SANITA’ PUBBLICA€¦ · Anno 32 n.1 gennaio 2016 Periodico sostenuto da promotori e lettori *...

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Anno 32 n.1 gennaio 2016 Periodico sostenuto da promotori e lettori * Diretto da franco cilenti * Red. [email protected] Rivista dell’Associazione Medicina Democratica Movimento di Lotta per la Salute - Onlus * Dir. resp. fulvio aurora associazione onlus Racconti e Opinioni la la la la lav v vor or or or oro o o e e e salut salut salut salut salute e e www.lavoroesalute.org elezioni a Torino Per Airaudo sindaco nel prossimo numero O ti racconti O sei raccontato Scrivi a [email protected] Lotta o assuefazione? a pag. 2 Decolonizziamo l’immaginario a pag. 3 I giovani non protestano? a pag. 14 nel prossimo numero Giovani in seduta terapeutica Iscriviti all’associazione onlus e abbonati alla rivista nazionale www.medicinademocratica.org 12- Lo scempio della sanità. Convegno usb 13- Sindacati: la cgil si ristruttura? 20- Infermieri: professione in crisi 22- Professioni sanitarie: i rischi dell’invecchiamento 28- Sicurezza sul lavoro: le responsabilità dei lavoratori 30- Pendolarismo: i rischi in sanità 31- Libro “ambiente delitto perfetto” 38- Psicosi. individui e società 40- Insegnanti, stress e malattia 42- Monologo di un etilista. Racconto 44- Hiv e Aids: il rapporto della Lila 48- La sindrome dell’impunità 50- La mal’aria politica e ambientale che tira a Torino --- E ALTRO NELLE 52 PAGINE La truffa della sanità integrativa a pag. 11 VENDESI SANITA’ PUBBLICA con optional lavoranti solo privati, assicurazioni, gruppi religiosi e multinazionali RIVOLGERSI: Ente finanziario PD & soci pagine 32/37 STUDIO Interessi economici- finanziari e ricerca in ambiente e salute: che genere di intreccio? 32° anno a pag. 47 Psichiatria firma su e-mail [email protected] firma online [email protected] Pubblico impiego testimonianza Elogio del posto fisso (e di chi ce l’ha) a pag. 18 Lo stato dei malati cronici in Piemonte a pag.6 Notizie Agenzia stampa Rifonda salute a pag.8 Foto d’interni: sempre meno lavoratori e sempre meno pagati pag.23

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Anno 32 n.1 gennaio 2016 Periodico sostenuto da promotori e lettori * Diretto da franco cilenti * Red. [email protected] dell’Associazione Medicina Democratica Movimento di Lotta per la Salute - Onlus * Dir. resp. fulvio aurora

associazione onlus

Racconti e Opinioni

lalalalalavvvvvorororororoooooeeeeesalutsalutsalutsalutsaluteeeeewww.lavoroesalute.org

elezioni a TorinoPer Airaudo

sindaconel prossimo numero

O ti raccontiO sei raccontatoScrivi a

[email protected]

Lotta o assuefazione?a pag. 2

Decolonizziamo l’immaginarioa pag. 3

I giovani non protestano?a pag. 14

nel prossimo numeroGiovani in seduta terapeutica

Iscriviti all’associazione onluse abbonati alla rivista nazionalewww.medicinademocratica.org

12- Lo scempio della sanità. Convegno usb

13- Sindacati: la cgil si ristruttura?

20- Infermieri: professione in crisi

22- Professioni sanitarie: i rischi dell’invecchiamento

28- Sicurezza sul lavoro: le responsabilità dei lavoratori

30- Pendolarismo: i rischi in sanità

31- Libro “ambiente delitto perfetto”

38- Psicosi. individui e società

40- Insegnanti, stress e malattia

42- Monologo di un etilista. Racconto

44- Hiv e Aids: il rapporto della Lila

48- La sindrome dell’impunità

50- La mal’aria politica e ambientale che tira a Torino

--- E ALTRO NELLE 52 PAGINE

La truffadella sanitàintegrativa

a pag. 11

VENDESISANITA’ PUBBLICA con optional lavoranti

solo privati, assicurazioni, gruppi religiosi e multinazionali

RIVOLGERSI: Ente finanziario PD & soci

pagine 32/37

STUDIOInter essi

economici-finanziari

e ricerca inambientee salute:

che generedi intr eccio?

32° anno

a pag. 47

Psichiatria

firma su [email protected]

firma [email protected]

Pubblico impiegotestimonianza

Elogio del posto fisso(e di chi ce l’ha)

a pag. 18

Lo stato dei malaticronici in Piemonte a pag.6

Notizie Agenzia stampaRifonda salute a pag.8

Foto d’interni: sempre meno lavoratori e sempre meno pagati pag.23

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ESSERE O NON ESSERE?

Ma scusa un poò, perchèporci sta domanda se larisposta ce la diamo senzascomodarci dalla sedia?E ci diamo pure tuttele risposte personalizzatee le varianti quotidianeaderenti ai nostri umori.A prescindere da chi siamo,ci fanno essere. Se no che cistai a fare su facebook?

La Speranzaha due

bellissimi figli:lo sdegno

e il coraggio...Lo sdegno

per la realtàdelle cose,il coraggio

per cambiarlePablo Neruda

2 lalalalalavvvvvorororororoooooesalutsalutsalutsalutsalute e e e e anno 32° n° 1 gennaio 2016

di franco cilenti

editoriale

cile542016

In Italia si lavora e si producemolto di più che nel restodell'Europa e la precarietà è incontinua crescita. Tale condizio-ne sociale non permette a chi lavive di riconoscere la propria sog-gettività di cittadino che si trasfor-ma in cliente che ogni giorno deveelemosinare un diritto.I l pensionato, il disoccupato, illavoratore sono lasciati soli difronte ai poteri padroni delloStato, in una condizione che nonpermette loro di godere dei dirittie li priva, debilitati dallacomunicazione dei media, dellastessa volontà di reagire e lottaremettendo insieme i loro bisogni,simili a quelli di tanti altri milionidi italiani.La reazione è l'apatia, la passivi-tà che porta a disarmarsi intel-lettualmente e interiormente,cadendo in un oblio che inibiscenella personalità e nella parolaautonoma. Capaci solo di produr-re violenza inconsulta verso chista peggio di loro, cadendo in unmasochismo sociale che arruolacome servitù dei loro carnefici alpotere nelle istituzioni e nell'eco-nomia.In questo quadro è stata innestatala legge del Jobs Act, un regalo aiprofitti d'impresa ai danni dei di-ritti e del salario dei lavoratori,una sanatoria per tutti gli abusiai danni della professionalità del-le persone, la licenza di mobbizza-re e ricattare.

In un Paese come il nostro, conun governo e poteri imprendito-riali sempre più in guerra controla maggioranza della popolazio-ne è stato presentato il rapportoannuale dell'Istat sulla situazio-ne del paese: il gap nell'econo-mia e nel mercato del lavoro èspaventoso!Di conseguenza assistiamo a un

crescente stato di prostrazione, diansia e di depressione di unagrande parte della società cheelude e reprime la propriapropensione alla ribellione etrova facili risposte di sudditanzamentale in politica nel voto offer-to al pensiero unico imposto daimezzi di comunicazione di massa.Per coloro che vivono una vitadura senza alcuna, o poca,speranza di veder cambiare lapropria condizione di schiavisalariati, solo la religione - con

le sue gerarchie che operano inconnessione con i poteri politicie finanziari dominanti - e lapolitica corrotta vengonoaccettati e vissuti perchè visticome sostentamento. Una sceltadi oblio per una condizione vissu-ta come destino.Una scelta fra assuefazione aipensieri indotti e una impegnativalibertà di pensiero con unaconseguente azione collettiva èl’unica scelta possibile persconfiggere la barbarie delcapitalismo.I l cammino per la trasformazionedel sistema economico imperantein un sistema rifondato sullacooperazione tra i popoli, iniziadall’abbattimento dello stato dicose presenti, tramite il ragionatoconflitto di massa, sconfiggendol’individualismo e l’egocentri-smo, insiti nel rifugio delmisticismo religioso (gerar-chizzato da dogmi che impongo-no sudditanza mentale in una lo-gica di perdono vissuto come of-ferta di bene a prescindere daifatti) ma anche, con gli stessimeccanismi di persuasione, nellapanacea del leader, introiettan-dola come religiosità del pensie-ro dominante.Queste soluzioni, vissute comecura per la malapolitica, an-nullano la personalità e l’auto-determinazione dell’individuo,trasformano le persone in arti-colazioni suddite dei poteri fortie loro complici nelle sempre piùdilaganti e distruttive violenze le-gislative, economiche e militari.L a risposta emotiva individualedi massa è l’assuefazione, ilfatalismo menefreghista, sinoni-mo di qualunquismo, è il chiudersiin svariate fedi religiose. In en-trambe le scelte spintanee vienemeno la rabbia e si evitano concura i conflitti. Inconfutabile è ilrisultato della rinuncia allo spi-rito critico verso lo stato di cosepresenti, all'irriverenza verso ipoteri.Non fosse così tragico lo stato diprostrazione della stragrandemaggioranza degli italiani vi-vremmo in un’altra Italia.

CRISI, DEPRESSIONE SOCIALE E PSICOSI DI MASSA

LOTT A O ASSUEFAZIONEFATALIST A AL PENSIERODOMINANTE?

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anno 32° n° 1 gennaio 2016 lalalalalavvvvvorororororoooooesalutsalutsalutsalutsalute e e e e 3

www.blog-lavoroesalute.orgRacconti e Opinioni

di Lavoro, Salute, Politica,Cultura, Relazioni sociali

pagine diALTRAinformazione

a cura di franco cilenti

Immaginario e psicosi di massaPer riflettere in una società indotta alconsumo delle immagini, una preziosalettura che ci accompagna a ragionaresulla qualità e sui contenuti del nostropensiero, sull’invasività con cui il potereutilizza l’immagine per condizionarele nostre scelte di vita. Una lettura cherichiama alla responsabilità dei media edei messaggi con cui cerca di determinarecondizionamenti del nostro immaginario,ma richiama anche alla nostraresponsabilità di soggetti pensanti. Red.

POSSIAMO“DECOLONIZZAREL’IMMAGINARIO”?di Laura Lolli Nanni

editoriale/2

comunicazione. È un potere ideologico,politico, economico e culturale, chetrasforma certi modelli e certeimmagini in feticci e totem collettivi.

I l termine feticcio indica di fatto unoggetto o manufatto che si ritiene avereuno spirito ed una forza sovrannaturale,cosa che si pensava fosse un fenomenotipico solo delle religioni primitive.

M entre il totem, in generale,simbolizza una figura animale ovegetale, con la quale una data tribùsente di avere un legame, rappresentaun emblema per quel clan, ha un poteresovrannaturale.

E così, oggi, ci rendiamo conto chequelle antiche strutture antropologichesono ancora attive e funzionanti econdizionano le società.

Questo ci rimanda al grande tema delfeticismo delle merci e del capitale inMarx. Nella teoria di Marx, il f. è il

fenomeno tipico dell’economia mone-taria, e di quella capitalistica in parti-colare, per cui le merci non rappresen-tano semplici oggetti fisici marispecchiano rapporti sociali esituazioni antropologiche, mentre irapporti tra gli uomini si rappresentanorovesciati, come rapporti sociali tracose. Lo sfruttamento del lavoro, sucui si basa la creazione della ricchezzaborghese, viene necessariamenteoccultato dai rapporti di produzionecapitalistici e non può essere quindipercepito dagli agenti per quello che è.Il feticismo accompagna il sorgeredell’economia monetaria e delloscambio dei prodotti mediato daldenaro il quale nasconde la vera ragionedello scambio.Le immagini sono diffuse dai mediacome feticci, dunque, che nascondonola loro provenienza e la loro funzione,occupano l’immaginario ingenuoprovo-cando la perdita del senso piùoriginario delle società umane e dellerelazioni reali, alimentando lasubordinazione al Capitale.

L' immaginario agisce profondamentea livello delle scelte personali, ed è perquesto che sarebbe importante riempirlo

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Gilbert Durand definisce la nostrauna società iconica[1].Ma in questa società delle immagini, leimmagini dirompenti che invadonol'immaginario delle persone sonoquelle che, attraverso mass media espettacolarizzazioni in generale,veicolano la forza dirompente delPensiero unico.

Queste immagini costituiscono unpericolo perché soffocanol'immaginario collettivo ed individualee ne mettono in pericolo il valore el’autenticità.

L' immaginario è una risorsa fonda-mentale, ha una parte importante nellacostruzione dell'identità, ma lo èquando non è snaturato, quandomantiene in vita quegli aspetti dellacultura che oggi tendono ad esseresopraffatti; è una risorsa quando tienein vita l'innato senso creativo di ogniindividuo.

Oggi l'immaginario è abitato da mitilegati al grande mercato delconsumismo, del fascino, dell'apparire,del potere e dall'idea del bello intesacome categoria onnivora e onnipotente.[…]Rossella Certini[2]

La nostra è una società sempre piùgovernata dai media e dal potere delleimmagini che i media impongono,recintando e occupando spazi semprepiù grandi della nostra immaginazionea vantaggio di chi gestisce i mezzi di

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POSSIAMO“DECOLONIZZAREL’IMMAGINARIO”?CONTINUA DA PAG. 3

nuovamente di immagini, di valori, diemblemi che sono proprie di culture di-verse che abbiano radici profonde,distinguendo e operando perché lemistificazioni vengano smascherate.Questo non vuol dire essere conserva-tori in senso repressivo, vuol direinvece fare in modo che la banalità senzaradici del consumismo venga scacciatadagli spazi preziosi delle menti.Significa ridare all'immaginario laforza che gli è propria nella rappresen-tazione collettiva delle idee, delle for-me simboliche, della coscienza/conoscenza del reale.

Per analizzare lo spazio dell’immagi-nario e delle immagini delle culturepresenti, non bisogna neppure tralascia-re le dinamiche della globalizzazione,per cui nascono culture delocalizzate edeterritorializzate, nel senso che vivonoin un luogo che non è solo quello incui sono nate.È la cultura intesa come rete, cioè uncomplesso di relazioni aperto edestensibile, che travalica ambiti di ap-partenenza istituzionali, che combinauna pluralità di criteri. Non si basa suun territorio, può avere nodi in ambientie continenti diversi. Uno spaziocomune, che ha grande potenzialitàcreative, che può unire erafforzare quelle cultureche insieme possono farela differenza.

Lo spazio del web, èuna grande risorsa percombattere il poteremediatico del Pensierounico.Di contro, purtroppo,assistiamo spesso ad unuso terroristico delleimmagini trasmesse daimedia o, appunto, confacilità in rete; immaginiforti e simboli, azioniche vogliono essereposte al centrodell’attenzione, sia che sivoglia attrarre o sedurresia che si vogliaaggredire o distruggere.Tutto ciò va inserito inun contesto complesso in

cui siamo immersi, per il quale ilconsumo indiscriminato ed eccessivodelle immagini, provoca un rifiuto eduna incapacità a percepire in manierachiara e discriminata.La moltiplicazione di immagini, privedi referenzialità, di valore simbolico esignificato, tutto il frastuono di colorie l'eccesso che invade lo spazio visivodelle persone, provoca una sorta di in-differenza e svalutazione, una confu-sione in cui ci si può perdere.

Per questo dobbiamo essere respon-sabili nel momento in cui comunichia-mo immagini e parole, perchésappiamo che possiamo incidere nelcorso della formazione di unimmaginario collettivo e individualeche vogliamo decolonizzare e sottrarreal potere del Pensiero unico.

* Decolonizzare l’immaginario è iltitolo di un testo di Serge Latouche,2004.

Note:[1] G. Durand Tra i principali studiosidell'immaginario e di mitologia, dopoaver partecipato alla resistenza francese,ha insegnato antropologia culturale esociologia all'Università di Grenoble hascritto L'immaginario. Scienza e filo-sofia dell'immagine. L'aggettivoiconico, viene dal termine icona chetraduciamo con immagine.[2] Università di Firenze, Pedagogiagenerale e sociale.

Pubblicato anche suwww.lacittafutura.it

L’immaginarioimpostoStatali fannulloni?Il bue dicecornutoall'asinoRenzi l’assassino dei diritti dellavoro vuole castigare in tempirapidissimi, licenziandoli, queifannulloni di dipendenti pubblicie si dice stupito delle reazionicontrarie a questa proposta.Basterebbero le parole della segre-taria CGIL della Funzione Pubbli-ca se fossimo davanti a un Presi-dente degno ed eletto e non nomi-nato dai poteri che stanno distrug-gendo la civiltà del lavoro e la vitadi milioni di lavoratori e famiglie.“ Non vogliamo e non accettiamolezioni da Renzi. Abbiamo dettoper primi che chi sbaglia perchéimbroglia o perché truffa deveessere licenziato ..... Nessuno dinoi difenderà mai chi avrà usato inmodo sbagliato il rapporto con laPa e questo deve valere anche per idirigen-ti”. “ Il premier ha tantafretta a licenziare, ma a noipiacerebbe che la stessa frettal’avesse sui contratti, che sonobloccati....”. “Sui giornali idipendenti pubblici oramaifiniscono solo quando commettonofatti gravi, ma nessuno si ricordadel 95% dei dipendenti che lavorain modo onesto e che ha diritto aun contratto e a un salario giusto.Il premier dovrebbe sapere che ilavoratori pubblici hanno persomediamente 500 euro a causa di 6anni e mezzo di mancato rinnovocontrattuale e delle normeBrunetta sulla contrattazioneintegrativa. Le risposte delGoverno a questo sono 5 euro ailavoratori”.Ma queste sensate parole nonbastano per il partito di questobamboccione senza arte nè parte,ci vorrebbe un concreto scioperogenerale che lo rimandi a casa.

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anno 32° n° 1 gennaio 2016 lalalalalavvvvvorororororoooooesalutsalutsalutsalutsalute e e e e 5

CIRCOLO RICREATIVO CULTURALE “LA PODEROSA”TUTTE LE SERE (lunedì escluso) DALLE ORE 19,00

BAR - MUSICA - INCONTRI - DIBATTITI - PRESENTAZIONE LIBRIE TANTO ALTRO

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LA SALUTE E' ANCORA UN DIRITT O?Le liste di attesa di oggi somigliano sempre di più a liste di abbandono.Basti pensare al tempo che intercorre tra la prima visita in Unità di Valutazione Geriatricae la successiva in caso di aggravamento.A fronte di un diritto che dovrebbe essere esigibile nei tempi dovuti, c’è un abisso nel qualel’anziano e la sua famiglia vengono risucchiati e che vivono in solitudine.

di Alberto Deambrogio

La stagione sociale che stiamovivendo, tanto più se guardata dalversante dei diritti alla salute e allecure è per molti versi disastrosa.Tanto più disastrosa proprio per-ché non è alle viste un qualche ten-tativo di riscossa politico-socialein grado non solo di arginare il de-grado, ma anche di rilanciare poli-tiche di welfare decenti (che dettoper inciso sono pure quelle in gra-do di sviluppare un effettivo mol-tiplicatore economico).In rapida successione, con balbet-tanti o finte reazioni di chi deve"governare" le scelte sui territori,abbiamo potuto assistere a veri epropri bombardamenti (ancora inatto) di atti controriformatori: con-tro il lavoro, con riordini regionaliche distruggono ogni territorialità,con liste d'attesa abnormi, servizimessi in ginocchio da anni di bloc-co del turn over, con regioni inca-paci di governare e con in più con-tinui tagli lineari ai fabbisogni del-la popolazione.Le ultime due perle, come noto,riguardano l'ennesimo attacco alfinanziamento del Fondo Sanita-rio Nazionale e il decretosull'"appropriatezza prescrittiva",in cui si passa dalla centralità delmalato, dal valore della personaalla centralità dei vincoli ammini-strativi ai quali tutti i medici do-vranno sottostare pena la possibi-lità di penalizzare i malati e i me-dici con sanzioni pecuniarie.I n un tale contesto discivolamento verso il basso di tut-to il comparto si muovono, conrifermento alla specifica realtà pie-montese, delle figure, degli uomi-ni e delle donne, delle famiglie chein qualche modo da sempre sonoabituate a fare i conti con la pervi-cace negazione dei diritti. Sonoquesti gli anziani cronici e nonautosufficienti, una "categoria"che, al di fuori di una fugace

attenzione guadagnata all'epocadella Giunta Bresso con assessoridi riferimento Valpreda e ancoradi più (per le scelte fatte) Artesio,non ha avuto minimamente rispo-ste adeguate. Oggi meno di ieri,chissà forse per un mero calcolopolitico (sono in molti, ma non inun numero rilevante in termini dipossibili consensi persi…).Quale è dunque la situazione inPiemonte per i malati cronici?Occorre da questo punto di vistaricordare intanto che vi sono oltretrentamila anziani malati cronici inlista d'attesa non presi in carico dalServizio Sanitario Nazionale (inItalia sono in tutto circa 200.000).Basta pensarci un attimo, oltre aquelli che ognuno conosce all'in-terno dei servizi, per farsi venirealla mente altri casi nelle famigliedi amici o vicini di casa: insommail tema c'è, tocca nell'intimo, davicino ed è in qualche modo cono-sciuto, ma non "riconosciuto" dal-la politica e dai decisori pubblici.Alcune associazioni che si occu-pano di questi temi e della difesadei diritti di queste persone hannopromosso ricorsi al TAR e al Con-siglio di Stato contro le deliberedella Regione Piemonte - emessedalla Giunta Cota e ahimè confer-mate dalla Giunta Chiamparino -sulle liste d'attesa e sulle presta-zioni sociosanitarie domiciliari chel'attuale amministrazione regiona-le, come del resto la precedente

considera, secondo me illegittima-mente fuori dai Livelli Essenzialidi Assistenza.Detti ricorsi si sono accompagna-ti, in una eco crescente e significa-tiva, a quelli di una ventina di Con-sorzi e dello stesso Comune di To-rino.Ciò che si vede, ciò che riferisco-no le famiglie delle persone mala-te che si rivolgono ai servizi è untriste panorama di negazione deiservizi, con le suddette famigliecostrette a far da sole, scoraggiatee impoverite sempre di più.Una situazione inaccettabile pro-prio perché il diritto esiste, è forte,è codificato chiaramente con tan-to di percorsi che devono essereattuati senza tirare in ballo il solitofrusto argomento della scarsità dirisorse e degli obblighi familiari acurare i malati.Le liste di attesa oggi somiglianosempre di più a liste di abbando-no. Il malato cronico infatti non hal'autonomia di vita di chi, conti-nuando la propria vita normalmen-te, aspetta una visita o un inter-vento. Un anziano che ha vistol'Unità di Valutazione Geriatrica daanni e che non è più in grado difare più nulla da solo, nemmeno diesprimere le sue esigenze, aspettaancora di essere chiamato - aspet-ta cioè l'erogazione di un diritto chedovrebbe essere esigibile…

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i malati cronici

Lo statodelle cosein Piemonte

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anno 32° n° 1 gennaio 2016 lalalalalavvvvvorororororoooooesalutsalutsalutsalutsalute e e e e 7

o meno ricompresenella generica definiz-ione del decreto chedefinisce i LEA (presta-zioni di aiuto infer-mieristico e assistenzatutelare della persona)non può che essererisolto in sensopositivo". La sceltapolitica, sbagliata e dacriticare in radice, dellaRegione Piemonte edella Giunta di

Chiamparino è stata quella di farericorso contro la definizione ripor-tata qui sopra, considerandole il-legittime.Ecco, credo che considerare an-che questo problema così scottan-te tanto più perché nasconde in séuna sofferenza continua e sordaall'interno di una più ampia batta-glia contro lo smantellamento delSSN e del welfare in generale siadecisivo.Fino a non molto tempo fa il PD siera scagliato ferocemente controle decisioni in questo campo del-l'allora Giunta Cota. Ora a partiinvertite si dispone a fare la stessacosa, accampando al solito, più omeno esplicitamente, la questionedelle risorse insufficienti.Le risorse devono essere trovateladdove esistono e in ogni casodevono essere distribuite con cri-teri di priorità sempre nel rispettodelle disposizioni costituzionali.Occorre garantire i Livelli Essen-ziali sanitari e sociosanitari per tut-te/i le/i malate/i, a maggior ragio-ne se si trovano in una situazionedi incapacità, di mancanza di indi-pendenza, di debolezza estrema.Nella campagna "i Soldi ci sono"che il PRC sta mettendo in piediva immessa anche questa tematica,per molti versi molto piemontesema con possibili rivendicazioniuniversali. Può essere un nostromodo per stare a fianco, per dareuna mano a tutti quei soggetti cheda tempo, inascoltati, lottano perottenere giustizia e diritti certi.Da questo punto di vista è giustodare la giusta pubblicità agli ul-timi giorni utili per firmare lapetizione promossa, tra gli altri,dal CSA di Torinowww.fondazionepromozionesociale.it

Lo stato delle cosepresenti in PiemonteCONTINUA DA PAG. 6

- mentre i suoi parenti sono di fattoincollati alla sua malattia, allespese onerose che essa impone.Aspettano, aspettano di fatto in-vano, speranzosi in quella frasevuota e foriera di illusorie soffe-renze : " sarà cura del Serviziocontattarla quando l'interventosarà erogabile". Come si vede c'èla programmazione, questa si, del-la frustrazione, visto che non è fis-sato alcun limite di tempo. Persi-no per i pazienti gravissimi servo-no 90 giorni per la richiesta e 90per la presa in carico. Sono nume-ri, tempi che si commentano dasoli..A fronte di questa situazione oc-corre ribadire con forza che esi-stono metodi per accedere alle pre-stazioni, alla continuità di curaesattamente perché esistono i di-ritti (e non perché qualcuno se loinventa o lo nega). Come è abba-stanza noto (e se non lo è occorreulteriormente darsi da fare per in-formare e formare le persone at-traverso un' azione che è anchepolitica) esiste la possibilità di unalettera di opposizione alle dimis-sioni e domanda di continuitàterapeutica.Essa permette ai malati e alle lorofamiglie di avere immediata pro-secuzione delle cure sanitarie esocio-sanitarie di cui, ricordiamo-lo ancora una volta, hanno pienodiritto (per cui si sono pagate tas-se, contributi, e per cui si è chia-mati a pagare il 50% della retta).Come tutti gli altri malati, anchegli anziani nonautosufficienti o condemenza hanno undiritto fondamentale(sancito pure dalla Co-stituzione) alla salute ealla tutela garantita dalServizio Sanitario Na-zionale. Tale diritto nonè stato messo in discus-sione neanche dallasentenza del Tar di que-st'anno (che pure, nega-tivamente, ha confer-mato le delibere cheistituiscono le liste

d'attesa). In effetti in essa ad uncerto punto si ricorda che "il SSassicura la presa in carico di tuttigli anziani non autosufficienti at-traverso progetti semiresidenzialie domiciliari e consente a qualsia-si anziano non autosufficiente diaccedere alla struttura residenzia-le ove questa venga giudicata lapiù appropriata". E' chiaro che ilcriterio per accedere a cure alter-native (domiciliari) è la disponibi-lità e idoneità dei familiari (chedevono sostenere gli oneri insie-me al SSN), solo marginalmenteviene tirata in ballo la gravità delpaziente.In secondo luogo occorre ricorda-re che le cure sociosanitariedomiciliari sono una occasione chela Regione Piemonte ha voluto evuole mancare. Essa insiste nellainaccettabile (contrastante con leleggi nazionali) idea che il contri-buto a casa delle ASL per le pre-stazioni svolte dai familiari o dai"badanti" non sono di rilievo sani-tario, lo considera assistenza aipoveri e non cura ai malati.Eppure, anche qui la sentenza delTAR è stata chiarissima dicendoche "il dilemma se le prestazioninon professionali debbano essere

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In Italia l'assalto alla sanità pubblica c'è, ma non si deve vedere. I governanti nazionali e locali, benassistiti dai media, dicono e non dicono, dicono e si contraddicono, promettono e smentiscono, gettanocortine fumogene per coprire l'enorme danno che stanno infliggendo ai cittadini.dall’Agenzia stampa regionale del PRC - RIFONDASALUTE

I l circolo di Rifondazione Comunista di Avigliana eGiaveno- ASL TO3 -propone un questionario ano-nimo per capire come siano stati recepiti i cambia-menti avvenuti nella sanità territoriale.I recenti tagli agli esami diagnostici si vanno ad ag-giungere ai tagli alla sanità compiuti prima da Cota eoggi da Chiamparino.Ci hanno detto che servono per diminuire gli sprechima in realtà gli sprechi continuano e diminuiscono iservizi erogati ai cittadini, l'unico risparmio è fattosul personale (medico, infermieristico e addiritturadegli addetti alle pulizie) e sulla dismissione degliospedali (il piano regionale prevede di vendere ai

CREPARE IL SILENZIOPRO SANITA’ PRIVATAAd esempio il questionario aicittadini sulla valutazionedellasanità territoriale in Val Susa

IL PACCO NATALIZIODEL PARCO DEL SALUTELa Regione Piemonte nel pieno dei preparativi perle feste natalizie ha regalato ai piemontesi il progettodel "Parco della salute": 600 milioni di eurom ma lacronaca cittadina di "Repubblica", sempre beninformata nelle stanze istituzionali, afferma che ilpreventivo è di ben di 800-900 milioni. Uninvestimento nella consolidata politica delle grandiopere sulle quali i preventivisi si gonfionano in itoneree i consuntivi si conscono dopo decenni. 1040 postiletto per i pazienti, partenza lavori prevista nel 2017e fine dei lavori fissata nel 2021.L'opera, a Lingotto, già sede del nuovo mostrod'acciaio della Giunta regionale, dovrebbe riunire inun unico polo, a Lingotto, "tutto il patrimoniodell'attuale azienda ospedaliera, in termini diprofessionalità e tecnologie, (...) idem per le attivitàrelative alla Facoltà di Medicina e di Chirurgiadell'Università di Torino" (da "La Stampa", 22/12/2015) .Chi paga, in una Regione con quasi 6 miliardi di eurodi disavanzi ? Si metteranno in svendita gli ospedaliMolinette, Sant'Anna e Regina Margherita, il resto?Qualche briciola dal governo e il grosso a debito?Anche ma soprattutto, nella logica politicadell'esautoramento della gestione pubblica è giàprevisto il coinvolgimento dei privati il quale ègiudicato "essenziale per integrare i fondi pubblici:si punta ad un affidamento per la costruzione e la

gestione dei servizi non sanitari (manutenzione,calore, energia) del polo ospedaliero in quattro anni;previsto un canone di ammortamento di 26 milionil'anno, per 22 anni, da riconoscere al privato cheaccetterà la sfida (la scelta del promotore avverrà afine 2016)".La nostra non è retorica, tanto è vero che il Presidentedel Collegio Costruttori di Torino ricorda che unafettona di torta la vogliono pure loro. Alla domandadel giornalista della "Stampa" "Chiedete di esserecoinvolti nella cabina di regia che lavora allarealizzazione del Parco della Salute?" risponde"Penso che il nostro punto di vista potrebbe essereutile". Ovvero, il loro Parco della salute!

privati per poi essere affittate dallo stesso serviziopubblico che le ha cedute). Se ne deduce che la pro-messa, fatta su varie delibere regionali, di rinforzarela sanità territoriale (rispetto a quella ospedaliera),risulta essere solo una beffa che non fa altro cheagevolare sempre di più la sanità privata.Quindi, l'allungamento a dismisura delle liste di atte-sa per le visite ambulatoriali, i servizi mal distribuitinei territori montani, o la dimissione prematura dagliospedali per poter pagare meno i posti letto di"continuità assistenziale", non fanno altro chedirottare verso il privato quei pazienti che possonopermetterselo, lasciando tutti gli altri in balia di serviziche funzionano ancora solo per la buona volontà dimolti operatori sanitari.In questo scenario,. Vi chiediamo di compilarlo erestituirlo a:.......................

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welfare aziendalee finanziamenti privatiper l'edilizia sanitaria

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SAITTA PARLA EI PIEMONTESI SONOIN ATTESA DI CURARSII ndagine Demoskopika. Saitta: "Piemonte è unaregione sana in sanità"L'indagine tiene conto di sette indicatori che misuranol'efficienza e la competitività della sanità delle diverseRegioni. "Il Piemonte - osserva Saitta - con 429,6punti, è preceduto solo da Trentino Alto Adige,Lombardia e Lazio, mentre precede Umbria ed EmiliaRomagna. Anche questa classifica dimostra come lasanità piemontese sia qualitativamente una buonasanità".Le parole dell'assessore fanno a pugni con l'ultimoRapporto del Censis che conferma l'allarme suglieffetti dei ripetuti tagli governativi, nazionali eregionali alle risorse per il Servizio SanitarioNazionale. Secondo il Censis sono circa otto milionii cittadini costretti a fare debiti per curarsi, oltre il40% prende atto della "insufficienza della sanitàpubblica" e dell'inevitabile "ricorso alla sanitàprivata" che offre liste di attesa accettabili e prezzisostenibili. Quindi, caro Assessore, cresce la sfiduciadei cittadini costretti a pagare di tasca propria o arinunciare a cure e prestazioni sanitarie. E nondimentichi che i tagli degli anni passati e l'ultimotaglio del Governo definito "definanziamento" delServizio Sanitario Nazionale, hanno determinato itempi lunghi ed insostenibili delle liste di attesa ehanno comportato, di conseguenza, le spese a caricodei pazienti, proibitive per gran parte delle famiglie.Molti sono i casi di malaorganizzazione e gestionedegli ospedali che finiscono nelle cronache deigiornali piemontesi, ultimo in ordine di temporiguarda il Giovanni Bosco con un pronto soccorsoingestibile per gli operatori e insopportabile per imalati.

Alcuni tempi di attesa nella Sanità in Piemonte.- Ospedale di Tortona, mammografia, 454 giorni.- AO S.S. Antonio e Biagio e Cesare Arrigo AL ,Fundus Oculi 173 giorni.- Poliambulatorio Asti, Odontostomatologia, 280giorni.- Poliambulatorio Biella, Visita Oculistica, 365giorni.- Poliambulatorio Borgomanero, Visitacardiologica pediatrica, 260 giorni.- AOU Maggiore della Carità Novara, Centrocefalee, 245 giorni.- Ospedale Martini , Test cardiovascolare da sforzo,273 giorni.- Ospedale Maria Vittoria TO2, Ecografiamammella monolaterale, 366 giorni.- Poliambulatorio Rivoli , Ecocardiografia, 323giorni.- Ospedale Civile Ivrea, Ecodoppler arti, 316 giorni.- Ospedale Maggiore di Chieri, Mammografia, 388giorni.- Molinette, Risonanze magnetiche, 274 giorni.- San Luigi e Mauriziano - TO, Reumatologica,387 giorni.- Vercelli, Test cardiovascolare da sforzo, 165 giorni.- Saluzzo, Ecodoppler, 263 giorni.- Ospedale Alba, Visita per cefalea, 358 giorni.- Santa Croce e Carle - CN, Oculistica, 287 giorni.

dall’Agenzia stampa regionale del PRC - RIFONDASALUTE

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welfare aziendalee finanziamenti privatiper l'edilizia sanitariaDue notizie di questi giorni, magarinon molto rilanciate tramite un mini-mo di dibattito pubblico, rendono l'ideadi quanto stia avanzando la "grande tra-sformazione" economico sociale in Ita-lia. Non siamo, per essere chiari, allesuggestioni di Karl Polanyi che vedevain questa un riappropriarsi di spazi del-la società sulle logiche di mercatoautoregolato, siamo semmai al loroesatto rovesciamento.Le notizie dunque: da una parte l'an-nuncio in grande stile dell'alleanza consoggetti privati per la costruzione del-la nuova "Città della Salute a Torino",dall'altra l'avanzamento del cosiddettowelfare aziendale a sostituzione degliaumenti delle remunerazioni nella con-trattazione di secondo livello per lavo-ratrici e lavoratori.Sono stati direttamente l'Assessore allepolitiche sanitarie Antonio Saitta e ilPresidente della Regione Piemonte Ser-gio Chiamparino ad annunciare la nuo-va strategia per poter finalmente costru-ire la nuova cittadella della salute a To-rino. Si tratterà, finalmente, di una strut-tura all'avanguardia che terrà conto didiverse esigenze quali la cura, ma an-che lo studio, la ricerca e l'innovazionenella produzione industriale. Non acaso i rappresentanti confindustrialihanno insistito, proprio in questo peri-odo, sulla necessità della presenza diincubatori.Come è subito evidente il ruolo delpubblico deve disporsi ad un ruolo at-tivo per poter attirare, nella competi-zione tra aree del Paese e dei mercati ingenerale, nuovi produttori con condi-zioni generali ritenute valide dai pro-duttori stessi che si preparano a dettarele loro leggi in un regime digovernance. Costruire strutture di que-sto genere ha naturalmente costi eleva-ti, ma questo non è più un problemaper Chiamparino e Saitta visto che at-traverso il progetto di fattibilità sonoconvinti di strappare circa 240 milionidal ministero, mentre dichiarano che inogni caso sarà il privato ad avere unruolo fondamentale per reperire in tem-pi non biblici ingenti risorse per porta-re a termine il tutto.Non è una novità, anche in passato letecniche del project financing hanno

fatto il loro esordio sotto l'egida di am-ministrazioni di diverso segno politi-co. D'altro canto la "ricetta" è vecchia,se è vero che essa ha già avuto impor-tanti sperimentazioni da più di vent'an-ni in giro per l'Europa.Si parlava (era l'epoca di Tony Blair inGran Bretagna) della strategia delle 3P(Partnership Pubblico Privato), conquest'ultimo che forniva somme perl'ammoderna-mento, la ristrutturazioneo la realizzazione di strutture in cam-bio di convenzioni ultraventennali perla gestione di servizi.E' successo più volte che il privato nonfosse in grado di gestire al meglio ilservizio in convenzione e che dunqueil pubblico fosse obbligato a integrarerisorse aggiuntive… Vedremo come sidefinirà la questione a Torino, qualisaranno le tecniche e i partner scelti (laCompagnia di San Paolo morde il fre-no), quello che si sa è che il modellodovrebbe essere generalizzato ad ulte-riori realizzazioni di edilizia sanitaria.La difficile trattativa, al momentoarenata, tra sindacati e parti datorialiintorno ai contratti segnala invece unaltro possibile varco per l'inserimentostabile del settore privato nel sistemawelfaristico e della salute nel nostroPaese; un vero e proprio schema di co-struzione del famoso "secondo pila-stro" del welfare di cui si parla da tem-po. L'ipotesi confindustriale è sempli-ce: spostare la contrattazione dal livel-lo nazionale a quello decentrato e, suquesto, assicurare aumenti monetarisolo a chi sta sotto i minimi nazionali.Per gli altri solo misure di welfareaziendale (ulteriori pezzi di previdenzaintegrativa, polizze, assicurazioni

sanitarie, ecc.). Chi fa una proposta diquesto genere sa che può contare su di-versi punti di forza che sono stati co-struiti con l'aiuto dello Stato, della po-litica, e che sono in qualche modo resioggettivi, evidenti e "internalizzati" nelcalcolo di ogni cittadino. L'esempioprincipe è dato dalle politiche di bilan-cio come elementi di disciplinamento:i continui richiami restrittivi con riflessienormi su sanità, assistenza, istruzionesono dovuti, bisogna farcirealisticamente i conti perché le risor-se sono finite a causa di una gestioneoggettivamente irresponsabile.Ogni cittadino deve essere al contra-rio responsabile nel suo continuo cal-colo di costi e benefici in una societàpiena di rischi. La copertura di questiultimi non può più essere solidaristicae ognuno si deve attrezzare (dagli al-larmi fuori di casa sino alle polizze deipiù svariati tipi…). In questo contesto,con questa soggettività così plasmata,lo Stato interviene ulteriormente (altroche Stato assente, che si ritira in nomedel laissez-faire… ) per facilitare l'in-teresse dell'operatore privato (sono tuttipronti dalla Compagnia delle Opere, aConfcooperative, gruppi finanziari,fondazioni).La prova lampante è lo sgravio fiscaledi diverse centinaia di milioni garanti-to dall'ultima legge di stabilità di Renzia favore, appunto, delle aziende che in-trodurranno la nuova misura di welfare.Lo sgravio fiscale è vantaggioso perl'imprenditore rispetto allo schema diaumento pecuniario in busta paga e allostesso tempo aggrava la crisi fiscaledello Stato; un meccanismo infernaleche si autoalimenta e che chiederà sem-pre ulteriori "gesti di responsabilità".Più che con la responsabilità (che sivuole definitivamente introiettata) lepersone hanno avuto a che fare con laloro sofferenza sempre maggiore anchee forse soprattutto quando si parla disalute e assistenza. Come ha recente-mente ricordato l'attento e utile sito di"Controlacrisi.org", dai dati raccolti dauna recente indagine del Censis emer-ge che il 53,6% degli italiani ha la sen-sazione che la copertura pubblica dellostato sociale si sia ridotta e che questariduzione sia stata ampiamente com-pensata dalla spesa privata (52,8%).I tagli alle politiche di welfare degliultimi anni hanno quindi prodotto unamaggiore esposizione finanziaria dellefamiglie che ha prodotto, di conseguen-za, un aumento delle disuguaglianzesociali: si calcola, ad esempio, che 9

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Oltre ai rimborsi di spese sostenute per ana-lisi e visite, il percorso evolutivo verso cui lasanità integrativa sembra avviata è quello distrutture convenzionate e/o ge-stite sotto "l'insegna" di un'as-sicurazione.Un ruolo importante ce l'hal'UNIPoL attraversoUNISALUTE. Per questa vianon solo si bypassano i proble-mi del SSN, ma si contribuiscealla creazione di una strutturasanitaria alternativa a quellapubblica. Oltretutto mentrecalano i finanziamenti alla sa-nità pubblica, aumentanoquelli alla sanità privata sottoforma di esenzioni fiscali.L'intenzione esplicita è anchequella di incentivare il welfareaziendale e questo è un fortesalto di qualità, in negativo, verso un'ulterioreframmentazione corporativa del sistema sani-tario nel senso che le garanzie in questo modosono sempre più legate ad una specifica condi-zione lavorativa.Si favorisce anche la riduzione del peso delCCNL spostando il centro della contrattazioneverso la contrattazione aziendale.La caratteristica peggiore della sanità integra-tiva è che se si è disoccupati o anche pensionatisi perde tale copertura, spesso i familiari dellavoratore assicurato non rientrano nella co-pertura assicurativa. Inoltre si è sospesi dallaassicurazione. in caso di CIG a zero ore e

La truffa della sanità integrativaSi sta spingendo i cittadini verso la sanità integrativa, anche tramite accordi sindacali.

Vengono proposte polizze assicurative, servizi privati sanitari low cost. Si tradiscela Costituzione e si annulla la legge istitutiva del Servizi Sanitario Nazionale del 1978.

I fondi sanitari integrativi si stanno diffondendo, soprattutto quelli di fonte contrattuale.

qualsiasi altra forma di sospensione del lavorosenza retribuzione, perfino la maternità facol-tativa porta alla sospensione della lavoratrice.

Se consideriamo i cittadini to-tali quelli "coperti" nel 2013sono meno di 1 su 5 e differen-ziati per territori: da 1 su 4 nelnord ovest a 1 su 15 nel sud. Ildato non è reperibile, ma è evi-dente che dato il minore tassodi attività lavorativa le donnesono molto meno coperte degliuomini.Si conferma che il welfareprivatistico aumenta le diffe-renze fra i lavoratori a scapitodi quelli più deboli, si contri-buisce alla frammentazione delmondo del lavoro e all'indebo-limento del valore del contrat-to nazionale contribuendo an-

che a creare consenso fra i lavoratori a seguirequesta via in assenza di un contrasto vero alprocesso di privatizzazione del welfare.Si tratta di un processo di subordinazione di undiritto ad un sistema finanziario che ha comemodello quello americano in cui il diritto allasalute universale sparisce. Anche per questa viapassa l'egemonia con forti radici materiali cheil capitale sta affermando anche fra i lavorato-ri; siamo ancora ben lontani dal modello sani-tario americano e c'è ampiamente la possibili-tà di recuperare, bisogna però fermare questaderiva.

Gianni Paoletti

Chi ha ancora un lavoro può persinosentirsi fortunato, perché questo gli dàla possibilità di accesso a misure diwelfare a esso connesso.E' questa la tragica architettura cheavviluppa anche la trattativa sindacalein corso. Per smontarla occorre unalotta complessiva tesa a rivendicareun'altra razionalità sociale, basata sulrilancio delle condotte egualitarie esolidaristiche di un welfare pubblicoper cui le risorse ci sarebbero se nonvenissero dissipate sull'altare della spe-culazione, di una fiscalità ingiusta, diuna evasione stratosferica.

Alberto Deambrogio18/12016

ticket per farmaci e visite specialisti-che (34,3%) e accertamenti diagnosticiinteramente a proprio carico (20,3%).Se il servizio di assistenza sociale del-lo stato non riesce più a soddisfare ibisogni dei cittadini, questi cercanomodi alternativi per ottenere le stesseprestazioni, affidandosi sempre piùspesso al "mercato nero" (32,6%).Insomma se lo Stato non c'è più a ga-rantire prestazioni universali, le perso-ne si arrabattano a cercare "una qual-che soluzione".La scelta verso il privato, l'integrativo,non è più tanto una scelta autonomatesa a ricercare prestazioni aggiuntive,ma un passo "disordinato" tra millestrategie di possibile sopravvivenza.

milioni di persone abbiano rinunciatoalle cure sanitarie perché non potevanopermettersi alcune prestazioni specia-listiche.I l volume complessivo della spesa peri servizi sanitari è di circa 32 miliardidi euro l'anno, (di questi 8/9 miliardivengono spesi da 1,3 milioni di anzia-ni per le badanti): una voce di bilanciosentita fortemente dal 71,5% delle fa-miglie.A gravare particolarmente sul budgetsono principalmente il pagamento di

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Saitta

Scempio della Sanità:non chiudere gli occhie rialzare la testaI l convegno Fra profitto e diritto. Uno sguardo cri-tico sulla nuova Sanità ha rappresentato il momentoconclusivo di un lavoro di sensibilizzazione e di pre-senza territoriale e tra i presidi ospedalieri di Torinoe della provincia, all'interno della campagnanazionale USB per la difesa del welfare, organizzatodai delegati Usb del settore Domenico Martelli eSarah Oggero insieme al coordinamento e alla se-greteria territoriale del sindacato.Questi alcuni degli agghiaccianti numeri ricordati:2,352 miliardi di euro, il taglio del fondo sanitario;285 milioni di euro, i tagli dei finanziamenti per l'edi-lizia ospedaliera, 71.000 infermieri in meno rispettoalle necessità; decine di migliaia di medici e infer-mieri precari, blocco dal 2010 del contratto di lavo-ro, 208 prestazioni sanitarie a rischio diappropriatezza.Nella sua introduzione Gilberto Pezzoni, coordi-natore di USB Piemonte, ha sottolineato come nellanostra regione la limitazione del diritto alle cure stiaassumendo ormai proporzioni generalizzate, attra-verso per esempio la chiusura già attuata o ancorasolo minacciata di presidi ospedalieri come il Valdese,il Maria Adelaide e l'Oftalmico; ed ha voluto inoltreevidenziare come senza una conoscenza precisa edettagliata della situazione attuale sia davvero diffi-cile provare ad immaginare una reazione dei lavora-tori e dei cittadini che usufruiscono del SSN.I l primo intervento, del dott. Paolo Mello, tecnicodella prevenzione, ha introdotto il ragionamento sulrischio lavoro correlato in un quadro più generale dicrisi sociale diffusa. Il dato di perdita di posti di lavoronella città di Torino, nella ristrutturazione etrasformazione da polo metalmeccanico alla nonmeglio precisata identità attuale del capoluogosubalpino, continua ad essere un macigno non anco-ra assorbito da decine di migliaia di famiglie e da unafascia consistente di popolazione che vive ai limitidella soglia di povertà ed esclusione sociale.Il mondo del lavoro paga un prezzo altissimo anchein termini di incidenti mortali sul lavoro e di diffusionedi malattie da esposizione a sostanze tossiche. Il piccodei tumori da esposizione all'amianto si raggiungerànel 2020, tanto per parlare di una questionedirompente per il Piemonte.Maria Grazia Breda della onlus Fondazione pro-mozione sociale.Al centro del ragionamento i malaticronici e terminali, paradossale esempio di soggetti

iperbisognosi eppure molto spesso abbandonati allesole attenzioni delle sempre più cariche e dissangua-te famiglie. I piani di rientro delle regioni fanno apugni con la garanzia di condizioni di vita e di mortedignitose.Altrettanto allarmante il dato che viene dall'inter-vento dello psicanalista Metello Corulli , relativoall'inevitabile decadimento delle comunitàterapeutiche sottoposte a folli riduzioni di risorse edi personale e destinate a diventare un parcheggio,alla faccia di tutte le conquiste culturali e sociali dellamedicina e della psichiatria democratica.Sarah Oggero, rsu dell'USB presso l'ospedaleGradenigo, ha ripercorso un paio di passaggi decisi-vi nel processo ininterrotto di privatizzazione dellasanità: l'istituzione delle ASL negli anni '90, lacommistione pubblico/privato che riguarda quei sog-getti erogatori d'opera per conto del pubblico, ed ilgrande e per fortuna non ancora dominante sistemadelle assicurazioni private.In questo quadro complesso a rimetterci sono certa-mente i pazienti, sottoposti a lunghissime liste d'atte-sa superabili (pagando, si intende!) con un secondocanale che però è garantito da quegli stessi operatoriche vengono sottoposti ad una intensificazione mol-to spesso imposta.Nelle sue conclusioni Licia Pera, della direzionenazionale USB Sanità, è partita da due dati che par-lano da soli: 10 milioni di cittadini italiani oggi rinun-ciano alle cure; dal 1990 ad oggi sono stati tagliati130.000 posti letto. Si tratta di un pauroso esempiodi selezione sociale e di abbandono della funzioneuniversale dello Stato. Il SSN non esiste più, l'idea ditrattare la resa, di rallentare i tempi della dismissionesi è rivelata fallimentare. Corruzione, mancatifinanziamenti, aumento delle tasse, ritmi di lavorosempre più massacranti, aumento di responsabilità,tagli indiscriminati sono nient'altro che la manifesta-zione di quello che dovrà diventare questa parte dellostato sociale: un enorme trasferimento di ricchezzaai grandi gruppi privati, per chi potrà permettersi lecure, un messaggio chiaro e politicamente ormaineanche troppo celato per tutti gli altri: DOVETEMORIRE!I l previsto intervento del prof. Pallante è stato so-stituito da quello della dott.ssa Manuela Consito,di Libertà e Giustizia.

Da www.usb.it - Sintesi redazionale

UNIONE SINDACALE DI BASE PIEMONTECONVEGNO TRA DIRITTO E PROFITTO.

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La CGILsi ristruttura?Si dota di un nuovo organismo,formato dai lavoratori.Promuove il Nuovo statuto dellelavoratrici e dei lavoratori cheampliando, estendendo ed inte-grando la legge 300/70 si confi-gura come una Carta dei dirittiuniversali del lavoro e nellostesso tempo di riscrittura delDiritto del Lavoro. Un nuovoorganismo programmatico cheperò si riunirà una volta l'anno.Basterà per reggere lo scontrocon le politiche di devastazionedei diritti?Per la Cgil occorre ricomporreil mondo del lavoro, rafforzarela contrattazione collettiva, co-struire un nucleo di diritti uni-versali estesi a tutte/i le lavora-trici e lavoratori. Diritti, Demo-crazia, Contrattazione sonoprincipi di rango Costituzionaleperché è nella Costituzione chec'è il fondamento democraticodel lavoro e della libertà sinda-cale. A questi principi si ispirail testo di legge di iniziativa po-polare che sarà sottoposto allaconsultazione e condivisionedegli iscritti Cgil.Nel documento votato dalDirettivo si parla anche di: ri-costruire il diritto ad avere di-ritti nel lavoro realmente uni-versali ed estesi a tutti che per-tanto si fondino su principi dirango costituzionale; aumentarele forme di partecipazione, con-sultazione e voto certificato deilavoratori al fine di garantiresempre di più che le tutele se-guano i cambiamenti organizza-tivi delle imprese.

I testi integrali dei documentipossono scaricare dal sito dellaCgil nazionale: www.cgil.it

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Da un recente studio della cgilfunzione pubblica risulta che laperdita economia del personalenegli enti locali in un anno siaggirerebbe attorno a 450 eurorispetto ai circa 120 euro in sanitàe ai quasi 600 per i 'ministeriali'.Questi dati si riferiscono al salarioaccessorio in base alla analisi delConto annuale di fine 2015Se guardiamo alla perditacomplessiva i numeri sono assaipeggiori infatti bisognaconsiderare- il blocco dei contratti nazionaliper sei anni- il mancato incremento del fondodella produttività- la sospensione della indennità divacanza contrattuale- la non cumulabilità di alcunevoci\indennità- il blocco delle progressionieconomicheil rivalersi di questi tagli sulle futurepensioni, soprattutto di chi ancoraper poco avrà un calcolointeramente retributivoAd essere colpitisono soprattuttoquei lavoratoripubblici cheavevano unac o n t r a t t a z i o n ed e c e n t r a t aincrementata nelcorso degli annianche nella partevariabile. Il calcolodella cgil prende inconsiderazione la riduzione delsalario medio nell'ultimo anno, seinvece guardiamo al lungo periododi mancato rinnovo contrattuale sicapisce che ad essere entrato incrisi è proprio il sistema dellaconcertazione, quello che firmavacontratti nazionali con aumenti dibase contenuti rinviando poi alsecondo livello per guadagnareulteriore potere di acquisto.Quel patto scellerato diaccettazione della fine di ognimeccanismo automatico di

adeguamento dei salari al costodella vita, in cambio di un parzialerecupero (clientelare) nella fasedecentrata , ha parzialmente tenutonel pubblico impiego finoall'avvento dell'era Brunetta e aitagli imposti dalla troika alpubblico impiego.Da sei anni ad oggi la perdita deisalari pubblici è in continuacrescita, accentuato anche daidecreti legge come quelloTremonti del 2010 che hannoridotto i fondi della produttività inproporzione al numero delpersonale andato in pensione (perquesto gli enti locali sonoparticolarmente colpiti, per laperdita sostenuta di personale e diconseguenza del fondo dellaproduttività).Pensare allora ad un modellocontrattuale sempre piu'imperniato sul secondo livellodiventa particolarmente rischiosoper alcuni motivi:- gli aumenti saranno diseguali evincolati alla applicazione dellaBrunetta

- con il meccanismodella contrattazionedi secondo livello el'invadenza dellaM a g i s t r a t u r acontabile non saràp o s s i b i l eincrementare i fondinei termini necessaria recuperi salariali- il potere dicontrattazione èridotto solo al fondo

con le amministrazioni che ormaidecidono la ripartizione del fondoimpegnandone una partesignificativa a favore delleposizioni organizzative e delleresponsabilità che poi vengonodistribuite in termini "clientelari"Per il pubblico impiego lacontrattazione di secondo livelloè stata una iattura, perseverarenell'errore sarebbe diabolico.

Federico Giusti

SINDACATI " Ma siamo sicuri che ilsecondo livello salverà la busta paga?Nel pubblico impiego non sarà così "

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Unagenerazioneprecaria,consapevoledella crisi,che nonsi mobilitaper i propridiritti.Che, anzi,guarda conscetticismoverso queisoggettipoliticie sindacaliche vorrebberopercorrerequella strada.

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Perchè i giovaninon protestano?

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Sono un puzzle complicato, i giovani italiani dei nostrigiorni. Sono cambiati rapidamente e appaiono, oggi, diver-si dal ritratto che siamo soliti fare della giovinezza. Eppure,nella loro trasformazione si coglie il riflesso del mutamen-to della società, insieme ai segni premonitori dei cambia-menti che verranno.Formano una "generazione precaria" contraddistinta dallacondivisione di uno svantaggio, in termini socio-economi-ci, rispetto alle generazioni precedenti: basti pensare ai li-velli di disoccupazione giovanile, al gap crescente tra i red-diti dei giovani e quelli degli adulti, alle condizioni contrat-tuali e conseguenti tutele con cui si relazionano all'espe-rienza lavorativa, alle prestazioni del Welfare relative al-l'autonomia abitativa, alla costruzione di nuovi nuclei fa-miliari, fino alle pensioni1. Per non parlare del fenomenodei NEET, in drammatica ascesa.Una generazione precaria che, però, non si mobilita a dife-sa dei propri diritti. Che, anzi, guarda con scetticismo versoquei soggetti politici e sindacali che vorrebbero percorrerequella strada. Eppure, lo sappiamo da diverse ricerche, c'èampia consapevolezza, tra i giovani così come tra gli adul-ti, delle difficoltà dei giovani. Tanto da sfociare in prospet-tive marcatamente pessimiste riguardo al futuro, anche incomparazione con altri paesi. Perché, dunque, i giovani nonprotestano? Perché non nasce una nuova identità collettivaintorno alle rivendicazioni giovanili, qualcosa insomma disimile ad un movimento sociale?Ma c'è dell'altro. Assistiamo, in questa fase, ad un proces-so di ridefinizione profonda del nostro sistema politico, sottoil profilo del disegno istituzionale così come delle prassidecisionali e comunicative adottate dai principali esponentipolitici. Un processo rivolto verso la semplificazione deiprocessi decisionali e l'affermazione di un rapporto diretto,"disintermediato", tra leader e popolo. Che, tuttavia, noncomunicano certo sullo stesso piano: il loro rapporto evo-ca piuttosto, nelle rispettive possibilità di interazione, quel-lo che si viene a creare tra attore e "pubblico". Un processodi cambiamento dove l'esercizio della critica, il dibattito trale parti sociali, le stesse procedure rappresentative che, nelrichiedere tempo, concedono anche il tempo del mutuo con-trollo e della ricerca del compromesso, rischiano di esseredelegittimate e ricondotte a meri intralci all'efficacia di go-verno, alla capacità di dare risposte e di farlo in fretta. Stra-no, hanno appuntato alcuni, che le voci critiche rispetto aquanto sta avvenendo appartengano quasi esclusivamentead osservatori adulti o anziani. E i giovani?C'è, suggeriamo, una coerenza tra queste due grandi anzi.Anche i trentenni di oggi ne sono convinti, ma loro lo han-no scoperto dopo, da (quasi) adulti: laloro giovinezza è stata (anche) il tempodei sogni e delle illusioni. Cosa bendiversa dal crescere in un clima diallarmismo e pragmatismo, conmessaggi educativi, pure impartiti inbuona fede, spesso volti alla necessitàdi "mettersi in salvo" in un futuro che siprevede pieno di insidie6. Se i giovaniadulti sono "delusi", i ventenni, volendo

evitare la delusione, partono già "disillusi". Si sentonocostretti a ridimensionare la portata di sogni e ambizionipuntando su obiettivi materiali, di stampo privato, che per-cepiscono alla loro portata. E, probabilmente, ancora non siè aperta una seria riflessione sulle conseguenze, su più fronti,di una generazione che, crescendo in un clima di allarme,tende a considerare tutto ciò che è grande e gratuito - i sogni,la passione, l'interesse verso esperienze di crescita - comeun "lusso che non ci si può permettere" [Benasayag e Schmit2004, 40].I l sogno e il desiderio sono i grandi mancanti, nel ritrattodei giovani di oggi. E come, in ambito privato, i sogni ven-gono sostituiti da obiettivi concreti e materiali, in modosimile prende piede una visione della politica vista comegestione tecnica dello status quo, dove non c'è spazio pergli ideali - che, in fondo, sono un po' la trasposizione inambito pubblico dei sogni - né, quindi, per la possibilità delcambiamento. Non si tratta di raccontare, ancora una volta,la fine delle ideologie: i giovani hanno fatto un passo più inlà. Perché il loro rifiuto non si rivolge solo verso le ideolo-gie tradizionali, bensì investe la possibilità stessa di imma-ginare - sognare, appunto - un futuro dai contorni differentirispetto al presente.Come ha risposto, sintetizzando in maniera emblematicaun atteggiamento comune tra i giovani, un'intervistata in-terrogata circa la possibilità che la politica cerchi soluzionial problema della precarietà lavorativa dei giovani, "bastache c'è lavoro. Meglio fare il precario che avere poche spe-ranze di trovare lavoro." Anche di fronte a una realtà nonsoddisfacente, si rinuncia in anticipo a prendere in conside-razione, o anche solo a immaginare (sognare), la possibilitàdi un intervento incisivo, in grado di cambiare la situazio-ne. È l'idea stessa del cambiamento che sembra essersieclissata, nel loro orizzonte. Ma della politica, quando la sispogli dell'ambizione di farsi portatrice di progetti di cam-biamento dotati di una qualche rilevanza, rimane una ver-sione minima,tecnica, spoliticizzata. Una politica ridotta afunzione amministrativa rivolta, al più, a rispondere alle"emergenze" immediate.

In quest'ottica, gli unici criteri degni diattenzione diventano l'efficacia e lacompetenza tecnica. Perché, se lapolitica non può produrre cambiamentirilevanti, perdono di peso le differenzetra culture politiche, visioni ideali,narrazioni della realtà. Bisogna partireda qui, dunque, per capire perché,

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Perchè i giovaninon protestano?

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nel trade off tra governabilità e rappresentanza, i giovaniprivilegino nettamente la prima, propendendo per unaridefinizione degli assetti istituzionali volta ad una nettasemplificazione, a fare sì che chi governa possa decidere, ein fretta: il che diventa più importante di cosa, e come, sidecide. Tanto che, tra i giovani, si registra il livello più altodi consenso verso l'ipotesi di governi tecnici, senza i politi-ci (Fig. 1). Ai loro occhi, anziché apparire come una solu-zione di ripiego, l'accordo tra gli esponenti più "competen-ti" delle diverse parti viene auspicato a monte, in quanto, infondo, pienamente coerente con la loro idea di politica.Certo, le ragioni per cui i giovani italiani non protestanorispetto allo svantaggio che li accomuna, o quelle per cuiassistono in silenzio al mutamento profondo del nostro as-setto istituzionale sono complesse e richiedono una tratta-zione attenta e analitica. Per capirle conviene guardare davicino i giovani, prestare attenzione alla loro visione delmondo e del futuro, ai loro valori, sogni e priorità. Perchétutto questo si riflette sulla sfera politica. Solo in questomodo diventa possibile riconoscere l'esistenza di un comu-ne modo di avvicinarsi alla politica, fatto di domande, orien-tamenti e aspettative, dotato di una coerenza di fondo. Indi-viduare il filo rosso che collega le loro domande di sempli-ficazione del sistema politico, il loro rifiuto di ideologie eideali, l'accento sulla competenza tecnica e sull'onestà, evedere come tutto questo si traduca nella domanda di unapolitica "tecnica", costitutivamente frammentaria, tradottae ridotta, nella migliore delle ipotesi, a gestione efficacedello status quo.

Come rispondere al disagio dei giovani

I ventenni di oggi sono cresciuti [1] in mezzo ad un climasociale profondamente differente rispetto a chi, oggi, ha piùdi trent'anni. Hanno attraversato le fasi dell'infanzia e del-l'adolescenza mentre si consumava il passaggio, descrittomagistralmente da Benasayag e Schmit [2004], del futuroda terra di promessa e progresso a luogo di insidia. Partico-larmente in Italia, dove più forte pesa il pessimismo verso ilfuturo e verso le prospettive dei giovani[2]. E dove, paral-lelamente, lo svantaggio che contraddistingue le giovanigenerazioni sotto il profilo socio-economico si staglia piùmarcato che altrove[3].Sono cresciuti, inoltre, pressati da adulti - nei loro ruoli digenitori, maestri e professori, allenatori, conoscenti… - che,pure in buona fede, li hanno invitati a tenere bene in consi-derazione che il futuro non sarà facile, tutt'altro. E che, dun-que, sarà bene che scelgano con accortezza la loro strada.Studia, o sarai disoccupato. Non iscriverti al liceo classico,non scegliere filosofia, non fare il giornalista: ce ne sonogià troppi, a spasso. È quella che Benasayag e Schmit de-scrivono come un'educazione basata sulla minaccia del peg-gio. Ecco perché ci appaiono così disillusi: se i sogni fannoparte di una cultura orientata fiduciosamente verso il futu-ro, quando questo appare invece - e viene presentato - comeuna minaccia, non c'è spazio per i sogni né per il desiderio.Bisogna piuttosto mettere ai margini tutto ciò che "non ser-ve", che è astratto, che non è quantificabile. Che è grande.

Come si riflette, tutto questo, sul piano dei rapporti tra igiovani e la politica? La letteratura recente sottolinea, inmerito alla partecipazione politica dei giovani, come questiultimi tendano ad allontanarsi dalle forme istituzionalizza-te (voto, attività all'interno dei partiti etc.) per guardare peròcon maggiore interesse verso modalità non convenzionali(attraverso movimenti, associazioni, consumo critico): èancora così?La prima pista di riflessione parte dall'osservazione di comela loro disillusione intacchi il senso di efficacia politica.Per mobilitarsi, è necessario essere sostenuti dalla convin-zione che allo sforzo della partecipazione possa corrispon-dere un risultato. I giovani, invece, "sanno" - ancor prima discendere in piazza - che tanto non servirà a nulla. Il lorosenso di inefficacia coinvolge peraltro anche le modalitàdal basso, spontanee di attivismo, come quelle legate al con-sumo critico (tab.1). Si tratta di un elemento di ricerca rile-vante, visto che, come si è anticipato, fino a una decina dianni fa i giovani sembravano "naturalmente" propendereverso l'attivismo diretto e di movimento che in qualche mi-sura compensava, agli occhi degli osservatori, la loro pro-gressiva distanza da soggetti e prassi partecipative più isti-tuzionalizzati e convenzionali.La loro distanza dall'idea che si ci possa mobilitare insie-me per raggiungere obiettivi comuni è così ampia che fini-scono col guardare con sospetto chi decide di percorrerequella strada. Infatti, la loro percezione delle persone chedecidono di mobilitarsi, anche attraverso gruppi e movi-menti, spesso è inquinata 1)dal sospetto di fini personali o2) dalla sensazione che la politica sia un campo di battagliatra estremisti. Molti giovani, tra quelli che abbiamo intervi-stato, motivano la loro distanza dalla politica con l'argo-mentazione secondo cui coloro che vi si dedicano sarebbe-ro dei "fanatici", degli "invasati", rei di adottare letture ide-ologiche che "servono soltanto a sviare l'attenzione dallarealtà". La loro distanza rispetto alla possibilità di misurar-si con ideali di cambiamento dell'esistente li conduce adadottare, per spiegarsi il comportamento di chi appare mag-giormente coinvolto in politica, attraverso le metafore - evi-dentemente più convincenti - della fede calcistica o del tor-naconto personale."Io penso di far parte di quella categoria che vive la politicaun po' lateralmente diciamo, invece parecchie persone concui parlo faccio caso che sono effervorati da questa cosa, etengono il voto nascosto, o sono fermamente rossi o sono

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di costruzione politica (le "emergenze" del momento), ma èla politica stessa ad aver rinunciato a porsi come confrontoaperto tra scenari futuri alternativi, dissimulandosi dietrola maschera dell'oggettività e della mancanza di alternative.Certo, c'è anche un'ingenuità nell'atteggiamento dei giova-ni, che scambiano per oggettivo ciò che non lo è, e che è, infondo, il portato di una lunga e crescente estraneità, dei gio-vani ma, con essi, della società intera, dai luoghi e dalleprassi della partecipazione istituzionalizzata. "Compensa-ta" da un maggiore interesse, almeno fino a tempi recenti,nei confronti della partecipazione di movimento, che peròha una valenza formativa sul linguaggio, le prassi, il fun-zionamento della democrazia meno diretta ed efficace. Èurgente, dunque, che si ricreino canali e occasioni di dialo-go e partecipazione tra cittadini - e, tra loro, giovani - eistituzioni. Che si ricostruiscano argini al generalizzarsi diun cittadino "profano" della politica [Matonti 2005].Un ulteriore versante fondamentale della riflessione riguar-da la pedagogia, e coinvolge tutti i soggetti che a vario tito-lo (scuola, famiglie, associazioni…) hanno a che fare conl'educazione dei più giovani. Il punto è che il desiderio delfuturo, e non la minaccia del peggio, dovrebbe tornare adessere il motore dell'apprendimento. Anche nella scuola,dove si tratterebbe di ridiscutere l'impianto pedagogico sul-la scorta dell'insegnamento di Freud, per cui la molla del-l'apprendimento è proprio il desiderio di imparare e com-prendere. Non si tratta di vivere nell'irrealtà, alimentandoillusioni pericolose. Il punto è che, a forza di presentare aigiovani il futuro in termini di minaccia, e di esortarli a ridi-mensionare i loro sogni ritagliandoli sulla scarsità di op-portunità che si presume avranno, si rischia di cadere nellatrappola della profezia che si autoavvera. Si rischia, cioè, ditagliare, ridurre il potenziale di innovazione, cultura, cam-biamento, crescita, critica di cui le giovani generazioni pos-sono essere vettore. E si rischia, per evitare la delusione, dialimentare disillusione: non è detto che la cura sia miglioredel male.

Elisa Lello

12/12/2015I riferimenti bibliografici sul sito www.sbilanciamoci.info

fermamente neri o sono fermamente verdi, e li vedo moltoconvinti, come se fosse un tifoso dell'Inter, un tifoso dellaJuve o un tifoso del Milan; e guai a chi gli tocca il suopolitico o la sua politica, come se ne ricavasse qualche pro-fitto…" (intervista n. 45)Ma, se la politica non è più un mezzo per ottenere un cam-biamento significativo del modo in cui vanno le cose, cosarimane della politica stessa? Il risultato di questa sottrazio-ne appare una concezione minima, tecnica, di politica. Unapolitica ridotta ad amministrazione dello status quo, chevede estinguersi la sua funzione nell'obiettivo di apportarepiccole migliorie, frammentate, in risposta alle varie "emer-genze" del presente. E le richieste che i giovani rivolgono(si accontentano di rivolgere) alla politica appaionocongruenti con questa concezione: onestà (nel senso di "as-senza di corruzione"), competenza tecnica, semplificazionemarcata del sistema politico per conseguire governabilità,intesa come abbattimento dei costi e dei tempi degli iterdecisionali.Di fronte a tali aspettative, non c'è da augurarsi che la poli-tica "accontenti" i giovani, nel senso che persegua forzata-mente le loro domande di una politica minima, tecnica. So-prattutto là dove la semplificazione e la disintermediazionefiniscono per erodere le basi della democrazia. Perché, al disotto delle loro domande, si muove la disillusione e la cer-tezza di non poter guardare con fiducia al futuro: è qui,dunque, che si dovrebbe agire. Lungo, suggeriamo, almenotre piste.Ai giovani deve essere restituito il diritto di vivere appienola loro giovinezza, ritrovando sicurezza nel presente e fidu-cia verso il futuro. Si tratta di scalfire la cappa di pessimi-smo che li porta ad essere certi di non avere opportunità,che è in fondo il portato di decenni di trascuratezza, da par-te della politica, nei confronti delle prerogative progressi-vamente perdute dai giovani.Da diversi anni notiamo infatti una dinamica particolare,per cui, mano a mano che vengono alla luce dati sullo svan-taggio dei giovani in termini di risorse, tutele e opportuni-tà, la politica risponde elargendo epiteti volti ad attribuireai giovani stessi la causa del loro stesso disagio. Dunque, laprima risposta non può che riguardare il Welfare e la spesapubblica: misure efficaci di sostegno al reddito per tutte lecategorie di lavoratori, politiche e servizi che, dal dirittoallo studio al sostegno ai nuovi nuclei familiari fino allecondizioni e tutele del lavoro perseguano l'obiettivo diribilanciare spesa sociale e opportunità in maniera final-mente più attenta alle nuove generazioni.I giovani, come abbiamo visto, sembrano "schiacciati" sulpresente, e allo stesso modo la loro idea di politica comerisposta frammentaria alle emergenze oggettive del presen-te è priva di qualunque tensione verso il cambiamento, dun-que verso un futuro desiderato, in qualche misura progetta-to. D'altra parte, però, la politica sembra avere per primaperso di vista la capacità di confrontarsi sul futuro, estin-guendosi nell'eterno presente della ricerca "in tempo reale"del consenso dell'opinione pubblica.I giovani scambiano per "oggettivo" ciò che invece è opera

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Elogio del posto fisso (e di chi ce l'ha)Ciao a tutti,voglio confessare un orribile pec-cato: io sono una statale con ilposto fisso. Lo so, me lo ripeteteormai tutti i giorni e da tutti i pul-piti: sono la rovina di questo pae-se. Se l'Italia non è la nazione piùsviluppata al mondo, e non abbia-mo imprese astronautiche, startupfantascientifiche e distretti spe-cializzati in ogni cazzabubboloinformatico è colpa mia. Sono ioche blocco con la mia sola esisten-za le magnifiche sorti progressi-ve dello Stato. Sono un'infingardadalla mentalitàristretta, anco-rata al vecchio,arroccata neisuoi privilegi,che poi sarebbe-ro uno stipendioa fine mese, unaserie di compiti precisi da svol-gere per contratto, un certo nu-mero di giorni di ferie all'anno,un orario stabilito da passare allavoro, e la possibilità, se mi am-malo, di restare a casa o in ospe-dale a curarmi, senza essere li-cenziata.A mio personale, personalissimoavviso, questi dovrebbero esserei diritti minimi riconosciuti adogni lavoratore, qualsiasi cosafaccia. Ma se lo dico, c'è una le-vata di scudi, perché pare che si-ano privilegi immondi e che siairresponsabile da parte mia difen-derli, perché, c'è sempre chi ag-giunge, per moltissimi altri lavo-ratori in Italia non è così, e quin-di mi devo vergognare e stare zit-ta. A rinfacciarmelo, spesso, sonoproprio quelli che non hanno tu-tele, e posso capire la loro rab-bia, per carità. Ma mi sfugge sem-pre perché pensino che la loro vitadiventi migliore se fanno diven-tare ancora più schifosa la mia:ho sempre notato che il mal co-mune non è mezzo gaudio, è solo

una fregaturaper tutti.Ad onta di quel-lo che potetepensare di me, ecioè il peggio,

sono una brava persona. Che mol-to spesso anni fa ha fatto una scel-ta, sulla base delle circostanze del-la vita e anche delle inclinazionipersonali.Io, per esempio, a fare la liberaprofessionista o l'imprenditricenon sono brava. Non è mica unacosa per tutti,quella, eh. A par-te che bisognaavere un'idea perun'impresa, biso-gna anche poi, esoprattutto, ave-re il carattere perreggere lo stress.Devi trattare con le banche, pen-sare agli investimenti, ai mutui, lacontabilità, le tasse. Devi saperfronteggiare le ansie, saper recla-mare i soldi dai clienti che nonvogliono pagare o sono in ritar-do, ragionare sempre con scaden-ze a tre mesi, sei, un anno. Nontutti ce la fanno: io, per esempio,no. A non avere la certezza diun'entrata fissa non mi sento sti-molata, mi viene l'ansia, vado nelpanico, e quando sono

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Detesto essere aggressiva, mivengono il mal di stomaco ela gastrite. Odio poi la com-petizione continua con tuttoe tutti

Quando sono al lavoro, vistupirà scoprirlo, io lavoro.Mi direte che magari altrinon lo fanno. Eh, guardate,quello ovunque. Anche nelleditte private

in panico non rendo nulla.Detesto essere aggressiva, mivengono il mal di stomaco e lagastrite.Odio poi la competizione conti-nua con tutto e tutti, colleghi chepossono fregarti la consulenza ola commessa, altri professionistio ditte che giocano magari spor-co. Quindi, dopo aver sperimen-tato che non fa per me e valutatola si tuazione, ho deciso che nonfaceva per me.Ho perciò deciso che volevo un

posto fisso da di-pendente, conuno stipendiomagari non re-gale ma dignito-so,e la possibili-tà di avere deltempo libero per

me e dei ritmi umani, perché infondo la vita è pure una sola, eper quanto il lavoro mi possa pia-cere e dare soddisfazioni, secon-do il mio modesto parere è sanoavere anche altro.Quando sono al lavoro, vi stupi-rà scoprirlo, io lavoro. Mi direteche magari altri non lo fanno. Eh,guardate, quello ovunque. Anchenelle ditte private o fra i liberoprofessionisti ed imprenditori c'è

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Cari colleghi di Lavoro e Salute, propongo la pubblicazione di questa testimonianza che smonta alcuniargomenti - tutti sono impossibili da affrontare in quanto sorti da luoghi comuni e superficialità intellettive -ormai decennali dei detrattori (tanti politici, sindacalisti e giornalisti) contro il lavoro nei pubblici servizi.Sono certo che tantissimi, e comunissimi, lavoratori pubblici si riconosceranno nello stato d’animo esternatoin questa lettera diretta, anche, a tanti cittadini che sono indotti a non vederci di buon occhio. Ciao. Stefano

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Ma siamo quelli che poi, quandovoi geni avete fondato le imprese,e avuto idee innovative, vi dannouna mano a far andare avantil'ordinario, proprio perché siamoordinari come lui.Non disprezzateci. Non siamo in-telligenti e coraggiosi come voi,ma neanche ci proviamo. Siamodispostissimi a lasciarvi gli ono-ri, e i successi, e lo sfavillio dellagloria e l'esaltazione della batta-

glia, se ci tenete.Noi ci acconten-tiamo di una no-iosa tranquillità,del nostro trantran, e lavoriamo ognigiorno per co-

struirlo.Se ci stressate, ci togliete tutto,ci spingete a vivere come voi, noinon ce la facciamo.Ma alla lunga, non ce la potetefare nemmeno voi. Perché il mon-do è fatto di equilibri complessi,e tutti i tipi di persone sono fon-damentali perché la società fun-zioni come deve. Voi fondatorid'imperi sietetutti AlessandriMagni, ma poi civogliamo noi, ocome con gliA l e s s a n d r iMagni a brevegiro tuttocollassa.L'impero romano non è duratomille anni solo per i suoi genera-li, ma per la pletora di burocratioculati nelle retrovie, che rifor-nivano le legioni, distribuivano gli

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sempre qualcuno che non fa unbeamato caspita o lo fa male, emagari non viene licenziato o con-tinua a essere chiamato lo stessoperché è parente di, o figlio di, eprende comunque incarichi ecommesse perché va a giocare agolf o ad altro con chi le deveassegnare. Co-nosco imprendi-tori ricchi chesono vissuti unavita con questosistema, e liberiprofessionisti acui non affidereila gestione del mio criceto. Quin-di non è certo il posto fisso ol'aspirazione ad averlo ildiscrimine fra le persone intelli-genti e smart e quelle no.Io forse non sono una personabrillante, e sono molto comune.Ma il mondo, pensate un po', èfatto per larga parte da personecome me. Che magari non sonoincredibili geni, ma fanno deco-rosamente quello per cui sono pa-gate e in cambio vogliono poteressere tranquille, impostare laloro vita su qualcosa di certo, unostipendio a fine mese, che ti per-mette di comprarti oaffittarticasa, avere la macchina,comprare il cibo e ogni tanto con-cederti una vacanza o un viaggio.Non vogliamo diventare ricchi, enemmeno rivoluzionare il mondo,perché siamo consci che non faper noi e non ne saremmo capaci.

Io forse non sono una perso-na brillante, e sono moltocomune. Ma il mondo, pen-sate un po', è fatto per largaparte da persone come me.

stipendi alla truppa, stilavanorapporti sui barbari ai confini,controllavano che ogni città pa-gasse le tasse e facevano la ma-nutenzione delle strade.Quindi state attenti a maltrattar-ci, perché poi, nei momenti in cuiserve, spesso siamo noi, oscuri egrigi passacarte, a risolvere i pro-blemi quotidiani e salvarvi il culo.E allora che vi devo dire? Niente,noi del posto fisso raramente al-ziamo la voce. Puntiamo sullaresilienza. Ci becchiamo gli insul-ti e non rispondiamo, se non man-dandovi spesso e volentieri aremengo a mezza bocca, fra i den-ti, quando nessuno ci sente, con-sapevoli che se non ci fossimo granparte di quello che date per scon-tato nella vostra vita non ci sa-rebbe.Ridete pure di noi, se così vi pia-ce, sentitevi migliori, e più smart,epiù moderni, attribuiteci il falli-mento dello Stato, e ogni guaiodella nostra civiltà. Poi quandovi servono magazzinieri, e conta-bili, e insegnanti per i vostri figli,e infermieri e dottori quando sta-

te male, e vigilidel fuoco, e po-liziotti, e impie-gati e portinai epostini e came-rieri e non netrovate di braviperché a furia diassumere preca-

ri e di minacciarci con il licen-ziamento immediato nessuno piùriesce a stare tranquillo e siamotutti isterici e arruffoni, chiede-tevi perché.O anche no, non lo so, gli intelli-genti siete voi, ecco.----------------------------------------Pubblicata anche su www,lavega.it

Ridete pure di noi, se così vipiace, sentitevi migliori, epiù smart,e più moderni,attribuiteci il fallimento del-lo Stato, e ogni guaio dellanostra civiltà.

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A PAGINA 25

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La migrazione di infermieri italiani verso il RegnoUnito è aumentata del 70% nel triennio 2012 - 2015.Se crisi occupazionale e precarietà sono buoni motiviper emigrare, anche la svalorizzazione della profes-sione e demansionamento rappresentano valideargomentazioni per abbandonare il Bel Paese.

La crisi della professioneinfermieristicaSi stima che gli infermieri italianiemigrati nel Regno Unito, in se-guito al conseguimento della lau-rea in scienze infermieristiche,abbia raggiunto il numero di 2500unità, come dichiara ilNursing&Midwifery Council, ilRegistro Britannico degli Infermie-ri. Il collegio IPASVI confermaquesti dati affermando che il nu-mero di espatri verso il RegnoUnito per esercitare la professio-ne infermieristica è aumentato del70% nel triennio 2012 - 2015.Questi dati sono messi spesso inrelazione alla crisi economica cheha attraversato il Paese e confer-mano la continua emorragia di"cervelli" che è ormai endemica.Cosa offre l'Inghilterra che l'Italianon è in grado di offrire?Partendo dal lato economico pos-siamo immediatamente riscontra-re alcune sensibili differenze tra glistipendi lordi annui italiani e quel-li inglesi. Sul sito del Royal Collegeof Nursing, l'associazioneinfermieristica inglese, vengonopubblicate le tabelle retributive re-lative agli anni 2014/2015 riserva-te ai dipendenti del NHS (NationalHealth Service - NHS).Le posizioni contrattuali inglesiprevedono un totale di 9 Band (iprimi 4 riservati alle figure profes-sionali paragonabili agli OSS), tut-ti hanno dei points intermedi,assimilabili agli scatti di anzianitàprevisti in italia. Il Band 8 è suddi-viso in quattro Range. Il passaggida un Band all'altro può avvenireesclusivamente attraverso laacquisizioni di competenze specia-listiche[1].Un infermiere inglese viene nor-malmente inserito in Band 5 con

un retribuzione minima di 21.478sterline annue che equivalgono a32.648 Euro. Gli stipendi medi diun infermiere italiano, con 15 annidi esperienza, e al netto del bloccocontrattuale in vigore dal 2009, siaggirano sui 25 mila Euro lordi/annui,Ma mentre i salari italiani riman-gono pressoché invariati perchéprivi di qualsiasi progressione ver-ticale, quelli inglesi aumentanoattraverso due istituti chiari: unolegato agli scatti di anzianità eduno ottenibile attraverso la forma-zione supplementare.A ltro punto favorevole dellainfermieristica inglese è lavalorizzazione professionale che siraccoglie all'interno dellaacquisizione di competenze chedanno valore alla tanto auspicataautonomia che in Italia è solo an-nunciata.Gli infermieri inglesi, oltre a lau-rearsi, attraverso i corsi di forma-zione possono ambire ad acquisi-re diverse competenze, tra cui an-che la prescrizione di farmaci epresidi[2].

Nel 2011 Saluteinternazionale.infodava un quadro esauriente sullescelte in ambito formativo delNHS. Nell'articolo di Paola DiGiulio si evidenziava come la for-mazione degli infermieri inglesifosse uno snodo fondamentale peril rilancio complessivo del sistema(vedi post Formazione e carenzadi infermieri: il dibattito all'estero).La questione economica dunque,pur rappresentando un valido mo-tivo, non è il vero nodo per la qua-le molti infermieri italiani hannodeciso di emigrare. La gamma dellemotivazioni è ampia, dalla attualedisoccupazione e precarietà, allamancanza di riconoscimento pro-fessionale per giungere aldemansionamento in atto in molteaziende. Potremmo riassumerequanto scritto in una sola frase:crisi della professioneinfermieristica.La crescita delladisoccupazione in ItaliaDal 1973 (anno in cui Baglionicantava W l'Inghilterra) ad oggi leleggi di modifica della professioneinfermieristica si sono succedutecon regolare cadenza, con un'ac-celerazione negli anni novanta chesi sono caratterizzati anche per unatrasformazione legislativa del SSN.Gli infermieri hanno visto evolverela professione dalla cosiddettaausiliarità all'autonomia professio-nale ed il percorso formativo dallaformazione delle scuole regionalia quello accademico.Provando a dare una spiegazionea tutte queste questioni è inevita-bile partire dal problema occupa-zionale che, in questo momentostorico, vede una forte decrescitadella domanda interna, con unmercato saturo sia a livello di pub-blico impiego che del settore pri-vato.A conferma di quanto si afferma,è molto interessante una ricercaeffettuata dal sindacato Nursind.Il Centro Studi Nursind nel 2014ha pubblicato un documento dovesi analizzano i dati occupazionalidegli infermieri laureati dal 2009al 2013, un arco di tempo che coin-cide con la grave crisi economicache ha attraversato il Paese[3].

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La valorizzazione professionaleavrebbe dovuto ricevere la mag-gior spinta dalla formazione acca-demica, la quale invece non hasortito gli effetti sperati. Una dellerisposte peggio concepite per dare"valorizzazione" alla professione èstata la promulgazione di Masterdi 1° e di 2° livello che hanno let-teralmente invaso le Università,risolvendo con ogni probabilità ilproblema della occupazione di al-cuni settori della formazione erimpinguando le casse.I Master, almeno per laprofessione infermieristica,rappresentano uno dei motivi perparlare di fallimento della classedirigente. Il sistema dellaformazione post-laurea, oltre a nonavere alcun riconoscimentoeconomico, era totalmentedisgiunto dal fabbisogno di profes-sionisti per Aree di Competenza.In controtendenza di quanto av-viene nel sistema anglosassone cheinvece forma i propri infermierisulla base di esigenzeorganizzative, sia delle unitàospedaliere che di quelle territo-riali.Questo esodo biblico di infermie-ri deve portarci a fare una seria ri-flessione sulla situazione profes-sionale italiana, perché in un mo-mento storico in cui il de-finanzia-mento economico del sistema gra-verà pesantemente sugli operatorisanitari appare ovvio il rischio divedere strumentalizzata la profes-sione è molto alto.Se da una parte è evidente che ilgoverno della professioneinfermieristica non ha tenuto mi-nimamente conto della situazioneeconomica, delegando al sindaca-to ogni responsabilità, dall'altra siritrova a dover affrontare la legit-tima ambizione di crescita con ri-sorse zero. Il tema delle risorse, siain ambito sanitario che universita-rio, non è secondario rispetto altema annoso delle competenzeavanzate e rappresenta la spada diDamocle a cui gli infermieri devo-no guardare con timore.

Piero Caramello

Infermiere.

www.saluteinternazionale.it

La crisi dellaprofessioneinfermieristicaCONTINUA A PAG. 20

I dati che colpiscono sono la con-tinua decrescita dell'occupazioneal primo anno dalla laurea, passa-ta dal 90% del 2009 al 25% delprimo quadrimestre 2014. In que-sti dati non mancano le differenzeper aerea geografica, dove il Nordtiene seppur vede i disoccupati su-perare gli occupati (57 % a 43%)mentre scendendo nella penisolala disoccupazione raggiunge per-centuali drammatiche si va dal76% nel 2013 al Centro sino adarrivare ad un significativo datonegativo del 96% nelle IsoleTutto questo mentre i dati del rap-porto OCSE 2014 dicevano che inItalia mancherebbero almeno60mila infermieri. SecondoIPASVI, valutando i dati europei,il fabbisogno di infermieri al 2020potrebbe essere quantificato in260mila unità. Questo numero,empirico e basato su dati olandesi(10,1 ogni 1000 abitanti) rappre-senta l'ambizione massima, ma sesolo ci avvinassimo alla Francia, ilnumero sarebbe comunque di al-meno 90mila unità.La precarietà è l'altro fenomenoche caratterizza questi ultimi anni,dal 2003 al 2014 la forbice tra im-piego a tempo indeterminato e tem-po determinato si andata pian pia-no a ridursi sino a vedere unsuperamento del secondo sul pri-mo. Nel 2003 i contratti a tempoindeterminato rappresentavano piùdel 90% del totale. Sarebbe inte-ressante valutare, anche alla lucedel Jobs Act, l'impatto sull'occu-pazione infermieristica tenendopresente che il concetto "tutelecrescenti" trasforma di fatto uncontratto indeterminato in un de-terminato per 3 anni, che altro nonfa che aumentare la precarietà"percepita".Se crisi occupazionale e precarietàsono buoni motivi per emigrare,anche la svalorizzazione della pro-fessione e demansionamento rap-presentano valide argomentazioniper abbandonare il Bel Paese.

Valorizzazione e demansiona-mento sono inversamente propor-zionali, se aumenta la prima dimi-nuisce il secondo e viceversa.I l demansionamento è un fenome-no che è sempre esistito ma chesolo da qualche tempo ha preso adavere un'attenzione particolare.Esiste, nel mondo sanitario, la con-vinzione atavica che l'infermiereper qualche motivo divino sia ca-pace di una flessibilità lavorativasenza eguali: capace di passaredalla gestione di una circolazioneextracorporea al rifacimento lettisenza che subisca alcun contrac-colpo psicologico. Questo, chenon è esemplificativo per raccon-tare il demansionamento nella suaaccezione professionale, è forse lacausa dell'esistenza del problema:un professionista multitasking a cuichiedere qualunque cosa.

Dobbiamo ammettere che IPASVIci ha messo del suo quando nel-l'emanare il nuovo CodiceDeontologico nel 2008 ha scrittoall'art. 49 "L'infermiere, nell'inte-resse primario degli assistiti, com-pensa le carenze e i disservizi chepossono eccezionalmente verifi-carsi nella struttura in cui opera.Rifiuta la compensazione, docu-mentandone le ragioni, quando siaabituale o ricorrente o comunquepregiudichi sistematicamente ilsuo mandato professionale". Perquanto si tenda a non dare a que-sto articolo alcuna responsabilitàper ciò che avviene, facendo pre-sa sulla seconda parte dello stes-so, rimane indubbio che la parola"compensare" carenze e disservi-zi sia un pericoloso eserciziolessicale che in pochi anni si è rile-vato un boomerang che nessunoaveva previsto.

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- una riduzione marcata della capacità fisicacomincia dopo i 50 anni, con una riduzione del 20%tra i 40 e i 60 anni;- il declino della forma fisica è minore tra ledonne, in parte per un più basso livello iniziale dicapacità fisica massimale (2/3 rispetto agli uomini);- l'invecchiamento è associato a un progressivodeterioramento di diverse componenti dell'organi-smo, tra cui: capacità aerobica e cardiovascolare (ri-duzione della gittata cardiaca; riduzione della capa-cità vitale forzata); forza e resistenza muscolare(elasticità; equilibrio; composizione).La relazione si sofferma poi su cosa dicono gli studisulla capacità lavorativa dei lavoratori anziani:- le revisioni disponibili sull'argomento lamenta-

no la carenza di studi su lavoratorianziani o di risultati relativi alle classidi età più anziane (anche per scarsonumero di lavoratori);- in molti paesi solo unaminoranza di lavoratori continua alavorare dopo i 55-60 anni e questisono in media più sani di quelli chevanno in pensione (healthy workereffect);- per questo motivo in vari studila prevalenza di molte malattie odisturbi risulta tra i lavoratori oltre60 anni artificiosamente più bassa diquella osservabile in lavoratori piùgiovani;- in generale, il declino delle

capacità mentali e sociali pare più lento e più tardivodi quello delle capacità fisiche, anche se con l'etàaumenta la prevalenza di disturbi mentali comuni,soprattutto ansia e depressione;- lavoratori anziani in occupazioni con impegnofisico mostrano in alcuni studi alte prevalenze di di-sturbi muscoloscheletrici.I l relatore si sofferma poi in particolaresull'invecchiamento progressivo nel compartosanitario, del personale dipendente del SistemaSanitario Nazionale, con una quota, per i lavoratorioltre i 55 anni, che è tuttavia ancora sotto il 25%.Sono anche ricordati principali fattori di rischio deilavoratori della sanità:- fattori ergonomici: sollevamento emovimentazione di pazienti; posture scomode odolorose;- fattori psicosociali: ritmi di lavoro elevati ocarico di lavoro eccessivo; richieste psicologiche ditipo emotivo; minacce e violenza fisica; lavoro aturni; conciliazione casa-lavoro;- fattori biologici: rischio di esposizione a liquidi

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Professioni sanitarie allo stremoI RISCHI DELL'INVECCHIAMENT O

Sul progressivo invecchiamento della forza lavo-rativa con particolare riferimento al comparto sani-tario. Le cause dell'invecchiamento, la riduzione dellacapacità mentali e fisiche e le soluzioni integrate.La consapevolezza che se in un ambiente lavorativonon si tiene conto delle esigenze dell'organismoumano aumenteranno irrimediabilmente nel tempoil numero di lavoratori con disturbi e malattie lavorocorrelate; i problemi per chi ha già impedimenti do-vuti all'età o ad altre cause; le ripercussioni sulla pro-duttività dell'azienda.Per parlare di invecchiamento della forza lavorativaci soffermiamo sugli atti del Convegno pubblicatisul sito dell' Azienda Sanitaria Locale di Milano e inparticolare su un intervento dal tito-lo "Dati e prospettive" e a cura diAngelo d'Errico (ServizioSovrazonale di Epidemiologia ASLTO3, Regione Piemonte).- riforma pensionistica Fornero:innalza l'età minima per la pensionedi vecchiaia a 67 anni e per quella dianzianità a 42 anni di contribuzione.- le richieste lavorative general-mente non si riducono con l'età, masi riduce la capacità lavorativa;- esiste un'ampia variabilitàindividuale in questa riduzione dellacapacità lavorativa;- possibile incompatibilità tra lacapacità funzionale del lavoratoreanziano e il livello di richieste sullavoro.In particolare si distinguono due aspetti principalidella capacità lavorativa: capacità mentale e capa-cità fisica.Riguardo alla capacità mentale nell'invecchiamentoi cambiamenti fisiologici che generalmente avven-gono nella percezione, nell'elaborazione delle infor-mazioni e nel controllo motorio riducono la capacitàdi lavoro mentale:- l'attività psicomotoria è più lenta e quellacognitiva è ridotta;- la memoria recente diminuisce;- i tempi di reazione sono più lenti;- anche l'apprendimento di temi complessi puòessere più lento;- in particolare bisognerebbe valutare la capacitàdi comprendere e svolgere il lavoro, seguire istruzio-ni, comunicare e interagire con gli altri, garantire lapropria sicurezza.Riguardo invece alla capacità di lavoro fisico si in-dica che:- la capacità di lavoro fisico di un lavoratore di65 anni è circa la metà di quella di uno di 25 anni;

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che certamente ilmancato turno overha accentuato inquesto quasidecennio di purghe alSsn in modod r a m m a t i c o ,soprattutto al Sud enelle regioni sottoschiaffo per i debiti.

Anche se non va dimenticato un altro fenomeno: icosiddetti inidonei, quotati dalla Bocconi in oltre70mila. Tra i quali i medici sono minoranza.Un esercito pubblico in ritirataIl totale dei dipendenti pubblici nel 2014 era di 3,253mln unità: 20mila meno che nel 2013. Nel Ssn erano663mila, l’1% in meno (7mila) contro una media dello0,6% tra tutte le amministrazioni. Il calo per l’Ssn èstato del 2,7% (5,1% per tutta la Pa) dal 2007. Danotare che i l Ssn è il secondo tra tutta la Pa (dopo lascuola) col 21,79% di tutti i dipendenti pubblici.Lavoro flessibile in calo, boom diincarichi liber o professionali econsulenzeSu 79.923 unità di personale a tempo determinato ein formazione lavoro impegnate nella Pa, il Ssn necontava 28.722: praticamente un terzo del totale,quasi mille in più del 2013, ma il 21% meno che ottoanni prima. Record invece nel Ssn per gli incarichilibero professionali, di studio, ricerca e consulenza:sono stati 13.152 con una crescita del 69% dal 2007.Un boom.Crollano i costi: 1,3 mld meno del 2008Il totale del costo del personale nel Ssn è stato di39,129 mld, come detto 350 mln in meno del 2013.ecirca 900 mln meno del 2013. Se poi si fa il raffrontocol 2008, il costo è sceso di circa 1,3 mld. Laretribuzione media annua lorda per dipendente è di38.573 euro, 100 in meno dell’anno prima,praticamente alla pari di quella del 2009 e 3mila euroin più che nel 2007. Per comprare meno. Almenoper gli stipendi non al top.

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biologici;- rischio infortunistico: cadute accidentali; lesionida ago e taglienti.Viene poi presentata l'esposizione ai fattori di rischiodei lavoratori della sanità, con riferimento anche aimovimenti ripetitivi, e sono riportate diverse tabellecommentate sui fattori di rischio correlati all'età deilavoratori.In definitiva l'invecchiamento dei lavoratori della

Professioni sanitarieRISCHI INVECCHIAMENT O

sanità conseguente alla riforma delle pensioni daràluogo nei prossimi 5-10 anni a una situazione in cuiuna rilevante quota di lavoratori (probabilmente il15-20%) non riuscirà a svolgere i propri compiti o ciriuscirà incontrando forti difficoltà, peggiorando ilproprio stato di salute e la qualità dell'assistenza, erischiando il licenziamento per non-idoneità oassenze per malattia.

Il documento "Dati e prospettive", a cura diAngelo d'Errico, intervento al Convegno "In-vecchiamento e lavoro in sanità" è scaricabileall'indirizzo:www.puntosicuro.info/documentidocumenti/151103_ASL_To_invecchiamento_lavoro_dati.pdf

Foto d’interni. Sempre meno lavoratorie sempre meno pagatiAllarme ipocrita, o constatazione soddisfatta, dichi in questi ultimi vent'anni ha preso a pugni, coni media e con le leggi, gli operatori della sanità el'impianto del Servizio Sanitario Nazionale.Basterebbe un pò di onestà intellettuale e diautocritica per riconoscere che c'è stato semprechi - comunisti, esperti e studiosi - ha sempre, econ cognizione di causa, denunciato e propostoforme di resistenza della sanità pubblica ealternative innovative. Dopo il virusdell'aziendalizzazione e dei tagli ai finanziamentialle Regioni e alle strutture sui territori, limitarsi apiangere e registrare (come fanno i sindacatimaggiori) il massacro è solo sadico girare il coltellonelle piaghe sui corpi degli operatori, dei malati edelle loro famiglie sempre più costrette a sostituirelo Stato pur continuando a pagare le tasse e vedersichiedere anche il pizzo per i farmaci, le visitespecialistiche e i ricoveri per il loro malati cronici-------------------------------------------Dal Sole24ore/sanità del 15 gennaio 2016

Sempre meno, sempre meno pagati, sempre piùvecchi. Il Servizio sanitario nazionale continua aperdere pezzi. Nel 2014 ha lasciato per strada in solidodici mesi 7mila dipendenti. E quasi altrettanti sistima che possa averne persi soltanto nei primi novemesi mesi del 2015. Un record. Dal 2007 al 2014 iltaglio totale è stato di 19mila unità. Altro record.Intanto la spesa totale è calata di 350 mln (lo 0,9% inmeno) e rispetto al 2007 è salita di un misero 0,3%:in pratica una fortissima perdita secca in termini dipotere d’acquisto. (::::)Un popolo che invecchia, quello del Ssn: ha un’etàmedia di 49,7 anni, 51,7 per gli uomini e 48,7 per ledonne. Dal 2001 l’età media è cresciuta di sei anni(7 anni per le donne).L’amaro Conto annuale e le denunce dei sindacatiDal conto annuale 2014 della Ragioneria dello Statoarrivano altre amare conferme del calooccupazionale, con tutti i riflessi sull’assistenza,denunciati dai sindacati di settore. Numeri da brivido,

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A partire dagli anni '80 del secolo scorso è iniziatoun periodo di declino dei diritti ed in generale delleprecedenti conquiste ottenute dalla classe operaiadall'immediato dopoguerra in poi.(....)

Alla perdita di potere contrattuale dei lavoratori si èaggiunta così negli ultimi 20-25 anni una diffusaperdita di salute e anche di sicurezza sul lavoro: nonsolo si è arrestato per chi svolge lavori usurantil'allungamento dell'aspettativa di vita media, ma si ènotevolmente contratta quella di vita in buona salute.Gli Infortuni sul lavoro a fronte di una contrazionedegli occupati nel periodo 2008-2015 si sono ridottilievemente in numeri assoluti ma non negli Indici diFrequenza e di Gravità (secondo l'OsservatorioIndipendente di Bologna nell'ultimo anno abbiamoavuto a fronte di una lieve ripresa dell'occupazioneun aumento degli infortuni mortali (circa 100 in più).Inoltre non si attenuano le Stragi di lavoratori inalcuni settori particolari quali l'Edilizia, l'Agricoltura,le Grandi Opere, la Siderurgia, i Porti, le ditte di Fuochid'Artificio.Le malattie professionali, per le quali i dati INAILsono gravemente sottostimati,sono in aumento e nonsolo per un certo livello di "emersione" legatoall'ampliamento della tabella del 2008, ma anche perl'onda lunga dei tumori professionali dovuti allemassive esposizioni a cancerogeni degli anni 60-90;di questi solo un numero limitato sono "tabellati";sono invece in aumento le patologie muscoloscheletriche, quelle da stress lavorativo e da mobbing(queste ultime ancora non tabellate), ed altrepatologie "emergenti" aventi nesso causale oconcausale a basse/medie esposizioni a sostanzechimiche ( come la Sindrome da Sensibilità ChimicaMultipla ) o a campi elettromagnetici (radiazioni nonionizzanti) come la Sindrome da Elettrosensibilità.Stante l'attuale situazione sopra descritta si prevedecomunque, per il futuro, una diminuzione deilavoratori colpiti da patologie professionali o dainfortuni, ma solo perché la precarietà del lavoro licostringerà a non denunciarli o gli impedirà dicorrelare le patologie all'esposizione negliinnumerevoli posti di lavoro che avranno frequentatoper tempi insufficienti a documentarne il rischio.E' infine da considerare nel caso delle lavorazionipiù inquinanti per i lavoratori, ma anche per lepopolazioni residenti nelle vicinanze (Siderurgia,Grandi Opere con scavo di Tunnel inutili, industriachimica di sintesi e della raffinazione idrocarburi,centrali a carbone ) il periodico ripresentarsi di unaconflittualità spesso insanabile tra lavoratori chedifendono i posti di lavoro, essendo privi di

prospettive occupazionali "pulite", e cittadini chedifendono il loro diritto a non ammalarsi.

PROPOSTE SPECIFICHE SULLA SALUTE ESICUREZZA SUL LAVOROProblematiche di stress occupazionale, ivi compre-so il mobbing e più in generale la discriminazione sullavoro, nonché la violenza o lo stalking da parte diterzi: modifiche normative sia abrogative ( modifichepeggiorative, contenute nel Jobs Act,dell'art.18 dellaLegge 300/70 e introduzione del demansionamentoper motivi organizzativi; modifiche al DLgs 81 conintroduzione di un'area specifica su stress, mobbinge violenza, come da proposta di Associazione AIBeL(Proposta già in fase avanzata). Introduzione del reatopenale di mobbing nell'ordinamento giudiziario(Proposta già in fase avanzata).Revisione del regime sanzionatorio del D.Lgs.81/08 ridotto drasticamente dal D.Lgs.106/09, fino ariportarlo a quello originale e introduzione nel codi-ce penale (in analogia alla proposta di omicidio stra-dale) del reato di omicidio sul lavoro con apparatosanzionatorio e iter processuale analogo a quello diomicidio volontario;Revisione della tabella dell'INAIL sulle malattieprofessionali in modo da far rientrare nell'elencoulteriori patologie rispetto a quelle presentiattualmente (DLgs del 21 luglio 2008). In particolaremancano molti tipi di tumori, alcune patologiegravemente invalidanti come MCS e sindrome daelettrosensibilità e tutte le patologie psichiche epsicosomatiche correlate allo stress occupazionale ealle molestie e violenze sul lavoro.Revisione della Tabella INAIL allegata al DLgs 38/2000 art.13 (quantificazione del danno biologico).La quantificazione per molte patologie è bassa edinoltre ci sono patologie da inserire ex novonell'elenco.I Servizi di Prevenzione sui luoghi di lavoro delleASL e le vecchie e nuove nocività: occorre unRITORNO AL FUTURO attraverso un percorso chesuperi l'appannamento degli ultimi anni, privilegiandola qualità degli interventi alla quantità: è sotto gliocchi di tutti il fallimento dell'azione basata suinumeri di sopralluoghi, di visite mediche etc,

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Stralci dal Congresso Nazionale di Medicina Democratica - Movimento di Lotta per la Salute -svoltosi a Firenze il 19-20-21 novembre 2015

Lavoro, nocività e prevenzione:mobbing, tumori, infortuni

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privilegiata all'interno dei Coordinamenti delleRegioni, piuttosto che su interventi basati sullaqualità; la ripresa di un intervento partecipato con ilavoratori tenendo conto che, a differenza che inpassato è necessario che siano i Servizi di Prevenzioniad andare a cercare il soggetto debole, cioè i

Lavoro, nocività e prevenzione:mobbing, tumori, infortuni

lavoratori, che oggi per i motivi detti in precedenza,non solo non arrivano che in rari casi a rivolgersi aiServizi, ma spesso hanno maturato una notevolediffidenza.Estensione dei Pool di magistrati che si occupano disalute e sicurezza sul lavoro in ogni Procura,prevedendo percorsi di formazione specifici primadell'entrata nel pool, fino alla creazione di una Procuranazionale per la sicurezza sul lavoro.

NB. Il documento intero suwww.medicinademocratica.org

Abbondano i disegni di legge perdare una parvenza di “legalità”alle forme di lavoro “precario” conlasostituzione delle parole che lodefiniscono.Da “precario” il lavoro diviene“agile”, e in alcune accezzioni divieneaddirittura “smart” dove di “smart”per il lavoratore vi è molto poco.Tutto diviene indefinito, la cosìdettacornice costruita per dare unaparvenza di “legalità” per alcunielementi diviene risibile rispetto, adesempio, alle norme per la gestionedella sicurezza sul lavoro.Abbiamo tra le mani un ibrido chesta tra il regolamento aziendale tipoe e un contratto commerciale ove illavoratore è un fornitore in unarelazione di potere sbilanciata.L’aspetto della prestazione è affidatoal contratto individuale tralavoratore e impresa, in unacondizione di totale subalternità dellavoratore.Orari, tempi di lavoro, aspettigestionali sono consegnati allatrattativa individuale tra lavoratoree impresa. Abusi, truf fe e compensinon pagati in ragione dicontestazione della qualità dellaprestazione erogata dal lavoratoresaranno possibili e numerosi inquanto le clausole contro gli abusiriguardano solo gli aspetti formali delcontratto. Il dominus è l’aziendacommittente versus il lavoratore cheè monade isolata e debole.Non esiste nessun accenno che

tutela della salute e della sicurezzadel lavoratore che svolge la propriaprestazione lavorativa in modalità dilavoro agile.2. Al fine di dar e attuazioneall’obbligazione di sicurezza, e tenutoconto dell’impossibilità dicontrollare i luoghi di svolgimentodella prestazione lavorativa, il datoredi lavoro deveconsegnare una informativaperiodica, con cadenza almenoannuale, nella quale sono individuatii rischi generali e i rischi specificiconnessi alle modalità di svolgimentodella prestazione.3. Il lavoratore che svolge la propriaprestazione lavorativa in modalità dilavoro agile, per iperiodi nei quali si trova al di fuoridei locali aziendali, deve cooperareall’attuazione dellemisure di prevenzione predispostedal datore di lavoro.

Gino RubiniEditor Diario per la Prevenzione

richiami l’ergonomicità delleattrezzature fornite dal committenteo proprie dellavoratore. Per fare unesempio i lavoratori agili del callcenter potranno operare con cuffieda tre soldi, apparecchiature di bassaqualità…Non parliamo poi della prevenzionedello stress lavoro correlatototalmente ignorata in quanto illavoro “agile” non sarebbe stressanteper definizione.I commi 2 e 3 dell’articolo 6 sonoemblematici dell’assenza di tuteladella salute di questi lavoratori.Il Parlamento dovrà discutereseriamente prima di licenziare questopericoloso pastrocchio ove di “agile”vi è solo l’amabile disinvoltura adevitare di affrontare la complessitàdei problemi che questa tipologia dilavoro produrrà nel mercato dellavoro.La pericolosità sta nella diffusionedi un rapporto di lavoro di naturaaltamente subordinata spacciatocome rapporto di lavoro autonomo“leggero” esenza rischi per lasalute . La sua“pe r i co los i t àsociale” è parisolo a quellagenerata daiVoucher.Art. 6. Sicurezzasul lavoro.1. Il datore dilavoro devegarantire la www.diario-prevenzione.it

cronache, studie inchieste

di sicurezza sul lavoro

SMART WORKING, OVVERO IL COTTIMO NELL ’ERA DIGIT ALEUna volta si chiamava lavoro a domicilio. Un ritorno al passato usando parole nuove.

LAVORO TANTO “AGILE” DA ESSERE VOLATILEE INSICURO PER LA SALUTE E SICUREZZA

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IL GOVERNO: MALA TTIE PROFESSIONALIE MORTI SUL LAVORO? ABBIAMO LA SOLUZIONE.Il governo ha trovato l’autostrada per derubricare la strage italica sul lavoro, imponendola perdecreto, nelle pieghe del mai troppo maledetto Jobs Act. Ad esempio, dallo scorso 23 dicembre èabolito l'obbligo a carico dei datori di lavoro della tenuta del registro infortuni, compreso l'inoltrodella certificazione relativa agli organi di controllo. Niente registro, niente infortuni, niente morti.Con questa legge vengono meno anche le malattie professionali che risulteranno ricadutenaturali della organizzazione schiavista del lavoro.

JOBS ACT, LA LEGGE DELL'INSICUREZZAAbolizione del Registro infortu-ni, riduzione dei componenti sin-dacali in Commissione consultiva,non applicazione delle tutele ai la-voratori con i voucher: questi ipunti più controversi, che porte-ranno all'aumento di infortuni emalattie professionaliNon verrà certo meno nei prossi-mi mesi (e forse anni) l'esigenzada parte della CGIL di approfon-dire e soppesare gli effetti concre-ti che il Jobs Act (articolato finorain otto Decreti) dispiegherà nelprossimo futuro, soprattutto inmateria di salute, sicurezza e pre-venzione per i lavoratori e le lavo-ratrici.Occorre dire subito, però, che nonsolo le misure specifiche dell'arti-colo 20 del D.Lgs.151/15 (cosid-detto "Decreto semplificazione")e del Decreto riguardante le atti-vità ispettive avranno un effettosulle condizioni di vita e di lavoronel nostro paese.La norma sul demansionamento adesempio, che abbiamo giudicatomolto negativamente, oltre ad ave-re permesso alle aziende azioni fi-nora non possibili, ha anche intro-dotto il concetto della "non obbli-gatorietà" della formazione speci-fica alla mansione prima del cam-bio della mansione stessa.Può sembrare un dettaglio, ma nonlo è. Cosa succede, in concreto,quando un lavoratore viene imme-diatamente adibito a un compitodel quale non conosce i rischi spe-cifici e le relative misure di pre-venzione da adottare? Succedeche l'incidenza di infortuni e ma-lattie professionali aumenta, e au-menterà nei prossimi anni, perun'intrinseca falla che si crea nelsistema di prevenzione e protezio-ne aziendale.

Come non pensare anche alla que-stione della sorveglianza elettroni-ca (o classicamente "video-sorve-glianza"), che assegna al datore dilavoro la possibilità del controlloattraverso apparecchiature speci-ficamente fornite perl'espletamento della prestazionelavorativa (come smartphone,tablet, personal computer), senzaalcuna negoziazione con le rappre-sentanze sindacali o altro?Oltre ai noti e sollevati problemidi privacy, è evidente come l'even-tuale uso disciplinare odiscriminatorio dei dati provenientida questo tipo di controllo solle-verà molti contenziosi, non aiutan-do certo il clima di benessereorganizzativo necessario al nostrotessuto produttivo e aziendale.Le misure contenute, infine, nelDecreto che istituisce l'Ispettora-to nazionale per l'attività ispettiva,lasciano aperti molti problemi: ilcoordinamento sarà limitato ai soliMinistero del Lavoro, INPS eINAIL, o si realizzerà il famoso eauspicato coordinamento con ilsistema di Regioni e ASL?E le funzioni del cosiddetto "Ispet-tore unico", la sua dote formativae strumentale, quando vedranno laluce? Sono ancora molti, quindi,gli aspetti non chiariti da questointervento di riforma che ha biso-gno di decretazione attuativa per

essere pienamente giudicato. Bi-sognerà dunque lavorarci sopracome Confederazione e come ca-tegorie, per far sì che, nelle possi-bilità concrete, esso possa rappre-sentare un reale elemento di avan-zamento.Ma torniamo all'articolo 20 delDecreto "semplificazioni", che ri-guarda direttamente le materie disalute e sicurezza. Il primo proble-ma evidente a chi legge (e a chi haseguito la nostra campagna con-traria, sfociata anche in un avvisocomune, unitario con Confindu-stria, avverso al provvedimento) èla riduzione dei componenti dellaCommissione consultiva perma-nente (ex articolo 6 del D.Lgs.81/08) di espressione delle parti so-ciali, con l'introduzione al loroposto di componenti espressionedel mondo associazionistico e tec-nico professionale.E' evidente a chiunque abbia unpo' di discernimento e buona fedeche in questo modo la"governance" della Commissioneviene mutata con la modifica deinumeri necessari per l'espressionedel parere, violando il principio del"tripartitismo" cui è informata lalegislazione italiana ed europea inmateria di salute e sicurezza.Il giusto ruolo delle parti sociali, aquesto punto soccombente con la

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nuova disciplina rispetto alla par-te di Stato e Regioni, è invece im-portantissimo e centrale per la trat-tazione di problemi che le suddet-te organizzazioni risolvono o ten-tano di risolvere ogni giorno nei po-sti di lavoro (reali e fisici) di que-sto paese. Ma la vulgata imperan-te rispetto alla "pletoricità" dellaCommissione stessa e al ruolo nonpiù "utile" o "necessario" dei cor-pi intermedi all'interno della dina-mica sociale e politica, ha decisoaltro.Gli altri due aspetti assolutamentenegativi contenuti nel Decreto (ri-spetto ai quali come CGIL stiamopensando a ricorsi di tipo giuridi-co in sede sia europea sia italia-na), sono quelli relativi ai lavora-tori retribuiti attraverso i vouchere all'abolizione del Registro infor-tuni.Per i primi si prevede la non appli-cazione delle tutele relative allaprevenzione previste dalD.Lgs.81/08, se questi non presta-no la propria opera nei confrontidi un'impresa o di un professioni-sta.Ci si dimentica però che questaforma di lavoro, nata per regola-mentare in qualche modo il lavoroaccessorio e occasionale, ricon-ducendolo nell'ambito della rego-larità, è subito diventata una dila-gante forma di precarietà: è evi-dente, dunque, la discrimina-torietà della norma in questione neiconfronti di centinaia di migliaiadi lavoratori e lavoratrici.Altro punto negativo è quello del-l'abolizione dell'obbligatorietà dellatenuta del Registro infortuni, chedoveva essere una misuracollaterale al famoso Sistema In-formativo Nazionale per la Preven-zione (SINP), sistema peraltro maipartito né deliberato dai governidal 2008 a oggi.La misura è del tutto favorevole aquelle aziende scorrette che nongradiscono che si tenga traccia diquanto succede all'interno dei loroluoghi di lavoro, che non gradisco-no "intrusioni" da parte degli

INFORTUNI SUL LAVOROINDENNIZZABILE IL DANNO DALL'INAIL

ANCHE SE DERIVA SOLODA UNO SFORZO FISICO

Infortuni sul lavoro: indennizzabile il danno dall'INAIL anche sederiva solo da uno sforzo fisico.Per il tribunale di Ivrea, lo sforzoè da considerarsi causa violenta se è diretto a vincere una resisten-za peculiare della prestazione lavorativa.La causa violenta, necessaria affinché un infortunio possa essereindennizzato dall'INAIL con l'indennità giornaliera legislativamenteprevista, può ravvisarsi anche in uno sforzo fisico.Questo almeno è quanto stabilito dal Tribunale di Ivrea con lasentenza n. 61/2014. I giudici della Sezione Lavoro, infatti, hannoprecisato che è ben possibile che se da un atto di forza derivi unalesione, esso possa integrare un'ipotesi di sforzo idoneo a legitti-mare la corresponsione dell'indennità giornaliera da infortunio.Nel caso di specie la lesione era derivata al lavoratore dalla ne-cessità di appoggiarsi con la schiena sulla parete di un silos e scuo-terla con forza al fine di far defluire, come necessario, del pan-grattato che era rimasto bloccato sui bordi. A causa del dolorepersistente, il ricorrente, il giorno successivo, si era trovato co-stretto ad abbandonare il posto di lavoro per raggiungere, peraltrotramite autoambulanza, il Pronto Soccorso, dove gli veniva dia-gnosticata una lombalgia acuta da sforzo.Dinanzi a tale circostanza, e in contrasto con quanto richiesto dal-l'Istituto (per il quale l'evento dal quale al lavoratore era derivatala lesione non sarebbe in realtà dipeso da causa violenta, ma damalattia comune), i giudici hanno riconosciuto al ricorrente cin-quanta giorni di inabilità temporanea assoluta indennizzabili daparte dell'INAIL.Ciò in considerazione del fatto che, nel caso di specie, il lavoratoreaveva compiuto, da solo, un'operazione anormale dal punto di vi-sta ergonomico e rifacendosi alla giurisprudenza della Cassazione,in base alla quale lo sforzo che comporta una lesione integra lafattispecie della causa violenta, anche se non straordinario né ec-cezionale, purché sia diretto a vincere dinamicamente una resi-stenza peculiare della prestazione o dell'ambiente di lavoro.

Valeria Zeppilliwww.studiocataldi.it

JOBS ACT, LA LEGGEDELL'INSICUREZZA

organi di vigilanza. E pensare, in-vece, che proprio la legislazioneeuropea e la Direttiva relativa aqueste materie prevedono che leaziende sono tenute ad adottareuna simile forma di registro, chetracci gli accadimenti e sia a di-sposizione delle autorità e dellerappresentanza sindacali aziendalie territoriali.Solo un accenno, in conclusione,a un'ulteriore questione la cui in-terpretazione è ancora controver-sa, ovvero l'abolizione dell'obbli-go di comunicazione degli infor-tuni con una prognosi sotto i 30

giorni da parte del datore di lavo-ro, sostituita da una comunicazio-ne da parte dell'INAIL. Oltre alleevidenti conseguenze di opacità eproblematicità che la norma com-porterebbe (fra cui la mancata co-municazione automatica all'auto-rità giudiziaria), la farraginositàdella misura assegna all'INAIL unruolo molto rilevante e anche ri-schioso.

Sebastiano CalleriResponsabile nazionale Salute eSicurezza CGILwww.rassegna.it 15/1/2016

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digita: https://db.tt/25N8OD2Gweb_vademecum_ospedali.pdf

VADEMECUMINCA CGIL.SALUTE ESICUREZZANEGLIOSPEDALI

SICUREZZA LAVOROQUALI SONO LERESPONSABILITA'DEI LAVORATORIUn saggio di Olympus si sofferma sul ruolo, sugli obblighie le responsabilità del lavoratore in materia di sicurezza sullavoro. Focus sui casi di assenza di responsabilità, diresponsabilità concorrente o di responsabilità esclusiva dellavoratore.Se in questi anni il legislatore ha dato rilevanza al ruolodel lavoratore, al suo essere soggetto attivo della sicurezza,in tema di responsabilità gli inadempimenti del lavoratorevengono ora a determinare una inevitabile ricaduta suglialtri soggetti obbligati e incidono sulla imputazione e ri-partizione delle responsabilità in ordine all'evento dannoso.Ad affrontare il tema della responsabilità del lavoratore, conparticolare riferimento agli orientamenti giurisprudenzialie al D.Lgs.81/08, è un WorkingPaper, pubblicato daOlympus nel mese di giugno 2014, dal titolo"L'individuazione e le responsabilità del lavoratore inmateria di sicurezza sul lavoro" a cura di MariantoniettaMartinelli (Avvocato del Foro di Trani, Specialista in Dirit-to del Lavoro e Sicurezza Sociale presso l' Università diBari).Affrontiamo il tema della responsabilità, partendo dallapossibilità di assenza di responsabilità del lavoratore.I l breve saggio ricorda innanzitutto che condizione neces-saria e sufficiente per la configurabilità di responsabilità incapo al lavoratore inadempiente agli obblighi di sicurezza èche il datore di lavoro abbia, a sua volta, adempiuto agliobblighi, soggettivi e oggettivi, posti dalla legge a suo cari-co, in particolare, degli obblighi di prevenzione tecnica eorganizzativa, di informazione e formazione e, infine, divigilanza e controllo.E dunque secondo un ormai consolidato orientamentogiurisprudenziale, il datore di lavoro è sempre consideratoresponsabile dell'infortunio occorso al lavoratore, siaquando ometta di adottare le idonee misure protettive, siaquando non accerti e vigili che di queste misure venga fattoeffettivamente uso da parte del dipendente, non avendo alcuneffetto esimente, per l'imprenditore che abbia provocato uninfortunio sul lavoro per violazione delle relativeprescrizioni, l'eventuale concorso di colpa del lavoratore.In poche parole l'inosservanza delle norme prevenzionali(da parte di datore di lavoro, dirigente e preposto) ha valoreassorbente rispetto al comportamento del lavoratore, la cuicondotta, pertanto, può assumere rilevanza, solo dopo cheda parte dei soggetti obbligati, siano state adempiute leprescrizioni di loro competenza.E dunque non potrà essere ascrivibile alcuna responsabilitàal lavoratore dal momento che tale evento lesivo è daricondurre proprio alle omissioni e/o alle mancate oinsufficienti misure e cautele approntate dal datore di lavoroe dai suoi collaboratori, e nessuna rilevanza, in talicondizioni, assume il comportamento del lavoratore che,per quanto negligente o persino assurdo, non risultiimprevedibile, ad esempio, perché già ripetutamentetollerato in precedenza (Sentenza di Cassazione Penale,n.21205 del 31 maggio 2012).Sono segnalate, tuttavia, alcune pronunce che, riguardo alla

responsabilità civile, hanno evidenziato, pur in caso diinadempimento all'obbligo di sicurezza da parte dello stessodatore di lavoro, l'importanza di un'indagine preventiva sulnesso di causalità in presenza di un concorso di causecolpose o di cooperazione colposa del lavoratore,giungendo, in tali casi, a ridurre proporzionalmente, ma nona escludere, la misura della responsabilità datoriale.In ogni caso i risultati raggiunti dalla giurisprudenza, ai finidella individuazione della responsabilità e della colpa deldatore di lavoro, attribuiscono in sostanza rilevanza decisivaall'elemento della prevedibilità e della evitabilità dell'eventodannoso verificatosi, con l'ordinaria diligenza professionale,richiesta al datore di lavoro ai sensi del D.Lgs.81/08(Sentenza di Cassazione Civile, n. 8861 del 11 aprile 2013).Veniamo ora alla situazione di responsabilità concorrentedel lavoratore.Se dunque i principali soggetti destinatari degli obblighi disicurezza abbiano adempiuto ai propri doveri/obblighi diinformazioni, formazione, preparazione e cooperazione, puòassumere rilevanza, nella imputazione e ripartizione delleresponsabilità, il comportamento inadempiente agli obblighi di sicurezza del lavoratore, che se pur non esonera il datoredi lavoro da responsabilità, ben può cooperare colposamentea causare l'evento dannoso. La prestazione resa dal lavoratoresenza l'osservanza delle prescrizioni per la tutela e la salutedella sicurezza del lavoro pone, infatti, in essere una condottainadempiente che pur non essendo sufficiente a far venirmeno la responsabilità del datore, concorre con essa. Sidetermina, in tal caso, un concorso di cause colpose.E la condotta colposa del lavoratore dovrà essere valutatain relazione alla violazione e alle mancanze del datore dilavoro e degli altri soggetti obbligati.Se, come abbiamo visto in precedenza, il lavoratore ha dirittodi aspettarsi che il datore di lavoro lo metta nelle condizionimigliori per lavorare, il datore di lavoro ha, da parte sua, ilcorrispondente diritto di attendersi, una volta compiutoquanto gli spetta, che il lavoratore faccia quel che deve. Il

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Leggibene......per nonfarti male

Manuale d’uso per i lavoratorie le lavoratrici ospedalieri

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Per non dimenticarei propri diritti e doveri!

NEWSLETTERPER LA TUTELADELLA SALUTE

E DELLA SICUREZZADEI LAVORATORI

Consulenze gratuite sutematiche relative a salute

e sicurezza sui luoghi di lavoro.a cura di

Marco Spezia - [email protected]

LE RESPONSABILIT A'DEI LAVORATORICONTINUA DA PAG. 28

datore di lavoro ha insomma diritto di fare affidamentosull'esatto adempimento da parte del lavoratore del propriodovere.Ricordiamo che il datore di lavoro è chiamato a vigilare econtrollare il lavoratore nell'espletamento della suaprestazione. Egli dovrà verificare, in particolare, che ilavoratori rispettino la normativa e le disposizioni impartite,utilizzino i mezzi e i dispositivi di protezione ricevuti indotazione e sfuggano alla tentazione, sempre presente, dicompiere atti o manovre rischiose, ovvero instaurino prassidi lavoro non corrette, potendo il medesimo datore, nonessere chiamato a rispondere, ancorché in concorso con illavoratore, solo ove dimostri di aver vigilato attivamentesul suo operato, ovverorimanendone corresponsabile, oveil lavoratore, intenzionalmente, sia venuto meno al suoobbligo formativo.Ma fino a che punto deve spinger-si l'attività di controllo e di vigilan-za del datore di lavoro?Una recente sentenza (Sentenza diCassazione Civile, n. 20597 del 22novembre 2012) ha affermato chel'obbligo di vigilanza non implica uncontrollo costante su ognilavoratore né il dovere di assicurarela presenza del preposto dietro ognilavoratore o di organizzare il lavoroin modo da moltiplicareverticalmente i controlli fradipendenti, richiedendosi, solo, unadiligenza rapportata al concretolavoro da svolgere e, cioè, allaubicazione del medesimo,all'esperienza e specializzazione dellavoratore, alla sua autonomia, allaprevedibilità della sua condotta, allanormalità della tecnica dilavorazione. Condivisibile è ilragionamento di chi ha sostenuto chel'obbligo di vigilanza del datore dilavoro debba essere interpretato tenendo conto del livellodi competenza acquisita dal lavoratore anche grazie allaformazione ricevuta.Se in definitiva con la sua condotta avventata, disattentaovvero negligente, imprudente o imperita, il lavoratoreadeguatamente informato e formato abbia determinato ocontribuito a causare l'evento dannoso, ne risponderà intermini di concorso di colpa e il datore di lavoro che resta ilprincipale soggetto obbligato (sia quando ometta di adottarele idonee misure protettive, sia quando non accerti e nonvigili che di queste misure venga fatto effettivamente usoda parte del dipendente), vedrà una proporzionale riduzionedelle sue responsabilità.Concludiamo con alcuni cenni al caso della responsabilitàesclusiva del lavoratore.Secondo l'orientamento della giurisprudenza, è ravvisabileuna responsabilità esclusiva del lavoratore, in caso di dolo(che in questa materia si identifica con l'autolesionismo) o

di cosiddetto rischio elettivo, da lui posti in essere (un rischioravvisabile ad esempio quando l'attività svolta non siarelazionabile con la prestazione lavorativa o si spinga benoltre i limiti della stessa).E anche lo svolgimento di attività potenzialmente rischiosepuò determinare una sua condotta gravemente colposa che,se ha avuto efficacia determinante, nella causazionedell'evento, determina il sorgere di responsabilità esclusivaa suo carico: il lavoratore deve rispettare l'obbligo diadottare le modalità che si appalesino, in concreto, le menopericolose, ovvero deve astenersi dallo svolgimento dellestesse.Ed è ravvisabile una sua responsabilità esclusiva quando ilsuo comportamento, per il carattere anomalo o esorbitante,rispetto alle sue mansioni o alle procedure aziendali e/oalle direttive organizzative ricevute, risulti del tuttoimprevedibile e, come tale, inevitabile, nonostante la correttae puntuale attuazione in azienda del sistema prevenzionalevoluto dalla legge.Quindi, per assumere i connotati di unica causa efficiente

dell'evento il lavoratore deve metterein atto un comportamento abnormee, dunque, fuori da qualsiasicontrollo da parte delle personepreposte: deve essere stato posto inessere, ad esempio, del tuttoautonomamente e al di fuori dellemansioni attribuitegli (e, pertanto, aldi fuori di ogni prevedibilità per ildatore di lavoro), ovvero deve essereconsistito in qualcosa diassolutamente imprevedibile daparte del datore di lavoro, ovveropur rientrando nelle mansioni che glisono proprie, sia consistito inqualcosa di radicalmente,ontologicamente, lontano dalleipotizzabili e, quindi, prevedibili,imprudenti scelte che il lavoratorepotrebbe compiere nella esecuzionedel lavoro, ovvero, infine, deveessere stato realizzato dal lavoratorecon dolo, cioè con laconsapevolezza di violare le cauteleimpostegli.

In definitiva è necessario dunque che il lavoratore abbiaposto nel nulla situazioni di pericolo create dal datore dilavoro o eliminandole o modificandole in modo tale da nonpoter essere più a quest'ultimo attribuite: in tal caso, puressendo la condotta del datore di lavoro (o degli altri suoicollaboratori responsabilizzati dalla normativa) colposa e,persino, di per sé idonea a causare l'evento dannoso, essendointervenuto, successivamente, un comportamento dellavoratore assolutamente eccezionale, esorbitante eimprevedibile, quella condotta datoriale non assumeefficienza causale rispetto all'evento, restandone il lavoratorel'unico responsabile.

Tiziano Mendutowww.puntosicuro.itIl documento di Olympus è scaricabile all'indirizzo:http://www.puntosicuro.info/documenti/documenti141128_WPO_37_responsabilita_lavoratore_sicurezza.pdf

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salute degli operatori sanitariDalla Puglia un contributo dallarivista oline salutepubblica.net

IL PENDOLARISMO DEILAVORATORI IN SANIT A':UN RISCHIO PER LALORO SALUTE E PERQUELLA DEI CITT ADINI.I l Servizio Sanitario ha come scopo principale quellodi conservare, promuovere ed aiutare il recupero dellasalute dei cittadini. Sarebbe pertanto paradossale o"controproduttivo" (per usare un aggettivo caro IvanIllich) che proprio la organizzazione sanitaria fossecausa di malattia. Non ci si riferisce qui al vasto edattuale campo della cosiddetta "malasanità" ma alla"patogenicità" che può rappresentare per alcuni(quanti?) lavoratori del servizio sanitario una cattivaorganizzazione del lavoro.In questi mesi si è denunciato da parte delle organiz-zazioni sindacali i rischi per la salute di medici edinfermieri derivanti da turnazioni stressanti perchènon intervallate dal giusto riposo o perchè svolte incarenza di organico.Ma vi è un altro aspetto della organizzazione dellavoro in grado di incidere sulla salute dei lavoratorie sulla efficienza del servizio fornito ai cittadini: ilpendolarismo.Nel deficit di conoscenza riguardante il ServizioSanitario, che stando alle dichiarate intenzioni sisarebbe determinati a colmare, rientra sicuramenteil mondo dei pendolari.Quanti sono? Quante ore di viaggio fanno ogni gior-no? Per quanti giorni si ammalano ogni anno? E'abbastanza intuitivo che un mal di testa al mattinoper chi lavora nella stessa città in cui abita ha a menoprobabilità di produrre un'assenza dal lavoro rispettoa quello di chi dovesse lamentarlo a 100 km didistanza dal luogo di lavoro.La Puglia è lunga e stretta ma le articolazioni delServizio Sanitario, che per tanti aspetti comincia adessere concepito come unitario, su questo aspettonon trascurabile continuano a ragionare comemonadi.Proprio in questi giorni è stata resa nota una impor-tante pronuncia della Corte di Giustizia europea inmateria di orario di lavoro: “Il tempo di spostamentodeve essere considerato come orario di lavoro”. Piùprecisamente, i lavoratori che non hanno un luogo dilavoro fisso e abituale hanno diritto a vedersi rico-nosciuto come orario di lavoro retribuito gli“spostamenti quotidiani dal proprio domicilio ai luo-ghi in cui si trovano il primo e l’ultimo cliente indica-ti dal datore di lavoro”. Siamo certi che questo prin-cipio non possa applicarsi ai pendolari del ServizioSanitario data la sostanziale unitarietà del datore di

lavoro?Che viaggiare per andare al lavoro faccia male ènozione acquisita. Erk Hansson e colleghi nel 2011hanno pubblicato un interessante lavoro realizzatoin Svezia che correla modalità di spostamento (autoo mezzo pubblico) e sua durata con la percezionedel proprio stato di salute, disturbi del sonno e numerodi giorni di assenza di malattia. Lo studio tiene contoanche dei fattori confondenti come l'età, il sesso e lacondizione socio economica. Viaggiare per oltreun'ora o anche meno determina stress e riduce lapresenza al lavoro. (http://bmcpublichealth.biomedcentral.com/articles/10.1186/1471-2458-11-834)La mobilità dovrebbe quindi essere inclusa nellavalutazione del rischio richiesta ad ogni datore dilavoro evitando di esporre a lavori ad elevatocontenuto attentivo personale sottoposto a tempi dipercorrenza prolungati. Ma soprattutto è necessariosottrarre alla raccomandazione ed alla supplica lapossibilità di mobilitare per scambio il personale,creando in Regione una bacheca on-line dove gliinteressati ad avvicinarsi a casa possano trovare deicorrispondenti per uno scambio. In subordine sicechino soluzioni per ridurre i tempi di percorrenza(offerta di trasporti comunitari, ecc) cheprobabilemente costerebbero meno dei giorni diassenza. Quanti lavoratori vanno ogni giorno daLecce a Bari e viceversa? Qualcuno si è preoccupatodi saperlo?Si tratta di una conoscenza decisamente alla portatadel servizio sanitario della Regione Puglia della qualese ne gioverebbero i lavoratori e l'efficienzadell'assistenza sanitaria.

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dell'altra tesi che "non esiste una via giudiziaria all'ambientesalubre" supplente delle lotte popolari dentro e fuori lefabbriche di morte, abbiamo dunque pescato nella vastacasistica processuale sia penale che amministrativa:Montedison Porto Marghera, TyssenKrupp Torino,Eternit Casale Monferrato, Tav Muggello, Tav Valsusa,Tav Terzo Valico, Stoppani Cogoleto, Montedison Bus-si, Ferrovie Viareggio, Enel Porto Vesme, Tirr eno PowerVado Ligure, Enel Porto Tolle, Terra dei fuochi, Ilva Ta-ranto, Michelin Spinetta Marengo, Fabbricazioni Nu-cleari Bosco Marengo, Pirelli Milano, Enel Turbigo,Ansaldo Tosi Legnano, Fincantieri Palermo, GrandiNavi Venezia, Triv , Olivetti, Mose eccetera). E abbiamoscelto quale emblematico epicentro giudiziario Alessandria,che non si è fatta mancare nulla: amianto, nucleare, chimi-

ca, tav, smog; quasi a voler smentirel'abusata definizione del concittadinoUmberto Eco, "Nulla di nuovo tra ilTanaro e il Bormida", che irride il mottopapalino sullo stemma del municipio"Deprimit elatos levat Alexandriastratos", Alessandria umilia i superbi edesalta gli umili. La sentenza Solvay avràconfermato il luogo comune dell'autore-vole semiologo oppure la dedica donatanove secoli prima dall'autoritario papaAlessandro III?

Lino BalzaMedicina Democratica Alessandriamedicinademocraticaalessandria.blogspot.it

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Comunicato stampaDeludente e preoccupante la sentenzaSolvay di Spinetta MarengoComunicato stampa della Sezione provinciale diAlessandria di Medicina Democratica sulla sentenzaSolvay. Ingiusta, deludente e preoccupante sentenza. Op-portunamente collocata fra le tante (Eternit, Thyssenkrupp,Bussi, ecc.) nel nostro libro "Ambiente Delitto Perfetto" adefinire che "non esiste giustizia in campo ambientale",con tanta pace per innumerevoli comunità italiane cheproprio dalla Magistratura di Alessandria attendevanouna coraggiosa inversione di tendenza ai processi chehanno scandalizzato l'universo ecologista per la loro so-stanziale impunità tramite la derubricazione dei reati dalpesante dolo alla lieve colpa e le prescrizioni, per nondire dire delle assoluzioni. Vittime della sentenza: le particivili morte e ammalate, gli abitanti inquinati del territorio,il mondo ambientalista disarmato. Vittima la Giustizia in-somma, che, per essere "uguale per tutti" dovrebbe, percitare Guariniello, cercare di fare il bene per i più deboli.

Medicina democratica Movimento di lotta per la saluteSezione provinciale di Alessandria

da AlessandriaAmbiente Delitto perfettoEssendo uno dei pochi in Italia imperniato sul reato didolo ambientale, potrebbe aver fatto scuola proprio per iprocessi dolenti Eternit e Ilva, eppure noi non riveliamo lasentenza del processo Solvay-Montedison in Corte di Assisedi Alessandria per non anticipare il finale a chi vorrà legge-re come fossero un romanzo le cronache delle udienze:abbiamo mantenuto integra dal blog, a costo diincongruenze, la freschezza tipica di un diario, speriamocoinvolgente. A tratti farsa, a tratti dramma, centinaia dipersonaggi, in carne e ossa o evocati, infatti affollano l'aulagiudiziaria per anni. La prima ragionedella scelta editoriale, invece, è che questoprocesso si colloca in una fase storicacaratterizzata dalla crisi dei Movimentiecopacifisti in parallelo a sentenze chehanno scandalizzato il mondo ecologistae aperto in Italia un vasto dibattito sullaGiustizia in materia ambientaleculminato con la Legge sui delitti control'ambiente, peraltro a sua volta criticata.In questo inquietante contesto ha assuntoperciò importanza storica e giuridica lasentenza di Alessandria quale possibileaffermazione di una inversione ditendenza ai verdetti sui disastri ambientaliassolutori per effetto della derubricazionedel pesante reato di dolo al lieve reato dicolpa, ovvero delle prescrizioni: dal 2004al 2013 sono stati prescritti 80 mila reatiambientali, per 220 miliardi di danni chenessuno pagherà.Se del libro il processo Solvay è il nucleo centrale, la se-zione che necessariamente lo precede riguarda i Movimentipopolari. Il cenno obbligato al precursore di tutti i fallimenti:quello del Movimento operaio negli anni '80. L'analisidello stato di salute dei Movimenti ecopacifisti prima e dopoi referendum 2011. La tesi della loro sconfitta epocale perresponsabilità soprattutto del Forum per l'acqua pubblicache, all'indomani della straordinaria vittoria referendaria,aveva tutte le carte in mano (dimensione, autorevolezza esoldi dei rimborsi elettorali) per attivare finalmente ilprocesso di unificazione dei Movimenti. Rifiutando disciogliersi nei Movimenti, soprattutto con Notav Valsusa,ha dissolto un immenso ma disperso patrimonio civilecomposto da mille vertenze sul territorio, una forza politicastraordinaria potenzialmente in grado di farsi Soggettopolitico di governo nazionale dei Beni Comuni. Unaoccasione storica irripetibile: la vittoria clamorosa è statairrimediabilmente buttata nel cesso per egoismi e incapacitàdi analisi strategica di alcuni burocrati. Tesi dagli stessi assaicontestata.Salvo alcune enclave giudiziarie ancora da espugnare, laGiustizia si è prontamente adeguata al nuovo clima politicoe sociale. In più sono subentrate leggi ecoreati eresponsabilità civile magistrati, insieme a decreti ad hoc,sblocca Italia. Nelle rimanenti sezioni del libro, a sostegno

IL LIBRO

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Interessieconomici-finanziarie ricerca in ambientee salute: che generedi intr eccio?

Cristina Mangia, Marco CervinoRicercatrice/tore ambientale, Istituto di Scienzedell'Atmosfera e il Clima del Consiglio Nazionaledelle Ricerche

Emilio A. L. GianicoloStatistico ed epidemiologo, Istituto di FisiologiaClinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche eJohannes Gutenberg-Universität Mainz, Institut fürMedizinische Biometrie, Epidemiologie undInformatik, Mainz, Germania

SommarioIn questo saggio riflettiamo sulle modalità con cui l'identitàdel ricercatore e alcune prassi del lavoro scientifico si sianomodificate a causa di interessi economico - finanziari, esulle conseguenti implicazioni nella relazione scienza-società. Il nostro è il punto di vista di ricercatori pubblici,impegnati in quel settore della scienza che si occupa dellarelazione tra ambiente e salute pubblica.Parole chiaveAmbiente e salute, conflitti di interesse, genere, innovazione,ricerca partecipata, epidemiologia.

IntroduzioneSiamo tre ricercatori dipendenti di due diversi Istituti delConsiglio Nazionale delle Ricerche. Due di noi sono fisici,uno è statistico ed epidemiologo. Da dieci anni circa cioccupiamo di epidemiologia ambientale, ovvero della ricercasui nessi fra esposizione ad agenti inquinanti e stato di salutedelle popolazioni esposte. Ci siamo resi conto, peresperienza e formazione professionale, che la materia hadelicate ed importanti relazioni con la politica, l'economia,con i interessi generali e particolari. Queste relazioni sonoil centro del presente saggio. Le argomentazioni e leconclusioni espresse in questo saggio non riflettononecessariamente quelle delle direzioni dell'Ente in cuisvolgiamo il nostro lavoro.Sebbene l'educazione scientifica tradizionale e i percorsi diformazione accademica siano ancora orientati a trasmettereun'idea di scienza oggettiva, astratta e decontestualizzata,volta alla conoscenza del mondo e a risolvere i problemidell'umanità, la scienza reale non è mai stata avulsa dalcontesto in cui ha operato. La ricerca scientifica, tramite isuoi strumenti e risultati, ha influenzato l'economia, lapolitica e l'opinione pubblica.

Economia e politica che, a loro volta, attraverso ladisponibilità di risorse, umane e materiali, e meccanismi dicontrollo, hanno influenzano lo sviluppo della ricerca.L'intreccio di dinamiche politiche, religiose, economiche,sociali e di genere, il cui peso è mutevole al variare dell'areageopolitica e del momento storico, è oggi dominato dalpotere economico-finanziario, che influenza e indirizzamodalità, finalità e tempi della ricerca scientifica etecnologica.Nella grande narrazione odierna dell'innovazione comemotore del benessere economico, per una crescita smart,sostenibile e solidale, la ricerca scientifica, pubblica e privata,ha assunto sempre più il ruolo di soggetto propulsore delprocesso di innovazione. Quel processo che dovrebbeportare, secondo le parole della ex-Commissaria Europeaalla ricerca scientifica Marie Quinn, "la meravigliosa ricercascientifica che abbiamo a disposizione fino in fondo lungola catena produttiva, fino a trasformarla in prodotti e avenderla sul mercato: sviluppare nuovi prodotti, creareprodotti per i quali c'è mercato e che la gente vorrà comprare"(Benessia e Funtowicz, 2015, pag. 62).D'altra parte, tuttavia, la ricerca scientifica potrebbecontribuire a valutare criticamente questo processo diinnovazione, prevederne e, se possibile, suggerire modalitàper regolarne le conseguenze. Ma attraverso qualimeccanismi la ricerca scientifica è influenzata dagli interessieconomici e finanziari sempre più dominanti e dallacontemporanea riduzione dei finanziamenti pubblici? Cosasuccede quando gli interessi del mercato e della ricerca sullasalute pubblica vanno in conflitto? È sufficiente la nuovaprassi della dichiarazione dei conflitti di interessi nei lavoriscientifici?Partendo dal nostro punto di vista di ricercatori pubblici, inquesto saggio proponiamo alcuni spunti di riflessione sucome stia cambiando l'identità del ricercatore, su comealcune prassi fondamentali del lavoro scientifico si sianomodificate nel tempo per rispondere alle esigenze delmercato, e su alcuni possibili posizionamenti alternativi delfare ricerca scientifica.

Conoscenza e innovazione: quale identità per ilricercatoreL'attività scientifica ha sempre avuto bisogno di risorseeconomiche che consentissero agli esseri umani dediti alpensiero scientifico di esprimersi, strutturarsi in scuole,laboratori e società scientifiche. Oggi la gestione delle risorseeconomiche ha assunto un aspetto ideologico globaleprevalente. Gli scienziati, per i quali l'attività identitaria è laricerca della conoscenza, l'hanno collegata a scoperte dinuova conoscenza che abbiano valenza economica: e cioè ainnovazioni di prodotto e di servizio che riproducano efacciano crescere i capitali e i consumi. Il binomio scienza-innovazione è diventato egemonico. Infatti, nei programmiquadro della Unione Europea, la dicituraRicerca&Innovazione ha sostituito Ricerca&Sviluppo, chegià comunque declinava lo sviluppo essenzialmente intermini di crescita economica. Il binomio scienza-innovazione ha dunque stralciato qualsiasi possibilealternativa; tra le residue alternative la ricerca guidata dallacuriosità ha assunto un carattere via via recessivo, e si èridotta alla "promozione" della cultura scientifica attraversoi canoni prevalenti del marketing e della spettacolarità.

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Inviatoci da Maurizio PortaluriMedico Capo Dipartimento RadioterapiaOspedale Generale "Perrino" di Brindisi

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Istituzioni scientifiche e potere economico agiscono e retro-agiscono. Se da un lato l'impresa economica (banche,fondazioni, imprese multinazionali in primis poiché piùpotenti e capienti), assume su di sé il carico dello svilupposcientifico, dall'altro i ricercatori accettano la separazionetra pensiero sulla natura e pensiero sulla società (neutralitàdella scienza); in cambio di una posizione di co-privilegio,accettano la suddivisione dei ruoli impostadall'establishment; come motivazione prevalente del loroagire accettano il compito a loro affidato di razionalizzarel'organizzazione dell'economia e del potere conseguente(trasferimento del know-how, valorizzazione industrialedella scoperta, partecipazione diretta o indiretta agli utili,ecc.). Anzi, questo compito diventa la scienza, mentre lacuriosità intellettuale viene derubricata a motivazionepersonale, elemento interessante per la formazioneindividuale e per la promozione sociale (espressione ditalento, eccellenza, selezione), ma ambiguamente confinantecon l'autoreferenzialità, e come tale non conforme alla spintaall'innovazione e alla crescita.La curiosità dello scienziato verso la natura, non regge comeidentità sociale, ed egli finisce per ricadere nel programmaideologico del potere economico, che gli offre legittimazionesociale ai patti prima esposti.La velocità di questi processi innovativi, al pari di quellieconomici, ha assunto un andamento esponenziale. Da moltianni si sono raccolti elementi che dimostranol'insostenibilità, proprio sulla scala globale, di questo sistemaeconomico ed epistemico.L'abuso di combustibili fossili ha scavato il fossato dellediseguaglianze fra Paesi e all'interno di molti Paesi, compresiquelli più ricchi (di trasformazioni, non di risorse). E cipresenta il conto dello squilibrio climatico. I sistemi diwelfare sono passati sotto il controllo degli investitori e deimercati, che privilegiano il rimedio (farmaco) e trascuranola prevenzione primaria, che invece ambisce ad individuarele cause di cattiva salute e a prevenire i danni sanitari che datali cause discendono.La spinta a trasformare sempre più la conoscenza in prodottoha fatto sì che, in molti settori, l'efficacia e la trasferibilitàal mercato di una scoperta scientifica siano diventate piùrilevanti rispetto al suo senso intrinseco. Il doversi allinearealle esigenze del mercato e, dunque, di profitti che si devonomaturare nel tempo più breve possibile, limita larealizzazione di studi ed elaborazioni a scala temporale piùampia, e ostacola valutazioni di più lungo periodo sullepossibili implicazioni di una determinata ricerca scientificasui più svariati contesti. Per esempio, la valutazione, nellungo termine, di effetti sanitari dovuti ad insulti ambientalimal si concilia con gli interessi a breve termine sopradescritti.In questo modo, stenta a trovare finanziamenti la ricerca,che richiede tempi lunghi, sugli effetti di nuove tecnologiecosì come sulle conseguenze probabilmente già intervenutea seguito dell'adozione di una tecnologia. I dati sui fondidella ricerca europea (Gee, 2012) nel 2002-2013 sono a talproposito emblematici. A fronte di 70 miliardi di Euro

investiti sullo sviluppo di prodotti e tecnologie, appena 465milioni di Euro sono destinati alla protezione della salute edell'ambiente, lo 0,7% del totale. Oltre alla carenza di fondi,la ricerca "cautelativa" e sul lungo termine si caratterizzaanche per incidere negativamente sulla carriera dei ricercatoriche lavorano nelle università o negli enti pubblici di ricerca,laddove la valutazione è oramai incentrata sul numero diarticoli pubblicati, brevetti registrati e finanziamenti attratti.

Interessi economici e ricerca su ambiente e saluteCosa succede invece quando la ricerca riguarda la salutepubblica o l'epidemiologia ambientale? Anche in questo caso,un ruolo preponderante nel finanziamento delle attività diricerca è esercitato da multinazionali con interessi economicida difendere, interessi che potrebbero essere messi indiscussione da ricerche realmente indipendenti, ovvero ingrado di intaccare, o semplicemente disturbare, interessieconomici costituiti. Una riflessione che illumina questocampo è offerta da uno scritto di Lorenzo Tomatis (Tomatis,2004). Tra gli argomenti discussi, Tomatis mette in lucecome l'esercito di ricercatori sostenuti dalle risorseeconomiche fornite dalle multinazionali sia in grado dialterare una pratica scientifica fondamentale, l'esercizio deldubbio, trasformandolo in un alibi per proporre sempre nuovistudi mai conclusivi; un caso illustrato è quello dellatossicità dell'atrazina: "In pratica è successo che appena irisultati di uno studio dimostravano l'azione di disturboendocrino dell'atrazina (azione che già si manifesta, è benericordare, a concentrazioni di pochi parti per miliardo)spuntavano come funghi diversi studi i cui risultati limettevano in dubbio". (Tomatis, 2004, pag.204). Grazie apratiche come questa diventa possibile pilotare o rimandaresine die l'assunzione di decisioni tese alla salvaguardia dellasalute pubblica.Più di recente, nel rapporto dell'Agenzia Ambientale Europea"Late lessons from early warnings: science, precaution,innovation" (EEA, 2013) vengono riportati una serie diesempi storici di mancati allarmi relativi a sostanze etecnologie, al loro esordio apparentemente sicure, che perònel tempo si sono mostrate nocive per la salute e/o per gliecosistemi. Comuni ai vari casi sono le strategie utilizzateda gruppi di interesse, con la partecipazione attiva o ilconsenso tacito di singoli e gruppi di ricerca per individuareed ingigantire dubbi, per sottovalutare rischi, ignoraresegnalazioni, ricerche e prove scientifiche della pericolositàdi prodotti e tecnologie.Emblematiche, a tal proposito, sono le azioni messe in attodall'industria del tabacco per sovvertire la conoscenzascientifica sugli effetti nocivi del fumo (Bero, 2013). Azioniche ritroviamo ancora oggi, ogniqualvolta un interesseeconomico finanziario si senta minacciato o semplicementedanneggiato nella sua immagine da una ricerca scientifica.Ancora una volta, si procede al finanziamento di studiparalleli al fine di produrre risultati favorevoli all'industriae che, in almeno due modi, alimentano controversie:dettando l'agenda della ricerca sotto il controllo del gruppodi interesse, oppure producendo dati che mettono indiscussione ricerche sui rischi condotti da altri.La conduzione di studi paralleli e il finanziamento ad essiassociato vengono affidati a gruppi di ricerca interniall'organizzazione industriale, ovvero - direttamente oattraverso fondazioni ad essi collegati - a singoli ricercatori

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o consulenti, o ancora ad intere istituzioni di ricerca esterne.Per distrarre l'attenzione del grande pubblico, si alimentanoricerche su aspetti minori, su fattori collaterali, o comunquesu fattori la cui conoscenza non confligge con interessiindustriali, ma che anzi li alimenta.Oltre a fabbricare dubbi e controversie, la ricerca finanziatada imprese, multinazionali o da altri gruppi di interesse serveanche ad altri scopi. In relazione all'interesse economico ingioco, i risultati possono essere forniti direttamente ai policymakers o, in generale, ai mass media. Non secondario è loscopo di fornire un'immagine positiva dell'impresa chefinanzia la ricerca scientifica.Un'altra strategia è costituita da interventi tesi ad alimentarericerche che supportino la posizione dei gruppi di interesse,al fine di soverchiare i risultati di ricerche indipendenti conevidenze scientifiche a' la carte. Molto spesso questa strategiasi realizza attraverso l'organizzazione scientifica di convegnisponsorizzati e la pubblicazione degli atti senza peer review,oppure attraverso il reclutamento di scienziati di fama perscrivere articoli, editoriali, review su riviste scientifiche e/o giornali di stampa al fine di screditare autori di ricerchenon gradite. Di contro, viene alimentata la tendenza adoccultare la ricerca che non supporta la posizione del gruppodi interesse, chiedendo ai ricercatori propri consulenti ditenere i risultati sfavorevoli chiusi nel cassetto o ancoramettendo in atto azioni mirate ad impedire o ritardare lapubblicazione di risultati di una ricerca non gradita.La pratica dello scetticismo costruttivo viene piegata alloscopo meno nobile di sminuire la ricerca che non supportala posizione del gruppo di interesse attraverso attacchiall'integrità dei ricercatori sui mass media (accusati di essere"deviati" da premesse ideologiche o da militanza di parte),definendo fuorvianti le metodiche adottate, confondendo itermini dello studio e delle conclusioni per riportare ildibattito su un piano di astrazione teorica lontano dalledecisioni pratiche; ancora, vengono proposte sempre nuovepeer review sul lavoro scomodo, o si cerca di usare imedesimi dati di partenza con differenti tecniche perraggiungere risultati differenti.In ultimo si è andato rafforzando il fenomeno che Tomatisaveva già chiaro nel 1999: "Le ricerche impegnate nellaprevenzione e nella lotta per l'equità sanitaria e socialevenivano un tempo bloccate chiudendo i canali difinanziamento e privandole di mezzi.Al blocco per carenza si è sostituito (oggi possiamo dire,aggiunto con vigore, ndr) un blocco per abbondanza,attraverso l'attrazione che possono esercitare finanziamenticospicui e sicuri a temi di ricerca scelti dal potereeconomico". (Tomatis, 1999, pag. 402).Tutte queste strategie attualmente si intrecciano in modocomplesso alla scarsità di risorse destinate alle università eagli enti pubblici di ricerca. Istituzioni, che sono ormaiesposte ad una quasi totale dipendenza dai finanziamentiesterni. Con la contraddizione che le medesime istituzionipreposte a sovrintendere alla integrità scientifica dei lororicercatori e, tramite le loro ricerche, alla tutela dellacollettività, entrano in rapporti finanziari con le industrie di

cui dovrebbero valutare criticamente i processi diproduzione, i prodotti, i manufatti che esse producono(Gallino, 2007).

I conflitti di interesseNotoriamente l'epidemiologia ha il compito di diagnosticarela salute di una collettività per individuarne i fattori dirischio. In ciò, essa è differente dalla medicina che, alcontrario, si rivolge alla diagnosi e cura dei singoli (Saracci,2011).La storia dei conflitti di interesse che hanno caratterizzato ecaratterizzano le attività degli epidemiologi è lunga earticolata. Descrivere questa storia, tuttavia, esula dagliscopi di questo saggio. Qui, intanto, riportiamo unadefinizione del conflitto di interessi che, secondo ilDictionary of Epidemiology è "la compromissionedell'oggettività di una persona quando quella persona ha uninteresse personale, ovvero può beneficiare finanziariamenteo in termini di carriere e prestigio da alcuni aspetti della suaattività." (Porta, 2014)Si possono distinguere due livelli di interessi, tra loroconfliggenti. L'interesse primario della ricerca e delricercatore in ambito epidemiologico e di salute pubblicadovrebbe essere quello di produrre evidenza imparziale sufattori di rischio per la salute (Vineis e Saracci, 2014). D'altrocanto, anche l'industria energetica, del farmaco o diproduzione di dispositivi medici può avere come interessequello di produrre un'evidenza scientifica imparziale inambito di salute di comunità. Pur tuttavia, tale interesse èsubordinato a quello tipico di una azienda privata: il profitto.L'attività di ricerca in ambito pubblico è una condizionenecessaria per la massimizzazione dell'interesse primario.L'operare in istituti di ricerca pubblici - pur rappresentandosulla carta e, non di rado anche nei fatti, una garanzia diindipendenza - non è però sufficiente, considerato il crescenteruolo dei finanziamenti privati anche nei bilanci degli entipubblici. Dunque, anche in enti di ricerca pubblici non èraro imbattersi in pubblicazioni che di fatto, sulla falsa rigadi quanto avviene ed è documentato nel privato, mirano acostruire dubbi intorno, per esempio, alla nocività dovutaall'esposizione ad alcune sostanze.A proposito della produzione di dubbi, per meglio chiarirnela portata nefasta, è utile fare un passo indietro e tornare alparallelismo tra epidemiologia e medicina.Ciascuno di noi, quando si presenta come paziente alcospetto di un medico, non si aspetta che questi si limiti adillustrargli lo stato dell'arte della conoscenza scientifica,acquisita imparzialmente, sul disturbo o malattia chel'affligge. Né ci si aspetta dal medico che si limiti allavalutazione dell'incertezza che accompagna, inevitabilmente,la conoscenza scientifica. Al contrario, ciascuno di noi siaspetta che, sulla base delle conoscenze disponibili e valutataopportunamente l'incertezza ad esse associate, il medico glifornisca la soluzione migliore (Saracci, 2014).Analogamente, i gruppi di lavoratori esposti a nocività inambiente occupazionale, o le popolazioni esposte a sostanzeemesse da industrie, non si aspettano che il ricercatore o ildecisore rappresentante di una agenzia sanitaria o diprotezione ambientale si limiti ad illustrare l'evidenzascientifica e l'incertezza ad essa associata. Lavoratori ecittadini si aspettano che tali soggetti prospettino le soluzionimigliori per proteggere la loro salute.

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Soluzioni che, come in ambito medico-clinico,massimizzino il beneficio probabile e minimizzino il dannoprobabile per la salute (Saracci, 2014).Il parallelismo tra epidemiologia e medicina ci torna ancorautile per rifocalizzarci sull'interesse primario. Ciascuno dinoi si aspetta da un medico che questi siaincondizionatamente dalla parte del paziente, nel momentoin cui vaglia delle alternative diagnostiche, fa delle scelteed elabora una decisione. Sarebbe biasimabile e soggetto areprimende il medico che subordinasse l'interesse primariodella sua azione - la salute del paziente - ad un altro interesse,per esempio economico, di prestigio o di carriera.Anche dal ricercatore, dal funzionario di agenzia o daldirigente pubblico impegnato in studi che, direttamente oindirettamente, hanno un valore in termini di salvaguardiadella salute pubblica, ci si deve aspettare che siaincondizionatamente dalla parte della popolazione. Né èammissibile che altri interessi, anche i più apparentementenobili, come la salvaguardia di posti di lavoro in unaindustria inquinante, possano in alcun modo competere conl'interesse primario delle popolazioni.Le riviste scientifiche adottano oramai come prassi quelladi richiedere agli autori degli articoli di dichiarare eventualiconflitti di interesse. Allo stesso modo, è prassi che si esigala stessa dichiarazione dai revisori di articoli scientifici edai valutatori di progetti. È lecito, tuttavia, domandarsi sequesta pratica sia sufficiente. Alla luce di quanto discussofino adesso e documentato anche in letteratura (Gennaro eTomatis, 2005) pensiamo che, a prescindere dalladichiarazione di conflitto di interessi, a prescindere daeventuali distorsioni negli studi, la competizione tra interessiconnaturata al ricercatore privato o a servizio dell'industriarende di fatto insufficiente la semplice dichiarazione diconflitto di interessi.

Scienza -societàLa pressione di interessi economici in diverse attività diricerca, la connivenza del mondo scientifico con interessidi carattere commerciale o carrieristico rispetto a quelligenerali della collettività hanno portato negli ultimi anni alfatto che le posizioni di molti ricercatori vengano anchelette rispetto a possibili conflitti di interesse di parte a cuipossono essere funzionali.Nel 2014 ha fatto discutere la candidatura di Paolo Boffetta,epidemiologo di fama internazionale, al vertice del centrodi ricerca francese in epidemiologia e salute dellapopolazione. L'impegno professionale di Boffetta, al centrodi un conflitto di interessi fra privati finanziatori e oggettodelle ricerche, ha suscitato un dibattito sulla stampa francese,che ha costretto lo scienziato a ritirare la sua candidatura(Foucart, 2013; Foucart, 2014).Un'altra situazione caratteristica è quella legataall'individuazione di soluzionitecnoscientifiche di problemi pratici (localizzazione didiscariche, impianti dismaltimento di rifiuti, etc) da parte di commissioni di espertie istituzioni. Soluzioni che sempre più spesso innescano

conflitti tra le comunità locali per il loro potenziale impatto.Diventa pertanto necessario rivedere alcune prassi del lavoroscientifico in relazione alla società in ambiti come quellidell'ambiente e della salute, in cui gli interessi in gioco sonoelevati, l'incertezza scientifica è ampia e i valori in camposono differenti.Se in passato l'isolamento della comunità scientifica dallasocietà ha permesso al singolo scienziato di concentrarsi suproblematiche per le quali lui stesso riteneva di essere ingrado di trovare la soluzione, oggi è necessario individuareforme di ricerca e comunicazione più inclusive cheridiscutano il rapporto tra soggetti e oggetti della ricerca.Queste devono comportare un allargamento dei soggettiautorizzati a partecipare alla definizione delle domande diricerca e delle metodologie di lavoro, e alla raccolta diinformazioni rilevanti. Accanto agli esperti è, quindi,auspicabile la presenza di osservatori competenti, scienziatiportatori di prospettive minoritarie o di altri settori, nonchédi cittadini portatori di interessi non esclusivamenteeconomici.La storia dell'amianto fornisce ancora un'altra importantelezione in questa direzione (Gee e Greenberg, 2001). Leprime segnalazioni del pericolo per la salute causato dallavorare con l'amianto vennero da Lucy Deane, una delleprime ispettrici del lavoro in Gran Bretagna nel 1898. Nel1909 e nel 1910 seguirono due osservazioni analoghe daparte di ispettrici del lavoro pubblicate nelle relazioniannuali dell'ispettore capo delle Industrie di Sua Maestà.Sebbene le osservazioni di queste professioniste competentifossero supportate da solide argomentazioni nel campo dellemalattie occupazionali, esse non furono considerate comeun "parere di esperti". Non vennero confutate, vennerosemplicemente ignorate. Così come furono ignorate leappropriate indagini di mortalità che le stesse suggerirono.Sarà solo nel 1998, un secolo dopo, che il governo britannicometterà al bando ogni forma di amianto, una decisione a cuifarà eco qualche anno dopo quella dell'Unione Europea.Oggi si stimano circa 6000 morti l'anno per malattiecollegate all'amianto solo nel Regno Unito, 400 miliardi diEuro per i costi nell'Unione europea per le varie forme dicancro collegate all'amianto, più altri miliardi di euro perlo smaltimento dell'amianto (Gee, 2012).Ma mentre nel Regno Unito le segnalazioni di alcuneispettrici del lavoro venivano ignorate, negli USA negli stessianni la patologa e riformista sociale Alice Hamiltoncominciava, su incarico dello Stato dell'Illinois, la suaindagine sui veleni nei luoghi di lavoro. Le sue ricercheporteranno ad importanti risultati sugli effetti dannosidell'esposizione al piombo, al mercurio, ai materialiesplosivi, al benzene etc., e contribuiranno allo sviluppodella medicina del lavoro negli USA. Suo fu, infatti, il primoinsegnamento di "Medicina industriale" alla facoltà diMedicina di Harvard, suoi i testi "Industrial poisons in theUnited States" e "Industrial toxicology" su cui si formaronogenerazioni di studenti americani. E' lei stessa ad affermarenella sua biografia che forse quel ruolo ad Harvard(roccaforte del maschilismo) le era stato assegnato perchéunico candidato disponibile a insegnare una materiaconsiderata dai colleghi medici non troppo dignitosa inquanto troppo sentimentale, se non addirittura socializzante(Hamilton, 1943). In tutte le sue indagini Alice Hamiltonapprofondì sul campo sia l'aspetto ambientale che quello

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sanitario, gettando le basi di quella che sarà chiamata "shoe-leather epidemiology". Non si limitò ad analizzare dati,cartelle, bibliografia, ma visitò le fabbriche, entrò nei reparti,girò tra i medici, si recò negli ospedali, nelle chiese, nellefarmacie per trovare i casi di malattia, seguendone le traccenei quartieri e nelle case dei lavoratori. La novità del suoapproccio di ricerca, "non era solo nei contenuti, ovveronella scoperta del prezzo pagato dai lavoratori allaproduzione di fabbrica, ma anche nel metodo: le sue ricerchesi svolgevano per le strade ed i principali soggetti eranoproprio i lavoratori e le lavoratrici che diventavanoproduttori di sapere" (Armiero, 2014 pag. 10). E se il suoessere donna non la aiutò nella carriera accademica, si rilevòinvece fondamentale nel suo lavoro quotidiano per l'empatiacon le persone dentro e fuori la fabbrica. Non a caso AliceHamilton è stata definita una precursore della street science,ovvero di quella coproduzione di sapere tra attivisti edesperti che consentiva di svelare rischi lavorativi che nonerano in genere segnalati dai proprietari delle fabbriche edai medici (Armiero, 2014).L'allargamento dei soggetti autorizzati a partecipare alladefinizione delle domande di ricerca comporta l'assunzionedella parzialità, anche di genere, di quanti finora sono statial centro della scienza. Di coloro, cioè, che sulla oggettività,sull'imparzialità, sulla separatezza dalla natura hannocostruito oltre che le fondamenta della scienza anche il suopotere. L'esclusione ossessiva delle donne ha caratterizzatodalla nascita la scienza moderna. Scienza, che ha teso adescludere tutto ciò che con il genere femminile venivaidentificato ovvero la soggettività, l'emotività, lo strettolegame con la natura. (Fox Keller, 1985). Rispetto ad unparadigma astratto di una scienza come rispecchiamentodella realtà e della natura, indipendente dal soggettoosservatore, nel mondo reale della ricerca scientifica non èaffatto "neutrale" essere nei luoghi dove si decidono gliindirizzi della ricerca scientifica, le tematiche e i settori dapotenziare economicamente, per modellare il mondo delfuturo. L'aver escluso il genere femminile per secolidall'impresa scientifica e dai ruoli decisionali ha significatoanche una perdita di punti vista, bisogni, domande,prospettive ora più che mai necessari per affrontare le sfideecologiche e sociali che gli intrecci economici etecnoscientifici pongono. Al contrario assumere un puntodi vista di genere permetterebbe di mettere al centro deldibattito il modo in cui produzione, riproduzione eresponsabilità interagiscono nel rispetto della vita in ognisua forma (Barca, 2015).

Prospettive e posizionamenti alternativiPuò esistere una attività scientifica al di fuori della relazionetotalizzante con il potere economico? Nella formazionescientifica attuale si delinea una netta alternativa: o integrarsialla relazione scienza-società oggi data, per avere le risorseper fare scienza, o rinunciare alla scienza e agirepoliticamente. Esiste invece una possibile scelta dellacomunità scientifica (oggi comunque praticata da una suapiccola parte) che non sia "la soluzione altrettanto falsa, la

pratica schizofrenica dello "studio di giorno e di sera agitole masse" (Maccacaro, 1977, pag.10): la scelta di motivaree definire il proprio studio e le domande di ricerca con unavisione etica integrata ad una teoria e pratica sociale.Diverse sono le forme in cui si declinano questiposizionamenti alternativi, che spesso si intrecciano tra diloro.Una forma è quella delle reti sempre più numerose discienziati indipendenti per un uso responsabile e sostenibiledella scienza e della tecnologia. Tra queste, la "Union ofConcerned Scientists" (UCS, www.ucsusa.org), rete nata nel1969 da un gruppo di scienziati e studenti del MassachusettsInstitute of Technology, con il loro progetto di un pianetapiù sostenibile da un punto di vista ambientale, sanitario esociale. Attraverso studi dettagliati e rigorosi, questogruppo prende posizione apertamente allo scopo di arginarelo strapotere economico e mediatico delle variecorporations.In Europa è attiva dal 2009, con base in Germania, unaassociazione no-profit, la European Network of Scientistsfor Social and Environmental Responsibility (ENSSER) chemette insieme competenze scientifiche indipendenti per unavalutazione critica delle tecnologie esistenti ed emergenti(www.ensser.org/). Un'altra esperienza di storia più lunga èquella dell'International Network of Engineers and Scientistsfor global Responsibility (INES, www.inesglobal.com/) chetra i suoi obiettivi ha quello di promuovere l'uso responsabilee sostenibile della scienza e della tecnologia (nel networkl'unica realtà italiana presente è l'Unione degli Scienziatiper il Disarmo, attivi principalmente sul rischio di guerranucleare). Collegato a questo network c'è il gruppo inglese"Scientists for Global Responsibility" (www.sgr.org.uk)costituito da centinaia di scienziati naturali, sociali,ingegneri, tecnici ed architetti impegnati nel promuoverescienza, design e tecnologia che possano contribuire allapace, alla giustizia sociale e alla sostenibilità ambientale.Un'altra realtà che si è ritagliata uno spazio nel panorama dialtri modi di pensare e fare scienza è quella dei Science Shop,in Europa ricostruita di recente dalla rete ISSNET(Improving Science Shop Networking), che si confronta nelleconferenze biennali "Living Knowledge"(www.livingknowledge.org/livingknowledge). Un ScienceShop è una entità in grado di produrre ricerche scientifichein un vasto spettro di discipline a beneficio dei cittadini edelle organizzazioni della società civile e in risposta alleloro necessità. Questo approccio ha aperto (o riaperto) ilconfronto su cosa possa essere una "ricerca scientificapartecipativa".Lo sguardo dei ricercatori (e sperabilmente quello delleistituzioni scientifiche che organizzano la ricerca) siallontana dalla relazione esclusiva con le esigenze di crescitaeconomica di tipo capitalistico, si allarga ad esigenzedifferenti da quelle economiche. L'allargamento cominciadalla stessa formulazione delle domande di ricerca, ovverodalla scelta su cosa valga la pena investire il tempo esviluppare gli strumenti dei ricercatori. L'intenzione è quelladi sviluppare la partecipazione, ovvero la comunicazionebidirezionale tra i ricercatori da un lato e dall'altro quelleche Marcello Cini individua come le vere "istituzioniculturali di una società - chiese, associazioni civiche,solidaristiche, circoli sportivi, gruppi artistici, ONG" (Cini,2006, pag.334), queste ultime in grado di generare la fiducia

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Interessi economici-finanziarie ricerca in ambiente e salute:che genere di intreccio?

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l'arretramento delle condizioni di vita di altre fasce dipopolazione, e spesso di interi sistemi naturali, in altre partidel mondo. O ancora: può migliorare le condizioni di vitaattuali ma a danno delle generazioni future.La fondamentale incertezza prodotta dalle limitateconoscenze dei processi ecologici ed umani,l'indeterminismo dei sistemi dinamici complessi, le scelteumane che impattano sulla biosfera aumentano il livello diincertezza e imprevedibilità.Tutto ciò impone una riflessione più ampia sul rapporto trascienza, tecnologia e società; sul ruolo della comunitàscientifica all'interno di un processo di innovazione dato edefinito in termini di produttività e di profitto; sull'adozioneuna prospettiva di genere.La globalità dei problemi, dalle disuguaglianze in terminidi salute e accesso alle risorse, ai cambiamenti climatici,rende necessari nuovi punti di vista e nuove visioni chesuperino la cultura scientifica dominante costruitasi suun'ideologia di neutralità e oggettivazione cui bastal'evidenza dei risultati per eludere il problema dellagiustificazione dei fini.Siamo sempre più convinti "che il ricercatore e lo scienziatodevono avere ben chiara non solo la loro passione per laricerca ma anche i loro obblighi verso la società e verso illoro prossimo", consapevoli che "ci vuole altrettantocoraggio, determinazione e spirito di sacrificio per resistereall'attrazione di un finanziamento abbondante e sicuro, diquanto ce ne voleva per intraprendere e mantenere unaricerca con mezzi scarsi e inadeguati. Che vi siano tuttoraricercatori con tale coraggio e determinazione è uno deipochi segnali incoraggianti" (Tomatis, 1999, pag. 406).Riflessioni Sistemiche - N° 13 dicembre 2015 99D'altro canto siamo consapevoli che, come dice ElisabettaDonini, per come si è andata sviluppando, la scienza nonpuò cambiare solo dal proprio interno. E' necessario checambino le domande che le si pongono e le attese socialinei suoi confronti, le soggettività di coloro che fanno scienzae di coloro che si misurano con l'impatto che essa ha sullasocietà (Donini, 1990).

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www.aiems.eu/files/13_numero_-_mangia.pdf

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sociale che potrebbe rappresentare un diverso patto con lacomunità scientifica. In questo sistema relazionale, la culturascientifica recupera un senso originario e specifico: misurarei fenomeni e proiettare le conoscenze in scenari per il futuro.Nella realizzazione pratica di questa prospettiva alternativa,si sono registrate differenti gradazioni: ad un estremo sisituano iniziative di collaborazione tecnico-scientifiche chepuntano ancora ad istanze produttive, come il cosiddettotrasferimento tecnologico (ad esempio le agenzie partecipateper lo più da governi locali, associazioni di produttori emondo accademico e della ricerca). Come esempio opposto,possiamo citare la fondazione francese Science Citoyennes(sciencescitoyennes.org/), una realtà considerata radicale dipartecipazione democratica alla produzione scientifica, chemette al centro della propria azione la lotta alle lobbieseconomiche, l'esplicitazione della deontologia professionaledel ricercatore, la denuncia dei conflitti di interesse e deiconseguenti effetti sulla produzione di ricerca scientifica.Uno degli strumenti di lavoro della fondazione è la difesadi quei soggetti ai quali viene dato il nome di lanceurs d'alert(whistle-blowers in inglese); espressione originariamenteconiata per indicare coloro che denunciano una frode, o unacorruzione (privata o pubblica), è stata anche associata aisoggetti che hanno la possibilità di rendere di pubblicodominio informazioni (anche dati e risultati di ricerchescientifiche) sulle quali interessi particolari pongono(legalmente o meno) un veto di comunicazione, in quantosuscettibili di sollevare preoccupazione diffusa, per esempiosu eventuali rischi per la salute o per gli interessi ancheeconomici della popolazione generale. Anche la UCS si èdimostrata attiva nella difesa degli Scientist Whistleblowers(CSD-UCS, 2015).Accanto a reti più o meno strutturate, esistono poi altreesperienze di ricerca partecipata a livello territoriale chevedono nella definizione di domande di ricerca e/o nellaprogettazione di studi scientifici, il coinvolgimento direttodi gruppi o comitati di cittadini, sempre più capaci di valutarelo stato del proprio ambiente e della propria salute, grazieanche alla facilità di accesso alle tecnologie informaticheper il recupero di informazioni scientifiche.In Italia, questo approccio di non delega della ricerca sanitariae ambientale da parte delle comunità e di apertura di alcuniricercatori a rivedere i propri metodi è documentato dallarivista Epidemiologia e Prevenzione, che ha dedicato a ciòla sua nuova sezione EpiChange (in tema di ambiente e salutesi veda per esempio Vigotti et al., 2015; Biggeri et al., 2015).

Considerazioni finaliLa società si trova a vivere rapide trasformazioni, da unpunto di vista pratico e simbolico, a valle di innovazioniscientifiche e tecnologiche, sempre più repentine e pervasive,contrassegnate da ambivalenze e contraddizioni. La piùgrande contraddizione è quella di uno sviluppo diseguale,guidato da interessi economici e finanziari, che se, talvolta,produce un netto miglioramento degli stili di vita di talunecategorie di persone in alcune parti del mondo, al tempostesso, e in maniera non immediatamente palese, determina

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Deborah Carta

OCCHI DI CANE AZZURRO" Occhi di cane azzurro" il titolo di un insieme di racconti diGabriel Garcia Marquez in cui si mischiano sentimenti esensazioni diverse, storie lontane e distorte ma comunque legateda un sottile filo di azioni e significati....ed è il titolo della rubricapsicologica della rivista "Lavoro e salute". Perché questo titoloper una rubrica psicologica? Perché vogliamo osservare insie-me e con lo sguardo terso di un cane, empatico e profondo maingenuo ed esplorativo mentre ci accompagniamo a voi in unastrada di ricerca emotiva e psicosociale.

di movimento edecreta la possibilitàdi controllo dellamente e del corpo adopera dell'uomooccidentale, delfarmaco, dellachirurgia.Come se la vita fossenel cuore o il pensieronella testa!Nessuna umiltà neiconfronti dellamateria e delle suerisorse!!!Trenta anni fa VezioRugieri alla cattedra

di Psicofisiologia Clinica dellaSapienza insegnava ai suoistudenti come il pensiero non fossenella mente ma una sintesi delmente-corpo. La periferia delcorpo - recettore ricevevainformazionisensoriali e il cercellole traduceva in concetto, perchè ilcorpo è vivo e la mente è emozione.E se riusciamo ad integrare mentee corpo anche nel senso forsepossiamo dare un senso al doloree non aggiungere ad esso lasofferenza.Sembra così complicato e inveceè semplicemente umano.Dolore e sofferenza: l'uno nel cor-po, la seconda è un pensiero suldolore. Il farmaco è una droga chedisorienta la percezione di sè, chefavorisce l'assenza, un pensierostatico, immobilizzato dalla pauradel dolore e della sofferenza.Il farmaco cristallizza la paura,seda il coraggio, ammansisce latigre interiore quella fatta di rabbiae potenzialità espressive, forsespaventose, diverse ma vive,vivissime.

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PsicosiPer molti è "la fine".E non parlo dei "malati" che nonsi riconoscono facilmente nellamalattia. È la fine per i familiari acui gli psichiatri e spesso moltipsicoterapeuti dicono che non c'èpiù speranza.La psicosi o schizofrenia è consi-derata una necrosi della mente,l'impossibilità della ratio, della"normalità, un'assenza di sensobizzarra, incomprensibile.Sono pochi i professionisti dellasalute mentale che credono nellapossibilità della cura e guarigionedalla psicosi, dalla schizofrenia.Recentemente il National Instituteof Mental Health (NIMH), lastruttura pubblica che fa partedell’agenzia governativa che sioccupa della salute negli Stati Unitiha dimostrato, grazie ad unprogetto Recovery After an InitialSchizophrenia Episode (RAISE)che la schizofrenia è curabile conla psicoterapia se lacura vieneintrappresa in faseiniziale.L a difficoltà adapprocciare alla curadel disagio mentalegrave èprincipalmente legataal fatto che lamedicina e l'anatomiaebbero come primisoggetti d'indagine deicadaveri.Il corpo decedutoimpediva lo studiodella vita nel corpo eha portato il medico a

ritenerlo simile ad un robot cherisponde ad una centralina che dàindicazioni.La mente viene ritenuta rispon-dente ad un cervello irrorato cor-rettamente e da quì la malattiamentale legata ad un corretto fun-zionamento neurologico.Il corpo e la mente separati da unafilosofia razionalista diventanoentrambi osservabili dall'esterno:il vivo osserva la morte, l'assenza

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Laboratorio diarte-terapiaLa comunità nella quale hoproposto il laboratorio, è unacomunità terapeutica diseconda generazione, secondoil modello di Aldo Lombardo.E’ una comunità terapeuticache si fonda sul gruppo, che è ilprincipale strumentoterapeutico.La distinzione è tra modellomedico e non medicod’intervento. Il primo mira allaguarigione dalla ‘malattia’, ilsecondo al cambiamento dellapersonalità e richiede lacollaborazione attiva delmalato, che deve diventareresponsabile e consapevoledelle proprie problematiche inmodo tale da sapersi gestire dasolo i propri disturbi.Insieme alla terapia riabilitati-va, è prevista la terapia medica(farmacologica).Mi è sembrato un contesto chediventa quasi un’isola, cheastrae da una realtà che poi,individualmente, si dovrebbeaffrontare, che dà un’ aurainnaturale alle relazioni socialie personali. (Ma forse è neces-sario almeno per un periodo sepoi si riesce a ritrovare unequilibrio).Si trova o si perde così il sé? Lamia sensazione è stata dellaprobabilità di perdita deiconfini del proprio Io avantaggio di un IO di gruppoin cui si può rimanereinvischiati.La mia propostaIl laboratorio ha come obiettivodi stimolare l’espressionecreativa, ma come formad’integrazione delle varie partidi sé in modo positivo, secondole proprie caratteristiche; ri-scoprendo e valorizzando leproprie peculiarità; stimolandoe sviluppando la comprensionedi parti non accettate.

Proposta diLaura Lolli Nannida un’esperienza in unacomunità dei Castelli romani.

DEBORAH CARTAE' psicologa, psicoterapeuta, psicofisiologa clinica ed arteterapeuta. Laureata inPsicologia Clinica e di Comunità. Specializzata in Psicoterapia Psicanaliticadell'Infanzia, Adolescenza e Coppia e in Psicofisiologia Clinica integrata eArtiterapie.Sarda, esercita la libera professione a Sassari e Cagliari.E’ vicepresidente dell'associazione Ebagiara - http://ebagiara.jimdo.com/ -Centro per la sostenibilità ed il bene-essere in ambiente urbano.Si occupa di relazione tra mente, corpo e ambiente; lavora alla crescitadell'individuo, alla costruzione della relazione tra individui, alla costruzione delgruppo, alla relazione del gruppo con il contesto sociale, umano e professionale.Progettista in contesti multiproblematici.È animatore/facilitatore degli incontri con tecnica EASW e applicazione dimetodologie esperienziali innovative, progettazione esecutiva del percorso,esperto in gestione di gruppi di lavoro, costruzione di reti di collaborazione ecooperazione tra attori sociali, operatori economici ed organismi pubblici, direportering ed analisi risultati, di networking post- eventi e supportodisseminazione sul WEB.

[email protected]

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Il farmaco allenta la velocità dellaconnessione neurologicasfavorendo diversi livelli dieccitazione cerebrale, può sedarein parte il delirio ma non cura,tutt'altro: debilita, disabilita.È importante nell'emergenza maladdove viene usato come terapiaè rinuncia alla cura.Il nostro contesto sanitario hascelto il farmaco come soluzionefrettolosa e sbrigativa. Halegittimato la delega al farmaco edelegittimato lo studio el'approfondimento della cura delleemozioni, della capacità diaffrontare con le nostre partiadulte quelle invece piccole,immature, delicate, ferite, lafragilità dell'io, di un mondointerno gravemente danneggiato.Eppure si può. Ci sono terapeuti,solitamente i più giovani, checredono nel'Uomo e nella Donna,nelle loro risorse, nella relazioneterapeutica, nella cura dei fantasminella stanza del bambino. Si sonoformati vicino a fonti di presenzamentale, di lavoro importante suse stessi, laddove si crede nella

Psicosi crescita prima di tutto personale,si combatte per risolvere, condeterminazione e studio, lontani dapalcoscenici e luoghi dellacompetizione intellettuale , allaricerca del vivere e non dellegittimare sconfitte dietro alibiautoreferenziali.Le strategie possono essere le piùdiverse: gli approcci terapeuticisono numerosi e laddove ilterapeuta crede nel proprioapproccio e nelle risorse del paziente, nell'ascolto partecipe epresente, le possibilità sonomolteplici.Sperimentare la cura e lasciare cheabbia effetto; credere nellapossibilità della presenza prima ditutto cinestesica, poirappresentativa e infine di sensoladdove per "senso" si intende larelazione possibile, il coraggiodell'eteroappogio e poidell'autoappogio... perchè tuttoinizia dalla possibilità di uncontatto, dallo sperimentare uncontatto accogliente, aperto,fiducioso, possibile.Si tratta di credere nell'Uomo enella Donna; lo so, l'ho già scritto.Il coraggio di sfidare il dolore e lasofferenza senza temere e starecon se stessi e l'altro.

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LAVOROStress, emozioni,immunità e malattia.Anche l' insegnantenon ne è immuneI nsegnare, una professione un temporiconosciuta e valorizzata, ma da alcunianni lo svilimento di questo mestieresembra non toccare mai il fondo.Buona parte dell' opinione pubblicaconsidera i docenti lavoratori lavativi,che nel loro "non fare" hanno pure il"coraggio" di ammalarsi!Incredibile anche i "lavativi" sono aserio rischio di disturbi legati allostress, causati dall'usura psicofisica.La professione li porta ogni giorno adavere autocontrollo delle proprieemozioni ad interfacciarsi per diverseore al giorno con bambini, adolescenti,quindi capire i loro bisogni, le lororichieste, i messaggi in codice.Il docente deve sapere di tutto, deveconoscere alla perfezione tutte letecnologie informatiche, devecontinuamente riqualificarsi, deveconoscere le continue riformescolastiche solo così è un BRAVOdocente.Il Docente è l' unico lavoratore che nonviene sottoposto a visite periodichecome previsto dal Testo Unico,ovverosia il D.L. 81/08. All'art. 28 -professioni di aiuto a elevata usurapsicofisica, dove il datore di lavoro hal'obbligo di verificare il livello di StressLavoro Correlato.La stanchezza, il morale a terra sonouna cause delle diverse malattie; il piùfrequente è l' herpes labiale.Lo stress quando insorge in seguito adeventi di perdita emozionale, puòcreare le condizioni favorevoli per lacomparsa di malattie anche gravi,comportandosi come concausanell'insorgenza e/o nel decorso di alcunitumori e delle malattie autoimmuni.Lavorare in serenità preserva dalleinfezioni, perché in condizioni di stressle IgA (anticorpi presenti nella saliva,lacrime, secrezioni genitourinarie,muco intestinale e bronchiale, colostroe latte materno) a livelli ancorasufficientemente elevati stimola laproduzione delle beta-endorfine, chepotenziano il sistema immunitario

Marilena PallaretiDocente Forli

Associazione AttacCollaboratrice di Lavoro e SaluteE' assodato che il cervello, il sistema

endocrino ed il sistema immunitariocomunicano a vari livelli e sonointerrelati attraverso una complessa retein cui sono coinvolte molecoleinformazionali come neuropeptidi,ormoni, citochine e vari recettori,centrali e periferici.Le emozioni hanno un ruolodeterminante sullo stato di salutepsichico e fisico anche attraverso la loroazione sul sistema dello stress, checontribuiscono a regolare o disregolare.Ogni attivazione emozionale ha la suastruttura portante nel sistema limbico.Il sistema limbico composto da uninsieme di nuclei posti al confine tra leattività mentali superiori e quelleinferiori, tra cui per importanzafunzionale l'amigdale (parte delcervello che gestisce le emozioni e inparticolar modo la paura) si comportacome una sentinella delle emozioni,cogliendo la tonalità emozionale diogni esperienza, e come archivio delleimpressioni e dei ricordi emotivi findalla vita prenatale.Quando riceve i segnali di pericolodalla vista e dall'udito è in grado diattivare il sistema dello stress attraversole sue efferenze con l'ipotalamo, chericevendo segnali da varie strutture delsistema nervoso funziona come unacentrale di scambio nella regolazionedel benessere mente-corpo.Il sistema immunitario è regolato a duelivelli: il primo livello è costituito daimeccanismi intrinseci di regolazione

posti sotto il controllo genetico eassicurano il funzionamento di base delsistema stesso, il secondo che sisovrappone al precedente e modula lareattività immunitaria nelle sue variefasi.Quest'ultimo livello di regolazione èdato da complessi meccanismi nervosied endocrini che fanno sì che stimoli dinatura emozionale modifichino lasuscettibilità alla malattia, attraversoalterazioni della funzionalitàimmunitaria che possono insorgere sianel suo versante umorale che in quellocellulare.Tra i tre sistemi relazionali di base, ilsistema immunitario è quellocaratterizzato dalla maggiore inerziaemozionale e dalla maggiore rigiditàdegli automatismi di autoregolazione.Questo comporta che le modificazionidel sistema immunitario prodotte dastimoli emozionali siano secondariealle modificazioni indotte dagli stressorsul sistema endocrino e sul sistemanervoso vegetativo.Stress e sistema immunitario sonostrettamente collegati, quasi sempre viè un aumento consistente degli ormonidello stress, cortisolo e adrenalina, neigiorni precedenti la comparsa dellasintomatologia.In situazione di stress acuto entra inazione l'asse ipotalamo-ipofisi-surrenecon liberazione di adrenalina ecortisolo: lievi rialzi di tali ormonihanno un effetto potenziante lafunzionalità immunitaria.Si tratta di una risposta adattiva, al paridi altre evocate dalla situazione distress, come l' incremento del tonocardiovascolare e polmonare,l'aumento della pressione arteriosa,l'attivazione del sistema muscolo-scheletrico ed il miglioramento dellacapacità di concentrazione edell'attenzione. Diversamente, insituazione di stress cronico, questi

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malattia che colpisce i muscolicausando tensioni muscolari: tutti imuscoli (dal cuoio capelluto alla piantadei piedi) sono in costante tensione, inparticolare la serotonina e lanoradrenalina, è la iperattività delSistema Nervoso Neurovegetativo (unaparte del nostro sistema nervoso checontrolla con meccanismi riflessinumerosi funzioni dell'organismo tracui la contrazione dei muscoli, ma anchela sudorazione, la vasodilatazione e lavasocostrizione) che comporta undeficit di irrorazione sanguigna a livellomuscolare con insorgenza di dolore edastenia e tensione.La Salute è un bene che dovrebbeappartenere all' intera collettività.L' attuale Governo non si occupaminimamente nella sua "BuonaScuola" della salute degli insegnanti, inbarba alle normative vigenti, purtroppoanche gli insegnanti molto spesso nonle conoscono! Non ci rimane chericordare il detto della saggezzapopolare "ridere fa buon sangue", checi invita a far leva sul sensodell'umorismo per moderare il calodelle difese immunitarie in condizionidi stress.

Stress, emozioni,immunità emalattia.CONTINUA DA PAG. 40

ormoni collocano la rispostaimmunitaria su una posizione inadattasia a combattere microrganismi etumori, sia a preservare la tolleranzaimmunitaria nei confronti della propriaidentità biologica.In questi casi, il livello plasmatico delcortisolo può aumentare sino atriplicare i valori corrispondenti alpicco circadiano, esercitando unpotente effetto immunosoppressivo checontribuisce all'instaurarsi del terrenoorganico che rende l'individuovulnerabile a malattie infettive a voltebanali e transitorie, a volte molto piùserie e compromettenti.Il sistema immunitario è anche sensibilead altri ormoni che sono prodottidurante lo stress psicologico: il GHormone della crescita, il TSH sostanzaprodotta dall'ipofisi che regola lafunzione della tiroide. La prolattinaormone prodotto dall'ipofisi, ghiandolaendocrina situata alla base del cranio,ha come funzione principale quella distimolare la produzione del latte dopoil parto. L'ossitocina ormone prodottonell' ipotalamo, necessario durante ilparto e l'allattamento è coinvolto inmodo diretto nella creazione dei legamisociali. Un buon funzionamento diquesto ormone attenua lo stress.La vasopressina che agisceprincipalmente a livello renale, secarente può provocare il diabeteinsipido. Non da meno il testosterone,le prostaglandine, gli oppioidi endogeni,la melatonina. Le risposte ormonalimultiple indotte dallo stress possonoessere in interrelazione tra loro.Studi clinici mettono in evidenza chele emozioni, i traumi, gli eventistressanti, sono in grado di disregolareil sistema dello stress, con ripercussionisulla funzionalità immunitaria.Negli stati emozionali, intensi eprotratti nel tempo, avvengonoalterazioni dei parametri immunitari:depressione e ritardo nella sintesi dianticorpi, riduzione della reattività deilinfociti B e T ai mitogeni, deifenomeni di ipersensibilità immediatae ritardata, della citotossicità NK, dellaproduzione di interferone.Gli insegnanti sono una categoria moltoa rischio per l'elevato impatto edaffaticamento fisico ed emotivo.

La Fibromialgia fu definita da Freudun dolore emotivo cronico. Freud diedequesta definizione prima ancora cheelaborasse l'idea psicanalitica essendomigliaia i casi che venivanoall'attenzione dei neurologi francesiquale egli era lavorando alla Salpetrierea Parigi.Nella Fibromialgia non ci sono dannibiologici, ma sintomi che nasconocome reazione al mal di vivere,esattamente come nella sindrome dafatica cronica (CFS). E' la malattiapsicosomatica per eccellenza. Sembraesser dovuta ad un particolarefunzionamento delle reti neuraliinnescato da un forte stress cronicointerno o esterno all'individuo, chealtera il modo di funzionare deineurotrasmettitori cerebrali dando cosìorigine ai sintomi riferiti daifibromialgici. Non è implicata soltantola serotonina ma almeno altri cinqueneurotrasmettitori sono sbilanciati acausa del predetto esaurimentofunzionale.Molti docenti, a seguito del continuostress, da anni convivono con laFibromialgia con enorme sofferenze edolori acuti. La Fibromialgia è una

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monologodi un etilistaparte 4

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Stati d’animo e vissutodi sconfitti dalla volontàma non dalla ragione.

Racconto per Lavoro e Salutedi Antonio Recanatini

La domanda rimase imbriglia-ta nell'aria. La risposta nonpoteva essere diversa. Disse"io credo che i sogni muoianocon noi; quando preme la no-stalgia significa che c'è pocospazio, per proporsi, pochi spa-zi da rivivere. Si chiama vec-chiaia, nessuno vuol farci i con-ti. C'era un grande filosofo,Sartre, da lui ho sempre attinto.Sai cosa scrisse? -Sono le tre.Alle tre del pomeriggio è sempretroppo presto o troppo tardi perqualsiasi cosa tu voglia fare-.Noi che abbiamo cinquanta,sessant'anni, possiamo parago-narci alle tre di pomeriggio.Possiamo istruire i nascenti, iragazzi, i giovani. Possiamoquesto e poco più. Abbiamo per-so il momento, abbiamo persola battaglia, ma pochi voglionoammettere la sconfitta; forseproprio per questo motivo, ètutto fermo. La rabbia del pro-letariato è spenta. Se accettassi-mo la sconfitta, la caduta, allo-ra potremmo farci forza, perialzarci. Essere come i Parti-giani-.Giusi finse di capire, quel mae-stro l'incantava comunque,qualsiasi cosa dicesse. Si la-sciarono, dopo una promessabugiarda, quella conosciutadagli etilisti sfiniti -Renato, apresto-, -ciao Giusi, a presto-.Un bacio suggellò il distacco. Ilmaestro in pensione finì la bot-tiglia e scivolò nei ricordi, nelpunto più buio. Massimo, l'ami-co immaginario, rientrò in gio-co con un colpo infame, "sei unalcolizzato, sei un bugiardo. Laverità è un'altra, non servi allalotta, non servi più a niente".Renato si voltò di scatto e lointerruppe, trattenendo a stentol'ira "tu sei diverso? Ti vedosolo io, ormai esisti solo per me.Non ho stretto i patti con i po-tenti, non devo rimproverarminulla.

Nel corso della vita è doverosocambiare giudizio sulla gente,specie quando ci troviamo difronte una persona diversa, daquella che fu. Di solito è il ri-cordo a rallentare la nuova opi-nione, la mente rimurgina e ilrisultato s'attarda, come un topoche cerca di sfuggire alla trap-pola. Oggi viviamo nell'incer-tezza, l'uomo davanti allo spec-chio, non ha nemmeno lesembianze del ragazzo, con cuicondividevano vittorie e sconfit-te. Tu ti senti diverso?"Sferrò un pugno all'aria, con-vinto di colpire Massimo, poi sidiresse in bagno. Il posto mi-gliore per parlare allo specchio"voglio crederci, voglio crederciancora; seppur tutto ciò chegira intorno è destino.Cos'è il destino? Il destino èuna merda che cammina. Odiol'ipocrisia infallibile su cui l'uo-mo poggia i suoi ideali. Cos'èl'ipocrisia? L'ipocrosia è la ca-pacità di condannare gli altri,per una colpa che, in ogni caso,perdoneremmo a noi stessi. Ipo-crisia

e destino sono le condanne piùterribili, ma, ancora, ci conce-diamo il lusso di snobbarle, finoall'ultimo". Tornò in camera eindossò i vestiti di sempre, com-preso l'impermeabile nero, finsotto le ginocchia. Solito bar,solita ordinazione: un litro dirosso e qualcosa da mandaregiù, più in fretta possibile. Da-niele, il proprietario, prima diservirlo, s'informò sul suo statodi salute "Maestro, com'è anda-ta con Giusi, ieri?"Gli etilisti sanno come rotolarenel pantano del vittimismo"niente di niente, come sempredel resto! Sono andato in pen-sione... in tutti i sensi".Daniele sorrise, conosceva per-fettamente le vittime del mondoalcolizzato, ma Renato merita-va una parola in più "se ti puòessere d'aiuto, a me va peggio.Ho pagato luce, gas, affitto eassicurazione dell'auto; sono alverde. Lavoro sedici, diciassetteore al giorno per riuscire a pa

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gare tasse e imposte. Mio figliosta male, ha una malattia rara,una specie di distrofia dellostomaco. Mangia e perde peso,ha sempre la febbre, adessohanno riscontrato un'endocar-dite. Visite e medicine a paga-mento, lo Stato non passa nienteper le malattie rare. Eppure ame chiede tutto.Questo è il risultato: nessunagiustizia, per nessuno di noi-.Romeo entrò per il solito colpodi wisky al fegato, salutò,alzando il pugno "siempre,siempre, siempre". Difficilmentecomunicava, quando lo faceva,non era mai ovvio, mai banale"un mondo migliore?Gli animali dovrebbero unirsi edichiarare guerra all'uomo,altrimenti non ci sarà mai un

Poeta, scrittore.La sua poesia è atta arisollevare il sentimentodella periferia, all'orgo-glio di essere proletarie anticonformisti.

Collaboratore redazionaledi Lavoro e Salute

monologodi un etilista

mondo migliore". A Renato nonsembrava vero, che quell'ester-nazione partisse da lui.La accolse con il rispetto dovu-to alla maledizione e ai maledet-ti "credi che sia possibile solocon l'eliminazione dell'uomo?"Romeo scolò il bicchiere, presela sigaretta, quasi per non per-dere tempo e rispose a suo modo"perché hai qualche dubbio,maestro?-"Dubbio?", rispose Renato, conil piglio della sua natura, "non ècosì, Romeo. Pensa, c'era uncattolico, che stimo ancoraoggi. Un certo, MarcelloCandia, vendette due fabbrichee con il ricavato costruisce unospedale nelle zone più miseredel Brasile, Rio delle Amazzoni.Era un credente, eppure a luiavrei stretto la mano. Aveva trelauree, non era un cretino.Qualcosa di buono deve esserciin noi.E' molto difficile da scovare!"

Prima parte n. 3 - giugno 2015Seconda nel n. 4 - settemb. 2015Terza nel n. 5 - novembre 2015

AntonioRecanatini

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Nel 2012, in Italia, sono statesegnalate 3.853 nuove diagnosi diinfezione da HIV, pari a un tassodi incidenza di circa 6,5 casi ogni100.000 abitanti. Rispetto agli anniprecedenti, il numero disegnalazioni è rimastosostanzialmente invariato.Nel nostro Paese il 43% delle per-sone che assumono sostanze pervia iniettiva arriva tardi alla dia-gnosi da Hiv contro il 29% dellamedia europea, a causa delloscarso uso del test, che è assentein quasi il 70% dei Sert italiani. Nel2014 in Italia 3.695 persone hannoscoperto di essere Hiv positive,un'incidenza pari a 6,1 nuovi casidi sieropositività ogni 100 milaresidenti. La fascia di etàmaggiormente colpita è quella trai 25-29 anni (15,6 ogni 100.000residenti). L'84,1% di tutte lenuove diagnosi di infezione da Hivè attribuibile a rapporti sessualisenza preservativo.Sono sufficienti questi pochi datiper comprendere la follia di unoStato che da anni ha rinunciato aqualunque programma diprevenzione, assistendoindifferentemente e impunementeall'infezione di quasi 4.000 propricittadini ogni anno.In Piemonte, i dati relativi ai casidi AIDS sono disponibili dai primianni Ottanta mentre il Sistema disorveglianza dell'infezione da HIVè attivo dal 2001 e riporta i datidelle nuove diagnosi di infezionea partire dal 1999.Un Rapporto descrivel'andamento e le caratteristichedella diffusione nella nostra regionedell'infezione da HIV (dal 1999 al2013) e dell'AIDS (dal 1984 al2013).

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Hiv e Aidsin Piemonte

Perchè èimportanteeffettuareil test

“Ho scoperto di essere positivo meno di un mese fa.[…] Io, nella miasfortuna, sono stato estremamente fortunato avendo scoperto l'infe-zione praticamente subito. […] Perché vi sto raccontando questo?Perché è inutile pensare troppo a se sia giusto o meno fare il test.Avete avuto rapporti a rischio? Aspettate i tempi necessari e andatea fare il test senza temere l'esito. Come ha detto la mia dottoressa,quanto prima si scopre l'infezione tanto migliore sarà la vostra vitada positivi.”“mi sono deciso, fatto il test, ho preso l'esito del test, sono negativo,sano. In questi anni alcune mie scelte sono state condizionate dallapaura di essere sieropositivo, il mio rapporto con la mia lei, il rapportocon i miei amici è stato condizionato dalla paura, le mie notti, i mieimomenti liberi, la mia mente, la mia vita è stata condizionataprofondamente. Quindi fate il test se avete il dubbio. Non fate la miacazzata, non fatevi condizionare la vita dal dubbio, fatevi il test etoglietevi il pensiero, il dubbio è peggio.”L’ infezione da Hiv, nel nostro paese, è ormai considerata un’infezio-ne cronica che lascia spazio a progetti di vita personali, lavorativi efamiliari, compreso quello di diventare genitori. Non esiste ancora unacura in grado di guarire dall’Hiv ma, se l’infezione viene diagnosticataprecocemente, le terapie antiretrovirali disponibili offrono un’aspet-tativa di vita paragonabile a quella della popolazione generale.

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La Regione Piemonte, dopo che è stato sconfitto lo stesso disegnodella precedente Giunta Cota, ha in programma di chiudere l'ospedaleAmedeo di Savoia - asl2 - riferimento regionale per le malattie infettive.Gli operatori, i malati e le Associazioni non hanno ancora capitola logica che si nasconde dietro questa decisione.Dopo ipotesi di trasferimento al S. Luigi o alle Molinette, senza progettidi fattibilità, oggi si prevede il trasferimento dei reparti di degenza al S.Giovanni Bosco, a conferma che i malati non hanno più il loro ospedale.

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circa 4000 persone. Sappiamo chemolte persone che hanno avutorapporti sessuali a rischio evitanodi fare il test perché spaventatedalle frequenti discriminazioni edall'isolamento che seguirebberoun eventuale esito positivo. Perquesto anche le attività di contrastoallo stigma possono favorire laprevenzione. Oggi il virus vienetrasmesso nella maggior parte deicasi da persone non consapevolidi aver contratto l'Hiv che, nelperiodo che intercorre tral'infezione e i sintomi che leobbligano a fare il test, possonotrasmettere il virus a molte altre.Per fare fronte al fenomeno dellediagnosi tardive, da qualche annoLILA sta sperimentando percorsidi proposta del test dell'Hiv fuoridagli ambiti ospedalieri al fine difacilitarne l'accesso e raggiungeregruppi di popolazione a più altorischio di infezione.

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In Italia è però altissima e in costante crescita la percentuale di diagno-si tardive: sono molte, dunque, le persone non consapevoli di avercontratto il virus e che arrivano al test Hiv in uno stato di salute giàdebilitato.La diagnosi precoce offre importanti vantaggi: innanzitutto la possibi-lità per le persone con Hiv di ricevere adeguate cure, assistenza esostegno; inoltre, la tempestiva consapevolezza di avere l’Hiv, offrealle persone la possibilità di prevenire il rischio di trasmettere il virusad altri. È importante sapere che i benefici delle terapie antiretroviralisono maggiori per chi inizia precocemente il trattamento; le terapiesono inoltre in grado di diminuire la capacità infettiva dell’Hiv renden-do estremamente improbabile la trasmissione del virus ad altre perso-ne.Per le persone che risultano Hiv negative, il test offre invece un van-taggio in termini di certezza e tranquillità. Per evitare rischi futuri ènecessario rispettare poche e semplici regole e praticare Safer Sexnelle avventure di una notte, nei rapporti occasionali, ma anche all’iniziodi una nuova relazione. Se la relazione diventa stabile e basata sullareciproca fedeltà, l’esito negativo del test di entrambi può offrire inoltrela possibilità di rinunciare a tali precauzioni.

L’infezione da Hiv non può essere diagnosticata attraverso i sintominé attraverso le comuni analisi del sangue. L'unico modo per accer-tare l’infezione è quello di sottoporsi al test per l’Hiv. L’esito del testè positivo se viene riscontrata l’infezione da Hiv (sieropositivitàall’Hiv). L ’esito è negativo se non viene riscontrata l’infezione daHiv (sieronegatività all’Hiv).

Perchè è importante effettuare il test

R a p p o r t ocentralini Lila:aumentano lepersone che nonfanno il testdell'HivCome Lega Italiana per la Lottacontro l'Aids denunciamo lacrescita progressiva del numero dipersone che non si sono maisottoposte all'esame dell'Hiv: nel2015 oltre il 20% di chi ci hacontattato non aveva mai fatto iltest. Il dato sale al 36% in unostudio condotto sulla popolazionegenerale.La popolazione italiana ha un rap-porto problematico con il testdell'Hiv: è quanto emerge dalRapporto 2015 dei centralinitelefonici che abbiamo presentatoin occasione della Giornata

Mondiale dell'Aids. Il 20,62% delle5703 persone che hanno chiamatola LILA tra il 30 settembre 2014 eil 30 settembre 2015 non avevanomai fatto l'esame dell'Hiv,nonostante che, avendo contattatola nostra associazione, hannodimostrato di essere sensibili altema. La percentuale di personeche non hanno mai fatto il testraggiunge il 36% del totale nellostudio "Questionaids" condottodalla LILA e dal Dipartimento diPsicologia dell'Università diBologna su un campione dipopolazione generale.Fare il test rappresenta un proble-ma per sempre più persone: si trattadi un dato che va di pari passo conil fatto che in Italia oltre il 50%delle persone scopre di avere con-tratto l'Hiv in una fase molto avan-zata dell'infezione. Nel nostro pa-ese continuano a mancare comple-tamente programmi nazionali diinformazione e prevenzione nono-stante ogni anno contraggano l'Hiv

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cura si lega ma si fa di tutto per nonparlarne.Salvo quando capita l'incidente.Francesco Mastrogiovanni, maestro dicinquantotto anni, muore nel serviziopsichiatrico di Vallo della Lucania(Salerno) ai primi di agosto del 2009,dopo 4 giorni di contenzione; tre anniprima, nel 2006, moriva nel Serviziopsichiatrico dell'ospedale "SantissimaTrinità" di Cagliari, Giuseppe Casu,fruttivendolo sessantenne, dopo che peruna settimana era rimasto legato alletto. Due morti che sembranoeccezioni, sono solo due morti, nonsilenziate, di cui siamo riusciti a sapere.Molti altri "incidenti" sono accaduti,almeno negli ultimi dieci anni.Non possiamo continuare a non inter-rogarci di fronte a quanto ogni giornoaccade e denunciare, rifiutare, disubbi-dire. Che la contenzione sia una prati-ca illecita, indegna, incivile, vorremmonon ci fossero più dubbi.Cosa voglia-mo fare insieme (cosa puoi fare Tu)1. Sottoscrivere, far sottoscrivere, dif-fondere e discutere questo Appello.2. Visitare i luoghi dove si pratica lacontenzione, e quelli dove non sipratica, per capire, conoscere,informare, testimoniare.3. Richiedere un monitoraggio atten-to, e accessibile a tutti, del ricorso, neiluoghi della cura, alla contenzione.4. Promuovere eventi pubblici, sullacontenzione e sulla campagna …e tuslegalo subito, investendo intellettuali,politici, ricercatori, artisti, poeti, gruppie associazioni e quant'altri disponibili.5. Raccogliere testimonianze di citta-dine e cittadini, di operatori, familiari,avvocati, magistrati.6. Sostenere la denuncia delle personeche hanno subito la contenzione e deiloro familiari.7. Sostenere le vertenze degli operato-ri che intendono denunciare tale prati-ca rivendicando attenzione e rispetto.

Campagna Nazionaleper l'Abolizione dellaContenzione1. La contenzione si nascon-de nei luoghi della cura. Unapratica che è il terrore e l'in-cubo di uomini e donne, divecchi e bambini, di tuttiquelli che vivono la fragilitàdelle relazioni, il dolore del-la solitudine, l'isolamento, ilpeso insopportabile della loroesistenza.La contenzione non solo im-paurisce, ferisce, umilia chi lasubisce, ma anche gli opera-tori sanitari (medici, infer-mieri), che, non più soggetti portatoridi competenze, affettività, relazioni,sono ridotti ad un ruolo di freddi cu-stodi. Bisogna liberare entrambi, abo-lendo le fasce. La rabbia, il dolore, l'im-potenza, l'umiliazione che le personelegate devono vivere sono così profondiche a fatica riescono a raccontare.Per superare questa pratica c'è bisognodi operatori capaci di tenere insiemecompetenza ed etica, in grado di oppor-si e disubbidire. Di protocolli, linee edorganizzazioni, possibili grazie allebuone pratiche dei servizi che non usa-no la contenzione, che prevedano il nonricorso a questa e la escludano.2. Nel nostro Paese, in gran parte deiservizi psichiatrici ospedalieri di dia-gnosi e cura, la contenzione è praticadiffusa, come denuncia il ComitatoNazionale per la Bioetica. La praticadella contenzione è ben conosciuta ne-gli istituti che si occupano di vecchi enei luoghi che accolgono bambini eadolescenti.L'illiceità del trattamento è ammessa datutti e dovunque, anche quando le scar-se risorse delle organizzazioni e l'esi-guo numero di personale fanno appari-re inevitabile il ricorso alle fasce.Eppure ci sono luoghi in Italia dove èstata abbandonata e le portesono aper-te. Luoghi dove sono evidenti pratichee organizzazioni dei servizi rispettosedella persona, della dignità e dei diritti

Promossa dal Forum Salute Mentale e da un gruppo di associazioni,la campagna sarà presentata il 21 gennaio 2016 a Roma.Intanto è aperta la raccolta di firme sull'Appello

di tutti, utenti ed operatori.Luoghi dove gli operatori e leorganizzazioni sanitarie si pongono conrigore il problema, accettano diinterrogarsi e sentono come fallimentodel lavoro terapeutico il ricorso allefasce. E ancora servizi dove singolioperatori compiono scelte coraggiosee riescono, pure se osteggiati, adopporsi. E vertenze aperte percontrastare i tagli ai servizi e rivendicarefinanziamenti e organici adeguati.È possibile allora immaginare luoghidella cura dove la Costituzionerepubblicana vincoli l'agire quotidianoe l'esercizio difficile e paziente dellademocrazia renda impensabili fasce, retie porte blindate?3. L'uso delle fasce, dei letti dicontenzione, sopravvissuto allachiusura dei manicomi, è la prova piùchiara e scandalosa di quanto sia ancoraviva l'immagine del matto pericoloso,inguaribile, incomprensibile e quantosia giustificata, voluta o tollerata, ladomanda di controllo, di custodia, disegregazione. In molti dei luoghi della

La Campagna Nazionale per l'Abolizione della Contenzione"…e tu slegalo subito" verrà presentata ufficialmente a Roma

il 21 gennaio 2016, ma è già possibile sottoscrivere questoAppello, scrivendo a:

[email protected](online: [email protected]).

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Prima di mirare alla sindromeche colpisce gli impuniti, diamoun significato alla termine.Sindrome: "il complesso deisintomi che denunciano unasituazione morbosa senzacostituire di per sé una malattiaautonoma o complesso diatteggiamenti con cui sireagisce in modo abnorme a unaspecifica situazione critica, a uncondizionamento, un pericoloecc".L'impunità garantisce l'esalta-zione, circuisce il senso digiustizia, rimodella laconcezione del bene e male.L'impunità è il balsamo delleclassi agiate, soggioga leragioni della morale.I vari deputati italiani, rimastiimpuniti, spesso e volentieri,tornano alla carica, ricalcandogli stessi vizi di forma e conun'arma in più: la certezzad'essere sopra le parti,nonostante il popolo continui adabbaiare.Passo a un esempio pratico:Scajola, tanto per citarne uno,dopo la casa pagata a suainsaputa, diede le dimissioni, matenne a precisare che avrebbedenunciato chiunque si fosseimpossessato del suo debito. Inquel comunicato, quasi a retiunificate, Claudio Scajola nonrispose alle domande deigiornalisti ed uscì di scena conuna minaccia. Forse era direttaa qualcuno in particolare, sta difatto che Scajola venne assoltoda accuse chiarissime.La Fornero, dopo il caso degliesodati, disse che i dirigentidell'inps dovevano esserelicenziati, rei d'aver dato ilnumero esatto delle personetruffate. Il potere è affetto dallasindrome dell'impunità, alcunidi essi sono nullatenenti,perdigiorno, viziati.

I soggetti malati possonocontare su una giustiziamansueta, se nonaccondiscendente.Provate ad ascoltare i lorodiscorsi, le lore smanie.Puntano costantemente il ditoverso gli altri, versol'avversario politico, verso ilpopolo; questo è segno diprofonda disonestà, non lo dicoio, ma la scienza, la psicologia,la psichiatria, la filosofia.Ma la sindrome degli impunitiva oltre, vive dentro lamenzogna, ricreandopresupposti reali. Ogni azionecompiuta dagli impuniti ha unobiettivo finale, quello didisunire la massa. Ognuno èindispensabile in questo tempodove la verità è una miscela difalse promesse e rendiconti.La Fornero, Berlusconi, Monti,Napolitano, Renzi, Letta sonoesempi classici di questasindrome, ognuno di essi coprei misfatti alla luce del giorno,

i riflettori non bastano mai. Ilcittadino subisce, accetta che ilreato di un ministro non vadapunito, il reato di un agiatovada in prescrizione, mentre lasindrome rumoreggia, incarna ilbenestare dei collusi, fino asalutare la sua ascesa o mitediscesa.La sindrome può esseretramandata da padre in figlio,ad esempio Sharon non è statomai accusato apertamente e maicondannato come criminale diguerra, assassino, stragista,nonostante sia il responsabiledel genocidio di Sabra e Shatila,altre e altre ancora. Divennel'impunito per eccellenza delventesimo secolo e, dopo la suamorte, la sindrome attecchì sulfiglio, il quale dichiaròapertamente che bisognavaradere al suolo Gaza.Le istituzioni, i giornali, le tvrispettano questa diversainterpretazione delle legginazionali e internazionali. Ilpolitico di turno cerca, comenelle peggiori favole, sostegno ase stesso, altro che benessereesteso nel sociale.Loro sono onnipresenti, quindionnipotenti, figli e figliastridella chiesa romana; quasinipoti di Carlo Magno."Ai potenti non basta uscirneimpuniti, nel loro marcio,vorrebbero la vendetta legale

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LA SINDROMEDELL'IMPU NITA'

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Potenti,dunquedelinquentiPerché "i potenti delinquono?".Attenzione, non "i politici", che sonospesso figure temporanee, ma "ipotenti", quelli che possono molto edunque, a prima vista, dovrebbero t

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degli onesti, dei coraggiosi chedenunciarono il misfatto".Il mondo sa di plastica, il nobela Obama è la provocazione, ifunerali di Sharon la vergogna,tutti disgustosi atteggiamentidella sindrome dell'impunità.Essa è la contrapposizione aisensi colpa, concede al malatola possibilità di esaltare il futile,la follia e l'arroganza, adiscapito dei giusti e dellapovertà. La sindromedell'impunità è una digainfrangibile, inamovibile einaffondabile per egemonia deipotenti, per cuiirrimediabilmente colpevole.La "bassezza" delleargomentazioni politiche è ilrisultato, perché il popolo, nelfrattempo, ha imparato a subire.Il regime globale non ammetteaccuse, la repressioneestromette i capi d'imputazione,il privilegiato impunito diventaun eroe. A questo punto, nulla èda salvare, tranne la rabbia dichi contesta per vivere: larivoluzione.NON ABBASSIAMO LATESTA DI FRONTE ALLAMASNADA DI IMPUNITI CHEAVANZA E ALZA LA POSTA,È INUTILE SPERARE IN UNDIO INVENTATO.

Antonio Recanatini

Collaboratore redazionale diLavoro e Salute

LA SINDROMEDELL'IMPUNIT A'

rovare più conveniente di altri rispetta-re le regole e le leggi.E invece no. Usano la loro potenza qua-si sempre violando ogni legge, sempreaccusando come "terrorismo" qualsiasiopposizione al loro arraffarepredatorio.A chi volesse saperne di più, e quindicapire meglio le ragioni potenti chespingono i potenti a calpestare le propriestesse istituzioni, consiglio vivamentela lettura e la consultazione di questolibro per avere almeno una interpreta-zione più scientifica e meno empiricadei "crimini del potere". Dell'ultimolibro di Vincenzo Ruggiero credo restiin mente una frase su tutte: "I criminidei potenti non sono l'estrema risorsadi chi è debole, ma l'affermazione piùsfacciata di chi è forte."Viene così rovesciata una visione "pa-cificata o giustificazionista" del lega-me sociale, riconoscendo come i po-tenti ogni giorno siano capaci di pro-durre ogni sorta di crimine, nonostantela loro condizione di privilegio, nono-stante le grandi ricchezze di cui dispon-gono, nonostante il vasto tessuto direlazioni di cui godono. Anzi, proprioper questo.

Antonio De Planowww.contropiano.org

IL GRANDEINGANNOPERMILIT ARIZZARERUOLI ECLIENTELELa, presunta,meritocraziaè consideratadalle retorichedominantiil rimedio diogni male.L’autoredel libroci mostra tuttii paradossi.

in libreria

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Medicina e di Chirurgia dell'Università di Torino"(da "La Stampa", 22/12/2015) . Più di5000 studenti e 1040posti letto per ipazienti, partenzalavori prevista nel2017 e fine dei lavorifissata nel 2021.Tutto molto bello,ma come si finanzia?Qualcosa metterà lostato, e poi simetteranno in vendi-ta gli ospedaliMolinette, Sant'Annae Regina Margherita,che sarebbero aquesto punto inutili.E il resto? Così adocchio e croce si pa-gherà a debito. Baz-zecole per unaregione che ha quasi6 miliardi di euro didisavanzi, in parteproprio imputabili aidisastri compiutidalle ultime giuntesulla spesa sanitaria.I privati già si leccano i baffi: il loro coinvolgimentoè giudicato "essenziale per integrare i fondi pubblici:si punta ad un affidamento per la costruzione e lagestione dei servizi non sanitari (manutenzione,calore, energia) del polo ospedaliero in quattro anni;previsto un canone di ammortamento di 26 milionil'anno, per 22 anni, da riconoscere al privato cheaccetterà la sfida (la scelta del promotore avverrà afine 2016)".Ma la torta non è solo quella del Parco della Salute:c'è sopratutto l'area lungo il Po in cui sono dislocatigli ospedali da dismettere che fa gola ai costruttoritorinesi. Case, ma non solo. L'assessore all'urbanisticaLo Russo è chiarissimo: "poi, perché escludere, cheso?, una grande azienda interessata a creare lì un suocentro di ricerca? Oppure, vista la zona di prestigio,l'interesse di un grande player alberghiero? C'ètempo".E intanto il Presidente del Collegio Costruttori diTorino ricorda che una fettona di torta la voglionopure loro. Alla domanda del giornalista della "Stampa""Chiedete di essere coinvolti nella cabina di regiache lavora alla realizzazione del Parco della Salute?"risponde "Penso che il nostro punto di vista potrebbeessere utile" (il corsivo è nostro).

Stralci da un inchiesta di www.contropiano.org

A d un convegno di qualche settimana fa, tenutosinel nuovo grattacielo di Intesa San Paolo (uno deipoteri forti della città), il Grissino contrapponevaorgogliosamente Torino a Detroit (altra cittàattraversata da un processo di fortedeindustrializzazione) e lodava la nuova vocazioneturistica e orientata sui servizi della Torino "SmartCity". Se da un lato l'aumento del turismo è innegabile,ciò che è senz'altro contestabile è che questo siaservito a risolvere i numerosi problemi che affliggonoTorino.L' ha dovuto ammettere perfino "La Stampa" negliarticoli usciti nei giorni successivi alla notizia dellaricandidatura: Torino ha un enorme problema sociale.Qualche numero aiuta a capire di che cosa stiamoparlando: un torinese su dieci vive sotto la soglia dipovertà, l'anno scorso sono stati avviati più di 4700provvedimenti di sfratto, il tasso di disoccupazione aTorino era vicino al 13% nel 2014 (il più alto delleregione dopo quello di Alessandria). Tragica lasituazione giovanile: sempre nel 2014 ladisoccupazione sfiorava il 50 per cento fra i giovani(abbondantemente sopra alla media nazionale esuperiore a tutti i capoluoghi del Centro-Nord. Ilrisultato è che, come riporta il rapporto dellaFondazione Migrantes, Torino è la terza provinciaitaliana per emigrati all'estero.Frattanto continua il processo dideindustrializzazione a Torino e nell'hinterland (cheè sotto la responsabilità del Fassino "Sindaco Me-tropolitano"). La "Stampa" del 18 Novembre riportaun vero e proprio bollettino di guerra: 95 esuberi allaAzimuth (fabbrica di yacht ad Avigliana), chiude laDr Fisher di Alpignano, chiude lo stabilimento dellaDefonseca di Leini per trasferimento della ditta, 29licenziamenti alla Abit di Grugliasco. E il gruppoFCA? Se il buongiorno si vede dal mattino quello deilavoratori Maserati non è buono: dopo le 4 settima-ne di cassa integrazione fra Novembre e Dicembre,ve ne saranno altre 3 fra gennaio e febbraio, per fron-teggiare i rallentamenti dei mercati internazionali checolpiscono la domanda di Ghibli e Quattroruote.C'è poi l'incognita della componentistica legata algruppo Volkswagen, che potrebbe subire forti calidella domanda se le prospettive automobilistiche delgruppo tedesco dovessero peggiore.

Fra debito e speculazioneediliziaProprio prima delle feste la Regione Piemonte haannunciato in pompa magna il progetto del "Parcodella salute": un mega investimento da 600 milionidi euro (ma "Repubblica" parla già di 800-900milioni) che dovrebbe riunire in un unico polo, aLingotto, "tutto il patrimonio dell'attuale aziendaospedaliera, in termini di professionalità e tecnologie,(...) idem per le attività relative alla Facoltà di

L'aria politica che tira a Torino

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Un anno difficile si sta con-cludendo ed anche gli effettidei cambiamenti climatici sifanno sentire. La pioggia ca-duta negli anni 2013 e 2014ha attenuato gli effetti dell’in-quinamento in Piemonte, maquest’anno è arrivato il con-to. Le più grandi città italia-ne, Milano, Roma e Torino,oggi hanno un’ariairrespirabile. Tutte queste cit-

tà hanno vari impianti di incenerimento, enormi.L’impianto di Torino emette quasi 3 miliardi di metricubi di fumiogni anno, equivalenti alle emissioni di500.000 auto. Questa fonte di inquinamento non vie-ne mai menzionata, mentre si chiede ai torinesi diandare a piedi. Oggi ci chiediamo:l’inceneritore avràtarga pari o dispari?L’ assessore all’ambiente del Comune di Torino ogginon racconta la favola che l’aria a Torino è miglioratacome l’anno scorso, o che l’inceneritore emette fumiequivalenti a un paio di auto in tangenziale, anzi sperache nessuno si ricordi delle sue dichiarazioniprecedenti. Noi non le abbiamo dimenticate, comenon abbiamo dimenticato che avevamo già detto escritto che l’inceneritore avrebbe costretto i torinesia lasciare l’auto a casa, e che sarebbe stata preferibileuna raccolta dei rifiuti migliore, piuttosto chequell’impianto.La Stampa di giovedì 24 dicembreu.s. ha riportatol’incredibile proposta di IREN alComune di Torino di abbandonare nel 75 % dellacittà la raccolta differenziata porta a porta.Secondoquesta proposta, i torinesi dovrebberodifferenziare soltanto l’organico, mettere il vetro nellecampane stradali e gettare tutto il resto in altrecampane.Una vera e propria regressione per abbandonare laraccolta differenziata, ed inchiodarla all’ attualemisero 42 %, allo scopo evidente di garantirealimentazione all’inceneritore del Gerbido, di

Torino: l’inquinamento da par ticolato vieneanche, in gran misura, dall’inceneritore delGerbido.

proprietà della stessa IREN. Ricordiamo che datempo le normative imponevano di raggiungere il65% di raccolta differenziata e che già ora il ConsorzioRifiuti di Treviso ha raggiunto l’85%, con unaproduzione di rifiuto indifferenziato pro capite di soli53 kg/all’anno. Analoghi risultati sono stati ottenutia Trento. Non ci si dica che Torino è troppo grandeperché basterebbe suddividere la città e fare unagestione migliore.Certo, la fantasia di chi vuole nascondere la veritànon ha limiti. Per salvare in extremis la nona cittàpiù inquinata del mondo, nella pianura più inquinatad’Europa,con il primato dei decessi da inquinamento,sono arrivati a sbandierare il fatto che “l’aria dellaMetropolitana di Torino è la più pulita al mondo!“.Eper scoprire questo hanno addirittura scomodatol’Università di Napoli! Vien da pensare che qualcuno,voglia proprio farci finire sottoterra, in un modo onell’altro…! E come non ricordare l’assessore allasanità della Regione Piemonte che ha dichiaratoqualche mese fa che l’aumento della mortalità attornoall’inceneritore di Vercelli èdovuto ad attività agricolecome bruciare le stoppie, e non, come affermava lostudio effettuato dall’ Arpa di Vercelli, piùprobabilmente al locale inceneritore?

Valter Campaner

C.A.R.P. – Coordinamento AmbientalistaRegione Piemonte 26/12/2015

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DELITTI AMBIENT ALI, QUANTI IN PIEMONTE?Nel 2015, si stanno verificando in Italia troppi decessi. La situazione inquinamento ètragica, nessuno menziona il fatto che le zone piu' inquinate ospitano uno o piu'

inceneritori /cementifici e fornaci per mattoni. Evitiamo di fermarci al discorsodelle PM2.5 ma ribadire sempre che un impianto di incenerimento emette uncocktail (centinaia) di sostanze chimiche con impatti ambientali e sanitaridiversificati, sul breve, medio e lungo periodo. Oltre a non avere riscontri nelrecente passato, la morìa che starebbe interessando la popolazione italiana èanche caratterizzata dal fatto che colpisce maggiormente le donne (+13,5%)rispetto agli uomini (+9%).

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lalalalalavvvvvorororororoooooesalutsalutsalutsalutsaluteeeee32° anno digiornalismo nel lavoroper la sanità pubblica

Anno XXXIIPeriodico fondato e diretto daFranco CilentiDistribuito gratuitamente.Finanziato dai promotori e dai lettoricon contributo facoltativoRedazione: [email protected] redazionali:Roberto Bertucci - Deborah CartaMarco Spezia - Fiorenza ArisioMarco Prina - Antonio RecanatiniRenato Fioretti - Gino RubiniMarilena Pallareti - Fulvio AuroraAlessandro Rossi - Marisa ChiarettaArnaldo Sanità - Renato Nuccio

Supplemento alla rivista nazionaleMedicina DemocraticaAutoriz. Tribunale Milano n° 23-19/1/77 Reg. naz. stampa (Legge 58/81n° 416, art. 11) 30/10/1985Direttore Resp: Fulvio AuroraIl materiale originale è riproducibilecitando testata, data e autore.Posta: inviare, cartaceo e mail, confirma e numero di telefono.Firma non pubblicata su richiesta.N° chiuso in redazione: 19-1-2016Suppl. rivista M. D. - n° 219/221Stampa: via Brindisi 18/c To

Pubblicati 223 numeri- 13 speciali - 7 n. tematici- 1 referendum nazionale su contratto sanità- 1 questionario regionalesu piano sanitario piemonteseScritto da 1621 autori- 1171 operatori sanità- 159 sindacalisti- 55 esponenti politici- 225 altriStampate 712mila copie- 505mila ospedali e ambulatori- 133mila luoghi vari- 72mila copie distrib. nazionale

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Considerazioni di pancia?

SINDACATI TRA IL DIRE E IL FARENell’ultima manifestazione nazionale dei sindacati con-federali del pubblico impiego le parole d'ordine sono statechiare: "Contratto subito"- "Pubblico6Tu". Cosa positivama dopo sei anni di attesa e due rinnovi persi, basta chie-dere un contratto "vero" per gli oltre 3 milioni di lavoratoripubblici (per non dimenticare il disagio dei700 mila addetti di terzo settore e privatosociale) senza pianificare azioniconcrete di sciopero e mobilitazionipermanenti?Questa manifestazione non nascondela crisi di peso contrattuale e politico deitre grandi sindacati, anzi è aggravata dalleintenzioni del governo - vedi le reazionarie dichiarazionidel ministro Poletti su orario di lavoro e università - dopoche è stata lasciata entrare in vigore la legge stragista delJobs Act. E' una crisi di cultura della rappresentanza realedel mondo del lavoro e della drammatica vita dei milionidi disoccupati - per non dimenticare i pensionati portatiai limiti dell'accattonaggio - che mette in discussione lastessa ragione sociale del sindacalismo, in linea con gliobbiettivi del padronato tutore di questo governo.O ci sarà una rifondazione dei tre sindacati, includendola diversità come ricchezza unitaria, o l'eutanasia in corsoavrà presto un riscontro diagnostico in linea con la finedelle libertà democratiche messe sempre più in discussio-ne. Paradossalmente con l'assenso delle stesse massepopolari lasciate allo sbando, anche dai sindacati confe-derali.Le capacità persuasive della comunicazione mediatica -quando come oggi è nelle mani di quei pochi che hannoanche facoltà di spesa e di governo - sono diabolichenella penetrazione delle menti di chi non ha possibilitàdi decidere. Diaboliche perché suadenti nel prospettarebenessere e felicità per tutti nonostante il dolore dellaviolenza subita nel vivere quotidiano. Un esempio l'ab-biamo vissuto con l'Expo di Milano che ha sceneggiato

una truffa colossale per invitare tutti a concepire l'ali-mentazione come consumo di prodotti drogati dalle mul-tinazionali dello spaccio.

La persuasione di massa è un gioco retorico che hasempre funzionato in assenza di capacità di intendere e

di volere basato su un sapere intellettuale allaportata di tutti e sulla conoscenza

del reale stato di cose nel qualeviviamo. Se però il monopolio

dell'informazione pubblica è inmano a una ristretta cerchia di persone,

la prassi è, anche oggi, quella teorizzata,e praticata, dal nazista Goebbels, che "consigliava" ai

giornalisti "mentite mentite, qualcosa resterà" .Oggi è forse diverso? Per favore, la risposta non partadalle opinioni di contestazione che buttiamo nel web, ciprenderemmo in giro anche da soli. Quindi la comunica-zione diabolica produce senso comune spacciandolo perinteresse condiviso? Mi pare inconfutabile che lo siaquando parliamo di diritti basilari come la facoltà di pa-rola intesa come strumento per stabilizzare una condizionedi lavoro e di vita che parta da una dignità intoccabileper tendere perennemente al miglior benessere possibile.Oggi, nel magma istituzionale di questo Stato presod'assalto da bande del crimine finanziario, non ci parevero che sia la stessa attività dei governanti a far da paloal crimine organizzato pulendo i percorsi da regole ele-mentari e diritti, dopo aver abbattuto, comprato e inglo-bato nel sistema, i variegati presidi di resistenza.Per i sindacati la ragione sociale era riconosciuta dacapisaldi inalienabili come il contratto nazionale,l'Articolo 18 e il diritto di sciopero spesso ridotto a unaformalità, pagata dalle tasche dei lavoratori).Oggi cosa sono, e domani cosa saranno i sindacati cheabbiamo conosciuto e vissuti, se non si autoabolirannosu induzioni coercitive e legislative?

f.c.