LeS 8-9 settembre 2021 - blog-lavoroesalute.org

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Mensile sostenuto da promotori e lettori - Suppl. rivista Medicina Democratica Movimento di lotta per la salute NO BREVETTI Firma l’Iniziativa noprofitonpandemic.eu/it Anno 37 n. 8/9 settembre 2021 * Redazione [email protected] * www.lavoroesalute.org * Mensile diretto da Franco Cilenti Racconti e opinioni lavoro e salute pag. 2 sommario delle 60 pagine Autunno di covid o di lotte? Vogliono farci convivere anche con il covid? pag. 28 . Il virus dell’ideologia di mercato Intervista a Roberto Musacchio a cura di Alberto Deambrogio . Lavoro e covid. Ancora e sempre colpevolizzare di Fausto Cristofari . Obbligo vaccino e green pass Nota di Medicina Democratica . I ritardi sui test salivari di Roberto Gramiccia “La nostra Torino” Parla Angelo d’Orsi candidato sindaco Intervista di Elio Limberti Suicidi nell’Italia della depressione editoriale Vedi Napoli e poi .... sindaco Alessandra Clemente Candidata sindaco Reportage di Renato Fioretti Scuole socchiuse di Loretta Deluca Narrazioni tossiche e contro narrazioni di Alba Vastano Un amore a Hydra Recensione di Giorgio Bona Oltre 1050 omicidi sul lavoro da gennaio 2021 pag. 42 GLIABBANDONATI Parlano su Lavoro e Salute La secessione strisciante Nelle stanze blindate del governo si programma, nel silenzio degli organi di stampa, il golpe con le “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata”, nonostante il parere della Corte dei Conti che ha fatto presente le gravi disfunzioni che produrrebbe. Il governo se ne frega e lo conferma anche con l’intesa Stato-Regioni del 4 agosto che assume nell’assistenza domiciliare i meccanismi della Lombardia con l’esternalizzazione dei servizi ai privati. Non è bastata la malagestione della sanità, le migliaia di morti di covid - con il ministero della salute a fare da spettatore - e gli effetti disastrosi sull’economia e sulla convivenza sociale con la pretesa di decidere autonomamente norme e regole su sanità, scuola, trasporti? pag. 15 I VELENI PFAS Inchiesta di Michela Sericano Racconto lotta GKN

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Mensile sostenuto da promotori e lettori - Suppl. rivista Medicina Democratica Movimento di lotta per la salute

NO BREVETTI Firma l’Iniziativa noprofitonpandemic.eu/it

Anno 37 n. 8/9 settembre 2021 * Redazione [email protected] * www.lavoroesalute.org * Mensile diretto da Franco Cilenti

Racconti e opinioni

lavoroesalute

pag. 2 sommario delle 60 pagine

Autunno di covid o di lotte?Vogliono farci convivere anche con il covid? pag. 28

. Il virus dell’ideologia di mercatoIntervista a Roberto Musacchioa cura di Alberto Deambrogio

. Lavoro e covid. Ancorae sempre colpevolizzaredi Fausto Cristofari

. Obbligo vaccino e green passNota di Medicina Democratica

. I ritardi sui test salivaridi Roberto Gramiccia

“La nostra Torino”Parla Angelo d’Orsicandidato sindaco

Intervista di Elio Limberti

Suicidi nell’Italia della depressione editoriale

Vedi Napolie poi....sindaco

Alessandra ClementeCandidata sindaco

Reportage di Renato Fioretti

Scuole socchiuse

di Loretta Deluca

Narrazioni tossichee contro narrazioni

di Alba Vastano

Un amore a HydraRecensione di Giorgio Bona

Oltre1050omicidisul lavoroda gennaio 2021 pag. 42

GLI ABBANDONATI

Parlano su Lavoro e Salute

La secessionestrisciante

Nelle stanze blindate del governo siprogramma, nel silenzio degli organidi stampa, il golpe con le“Disposizioni per l’attuazionedell’autonomia differenziata”,nonostante il parere della Corte deiConti che ha fatto presente le gravidisfunzioni che produrrebbe.Il governo se ne frega e lo confermaanche con l’intesa Stato-Regioni del4 agosto che assume nell’assistenzadomiciliare i meccanismi dellaLombardia con l’esternalizzazionedei servizi ai privati.Non è bastata la malagestione dellasanità, le migliaia di morti di covid -con il ministero della salute a fare daspettatore - e gli effetti disastrosisull’economia e sulla convivenzasociale con la pretesa di decidereautonomamente norme e regole susanità, scuola, trasporti?

pag. 15

I VELENIPFAS

Inchiesta di Michela Sericano

Raccontolotta GKN

I NUMERI PRECEDENTI IN PDFSU www.lavoroesalute.org

O ti racconti O sei raccontato

SOMMARIO

Giornale online, quasi un quotidiano da 1/1/2017

2 lavoroesalute anno 37 n. 8/9 settembre 2021

Il mensile si può leggere anche in versione interattiva cliccando sulla finestra in movimento su www.blog-lavoroesalute.org

2.018600 letture829.500 visitatori

Racconti e Opinionilavoroesalute

Anno XXXVIIPeriodico fondato e diretto

da Franco CilentiDirettore Responsabile Fulvio Aurora

Distribuito gratuitamente.Finanziato dai promotori

e dal contributo facoltativo dei lettoriSuppl. rivista Medicina DemocraticaAutoriz. Trib. Milano n° 23-19/1/77

Registro nazionale stampa(L. 58/81 n° 416, art. 11) 30/10/1985

Materiale originale riproducibilecitando testata e autore.

Posta: inviare mail con firma e telefono.Firma non pubblicata su richiesta.

Numero chiuso in redazione: 10-9-2021Suppl. al n° 244/246 di M. D.

Stampa: via Brindisi 18/c TorinoRedazione: [email protected] web: www.lavoroesalute.org

Redazione/collaboratori redazionali

Franco Cilenti - Alba VastanoRoberto Bertucci - Loretta Deluca

Loretta Mussi - Renato Fioretti Renato Turturro - Marco Prina

Alberto Deambrogio - Giorgio Bona Marilena Pallareti - Agatha Orrico

Angela Scarparo - Gino RubiniMarco Spezia - Delfo Burroni

Lorenzo Poli - Carmine TomeoNadia Rosa - Roberto GramicciaDanielle Vangieri - Fulvio Picoco

Fausto Cristofari - Marco NesciGiovanni Marazzani - Edoardo Turi

Siti web di collaborazioneSbilanciamoci.info - Superando.it

Diario Prevenzione.it - Dors.itComune-info.net - Lila.it

Area.ch - wumingfoundation.comSalute Pubblica.net - Nodemos.infoEtica ed Economia.it - il salvagente

Pubblicati 266 numeriPiù 4 n. 0 (83/84) - 13 speciali - 7 tematici

1 referendum nazionale contratto sanitàScritto da 2345 autori

1416 operatori sanità - 314 sindacalisti143 esponenti politici - 470 altri

Stampate 793mila copie564 mila ospedali e ambulatori

150 mila luoghi vari - 76mila nazionale

3- editoriale I suicidi nell’Italia della depressione4- Il virus dell’ideologia di mercato. Intervista a R. Musacchio8- “La nostra Torino” Parla Angelo d’Orsi candidato a sindaco11- Elezioni. Vedi Napoli e poi....sindaco14- Elezioni del sindaco a Roma, Milano e Bologna15- La secessione strisciante distrugge i Comuni16- Gli abbandonati. Parlano gli operai della ex Embraco20- Racconto dell’assemblea GKN a Roma22- La pandemia di licenziamenti e gli atti mancanti della CGIL23- In arrivo la terza ondata di privatizzazioni23- Questo non è più uno Stato ma azienda che mercifica tutto

SPECIALE24- Non si ferma la produzione delle sostanze PFAS

SANITA’28- Vogliono farci convivere anche con il covid?31- I ritardi colposi del governo sui test salivari32- Obblighi vaccinali e green pass34- Covid-19, ecco perché è giusto chiamarla “epidemia colposa”

SICUREZZA E LAVORO36- Lavoro e covid. Ancora e sempre colpevolizzare!37- Tempo di vita e tempo di lavoro38- Questo lavoro é sfruttamento e ne va della nostra salute40- Monetizzazione della salute e delega41- Il ruolo subalterno di RSU e sindacato in sanità42- Dati Osservatorio sicurezza sul lavoro43- Stragi nelle lavorazioni in cisterne, serbatoi, vasconi, forni

SOCIETA’ E CULTURA/E44- Narrazioni tossiche e contro narrazioni47- Tv, anche cultura di massa o solo propaganda?48- Ritorno a scuola. Scuole socchiuse49- Meritocrazia e mercato. L’individualismo possessivo50 - Green Pass: tra irrazionalità e incostituzionalità55 - E’ nata una nuova sindrome?56- Salute Mentale, valorizzazione della persona e democrazia58- Recensione Libro. Un amore a Hydra

ULTIMA DI COPERTINA60 - Gino Strada, il cuore oltre l’ostacolo

I suicidi nell’Italiadella depressioneLa depressione sociale conseguentea disoccupazione (tramite chiusure,delocalizzazioni, licenziamenti senzagiusta causa), povertà dilagante,servizi pubblici sempre meno esigibilise non già privatizzati, hanno ricadutesulla salute mentale e sempre piùspesso lo sbocco è il suicidio inassenza di prevenzione erecepimento delle strutture sanitarie.Il quadro peggiora se si considera laregionalizzazione del sistemasanitario che causa profondedisparità con la conseguenza di averestrutture adeguate al centronord afronte di strutture di serie B e a voltedi serie C al sud.E il covid si aggiunto da due annialle altre cause strutturali nellasocietà italiana,Un Manuale dell’Istituto Superioredi Sanità sull’impatto della pandemiasulla salute mentale documentaincofutabilmente il forte e crescenteaumento dei fattori di stress rischiopsicosociale e il loro effetto sulnumero dei suicidi (Rapporto ISSCovid19 n. 23/2020).La controprova l’abbiamo conl’aumento dell’utilizzo deglipsicofarmaci con i quali si tenta“tecnicamente” di risolvere unproblema che è sociale, quindi politicoin quanto risulta elementare lacorrelazione tra disagio economico,buie prospettive del futuro e malesserepsichico. Il forte incremento dellevendite di psicofarmaci registratonell’ultimo anno, soprattutto tra igiovani e e vendite di tranquillanti infarmacia sono aumentati del 17%rispetto al marzo del 2019, quelledegli antidepressivi e deglistabilizzatori dell’umore salgono del13,8%, e del 10% quelle degliantipsicotici. (Dati dell’agenziaItaliana del Farmaco).Inoltre, uno studio dell’Istituto di

fisiologia clinica del Cnr di PisaEspad Italia 2018, i giovani italianitra i 15 e i 19 anni sono i maggioriconsumatori di psicofarmaci nonprescritti in Europa (10% a frontedella media europea del 6%).I fenomeni di autolesionismo sonoaumentati del 20%, e globalmente ilsuicidio è al secondo posto comecausa di morte tra i 10 e 25 anni.Strettamente collegatoall’autolesionismo c’è anche il Covidcon il suo impatto sull’ansia socialetramite la paura di contaggiare o diessere contagiati? Certamente è unnuovo fattore ma da oggi non ci sonodati significativi per modificare unretroterra consolidato che ci consegnaun quadro drammatico: dal 2015 al2017 secondo l’OsservatorioNazionale Adolescenza i tentativi disuicidio da parte dei teenager in dueanni sono quasi raddoppiati: si èpassati dal 3,3% al 5,9%, ovvero 6 su100 di età tra i 14 e i 19 anni hannoprovato a togliersi la vita. Un drammache riguarda soprattutto le ragazze(71%). A dispetto della narrazionemediatica è evidente che il suicidio oil tentativo di suicidio non sono unraptus ma l’ultimo atto di un percorsodi sofferenza in cui matura il disagioesistenziale dei giovani, in quanto piùesposti emotivamente alle intemperiedi una società a forte connotazioneasociale determinata dalledisuguaglianze di studio e prospettivedi lavoro.Questo stato d’incertezza ha unaesponenziale ricaduta sulla salute fisica,causa superlavoro (in particolare per

chi lavora in uno stato di precarietà),causa disoccupazione e relativedifficoltà economiche, isolamentopsicologico si manifestano all’internosoprattutto dei gruppi socialisvantaggiati e tra giovani egiovanissimisociale (vedi i migranti inprimo luogo), tendenza al consumo didroghe, conseguente assenza protezione,quali attività fisica, sana alimentazione,insonnia, spazi di cultura e servizisanitari di prevenzione e di curainsigibili per povertà o assenza deglistessi.Ovvio che le condizioni di disagiocresciuti nella crisi e nella totaleassenza di prospettive: esiste una fortecomponente di classe, oltre chegenerazionale, nel dilagare delmalessere psicologico. Infatti, comeemerge da studi effettuati dall’ISFOL(Istituto per lo Sviluppo FormazioneProfessionale Lavoratori) “risulta unnumero significativamente maggioredi ragazzi con status socioeconomicobasso che sperimentano disagiopsichico rispetto ai ragazzi con statusmedio e alto”.Di questo ci parlano anche i dati diabbandono scolastico al sud, maanche nelle abbandonate periferie delnord, con il 40% di abbandono dellascuola d’obbligo e maggiore risultala brutale selezione sociale nelleiscrizioni all’universitàSe questo quadro non bastasse adallarmare allarghiamo lo sguardo adun’altro fenomeno terminale, un altrotipo di suicidio, non fisico ma mentale.Parliamo dell’avvento, in Italia ed inEuropa, dei giovani “hikikomori”Il significato del termine indica chi siisola in casa da tutti (anche daifamigliari) e da tutto, si intendonoproprio tutti quegli individui chescelgono di isolarsi dalle relazionisociali e famigliari. In Giappone, dadove deriva il termine, le stime parlanodi 2 milioni di persone in questacondizione, che spesso scaturisceproprio - come abbiamo tentato diattenzionare in questo articolo - daantecedenti casi di ansia sociale,senso di colpa, depressione.Questi i risultati di alcuni decenni dipolitiche governative seguaci delcredo liberista, una religioneeconomica che opera con gli artiglidella politica dominante che disegnavere e proprie fosse comuni dentro lequali sono buttate le stesse vittime chesono indotte a scavare (spesso tenuteall’oscuro ma spesso anchesostenitrici degli aguzzini). Si chiamaSindrome di Stoccolma.

cile542021

di franco cilenti

editoriale "Il capitalismoe l'imperialismosi coprono con

una maschera chedice "mondo libero"

e, sotto quellamaschera,

si nascondonoil terrore,

la repressionedi classe,

la perversitàsociale."

Pablo Neruda

DEPRESSIONE E SUICIDINELL’ITALIA CHE HA FATTOINCETTA DI MEDAGLIEALLE OLIMPIADI E HAIL VINTO IL CAMPIONATOEUROPEO DI CALCIO?BASTA RACCONTAREBALLE

Negazionisti o disinformati?Se non è zuppaè pan bagnato

anno 37 n. 8/9 settembre 2021 lavoroesalute 3

Intervista aRoberto Musacchio

Il virus dell’ideologia di mercatoLavoro e Salute diede in anteprima, alcuni mesi fa, lanotizia della partenza di una campagna europea diraccolta firme per liberare la produzione dei vaccini anti-Covid dai brevetti.Quella campagna, noprofitonpandemic.eu/it, ha presopoco alla volta piede e nel nostro Paese, con l’impegnodi diverse soggettività sociali e sindacali, nonché disingole personalità provenienti dall’arte, dalla scienzae dalla cultura è riuscita a raggiungere l’obiettivominimo di firme da raccogliere.Roberto Musacchio è stato sin da subito uno deiprincipali promotori/organizzatori di questa campagna.La sua lunga e importante storia politica (è statodirigente dello PdUP-Manifesto, del PCI e diRifondazione Comunista), la sua esperienza istituzionalea livello continentale (è stato parlamentare europeo dal2004 al 2009) e la sua attuale polimorfa attività (dalvolontariato sociale all’animazione costante diTransform-Italia) sono stati tutti elementi utili a fornireindicazioni, consigli, intuizioni per costruire passo dopopasso il buon risultato italiano in termini di adesioni anoprofitonpandemic.Ora siamo giunti a un tornante importante, che non cipermette di “dormire sugli allori”. Sul che fare da orain avanti e su alcuni altri nodi tematici collegati aivaccini, alle politiche durante la pandemia, alla crisidemocratica e al ruolo europeo abbiamo chiesto aMusacchio di offrirci il suo punto di vista.Lo ringraziamo per questo.

Alberto Deambrogio - La campagna di raccolta firmeper liberare la produzione dei vaccini dai ceppi deibrevetti (noprofitonpandemic.eu/it) ha avuto nel nostroPaese una buona affermazione. L’obiettivo minimo difirme è stato raggiunto, anche se, per esempio, il Belgioha saputo fare ancora meglio. Al di là di questo si poneora il tema di come continuare la campagna per arrivarecomplessivamente al risultato del milione di firme asupporto della richiesta alla Commissione Europea. Qualisono secondo te le valutazioni da fare e alcune possibililinee di rilancio attivo?Roberto Musacchio - Innanzitutto grazie per lapresentazione e per l'opportunità. La campagna che abbiamolanciato, no ai profitti sulla pandemia, si è dimostrata giustae sta avendo successo. È ancora più importante se pensiamoal ruolo, non certo positivo, che la Unione Europea staavendo sulla questione brevetti. La UE, che è fondata sumercato e commercio, anche in questo caso non riesce aliberarsi da questo ideologismo più tipico di "regimi" chedi realtà democratiche. Io un po' forzando, ma neanchetroppo, la chiamo "Europa reale" per questo. E anche perchéha la tendenza a presentare consuntivi sempre positivi. Lofa anche sulla pandemia quando è evidente che l'evento, peraltro abbondantemente previsto dalle autorità mondiali, hacolto la UE impreparata, l'ha spiazzata. E ciò è costato mortie sofferenze. E un nuovo disastro economico sociale.Non a caso la campagna, che poi è una vera e propriaproposta di legge nelle forme che la UE prevede, è stataanimata da forze di movimenti e politiche dichiaratamentefuori da questa gabbia, a sinistra. Diciamo gli eredidell'Europa sociale che fu piuttosto che gli artefici di quellabasata sull'economia sociale di mercato dove il soggetto lofa il mercato ben più che la società.

In Italia, come si sa, c'è stata la capacità di costruire unoschieramento molto ampio, in particolare di associazioni esindacati. Il risultato minimo legale è stato raggiunto. Madobbiamo fare molto di più. Sia come raccolta di firme,almeno triplicare le attuali 55 mila. Sia come campagna diinformazione e mobilitazione.Per altro in Italia la situazione sanitaria è particolarmentegrave, colpita da storiche inefficienze su cui si sono abbattutii tagli profondissimi e le privatizzazioni. Una ottima riformasanitaria, la 833 del 1978, frutto di lotte e di una visionelungimirante ed avanzata di una medicina pubblica, per tutti,territoriale e preventiva, connessa agli interventi sociali, èsta duramente colpita da politiche che sono andate in sensoopposto. Compresa l'assurda frantumazione per regioni oraulteriormente riproposta con l'autonomia differenziata e icui danni abbiamo visto durante la pandemia che non è stataaffrontata nei modi unitari necessari. Uno stato di emergenzaprolungato a livelli da record mondiale e lo spezzatinopseudoregionalistico sono due facce della stessa medaglia.Poi c'è la realtà di un personale scarso quantitativamente emolto anziano. E mal pagato. Di strutture ridotte sotto leesigenze. Di distorsioni profonde con ad esempio tantimedici specialistici e pochi di base. Purtroppo tutti i governici hanno messo del loro in questo trentennio un po' folle.Ed è stato significativo che per alcuni mesi ci sia stato undibattito surreale sul ricorso ai prestiti del cosiddetto Messanitario cioè ad una delle istituzioni delle politiche diausterità. Dibattito tutto italiano visto che nessuno in Europaci pensava proprio. Poi svanito nel nulla. Il risultato dellepolitiche di austerità è che stiamo sotto le medie europee supraticamente tutti i parametri. La campagna deve continuare

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4 lavoroesalute anno 37 n. 8/9 settembre 2021

a cura di Alberto Deambrogio

Roberto Musacchio

Il virus dell’ideologiadi mercatoIntervista a Roberto Musacchio

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anche perché il PNRR, il piano di ripresa europeo, nonsembra proprio adeguato alla esigenza della ricostruzionedi un servizio sanitario pubblico all'altezza, risultando scarsoe condizionato al privato. Poi c'è la spada di Damocle dellaautonomia differenziata. E manca la volontà di far luce suciò che è avvenuto per cui siamo stati così deboli di frontealla pandemia e infatti si escludono determinate indaginidalle commissioni di inchiesta previste. Ci sono però leassociazioni dei famigliari delle vittime che sono mobilitate.E ci sarà il G20 sanità a Roma a settembre. Dopo il nulla difatto del Global Healt Summit organizzato con laCommissione europea che ha visti mobilitate molte forzetorneremo sicuramente a farlo. Questa occasione del G20deve dare al movimento italiano l'abbrivio per fare queicollegamenti globali di cui abbiamo riproposto l'importanzaanche nel ventennale di Genova.A. D. - Sinora, nonostante i posizionamenti di alcuni staticome India e Sud Africa e le dichiarazioni di altri comead esempio USA e Cina, l’atteggiamento concreto chenon si riesce a smontare rimane quello del “perseguireaccordi” come unica via per dare al mondo i vaccini dicui abbisogna; strategia fallimentare nei fatti ancorprima che sul piano ideologico. Di più: ci si ostina a direche se anche ci fosse una liberalizzazione dei brevettinon ci sarebbe poi una situazione strutturale/organizzativa in grado di implementare la produzione.Tu che ne pensi? E’ proprio vero che siamo in presenzadi un deficit di capacità produttiva insanabile in tempibrevi e medi?R. M. - La UE insiste ad affidare la questione vaccini allemultinazionali ed agli accordi commerciali. È l'ideologismodi cui parlavo prima. Abbiamo visto quanti ritardi e disservizisi sono verificati per questo. I parlamentari della Sinistra alParlamento europeo hanno denunciato gli accordi segreti,gli omissis e le inadempienze. Soprattutto il non convergeresulla richiesta di India e Sudafrica di sospendere i brevettista causando gravissimi danni. Le varianti che ci stannocolpendo sono una una delle conseguenze della mancatarisposta globale alla pandemia con la disponibilità di vacciniper tutti.Il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione checontiene la richiesta di sostenere la trattativa sulla moratoria.

Ed ha scritto che solo il 40% delle capacità produttiveesistenti vengono impegnate a fare vaccini. È unaaffermazione pesante che chiama in causa i dogmi a cui tisei consegnato e cioè mercato e commercio. Se potrestiprodurre di più e non lo fai nonostante l'estrema necessitànon puoi non chiederti cosa non funziona nel tuo impianto.La UE ha provato a chiamare in causa le mancateesportazioni di alcuni Paesi che hanno tenuto i vaccini persé. Ma la posizione non sta in piedi. Qui c'è una scarsità chenon è determinata dalle capacità produttive ma dai sistemidi mercato. La UE insiste perché vi siano accordicommerciali ma ad oggi questi non ci sono stati e chipotrebbe produrre non lo ha fatto. Gli USA sono ricorsi alPatriot Productive Act, una legge pensata per la guerra, edhanno forzato le convergenze nelle produzioni. Per altro laproduzione farmaceutica è già fortissimamente globalizzata.Solo che questa globalizzazione produttiva è gestita più dallemultinazionali che dalle autorità politiche. La stessa UE èun fortissimo produttore farmaceutico ma lo è molto per leesportazioni.Questa rigidità ideologica è ancora più grave di fronte adue altri fatti. Il primo è che la ricerca accelerata sui vacciniè stata sostanzialmente pagata dal pubblico, come abbiamodetto durante la campagna. La seconda è che i tempi perattrezzarsi a produrre i nuovi vaccini si è visto che eranoristretti, mesi e non anni. Dunque si poteva e doveva averlofatto. Invece si aspettano gli accordi commerciali che nonarrivano. Si decide al Wto e non in sede di sanità mondiale.Anzi non si decide. La risoluzione approvata dal Parlamentoeuropeo dice che servono miliardi di vaccini, molti di piùdel previsto.Per questo la campagna ha tutte le ragioni di andare avanti edi estendersi. L'illusione che i Paesi ricchi, tra cui la UE,stiano ormai risolvendo è appunto una illusione. Lacampagna vaccinale sta aiutando ma proprio per questo ilfatto che non si stia facendo in tutto il Mondo è gravissimo.Ci tornerà addosso con le varianti. E la UE ne porta unacolpa grave. Il rilancio della campagna lo vedo su questo.Renderla mondiale. Far si che la UE senta il peso delle sueresponsabilità di fronte al Mondo. L'ex, e si spera futuroPresidente del Brasile, Lula l'ha scritto con chiarezza.Bolsonaro, col suo negazionismo, ha colpe gravissime. Mapoi serve che i vaccini ci siano. Lo ha scritto anche a Draghiche sta presiedendo il G20 in corso in Italia e che fin qui èstato un buco nell'acqua.

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anno 37 n. 8/9 settembre 2021 lavoroesalute 5

Il virus dell’ideologiadi mercatoIntervista a Roberto Musacchio

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A. D. - Venendo all’Europa e al suo sguardo ombelicale,incapace cioè di cogliere, fuori dai suoi rivolgimentiordoliberisti e dagli interessi delle Big Pharmacontinentali le necessità sanitarie e sociali globali, nonpuò certo sfuggire l’assenza di un reale coordinamentodelle varie politiche anti-Covid in sede U.E. Da questopunto di vista abbiamo assistito, tanto per fare unesempio, al pragmatismo britannico che mentre con lamano destra continua la privatizzazione della sanità, conla sinistra ha organizzato tracciamento e confinamentomassicci per arginare i contagi e le polemiche. Pure inOlanda si è andati in questa direzione. In Italia una verastrategia per contenere il virus oltre il vaccino non si èmai concretizzata… Qual’è la tua opinione su questinodi?R. M. - Se affidi tutto all'ideologismo di mercato ecommercio poi non usi la risorsa più preziosa: lademocrazia. Ed è un peccato. Perché se si vuole si può.Faccio un esempio che ho vissuto da Parlamentare europeo:il pacchetto per il clima. Eravamo ancora dentro il trattatodi Kyoto che aveva il grande pregio di muoversi per obiettivivincolanti. Dopo si è passati alla stagione dei green deal incui gli obiettivi climatici sono affidati alle "buone pratichedi mercato". Il dominus è il mercato, che si servedell'innovazione (e della competizione). I risultati ambientalisono l'effetto atteso.Per continuare la mia metafora sul "reale" anche la UE va apiani, decennali. Quello detto "Europa 2020", che seguivail piano decennale di Lisbona 2000/10, aveva tutte le cifre adire quanticattivi posti di lavoro inquinati sarebbero statisostituiti da buon lavoro verde. Se facciamo un consuntivoserio non possiamo che esserr molto preoccupati che tuttosi ripeta magari ancora in peggio con Next Generation. Matorniamo alla mia esperienza che era precedente (2004/9).Si fece una commissione speciale a tempo che dovevafacilitare l'approvazione del pacchetto climatico (6 tradirettive e regolamenti) fornendo il retroterra diapprofondimento ed indirizzo. Io ero vicepresidente.In concreto facemmo una straordinaria discussioneistituzionale con la comunità scientifica ai massimi livelli.Erano rappresentte anche le tesi "negazioniste" e quelle chenon danno prevalenza alle responsabilità umane o nonconsiderano drammatiche le conseguenze. Poi la politicasceglieva assumendosi le proprie responsabilità.Una cosa analoga mi sarei immaginato per il Covid. E inveceabbiamo gli esperti in televisione e la Commissione chetratta acquisti con le multinazionali. Più la lotta geopoliticasu dove è nato il virus. Adesso apprendiamo che laCommissione ha acquistato 2,1 miliardi di nuove dosi, quasitutte Pfizer. Quindi si può dedurre che si va verso un terzogiro di vaccinazioni. Per altro col 30% di costi maggioratiimposti dalle multinazionali.Dunque si procede per vie commerciali. Ma non sarebbenecessaria una discussione nelle sedi istituzionali sullestrategie in campo a partire dalle conoscenze e dalle ipotesiscienticiche?Si pensa che sia materia televisiva, filosofica, da fb o da bar

e non da rapporto tra istituzioni democratiche e comunitàscientifica?Ha senso la strada della immunità di gregge, ad esempio ese si quale ruolo ha il vaccino?E non dovrebbe essere evidente che se la vaccinazione nonè mondiale rischia le retroazioni negative delle varianti?La UE si è mossa come centrale di acquisto ma ha faticatoanche a darsi regole comuni. Praticamente su tutto dailockdown alle riaperture. Su cui pesano gli interessicommerciali e le competizioni tra Paesi. Ora ha abbozzatol'idea di sanità europea (l'Europa della salute) che però è uncoordinamento minimo e tecnico di politiche che restanonazionali e, per la UE, di mercato. La pandemia haevidenziato che l'armonizzazione europea affidata daMaastricht al mercato interno non ha funzionato. Ledifferenze tra i Paesi, su tutto dal lavoro al welfare e sllasanità, restano abissali e si sono addirittura allargate eristratificate per aree, generazioni, generi. Una Europa dellasalute dovrebbe promuovere una sanità pubblica, territoriale,preventiva e connessa sl sociale. E dovrebbe avere strumentipropri. Ad esempio una industria farmaceutica pubblicaeuropea. La proponeva per l'Italia Federico Caffè. Sarebbeuno straordinario contributo a "fare l'Europa" sul serio.A. D. - Nelle scorse settimane nel nostro Paese è partitaun’asprissima discussione pubblica (difficile chiamarlodibattito) intorno a temi invero assai importanti, scaturitidall’andamento della campagna vaccinale e dalle stessevalutazioni sullo strumento vaccino. Su questioni comelibertà, diritti costituzionali e loro limitazioni,responsabilità, così come sul ruolo della tecnoscienza edella medicina abbiamo assistito ad un climaxincontrollabile di scomuniche, anatemi, insulti…Per moltiversi chi ha provato inserirsi con pacatezza eargomentazioni razionali, dialoganti, capaci di coglierela complessità è stato messo ai margini. Qual’ è la tuavalutazione su tutto ciò? Ha a che fare con una crisi piùgenerale della nostra democrazia (e di quelle altruinaturalmente…)?R. M. - Ci sono studi e report delle principali istituzioni diricerca sullo stato della democrazia che collaborano conl'ONU e la stessa UE che segnalano come ci sia un problemadi sofferenza democratica in tutto il Mondo. Solitamente

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6 lavoroesalute anno 37 n. 8/9 settembre 2021

Alberto Deambrogio

Collaboratore redazionaledi Lavoro e Salute

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sono maggiormente "attenzionati" alcunei Paesi con criterianche discutibili. Stavolta, si dice, il "problema" ègeneralizzato. C'è poi chi ne soffre di più come le donne,cosa richiamata anche da una recente risoluzione approvatadal Parlamento europeo sulla salute sessuale femminile eche richiama il peso del Covid sulle donne. Dagli studiemerge anche che l'Italia è il Paese che ha uno dei periodipiù prolungati di ricorso allo Stato di emergenza. Poi comedicevo prima facendo il confronto col clima è evidente chec'è un problema di discussione democratica sulla pandemia.Certo Trump e Bolsonaro non hanno aiutato. Ma neanche ilcommercialismo della UE o il decretismo italiano sonoesenti da ctitiche. Per altro invece la società civile e imovimenti si sono molto attivati come nella esperienzaitaliana dell'ICE e della società della cura.Il decretismo e l'emergenzialismo non aiutano di fronte aduna situazione che richiede una gestione complessa che solola democrazia può attivare. Se lasci gli esperti in televisione,i partiti a far comizi e la gente su fb non fai democrazia.Non è che un decreto, o un Dpcm, è più efficace perchérapido. Serve una strategia complessa e compresa perchéesplicitata. Poi ci sono vulnus democratici come ilicenziamenti per sms e WhatsApp che sono gravissimi.Ma stiamo alla strategia per la pandemia. L'idea che io misono fatto è che il vaccino sia indispensabile per contenerlae, forse, per sradicarla. Deve essere garantito però su scalaMondo e con una sincronia di tempi. Per questo la campagnavia i brevetti è sacrosanta. Naturalmente il vaccino è unodegli strumenti che chiede insieme una riorganizzazionecomplessiva della società verso la cura, appunto. Per ilvaccino io preferirei una presa in carico collettiva dellaresponsabilità e cioè la sua prescrizione. Che naturalmenterichiede una legge. Mi pare preferibile al definirsi di circuitiseparati troppo estesi. Se non è così bisogna allora evitarele discriminazioni e, come dice la stessa UE, equipararetamponi, vaccino e guarigione. Ma il tema che mi faprediligere la prescrizione del vaccino è che per il Covidl'"autogestione" del rischio è molto problematica e il caricoche può derivare sui sistemi sanitari troppo pesante. Alcol efume ad esempio pesano molto ma in modi menoconcentrati. Naturalmente questa mia è un'opinione che sefossi ancora parlamentare vorrei trovasse proprio nelle sedidella democrazia la possibilità di esprimersi.Ma consentimi una riflessione più generale. Nelloscadimento del dibattito pubblico ci vedo le conseguenze diun'epoca, ormai un trentennio, che non a caso è statachiamata del pensiero unico. L'epoca, iniziata con l'89 incui il capitalismo si è dichiarato vincitore della guerra alcomunismo. Peccato che subito abbiamo conosciuto unaripresa delle guerre guerreggiate con protagonistal'Occidente capitalista. E di tante guerre economiche ecommerciali. Soprattutto, come ha ben spiegato LucianoGallino, si è "rovesciata" la lotta di classe e la fanno i"padroni" su scala mondo.Poi abbiamo avuto tante diatribe binarie, guerra terrorismo;nazionalismo, globalizzazione; populismo, elitismo. Eabbiamo anche i no vax. Queste diatribe a volte confondono

Il virus dell’ideologiadi mercatoIntervista a Roberto Musacchio

la lettura del senso dell'epoca. Che a me pare quella in cui ilcapitalismo reale ci dovrebbe portare a riscoprire l'anticaprofezia dell'alternativa tra socialismo o barbarie. È untrentennio nero quello che abbiamo vissuto e che dopo, econ le guerre, ci porta alla pandemia. Ma le classi dirigenti, meglio sarebbe dire i dominanti, che sono ormai al serviziodi quelli che Riccardo Petrella chiama i predatori, la finanza,le multinazionali, sfuggono ogni verifica critica, sitrincerano.Prendiamo la pandemia. L'allarme era stato lanciato da piùdi 20 anni e non si è fatto niente, letteralmente. O pensiamoal cambio climatico dove da 30 anni grazie agli scienziati sisa sempre di più sulle cause e sul che fare e invece non si fa.Kyoto era un trattato vincolante. Lo si è fatto scadere e ci siè affidati al mercato climatico dove conta il mercato e nonil clima. Si dovrebbero sanare le ingiustizie storichecalcolando i danni prodotti dai dominanti dello sviluppopredatorio e invece si fa sempre peggio. Il ricco (ancora dipiù durante la pandemia) che si compra un viaggio spazialementre laTerra brucia è l'immagine dei tempi. E poi c'è lariconquista dell'Afghanistan da parte dei talebani. Una guerrafallimentare, come sapevano tutti. Ma i dominanti nonpagano pegno, anzi rilanciano. In tutto questo l'Italia è unadelle realtà più "tristi". Destre pessime. Un "centrosinistra"protagonista di tutti i fallimenti dei dominanti. I Cinquestellerapidamente omologati. E una sinistra che ci ha provato, haperso, non riesce a riprendersi. Un Paese triste, che haestirpato la sua memoria storica, ritrovando il peggio delpassato lontano e non avendo idee di futuro. Pure un Paesedove ci si organizza ancora per una società diversa, dellacura. Magari farlo a livello europeo sarebbe ancora meglio.

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“La nostra Torino”Parla Angelo d’Orsicandidato a sindacoIntervista per Lavoro e Salutea cura di Elio Limberti

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I suoi ultimi titoli sono: 1917. L’anno della rivoluzione(Laterza, 2016; Premio Val Comino); Gramsci. Una nuovabiografia (Feltrinelli, 2017; nuova ed. riv. e accr. ivi 2018:Premio internazionale Sormani per opere su Gramsci);L’intellettuale antifascista. Ritratto di Leone Ginzburg(Neri Pozza 2019; selezione Premio Viareggio e finalistaPremio Acqui Storia); Manuale di storiografia (Pearson,2021).Ha accettato lacandidatura e Sindaco diTorino per elezioni del2021 per la lista “Sinistrain Comune”, collocata asinistra del PD nellaquale convergono partiti,f o r m a z i o n i ,organizzazioni dellasinistra di classe torinese.La candidatura èsostenuta anche da PCIe Potere al Popolo

Angelo d’Orsi

Angelo d’Orsi, nato a Pontecagnano (SA) nel 1947,emigrato da bambino a Torino con la famiglia, vi hacompiuto gli studi medi, superiori (Liceo Gioberti) euniversitari (Lettere e Filosofia) laureandosi con NorbertoBobbio. Ha insegnato nelle Università di Milano (Statale),Piemonte Orientale (Alessandria), Aosta e Torino, dove èstato titolare della cattedra di Storia delle dottrinepolitiche. Ha anche tenuto corsi di Metodologia dellaricerca storica, Storia della storiografia, Teoria e storiadella democrazia, Storia delle culture e delle ideologiepolitiche. Ha, inoltre, insegnato in diverse Università diFrancia e del Brasile. Ha svolto conferenze seminari innumerosi atenei italiani, europei ed extraeuropei.Ha fondato e diretto numerose riviste: Nuova Sinistra,Nuvole, Quaderni di Storia dell’Università di Torino, edirige tuttora Historia Magistra. Rivista di Storia criticae Gramsciana. Rivista di studi internazionali su AntonioGramsci.Ha dato vita a diverse manifestazioni culturali comeFestivalStoria, Le Settimane della Politica, e a istituzionicome la Fondazione Luigi Salvatorelli (Marsciano - PG).Giornalista pubblicista fin dal 1971, ha collaborato contestate quali Quotidiano dei Lavoratori, Il Sole 24 Ore,Corriere della Sera, La Stampa, Avvenimenti, Il FattoQuotidiano; ha pubblicato articoli anche su giornalistranieri. Ha curato rubriche radiofoniche per la Radiodella Svizzera Italiana. Attualmente scrive per MicroMegae Il manifesto, saltuariamente per altri quotidiani. Il suoblog ha per titolo tre parole d’ordine gramsciane: Istruitevi,Agitatevi, Organizzatevi.Ha all’attivo la pubblicazione di 53 libri, un centinaio disaggi e alcune centinaia di articoli.

Elio Limberti - Torino è una città complessa, la cui storiaha subito nel tempo cambiamenti di natura e direzionesostanziale. Oggi si presenta come una città fratturata,orfana della propria storia industriale e con una socialitàmultiversa. Come interpreti i bisogni delle classi socialia cui ti rivolgi nella tua campagna elettorale?Angelo d’Orsi - Torino è città ricca di storia, non tanto perla sua durata quando per la sua qualità, in particolare dall’etàrisorgimentale. Una capitale industriale, politica, culturale,in momenti diversi, e quasi sempre una città laboratorio,dove si è inventato, sperimentato, e avviato imprese di ognigenere, dall’industria alla cultura. Schiacciata nelladimensione di one company town, per la ingombrantepresenza della Fiat, che monopolizzava produzione, scienza,tecnologia, cultura, e persino l’immaginario collettivo. Laperdita della Fiat ha significato una perdita grave quanto laperdita dello status di capitale, nel 1864. E a partire dallafine della dinastia degli Agnelli, divenuta poi Elkann, la Fiatsi è come smaterializzata, e Torino ha dovuto inventarsiuna fisionomia nuova, ma con ceto politico locale dimodestissimo livello, incapace di pensare un futuro coerente

con il suo passato, e dopo la bella stagione politica di DiegoNovelli da metà degli anni Settanta durata quasi un decennio,è cominciato il riflusso politico e il declino economico. Ledirigenze dell’ex Pci-Pds-Ds-Pd, sono apparsecompletamente piegate ai poteri forti, in particolare lefondazioni bancarie, mentre il partito, del resto sul pianonazionale, subiva una mutazione genetica. Il risultato chenon solo le classi disagiate non sono più state rappresentatema che Torino è davvero una città frantumata, la cui stessastruttura urbana riproduce la divisione di classe. Io ho inmente di ricuperare il dialogo con le classi disagiate, chesono specialmente collocate nelle vaste periferie, di cui ilPD prima, il M5S dopo, si sono sempre disinteressate, neifatti, pur avendo – questi ultimi – vinto le elezioni del 2016proprio usando il tema periferie.Elio Limberti -La tua candidatura a Sindaco presupponeuna visione pe culiare della Città futura da parte tua edella squadra. Vuoi illustrarla?Angelo d’Orsi - Torino è oggi una sorta di città medievale,

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dove le divisioni urbanistiche corrispondono allestratificazioni sociali: una serie di fossati dividono lo spazioe per sciatteria, il senso della comunità. Il mio compitosarebbe innanzi tutto ricostruire quel senso, restituire agliabitanti di Torino un idem sentire, in quanto parte dellacomunità cittadina. Una città dunque inclusiva, che diventicapitale, nuovamente, nella scena italiana, per la trasparenzaamministrativa (sto insistendo fin dal primo giorno sullaimportanza di due concetti che sono diventate le mie paroled’ordine: “ascolto” e “trasparenza”. Non la città-cartolinache è stato il progetto fallimentare perseguito dopo le “giunterosse” di Diego Novelli, sin dalla seconda metà degli anniOttanta del secolo scorso, dal Centrosinistra, proseguito nellafallimentare esperienza del governo Appendino con la suagiunta monocolore Cinque Stelle, ma una città degna dellasua tradizione di capitale industriale, di centro propulsivodelle lotte sociali, di eccellenza tecnologica, di laboratorioculturale. Una città che reinventa la propria economia, senzagettare alle ortiche quel nocciolo duro che è l’industria, inparticolare quella metallurgica, e dell’auto: un know howche va conservato anche se ovviamente rinnovato nel segnodella ecocompatibilità. Pensare di trasformare Torino in unaVenezia del NordOvest, è ridicolo, e velleitario. Torino,come diceva Gramsci, è “città seria”, e la sua serietà vasalvaguardata, aggiungendo il diritto alla bellezza, un dirittodal quale i proletari, i subalterni, gli emarginati vengonoesclusi.Elio Limberti - Ti rifai spesso al pensiero gramsciano. Illavoro, in quello schema di pensiero è centrale. Tuttavia,oggi, il lavoro si presenta frastagliato, spesso senzaalcuna garanzia sostanziale, sovente come occasioneprecaria; infine, l’assenza di lavoro è spesso un’angosciadiffusa. Nell’impianto giuridico italiano l’istituzioneComune ha poteri ben limitati in materia di lavoro, cosaproponi e proponete verso una maggior tutela ediffusione del lavoro come fonte e garanzia di dignità enon di disperazione?Angelo d’Orsi - In verità, il Sindaco e l’AmministrazioneComunale sono dotate di potenzialità che sta poi ai singolie alle forze politiche che li coadiuvano trasformare inattualità. Per esempio a Torino, il Sindaco può fare modificheal Piano Regolatore, che implichino lavoro, specialmentenelriuso di spazi abbandonati (Torino è forse la capitale italianadei buchi neri, ossia di strutture non più in uso e

spazi analogamente lasciati nell’oblio), che si tratta di farrivivere. Ho lanciato lo slogan “Non un mattone in più!”, inquanto la città ha un altro triste primato, di consumo disuolo: invece di aggiungere altri mattoni si può aggiustare,ristrutturare, riattare, e riusare quale che sia la destinazioned’uso di spazi ed edifici. Anche salvare un prato dallaspeculazione immobiliare mentre fa un favore alla natura(e dunque agli abitanti della città), può essere un’occasionedi lavoro. E il Sindaco può e deve svolgere, d’altro canto,una funzione di controllo e vigilanza sul rispetto delle normedi sicurezza nei luoghi di lavoro, coadiuvando così le deboliforze dell’Ispettorato del Lavoro. Si tratta di battersi, anchecon la classe imprenditoriale, perché accetti il principio delladignità e della sacralità, per così dire, del lavoro. Ricuperarela tradizione dell’industria, senza perseguire, come dicevosopra, il sogno grottesco della città-cartolina; valorizzare legrandi competenze che i due atenei cittadini (Università degliStudi e Politecnico) sono in grado di mettere in campo adisposizione degli imprenditori, ma della città nel suoinsieme, innovando per quel che sarà necessario, specie perrendere ecocompatibile ogni produzione. Anche l’attivitàper trasformare le produzioni in tal senso, tutto ciò cheoccorre per rendere Torino “a green town” crea lavoro, elavoro dignitoso.Elio Limberti - Da due anni la vita di tutti è condizionatadalla pandemia di Covid-19, questo ha ulteriormentemesso in in luce le carenze di un sistema sanitario votatoal mercato e non ai diritti dell’individuo. Il Sindaco, inmateria sanitaria, è una figura centrale ma sinora i tuoipredecessori sono stati del tutto assenti in materia,subendo la predominanza della Regione. Si staprofilando, inoltre, un’autonomia regionale che potrebbesignificativamente peggiorare la situazione. Cosa nepensi e cosa ti proponi di fare sulla salute dei cittadini,anche al di là della contingenza Covid-19?Angelo d’Orsi - Il tema Salute è uno dei sette punti del mioProgramma. Battersi contro tre pratiche e tre ideologie chehanno devastato il Servizio Sanitario Nazionale sarà unadelle mie priorità: combattere, cioè, la regionalizzazione,l’aziendalizzazione, la privatizzazione del servizio. ComeSindaco, se sarò eletto, intendo riprendere ogni potere che èstato lasciato più o meno debitamente affidato all’enteregionale, e sottrarre al settore privato la gestione dellasanità, e nel contempo lavorare per una sanità territoriale,di quartiere, se non di caseggiato. Al progetto faraonico della“Città della Salute” noi contrapponiamo la Salute in Città,come recita uno degli slogan che ho lanciato.

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Elio Limberti - Partecipi, partecipiamo ad unacompetizione elettorale con le carte truccate: il sistemamaggioritario ci penalizza in modo estremo. Mentrecontinuiamo sostenere il principio del sistemaproporzionale puro in nome di una democrazia effettivae non falsa, credi che questa condizione possa permetterealla sinistra di classe di essere giustamente rappresentatanelle istituzioni, anche locali, come il Comune di Torino?Angelo d’Orsi - “Giustamente rappresentato” solo sevincessimo e io diventassi Sindaco e portassi con me lamaggioranza dei Consiglieri. Se così non sarà, sarà unaingiusta rappresentanza. La legge sui sindaci è una delle tanteferite inferte alla democrazia, con la complicità del PD e ditutto il Centrosinistra. Ogni legge maggioritaria è un vulnusal principio della rappresentanza. La tendenza verso questotipo di leggi elettorali è intrinseca nel percorso verso il“superamento” della democrazia, quella che Colin Crouchha chiamato “post-democrazia”. Che la destra abbia spintoin tale direzione si spiega, ma che la sinistra lo abbia accettatoo addirittura abbia fatto proprio il principio ispiratore, èpiù difficile da accettare, anche se si capisce, alla luce ditutta la trasformazione avvenuta dentro il campo dellasinistra occidentale.Elio Limberti - L’esperienza torinese sembra dimostrareche sia possibile unire le diverse espressioni della sinistradi classe per un obiettivo comune. Questo vuol dire cheè davvero possibile unire i terreni del conflitto e quelloistituzionale per riaffermare una società più giusta?Angelo d’Orsi - È possibile ma molto difficile. E ladifficoltà non consiste soltanto nello sforzo di assemblare ipezzi, ma ancora di più in quello di tenere assemblati. Lespinte centrifughe e le tentazioni identitarie sono assai forti.E ci sono forze che sono legate a una concezione politicache comprende tanto la lotta fuori delle istituzioni, quantoquella interna ad esse, e forze invece che si concentrano nelmovimentismo. Gli obiettivi sono comuni, ma le strategiesono spesso diverse, e la formazione dei militanti spesso lidifferenzia notevolmente, e tuttavia siamo riusciti nelmiracolo di realizzare questa unione che mi sostiene nellacorsa alla conquista del Palazzo di Città, ma l’obiettivomassimo, al di là della conquista di un risultato elettoralefavorevole, sarebbe trasformare l’unione in unità stabile. Iosogno una sinistra radicale, comunista, ambientalista,davvero unita.Elio Limberti - Nel comporre la tua squadra elettorale,immagino tu abbia dovuto conciliare istanze diverse:competenze, capacità di rappresentanza, obbligo delrispetto della diversificazione di genere, necessari equilibrifra forze politiche diverse per storia e natura. Il risultatoche hai, avete, ottenuto ti pare soddisfacente peraffrontare la guida del Comune di Torino? Nel caso incui Sinistra in Comune non fosse la prima lista negli esitielettorali, quali obiettivi vi siete posti?Angelo d’Orsi - Si poteva fare di meglio, certo, ma ilrisultato è soddisfacente. Sono sicuro che nella lista ci sonole competenze e la passione giuste per realizzare una squadra

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di governo della città capace di dare grandi risultati. Allaseconda domanda preferisco non rispondere. Io lavoro pervincere e cerco di infondere questa volontà in tutte lecomponenti della Coalizione, oltre che nel mio team.Elio Limberti - Il tuo spessore intellettuale è fuoridiscussione: con 53 libri, un centinaio di saggi e unmigliaio di articoli pubblicati, la tua profonda conoscenzadella storia del pensiero politico e di Gramsci inparticolare fanno di te uno studioso di alto livello; la tualunga militanza intellettuale nella vita politica ti ponesenz’altro fra le figure più qualificate nell’esame delcontingente sociale e politico. Come può questo bagagliodi conoscenza e di capacità d’analisi rivelarsi strumentoutile ed efficace nella progettazione e poi nel dareattuazione alla Torino futura?Angelo d’Orsi - Ho invece ricevuto non poche criticheproprio in relazione al mio bagaglio culturale; a direinsomma che la cultura, lo studio, la professione di docenteesercitata per 43 anni, non solo non servono a fare politicae a conquistare voti, ma sono un handicap per governare. Èuna delle tante espressioni del mondo alla rovescia in cui ciè dato di vivere. Al contrario sono convinto che proprioquesto bagaglio culturale e professionale possarappresentare il valore aggiunto della mia Candidatura ediventare, se giungessi al Palazzo di Città, un serbatoiofondamentale cui attingere per fare politica. In fondo tantoGramsci, quanto, prima di lui, Machiavelli hanno dimostratoche per fare politica conoscere la storia e la teoria dellapolitica è fondamentale. Ma quanti fra i miei competitors (espesso anche tra i miei supporters) hanno studiato Gramscie Machiavelli?

Elio Limberti

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Con Roma e Milano, sulle notedella tarantella, ha preso il via la corsaalla conquista della poltrona diSindaco di un’altra grande cittàmetropolitana.I concorrenti più accreditati sono, amio parere, sostanzialmente quattro(tra i quali, una sola donna).Tra questi, una vecchia conoscenzadella politica locale e nazionale dellac.d. “Prima Repubblica” e il solito exmagistrato nelle vesti di debuttante,ma tutti sufficientemente agguerritie attrezzati ad affrontare una provaelettorale molto impegnativa e, comesempre, dagli esiti imprevedibili, inuna città umorale qual è Napoli.Quello partenopeo è infatti un popolocapace di lasciarsi travolgere dairrefrenabili quanto effimere passionie, proprio per questo, nel corso dellasua millenaria storia, soggetto arepentine disillusioni.In questo senso, sono parimentiistruttive due diverse vicendepolitiche; l’una (ormai) antica e l’altraancora attuale.Alludo, in primis, allo straordinarioclima cittadino che caratterizzò leelezioni amministrative a Napoli nellontano giugno 1975.Infatti, alla straordinariapartecipazione popolare - conpercentuali oggi inimmaginabili -seguirono il grande successo dellalista Pci (32,30 per cento), il notevolecalo della Dc (- 5,4 %) e, in nettacontrotendenza rispetto alle altregrandi città italiane, la consistentecrescita del Msi (+ 6,4).Sull’onda dell’entusiasmo popolare, nel settembre ’75,nacque una Giunta di maggioranza relativa (Pci – Psi) che,per la prima volta a Napoli, vedeva un comunista assumerela carica di Primo cittadino.Le attuali vicende politiche sono invece caratterizzate da uningombrante panorama cittadino nel quale, alla fantastica“veduta” che si gode da Palazzo San Giacomo, sede delMunicipio, fa da sfondo la pesante eredità lasciata da DeMagistris: i circa due mld. di debiti che - in un momento incui ancora non si sono materializzati i terribili effetti dellacrisi economica post pandemia - si aggiungono ai circa 8oomln. di passivo già presenti all’atto del suo primoinsediamento (nel 2011).Una partenza ad handicap, quindi, per chiunque dovesse,alla fine, trionfare.Ma chi sono, in definitiva, coloro i quali aspirano a succederea colui che, secondo www.terranostranews.it “si èdimostrato - dopo i disastri dell’era Iervolino - il peggioresindaco della storia di Napoli”?Come già anticipato, sono (forse) solo quattro gli aspirantia quello scanno cui sedettero anche note personalità politichequali, ad esempio, Achille Lauro(1) (per il Partito NazionaleMonarchico prima, per il Partito Monarchico Popolare e,successivamente, per il Partito Democratico Italiano di UnitàMonarchica) e prestigiosi esponenti della sinistra storica del

nostro Paese quali: MaurizioValenzi(2), del Pci e Pietro Lezzi(3),del Psi.Il primo, in ordine anagrafico (1947),è Antonio Bassolino, la “vecchiaconoscenza”, cui accennavo inapertura, perché primo Sindaco (Pds)di Napoli eletto direttamente daicittadini (dal dicembre ’93 al marzo2000) al ballottaggio con la fascistaAlessandra Mussolini.Dall’ottobre ’98 al giugno ’99, inqualità di Ministro del Lavoro - nelprimo governo nazionale presiedutodall’ex comunista Massimo D’Alema- fu autore della legge di modificadell’orario di lavoro settimanale, da48 a 45 ore.Successivamente (dal 2000 al 2010)ricoprì, per due mandati consecutivi,la carica di Presidente della RegioneCampania. Entrambe le volte elettoal primo turno; con il 54,3 e il 61.6delle preferenze. La sua stagionepolitica finì tra le polemiche perchéprima oggetto di critiche per alcuneoperazioni finanziarie ritenutesvantaggiose per la Regione e,successivamente, a seguito di ferocipolemiche a causa della nuovaemergenza rifiuti in Campania.Nel 2015, dopo una breve sosta diriflessione, annunciò la suapartecipazione alle primarie del Pd perun nuovo mandato da Sindaco delcapoluogo partenopeo, ma fusconfessato dai vertici nazionali. Dal2017 non è più iscritto al Pd.Del suo percorso da Primo cittadino,ricordo, in particolare, l’impronta

popolare impressa alla città (con la ripresa di feste espettacoli nella maestosa Piazza del Plebiscito), il progettoper fare rivivere il quartiere Bagnoli deturpato dall’Italsidere la valorizzazione dell’antichissimo centro storico. Ciò che,al termine del primo mandato, gli valse la riconferma conoltre l’80 per cento dei consensi.In questa occasione, è stato il primo a rompere gli indugi ea ripresentarsi candidato, già molto tempo prima che i varipartiti individuassero i loro candidati ufficiali.Bassolino - credo - immaginava, con la sua autocandidatura,di forzare un po' la mano al Pd, al M5S e a Leu,costringendoli a ritrovarsi sotto i suoi vessilli; se non altro,in ossequio al loro comune appoggio al secondo governoConte. Purtroppo per lui, non è andata così.Evidentemente, quelli che Bassolino riteneva sarebbero statii suoi sponsor “naturali” hanno, alla fine deciso - dopo nonpoche peripezie e divisioni “interne” - di puntare le loroaspettative di successo sull’ex Ministro dell’Università (delConte II) Gaetano Manfredi (classe 1964).Un dato certo è che, se la convergenza dei tre alleati digoverno sul nome dell’ex Ministro - già Rettore della“Federico II” di Napoli - è stata alquanto sofferta, anche ladisponibilità del potenziale candidato non è apparsa, in unprimo momento, tra le più entusiaste!

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VEDI NAPOLIE POI......SINDACO

di Renato Fioretti

Quadro del retroterra istituzionale perleggere gli equilibri che agiscononell’elezione di chi succederà allaGiunta di Luigi De Magistris che hafatto di Napoli una cittàdell’alternativa al marciumeeconomico e politico dei governi e dellegrandi città governate dal centrodestrae dal PD. Una Giunta di sinistra che,nonostante il boicottaggio governativo,ha scelto di andare controcorrente sulleprivatizzazioni, vedi l’acqua pubblica.La candidatura di AlessandraClemente, Assessora alle Politichegiovanili della Giunta De Magistris, èl’unica garanzia di autonomia socialedal virus del liberismo dei potenti. Red.

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Titubanze ed indecisioni ampiamente giustificate daquell’enorme disavanzo delle casse comunali che, credo,avrebbe scoraggiato qualunque individuo sano di mente; aparte, naturalmente, un politico!Probabilmente (e lo spero sinceramente per tutti i miei exconcittadini(4) che temono un insopportabile inasprimentodella tassazione locale) a Gaetano Manfredi saranno stateofferte chissà quali e quante garanzie rispetto al rientro dallospaventoso deficit.Quella che è ormai ufficiale è la sua presenza alla sfidaelettorale sotto le bandiere di Pd, M5S e Leu; tutto ciò cheresta dell’ormai fantomatico Centrosinistra in Italia!La candidatura di Manfredi, però, induce a qualcheconsiderazione di carattere politico rispetto a ciò che oggirappresenta il Pd.Le (ormai) reiterate decisioni di candidare a Primo cittadino- a Napoli come in tutte le altre maggiori città italiane -personalità appartenenti alla media-alta borghesia cittadina,dimostra, a mio parere, quale enorme abisso oggi separil’indegna progenie dell’ex Pci da quel partito “di massa”capace, con Valenzi prima e Bassolino dopo, di conseguirerisultati “bulgari” nei quartieri napoletani a più alta densitàoperaia e popolare; da Bagnoli, a Fuorigrotta e Ponticelli.Si tratta, in sostanza, di dover prendere atto, una volta pertutte - anche se ciò causerà incomprensioni e distinguo daparte di qualche “irriducibile” o, più semplicemente, ingenuonostalgico - che il Pd non è più un partito “popolare” e nonha più alcun radicamento socio-culturale con quella fasciadi elettori che avevano reso unico in Europa l’ex Pci, almenofino all’ex Pds!Alludo, evidentemente, a quella famosa “Classe operaia”della quale lo stesso Istat dichiarò, con grande enfasi (appenaqualche anno fa), la definitiva scomparsa.Senza considerare, però, che le moderne “catene dimontaggio” - da Amazon ai Rider, dai precari della PP.AA.ai “ricercatori” con “borse” da 700/800 euro mensili, dai“navigator”, che dovrebbero trovare lavoro stabile adisoccupati ed inoccupati, ma con contratti da “precari”, aicamerieri, ai quali la Santanchè vorrebbe offrire 2 mila euromensili, ma con retribuzioni mensili di poche centinaia dieuro, fino a coloro ai quali è stato fatto credere che indossareuna “tuta blu” sarebbe stato degradante e, quindi, preferibileuna “ventiquattr’ore” in regime di (falsa) partita Iva, se non,

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addirittura, uno stage gratuito - hanno il malefico effetto diprodurre quei “nuovi “proletari” tra i quali, però, è stataabilmente (e strumentalmente) “veicolata” l’idea secondola quale definirsi tali significa apparire di livello inferiore.Tornando ai candidati, in ossequio all’ordine anagrafico,segue il napoletano Catello Maresca (1972).L’ennesimo magistrato che “si butta in politica(5)” è statoSostituto procuratore presso la Procura generale di Napolie già alla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli. Unoche, evidentemente, conosce a fondo certi “ambienti” e taluni“personaggi”!In un primo momento sembrava che Maresca dovesse esseresostenuto da una lista civica ma sulla sua figura si èimmediatamente stagliata l’ombra dell’ineffabile MatteoSalvini e, alla fine, ha finito con il rappresentare il candidatounico del Centrodestra.Qualche altro - imbarazzante - problema, per Maresca, potràessere rappresentato dalla presenza, tra le liste a suo sostegno,di personaggi “discutibili”, dal punto di vista morale, e con“precedenti” poco rassicuranti.L’ultima inchiesta di questo tipo: “Presunte collusioni tracamorra e politica nel napoletano”, ha tra gli indagati ilSenatore di Forza Italia Luigi Cesaro e, tra gli arrestati, conl’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa i suoitre fratelli; Antimo (detenuto), Aniello e Raffaele (aidomiciliari)!In questo senso, chissà che Catello Maresca non corra ilrischio di ritrovarsi accanto personaggi a lui già noti - perché“incrociati” nelle aule di tanti Tribunali nel corso del suomandato alla Dda -improvvisamente divenuti suoisostenitori.Rispetto al candidato del Centrodestra, mi concedo una sola- ma spero esauriente - considerazione personale.Nel corso di una recente intervista(6), Catello Maresca, aproposito dell’ex Cav. Silvio Berlusconi ha dichiarato: “IlPaese ha ancora bisogno di una persona come lui in primalinea” e, subito dopo “Credo che Berlusconi abbia subìtosolo una condanna in merito alla quale tra l’altro la CorteEuropea ha chiesto chiarimenti”!Ebbene, personalmente considero sconcertanti - anche sequalcuno potrebbe definirle semplicemente vergognose - talidichiarazioni.Capisco che in quel momento l’ex Pm rispondeva a unadomanda relativa a uno dei suoi più importanti sponsor, masostenere che l’Italia abbia bisogno di un pregiudicato(7) -per un reato gravissimo qual è quello della frode fiscale -appare (eufemisticamente) poco edificante!Ancora più eclatante e meno condivisibile, ciò che Marescaafferma subito dopo.A parte il fatto che si può subire un torto o una scortesia,

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trattandosi di elezioni amministrative, il voto dei singoli - adifferenza di quanto normalmente avviene al livellonazionale - riflette (spesso) particolari situazioni di carattere“locale”, non sempre è strettamente collegato alle proprieposizioni politiche e risente, inoltre, della possibilità diesprimere il c.d. voto “disgiunto”.Fatta questa premessa, anticipo che, a mio avviso, non ètroppo azzardata l’ipotesi secondo la quale, Bassolinoraccoglierà la sua dose di preferenze tra un certo numero di“nostalgici” e tra il “vecchio apparato” che ne ammirò legesta da Sindaco fino al lento declino regionale.Alessandra Clemente, naturalmente - per ovvie ragioni - nonpotrà più contare sul vasto bacino di consensi cheaccompagnarono l’esordio del suo mentore De Magistris,però - benché molto giovane, ma comunque in possesso dinotevole esperienza amministrativa - credo possarappresentare il punto di riferimento per molti nuovi elettorie, soprattutto, attingere consensi tra quel voto “di opinione”che spesso premia, soprattutto nelle consultazioni di caratterelocale, candidati non eccessivamente “schierati”!Manfredi e Maresca, i due contendenti più accreditati alsuccesso finale, paradossalmente raffigurano, a mio avviso,due facce della stessa medaglia!Il primo, il candidato di coloro i quali insistono - più atorto che a ragione - nel definirsi di Centrosinistra, è, a pienotitolo, rappresentante di quella media-alta borghesia cittadinache, così come non amava la sinistra espressa da MaurizioValenti e Pietro Lezzi, ha già ampiamente dimostrato, tantoa livello locale quanto a quello nazionale, di non averealcuna preclusione nei confronti del Pd.Un partito, quest’ultimo, che (ormai) non ha più alcunlegame con quella tradizione popolare che costituiva,insieme al voto di centinaia di migliaia di lavoratori delleperiferie urbane napoletane, il nucleo duro di quello che fuil glorioso Pci e non sono mai arrivati ad essere né il Pds néi Ds.Abbastanza semplice immaginare, quindi, che i due maggioripretendenti alla prestigiosa carica finiscano con il “pestarsiin piedi” in cerca di consensi in bacini elettoralisostanzialmente equivalenti!Fatta salva la certezza - in caso di (prevedibile)“ballottaggio” - dell’apporto di voti, a favore di Maresca,da parte della becera destra che resta, a Napoli, una presenzasempre incombente.

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ma non una condanna perché la stessa viene inflitta per effettodi colpa e, nel caso in oggetto, già passata in giudicato!Appare, inoltre, assolutamente fuori luogo e fuorviante ilriferimento alla richiesta di chiarimenti avanzata dalla CorteEuropea. Più opportuno - in ossequio alla deontologiaprofessionale e all’onestà intellettuale - che, in qualità dimagistrato, si fosse limitato a prendere atto e a rispettareuna sentenza della Cassazione!Ma tant’è: questo è quanto ci propina l’attuale eserciziodella politica.Ultima aspirante, ma solo in termini anagrafici, alla caricadi Prima cittadina della metropoli partenopea, è AlessandraClemente (1987), Assessora alle Politiche giovanili dellaGiunta De Magistris.La giovane ma già esperta candidata, “investita” dallo stessoDe Magistris, potrà contare, credo, su di un bacino elettoralenotevolmente più ridotto rispetto a quello che,convintamente, sostenne l’ex Magistrato oggi in cerca dialtri successi personali in Calabria.Molto efficace, intanto, il suo commento alla suddettaintervista rilasciata dal rappresentante del Centrodestra:“Quello che appare da queste prime settimane di campagnaelettorale è che Catello Maresca viva il conflitto fra essereprofondamente di destra e avere vergogna di ammetterlo.Elogiare Berlusconi, poi, che in Campania ha avuto tra lesue fila uomini indagati per affari di camorra e corruzionemi lascia sbalordita ed è la ciliegina sulla torta. Altro cheprogetto civico questo è un pasticcio civico, ma a Napoli,per fortuna, siamo svegli."Altrettanto netto il giudizio espresso(8) da GiampieroLaurenzano, Coordinatore di Potere al Popolo di Napoli:”Siamo davanti all’invasione dei barbari, che hanno il voltorassicurante di Catello Maresca e Gaetano Manfredi, il primoespressione di Berlusconi e il secondo del sistema di poteredi Vincenzo De Luca”.L’ineludibile quesito da porsi a questo punto è chi premiarecon il proprio voto.Prima di tentare una risposta personale, ritengo opportunorilevare che, in effetti, fino a poche settimane fa, i piùaccreditati, tra i candidati alla prestigiosa carica di Sindacodi Napoli, erano, a mio parere, cinque.Manca oggi quel Sergio D’Angelo, già Presidente Geco edex collega della Clemente in Giunta con De Magistris che,dopo aver presentato la propria autocandidatura, ha preferitotirarsi fuori dalla contesa dichiarando di riconoscersi nelprogramma del candidato ufficiale del Centrosinistra.Non conosco i termini dell’accordo e non ne chiederò gliestremi grazie alla conoscenza personale(9) con SergioD’Angelo, ma sono sicuro che l’ex Assessore alle Politichesociali non abbia tralasciato alcun particolare nel concordarela sua rinuncia e stendere l’accordo politico con il favoritonella corsa a Sindaco.Parlo di “favorito”, ma, naturalmente, così come in ognioccasione di questo genere, ai pronostici corrisponde semprela possibilità di essere clamorosamente smentiti.Questa volta considero più stimolante correre il concretorischio di commettere qualche errore anticipando la c.d.“analisi del voto” (chi ha votato per ……..) che, di norma,segue l’esito della consultazione.In questo senso, va adeguatamente considerato che,

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Paolo BerdiniRoma

Gabriele A. MarianiMilano

Dora PalumboBologna

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In questo desolante quadro, i lavoratori - almeno quelli cherestano - i pensionati, i disoccupati, i precari e tanta “poveragente”, a chi concederanno il loro consenso?Il timore, come sempre accade, è che il c.d. voto “di protesta”- venuta sostanzialmente meno l’alternativa rappresentatada quello che fu il “Movimento” (delle 5 stelle) - possatradursi in un sostanziale, seppure relativo, successo delladestra estrema.È per questi motivi che considero un errore l’accordo traD’Angelo e Manfredi.Penso, infatti, che D’angelo, grazie al suo notevole“radicamento sociale”, avrebbe avuto la grande opportunitàdi svolgere un ruolo determinante nella contesa elettorale erappresentare un interlocutore comunque decisivo.Ruolo che difficilmente, sarà concesso ad AlessandraClemente (che pure sosterrò, per quanto consentitomi dallacondizione di “non votante” a Napoli) che indico come unicascelta possibile per chi, come me, a sinistra, è ormai stufodel Bersani di turno che parla di sinistra “liberale” e siaccontenterebbe, piuttosto, della sola presenza di unasemplice sinistra.Finalmente una sinistra - senza alcuna aggettivazione - che,contrariamente a quanto ipotizza Bersani, non faccial’occhiolino al dilagante liberismo e a quelle distorte formedi europeismo nel nome del quale la finanza e un globalismostrabico limitano e comprimono le libertà singole ecollettive di tutti gli Stati nazionali europei.

NOTE1) Sindaco dal 9/7/52 al 26/6/56, dal 26/6/56 al 19/12/57 e, successivamente, dal 4/2/61 al 29/11/61.2) Sindaco dal 27/9/75 al 5/9/80 e dal 5/9/80 al 16/4/3.3) Sindaco dal 29/7/87 al 31/7/90.4) Sono già oltre 30 anni che, a malincuore, ho lasciato,il centro storico di Napoli a favore di una più tranquillaresidenza nella zona dei Campi Flegrei.5) Non sarà il caso di Catello Maresca, ma qualchemaldicente sostiene che, forse, i frequenti “passaggi” dimolti magistrati tra le fila dei politici sono dettati dal fattoche ciò rappresenta, allo stato, l’unica possibilità diimpinguire le loro già laute retribuzioni.6) Fonte: “fanpage.it”, del 14 giugno 2021; di CiroPellegrino.7) Fonte: “espresso.repubblica.it” del 1° agosto 2013; diLia Quilici.8) Fonte: “fanpage.it”.9) Nel corso della mia lunga permanenza nellaCommission Regionale per l’Impiego (C.R.I.) dellaCampania, dal 1988 al 2008, ho avuto come collegaanche Sergio D’Angelo, quale rappresentante delleCooperative Sociali.

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Renato FiorettiEsperto Diritti del LavoroCollaboratore redazionale

di Lavoro e Salute

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ELEZIONI DEI SINDACI:LA SINISTRA NELLE

ALTRE GRANDI CITTA’

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Nelle stanze blindate del governo si programma, nelsilenzio degli organi di stampa, il golpe con le “Disposizioniper l’attuazione dell’autonomia differenziata”, nonostanteil parere della Corte dei Conti che ha fatto presente le gravidisfunzioni che produrrebbe.Il governo se ne frega e lo conferma anche con l’intesaStato-Regioni del 4 agosto che assume nell’assistenzadomiciliare i meccanismi della Lombardia: esternalizzazionedei servizi ai privati.Non è bastata la malagestione della sanità, le migliaia dimorti di covid - con il ministero della salute a fare daspettatore - e gli effetti disastrosi sull’economia e sullaconvivenza sociale con la pretesa didecidere autonomamente norme eregole su sanità, scuola, trasporti?Con la riforma del Titolo V,approvata dal Centro-Sinistra nel2001, veniva ridotta la potestàlegislativa dello Stato a favore diquella concorrente delle regioni, chetenderanno ad interpretarla comeesclusiva. Nel nuovo testospariscono il concetto di interessenazionale e il richiamo aMezzogiorno e Isole che eranopresenti nel testo originario del1948.L’art. 116, 3 c. introduce lapossibilità di poter accedere a formeparticolari e ulteriori di autonomiasubito richieste da Veneto,Lombardia ed Emilia Romagna.Le pre-intese chiedono di farpassare alle Regioni quasi tutte lematerie previste dall’art. 117, 3 c.precisamente 23 per Veneto eLombardia, 15, ma consistenti,per Emilia Romagna: si tratta dimaterie strategiche ed importantiche coinvolgono profondamente la vita dei cittadini: scuola,università, ricerca, sanità, sicurezza sul lavoro, previdenzaintegrativa, ambiente, lavoro e contratti, professioni,infrastrutture, trasporti, energia, beni culturali etc.Poi si sono aggiunte altre regioni per cui, se le richiestefossero approvate, si avrebbero 20 sistemi regionalicompletamente diversi, alcuni ricchi, altri poveri, ed unoStato svuotato delle funzioni di indirizzo e governo: di fattouna frantumazione irreversibile delle strutture materiali edimmateriali alla base della collettività e dell’identitànazionale.Le regioni, si finanzieranno trattenendo la maggior partedei tributi erariali maturati nel proprio territorio, privandocosì lo Stato del fondo di solidarietà e perequazione, trattodalle regioni più capienti, per compensare i territori menoricchi e poveri, soprattutto al Sud. La spesa cioè non potràcambiare stante l’obbligo dell’invarianza di spesa ai sensidell’art. 81 della Costituzione.

Di fatto l’Autonomia Differenziata porta allosmantellamento dello Stato sociale e dei principi diuguaglianza e solidarietà, politica, economica e socialeprevisti dall’art.2 della Costituzione, peraltro mai applicato.E si viola anche l’art. 5 della Costituzione per il quale idiritti devono essere universali su tutto il territorionazionale, senza alcuna differenza di residenza, giacché laRepubblica è “una e indivisibile”.Si sostituisce al centralismo dello stato il centralismo delleregioni, si frantuma il paese, si annullano e mortificano leautonomie dei Comuni e degli Enti di area vasta,inficiandone la possibilità e capacità di definire le politichepiù adeguate alla specificità dei loro territori.In questo quadro Sud e Isole rischiano una derivairreversibile, perché partono da una situazione di svantaggioper il minor gettito fiscale e perché, soprattutto negli ultimiventi anni, a questi territori sono stati scientemente sottrattifinanziamenti, si parla di 62 miliardi almeno, attraverso uniniquo calcolo della spesa storica pro-capite, calcolata

sull’età media, che al Sud è piùbassa, e sui servizi esistenti o zeroesistenti anziché su quelli necessari.Di fatto, i finanziamenti continuanoad essere distribuiti in base allaregola “tanto hai speso, tanto tisarà dato”, generando il paradossoche chi meno ha, meno riceve,mentre chi più ha, più riceve. Ciòha penalizzato soprattutto il sud equindi, soprattutto negli ultimi 10anni, quando la crisi era più forte,si è verificato un enorme travaso dalSud al Nord di risorse finanziarie,ma anche di risorse umanequalificate.Un esempio lampante è dato dallasanità, il cui definanziamento,ancora maggiore al Sud, ha prodottoun progressivo aumento dellamobilità sanitaria, che hacomportato per un milione diricoveri il drenaggio verso il Norddi quasi 5 miliardi: utili a ripianarei bilanci e i debiti delle aziendeospedaliere del Nord. Altri dati che

confermano il grande furto al Sud sono a piè pagina.In sintesi, già ora i Comuni poveri ricevono solo il 43%del fabbisogno reale, perché i ricchi non partecipano allaperequazione e quindi lo stato riesce a coprire solo il 22.5%del fabbisogno.Ciò significa che funzioni fondamentali e diritticostituzionali, come istruzione, servizi sociali, trasportopubblico locale, asili nido, polizia locale, rifiuti, nel 50%dei 6700 comuni delle 15 regioni a statuto ordinario, nonsono stati svolti o lo sono stati solo molto parzialmente.Questa, in estrema sintesi, la situazione di spesa per il Sud:se passerà l’Autonomia Differenziata Sud e isole non sarannoin grado di reggere.Con la pandemia le disuguaglianze sono aumentatemoltissimo anche a causa dell’autonomia delle Giunteregionali già in atto. Una sana politica governativa farebbefare un passo indietro ai cosiddetti governatori e potenziareinvece il ruolo dei Comuni.

Redazione

La secessione strisciantedistrugge i Comuni eun sano decentramento

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Gli abbandonati. Parlano gli operai della ex Embraco

TRUFFA DI STATO: IL CASO EX-EMBRACO

INCONTRO CON LA DELEGAZIONE DI LAVORATORI AL PRESIDIO DI PIAZZA CASTELLO A TORINO

Il disastro Ventures Srl nasce da lontano: da Aspera Spa adEmbraco Italia Spa, fino a Ventures Srl. Una storia dideindustrializzazione lunga un ventennio e forse più. Voleteparlarcene?Il 28 ottobre 2017 è cominciata questa vertenza: in praticala Whirlpool (1) ha deciso di chiudere lo stabilimento diRiva presso Chieri, e ha venduto tutta l’Embraco(stabilimenti in Cina, in Messico, Slovacchia e la testa inBrasile) alla NIDEC (2) che è una grossa multinazionalegiapponese ma non lo stabilimento italiano, dal quale peròha preso un modello diciamo all’avanguardia , modello dicompressore che facevamo lì, questo modello dicompressore ora è finito in Austria, dove il costo del lavoroè più alto di quello italiano. Come si spiega allora questafaccenda? Non c’è la scusante che il costo della manod’opera è più basso, noi non ce lo spieghiamo….allora, ildiscorso è questo: la Whirlpool ha venduto l’intera Embracoalla NIDEC tranne lo stabilimento in Italia (Riva) perché laWhirlpool, come ha fatto a Napoli con il settore dellelavatrici, non vuole più produrre in Italia.La Whirlpool ha spostato all’interno della C.E., in Slovacchiala produzione di compressore per frigoriferi, perchéguadagna di più, c’ha più incentivi da parte dello Stato, c’hala possibilità di avere il terreno, i servizi, l’energia elettrica,costo del lavoro minore, e quindi ha deciso di lasciare acasa 400 famiglie perché noi eravamo 400, adesso 390perché qualcuno ha deciso di cambiare obiettivo lavorativo.Allora noi rischiavamo di essere licenziati entro Marzo 2018,all’epoca c’era come Ministro dello Sviluppo economicoCalenda. Noi siamo andati a Strasburgo, a Bruxelles, per“caricare della responsabilità sociale” le multinazionali

e, nel nostro caso la Whirlpool, perché in tutti questi anniha preso milioni di euro di incentivi da parte dello Stato eda parte della Regione per acquistare linee di produzionecon la garanzia che il lavoro non veniva delocalizzato.Adesso, cos’ha fatto la NIDEC? Ha preso i nostri prodottiche noi abbiamo perfezionato e abbiamo commercializzatofra cui uno si chiama VES, il variatore di velocità che nonfa più spegnere il frigorifero quindi c’è risparmioenergetico….giri variabili… e l’ha portato in Austria. Perchéin Austria? Perché in Austria c’era un’azienda che facevaparte del gruppo Whirlpool che l’hanno chiusa, che anchelì, il costo del lavoro è medio-alto come il nostro, però lì, alcontrario dello Stato italiano, hanno avuto tutti gli incentiviper impiantare e riattivare la fabbrica, con i nostri prodotti….allora Calenda ha detto “vogliamo reindustrializzare il sito”,la Whirlpool ha segnalato tre soggetti: due di Como e unisraeliano che avevano nel cassetto una serie di progetti:droni per pulire pannelli fotovoltaici, biciclette elettriche,monopattini elettrici, pannelli fotovoltaici, water dispenseravanzati.C’è questo progetto fatto tra l’altro da un grande signore,l’unico soggetto veramente positivo che si chiama MaurizioCastro che è il Commissario straordinario di ACC WANBAU (3), che è lui che ha strutturato tutto il progetto insiemea Todde (4) e Patuanelli (5). Bene, non solo siamoreindustrializzati ma torniamo a fare quel che facevamoprima. Noi eravamo lo stabilimento qualitativamente equantitativamente migliore del gruppo. In questo modo ilnostro know-how non va perso. Qual’era il problema?Bisognava avere l’approvazione della CommissioneEuropea e questa non arrivava. “Ragazzi, entro fine annoarriva, a dicembre…”. la Commissione Europea dice“voglio chiarimenti”. Allora: io ho visto la Gazzettaufficiale europea: hanno approvato tutti i piani, tutti,industriali, infrastrutturali, piani energetici, tutti. Tranne ilnostro. Ma perché? Ma perché?A questo punto entrano in ballo le banche, piano B. Perchéa loro servivano 8 milioni di euro, 8 milioni, non 8 miliardiper far partire il progetto perché questi qua erano a terra,senza finanziamenti. Hanno le commesse, hanno i clienti,

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Lavoro e Salute incontra una delegazione didipendenti ex-Embraco che presidiacostantemente la sede della Regione Piemonte inP.za Castello a Torino a denuncia di una situazionetanto singolare quanto drammatica che inizia nel2018 con la comunicazione di licenziamento di537 addetti dell’allora Embraco Italia SpA.

di Manrica Buri e Elio Limberti

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Parlano gli operai della ex Embraco

TRUFFA DI STATOCONTINUA DA P AG. 16

mancano i soldi per le materie prime, per avviare i cicliproduttivi: chiediamo alle banche in modo che diano questisoldi, di modo da aggirare l’Unione Europea, per ilmomento. Intanto avere la spinta per partire. Le banche hannodetto no, perché se la Commissione Europea che non dàl’approvazione….Nel frattempo, la seconda risposta della C.E. ha detto“vogliamo altri chiarimenti”. E questo per 4 o 5 volte. Noidicevamo “ma perché? Abbiamo il progetto, abbiamo lecommesse, abbiamo i lavoratori, abbiamo i siti e non cifanno lavorare?”.Nel frattempo, il grande fenomeno Renzi ha fatto cadere ilgoverno ed è arrivato Giorgetti (6), a marzo al posto diPatuanelli, visto che lui è della Lega e dice “prima gliitaliani”, noi siamo italiani, siamo caduti praticamente inpiedi. Macché, niente: diceva che questo progetto per luinon esiste. Sui giornali ha dichiarato che questo investimentonon esiste. Peccato che noi abbiamo il filmato ed il verbale.E questo già è il primo mattone. C’è il verbale che hannodiscusso del progetto, con lo stellone del Ministero delleAttività Produttive, nel frattempo di nuovo la C.E. ha dinuovo rifiutato l’approvazione.Adesso noi siamo in una fase di stallo perché noi nelfrattempo avevamo la Cassa che scadeva il 23 luglio (2021),siamo arrivati a 2 giorni dalla scadenza, due giorni, perchéOrlando (7) ha fatto la proroga della Cassa ma si èdimenticato di mettere chi paga la percentuale del TFR. Poiabbiamo un curatore fallimentare che è tutto un programma,per carità: è uno ligio alla legge, vuole …. Intanto siamoarrivati a due giorni. Adesso l’hanno prorogata sino al 22gennaio 2022. Va bene. Dobbiamo trovare la soluzione entroquella data. E’ venuto Letta, ha detto che la soluzione c’è:si chiama ITALCOMP (8). Punto. Adesso l’ACC ha avutol’approvazione della C.E. per avere i soldi ma non glielidanno perché Giorgetti non vuole. Questi qua (ACC) fineanno questi qua chiudono. E stanno aspettando solo quello:loro chiudono, esce Taranzano (9), si ciuccia ACC, si prendeprogetti e brevetti come da noi, chiude l’ACC e lui diventamonopolio europeo dei compressori e 700 persone sono amesse a casa. E noi prendiamo i pacchi dalla Caritas……..E adesso cosa facciamo? Ci sono stati mesi e mesi disilenzio, all’improvviso, il 15 settembre del 2020 qua(presso il presidio di P.za Castello in Torino) è venuto

Patuanelli e Alessandra Todde, Ministro e Sottosegretario ehanno detto: “abbiamo salvato 700 famiglie!” E ci hannopresentato il piano che si chiama ITALCOMP. E anche lìabbiamo il filmato e il verbale……sono andati anche aBelluno (prezzo la ACC)…. E la ACC WUANBAU diBelluno è un’altra azienda che la Whirlpool ha venduto aicinesi, e i cinesi sono scappati con i soldi. E loro (ACC)hanno progetti e brevetti come noi. Hanno detto: mettiamoinsieme queste due realtà e facciamo un polo italiano delcompressore. Giorgetti parla solo con Ansa, mai dipersona…. L’sms diceva: “il progetto ITALCOMP non èperseguibile”. Non ha detto né perché, né per come….noilo sappiamo chi c’è dietro questa scelta di Giorgetti….glihanno detto: Tu questo non lo devi fare”. Noi in Italiasiamo succubi delle multinazionali e questo è il risultato.Noi (l’Italia) siamo l’unico Stato che non ha normative sullemultinazionali, fanno quello che vogliono, prendono soldie incentivi, quando si stufano, quando (secondo loro) nongli conviene più, prendono baracca e burattini vanno via. Elasciano tutti i lavoratori e le loro famiglie in mezzo ad unastrada.Loro hanno detto che c’era una serie di imprenditori che sierano presentati per dare la possibilità di lavorare e lorohanno scelto la Whirlpool in combutta con la RANSTAD(10) che è un’agenzia di collocazione, hanno scelto questiperché secondo loro li reputavano fidati. A Marzo del 2018al MISE a Roma hanno fatto l’accordo, noi ce l’abbiamo,con tutte le firme: Presidente Regione PiemonteChiamparino, Ministro Calenda, Arcuri (11)(Amministratore Delegato Invitalia), e hanno detto cheeravamo salvi. Ha assicurato che nessuno avrebbe perso ilposto di lavoro. E’ venuto all’interno dello stabilimento,nella mensa, con Arcuri e abbiamo i filmati, che lui ribadiscepiù volte che noi abbiamo il paracadute lavorativo.Quale era la scelta da fare? Ti davano 60.000 euro lordi,che poi sono 45.000 euro netti, oppure c’era questo lavorosicuro perché i progetti erano…. validi, allora, dato che lamaggior parte di noi lì dentro è sui 50 anni, è chiaro che oc’hai uno sbocco lavorativo importante, ma con 45.000 euronon vai da nessuna parte. E’ chiaro che la maggior parte dinoi ha scelto di lavorare. Non solo ma ha detto che se percaso questa cosa andasse male, il nostro nuovo datore dilavoro era Domenico Arcuri. Abbiamo i filmati e i verbali,non stiamo raccontando la favola di Cenerentola, è proprio

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Elaborazione a cura Manrica Buri e di Elio Limberti

capaci di agire e per colpa di una multinazionale che per isuoi interessi delocalizza e lascia le persone senza lavoro.Ad oggi la situazione vera e materiale è che 400 famigliehanno un reddito del tutto insufficiente e non sanno cosaaccadrà domani. Alcuni lavoratori sono tornati a vivere daigenitori, altri devono accettare aiuti da parenti, in qualchecaso la casa è stata sostituita da un garage!Alla luce di questa esperienza che definire triste è uneufemismo, a lavoratori di altre aziende che si dovesserotrovare, e in molti si troveranno, nelle vostre condizioni,cosa consigliate loro?La Whirlpool di Napoli, che produce lavatrici, volevanoreindustrializzarla. Hanno individuato un soggetto a Lugano,PRS, con i sindacalisti abbiamo detto: ragazzi guardate chequesta è una truffa, sono andati a Lugano e hanno trovatoun appartamento e una buca delle lettere e hanno stoppatotutto. Fortunatamente, lì i macchinari sono rimasti all’internodell’azienda, però ha comunque chiuso.Il 18 o il 20 settembre scade la procedura di licenziamentoperché in Italia non ci sono norme di antidelocalizzazioni,cose che ci sono invece negli altri paesi europei. AllaWhirlpool di Napoli, è vero che dentro hanno i macchinari,benissimo, ma se quelli vogliono andare via, viene la forzapubblica e i macchinari se li portano via. A meno che loStato intervenga, perché ti ho dato tanti di quei soldi a te, tunon puoi farmi così: non puoi mollarmi qui i lavoratori eve andate perché io ho investito i soldi.Arriva il Presidente del Consiglio regionale piemonteseCirio: “Adesso abbiamo questo incontro fissato a Romacon il Governo” [un lavoratore del presidio ricorda cheCirio e Giorgetti si sono incontrati al Santuario di Oropapochi giorni prima] ma Cirio oppone: “non era quella lasituazione per parlarne. Come sapete, la vostra situazioneè diventata una costante e anche dalla parte, devo dirvi,di Roma è diventata un’attenzione principale, il problemaè che questo deve tradursi in una soluzione”.Lavoratore: Adesso l’ACC i fondi li ha avuti dalla C.E. Peròil MISE non ne autorizza l’utilizzo.Cirio: ragazzi, vi saluto, vi ringrazio.

Parlano gli operai della ex Embraco

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tutto scritto e filmato. Non solo, la Whirlpool s’eraimpegnata a pagarci tutto l’anno 2018 fino al 31 dicembre,compresa la 13°. Sono venuti questi, si chiamano Di Bari,sono di Como ma si chiamano Di Bari di cognome, sonovenuti lì e ci hanno detto che dovevamo fare subito ilpassaggio perché c’erano le commesse, doveva partire illavoro, dobbiamo svuotare lo stabilimento perché abbiamonecessità di impiantare i macchinari, e noi il 16 luglio del2018 c’hanno fatto fare il passaggio da Whirlpool-Embracoa Ventures…cessione di ramo d’azienda. Così non soloabbiamo perso 6 mesi pieni di stipendio pieno più la 13°,abbiamo dovuto fare l’anno successivo 2 CUD e sul 730abbiamo pagato…una bella stangata. Però, sono venuti conqueste garanzie….allora, quando viene un’istituzioneall’interno di un luogo privato e ti assicura, ti assicura chehai il lavoro, non puoi non crederci. A me poco interessache dopo Calenda non è stato rieletto perché poi ci sonostate le elezioni politiche ed è venuto l’altro fenomeno diDi Maio, però, lui ha firmato in qualità di Ministro delloSviluppo, …è chiaro?...abbiamo tutti i verbali. Si èimpegnato a monitorare, non solo: ha firmato che sonoimprenditori seri e fidati e monitorava, cosa che non ha fatto.Infatti simo finiti così.Cosa è successo? E’ successo che loro ci hanno fattosvuotare l’azienda, c’hanno fatto dipingere i muri , lafabbrica è diventata nuova, perfetta. Vuota. …il fondo,perché la Whirlpool ha lasciato un fondo che serviva (fondoEscom) per industrializzare, per comprare i macchinarinuovi, per le nuove produzioni…20 milioni di euro…invecequesti soldi qua sono stati…sono spariti questi soldi, almeno10 milioni di euro sono spariti, poi è intervenuta la Guardiadi Finanza con l’indagine ed ha appurato che si sonoimpadroniti illegalmente di questi soldi, e non hannoutilizzato niente per la reindustrializzazione. Si sono fregaticirca 9 milioni di euro e hanno dichiarato bancarottadistrattiva.Noi siamo qua per testimoniare questo. Adesso vogliamosapere cosa ha intenzione… perché noi siamo stati fregatidue volte: prima, dallo Stato attraverso un privato, poi dalloStato attraverso lo Stato. Ventures (12) e ITALCOMP. LaTodde conta….. la NIDEX è sempre dietro. Il bello che laWhirlpool, all’interno del fallimento, s’è dichiarata partelesa! Ma scusa: tu mi presenti qualcuno e poi ti dichiariparte lesa, ha fatto una denuncia per raggiro, perché, poverini,loro hanno messo questi ma non sapevano che erano deiladri. Io ho fatto la visura camerale….allora hanno chiestol’anticipo della Cassa integrazione in banca perché i tempidell’INPS li conosciamo….son andato in banca e la bancami ha detto: se tu sei dipendente Ferrari, Lavazza, Ferreronon è un problema ma se sei dipendente Ventures e poil’INPS non mi (alla banca) versa i soldi, allora me li ridaitu. Dalla visura camerale è uscito che Al Capone [alconfronto] è un incensurato. Io mi chiedo come il MISEabbiano potuto dare a tre ladri o truffatori 400 famiglie dareindustrializzare visto che sul verbale (del MISE) eranoimprenditori seri, capaci e loro (il MISE) avrebberomonitorato. Hanno garantito che monitoravano.Vent’anni di sacrifici, di contributi buttati in un tombino.Per colpa di chi? Per colpa della Istituzioni che non sono

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NOTE

stabilimenti e del personale di ACC di Mel (Belluno) edex-Embraco di Riva di Chieri; entrambe le realtàproduttive sono specializzate in compressori per frigoriferi.9- VALTER TARANZANO - Ceo di Nidec GlobalAppliance Italia, già Amministratore Delegato di ACC hadichiarato, in collegamento dal Brasile durante il meetingTop500 a Pordenone nel Marzo 2021: “Possiamo essereinteressati allo stabilimento ACC di Mel, non al progettoItalComp.” (Corriere delle Alpi).10- RANSTAD ITALIA SPA - Parte della Ranstad N.V.(Paesi Bassi), multinazionale olandese di ricerca, selezionee formazione di personale. In Italia svolge anche lafunzione di somministrazione di lavoro. Nel 2018 sviluppaun fatturato consolidato di 23,8 miliardi di euro.11- ARCURI DOMENICO FRANCESCO - Dirigented’azienda e funzionario pubblico, dal 2007Amministratore Delegato di Invitalia SpA. Laurea ineconomia e commercio alla LUISS. Nell’aprile del 2021viene indagato per peculato in un’inchiesta sulla fornituradi mascherine cinese a seguito dell’incarico governativodi Commissario straordinario per l’epidemia Covid-19,sostituito dal generale Figliulo. (Corriere della Sera)12- VENTURES Srl - Azienda sino-israeliana,rappresentata da Nino Di Bari e da Ronen Goldstein. Haacquisito il sito produttivo ex-Embraco di Riva di Chieri,dopo un lungo periodo di sostanziale inattività produttiva,la Guardia di Finanza ha posto sequestro conti correnti eauto di lusso dei soci; è stata rilevata una sostanzialedistrazione dei fondi (10 di 20 milioni di euro) erogaticon acquisti incoerenti e versamenti su conti esteri.

Per una più estesa informazione, fra gli altri:https://www.alpinadialexis.com/aspera-riva-di-chieri/https://phastidio.net/2021/07/09/la-triste-storia-dellinganno-embraco/

1- WHIRLPOOL CORPORATION - Multinazionale USA,SEDE A Benton Harbor (fra Chicago e Detroit). Acquisiscebuona parte delle azioni della Embraco (Brasile) che, asua volta, aveva acquisito le azioni Aspera (FiatComponenti SpA: produceva compressori per i frigoriferitargati Fiat e per altre marche sul mercato). Acquisiscestabilimenti Embraco in Slovacchia e in Cina.2- NIDEC GLOBAL APPLIANCE ITALIA Srl - Controllatada Nidec Corporation con sede in Kyoto, Giappone.Società specializzata in fusioni e acquisizioni industrialisui motori e parti elettroniche connesse. Compartecipa e/o controlla, tra le altre: Valeo (Francia-Italia), ACCCorporation (Italia), Ansaldo Sistemi Industriali (Italia),Motortecnica Srl (Italia), Emerson Elctric Company (GranBretagna-Francia), acquisisce l’attività di WhirpoolCorporation (Brasile) [già Embraco], controlla societàindustriali e finanziarie in oltre 50 paesi nel mondo.3- ITALIA WANBAU – ACC - Di proprietà della societàcinese Wanbau controllata dalla municipalità diGuangzhou, acquisisce nel 2014 la ACC di Mel, Belluno,già Zanussi Elettromeccanica. Licenzia i 290 dipendentia fine 2019. Produce compressori per frigoriferi,soprattutto per Electrolux della vicina Susegana (TV).4- TODDE ALESSANDRA - Laureata in scienzedell’informazione e informatica. Dirigente d’azienda. DiMovimento 5 Stelle. Dal 1° Marzo 2021 è Viceministrodello Sviluppo Economico, dopo esserne stataSottosegretario di Stato.5- PATUANELLI STEFANO - Ingegnere edile, diMovimento 5 Stelle. Ministro dello Sviluppo Economicodel Governo Conte in sostituzione a Luigi Di Maio,passato al Ministero degli Esteri, a lui succede GiancarloGiorgetti. Oggi è Ministro delle Politiche AgricoleAlimentari del Governo Draghi. Nel giorno del suoinsediamento come Ministro dello Sviluppo Economico,nel primo Consiglio dei Ministri in cui egli presenzia, ilgoverno approva su iniziativa di Patuanelli un decretoche affida alle autorità statali il golden power nelleoperazioni concernenti i rami strategici del settoretecnologico. Le azioni principali adottate nel suo mandatosono state il Piano Nazionale Transizione 4.0, il cosiddettoSuperbonus 110%, la riforma del Fondo Centrale diGaranzia per le PMI e la riduzione dei tavoli di crisi delministero passati da 150 a 99.6- GIORGETTI GIANCARLO - Laureato in economiaaziendale alla Bocconi, commercialista. Cresciuto nelFronte della Gioventù (Movimento Sociale Italiano). Elettoper la Lega Nord, poi per la Lega. Attuale Ministro delloSviluppo Economico del Governo Draghi. Al Meeting diComunione e Liberazione del 2018 ha pronunciato lafrase: “Il Parlamento italiano non ha più importanzaperché non è più compreso dai cittadini”.7- ORLANDO ANDREA – Attuale Ministro del Lavoro edelle Politiche sociali del Governo Draghi. Iscritto allaFacoltà di Giurisprudenza di Pisa. Iscritto al PD.8- ITALCOMP - Progetto proposto dal MISE che prevedela nascita di un gruppo composto dalla somma degli

CRONOLOGIADI UNO STABILIMENTO

Anni ’60 L’Aspera Spa, divisione della FiatComponenti Spa, inizia la costruzione dellostabilimento di Riva presso Chieri, essendoinsufficiente quello originario di C. Corsica in Torino.La produzione è incentrata sui compressori perfrigoriferi targati Fiat e per altre marche clienti.1985 Cessione delle attività Aspera al gruppoEmbraco con sede principale in Brasile.Fine anni ’80 la Whirpool acquisisce il controllofinanziario di Embraco. Costituzione di EmbracoSlovakia e delle joint venture Embraco China.2018 la Whirpool cede le attività Embraco, tranne lostabilimento di Riva, alla NIDEC (Giappone)2018 Viene costituita la Ventures Srl con fondo di 20milioni di euro ceduti da Whirpool2020 La Ventures viene indagata e accesa laprocedura di fallimento.

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Sabato 4 settembre si è svolto a Roma presso Renoize(tradizionale festa di una rete di realtà antagoniste delquadrante sud di Roma) un incontro di solidarietà con ilavoratori della fabbrica fiorentina GKN. Questo impiantoindustriale fa parte del cosiddetto auto motive ( produzionedi componenti per le automobili ) settore particolarmenteinteressato ai processi di ristrutturazione.La GKN (che originariamente faceva parte del gruppo FIAT)è passata da una multinazionale inglese ad una societàfinanziaria dello stesso paese. L’intento speculativo di talepassaggio è evidente visto che il giorno dopo l’annunciodei licenziamenti il gruppo ha avuto un eccezionale rialzoin borsa. I lavoratori hanno immediatamente reagito con glistrumenti classici della classe operaia: sciopero eoccupazione degli impianti. Fino a qui nulla di eccezionale:è il percorso che molti lavoratori sono costretti adintraprendere quando arriva la mannaia della perdita del postodi lavoro favorito anche dallo sciagurato sblocco deilicenziamenti approvato dal governo Draghi al servizio dellaConfindustria. Dalla whirpool all’Alitalia, dall’Ilva, allaBlutec, per non parlare dei lavoratori super sfruttati dellalogistica ogni giorno ci sono manifestazioni, blocchi stradalietc.Il carattere nuovo però di questa vertenza lo chiarisce subitodalla parola d’ordine adottata dai lavoratori della GKNorganizzati nel Collettivo di Fabbrica: INSORGIAMO.L’utilizzo di questo termine, la rivendicazione più generaledella dignità e dell’orgoglio operaio è stata illustrata daicompagni del Collettivo in un “tour” (tappe ci sono state eci saranno a Napoli, Milano e Bergamo tra le altre) per

Assemblea GKN

Racconto dell’assemblea a Roma del “tour” organizzatodal Collettivo di fabbrica GKN

spiegare la vertenza, per chiedere e portare solidarietà. Lanarrazione dei due compagni della GKN coinvolgente edemozionante, sicuramente per comprendere lo scontrosociale vale di più di tanti convegni. La pronta risposta conl’occupazione degli impianti e il respingimento dellaprovocazione dei bodyguard dell’azienda non è stata casuale.Nasce da un lavoro ventennale da parte di un gruppo digiovani lavoratori, politicizzati (la generazione dei socialforum) che però alle chiacchere ha sempre preferito l’azioneconcreta e lo studio dei problemi. Questo vuole dire chenel corso degli anni, pure in opposizione ai vertici sindacalima senza la rottura con il corpo organizzativo, si studiasseroa fondo i contratti, sia aziendali che nazionali, se neindividuassero i punti deboli e sfavorevoli per i lavoratori econ il coinvolgimento di tutti i 500 operai della GKN siottenessero risultati concreti. Questo è un punto essenzialedi tutte le lotte: si possono avere le migliori idee , le buoneintenzioni, ma se non si ottengono vittorie, miglioramenti,pure parziali, alla fine non ti segue nessuno. E proprio fortidi questa credibilità che la direzione della lotta non ha avutotentennamenti. E’, rispetto a questa credibilità, che a Firenzee in Toscana ha trovato solidarietà non solo con le frangiepiù militanti e politicizzate, ma con i lavoratori di altreaziende e le loro strutture sindacali anche “moderate”.E’ in virtù di tale forza che le forze politiche locali, le stesseche a Prato favoriscono l’isolamento e l’arresto di altrilavoratori, sono costretti ad esprimere solidarietà e appoggioalla loro vicenda. E’ stata una bellissima lezione che ha

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Assemblea GKNCONTINUA DA P AG. 20

toccato tanti aspetti. Dal fatto che la fabbrica occupata èdiventata la sede del congresso ANPI ad evidenziare ilcollegamento fra vecchia e nuova resistenza, al fatto che ilavoratori vi fanno delle “visite guidate” ai loro familiari ealle delegazioni che vengono a portare solidarietà. E’ giustocosì: uno lavora una vita in un posto e ci deve esserel’orgoglio di fare sapere a tutti quello che fa !Aggiungo a questo racconto parziale degli interventi delcollettivo un'altra loro considerazione. La fabbrica, loro lachiamano “la bambina”, è come un organismo vivente: senon produce, se non gli fai una manutenzione continua essamuore. Per questo vi è una squadra di manutentori che svolgeuna serie di attività più disparate, per impedirne la morte.Per questo, come considerazione più generale, quando sifermano gli impianti e iniziano interminabili trattative confantasmagoriche prospettive di sviluppo allora tutti devonosapere che quella fabbrica muore e il resto è tutta una presain giro. Bellissima lezione.Poi c’era la platea. 250, 300 persone, molti giovani adascoltare attenti e a portare solidarietà. Gli interventi che sisono susseguiti da parte di lavoratori (Alitalia, Telecom exAlmaviva) hanno riportato solidarietà e comunanza diproblemi. Il compagno dei Cobas ha ricordato l’importantesciopero di tutte le sigle sindacali alternative per il 18 ottobre. A questo proposito il compagno della gkn ha sottolineatoil fatto positivo che in Toscana lo sciopero nei giorni scorsiè stato unitario confederali e non.Parecchi interventi di studenti anche ha sottolineare magariun po’ avventurosamente il paragone fra l’occupazione dellaGKN e le loro occupazioni. E cosi anche il mondo dellalotta per la casa rappresentata dall’occupazione che si èrisolta positivamente del Caravaggio una struttura vicina alposto dell’assemblea.E c’era anche il variegato mondo della società della cura,del femminismo e delle tematiche trasgender che sembrache c’entrino poco ma cosi sembrava anche ai minatoriinglesi in lotta contro la Tatcher prima del proficuo incontrocon la comunità gay.E infine ci siamo stati noi di Rifondazione Comunista (tral’altro al Renoize c’e’ come tutti gli anni lo standdell’associazione a noi molto legata del circolo CheGuevara), oltre a Sinistra Italiana e Sinistra Anticapitalista.Nel nostro intervento oltre a portare la nostra ovviasolidarietà e a ringraziarli per la forza che il loro esempio

da a tutte le realtà di lotta abbiamo sottolineato come questevicende non siano episodiche ma connaturate proprio almodo di produrre capitalistico, Ma se è cosi oltre alladoverosa solidarietà dobbiamo impegnarci per un progettopiù generale rispetto al mondo del lavoro a partire da unarivendicazione che penso possa trovare tutti d’accordo ossial’introduzione di una paga minima oraria a 10 euro l’ora.Stiamo attenti che (vedi la richiesta di Georgetti di un astratto,ma sicuramente sottopagato “lavoro di Cittadinanza”) sipotrebbe creare una falsa contrapposizione fra lavoratoripoveri e sottopagati (o anche nel caso di stagisti e buonoscuola) addirittura neanche pagati e poveri disoccupatiaccusati di non aver fantasia di lavorare. Un salario minimoè la chiave per unificare tutti e dare vita a rivendicazioni perun “vero lavoro di cittadinanza” che non sia un'altra formadi sfruttamento.La manifestazione si è chiusa con l’impegno che dobbiamoassolutamente mantenere della manifestazione nazionale aFirenze di sabato 18 settembre alle ore 15. Dobbiamo esserein tanti. ss è preso il percorso dei “vialoni” con collegamentoideale delle giornate no global di Firenze di tanti anni fa’che però ha senso solo se saremo tantissimi. Forte è lapreoccupazione da parte dei compagni della GKN. Perchela questione è questa: se noi diamo alla vertenza un caratterenazionale appunto INSORGIAMO allora lo diventa ancheper i padroni che hanno armi molto potenti per raccoglierela sfida. Il 22 potrebbero arrivare i licenziamenti e alloratanti parole roboanti, tanti propositi battaglieri potrebberoinfrangersi contro la dura realtà di persone che a 40, 50anni con figli e con mutuo a carico si trovanosenza stipendioe senza futuro.Questo penso sia la grande preoccupazione di chi con grandecombattività e senso di responsabilità sta gestendo questabattaglia. Non hanno scelto la scorciatoia localista ocorporativa ma hanno puntato tutto sulla solidarietà di classe.Chiudo con due note positive. Il collettivo ha stampato dellemagliette con la scritta insorgiamo. Come fase iniziale neabbiamo preso una decina verdi o nere perche rosse è ovvioerano esaurite. Indossiamole sul serio e compriamone altre.La seconda: al termine dell’assemblea ci si è riuniti sotto lostriscione del collettivo e un altro preparato dai compagnidel fronte della gioventù comunista (bravissimi anche loroe non in questa iniziativa) e si è cantato una nuova canzonedi lotta tutti assieme. E’ un bel segnale quando dalla lotta edalla solidarietà si aggiungono nuovi inni che nonsostituiscono ma si affiancano a quelli storici!

Marco CarrocciaRifondazione Comunista, Roma

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La pandemiadi licenziamentie gli atti mancatidella CGIL

multinazionali da parte delleMultinazionali presenti nel nostropaese. Così come rimangono aperte eaccese le vertenze Ilva ed ex-Alitalia.D’altra parte l’Unione Europea èsempre stata contraria alla sceltaitaliana del blocco dei licenziamenticosì prolungato, trovando finalmentenel principe Draghi il proprioesecutore testamentario, costi quel checosti.Ma la confusione nell’agitare gliobiettivi, senza valutare contesto eforze, con vergognosi rinculi, si ènuovamente manifestata con lapolemica sui Green Pass nei posti dilavoro, fino alla richiesta di imporreper legge al Governo ila vaccinazioneobbligatoria, quando questa èpercorribile per un solo vaccino suiquattro disponibili con conseguenteesposizione del Ministero del Tesoroad un incremento della spesa nonpercorribile. In altre parole La Cgil,insieme a Uil e Cisl, esce dal ginepraiopolemico della guerra dei Green Passcon un appello (condiviso conBonomi) che non verrà raccolto perlo meno fino alla fine dell’anno,quando si raggiungeràpresumibilmente la vaccinazione del70% e oltre della popolazione.

Dopo le grandi mobilitazioni diCGIL CISL e UIL del 26 giugno aTorino, Firenze e Bari con Landini cheaizzavala piazza sull’aut aut al governoDraghi, dopo poco più di unasettimana le stesse capitolavano aRoma con la firma di un semplicePresa d’Atto nella qualeConfindustria e sindacatiacquisiscono la fine del blocco deilicenziamenti al termine di agosto,emalgrado questo si impegnano aricorrere alla semplice persuasionemorale sui propri associati per cercaredegli accordi per evitare ilicenziamenti prima che vengano fatti.Siamo di fronte ad una nuova piccolaCaporetto senza aver sparato neancheun colpo. Tanto da risvegliare ilvecchio Cofferati per fargli dire cheuna “roba simile” lui non l’ha maivista e firmata nella sua lunga vitasindacale.Il tentativo di spingere la base finoalla soglia dello sciopero generale,per poi tirare immediatamente il frenoa mano non è passata inosservata.Poco saputi magari si, ma fessi no, simormora fra i delegati delle variefabbriche e nei luoghi di lavoro conancora il vanto di una certasindacalizzazione di massa.Che cosa ha portato Landini, e gli altridue anonimi segretari confederali, aduno sfacciato dietrofront?Forse la promessa di un maggiorimpegno a risolvere la questione degliammortizzatori sociali, facendo unaproposta e avviando dei tavoli diconfronto in tempi brevi, e il maggiorecoinvolgimento sul PNRR. E poiancora un coinvolgimento sullariforma fiscale e la riforma delmercato del lavoro (ovvero l’ennesimotentativo di contenimento dellaprecarietà).Ma sono solo promesse e non certezze,intanto nella base si è seminatal’ennesima speranza tradita dallaconfusione.I casi dei licenziamenti immediati dellaGKN di Firenze, la Timken di Brescia,la Gianetti Ruote di Monza, la diconolunga su come sia stato recepita ilapresa d’atto persuasiva diConfindustria da parte delle aziende

Questi sono i risultati del Sindacatoimmagine, di opposizione e digoverno, che dialoga poco e male conla propria base e molto di più con igiornalisti.Ma questo è pure il risultato di unalinea demo-populista (demagogicacomunque) nella quale il capo parladirettamente alla base (tramite pure imedia) per isolare gli apparati che loassediano quotidianamente, rendendola propria ricandidatura inevitabileper il prossimo congresso del prossimoanno.La questione è talmente palmare chela conferenza di organizzazione che siprepara in queste settimane è statavolutamente spostata a ridosso delcongresso, per depotenziarne gli effettinefasti di riorganizzazione eriposizionamento aggressivo internodella ex destra interna (quellaconsociativa ex-colliana, collateraleal PD) e di pezzi dell’ex centrocamussiano malpancista.Una conferenza trasformata inassemblea light, senza tesi emendabili,ma in una semplice compilazione diproposte tematiche, su 11 temi, datrattare a finedicembre a Rimini, dà l’idea di comequesto appuntamento importante percambiare e aggiornare il sindacato,sia stato completamente depotenziatoa fini interni, per garantire un rinnovodei gruppi dirigenti al prossimocongresso senza troppi colpi di scena.Nel frattempo la base delle fabbricheè scesa in sciopero, solitaria, sostenutadalle categorie dell’industria in difesadei posti di lavoro a luglio. Ad agostocon altri scioperi per la difesa deldiritto alla mensa (per coloro senzagreen pass e il tampone a pagamento)ricordando alle aziende che il greenpass non è un pretesto per non investirepiù in sicurezza anti-covid, come moltidatori pensano.A settembre sono partiti nuovi scioperia Torino nelle fabbriche del settorechimico e automotive, sulla base diuna piattaforma rivendicativalanciata dalla Pirelli contro lacancellazione della copertura INPSsulla quarantena Covid e la minacciadi annullamento dei vantaggi fiscalisui fondi contrattuali pensionisticiintegrativi in mancanza di una riformaseria del sistema pensionistico.Segnali di un autonomia operaia cheperò la confederazione non sembraancora cogliere nella loro importanzae valenza.

Redazione Lavoro e Salute

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In arrivo la terzaondata

di privatizzazioniSecondo il rapporto IFEL 2020 [1], nel nostro Paese,siamo passati da 330 bandi di PPP e un importo di 1,3miliardi del 2002 a 3.794 bandi e un importo di 17 miliardinel 2019. In tale mercato l’81,1% dei bandi è in capo aiComuni, a cui corrisponde un valore pari al 38,3% degliimporti complessivi. Nel periodo considerato, il 73% deiComuni italiani ha avviato progetti di PPP, cifra cheraggiunge quasi il 100% se consideriamo i Comuni conpiù di 10mila abitanti.Sono migliorati iservizi grazie allacosiddetta efficienzadel privato? Sembraevidente di no. Ma peri sacerdoti del profittola soluzione rimane lastessaEd ecco allora iprovvedimenti chesaranno inseriti nelnuovo dispositivo dilegge. Si parte,ovviamente, daiservizi pubblici locali,per i quali, dieci annidopo il referendumche ne aveva sancito la gestione pubblica e partecipativa,a partire dall’acqua, il governo si appresta a metterenorme che penalizzano, fino a bloccarla, la gestionediretta, oltre a incentivi che favoriscano l’accorpamentoe la fusione dentro grandi multiutility collocate in Borsa(da segnalare in questa direzione l’obiettivo dellaprivatizzazione dell’acquedotto pugliese e di tutta lagestione idrica del mezzogiorno).Per quanto riguarda le reti, via libera ad ulterioreconcorrenza nelle concessioni per la generazione dienergia idroelettrica, per la distribuzione del gas naturale,per le concessioni autostradali (!!) e liberalizzazione totaledelle vendita di energia elettrica.Poteva mancare la sanità? Certo che no. Ed ecco alloral’inserimento nei contratti sul welfare aziendale stipulatitra imprese e assicurazioni della clausola per questeultime di non discriminare la sanità privata nonconvenzionata (sarà la volta buona per i sindacati dismettere di collaborare alla distruzione del serviziosanitario nazionale?).Una legge che vuole definitivamente chiudere la partitasul ruolo del pubblico, mettendolo a disposizione dellapenetrazione degli interessi finanziari dentro la società,in una logica predatoria che estrae valore dai beni comunie scarica le conseguenze sulle collettività.

[1] Fondazione ANCI – IFEL (Istituto per la Finanza el’Economia Locale), I Comuni e il Partenariato PubblicoPrivato, 2020

Marco Bersaniwww.attac-italia.org

Questo non è piùuno Stato ma azienda

che mercifica tuttoDa tempo è in corso un processo di aziendalizzazionestrutturale e organizzativa dello Stato, e in barbaall’equilibrio tra i poteri, la componente esecutiva sifa sempre più dominante rispetto alle altre.Più esecutività e meno rappresentatività creano lecondizioni per la sua metamorfosi, da Repubblicaparlamentare a Consiglio d’amministrazione. Questedichiarazioni e la formazione dell’ennesimo governo,frutto di dinamiche di palazzo, si intrecciano eallineano con quanto scelto e attuato nelle prime fasidi questa epidemia dal precedente governo.Gli interessi dei gruppi industriali (produttori dimerci e servizi), tramite le loro associazioni, sisostituiscono a quelli che sarebbero i bisogni dellacollettività, e l’informazione dominante,apparentemente pluralista, funge da malta perrafforzare il processo politico in corso. Lo Stato-Azienda, scompone il lavoro e trasforma in merce ognicosa, dalla salute alla capacità della forza lavoro,fidelizza il cittadino-utente-lavoratore creando unmodello di welfare sempre più simile a quello propostonegli ultimi anni nelle contrattazioni di secondolivello di alcuni comparti produttivi.Com’è stato possibile e com’è ancora possibilemantenere il mare della società calmo? Come sicostruisce un immaginario collettivo che sostituisceil welfare, i servizi, la domanda pubblica con lacampagna di vaccinazione in collaborazione con gliindustriali, con gli ennesimi accordi e convezioni conla sanità privata, con le politiche attive del lavoro?Qualcuno si è chiesto se la pandemia potrebbe esseresocialmente disuguale per la frequenza con cui ci siinfetta, ammala, muore e in che relazione entra conproblematiche sociali e di salute?Il livello autoritario e dispotico nei luoghi di lavoro èaumentato notevolmente scavalcando talvolta leggie contratti, sia nel pubblico che nel privato,accompagnato dal meccanismo ben rodato dicriminalizzazione del dissenso. Si chiamano “Codicedi comportamento e Codice etico”4 e li abbiamo vistiin azione in sanità e nei settori dove i lavoratori conmezzi tradizionali e digitali hanno manifestato ildisappunto e il timore rispetto alle condizioni di lavoroin contesti spesso già pericolosi dove si è aggiunto ilrischio infettivo da virus Sars-Cov2. Comunicazioniinterne dai toni minacciosi, provvedimentidisciplinari, penalizzazioni economiche,licenziamenti, condotte antisindacali hannoriguardato tutti i settori, compreso l’utilizzo dellemisure anti-contagio come il coprifuoco per multarei lavoratori e le lavoratrici in sciopero durante il turnodi notte in un magazzino della logistica a Bologna.I lavoratori e le lavoratrici hanno visto protocollisiglati dalle parti sociali sostituirsi alla normativasulla salute e sicurezza sul lavoro, la popolazione havisto più assunzioni tra le forze dell’ordine checampagne di educazione sanitaria e assunzioni nelsistema sanitario pubblico.

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Mentre in Veneto è evidente il disastro ambientale esanitario provocato dalla diffusione nell’ambiente e nellefalde acquifere delle famigerate sostanze perfluoroalchiliche(PFAS) prodotte a suo tempo da Miteni, la multinazionaleSolvay ne rilancia la produzione ad Alessandria, con ilbenestare della Provincia che il 26 febbraio 2021 haconcluso la procedura di modifica sostanziale dell’AIA conla pubblicazione dell’autorizzazione, per l’aumento dellaproduzione e dell’uso del cC6O4 nello stabilimento diSpinetta Marengo.

Preoccupa in particolare il PFAS cC6O4 di cui la Provinciaha autorizzato una produzione di ben 60 tonnellate all’anno,basandosi sul fatto che “sono state pianificate dalla Dittaazioni di miglioramento della gestione dei reparti einterventi finalizzati a evitare il verificarsi di perdite diprodotto”, in quanto riteniamo che non sia possibile avereancora fiducia in una azienda che queste “perdite diprodotto” (cC6O4 nel sottosuolo) ha colpevolmentetollerato per anni, anche se ne era certamente a conoscenza.Solvay contesta persino i pur ampi limiti imposti dallaProvinciaNon contenta dell’autorizzazione appena ottenuta, Solvayha presentato il 26 aprile un ricorso al TAR contro leprescrizioni numero 1,7,8 e 9 della nuova autorizzazione

che impongono prima di tutto di risanare l’impianto in mododa annullare le perdite in falda avvenute fino ad oggi, e poidi rispettare dei limiti per lo scarico nel Bormida.A questo punto pretendiamo che debba essere reso noto iltesto completo della nuova autorizzazione, senza alcunomissis, in modo da poter proporre un “contro-ricorso” alTAR per annullare l’intera autorizzazione dato che risultaoggi evidente l’incapacità dell’azienda di gestire il propriostabilimento di Spinetta Marengo senza provocarel’inquinamento del sottosuolo, delle falde acquifere edell’atmosfera.Ci chiediamo anche con preoccupazione quale possa esserela situazione ambientale e sanitaria attorno al centro diBollate (MI) dove Solvay dichiara, nel suo ricorso, di averesviluppato le ricerche sul cC6O4 e altri simili PFAS.Il Tribunale di Vicenza rinvia a giudizio i dirigenti MiteniNel frattempo, dopo la grande manifestazione tenutasi aVicenza il 25 aprile che ha visto svolgersi una staffettapacifica di 35 chilometri per chiedere giustizia sul primocaso di contaminazione delle acque da PFAS, alla qualehanno partecipato anche una delegazione di No PFASAlessandria, il 26 aprile il Tribunale di Vicenza ha rinviatoa giudizio tutti i quindici manager della ex Miteni, ora fallita,dando un segnale positivo e importante, non solo per ilpassato ma anche per il futuro. Infatti, come ha detto unaMamma No Pfas di Vicenza alla manifestazione, “Tuttoquello che è successo qui da noi venga bloccato subito inPiemonte, perché la produzione della MITENI,ricordiamoci, che da qua è passata tutta là, e quei figli làsono sempre i nostri figli!”Emergono nuove prove della presenza e pericolosità degliPFAS e del cC6O4Nei mesi di maggio e giugno 2021 vengono alla luce altreimportanti informazioni sugli PFAS e sullo specifico cC6O4.Innanzitutto attraverso approfondite ricerche in internet

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La multinazionale Solvay,anziché non più utilizzarei pericolosi PFAS, ne ampliala produzione a SpinettaMarengo, in Alessandria,e contesta le pur minimeprescrizioni

Michela Sericano Legambiente Ovadese

NON SI FERMA LA PRODUZIONE DELLESOSTANZE PERFLUOROALCHILICHE (PFAS)

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gli esseri umani (www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0160412021002099 ) a cui fa seguito il 10 giugnol’interessante audizione dello stesso da parte dellaCommissione parlamentare sugli ecoreati, sempre in temadi inquinamento da PFAS prodotti da Solvay(www.youtube.com/watch?v=jdeyTEZIzls )Il Consiglio Comunale di Alessandria finalmente sioccupa di SolvayFinalmente anche il Consiglio Comunale di Alessandriadecide di occuparsi di Solvay, indicendo per il 15 giugno unconsiglio aperto con l’obiettivo -non certo rivoluzionario-di “trovare un approccio equilibrato, realistico, escientificamente appropriato, capace di uno sguardo

prospettico verso la ricerca del “benecomune”.Abbiamo subito precisato che la nostraprospettiva è la seguente: Solvay risultaessere una grande azienda chimica dilivello mondiale, e ne deduciamo che, senon riesce a gestire le proprie produzionisenza lasciare percolare in continuazionei suoi prodotti chimici nel sottosuolo, nonè certo per incapacità tecnica, ma solo perincuria o, peggio, per aumentare i profitti.Abbiamo pertanto richiesto che ilConsiglio comunale si “aprisse” con tuttauna serie di comunicazioni di Solvay, maanche del Comune, della Provincia edell’Arpa, che con l’occasione ponesserofine al malvezzo degli “omissis”, delle

secretazioni e delle non pubblicazioni di tutti quegli atti equelle notizie dalle quali può dipendere la salute dei cittadinie dell’ambiente della zona di Spinetta e non solo, come vieneda pensare se si legge lo studio epidemiologico pubblicatonel 2019 dalla struttura di epidemiologia ambientale dellastessa ARPA.Basti pensare al fatto che l’autorizzazione AIA di Solvaydel 2010 è stata solo da poco resa pubblica dalla Provincia,con un ritardo di dieci interi anni, oppure ricordare icinquantasei omissis contenuti nella istanza di Solvay perl’estensione della produzione del cC6O4, e i trentottoomissis che caratterizzano lo stesso provvedimentoautorizzativo emanato dalla Provincia il 26 febbraio scorso,che arrivano ad omettere persino le informazioni riguardantile emissioni degli impianti.E, oltre ai vari PFAS (dal cC6O4, all’ADV7800, al PFOA,ecc), abbiamo chiesto di rendere pubblico quanto finora nonè dato di sapere riguardo alle decine di altri compostiinquinanti - Cromo VI, Cloroformio, Tetracloruro diCarbonio, Tetracloroetilene, Triclorofluorometano,Diclorodifluorometano, Bisfenolo? - che verosimilmentepotrebbero essere dispersi nel sottosuolo, nelle falde enell’aria, dentro e fuori dal sito industriale, a scapito dellasalute dei cittadini, ma anche degli stessi lavoratori di Solvay!E abbiamo suggerito al Consiglio di valutare se è daconsiderarsi accettabile che la ditta ha impugnato i limitiagli scarichi nelle acque della Bormida, in quanto, a frontedi una produzione annua autorizzata di 60 tonnellate, trovatroppo vincolante poter scaricare nel Bormida “solo” 940kg/anno, quindi oltre l’1,5% del cC6O4 prodotto. Inoltre,visto che Solvay dovrebbe produrre questa molecola soloper lavorazioni interne, senza lasciarne traccia nel prodotto

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Legambiente Ovadese riesce a trovare questa pubblicazionedi EPA (www.ewg.org/sites/default/files/u352/EPA_Enforcement_request_1-26-2021.pdf ),parzialmente secretata, nella quale, se “ITSM” significasseverosimilmente “Italia Spinetta Marengo”, e “ITBL” “ItaliaBollate”, i dati nel sangue dei lavoratori sarebbero i seguenti(in milligrammi/litro).

I dati sono estremamente preoccupanti e spiegano perchéSolvay non abbia mai pubblicato i dati sulla presenza diPFAS nel sangue dei lavoratori di Spinetta Marengo.Nei primi giorni di giugno si viene a sapere dello studio delCNR condotto dal Professor Stefano Polesello e dallaricercatrice Sara Valsecchi, dove si evidenziano gli effettidel cC6O4 sugli invertebrati marini (“The new PFAS C6O4and its effects on marine invertebrates: First evidence oftranscriptional and microbiota changes in the Manilaclam Ruditapes philippinarum”).A questo fa subito seguito un altro studio degli stessiricercatori dal titolo “Exposure assessment of PFAS-contaminated sites using avian eggs as a biomonitoringtool: A frame of reference and a case study in the Po Rivervalley (Northern Italy)” dove si rileva la contaminazione dicC6O4 intorno allo stabilimento Solvay e la suaaccumulazione nelle uova degli uccelli.A giugno viene poi anche pubblicato lo studio del ProfessorCarlo Foresta dell’Università di Padova che dimostra comeproprio il cC6O4 sia un aggregante piastrinico dannoso per

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1, dove si prevede che le pubbliche amministrazioni “seravvisano la manifesta irricevibilità, inammissibilità,improcedibilità o infondatezza della domanda,concludono il procedimento con un provvedimentoespresso redatto in forma semplificata, la cui motivazionepuò consistere in un sintetico riferimento al punto di fattoo di diritto ritenuto risolutivo”.2) La Provincia ha sottratto all’accesso pubblico anche ladocumentazione riguardante le emissioni dell’impiantonell’ambiente: infatti Solvay ha presentato una relazione peril pubblico con 56 omissis, anche per le parti che riguardanole emissioni, in contrasto con quanto stabilito dal Dlgs 152/2006 art 29 quater, comma 14.3) La Provincia, pur a fronte della crescente contaminazioneaccertata, non ha sospeso l’utilizzo del cC6O4, ma solamentela sua produzione.4) La Provincia ha reso obbligatorio l’adeguamento ai limitidi emissione nazionali di cC6O4 solamente a partire dal 01febbraio 2024.5) La Provincia ha autorizzato il rilascio nelle acque delfiume Bormida di una ingiustificata e ingente quantità dicC6O4. Infatti la portata media del Bormida è di 44,3 metricubi al secondo. Se, inizialmente, la concentrazione massimaammessa di cC6O4 nel Bormida è di 0,9 microgrammi perlitro come media annua, come indicato alla prescrizionenumero 7, significa che in un anno Solvay può liberamentescaricare 1.257 kg di cC6O4. Dato che l’autorizzazioneprevede una produzione massima annua di 60 tonnellate dicC6O4, Solvay ne può liberamente scaricare nel Bormidaben il 2,1%, del tutto irragionevole e contrario ad ogniprincipio di precauzione.6) La Provincia non ha specificato come ARPA dovràaccertare la non dispersione del sottosuolo del cC6O4.7) La Provincia, fino alla data del 31 gennaio 2022, non haimposto nessun limite allo scarico per il PFAS ADV, eprescrive solamente il rispetto di un limite dellaconcentrazione media annua nel Fiume Bormida. Infatti laportata media del Bormida è di 44,3 metri cubi al secondo.Se la concentrazione massima ammessa di ADV nel Bormidaè di 0,3 microgrammi per litro come media annua significache in un anno Solvay può liberamente scaricare ben 419kg di ADV nel Bormida.8) La Provincia nell’atto autorizzativo non impone un limiteallo scarico complessivo di tutti i composti PFAS. E pensareche persino l’autorizzazione rilasciata dalla Provincia diVicenza a Miteni lo prevedeva già dal 2014.

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finale, ci potrebbe anche rivelare dove finisce il restante98,5%?Forse in aria? Oppure nei fanghi e nelle resine? E poi questiche fine fanno?Abbiamo anche suggerito di chiedere notizie a Solvay sullosversamento accidentale di una soluzione concentrata dicC6O4 avvenuto l’8 dicembre scorso, ma che finora non èmai stato reso pubblico. Legambiente ne è venuta aconoscenza accedendo alla documentazione allegata airicorsi di Solvay, ma fino ai primi giorni del mese di marzodi questo non erano stati informati neppure Provincia, ARPAo Comune, eppure nella falda Solvay ha poi riscontrato unaumento del cC6O4 fino a ben 1.219 microgrammi per litro.Eppure il poter seguire e verificare dall’inizio la dinamicaevolutiva del plume di contaminazione generato dallosversamento avrebbe potuto almeno essere utile per chiarirecome si diffonde questo inquinante nel terreno e nelle falde.Insomma, per Legambiente il Consiglio Comunale apertoavrebbe dovuto essere il momento di pretendere che Solvaycambiasse finalmente approccio nei confronti dell’ambientee della salute dei cittadini di Alessandria.Purtroppo non è stato così! Il Consiglio aperto è consistitoin una passerella dei dirigenti Solvay, dove anche i consigliericomunali si sono allineati alla politica dello stabilimentoed hanno magnificato l’importanza della produzione. Inparticolare alcuni consiglieri di maggioranza hannosottolineato come il fatto che i lavoratori Solvay risiedanonelle vicinanze dello stabilimento sia indice di sicurezza eaffidabilità. E’ uscita l’immagine di un’amministrazionescissa dalla realtà, e di una città che preferisce non vederepiuttosto che preoccuparsi.Ottimamente riassuntivo il commento del Comitato StopSolvay, che a priori aveva deciso di non partecipare alConsiglio aperto: “L’immobilismo e la sudditanza delSindaco verso Solvay lo rendono complice del disastroambientale e sanitario”.Non resta che ricorrere per annullare l’autorizzazionealla produzione del cC6O4Per fermare la produzione del PFAS cC6O4 non rimanevapertanto altro da fare che impugnare legalmentel’autorizzazione concessa dal Provincia denunciandone ivari aspetti di illegittimità.Per questo il 23 giugno Legambiente Nazionale eLegambiente Alessandria, insieme ad alcuni cittadini diAlessandria, con l’aiuto dell’Avvocato Chiara Servetti delCentro di Azione Giuridica di Legambiente Piemonte, hannopresentato un ricorso straordinario al Capo dello Stato cheevidenzia i seguenti punti1) L’istanza di Solvay era irricevibile e improcedibile.Infatti, a fronte di un’istanza per “Estensione dellaproduzione ed uso di cC6O4”, la Provincia, anzichédichiarare l’istanza irricevibile e/o improcedibile a seguitodel fatto che tale produzione non era mai stataprecedentemente autorizzata, ha autorizzato “Produzioneed uso di cC6O4”, concedendo quindi un’autorizzazioneper un oggetto mai chiesto da Solvay, e contravvenendopertanto a quanto previsto dalla Legge 241 1990 art 2 comma

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9) La prescrizione numero 7 riguardante il punto di scaricoP4 non è idonea a garantire la limitazione degli inquinantinel Bormida. Infatti questo punto di scarico denominato“P4” rappresenta lo scarico finale nel fiume Bormida, alquale gli scarichi di Solvay arrivano dopo diluizione emiscelazione con gli altri reflui raccolti dal ConsorzioTrattamento Effluenti (CTE) che è un soggetto terzocostituito con altre aziende. Inoltre la Provincia non conoscela portata dello scarico P4, né il rapporto di diluizione nelBormida, tanto che la prescrizione numero 32 impone alCTE di misurarla in rapporto a quella del Bormida. Pertantonon ha senso fissarne la concentrazione massima con laprescrizione numero 7. La prescrizione avrebbe dovutoriguardare lo scarico Solvay alla sua origine, prima dellemiscelazioni e delle conseguenti diluizioni operate dalConsorzio CTE.10) La Provincia nell’atto autorizzativo ha secretato persinoparti delle prescrizioni ambientali numero 5, 7, 12, 25, 27,28 riguardanti i quantitativi massimi permessi, le emissioninell’ambiente e i relativi controlli. Vi compaiono trentaomissis, dieci dei quali nella parte riguardante le emissionie le prescrizioni in contrasto con quanto previsto dal Dlgs152/2006 art 29 quater, comma 14.Provincia e Solvay non accettano che la decisione sullaautorizzazione sia affidata al Capo dello StatoDopo pochi giorni dalla presentazione del ricorso al Capodello Stato per l’annullamento della nuova autorizzazionealla produzione del cC6O4, sia la Provincia sia Solvay sisono formalmente opposte a questa modalità di giudizio edhanno imposto che ad occuparsi della questione debba essereil Tribunale Amministrativo Regionale e non il Capo delloStato.La differenza non è di poco conto perché la gestione di unricorso al TAR è molto, molto più onerosa per i ricorrentiche, essendo cittadini e associazioni, hanno mezzi limitati.Ma non ci fermeremo di certo, saremo presenti al TAR conl’aiuto dei cittadini a cui chiederemo un contributo pertutelare la salute e l’ambiente di tutti.E non ci fermiamo neppure nella ricerca di dati e analisidella situazione.Ad oggi stiamo attendendo i dati chiesti alla Provincia il 25giugno, successivamente al Consiglio aperto:. relazione di collaudo, regolare esecuzione di tutti gliinterventi programmati per l’eliminazione delle perdite edelle emissioni diffuse presentata da Solvay SpecialtyPolymers Italy Spa, come da prescrizione 1 dell’AllegatoTecnico relativo alla modifica sostanziale inerente laproduzione ed uso di cC6O4;. valutazione tecnica di ARPA, in qualità di autorità dicontrollo, in merito all’effettiva risoluzione delleproblematiche che hanno portato in passato alla perdita dicC6O4 come da prescrizione 1 dell'Allegato Tecnicorelativo alla modifica sostanziale inerente la produzione eduso di cC6O4;. documento della Provincia, successivo alla valutazioneARPA, in cui si comunica a Solvay la facoltà di riprendereanche solo parzialmente la produzione di cC6O4.

Ed abbiamo appena richiesto i dati delle analisi effettuateda Arpa nel 2021 nella falda superficiale e intermedia. TUTTIi dati senza distinzione tra interno ed esterno del sitoindustriale poiché tutto ciò che è dentro, prima o poi, puòfinire fuori. Infatti il Piano di Monitoraggio delle acque difalda e della barriera idraulica approvato con prescrizionidal Comune di Alessandria nell’aprile 2020 ha introdotto acarico della ditta Solvay il monitoraggio dei PFAS nelleacque sotterranee con cadenza trimestrale. Parallelamente,l’autorizzazione alla modifica sostanziale rilasciata dallaProvincia di Alessandria nel febbraio 2021, chiede alla dittail monitoraggio della qualità delle acque sotterranee perquanto concerne il cC604.Arpa prosegue con cadenza periodica le campagne dimonitoraggio di piezometri e pozzi in aree interne ed esterneal sito Solvay, ricercando ai diversi livelli della falda sia gliinquinanti normati dal D. Lgs 152/2006 sia i PFAS.Nel 2021, Arpa, ha già eseguito due campagne di prelievi.I dati pubblicati da Arpa relativi alle acque di falda dell’areache circonda lo stabilimento Solvay mostrano come i Pfasabbiano raggiunto un’area assai estesa della Fraschetta.Il C6O4 è presente in concentrazioni di 25 volte superioriai limiti suggeriti da Arpa. L’ADV addirittura di 63 volte.

Il PFOA dismesso da Solvay nel 2013 è ancora presentecon quantità elevate a dimostrazione della persistenzanell’ambiente. Arpa, nel comunicato del primo settembrenon ne fornisce il valore, limitandosi a scrivere che èsuperiore a 0,5 microgrammi/litro. Il limite per le acque di“prima falda” è 0,1 ma cosa significa “superiore a…”: 0,51?10? 100?E nel frattempo prosegue la campagna di informazioneai cittadiniLegambiente insieme a Green Peace e al Movimento di Lottaper la Salute sta cercando di coinvolgere i medici ISDE, leMammeNoPfas, PFAS Land, questa stessa rivista “Lavoroe Salute”, e altre sensibilità ambientaliste per organizzarepresso la Casa di Quartiere in Alessandria due serateinformative: venerdì 1 ottobre e venerdì 7 ottobre, a cuitutti i cittadini sono invitati.

Michela Sericano

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Lo stato di cose che ci stà opprimendoè incomprensibile, è mistificato, se nonabbiamo memoria di quando è iniziato,dei passaggi politici che l’hannofortificato lasciando via liberaall’impatto mortale del covid.Purtroppo, come spesso accade anchesui grandi eventi storici chedeterminano profondi mutamenti,anche questa epocale pandemiadifficilmente sarà ricordata perl’inettitudine colposa dei governanti,aggravata dalle inesistenti misureadeguate per fermare contro le variantiche la rendono più aggressiva tanto darendere forse inefficace la lenta ediseguale vaccinazione in atto. Macertamente efficace è il risultato diquesta inettitudine politica in terminidi ulteriore disgregazione sociale,discriminazioni, in particolare controil mondo del lavoro.Una lentezza che rappresenta una verae propria programmazione economicae politica degli Stati occidentali. Sidesume dalla dichiarazione finale delG20 del 21 2 22 maggio scorso aRoma, nel quale sono prevalsi gliinteressi delle multinazionalifarmaceutiche nei Paesi ricchi che sisono accaparrati una quantità di vaccinipersino due volte superiori alfabbisogno mentre nei Paesi poveri solol’1% ha potuto avere solo una dose divaccino, in tal modo i decisoridell’economia mondiale hannoconsapevolmente assunto unadecisione che faciliterà in itinerel’impatto devastante delle varianti.E il 5 e il 6 settembre i Ministri dellasalute del G20, ospitati dal loro collegaitaliano Roberto Speranza, si sonoritrovati a Roma per confermare lagestione catastrofica finora tenutanell’affrontare la pandemia, tutto abeneficio delle industrie private

(finanziate con denaro pubblico).A esempio la Pfizer ha già annunciatola terza dose e nelle scorse settimaneche sono pronte a produrre nuovivaccini con un forte aumento dei costiper gli Stati ricchi, i qualicontinueranno a sottomettersi allalogica degli affari privati invece dimettere in sicurezza i loro cittadini conla fine, perlomeno con la sospensione,dei brevetti per produrre velocementee a basso costo vaccini per tuttiMa questa verità neanche traspare nelledichiarazioni pubbliche dei variresponsabili della salute a livelloplanetario. Però non possononascondere un’altra verità: la pandemiaha riportato l’attenzione sul valoreassoluto di un servizi sanitari pubblicicome fondamento per politiche diprevenzione e di risposta efficace aibisogni di salute, ancor di più se sonominati da un virus di portata planetaria.Però pochi commentatori e nessunpolitico di governo, neanche il ministroSperanza, vanno alla fonte delle gravimancanze preventive e protettive che

SANITA’

non hanno permesso di affrontareadeguatamente il covid. Senza lamemoria che ci arma contro i nemicidella salute pubblica siamo disarmati.Se non ricordiamo che il SSN è statoboicottato a partire dagli anni novantacon la scelta aziendalista, e ancor primasubito dopo l’approvazione della legge833 con la nomina al ministero dellasanità di un esponente di un Partito cheaveva votato contro la Legge, noncapiamo quali siano stati i presuppostiche ci hanno portato al disastro di oggiincentrato sulla privatizzazione deiservizi sanitari, sull’invasione deisistemi assicurativi e sullaregionalizzazione.Con la delocalizzazione del SSNaffidato in gran parte alle Regioni,quello che un tempo era chiamatoSistema Sanitario “Nazionale” di fattonon esiste piùuna sanità pubblicanazionale ma esistono invece centinaia225 “aziende” che sono a capo di 1488strutture nelle quali ognuno fa comegli pare, seguendo logiche politiche diprofitto, smantellando struttured’eccellenza, tagliando i serviziterritoriali, creando cattedrali neldeserto con l’acquisto di miliardi diattrezzature non utilizzate causamancanza di personale, e che vengono,guarda caso, date in concessione d’usogratuito alla sanità privata, oppureall’intramoenia e alla liberaprofessione.Il primo organico passaggio deleterio,per la nostra salute, fu il decretolegislativo n. 502 del dicembre 1992,governo Amato e De Lorenzo ministrodella Sanità, poco dopo travolto dagliscandali per corruzione e tangenti.Negli anni seguenti ci furono, senzasoluzione di continuità, altri passaggimortali per il SSN, come la modificadel Titolo V della Costituzione,l’attività privata dei medici nellestrutture pubbliche depauperando gliospedali di risorse e organici a tempopieno.Il finanziamento pubblico è statodecurtato di oltre € 37 miliardi, di cuicirca € 25 miliardi nel 2010-2015 pertagli conseguenti a varie manovrefinanziarie ed oltre € 12 miliardi nel2015-2019.Da una attenta lettura degli Annuaristatistici del Ssn del Ministero dellaSalute dal 20210 al 2019: in 10 anni siregistrano 42.380 unità in meno (-6,5%). Nello specifico 5.132 medici inmeno (erano 107.448 nel 2010 e nel2019 sono scesi a 102.316) e 7.374

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Sanità, politiche distruttivee retroterra pandemia

Dopo mafia e corruzionevogliono farci convivere

anche con il covid?

Speranza

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Dopo mafia ecorruzione voglionofarci convivereanche con il covid?CONTINUA DA PAG. 28

infermieri in meno (erano 263.803 nel2010 e nel 2019 sono scesi a 256.429).I medici di famiglia dai 45.878 cheerano nel 2010 sono diventati 42.428nel 2019 (-3.450). In calo anche ipediatri (-310 in 10 anni per un totalenel 2019 di 7.408 unità). In frenataanche i medici di continuitàassistenziale (ex guardia medica) chedai 12.104 che erano nel 2010 sonodiventati 11.512 nel 2019 (-592).Per quanto riguarda gli ospedali questinumeri, in 10 anni ne sono stati chiusi173, ben il 15%.Meno ospedali e quindi meno postiletto: in 10 anni tra pubblico e privatosono stati tagliati 43.471 letti tradegenze ordinarie, day hospital e daysurgery. Ridotto anche il numero deiConsultori: ne sono stati chiusi 1 su10 (erano 2.550 nel 2010 contro i2.277 del 2019).Stesso destino per le strutture perl’assistenza specialistica ambulatoriale:erano 9.635 nel 2010 e sono scese a8.798 dieci anni dopo. Peggio ancorail taglio dell’assistenza TerritorialeResidenziale che a fronte delle 9.635strutture presenti nel 2010 ne conta7.683 nel 2019.In queste sabbie mobili si sono trovatii cittadini italiani nel 2020, nella prepandemia.Secondo uno studio pubblicatodall’Università di Pavia su PublicHealth¹, il 57 dei 106.600 morti ineccesso avuti nel 2020 non è imputabileal Covid-19, ma all’interruzione dellecure ospedaliere, delle visite nonurgenti e degli screening: 1,3 milionidi ricoveri in meno rispetto al 2019 (-17%), di cui circa 620.000 chirurgicisaltati, 747.011 ricoveri programmatie 554.123 urgenti.Questa è stata la brodaglia politica nellaquale la pandemia da covid-19 hapotuto fare morti, sofferenze e desertosociale.Crediamo indispensabile liberare lamemoria dal fango nel quale è statoseppellito da decenni di politiche edisinformazione.La prova più evidente sta nelprevedibile fallimento del “sistema

quali:- l’accesso per tutti al vaccinomettendo in quarantena i brevetti e conla ricostruzione dell’industriafarmaceutica pubblica;- una riconversione ambientaleproduzioni, altro caposaldo per fermarela distruzione dell’ecosistema che è allabase di questi ed altri futuri virus;- potenziamento, reale e non solodichiarato, della sanità pubblica, apartire da servizi di base, confinanziamenti adeguati e stabili, invecedi continuare a finanziare con 30milamiliardi di euro le guerre USA/NATO;- potenziamento dell’istruzionepubblica mettendo fine alla suaprivatizzazione a favore della scuolaprivata e confessionale;- potenziamento dei trasporti pubbliciin particolatre quelli pendolari emetropolitani, utilizzando, ad esempio,le migliaia di miliardi che si stannobuttando nella inutile e dannosa TAV enella ridicola opera del Ponte suslloStretto.Invece si sta perdendo troppo tempo nestiamo perdendo fin troppo. Non lo siè fatto in questi oltre due anni dipandemia ma lo si faccia oggi,smettendola di sperare che ilprovvedimento Green Pass funzionicome maschera del sistema pernascondere l’aumento delledisuguaglianze che il covid ha resomortali. Il tentativo utilizzare la pauradi massa e reprimere lo stessosentimento di ribellione contro lepolitiche liberiste è ignobile.Bisogna approntare strategied’intervento capaci di fronteggiare ilvero dato che sta emergendo:l’endemicità del contagio. Sperareaffrontare tutto con la speranza che ilCovid 19 diventi una specie diinfluenza è politica di morte. Bisognacolmare i buchi del sistema sanitariosul territorio: test di massa e sistema ditracciamento affidato anche ai medicidi base.Quindi, prendendo spunto dai consiglidell’Associazione Italiana diEpidemiologia, che fare?1- Rimodulare la campagna vaccinalein tutto il territorio nazionale sullepersone di età superiore a 50 anni ovulnerabili, anche attraverso sistemi dichiamata attiva.2- Potenziare le attività disequenziamento genomico dei tamponimolecolari in modo omogeneo e stabilein tutte le Regioni, garantendo, oltre alle

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Lombardia” (copiato da tanti comenel Lazio che ha privatizzato quasitutto) di fronte alla pandemia da Covid-19 con un numero di morti tra i più altial mondo. Quel sistema tantomagnificato dai potentati politici eimprenditoriali si basava, in primoluogo, sulla fine dell’unico spaziovitale per la salvaguardia della salutepubblica, quello della medicinaterritoriale di prossimità con i suoipresidi a stretto contatto con i cittadini,e, in secondo luogo, sulla corruzionecome sistema di governo, dalle asl agliospedali, fino alle Giunte regionali diForza Italia e della Lega.Eppure ancora oggi, con il sostegnobipartisan, lo stesso che ha sostenuto ilgoverno Conte e ora il governo Draghila salute dei cittadini della Lombardiarimane nelle stesse mani come se nellasocietà italiana si fossero creati deglianticorpi contro la democrazia e lagiustizia. Anzi, oggi viene avanti lapolitica del colpo alla testa dellamoribonda democrazia costituzionaleperchè, nonostante le fossi comuniscavate dall’incapacità governativa difare fronte ai danni delle Giunteregionali, si vuole portare acompimento la secessione leghista delleRegioni con l’AutonomiaDifferenziata, nel mentre si dovrebbero prendere provvedimenti di emergenza

Draghi

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provocato nelle regioni nelle quali ilprocesso è più avanzato.Tutto ciò sta a dimostrare che laprivatizzazione contnua inesorabile,sempre più inquinata dallacommistione, ormai diventata sistema,di interessi pubblici e privati.Per chi ancora non ci crede si vada aleggere il report annuale della Corte deiConti del giugno 2020 “I processi diriorganizzazione delle strutturesanitarie sul territorio e le difficoltàdi adeguare l’offerta pubblica almutare delle caratteristiche delladomanda di assistenza si sono riflessiin un ampliamento della spesa acarico delle famiglie che tra il 2012 eil 2018 ha continuato a crescere”.Mentre tra il 2009 e il 2018, “si èregistrata una riduzione, in terminireali, delle risorse pubbliche destinatealla sanità particolarmenteconsistente”, e continua “La spesa procapite a prezzi costanti (prezzi 2010)è passata, infatti, da 1.893 a 1.746euro, con una riduzione media annuadi 8 decimi di punto” mentre “la spesasanitaria diretta delle famiglie ècresciuta tra il 2012 e il 2018 del14,1% e quella coperta da regimi difinanziamento volontari del 31,5%,contro il 4,5% della spesa a caricodelle Amministrazioni pubbliche”.

Cosa dimostra la Corte dei Conti?In poche parole: sempre più meno spesapubblica e sempre più spesa privatarubata dalle tasche dei cittadini tramitespesa diretta per le prestazioni oassicurazioni e polizze.E non basta a spiegare tutto: nel 2018il 20,3% del totale della spesa pubblicaè stata destinata al profitto in ospedalie cliniche private che riescono apraticare tariffe calmierate (simili ouguali al ticket ospedaliero pubblico)grazie ai sussidi statali. Ecco la truffaservita su un piatto dorato con ilcontorno della soppressione di circa80mila posti letto, quasi 1000 repartiospedalieri e un vuoto di organici nelpersonale sanitario, in particolare, dioltre 60mila lavoratrici e lavoratori.E cosa fa il governo con Brunetta, giàfamoso killer della civilta del lavoropubblico? Si appresta a fare, dopo ilfavore agli impreditori con lo sbloccodei licenziamenti, un’altro passaggioepocale nel lavoro pubblico, mirandoin particolare sulla sanità pubblica.Fine dei concorsi pubblici con il finedella definitiva scomparsa del contrattonazionale a tempo indeterminato eprecariato dato che, sulla carta, la duratamassima dei contratti sarà comunquedi tre anni e due di possibile rinnovo.Quindi:- reclutamento di professionisti iscrittiad albi (come Infermieri, Medici eProfessioni Sanitarie), le pubblicheamministrazioni potranno ricorrere piùfacilmente a tipologie di contrattoquali:- contratto di lavoro subordinato atempo determinato;- conferimento di incarichi dicollaborazione con contratto di lavoroautonomo.Risultato: interi ospedali e singolireparti rischieranno di restare svuotatidi personale se il mercato non sapràprovvedere adeguatamente.Se qualcuno voleva un timbro a fuocosu quanto affermiamo, inascoltati dadecenni dalla società civile e derisi dallesfere politiche più votate, è servito.Lo stesso dicasi sul covid, “annunciato”da vent’anni ma non preso mai inconsiderazione dai governi. Intanto lemultinazionali farmaceutiche sipreparano al ricatto e all’usura dellaterza dose di vaccini, e poi alla quarta?Continuando a delinguere sulla inassenza di un’industria farmaceuticapubblica e i governi legiferare sullapaura del covid regalandoci unaconvivenza con la già radicata presenzanelle istituzioni di mafia e corruzione.

Franco Cilenti

Dopo mafia ecorruzione voglionofarci convivereanche con il covid?CONTINUA DA PAG. 29

indagini campionarie nazionali eregionali, attività di indagine specificasui soggetti con ripositivizzazione, suicontagi in persone che abbianocompletato il ciclo vaccinale e suinuovi ricoveri ospedalieri.3- Potenziare le attività di tracciamentodei contatti, individuando e isolando ilmaggior numero possibile di contattistretti, per i quali occorre prevederel’esecuzione di un test diagnostico 72 ore dopo l’ultima esposizione al casoindice, in modo da identificare einterrompere le ulteriori catene ditrasmissione del virus.4- Identificare precocemente i focolaiepidemici per circoscrivere ladiffusione delle infezioni.5- Potenziare le attività di controllo etesting sugli spostamenti tra regioni eda altri Paesi.6- Mantenere misure di prevenzioneindividuale in grado di contenere latrasmissione comunitaria fino alraggiungimento di una soddisfacentecompleta copertura vaccinale deisoggetti a maggior rischio.Questo è quanto si dovrebbe fare manon fanno affatto. A fronte dei tagli chehanno decimato ospedali, posti letto epersonale e con finanziamenti semprepiù bassi il PNRR destina alla Sanitàpoiche risorse quasi interamentedestinate alla digitalizzazione, allatelemedicina e all’aggiornamentotecnologico invece che per ilrafforzamento dei servizi domiciliari edei servizi territoriali e risulta evidente,anche dalle dichiarazioni del ministroSperanza sulla presunta nuova medicinaterritoriale, che rappresenta un riccopiatto per l’ingordigia, del giàiperfinanziato, con soldi pubblici,privato convenzionato.Altro che potenziamento della sanitàpubblica, ci troviamo di fronte a unquadro nel quale, in assenza di qualsiasiipotesi di assunzione stabile dipersonale sanitario, tutti i servizisaranno appaltati e dati in gestioneproseguendo così nella privatizzazionedella sanità che, come verificatoampiamente durante l’emergenzaCovid, così tante conseguenze ha

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l’insorgere di focolai. L’utilizzo deitamponi salivari, ricordiamo, era giàstato disciplinato da una circolare delMinistero della Salute dello scorso 14maggio.Non è precisato se il tampone saràantigenico o molecolare, differenza nonda poco in ordine alla precisionediagnostica del test. Resta il fatto,comunque, che i test salivari vengonoconsiderati sin da maggio unostrumento diagnostico utile, anzi diprimaria utilità e comodità specie perle esigenze della popolazionescolastica, sino a prevedere la raccoltadel materiale biologico a domicilio, daparte dei genitori. I risultati in terminidi diagnosi precoce e di prevenzionedello sviluppo di eventuali focolaisaranno valutati in un’ottica dieventuale estensione di questo piano inambiti più allargati e sistemici.La prima obiezione che ci viene naturalefare è ovvia, non aprioristicamentepolemica e fondata sulla costatazioneche la nozione, confermata a livellointernazionale e da noi più volterichiamata, dell’utilità di questamodalità diagnosticaaffidabile, semplice ed economica, èdisponibile da molto prima del mese dimaggio scorso. E allora: perché non siè utilizzata prima nelle scuole?E – aggiungiamo –perché non se ne èstudiato un suo possibileuso anche a domicilio pertutte le fasce di età?L’argomento è delicatoperché immerge la sondadi un’analisi che rischiadi essere impietosa sui

Anche questo tra i ritardi colposi del governo

Ancora a proposito dei test salivari(fino ad ora, un’occasione mancata)La notizia dell’avvio di un piano dimonitoraggio anti-covid nella scuole,attraverso l’uso di tamponi salivari, vaaccolta sicuramente con favore; anchese non si può non rimanere sconcertatidal ritardo nell’uso sistematico di unostrumento diagnostico che ha sempresuscitato un grande interesse da partedi chi si è sforzato, da due anni a questaparte, di riflettere in termini di criticacostruttiva sugli strumenti diagnosticiutilizzati nella diagnosi di massadell’infezione da Covid 19. Vediamoprima la notizia. E poi, comeconsuetudine, valutiamoladiacronicamente. Per farlo usiamo leparole asciutte di Quotidiano sanità,una preziosa testata di aggiornamentosanitario che presenta caratteri diassoluta professionalità.Piano monitoraggio scuole. Il pianonel dettaglio individua scuolesentinella al fine di monitorare uncampione significativo (circa 110.000alunni/mese con cadenzaquindicinale) e rappresentativo dellapopolazione scolastica di riferimentoche ammonta ad un totale di circa4.200.000 alunni. Il monitoraggio,previsto in concomitanza con l’iniziodell’anno scolastico 2021-2022,verrà avviato con un carattere digradualità in relazione alla situazioneorganizzativa delle singole Regioni. Ilmonitoraggio sarà utile soprattuttoper tutti quei ragazzi sotto i 12 anni,impossibilitati ad accedere allacampagna vaccinale, in modo dapoter intervenire tempestivamentequando necessario evitando

Roberto Gramiccia

Medico internista, geriatraCollaboratore redazionale

di Lavoro e Salute

ritardi che ha presentato il trattamentodomiciliare della pandemia.Ritardi denunciati dai limitinell’utilizzo dei medici di famiglia edalla scarsità delle UCAD messerealmente a disposizione.Tamponi rapidi e molecolari eseguitiin farmacia e in laboratori privati eospedalizzazione hanno rappresentatogli strumenti diagnostici e terapeuticipiù utilizzati. Questi ultimi hannodimostrato un’efficacia contenuta (nonvogliamo ricordare il numerospaventoso dei morti) e soprattutto deicosti che, in molti casi – ci riferiamo aitamponi – hanno rappresentatol’innesco di un business colossale, diproporzioni difficilmente valutabili. Suquesti ritardi e su queste contraddizionisi è disteso il lenzuolo benefico dellavaccinazione di massa (ancora lontanadall’essere completata) che hamodificato i termini della questione manon ha, purtroppo, ancora risolto ilproblema. La nostra opinione è chel’obbligatorietà della vaccinazione, unavolta ottenute le approvazioni degli entiregolatori Fda e Ema, sia l’unica stradapercorribile, per uscire dal tunnel. Nelfrattempo, usiamo finalmente i tamponisalivari. Meglio tardi che mai.

reddito (fino al licenziamento per le categorieprecarie) risultano in contrasto con i diritti deilavoratori e con le norme in materia di sicurezzasul lavoro. Ricordiamo che queste ultime vedonoin un processo partecipato di valutazione dei rischi,di individuazione delle misure di protezione nonchédi una dialettica tra medico competente elavoratori/lavoratrici il modo per affrontare inmodo corretto il tema del rischio biologico, senzaforzature e riducendo gli effetti di un rifiuto alimitazioni (spostamenti di mansione) e non a“punizioni”. Un modo serio per ridurre lepolemiche sulla campagna vaccinale e ricondurrele questioni a un contesto epidemiologico escientifico sarebbe quello di una sorveglianza attivasugli effetti avversi, il sistema attuale di rilevazionenon è idoneo e li sottostima. Disporre di dati correttie completi è la premessa di ogni discussione edecisione comprendendo l’ineliminabile incertezzaattuale sul virus e sugli strumenti di contenimento.6) Non riteniamo che limitazioni introdottemediante il green pass, siano di per sé in contrastocon i diritti costituzionali: Si tratta di trovare uncompromesso accettabile tra la necessità dicontenere la pandemia e non stressare le strutturesanitarie, così come fatto con le modalità didefinizione dei “colori” regionali che sono state nelcontempo rese meno rigorose. Non va comunquedimenticato che i vaccinati possono contagiarsi eessere dei diffusori anche se in misura minore econ effetti meno gravi. Le scelte concrete possonoessere criticate ma non l’obiettivo di ridurre leoccasioni di diffusione. Abbiamo infatti criticatoalcune scelte già nella prima fase (dall’obbligo dimascherine all’aperto anche a distanziamentoassicurato, alle strette limitazioni negli sportindividuali all’aperto) come pure oggi critichiamol’estensione dei vaccini ai minori (bambini eadolescenti) e alle donne in gravidanza, ma non

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Obblighi vaccinalie green pass1) Le vaccinazioni disponibili sono, allo stato delleconoscenze, uno strumento essenziale, non l’unico,per il contrasto della diffusione della pandemia daCovid 19 e, nel contempo, per ridurre la pressionesulle strutture sanitarie e permettere un gradualeritorno alle attività lavorative, ludiche e culturali.In ogni caso la vaccinazione non può essere vistacome una panacea assoluta che metta da parte lenecessarie misure igieniche di protezione personalie collettive.2) Pur considerando che le autorizzazioniall’utilizzo dei vaccini non hanno potuto seguire leprocedure previste e adeguati test, la necessità diavere questo strumento disponibile in tempi breviè stata confermata dall’efficacia in particolare nellariduzione della occupazione delle strutture sanitarieanche in presenza di incrementi nella diffusione.3) Certamente non ha aiutato la confusione creatadai virologi televisivi e dai pasticci comunicativi,nonchè le ondivaghe e differenti decisioni dei singoligoverni europei a fronte della indiscutibile efficaciadei vaccini autorizzati. La presenza di effetti avversiè intrinseca allo strumento, è avvenuto anche inpassato per vaccini di uso comune come pure peraltri farmaci e trattamenti sanitari. Una pienavalutazione potrà essere fatta al termine dellacampagna vaccinale svolta con vaccini di per sésperimentali, per l’unicità e la gravitàdell’emergenza ancora in corso.4) Medicina Democratica, per questo, hapromosso e sostiene la campagnanoprofitonpandemic per la sospensione dei brevettisui vaccini (come in via generale sui farmacisalvavita), per renderli disponibili a tutti, nel mondo,quale iniziativa sia etica (nessuno si salva da solo)che necessaria per contenere lo sviluppo di variantiche rischiano di rendere meno efficace lacampagna vaccinale e gli altri interventi diprotezione.5) Chiedere la disponibilità universale dei vaccininon significa sostenerne l’obbligo. La vaccinazioneè un trattamento sanitario e va utilizzatoconsiderando le condizioni personali. Ilsuperamento della brevettabilità faciliterebbe laricostruzione, anche in Italia (ad esempio a partiredallo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militaredi Firenze), di una capacità di produzione pubblicaper rendere disponibili i vaccini e i farmaci salvavitaa tutti. La previsione di obblighi rigidi, per categoriedi lavoratori o generalizzate, tanto più se connessecon la sospensione dal lavoro e l’azzeramento del

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Mettiamo a disposizione una nota del Consiglio Direttivo di Medicina Democratica Onlus sui temi chehanno ammorbato le ultime settimane e continuano a scaldare gli animi anche in questi giorni.

E’ POSSIBILE ASSOCIARSI A MEDICINADEMOCRATICA SCARICANDO E COMPILANDO LADOMANDA CHE TROVATE SUwww.medicinademocratica.org E INVIANDOLAFIRMATA IN ORIGINALE A: MEDICINADEMOCRATICA ONLUS – VIA DEI CARRACCI,2 –20149 MILANO OPPURE CONSEGNANDOLA ADUNO DEI REFERENTI LOCALI DI MEDICINADEMOCRATICA.– SOCIO ORDINARIO, quota annuale 35,00 euro,comprensiva dell’invio della rivista nazionale.– SOCIO SOSTENITORE, quota annuale 50,00 euro,comprensiva dell’invio della rivista nazionale– SOCIO A QUOTA RIDOTTA, quota annuale 10,00 euro.Questa forma associativa è rivolta solo a disoccupati,cassintegrati, esodati, lavoratori con contratti “precari” eai soci della Associazione Italiana Esposti Amianto.PER DEVOLVERE IL VOSTRO 5 PER MILLE A FAVORE DIMEDICINA DEMOCRATICA – ONLUS. E’ SUFFICIENTEFIRMARE NEL RIQUADRO “SOSTEGNO DELVOLONTARIATO E DELLE ALTRE ORGANIZZAZIONI NONLUCRATIVE DI UTILITA’ SOCIALE, DELLE ASSOCIAZIONI DIPROMOZIONE SOCIALE E DELLE ASSOCIAZIONI EFONDAZIONI RICONOSCIUTE CHE OPERANO NEI SETTORIDI CUI ALL’ARTICOLO 10, C.1, LETT. A), DEL D.LGS. N. 460 DEL1997”, INSERENDO IL CODICE FISCALE 97349700159.

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Obblighi vaccinalie green passCONTINUA DA PAG. 32

erano e non sono in discussione le finalità deiprovvedimenti antipandemici. Su “aperture” e“chiusure” scontiamo un andamento altalenantenelle decisioni politiche, dalla “apertura” degli stadiper la coppa europea ad allarmi di segno opposto,con un danno alla credibilità delle istituzioni chedeve essere recuperato garantendo pienadiscussione e confronto sulle misure e sui criteridelle stesse.7) Il ritorno alla “normalità” non potrà cheavvenire tramite un cambiamento radicale dellecondizioni ante sindemia : non si tratta solo dieradicare un virus ma di ripristinare un efficace

servizio sanitario nazionale in grado di dare rispostedi salute a tutti. Un servizio universalistico, gratuito,partecipato che torni a fondarsi, in termini dipriorità e investimenti, su prevenzione, cura eriabilitazione e che consideri tutti i determinanti(ambientali, lavorativi, stili di vita e condizioniabitative e sociali). Qualunque sia l’opinione sullapolitica vaccinale e/o sulle limitazioni, riteniamoindispensabile che singoli e associazioni sianopienamente impegnati su questo obiettivo.Peraltro, nell’ambito degli obiettivi del SSN secondola riforma del 1978, vi è anche quello dellaeducazione sanitaria, compito abbandonato nelladeriva privatistica della sanità degli ultimi decenni,che altrimenti avrebbe permesso un approcciorazionale condiviso anche sul tema vaccini pur nelladifferenza di vedute.

Il Consiglio Direttivo di Medicina Democratica Onlus,2.08.2021

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Già a marzo 2021 un’indagine condottada Anaao-Assomed, l’associazione deimedici dirigenti, aveva stabilito che, adogni posto letto in meno per 1.000 abitantiera associato un aumento del 2% dellamortalità legata al Covid nei primi 8 mesidel 2020.Oggi, secondo uno studio pubblicato a fineagosto 2021 dall’Università di Pavia suPublic Health, il 57% dei 106.600 morti ineccesso avuti nel 2020 non è imputabile alCovid-19, ma all’interruzione delle cureospedaliere, delle visite non urgenti e degliscreening. Secondo lo studio infatti nel2020 abbiamo avuto 1,3 milioni di ricoveriin meno rispetto al 2019 (-17%), di cuicirca 620.000 interventi chirurgici saltati,747.011 ricoveri programmati e 554.123urgenti. Questo oltretutto è anche quantoemerge dai dati del IV rapporto diSalutequità sulle cure mancate a causa dellostop per la gestione della pandemia Covid.Le aree più coinvolte sono state quelledella chirurgia generale,dell'otorinolaringoiatria e della chirurgiavascolare, la quale ha visto un calo di circail 20% degli impianti di defibrillatori, deipacemaker e degli interventicardiochirurgici maggiori.I ricoveri di chirurgia oncologica hannoavuto una contrazione del 13%, quelli diradioterapia del 15% e di chemioterapiadel 30%. La diminuzione dei ricoveri deltumore della mammella è stata del 30% equella di tumori al polmone, pancreas eapparato gastrointestinale del 20% perognuno.Nel 2020, rispetto al 2019, ci sono state90 milioni di prestazioni di laboratorio inmeno, 8 milioni di prestazioni diriabilitazione in meno e 20 milioni diprestazioni di diagnostica in meno.Cosa afferma lo studio? Lo scorso anno cisono state 750.000 morti, un numerosuperiore di 108.000 rispetto alla mediadei decessi tra il 2015 e il 2019. Questo èl'eccesso di mortalità imputabile, secondolo studio, a solo il 43% alle infezioni daCovid. Anna Odone, docente ordinaria diigiene all’Università di Pavia ecoordinatrice dello studio, ha mostrato unoscenario completamente diverso per il2021: «Da gennaio ad aprile abbiamoavuto 192.000 decessi, quasi 9.000 in più

rispetto all'atteso. (…) In questo caso ilcontributo dei decessi Covid sulla mortalitàè stato del 16%, con range regionali chevanno dal 19/20% del Nord al 14/16% delMezzogiorno» - aggiungendo -«Nell'aumento di mortalità troviamo sia imorti Covid sia quelli non Covid causatianche dalle cure mancate. I decessi dei casiCovid continueranno a calare per diversimotivi (…). Purtroppo le persone più adalto rischio sono morte nel 2020. Quellesopravvissute hanno invece avuto ilvaccino, che protegge contro la malattiagrave e la morte».Lo studio dell'Università di Pavia affermacon chiarezza che le mancate cure per altremalattie hanno permesso l’aumento di mortinon dovute al virus. La gente è morta perchési è ospedalizzato il virus, rendendolo un“virus nosocomiale” e gli ospedali si sonospostanti sull’emergenza Covidtralasciando la cura delle altre malattie. Maè colpa degli ospedali? Assolutamente no!La questione è politica. Dall’indagineemerge come quello dei posti letto sia unfattore più determinate rispetto ad altri,come per esempio l’età media dellapopolazione. L’Italia con 3,1 posti lettoogni 1.000 abitanti ha registrato un +17%di mortalità, mentre la Germania con 8 postiletto ogni 1.000 abitanti ha registrato unaumento della mortalità pari allo 0. Lostesso vale anche per i posti letto di terapiaintensiva in cui l’Italia si piazza agli ultimiposti europei dietro a Germania, Lituania,Austria, Belgio, Slovacchia, Polonia,Ungheria, Slovenia, Repubblica Ceca,Lussemburgo, Grecia, Estonia, Lettonia,

Portogallo, Francia, Olanda, Finlandia eIrlanda. Ma come è stato possibile tuttoquesto se l’Italia era la perla della sanitàpubblica gratuita e di alta qualità? Unaspiegazione ci sarebbe: i tagli alla sanitàpubblica che hanno facilitato i processi diprivatizzazione della sanità e diespropriazione della medicina territoriale.Nel 1976 l’Italia aveva 10,7 posti letto ogni1.000 abitanti, ovvero più del triplo rispettoa oggi. Oggi infatti l’Italia ha 2,6 posti interapia intensiva ogni 1.000 abitanti.Secondo i dati dell’Università di Pavia, se l’Italia avesse mantenuto quei numeriiniziali, anziché tagliarli, si sarebberopotute salvare quasi 20.000 vite su 106.600.Come suggerisce lo studio dell’Universitàdi Pavia si sarebbero potute salvare circa8.000 vite se i morti per Covid-19 del 2020sono stati 45.838.In questi ultimi 10 anni ci sono stati taglialla sanità pubblica per ben 37 miliardi (trail 2012 e il 2019), portando i nostri governineoliberisti a chiudere 173 ospedali sulsuolo nazionale, ovvero il 15%, passandoquindi dai 1.165 del 2010 ai 992 del 2019.Non solo, negli ultimi 10 anni, a causa deitagli e del blocco del turn over, sono statitagliati 42.380 professionisti sanitari.Dati sconcertanti che fanno pensare a comesostanzialmente sia stati possibile chemorissero così tante persone. Dati checertificano la crisi strutturale di un sistemasanitario devastato da circa 30 anni dipolitiche neoliberiste a piccole dosi.La crisi sanitaria da Covid-19 ha dimostratoinoltre, soprattutto in Lombardia, che un“modello sanitario ospedale-centrico” èfallimentare in quanto non trova piùappoggio sulla medicina territoriale equindi sulla prossimità della cura,limitando le risorse in contrasto allemalattie. Di questo e molto altro, inLombardia, dobbiamo dire grazie avent’anni di giunte di destra tra i liberal-conservatori di Forza Italia e leghistisprovveduti che hanno dovuto compiacerei propri sostenitori di Comunione eLiberazione, famosi per detenere ilmonopolio della sanità privata lombarda.Formigoni devastò la sanitàpubblicacreando una vera e propria competizionecon quella privata; mentre Maroni distrussela medicina territoriale, ovvero un fioreall’occhiello della sanità lombarda chestava resistendo nonostante vent’anni dipolitiche assurde.La politica di Maroni venne assolutamentesostenuta e giustificata dall’allora senatoreGiorgetti (Lega) che al Meeting di Rimini2019 di Comunione e Liberazione, disse:“E’ vero, mancheranno 45mila medici dibase nei prossimi 5 anni, ma chi va più dalmedico di base?”.Eppure questi medici sarebbero serviti intempi di epidemia. Stando ai dati ufficiali,

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Covid-19, ecco perchéè giusto chiamarla“epidemia colposa”

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Covid-19, ecco perchéè giusto chiamarla“epidemia colposa”CONTINUA DA P AG. 34

il sottodimensionamento dovuto ai taglidegli ultimi anni dell’assistenza territorialee ai medici di base ha avuto un alto impattosul numero di morti, tra i più alti al mondo,registrati in Italia. Secondo la Corte deiConti, il numero dei medici di medicinagenerale negli ultimi cinque anni è statotagliato del 3,8%, passando dai 45.878 del2010 ai 42.428 nel 2019, ovvero -3.450.In Italia il rapporto per 100.000 abitantidei medici generici è stato di 89,2 contro i179 dell’Irlanda, i 158,7 dell’Austria, i157,1 dell’Olanda, i 152,9 della Francia, i124, 8 della Finlandia, i 114,7 dellaSvizzera, i 114 del Belgio e i 97,8 dellaGermania. In tutto ciò più alto rapporto tramedici generici e dimensioni dellapopolazione, 253 per 100.000 abitanti, èstato registrato in Portogallo: paese notoper aver affrontato molto bene la crisisanitaria.Ad oggi sono state tagliate anche le struttureper l’assistenza specialistica ambulatorialeche sono passate dalle 9.635 nel 2010 alle8.798 attuali. Ancora più marcato il tagliodell’assistenza Territoriale Residenzialeche dalle 9.635 strutture presenti nel 2010siamo passati a 7.683 nel 2019.Eppure tutto questo non viene detto, mentrei nostri politici si divertono a dire nei talkshow che c’è una diminuzione degli studentidi medicina, senza mai aggiungere che iCorsi di Medicina sono purtroppo a numerochiuso. Nonostante ciò, anche un’altra cosanon viene detta: molto medici italiani eformati in Italia trovano fortuna all’estero.Secondo i dati Ocse, in Italia, negli ultimi8 anni sono stati oltre 9.000 i mediciformatisi in Italia che sono stati costrettiad andare a lavorare all’estero soprattuttoin Regno Unito, in Germania, in Svizzera eFrancia.La crisi sanitaria da Covid-19, oltre adessere, come aveva dichiarato VandanaShiva, “inseparabile dall’emergenzasanitaria dell’estinzione, dall’emergenzasanitaria della perdita di biodiversità edall’emergenza sanitaria della crisi

climatica”, è anche inseparabiledall’espropriazione strutturale del nostrosistema sanitario che dagli anni Novantaprocede lento e imperterrito.Durante il Covid, in Italia è mancato tuttociò che avrebbe potuto evitare ai malati difinirci. Nonostante il Covid, le altre malattiedovevano essere curate ugualmente. Questovirus non ha vinto da solo, ma è stato aiutatoa vincere, attraverso una sanità al collassoa causa di scelte politiche.

Ecco perché credo che la Procura diBergamo abbia fatto benissimo ad aprireun fascicolo-inchiesta per “epidemiacolposa” sulla gestione pandemica daCovid, perché le responsabilità sono distampo politico e causate da scelte che sisono fatte in passato. Il fatto che in Italianon rinnovavano i piani pandemici dal2006 (come sancisce il dossier OMS scrittoda Francesco Zambon), il fatto che lo stessodossier dell’OMS sia stato ritirato per nonfare emergere le responsabilità dell’Italianell’approccio alla pandemia e per coprirele responsabilità politiche di RanieriGuerra quando era Direttore Generale delMinistero della Salute, la dice lunga sullalunga lista di responsabilità politiche.Per questo la grande propaganda mediaticacontro i “no-vax che non si vaccinano”,contro “i no-vax che occupano le terapieintensive”, contro i “no-vax che rubano ilposto a chi ne ha più bisogno”, sembra unagrande arma di distrazione di massa su cuispostare l’attenzione dell’opinionepubblica o, addirittura, una costruzione diun facile capro espiatorio a cui addossaretemporaneamente tutte le colpe.Per quanto io creda che i brevetti privatisui vaccini debbano essere tolti, che sipossa fare ai sensi dell’Art. IX comma 3 e4 dell’Accordo di Marrakesh che hacostituito l’Omc, che sia giusto chiedereuna deroga ai brevetti e agli altri diritti diproprietà intellettuale in relazione afarmaci, vaccini, diagnostici, dispositivi diprotezione personale e le altre tecnologiemedicali, credo anche che i vaccini nonpotranno essere la soluzione finale ad unproblema che non è emergenziale, mastrutturale. Ad oggi non sono sicuro (nonho certezze, ma mi sono posto il dubbio)che gestire una epidemia solo dal punto divista epidemiologico e securitario sia la

sola ed unica soluzione. La militarizzazionedella pandemia e, con l’avvento delGenerale Figliuolo, la militarizzazionedella salute e dei dati sensibili dei malatinon costituivano le uniche. Le alternativec’erano, ci sono state e ci sono, maappartengono a lunghi processi e a strutturela nostra sanità non possiede. Ora bisognapensare al dopo quando ci saranno altreepidemie che il nostro sistema sanitario, acausa dei continui tagli, della continuaprivatizzazione della sanità e della continuaespropriazione della medicina territoriale,non riuscirà affrontare.A quanto pare non riuscirà neanche dopodal momento che il PNRR di Draghi hapensato a 30 miliardi per la difesa,riservando solo 9 miliardi alla Sanità. Ilproblema continua ad essere politico e nonsolo tecnico, come si è voluto fare con igoverni Conte e Draghi.Questo ci deve far pensare un modello disanità diversa basata sulla medicinaterritoriale e sulla prevenzione primaria(questa eterna sconosciuta). Bisognaritornare a riflettere sulla crisi ecologicada cui tutto è scaturito e bisogna ritornare aparlare di cambiamento strutturale dellanostra economia, rivedere il modello disviluppo e di consumo che oggi èinsostenibile, tossico inquinante e che, diconseguenza, incentiva la nascita dizoonosi. Se questa catena tossica einsostenibile della morte non vedrà una finecontinueranno ad esserci pandemie diorigine zoonotica. Cosa faremo? Al postodi impegnarci per risolvere il problema,produrremo vaccini ancora vaccinid’emergenza pensando che sia ancora lasoluzione? Patologie che hanno origineambientale a causa antropica non possonofermarsi con la vaccinazione. Chi,consultando la letteratura medica, studiademografia sa benissimo che la gente hainiziato ad ammalarsi di meno di colera edi vaiolo quando è apparsa la “culturadell’igiene” grazie alla quale la gente hainiziato a pulirsi le mani, bere acqua pulitae lavarsi con acqua pulita e depurata.Finché non si farà un discorso di tipostrutturale e si parlerà di questo tema intermini emergenziali non risolveremo ilproblema; avremo ancora pandemie che ilnostro sistema sanitario non riuscirà areggere, non per colpa dei medici e delpersonale, ma per colpa della gestionepolitica degli ultimi 30 anni tra tagli eprivatizzazione; e il governo futuro,esattamente come quello di Conte e quellodi Draghi, ci farà credere che la suasoluzione emergenziale era "tutto ciò chesi poteva fare", che ha "dato il massimo",quando in realtà nessuno avrà fatto nienteper migliorare la gestione.

Lorenzo PoliCollaboratore redazionale

di Lavoro e Salute

Il lavoro nella pandemia

ANCORA E SEMPRE,COLPEVOLIZZARE!Avendone già abbondantemente accennato in articoliprecedenti, c’è innanzitutto da registrare l’avvenutaconversione in legge, con valenza a partire dallo scorso 23agosto, del DL 80: con ciò diventa operativo il sistema diassunzioni, tutte a tempo determinato, di alcune migliaia di“tecnici”, destinati alla gestione dei progetti del PNRR. Leassunzioni passeranno attraverso un apposito portale, cui siattingerà attraverso una valutazione dei titoli e delleesperienze e l’esecuzione di una sola prova scritta. Il DLprevede anche maggiori aperture sulla mobilità volontaria,che rischiano però di essere vanificate dall’esclusione daesse dell’intero settore della Sanitàe con una serie di limitazioni pergli Enti Locali, legate alledimensioni dell’Ente cedente e alla% di “infungibilità” della figuraprofessionale interessata. Il DLprevede infine la facoltà disuperare, in sede di confronto, itetti imposti alla contrattazioneintegrativa, ma con il limite che ciòpossa avvenire solo“compatibilmente con gli obiettividi finanza pubblica”.Già in altre occasioni si è detto dicome le modalità di assunzionepreviste limitino le possibilità diaccesso per i giovani laureati,privilegiando chi ha già avutomodo di accumulare “esperienze”. Ma ciò che più colpisceè l’ambito ristretto in cui si concepiscono le assunzioni nellaP.A., rinviando ulteriormente l’esigenza di aumentaresignificativamente, e stabilmente, l’organico dei vari settoridella P.A.. Elemento fondamentale, quest’ultimo, sia intermini generali, stante la pesante riduzione, in questi anni,del numero dei e delle dipendenti della P.A., sia per affrontarele nuove esigenze imposte dalla pandemia e per evitarne ilripetersi.Parallelamente, ecco riemergere il solito atteggiamento,colpevolizzante e punitivo, nei confronti dei lavoratori edelle lavoratrici. Ne è un esempio la “svista” per cui ilperiodo di quarantena COVID non è più coperto dall’INPS:il costo ricadrà sulle imprese, si dice, ma è chiaro che essoinvece andrà a ricadere, se la norma non viene corretta,direttamente sulle spalle del lavoratore e della lavoratrice.Capofila di tale atteggiamento è, ancora una volta,l’ineffabile sig. Bonomi, presidente di Confindustria, il qualesi è speso con veemenza sul tema dell’obbligo del greenpass nei luoghi di lavoro, stendendo così una pesante manodi vernice sull’atteggiamento tenuto dalle imprese allorchèhanno sostenuto, a inizio pandemia, le aperture a tutti i costi,con conseguenze drammatiche, esemplificate da ciò che èavvenuto, in particolare, nell’area del bergamasco. D’altraparte, che Bonomi (e con lui il padronato che eglirappresenta) non si faccia molti scrupoli quando si parla dilicenziare lavoratori e lavoratrici lo si era già visto inoccasione della discussione sulla fine del blocco deilicenziamenti; ed il “rigore” che ora Bonomi reclama da

lavoratori e sindacati non vale comunque per le imprese,specie se si parla delle pur flebili misure messe in cantieresul tema delle delocalizzazioni.In tutta la fase in cui non c’erano i vaccini, in interi settori(dalla manifattura alla logistica, dalla grande distribuzionealla Sanità) il lavoro non si è mai interrotto, sia pureattraverso l’applicazione, ci si augura universale, diprotocolli di sicurezza concordati anche con leorganizzazioni sindacali. Ciononostante, finita da un pezzol’esaltazione (a costo zero) di lavoratori e lavoratrici come“eroi” si torna ora all’antica pulsione punitiva, a cui nonsfugge, naturalmente, neppure il lavoro pubblico.Si ritrova questo atteggiamento, ad esempio, riguardo altema dello smart working, strumento assai utilizzato nellaP.A. (laddove tecnicamente possibile) nella fase più acutadella pandemia. Il solito ministro Brunetta si presenta oracome fautore del rientro generalizzato dallo smart workingdelle e dei dipendenti pubblici. In questi mesi, nell’assoluta

ignoranza su come questostrumento veniva utilizzato, si èinstillata nell’opinione pubblical’idea che lo smart working servisseper evitare non tanto l’attività inpresenza, quanto piuttosto l’attivitàlavorativa tout court. E’ ovvio chenon è così. I lavoratori e le lavoratrici in smartworking hanno continuato adessere sottoposti ai vincolilavorativi, a volte anche piùstringenti della normale attività,con l’aggravante che ciò èavvenuto, in tutta questa fase, inassenza di contrattazione sindacale,e comunque in base ad unadecisione dirigenziale, senza

alcuna possibilità di intervento da parte del lavoratore odella lavoratrice. Bisognerebbe innanzitutto ripristinarequesti due elementi (volontarietà e contrattazione collettiva),piuttosto che continuare a porre il/la dipendente dellaPubblica Amministrazione in una condizione di soggezionea scelte e condizioni sempre imposte “dall’alto”. E aggiungoche occorre prestare particolare attenzione al tema dellaprestazione lavorativa in regime di smart working, nelmomento in cui circolano “pareri” in proposito che arrivanopericolosamente a preconizzare che il lavoro non venga piùstrutturato in base ad orari lavorativi, ma sia basatounicamente sul puro raggiungimento di obiettivi non si sain quale modo determinati.Insomma, ben sapendo che non è questa la sede per aprireuna discussione approfondita sul tema dell’uso del greenpass, che richiederebbe una trattazione ben più ampia edettagliata di queste poche righe, credo che si debba ancorauna volta constatare come il mondo del lavoro pubblicovenga costantemente dipinto come se fosse composto dauna massa indistinta di scriteriati e irresponsabili. E tuttociò mentre parliamo invece di una realtà in cui il livello divaccinazione oscilla tra l’80 e il 90% degli operatori e delleoperatrici.Il tema è complesso, dovendo il lavoratore pubblico, per lasua stessa funzione, entrare spesso in diretto rapporto conl’utenza: non vi è dubbio però che, proprio per convincerea vaccinarsi chi non lo ha ancora fatto, servirebbe un

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36 lavoroesalute anno 37 n. 8/9 settembre 2021 SICUREZZA E LAVORO

Fausto CristofariCollaboratore redazionale

di Lavoro e Salute

ANCORA E SEMPRE,COLPEVOLIZZARE!CONTINUA DA PAG. 36

approccio non colpevolizzante. Inoltre, l’estensione dellavaccinazione è certamente utile, se non indispensabile, maciò non esaurisce, di per sé, tutte le problematiche in campo.L’essere riusciti (col contributo determinante di risorsepubbliche) ad accelerare la produzione dei vaccini, è statoun bene. La possibilità della vaccinazione, infatti, èimportante, se non altro perchè riduce la gravità dellacasistica, pur non rappresentando una garanzia assoluta,rispetto al periodo di efficacia del vaccino e al suo grado dicopertura. Il rifiuto scellerato di sottrarre la produzione deivaccini anti-COVID al vincolo dei brevetti, ha inoltre creatouna situazione per cui, mentre qui da noi si pensa ad unaterza dose, ancora buona parte del mondo (guarda caso quellapiù “povera”) resta esclusa dalla vaccinazione stessa e, difronte ad una pandemia globale, solo un intervento globalepuò avere un effetto realmente efficace.Un altro aspetto da considerare è che l’applicazione dellemisure anti COVID nei posti di lavoro non può avvenire “amacchia di leopardo”, a seconda di condizioni da definirsiin maniera differenziata, ma deve avvenire in base ad unaprecisa assunzione di responsabilità da parte dell’autoritàpubblica, valida sull’intero territorio nazionale.Infine, la disponibilità dei vaccini non annulla la necessitàdi una serie di interventi a livello più generale. Ad esempio,

va affrontata la questione del trasporto pubblico locale, cioèdel sovraffollamento dei mezzi pubblici, così come va risoltal’annosa questione, nella scuola, del numero di alunni perclasse e dell’edilizia scolastica. Allargando ancora il campo,è necessario rivedere completamente il nostro rapporto conla natura e con le altre specie animali, per intervenire sullecause stesse della pandemia, esigenza che rimanda allanecessità di rivedere da cima a fondo l’attuale modellosociale ed economico. Queste necessità permangono, e lapresenza dei vaccini non può e non deve in alcun modoessere utilizzata come una scorciatoia per ritornare al puntodi partenza, cioè alla situazione che ha determinato la nascitadel virus.E’ forse scontato aggiungere che è comunque preferibileorientarsi su una società più salubre e più attentaall’interesse collettivo, piuttosto che verso una societàcostretta a vivere basandosi sulla continua rincorsa avaccinazioni ravvicinate contro sempre nuove varianti delVirus?

purtroppo queste pratiche diorganizzazioni che approfittano dellacondizione di precarietà socio-economica di alcuni lavoratori (comesi dice in Italia “tengo famiglia”, perindicare la condizione di lavoratoricon carichi familiari, mutui da pagareecc.); si tratta di pratiche subdole cheinquinano le relazioni lavorative,disturbano la naturale pulsione allasolidarietà e alla unità tra lavoratori,e pregiudicano la auspicabilecondizione di benessere organizzativoche tutti dobbiamo perseguire,cercando di sfruttare alcuni lavoratoriin difficoltà come “cavallo di Troia”di una organizzazione impostata con

Il rapporto tra tempo di lavoro etempo di vita è delicato e unacondizione di squilibrio può essere unfattore determinate di distress; certouna persona può accettare di buongrado, in relazione al livello personaledi motivazione al lavoro, “invasioni”del tempo di lavoro nel tempo di vitama, quando una condizione diinterferenza da perfettamenteconsensuale (e limitata nel tempo),vira verso forme di coazione e dicronicizzazione lo squilibrio si fa piùincombente.Non è affatto consensuale, comunque,una situazione in cui la interferenzainvasiva del tempo di lavoro in quellodi vita dovesse rispondere a dinamichedi “monetizzazione” di infaustamemoria che hanno caratterizzato unperiodo buio della storia delmovimento operaio; alcune forme dimonetizzazione (solo alcune) possono,in certe circostanze e per alcuni,simulare una forma di equilibrio, masi tratta comunque di equilibrioassolutamente precario; conosciamo

“PER SAPERE DOVE STRINGE LA SCARPA, NULLA DIMEGLIO CHE CHIEDERLO A CHI LA CALZA”

TEMPO DI VITA E TEMPO DI LAVORO

criteri “produttivistici” non rispettosidella salute umana (in verità sonocriteri che producono soprattuttoguasti e che scaricano sul sociale glieffetti sanitari negativi del distress); ilavoratori delle ferrovie conosconobene queste pratiche che hannosempre contrastato con il concorso deiservizi di vigilanza e anche di alcunisettori della magistratura, inparticolare, sulla questione degli oraridi lavoro con corollario di eccessi –stakhanovisti – di straordinario.Altra cosa sarebbe la disponibilità adiscutere della “monetizzazione” nonpiù in termini di elemosina per“addolcire la pillola” ma in terminidi giusta “ricompensa”, secondo lachiave di lettura delle dinamiche cheinducono distress, cioè con ilriconoscimento della disponibilitàcome tempo di lavoro effettivo conrelativa e “normale” retribuzione.Questa ipotesi comporterebbeovviamente un incrementooccupazionale per garantire lo stesso“prodotto”; in questo clima disospetta euforia per la disponibilitàdi fondi europei è necessario investiresu salute dei lavoratori ed ergonomiadel prodotto (visto che di recente

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anno 37 n. 8/9 settembre 2021 lavoroesalute 37

Nell’ambito del nostro ruolo diindagatori dell’incubo chiamato lavorosalariato, abbiamo deciso di contribuireal diradamento di alcune nebbie createad arte, per nascondere la reale naturadi cio’ che per scopi strumentali vienedefinita la “FORTUNA DI AVERE UNLAVORO”.Un compito vasto da assolvere a cuitendiamo solamente a dare il nostrocontributo iniziando con una riflessioneche può intendersi come incipit dellavoro che vorremmo sviluppare.La riflessione punta a raccogliere unadei bandoli della matassa chepotremmo definire l’ideologia delLavoro, per definire meglio la suanatura profonda di sfruttamento.Partiamo quindi da un dato che da piùfonti sta emergendo (INPS, ISTAT,Studi Legali, Medici Competenti, ecc)per costruire insieme un dibattitocollettivo sull’argomento e speriamo

38 lavoroesalute anno 37 n. 8/9 settembre 2021

essere contattati o addirittura“reclutati” all’improvviso per compitilavorativi comporti una condizionenon solo di generico disagio (si rischiaconcretamente di vivere unacondizione di “allarme” continuo)ma anche, per alcuni in particolaricircostanze, fortemente ansiogena conripercussioni negative sia sullo statodi benessere psicofisico che sulle stesseperformances lavorative, in caso direclutamento effettivo.E’ evidente che la pratica(apparentemente consensuale) o laimposizione esplicita di turni dilavoro invasivi nei confronti del tempodi vita viene agita da un soggetto(datore di lavoro o rspp) che non hatenuto conto delle valutazioninecessarie ai sensi dell’art.28 deldecreto 81/2008 né ha tenuto contodelle indicazioni, chiare e tassative,

TEMPO DI VITA ETEMPO DI LAVOROCONTINUA DA PAG. 37

alcuni passeggeri hanno dovutosfondare vetri per respirare…).Dunque una separazione nonossessiva ma ragionevole tra tempo dilavoro e tempo di vita è foriera dibenessere lavorativo; viceversa lasituazione opposta è foriera di distresso anche di “sindrome corridoio” (lasituazione in cui si associano e sipotenziano sinergicamente distresslavorativo e distress in ambitofamiliare).La Guida europea per la prevenzionedello stress lavorativo cita più voltela necessità, al fine di tendere ad unaorganizzazione del lavoro sana, digarantire turni di lavoro regolarisecondo sequenza e calendarioampiamente prevedibili in modo cheil lavoro non interferiscanegativamente sulle attivitàextraprofessionali.Certo le interferenze possono nonavere lo stesso impatto per tutti ilavoratori ed avere effetti peggiori incondizioni specifiche: età, carichisociali e familiari, tipo di relazioniextralavorative; è tuttavia evidenteche, per chiunque, la possibilità di

della Guida europea prima citata; ilche, considerato anche il lasso ditempo trascorso (la Guida è statapubblicata nel 1999!), pare alquantoriprovevole.In conclusione: occorre cogliere ognioccasione utile per mettere in praticaazioni di miglioramento finalizzate albenessere psicofisico dei lavoratori;non si può considerare questa istanzauna opzione genericamente possibilequanto invece si tratta di un obbligosia sul piano etico- sociale chegiuridico (appunto in relazioneall’art.28 del decreto 81/2008).Infine, se la nostra strategia è”adattare la scarpa al piede e non ilpiede alla scarpa”, per individuare leazioni concrete di miglioramento èsaggio seguire le indicazioni dellaGuida europea: “ Per sapere dovestringe la scarpa, nulla di meglio chechiederlo a chi la calza” (p.63 Guidaeuropea) ; niente di meglio cioè chechiederlo ai lavoratori.Non si tratta peraltro di dover iniziareda zero, visti i risultati e riscontri delquestionario recentementesomministrato dal Coordinamentomacchinisti cargo.

Vito Totiremedico del lavoro/psichiatra

Bologna, 17 agosto 2021

anche stimolare qualcheargomentazione ulteriore.Il dato da cui vorremmo partire è lacrescita definita “significativa” delledenunce di malattie professionali. Peri più digiuni si intende malattiaprofessionale quella patologiapermanente o temporanea che siascaturita direttamente, che abbia quindiuna correlazione certa e riconosciuta(vedremo in seguito come) tra la suaemersione e l’attività svolta.Da cosa dipende questo aumento delledenunce è l’aspetto che vorremmo

indagare. Perché se è impossibileignorare la devastazione che si vadeterminando in termini di infortuni omorti sul lavoro, il tema delleconseguenze di salute che il lavoro tilascia anche a chi riesce a sopravvivergliè ancora scarsamente considerato, cipermettiamo di dire soprattutto per undeficit di consapevolezza da parte dellelavoratrici e dei lavoratori stessi.Dunque per tornare alle cause di questosignificativo incremento c’è certamenteda tenere in considerazione sia la

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Questo lavoro ésfruttamento e ne va della nostra salute

una buona quota variabilmenteovviamente alle condizioni di stress eambientali in cui si passa 1\3 o più dellapropria vita quotidiana.Non crediamo neanche che sia un casoche oltre i 2\3 di malattie professionalie infortuni riconosciuti provengano dalsettore dell’industria, meno del 10%dall’agricoltura (settori dunque losforzo fisico e l’attività manuale hannoancora un peso importante) il restantedagli altri settori.Un dato certamente minore macomunque rilevante è l’aumentopreoccupante di ipoacusie riconosciutecome malattia professionale, perché sec’è certamente una correlazione con letecnologie diffuse nella nostra vita perattività extralavoro, è altrettanto chiarotanto da farne determinare unriconoscimento della patologia legataal lavoro, quanto queste tecnologieimpattino sia in termini diorganizzazione del lavoro in qualsiasisettore (pensiamo all’utilizzo dismartphone e video call all’interno diqualsiasi ambito oltre a quanto derivadal mancato utilizzo di DPI per attivitàedili o industriali) ma anche alladiffusione di miriadi di callcenter ascopo di caring per l’utenza, marketing,vendita ecc. ecc. che oggi coinvolgequalche centinaia di migliaia di addetti.Per concludere questa prima pillola dipresentazione del lavoro che vorremmosvolgere, se questa epoca pandemica hamesso in risalto le diseguaglianze trachi ha un lavoro salariato strutturale echi invece ne ha o aveva uno precario,non ha potuto risolvere il nodoprincipale del sistema di produzionecapitalistico dove il profitto vieneprima di tutto per antonomasia e lasalute di chi lo produce è solo unorpello di cui si deve far carico lacollettività.Non nascondiamo che ci piacerebbepensare ad una società più simile adun’esperienza raccontataci qualcheanno fa dagli operai di una fabbricaoccupata in Argentina, dove uno deiprimi risultati ottenuti da unaproduzione orientata solo alsostentamento dei salari degli operai eaddetti, senza necessità di profitto peraltri, aveva prodotto ZEROINFORTUNI in luogo tristementefamoso fino alla direzione perpetrataal proprietario prima dell’occupazione.Il Lavoro salariato è sfruttamento, eprima o poi ne paghiamo anche leconseguenze.

Gruppo d’inchiesta Sicurezza eLavoro. Tortona

Questo lavoroé sfruttamentoe ne va dellanostra salute

anno 37 n. 8/9 settembre 2021 lavoroesalute 39

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sistematizzazione normativaorganizzata nel T.U. 81\08 che ha ilcompito di raccogliere in un unicoquadro normativo gli oneri e i diritti inrelazione alle salute e alla prevenzionenei luoghi di lavoro che ha un unicoreale importante compito: imporre aidatori di lavoro di rendere edotti econsapevoli i propri dipendenti dei lorodiritti, delle loro agibilità, del loroambito di rischio e delle norme eprocedure a cui attenersi o alle qualiopporsi se ritenute insufficienti.Nello stesso anno vengono aggiornatee ampliate le tabelle assicurativedell’INAIL relative alle malattieprofessionali (DM 9 aprile 2008) cheintroducono per l’impatto che neglianni sta emergendo in termini statisticidi alcune patologie in particolare:Patologie Osteoarticolari e PatologieNeoplastiche.Per riassumere quindi una maggioreconsapevolezza e un quadro normativoche riconosce come possibilicorrelazioni nuove e piu’ diffusepatologie sono certamente gli elementiche negli ultimi anni stanno facendocrescere esponenzialmente le denunce.Anche perché negli anni precedentierano talmente ristrette le malattiecosiddette “tabellate” che di fattoscoraggiavano i percorsi di denuncia ericonoscimento.Tenuto conto che queste denunce hannonecessità di una conferma delriconoscimento dall’ente terzo o da ungiudice, che si attesta intorno al 40%di media, ci preme evidenziare chequesto ne determina un risarcimento incapitale per i casi di temporaneità dellapatologia o in indennità pensionistica.Prima conclusione che dopo tanti annicontinuiamo a non comprendere perchéper un danno causato ad un cittadinoda un soggetto privato a scopo di lucro,venga poi in soccorso lo stato asostenere il reddito del cittadino stesso,non dovrebbe essere il soggetto privatoad esserne obbligato?Per essere concreti questo dilemmaassorbe 4,1 miliardi a fronte di 700milarendite relativamente a infortuni sullavoro e malattie professionali! (reporISTAT 17\02\21).

Da notare inoltre che a cause dellestrettoie normative che impediscono difatto un fenomeno diffuso nel ricorrerealle autorità competenti per ilriconoscimento di tali patologiecorrelate all’attività lavorativapotremmo trovarci di fronte ad unotsunami sociale ed economico piu’vasto di quello che ci vienerappresentato, che forse già esiste mache teniamo politicamente esocialmente nascosto sotto il tappeto.Perché se le denunce per malattieprofessionali hanno avuto unsignificativo incremento attestandosiintorno alle 60mila annue, affiancateda circa 1milione di infortuni sul lavoroe la quota mille ormai nuovamentesfondata di morti sul lavoro, abbiamoun altro dato che dovrebbe attirarel’attenzione delle istituzioni sanitarie egovernative piu’ in generale: i decessiin età inferiore ai 65 anni che èconsiderata quindi età lavorativa aisensi della legge pensionistica.Prendendo di questa Tabella solamentei dati relativi ai decessi causa malattiecircolatorie, ischemiche, sistemanervoso e tumori che potremmo quindiconsiderare a tutto tondo sintomidell’usura del corpo umanoanticipatamente all’aspettativa di vitaattestatasi intorno agli 80 anni di mediaper l’UE, relativamente all’Italia macomunque in media con il quadroeuropeo abbiamo più di 1 decesso ogni1000 abitanti per queste cause. Causeche se non tutte riconducibilidirettamente all’attività lavorativasvolta certamente ne contribuisce in

La linea ufficiale delle organizzazionisindacali per anni è stata (e in molti casilo è ancora) quella dellamonetizzazione della salute.Il sindacato confederale e i partitipolitici che lo controllavano e chetuttora lo controllano, sotto lapressione e le lotte spontanee per ladifesa della salute, contro la nocività eper il rispetto della salute e delle normeantinfortunistiche dei lavoratori neiluoghi di lavoro e di vita come èsuccesso anche con il covi19, sonoquindi stati costretti a interessarsi dellasalute assumendosene la "delega",anche se nessuno l'aveva loro concessa,nel tentativo di togliere il protagonismoai lavoratori.Nello scontro col padronato ilavoratori sono stati costretti asperimentare nuove forme di lotta, arivendicare i dispositivi di protezioneindividuali e collettivi, come le pause,5/10 minuti l’ora di respiro “libero”fuori dai reparti senza mascherine oluoghi nocivi in cui erano ammassati .I lavoratori da sempre capiscono chedalla loro parte hanno il numero, sonotanti, e comprendono che nell'unità c'èla loro forza d'urto, ma anche che nellafabbrica, in ogni luogo di lavoro perbattere il dominio incontrastato delpadrone, bisogna sviluppare unapropria, autonoma e indipendentecapacità critica della complessivaorganizzazione capitalistica del lavoro.Le lotte derivano da contraddizioni realiche i lavoratori vivono e gli scioperisono frutto delle decisionipreventivamente concordate, deimomenti di discussioni collettive sulcontratto, sulla brutalità dellecondizioni di lavoro nella fabbrica, sulcomplessivo sfruttamento cui èsottoposto il lavoratore.Per il padrone e gli istituti da luichiamati a controllare la salubrità degliambienti di lavoro la concentrazione dipolvere, gas e fumi, il calore, larumorosità, la luminosità, i ritmi e lafatica del lavoro, la situazione è semprenormale con o senza Green Pass; per ilavoratori la situazione invece è moltodiversa, e tuttora spesso sentono, chequesti istituti apparentemente neutri mapagati del padrone, li imbrogliano econtinuano a imbrogliarli.L'indagine operaia e l'organizzazionecapitalistica del lavoro.Se negli anni passati la salute del

lavoratore poteva essere in partetutelata attraverso l'adozione distrumenti protettivi (aspiratori,maschere, tute, ecc.) capaci dipreservarci dalle nocività così comes'intende normalmente (calore, rumore,polveri ecc.), oggi in particolare con lapandemia si vede ancora meglio cometutta l'organizzazione del lavoro nellafabbrica è essa stessa nocività.Il cottimo palese o mascherato comepremio di risultato, ritmi, orario dilavoro, organici, qualifiche,dislocazione e tipo del macchinario,costituiscono insieme con il rumore, ilcalore, le polveri, quel tutto unico chesignifica sfruttamento del lavoratore.Medicina preventiva, rapporto medico-lavoratore, passato e presente.Se in passato le visite periodiche, daparte dei medici di fabbrica sisvolgevano in questo modo: «Si vaall'infermeria, si viene pesati, viene fattofirmare un documento senza chenessuno spieghi cosa vi sia scritto. Il

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Sindacato e sicurezza lavoroMONETIZZAZIONE

DELLA SALUTE E DELEGA

medico interroga il lavoratore sullemalattie subite nel recente passato,ausculta i polmoni, prova la pressionedel sangue: la durata media della visitanon supera i 6-7 minuti. Molte voltenon c'è neppure fatta togliere la giacca».Oggi la situazione non è molto diversacon il medico competente pagato dalpadrone per fare i suoi interessi.Il lavoratore si reca alla visita per puraformalità: non conoscerà l'esito realedella visita, sa che quella "visita" nonc'entra nulla con la tutela della suasalute, essa fa parte di un rapportoprivato tra il medico e la Direzionevolto ad accertare unicamentel'efficienza produttiva del lavoratore.Col medico di fabbrica ci si confida ilmeno possibile per il timore di esseredichiarati inidonei al proprio attualelavoro e di essere spostati in un altroreparto, subendo una decurtazione disalario.Nel frequente caso di disturbi e malattieci si rivolge con fiducia al propriomedico curante, ma questi, per lacultura professionale che gli è statageneralmente impartita all'università,non conosce minimamente lecondizioni di lavoro cui è sottoposto ilsuo paziente e quindi, non essendo ingrado di stabilire un rapporto tradisturbi denunciati e ambiente dilavoro, non ha, in linea di principio, lapossibilità di formulare una diagnosicorretta.Il medico si trova di fronte a malattiedi cui non è in grado di controllare le causee quindi la sua sfera d'intervento è limitataad alleviare il dolore del paziente con deifarmaci.

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MONETIZZAZIONEDELLA SALUTEE DELEGACONTINUA DA PAG. 40

Questo valeva per il passato, quandopensiamo all'Italia delle grandi fabbrichediffuse su tutto il territorio, con lecentinaia di migliaia di operai che cilavoravano, ma purtroppo vale anche peril presente.E' quindi necessario istituire un'efficientemedicina preventiva che, ricercandoscientificamente il rapporto di causalitàtra malattie tipiche della società industriale(disturbi cardiaci, reumatismi, bronchiti,tumori, ecc.) e intervenga sull'ambientedi lavoro per rimuovere le vere causedelle malattie. Sempre più alle vecchiemalattie e nocività che colpiscono laclasse operaia e i lavoratori si aggiungonole nuove pandemie dovute a un sistemacapitalista /imperialista che distrugge gliesseri umani e la natura.Sulla base della nostra esperienza noiriteniamo necessario un nuovo rapportofra medico e lavoratore, un confrontodialettico di reciproco arricchimento dicognizioni, un rapporto che li deve vedereentrambi necessari protagonisti di unamedicina a favore dell'uomo che lavora

e non del padrone o delle multinazionalidei farmaci che non hanno nessuninteresse a investire in ricerche per guarirei malati ma solo quello di renderecroniche le malattie per vendere piùfarmaci.Da sempre noi operai, lavoratori ecittadini, compagni del Centro diIniziativa Proletaria “G. Tagarelli” e delComitato per la Difesa della Salute neiLuoghi di Lavoro e nel Territorio, nonabbiamo nessuna fiducia nello Stato enella scienza e medicina del padrone.Abbiamo sempre lottato in prima personasenza delegare ad altri la difesa dei nostriinteressi e diritti raggiungendo con le lottecontro i padroni e l’INAL risultatiimportanti, per i lavoratori e per le vittime

dell’amianto e altre malattieprofessionali.La nostra lotta non si è fermata allafabbrica, l’abbiamo portata anche neipalazzi del potere, davanti al governo,parlamento, in confronti scontri con imedici e persino nelle aule di tribunalepur sapendo che la legge del nemico ècontro gli operai e i proletari dimostrandoai nostri compagni che credevanonell’imparzialità delle istituzioni che inuna società divisa in classi non esisteneutralità, né della legge, né della scienzanè della medicina.Avendo provato per decenni sulla nostrapelle la medicina del padrone, abbiamolottato per far mettere al bando l’amiantoanche quando era legale e, il governo etutti i suoi esperti, medici, scienziati eccdel Ministero della Salute dicevano chenon era cancerogeno perché pagati anchedalle lobby dell’amianto, fino a farlomettere fuorilegge con la legge 257 del1992 grazie alle lotte dei lavoratoridell’Eternit, della Breda, dell’Ilva diTaranto, i Cantieri navali, i portuali, icittadini di Casale Monferrato e moltialtri.

Michele MichelinoComitato per la Difesa della Salute neiLuoghi di Lavoro e nel Territorio. Milanowww.comitatodifesasalute.org

IL RUOLOSUBALTERNODI RSU ESINDACATOIN SANITÀSi avvicinano finalmente itempi per il rinnovo delcontratto in sanità, senzanessuna discussione, conproposte calate dall'alto, siparla di aumenti medi intornoai 90 euro molto inferiori allerichieste del personale sanitarioche è stato sfruttato oltre ognilimite durante la pandemia acui si sommano una ventina dianni di perdita di potere di acquisto, con indennitàferme appunto da anni, con la maggioranza deisindacati complice di queste scelte a cui si somma unruolo totalmente subalterno delle Rsu che discutonoanzi che subiscono le scelte delle aziende sanitarie eappunto all'interno delle Rsu si discute di come spartirele briciole tra i lavoratori.Invece di discutere dei carichi di lavoro aumentatienormemente in questi anni, di come il privato siaentrato nella sanità pubblica distruggendo quel poco

che è rimasto di serviziosanitario nazionale, si parlaaddirittura di "lombardizzarela sanità" si vuole esportare ilsistema sanitario lombardo adaltre regioni, premiando quelsistema che ha fallito durantela PANDEMIA in cui il serviziodi sanità territoriale non hafunzionato distrutto da anni ditagli.Il governo è riuscito a farcidiscutere di green pass econtemporaneamente togliel'indennità di quarantena ailavoratori che hanno contrattoil covid.Mi rivolgo ai lavoratori dellasanità, non possiamo accettarepassivamente la distruzione

della sanità pubblica......Non possiamo accettare rinnovi contrattualiinsufficienti..... e poi lamentarci.Diamo una scossa al sindacato e alle Rsu, partecipiamoalle assemblee, autoconvochiamole senecessario,scioperiamo, rivendichiamo i nostri dirittisempre più calpestati in questi anni, uniamo le nostreforze.

Giuseppe SaragneseInfermiere ASST-PG23 Bergamo

anno 37 n. 8/9 settembre 2021 lavoroesalute 41

42 lavoroesalute anno 37 n. 8/9 settembre 2021

Lavorare sani? In Italia, con il record europeo di omicidi sul lavoro in rapporto al numerodegli occupati, stabili e precari, rappresenta un optional. Rcostruiamo una cultura del conflitto,propedeutica alla sicurezza per evitare di lavorare con la bara accanto.

Dall’inizio al 10 settembre ci sono stati 1050 morti complessivi per infortuni sul lavoro.Di questi 487 sono morti sui luoghi di lavoro, i rimanenti sulle strade e in itinere.Occorre aggiungere i morti per infortuni da coronavirus: 90 medici morti per coronavirusnel 2021 (360 totali dall’inizio epidemia) 80 gli infermieri in servizio. Il 70% dei lavoratorimorti per infortuni sul lavoro da coronavirus sono donne. l’INAIL considera i propriassicurati morti a causa del coronavirus, come morti per infortuni sul lavoro, noiaggiungiamo anche gli altri che non lavorano nella Sanità.126 gli agricoltori schiacciati dal trattore nel 2021.

Qui sotto i MORTI SUI LUOGHI DI LAVORO nelle Regioni e Province (non ci sono imorti per covid). Non sono contati i morti in itinere e sulle strade. NB nelle province eRegioni non sono conteggiati i morti per infortuni provocati dal coronavirus.. LOMBARDIA 54 Milano (8), Bergamo (10), Brescia (13), Como (2), Cremona (1),Lecco (3), Lodi (1), Mantova (2), Pavia (8), Sondrio (3), Varese (3) . CAMPANIA 46Napoli (15), Avellino (7), Benevento (2), Caserta (10), Salerno (12) . VENETO 32Venezia (3), Belluno (1), Padova? (9), Rovigo (), Treviso (7), Verona (4), Vicenza (7). TOSCANA 42 Firenze (9), Arezzo (2), Grosseto (3), Livorno (3), Lucca (5), MassaCarrara (2), Pisa (3) . PIEMONTE 37 Torino (11), Alessandria (7), Asti (3), Biella (2),Cuneo (11), Novara (1) . LAZIO 28 Roma (14), Viterbo (2) Frosinone (6) Latina (6). EMILIA ROMAGNA 38 Bologna (5), Rimini (3) Ferrara (3) Forlì Cesena (3) Modena(8) Parma (4) Ravenna (5) Reggio Emilia (6) Piacenza (1) . PUGLIA 14 Bari (6), BAT(1), Brindisi (3), Foggia (4), Lecce (4) . ABRUZZO 22 L'Aquila (4), Chieti (9), Pescara(1) Teramo (8) . CALABRIA 23 Catanzaro (6), Cosenza (9), Crotone (1) ReggioCalabria (5) Vibo Valentia (2) . SICILIA 22 Palermo (3), Agrigento (4), Catania (3),Enna (1), Messina (4) . TRENTINO 17 Trento (6)Bolzano (11) . FRIULI 90 Pordenone (2) Trieste(1) Udine (6) Gorizia (1) . MARCHE 16 Ancona(4), Macerata (2), Pesaro-Urbino (6), Ascoli Piceno(4) . SARDEGNA 9 Cagliari (2) Nuoro (5) MedioCampidano (1) . BASILICATA 7 Potenza (5)Matera (2) . UMBRIA 7 Perugia (5) Terni (2)Molise 3 Campobasso (1) . MOLISE 3Campobasso (1) Isernia (2). . LIGURIA 3La Spezia (1), Savona (2) . VALLE D’AOSTA (2)

A cura di Carlo Soricellicuratore dell’Osservatorio Indipendente morti sul lavoro

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alla promozione della salutenegli ambienti di lavoro e di vita

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Stragi nelle lavorazioni incisterne, serbatoi, vasconi,forni e similiIn questo ultimi anni si sono verificati casi di autentichepiccole stragi tra gli addetti a lavorazioni in cisterne,vasconi chiusi o semichiusi, serbatoi, pozzi, forni :- a Mineo (CT) nel 2008 morirono contemporaneamenteben sei operai mentre pulivano la vasca di un depuratore- a Molfetta (BA) nel 2010 morirono quattro operaiintossicati in un'autocisterna- a Milano nel 2018 morirono quattro operai intossicatimentre lavoravano in un forno sotterraneo- ad Arena Po (PV) nel 2019 morirono quattro operainella vasca dei liquami di un'azienda agricola- a Messina nel 2016 tre operai sono morti mentrelavoravano nella cisterna d i un traghetto- a Villanterio (PV) nel 2021 morirono due operaisoffocati dal gas letale proveniente da vasche dilavorazione di scarti di macellazione- a Bari nel 2019 due operai morirono in un pozzosoffocati dalle esalazioni tossicheSi propone quindi il seguente DDL per impedire una voltaper tutte che tali tragedie si verifichino ancora:articolo 1: è fatto obbligo al datore di lavoro cheprescrive ai suoi dipendenti delle lavorazioni in cisterne,vasconi chiusi, serbatoi, forni e simili di incaricare unperito chimico affinché rilevi personalmente epreventivamente l'eventuale presenza di sostanzepericolosearticolo 2 : il perito chimico consegnerà immediatamentesintetica relazione scritta al datore di lavoro o suodelegato con l'indicazione di quali lavori è possibile fare,per quanto tempo e con che tipo di maschere oppure seè indispensabile la prioritaria aspirazione di eventualisostanze tossichearticolo : è in ogni caso obbligatoria l'installazione diapparecchi audio-video in tali ambienti di lavoroaltamente pericolosiDott. Marazzani PierinoMedico-chirurgo, specialista in Medicina del Lavoro,

Immagine da inail.it

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di Alba Vastano

“Dobbiamo ritrovare in un’ampolla,nel vallone della luna, la ragione delmondo. Senza mai dimenticare cherassegnarsi, rinunciare a tenere ilpunto significa alimentare quel ‘Thereis no alternative’ su cui il capitalismofonda il suo potere e il suo linguaggio’

Siamo sommersi da pregiudizi. Certidi vivere nel secondo millennio? O cihanno catapultato nel basso Medioevo?In realtà da qualche lustro stiamoattraversando l’era della società liquida.Così l’ha descritta egregiamenteZygmunt Bauman, il sociologo, che hadefinito liquida la nostra societàtecnologica in balìa totale dellaglobalizzazione e della perdita dei valorisolidi e delle intermediazioniistituzionali. Ci salverebbe un ritorno alpassato, non troppo remoto, non quellodella notte dei tempi. Un ritorno a quelNovecento, sia pur devastato da eventibellici mondiali, ma in cui si sonoforgiate le più belle teste pensanti, eredidei grandi intellettuali dell’Ottocentoche hanno contribuito per un lungoperiodo a liberare dalle catene dellasudditanza al pensiero unico il popolodegli invisibili, degli emarginati, deglischiavi del lavoro.La globalizzazione galoppando a ritmi serrati da almeno unventennio ha trasformato le persone e le loro unicitàdall’essere liberi pensatori in consumatori, fino a ridurli amerce dei tycoon delle grandi filiere del capitalismo online.Ad assestare il colpo finale è avvenuta la disintermediazionefavorita dal nascere dei gruppi sociali della rete, i network,che hanno generato, a loro volta, la fine della comunicazionereale e dei luoghi fisici di intermediazione, per aprire le porteal vacuo, al virtuale gestito da algoritmi. Oggi sono glialgoritmi che regolano e dominano i nostri rapporti sociali,che prendono forme ingannevoli sulla rete e sono la causadella la spersonalizzazione e della scomparsa delleintermediazioni. Se un tempo non lontanissimo ci siconfrontava, si discuteva, si esponevano dubbi e critiche esi organizzavano le lotte per i diritti nelle sedi preposte,oggi si blatera sui social con mantra stereotipati e pregiudizi.Si attua così il gioco perverso dei poteri del sistemadominante che hannol’iniqua finalità di annientare edistruggere quel poco di umanità superstite che pensaautonomamente.

Qual è il fine delle contronarrazioni? Mostrare alle persone, inconsapevolmente trasformate in merci eschiave del capitale, la realtà nuda dei fatti, la ragioni profonde del loro stato di subalternità.

Narrazionitossichee contronarrazioni

Cecità (Josè Saramago)

‘There is no alternative’ è il mantra più gettonato dai poteridel capitalismo mondiale. Un mantra ripetutoincessantemente dai monitor filogovernativi, in cui solo idivi della politica, dell’economia e della scienza trovanospazio. ‘Non c’è alternativa’. Ce lo hanno fatto credere,fino alla totale resa e all’omologazione al pensiero unicodominante. La pandemia e le paure che ne derivano hannochiuso il cerchio. La conseguenza è il divide et imperavoluto come arma di distrazione di massa. E’ il bottino chei potenti si stanno portando a casa.E’ il caso ed è urgente riflettere su quanto sta avvenendo anostro esclusivo danno e a vantaggio degli otto potentidella Terra che con la formula del Divide imperano sempre di più. Occorre mettere in attourgentemente una contronarrazione, utile a ribaltare glistereotipi più incisivi del pensiero omologante che si sonoinsinuati nella vita collettiva. Occorre arginare il debordarecontinuo e incessante di costrutti narrativi, con la funzione

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SOCIETA’ E CULTURA/E

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Narrazioni tossichee contro narrazioniCONTINUA DA PAG. 44

di agenti politici sempre più invasivi nella collettività, poichénon più contrastati dalla critica armata e fiera che un tempoveniva messa in campo dai partiti popolari della sinistraradicale. Oggi la critica armata, ma priva della vera buonapolitica e decostituzionalizzata, viene mossa da lorsignorie i loro diktat sono falsi e indimostrabili, quanto illeciti.Le contronarrazioni al narrare senza senso che oggi dominasui social, luogo preferenziale e iperfrequentato da unamoltitudine esagerata di persone, sono un nuovo stato diemergenza affidato all’impegno costante di residue menticritiche intellettuali che il dominante impero economicodelle lobby delle rete che viene foraggiato dalle merci umanecostantemente connesse non è ancora riuscito ad annientare.Qual è il fine delle contro narrazioni? Mostrare alle persone,inconsapevolmente trasformate in merci e schiave delcapitale, la realtà nuda dei fatti, la ragioni profonde del lorostato di subalternità. Ragioni coperte, mascherate dai mediavenduti al potere dominante, dalla propaganda per generareconsensi al leader politico di volta in volta di riferimento,dagli sponsor pubblicitari, dalle notizie false che generanoallarmismi e alimentano le paure. Fino a rendere succube esubalterno chi si è deprivato, per paura dell’incognito, deldiritto di pensare e di agire autonomamente. Lacontronarrazione dei superstiti del pensiero critico, deldubbio ragionato e ragionevole posto in essere con ladialettica, ha il compito di svelare la menzogna dellenarrazioni tossiche e restituire a chi è obnubilato e schiavodel pensiero unico il prezioso e inestimabile valoredell’autonomia di pensiero, unica strada per il riscattocollettivo della libertà e la dignità, ora evidentementeentrambe compromesse.Nel saggio ‘Contronarrazioni, per una critica dellenarrazioni tossiche’ edito nel giugno 201, i vari autoricollaborano a smontare le formule vuote recitateincessantemente dai media, formule che vengono infinepercepite come credo incontestabili e come verità assolute .‘Dietro queste formule che dilagano come fossero il Verbobiblico si nascondono narrazioni tossiche che inquinanoil dibattito politico e le relazioni umane, diffondonopregiudizi, luoghi comuni, falsità e acuiscono le divisionisociali’.

Bo live Unipd -Pregiudizi

La pandemia ha esacerbato lo scenario dell’insofferenza ele formule/mantra che invadono i social non hanno fattoaltro che dare il colpo di grazia alla socialità e alla dialettica,creando i nuovi mostri della comunicazione, ognuno con lapresunzione di avere la verità in tasca su fenomeni ancorasconosciuti dalla scienza, le cui auspicabili soluzioni sonosoggette a continui cambiamenti per il mutare del virus e inbase alle ricerche scientifiche in continuo divenire.Tralasciando prudentemente le narrazioni tossiche che sisono scatenate intorno al dramma della pandemiaaccendiamo un faro sui pregiudizi più sdoganati nell’ultimodecennio dai canali mainstream più accreditati e dalla rete,specie tramite social networkPregiudizi del nuovo millennio(narrazionitossiche).Come smontarli (Contronarrazioni)‘Gli immigrati ci rubano il lavoro’. E’ il mantra piùsdoganato dal popolo delle destre, ma è anche il più falso eparadossale. In Italia la disoccupazione è uno dei più graviproblemi che affliggono i cittadini ed è la contraddizionepiù eclatante in netto contrasto con l’art.1 della nostraCostituzione. Su cosa la vogliamo basare la nostraRepubblica se non sul lavoro? Ma il lavoro non c’è, ovveronon ce n’è per tutti. ? colpa del migrante che per pochispiccioli muore disidratato sotto il sole per l’immane faticadi ore e ore di raccolta di pomodori? Considerando ancheche, grazie al lavoro bracciantile sotto la sferza del caporale/negriero (in genere è dei nostri. ? un italiano), viene messain salvo la nostra economia agricola. Quindi se è vero che illavoro non c’è e anche vero che il lavoro che rubano imigranti è quel lavoro che quasi nessun Italiano è più dispostoa fare. Così come l’assistenza agli anziani e ai disabili,riservato perlopiù a badanti straniere. Badanti provenientidall’est europeo La pandemia ha esacerbato lo scenariodell’insofferenza e le formule/mantra che invadono i socialnon hanno fatto altro che dare il colpo di grazia alla socialitàe alla dialettica, creando i nuovi mostri della comunicazione,ognuno con la presunzione di avere la verità in tasca sufenomeni ancora sconosciuti dalla scienza, le cui

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la memoria della vita e della cultura dei tempi passati.‘Con la cultura non si mangia’La cultura, dal latino ‘colere’ –coltivare, è il luogo pereccellenza delle relazioni. Una risorsa inestimabile di energiache concorre all’incessante dinamica trasformatrice delmondo.Genera identità, uguaglianza nella diversità, autonomia elibertà. Sperimentando la relazione virtuosa fra bellezza econoscenza, si edificano spazi identitari che permettono allepersone di riconoscersi come simili anche e soprattutto inun momento come questo di criticità umanitaria e ambientalesenza precedenti.E forse allora in un periodo così critico per i valori, per lerelazioni sociali, per la paura di vivere o di morire, che cista abbrutendo dal punto di vista umano e sociale dovremorivalutare il valore della cultura e della dialettica, unicistrumenti per sentirci nel contempo diversi,unici, ma uguali.Una sfida che dovremmo tutti provare a cogliere.

Fonte:

Alba Vastano

Giornalista

Collaboratriceredazionale di

Lavoro e Salute

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auspicabili soluzioni sono soggette a continui cambiamentiper il mutare del virus e in base alle ricerche scientifiche incontinuo divenire. che hanno coperto un buon 80% del welfare sanitarionazionale e hanno contribuito alla risoluzione di molti disagiall’interno delle famiglie. L’aspetto oscuro di questopregiudizio, ancora più iniquo, si evidenzia nel meccanismodello sfruttamento del migrante/ schiavo, retribuito in nero.Meccanismo legato al profitto dell’accumulazionecapitalistica delle grandi filiere agricole. Un profittoenorme, considerando i bassissimi salari per i braccianti e,di contrasto, i grandi profitti dei gruppi finanziari chemanovrano sui mercati le merci agricole.La contro narrazione a questo pregiudizio che si interfacciacon il mantra ormai vessillo dei sovranisti ‘Prima gliItaliani’ è utile a svelare che in realtà gli stessi sovranistisposano la causa del capitale e chiedono la sovranità, nonper il popolo, ma per le classi dominanti.I pregiudizi sono infiniti. Assunti brevi (in genere tre parole)ripetuti all’infinito che entrano come un virus nelleconvinzioni del popolo e creano il famoso e collaudato‘Divide et impera’ che fa gioco solo alle classi dominanti.‘Aiutiamoli a casa loro’Laddove si tenta di giustificare una politica di respingimentodei flussi migratori dai paesi del sud del mondo. ‘Una politicaoltranzista, priva di qualsiasi giustificazione. I datidimostrano che i Paesi meta hanno solo da guadagnare daimigranti e hanno bisogno di un numero maggiore di quelliche attualmente tentano di raggiungerli (Ignazio Masulli).‘La natura cura megalopoli’- ‘Portare lanatura nelle città’- ‘Avviare la forestazione nellemetropoli’Enunciati che risultano organici alla retorica megapolitana,per quanto sovversivi. La foresta urbana ad esempio, ‘risponde al desiderio contemporaneo di wilderness,aspirazione prontamente sussunta dalle forze capitalisticheche la adattano a compensare gli inconvenienti dellosviluppo. Megalopoli ben poco ha a che fare con la natura(se non in senso estrattivo) è uno strumento di dominioterritoriale coloniale, capitalistico, gerarchico e patriarcale’(Ilaria Agostini).I libri di carta sono anticaglieLa tecnologia ci ha reso cittadini del mondo. Chi amaconoscere e informarsi in tempo reale può farlo con le fontigoogle e chi ama leggere saggi o romanzi di un qualsiasiautore può farlo tramite un ebook. Il libro di carta però èaltra cosa. ? fisico e non ci abbandona mai, resta con noi persempre. Un libro di carta attiva tutti i sensi. Il libro di cartaè una fonte ineguagliabile di ispirazione e crea intimità. Unalettura in ebook è asettica, fredda virtuale, priva di sensi.Umberto Eco, a tal proposito, ricordava come tutti supportitecnologici inventati per sostituire il cartaceo hannodimostrato nel tempo una grande deperibilità. Floppy disk,video cassette, cd rom che contengono informazioni privatee testi scritti della vita delle persone giacciono in planetariediscariche di rifiuti da smaltire. I libri di carta restano nellenostre librerie per sempre e rappresentano anche per i posteri

‘Contronarrazioni, per unacritica sociale dellenarrazioni tossiche’A cura di Tiziana Drago edEnzo Scandurra –Prefazione di PieroBevilacquaEd. Castelvecchi – giugno2021

L’avvento della televisioneha cambiato completamente loscenario. Il nuovoelettrodomestico è diventatoun’arma fondamentale perdominare l’essere umano.Come la radio, lo raggiungequotidianamente in casa, nelsuo ambiente, nella sua vitaprivata, senza chiederglinessuna decisione o sforzo.Ma, a differenza della radio, loghermisce del tutto, nonlasciandogli alcuna possibilitàdi muoversi o di pensare adaltro, inchiodandolo davantiallo schermo. Ciò perché latelevisione possiede la potenza-shock dell’immagine, che èinfinitamente superiore rispetto a quella del suono della parola.Ecco spiegata in breve la sconfinata superiorità propagandisticadella televisione rispetto alla radio. La seconda è fattaunicamente di parole che evocano immagini da elaboraresingolarmente, la prima offre immagini già confezionate perun consumo collettivo. La parola va capita e ponderata con lalogica, l’immagine no, basta percepirla e memorizzarla. Ciòrende più facile cogliere quanto sia vertiginoso il cambiamentoavvenuto all’inizio del terzo millennio con l’introduzione delletecnologie digitali.Già da decenni l’effetto ipnotico della propaganda non si rilevatanto nelle parole d’ordine dei partiti, quanto nei film delleserie televisive, negli spot pubblicitari, nelle colonne sonoredei videoclip, nelle canzonette dei centri commerciali. È inquesto modo che è stata diffusa capillarmente una sensibilitàcomune: attraverso immagini che rimbalzano uguali in tutto ilmondo è stato promosso un tipo di vita basato sul consumo dimerci e sull’obbedienza all’autorità.Ci riferiamo ovviamente alla comparsa degli smartphone, nel2007, dispositivi in grado di connettere 24 ore su 24 alfantasmagorico mondo virtuale esseri umani isolati, sradicati,persi nella massa, dai legami sociali indeboliti, particolarmenteesposti alla sofferenza psicologica, vulnerabili all’ideologia,manipolabili dall’adulazione e dalla seduzione. Esseri umaniche si prestano alla propaganda, la richiedono, la esigono, perché

in essa trovano una certasoddisfazione. Nella societàtecnica essa costituisce infattiun sostegno necessario peraffrontare condizioni di vitadifficili, il peso del lavoro el’ansia per il futuro. E qualemigliore e più efficientesostegno di quello fornito daquesti piccoli specchi nerisempre sotto mano, capaci difunzionare al tempo stessocome telefoni, macchinefotografiche, videocamere,registratori, calcolatrici,computer, televisori...? Nelgiro di poco tempo sonodiventati indispensabili sia persvolgere il lavoro che perprocurare lo svago, ed è ad essi

che ci si rivolge per risolvere qualsiasi problema o per superarela noia. Non si limitano ad accompagnare la vita, la organizzanominuziosamente attraverso algoritmi sempre più sofisticaticalcolati dalle grandi compagnie. Fanno da guida nelle faccendequotidiane, al punto che senza le loro applicazioni si prova unsenso di smarrimento, di impotenza… di solitudine persino,considerato che sollecitano di continuo l’attenzione umana coni loro esaspera(n)ti richiami sonori.Le conseguenze di tutto ciò sono devastanti. Gli effetti provocatidall’uso degli smartphone sono gli stessi riscontrati nei piùaccaniti telespettatori (difficoltà di concentrazione, perdita dellamemoria, riduzione del linguaggio, regressione delle capacitàintellettive), accresciuti però in maniera esponenziale. Questoperché la televisione resta pur sempre un ingombranteapparecchio domestico, che è possibile guardare solo per unaparte più o meno lunga della giornata. Lo smartphone no, èdiventato letteralmente un’appendice del corpo umano.E nell’apprendere che il risultato della sua consultazioneossessivo-compulsiva è stato battezzato «demenza digitale»,non possiamo fare a meno di ricordare ancora una volta leparole di Hitler: «tutta la propaganda deve essere popolare edeve adattare il proprio livello intellettuale alla capacità ricettivadella persona più limitata fra coloro a cui desidera rivolgersi.Quindi il suo livello intellettuale deve essere tanto più bassoquanto più numerosa è la massa di persone da raggiungere».

Anchecultura di massao solo propaganda?

Zapruder. Una «rivista di storia della conflittualità sociale»«Zapruder» è frutto di un percorso assembleare che ha coinvolto centinaia di giovani storiche e

storici che hanno deciso di mettersi in movimento aprendosi al confronto con altre discipline.

storieinmovimento.org

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Se l’obiettivo è la conoscenza della realtà, l’importante è approssimarsi ad essa e non rivendicare la superiorità delmetodo storico o di quello letterario. Il problema non è allora quello di sfumare i confini fra le due discipline, giàampiamente sfumati e semmai da reinterpretare, quanto “servirsi dei saperi” senza pregiudizi di supremazia, da un lato;dall’altro, favorendo il dialogo tra conoscenze che reciprocamente si rafforzano, seguendo gli insegnamenti della storiasociale di marca annalistica.

Loretta DelucaInsegnante Torino

Collaboratrice redazionaledi Lavoro e Salute

Ritorno a scuola

Scuole socchiuse

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vista sindacale. Sia perchè introducono principi sanzionatori,sia perchè sembrano deresponsabilizzare i datori di lavoro,suggerendo la possibilità di bypassare qualcuna delle misurepreviste. O di continuare a d ignorare quello che servedavvero. Nella scuola comunque, si continuerà ad utilizzaremascherine, a tenere le finestre aperte, ad evitare che le classisi mescolino e a sperare nella buona sorte.Per gli studenti il green pass non è previsto. Il numero deglialunni per classe non è stato ridotto, non si ha notizia di unserio piano per il tracciamento ( non si esclude un caosancora maggiore quando si tratterà di differenziare lequarantene in base allo status del contagiato, se vaccinato omeno) , il presidio sanitario -scolastico resta un miraggio,si continua a giocare sulla misurazione della temperatura (autocertificata, chè ormai i termoscanner non funzionanopiù da nessuna parte ) si continua a produrre tonnellate dicarta che attesta che non abbiamo sintomi covid ) . Nessunpiano per i trasporti.Rimane il dramma dei precari, anche quest'anno travolti daun algoritmo impazzito che in diversi territori ha sconvoltole graduatorie, nonostante le dichiarazioni ottimistiche del“ tutti i docenti in classe il primo giorno”. La categoria siprepara ad aspettare ancora una seria considerazione deiproblemi strutturali della scuola italiana ed il rinnovo delcontratto, nella solita scarsa tonicità del sindacato checontinua a non osare proteste energiche.Intanto, senza troppi complimenti, il ministero lancia ipresupposti per le grandi riforme annunciate. A cominciareda quella sul reclutamento e sulla formazione , per cui conuna circolare alle scuole predispone l'avvio del il corso di25 h per l'inclusione, ( previsto dal decreto 188 del giugno2021) destinato a tutti i docenti di allievi con disabilità, dasvolgere fuori orario di servizio.I sindacati contestano l'obbligatorietà, non prevista dalcontratto, ed il mancato confronto su una materia, laformazione, la cui pianificazione è di competenza dei collegidocenti. E attendiamo le prossime , sensazionali sorpreseche dovrebbero rinnovare la scuola, destinataria di risorsedel PNRR che si può supporre prenderanno direzioni diverseda quelle, semplici, che lavoratrici e lavoratori della scuolaauspicano.

Siamo al secondo anno scolastico del “ dopo Covid”. Lasperanza di un inizio sereno è sfumata: il tema dei banchi arotelle, leit motiv dell'estate e del settembre 2020 è ormaisuperato. Meglio non sapere esattamente dove siano, ora,tutti quei banchi. L'avvio di quest'anno si presenta caoticoed incoerente come il precedente, le disposizioni sisusseguono e cambiano giornalmente, al Ministerocontinuano a lavorare alacremente, giorno e notte, e nel paesesi diffonde sempre più un clima da guerra civile, metaforica,per fortuna.La scuola è di nuovo al centro dell'attenzione perchè,ribadisce il Ministro, deve essere in presenza; la novità,rispetto a un anno fa, è rappresentata dalla campagna divaccinazione che a partire da febbraio ha indicato il personalescolastico tra le categorie prioritarie. I docenti e il personaleATA hanno risposto positivamente, ( oggi siamo apercentuali oltre il 92 % di vaccinati, nonostante tutto )almeno fino a quando non è iniziato il balletto del vaccinoAstra Zeneca, prima consigliato fino ai 55 anni, poi , forseconsiderata l'età media più elevata di lavoratrici e lavoratoridel settore, esteso anche ai più maturi. Le indicazionicontraddittorie, l'incertezza, la rilevanza mediatica data allereazioni e alle morti connesse al vaccino hanno scandito lefasi della campagna vaccinale, fino a rendere necessario ilricorso al generalissimo Figliuolo.Intanto, il paese si è spaccato, diviso tra sostenitori edetrattori del vaccino e poi del Green pass. Con tutte lesfumature del caso, dai puristi complottisti che vedonodittature sanitarie e auspicano rivoluzioni, a chi ha dubbi,perplessità magari non tanto dal punto di vista scientificoma per le ripercussioni delle disposizioni nei luoghi dilavoro. Il discusso Green pass, infatti, risponde da un latoad un'innegabile necessità di frenare la ripresa dei contagicon la riapertura delle scuole, dall'altro consente al governodi non affrontare, per ora, la questione dell'obbligo vaccinale.La scuola è stata individuata subito come luogo sensibile,strategico, anche se in tutto l'anno scolastico scorso si èripetuto che le scuole erano sicurissime. Il protocollo disicurezza per il 2021/22 prevedeva classi meno numerosee tamponi gratuiti per tutti,e su questo punto si sono generatepolemiche e confusioni che nuocciono gravemente allasalute della categoria. Il Green pass, reso obbligatorio per il personale scolastico,è stato contestato e ha sollevato diverse questioni di caratteresindacale ( è prevista la sospensione dopo 5 giorni diinadempienza dell'obbligo ) , organizzativo ( controlloquotidiano inizialmente, poi risolto con l'avvio di unapiattaforma che consentirà di incrociare i dati tra ministeri,tempi di rilascio delle certificazioni post vaccino), didefinizione della validità e del costo dei tamponi (riconosciuti anche i tamponi rapidi salivari, previsti prezzicalmierati, utili per chi dovrà ricorrere ogni 48 ore ai test ).Nel frattempo si discute di estensione del Green pass adaltri luoghi di lavoro, pubblici e privati, e di obbligatorietàdel vaccino.Il punto più pericoloso, guardato con preoccupazione ancheda chi riconosce la necessità di usare tutti i mezzi utili acontenere la pandemia, in primo luogo il vaccino, ma anchetutti i dispositivi e le misure precauzionali che conosciamobene, è l'impatto che queste decisioni hanno dal punto di

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credere) attraverso la competizionegeneralizzata, trovando in questa il suoequilibrio e il modo della sua riproduzione.

Un equilibrio fondato sulla diseguaglianza chein realtà è di per sé un’idea molto antica. Vienealla mente, a proposito, qualcosa di simileall’apologo di Menenio Agrippa, in cui, comesappiamo, la società viene paragonata al corpoumano e alla interconnessione delle sue parti.Abbiamo così uomini-mente adibiti alcomando, uomini-braccia che devonolavorare e, nelle moderne società capitaliste,anche uomini-viscere senza alcun valorericonosciuto. Ma in realtà il “corpo sociale”della modernità è molto di più rispetto allastaticità di quel modello antico. Oggi, almenoipoteticamente, è consentito viaggiare lungole membra e cambiare status. Tutti possonoaspirare alla ricchezza e al comando.Naturalmente nei fatti pochissimi possonocompetere e ancora meno sono quelli capacidi fare il salto. Ma intanto imperversa il bellumomnium contra omnes, la guerra di tutti controtutti di hobbesiana memoria, che tuttavia nonsta più a designare, come nel filosofo inglese,il caos ingovernabile dello stato di natura, maun ordine nuovo che sul conflitto si fonda,appropriandosi e mettendo a frutto, per lariproduzione di se stesso, delle stesse energiedei combattenti, cioè di tutti noi, gli schiavi.

Come dire la guerra di Hobbes, ma coniugatacon una visione estrema e “falsificata” della“mano invisibile” di Smith, che in realtàassume i tratti “visibilissimi” del dominio edel controllo sociale, che ogni cosa rimettonoal loro posto.

A ben vedere sembrerebbe che l’affermarsidel capitalismo, in questi ultimi decenni, piùche basarsi sui numeri dell’economia o sullacrescita consumistica, abbia trovato il suo veropunto di forza nella capacità di entrare nellatesta della gente, almeno nelle cittadelledell’occidente, (anche approfittando,ovviamente, della evidente crisi di prospettivedella sinistra antagonista: socialista, comunista,anarchica, libertaria). È oggi cosa normaleche il valore di un individuo, ma anche di unafamiglia o di una comunità, si misuri dalsuccesso

conseguito, che trova a sua volta la sua misurauniversale e “di potere” nella quantità di denaroposseduta.

Certo il ragionamento sugli attuali assetti socialie sulle forme del controllo e dellagovernamentalità presuppongono altre e piùapprofondite analisi, che esulano dalle ragionidi questo scritto. Quello che qui ci interessasottolineare è che nessun passo, politico oteorico che sia, potrà essere fatto se non siparte dalla radice delle questioni, rimettendoin discussione valori e disvalori che guidanoil nostro essere e il nostro vivere. Insommabisogna ripartire dalla primalità dell’etica. Unaetica ovviamente non considerata nella suadimensione puramente astratta o teoretica, macome elemento qualificante e di indirizzo dellescelte politiche e di campo.

Bisogna contrapporre ad una visionemeritocratica, fondata sull’individualismopossessivo e sullo scontro competitivo, unadiversa visione delle cose, nella quale il“merito”, se così vogliamo continuare achiamarlo, si misura su altri parametri e conaltre finalità. Bisogna affermare l’idea che lasocietà si fonda innanzitutto su forme dicooperazione e di reciprocità in cui il valore eil contributo del singolo acquistano senso soloentro una rete complessa e plurale, senza laquale nulla si da. Inoltre, e senza entrare nellospecifico di un discorso di tipo teoretico moltocomplesso, vogliamo semplicementericordare che il soggetto delle suddetterelazioni, e cioè il cosiddetto “essere sociale”(dal quale notoriamente per Marx dipende “lacoscienza” di ciascuno), è il prodotto delnostro “essere nel mondo”, e cioè del nostroessere immersi in un “universo di senso” checi è già dato, e che corrisponde ad un precisomomento della storia. In soldoni: Il senso delmondo e delle cose in origine non dipende danoi, ma è il prodotto di una vicendaplurimillenaria che ci viene data come in donodalle generazioni passate, e che noi abbiamoil dovere di preservare nei suoi aspetti positivie, se ne siamo capaci, di correggere nelle suecriticità e arricchire (se possibile) verso undiverso e migliore futuro. In un certo senso ècome una sorta di “debito originario” che noicontriamo col solo fatto di venire al mondo eche possiamo ripagare grazie a quello chesiamo in grado di lasciare alle generazionifuture.

La logica competitiva ed egoistica tipica della(non) etica del capitalismo è, a mio avviso ein qualche modo, un tradimento nei confrontidei doveri che abbiamo rispetto ai nostri padrie soprattutto rispetto ai nostri figli. Ovviamentetutto questo ha senso solo se siamo in gradodi affermare una nuova (ma in realtà antica)etica che sia in grado di condizionare la nostravita fino ai comportamenti quotidiani. Per unanuova postura politica e rivoluzionaria èessenziale acquisire una nuova posturaesistenziale, che cooperativa e nonegoisticamente meritocratica.

Antonio MinaldiRedazione pressenza.com

La meritocrazia e la logicadel mercato

L’individualismopossessivoSe c’è oggi qualcosa che tutti (o quasi tutti)danno per scontato sono le grandi virtù chesarebbero insite nel concetto, e nella praticasociale, legate alla cosiddetta meritocrazia. Ineffetti, e in apparenza, cosa può esservi di piùscontato che riconoscere e premiare i piùmeritevoli? L’idea sa di “futuro” e di cosagiusta per la quale battersi. Magariopponendola alle pastoie ingessate dellavecchia logica burocratica, dentro la quale siannidano impiegati “fannulloni” e senzacontrolli gerarchici, stupidità sistemica e,peggio ancora, favoritismi e clientele di ognitipo. Oppure facendone un arma controcoloro che si contentano di sopravvivere disussidi e vari “redditi di cittadinanza”. Tuttochiaro dunque! o no?

Per la verità qualche dubbio potrebbe veniregià a partire dalla considerazione che troppedifferenze naturali, storiche, sociali, personali,o anche solo accidentali, determinanodiseguaglianze tali da inficiare “il diritto almerito” con enormi diseguaglianze di partenze.La versione “democratica” e originaria dellameritocrazia si è inventata, a questo proposito,l’obiettivo delle “pari opportunità”. Una verae propria ideologia , nel senso marxiano di”falsa coscienza”, anzi (e meglio) un vero eproprio inganno, visto che mai nessuno potràcancellare le differenze tra chi nasce ricco echi povero, o solo tra chi nasce a New York echi in Africa. Tra chi insomma riceve sin dabambino la migliore educazione e chi deverischiare la vita per attraversare mari e confiniper coronare il sogno di “essere sfruttato”nel ricco occidente.

Ma ogni scrupolo buonista è infine cadutocon l’affermarsi dell’attuale “estremismomeritocratico”. La logica neoliberista delmercato senza vincoli e senza regole, haprodotto un nuovo tipo antropologico:L’Homo oeconomicus, imprenditore di sestesso e gestore del proprio capitale umano.In questa logica non conta la dimensionedell’impresa, nel nostro caso l’impresa-uomo, e quindi neppure l’entità del capitaleumano a disposizione. Ognuno deve fare iconti con quello che è, e con quello che ha,massimizzando tutte le opportunità adisposizione, in una costante lotta per lasopravvivenza, e se ne è capace, per il dominiosull’altro, entro una società trasformata in unperpetuo campo di battaglia, dove i cadutisono solo dei perdenti. In questo modellosociale neo-capitalista ogni diseguaglianza ègiustificata e ogni sospetto di ingiustizia ècancellato. Ognuno ha quello che si merita,compreso le differenze di partenza o di ognialtro tipo, mentre la società nel suo complessocresce e si sviluppa (almeno così si vuol far

Uno sguardo indietro nel tempo per tentare un parallelotra fasi politiche e sociali lontane tra loro, tra la culturapartecipativa degli anni 70 e la regressione sociale dioggi ben rappresentata dalle discriminazioni del sistemain tempo di pandemia. Una di queste è rappresentatadal Green Pass come maschera del sistema pernascondere l’aumento delle disuguaglianze, che il covidha reso mortali consegnando al sistema il potere di vitae di morte, con il tentativo utilizzare la paura di massae reprimere lo stesso sentimento di ribellione contro lepolitiche liberiste del governo Draghi. Diamo ancheconto delle ragioni del No, un fronte nel quale prevalela supremazia mediatica del NoVax ma ha dentro anchevaste componenti di sensibilità democratiche, lontanedalle strumentalizzazioni di Salvini e Meloni. Red.

Green Pass: tra irrazionalitàe incostituzionalità

pericolo il dibattito democratico, masegnano la fine della politica e il dominioincontrastato della Tecnica su tutto ciòche ci circonda. La democrazia richiededivergenza, la tecnica procede percompartimenti stagni, prefissati,calcolatori e matematici a cui non serveapparentemente opposizione.

Oggi la politica, quella che Socrate ePlatone chiamavano (basiliké téchne)ovvero “arte sovrana” in quanto “la piùalta di tutte le competenze”, oggi sembrasvanire di fronte alle specializzazioni chenon richiedono più messa in discussione.Ciò avviene non perché la politica nonserve, ma perché oggi vi è l’interesse diannientare il senso critico sfociando neibanalismi (che oggi sembrano delle veree proprie ideologie che permettono aglistessi banalizzatori di autoglorificarsi).La vicenda del Green Pass ne è unesempio. Si è fatto presto a dire "no-vax"uguale destra, estrema destra eneofascismo: un discorso abbastanzalimitante in quanto certe riflessioni sulpotere, sul dispotismo e sul controllosociale sono nate a sinistra. Stiamoparlando di un dispositivo legislativo cheè stato approvato da un governo di destra,capeggiato da un banchiere, sostenuto dadestra nazionalista (Lega), centro-destraliberal-conservatore (FI), destraneoliberale (Pd) e amalgama ormaideidentificata (M5S) e senzaopposizione.Risultato: destra neoliberale e sovranistaal governo ed un’assenza totale diopposizione di sinistra. Allora qualeopposizione di destra stiamo parlandoche scende nelle piazze? Poca, ma cheviene esasperata a reti unificate perpolarizzare ancor di più un dibattitto cheè tutt’altro polare.Le protesta contro il Green Pass in tuttele piazze italiane, dove centinaia dipersone si sono ritrovate per manifestarecontro il certificato vaccinale richiesto

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I tempi sono cambiati purtroppo e ilpostmodernismo, con le sue narrazioni,è un pericolo per il mantenimento dellarazionalità. L'altro giorno stavopensando: ma se il Green Pass fosse stataapplicato negli anni Settanta cosasarebbe successo?Gli anni dei movimenti anti-autoritari, glianni della messa in discussione delpotere, gli anni di Foucault, Deleuze,Guattari e di Giorgio Agamben (che oggiviene messo da parte solo perché si èdegnato di analizzare a livelloepistemologico le conseguenze/derivedelle norme dello stato d'emergenzadell’epidemia da Covid).Personaggi di alto livello politico comeRossana Rossanda crearono tavoli diconfronto e di lavoro per analizzare lederive politiche degli stati d'emergenza(o d'eccezione) proclamati dallo Stato perfar fronte al fenomeno del terrorismo. Fulei che volle, sulle paginedel manifesto tra il luglio e l’agosto1979, un dibattito sul garantismo, aseguito della retata del 7 aprile 1979contro Autonomia Operaia e l’areapolitica proveniente dall’ex PotereOperaio. Una operazione giudiziaria cherappresentava un salto di qualità nellarisposta repressiva dello Stato, conl’impiego per la prima volta su largascala delle nuove norme previste dallalegislazione speciale, su cui si dovevariflettere approfonditamente. All’epoca,nonostante il clima ostile, si potevanofare dibattiti di un certo tipo e chidefiniva Rossana come una “filo-terrorista” non era in grado, a livelloculturale, di sostenere un dibattito con lei.Oggi la “logica dello stigma” ha fattoproselitismo, potendo trovare una suarilegittimazione con l’avvento dei socialin cui ognuno può diventare un“potenziale esperto”, mettendo inpericolo il dibattito pubblico, laproblematizzazione di certi temi e,soprattutto, l’accettazione dell’opinionealtrui.

Chi propone dibattiti su temi scottantirischia di essere bollato con appellativie stigmi ultimativi che hanno lapresunzione di imporsi come unica veritàcerta (dare del "complottista", "no-vax"o del "negazionista" in modo tout court),escludendo di conseguenza chi la pensain modo diverso. Oggi infatti, quelli checriticano il Green Pass come formadispotica, vengo bollati come “retrogradino-vax”, come se certe cose nonpotessero essere criticate e come secriticare la forma di un dispositivo dilegge equivalesse ad essere un “anti-scienza”. Con queste strutturemoralistiche si sta rischiando di andareverso il reato d'opinione in modovelato per le quali c'è sempre un "buono"e un "cattivo", una divisione degli unicontro gli altri e la conseguentecolpevolizzazione.Queste banalizzazioni rischiano non solodi appiattire le nostre capacitàintellettive, ma rischiano di indurre allaretorica dei discorsi, portando molti asentirsi intellettuali n grado di darevalutazioni soltanto pronunciandol’epiteto "negazionista" verso altri.Queste sparate ultimative hanno lafunzione di delegittimare delle opinionie non solo rischiano di mettere in

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dal governo per accedere ai ristoranti alchiuso ed eventi pubblici a partire dal 6agosto, dimostra al contrario che ladiffidenza nei confronti dei vaccini nonha colore politico né distinzione socialeo di istruzione. Moltissime persone disinistra sono contrarie, molti intellettualie pensatori di sinistra sono contrari,molte persone di sinistra sono scese inpiazza e sono culturalmente lontanissimedall’essere fasciste o quant’altro.Anzi proprio il loro essere antifascistele spinge a pensare che non è necessarionessuna riproduzione del “Foglio di via”per risolvere l’attuale crisi sanitaria. C’èuna minoranza di sinistra che stariflettendo sul tema con tutte le difficoltà,rivendicando il solo fatto di essere sestessa.Questa situazione ci mostra tre elementiinteressanti:- stiamo ancora facendo i conti con "glianni del riflusso" e con laspoliticizzazione dei temi- parliamo molto di difesa della libertàd'essere, di autodeterminazione, diidentità contro gli stereotipi, i pregiudizi,le criminalizzazioni e le stigmatizzazioni,ma quando si tratta di difendere la libertàindividuale contro i soprusi (insensati,perché le alternative ci sono) dello Statosi fa silenzio e si invoca fallacemente alla"responsabilità collettiva" e al "senso dicomunità" che ognuno di noi dovrebbeavere "per il bene di tutti".Da notare che "il senso di comunità"viene invocato dai governi solo quandodeve giustificare la finalità di alcune suepolitiche: cosa che non avviene peresempio quando si parla dello sbloccodei licenziamenti piuttosto che altro. Lacomunità è una categoria che viene usatastrumentalmente e in mododecontestualizzato dal potere per certiinteressi, mentre dall'altra parte fa di tuttoper cancellarla. - la crisi della sinistra è più preoccupantedi quello che ogni scienziato o sociologopolitico si immagina. Vi è proprio unasua deidentificazione in termini dicontenuti e di riflessioni che dimenticail perché la sinistra è nata, ovvero perdistinguere il progresso dallo sviluppo.La sinistra ha sempre dato più rilevanzaal primo e riticando invece "l'ideologiadel progresso", del "fare per fare" e delvedere sempre il futuro in modoottimistico (perché così non è: spesso ilfuturo è regresso) che genera lo svilupposecondo le logiche del produttivismo enon del bene comune.Oggi molte frasi riprese e ripubblicate

la sorveglianza, la repressione, lachiusura dei confini e il mantra dellasicurezza.Il Foglio di Via è un retaggio fascista acui da sempre ci opponiamo in quantomezzo di repressione, mentre oggivogliamo veramente che siano i fascistia “cavalcare l’onda” contro undispositivo biopolitico come il greenpass? Fa male leggere commentiaggressivi ed esclusivisti di alcuni storicicompagni composti dalle stesse retorichee dalle stesse narrazioni che i “leghisti”usano contro i migranti e i Rom conl’unica differenza che il “nemico”, inquesto caso, è il non-vaccinato.Negli anni Settanta di fronte ad una crisisanitaria simile, oltre all'attivazione delmutuo aiuto e della solidarietà dal basso,non ci si sarebbe limitati all'analisiepidemiologica, medica e scientifica, maanche all'analisi dei risvolti politici cheuna crisi avrebbe comportato. Ci sarebbestata un'analisi ed una lunga riflessionesulle pratiche, sui pensieri, sullemistificazioni, sulle retoriche, suidispositivi, sul ruolo del potere in sensogenerale. Si sarebbe riflettuto sulla "biopolitica",che non è una parolaccia o una cazzatada "no-vax" (come sembra che oggi ciinducono a pensare), ma un campo distudi il cui migliore contributo è statodato dal sociologo francese MichelFoucault, ovvero “l'insieme delle normee delle pratiche adottate da uno Stato perregolare la vita biologica degli individuinelle sue diverse fasi e nei suoimolteplici ambiti (sessualità, salute,riproduzione, morte, ecc.)” che trovadelle implicazioni anche con il sistemacapitalistico vigente.https://www.treccani.it/enciclopedia/b io po l i t i c a_ %2 8E n c ic lop e d ia -Italiana%29/ Negli anni Settanta si sarebbero apertiseminari e confronti pubblici sullamedicalizzazione della società e su IvanIllich, ci sarebbero state anche opinionicontrari a questa visione critica macomunque si sarebbe dibattutointernamente ed in modo arricchente.

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sui social ironizzano sul fatto che, moltiche si oppongono al green pass, non sisono mai opposti allo sblocco deilicenziamenti, ai daspo urbani, al fattoche la libertà di movimento di moltepersone straniere in Italia dipenda da unpezzo di carta. Può anche essere vero,ma quale è il nesso per non opporsiinvece al green pass? Moltissimi oggiche si stanno opponendo al green passsono anche gli stessi che si sono oppostipiù volte ai daspo e a tutti queidispositivi legati alla repressione, allacoercizione, alle logiche dellasorveglianza e del controllo sociale.Non sono tutti fascisti quelli che si sonopresentati nelle piazze, ma sono spessoanche compagni, dubbiosi e membri dellasocietà civili che non hanno undeterminato trascorso/orientamentopolitico che oggi ritengono che il greenpass sia un sopruso della legge sulla vitadelle persone. Il 23 luglio a Brescia, inVia Orzinuovi, è apparso uno striscionescritto da Brescia ai Bresciani,organizzazione locale neofascista, che diceva: “Ci avete tolto la sanità edato il green pass”. Una realtà che non sipuò negare e che rende più grave il fattoche a prenderne atto siano i fascisti e nonnoi. Il problema è che abbiamo lasciatoche a denunciare questi fatti siano i fasciche negli slogan fanno i “libertariantisistema “per puro consenso, mentrenella pratica difendono sempre gliinteressi padronali, il controllo sociale,

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Invece oggi abbiamo Roberto Burioni, ilvirologo soubrette che fa tutto:divulgatore scientifico, microbiologo,filosofo della scienza, imprenditorefarmaceutico, statista, moralizzatoredell'opinione pubblica e colui che decideciò che è scienza e ciò che non lo è. Unonon ha azzeccato una previsione sulCovid dall'inizio della crisi, ma cherimane comunque il "guru" incriticabileed autorevole. Un sacerdote della"scienza unica" che se ci si azzarda acriticare si viene visti come“cospirazionisti”, “negazionisti” e“novax” nello stesso modo in cui,all'epoca, chi criticava i preti, venivavisto come il “il miscredente”, “l’ateo”o il “mangiapreti”.Oggi anche per chi fa politica all'internodi un gruppo trova difficile parlare diquesti argomenti o, addirittura, trovadifficile parlarne serenamente senzaessere additato o ridicolizzato. Oggi nonsi entra più nel merito, ma c'è una sortadi ostracismo per il quale "parlare diqualcosa" in senso critico e speculativo(vaccini, crisi sanitaria) equivale ad"essere qualcosa" (no-vax, complottista,negazionista).Questa polarizzazione del dibattito edell'opinione pubblica fa male alla salutedi una democrazia che si definisce tale.Oggi, ciò che mi preoccupa, è che nonsolo stiamo diventando cittadini passivied indifferenti agli avvenimenti, ma lostiamo diventando perché siamo ormaiconsumatori di proposte politiche di cuinon ci interessiamo, su cui nonelaboriamo un pensiero. Di fronte alleproposte politiche ci limitiamo ad aderireo a disapprovare nello stesso modo incui entriamo in un negozio ed esprimiamopreferenza per un vestito rispetto ad unaltro. Il risultato è che non pensiamo enon abbiamo piena consapevolezza dellesituazioni. Dire oggi che il green pass èl’unica soluzione ed essere certi diquesto, significa che siamo convintiveramente che “il governo lavori per ilnostro bene”.Lo stesso governo e lo stesso Ministerodella Salute che continuano con lepolitiche di tagli al welfare state, che nondaranno altri soldi alla sanità pubblicapreferendo dare incentivi a quella privatae che aveva i piani pandemici nonrinnovati dal 2006. Lo stesso governoDraghi che ha approvato il Recovery Plandi Conte in cui sono previsti 9 miliardialla sanità e 30 miliardi alle spesemilitari.Siamo sicuri di fidarci di un governo che

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ha fatto ricorso insieme all’AIFA controla sentenza del TAR del Lazio cheprevedeva le cure domiciliari in faseprecoce? Lo stesso governo che ha resoil virus nosocomiale, in seguitoall’ospedalizzazione dei suoi pazientifacendo scoppiare decine di focolai.Siamo sicuri che vogliamo fidarci di ungoverno che, in continuità con ilprecedente, come unico rimedio controil Covid, ha stabilito “tachipirina e vigileattesa” giustificandosi con il principiodel “primum non nocere”, per poiautorizzare vaccini sperimentali fino al2023 le cui uniche informazioni sono statefornite dai produttori, ovvero dalle casefarmaceutiche, senza alcuna altraintermediazione.Secondo la Procura di Bergamo si ètrattato di “epidemia colposa”, sullaquale ha aperto un fascicolo, data daresponsabilità politiche legate alla suagestione (anche sul piano regionale,vedasi giunta lombarda) in quanto haprovocato tantissimi morti che sipotevano evitare e contenere.Detto ciò sembra non interessare che ilGreen Pass violi palesemente moltelibertà costituzionali e sembra noninteressare che la Costituzione riconosceche nessuno può essere obbligato adalcun trattamento sanitario contro lapropria volontà, prevedendo che lalibertà personale sia inviolabile. Come

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si può pensare che il governo Draghipossa fare il nostro bene?Questo sembra non interessare,esattamente come non sembra interessareil tentativo di evitare l’incostituzionalitàdell’obbligo, data la natura sperimentaledel trattamento, ex art. 32 dellaCostituzione, spingendo il governoDraghi a trovare la soluzione con ilricatto del Green Pass che impone un“obbligo vaccinale velato”.Una disposizione che è comunqueincostituzionale in quanto discrimina icittadini sulla base di un’opinione e diuna condizione personale all’art. 3 dellanostra Costituzione. Su tutto questo granparte della sinistra non risponde.Ciò che impressione è che chi ha difesoi beni comuni, attraverso una lungamilitanza, e chi ha difeso la Costituzionecontro le riforme di Renzi nel 2016, ogginon si pone i dubbi sul pericolo diviolazione dei diritti costituzionali cheun dispositivo, come il Green Pass, possaprovocare. Dagli anni 90, con la "svolta"della Bolognina e la fine dei grandipartiti di sinistra, si è dato inizio ad unlungo processo di smantellamento dellevisioni, delle idee e delle politiche disinistra, sfociando nella cecità difrontealle violazioni contemporanee. Molti benpensati, ormai invaghiti delruolo di “buon cittadino” che la societàgli ha fornito per essersi vaccinata,parlano di lavaggio del cervello che i“no-vax” avrebbero subìto. A talproposito mi viene in mente il misticoindiano Osho Rajneesh che, rispondendoironicamente ad un giornalista che glichiedeva se lui facesse il lavaggio delcervello, disse: “Magari si potesserolavare i cervelli!!Certi cervelli sono abbastanza sporchi,una lavatina non gli farebbe male. Vede,caro signore, se ci fosse il lavaggio delcervello io e lei no staremmo qui aparlare!”.Nell’ultimo anno e mezzo, lapercezione subliminale, la suggestibilitàe la persuasione sono stati usati comevero e proprio lavaggio del cervelloinducendo esasperando il panicopandemico non per far correttainformazione, ma per creare consenso adei vaccini sperimentali fino al 2023, icui dati grezzi saranno accessibili versoil 2024, e la cui autorizzazione nonsarebbe valida se solo esistessero altrecure.Se esistessero altre valide cure ilComitato dovrebbe revocarel'autorizzazione ai sensi dell'articolo 4,comma 2 ultimo capoverso RegolamentoCE 507/2006 del 29 marzo 2006(regolamento che ha forza dilegge) https://eur-lex.europa.eu/l e g a l c o n t e n t / I T / T X T / P D F ?uri=CELEX:32006R0507&from=DE .

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86 del 5 luglio 2021 https://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN/TXT/?uri=CELEX%3A32021R0953R%2801%29vi è la correzione del paragrafo 36, incui si legge: “È necessario evitare ladiscriminazione diretta o indiretta dipersone che non sono vaccinate, peresempio per motivi medici, perché nonrientrano nel gruppo di destinatari percui il vaccino anti COVID-19 èattualmente somministrato o consentito,come i bambini, o perché non hannoancora avuto l’opportunità di esserevaccinate o hanno scelto di non esserevaccinate. Pertanto il possesso di uncertificato di vaccinazione, o di uncertificato di vaccinazione che attestil'uso di uno specifico vaccino antiCOVID-19, non dovrebbe costituire unacondizione preliminare per l'esercizio deldiritto di libera circolazione o perl'utilizzo di servizi di trasportopasseggeri transfrontalieri quali lineeaeree, treni, pullman, traghetti o qualsiasialtro mezzo di trasporto. Inoltre, ilpresente regolamento non può essereinterpretato nel senso che istituisce undiritto o un obbligo a essere vaccinati”Il Regolamento Ue, quindi, prevende chenon può essere discriminato chi ha sceltodi non vaccinarsi e, il possesso di unacertificazione verde, non dovrebbecostituire una condizione preliminare perl’esercizio del diritto di liberacircolazione: cosa che purtroppo staavvenendo. Pertanto non vi ècompatibilità richiesta all’articolo 4 delDecreto Legge del 23 luglio 2021 edunque il Green Pass discrimina i non-vaccinati, costringendoli de facto o altampone permanente (spendendo perognuno dai 15 ai 25 euro l’uno), o alvaccino, facendo credere che senza diesso non si possa più circolareliberamente. Qualsiasi regolamento UE,come tutte le leggi promulgate dall’UE,ha forza di legge ed è sovranazionale.Una legge italiana non può andare controuna legislazione europea e ne consegueche il decreto Green Pass non potrà maiessere convertito in legge ed è un obbligosurrettizio e velato alla vaccinazione.In ragione di ciò, il Green Pass si ponein aperta violazione dei principi e dellenorme fondanti il nostro ordinamento edetermina la violazione del dovere difedeltà alla Repubblica e di osservanzadella Costituzione e delle leggi, impostoa tutti i cittadini dall’art.54 Cost. e, primaancora, alle istituzioni.Inoltre il Green Pass dovrebbe aprire unserio dibattito filosofico, politico egiuridico e non fatto da opinionismo datalk show immerso di retorica emedicalizzazione. Come diceva Platone,la retorica porta sempre a belli edorecchiabili discorsi soprattutto perchèè fatta di falsi sillogismi e si basa sulla

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tamponi a pagamento, ripetuti nelle 48ore antecedenti al godimento di quellelibertà o diritti). Il Green Pass èindispensabile per accedere a diversiluoghi, la maggior parte ricreativi e disocializzazione.Il Decreto Legge 23 luglio 2021 n° 105all’articolo 3 elenca tutti i luoghi in cuil’accesso potrà avvenire con la seguentecertificazione, ma all’articolo 4 alcomma 2 lettera e) 2) afferma chel’articolo 9 comma 9 del Decreto Legge22 aprile 2021 n° 52 è sostituito dalseguente: «9. Le disposizioni dei commida 1 a 8 continuano ad applicarsi ovecompatibili con i regolamenti (UE) 2021/953 e 2021/954 del Parlamento europeoe del Consiglio del 14 giugno 2021»Cosa vuol dire? Che il Green Pass nascegià morto per disposizione dei due recentiregolamenti Ue. Cerchiamo di capiremeglio: se andiamo a leggere il contenutodel Regolamento UE 953/21 (https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/P D F /?uri=CELEX:32021R0953&from=IT )al paragrafo 36 in particolare, si scopreche un lasciapassare sanitario vaccinale(ovvero il green pass) previsto dalDecreto Legge 52 è illegittimo perviolazione della norma sovranazionale,richiamata nel medesimo decreto legge.Sulla Gazzetta Ufficiale Europea L236/

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Questo porterebbe inevitabilmente aldecadimento di qualsiasi obbligovaccinale e quindi il decadimento dellostatus giuridico del Green Pass!Sta di fatto che ad oggi l’utile incassatodalle case farmaceutiche, secondo lestime attuali, ammonta a 34 miliardi dieuro, 26 dei quali dalla sola Ue (unquinto del bilancio europeo), mentre iprofitti sono stati girati agli azionisti (22miliardi di euro in un anno per Pfizer,Johnson & Johnson e AstraZeneca) o ai9 nuovi miliardari censiti dalla rivistaForbes.Addirittura secondo le stime del nuovorapporto “The Great Vaccine Robbery”https://www.oxfamitalia.org/wp-content/uploads/2021/07/The-Great-Vaccine-Robbery-Policy-Brief-final.pdfrivela come i vaccini Pfizer/BioNTeche Moderna sarebbero stati venduti aprezzi esorbitanti agli stati, chepotrebbero pagare 41 miliardi di dollariin più nel 2021, rispetto al costo diproduzione stimato da 1,18 a 2,85 dollaria dose e nonostante 8,2 miliardi difinanziamenti pubblici ricevuti dalle dueaziende.L’Italia avrebbe potutorisparmiare 4,1 miliardi di euro perl’acquisto dei vaccini, sufficienti agarantire oltre 40 mila nuovi posti diterapia intensiva o l’assunzione di 49mila nuovi medici. La Ue nel suocomplesso ha speso 31 miliardi di euroin più. I paesi africani li avrebbero pagatiquasi 6 volte il costo, il COVAX 5 voltedi più: cifra sufficiente a vaccinare giàoggi ogni persona nei Paesi a basso-medio reddito. Già questo dà l’idea delle dimensionidell’ennesima truffa delle casefarmaceutiche a discapito degli Stati“sovrani” e del bene comune.

Green Pass, ecco perchè èillegittimo. Le ragioni del No.Il governo neoliberista di Mario Draghi,prima con il Decreto Legge n°52, poi conil Decreto Legge 23 luglio 2021 n° 105entrato in vigore dal 6 agosto 2021, haapprovato il Green Pass, unlasciapassare che implica l'esclusionedell’accesso ad attività, servizi e luoghipubblici (teatri, cinema, attività sportive,locali pubblici, fiere, manifestazioni,congressi, etc.), a una specifica categoriadi persone, ovvero coloro che non sisono vaccinati o non hanno prenotato lavaccinazione (con la sola eccezione dicoloro che sono guariti dalla malattia esalva la possibilità di sottoporsi a

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distinzione alcuna”, nemmeno quelle “diopinione politica o di altro genere” o “dialtra condizione”. Il Green Passviolerebbe persino il Trattato sulFunzionamento dell’Unione Europea cheall’art. 10 chiarisce: “Nella definizionee nell'attuazione delle sue politiche eazioni, l'Unione mira a combattere lediscriminazioni fondate sul sesso, larazza o l'origine etnica, la religione o leconvinzioni personali, la disabilita?,l'eta? o l'orientamento sessuale”.Il lasciapassare sanitario si pone incontrasto anche con la Risoluzione 2361del Consiglio d'Europa approvata il 27/01/2021 che, al punto 7.3, vieta ogniforma di discriminazione per chi scelgadi non vaccinarsi ed invita gli Stati adassicurarsi che i cittadini siano informatiin modo chiaro sulla NON obbligatorietàdel vaccino.Il Green Pass e l’annientamento dellelibertà costituzionali, che abbiamovissuto nell’ultimo anno, hanno portatoad una vera e propria “sospensione dellademocrazia” mettendo in pericolo iprincipi democratici dello Stato didiritto. Le ragioni emergenziali, o gli statid’eccezioni, non possono essereutilizzate come scusante per sospenderee annullare diritti considerati intangibilidai Padri Costituenti e dalla comunitàinternazionale.Con l’emergenza tutto si può giustificare,ma dovrebbe essere la democrazia adaffrontare le crisi e non, come ha dettoMassimo Cacciari, i “delirinormativistici” dei Dpcm. Se accettiamoche i principi fondamentali dello Statodi diritto possano essere sospesi oggi,in nome della gestione della pandemia edelle derive biopolitiche, domani che nesarà della democrazia?

Green Pass:tra irrazionalitàe incostituzionalitàCONTINUA DA PAG. 53

mozione degli affetti, non fondandosisulla Ragione. In Italia sembra che laquestione venga presa sottogamba,nonostante, da oltre un anno e mezzo, sistiano subendo radicali limitazioni adiritti e libertà fondamentali previstedalla Costituzione, dalla Cedu e dallaDichiarazioni Universale dei DirittiUmani. Il Decreto Legge del 6 agosto2021 n.111, ha addirittura subordinato lapossibilità degli studenti di frequentarel'università e seguire i corsi in aula inpresenza al possesso del Green Pass eha obbligato il personale scolastico delsistema nazionale di istruzione euniversitario a possedere questolasciapassare sanitario.Tuttavia, la libertà della scelta di nonsottoporsi al trattamento sanitario dellavaccinazione, garantita dall'art.32comma 2 della Costituzione che, purprevedendo la possibilità che vi sianoderoghe stabilite con una legge formale,ammonisce che in nessun caso e?possibile violare i limiti imposti dalrispetto della dignita? della personaumana.Il Green Pass, che è stato paradossalmenteintrodotto solo in Italia e Francia,contrasta non solo con i nostri principicostituzionali, ma con i principi fondantidell’ordinamento comunitario edinternazionale. Secondo quanto espostodalla petizione lanciata su Avaaz, ilGreen Pass sarebbe illegittimoall’articolo 1 della Convenzione ONUsull’eliminazione di ogni forma didiscriminazione (New York, 1965-apertaalla firma nel 1966-ratificata nel 1976),la quale afferma che costituiscediscriminazione ogni comportamento chedirettamente o indirettamente “comportidistinzione, esclusione, restrizione opreferenza basata sulla razza, il colore,l’ascendenza o l’origine etnica e cheabbia lo scopo e l’effetto di distruggereo di compromettere il riconoscimento, ilgodimento o l’esercizio, in condizioni diparita?, dei diritti dell’uomo e delleliberta? fondamentali in campo politico,economico, sociale e culturale e in ognialtro settore della vita pubblica”. Lerestrizioni contenute nel Green Passrientrano letteralmente nelle “esclusioni”che determinano gli effetti indicati comediscriminatori nella definizione dellaConvenzione.Inoltre, nella prassi giurisprudenziale,costituisce “discriminazione” ognitrattamento, considerazione e/odistinzione attuato nei confronti di unindividuo o di una classe di

sulla base dell'appartenenza a unparticolare gruppo, classe o categoriasociale, che mira a provocarel’esclusione sociale dei soggetti vittimedel comportamento discriminatoriofondato su una visione differenzialista delmondo.L'istituzione di un Green Pass perl'accesso a determinate attività si ponein evidente contrasto con l’art. 2 dellaCostituzione, secondo il quale laRepubblica riconosce e garantisce idiritti inviolabili dell'uomo, sia comesingolo sia nelle formazioni sociali ovesi svolge la sua personalità, nonché conl'art.3 della Costituzione che sancisce lapari dignità sociale dei cittadini e la loroeguaglianza di fronte alla legge, senzadistinzione di sesso, di razza, di lingua,di religione, di opinioni politiche, dicondizioni personali e sociali,imponendo alla Repubblica il compitodi rimuovere gli ostacoli di ordineeconomico e sociale che impediscono ilpieno sviluppo della persona umana el'effettiva partecipazione di tutti ilavoratori all'organizzazione politica,economica e SOCIALE del Paese.Il Green Pass viola, inoltre, l'art.21 dellaCarta dei Diritti Fondamentali dell'UE,titolato "Non discriminazione" ai punti 1e 2 in cui è vietata qualsiasi forma didiscriminazione fondata sulle“convinzioni personali, le opinionipolitiche o di qualsiasi altra natura”.Viste le conseguenze che sta portandoanche all’interno dei luoghi di lavoro, ilGreen Pass violerebbe anche l'art.23della Carta che dispone “La parità trauomini e donne deve essere assicuratain tutti i campi, compreso in materia dioccupazione, di lavoro e di retribuzione”.Secondo l’avvocata Olga Milanese eCarlo Cuppini, giuristi che hannoproposto l’iniziativa, il Green Passviolerebbe la Convenzione Europea suiDiritti Umani all'art. 14 e laDichiarazione Universale dei Dirittidell’Uomo all'art. 7 e all'art. 2, il qualestabilisce che “ad ogni individuo spettanotutti i diritti e tutte le liberta? enunciatenella presente Dichiarazione, senza

Lorenzo Poli

Collaboratoreredazionale di

Lavoro e Salute

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Una nuova sindrome? La sindromeconseguente a Sars-2 Covid 19: unamiscellanea di poliforme e molteplicisituazioni associate, potenzialmentepatogenetiche, che potrebbero persistere neltempo, anche dopo la fine della pandemia:– Durante il confinamento i tabagistiabituali sono passati dal 23% a circa il22% della popolazione adulta: 630 milaconsumatori in meno mantenendo pressochéintatta la proporzione maschio/femmina. E’confortante che oltre 200 mila persone trai 18 e i 34 anni e circa 270 mila tra i 35 e i54 anni abbiano rinunciato a fumare. Ilfenomeno in sé positivo è, però, subitocontraddetto dai quasi 4 milioni di personeche, nel medesimo periodo, hanno debuttatonel club dei fumatori abituali e dei giàfumatori, per così dire, incalliti, che hannoincrementato il consumo quotidiano ditabacco.Il consuntivo complessivo, visto che “è lasomma che fa il totale” di decurtianamemoria, del consumo quotidiano mediodi sigarette nel nostro Paese risulta balzaredalle 11 alle quasi 13 sigarette consumateal giorno da una persona e, dunque, daicirca 12 milioni ai quasi 14 milioni difumatori abituali. Nel medesimo tempo gliaffezionati alla sigaretta elettronica sonoaumentati di circa 500 mila che siaggiungono ai 2 milioni di “svapatori”preesistenti, i quali consumano in largaparte liquidi arricchiti di nicotina, mentreai consumatori di “tabacco riscaldato” sene sono aggiunti 131 mila al milione emezzo già esistente ( fonte: IstitutoSuperiore di Sanità, ISS, 2021);– Una sorta di sindrome di Stendhal siesplica in un dato recente, su cui riflettere,fornito dal nostro Istituto Superiore diSanità: il telefono verde dedicato aifumatori (numero 800 554088) ha squillatomediamente 31 volte al giorno contro le52 del periodo preesistente, con la lorodurata doppia per ottenere informazioni,spesso con domande concitate, su patologiefumo-correlate, conseguenze in caso diinfezione da Covid, percorsi da seguire persmettere di fumare, possibili conseguenzedel fumo passivo e perfino sulla sorpresasubita nel constatare che i propri figli,costretti in casa, si sono rivelati essere giàfumatori di lungo corso o lo sono diventatinell’occasione del confinamento;– Un analogo fenomeno si è verificato neiconsumi di alcoolici con +43% nei bevitorioccasionali, +180% fra i bevitori usuali eregistrando incrementi del 425% nellavendita on-line nonostante le immediatesmentite sulla falsa notizia sugli “effettiprotettivi dell’alcool”, avendo sottolineatoanzi l’induzione di effetti negativisull’organismo, inclusa l’efficacia delsistema immunitario (numero verde 800632000);– Altro dato allarmante diffuso dal CentroDipendenze e Doping dell’ISS: “la

E’ nata unanuova

sindrome?permanenza prolungata nei propri domiciliha determinato una significativa riduzionedello spaccio per strada di stupefacentimentre si avanza l’ipotesi che i consumatorisi rivolgano al mercato presente in Internetper procurarsi cocaina, eroina, hashish…”.– E intanto, secondo la succitata fonte, siè insinuata un’altra emergenza legata alladipendenza da gioco: “l’aumentatanecessità di telefonare da parte dei giocatorid’azzardo in preda a vere e proprie crisidi astinenza. Prima le telefonate duravanoin media 15’, con il confinamento la durataè salita ad oltre 40 minuti”;– I dati sopra riportati suggeriscono unacerta relazione con la percezione disolitudine. Un articolo pubblicato di recentesulla Rivista “The Lancet Psychiatry”rivela che la solitudine sia causa disindrome depressiva in un caso su cinquedi già affetti da depressione cronica al disopra dei 50 anni. Conta il “sentirsi soli”,la soggettività sensoriale piuttosto che laoggettività dell’effettivo isolamento, ilsenso di solitudine più che il numeroeffettivo di contatti sociali e il tempotrascorso in compagnia di quella datapersona. Non è casuale che nel corso delconfinamento risultino in forte incremento,come conseguenza indiretta dellaepidemia, la vendita di ansiolitici edantidepressivi soprattutto a base dibenzodiazepine e, seguendo luoghi comunie false informazioni, contrastate dall’ISS,antipiretici, vitamina C, polivitaminici,integratori proteici, idrossiclorochina, ecc..Nel complesso le vendite di farmaceuticihanno raggiunto un incremento superioreal 100% rispetto al periodo precedenti (fonte: AIFA luglio 2021);– La condizione di isolamento e leconseguenti modifiche radicali nelleabitudini quotidiane e la diminuzione deglistimoli fisici, emotivi e di opportunità direlazioni sociali hanno funzionato come unostarter nell’incremento significativo didisturbi neuropsichiatrici fra le fasce più arischio comegli anziani e fra le persone conpreesistenti deterioramenti della sferacognitiva (fonte: ‘Frontiers in Psychiatry2020);– Un fenomeno paradossalmente increscita, a fronte dell’incalzare dellapandemia e dei sui effetti nefasti, è ilnegazionismo: l’opposizione alla realta’dei fatti che si succedono, il rifiuto diScienza ed Umanesimo come pilastri su cuipoggia la nostra civilta’ fino a ritenere chel’ignoranza valga quanto la conoscenza, lanecessità avvertita di manifestare unpervicace sdegno per i disagi e le sconfitte

individuali e sociali subite, unamanifestazione di paura che mutua ilbisogno di protezione e tuttavia lasciaesporre sé stessi e gli altri a rischi diinfezione al grido di una libertà perduta eda riacquisire con urgenza insieme allaricerca costante di alleati da coinvolgere edi colpevoli da condannare localizzati inun mondo poco visibile e popolato dafantasmi e streghe… dall’astrazione sipassa alla certezza: “questa epidemia è unprogetto attribuibile al demonio che agisceattraverso menti criminali che l’hannorealizzato con lo scopo ben preciso dicreare un passaggio repentino, dopo lapreparazione ideologica, politica e mass-mediatica, verso un colpo di Stato sanitarioo mass-mediatico…un progetto volto afiaccare l’umanità, metterla in ginocchio,instaurare una dittatura sanitaria ecibernetica, creando un mondo nuovo chenon è più di Dio Creatore… È un progetto,non una cosa campata per aria: vorrebberorealizzarlo entro il 2021, a mio parere…”(d. Livio Fanzaga da Radio Maria il 14novembre scorso);– Altro devastante effetto della pandemia:i “nuovi poveri” fra i nuovi disoccupati egli inoccupati, i piccoli commercianti e gliaddetti ad occupazioni di supporto, artigianiin difficoltà lavorative e parecchi lavoratoria tempo determinato o stagionale delmondo della ristorazione, dello spettacolo,del turismo, ecc. portando acirca 4 milionile persone che in Italia hanno bisogno diun aiuto alimentare. Le maggiori incidenzein crescita costante si registrano nelleRegioni del sud con il 20% in Campania,il 14% in Calabria, l’11% in Sicilia il 10%nel Lazio, ecc. che portano al 114% lerichieste di aiuto (fonti: Coldiretti/Ixè,Caritas nazionale, Banco alimentare 2020).Un possibile antidoto alla situazionedeterminatasi proviene dalla terza enciclica“Fratelli tutti” di papa Francesco. Conlinguaggio e stile semplice riprende allalettera questa espressione usata daFrancesco d‘Assisi e dalle prime Comunitàcristiane, sostituita presto da sostantivi qualipresbiteri, monsignori, eminenze, santità.Il papa giunge a citare l’Imam Al-Azar,sultano della quinta crociata e poi, aseguire, King, Tutu, Gandhi, de Foucauld,risoluzioni dell’ONU accanto a Vangeli,testi conciliari, usando frasi inusuali come“siamo tutti sulla stessa barca”, invitandoognuno a pregare il proprio Dio esoffermandosi sulla pandemia che “non èuna punizione divina ma il frutto delsaccheggio della Terra”. Se la barcaaffondasse, come sostenuto da Francesco,riguarderebbe tutti, senza distinzione alcuna.

Francesco Domenico CapizziGià docente di Chirurgia generale pressol’Università di Bologna e direttore delleChirurgie generali degli Ospedali Bellariae Maggiore di Bologna28/8/2021

forum salute mentale

La cura nella Salute Mentalecome valorizzazione dellapersona e difesa dellademocrazia

Angelo Barbato Istituto Mario Negri MilanoAntonello D’Elia Presidente di Psichiatria DemocraticaPierluigi Politi Ordinario di Psichiatria Università Pavia

Fabrizio Starace Presidente Società ItalianaEpidemiologia Psichiatrica

Sarantis Thanopulos Presidente della SocietàPsicoanalitica Italiana

La cura del dolore nel campo della Salute Mentale pubblicaè in crisi. Il dominio del modello biomedico l’ha inaridita.L’approccio puramente farmacologico alla “sofferenzamentale” e, tendenzialmente, a tutte le problematicheesistenziali, appiattisce sulla biologia i nostri desideri,sentimenti, pensieri e azioni,facendo leva su un obsoletodeterminismo naturalistico.Esso ha creduto di potersiaccreditare scientificamentea forza di “evidenze”,costruite a sua immagine esomiglianza, ma l’aver persodi vista l’esperienzasoggettiva l’ha condotto arisultati deludenti. Ci sonostate tante ricerche, investitegrandi risorse finanziarie,sono stati pubblicati moltiarticoli, ma non sono statiridotti i suicidi, i ricoveri enon sono stati migliorati gliesiti di guarigione dellepersone con problemi disalute mentale. Il modellobiomedico ha trovatosostegno nei media,n e l l ’ i n s e g n a m e n t ouniversitario, in gran partedei servizi di Salute Mentalee ha contagiato settori dellapsicologia.Si è capovoltaprogressivamente laprospettiva, faticosamentec o n q u i s t a t a ,dell’umanizzazione dellacura psichiatrica e si è registra un ritorno prepotente allalogica dell’“istituzione totale” rivisitata: la reclusione dellepersone sofferenti in esistenze diagnostiche costruite infunzione di trattamenti farmacologici disinvolti. Le ricerchescientifiche che mostrano l’uso eccessivo, inappropriato deifarmaci, che soffoca insieme ai sintomi anche la persona, eindicano la possibilità concreta di un loro uso pensato,accurato, sono ignorate. La psichiatria dissociata dallapsicoanalisi/psicologia dinamica, dalla praticapsicoterapeutica, dalla

fenomenologia, dalla psichiatria sociale e relazionale si èimpoverita e rischia di ridursi in mestiere tecnico dicontenimento/sedazione delle emozioni, fatto da psichiatriche pensano e agiscono secondo algoritmi. La relazioneterapeutica si è chiusa nel rapporto assistenziale a sensounico tra curanti e curati, invece di costituirsi nell’ambitodella reciprocità, dello scambio affettivo e mentale tra pari.L’attuale stato delle cose favorisce la spersonalizzazionedei vissuti sia degli operatori sia delle persone sofferenti. Etende a creare un clima depressivo, emotivamente povero,negli spazi della cura.La riforma Basaglia, che ha ridato dignità di cittadinanza ediritto alla soggettivazione della propria vita al “pazientepsichiatrico” (sino ad allora non considerato entità giuridicae politica), è sotto attacco, nonostante le dimostrazioni diqualità provenienti da quei servizi che ne hanno applicatolo spirito in modo innovativo. È tempo che tutte le forzeriformatrici che considerano il pensiero e la prassi della curapsichica pubblica come strumenti critici di costruzionesolidale e democratica della vita cittadina si uniscano peropporsi alla controriforma in atto. Per costruire un approccioal dolore psichico fondato sul dialogo tra saperi che siconfrontano tra di loro in modo paritario. Lavorare insieme,

unire saperi ed esperienze inun approcciomultidisciplinare, harappresentato, nei momentimigliori, l’elementoportante dei dispositivi dicura. Questa eredità traditadeve essere recuperata. Apartire dalla valorizzazionedel lavoro dell’équipeterritoriale, fulcrodell’intero sistema dellaSalute Mentale e luogo in cuiintegrano tra di loro i diversiapprocci alla cura: – Iltrattamento farmacologicomirato e critico, coadiuvatoda un lavoro paziente disostegno relazionale e diaccoglienza umana deldolore, che è funzionale alcontenimento dell’angosciaacuta, invasiva, e delladepressione. – La cura,ispirata alla teoria e allaclinica psicoanalitica/psicodinamica (nelle suevarie forme: individuale, digruppo, di coppia, difamiglia) e ai principifenomenologici, chepromuove il lavoro di

trasformazione psichica necessario al ritorno in gioco dellasoggettività desiderante. – La terapia delle relazioni, che usaprincipi sistemico-familiari e cognitivo-dialogici. – Il lavorodi integrazione socio-culturale nella comunità in cui si vive,che richiede una competenza specifica delle dinamichepsichiche e sociali della collettività, una grande sensibilitàumana e una collaborazione costante con le istituzioni econ gli ambienti della cultura umanistica, della letteratura,del teatro, del cinema, dell’arte.

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di sofferenza la sua particolarità, in ogni esistenza sofferentela sua trama originale. L’umanizzazione della cura non perdemai di vista gli strumenti farmacologici o i dispositivirelazionali che contengono l’angoscia. La cura, tuttavia, ènella sua essenza un prendersi cura della relazione con lepersone che soffrono. Essa è, al tempo stesso, mezzo e fine,affermazione della soggettività.È fuorviante e profondamente dannoso per la salute psichicadell’intera comunità che la cura della sofferenza grave siaorientata e definita da coloro che lavorano in laboratorio,sulla base di schemi diagnostici “obiettivi” prodotti da unacompulsione tassonomica che nulla aggiunge al sapere

prognostico, senza entraremai in contatto con lepersone sofferenti, senzaconoscere i loro desideri, leloro emozioni, i loropensieri travagliati, senzasentire il loro respiro, senzaincrociare il loro sguardo.Le espressioni bizzarre,tormentate, incoerenti diuna psiche lacerata se da unaparte sono manifestazionedi una sottostante angosciadestrutturante, che deve purtrovare tregua, sollievo,dall’altra sono l’unicaforma con cui la personasofferente si tiene viva ecomunicante. La lorosoppressione attraverso unabuso di curefarmacologiche, fa rientraredalla finestra ciò che sipensava essere statoaccompagnato alla porta: lalogica manicomiale, lacancellazione violenta diidentità, di esistenze umane. L’approccio puramentequantitativo alla terapia deldolore psichico – la suasedazione che mira

soprattutto a renderla invisibile – ha portato allo sviluppodi un dolore sordo che svuota il senso dell’esistenza,diffondendosi ben al di là dei confini della sofferenza“psichiatrica” conclamata. Le soluzioni anestetiche nonriguardano solo coloro che patiscono una sofferenza psichicagrave, ma affliggono chiunque nelle varie fasi della sua vitaincontri difficoltà, incertezze, vacillamenti, crisi esistenziali.Persone giovani o adulte che hanno un’alta probabilità diessere ridotte a un’etichetta diagnostica con cui sarannoportate ad identificarsi e con cui saranno identificate. Ilprogetto mistificante di una società senza dolore chepassivizza i cittadini, sia deprimendoli sia spingendoli versola scarica impulsiva/compulsiva delle loro emozioni, hacreato storicamente un terreno favorevole al totalitarismo.Ribellarsi all’equiparazione tra la persona e la sua biologiaè una questione di civiltà. Contrastare la standardizzazione,l’omologazione dei comportamenti e la sottomissione dellanostra concezione della vita al tecnicismo dilagante, èaffermare la democrazia.

news-forumsalutementale.it8 agosto 2021

La cura nella Salute Mentale comevalorizzazione della persona e difesadella democraziaCONTINUA DA PAG. 56

Questi ambienti hanno una funzione preziosa nellacostruzione della comunità, nella configurazione delle reticondivise di significazione dell’esperienza che creano unsenso di identità aperto alla differenza, all’alterità, nonchiuso in sé stesso. – Il lavoro di prevenzione, basato sullediagnosi precoci, sulla valorizzazione dell’interventopsicopedagogico e dellapsicoterapia nei bambini enegli adolescenti,sull’individuazione di realtàfamiliari fragili, sugliinterventi di sostegno inambienti sociali vulnerabilicolpiti da fenomeni didegrado, nelle scuole, neiluoghi di lavoro, negliospedali. – Lapartecipazione attiva eorganizzata degli utenti conproblemi di salute mentaleche portano il contributodella loro soggettività alprocesso di cura. – Ilsuperamento delle pratichecoercitive e violenteattraverso la critica costantee la promozione di pratichealternative in tutti i contestidi cura. Il buonfunzionamento dell’équipeha un suo indispensabilecomplemento in un rigorosolavoro epidemiologico e diricerca clinica che affida laverifica del lavoro svoltosoprattutto a criteri diqualità: lo sviluppo deilegami affettivi, della creatività e della libertà di espressionepersonale. L’équipe richiede una buona formazione dipartenza in tutte le sue componenti. Essa non è, tuttavia, lasomma delle competenze che la compongono, non èun’attività poli-ambulatoriale. Non si identifica con una sedema la sua funzione si diffonde nel territorio e eccede la suacomposizione in due sensi. Da una parte include nel suolavoro il gruppo dei pazienti, i loro familiari, le forzeculturali e sociali con cui interloquisce; dall’altra amalgamatra di loro le diverse prospettive che ospita nel suo internocreando una prospettiva unitaria, un lavoro di cura coerente.L’équipe è luogo di formazione e di ricerca permanente, illuogo in cui la terapia della sofferenza grave, invasiva, siconfigura attraverso l’esperienza in modo autentico, vero.La cura psichica non è un’applicazione di principi tecnici aiquali le persone sofferenti devono aderire, in unafalsificazione reciproca di rapporti. È una prassi, un pratteinnel senso nobile del termine che gli ha assegnato Aristotele:l’agire che ha come suo oggetto la vita dell’uomo. La prassidella cura psichica è un lavoro che segue principi scientifici,ma prende forma nell’ambito di relazioni personali, nonanonime, come sapere artigianale che riconosce in ogni storia

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The favourite Games, (1963 eBeautiful Losers (1966), darà vita a unaraccolta di poesie dal titolo Flowers forHitler e comporrà alcune canzoni checonfluiranno in Songs of LeonardCohen (1967) e Songs from a Room(1969).L’autrice ci conduce dentro un piccolomondo appartato, una sorta di paradisoin terra, incontaminato, selvatico. Lagente è affabile e gli artisti che arrivanoda ogni parte trovano il loro luogoideale per creare e lavorare in un aurache sa di magico, dove arte, scrittura,musica e filosofia si fondono insiemee danno lustro a questo luogo dove ilmondo quotidiano resta fuori.George Johnston, Charmian Clift,Norman Peterson e Gordon Merrick,oltre a Leonard Cohen e Marianne Ihlensono alcuni dei personaggi chepopolano Hydra con lo scopo di dareun senso alla propria vita.Leonard Cohen giunge a Hydra stanco

della vita londinese.Ha soltantoventicinque anni, sasuonare la chitarra econ tante idee etanta creatività.Trascorre interegiornate sulla suamacchina perscrivere Olivetti,inarrestabile nellascrittura, conl’ambizione dicompletarsi comeartista.E qui avviene

Tamar HodesScritturapura, 2021

Un amore a HydraCarissima Marianne, sono appenadietro di te, così vicino da potertiprendere per mano. Questo vecchiocorpo si è arreso, proprio come il tuo,e l’avviso di sfratto arriverà da ungiorno all’altro. Non ho maidimenticato il tuo amore e la tuabellezza. Ma questo già lo sai. Nonho altro da aggiungere. Fai buonviaggio, amica mia. Ci vediamo infondo alla strada. Amore e gratitudine.Leonard.Tutto cominciò con la frase di unacanzone, Come over to the window, mylittle darling, I’d like to try to read yourpalm. Tutto finì con una lettera scrittaa distanza.Nessuno poteva sapere, se non Leo eMarianne, che in mezzo a questi dueestremi temporali sarebbe trascorsooltre mezzo secolo. Mezzo secolo dimusica e di poesia tra due persone chesi erano amate, uno scorcio di tempodi un amore che sarebbe durato una vita.Per sempre.Tamar Hodes, l’autrice di questoromanzo, prima di trasferirsi nel RegnoUnito e laurearsi a Cambridge, havissuto a Hydra. I suoi genitori eranomembri attivi della comunità di artistie intellettuali che si formò sull’isolagreca in quegli anni.Questa comunità abbandonò l’isolacon l’avvento della dittatura e con laGrecia dei Colonnelli. Prima diandarsene Leonard Cohen diede alpadre dell’autrice, con cui aveva strettoamicizia, il diario che aveva tenuto inquel periodo, dove racconta l’amore perl’isola e per Marianne Ihlen.Quando Leonard arriva a Hydra non haancora raggiunto i vertici della celebritàma ha già al suo attivo un album direading, Six Montreal Poets, (1957) eThe Spice-box of Earth (1961).Sull’isola greca scriverà due romanzi,

Giorgio BonaScrittore

Collaboratoreredazione di

Lavoro e Salute

l’incontro con Marianne, bellissima. Iloro sguardi si incrociano, si cercano.Entrambe dal loro primo incontro,capiscono che sono destinati ad amarsi.Marianne è sposata, ma il suomatrimonio è finito da tempo. Ha unbambino, Axel Joachim, che porta consé a casa di Leonard. I tre vivonoinsieme e Leonard si mostra pieno diattenzioni anche con il piccolo. Alleloro spalle la natura incontaminata,strade percorse da muli e serate al localedove si beve Retsina, il vino greco cherallegra le tavolate con gli amici.Sull’isola greca Cohen scriverà “Birdon the Wire” e “So long, Marianne”,canzoni, vere e proprie poesie che fannoconoscere la modella norvegese in tuttoil mondo.La fama di Leonard Cohen si estende,il suo nome comincia a essere noto enel giro di pochissimo tempo vienericonosciuto da artisti apprezzati eosannato come Bob Dylan e JoniMitchell. Le ammiratrici giungono aHydra per incontrarlo e a quel puntoMarianne capisce che Leonard prestonon sarà più soltanto suo.Marianne ne è consapevole. Così decidedi lasciarlo alla sua sorte, alla sua fama,ai suoi successi e alle storie cheverrannoLa decisione di separarsi èaccompagnata dalla decisione dilasciare l’isola al più presto. La giuntamilitare ha cominciato a tessere la telasulla serena e felice comunità.Tamar Hodes sa come attirare il lettoredentro il suo campo, lungo quelpercorso dove amori, rancori,sentimenti pieni di un calore assurdodentro il terreno di uno spazio felice,avvolto da un cielo e un mare che sifondono in un unico colore, dove odorie sapori locali sono miscelatiabilmente.L’intero romanzo è una messa all’operadi tutti questi ingredienti che trovanoun perfetto punto di equilibrionel sentire, nel battito del cuore e nelpulsare dell’anima e non lasciano nulladi perduto.Nessuno dei personaggi si volteràindietro a guardare quello che è stato.

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60 lavoroesalute anno 37 n. 8/9 settembre 2021 ULTIMA DI COPERTINA

In piazza e nei cortei sec’era Gino e ti avvicinaviper salutarlo notavi subitoquella luce negli occhi chehanno solo alcune persone,quelle che fanno della lorovita una missione peraiutare chi soffre, al di làdi ogni diversità e confine.Sono occhi sofferenti, malo sguardo è umile e dolcee il sorriso è appenaaccennato. Sono proprio

quelle persone che ti colpiscono e non riesci facilmente alasciarne lo sguardo. Persone che ti fanno sentire al postogiusto, al momento giusto e ti danno subito la confermache la causa e il fine per cui lotti sono genuini.Il No alle guerre di Gino StradaGino Strada ha speso tutta la sua vita lottando per la pace etrasferendo la sua professionalità di medico chirurgo suifronti di guerra sparsi nei vari paesi belligeranti. “Concepireun mondo senza guerra è il problema più stimolante al qualeil genere umano debba far fronte. È anche il più urgente” –ricorda in un’intervista sull’Avvenire del 1 dicembre 2015e prosegue riguardo gli orrori dei conflitti in tutti icontinenti– “Io sono un chirurgo. Ho visto i feriti (e i morti)di vari conflitti in Asia, Africa, Medio Oriente, AmericaLatina e Europa. Ho operato migliaia di persone, ferite daproiettili, frammenti di bombe o missili.A Quetta, la città pakistana vicina al confine afgano, hoincontrato per la prima volta le vittime delle mine antiuomo.Ho operato molti bambini feriti dalle cosiddette ‘minegiocattolo’, piccoli pappagalli verdi di plastica grandi comeun pacchetto di sigarette. Sparse nei campi, queste armiaspettano solo che un bambino curioso le prenda e ci giochiper un po’, fino a quando esplodono: una o due mani perse,ustioni su petto, viso e occhi. Bambini senza braccia e ciechi.Conservo ancora un vivido ricordo di quelle vittime e l’avervisto tali atrocità mi ha cambiato la vita”.E sui signori della politica e della guerra affermava: “Oggila politica serve gli interessi privati dei signori della politica,di chi la finanzia e la controlla. Che sono anche i signoridella guerra. Hanno scelto la guerra perché fa aumentarevertiginosamente i loro conti correnti, ma soprattutto perchél’uso indiscriminato della forza è l’unico mezzo che hannoper mantenere la situazione attuale, quella che vede menodel 20 per cento degli uomini possedere più dell’80 percento delle ricchezze del mondo. Le armi per mantenere adogni costo i privilegi di pochi. Un ritorno al passato nellastoria dell’uomo, altro che new economy”.Da oggi il nostro Gino Strada, medico sans frontieres dellasua Emergency, uomo che ha vissuto tante vite, tutte speseper aiutare e guarire i sofferenti e i feriti di guerra, è moltodi più del medico rivoluzionario. ? un’idea, un’ideaesemplare, giusta e dignitosa. Quella di un uomo che èriuscito a vivere la sua professione di medico al fronterestando sempre fuori dalla logica del profitto, opponendosiagli oppressori e gridando il suo rancore verso i potenti. Unvero combattente, un partigiano dell’umanità. Un’idea cheè una missione che non possiamo che accogliere eperseguirne il fineCiao Gino, ti ritroveremo nelle piazze contro i poteri forti ei signori della guerra. Sarai sempre l’idea più giusta e laforza delle nostre idee!

E’ trascorso un mese dalla morte di Gino Stradae Lavoro e Salute lo ricorda in questo numerocon l’articolo redazionale pubblicato suwww.blog-lavoroesalute.org il 14 agosto.

Gino Strada, un uomo che è riuscito a vivere la suaprofessione di medico al fronte restando sempre fuori dallalogica del profitto, opponendosi agli oppressori e gridandoil suo rancore verso i potenti. Un vero combattente, unpartigiano dell’umanità. Da oggi le sue lotte sono un’ideache è una missione e non possiamo che accogliere eperseguirne il fine.

Gino Strada, il cuoreoltre l’ostacolo

di Alba Vastano

Ci sono persone che consideriamo immortali, perché nonsono solo persone, ma qualcosa di più. Cosa c’è oltre l’esserepersone? C’è che alcune persone si associano ad un’ideache rimanda al bello e al buono ( ndr, un po’ il kalos kaiagathos) e, quando se ne vanno, possono essere riconosciuticome miti e simboli della giustizia e dell’umanità perantonomasia. Perché le idee quando si convertono in simbolidel bene, del bello, del giusto non muoiono mai. Nonpossono morire. Così come le rare persone che le hannogenerate e rese immortali.A tal proposito, è accaduto qualcosa di incredibile pocheore fa con la notizia fulminante della scomparsa improvvisadi Gino Strada. Leggevo il suo ultimo pezzo sulla Stampa econtemporaneamente dai media si stava diffondendo amacchia d’olio la notizia della sua scomparsa. Continuandoa leggere il suo pezzo, ‘Così ho visto morire kabul’,sullanuova guerra in Afghanistan, non riuscivo a realizzare, senon confusamente, la notizia della sua fine. Gino è talmentepresente in quel pezzo troppo attuale che non poteva esserecontemporaneamente morto. Un dicotomia troppoinnaturale e pure vera.Sbalordimento, choc ripetuto velocemente e ovunque. ‘Nonpuò essere, ma come è possibile’. Si è sussurrato per qualcheminuto di messaggio in messaggio. Tutti attoniti alquanto,ma è il tempo di un attimo e si riacquista il senso dellarealtà. Gino è andato via davvero, ma non del tutto. Perchéè qui accanto a sua figlia Cecilia che è in mare a salvarevite. ? qui fra noi che abbiamo creduto in lui e lo abbianostimato, amato e sostenuto in tutte le sue lotte contro laguerra che per lui era il peggior male che possa affliggerel’uomo, togliendogli la dignità e annichilendolo. ? negliospedali da campo, avamposti medico chirurgici al fronte.? nei milioni di pazienti assistiti da Emergency, la suaassociazione umanitaria creata con la sua amata Teresa euno stuolo di volontari al seguito.Gino Strada l’ho incontrato più volte in alcunemanifestazioni romane contro i poteri governativi, a difesadei diritti costituzionali e, in particolare, per la tutela dellasalute pubblica. Soprattutto contro ogni guerra. Per questefinalità e con tutti i suoi mezzi possibili Gino Strada hamesso interamente a disposizione la sua vita di uomogeneroso e di medico rivoluzionario degli indifesi, deglioppressi, degli invisibili, dei perseguitati nei luoghi deiconflitti. Un portatore di pace e di aiuti umanitari in ogniluogo, laddove l’umanità finisce e l’odio produce dolore,sofferenza e morte.