. 8,9,10Sanitariprigionieridel malaffare

Il trattato TTIPdanneggia la saluteEpidemiologia e Prevenzione

A PAG. 12

PARTONO I REFERENDUM SOCIALI:SCUOLA PUBBLICA, BENI COMUNIBLOCCA INCENERITORI A PAG. 51

32° anno

Giorgio Airaudocandidato sindacoEleonora Artesiocandidata vicesindacoa pagina 50

Il governo butta a mare 300 milioni di euro - cheavrebbero potuto essere spesi per la messa in sicu-rezza del territorio e il risparmio energetico - pernon far svolgere il referendum insieme alle elezioniamministrative. Spera così che non si raggiunga ilquorum . Dì a Renzi che ha fatto male i conti.

PERCHE’ QUESTO REFERENDUM?in ultima pagina

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La Speranzaha due

bellissimi figli:lo sdegno

e il coraggio...Lo sdegno

per la realtàdelle cose,il coraggio

per cambiarlePablo Neruda

2 lavoroesalute anno 32° n° 2 marzo 2016

di franco cilenti

editoriale

cile542016

Gli italiani si scoprono più ma-lati e più poveri: oltre 5 milioni diloro rinunciano a curarsi a causadegli alti costi, delle lunghe lista diattesa e dalla distanza dai luoghidi cura causate dalle chiusure del-le strutture ospedaliere e ambula-toriali nei vasti territori montani enelle città.Non vanno meglio le cose ai la-voratori della sanità: dopo tantianni di riduzione degli organici ilrisultato è stata una gradualecompressione dei loro diritti e dellaprofessionalità.Il lavoro degli operatori sanitarioggi è fagocitato da fattori esterniche demotivano e stressano con ilpericolo di un crescente stato didepressione professionalepropedeutico all'individualismo eal menefreghismo. In altre parole,il valore intrinseco delle professionidi cura, che sta in una relazione diqualità con il paziente -intesocome persona e non come cliente-sta perdendo la sua potenzatrainante.Ma sulle ricadute della distruzio-ne del diritto al lavoro, sembra pre-valere, più della consapevo-lezzache i diritti si vanno riconquistaticon la lotta organizzata, l’attesa -anche nei sindacati - che questolungo periodo di guerra unilateraledei poteri finisca e riprenda ilnormale corso della concertazione.Come se la salute dei lavoratorinon fosse già uno dei capitoli delloro organigramma sindacale, glistessi sindacati si preoccupanosolamente dello “stato psicofisico”del lavoratore martoriato dalle

Sindacati malatio assenteisti?

violenze aziendali e aprono proprisportelli di “sostegno psicologicodei lavoratori”.Invece di riscoprire la loro ragio-ne sociale di rappresentanti dei la-voratori e adoperarsi per miglio-rare le condizioni di lavoro a fian-co dei lavoratori ci propongono lapsichiatrizzazione del disagio lavo-rativo.Questo ruolo “innovativo” del

sindacato viene speri-mentato a Modenanella sede Cgil.Sperando che nonvenga istituzionalizza-to in tutte le sedi sin-dacali, credo che que-

sta strana iniziativa rappresentil’ammissione esplicita di non sa-pere (volere?) più fare il propriodovere. Inoltre, rappresenta unerrore dal punto di vista scientifi-co: il sindacato legge in chiave"psicologica" quei bisogni chesono invece sono materiali nellaloro natura di competenze profes-sionali, di diritto alla sicurezza sullavoro, di facilitazione nellarelazione con malati e familiari.Invece di partecipare alladistruzione dei bisogni sociali,sarebbe dunque necessario,organizzare e rilanciare le lotte nei

luoghi del servizio pubblico e nonfingere un paternalistico“sostegno” ai lavoratori il cuibisogno è il rispetto della propriaprofessionalità e dei propri dirittie non di penosi psicosportelli.Perchè di partecipazione alla pro-duzione di malessere sociale si trat-ta. Quella tragedia mai memoriz-zata e solo oggetto di studi da pre-sentare in qualche convegno.L’aumento dei carichi e del tem-po di lavoro pro capite non è piùsotto l’occhio vigile dei tre sinda-cati che detengono la delega dellastragrande maggioranza dei lavo-ratori “sindacalizzati”.Eppure il rapporto dell'Osha(2014) su stress e rischi psicosocialinei luoghi di lavoro parla anche aisindacati quando dice che: "nel1999-2007 quasi il 28 % degliintervistati, pari a circa 55,6milioni di lavoratori europei, hariferito che il proprio benesserepsichico era stato compromessodall'esposizione a rischipsicosociali.Il fattore di rischioprincipale e più frequentementeindicato è stato il poco tempo adisposizione e l'eccessivo caricodi lavoro (23 %)”.P er questo motivo non cispieghiamo l’immobilismosindacale di fronte alle manovredi guerra governativa al mondo dellavoro. Oggi, c’è bisogno dispiegare agli apatici sindacalistiche il vero obiettivo della riformaMadia, nella scia delle altre“riforme” dei precedenti governi,è il lavoro senza tutele e che lasbandierata “semplificazione etrasparenza” e la lotta al “fannul-lone” è la favoletta per i creduloni,mentre hanno imposto, compliceil silenzio sindacale, di sostituiresolo un dipendente su 4 che vannoin pensione.Intanto i managers della sanità chehanno operato indefessamente alladistruzione della strutture pub-bliche a solo vantaggio delle strut-ture private, nel contempo fregan-dosene della condizioni di lavoroe di salute degli operatori sono maistati “licenziati” dalla mobilitazio-ne dei sindacati? Mai!Ma possibile che non riusciate acapire che il decreto del governo,

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VISITA FISCALE

Spett.li sindacati,con la presente annunciamoil nostro arrivo presso le vostreresidenze sociali per verificareil vostro stato di operosità, comeda vostra notarile dichiarazionestatutaria.Siate reperibili, e molto chiarinel motivare la vostra assenzadall’impegno preso con noilavoratrici e lavoratori.

f.to - le/i vostre/i iscritte/i

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anno 32° n° 2 marzo 2016 lavoroesalute 3

supportato dai cortigiani - giorna-listi, - della comunicazione stam-pata e televisiva, è solo politica ditagli e privatizzazioni dei servizi,proroga all’infinito blocco dellacontrattazione e del turn- over?E’ elementare capire che la pro-gressiva spoliazione dei servizidedicati al benessere dei cittadini(salute, assistenza, mobilità, rifiu-ti, ambiente), ed al loro conseguen-te trasferimento al "privato" (tra-mutandoli in merce), con appalti,consulenze, rappresenta solo unagigantesca sparizione di posti di la-voro, di competenze, di memoriastorica, di conoscenza del territo-rio, con una precarizzazione degliattuali occupati.Per rendere evidente la possibilitàdi avere servizi pubblici efficaci,coniugati a tutela dell'ambiente,buona occupazione e diritti, serveun nuovo rinascimentoSolo rimettendo i piedi nei territoridesertificati dai servizi pubblicilocali, solo intervenendo nellescelte delle amministrazioni,politiche e aziendali, possiamoinvertire la rotta.A fronte di quanto evidenziato cichi chiediamo quale incidenza con-creta nel futuro dei lavoratori

stati 653 mila nel 2015.Il tasso di mortalità, pari al 10,7per mille, è il più alto tra quellimisurati dal secondo dopoguerrain poi".Da cosa dipende? D’istinto si pen-sa ai tagli alla sanità pubblica, cheh anno costretto molti anziani acurarsi di meno, saltare alcuni ci-cli di cure, evitare una serie di ana-lisi di prevenzione e cura.Quanto fosse compromessa la sa-lute della popolazione ce ne era-vamo accorti da tanto tempo e unservizio sanitario pubblico diven-tato problematico nella sua capa-cità di ricezione è solo il terminaledi problematiche più articolate, chevanno dall’inquina-mento impostoper legge - vedi inceneritori, caseautomobilisti-che, alimentazioneinsalubre da multinazionali etc -per non anticipare quali picchi dimorti si raggiungeranno quandosarà attivo l’accordo USA-Euro-pa (TTIP) che darà nelle mani del-le multinazionali tutte le nostrecondizioni di vita, dall’agricolturaalla sanità. Forse la stessa OMSche ci consiglia di combiare stili divita, a iniziare dall’alimentazione,non è al corrente, come la mag-gioranza delle popolazioni euro-pee tenute all’oscuro, di questoaccordo mortale.Anche su questa prospettiva, chenoi comunisti abbiamo chiamataliberista (libertà di vita e di morte)c’è il silenzio e l’immobilismo precoma dei sindacati, nonostante gliinviti espliciti del governo e del suosistema d’informazione, a “morireal più presto possibile”.La domanda è ineludibile, aquando una rifondazione delsindacato?La risposta è dovuta, obbligata dalrapporto stabilito con la nostradelega mensile a rappresentarci. E’in gioco la nostra condizione divita, e non solo quella lavorativa.

Sindacati, malatio assenteisti?CONTINUA DA PAG. 2

stabili, come dei precari e dei di-soccupati, possa avere il nuovoStatuto del Lavoro proposto dallaCgil, ma anche quale possibilità di

attuazione legislativadato che è una propo-sta di legge in un Parla-mento del tutto asservitoal governo.C i pare una propostainutile per tentare diuscire dalla condizionedi marginalità sociale.Anche noi ci chiediamo:- la proposta di ina Car-ta dei diritti universalidel Lavoro, avvalla ilsuperamento dello Sta-tuto dei Lavoratori(Legge300/70)?- la Carta viene consi-derata parte integrantedi tutte le forme di sfrut-tamento e di precarietàintrodotte dai vari go-verni?- con la Carta si

formalizza il jobs act?Cosi fosse sarebbe la pietratombale sul futuro prossimo dellavita lavorativa nostra e della pros-sima generazione. Una vita cheavrebbe sulla testa non più il prin-cipio della civiltà del lavoro, maun incipit che recita “ la tratta dellavoro” con un invito implicito“dovete morire il prima possibile”,ovviamente dopo essere distruttinel fisico, nella salute e nella psi-che. Questo disegno è già deline-ato dall’innalzamento dell’etàpensionistica e lo rileva anchel’Istat quando afferma che dimi-nuisce l’aspettativa di vita.Ecco i dati Istat alla fine del 2015.Al 1° gennaio 2016 la popolazio-ne in Italia è di 60 milioni656 milaresidenti. Gli stranieri sono 5 mi-lioni 54 mila e rappresentanol'8,3% della popolazione totale. Lapopolazione di cittadinanza italia-na scende a 55,6 milioni, conse-guendo una perdita di 179 milaresidenti. Se ne deduce che “l'in-vasione" dei migranti non esiste enon riesce neanche a compensarela diminuzione netta di popolazio-ne autoctona.Il secondo dato conferma una ten-denza drammatica: "I morti sono

a pag. 21Assist ai sindacatidalla Cassazionecon una sentenza

a favore dei precaridel pubblico impiego.Lo prenderanno?

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4 lavoroesalute anno 32° n° 2 marzo 2016

Analisi e proposte per rispondere al violento attacco che viene portato avanti contro lelavoratrici e i lavoratori del pubblico impiego e che nasconde l’obiettivi del governo didistruggere i servizi pubblici e il welfare, come denunciato dalla stessa Corte dei Conti.

Il punto sul governo Renzi,sulle lavoratrici e i lavoratori pubbliciDa settimane il governo Renzi e i principali mezzidi comunicazione portano avanti una campagna vio-lenta contro le lavoratrici e i lavoratori pubblici, ac-cusati in sostanza di essere tutti nullafacenti, comese ospedali, scuole, enti locali, biblioteche e il restodel comparto pubblico funzionassero da soli.Nessuno come è ovvio difende i comportamenti frau-dolenti di chi fa timbrare il cartellino da altri. Maquei comportamenti erano già perseguibili e passibi-li di licenziamento a normativa vigente, come dimo-strano gli stessi casi di Sanremo e Tolmezzo, senzache ci fosse nessun bisogno di intervenire con nuovenorme.Il decreto del governo e la crociata mediatica conti-nuamente alimentata hanno dunque altriscopi.Servono per "giustificare" agli occhi dell'opi-nione pubblica la politica di tagli e privatizzazionidei servizi, blocco della contrattazione e del turn-over, che il governo porta avanti e di cui èemblematica la Legge di Stabilità per il 2016.Il contesto è infatti quello di politiche che mentredistribuiscono una gran quantità di risorse ai cetiabbienti e alle imprese (dall'eliminazione della Tasi-Imu sugli immobili di pregio, alle modifiche dell'Irap,alla decontribuzione, alla riduzione prevista dell'Ires,ai super-ammortamenti…) continuano a tagliarepesantemente sui servizi e sul comparto pubblico.La Legge di Stabilità 2016 mette in campo oltre 8miliardi di tagli tanto nel 2016 che nel 2017 e oltre10 miliardi nel 2018, prevalentemente concentratisu sanità, regioni e settore pubblico in generale. Sonotagli che si aggiungono a quelli delle manovre prece-denti, mentre le clausole di salvaguardia impongonoper il 2017 e 2018 di reperire rispettivamente altri15,1 e 19,6 miliardi, che la stessa Legge indica deb-bano venire dall'ulteriore riduzione di tutto ciò che èservizio o patrimonio pubblico.Sblocca Italia, Legge di stabilità 2015 e il recentedecreto sulle partecipate, rappresentano i tasselli dellastrategia messa in campo dal governo per laprivatizzazione e finanziarizzazione accelerata deiservizi pubblici locali, con pesantissimi impatti sul-l'occupazione.Mentre il dimezzamento del personale di Province earee metropolitane, renderà impossibile garantireservizi fondamentali, dall'edilizia scolastica all'am-biente, dalla viabilità ai trasporti.Non è un caso che la stessa Corte dei Conti abbia

denunciato che siamo ormai a operazioni "di contra-zione, se non di soppressione, di prestazioni rese allacollettività", intervenendo con un linguaggio quantomai esplicito a sottolineare la gravità dell'attaccomesso in campo dal governo al welfare e alla funzio-ne pubblica in quanto tale.Demistifichiamo i luoghi comuni sullavoro pubblico.Se questa situazione rende necessario il contrastoall'impianto complessivo delle politiche del gover-no, è parte di essa la demistificazione dei tanti luoghicomuni sul lavoro pubblico.*Il blocco della contrattazione che dura ormai da 6anni ha comportato una perdita della retribuzionemedia di circa 600 euro nel 2014 rispetto a quella del2011. In alcuni comparti in cui le retribuzioni sonotra le più basse, come quello delle Regioni ed Auto-nomie Locali, la perdita è superiore, di 652 euro. Idati sono quelli ufficiali della Ragioneria Generaledello Stato (Ragioneria Generale dello Stato)Come è noto la Legge di Stabilità per il 2016, nono-stante la sentenza della Corte Costituzionale, ha stan-ziato per il "rinnovo" del contratto 219 milioni dieuro per 1,3 milioni di lavoratori contrattualizzati alivello centrale (circa 12 euro mensili lorde di incre-mento), 81 milioni di euro per i 500.000 lavoratoridel comparto sicurezza, mentre per altri 1,2 milionidi lavoratori le risorse per il "rinnovo" contrattualesono in carico alle singole amministrazioni.

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anno 32° n° 2 marzo 2016 lavoroesalute 5

hanno subito già un blocco drastico dei reclutamentiche potrebbe averle già messe nella condizione dinon poter assicurare i livelli minimi di servizio." Varicordato anche che dal 1 gennaio 2017 non sonopiù attivabili contratti di collaborazione e che nel2018 scadranno i circa 80.000 contatti a tempo de-terminato di durata ultratriennale.*Le lavoratrici e i lavoratori pubblici hanno inoltreun'età media particolarmente elevata. Nel 2014 è di49,2 anni, sei anni in più che nel 2001, con la previ-sione che si innalzi ancora di più ed arrivi nel 2019 a53,2 anni. Questo a causa del blocco del turn-over edel contemporaneo innalzamento dell'etàpensionabile determinato dalla controriforma dellepensioni. Ai giovani è in sostanza precluso l'accessoalla Pubblica Amministrazione (Ragioneria Genera-le dello Stato).*Le lavoratrici e i lavoratori pubblici costano ai cit-tadini italiani meno della media europea e molto menoche nei principali paesi europei. Nel 2015 la spesaprocapite annua per le lavoratrici e i lavoratori pub-blici in Italia è più bassa della media dell'Europa a 28di 217 euro, di 81 euro rispetto ala Germania, di 974euro rispetto a quella della Gran Bretagna, e di 1539euro rispetto a quella della Francia. Questo nono-stante l'età elevata e dunque carriere lavorative lun-ghe siano un fattore di oggettivo incremento dei co-sti. (Ragioneria Generale dello Stato).Una campagna rivolta allelavoratrici e ai lavoratori pubbliciE' del tutto evidente infatti che se la violenza del-l'attacco contro i dipendenti pubblici ha lo scopo dilegittimare le operazioni del governo di distruzionedei servizi, quella campagna produce anche unacolpevolizzazione delle lavoratrici e lavoratori pub-blici, che oscillano tra rabbia e impotenza. La rico-struzione di quello che davvero avviene oggi nel la-voro pubblico è condizione per poter difendere lelavoratrici e i lavoratori, e al tempo stesso i servizi ei diritti per tutti i cittadini.Scheda a cura di Roberta FantozziArea lavoro e economia - segreteria nazionale PRCFebbraio 2016 www.rifondazione.it

*Il numero delle lavoratrici e dei lavoratori pubbli-ci è nettamente inferiore a quello dei principali paesieuropei. Nel 2013 l'Italia aveva 5,5 dipendenti pub-blici ogni 100 abitanti contro gli 8,5 della Francia, gli8,3 della Gran Bretagna, i 5,6 della Germania, pernon parlare della Svezia con i suoi 13,5 dipendentiogni 100 abitanti.In termini assoluti questo significa ad esempio chela Gran Bretagna con una popolazione nel 2013 dipoco superiore a quella Italiana (64 milioni contro i61 dell'Italia) aveva 5,3 milioni di dipendenti pubbli-ci, 2 milioni in più rispetto ai 3,3 milioni dell'Italia.La vulgata di un settore pubblico ipertrofico è total-mente falsa. Anni di politiche di esternalizzazionedei servizi con cui si sono spesso finanziate cliente-le, si sono compressi i diritti dei lavoratori e peggio-rato la qualità dei servizi, hanno portato ad un setto-re pubblico nettamente sottodimensionato. Con unagrave compromissione della quantità e qualità deiservizi, a rischio in molti settori.La Legge di Stabilità per il 2016 a fronte di pochis-sime e settoriali assunzioni prevede un nuovo bloc-co del turn-over. Per le amministrazioni dello Stato,le agenzie, gli enti di ricerca, le regioni e gli enti loca-li, le assunzioni a tempo indeterminato possono av-venire solo entro la misura del 25% del budget deri-vante dalle cessazioni di personale con la medesimaqualifica avvenute nell'anno precedente. La normaè sospesa per regioni ed enti locali per 2017 e 2018per riassorbire il personale delle province, ma lanuova stretta è pesantissima. I "risparmi" comples-sivi previsti per il blocco del turn over, vanno dai 44milioni del 2016 a quasi 1 miliardo (919 milioni) nel2019, 3 volte quanto stanziato per il "rinnovo" delcontratto.Come sottolineava il dossier del servizio studi delSenato "andrebbero richieste adeguate rassicurazioniin merito alla effettiva e piena sostenibilità dell'irri-gidimento del blocco parziale del turn over, dal mo-mento che negli anni più recenti le amministrazioni

Il punto sul governo Renzi, sullelavoratrici e i lavoratori pubbliciCONTINUA A PAG. 4

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di Lavoro, Salute, Politica,Cultura, Relazioni sociali

pagine a cura di franco cilenti

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6 lavoroesalute anno 32° n° 2 marzo 2016

ABBASSO I FANNULLONI!Leggo la notizia sull'ennesimogiro di vite contro i "furbetti delcartellino" e mi viene da ridere.Lavoro da quasi dieci anni nellaPubblica Amministrazione e unavolta ogni sei mesi circa mi im-batto in una notizia del genere,montata ad arte, perchè non c'ènulla di nuovo. E' banale, ma dache mondo è mondo, nel pubblicocome nel privato, la legge diceche se non vai a lavorare senzaun giustificato motivo, o se dichia-ri di essere a lavoro e invece sei,per dire, a fare la spesa, vienipunito e puoi essere licenziato.La grande novità, sbandierata dalGoverno, è che col nuovo Dlgs indiscussione la sospensione dal la-voro e dalla retribuzione sarebbeautomatica e obbligatoria, senzaappello, in caso di flagranza direato. Fine della pacchia per ifannulloni, i rubastipendio? Nem-meno per idea!Qualche furbetto, in dieci anni dilavoro, l'ho visto: qualcuno cheentra più tardi, oppure esce pri-ma, fingendo di aver "dimentica-to" di marcare - può succedere,negli uffici dove non ci sono itornelli - e poi chiede al collega oal responsabile di turno di cor-reggere "l'errore" direttamentedal computer. C'è anche chicompare in ufficio, poimisteriosamente sparisce pertornare ore dopo.Pochissimi casi, per la verità: lamaggior parte di noi arriva spes-sissimo in anticipo - se vai a lavo-ro coi mezzi pubblici tendi a pren-dere i primi della mattina, altri-menti rischi di non arrivare più -

e molti restano anche oltre l'ora-rio - perchè gli uffici sono per lamaggior parte, checché se nedica, sottodimensionati, il lavoroè tanto e i dirigenti sono col fiatosul collo...Non ci credete? Beh prendiamoad esempio i dati sui lavoratoridei comuni, su cui la stampa si èparticolarmente accanita di re-cente: negli ultimi anni il caricodi lavoro è decisamente aumen-tato, dato che il blocco del turnover (ossia delle assunzioni persostituzione del personale in pen-sione) ha portato ad una riduzio-ne del numero di dipendenti dioltre 52.000 unità negli ultimi 6anni. Risultato: l'età media deidipendenti comunali è di 50 anni,come rileva l'ANCI nell'ultimorapporto disponibile: "anche nel2013 la classe che registra lamaggiore concentrazione di lavo-ratori, pari al 24,5%, è quella dei55-59enni".Bene: questo nuovo decreto, seapprovato, andrà proprio controla stragrande maggioranza di di-pendenti che fanno il loro lavorodall'inizio alla fine, e non limite-rà in alcun modo le furbizie deipochi che approfittano. Perché?

Perché introduce una sanzionegrave, immediata e senza con-traddittorio - sospensione dal la-voro e dallo stipendio - che vacontro proprio chi fa sempre ilsuo dovere e non è "attrezzato"alla furbizia.Un impiegato che è da solo in unufficio di relazioni con il pubbli-co, deve uscire e chiudere perandare in bagno e non può anda-re dall'altra parte dell'edificiodove c'è l'unico marcatempo amarcare la pausa, se per caso hala sfortuna che gli scappi la pipìproprio in uno di quei giorni dipropaganda contro gli statali, siimbatte in uno stronzo, una tele-camera o una troupe delle Iene efinisce in mezzo a una strada. Nonci credete?La maggior parte delle volte chequalcuno si assenta senza marca-re il cartellino è esattamente perun motivo simile. Ancora, mi puòcapitare di dover correre a casaper qualche motivo: secondo le at-tuali leggi posso non marcarel'uscita, salvo poi giustificarladebitamente dopo. Con questonuovo decreto, la "flagranza" del-lo statale che esce senza avermarcato è sufficiente per far scat-tare automaticamente la sospen-sione dello stipendio. Poi il diri-gente ci darà ragione: ma saràpassato almeno un mese, se nondi più, durante il quale non avròpercepito nulla, e sono sempre dipiù gli statali che, tra cessione delquinto, affitto e altre spese nonriescono a mettere da parte uneuro per le emergenze...Che fa, intanto, il furbetto,l'assenteista, il fannullone?

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Quando i Governi si riempiono la bocca di "spending review" etagli del personale, tenete conto che l'altra faccia di questamedaglia è l'aumento delle esternalizzazioni e quindi dell'utiliz-zo dei lavoratori in appalto. I lavoratori in appalto vengonoinfatti contabilizzati nelle voce di bilancio "acquisizione di benie servizi" e non vanno ad alimentare le "spese del personale".Cosi le leggi che hanno imposto i vincoli stringenti alle assunzioninelle amministrazioni pubbliche, alla fine sono state funzionalialla privatizzazione dei servizi stessi, che quando vengonoesternalizzati -conti alla mano!- non comportano alcunrisparmio per lo Stato, ma determinano unicamente un peggio-ramento delle condizioni di lavoro e della qualità dei servizi.

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anno 32° n° 2 marzo 2016 lavoroesalute 7

significato la fine degli aumentisalariali per tutti i dipendenti pub-blici. Un fatto dichiarato di re-cente incostituzionale dalla Con-sulta e che non ha condannato ilGoverno a risarcire i lavoratorisolo perché sarebbe stato violatoil pareggio in bilancio diventatoormai anch'esso di recente nor-ma costituzionionale!Noi pensiamo allora che il nemi-co dei lavoratori, non stia tra ilavoratori stessi: non è lo statale,non è l'immigrato, ma è chi cimette ad arte gli uni contro glialtri; crediamo che i veri "fannul-loni" sono quelli che campano - ebene! - sul lavoro altrui, senzabisogno di marcare alcun cartel-lino di troppo: i Marchionne, iTronchetti Provera, i 60 che dasoli guadagnano quanto la metàdel pianeta, legalmente.Contro i fannulloni? Sì. Perchéchi lavora davvero è costituzio-nalmente contro chi si imbosca:ma non ci facciamo prendere peril culo, se sono gli imboscati su-premi a dirci che vogliono punirechi imbroglia; non ci facciamoarruolare nelle loro truppe.

contributo del 22/1/2016da clashcityworkers.org

ABBASSOI FANNULLONI!CONTINUA DA PAG. 6

Continua indisturbato. Perché luisa come fare, si cautela, è coper-to: dal collega con cui divide lastanza e che non vuole litigare, mamolto più spesso dal dirigentecomplice o da qualche legameclientelare.Eh sì, perché dietro ogniassenteista c'è un dirigente com-piacente, che spesso chiude unocchio o anche due per togliersidi mezzo un elemento di disturboo, peggio ancora, per avere qual-che favore in cambio. Il dirigen-te: colui che non è obbligato amarcare il cartellino, che entraed esce quando vuole e che pren-de i premi di risultato sulla basedel lavoro fatto dai sottoposti.Quello che intasca stipendi alti ealtissimi e spesso organizza il suoufficio non nel modo migliore pertutti, ma nel modo migliore per sé,un modo che magari prevede che,mentre la maggioranza degli im-piegati lavora, tra mille respon-sabilità, rispondendo come puòalle domande del pubblico, il"furbetto del cartellino" lo accom-pagna con l'auto a fareservizi...tanto poi a fine mese lamanina aggiusterà tutto.Questi sono i fannulloni che noinon sopportiamo: del resto, se tuttilavorassero seriamente, il lavorodi ciascuno diminuirebbe e po-tremmo essere tutti un po' più tran-quilli, oziosi e pigri, senza sensidi colpa...ancora una volta, il pro-blema di fondo non è chi "dimen-tica" il cartellino" ma chi, in que-sta società, che stia nel pubblicoo nel privato, occupa posizioni divertice, più che di base, e ha comeunico scopo quello di mantenere"l'andazzo generale".Oggi il "nemico" è lo statale fan-nullone: in molti applaudirannoalla firma del Dlgs, pensando chese finalmente iniziano a licenzia-re, su due piedi e senza contrad-dittorio, gli odiosi statali, stiamotutti meglio, anche chi, il "dirit-to" di essere cacciato a calci inculo, lo ha acquistato, ahinoi, già

troppo tempo fa.Peccato che se guardiamo le re-tribuzioni di questi cosiddetti pri-vilegiati, sempre restando sul casodei comuni, il Sole 24 ore ha re-centemente pubblicato un artico-lo dal titolo "La Ragioneria ge-nerale: busta paga media nei co-muni scesa di 443 euro in un anno"in cui si afferma che per recupe-rare il potere d'acquisto, persocon il blocco della contrattazio-ne nazionale, nelle amministrazio-ni locali si è sempre fatto più ri-corso al salario accessorio.Quest'ultimo poi è stato conside-rato illegittimo e sforbiciato daMEF; per cui il risultato finale èl'abbassamento degli stipendi deilavoratori pubblici, come secon-do i piani: "Le buste paga dei di-pendenti comunali si sono ferma-te in media nel 2014 a quota20.109 euro lordi, con unaflessione dell'1,5% rispetto a 12mesi prima. Questo è dovuto peril 91% alla flessione del salarioaccessorio.Questa voce, infatti, nel comples-so è diminuita del 16,8% fra 2013e 2014, mentre nello stesso perio-do i dipendenti diminuivanodell'8,3 per cento".Ricordiamo che poi il blocco del-la contrattazione nazionale ha

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Sanità pubblica: dalle botte di Berlusconi al colpo di grazia di Renzi. Il fenomeno delle privatizzazionicon l’ingresso di interessi privati sono da tempo anche riscontrabili nel pagamento a prestazione legataanche all’intramoenia. Il costante definanziamento del sistema sanitario. I piani di rientro e i loroimpatti. I metodi di accreditamento attuali che permettono l’infiltrazione di logiche corruttive. Il bloccocontrattuale e delle assunzioni che determina le esternalizzazioni. Un po' di storia recente e di cronacaattuale, per rinfrescare la memoria a chi l'ha archiviata e per dare elementi a chi si è sempre disinteressato.

Lo smantellamento del serviziosanitario nazionale è iniziato moltianni fa, agli inizi degli anni 90 conla sottomissione ai parametri diMaastricht, vigenti in tutta l'UE, attial contenimento del debito pubbli-co accumulato negli anni 80: questafu la scusa ufficiale per cominciarea distruggere il sistema sanitariopubblico a favore dellaprivatizzazione.Le riforme attuate negli anni suc-cessivi avevano come fine ufficialeil miglioramento del servizio, obiettivo però in totalecontraddizione con quello, sempre sbandierato comeprioritario, dal risparmio sulla spesa pubblica,nascondevano in realtà il percorso lento e sistematicoverso la logica del profitto, con vere e proprie pratichedi malaffare legalizzato, a discapito della salute apartire dalla trasformazione di asl e ospedali inaziende. Tale gestione ha dato origine alla comparsadei manager, all'introduzione della libera professio-ne intramuraria e al sistema dei DRG che incentivail mantenimento della malattia a discapito del lavoroper produrre salute nella popolazione. Cosè se nonmalaffare?C’E’ ANCORA IL DIRITTO ALLA SALUTE?Il diritto alla salute non è più un "fondamentale dirittodell'individuo" né tantomeno "interesse della collet-tività" come recita (ancora per quanto?) l'articolo 32della Costituzione.In Italia l'attacco generalizzato ai diritti sociali pre-vede anche lo smantellamento dei servizi pubblici edel Servizio sanitario nazionale in particolare. No-nostante prestigiosi istituti internazionali come l'Or-ganizzazione Mondiale della Sanità continuino a ri-petere l'ormai abusato refrain che la sanità italiana èuna delle più virtuose al mondo per quanto riguardala spesa ed i risultati eccellenti raggiunti, la realtà dioggi, quella che i cittadini vivono quotidianamentesulla propria pelle, è ben diversa.Gli ultimi tre governi che si sono succeduti dal 2011hanno condiviso l'obiettivo di colpire, per esigenzedi risparmio e/o di risanamento finanziario della spe-sa pubblica, il settore più importante di uno stato chesi voglia definire "sociale", quello della prevenzionee dell'assistenza sanitaria. Attraverso due scelte

drastiche: la riduzione delle risorseda erogare in campo sanitario - tan-to che l'Italia ha attualmente unadelle più basse spese sul PIL (pro-dotto interno lordo) rispetto a moltialtri paesi europei ugualmentecolpiti dalla crisi economica - e l'av-vio di processi di privatizzazionedi interi pezzi di livelli essenziali chestanno determinando il progressi-vo abbandono del carattere univer-sale e pubblico del nostro Sistemasanitario nazionale.

La sanità in Italia: vittima sacrificaleQuesto scriveva l'OCSE il 15 gennaio 2015. Ma ilgoverno Renzi ha fatto orecchio da mercante e,nell'aprile scorso, ci ha sfornato il Def (documentodi economia e finanza) 2015- 2018 sul contenimentodella spesa che strangola letteralmente la sanità. Infattisui 2,637 miliardi di tagli previsti a partire daquest'anno, 2,352 miliardi andranno a colpire ilsistema sanitario mentre 285 milioni saranno tagliatiall'edilizia sanitaria.Per andare sempre più verso un sistema pubblicopovero per i poveri e un sistema privato per chi puòpagare.Per facilitare il passaggio dal diritto alla saluteper tutti viene “consigliato” la sanità integrativa.È un meccanismo fondamentalmente criminale, chelascerà un numero al momento indefinibile di pa-zienti privi di diagnosi accurate, quindi più esposti aerrori o peggioramenti della malattia.Facciamo alcuni esempi.> Per la diagnostica si fisserà un numero definito"ottimale" di esami diagnostici in percentuale allapopolazione. E una volta arrivati a quel limite ognistruttura sanitaria e ogni singolo operatore sarà "in-centivato" a non prescrivere esami. Se non a paga-mento del singolo malato.> Ricoveri per riabilitazione: anche qui stessamusica, cioè pagamento a carico dell'utente per igiorni in più rispetto a quelli previsti dal Ministero.> Controlli e punizioni per quei medici di famigliache non si atterranno ai criteri stabiliti dal Ministero.Così impareranno a fare i medici responsabili dei

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La legalità del maleSanitari prigionieri del malaffare

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La legalità del maleCONTINUA DA PAG. 8

bisogni dei loro assistiti e assistite!> Servizi affidati in appalto: riduzione delle risor-se da destinare alle imprese appaltatrici, con ricadu-te sul monte ore complessivo di lavoro e guai seri perl'occupazione, per le retribuzioni, per la qualità delservizio (si pensi ai lavori di pulizia e di sanificazionenegli ospedali).> Ospedali: con la chiusura di quelli piccoli, conl'azzeramento dei ricoveri in quelli con meno di 40posti letto, con la riduzione dei posti letto negli altri,dei giorni di degenza, delle ospedalizzazioni, dellarete ospedaliera complessiva, i giochi sono fatti peruna sistematica riduzione del personale, che -in com-penso- si vedrà ridotti i fondi per la contrattazioneaziendale.Quindi, senza rischiare di essere smentiti, dichiaria-mo che questo governo ha il compito di chiuderecon la sanità pubblica. A colpi successivi, senza pau-se. L'obiettivo era già chiaro da anni, perché da oltre20 a questa parte tutti i governi - senza eccezioni nédifferenze tra destra e presunto "centrosinistra" -hanno proceduto nell'identica direzione. Del resto, èuna direttiva della monarchia bancaria europea piut-tosto chiara: le spese pubbliche vanno tagliate permettere in ordine i conti, e il grosso della spesa siconcentra in tutti i paesi in tre capitoli: sanità, pen-sioni e istruzione.Macelleria sociale ordinata dall'alto ed eseguita conentusiasmo da parte delleamministrazioni regionali enazionali. Naturalmente presentata,per i creduloni, come obbiettivo di"buona sanità".Parole per edulcorare gli ulterioritagli in itinere per debilitareprogressivamente e senzasoluzione di continuità, il sistemasanitario pubblico e affidarne sem-pre più pezzi al sistema privato ealle assicurazioni.Ulteriori tagli già previsti, maipocritamente nascosti, nel "Pattoper la Salute" firmato Cgil-Cisl-Uil(oggi critici) e dai presidenti delleRegioni.Tutti, dal ministro della sanità ai vari governatori,dicono che siamo i primi della classe, ma il sistemasanitario italiano sta peggiorando. L'Italia insieme apochissimi altri Paesi perde punti nella classificadell'Indice Europeo Health Consumer (EHCI). Nelgiro di pochi anni, su 37 Paesi analizzati, l'Italia èscesa dal 15° posto al 20° (nel 2014) e al 21 l’annoscorso.Intanto sulla corruzione in sanità i dati italiani sonofra i meno incoraggianti; siamo primi in Europa per

corruzione secondo il Barometer di Bruxelles: dai 6agli 8 miliardi di euro, nel 2013, sarebbero finiti nellemani dei "furbetti" della sanità. A questo si aggiungel'evasione: secondo il Censis oltre il 21% dei pazientiha pagato senza fattura o ricevuta visite medico spe-cialistiche, il 14,4% visite odontoiatriche e l'1,9%prestazioni infermieristiche. Cos’è se non malaffare?Tutta questa ricostruzione dei fatti non considera latragedia epocale che rischia di abbattersi sulla sanitàpubblica se l'Europa firma il patto con gli Stati Unitisul TPP (Partenariato Trans-Pacifico). Con le suedevastanti conseguenze per la sanità pubblica deipaesi europei, l’assistenza sanitaria diventerà unprivilegio per quelli che possono permettersela,anziché un diritto umano.Ad esempio i programmi per tenere bassi i costi deifarmaci sarebbero eliminati e assicurerebbe alle com-pagnie farmaceutiche nuovi e maggiori poteri sul-l'assistenza sanitaria. Un esempio di cosa sarà la sa-nità in Europa se passa il TTP è evidenziato nell'at-tacco degli USA all'Agenzia per l'AmministrazioneFarmaceutica della Nuova Zelanda, che producemigliaia di farmaci e strumenti medici e prodotti re-lativi disponibili a costi agevolati, è un particolarebersaglio del TPP e della lobby farmaceutica statu-nitense perché è un esempio che le imprese farma-ceutiche non desiderano sia emulato altrove.Non è che le imprese farmaceutiche non siano giàenormemente redditizie. Godono di uno dei marginidi profitto più elevati, se non il più elevato, di qualsiasiindustria; quasi il 20 per cento nel 2013. Le diecimaggiori imprese farmaceutiche del mondo hannoincassato profitti complessivi pari a 90 miliardi di

dollari nel 2013, secondo un'analisidella BBC. Quanto alle loro spese,queste dieci società hanno speso in-finitamente molto più in vendite emarketing che in ricerca e sviluppo.Di questo accordo il governo nonne fa cenno nei suoi programmi di"Buona Sanità" altrimenti dovreb-be ammettere che, oltre ad essereuno dei maggiori sostenitori dellasottomissione agli USA e alleindustrie farmaceutiche, le sueassicurazioni di buoni intenti nonsono altro che l'ennesima presa peri fondelli.Diciamolo senza mezzi termini: la

sanità pubblica è in mano ai sovversivi della destrapolitica ed economica che hanno pieni poterianticostituzionali e piena libertà di massacro dei dirittiprimari, la salute e il lavoro. Abbiate fede, perchésolo un dio (per i credenti) ci potrà salvare comelavoratori della sanità pubblica se non lottiamo. Cosìcome gli utenti, i cittadini, in particolare i settorisociali più deboli, i più anziani, i più malati, i piùpoveri, non possono stare a guardare, nella speranzache qualcuno risolva loro i problemi.

Redazione Lavoro e Salute

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INDICEMafia e sanitàRipercorriamo i passaggiL’EDITORIALE- Summer School. Una comunità scientifica.di Nando dalla Chiesa, direttore Summer SchoolINFOGRAFICHE- Un’attrazione pericolosa- Sanità, la caccia al tesoro- Il piano dell’analisi- Macro e micro strategieI VARCHI AMMINISTRATIVI- La corruzione nella sanitàdi Nerina Dirindin, senatrice- Il cavallo di Troia: appalti e project financingrielaborazione dell’intervento di Ivan Cicconi,direttore Itaca. A cura della redazione- Sanità e diritto amministrativo. Le criticitàrielaborazione dell’intervento di Maria RosariaRusso Valentini, avvocato. A cura della redazioneI VARCHI GIURIDICI- Farmaci e mercati illegalirielaborazione dell’intervento di Mara Mignone,Rissc (Centro ricerche e studi su sicurezza e crimi-nalità). A cura della redazione- Contesto criminale, contesto socialedi Alessandra Dolci, Dda Milano- Mafia e sanità, il contesto giuridicodi Michele Prestipino, Dda RomaI VARCHI SOCIALI- Bagheria e la clinica dei bossdi Enrico Bellavia, giornalista «Repubblica»- Morire di sanità. L’omicidio Fortugnodi Nando dalla Chiesa, sociologo- Caserta, un’Asl in odore di camorradi Alessandro Colletti, associazione Jerri EssanMasslo- Pavia, effetto ’ndranghetadi Federica Cabras, Università degli Studi Milano- Mafiosi, malati immaginaridi Corrado De Rosa, psichiatraGLI ANTICORPI- L’autodifesa civica. Vie e strumentidi Massimo Brunetti, Asl Modena- Cittadinanza e buona sanità: così le mafie sisconfiggonorielaborazione dell’intervento di Rosy Bindi, presi-dente della Commissione parlamentare antimafia.A cura della redazioneL’OPINIONE- Sanità, migliorare è possibiledi Chiara Rivoiro, Illuminiamo la salute

Narcomafie è un mensile di informazione,analisi e documentazione del Gruppo Abelecui collaborano giornalisti, docentiuniversitari, magistrati, centri didocumentazione italiani e stranieri, gruppie associazioni del privato sociale.www.narcomafie.itLa rivista, realizzata in collaborazione conl’associazione Libera

Numero speciale della rivistaNarcomafie

I nuovi appetiti della criminalità.I nostri studi ci hanno portato infattialla convinzione che la sanitàrappresenti oggi uno dei più grandiaffari per la criminalità organizza-ta, anche e sempre più al Nord.Da qui la decisione di aprire questonuovo versante di impegno e diriflessione, apparendoci limitativo eperfino irresponsabile continuare aindicare la presenza delleorganizzazioni mafiose soltanto nelsettore degli appalti e dei lavoripubblici.

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L'influenza della cocaina è possibile associarla agliultimi omicidi, ai cruenti omicidi, perché la stessasostanza tagliata può, in soggetti sensibili, indurre auna "compulsione" rabbiosa, spesso ingestibile. For-se qualcuno si ritiene immune, crede nel proprio ego-ismo, ma dovreste preoccuparvi comunque, soprat-tutto se siete genitori.Lo spacciatore di cocaina, molto spesso, è l'amicodel venditore di maria. Tutti i ragazzi sono a rischio,perché l'influenza di una sostanza così reattiva è unrichiamo, molto simile alle sirene di Ulisse, nella so-cietà dei consumi, della depressione, della solitudi-

ne. Non voglio introdurre cifree percentuali, il fenomeno è evi-dente. Possiamo notarlo dal voltodei vincenti, sempre più egoisti,sempre più megalomani e, so-prattutto, sempre più malvagi.La cocaina è devastante sia nelconsumo giornaliero, chenell'uso sporadico. All''euforiamomentanea, segue una profon-da depressione, nervosismo edun forte desiderio di una mag-

gior quantità di droga. Quando vi parlano di un au-mento degli infarti in tenera età, sappiate che unaparte è dovuta dall'uso di questa maledetta sostanza.Nell'80% dei casi lascia danni permanenti al cervel-lo e al cuore, ciò è dimostrato da studi recenti.Ormai la cocaina è entrata nel linguaggio comune,lo sdoganamento, quindi, la possibilità di trovarla sulmercato a prezzi contenuti è un pericolo per le nuo-ve generazioni, ma anche per chi decide di farsi una"tirata" il sabato sera con gli amici. Nel giro di diecianni, nella sola Europa, il consumo si è triplicato,l'Italia non differisce, anzi l'aumento dei reati dovu-to al consumo di questa sostanza dovrebbe spaven-tare qualsiasi governo. Il silenzio intorno a una drogasocialmente accettata, che sta decimando unagenerazione, è il risultato della negazione di una tra-gedia.I danni causati dalla cocaina sono irreversibili, lacapacità di elaborare dati e azione viene annientata,quindi, scusate la presunzione, ma il mondo degliesaltati e degli opportunisti, a cui fanno riferimentogli analisti, ha un'anima, spesso, cocainomane.

Antonio Recanatini

MALASOCIETA’Cocaina e civiltàParlare di droga è molto difficile in questo paese,siamo abituati a portarci il male familiare dentro, finoal sopraggiungere di un evento, spesso è la pazzia,altre volte la morte o il carcere. Anche la percen-tuale dei detenuti intossicati non viene mai aggior-nata, non per volere dei medici, ma perché la pri-vacy impone il silenzio, come lo si impone a certiospedali, con reparti dedicati aidepressi intossicati.Molti terapeuti, oggi, identifi-cano il problema cocaina comemale del 2000, così come neglianni 80 esisteva il problema ero-ina. Non c'è nessuna correlazio-ne, ma si sa, certi studiosi ameri-cani amano improvvisare e darecifre, presupporre l'impossibile,pur di innescare la discussionesu indicatori inutili. La diffusio-ne capillare dell'eroina, negli anni ottanta, proveni-va da un'esigenza chiara. I moti rivoluzionari che siandavano costituendo mettevano paura, quindi ser-viva un mito capace di annientare, offuscare, inde-bolire l'azione.L'eroina venne introdotta con cura, ritagliandosi unafetta di mercato sia tra i sessantottini, sia nei bassifondi. Fu un'operazione di intelligence. Logicamen-te parliamo di un'eroina completamente diversa daquella venduta oggi, meno tossica, meno tagliata.Hippy e periferia raccolsero la sfida, l'eroina annac-quò ogni concetto di unione e la contestazione, manmano, intraprese la strada della perdizione, venen-do sempre più ghettizzata. Gli anni ottanta andreb-bero ricordati come indicatore della lotta tra poveri,le disuguaglianze sociali crescevano tra i moti e lebande armate sempre più fiacche, fino alla steriliz-zazione.I tempi sono cambiati, adesso la cocaina è la drogaa portata di mano, sebbene la qualità è quasi semprescadente e le sostanze da taglio sono micidiali. Do-vremmo porci dei dubbi anche oggi, purtroppo, comedicevo, non è nel nostro dna, valutare la portata deldanno alla società. Male, molto male!

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AVVERTIMENTOda Epidemiologia&Prevenzione

il TTIPpuò danneggiaregravementela salute pubblica

COMUNICATO STAMPAI l trattato USA-UE sul commercio e gliinvestimenti, dal 2013 oggetto a Bruxelles di negoziatiper lungo tempo tenuti segreti, getta molte ombre sutemi rilevanti per la salute dei cittadini. Un articolopubblicato su Epidemiologia&Prevenzione analizzada una prospettiva di sanità pubblica gli aspetti chepossono mettere a rischio non solo la qualità dei cibi,ma anche l'accesso alle cure sanitarie dei cittadini, lepolitiche di contrasto ai cambiamenti climatici, finoa intaccare la sovranità dei singoli Stati europei nellascelta del proprio sistema sanitario.

Una minaccia non solo per la salutedegli individui, dunque, ma anche perla stessa democrazia in Europa."Il potenziale impatto del partenariatotransatlantico sul commercio e gliinvestimenti (TTIP) sulla salutepubblica" è il titolo dall'articolopubblicato da Epidemiologia &Prevenzione, rivista dell'Associazio-ne italiana di epidemiologia, a firmadi Roberto De Vogli (University ofCalifornia Davis, US) e di NoemiRenzetti (University College diLondra, UK), in cui vengono passatiin rassegna i diversi capitoli del TTIPche potrebbero interagire con la tutela

della salute dei cittadini europei.Il TTIP, versione europea dei trattati di libero com-mercio (NAFTA e TPP) già in vigore dall'altra partedel mondo, è un testo complesso. Gli autori analiz-zano i possibili effetti sulla salute dell'introduzionedel Trattato scandagliandone meticolosamente iltesto, mettendo a confronto le opinioni di sostenitorie detrattori, e sostanziando la loro analisi con esem-pi concreti.ACCESSO AI FARMACI EALL'ASSISTENZA SANITARIAIn teoria, favorendo gli scambi tra le due spondedell'Oceano e promuovendo una maggiore coopera-zione tra le istituzioni governative che sovrintendonoalle politiche dei farmaci, il TTIP potrebbe migliora-re la cooperazione scientifica nella ricerca

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Ttip, il trattatosconosciuto

tra Europa e USAChi conosce i rischi del TTIP, il trattato dipartenariato transatlantico per il commercio egli investimenti?Il Ttip è un accordo di libero scambio daipotenziali effetti catastrofici sulla salute, esulla sicurezza delle nostre produzioniagroalimentari, sugli standard ambientali esociali.L’accordo non ha come obiettivodell’abbattimento dei dazi, ma di quelle chevengono chiamate barriere non tariffarie e chein realtà sono le normative e gli standard adifesa del lavoro e dell’ambiente. Ad esempio,sicurezza alimentare è noto che i criteri dicontrollo nordamericane sono a maglie moltolarghe e ci passa di tutto mentre quelle europeesono ancora abbastanza rigidi.Le primi vittime di questo trattato saranno gliagricoltori medi e piccoli italiani,penalizzati dall’arrivo di prodottidelle multinazionali dell’agribusi-ness. Tanto è vero che le lobbyagroalimentari sono state quelleche hanno fatto maggiorepressione sulla CommissioneEuropea.I sostenitori governativi e mediaticidel Ttip ci dicono che creeràoccupazione, al contrario numerosistudi super partes ci dicono senzaalcun dubbio che aumenteràdisoccupazione e precarietà, inparticolare nei 10 anni successiviall’entrata in vigore dell’accordo.Infine, per concludere questa nota di chiarezza,rappresentano una vera e propria minaccia allademocrazia le famigerate clausole di“protezione degli investimenti” contro lafacoltà di legiferare delle istituzioni in quantole imprese potranno citare in tribunale queigoverni che introducessero normative, vitaliper i propri cittadini, che potrebbero ledere iloro profitti passati, presenti e futuri.Queste clausole sono fatte ad hoc per lemultinazionali USA, che a differenza dellepiccole imprese dispongono delle risorse perintentare cause ai governi nazionali.Cogliere la pericolosità per la libertà, la salute,la dignità dei popoli europei e per l’economiadei singoli Paesi è alla portata di tutti noi.

Redazione

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Ma c'è un altro rischio, questa volta collegato al ca-pitolo "misure sanitarie e fitosanitarie" che riguardale norme sulla presenza negli alimenti di additivi ali-mentari, contaminanti, tossine. Il pericolo è che lenorme europee vengano annacquate per avvicinarsia quelle, notoriamente meno restrittive,d'Oltreoceano. Potrebbero così aumentare le impor-tazioni non solo di cibi geneticamente modificati, maanche di carni bovine trattate con ormoni e di pollitrattati con il cloro (pratiche permesse negli Statiuniti).Salute ambientale"Il più grave effetto sulla salute del TTIPpresumibilmente riguarda la sua capacità di influen-zare le politiche ambientali" sostengono gli autori.Per esempio, le disposizioni in merito alle contro-versie tra investitori e Stati "potrebbero molto pro-babilmente essere sfruttate da grandi aziende di com-bustibili fossili per citare in giudizio quei governi checercano di limitare l'estrazione e l'esportazione deicombustibili stessi", in contraddizione con gli impe-

gni appena presi dalla conferenza sulclima di Parigi.Profitto vs saluteGli autori concludono con unavalutazione delle possibili ricadutedel TTIP sulle politiche interne degliStati, portando come esempio anchequanto già verificatosi in altri Paesidove da anni sono in vigore similitrattati di libero scambio (come ilNAFTA in Nordamerica)."La nostra analisi" affermano"dimostra come, nonostante ipromotori del TTIP sostengano cheil trattato produrrà effetti vantaggiosisu fattori in grado di migliorare la

salute, come la crescita economica e l'occupazione,l'evidenza storica documenti invece che le politichedi liberalizzazione commerciale tendono aincrementare le disuguaglianze economiche e, conesse, la possibilità di accedere alle cure".E chiosano: "La politica commerciale non dovrebbeconsiderare le regole dirette a tutelare la salute pub-blica come ostacoli tecnici al commercio, e il "dirittoa trarre profitto" non dovrebbe avere la priorità sul"diritto alla salute"".Nell'editoriale che accompagna l'articolo di De Vo-gli e Renzetti sullo stesso fascicolo di Epidemiologia& Prevenzione, Paolo Vineis, noto epidemiologo ita-liano che lavora all'Imperial College di Londra, mo-stra con esempi ben documentati che tutte le strate-gie razionali per far fronte ai cambiamenti climaticie alla diffusione delle malattie non trasmissibili (co-benefit) vanno in una direzione opposta a quellaneoliberista implicita nei trattati internazionali comeil TTIP.da Epidemiologia&Prevenzione15/3/2016 www.epiprev.it

farmacologica e ridurre la duplicazione di processi.Ma il capitolo sulla proprietà intellettuale e sugliaspetti commerciali ad essa connessi, che estendonoil monopolio dei brevetti, porterebbe a un aumentodei prezzi dei medicinali e, in ultima istanza, adiminuire l'accesso alle cure, soprattutto dei soggettipiù svantaggiati.Non solo. Una possibile minaccia viene dal capitolorelativo all'accordo sui servizi che, oltre a prevederel'apertura dei servizi sanitari pubblici alla concor-renza, anche privata, comprende una clausola co-siddetta "antiarretramento", che impedisce a servizipubblici che siano stati privatizzati di ritornare inmano pubblica,configurando "una grave violazione contro la libertàdelle nazioni di scegliere il proprio sistema sanitariodi preferenza".CONSUMO DI ALCOLE TABACCOEpisodi già verificatisi in diverse partidel mondo dimostrano come politicheattuate per limitare il consumo dialcol e tabacco siano state attaccatein quanto considerate ostacoli allibero commercio.Una situazione aggravata dal capitolodel TTIP riguardante le controversietra investitori e singoli Stati, checonsente agli investitori stranieri dicitare in giudizio, di fronte a tribunaliinternazionali privati, gli stati che abbiano approvatouna legge in grado di ridurre il valore del loroinvestimento. "Un meccanismo che le multinazionalidel tabacco hanno già mostrato di essere benpredisposte a sfruttare" sottolineano De Vogli eRenzetti ricordando il caso dell'Uruguay, citato ingiudizio da Philip Morris nel 2010 per aver appostoimmagini shock sui pacchetti di sigarette a finidissuasivi.PATOLOGIE CORRELATE ALLADIETA E L'AGRICOLTURASpingere verso regimi normativi meno restrittivi nelcommercio è uno degli obiettivi del TTIP che po-trebbe avere riflessi negativi sia sui consumi alimen-tari sia sulla sicurezza degli alimenti.L'esempio del Messico è illuminante: dalla introdu-zione del NAFTA, nel 1994, e il conseguente au-mento della presenza nel Paese di multinazionali delfast food e dei soft drink, il Messico è al secondoposto nel mondo per consumo di bevande zucchera-te e ha una delle più alte prevalenze di diabete nelPianeta.

il TTIP può danneggiaregravemente la salute pubblicaCONTINUA DA PAG. 12

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In sintesi ci opponiamo alla sani-tà integrativa perché:a) corrompe la pratica della pre-venzione proponendo la diffusio-ne di test di screening (diagnosiprecoce) di scarsa o nulla effica-cia e, talora, di documentatanocività;b) trascura l’evidenza che sistemisanitari fondati sulle assicurazioni(USA, Svizzera, Olanda) sono piùcostosi e meno efficaci di sistemipubblici universalistici (Italia, In-ghilterra Spagna);c) impone con la proliferazionedegli enti assicuratori (oltre 300 adoggi in Italia) un carico ammini-strativo per il disbrigo delle prati-che burocratiche che riduce il tem-po dedicato dagli operatori sanita-ri all’ascolto, all’assistenza e allacura del paziente;

d) crea iniquità reintroducendo,come le vecchie mutue, differentimodalità assistenziali basate sulcenso, sull’occupazione, sul ruolosociale e professionale del pazien-te e non esclusivamente sulle suenecessità di cura;e) induce disgregazione socialesubordinando l’accesso al serviziosanitario, che dovrebbe essere ga-rantito come diritto di cittadinan-za, al pagamento di un premio aduna assicurazione privata così mo-tivando gli assicurati a non più con-tribuire con la fiscalità al serviziopubblico e favorendo la nascita diun doppio standard delle presta-zioni sanitarie.NON SACRIFICHIAMO SUL-L’ALTARE DEL PROFITTOIL SISTEMA SANITARIO

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Mentre il Servizio SanitarioNazionale si ritira, vengonoproposte polizze assicurative,servizi privati sanitari low cost,più in generale si sta spingendoi cittadini verso la sanità inte-grativa, anche tramite accordisindacali.Tutto ciò tradisce lo spirito ela lettera della Costituzione eribalta i principi della leggeistitutiva del Servizi SanitarioNazionale del 1978.la sanità integrativa minacciala copertura sanitaria di tipouniversale.la sanità integrativacontribuisce alla corporativiz-zazione della società.I fondi sanitari integrativi sistanno diffondendo, soprattuttoquelli di fonte contrattuale.Al 2014 erano 290, con 7 milio-ni di iscritti e 2,2 miliardi dicontributi raccolti, circa il 7%la quota di spesa sanitaria acarico dei cittadini.L'intenzione esplicita è anchequella di incentivare il welfareaziendale favorendo la riduzio-ne del peso del contratto nazio-nale lasciando solo alla contrat-tazione aziendale tutte le spe-ranze.La caratteristica peggiore dellasanità integrativa è che se si èdisoccupati o anche pensionatisi perde tale copertura, spesso ifamiliari del lavoratore assicu-rato non rientrano nella coper-tura assicurativa.Inoltre si è sospesi dalla assicu-razione in caso diCIG a zeroore e qualsiasi altra formadisospensione del lavoro senzaretribuzione, perfino la mater-nità facoltativa porta alla so-spensione della lavoratrice.Siamo ancora lontani dal tragi-co modello sanitario americanoe c’è tempo ancora per recupe-rare il nostro servizio sanitarioalla civiltà, iniziando a rifiutarela sanità integrativa.

Redazione

QUELLAMALASANITA’INTEGRATIVA

Ci opponiamo alla sanitàintegrativa perché:

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PUBBLICO, PARTECIPATO,UNIVERSALE, GRATUITO,FONDATO SULLA PREVEN-ZIONE E PAGATO DALLAFISCALITA’ GENERALE,CONQUISTATO CON LALOTTA DI LIBERAZIONE ECON QUELLA ALLANOCIVITA’ AMBIENTALE EDEL LAVORO.L’assistenza sanitaria integrativaè l’insieme di prestazioni sanitarieofferte dal privato (una compagniaprivata di assicurazioni che coprei costi di prestazioni sanitarie con-cordate con accordo diretto con unerogatore privato) dietro pagamen-to diretto di un Premio da parte diun singolo interessato.Forze politiche, amministrazioniregionali, intermediari finanziari,associazioni cooperative, grandiaziende, sindacati, sono oggi con-cordi nel proporre la costituzionedi fondi sanitari integrativi come“secondo pilastro” del SSN men-tre a noi pare che in tal modo se nestia solo preparando la fossa.QUAL E’ LA SUA FINALITA’ADDOTTA.Salvare il servizio sanitario pub-blico, universale, gratuito, pagatoattraverso la fiscalità, dalla suacrisi dovuta alla insostenibilità eco-nomica indotta dall’allungarsidella speranza di vita e dalla pro-duzione di farmaci sempre piùcostosi;Ridurre i tempi di attesadelle prestazioni sanitarie preven-tive, predittive e curative inclusenel “pacchetto” stabilito dall’enteassicuratore (esami, prestazioni,terapie);QUAL E’ IL SUO RISULTATOCONCRETOSe ciò che il “pacchetto” proponeè di provata efficacia, introdurreun principio di iniquità legato alconsentire prestazioni efficaci e al

tempo debito non a tutti coloro chene hanno bisogno (universalismo),ma a coloro che se le possono pa-gare;Se ciò che il “pacchetto” proponenon è di provata efficacia, favori-re la creazione di un mercato ba-sato sulla asimmetria informativae, sostanzialmente, sulla “truffa”che consisterebbe nel far pagaretest, trattamenti o procedure inu-tili, direttamente agli interessati,senza il filtro di una valutazione amonte di efficacia e disicurezza.Minare alla base il Siste-ma Sanitario Nazionale

Ci opponiamo allasanità integrativaperché:CONTINUA DA PAG. 14

I MOTIVI PER CONTRASTARE QUESTA DERIVA, OLTREALLA NECESSITA’ DI DIFENDERE UN SSN CHE ANCORAGARANTISCE BUONI LIVELLI DI ASSISTENZA CON BUO-NI ESITI AD UN COSTO INFERIORE RISPETTO AI SISTEMIPRIVATISTICI, STANNO NELL’OPPORSI ALLAPROLIFERAZIONE DI PRATICHE SANITARIE DI DUBBIAO NULLA EFFICACIA ADATTE SOLO AD INCREMENTAREI CONSUMI PER GARANTIRE NUOVE FONTI DI PROFIT-TO A PARTIRE DA BISOGNI INDOTTI, SENZA CHE QUELLIREALI SIANO EFFETTIVAMENTE SODDISFATTI.NON A CASO TALI BENEFIT CONSISTONO SPESSO NELLAPROPOSTA DI PRATICHE DI SCREENING SPACCIATECOME ATTIVITA’ DI PREVENZIONE (FALSA PREVENZIO-NE), MENTRE LA VERA PREVENZIONE CONSISTE NELLARIMOZIONE DALL’AMBIENTE DI VITA E DI LAVORO DINOTI FATTORI DI RISCHIO.

MEDICINA DEMOCRATICAMovimento di Lotta per la Salute

universalistico, equo, finanziatodalla fiscalità, basato sul principiodella “documentata efficacia” diquello che viene applicato per apri-re un mercato selvaggio, senza re-gole e estremamentevulnerabile alle speculazioni, datoil valore intrinseco che il bene “sa-lute” ha per ciascun individuo pre-so a sé.Confindustria e Confcommerciohanno messo in campo tutto il loropeso e i sindacati hanno accettatodi introdurli nei contratti di lavoroquali “benefit” sostitutivi di au-menti salariali.

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a pagina 46 Per una scienza da rifondare

Iniziative nella sanità,lotte per la sicurezza lavoro,

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Che fare per fermare lo stillicidio del diritto alla salute?

Parla la gentedella Val Susa

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state solo subite. Inoltre, il fatto chenel questionario fossero elencatidei servizi che mediamente nonsono così noti alla popolazione,faceva "scoprire" ad alcuni (chechiedevano spiegazioni per lacompilazione) l'esistenza di unarealtà che non conoscevanonemmeno, fino al punto cheringraziavano poi chi aveva datoloro il questionario per il fatto cheaveva svolto anche una funzioneinformativa.Questa prima esperienza diincontro con la popolazione (èpossibile che l'iniziativa possaessere riproposta in altri comunidella stessa ASL), sembra indicareche, senza avere la pretesa didiventare immediatamente unpunto di riferimento politico perquanto riguarda le questioni dellasanità territoriale, è però possibilericostruire un minimo diconoscenza, e talvolta anche dicoscienza, rispetto ai problemidella sanità, che è poi il substratoda cui si può partire per cercare dipassare da un'insoddisfazioneinespressa (se non repressa)rispetto ai personali bisognisanitari, verso una coscienzacondivisa di azioni che possonoessere messe in campo per provarea cambiare la situazione.

Nella provincia di Torino, ed inparticolare nei territori dellacomunità montana della Bassa Valdi Susa e Val Sangone, le operazionidi ristrutturazione del ServizioSanitario Nazionale hanno portatogià negli anni passati alla chiusuradegli ospedali di prossimità e allaconversione di queste strutture instrutture sanitarie di territorio,comprensive di reparti con letti di"continuità assistenziale".Questo cambiamento ha portatoad un certo disorientamento dellapopolazione, che a qualche annodi distanza dalla conversione diqueste strutture, non ha capitoancora bene come usufruire deiservizi che vengono erogati, e haportato soprattutto a disagi legatial fatto che il pronto soccorso piùvicino si trova a circa una ventinadi Km ed è spesso intasato a causadella quantità di persone che viaccedono dai territori limitrofi.All'interno di questo contesto, ilcircolo PRC di Avigliana eGiaveno ha deciso di organizzareuna "ricerca-intervento",attraverso la quale capire innanzitutto se la popolazione ha presentequali siano i servizi territoriali chevengono offerti dalle attualistrutture, e poi se ritiene che questisiano o meno sufficienti eaccessibili.Per realizzare questa ricerca èstato utilizzato un questionario, lacui compilazione veniva propostasia a coloro che entravano nelledue strutture sanitarie di Aviglianae Giaveno, sia a chi era disponibilea fermarsi a compilarlo ai banchettipredisposti in due mercati (quellodi Avigliana e quello di ButtiglieraAlta-Ferriera).È stata realizzata anche una

versione web dello stessoquestionario, ma ha avuto meno"successo" di quanto non ci siaspettasse come numero diquestionari compilati (su più di 400questionari, quelli compilati on-line, ad oggi, sono solo 60).Poiché i risultati della ricercasaranno disponibili fra qualchesettimana, al momento possiamofare solo una prima valutazione dicome sia andata la"somministrazione" deiquestionari.La tipologia di persone incontratenon è molto diversa a seconda delcontesto in cui il questionario èstato distribuito (c'è una prevalenzadi persone anziane/pensionati sianel contesto del mercato che inquello delle strutture sanitarie), macambia sicuramente l'atteggia-mento di chi decide di compilare ilquestionario, perché mentre chientra nelle strutture sanitarie, ingenere sfrutta per la compilazioneil tempo di attesa per la propriaprenotazione/visita, chi è almercato è mediamente più difretta, e quindi meno predispostoa fermarsi per la compilazione.Al netto di coloro che rifiutanoquindi di prendere anche solo ilfoglio, o per questioni di tempo, oper questioni di "bandiera" (almercato i banchetti erano connotatiin modo evidente come PRC),l'incontro con coloro che si sonolasciati coinvolgere dall'iniziativanon può che dirsi positivo.Il fatto di chiedere alle personecosa ne pensano della situazionesanitaria locale, infatti, sembra farriscoprire loro la possibilità di poteravere nuovamente la parola suquestioni (come la chiusura deipresidi ospedalieri) che finora sono

Ricostruire insomma le condizioni per costruire lotta e vertenzialità.Dopo la distribuzione del questionario sulla politica sanitaria in Pie-monte, il Circolo di Rifondazione Comunista di Avigliana-Giaveno siripropone di ricercare gli strumenti più idonei a mantenere viva la di-scussione sul merito al fine di socializzare l'esito e la valutazione sullavoro fin qui svolto fra i cittadini del nostro territorio. Stiamoconstatando il peso dei tagli operati recentemente dal governo, ed inparticolare sulla eliminazione di oltre 400 prestazioni dalla usufruizionegratuita o con ticket, che stanno scatenando gli appetiti delle struttureprivate, proponendosi come alternative a quelle pubbliche di fatto messenella condizione di inferiorità.

Fiorenza Arisiosegretariacircolo PRC diAvigliana-Giaveno

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- Martelli

Chiamparino chiede aiuto per cambiare verso allasanità pubblica. Per la mobilità passiva, vale la penaricordare che nel 2010 il Piemonte ne pativa per 2ml di euro, ora per 60 ml: non sarà che tra sofferenzadegli organici e riduzioni dei servizi a causa del Pia-no di Rientro i Piemontesi in stato di necessità cer-chino altrove ciò che la propria Regione non garan-tisce più?Salvo che a pagare è lo stesso Pantalone, cioè laRegione, ma Chiamparino, anche in versione di Pre-sidente della conferenza delle Regioni , ben si è guar-dato dal sollevare le incongruenze del piano di rien-tro, piuttosto promuove il tavolo coi privati , magaricon gli stessi che per la prima volta nella storia delPiemonte atterrano su funzioni essenziali , come sulDEA del Gradenigo tramite il gruppo Humanitas. Finqui le intenzioni, veniamo ai fatti. È' recentissima ladesignazione a dirigente responsabile del controllodi gestione sulle Asl, in Assessorato alla Sanità, di unprofessionista del gruppo KPMG.Per chiarezza , KPMG è organismo indipendenteindividuato dal Ministero alla Sanità, probabilmentefin dall'epoca del Ministro Turco, per monitorare leRegioni in piano di rientro.E lo fanno, eccome se lo fanno, magari con quegli

irrilevanti svarioni dovu-ti alla fede nelle statisti-che per cui si ragiona disostituzioni del persona-le infermieristico aVerbania come nelcomprensorio di Torino(ma a macinar km di not-te per il primo turno nonsono mica gli advisor diKPMG!).Orbene, succede che gliindipendenti super partes

e censori del sistema pubblico poi ambiscano a di-ventare dipendenti del pubblico : resta da capireperché un sistema così inefficiente da dover esserecontrollato dall'esterno sia poi meta ambita per lapropria collocazione professionale, oppure perchégli operatori del sistema privato siano così desidero-si di rendere servizi al pubblico , ma stiamo certa-mente parlando di uno straordinario e disinteressatosenso civico . In ultimo, le opinioni .Una recente intervista della D.ssa Mariella Enoc,manager del sistema sanitario religioso , già consu-lente della ex Presidente Bresso per una ipoteticaassicurazione sulla non autosufficienza poi consu-lente dell'ex Presidente Cota per la riforma del siste-ma sociosanitario (a testimonianza della assolutagenuinità dell' impegno per il bene comune), venivacosì titolata "La sanità è come il commercio. I picco-li non sopravvivono", e così confermavano le dichia-razioni dell'intervistata. Appunto , in questa epocaBerlusconi - Sacconi - Marcegaglia. ; Chiamparino -Confindustria la sanità e' come il commercio : è quelloche ci piace?Ma soprattutto, e' quello che ci serve?

La privatizzazionestrisciante dellasanità piemontese

Eleonora ArtesioNemmeno nei pronostici più pessimistici , avreiimmaginato che il centrosinistra in versioneChiamparino potesse surclassare l' ex ministroSacconi sul processo di privatizzazione della sanità .Gli organi di informazione hanno annunciato nei gior-ni scorsi qualche intenzione , dei fatti e opinioni va-rie . L' intenzione è di aprire un tavolo tra Regione eConfindustria per cambiare verso alla sanità , an-nunciata dal Presidente Chiamparino e calorosamen-te accolta dai confindustriali della sanità.Non si capisce "per quale verso ", ma è facile im-maginare verso una riduzione dei costi del sistemasanitario, unica preoccupazione /ossessione dei po-litici al governo. Confindustria ci salverà , diconocome un sol uomo. Lo diceva già l'ex MinistroSacconi in armonia con Emma Marcegaglia. Lo sug-geriva Berlusconi ( prima-vera 2009) alla assise diConfindustria diBergamo con la dichiara-zione : " imprenditori da-tevi alla sanità ". ( In ve-rità sembrava che fosse lasanità a dover risollevarele sorti dei profitti indu-striali ). Un po' tutti spie-gavano (e spiegano ) chegli imprenditori sono piùfantasiosi , intraprenden-ti ed efficaci ad occuparsi di edilizia , di informatica, di trasporti, di ristorazione, di manutenzioni, di pu-lizie ,ecc, ovvero di tutte quelle funzioni estraneealla cura ,strettamente clinica, delle persone.E vai, allora, sulla finanza di progetto per costruirenuovi ospedali, ad es la Città della Salute; vai sulsuperamento del consorzio informatico pubblico perla gestione della sanità elettronica; vai sui projectfinancing per affidare le mense e i parcheggi; vaicon le sperimentazioni gestionali pubblico /privato.Ma si può dare di più; infatti il PresidenteChiamparino introduce nel mirabolante rapporto colprivato anche l'assistenza territoriale, le liste di atte-sa e la mobilità passiva.Non fosse una partita pubblica si potrebbe restareammirati dal gioco delle tre carte: le convenzioni congli erogatori privati fissano tetti e budget sicche 'ac-cade che di fronte a una richiesta di analisi e diagno-stica in un centro convenzionato si offrano all'utentetempi per l'accesso col SSR (lunghi ) e tempi (brevi)in regime privatistico, magari con qualche sconto,ed è appunto agli autori di questo dumping che

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18 lavoroesalute anno 32° n° 2 marzo 2016

persone in tutto il mondo: tumori,colesterolo alto, problemicardiovascolari, infezioni(dall’Aids in giù), Alzheimer, fino

ai comunissimi antibiotici.Il mercato potenziale èdunque sconfinato, tale dapermettere economie discala vantaggiosissime peri produttori e tempi diammortamento degliinvestimenti assai brevi.Dunque, perché?L’ansia di profitto è certo,come sempre al primoposto. Ma si scorge ancheun’intenzione “politico-sociale” più articolata.

Prezzi spaventosi come quelliriferiti più sotto, infatti,selezionano una clientela privatacosì ristretta da essereeconomicamente svantaggiosa.Ma possono concorrere a mandarein default quel che resta dei sistemisanitari pubblici, e quindi amodificare drasticamente la scaladei valori su cui si misura ciò che èpossibile, giusto, etico, doverosofare.Ovvio che, come già staavvenendo per esempio con ilfarmco più efficace control’epatite C – il Sofosbuvir – alcunidi questi farmaci saranno“mutuabili” solo in particolaricondizioni, per restringere almassimo la platea degli aventidiritto. Altrettanto ovvio, comehanno spiegato i medici, che moltidei pazienti non arriveranno vivialla soglia-limite oltre cui scatta lasomministrazione del farmaco.Ovvio infine che, trattandosi dipatologie “di massa”, questodiventerò un buon metodo perridurre il numero dei malati acarico del sistema. Lasciandolimorire. Lo logica del risparmio equella del profitto, in fondo, sonola stessa cosa.Alessandro Avvisato

21/3/2016www.contropiano.org

In arrivo una valanga di farmaci nuovi, tutti dichiarati eccezionalmente efficaci, dai prezzialtrettanto strabilianti. Se si trattase di terapie per malattie rare, effettivamente ci sarebbeun pessimo rapporto tra costi di ricerca e“mercato”. Ma scorrendo la lista delle possibiliapplicazioni si nota subito che, al contrario, la maggior parte di queste novità va a investirepatologie che colpiscono un numero enorme di persone in tutto il mondo: tumori, colesterolo alto,problemi cardiovascolari, infezioni (dall’Aids in giù), Alzheimer, fino ai comunissimi antibiotici.

Farmaci come diamanti,perché “dovete morire prima”

Ci sono molti modi di farsoldi e ci sono altrettantimodi per ridurre lapopolazione. Sembrano duecose lontanissime tra loro,con la prima sugli altari dei“valori di libertà” e laseconda agli inferi del maleassoluto.Eppure, senza alcunosforzo, in regimecapitalistico le due cosevanno a coincidere, con lamassimizzazione del profitto checontribuisce a sfoltire la massa deiviventi facilitando i decessi.Non è affatto un ragionamento“ideologico”, ma una sempliceconstatazione. Basta guardare aquel che avviene nel mondoincantato dei farmaci “salvavita”,giunto a una svolta sia tecnologicache commerciale: ce ne sono oggimolti di più, ma i loro prezzi sonoproibitivi. Non solo per i singolipazienti, ma addirittura per isistemi sanitari pubblici (checomunque vengono nutriti con lafiscalità generale di un paese).Qualè la logica che governa “lasvolta” in campo farmacologico.È noto che l’alto prezzo dei nuovifarmaci viene da sempregiustificato con il fatto che leindustrie devono recuperare gliinvestimenti in ricerca fatti perarrivare a produrli, prima che ibrevetti giungano a scadenza e chechiunque, quindi, possa produrli inproprio abbatendo i prezzi alconsumo.Un argomento debole mauniversalmente accettato, anchese – almeno per i farmaci indicatiper patologie di massa – i tempi di“rientro” dagli investimenti sononotevolmente inferiori a quelli divigenza del brevetto.

Poi, poco più di un anno fa, MartinShkreli, giovanissimo amministra-tore delegato di una startupbiotech, la Turing Pharma-ceuticals, ha deciso di innalzare ilprezzo del Daraprim da 13,5 a 750dollari a tavoletta nel giro di 24 ore.Più 5.000%. Il fatto più indicativoè però che il Daraprim – usato pertrattare pazienti con toxoplasmosi,malaria e Aids o patologie derivantida un sistema immunitarioindebolito – è una molecolapiuttosto vecchiotta, sintetizzataoltre 60 anni, ma che per qualchemotivo è ancora protetta dabrevetto. Questo avidoimprenditore ha semplicementerovesciato il vecchio argomento afavore del prezzo alto: i maggioriintroiti – promette – andranno afinanziare altre ricerche, non aripagare investimenti già effettuati.Ora è in arrivo una valanga difarmaci nuovi, tutti dichiaratieccezionalmente efficaci, daiprezzi altrettanto strabilianti. Se sitrattase di terapie per malattie rare,effettivamente ci sarebbe unpessimo rapporto tra costi diricerca e “mercato”. Ma scorrendola lista delle possibili applicazionisi nota subito che, al contrario, lamaggior parte di queste novità vaa investire patologie checolpiscono un numero enorme di

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parte dei cittadini, che risulta es-sere molto chiara. Ma avranno ra-gione? I dati di fatto confermanole loro ipotesi?

L’INCHIESTA DELTEST-SALVAGENTEPer scoprirlo Il Test-Salvagente harealizzato un servizio-inchiesta cheuscirà sul numero in edicola il 23marzo e che dimostra come moltedelle macchine e delle attrezzaturedei nostri ospedali siano dasostituire da anni e nonostantequesto siano al loro posto. Con unaserie di problemi per i pazienti(dalla affidabilità e la precisionedei risultati, alle liste d’attesa perquelle che non funzionano) e perle aziende ospedaliere (costrette auna manutenzione cheappesantisce le spese). Tutto innome di una spending review chepenalizza i cittadini e non taglia glisprechi.Uno dei dati che pubblicheremo?Quello dei mammografi italiani: 9su 10 andrebbero sostituiti perchétroppo vecchi e superati, ma sonoancora nelle sale ospedaliere.

la malasanità aziendaleI DANNI DELLA SPENDING REVIEW:GLI SPRECHIRESTANO,I SERVIZISI TAGLIANOT ra tagli alle spese e alpersonale, il nostro Serviziosanitario privilegia il risparmioimmediato alla salute. E magarifinisce alla fine per spendere di piùdi quanto farebbe spendendo inmaniera intelligente.Questo è quanto sembra emergeredall’indagine realizzata daCittadinanzattiva che mette in lucegli sprechi segnalati dai cittadini inambito sanitario. Macchinari nonutilizzati o funzionanti “a scartoridotto”, reparti chiusi osottoutilizzati per mancanza dipersonale, attrezzature e dispositivimedici inadatti alle esigenze deipazienti, turni di lavoromassacranti per il personaleridotto, burocrazia pesante ecostosa che ostacola il percorsocurativo dei pazienti; il rapporto“I due volti della sanità.Tra sprechi e buone pratiche, laroad map per la sostenibilità vistadai cittadini” prende in esame 104situazioni di spreco segnalate daicittadini, associazioni ed operatorisanitari nell’arco di un anno (traaprile 2014 e aprile 2015) alle qualifanno da contraltare 55 buonepratiche che hanno concorso perla XII edizione del Premio AndreaAlesini.Dove sono gli sprechi? Quellisegnalati a Cittadinanzattiva sonoper metà legati al mancato o scarsoutilizzo di dotazioni strumentali estrutture sanitarie, per il 37% ainefficiente erogazione di servizie prestazioni, per il 17% a cattivagestione delle risorse umane.Nessun dubbio sulla percezione delservizio sanitario nazionale da

I CONTI DELLA SPENDINGTonino Aceti, coordinatorenazionale del Tribunale per i dirittidel malato di Cittadinanzattiva:“La strategia di aggressione aglisprechi, chiamata contenimentodella spesa e spending review, aconti fatti ha prodotto questecertezze: 54 miliardi di taglicumulati dal Servizio SanitarioNazionale tra il 2011 e il 2015 econtrazione, o soppressione, diprestazioni e servizi, come certificala Corte dei Conti. E per il 2016altri 14,5 miliardi di tagli. Inveceresta da dimostrare e spiegare aicittadini se e quanti sono stati glieffettivi risparmi prodotti dallemanovre e come sarebbero statireinvestiti, a fronte dei sacrificirichiesti a tutti negli anni”.Daniela Molina ·20/3/2016www.testmagazine.it

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DISAGI DI GENERE: DONNE IERI E OGGI

La peggio condizionesul lavoro

chi vuole appropriarsene usa tuttele armi possibili, che sia un uomoo una donna che abbia introiettatoil modello maschile. E la questioneè proprio che non si vuole metterein discussione l'autoritarismo.Vorrei terminare facendo unbrevissimo riferimentoall'Antigone di Sofocle(V sec.A.C.), in cui l'eroina, nel conflittocon il tiranno Creonte, rappresentaogni persona che si oppone alpotere autoritario e che se neassume la responsabilità, fino amorirne . (*)L'Antigone viene presa a modellodi alcune situazioni paradigmatichedove possono insorgere conflitti eabusi di potere, così come neicontesti a organizzazionegerarchica.La sua scelta di seguire la leggemorale (e del sentimento familiaree umano), contravvenendo allaLegge imposta, le fa percorrereuna strada che la conduce aritrovarsi da sola.Non è questo articolo il luogo perapprofondire il discorso che vedeinsieme all'opposizione Ius/Lex,quella Femminile/Maschile neiconfronti dell'Autoritarismo e unaserie di fondamentali argoment-azioni che non hanno smesso diessere attuali.Volevo solamente rimarcare unpunto, da approfondire ulterior-mente, cioè che la gestionefemminile, nel senso pieno, dicontesti lavorativi organizzati,come istituzioni pubbliche oaziende private, porterebbe a uncambiamento paradigmaticorispetto la gestione gerarchica eautoritaria maschile attualmenteprevalente.Una gestione che, come la intendoio, insieme alla messa indiscussione del Patriarcato, portaavanti la critica e la lotta al modellocapitalistico.Laura Nanni(*) Antigone è una ragazza che hauna fede incontrastabile nellasantità dei vincoli di sangue, cosìvìola il bando di Creonte, il re,per rendere gli onori funebri alfratello, anche se era caduto datraditore portando le armi controla propria patria.

Qual è la condizione delle don-ne nell'ambito del lavoro? Chedomanda… non è tutto nella'norma'?Sono tante le variabili daconsiderare, per cui dare un quadrodefinito in base a dati statistici nonsarebbe molto chiaro e neanche deltutto attendibile.Comunque, le statistiche che cidicono che il numero delle donnenel mercato del lavoro èaumentato, ci dicono anche, però,che le loro condizioni sonopeggiori di quelle degli uomini:come retribuzione, come prestigio,come carico di responsabilità(poiché le donne hanno sempre unlavoro a tempo pieno nella casa econ la famiglia).Ma... questo discorso non vale seci affacciamo sul tema dal puntodi vista delle classi sociali, dato chele donne benestanti usufruisconodi badanti, baby-sitter, colf equanto altro si possa trovare nelmercato privato per soddisfare ibisogni di cura e di assistenza.Quando per qualche anno sonostata presidente di unacommissione PPOO, nel comunedi Cori(LT), facemmo una ricercacon tanto di questionari distribuitinelle scuole sul "Tempo lavoratodelle donne", conclusasi con unaconferenza.Alcuni questionari ci sono tornatiindietro con delle esclamazioniliberatorie da cui si potevaevincere il bisogno che c'era diparlare di un tema del genere.Naturalmente risultava che,spesso, quel tempo diventava didodici se non, in alcuni casi, piùore, per il cumulo diresponsabilità. A questo siaggiungeva l'impossibilità didedicarsi ad altro, alla politica oad altre passioni.Se andiamo a esaminare leprofessioni non regolamentate, onon riconosciute in Albi, quelle che

richiedono maggiore flessibilità,troveremo anche lì unamaggioranza di donne.Se guardiamo al mondo dello Sportpoi, vediamo un'altra gigantescadisparità di trattamento, alle donne,anche a campionesse dello sportdel livello di Federica Pellegrini,non viene riconosciuto lo status disportiva-professionista. Restasempre nel limbo del dilettantismocon tutto quello che comporta dalpunto di vista dei riconoscimentieconomici e non solo. Certo chepoi si rifanno con lesponsorizzazioni etc.Il calcio femminile? Non è una cosaseria… figuriamoci la pallanuoto.Se l'emancipazione femminile c'èstata, come una lunga rivoluzioneche è avanzata dall'Ottocento e haattraversato il Novecento, gliuomini e le istituzioni sono rimastiindietro.Si nota nelle grandi difficoltà direlazione come nelle mancaterisposte alle esigenze familiariquando una donna lavora.Poi ci sono le donne di successo,quelle che sembrano inossidabili,quelle, insomma, che hannointeriorizzato il modello delPensiero Unico insieme al modellouniversale maschile. Certo, così,sembra tutto 'normale' e facile.In realtà nel mondo del lavoro, ilPotere diventa la dimensione chegenera i conflitti più duri, in cui

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in Statodi depressione

o di rabbia repressa?

. Lettera: Ci fanno lavorare troppo emale, ecco perchè apatia e depressionesono in aumento, ma non c’indigniamo. Preveniamo apatia e depressione. Con lavoro stressante e poco turn oversi produce depressi. La malasalute aziendale. Sportello per le lavoratrici della sanità

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Un segnalepositivoSentenza a favore dei precaridel pubblico impiego, inparticolare della sanità: il 15marzo scorso le Sezioni Unitedella Corte di Cassazionehanno stabilito che le AziendeOspedaliere non possono piùricorrere al continuo rinnovodei contratti a tempodeterminato senza assumerepersonale tramite concorso.Se lo fanno, devono risarcireil danno cagionato ai propridipendenti per averli costrettiad una condizione diprecarietà.La Corte di Cassazione hannocondannato il comportamentodi una Azienda Ospedaliera,scrivendo nella sentenza: "Illavoratore, che abbia reso unaprestazione lavorativa atermine in una situazione diipotizzata illegittimità dellaclausola di apposizione deltermine al contratto di lavoro o,più in generale, di abuso delricorso a tale fattispeciecontrattuale, subisce gli effettipregiudizievoli che, comedanno patrimoniale, possonovariamente configurarsi".Inoltre, è stato che il danno peril dipendente pubblico è altrorispetto a quello subito dallavoratore privato."nel regime del lavoropubblico contrattualizzato incaso di abuso del ricorso alcontratto di lavoro a tempodeterminato da parte di unapubblica amministrazione ildipendente, che abbia subito laillegittima precarizzazione delrapporto di impiego, ha dirittoal risarcimento del danno conesonero dall'onere probatorionella misura e nei limiti di cuialla l. 4 novembre 2010, n.183".Ora tutti i lavoratori precaridella sanità possono avanzareanaloga richiesta risarcitoria, eottenere fino a 50mila euro diindennizzo ciascuno e lastabilizzazione della propriaposizione lavorativa.

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Da noi, con l'unificazione della ASL RM/B e della ASLRM/C, il peggioramento delle condizioni di lavoro e divita del personale ( aumento dell'orario notturno;azzeramento di fatto dei passaggi di fascia economici pre-visti; continui e improvvisi spostamenti di personale neiservizi; personale ausiliario e oss, mancato rispetto delleore contrattuali e delle norme igienico-sanitarie; )è diret-tamente proporzionale ai tagli delle prestazioni ai citta-dini, con chiusura di reparti (ad esempio laNeurochirurgia e la CH Plastica all'Ospedale Pertini nel2015) e la prevista chiusura di servizio come la radiolo-gia di via Cartagine.Vergognosa e strafottente la volontà di operare tagli perprodurre finto risparmio trattattandoci come merce sullaquale risparmiare, mentre non risparmiano sui propri pri-vilegi e sui veri sprechi come gli inutili e inefficaci appal-ti. Quando non finti, come denunciato dal sindacato USB.Pensiamo sempre più sconfortati che abbiano messo acapo delle aziende gente incompetente, mentre credo chequeste persone siano del tutto competenti a eseguire unprogramma che non obbliga a costruire ma a distruggerela funzionalità di un sistema comunque funzionante datala cultura pubblica e l'alta professionalità dei propri ope-ratori sanitari in particolare.Lo dico da operatrice e da cittadina utente del serviziosanitario pubblico.Non sono capace di dare un quadro

generale e dettagliato delle singoleasl e ospedali di Roma, e tentomenodel Lazio, ma a mia convinzione,confermata dall'attuale momento diapatia generale è che se non c'è in-formazione e relazione sul quotidia-no tra produttori di salute (gli ope-ratori) e fruitori (gli utenti) non c'ècapacità di risposta collettiva quan-do ce ne bisogno.E di questa risposta che oggi c'è undrammatico e vitale bisogno. Qualealtra risposta possiamo dare a que-sto programma di tagli al servizio sa-

nitario pubblico.Quanto ci viene presentato e imposto è un vero e proprioprogramma per indurre con coercizione la popolazionedei territori a preferire le strutture private, e nel caso nonne esistono in un numero adeguato a chiederne, a furor dipopolo, la costruzione data l'inadeguatezza a cui è stataportata la struttura pubblica esistente.E' quanto consegue alla riduzione dei posti nelle struttu-re per anziani con costi proibitivi per le famiglie e un chiaroinvito, che presto diventerà un obbligo, al ricorso alle as-sicurazioni.E' quanto consegue all'accorpamento dei repartiospedalieri con pesanti ricadute sull'organizzazione dellavoro, senza la quale c'è anarchia para assistenziale ediscrezionalità curativa con relativo deperimento dellaqualità e dell'efficacia nel lavoro per gli altri.Il lavoro di ogni giorno degli operatori sanitari, oggi èfagocitato da fattori esterni che demotivano e stressanocon il pericolo di un crescente stato di depressione profes-sionale propedeutico all'individualismo e almenefreghismo su cosa e come si fa.Questi fattori esterni al proprio ruolo di cura e assistenza

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LETTERACi fanno lavoraretroppo e male, eccoperchè apatia edepressione sonoin aumento, manon c’indigniamoSpinta da tanti articoli di natura introspettiva che datempo leggo volentieri sulla rivista, vorrei proporre il miopunto di vista sulla crisi della soggettività delle profes-sioni di cura. Il mio punto di osservazione, quello roma-no, non certo dissimile da tanti altri, anzi credo che ilvissuto nel nostro lavoro ci accomuni permettendoci diparlare di noi stessi senza pèrsonalismi sapendo di rac-contare, più o meno, il vissuto ditantissimi altri e altre.Certamente sappiamo tutti che lecose vanno sempre peggio, un paesesempre più in mano a maneggioni digoverno, trafficanti di diritti, corrot-ti e corruttori in ogni ambito dentroil quale è possibile delinquere, esiamo milioni che tiriamo avantisenza però averne le capacità di direbasta.Ma basta a cosa? Siamo in realitydentro il quale sempre più persone,e non solo quelli che unostipnediuccio ce l’anno ma che quelli che vanno amangiare alla mensa dei poveri, che nel loro animo sonoammiratori delle delinquenze dei potenti. Abbiamo unaintera generazione, di giovani e non più giovanianagraficamente ma adolescenziali per condizione disbocchi di studio e lavorativi che si ritrovano oltre i 30anni a vagheggiare di futuro, sempre più depressi e semprepiù sudditi culturalmente.E il nostro 8 marzo pare solo una presa in giro!Un'intera generazione di oggetti viventi ma destinati aforme di patologie nevrotiche e quindi prossimi utenti dellestrutture sanitarie e di studi di psicanalisi.Non siamo diversi anche noi che lavoriamo dentro i luo-ghi di cura e siamo testimoni di una deriva sociale, conpesanti ricadute sulle condizioni di vita, che è talmenteveloce che non riusciamo più a leggere compiutamente.Non ci riesce chi ci tenta mentre il resto si arrabatta alavorare il meno peggio possibile per tentare di soddisfa-re le prime esigenze di salute e i bisogni di prevenzione,cura e riabilitazione.A Roma, nel Lazio e credo come nel resto d’Italia, siamodi fronte ad una totale assenza di gestione del sistemasanitario, mancano programmazione e obbiettivi e il tut-to si riduce a un elenco di tagli.

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vanno dall'espropriazione della professionalità, alla di-scriminazione derivante da meccanismi clientelari qualisono alcuni istituti stipendiali per nulla riferiti al meritoe alle competenze.Vanno dal dover fare pratiche burocratiche che portanovia ore, al non trovare riferimenti organizzativi chiari eresponsabili.Questi aspetti, come tanti altri, forse non interessano icittadini ma sono determinanti nell'inficiare la qualità dellavoro e l'aspetto relazionale col paziente, piuttosto checol familiare.Cito questi aspetti per far cogliere l'insieme del disagioattuale, sul quale i privatizzatori puntano per avere con-senso qualunquista.Non entro nel merito dell'inadeguatezza dei sindacati. ina-deguatezza che amplifica a dismisura i disagi prima ac-cennati e portano gli operatori ad uno stato di confusio-ne e assuefazione allo stato di cose presenti che spessoaffrontano in forme individuale, creando sempre più con-flitti nelle loro comunità di lavoro e con pazienti efamigliari.Capite quale indignazione viviamo quando sentiamo af-fermare che le liste d'attesa sono imputabili alla rigiditàdei contratti pubblici e quindi risulterebbe impossibilesoddisfare la domanda.Mentono perché le liste d'attesa non sono determinatedagli orari di sportello ma dalla chiusura di servizi e dalbasso numero di operatori sanitari.Dal punto di vista degli operatori e dei cittadini l'unicastrada, a mio parere, è la costruzione di comitati territo-riali, di paese e di quartiere, per imporre alle gestioniaziendali un rapporto alla pari, in un sistema che voglio-no aziendalista i cittadini sono degli azionisti, figurativie senza potere d’intervento ma, giustamente vogliono ri-sultati di salute perchp pagano profumatamente risultatidi salute che vengono sempre meno.

Matilde, Asl Roma B/C8 marzo 2016

Matilde, dalla tua lettera deduciamo che ci leggi daanni perchè sono evidenti spunti di analisi più volte pro-posti da Lavoro e Salute.Vero quello che dici, uno dei temi sempre più presentisulla rivista è quello di analisi introspettiva di chi lavoraper la salute - ma non solo - e del conseguente approccioalle problematiche che affliggono il nostro operareprofessionale che, non dimentichiamolo, cammina inparallelo con il nostro essere soggetti sociali come tutti,anche quelli che afferiscono al nostro lavoro di cura.Quindi tentiamo di proporre osservazione diretta ed analisidell’interiorità rappresentata da emozioni, sofferenze,sentimenti, desideri di chi cura.Comunque, da sempre abbiamo scelto d'impegnarci nelsuperare le contraddizioni indotte dal gerarchico sistemarelazionale con il malato e i familiari (sempre più presen-ti anche per sopperire, di fatto, ai buchi d'organico conse-guenti alle politiche sempre più forti di mancato turn-over e di precarizzazione). Per tentare di farcela dobbia-mo avere criteri di lettura dello stato emozionale dellesoggettività forti, o presunte tali, come di quelle fragili, oche hanno una maschera di fragilità. Per farlo senza pre-sunzione alcuna dobbiamo guardarci dentro, professio-nalmente e come soggetti sociali per prevenire apatia edepressione che crepano, anche, le nostre capacità di aiuto.L'intento è creare interesse ad approfondire i temi attualiper riaffermare che non c'è nulla di impossibile dacambiare, né tantomeno di ineluttabile. Siamo tutticoinvolti perché questa gestione politica della crisicolpisce, nel reddito e nella salute ,sempre più le fasce diuna popolazione meno abbiente che si amplierannosempre di più.Dobbiamo coniugare le nostre capacità tecniche con unnuovo impegno politico e sociale, una ferma pressioneper condividere un nuovo coraggio nelle scelte e produrrerisoluzioni di problemi soprattutto a favore delle fascedeboli e dobbiamo provvedere a mantenere un necessariorealismo assieme alle nostre convinzioni politiche esociali.Questa è la realtà, ma questo sembra di difficile com-prensione e di difficilissima comunicazione.L'attuale governance è tesa a consentire la più vastapenetrazione dell'impianto di controllo e di gestioneprivato o assimilabile per gestire, di fatto, il fondo sanitarionel suo insieme. Una azione palese è quella di averecostituito un potere gestionale-dirigenziale avulso dalcontrollo democratico e per molti versi da quello politico,sovrapponendo e distanziando la gestione cosiddettastrategica a quella operativa. Nella pratica si è sradicatala professionalità, penalizzando la sua azione e affian-candogli nel tempo, per poi sostituirlo, personale acontratto privato, di consulenza. Questo comporta subitodue risultati: si scolla la dirigenza e l'operatore singolodalla medesima istituzione e automaticamente li si incolpadi non essere capaci a partecipare alla stessa.

Redazione

LETTERACi fanno lavorare troppo e maleCONTINUA DA PAG. 22

Preveniamoapatia e

depressione

Perchèi potenti

delinquonoCon questo libro si cerca

di gettare uno sguardocoraggioso sulla natura del

potere, affiancando adun'analisi della criminolo-gia e della sociologia unavasta serie di altri saperi;

dalle scienze politiche allaletteratura, dall'economiaalla filosofia, prendendo

spunto anche da pensatorie scrittori del passato.Contesta le analisi più

consolidate della sociolo-gia e della criminologia.

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lumicino: la psichiatria è troppo poco considerata.La morte di Franco Mastrogiovanni - e non solo essa -ci ha riportato al tema dei Trattamenti SanitariObbligatori. Che sta succedendo?In questi anni c'è stato un tentativo di prolungare i tempidi decorrenza dei TSO in una logica tutta securitaria.Fortunatamente finora è stato sventato. Il TSO è un istitutoprevisto dalla legge Basaglia, ha ragione d'esserci, ma indiversi casi si potrebbe evitare. Si potrebbe evitare se sifacesse un po'più ricorso all'Accertamento SanitarioObbligatorio (ASO). L'ASO è un procedimento sanitariomeno invasivo del TSO, impone solo accertamento e visitaa domicilio, non impone il ricovero coatto e talvolta -trovando il soggetto più collaborativo e disponibile - puòevitare il TSO. In alcune regioni, le linee guida perl'applicazione dell'ASO fanno sì che questo venga presotroppo poco in considerazione.A che punto siamo con l'obiettivo di chiudere gliOspedali Psichiatrici Giudiziari?Fortunatamente la legge Marino, dopo troppi anni diritardo e dopo alcune proroghe, ha messo mano agli OPG

chiudendoli. Il problema è chein alcuni casi alla chiusuradegli OPG non è coincisa unatempestiva progettualità suicosiddetti Rems (Residenze perl'emissione delle misure disicurezza) e tutt'ora molti sonoRems sono provvisori. Perfortuna parte dei "reclusi"sono stati rimessi in libertà, inVeneto addirittura la metàdalla chiusura di Castiglionedelle Stiviere. Ed al momentoin un anno non ci sono statiproblemi o fatti di cronaca.Questo dato dovrebberassicurare sulla nonpericolosità dei Rems anchetutti quei comuni che li

ospitano e che hanno fatto le barricate per non averli.Nel 2014 la spesa del Sistema Sanitario Nazionale perantidepressivi ha raggiunto i 465milioni di euro, inaumento del 30% in otto anni. Ci sono troppi depressioppure si prescrivono farmaci troppo facilmente?Io credo la prima. E'decisamente aumentato il numero deidepressi, e questo è frutto della crisi da sovraproduzionecapitalista, anche se non è da sottovalutare che è statariscontrata depressione in un importante numero di donneanziane, forse anche perché in passato c'è sempre statauna sorta di sottovalutazione della patologia depressiva.L'OMS ha stimato che nel 2020 la depressione diventeràuna delle prime due cause di assenza da lavoro. Io noncredo quindi ci sia una sovraprescrizione di antidepressivi.Sì, forse si potrebbe far meglio, ma se qualcuno pensa chenumeri così grandi siano dati da attività di lobbying dellemultinazionali del farmaco sugli psichiatri, è smentito dalfatto che la stragrande maggioranza dei farmaci habrevetto scaduto e quindi costi molto più accessibili.

Enrico Baldin

19/2/2015 popoffquotidiano.it

'L’Oms prevede che nel 2020 ladepressione sarà la prima causa di assenzadal lavoro. La crisi fa impennare la spesasanitaria per i farmaci e moltiplica i taglialla psichiatria. Intervista allo psichiatraGiordano Padovan

Con lavoro stressantee poco turn oversi produce depressi"Personale stressato e poco turn over favoriscono fattigravi come questo". Dà questa lettura Giordano Padovansui fatti accaduti in provincia di Cagliari qualche giorno fa,quando le forze dell'ordine hanno arrestato una dozzina trainfermieri, operatori sociosanitari e i responsabili dellastruttura privata che ospitava anche malati psichiatrici. Agliindagati sono state notificateaccuse piuttosto gravi comequelle per percosse,maltrattamenti, lesioni persona-li, omissione di referto.Giordano Padovan è un giova-ne psichiatra 36enne che hastudiato ad Oxford, ha all'attivoalcune pubblicazioni e halavorato sia in carcere che inospedale. Sullo stato dellapsichiatria in Italia, Padovan hale idee ben chiare, e quantoaccaduto a Cagliari qualchegiorno fa pare non stupirlotroppo.Padovan, allarma il fatto chequesti accadimenti non paiononeanche troppo isolati. Come può succedere tuttoquesto?Non so nella specifica fattispecie come siano andate lecose, ma sono certo che fatti gravi come questo è moltopiù probabile accadano in presenza di personale stressatoed in difficoltà. Questi sono contesti a forte impattoemotivo, lo stress lavorativo degli operatori è alto e vagestito. Purtroppo il personale è poco, non riesce a fare iriposi, e si stressa più facilmente. E col poco tempo adisposizione verrà a mancare la possibilità di un efficaceconfronto in gruppo tra i diversi operatori, chepermetterebbe di individuare le difficoltà soggettive eprevenire burnout. Fatti come questi vanno prevenuti così,col lavoro di gruppo, evitando lo stress del personale.E' così grave la carenza di personale?Sì. Non solo perché il personale è carente, ma anche perchémale utilizzato. Non sono pochi solo infermieri e psichiatri.Ancor più grave è la carenza di personale amministrativo,di psicologi ed educatori. In questo modo finisce che gliinfermieri si improvvisano educatori e gli psichiatri sonocostretti a sopperire al lavoro degli psicologi.Non parliamo poi delle risorse economiche sempre al

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LA MALASALUTEAZIENDALEA qualcuno, di quelli deputatiper compito istutizionale o perdelega di rappresentanza, interessaancora lo stato psicofisico di chilavora in relazione con tutti gliaspetti di vita della popolazione?Domanda retorica la nostra?Forse, comunque non ci pare chel’associazione con problemi epatologie psicofisiche sulleconseguenze dei fattori di rischiocome l’insicurezza lavorativa, gliorari di lavoro troppo lunghi, il la-voro a turni, gli elevati ritmi lavo-rativi e le problematicheconseguenti sulla vita relazionalecon la famiglia, siano presenti neipensieri e nelle azioni dei manageraziendali e dei sindacati.Non ci sono statistiche negli ultimianni, quindi nessuna provaconcreta su quale peso può averel’organizzazione aziendalistica sullavoratore in termini di malattie,infortuni, e sulla qualità della vitain famiglia, nonchè sulla qualità delservizio prestato e su come questipesi incidano, sulla popolazione intermini di malattie e stati di salutecomplessivi. Forse produrrestatistiche di questo generecreperebbe i luoghi comuni, creatiin questi ultimi vent’anni, sullabontà di questa orgranizazionemutuata dal privato.La gestione di un servizio pubblicoha, comunque, il dovere di vigilaresullo stato di benessere dei suoidipendenti, anche perchè -dandoun pur minimo credito a questo tipodi organizzazione nel lavoropubblico- la condizione di stressproduce crepe di funzionamentonell’efficacia dell’intera organiz-zazione del lavoro con ricadutenegative nel servizio ai cittadiniMentre, a quanto ci risulta dalnostro impegno d’inchiestagiornalistica, i meccanismigerarchici aziendali propongonocomportamenti vessatori cheallontanano il senso diappartenenza a una comunità diproduttori del bene pubbico.Pensiamo che l’unica attenzioneposta a queste problematiche sia

internazionale abbiano dimostratola diretta associazione delleproblematiche di disagiolavoratorivo con disturbi mentaliansia e depressione.Quindi, la salute dei lavoratori èdata dagli spazi interrelazionali coni propri simili sul luogo di lavoro edalla flessibilità dei gradi diresponsabilità presenti inun’azienda e dalla loro capacitàinterattiva di stabilire realzionipropositive e non impositive datedal potere di comando. Altrimentisarà di affo obbligatorio assumerecentinaia di psicologi epsicoterapeuti che affianchino glipsichiatri interni che si vedrannoaumentare i pazienti.E intanto lL’Oms prevede che nel2020 la depressione sarà la primacausa di assenza dal lavoro.

Redazione

FATTORI DIRISCHIO:

CONFLITTICASA-LAVORO,ORARI E RITMI

LAVORATIVI“Nonostante lo stress lavoro-correlato sia considerato uno deipiù rilevanti problemi per la salute occupazionale dalleprincipali agenzie nazionali e internazionali di igiene e sicurezzasul lavoro, solo una minima parte dei disturbi psichici causatidal lavoro vengono denunciati e riconosciuti come malattieprofessionali in Italia”.A sottolineare questa carenza nella denuncia e riconoscimentodei disturbi psichici lavoro correlati e, più in generale, apresentare alcuni fattori di rischio lavorativi sottovalutati , èun intervento di Angelo d’Errico (Servizio Sovrazonale diEpidemiologia, ASL TO3) al seminario “Le patologieprofessionali e miglioramento delle notizie sullo stato di salutedei lavoratori: l’occasione dei Piani regionali di prevenzione2015-2018” che si è tenuto il 18 settembre 2015 a Milano.Nell’intervento “Fattori di rischio occupazionali emergenti esalute”, Angelo d’Errico si sofferma su vari fattori di rischiocome l’insicurezza lavorativa, gli orari di lavoro, gli elevatiritmi lavorativi e le difficoltà nella conciliazione casa-lavororiportando utili indicazioni sull’associazione con problemi epatologie psicofisiche.Tiziano Menduto www.puntosicuro.it

Il documento “Fattori di rischio occupazionali emergenti esalute” a cura di Angelo d’Errico è scaricabile all’indirizzo:w ww. punt os i c uro . inf o/ docume nt i /doc ume nt i /151217_fattori_rischio_emergenti.pdf

quella della soddisfazionemanageriale nella verifica dinessuna reazione conflittuale e malche vada ci si adopera peraquietare proteste individuali.Confortati, e supportati, dal fattoche solo una minima parte dei di-sturbi psichici causati dal lavorovengono denunciati e riconosciuticome malattie professionali inItalia, nonostantelo stress lavoro-correlato siaconsiderato uno dei più rilevantiproblemi per la salute occupazio-nale dalle principali agenzie nazio-nali e internazionali di igiene e si-curezza sul lavoro. E nonostantestudi scientifici riconosciuti a livelli

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SPORTELLO PERLE LAVORATRICIDELLA SANITA'LAVORATRICI, RIBELLIAMOCI INSIEME!

Contro il supersfruttamento nelle corsie,negli am-bulatori, nei CUP, negli uffici; contro l'attacco allasalute e sicurezza sul lavoro, gli infortuni, il mobbing,i ricatti, le discriminazioni,le umiliazioni, ildemansionamento, lo stress lavoro-correlato; con-tro il blocco dei contratti, degli stipendi, delle carrie-re, l'allungamento dell'età pensionabile, il precariatoecc. .Per rompere il silenzio e denunciarePer sentirci più forti insieme e lottareLa scellerata politica dei tagli anche alla sanità pub-blica, operata dal governo antipopolare di Renzi, siabbatte pure sui dipendenti e soprattutto sulle lavo-ratrici del comparto sanità. Infatti sono principal-mente loro, a cominciare da quelle addette all'assi-stenza (infermiere, OSS., OTA, ausiliarie, portanti-ne, puliziere ecc.), che vedono accrescere giornodopo giorno il proprio sfruttamento, gli infortuni,lediscriminazioni, le vessazioni, lo stress, con graviconseguenza per il proprio stato di salute.Dai dati INAIL e ANMIL del 2015, emerge che lemalattie professionali sono in forte crescita e chesolo nel 2013 vi sono stati 43.000 infortuni nella sa-nità, di cui il 73% riguarda la componente femmini-le. La maggior parte degli infortuni sul lavoro - af-ferma l'ANMIL- si verifica nelle strutture ospedalieree nelle Case di cura, dove ogni anno 10 mila infer-miere, che sono quelle più colpite, insieme alle OSS,contraggono malattie muscolo scheletriche eosteoarticolari, dovute agli sforzi fisici, oltreché ladepressione ansiosa.

Da Palermo riceviamo la segnalazione di una iniziativasindacale da condividere ovunque per combattere il disagiolavorativo nelle strutture sanitarie. Quando si parla di unasempre maggiore fetta di popolazione depressa con una visio-ne sociologica generica spesso ci si dimentica del mondo dellavoro. E’ questo il pericolo delle indagini come quella Istat"Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari", condottatra il 2012 e il 2013 e in cui si descrivono le patologie croni-che sono sempre più diffuse in Italia.Quando si parla di crisi che oltre ad aver svuotato le taschedegli italiani, ha minato anche il loro stato di salute mentale,la depressione rappresenta il malessere più diffuso, riguardaoltre 2,6 milione di persone - numeri ufficiali da leggere sem-pre per difetto - in prevalenza donne di qualsiasi età e i gio-vani, soprattutto quelli al di sotto dei 35 anni.Gli obiettivi di uno sportello come questo non è solo quello diascoltare, e consolare consigliando di sperare che la situazionecambi, ma è quello di organizzare lavoratrici la lotta sindacalecontro il peggioramento delle loro condizioni di lavoro e di vitanei luoghi di lavoro. Redazione

E' L'ORA DI DIRE BASTA A TUTTO CIO'!Lo scopo dello "SPORTELLO APERTO" è quellodi raccogliere le denunce delle lavoratrici della sani-tà (policlinico,ospedali,Asl, cliniche private), di ruo-lo e precarie, e di organizzarle nella lotta contro ilpeggioramento delle condizioni di lavoro e di vita.Per i diritti, la salute e la dignità professionale eumana! Lo Sportello si avvale anche del supportolegale e medico.La sede è aperta ogni giovedì dalle 17.00 alle 18.30Organizzato dalle lavoratrici dello SLAI COBAS s.c.- Policlinico sede Via G. Del Duca n. 4 - Palermo -tel. 3480014671

notizie, inchieste,conflitti, lotte in tempo reale

digitawww.controlacrisi.org

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anno 32° n° 2 marzo 2016 lavoroesalute 27

PODERE RIGOPESCIChi SiamoSono Carla e, insieme alla miafamiglia, vi offro ospitalità in unPodere ristrutturato in Vald'Orcia, precisamente aMonticchiello di Pienza, un an-tico borgo medioevale, erede ecustode della cultura contadinache ancora resiste in questomeraviglioso luogo.Dal nostro Bed&Breakfast po-trai ammirare un panoramamozzafiato, godere di un piace-vole silenzio o di un riposorigeneratore in camere moltoconfortevoli e ben arredate; nonavrai problemi di parcheggio epotrai raggiungere a piedi il cen-tro storico del paese.Dormire a Monticchiello saràun esperienza indimenticabile;in pochissimo tempo potrai ar-rivare a Pienza, fare un bagnotermale a Bagno Vignoni oppu-re andare a visitare le cantinevitivinicole sparse sul territorio.Siamo innamorati di questo pa-esaggio di straordinaria bellez-za, considerato PatrimonioMondiale dell'Unesco e cerche-remo in tutti i modi di trasmet-tervi tutto quello che potrà ren-dere il vostro soggiorno indi-menticabile.Vi consiglieremo cosa vedere,itinerari poco frequentati e digrande fascino paesaggistico, viracconteremo le storie degliuomini e delle donne che persecoli hanno percorso le stradee coltivato le terre dellaValdorcia ed infine vi indiche-remo le cucine che non trove-rete su nessuna guida.L'aspetto più bello del nostro la-voro è quello di incontrare per-sone interessanti, scambiaredue parole con i nostri ospiti,discutere e, magari, condivide-re insieme una bottiglia di vino

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Non è semplice farpartecipare i giovani aipercorsi di crescita.Ci si iscrivono principal-mente donne dai 38 anniin sù; sono loro le più mo-tivate a costruire se stes-se.Seguo tuttavia un grup-po di ragazzi e giovaniadulti.Convincerli a lavorare suse stessi è stato faticoso.Non è facile che adole-scenti, tardo adolescentie giovani adulti siano in-teressati a costruire risor-se per svincolarsi dal loroquotidiano:è l'unica cosa che hanno,il presente, l'oggi, l'ades-so.Si chiedono "cosa faccia-mo stasera?" o"domani"o "sabato".E l'oggi è già complicatocosì, senza soldi e conuna grande noia esistenziale den-tro.Li senti dire "in questa città nonc'è mai un c...o da fare" e ripetonogli stessi passi, i gesti, le parolecome per rassicurarsi che il quoti-diano sia prevedibile.Restano raccolti nel proprio grup-po omogeneo e un po' auto-referenziale, che provengano dalmuretto, dall'università, dal con-servatorio.Molti sono brillanti, geniali ma

apatia generazionaleI giovani nonsi ribellano?

DeborahCartapsicologa,psicoterapeuta,psicofisiologaclinica earteterapeuta

OCCHI DI CANE AZZURRO"Occhi di cane azzurro" il titolo di un insieme di racconti diGabriel Garcia Marquez in cui si mischiano sentimenti e sensa-zioni diverse, storie lontane e distorte ma comunque legate daun sottile filo di azioni e significati.... ed è il titolo della rubricapsicologica della rivista "Lavoro e salute". Perché questo titoloper una rubrica psicologica? Perché vogliamo osservare insie-me e con lo sguardo terso di un cane, empatico e profondo maingenuo ed esplorativo mentre ci accompagniamo a voi in unastrada di ricerca emotiva e psicosociale.

questo non impedisce che abbia-no la difficoltà di esplorare conte-sti altri: stanno tra loro, sceglien-dosi tra simili, cercando di non dif-ferire perchè vivono la fatica di uncontesto culturale incerto e unmondo molto diverso da quellodelle generazioni precedenti.Innocenti o colpevoli, arrabbiati ocandidi, carichi di nuove identità,semplici e sedotti dalla semplici-tà che li eccita per la sua realtàprimitiva e portatrice di stupore

diretto e immediato.Questo è lo stato del primitivo, del-l'ingenuo. E i giovani sono così,finchè resistono a questo quotidia-no deludente.

Si è creata una voraginetra la nostra esperienza ela loro.Essi non la stanno ripe-tendo, la vivono come senoi non fossimo mai esi-stiti.Sono anche molto arrab-biati con noi, come ogninuova generazione.Ci reputano responsabilidella mancanza di risorseeconomiche, del non averpreparato loro una strut-tura sociale che facilitas-se il reperimento delle ri-sorse tutte.È come se non gli avessi-mo lasciato nient'altro chegrandi piazze di terra bat-tuta e case diroccate, pro-prio a loro che sognanocastelli.Si, non si accontentereb-bero di niente di meno.Gli abbiamo consegnato,con la tv, il cinema e lapolitica da format, illusio-ni di consumi da re e regi-

ne, di possibilità irreali, per poi ab-bandonarli allo sconforto della de-lusione che i ragazzi vivono comeuna colpa perchè pensano che di-penda da loro la mancata realizza-zione del lieto fine.Perciò il miracolo diventa la lorounica possibilità di trovare scam-po e non investono. Il colpo di for-tuna arriva all'eletto che è chi èdegno.

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I giovani nonsi ribellano?CONTINUA DA PAG. 28

prendono forma, sintonizzarsi suipropri talenti e sul piacere di espri-mersi compiutamente. I giovanivengono derubati da questa pro-spettiva.Per le generazioni precedenti il fu-turo serviva ad alleggerire il pre-sente!I media hanno tolto anche questaillusione: sono annoveratili tra idiseredati di futuro, sono derubatidella prospettiva e costretti ad es-sere schiavi di un quì ed oraconsumistico e compulsivo.Un qui che nasce con l'adolescen-za ma che la politica rafforza viavia con il suo far scomparire la pro-posta e offrire solo il consumo incambio dell'ottundimento dellaconsapevolezza di avere diritto adesistere.Viene loro rubata l'aspirazione el'intento lasciandoli in un consu-mo masturbatorio di beni di scarsaqualità.L'assenza di futuro in quanto as-senza di un lavoro è un messaggioche gambizza la possibilità direinventarsi e rileggere l'oggi inmodo da trasformare gli equilibri.Per quanto sia vero che le graviproblematiche in tema di occupa-zione indeboliscano il nostro siste-ma sociale, è importante incorag-giare i nostri giovani a cercare edabitare futuri reali e possibili, dan-do vita, con la loro capacità direinventarsi e la loro freschezza, anuove prospettive di relazione af-fettiva, di convivenza sociale e disemplice benessere economico,dalle ceneri delle nostre battaglie:perse o vinte che siano sono pas-sate.

E ognuno e ognuna di loro è unpotenziale eletto.E ognuno pensa di meritarlo, il mi-racolo.La fama, il talento, un lavoro red-ditizio, il partner o la partner dellemeraviglie, una casa fantastica.E la vita diventa un alternarsi tral'essere schiavi del fantasticare e ilconfrontarsi con la mediocrità delquotidiano e la sensazione di esse-re inadeguati o non degni di rice-vere quell'agognato accadimentospettante per il solo fatto di esserenati senza richiederlo.Sono stati delusi dai genitori, daimiti di questi ultimi, dalle promes-se della nascita.Vivono nell'oggi e per negare ilvuoto esistenziale dato dall'assen-za di quello spazio temporale di re-alizzazione di sè, consumano nel-l'immediato ogni spinta pulsionale.Bere male, mangiare male, tanto.Non c'è più il tempo di pensare unospazio mentale che favorisca lostare in sè, nell'ascolto delle pro-prie esigenze, nel dar prospettivaai sogni.La relazione intima, affettiva, ses-suale viene divorata, consumatasenza assaporarla, senza uno sguar-do, senza perdersi nell'ascolto di

sè e dell'altro ma al contempo conuna continua ricerca di stupore, neipropri occhi o in quelli dell'altro.C'è l'esigenza di essere visti, rico-nosciuti come unici, preziosi, pre-feriti e perciò premiati dalla vita.E i giovani si dividono tra chi cre-de nel miracolo di un amore-og-getto trasformativo che riempieogni vuoto e restituisce quel vis-suto di essere degni di risorse e co-loro che non ci credono e conti-nuano a consumare compulsiva-mente organi genitali e fantasiesessuali standardizzate seguendo lemode anche a letto.Tutto ciò accade perchè il nostrocontesto storico culturaleconsumistico è un esperto nel ru-bare lo spazio del pensiero: ogniindividuo necessita di poter pen-sare se stesso nella propria realiz-zazione, sognare parti di sè che

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La Cgil ha avviato una consultazione degli iscrittiper una “Carta universale dei diritti del lavoro” cheandrebbe a sostituire lo Statuto dei Lavoratori.Una quindicina di anni fa i giusvaloristi e i governi diquei periodi, avevano già operato precarizzando illavoro, diminuendo gli spazi di agibilità sindacale e ildiritto di sciopero, con il silenzio-assenso di Cgil-Cisl-Uil. Ulteriore conferma di questa svolta sta nel bloccodei contratti e nei salari in continua perdita, alcontrario dei profitti che sono aumentati a dismisuracon la favola della crisi.La carta della Cgil non introduce alcuna novità disperanza: non parla di stabilizzazione dei precari, diallargamento delle tutele per i milioni di uomini e donneancora esclusi da quel minimo di garanzie e obbligatiad accettare lavoro ai confini della schiavitù, diriduzione dell’orario di lavoro, di introduzione di requi-siti pre-Fornero per andare in pensione secondo levecchie regole e senza decurtazione salariale di sorta.In Italia abbiamo 3,5 milioni di disoccupati e l'offerta dilavoro, o meglio chiamarla elemosina, si basa suivoucher pagati a 7 euro l'ora e senza contributi.Abbiamo 5,5 milioni e mezzo di lavoratoriautonomi,sono sempre più numerose le persone vicinealla soglia di povertà e anche i giovani sono i giovanicostretti ad emigrare per un lavoro stabile. Su tutto ciòla Carta della Cgil pare soprassedere .Ammesso e non concesso che tale proposta possa trovareascolto in Parlamento, una legge di iniziativa popolaresi troverebbe schiacciata dalla maggioranza delle largeintese - ovvero dei grandi affari privati e pubblici - comequella che ha sostenuto i decreti “rovinaItalia”, quellidella Legge Madia il famigerato il Jobs Act.Temiamo che la proposta non si ponga obiettivi di mi-glioramento delle condizioni di vita e di lavoro ancheperchè non abbiamo letto nessuna affermazione a difesadell'articolo 18 e del suo ripristino integrale senza larevisione della Fornero. Infine, non una parola sull'al-largamento dello stesso articolo nelle aziende con menodi 15 dipendenti.Certo, ci sono anche positivi contenuti normativi, inparticolare per quanto riguarda la reintroduzione di duegaranzie fondamentali abolite dal Governo Renzi:a) causalità dei contratti a termine e precari, stipulabilisolo per esigenze lavorative specifiche ed effettivamentetemporanee, a pena di trasformazione in rapporto atempo indeterminato;b) Stabilità reale del posto di lavoro in caso di licenzia-menti ingiustificati.Abbbiamo però riscontrato solo questi due aspetti dacondividere.E allora a cosa serve questa Carta? Forse è megliodell’immobilismo totale di questi anni recenti ma conquesta proposta si rischia di cancellare ogni traccia delruolo conflittuale del sindacato. Cioè la ragione stessadella sua esistenza.

Redazione Lavoro e Salute

Sul nuovo Statuto deilavoratori della CgilSenza lotte non c’èCarta che tenga!PRIMAVERADI CARTAA cura di Luca ScacchiArea programmatica della CGILIL SINDACATO E’ UN’ALTRA COSA

Siamo circa a metà del percorso della Cgil di con-sultazione straordinaria degli iscritti e delle iscrittesulla proposta di legge di iniziativa popolare per laCarta dei diritti universali del lavoro. Il bilancio comeavevamo purtroppo pronosticato non è positivo. Leassemblee nei luoghi di lavoro sono poco partecipate,serpeggia un generale disincanto e, ahi noi, tantarassegnazione. Colpa dei lavoratori? Noi crediamodi no. Questa proposta non parla al cuore di quelliche la Cgil ambisce a rappresentare. Non parla aquella parte del lavoro stabile che ogni giorno vedela propria condizione peggiorare anche “grazie” allacontrattazione sindacale. Né tanto meno parla allaparte crescente di lavoratori esclusi dalle tutele dellavoro subordinato e per i quali non si rivendicaneanche più la stabilizzazione. Non parla direintroduzione dell’art.18 contro i licenziamenti, diriconquista delle pensioni da lavoro pre Fornero.Insomma non parla alla condizione di chi sta pagandoun prezzo altissimo all’austerità politica, economicae sociale.La verità è che senza la definizione di una nuovastrategia sindacale costruita sui bisogni sociali e unanuova e diffusa vertenzialità dentro e fuori i luoghidi lavoro non si riuscirà a riconquistare nessun nuovoo vecchio diritto, tanto più affidando al buon cuoredel Parlamento ogni speranza. Per queste ragioni laproposta di legge della Cgil è inutile e persinodannosa.

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nota sullaCarta della CGIL

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PRIMAVERA DI CARTACONTINUA A PAG. 30

Secondo. Questa Carta si colloca in un particolaremomento politico. Renzi sta cambiando i rapporti diforza tra le classi nel nostro paese. Vuole rilanciarela competitività di un capitale logorato da unalunghissima depressione (dal 2007, una riduzionedel 10% del PIL e del 25% della capacità produttiva).Per questo ha bisogno di ricostruire margini di profittocomprimendo i salari, assoluti e relativi. Per questoil governo ha offerto al padronato il controllodell’organizzazione del lavoro (Job Act:licenziamenti, demansionamenti, sorveglianza adistanza) e si propone domani di rendere più variabileil salario, sulla base delle particolari condizioni diogni diversa impresa (riforma della contrattazione).Il gruppo dirigente della CGIL, sostenuto anche daquello della FIOM, ha deciso di evitare ogni conflittodecisivo con il governo, ritirandosi dalle piazze loscorso inverno. Sperando che il tempo logori Renzi,ha abbandonato lo scontro.Nel contempo, con CISL e UIL, ha proposto alpadronato un Grande Accordo per gestire la crisi:nei contratti di secondo livello, si assume pienamentegli obbiettivi padronali (competitività,produttività, efficienza, welfare contrattuale,cogestione dei licenziamenti e della formazione aduso aziendale); nei CCNL si mantiene la possibilitàdi un minimo aumento salariale (una volta ogniquattro anni). Lo scambio è stato rifiutato dalpadronato, che ha però assunto tutte le concessionidei sindacati (vedi CCNL chimici e alimentari).Ci si rivolge allo stesso Parlamento cheha approvato il Jobs act.La CGIL, in questo quadro, si propone allora diintervenire con una Legge di iniziativa popolare. Cioèrivolgendosi allo stesso Parlamento che ha approvatoil Job Act, senza accompagnare questa iniziativa conuna mobilitazione straordinaria di resistenza ericonquista. Avanza cioè una semplice dichiarazionedi principio, senza nessuna strategia concreta di lotta.Questa dichiarazione di principio, per forma edimensione poco comprensibile, è per giunta moltodiscutibile nel merito di diversi punti. Di seguito,vediamone i principali.L’ANALISI COMPLETA SULLA CARTACGIL SU www.sindacatounaltracosa.org

La Cgil evita il conflitto e abbandonale piazze!In questi mesi la CGIL ha elaborato la Carta dei DirittiUniversali del Lavoro, un Nuovo Statuto che intendepresentare nei prossimi mesi come Legge di iniziativapopolare. Prima di entrare nel merito della lungaproposta (97 articoli per 68 pagine), sottolineiamoqui due significativi limiti di questa offensiva diprimavera.Primo. Questa campagna rilancia un senso comunediffuso sul lavoro precario e indipendente. Un sensocomune che è stato politicamente costruito in questianni: è necessario un Nuovo Statuto delle lavoratricie dei lavoratori, valido per tutti i subordinati(dipendenti e autonomi), perché le forme di lavoroflessibile e sfruttato sono oramai pervasive.La difesa di tutti i lavoratori e le lavoratrici (senzadifferenze professionali, contrattuali o demografiche)è sempre stato un principio costitutivo del sindacatogenerale. Nel nostro paese, grazie all’influenza storicadelle correnti socialiste e sindacaliste rivoluzionarie,questa impostazione è stata fondativa per la CGIL.Anche noi riteniamo importante ribadirla oggi, in unadelle fasi di scomposizione della produzione e dellavoro che ciclicamente interessano il sistemacapitalista. Anche noi riteniamo prioritarioricomporre interessi, vertenze e lotte, di fronte adivisioni che mettono uno contro l’altro diversi settoridel lavoro (spesso tutti dipendenti, semplicementedi soggetti diversi o con forme contrattuali differenti).Una prevalenza del lavoro precario e indipendente,però, non esiste: su una forza lavoro complessiva di39 milioni di persone (all’ingrosso), su circa 25,5milioni di attivi, in Italia ci sono circa 3,5 milioni didisoccupati, quasi 17 milioni di dipendenti (14,8 atempo indeterminato; 2,1 a termine) e 5,5 milioni diindipendenti. La grande parte di questi ultimi, però,sono imprenditori individuali (con o senzacollaboratori familiari) e grandi professionisti.Difendere false partite IVA, giovani iper precari efalsi soci è certamente doveroso, tanto più per unsindacato generale come la CGIL. Ma questo noncancella il fatto che in Italia, la maggior parte dellavoro rimane subordinato e dipendente.

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Leggi bene...per non farti male

digita: https://db.tt/25N8OD2G oppure: web_vademecum_ospedali.pdf

Manuale d’usoper i lavoratorie le lavoratriciospedalieriVADEMECUMINCA CGIL.SALUTE ESICUREZZANEGLI OSPEDALI

Seguendo l'approccio dell'organizzazione mondia-le della sanità per salute si intende un benesserefisico, psichico e sociale. Un approccio da molticonsiderato radicale. Fermiamoci ai problemi chenon permettono a quella parte di umanitàimpegnata nel lavoro di vivere nella condizioneottimale di benessere.

La salute deilavoratori oggi,osservazioni sparseIn questo articolo i problemi sono solo evidenziati,ci vorrebbero degli studi più approfonditi che in-vece non vengono svolti; eppure, quando invecesono effettuati, sia pure in modo sporadico, indi-cano situazioni e contraddizioni interessanti. Il tuttoaspettando che il sistema informativo nazionale perla prevenzione - previsto da una legge del 2008 - cipermetta di integrare e correlare i dati sui lavora-tori dell'Inps con quelli dell'Inail e del ServizioSanitario Nazionale.Nel mondoTroviamo sul sito dell'Organizzazione Internaziona-le del Lavoro, l'Ilo: nel mondo, muore un lavoratoreogni 15 secondi a causa di un infortunio o di unamalattia che hanno origine nel lavoro. 6300 morti algiorno, più di 2,3 milioni di persone in un anno(www.ilo.org).Questi dati si ripetono di anno in anno e siamo ormaialla terza rilevazione dell'Ilo.Le speranze di vitaL'ulteriore notizia è che negli Stati Uniti le speranzedi vita degli operai di pelle bianca si sono ridotte, perla prima volta. Paul Krugman ne da una spiegazione:hanno origine nella disperazione derivante dalla con-dizione economica e sociale, e l'aumento dei morti è

influenzato dai suicidi, dall'alcolismo e dall'uso didroghe. (www.tomdispatch.com)Viene da dire: per fortuna che qui, in Italia, la situa-zione sia molto diversa, visto che aumentano di annoin anno l'età pensionabile in ragione degli studi sullesperanze di vita.Noi conosciamo l'esito di questi studi ma nonconosciamo i dati utilizzati per la sua elaborazione.Sicuramente l'Inps è una fonte ed i dati li ha ma nonsono accessibili neppure ai rappresentanti delsindacato nel Consiglio di Indirizzo e Vigilanza.Si è riusciti a carpire solo un dato: nel 2013 la vitamedia di un artigiano era di 74 anni, derivante dallamedia aritmetica dell'età degli artigiani che avevanocessato di percepire una pensione essendo interve-nuta la morte.Ognuno di noi potrebbe fare in confronto con lesperanze di vita calcolate per il trattamentopensionistico e quelle reali.L'Inps potrebbe dirci a che età smette di versare lapensione agli operai(e) o agli impiegati(e) con 20, 30o 40 anni di contribuzione per la morte delle personecoinvolte, lo sa perché fa parte della sua contabilitàma non rende pubblico il dato. Sappiamo quanto cam-peremo ma non sappiamo quanto campano ipensionati oggi.Le speranze di vita in buona saluteSappiamo che - mediamente - la vita attiva ed inbuona salute termina una decina di anni prima dellafine della propria esistenza. Esistono degli studi del-l'Organizzazione mondiale della Sanità per ogni pa-ese. Per le donne le inidoneità arrivano prima deimaschi, questione statisticamente nota ed assai pocostudiata.Per le lavoratrici ed i lavoratori una utilissima fontedi informazione deriva dall'obbligo dei medici com-petenti di comunicare i dati sulla sorveglianza sani-taria conseguente ai rischi cui sono sottoposte lepersone che lavorano. L'obbligo ha origine da unanorma del decreto legislativo del 2008, bloccata dal

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Per non dimenticarei propri diritti e doveri!

NEWSLETTERPER LA TUTELADELLA SALUTE

E DELLA SICUREZZADEI LAVORATORI

Consulenze gratuite sutematiche relative a salute

e sicurezza sui luoghi di lavoro.a cura di

Marco Spezia - [email protected]

La salute dei lavoratori oggi,osservazioni sparseCONTINUA DA PAG. 32

governo Berlusconi e riattivata nel febbraio 2012.Non è una norma ancora completamente applicata,ma il ministero della sanità assieme alle regioni hapubblicato un primo rapporto (www.workingclass.it)si possono leggere molti dati interessanti.Vorrei però sottolineare il problema dei problemi:l'elevato numero di lavoratori e di lavoratriciinidonei(e). Nel 2013:- Il 20% dei lavoratori maschi sottoposti a visitamedica hanno ricevuto un giudizio di inidoneità. Il6% per inidoneità temporanea ed il 13,6% per par-ziali inidoneità permanenti e lo 0,4% per inidoneitàtotale- Il 16,9% delle lavoratricicon il 5,7% di inidoneità tem-poranee, il 10,9% con inidonei-tà parziali ma permanenti ed il0,3 per inidoneità totale allosvolgimento della mansione.Sappiamo dai recenti datidell'Istat che l'occupazione èaumentata di poco e quel pocoè avvenuto per gli over 55.Il blocco del turn over dal 2008ed il prolungamento della vitalavorativa per effetto della leg-ge Fornero hanno contribuitoall'invecchiamento della forzalavoro occupata e questo hacontribuito alla maggiore inci-denza dei lavoratori inidonei.C'è però da chiedersi quantoinvece abbia contribuito a ridur-re il numero dei lavoratoriinidonei l'uso massiccio dellacassa integrazione guadagni cheha sottratto alla esposizione dai rischi professionalied alle relative visite mediche centinaia di migliaiadi lavoratori. L'esperienza ci dice che le "ridotte ca-pacità lavorative" vengono largamente utilizzatecome criterio di selezione del personale da porre incassa integrazione.E, per molti di loro, questa selezione è l'anticameradel licenziamento che, prima del secondo provvedi-mento di legge della signora Fornero, si chiamavamobilità ed ora non più.Citiamo il caso della Azimut di Avigliana.Le lavoratrici ed i lavoratori giudicati inidoneivenivano spostati nei lavori di magazzino posti alatere di ogni fase del ciclo di produzione, poi vennerotutti concentrati nel magazzino centrale, poi venneroposti in cassa integrazione con molti di mesi di cassaed alcune settimane di lavoro, quando lavoravano inmagazzino non era chiesto loro di operare con i

carrelli elevatori e per questa ragione non erano sog-getti alle visite mediche di controllo contro l'alcol ela tossicodipendenza, poi è arrivata la procedura diriduzione del personale per "ragioni economiche",quindi non impugnabile, dei lavoratori operanti inmagazzino non abilitati a condurre il carrelloelevatore.La salute quando si perde il lavoroGli studi internazionali sugli effetti sulla salute dellavoro precario sono moltissimi e, ovviamente, tuttistanno ad indicare uno stato di sofferenza psicologica.Incrociare i dati i dati dell'Inps e degli osservatoriregionali sul mercato del lavoro con i dati del servi-zio sanitario è possibile avendo in comune il codicefiscale della persona interessata.Facciamo due esempi.Il medico di base prescrive dei farmaci - classificatiufficialmente dal SSN come psicofarmaci - ad un

proprio paziente ed il pazienteè registrato all'Inps comelavoratore con un contrattoprecario o come lavoratore incassa integrazione o percettoredi una indennità a seguito dellaperdita non volontaria dellavoro.Sia per l'Inps che per il ServizioSanitario il singolo cittadino èregistrato con il codice fiscalepersonale, incrociando i dati sipuò conoscere se l'incidenzadell'uso di psicofarmaci è più omeno elevata della media dellapopolazione che lavora.Esperienza già compiutaquindici anni fa su oltre 2000lavoratori torinesi che compila-rono un questionario sullostress, indicando il loro codicefiscale ed autorizzando un entepubblico ad elaborare i dati.I lavoratori che facevanomaggiore ricorso a farmaci utili

a ridurre la fatica nervosa erano ancora gli operaiimpegnati al lavoro vincolato, di linea ma non solo.I disoccupati che percepiscono dall'Inps una inden-nità di mobilità (perché licenziati prima del 2012) odi disoccupazione possono essere soggetti a malattiepsicologiche o a infarto cardiaco e devono ricorrereal ricovero ospedaliero. Sempre con il codice fiscalesi possono incrociare i dati. Ricerca fatta, l'inciden-za dell'infarto cardiaco negli ultra cinquantenni contre anni di disoccupazione è del 20% superiore allamedia. Una malattia "non professionale".I dati delle morti sul lavoroMolti quotidiani pubblicarono ai primi di dicembredello scorso anno un dato inaspettato e preoccupan-te: nei primi dieci mesi dell'anno gli infortuni mortali

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sul lavoro erano aumentati da 628 a 629. Conside-rando anche gli infortuni cosiddetti "in itinere", av-venuti cioè nel tragitto tra casa e lavoro o ritorno, ilbilancio era ancora più grave passando da 833 a 988morti, una volta chiamate "bianche".Sempre il giorno dopo l'istituto nazionale di assicu-razione contro gli infortuni, l'Inail, ha emesso uncomunicato in cui si dichiarava che i dati comparsisui quotidiani, pur essendo di loro fonte, "si riferi-scono a casi oggetto di procedimenti istruttori anco-ra in corso. Soltanto in esito all'attività istruttoria sarà,pertanto, possibile accertare quali e quanti di questicasi debbano essere ricondotti a cause di lavoro".Per chi, per ragioni professionali, segue da molti annii temi della sicurezza e della salute dei lavoratorisorge subito una domanda: l'Inail ha cambiato il si-stema di analisi dei dati degli infortuni? Sono almenovent'anni che l'indicatore dell'andamento degli in-fortuni fa riferimento alle denuncie degli infortuni,cosa è cambiato? E scopriamo così che negli ultimianni l'Inail tende sempre più a fare riferimento soloagli infortuni riconosciuti per i quali si esborsa unindennizzo. E' cambio di approccio non trascurabi-le, la priorità non è più la prevenzione ma l'assicura-zione ed i costi degli indennizzi. La relazione delPresidente dell'Inail relativa all'anno 2014 dedica 249parole (1360 caratteri) per commentare l'andamen-to degli infortuni nell'anno di riferimento e 510 paro-le (3039 caratteri) per illustrare l'andamento econo-mico dell'istituto. D'altra parte, se bisogna ogni annoridurre le tariffe dell'assicurazione a carico delleimprese, come è avvenuto con le leggi di stabilità del2014 e del 2015, e se si devono acquistare edifici eimmobili di altri enti pubblici per concorrere a ga-rantire equilibri di bilancio l'attenzione alle risorsefinanziarie non può che aumentare.Per andare oltre ai dati statistici e cercare di com-prendere se il peggioramento della situazione sia in-fluenzato dai cambiamenti nel lavoro, nella sua com-posizione e nella sua organizzazione è necessariosvolgere una analisi qualitativa dei dati. L'Inail ave-va ereditato dalla chiusura e dall'assorbimento del-l'Istituto nazionale di prevenzione (Ispesl) un ottimostrumento di analisi degli infortuni mortali e gravidenominato "Informo": se lo si va a cercare oggi sulsito dell'istituto si trova l'annuncio che il servizio "In-formo" offre importanti informazioni in materia ma,quando lo si vuole aprire, compare ormai da mesiche è stato chiuso.Negli anni 2007 e 2008 grazie all'intervento delleistituzioni pubbliche ed una diffusa sensibilità socia-le al problema delle morti sul lavoro anche alimenta-ta dai costanti appelli del Presidente della Repubbli-ca si era finalmente ridotto il loro numero di quasi il20%. Questa tendenza alla riduzione è proseguitasino al 2014 anche per effetto della crisi produttiva,della diminuzione dell'occupazione - basti pensare

all'edilizia - e del numero di ore lavorate per effettodella cassa integrazione: se la ripresa produttiva del2015 non è tale da giustificare questa crescita dellemorti bianche, quali sono le altre ragioni? Alcunedovranno essere approfondite, mentre si può affer-mare che la cultura e la sensibilità al tema è forte-mente diminuita, nelle imprese e nelle istituzioni pre-poste.Ma alcune riflessioni sui dati qualitativisi possono fare.Il primo aspetto attiene all'andamento degli infortu-ni mortali tra i lavoratori anziani. Con la legge Fornerodi allungamento considerevole della età diraggiungimento delle pensioni è avvenuto quello chegià conoscevamo: aumenta l'incidenza dei morti sullavoro delle persone anziane sia in agricoltura (datotradizionale che continua a presentarsi, soprattuttoper lavoratori autonomi che non dovrebbero più la-vorare in quanto pensionati ma continuano a farlo)che in altri settori. I dati dei rapporti annualidell'Inail(2) ci dicono che dal 2010 al 2014 sul totaledegli infortuni l'incidenza di quelli dei lavoratori dietà compresa tra i 55 ed i 65 anni è passata dal 9,40%al 13,42%, con un incremento di quasi il 50%. Èvero che l'occupazione degli over '50 è aumentatama non della stessa entità, si conferma ancora unavolta che gli anziani sono - assieme ai giovanineoassunti o con contratto di lavoro precario - tra lefigure più esposte sia per il peso della fatica e la per-dita di attenzione sul lavoro che per l'eccesso di con-fidenza al rischio. In Piemonte il dato è ancora più -drammaticamente - evidente con 28 morti sul lavorodi età superiore a 64 anni su un totale di 98.Un lavoratore ogni sei che perde la vita sul lavoro èun immigrato (il 16% degli infortuni mortali), moltevolte impegnato nei lavori più pericolosi in edilizia,in agricoltura e nel settore della logistica e dell'im-magazzinamento. Questo dato si ripete da più di sei

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www.diario-prevenzione.it

cronache, studi e inchiestedi sicurezza sul lavoro

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anni e non si è ancora superata la fase simbolicadell'azione di promozione di azioni mirate disensibilizzazione, informazione e formazione rivoltaa chi non padroneggia la nostra lingua.Venendo a mancare il sistema informativo "Infor-mo" sugli infortuni mortali e gravi non ci sono più gliaggiornamenti sulla composizione sociale degli in-fortunati. Gli ultimi dati risalgono al 2010 ed eranomolto significativi: solo il 49% degli infortuni morta-li interessavano i lavoratori dipendenti, il restante51% erano lavoratori autonomi, piccoli imprendito-ri, coadiuvanti familiari, soci di cooperative e pen-sionati. L'osservatorio della Regione Piemonte con-tinua invece a studiare il fenomeno ed i dati sugliinfortuni mortali tra il 2010 e 2014 tendono a sotto-lineare come questo fenomeno sia in crescita. Han-no perso la vita: 36 lavoratori dipendenti, 17 pensio-nati, 15 lavoratori autonomi senza dipendenti, 11 soci(anche di cooperativa), 6 lavoratori autonomi condipendenti, 5 coadiuvanti familiari, 4 con rapportodi lavoro atipico e 4 "irregolari" (in nero). In totale,su 98 infortuni mortali, ben 72 sono avvenuti nellamicroimpresa sotto i 10 addetti. Anche in questo casosenza specifiche azioni di sostegno rivolte allamicroimpresa il sistema tradizionale di prevenzione- che si dimostra efficace, dato che in Piemonte nonc'è più stato un infortunio mortale nelle imprese conpiù di 250 addetti dopo il tragico incidente allaThyssenKrupp - escluderà i lavoratori più esposti.Con la fine del governo Prodi nel 2008 ogni politicaattiva è stata dimenticata, tranne in alcune - poche -Regioni.Sempre ricordando le esperienze del 2006-2008 con-viene ancora ricordare il lavoro di contrasto del la-voro nero. Sino al 2006 più di un infortunio mortaleogni dieci avveniva al primo giorno di lavoro, datoparadossale reso possibile dal fatto che l'aziendapoteva assicurare il lavoratore morto per infortunionelle ore successive all'incidente. Nel 2006 venneapprovata una norma che obbligava all'assicurazio-ne contro gli infortuni prima che venisse stabilito ilrapporto di lavoro; non si cancellò il fenomeno mal'incidenza degli infortuni mortali al primo giornopassò a uno ogni cinquanta. Ora l'evasione dellanorma e della assicurazione sta assumendo una nuo-va forma: l'imprenditore compera subito dopo l'inci-dente mortale un voucher per pagare la cosiddetta"prestazione occasionale" e dimostrare la regolaritàdel rapporto di lavoro. Ovviamente questo vale nonsolo per gli infortuni mortali, la trasmissione televisi-va di Report ha dedicato una propria inchiesta alfenomeno.Ognuno di questi temi dovrà essere ulteriormenteapprofondito. Lo faremo nel prossimo futuro.Fulvio Perini9 febbraio 2016 www.workingclass.it

La salute dei lavoratori oggiCONTINUA DA PAG. 34

DELITTI AMBIENTALISolvay, i processi gemelli diSpinetta Marengo e Bussi.

I processi di Bussi e Spinetta Marengo, relativi a duedei maggiori disastri ecologici italiani, sono gemelli diuna mater semper certa, Montedison, ma di un pater,Solvay, riconosciuto in Piemonte ma non in Abruzzo.Essendo gemelli eterozigoti, non sono identici però hannoin comune diverse somiglianze. Vediamole, in questigiorni in cui stanno giungendo per entrambi a scadenzadecisioni delicate.Entrambi i processi vengono alla luce sei anni dopo chela multinazionale belga ha acquistato a buon prezzodall’ex colosso chimico italiano Ausimont-Montedison idue stabilimenti colabrodo: durante questo periodo Solvaysenza soluzione di continuità li gestisce proseguendo ad

avvelenare le gigantesche faldeacquifere e non avviandobonifiche. Però le duemagistrature fanno sceltedifferenti, che stupiscono: adAlessandria incriminano siaSolvay che Ausimont, mentre aChieti solo Ausimont e anzi conSolvay parte civile controAusimont. Lo stupore culmina,otto anni dopo, con due sentenzeche si equivalgono: in pratica gliimputati se la sfangano tutti.I 19 dirigenti Montedison di

Bussi sono in parte assolti dal reato di avvelenamentodelle acque e in parte prescritti per disastro ambientale.Insomma, il reato è stato derubricato da doloso a colposo:salvi tutti. Ad Alessandria, dai 38 iniziali contiamo assoltii 4 imputati principali “perché il fatto non sussiste” e glialtri 4 minori condannati a lievi pene, per colpa. Nondolo cosciente ma involontarietà della colpa. Condannedi 2 anni e 6 mesi invece che di 18 anni. Facile laprescrizione in appello. Le bonifiche nel libro dei sogni.Le vittime con un pugno di mosche… o di vermi.Proprio in questi giorni, di nuovo in contemporanea,arrivano a maturazione gli sviluppi processuali. A Chietila Procura ha chiesto invano l’annullamento dellasentenza e la riapertura del processo perché “è statastravolta la lettera e la ratio della norma incriminatricedi avvelenamento delle acque”. Ad Alessandria si presumeche la Procura farà altrettanto dopo aver preso atto dellemotivazioni, magari con esito fausto.Ma c’è di più. Entrambi i processi lasciano dietro di séclamorose code velenose, ben documentate sul libro“Ambiente Delitto Perfetto”. In sintesi. Per Bussi dovràpronunciarsi il Consiglio Superiore della Magistraturain quanto la sentenza, derubricata da dolo a colpa, èaltamente sospetta di pressioni indebite del presidente dellaCorte di Assise su alcuni membri della Giuria minacciatidella loro rovina economica. Per Spinetta Marengo laCorte di Assise ha disposto la trasmissione alla Procuradi Milano delle accuse presumibilmente diffamatorie,compresa la concussione, a carico del Pubblico Ministero;questa coda si incrocia con un altrettanto clamoroso attogiudiziario: l’avvocato leader Solvay chiede a sua volta ildeferimento del PM al Consiglio Superiore dellaMagistratura proprio per concussione, e non solo.

Lino Balza Medicina Democratica Alessandria

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parte 5

Romeo si allacciò a quelleparole, ribadendo un concettoa lui caro "vedi professò, lacultura è un limite, voi pensateapra la mente. Io non guardoil mondo attraverso i libri.Voi non sapete dividere larealtà dalle vostre convinzioni.Ti faccio un esempio, non si puòchiedere a uno come me dirispettare Krusciov, ma voiintellettuali ci provate sempre.Non voglio entrare nel merito,non sono un colto, ma è propriola cultura a mischiare le cartein tavola, a cambiare gli eventi,a dare altri esempi.Sono stati quelli come te adipingere i signori CarloMagno, Napoleone, Cesarecome grandi condottieri.Quelli come me non l'avrebberofatto, anzi io li chiamereiGrandi Bastardi, forse perchénon ho una laurea. Mi dispiace,ma io non stimo i professori,tranne te, perché sei unubriacone come me-.Renato apportò un sorriso goffoalla discussione, conosceva queltipo di accuse, erano sempre lestesse. "Non saprei cosa dirti,Romeo.Quelli come me volevanocambiare il mondo. Ci abbiamoprovato, almeno". Romeoscosse il capo e si ricollegòalla storia "no, voi non eravatecomunisti, ma solo un brancodi soldatini mandati in giro acreare disordini e terrore".La difesa a oltranza nonsarebbe bastata con Romeo,la rabbia del proletariatosfociava nel disinteresse versoqualsiasi opposizione, opinione,principio, giudicati sempretroppo morbidi, troppo softdirebbero oggi.Nel bar entrarono cinqueragazzi ben vestiti.Il più grande ordinò unabottiglia di whisky.Il maestro scolò il bicchiere e

Stati d’animo e vissutodi sconfitti dalla volontàma non dalla ragione.

Racconto per Lavoro e Salutedi Antonio Recanatini

monologodi un etilista

l'amico immaginario, Massimo,ne approfittò per colpirlo atradimento "nessuno crede piùa nulla, caro maestro.Sei solo un alcolizzato depresso,come buona parte degliitaliani".Renato ricominciò a ridere, conuna nota da urlare "italiani?Guardali, ordinano il whisky,magari odiano il vino, odianoil ragù, odiano la pasta all'uovo.Neanche sanno d'essere italiani,si sentono europei, ma poi siurtano se la squadra del cuoremette troppi stranieri in campo.Non pensano alle aziendeitaliane vendute al mercatoglobale, non pensano allepubblicità ridicole. Non sannocos'è la lotta.Da bambino, quando passavodavanti alla sezione del PCIdel mio quartiere, vedevo lesedie volare, le bestemmie simoltiplicavano, le parolaccenon sfiguravano mai.

Ancora c'era qualcuno prontoa battersi, oggi è tutto un po'naif, improvvisato, non ci sonopunti di riferimento e tuttopassa attraverso il disordinemorale.E' complicato, quasi impossibileamare una patria così squallida.Ormai l'Italia è un paese perricchi, per falsari e mentecattidi ogni tipo.I diritti vengono calpestati nelsilenzio, è diventata mercanziada svendere ai padroni.Questi ragazzi lo ignorano,sono tutti coinvolti nellacompetizione, ognuno a nomeproprio-.Massimo non lo accusò quellavolta, anzi aggiunse parolesensate "io concepisco solouna distinzione, povero e ricco,proletariato e borghesia,tutto il resto è nulla, neanchelo considero. A me noninteressano le tendenze sessuali,

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monologodi un etilistaCONTINUA DA PAG. 36

il colore della pelle, la divisionetra uomo e donna, le dinamichedelle varie generazioni-.Renato annuì, ribadendo antichiprincipi "dovremmo creareuna divisione, un confine tra noie loro.Servirebbe un esercito alservizio della gente, un esercitopronto a sfregiare i capitalisti.Servirebbe l'uomo e io nonlo vedo-.Il giorno finì in fretta,il maestro uscì da quel postobarcollando e conversò con unlampione "ma che t'illumini tu!Qui dovremmo stare al buio peranni, almeno qualcunoinventerebbe un altro modo perfare luce".Lo vide Sandra, la donna dellanotte, truccata e scoperta, conil seno a vista e una propostachiara -andiamo Professore,la porto a casa mia.Faccio pure nu belle Caffè e unmassaggio come piace a lei. Leinon sta bene-. "Accettare o nonaccettare potrebbe essere undilemma per chi è sobrio e ionon lo sono, cara Sandra".Rispose il maestroLa donna della notte, lo presesottobraccio e lo accompagnòfino alla portiera, con unaraccomandazione "Professore,dovete stare attento, non statemolto in forma.Fate piano piano". Renato salìin macchina con l'aiuto diSandra e, insieme, sparirononel buio.Arrivati sotto casa di lei,il maestro le chiese "ma perchéfai la prostituta? Sei un belladonna, potresti fare altro, senzaalcun problema". Sandra scesedall'auto e, volontariamente oinvolontariamente,si scoprirono le gambe.Sorrise, vedendo il suo stupore,e poi diede una risposta,difficile da capire per uno comelui "sempre domande inutile,Professò! Domande di chi non

Prima parte n. 3 - giugno 2015Seconda nel n. 4 - settemb. 2015Terza nel n. 5 - novembre 2015Quarta nel n. 1 gennaio 2016

Poeta, scrittore.La sua poesia è atta a risollevareil sentimento della periferia,all'orgoglio di essere proletarie anticonformisti.

Collaboratore redazionaledi Lavoro e Salute

AntonioRecanatini

conosce le donne. A me piaceche lei, un maestro, sbavi avedere le mie gambe. Io faccioquesto lavoro, perché mi piace.Tu credi ancora alle donnesfruttate?-Renato, molto turbato, scese etappò quella bocca sediziosa"parla per te, magari di chiconosci bene, ma non puoiparlare per tutte.Non mi sembra giusto". Sandrasi liberò in un attimo e lointimidì, con poche parole"il problema sono gli uominiche per un pelo, venderebberola mamma. Tu, forse no, perquesto attiri, solo perché mislacci la voglia di corromperesessualmente".Renato la seguì, ripetendo piùvolte a se stesso "stasera ciriuscirò, questa la devo metteresotto, mi fa sangue! "

La scrittura è un viaggio interioreche ci offre la possibilità diascoltarci e di conoscerci meglio.Tornare e ripercorrere un passatosignifica entrare nuovamente nellesensazioni, nelle emozioni di allora.Significa entrare in un mondo checi siamo taciuti per lungo tempo,perché riprendere la propria storiain toto significa farne parte dinuovo, risentendo quelle emozioni,quei sentimenti che ci sonoappartenuti e che per lungo tempoci siamo negati.Per vergogna, per quieto vivere, perpoco amore di sé.Lo svelamento di quella storia checi ha costruito come uomini edonne può portarci lontano sesappiamo accogliere la sofferenzache da essa deriva. Oggi cheiniziamo questo percorso non losappiamo, ma ben presto quelvissuto affiorerà, riprenderà vigoree ci darà sazietà interiore.Dobbiamo pretendere coraggio danoi stessi in un percorso di cura.Perché poi quel viaggio interiore cirivelerà nuove strade, grandi,enormi opportunità.

Chi siamoSonia ScarpanteScrittrice. Docente di corsi discrittura autobiograficawww.soniascarpante.itWww.scritturaterapeutica.itMaria Bruna PomariciCoautrice di “ Nuova Stagione”I seminari di scritturaautobiografica fanno parte delprogetto dell’Associazione.Raccontarsi attraversola scrittura, cura.Prendersi cura di se stessiattraverso la narrazione nellesue molteplici forme.Associazione “La Cura di sé”Percorsi terapeutici attraversola narrazione

www.lacuradise.it

LA SCRITTURA DI SÉAssociazione “La cura di sé”

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38 lavoroesalute anno 32° n° 2 marzo 2016

DOCUMENTAZIONE SULLETROPPE OMERTA’ DI QUESTOSETTORE DEL MONDO SCIENTIFICO

E’ ORA DI FARE CHIAREZZASUI FONDI E SUGLI INTERESSICHE CIRCOLANO ATTORNO ALVACCINO ITALIANO SULL’AIDS.

in libreria

I dati dei centralini telefonici Lila.I "sani preoccupati" che ci hanno chiamato l'anno scorso sono perl'85,68% uomini e per il 14,32% donne. Come segnala il rapporto2015, alcuni autori affermano che la maggior parte di queste per-sone sono soggette a "pensieri perseveranti o ruminazioni, chesono altamente ansiogeni".Nei casi più problematici, in cui si configura una vera e propriapsicosi, la possibilità di intervenire efficacemente è legataa valutazioni psichiatriche.

Da Liz Taylor e Rock Hudsonad oggi: non calanogli ossessionati dal virusNel 1985, la pubblicazione del-la diagnosi da Hiv da parte dell'at-tore americano Rock Hudson ave-va scatenato il terrore in chi gli siera avvicinato. Nel 2015 un uffi-cio scolastico suggerisce a unabambina con Hiv di fare lezioni adistanza. La paura del virus anchein assenza di rischi non è cambiatain 30 anni, come confermano i datidei centralini telefonici Lila.La copertina di un rotocalco del1985 ritraeva Liz Taylor in primopiano visibilmente sconvolta ed ilvirgolettato che le veniva attribu-ito diceva: "L'ho baciato!". Si rife-riva a Rock Hudson, noto attoreamericano e prima celebrità a di-chiarare pubblicamente di avercontratto il virus Hiv. Rock Hudsonaveva scoperto un anno prima lasua condizione e si recava spessoa Parigi per sottoporsi alle piùinnovative cure dell'epoca. Duran-te la sua ultima permanenza nellacapitale francese, Hudson appro-vò un comunicato stampa con cuisi dava ufficialmente la notiziadella diagnosi. L'ospedale in cui eraricoverato si svuotò immediata-mente per il terrore del contagio el'attore volle rientrare subito negliStati Uniti, ma il suo staff incontrònotevoli problemi nel reperire unvolo, poiché nessuna compagniaaerea voleva averlo come passeg-gero. Alla fine, Hudson fu costret-to a prenotare un intero volo soloper lui.Al termine del 2015, i giornali cihanno parlato di una bambina con

Hiv esclusa dalla scuola e alla qua-le l'Ufficio scolastico regionale haproposto di fare lezioni a distanza,dopo che ben 35 comunità di ac-coglienza hanno rifiutato il suoaccesso. Vorrei partire simbolica-mente da questi due episodi, cosìdistanti nel tempo ma vicinissimisul piano dei contenuti, per intro-durre un argomento "correlato"che, generalmente, viene abba-stanza trascurato e che è spessomotivo di tensione durante il ser-vizio di counselling telefonico. Sitratta dei cosiddetti "worried well"(sani preoccupati), ovvero di quellepersone che pur in presenza di testnegativi ed in assenza di vere si-tuazioni di rischio, sono costante-mente in ansia perché ossessiona-te dall'idea di poter contrarre (oaver contratto) l'infezione da Hiv.Persone che vivono paure esage-rate e che percepiscono

selettivamente solo le informazio-ni che confermano le loro fobie.Si tratta di una dispercezione deidati di realtà che è più frequentein chi presenta un'anamnesi diipocondria e che trova sull'Aids unterreno fertile perché ne può esal-tare il valore simbolico punitivo,come ad esempio sensi di colparelativi a comportamenti di infe-deltà sessuale nei confronti della/del partner o al mancato rispettodel proprio codice morale.I nostri centralini telefonici cono-scono da vicino questo tipo di si-tuazione da tempo, ma ciò che piùci preoccupa è che si tratta di unfenomeno in crescita: come risul-ta dall'ultimo rapporto, il 6,86%delle chiamate che abbiamo rice-vuto nel 2015 sono state fatte dapersone "worried well", mentre lapercentuale arrivava al il 6,33%nel 2014.I "sani preoccupati" che ci hannochiamato l'anno scorso sono perl'85,68% uomini e per il 14,32%donne. Come segnala il rapporto2015, alcuni autori affermano che

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Su richiesta è garantito l'anonimato; visita senza ticketDisponibilità di mediatori culturali

analizzare il fenomeno dei worriedVorrei cioè spostare lo sguardo suuna dimensione più collettiva per-ché è lì che si impastano risposteemotive e vecchie credenze; ed èlì, nella dimensione sociale, che sistrutturano e si rafforzano lostereotipo e lo stigma.E per quanto il paragone possasembrare forzato, si tratta, anchesul piano sociale di una well fuori

....non calanogli ossessionatidal virusCONTINUA DA PAG. 38la maggior parte di queste personesono soggette a "pensieri perseve-ranti o ruminazioni, che sono alta-mente ansiogeni".Anche se "il contenuto di tali pen-sieri varia, la forma è per lo più lastessa: la persona cerca di ricor-dare sistematicamente ognidettaglio di ciascuna presunta oreale esposizione al rischio al finedi rassicurarsi sul fatto di non esseremai stato effettivamente espostoal virus".In particolare, "le persone osses-sionate dalla paura dell'Hiv cerca-no attivamente di ottenere infor-mazioni sulla malattia da qualun-que fonte" e "cercano continua-mente e spasmodicamente confer-me al fatto di non essere state con-tagiate e si sottopongonoripetutamente al test".Come gli operatori e le operatriciLila sanno bene queste persone cichiameranno più e più volteriproponendoci quasi sempre lestesse domande, che hanno giàposto ad altri centralini e le cui ri-sposte hanno già verificato attra-verso diverse fonti: libri, riviste,internet, operatori sanitari. Perqueste persone il modello ansia-test-sollievo-ansia è un atteggia-mento che si ripetete ciclicamenteperché non è mai del tutto risolto.Nei casi più problematici, in cui siconfigura una vera e propriapsicosi, la possibilità di interveni-re efficacemente è legata a valu-tazioni psichiatriche, a eventualiterapie specifiche sul possibile sta-to depressivo, ansioso o fobico ealla presa di coscienza della con-dizione di worried well. Ma, più ingenerale è necessaria una coeren-za dei messaggi che vengono datidai diversi soggetti del mondo sa-nitario e non, con cui queste per-sone vengono a contatto.Ciò detto, vorrei ora tornare ai dueepisodi raccontati all'inizio per

da una concettualizzazioneindividualizzante che interpretastereotipo e pregiudizio come unproblema del funzionamento men-tale individuale. dispercezione deidati di realtà che vengonorielaborati da "contesti culturaliipocondriaci" che trovano, anchein questo caso, un terreno fertilegrazie al valore simbolico punitivoche l'Aids rappresenta.Se ancora nel 2015 una bambinacon Hiv viene esclusa dalla possi-bilità di frequentare la scuola per-ché ritenuta "pericolosa", questosignifica che non abbiamo fattomolta strada dalla copertina in cuiLiz Taylor era impaurita dai bacidati a Rick Hudson e che quel 6,86% di persone worried well checi hanno chiamato nel 2015 saràdestinato a crescere e con loroaumenteranno stigma e pregiudi-zio. C'è una correlazione stretta tradinamiche sociali e vissuti indivi-duali che è sempre bene tenerpresente.Diego ScudieroPresidente LILA Bologna

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Nasce LILANEWS,testata sul mondo Aids:l'accesso ai farmacianti Epatite C al centro della prima inchiestaUNA RINNOVATAMISSIONEMssimo OldriniPresidente della LILALega Italiana per la Lotta all'Aids

L’attivismo oggi ha bisogno disvilupparsi su nuovi percorsi perchénuove e scottanti sono le sfide, specienell’ambito Hiv/Aids. Mai come inquesto inizio del nuovo millennio lasfida della salute pubblica si èintrecciata così fortemente allequestioni di macroeconomia, distatistica, di opportunità politica. Se daun lato i successi scientifici hannofortemente influenzato il corso diepidemie e pandemie (la rivoluzione deifarmaci antiretrovirali ne è la provaevidente), dall’altro i costi sociali delleterapie, in uno scenario di fortecontrazione dell’economia occidentale,hanno generato percorsi che chi faattivismo deve verificare, controllare,indagare con massimo scrupolo e senzapreconcetti. Con questo obiettivoabbiamo ridisegnato il nostro portaleinformativo, gli abbiamo dato una vestegiornalistica investendo in risorseumane e professionali per provare araccontare quello che succede in modoautentico, raccogliendo le esperienzedel mondo scientifico e sanitarioinsieme a quelle delle persone che sitrovano in condizione di aver bisognodi terapie.Ed è nata LILANEWS, una testata chesi dedicherà, già a partire da questonumero, a darvi il conto tempestivo diciò che accade nel nostro ambito diattivismo e al contempo a generareINCHIESTE di più ampio respiro. Adesempio in questo primo caso cioccupiamo de IL FARMACONEGATO. Ci occupiamo dunque diquel farmaco che forse, dopo le terapieantiretrovirali, è uno dei più grandisuccessi della farmacologia: lamolecola per la cura e l’eradicazionedell’Epatite C. L’Epatite C è stata

sempre una malattia preoccupante peril mondo Hiv/Aids. Le stime parlanochiaro: i casi di coinfezione Hiv/EpatiteC non sono pochi e non sono indiminuzione, anzi. Così la nuova curaapre scenari entusiasmanti. Ma non pertutti. Infatti se le stime parlano chiaro,noi siamo convinti che stimare davveroil fenomeno sia quasi impossibile.Dalla nostra inchiesta sembra che i dati,quelli reali, siano affidati solo alnumero dei farmaci distribuiti dallestrutture sanitarie. Il resto, perammissione degli stessi medici, è unanebulosa statistica presuntiva che puntaal ribasso e non vede il sommerso. Eallora, puntando a caso sullo stivale,non dimenticando le isole, siamo andatia capire come IL FARMACONEGATO sia più negato nelle strutturesanitarie di alcune zone a dispetto dialtre e generi maggiori timori in alcuniclinici a dispetto di altri.Questo perché il nostro paese ha decisodi NON TRATTARE tutti i malati, madi stilare una classifica di accesso nellaquale, ad esempio, la coinfezione Hiv/Epatite C non costituisce la garanzia ditrattamento automatico, come quasitutti i clinici intervistati vorrebbe. Ciòperché trattare indiscriminatamentefarebbe saltare l’economia dello Stato,dicono. Ed in effetti il trattamentodell’Epatite C, commercializzatodall’azienda americana GILEAD, èmolto costoso. Così è stata stilata unaclassifica di gravità per permetterne laprescrizione. Un doloroso TU SI’, TUNO. Chi ha la fortuna di rientrare nelSI’ ha accesso alla cura ma èsfortunatamente già molto grave,mentre chi è nello spazio del NO devesolo aspettarsi di diventarlo senzanessun discrimine. Tutto questo èdavvero insopportabile, specie perchési dimentica che l’Epatite C è unam a l a t t i aa l t a m e n t einfettiva edunque noncurare equivalea tenere apertoun serbatoio diinfezione che

in alcuni ambiti è evidentemente unproblema sociale.Indagando nelle pieghe del sistema, lanostra inchiesta ne ha scoperte dellebelle: chi ha i soldi può facilmenteacquistare la terapia da sé, a prezzi dimercato, basta andare nel vicinissimoSTATO del VATICANO. Ma c’è anchechi con duemila euro o poco più accedeai farmaci generici provenienti da paesicome l’India che ormai imperversanoin tutta Europa illegalmente. Farmaciche funzionano e che spesso i clinici sitrovano nei loro studi portati daipazienti, uniti alla richiesta di esseretestimoni e complici di un trattamento“improprio”. Ecco l’altro SI’ e l’altroNO: alcuni acconsentono a seguireugualmente la cura con le pillole“portate da casa”, alcuni no, qualcunolo fa non di buon grado. Poi abbiamoregistrato i disagi dei medici per laquantità di burocrazia nella gestione enella concessione di questa terapia, unprocesso che li riduce indegnamente alruolo di passacarte. E infine abbiamoverificato i costi delle terapie,scoprendo che quelle che ancoraammettono l'uso dell’interferone, infondo tanto più economiche non sono.Su tutto pesano gli incomprensibilisilenzi della Gilead che non spiega enon risponde, come se la questione nonmeritasse approfondimenti. Da partenostra come sempre solleviamoquestioni e liberi pensieri, convinti cheper rintracciare un futuro migliore sidebba conoscere e partecipare a sceltetutt’altro che scontate.Allora buona lettura e grazie di cuore aquelli che hanno accettato di risponderediffondendo sapere a tutti e per tutti,senza sì e senza no.

23 marzo 2016

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anno 32° n° 2 marzo 2016 lavoroesalute 41

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42 lavoroesalute anno 32° n° 2 marzo 2016

Stralci redazionali dell’intervento del Cen-tro Studi "Carla Grazioli" all'VIII Congres-so Nazionale di Medicina Democratica

Per una scienzada rifondare"…la lotta per la salute è in definitiva una lotta perla diminuzione dei ritmi, per la diminuzione dellaproduttività e, quindi, contro lo sfruttamento…"

Giulio Alfredo Maccacaro

Uno dei numerosi problemi che affliggono le scien-ze umane e sociali riguarda l'uso che ne viene fattonelle prassi e il livello di trasmissione del sapere nel-l'ambito della formazione accademica e specialisti-ca. In questo senso, come tecnici, ci pare opportunoportare alcune considerazioni di ordine generale suquesti problemi, perché sentiamo l'urgenza direinterrogarci e di reinterrogare Medicina Democra-tica su questioni che furono centrali nel lavoro e nellalotta di questo movimento all'indomani della sua fon-dazione e del suo impegno militante per la salute.Partendo da un celebre scritto di Maccacaro "Unafacoltà di medicina capovolta" (G. A. Maccacaro,Una facoltà di medicina capovolta, in "Per una me-dicina da rinnovare", Feltrinelli, Milano 1979, pp.377-382. ) ci chiediamo cosa sia diventato l'insegna-mento della Medicina nelle Facoltà universitarie, eche cosa, più in generale, siano diventati l'istruzionee l'apprendimento delle scienze umane e sociali ne-gli atenei e nei dipartimenti universitari di questopaese. Se dovessimo, infatti, valutare l'insegnamen-to sulla scorta di ciò che "produce" in termini di pro-fessionalità e di ruolo tecnico, non andremmo moltolontano dai problemi che lo stesso Maccacaro do-vette affrontare negli anni '70, con l'aggravante diuna situazione politica, economica, culturale e so-ciale decisamente mutata da allora.A noi sembra che le due questioni fondamentalitoccate allora dalla critica radicale del movimento -e cioè il problema della "neutralità della scienza" e il"ruolo politico della funzione tecnica"- siano oggicompletamente rovesciate nell'ipertecnicismo e nellospecialismo dei nuovi consapevoli o inconsapevoli"funzionari del consenso". In generale vediamosempre più tecnici e operatori che hanno smarrito laconsapevolezza del ruolo politico della loroprofessione, ruolo politico che ne smaschera lecontraddizioni e costringe continuamente aripensarne la funzione e il significato. Mancataconsapevolezza che si traduce spesso in specialistiche eseguono il loro lavoro "meccanicamente", comemera prestazione d'opera, come risultato di unprocesso di "automazione" dell'apprendimento cheserializza e compartimentalizza il loro saperesvuotandone il senso e semplificandone la funzione.Ne è testimonianza il lavoro nei servizi, sempre più

inondato da linee guida, da funzioni protocollari, daindicazioni puramente burocratizzate legate alcontenimento dei costi e della spesa, e coartatonell'idea di una "clinica" che satura tutta la questionedella salute e della malattia relegandole a purecondizioni di segno opposto da trattareseparatamente, e non ad aspetti contraddittori diun'organizzazione sociale e di una divisione del lavoroche continua a essere gestita dal capitale.Ne sono testimonianza il disorientamento e il sensodi frustrazione di migliaia di studenti che, usciti dalcomparto universitario, si ritrovano a fare i conti conuna realtà del lavoro che li costringe immediatamentealla catena di montaggio istituzionale dei servizi, airitmi, ai ruoli e alle funzioni che questa macchinaistituzionale determina nella riproduzione quotidianadi sé stessa.Ne è ancora testimonianza il degrado culturale esociale di una gran parte del ceto intellettuale incampo scientifico, ceto ormai quasi esclusivamenteinteressato a riempire i salotti buonidell'establishment, per pura auto-riproduzioneincensatoria, e incapace di fornire reali strumenti dianalisi e di lettura del reale per gli operatori, per ilavoratori, per gli studenti e per tutti coloro chelottano per migliori condizioni di vita e di salute. Unceto intellettuale che si è fatto ormai ceto politico dirappresentanza, lontano dai problemi e dallecontraddizioni in cui sono costretti a vivere la societàcivile, gli stessi tecnici e tutti coloro che si occupanodi questioni sanitarie e sociali.La situazione appare complessa sia sul piano politi-co che su quello scientifico. Sul piano politico stia-mo assistendo alla sostituzione di una vecchia classedirigente con una nuova classe dirigente di "funzio-nari del consenso", tecnici e amministratori perfet-tamente addestrati a riprodurre logiche del poterefinanziario e poco interessati alla dimensione socia-le come problema storicamente determinato. A que-sto fa sponda, sul piano scientifico e dell'istruzionein generale, lo smantellamento di un apprendimento"metodologico" - che sarebbe fondamentalenell'acquisizione dei contenuti -, e alla riproduzionedi un nuovo (vecchio?)

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Corso di studi in Medicina e Scienze Umane, oggisempre più parcellizzato, frammentato e inteso afabbricare nuovi funzionari del consenso.Per questo motivo riteniamo fondamentale che ilmovimento torni a svolgere quella funzione dipropulsore di lotta e di cambiamento che lo hacontraddistinto dalla sua fondazione, e un riferimentointorno al quale possano coagularsi esperienze,iniziative, lotte, organizzazioni e movimenti in gradodi confrontarsi apertamente e dialetticamente tra loro.Noi vediamo continuamente, nella quotidianità delnostro lavoro, quanto sia pervicace la logica capita-listica dello sfruttamento e della divisione del lavoroe come essa determini uno scorporamento della fun-zione politica del ruolo professionale, svuotandoneil senso e smorzandone l'aspetto conflittuale; aspet-to conflittuale che può essere proprio quello poten-zialmente trasformativo e agente di cambiamento.In un tale scenario resta poco dell'analisi contestualee storica del "malato" - di qualcosa che lo ristoricizzi,che lo ricollochi in una dimensione sociale, politicaed economica oltre che psicologica, relazionale ebiologica e che gli restituisca quel livello di emanci-pazione reale che l'istituzione da sempre tende aoccultare e a gestire. Ancora, resta poco di analisipiù approfondite che vedano la "salute" e la "malat-tia" come poli dialettici di una contraddizione che dasempre abita l'uomo e che può consentire di rifondareuna medicina per il sociale e con il sociale e di utiliz-zare la scienza come strumento di liberazione e nondi oppressione.Questa, per noi, può rappresentare davvero una li-nea di continuità con l'eredità del lavoro di GiulioMaccacaro e di un intero movimento di lotta per lasalute.Riccardo Ierna

Per una scienza da rifondareCONTINUA A PAG. 42

La meritocraziaè consideratadalle retorichedominantiil rimediodi ogni male.L’autoredel libroci mostra tuttii paradossi.

in libreria

Giulio Alfredo Maccacaro:l'umanità di uno scienziato

Roberto BertucciRedazione Lavoro e Salute

Chi commenta oggi proviene da una formazione scien-tifica in gran parte acquisita sul campo, ovviamente, e col-tivata, da giovane medico, in un mondo povero, quelloafricano, ove le problematiche e le istanze di giustizia era-no, e ahimè sono ancora, quelle del mondo di Maccacarogiovane. Un mondo appena uscito dalla Grande Guerra eche si preparava alla Seconda, ove lo sfruttamento dellagente accresceva la ricchezza di pochi. Un mondo ove lapovertà, l'ambiente malsano, le carenze nutrizionali eranoalla base delle numerose e diffuse malattie, ma anche allabase dell'alcolismo dei diseredati. E con queste immagininegli occhi e nel cuore Maccacaro segue il proprio corsodi studi, riesce a frequentare la Scuola di Medicina di Paviameritando di risiedere al Collegio Ghisleri, tra i più anti-chi e prestigiosi d'Italia. Seguono poi l'esperienza parti-giana e la prosecuzione degli studi all'estero. Si consolidacosì la sua formazione di microbiologo e di statistico sa-nitario, esperto di biometria. Maccacaro sarà un ricerca-tore vero e, illuminato dalla statistica sanitaria, un pro-fondo analista degli eventi in medicina. E studia la gente,nei suoi molteplici legami con la salute, studia come unoscienziato, ma non perde di vista mai che le persone cer-cano il lavoro, ragione della sopravvivenza dell'individuoe della sua famiglia e cercano di mantenersi sani.Alla lettura di questo libro - l'Umanità di uno ScienziatoAntologia di Giulio Alfredo Maccacaro - sono rimastosconvolto, perché Maccacaro ripercorre con lucidità e sem-plicità il suo pensiero, a volte lo anticipa con intuizioninella prosa, poi lo spiega scientificamente, a volte lo cor-regge, lo rivaluta, è capace di criticarlo sempre con meto-do scientifico come solo uno scienziato può e sa fare.Sconvolto perché le sue asserzioni, i temi trattati sonoancora attuali e molti di essi irrisolti, nonostante il cosid-detto progresso, medico e sociale. Il suo pensiero ha fon-dato basi scientifiche, come vedremo, ma viene trasmessoattraverso un'analisi non sociologica, ma politica ed eco-nomica. Ed io personalmente, e come me molti, ritrovogli ideali che motivano l'essere medico.Maccacaro è un uomo e uno scienziato che ha percorso ilsecolo scorso, l'ha vissuto, studiato e criticato ed ha ela-borato e messo a disposizione della scienza e della societàle vere definizioni dei problemi concernenti, la salute del-l'uomo, per tentare di risolverli, per cambiare in meglio lavita dell'uomo e per combattere quello che in una parolapossiamo definire il sopruso. Il sopruso del potere, ilsoprusodel ricco sul povero, il sopruso del privilegiatosul dannato della vita, sul lavoratore.Ci si potrebbe fermare a questo punto ma qui le parolesembrano un epitaffio anche se la sostanza della vita diquesto scienziato è l'estrema umanità, la sa dedizione quasiromantica, eroica a una scienza a favore dell'uomo. Me èimportante approfondire questo pensiero percorrendo latraccia delle parole, che egli stesso ha impiegato per de-scrivere la sua vita di uomo e scienziato.

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Spesso usa parole e concetti apparentemente semplici, mamolto complicati senon provengono da un'analisi precisa,come solo quella di uno statistico sanitario sa essere. E co-mincio proprio da quest'aspetto del suo pensiero scientifi-co che deriva dalla sua attività di ricerca.Egli è non solo un ricercatore chiuso nel suo laboratorio, èun divulgatore di scienza non di sole conclusioni di unaqualche ricerca, ma degli archetipi della scienza, togliendo-le quel travestimento esoterico di cui essa si è sempreammantata, per lasciarla nuda con tutte le sue zone d'om-bra. Ha studiato a Pavia, come detto, ha lavorato nellaprestigiosa Cambridge, conosce i segreti dei batteri e cono-sce i sistemi per misurare quello che accade all'uomo, contutte le inferenze da parte dell'ambiente e del mondo ester-no. Descrive l'interferenza spesso gravosa delle condizioniambientali che giocano duro sul binomio patogeno/uomo,sa smentire anche la concezione deterministica delle cosid-dette patologie degenerative. La malattia non esiste in quan-to tale, ma colpisce dove trova un facile terreno su cui pro-cedere.Alla metà degli anni '70, quando le sue idee sono compro-vate scientificamente afferma che bisogna divulgare la scien-za bisogna divulgarla in maniera semplice, non semplicisti-ca. Sottolinea l'importanza che assume il linguaggio in que-sto caso. La divulgazione semplicistica è quella che con-sente di immettere nel circuito mediatico informazioni in-complete, travisabili, capaci di saziare per un momento lasete d'informazione ma senza lasciare traccia. Anticipa leproblematiche della divulgazione scientifica semplicisticache invade il mondo dell'informazione ai nostri giorni, quan-do un articolo superficiale spesso travisa il significato delrisultato, o lo usa a fini di mercato. Sottolinea come moltiscienziati siano in grado di divulgare un risultato ma nonsiano in grado di spiegare come e perché quel risultato ven-ga ottenuto. Vuole incoraggiare in campo sanitario la con-sapevolezza e il disinganno. Vuole costruire una strada checonsenta alla collettività di capire, di ricercare equità nelladiffusione della conoscenza e nell'accesso alle opportunitàche essa offre, per portare, per esempio, a condividere lascelta delle priorità per la difesa della salute.Diverrà direttore della rivista “Sapere” che è la più impor-tante e forse unica collana di divulgazione scientifica, maquesta rivista, proprio in quegli anni cesserà di essere stam-pata. Probabilmente i tempi non erano maturi per coinvol-gere la collettività con un periodico divulgativo scientificodi così elevato peso, siamo alla metà degli anni '70, e lalotta politica è al suo acme.Dovrà necessariamente fondare una propria collana e mettein cantiere l'anima di Medicina Democratica. Cosa assumeil suo pensiero? Due riflessioni fondamentali:a) La scienza attuale è asservita al potere. La scienza na-sce nel XVI secolo, in contrasto con il potere, contrasta ilpeso del dogma, quello della superstizione e il potere nebruciano i maggiori esponenticome Giordano Bruno o ten-ta di enuclearli come Galileo. Ma poco dopo nel XVIII se-colo la scienza illuministica sostiene lo sviluppo del potereindustriale capitalistico e ne copia i caratteri. In questo pas-saggio i Maccacaro ci offre una semplice definizione del

capitalismo: la separazione fra la proprietà e il lavoro. Lascienza diventa creatrice di potere economico e lo scienzia-to prima è artefice del potere, poi chiede di parteciparvi di-rettamente: è uomo che nasce e cresce in un mondo peren-nemente in guerra, in nazioni in espansione imperialistica.Maccacaro vuole un mondo scientifico e un mondo dellagente ripensato, che esista per il bene della gente.b) Ed ecco la seconda riflessione: la gente che la mattinasi alza per andare a lavorare, a servizio del capitalismo, devepoter lavorare in serenità, e in salute e deve poter conserva-re la propria salute. La sua formazione scientifica gli con-sente di mettere a nudo la piaga dello sfruttamento: l'am-biente modificato e lo svluppo economico capitalistico dan-neggiano la salute a molti. E interviene la sua formazionestatistica a congiungere il romanticismo delle idee e la de-terminazione scientifica di come e dove lo sfruttamentodanneggia l'essere umano.Lo scienziato dimostra come lo sfruttamento dell'uomone distrugge l'identità, la libertà e soprattutto la salute. Leprove sono nel danno prodotto da aziende come Eternit,IPCA, e poi, postumo come Seveso, Bophal, fino alle nuo-ve tragedie de lavoro. Porta i dati sul lavoro come condi-zione di rischio, non solo associato a danni da sostanze chi-miche o a traumatismi, ma dimostrando come anche nellecardiopatie, nelle patologie degenerative, in quelle psichia-triche. Ci appare così chiara la congiunzione criminale fralo sfruttamento dei bambini siciliani nelle miniere di zolfonei primi anni del novecento e nello sfruttamento di minoricome manodopera da sacrificare nelle miniere d'oro, nellefabbriche di tessuti dei nostri giorni.Se nessuno scienziato protesta per questi gravi fatti alloraacosa serve la cultura e a cosa serve il sapere. Il dibattitosulla cultura proprio degli anni 60 e 70 lo vede partecipe,scrive un articolo sul dibattito che infervora il movimentodiquegli anni, sul Corriere della Sera "la scienza come crea-zione. Dibattito sui fini e sui mezzi della divulgazione”.In quegli anni, molti lo ricordano, uno dei temi principaliverteva sul significato di nozione e di cultura. Maccacarosottolinea coma la nozione per lo scienziato è un vero eproprio oggetto di culto, ma anche qui è capace di fare in-tendere che la divulgazione di un risultato cioè di una "no-zione" non può essere disgiunta dalcome e dal perché si siaottenuto quel risultato. Lo scienziato è l'unico testimonedei passaggiche lo hannoportato a ottenere quel risultato edeve essere capace di spiegarlo. Lo scienziato deve essereimpregnato di quella purezza intellettuale che lo convinca amettersi in gioco. La capacità di modifica della naturadevemetterlo nelle condizioni di stabilire quelle priorità favore-voli al genere umano. La scienza deve contribuire a miglio-ramento della condizione umana. Lo scienziato non puòesimersi da questo e non può esimersi dallo spiegare comeraggiunge un risultato e perché. Il malinteso è che lo scien-ziato si è impoverito di cultura, la cultura non devefratturarsi, impoverirsi, ma deve arrivare alla consapevo-lezza di se come responsabilità della coscienza.Ancora oggi gli scienziati chiusi nei loro laboratori di ri-cerca si limitano a compiacersi dei propri metodi che susci-tano "incondizionata ammirazione " ma che sono tesi al bre-vetto della propria scoperta. Gli scienziati fanno "moltissi-mo sul piano del progresso scientifico e tecnologico, mapochissimo sul piano del benessere umano". Per sostenerequesto pensiero descrive la storia di un giovane ricercatore

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Giulio Alfredo Maccacaro:l'umanità di uno scienziato

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fatte anche dall' industria farmaceutica che, attualmente,immette sul mercato farmaci estremamente specifici ed ef-ficaci ad altissimo costo, ma irrinunciabili, quali gliantitumorali, o i farmaci per le patologie croniche, In prati-ca si arriva all'assurdo che un farmaco più è efficace e piùcosta, come per la diagnostica. Il tutto pagato dalla colletti-vità se sussiste un sistema sanitario pubblico e dalle assicu-razioni, con premi elevatissimi scaricati sull'utente. Incalzauna domanda: sarà possibile governare a favore della col-lettività questo meccanismo dell'incalzante potere del mer-cato, al fine di offrire la massima cura e diagnosi possibileal maggior numero di persone?E questo è un altro tema attuale anticipato 40 anni fa.Il ruolo della prevenzione, oggi, sembra chiaro, ma non loè. Si confonde il potere predittivo di esami diagnostici manon si studiano i meccanismi delle patologie abbastanza daimpiantare una prevenzione efficace, tale da interromperela catena viziosa che porta l'uomo ad ammalarsi. Qui il suoruolo di statistico è fondamentale. Non si studia abbastanzaperché per prevenire occorre sapere. In una sua relazione"elaborazione elettronica per la medicina preventiva" del1966 le sue osservazioni sono calzanti, ma arriva a scivola-re su un'intuizione che correggerà e che è relativa alle ma-lattie infettive. Sostiene che sono scomparse, grazie all'igiene,alle vaccinazioni. Poi ritornerà su questi temi rilanciando ilruolo dell'ambiente e della povertà. Infatti le malattie infet-tive possono essere vinte se si vuole estirparle. Questo con-cetto gli sarà chiaro e lo esporrà semplicemente nella lette-ra di risposta al presidente dell'Ordine dei Medici di Mode-na che lo aveva imputato di dichiarazioni contro la classemedica e che lo richiamava a scusarsi, a giustificarsi.Dimostrerà che quando si vuole si può, ricorrerà a nume-rosi esempi di statistica sanitaria a favore della volontà dilottare contro l'ambiente malsano. porterà l'esempio delCongo belga, nel quale i colonialisti erano riusciti a sradi-care la malaria delle aree abitate dai bianchi e non avevanofatto nulla per il resto della popolazione autoctona. E oggila risorgenza delle malattie infettive soprattutto a carico degliambienti più poveri e diseredati della società sono un esem-pio della lucidità e modernità e attinenza del suo pensiero.Le malattie non sono delle entità create da Dio il malatonon è uno che viene colpito da una malattia e il sano non ècolui che è esente da malattia: la malattia segue lo svilupposociale. Sottolinea la crescita delle malattie da lavoro checoinvolgono i lavoratori nel loro sfruttamento, ma anche lecardiopatie per esempio la cui prevalenza è massima nelleclassi inferiori, e ne porta i dati statistici a conforto dellasua ipotesi.Se anche quest' affermazione fosse smentita dagli studi piùattuali della genetica (cioè ci si ammala a causa di quelloche è scritto nei nostri geni) la domanda è: chi potrà accede-re a diagnosi e cure semprepiù costose? E quindi quelliche potrebbero ammalarsi, inche modo possono restaresani? Anche questi temi do-vrebbero essere trattati con lospirito di Maccacaro e inve-ce non sono minimamente af-frontati dalla ricerca e dallamedicina, ponendo l'uomonella sua sempre più consa-pevole solitudine.

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(Shapiro) che all'apice del successo in genetica dei batteririfiuta di proseguire la sua opera non perché in contrastocon la scienza, bensì contri i Nixon, gli Humphrey, i Jonhson,i Goldwater che allora rappresentavano il potere. E nonmolto è cambiato da allora. E Maccacaro vuole una "socie-tà nella quale il ricercatore non sia più uno strumento privi-legiato del potere ma creatore egli stesso di una totale par-tecipazione del potere". Questo pensiero merita più di unariflessione. E'qui che viene sottolineata l'importanza dellascienza medica che rende conto dei risultati e che sia ingrado di stabilire ledare visibilità a fallimenti e storture. Esi tratta di un tema attuale.All'inizio degli anni '70 viene commentato un libro diArchibald Cochrane "l'inflazione medica. Efficienza ed ef-ficacia della medicina". Cochrane è colui che segna l'avven-to della medicina basata sulle prove della evidenza scienti-fica e di cui solo da pochi anni si tende a parlare, contro unamedicina che, per mero interesse economico, inventa ma-lattie e immette sul mercato farmaci "le prime inesistenti e isecondi sostanzialmente inutili". Ed è qui che si fainsostituibile il sistema sanitario pubblico, a cominciaredalla ricerca per finire con l'industria e la distribuzione. Untema ancora attuale, visto il costo sempre maggiore dellecure. Vi sono aspetti realistici e sostanziali come l'inquina-mento ambientale che non vengono trattati né presi in con-siderazione come causa di malattia che interessano la col-lettività, mentre viene dato risalto all'alcol e alle sigaretteche riguardano il singolo. Così com'è scarso l'interesse del-la scienza medica nel far risaltare le differenze economichee sociali come chiave di lettura della prevalenza e incidenzadelle patologie. Oggi l'aspetto del mondo è ancor piùdisparitario che 40 anni fa e che nel passato. La peste, untempo uccideva tutti, oggi i pover vengono colpiti da ma-lattie la cui priorità è inesistente nelle società ricche. Anchel'abuso delle sostanze è descritto con questa chiave. Sonosoprattutto le realtà più povere del mondo a subire il pesodei danni da abuso, ma anche della TBC, per esempio, la cuiricomparsa è legata all'emersione dei nuovi poveri. Egli stes-so credeva che la scienza possedesse un carisma rivoluzio-nario, ma presto si dovette ricredere.Negli anni '70 il nodo da sciogliere è ancora e sempre lascienza asservita al potere ed egli partecipa al dibattito nelleuniversità, nelle fabbriche, nelle piazze, nella società chevuole un mono nuovo. E' il tempo delle denunce diMaccacaro sul prevalere delle leggi del mercato e dei con-flitti d'interesse nel campo medico. Anche qui Maccacaro èun anticipatore. Già nel '66 scriveva per "il giorno" "lo stre-gone in farmacia", un articolo puntuale in cui argomentacome sia facile vendere farmaci inutile seppur non dannosi,per spiegare con semplicità fa 'esempio delle società africa-ne che tollerano i medici della medicina occidentale, anzispesso si rivolgono a loro, quando possono, ma non disde-gnano lo stregone del villaggio, i cui rimedi, in fondo, nonfanno male e possono fare bene. Nel mondo ricco il merca-to dei farmaci prolifera in preparati sostanzialmente inutili,in farmaci ad alto costo e a scarsa differenza farmacologicarispetto ad altri, altrettanto efficaci e meno costosi. Pare undibattito dei giorni nostri. Queste considerazioni vengono

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GiulioMaccacaro

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La nostra integrità fisica e psichica attaccata dai fattori lavorativie sociali. Saggio sulle proprietà curative del timoLA FARMACIA DELLA NATURAE' considerata la ghiandola"dell'entusiasmo e voglia di vivere".Il timo è la ghiandola dell'entusiasmogiovanile, del gioco e dello scherzo,della poesia e della fantasia; unaghiandola che tende ad atrofizzarsidopo la pubertà, quando aumental'impegno emotivo scolastico elavorativo, responsabilità familiari esociali. Il timo reagisce direttamentealle emozioni, ai pensieri,all'immaginazione. Si indeboliscequando siamo sotto stress, tristi odepressi, mentre si rafforzaenormemente quando siamo feliciquando esprimiamo scelte nella nostravita che ci fanno sentire bene. Unapersona sana e con il timo in ordine èuna persona radiosa. Eppure i medicispesso non solo procedono allarimozione disinvolta di tessuti edorgani, ma anche di tiroide e timo, cioèdella ghiandola dell'entusiasmo e dellavoglia di vivere.Il timo è una ghiandola appartenenteal sistema linfatico e, più in generale, aquello immunitario. Si tratta di unorgano impari, localizzato nella partealta del mediastino anteriore tra losterno ed i grossi vasi che escono dalcuore. L'attività e le dimensioni deltimo raggiungono la loro massimaespressione all'inizio del periodoadolescenziale, dopo questo periodoregredisce lentamente.Medici e ricercatori hanno scopertoproprio il profondo funzionamento diquesta ghiandola. Timo deriva dal grecothymos, ma le sue radici sono ancorapiù profonde, indietro nel tempo finoai tempi di Socrate e Platone, troviamoche timo derivava dalla radice IndoEuropea dheu, che è alla base di unalarga varietà di significati derivati,come "alzarsi in fiamme", "sollevarsiin una nuvola", "fumare". Nel secondosecolo d.c. Galeno chiamò "timo"quella ghiandola bilobata, rosa-grigiastra, situata nella parte alta deltorace perché, racconta la leggenda, gliricordava una mazzetto di timo. Ma lostesso timo aveva preso tale nomeperché veniva bruciato come incensosugli altari degli dei. Pertanto la parola

timo ricorda l'alzarsi del fumo; ilbruciare dell'incenso come sacrificioinnalzato verso gli dei. Secondo gliantichi Saggi, quando in noi nasconol'aspirazione spirituale, il canto diringraziamento e l'esternazione diamore, ciò avviene in un punto situatosopra il cuore, il nostro "altareinteriore". Pertanto, per loro, il timorappresentava anche il respirodell'anima, dal quale dipende l'energiadell'uomo e il suo coraggio.Il funzionamento del timo era pococonosciuto fino a 70 anni fa, si pensavache questa ghiandola non avesse alcunafunzione nella persona adulta, perchèpiccola e spesso atrofizzata. Questacondizione della ghiandola è dovuta alfatto che, a fronte di un grande stressquale può essere un'infezione, il timopuò rimpicciolire fino alla metà del suovolume in ventiquattr'ore. Il timo siatrofizza drammaticamente in unapersona che è sottoposta ad un fortestress. Dopo giorni di una seria ingiuriao improvvisa malattia, milioni dilinfociti sono distrutti ed il timo arrivaa restringersi fino ad essere la metà delsuo volume iniziale.

Studi scientifici avvenuti negli ultimivent'anni hanno evidenziato che il timoè una ghiandola molto importante nelladifesa immunitaria. La funzione deltimo è di portare a maturazione vari tipidi linfociti, finalizzandoli a distruggerei patogeni intracellulari. Queste cellule,prodotte dal midollo osseo subisconouna serie di trasformazioni diventandodapprima timociti e poi linfociti T. E'una ghiandola molto importante, sitrova sotto lo sterno con il passare deltempo si atrofizza e si riempie di tessutoadiposo (grasso).Quanto il timo sia importante vienedimostrato quando viene rimosso. Inqueste condizione si riscontraun'immediata perdita di efficienza delsistema immunitario, specialmente perciò che riguarda la protezione dalleinfezioni e la rimozione delle celluletumorali.La ghiandola del timo produce ancheormoni che agiscono in particolare sullosviluppo di scheletro e muscolatura, sulcuore e sui vasi sanguigni, sull'apparatogenitale, e su altre ghiandole endocrine,tra cui la tiroide. Il suo volume varianotevolmente in funzione dell'età:continua ad aumentare fino alla pubertà(30-40 gr.), iniziando un processoinvolutivo durante il quale la massaghiandolare viene lentamente sostituitada tessuto adiposo, anche se nonscompare mai completamente per tuttala vita dell' individuo. La ghiandolatimo controlla e regola il flusso dienergia nel nostro organismo, ed è ingrado di iniziare una correzioneistantanea per riequilibrare eventualisquilibri e riportare armonia enormalità al flusso energetico.

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cheletrico, nervoso, endocrino edimmunitario. Il coinvolgimento delsistema immunitario nelle reazioni distress è un'ipotesi che si può far risalireagli inizi degli anni Ottanta; in quelperiodo, infatti, iniziano ad apparirestudi e risultati sempre più convincentisui rapporti tra sistema nervoso centralee sistema immunitario, concetto cheandava di pari passo con l'evidenza diuna notevole sensibilità di numerosiparametri immunitari alle variesituazioni di stress.Molti studi hanno cercato di chiarirele variazioni del sistema immunitario,sia a livello del sistema umorale siadella risposta cellulo-mediata, a seguitoall'esposizione a stimoli stressanti.Ormai è largamente riconosciuto ilruolo che possono avere gli eventistressanti nella ricaduta in episodi acutidi malattia, questo è dovutoprobabilmente all'alterazione degliorgani linfatici che producono lamaggior parte delle nostre difeseimmunitarie (timo e gruppi linfonodali)che, come già detto, si riscontra aseguito della stimolazione da parte dispecifici stressors.Stress, corpo e mente formano un'unitàpsico-biologica inscindibile il"turbamento dell'Id" è all'origine dellemalattie: "la distinzione tra anima ecorpo deve essere solo verbale e nonsostanziale, corpo e animacostituiscono un tutto unico, e in questatotalità sta nascosto un Es. Un bravomedico rifiuta la distinzione fra disturbifisici e disturbi psichici, tentando dicurare il singolo individuo in sé, e l'Esin lui, cercando una via che portanell'inesplorato, nell'inesplorabile."L'Es plasma il naso e la manodell'uomo così come ne plasma ipensieri e i sentimenti, e si esprimesotto forma di polmonite o di cancronon meno di quanto possa esprimersiin forma di nevrosi ossessiva o diisteria".L'unità mente-corpo è, ancora, benlungi dall'essere compresa nella sua

LA FARMACIADELLA NATURACONTINUA DA PAG. 46

Il timo può perciò essere consideratocome l'anello di congiunzione tramente e corpo, è il primo organo fisicoad essere influenzato dall'attitudinementale e dallo stress.La prima risposta che il corpo offread una condizione stressante è larestrizione della ghiandola timo. Maancora prima che appaia questa rispostafisica, si assiste ad un'immediatariduzione dell'energia vitale. Lo stessotimo, quando viene misurato con lachinesiologia (scienza che studia larazionalità umana in tutte le sue forme:intellettive - cognitive, affettivo -emotiva, fisico - motoria, sociale -relazionale), risulta assai debole, comelo è debole ogni qualvolta si presenteuno squilibrio emozionale o malattiail timo è indebolito, ma quando lo stressviene rimosso il timo risulta fortenuovamente ed attivo. È ormai entratonell'immaginario comune che moltepatologie vanno considerate comestress-indotte o stress-dipendenti; alivello della loro genesi, infatti,specifici stimoli che inducono unarisposta somatica di stress rivestono unruolo determinante.L'elaborazione cognitiva da parte delsistema nervoso degli stimoliambientali, che è all'origine dellarisposta fisiologica del corpo agli eventistressanti, è fondamentale caratteristicadi ogni individuo. Possiamo quindiparlare di risposta specifica individuale,ovvero possiamo introdurre il concettoche esista una risposta ad uno stimolodiversa in ogni individuo. Sul pianofisiologico, lo stress inducemodificazioni a livello di quattroprincipali sistemi: muscolare s

reale accezione che: "Tutte le malattiesono psicosomatiche". Il corpo è lamemoria vissuta degli eventi passati, èun immenso oceano di ricordi. Nelcorpo confluiscono le esperienze dellanostra esistenza, le tracce emozionalidi quella prenatale vissuta nel grembomaterno e di quelle precedenti il nostroconcepimento.Gli eventi che minacciano la nostraintegrità fisica e psichica possonoessere immagazzinati in modo stabilenella nostra memoria, e sono in gradodi generare modificazioni permanentinella mente e nel corpo. Il corposempre più di frequente ha un impattoviolento con il carico emozionale. Glieventi accaduti in un lontano passatopossono sempre influire nel nostropresente, le vecchie ferite condizionanoil nostro comportamento come sefossero state inferte ieri, e talvolta illoro potere aumenta con il passare deltempo. Le emozioni intense e profonde,come rabbia, dolore, paura, gridano laloro presenza attraverso lo specchio delcorpo.Il linguaggio del corpo è il linguaggiodella memoria. Percepire un doloresignifica ricordare con il corpoun'esperienza che ha lasciato dietro disé ferite mai rimarginate, anche in tempiremoti, il cui ricordo invade il presentee lo condiziona pesantemente. Lamemoria cristallizza il ricordodell'evento traumatico e lo colloca inuna determinata area corporea, in attesadi una sua definitiva risoluzione. Allalunga, questo segnale tende a far sentirela sua presenza con alcuni sintomi chesono i campanelli d'allarme di undisagio vissuto, recente o antico,conscio o inconscio, che sempre più difrequente affiora anche con disturbifisici invasivi. Questa condanna, cheimplica l'impossibilità di svincolarsi dalpeso del ricordo, è al tempo stesso lagrandezza di ogni uomo, perché lamemoria è l'unità costitutiva di ognicellula e di ogni singolo atomo.

Marilena PallaretiDocente Forli

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AgriturismoLa VallettaIl relax nella natura

del Gargano

L’ agriturismo La Valletta si trova sul Gargano, a 15 minutidal mare di Rodi Garganico e dal lago di Varano. La strutturaè in agro di Ischitella su un colle panoramico immerso nellaluce e nei suoni della natura. Una posizione ideale per visitaretutto il promontorio.La struttura è stata ricavata ristrutturando con cura quattroantichi casolari ed è in grado di accogliere fino a 30 ospiti.Le camere sono tutte dotate di servizi e aria condizionata.Gli ospiti possono accedere gratuitamente a numerosiservizi. Anzitutto alla grande piscuna (26 x 15 metri) conidromassaggio a sei posti, che è una preziosa alternativa almare nei giorni di vento. Compreso nel prezzo del soggiornoè anche l’utilizzo dei campi da tennis e calcetto e quellodelle nostre mountain bike. Inoltre è possibile praticare iltrekking o andare alla ricerca di funghi nel bosco di nostraproprietà.A poca distanza dalla Valletta è possibile praticare la pescasportiva e molte altre attività.Nel nostro ‘ristorante di campagna’ utilizziamoessenzialmente prodotti freschi del Gargano. Il menù cambiasulla base delle materie prime che produciamo o acquistiamodi giorno in giorno. Questa filosofia ci ha permesso diessere segnalati sulla guida ”Locande d’Italia” di slowfood.Gli ospiti possono scegliere tra servizio bed and breakfast,mezza pensione o pensione completa; arrivando nontroveranno la strada asfaltata negli ultimi 1400 metri, nontroveranno il televisore in camera e, anche se il nostro nome‘La Valletta centro del benessere’ può ingannare, non siamouna beauty-farm ma un agriturismo.Siamo molto amici degli animali pacifici e dei loro padroniattenti al rispetto degli altri ospiti.

Telefono e fax: 0884 226320www.lavallettacentrobenessere.it

Uno dei tanti luoghi emozionanti del Gargano,da vivere pienamente dalla primavera all’autunno

INCONTRARSIFA BENE ALLA SALUTEPer chi ritiene importante incontrarsi per non perdersidi vista, recuperare il valore dello stare insieme e dellaamicizia, per fare due chiacchiere in compagnia.VEDIAMOCI a La Valletta Franco e Genny vi invitano afrequentare La Valletta per i vostri incontri, momenti direlax, fine settimana in compagnia, festeggiamenti,week-end romantici e con l'arrivo della bella stagione,per un tuffo in questo meraviglioso specchio d'acqua, inuno degli angoli più belli del Gargano.Dal prossimo mese di aprile riapre il ristorante.Ristorante di campagna che, ad un costo onesto, offreuna cucina tradizionale, con prodotti freschi, olio extravergine di nostra produzione e la cottura ... prende tuttoil tempo che ci vuole per esaltare il gusto dei piatti.Grazie a questa filosofia siamo presenti da anni nellaguida 'Locande d'Italia' di Slow-food

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elezioni comunaliTorino in Comune

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Eleonora Artesiocandidata vicesindaco

Giorgio Airaudocandidato sindaco

La imminente scaden-za elettorale per rinnova-re l'amministrazione co-munale di Torino vede incampo un soggetto poli-tico, Torino in Comune,che si misura nella diffi-cile impresa di offrire edi costruire una prospet-tiva per la sinistra.La sinistra, non il centrosinistra , non la sinistra digoverno, non la sinistra del fare; semplicemente lasinistra in questo Paese, quella sinistra che ancoravede le contraddizioni tra capitale e lavoro e ledisuguaglianze di classe , ma legge le ingiustizie ( eprova a contrastarle ) nelle nuove condizioni sociali,più frastagliate di quelle antiche; che ricerca la coe-renza nel provare a fare piuttosto che nella testimo-nianza della propria purezza; che si fida della parte-cipazione e non teme la contaminazione.La città e' il luogo ideale per questa prova: qui nonè consentito il bluff, ogni giorno si e' chiamati a ren-dere conto degli impegni e di quelli mancati; semprei problemi si incarnano in posti e in persone, non instatistiche; spesso le soluzioni arrivano attraverso laricerca con altre/i, raramente per le suggestioni diqualche guru. Esistono due conformismi in questafase: quello di affidarsi al più accreditato, magaripoco rappresentativo rispetto alle proprie aspettati-ve, ma affidabile nel promettere; quello di esternareil proprio disagio attraverso un generale e genericorifiuto della politica.In mezzo c'è Torino in Comune, più impertinente,perché pretende studio, ascolto, presenza; più fati-cosa perché non può vantare esiti certi e promesse

garantite; più scandalo-sa perché, di volta in vol-ta , sarà accusata di in-debolire il fronte gover-nativo piuttosto che diinutilità rispetto al cam-biamento. Forse c'è bi-sogno di persone imper-tinenti, resistenti e scan-dalose.Ce n'è bisogno per direche Torino non è solo

quella che appare, ma che ciò che non si vede o nonsi racconta non è meno prezioso; per ostinarsi suquella autodeterminazione che non si piega ai con-cetti di compatibilità e di sostenibilità, ma pretendeuna risposta alle domande "compatibile e sostenibi-le per chi? "; per sperare che "il noi " sia più potentedelle lobbies economiche e delle rappresentazionidei media; per immaginare ancora una volta Torinocittà laboratorio, capace di anticipare rispetto alloscenario nazionale progetti e percorsi.Torino in Comune potrebbe essere un bell'approdoalle elezioni comunali, ma soprattutto è una bellasfida, vissuta così, come una possibilità che ci si re-gala in una epoca di grande disincanto e di profondedisillusioni; come una concessione di fiducia rispet-to alla forza della partecipazione dal basso piuttostoche della benedizione dall'alto ; come una responsa-bilità verso la città.Ogni singolo contenuto programmatico potrà esserevalutato e condiviso nei mesi che ci separano dalvoto, ma il capitale di idee, energie e desideri che sisaranno messi in moto sarà il più importante esitoelettorale.

Eleonora Artesio

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Partono i Referendum sociali per la scuola pub-blica, per bloccare il Piano nazionale inceneritori,per l’opzione “Trivelle zero” in Italia e per la difesadei beni comuni. L’obiettivo è superare le 500.000firme necessarie per tutti i sei quesiti referendari giàin campo, oltre quelli contro la privatizzazione deibeni comuni in via di definizione, per andare al votonella primavera del 2017.L’approvazione dei principali provvedimenti gover-nativi, dalla Buona Scuola allo Sblocca Italia, concui si è attaccato il ruolo della scuola pubblica,privatizzati i beni comuni e i servizi pubblici, aggre-dito l’ambiente, a partire dalle trivellazioni e da unautoritario aumento di nuovi inceneritori e abbattutii diritti del lavoro, ha innescatoun crescente percorso di lottache sostiene un opposto model-lo di sviluppo fatto di tanticomitati, movimenti, sindaca-ti, associazioni che hanno ini-ziato a incontrarsi in numeroseassemblee sul territorio, da Bo-logna a Pescara, da Ancona aNapoli e a Roma.Si è pertanto formalizzata l’al-leanza sociale tra i movimentiper la scuola pubblica, per l’ac-qua bene comune, contro la de-vastazione ambientale che sioppone alle trivellazioni e con-tro il piano nazionale per vec-chi e nuovi inceneritori cheinsieme chiedono di puntare aduna società “democratica” cheinvesta sul valore della scuolapubblica, sulla sostenibilità ambientale e

Forum Italiano dei Movimenti per l’AcquaMovimento per la scuola pubblicaCampagna “Stop devastazioni”,per i diritti sociali ed ambientaliComitato Sì Blocca Inceneritori

la difesa della salute pubblica, sulla gestione pubbli-ca dei servizi locali, sul lavoro stabile e sul diritto alreddito che veda la piena attuazione del dettato co-stituzionale, e non il suo smantellamento.L’iniziativa incrocia infatti il tema della democrazia

e della sua espan-sione, che altronon è se non il ro-vescio della meda-glia dell’afferma-zione dei dirittifondamentali. Lanostra stagione dei

referendum sociali, pur nella sua dimensione auto-noma, vuole contribuire anche alla campagna per ilNO alla controri-forma istituzionale, con la convin-zione che parlare di democrazia non significa ragio-nare puramente di architettura istituzionale, ma delpotere che hanno le persone di decidere sulle sceltedi fondo che riguardano gli assetti della società.Proprio perché non pensiamo che la nostra iniziati-va sia autosufficiente e esaustiva delle battaglie incorso ci sentiamo fortemente impegnati per l’affer-mazione del Sì al referendum contro la prosecuzioneindefinita delle concessioni in mare entro le 12 mi-glia del prossimo 17 aprile, così come nella prepara-zione e nella buona riuscita della manifestazionenazionale contro il TTIP prevista per il 7 maggio.

Per quanto riguarda il JobsAct, provvedimento che ha lastessa matrice di quelli oggettodel nostro intervento, non ri-nunciamo né all’idea che, pro-gressivamente, si possa costru-ire un intreccio sempre piùstretto tra le questioni che oggisono al centro dell’iniziativa eil tema del lavoro, né alla nostraautonomia di giudizio e di ini-ziativa anche su questo tema,una volta conosciuti glieventuali quesiti referendaripromossi dalla CGIL.Si apre quindi una stagione digrande impegno sociale, chemobiliterà sui grandi temi dellaCostituzione materiale tantepersone nei territori afferman-

do un’altra idea di modello sociale e di democrazia.

INIZIA LA RACCOLTA FIRMEPER I REFERENDUM SOCIALI

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32° anno digiornalismo nel lavoroper la sanità pubblica

Anno XXXIIPeriodico fondato e diretto daFranco CilentiDistribuito gratuitamente.Finanziato dai promotori e dai lettoricon contributo facoltativoRedazione: [email protected] redazionali:Roberto Bertucci - Deborah CartaMarco Spezia - Fiorenza ArisioMarco Prina - Antonio RecanatiniRenato Fioretti - Gino RubiniMarilena Pallareti - Renato Nuccio -Alessandro Rossi - Marisa ChiarettaArnaldo Sanità - Laura Nanni

Supplemento alla rivista nazionaleMedicina DemocraticaAutoriz. Tribunale Milano n° 23-19/1/77 Reg. naz. stampa (Legge 58/81n° 416, art. 11) 30/10/1985Direttore Resp: Fulvio AuroraIl materiale originale è riproducibilecitando testata, data e autore.Posta: inviare, cartaceo e mail, confirma e numero di telefono.Firma non pubblicata su richiesta.N° chiuso in redazione: 26-3-2016Suppl. rivista M. D. - n° 219/221Stampa: via Brindisi 18/c To

Pubblicati 224 numeri- 13 speciali - 7 n. tematici- 1 referendum nazionale su contratto sanità- 1 questionario regionalesu piano sanitario piemonteseScritto da 1635 autori- 1178 operatori sanità- 161 sindacalisti- 56 esponenti politici- 214 altriStampate 713mila copie- 506mila ospedali e ambulatori- 133mila luoghi vari- 72mila copie distrib. nazionale

Scrivi a Lavoro e SaluteO ti racconti O sei raccontato

sul web: www.lavoroesalute.org - www.blog-lavoroesalute.org

R accont i e O pinionilavoroesalute

stop delle trivellazioniIl prossimo 17 aprile si terrà unreferendum popolare. Si trattadi un referendum abrogativo.Cosa si chiede esattamente?Con il referendum del 17 aprilesi chiede agli elettori di fermaredefinitivamente le trivellazioni inmare. In questo modo si riusci-ranno a tutelare definitivamentele acque territoriali italiane.Nello specifico si chiede di can-cellare la norma che consentealle società petrolifere di cerca-re ed estrarre gas e petrolio en-tro le 12 miglia marine dallecoste italiane senza limiti di tem-po. Nonostante, infatti, le socie-tà petrolifere non possano piùrichiedere per il futuro nuoveconcessioni per estrarre in mareentro le 12 miglia, le ricerche ele attività petrolifere già in cor-so non avrebbero più scadenzacerta. Se si vuole metteredefinitivamente al riparo i no-stri mari dalle attività petrolife-re, occorre votare "Sì" al refe-rendum. In questo modo, le atti-vità petrolifere andranno pro-gressivamente a cessare, secon-do la scadenza "naturale" fissa-ta al momento del rilascio delleconcessioni..