franco cilenti Rivista dell’Associazione fulvio aurora lavoro … · 2016-05-18 · nostra vita,...

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Anno 32 n.3 maggio 2016 Periodico sostenuto da promotori e lettori * Diretto da franco cilenti * Red. [email protected] Rivista dell’Associazione Medicina Democratica Movimento di Lotta per la Salute - Onlus * Dir. resp. fulvio aurora Racconti e Opinioni lavoro e salute www.lavoroesalute.org Vedo tutto, ma che ci posso fare? storie di ordinaria corsia pag. 9 Che fine faremo se ci sarà il TTIP? Marilena Pallareti a pag. 22 Le condizioni sui luoghi di lavoro, stanno sempre più peggiorando. Tutto ciò che gira intorno a noi è impalpabile. Il che fare riparte dalla critica pubblica e dalla ribellione all’esistente pag. 2, 3, 4 SISTEMI SANITARI REGIONALI Guidati verso la privatizzazione e sensibili alla corruzione a pag. 5 Appalti e sfruttamento in Piemonte a pag. 6 Val Susa: i cittadini parlano in un questionario del PRC sulla sanità a pag. 7 L’aspetto criminale della austerità pensionistica a pag. 14 Lo stress da lavoro, questo sconosciuto in Italia a pag. 17 Infermieri senza frontiere: un esempio di professione sociale a pag. 26 Racconto. Monologo di un etilista a pag. 36 La condizione di migliaia di italiani che convivono con il virus dell'Epatite C a pag. 38 Testimonianza: essere malati neuroinvisibili a pag. 42 Basaglia, il dottore rivoluzionario a pag. 43 E altro nelle 48 pagine Jobs Act. Storia di inganni, furbizie e apparenze falsificanti Umberto Romagnoli a pag. 20 O ti racconti O sei raccontato Scrivi a [email protected] Appalti e voucher, due referendum di civiltà a pagina 46 a pagina 48 Airaudo sindaco Pensaci, vedrai che altre alternative credibili al PD non ce ne sono. inserto all’interno VOTA

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Anno 32 n.3 maggio 2016 Periodico sostenuto da promotori e lettori * Diretto da franco cilenti * Red. [email protected] dell’Associazione Medicina Democratica Movimento di Lotta per la Salute - Onlus * Dir. resp. fulvio aurora

Racconti e Opinioni

lavoroesalutewww.lavoroesalute.org

Vedo tutto,ma checi possofare?

storie diordinaria

corsiapag. 9

Che finefaremose ci saràil TTIP?Marilena Pallaretia pag. 22

Le condizionisui luoghidi lavoro,stannosempre piùpeggiorando.Tutto ciò chegira intornoa noi è impalpabile.Il che fare ripartedalla critica pubblicae dalla ribellioneall’esistentepag. 2, 3, 4

SISTEMI SANITARIREGIONALIGuidati verso laprivatizzazione esensibili allacorruzionea pag. 5

Appalti e sfruttamentoin Piemontea pag. 6

Val Susa: i cittadiniparlano in unquestionario del PRCsulla sanitàa pag. 7

L’aspetto criminaledella austeritàpensionisticaa pag. 14

Lo stress da lavoro,questo sconosciutoin Italiaa pag. 17

Infermieri senzafrontiere: un esempiodi professione socialea pag. 26

Racconto. Monologodi un etilistaa pag. 36

La condizione dimigliaia di italianiche convivono conil virus dell'Epatite Ca pag. 38

Testimonianza: esseremalati neuroinvisibili a pag. 42

Basaglia, il dottorerivoluzionario a pag. 43

E altro nelle 48 pagine

Jobs Act.Storia diinganni,

furbizie eapparenzefalsificanti

UmbertoRomagnoli

a pag. 20

O ti raccontiO sei raccontato

Scrivi [email protected]

Appalti e voucher, due referendum di civiltàa pagina 46

a pagina 48

Airaudo sindacoPensaci, vedrai chealtre alternativecredibili al PD nonce ne sono.inserto all’interno

VOTA

SI PUO FARE DI PIU’?

Certo che si può, basta poco, bastafare qualcosa più del niente cheognuno di noi sta facendo.Come lavoratori basterebbechiedere conto al sindacato delleperdite di stipendio e diritti cheabbiamo subito. Come cittadinibasterebbe smetterla di regalareil voto ai partiti di governo, ladridi stipendio e diritti. Ma anche aquelli che ci dicono di guardarele cinque stelle mentre loro dinascosto copiano quei partiti.

La Speranzaha due

bellissimi figli:lo sdegno

e il coraggio...Lo sdegno

per la realtàdelle cose,il coraggio

per cambiarlePablo Neruda

2 lavoroesalute anno 32° n° 3 maggio 2016

di franco cilenti

editoriale

cile542016

Tutto vero, checi posso fare?Ogni giorno verifichiamo unostato di prostrazione generale cre-pato solo da atti di maniacale ap-parente stato di benessere, chenulla ha a che fare con il vivere laquotidianità del lavoro. Un mon-do del lavoro vissuto in forma in-dividuale senza interesse per unaserie di lotte che lo hanno scosso,mentre le condizioni peggiorano ela disoccupazione dilaga amplifi-cando sconforto e rassegnazione,un disinteresse, accentuato dalladisinformazione e malainforma-zione, che impedisce diraggiungere la consapevolezza delfatto che quando i lavoratori simobilitano riescono anche a fer-mare la corsa verso il dirupo delladisperazione e a riflettere sulle di-visioni che ci mettono gli uni con-tro gli altri.Accomodarsi in una virtualepoltrona e sentenziaremasochisticamente: "Mi rendoconto della situazione ma che ciposso fare?". La risposta, sta nelriuscire vedere quel che ci voglio-no nascondere. E' vero, non siamonoi a decidere i tempi di lotta,spesso riusciamo solo a dare unarisposta post danno, ma nelcontempo ci dovremmo essereconsapevoli che dobbiamo attiva-mente "sporcarci le mani", perchécomunque ce le sporchiamo colsilenzio, dimenticando la nostracondizione materiale che sui gran-di numeri ci dice che la ricchezzaè detenuta dall'1% della popola-zione mondiale.All'interno di questo quadro l'Ita-lia si distingue per diseguaglianze

sociali tra le più crudeli, sul frontedella democrazia politica, dellamalainformazione e dellamalgiustizia. Per quanto riguardala salute, il picco dei 68.000 decessinel 2015 sono il più importantemacroindicatore dello stato disalute di una popolazionesottoposta da oltre vent'anni adinterventi di malagestione e di taglisulla sanità pubblica, senza

dimenticare che ilcontesto sanitario è illuogo terminale di unprocesso di debilita-zione che riguarda tuttigli aspetti del nostromodo di vivere.

Quanto inciderà il voto delParlamento Europeo che alza dioltre il doppio i limiti per leemissioni di ossido di azoto per imotori diesel Euro 6, portando a168 mg per km contro gli 80previsti nel 2007?In Italia il clima sui luoghi dilavoro, privato e pubblico ormaisenza nessuna differenza, starapidamente peggiorando: leaziende hanno sempre maggiorediscrezionalità nei rapporti dilavoro con conseguenti dirittinegati, mobbing, demansionamen-to, punizioni e licenziamenti.

Sono le nuove generazioni adessere profondamente colpite,nell'immediato quanto nel futuro,se non si porranno oggi le basi peruscire dalla guerra unilaterale allavoro e dalle politiche diristrutturazione, come i processi diriforma del mercato del lavoro chehanno disegnato i modellicontrattuali cosiddetti "a tutelecrescenti". Intanto ladisoccupazione giovanile èarrivata ben oltre il 45% dei datiufficiali, in quanto tiene contosoltanto di chi sta attivamentecercando lavoro, trascurando chivi ha rinunciato.Altra grande innovazione èdefinito il "lavoro agile" tramite lacollocazione logistica deltelelavoro. In realtà si tratta dicacciata vera e propria dallacomunità del lavoro che ha ununico obiettivo: liberare le aziendedai "lacci e lacciuoli", comevengono chiamati dagliimprenditori i diritti e le tutelecontrattuali. Come acutamente siè chiesto un giuslavorista "Se nonesiste una sede fissa di lavoro,cosa resta del concetto di orarionormale di lavoro? Cosa ne è deidiritti relativi alla reperibilità,allo straordinario, al lavoronotturno, al riposo compensativo?Se le aziende non sono nemmenoobbligate a predisporre glistrumenti di lavoro, su chipensiamo che ricadranno tutte lealtre spese, quelle di luce,riscaldamento, connessione,pasto e via dicendo comunquenecessarie allo svolgimento dellaprestazione di lavoro? Ma ancorapiù grave: se non si sa quale è ilposto di lavoro, cosa ne è delrispetto delle norme di sicurezzae della responsabilità dell'aziendanei confronti dell'ambiente dilavoro?".Già, che ne sarà della dignità dellapersona che si troverà a produrresenza essere riconosciuto comeentità fisica?Un Paese in mano a serial killer.Fa rabbia leggere allarmi sullemorti nei luoghi di lavoro soloquando ci sono incidenti mortalieclatanti. Nel 2015, in rapporto alleore lavorate, sono morti tanti

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anno 32° n° 3 maggio 2016 lavoroesalute 3

www.blog-lavoroesalute.orgRacconti e Opinioni

di Lavoro, Salute, Politica,Cultura, Relazioni sociali

pagine a cura di franco cilenti

sottomettersi al padrone pertirare avanti, altrimenti si rischiail fallimento.Allora? "Che ci vuoi fare?"E quando parliamo a più persone,ognuno sente il dovere di ripetere,almeno una volta nella vita. "checi vogliamo fare?"L'accettazione diventa un luogocomune, come lo svendersi.Il passaggio è molto più breve diquanto la nostra ragione possaimmaginare. Ormai è costumesvendersi per un posto di lavoro,per un posto meno freddo.Chinare il capo, chiedereraccomandazioni, donare ilcorpo. Tutto ciò passa per costu-me di massa, quindi valore e ri-sultato del luogo comune. Ladignità diventa un accessorio, un

bene superfluo,l'infelicità un luogoc o m u n e ,un'attitudine.Bisogna inchinarsial più ricco,sottostare al coman-do, ringraziando ipadroni per esserestati scelti comeschiavi. La morale èstata archiviata daun pezzo e il debole

soccombe, di questo passo mori-rà in ginocchio, mentre chiede unposto al datore di lavoro o chi nefa le veci.Il luogo comune è una bombainesplosa, potrebbe non causaredanni, ma ha più potenzialità diun ordigno atomico.Esso va affrontato, contrastato eabbattuto, ne vale la qualità dellanostra vita, per non ridurla in unaprigione. A volte o molto spesso,"tanto va la gatta al lardo, che nondeve più correre dietro ai topi permangiare".Il luogo comune è una delleconseguenze della ideologiapiccolo borghese, è una delleconseguenze di 200 anni dicapitalismo, che tramite essoconsacra il fatalismo; esempioclassico: il cattolicesimo. Il luogocomune è il recinto dovepascolano i mansueti, i poveri dispirito, coloro che si sono dati pervinti, non è soltanto una pessimaabitudine di un popolo.

editoriale/2di Antonio Recanatini

I luoghicomuniOgni tratto della nostra storiadeve fare i conti con lamaledizione dei luoghi comuni.Qualcuno, come lo scrittoreMarcello Fois, concorda nel direche i luoghi comuni sono il centrodel nostro mondo:frasi e spazi condivisi.Perché "dentro queste case chesiamo, resta il peso di ciò cheabbiamo detto ma anche di ciò chenon abbiamo osato dire.Le parole di troppoe quelle maipronunciate...".Credo sia dannosovalutare un soloriflesso di unaprassi, del resto,ogni farmaco ha lesue controindica-zioni.Viviamo in un tempodifficile, a un passodall'impossibile, tutto ciò che giraintorno a noi è impalpabile, lestesse prove, che un tempo servi-vano a rafforzare le ragioni, ap-paiono semplici e nude, insuffi-cienti. Solitamente indichiamo ilparadosso come contrario delluogo comune.In Italia, il luogo comune è unincentivo per classificare leopinioni, quasi un metro divalutazione, un rendiconto,una risposta dettata dai canoniimposti. Addirittura, possiamocontare su un elenco infinito didetti e di dettami.Mi suggestiona molto, nel nostrolessico classico, quel "che ci vuoifare?" Spesso inserito solo perraffigurare l'impotenza di fronteallo stato di fatto."Che ci vuoi fare?" Quindi,impotenza e accettazione.Lo dicevamo anche durante ladittatura, quando i padronitrattavano da schiavi gli operai."Che ci vuoi fare?" Bisogna purmangiare. Oggi è doveroso

RICORDODI LUIGIMARAdecedutoil 12 maggio

Sentenza definitiva della Corte diCassazione di condanna degli imputatidella ThyssenKrupp.Luigi Mara ha finalmente avuto ragione.Occorre dedicare a lui questa sentenza equesta vittoria. Sono passati quasi 8 annidall’inizio del processo con l’accusa diomicidio doloso da parte del Procuratore dellaRepubblica Raffaele Guariniello.Successivamente la Corte d’Assise d’Appellodi Torino ha derubricato l’omicidio doloso inomicidio colposo, pur mantenendo elevate lepene.In tutto questo Luigi Mara ha avuto una granparte, con l’aiuto di altri esperti di MedicinaDemocratica (Thieme e Colombo) haprodotto un grosso dossier su tutta la vicendaThyssen, esponendola puntualmente davantial Tribunale di Torino. Questo grande lavorosi è aggiunto a quello del Pubblico Ministeroe degli altri consulenti che è stato in gradodi provare la fondatezza delle accusearrivando alla sentenza finale dellaCassazione di ieri in tarda serata. Si consideriche Medicina Democratica è l’unico entecollettivo che è rimasto nel processo fino allafine, mentre tutti gli altri, enti pubblici esindacati, hanno accettato una transazioneche li escludeva.Diciamo ancora una volta finalmente ediciamo ancora una volta grazie a Luigi Mara.Grazie Luigi, il tuo lavoro è servito.Tutti i processi nei quali ti sei impegnatoa partire dal primo, ormai lontano nel tempo,contro il Petrolchimico di Marghera hannoportato ad una maggiore determinazione neifamigliari delle vittime e in tutti coloro chelottano per eliminare la nocività nei luoghi dilavoro e nell’ambiente; a richiedere giustizia,sempre e comunque, nonostante i tempilunghi e le difficoltà di ogni tipo; non solo,ma hanno aumentato anche fra i cittadini unala presa di coscienza dei diritti, in particolare,quello costituzionale di tutela della salute.MEDICINA DEMOCRATICANAZIONALEMilano 15 maggio 2016

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di colpa, fobie, disturbi del sonnoe degli apparati digestivo emuscolo-scheletrico.Lo Stato ha smesso di esseresociale per diventare un ente chefavorisce il mercato e leprivatizzazioni. Il governo è controil welfare e demolisce i principid'uguaglianza, di solidarietà e diequità sanciti dalla Costituzione.E' indispensabile rifondare l'idea diuna società elementarmentegiusta, in una prospettiva ditrasformazione complessiva egenerale delle condizioni di vita edi lavoro per le classi subalterne,contro e oltre la logica dellaricchezza in mano di pochi.La stessa tutela della salute daelementare diritto costituzional-mente garantito è diventataparametro economico efinanziario. I tagli alla sanitàrappresentano la regolaamministrativa fondamentale. Ildato reale e drammatico è che lacrisi economica e i costi dei servizisanitari portano moltissimicittadini a rinunciare alle cure acausa delle difficoltà di accesso alleprestazioni sanitarie, determinatada liste d'attesa troppo lunghe e dacosti notevolmente aumentati.Ovviamente a favore del privato,come da programmazione.Chi difende questo diritto di civiltàviene represso sistematicamente ,come nel caso di Gina De Angeli,infermiera dell'Ospedale di Massa, aderente al Collettivo SOS sanità, figura storica nelle lotte per ladifesa della sanità e dei lavoratoridel settore, condannata per aversostenuto la lotta delle lavoratricidell'appalto delle puiziedell'Ospedale, oggetto dei taglidella spending review.Uno dei tanti casi di repressioneche nulla insegna a chi dovrebbesentire sul proprio collo il fiatodegli aguzzini anche nel proprioluogo di lavoro. Lo stato didepressione esternato nella frase" ma che ci posso fare", non ce lopossiamo permettere.Di fronte allo stato di cose presenti,mai dire: MA CHE CI POSSOFARE, altrimenti si diventacomplici inconsapevoli della delin-quenza al potere

franco cilenti

Che ci posso fare?EditorialeCONTINUA DA PAG. 2

considerata dalle retorichedominanti il rimedio di ogni malee l'unico criterio di giustiziacompatibile con l'efficienza e losviluppo di una società. Ma,guarda caso, da quanto hannoiniziato a produrre il virus dellameritocrazia, come dellaflessibilità, il mondo del lavoro èstato impoverito e violentato dauna crescente corruzione basatasul silenzio/assenso e se prima lapovertà riguardava soprattutto glianziani, ora riguarda anziani egiovani: minori, ma anche quei20enni e 30enni che non riesconoa lasciare la casa dei genitoriperché privi di un'indipendenzaeconomica.

Il dramma della disoccupazione dimassa, si unisce oggi, da un lato auna crescita dei fenomeni dipovertà, anche fra chi lavora,dall'altro a un più ampio senso diprecarietà del lavoro. Oggi laderegolamentazione normativa ela frammentazione del lavororendono a volte più difficiledistinguere chiaramentel'occupato dal disoccupato,riproponendo per alcuni versi lafragile condizione del lavorosalariato della prima metà delNovecento.Senza ricambio generazionalerisulta ovvio lo stato di prostrazionedegli occupati vecchi, stabili, enuovi, precari. Le loro condizioninon hanno più un'attenta lettura daparte delle istituzioni e degliorganismi maggiormente rappre-sentativi in una sorta di non scrittaalleanza per modificare nelprofondo i rapporti sociali eindividuali tra "datori di lavoro" edipendenti salariati. Quindi neiluoghi di lavoro sono diventatebase di programmazioneorganizzativa anche le intimida-zioni (mobbing diffuso) che sulpiano della salute fisica e mentaledella vittima che li subisce,agiscono come stress, depressione,diminuzione dell'autostima, sensi

lavoratori quanti nel 2014, ma anon fare notizia è la condizione deilavoratori: precari, sotto ricatto,sfruttati, che svolgono lavori pocosicuri. Vanno annoverate, nelleanalisi sociopolitiche, sindacali estatistiche, anche le condizioni dilavoro nelle strutture sanitariepubbliche e private che sonostrettamente correlate con malattieprofessionali e aumento mortalitàin ospedale. E' possibile dimostrarela correlazione tra il sovraccaricoe le restrizioni dei diritti sul lavorodegli operatori sanitari e la crescitadella mortalità in ospedale? Certoche sì, ma siamo ancora agliantipasti di un pranzo di gala per idelinquenti che hanno prosperatocon la crisi a senso unico.Il pranzo di gala saràrappresentato dal trattato TTIP traUSA e Unione Europea chespazzerà via ogni residuo di vitademocratica, di protezionelegislativa dell'ambiente, distandard di sicurezza sulla salute,a tutto vantaggio dellemultinazionali, a cui verrebbe datoun potere imperiale. Ce ne stiamoaccorgendo? Non crediamoproprio nonostante Facebook e isocial, spazi e strumenti didiscussione per una cerchiaristretta della popolazione italiana.Forse anche questa cerchiaristretta che delega alla rete lapropria soggettività relazionale,fisica e intellettiva dovrebberiflettere, in una società indotta alconsumo delle immagini,sull'invasività con cui il potereutilizza l'immagine percondizionare le nostre scelte di vita.Una riflessione che richiama allaresponsabilità dei media chedeterminano condizionamenti delnostro immaginario, ma richiamaanche alla nostra responsabilità disoggetti pensanti. Il web, è unagrande risorsa per combattere ilpotere mediatico del Pensierounico? Non ne siamo convinti sela considerazione è totalizzanteperché è lo stesso invasivomessaggio sulla meritocrazia,

Togliere la sanità privata al-l'interno degli ospedali fonte didiseguaglianze rispetto aitempi di attesa per visite eprestazioni diagnostiche.I medici debbono essere pagatiper il ruolo professionale chesvolgono in condizioni di

lavoro atte a garantire evoluzione professionale ela ricerca.Rinnovare il contratto di lavoro per il personalescaduto da sette anni assumere il personale neces-sario medici, infermieri, tecnici, per garantire unasanità pubblica efficiente e qualificata.Appalti qualificanti e non al ribasso il materiale sa-nitario si usa sulle persone.Cambiare le logiche privatistiche del piano sanitario

regionale che cancella il territorio,aggrega servizi reparti ospedalieripresso ospedali di riferimento diquadrante per rendere i bilanci inpareggio incuranti del diritto allasalute.Vanno cancellati i tickets, balzelliche ormai per alcune prestazionidiagnostiche costano di più diquelle effettuate in struttureprivate, per l'appropriatezza delleprestazioni diagnostiche, dilaboratorio.Occorre ribaltare la politicasanitaria per privilegiareLa prevenzione. Siamo lacenerentola del mondo, l'ultimopaese ad investire in prevenzione

e sicurezza nei luoghi di lavoro: da gennaio a marzosono 160 i morti sul lavoro, una carneficina.Il territorio come laboratorio di salute, filtri cherendano la sanità a portata di tutti. Ricomposizionedei distretti socio sanitari.Ricordo che durante il mio lavoro in Ospedale a Biellail direttore sanitario, il Professor Campanà, sostenevache la sanità avrebbe dovuto andare dai cittadini ecome esempio evidenziava che furgoniappositamente attrezzati avrebbero dovuto recarsinei Comuni, ad effettuare i prelievi e gli esami pos-sibili ai cittadini. Esempio tutt'ora valido.Cancellare le diseguaglianze sociali intollerabili,come ad esempio la nuova terapia per l'Epatite C, inPiemonte a marzo 2015 la situazione era grave circa2000 aventi diritto, salvo interventi del Ministero,dovranno pagarsi le cure se hanno i soldi altrimentila terapia non potrà essere effettuata. Le logiche deibilanci in pareggio dei tagli economici non possonocancellare il diritto alla salute.Infine, dopo la denuncia dell' autorità anticorruzionequali provvedimenti prenderà il Governo e ilParlamento?

Renato NuccioSegreteria Regionale P.R.C.

Intreccio, politica, mafia, camorra, corruzione, scor-ribande nella sanità, sono 6 miliardi di euro all'annosolo quelli presumibili che vengono mangiati dallavoragine criminale di questo paese la denuncia espli-cita, ancora una volta la speculazione per il profittopersonale nell'ambito delle prestazione diagnostichenei tempi delle aspettative per le operazioni chirur-giche, i ricoveri ecc. Nel contesto della denuncianon vengono proposte soluzioni alternative all'azio-ne della Guardia di Finanza, Ca-rabinieri alla Magistratura.E' evidente il fallimentodell'aziendalizzazione privata delservizio sanitario e delle politichedei Governi che con i tagli finan-ziari di miliardi al servizio sanita-rio ultima decisione del governodi destra Renzi con il Documen-to di economia e finanza per glianni 2017 4 miliardi, 2018 circa5,5 miliardi che contestualmenteai tagli in atto cancellano la sanitàpubblica i segni sono evidentianche in Piemonte.Ad esempio per la sanità biellesee all'ospedale di Biella rispettoalla quota storica di finanziamen-to mancano 20 milioni di euro, uncomunicato stampa dell' ASL di Biella annunciadrastiche riduzioni dei tempi di attesa per esamidiagnostici, sarebbe utile sapere il perché sonoaumentati gli orari di apertura degli ambulatori, se èstato assunto personale o c'è una riduzione delle ri-chieste per i costi dei tickets.La giunta regionale del Piemonte, a parole di centrosinistra ma nei fatti di destra, ha dato le struttureprotette, comunità psichiatriche ai privati primoeffetto mancano i medici mentre a chi gestiràverranno pagati fino 3,8 miliardi, all'OspedaleMolinette per una visita neurologica si va a Maggiodel 2017.Bisogna ridare i soldi per la sanità pubblica, i soldici sono, cambiare il sistema di finanziamento in attoche incentiva le attività diagnostiche le prestazioniambulatoriali.Vanno aboliti i direttori generali che rispondonoalle direttive regionali, a seconda delle giuntepolitiche definire un percorso di partecipazione e dicontrollo da parte dei cittadini nelle Asl con l'elezionediretta dei consigli di gestione.I Sindaci, i Consigli Comunali devono essere i pro-grammatori e i controllori della sanità territoriale.

SISTEMI SANITARI REGIONALIGuidati alla privatizzazionee sensibili alla corruzione

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6 lavoroesalute anno 32° n° 3 maggio 2016

I medici, il super lavoro ele ricadute sull'assistenzaL’inchiesta dell'Anaao-AssomedUn medico ultracinquantenne svolge anche 5 turni not-turni al mese nel sud Italia ma al nord, la media è di 3.Nel turno di notte negli ospedali del nord-ovest può arri-vare a 200 pazienti.Questi alcuni numeri allarmanti dell'Anaao Assomed daun’indagine su un campione di oltre 1000 medici.E’ il risultato di anni di definanziamento della sanità, diblocco del turn-over, di taglio dei posti letto conconseguenze pesanti sulla gestione del rischio clinico erelativo rischio sia per il medico che per il paziente.Sull'aumento di mortalità denunciato dall'Istat nei mesiscorsi sia percepito da chi opera in ambito ospedaliero, imedici che hanno avuto maggiormente questa percezio-ne operano nei presidi di medie-piccole dimensioni e pre-valentemente nei medici sottoposti ad uno sfavorevolerapporto numerico medico/pazienti e ad un maggior ca-rico di lavoro.Le risposte hanno denunciato che nonostante l'entrata invigore della norma sul rispetto dell'orario di lavoro, oltre44% dei medici supera il limite settimanale delle ore la-vorative previsto dalla legge, e più della metà lavora ex-tra orario.Allarmanti sono anche le risposte sulle dimissioni deipazienti, spesso affrettate (59%)"Sono numeri che dovrebbero far riflettere chi Governa eche ha il compito di intervenire per cambiare verso,commenta il Segretario Nazionale dell'Anaao AssomedCostantino Troise, ad una sanità pubblica avviata, ancheattraverso il peggioramento delle condizioni di lavoro deisuoi Medici, lungo un piano inclinato che la porterà acurare i poveri destinando gli abbienti le magnifiche sortidel sistema privato ed assicurativo".Quindi, come era prevedibile, lo stato psicofisico deimedici italiani è iniziato a cedere dopo decenni di stand-by professionale e sindacale nei confronti dei processi diprivatizzazione della sanità pubblica. Processi decennaliche da tempo hanno colpito duramente tutte le altre pro-fessionalità primarie come quelle infermieristiche. Ilcomparto, struttura portante del sistema sanitario, ha ilcontratto bloccato da oltre sei anni e nessun recuperosalariale. Sei i medici capissero finalmente che la lottaper difesa della loro professionalità, e occupazione, passaper una lotta unitaria con tutti gli altri protagonisti, forseinizierebbe una ripresa di fiducia e forza contrattualepropedeutica a un rapporto sociale anche con i malati e iloro familiari che riporterebbe il sistema sanitario pub-blico all'attenzione dell'opinione pubblica come bene co-mune.

Redazione Lavoro e Salute

LETTERAPiemonte: appaltie sfruttamento

Sono ormai passati quasi10 anni dall' inizio dellacrisi ed esperti, professo-roni e finti politici hannoprovato a darci spiegazio-ni, ognuno con soluzionidiverse, ma nessuna haportato ad una ricettagiusta, che possa definita-

vamente trovare la strada per uscire da questoincubo. Io ovviamente non ho la soluzione aquesto problema, ma sono sicuro che una dellecause , almeno nel nostro paese, sia la mancanzadel concetto di " bene comune ", quel benepubblico che nell' ultimo decennio ci è statotolto e in che modo? Privatizzandolo.L'etimologia stessa della parola rende beneil significato, privare , non essere libero.Nella mia città , il 70% dei lavori sono inappalto. La politica delle esternalizzazioni deiservizi pubblici e privati ha causato nellastragrande maggioranza lavoratori di serie A edi serie B, questi ultimi pur svolgendo lo stessolavoro hanno un trattamento economico/contrattuale decisamente diverso.Questo non è più accettabile perché causa undisagio enorme sulla vita lavorativa e famigliaredelle lavoratrici/ori, in più causa anche unapeggiore qualità dei servizi per mancanza dirisorse e questo ricade su tutta la collettività .Questa è una reazione a catena che dobbiamofermare , che possiamo fermare, ma dobbiamofarlo insieme, la politica ha l'obbligo di farsicarico di questo enorme problema e lo deve farepartendo dal mondo del lavoro, ripristinandotutti i diritti tolti, che hanno causato un tasso didisoccupazione giovanile che nella nostra città èuno dei più alti .Le esternalizzazioni dei servizi pubblici e privatinon sono altro che passaggi di manodopera,dove le lavoratrici e lavoratori si ritrovanoimprovvisamente senza Lavoro, Reddito eDignità.

Luigi Romeo

Iniziative nella sanità,lotte per la sicurezza lavoro,inchieste sull’ambiente.Approfondimenti scientifici.www.medicinademocratica.itIscriviti. 50 euro: tessera eabbonamento alla rivista nazionale

Il circolo PRC di Avigliana e Giaveno ha organiz-zato una "ricerca-intervento", attraverso cui capirese la popolazione ha presente quali siano i serviziterritoriali che vengono offerti dalle attuali strutture,e poi se ritiene che questi siano o meno sufficienti eaccessibili.Per realizzare questa ricerca è stato utilizzato unquestionario, la cui compilazione veniva propostasia a coloro che entravano nelle due strutture sanita-rie di Avigliana e Giaveno, sia a chi era disponibile afermarsi a compilarlo ai banchetti predisposti in duemercati (quello di Avigliana e quello di ButtiglieraAlta-Ferriera). È stata realizzata anche una versioneweb dello stesso questionario, ma ha avuto meno"successo" di quanto non ci si aspettasse come nu-mero di questionari compilati (su 465questionari,quelli compilati on-line, sono 91).La maggior parte dei questionari è stata raccolta adAvigliana (311 questionari)mentre a Giaveno ne sono statidistribuiti/raccolti circa la metàche nel primo caso (154questionari restituiti compilati).Questa differenza nelladistribuzione/raccolta dei questio-nari spiega probabilmente perchéla maggior parte delle personedichiari di risiedere ad Avigliana,ma nonostante ciò, la percentualedi persone che dichiara invece dirisiedere in comuni limitrofi ècomunque molto alta (35%), ariprova del fatto che sia il presidiosanitario aviglianese che il PPI diGiaveno servono comunqueanche per comuni vicini.La composizione del campione è molto varia, maper quanto riguarda l'età è composta principalmenteda persone con più di 60 anni (41%) e se si aggiungea questa percentuale quella della fascia d'età imme-diatamente precedente, si può constatare che ben il63% del campione è composto da persone che han-no più di 50 anni. Anche la tipologia di "professio-ni", vede una prevalenza di pensionati (34%) e dicasalinghe, mentre la distribuzione del genere è unpo' più sbilanciata verso quello femminile (57% donnee 43% uomini). Questa caratterizzazione del cam-pione può essere facilmente collegata al fatto che iquestionari sono stati distribuiti principalmente lamattina (ossia durante l'orario lavorativo) e al mer-cato o davanti ai presidi ospedalieri stessi. La mag-gior parte delle persone che hanno compilato il que-stionario ha frequentato una scuola secondaria(43%), e la grandissima maggioranza del campionenon fa parte né d partiti né di qualche associazione(87%).

Parlano le vittime predestinate dalla privatizzazione

Il paese è piccolo e la gente parlaI risultati del questionario popolare diffuso in Val di Susadal circolo territoriale di Avigliana-Giaveno del PRC

Alla richiesta di indicare dove si rivolgono maggior-mente per avere un'assistenza sanitaria specialistica,il 40% risponde a Torino e provincia, ed il 30% dicedi andare solitamente entro 20 Km da casa(presumibilmente a Rivoli); solo il 29% riesce adottenere una risposta sanitaria nella stessa città incui vive, mentre fortunatamente solo l'1% deve spo-starsi oltre la provincia di Torino.A seconda di dove veniva distribuito, il questionarioprevedeva 2 domande differenziate relative al presi-dio sanitario di Avigliana o al PPI di Giaveno. Lepercentuali riportate di seguito, quindi si riferisconoa risposte date differentemente in base alla distribu-zione del questionario.Per quanto riguarda le domande riferite a Giaveno,a quella che indagava la conoscenza del PPI e dellesue funzioni rispetto al precedente ospedale, la mag-gior parte delle persone (29%) ha risposto di non

conoscerle, mentre la percentualeimmediatamente successiva (il21%) ha risposto di averneusufruito e di trovarlo utilesoprattutto per evitare di andare afare code all'ospedale di Rivoli.Questa risposta è seguita a ruotada quella per cui le persone diconodi sapere cos'è il PPI ma di nonaver capito quando è megliousufruirne anziché cercare dirivolgersi direttamente al prontosoccorso (19%). Infine, il 12%dice di sapere cos'è, di averneanche usufruito, ma di nonritenerlo utile perché si vienecomunque inviati al P.S. di Rivoli.La successiva domanda, sempre

riferita a Giaveno, riguardava invece i posti letto delPPI, e anche in questo caso la maggior parte dellepersone (38%) ha risposto di non conoscere lasituazione. La percentuale immediatamentesuccessiva (31%) ammette di non saperne molto madice che avrebbe preferito che nella struttura fosseromantenuti dei "veri posti ospedalieri" anziché unadegenza per evitare di mandare immediatamente acasa i pazienti dimessi dall'ospedale. Le altre rispostesi suddividono poi in percentuali decrescenti da chidice di averne sentito parlare e pensa che funzioniabbastanza bene (13%), chi ne ha sentito parlare mapensa che funzioni male (11%) e chi l'ha utilizzato eritiene che sia utile soprattutto per le persone anziane(7%).Domande molto simili, fatte per il presidio sanitariodi Avigliana, hanno dato percentuali un po' diversesolo per quanto riguarda la prima domanda, ossia

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immediatamente successiva (il 19%), ha risposto che,pur reputando la collaborazione una buona iniziati-va, la propria situazione famigliare non permette diusufruirne perché risulta difficile muoversi anche fracomuni così vicini. Il restante 20% del campione hainvece risposto che tale collaborazione non interes-sa, suddividendosi fra una maggioranza (17%) noninteressata perché ritiene che i servizi sanitari devo-no essere presenti in ogni comune, ed un 3% chenon è interessato perché per gli esami specialistici sirivolge alla sanità privata (considerata più affidabile).Alla domanda relativa alla telemedicina (chepotrebbe esser intesa come un aiuto che compensala carenza dei posti letto di continuità assistenzialepresenti sia ad Avigliana che a Giaveno), la maggiorparte del campione (51%) risponde si non sapere dicosa si tratta. Se a questa percentuale si somma il30% di coloro che sostengono che vorrebbero chevenisse sviluppata, ma ammettono di non sapernemolto, si arriva a un po' più dell'80% del campioneche non risulta essere molto informato su cosa sia ilservizio di telemedicina che l'ASL dovevasviluppare. Il campione rimanente riguarda personeche ne hanno sentito parlare bene (11%), personeche ne hanno sentito parlare male (4%) ed un 3%che ne ha usufruito e pensa sia utile per le personeanziane. (aggiungere alcune delle risposte "altro")Le ultime 4 domande riguardavano il

condizionamento dell'effettivoutilizzo del SSN dato dalle lised'attesa (anche suddivise fra i 2comuni) e dalla concorrenzaprivata.La maggior parte del campione(56%) ha risposto di aver cercatodi prenotare recentemente dellevisite o esami specialistici adAvigliana o Giaveno, ed unapercentuale un po' inferiore (53%)dice di non essere comunquericorsa al settore privato per i tempid'attesa che si prospettavano conil SSN (il 47% però, sostiene diessersi rivolto al privato). I tempid'attesa che sono stati impiegati pereffettuare visite prenotate con il

SSN, sono andati da 1 a 6 mesi per il 62% delcampione, inferiori al mese per il 20%, oltre i 6 masiper il 16%, mentre la rimanenza (quasi il 2%) sostieneche non fosse possibile prenotare il proprio esametramite SSN. (aggiungere le tipologie d'esami piùquotate).L'ultima domanda (a cui dovevano rispondere solocoloro che avevano dichiarato di essere ricorsi alsettore privato per i propri esami), chiedeva infinese la prenotazione nel privato era stata fatta in regimedi convenzione oppure il pagamento della visita erastato pagato interamente dal paziente; in questo casoil 71% ha risposto di aver usufruito della convenzione,mentre il 27% ha pagato interamente la visita privata.Il restante 2% ha risposto "altro" (portare esempi,anche delle strutture private a cui si sono rivolti).

Fiorenza ArisioSegretaria circolo Rifondazione ComunistaAvigliana-Giaveno

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quella che indagava la conoscenza del CAP e dellesue funzioni rispetto al precedente ospedale. Chi harisposto al questionario distribuito ad Avigliana, in-fatti, sembra meglio informato perché in maggioran-za (31%), ha risposto di sapere, anche se non l'hamai usato, che è possibile rivolgersi al CAP anzichéal Pronto soccorso.Similmente a Giaveno, anche per chi ha risposto adAvigliana,la percentuale immediatamente successiva(il 21%) ha risposto di averne usufruito e di trovarloutile soprattutto per evitare di andare a fare codeall'ospedale di Rivoli. Tale percentuale è seguita dadue risposte scelte a "pari-merito", ossia per il 17%,sia da chi non conosce il CAP, sia da chi dice disapere cos'è ma ritiene non sia facile capire quandorivolgersi al CAP e quando andare al P.S. Infine, unapercentuale simile a quella di Giaveno, ossia il 13%,dice di sapere cos'è, di averne anche usufruito, ma dinon ritenerlo utile perché si viene comunque inviatial P.S. di Rivoli.Per quanto riguarda la successiva domanda, relativaai letti di continuità assistenziale reintrodotti nellaex-struttura dell'ospedale diAvigliana, la distribuzione dellerisposte è molto simileall'equivalente domanda fatta aGiaveno, con una piccola inver-sione di percentuali fra le risposteche sono più "quotate": in questocaso, infatti, la maggior parte dellepersone (36%) ammette di nonsaperne molto ma dice cheavrebbe preferito che nellastruttura fossero mantenuti dei"veri posti ospedalieri" anziché iletti di "continuità assistenziale" ,mentre la percentualeimmediatamente successiva(34%), ha risposto di nonconoscere la situazione. Le altrerisposte si suddividono poi inpercentuali decrescenti da chi dice di averne sentitoparlare e pensa che funzioni abbastanza bene (18%),chi l'ha utilizzato e ritiene che sia utile soprattuttoper le persone anziane (8%), e chi ne ha sentitoparlare ma pensa che funzioni male (3%).Successivamente a queste 2 domande differenziateper i due comuni, il questionario riproponeva le stes-se domande (indipendentemente dal luogo di distri-buzione) incentrate maggiormente sui servizi sanita-ri di territorio, per cui il campione che ha rispostoera nuovamente composto dalle 465 persone totali.La domanda che indagava la collaborazione fra icomuni di Avigliana e Giaveno per poter distribuiremeglio l'assistenza sanitaria sul territorio, ha visto lamaggior parte del campione (61%) rispondere ap-prezzando tale collaborazione, in virtù del fatto chei due comuni non sono così distanti e la distribuzionedei servizi può quindi diventare un modo per dimi-nuire le liste d'attesa. Per contro, la percentuale

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REPORTAGE DA BOLOGNA

Questo fascicolo nasce dalla necessità di comprenderee avvicinarci meglio alle dinamiche che si sviluppanoall'interno delle corsie ospedaliere.Del rapporto professionale tra medico e paziente, dellacomplessa relazione medico-infermiere e di tutte quellecontraddizioni che vive un settore sul quale si riversanopolitiche economiche nazionali e sovranazionali nonpossiamo che avere solo un vago sentore attraverso la nostra attività formativa curricolare.L'inchiesta nasce dunque da un'esigenza fondamentale:spezzare la catena di una ritmicità tipica dello studentedi medicina, che tra lezioni, esami, tirocini, un occhioalla tesi ed una preghiera alla dea della fortuna per laspecializzazione, non riesce mai ad avere la necessariaconoscenza della realtà lavorativa in cui un giornosi troverà a vivere.Durante le interviste a medici, infermieri, specializzandi,il corpo del nostro lavoro ha cominciato a delinearsi,vedendo emergere quattro principali macroargomentiche guideranno l'esposizione del suddetto fascicolo.

Storie di ordinaria corsiaFormazione Medica

Una delle questioni che più ci ha colpito probabil-mente riguarda la quantità di ore che il personaleospedaliero in formazione passa in ospedale. Sor-prende venire a conoscenza che la media di ore chequesti specializzandi trascorrono sul luogo di lavorooscilla fra le 9 e le 11 ore al giorno, arrivando dun-que anche ad un totale di 60 ore settimanali, quandoil massimo contrattualmente concesso sarebbe di 38(48 compresi gli straordinari).E sorprende ancora di più scoprire che le giustifica-zioni che la maggior parte di loro dà a tali condizionilavorative si riducano sostanzialmente a duetipologie: la dedizione e il senso di responsabilità edil timore di essere ostacolati, nel proprio percorsoformativo e professionale, da quegli strutturati checommettono favoritismi verso coloro che si dimo-strano più propensi a prestarsi a certi tipi di sfrutta-mento.Marco di cardiochirurgia ci racconta "Guarda, iosono qua da ieri mattina e ho dormito a malapenadue ore [...] ma se non lo fai...cioè se non assecondii turni organizzati per coprire i buchi e quindi agevo-lare gli strutturati, probabilmente ti ritroverai aricucire safenectomie tutta la vita, sicuramente loronon ti guardano bene";Federica di otorinolaringoiatria aggiunge "Il li-bretto formativo è praticamente una bufala, media-mente lo specializzando in chirurgia passa i primi

quattro anni senza aver mai messo le mani su unpaziente. Questo perché esiste troppa concorrenzatra chirurghi strutturati che, tendendo ad essere troppopossessivi nei confronti dei loro pazienti, tralascianogli obblighi formativi che avrebbero nei confronti dinoi specializzandi. Il risultato è che una volta fuoridalla specializzazione non si è ancora realmente au-tonomi";Monica di ginecologia, mentre compila scartoffieburocratiche: "È davvero stressante, stiamo qua an-che 10 ore al giorno...ma che fai? Lasci la paziente ete ne vai perché è finito l'orario di lavoro?Penso che il lavoro del medico sia anche dedizione,impegno e sacrificio, e qua si impara tantissimo.Più stai in reparto più impari, anche perché esci fuo-ri dopo sei anni che non sai fare nulla di pratico.Però sì, fisicamente e psicologicamente parlando èdavvero stressante...quelli di altre chirurgie poi sonomessi anche peggio, noi siamo piuttosto fortunati";E ancora Davide di cardiologia "Facciamo alme-no il doppio delle ore da contratto: 10 ore per 5 gior-ni più una guardia al mese (55 ore di media) e tral'altro l'80% di quello che fai è compilare scartoffieper pararti il culo. L'ambiente di lavoro è stimolante,ma gli strutturati non ti trattano da medico.In reparto siamo ipersfruttati". Inoltre sconvolge

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Fascicolo d'inchiesta sulle condizioni di lavoro al Sant'Orsola

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ancora di più scoprire come la formazione medicasia in realtà subordinata alle necessità ospedaliere,inf atti come ci dice Chiara: "Qua non esiste ilconcetto di medico in formazione. Laspecializzazione è una farsa, è soltanto sfruttamentodi mano d'opera a basso costo.Per farti un esempio, le rotazioni dei reparti, fonda-mentali per l'apprendimento multidisciplinare, sonostate totalmente eliminate, e questo perché all'ospe-dale interessa soltanto che tu, una volta diventatofunzionale in un reparto, possa continuare a eserci-tare lì il tuo ruolo di "tecnico"al meglio, in modo da potercontinuare ad essere ottimaleper la "macchina ospedale".Condizioni lavorative

Abbiamo notato come il pro-blema delle ore passate inospedale non sia soltanto pre-rogativa del personale in for-mazione, ma anche di medicispecializzati ed infermieri.Anche per loro si va da unamedia delle 9 alle 11 ore di la-voro al giorno, con punte chearrivano a 14.Un dato allarmante ci viene ri-ferito da Fabio, medico strut-turato: "Il problema maggioreè che spesso ai turni di reperibilità sono fatti seguirei turni regolari, così chi viene chiamato durante lareperibilità si trova ad aver lavorato magari una not-te intera e poi a dover rimanere in reparto per co-minciare il turno regolare.Spesso il personale si trova a dover affrontare anche30 ore di lavoro consecutivo, ma è folle pensare cheun semplice riarrangiamento dei turni possa risolve-re il problema, perchè di fondo è proprio il personalea mancare".Continua Vincenzo, medico specialista inotorinolaringoiatria: "Il personale è ridotto a menodel minimo, poi con la nuova normativa entrata invigore il 25 Novembre le cose sono ulteriormentepeggiorate invece che migliorate".Ciò a cui si riferisce Vincenzo è l'entrata in vigore,dal 25 Novembre 2015, delle normative sul dirittoad evitare eccessi lavorativi prolungati; inoltre ag-giunge: "La direzione sanitaria, per non incorrere insanzioni, sta facendo pressioni sui medici affinchèrimangano in reparto anche dopo l'orario contrat-tuale, ma stimbrati, in modo da non figurare sui ta-bulati.

Dobbiamo opporci assolutamente affinchè questapratica non diventi una routine, perchè rimanerestimbrati significa anche lavorare senza coperturaassicurativa. Vi lascio immaginare...".

Pratica diffusa da parte della dirigenza sembra esse-re l'adozione di un particolare tipologia contrattualedetta 'Attività Libero Professionale Intramoenia'.Serena di medicina interna: "Se inizi a lavorare ades-so nel pubblico puoi pure scordarti il posto fisso.Ora non ti assumono neanche più, perchè il 'Liberoprofessionale' è una specie di contratto a progettodove il progetto non esiste: non è specificato qualesia il tuo obiettivo, né quante ore dovresti passare inreparto; non hai la malattia, né le ferie e nemmeno icontributi. Alla dirigenza fa comodo perché non es-sendo formalmente assunto, non rientri nemmenoall'interno delle tutele previste dalla normativa del25 Novembre, quindi fondamentalmente puoi rima-nere in reparto in modo indefinito".

Un'altra testimonianza ce lafornisce Silvia: "Sono preca-ria da quando ho iniziato a la-vorare, con contratto a proget-to. Ho avuto due gravidanzedurante le quali in una sonostata costretta a lavorare finoal giorno prima del parto, nel-l'altra fino a 15 giorni prima delparto e pure in diabetegestazionale".Indagando le condizioni lavo-rative del personaleospedaliero abbiamo ancheincontrato diversi infermieri:Claudio ci racconta che luiha un contratto a tempo deter-minato, mensile: "A me ognimese, a fine mese, dicono se

mi rinnoveranno il contratto o meno. Capisci quindiche non posso permettermi malattie e sicuramenteniente ferie. Fare assenze è rischioso [...] È così daun anno e mezzo ormai".

Francesca, la sua collega di medicina interna,aggiunge: "Ormai gli infermieri fanno di tutto, anchecompiti che non sarebbero loro. Siamo diventati pra-ticamente segretari. Qua manca tutto, manca l'unitàoperativa, manca il personale. Quando qualche col-lega è assente per malattia siamo costretti a fare doppiturni, anche mattina/pomeriggio e poi notte".Pratiche di cura oggiL'ospedale è un luogo dove la precarietà non riguar-da il solo ambito lavorativo, ma anche l'ambito delservizio offerto. Continuando con le interviste èemerso come la stessa pratica di cura abbia subitonotevoli sconvolgimenti negli ultimi anni a causasoprattutto del definanziamento progressivo del si-stema sanitario. La necessità di tagliare e risparmia-re ha spinto le dirigenze ospedaliera ad operare for-tissimi ridimensionamenti, e tutti i reparti ne hannosubito le conseguenze."Ti dico solo una cosa, quando ho iniziato a lavorarequesto reparto contava circa 120 letti, ore ne abbia-mo 19, e ti assicuro che non è che la gente si ammala

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di meno. Il problema è che non è seguita unariallocazione delle risorse risparmiate in favore adesempio di una medicina territoriale, e quindi ades-so ci troviamo in enormi difficoltà, spesso i pazientisono costretti a rimanere sulle barelle" ci raccontaMarco di otorinolaringoiatria.Chiara di ginecologia: "Qua a ginecologia nonstiamo tanto male, però ad ostetricia le pazienti sonoammassate nei lettini in corridoio perchè non ci sonoabbastanza posti letto; e paradossalmente al pianodi sopra ci sono interi ambulatori chiusi a causa dellamancanza di personale".Giuseppe, infermiere a gastroenterologia: "I ri-coveri continuano ad aumentare, il personale a di-minuire e così anche il tempo da poter dedicare adogni singolo paziente. Le terapie vanno fatte in fret-ta e furia e per quanto tu ti possa sforzare hai anchetutto il lavoro non strettamente di reparto che devisbrigare. Il paziente è sempre più un numero, e perun lavoro come il nostro, dove il tempo è fondamen-tale, questo si traduce in un inesorabile impoveri-mento della qualità del lavoro".Giulia ci racconta che è il CUP a scandire il tempoper le visite: "Siamo obbligati ad accettare un nuovopaziente ogni 15 minuti, dimmi tu come è possibilein 15 minuti far entrare il paziente, fare l'anamnesi,farlo spogliare, visitarlo e poi dimetterlo, è ovvio chepoi si creano le code in ambulatorio".Sempre sull'onda della logica del risparmio, la dire-zione generale ha emanato delle nuove direttive ri-guardanti il ricovero ospedaliero. In particolare emer-ge che "Se prima per una determinata patologia ave-vi diritto a rimanere ricoverato per una settimana,adesso hai diritto solo a 3 giorni e poi via a casa perliberare velocemente il letto.Ho assistito personalmente a casi di pazienti che,non potendo continuare il ricovero nella nostra strut-tura, sono stati trasferiti in un'altra dove continuarele cure. A volte sembra di giocare a Ping Pong".Maria, OSS di chirurgia ci dice: "Un tempo i pa-zienti si tenevano per pochi giorni perché venivanosvolte piccole operazioni. Dopodiché hanno aumen-tato le sale operatorie ad orario continuato 24h/7gior-ni per operazioni anche a neoplasie, senza aumenta-re i letti per le degenze. In questo modo per tenere i pazienti bisogna sbal-lottarli di qua e di là in cerca di spazi ostacolando ilrecupero post operatorio. Tutto questo per aumen-tare il profitto". Maurizio nel suo reparto: "Quiad esempio, per direttive dall'alto, le vertigini dalabirintite non vengono più trattate".Medicina DifensivaLa medicina difensiva è un fenomeno che si è in-staurato negli anni ed è responsabile della maggiorparte degli sprechi all'interno della sanità. Èimputabile ad un particolare atteggiamento profes-sionale del medico in cui si ha una sovraprescrizione

di esami strumentali non funzionali alla salvaguar-dia della salute del paziente, ma alla autotutela lega-le del medico stesso. Spesso con il pretesto di argina-re questo fenomeno, sono state mascherate delle po-litiche di ampi tagli lineari al nostro settore.Riccardo ci racconta che "In radiologia l'80%delle richieste è inutile. Ad esempio, ho visto il casodi un paziente arrivato in pronto soccorso dopo unacaduta in bicicletta (complessivamente si vedeva chestava bene, era arrivato da solo a piedi e con un gior-nale sottobraccio) a cui sono state richieste: RX-ba-cino, RX-rachide lombo-sacrale, RX-femore sinistro,RX-ginocchio sinistro, RX-gamba sinistra, ECOaddome e TAC encefalo.È cambiata la mentalità dei pazienti, denunciare èdivenuto remurenativo; esistono casi di malasanità,ma si parla solo di quello ormai. Un buon radiologosbaglia un 35% delle diagnosi su circa 68.000 casiall'anno. Errare è umano, ma i pazienti non loaccetano più. Per farti capire meglio nel mio repartosi prescrivevano circa 15.000 esami all'anno, ora nefacciamo 60.000".Una specializzanda al quinto anno di medicina in-terna ci specifica: "Anche l'abitudine dei medici èsbagliata, il medico deve rendere parte del gioco ilpaziente e farlo sentire parte attiva.C'è anche da dire che la carenza di personale e ilpoco tempo a disposizione non favoriscono questoprocesso. In più l'ospedale non ti tutela mai, soprat-tutto per la colpa grave".Un caso famoso, successo circa due anni fa, è quel-lo di un paziente trovato morto sulle scale di emer-genza al padiglione 2. La famiglia ha denunciato ilmedico, che poi è stato sospeso."Io mi chiedo come sia possibile richiedere a duemedici di gestire da soli efficacemente 90 letti" pro-segue Aldo, medico specialista: "Io vivo nell'ambi-guità di un mestiere che, da un parte mi dà la possi-bilità di fare del bene alle persone, ma dall'altra mimette continuamente in una dimensione di rischioche può compromettere da un giorno all'altro la miavita. Purtroppo spesso a prevalere nel rapporto me-dico-paziente non è la reciprocità, ma la diffidenza".

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Conclusioni

La visione dell'ospedale e del sistema sanitario ingenerale che emerge dall'inchiesta è quella di unambiente progressivamente aziendalizzato e di unastandardizzazione delle pratiche di cura influenzateda esigenze commerciali.Appare vitale la necessità di trovare nuovi spazi etempi dove medici, infermieri, operatori della sanitàe pazienti possano ritrovarsi. A nostro parere i lavo-ratori dovrebbero avere il diritto di potersi organiz-zare in modo da creare un fronte comune per pre-tendere, ad esempio, il pagamento degli straordinari,che tutt'oggi come prassi non avviene. Un lavorato-re ci ha riportato che l'anno scorso ha avuto 248 oredi esubero, cioè di straordinari non retribuiti: questoequivale a più di un mese e mezzo di lavoro nonpagato.Pensiamo che chiunque subisca dinamiche di sfrut-tamento abbia il diritto ad uno spazio dove potersiorganizzare, dove le gerarchie possano essere final-mente superate da un'organizzazione orizzontale edegualitaria.Un'altra testimonianza è quella di una specializzandain medicina interna che dopo essersi recata dal suoprimario per far presente di non essere più fisica-mente in grado di star dietro a certi ritmi lavorativi,si è sentita rispondere: "Io penso che tu abbia troppola mentalità da sindacalista".Ad una sanità vista come semplice erogatrice di ser-vizi dobbiamo dunque imporre un nuovo modello, incui la produzione di salute non sia dominio di unsapere scientifico asettico e alienato, ma sia il risul-tato di un processo di creazione comunitario nato daun ritrovato rapporto medico-paziente.Pensiamo inoltre che gli stessi pazienti abbiano ildiritto di pretendere che la loro salute non vengatrattata come semplice merce di scambio, e che deb-bano rivendicare la possibilità di costruire una sani-tà, assieme a medici ed infermieri, realmente inclu-siva, universale e libera da dinamiche di creazioneed accumulo di profitto.Copia, diffondi, sovverti.

maggio 2016 www.inchiestasociale.it

Storie di ordinaria corsia Infezioniospedaliere.Ogni anno2100 morti

Ogni anno sicontano fino a 2.100morti per un'infezionecontratta in ospedale,e che si sarebbe potutaprevenire.A dirlo sono gli espertiriuniti a Milano in unevento dedicato allestrategie di prevenzio-ne e cura dei germi

multiresistenti in ospedale. "Le infezioniospedaliere - dichiarano gli specialisti - rap-presentano la complicanza più frequente egrave dell'assistenza sanitaria. Anche se inItalia non esiste un sistema di sorveglianzastabile, sono stati condotti numerosi studi: sipuò stimare che in Italia il 5-8% dei pazientiricoverati contrae un'infezione ospedaliera.Ogni anno si verificano 450-700 mila infezio-ni in italiani ricoverati in ospedale, soprat-tutto urinarie o della ferita chirurgica, maanche polmoniti e sepsi.Di queste, circa il 30% sono potenzialmenteprevenibili (135-210mila), mentre si arriva aldecesso nell'1% dei casi (1.350-2.100)".Un quadro complicato anche dal fatto chei microbi possono sviluppare delle resistenzeai farmaci, e quindi vanificare gli sforzi deimedici per trattare le infezioni.Secondo l'ultimo report dell'EuropeanCentre for Disease Prevention and Controlsulle antibiotico resistenze a livello europeo,l'Italia è tra i primi paesi in Europa per ilvolume di antibiotici usati nell'uomo; l'anti-biotico resistenza tra gli italiani "è tra le piùelevate in Europa ed è quasi sempre al disopra della media europea".Le resistenze più alte sono al Centro e al Sudrispetto al Nord Italia, "in relazione con ilmaggior consumo umano di antibiotici regi-strato in queste aree geografiche".

digita: web_vademecum_ospedali.pdf

Manuale d’usoper i lavoratorie le lavoratriciospedalieriVADEMECUMINCA CGIL.SALUTE E SICUREZZANEGLI OSPEDALI

Le pensate di Pietro Ichini, economista del PD,uno dei massimi esperti dello schiavismo moderno e delle bugiegovernative. Mentre viene scoperta una maxi-truffa sulla decontribuzione del Jobs act. Sono 60mila le aziendeche hanno usufruito indebitamente di 600 milioni di euro in sgravi contributivi stanziati l'anno scorso.

Il 5 aprile è stato siglato il nuovo accordo tra Arane sindacati che riduce i comparti delle pubbliche am-ministrazioni da 11 a 4, accorpandoli in Funzionicentrali (Ministeri, Agenzie Fiscali, EntiPrevidenziali, Enti pubblici non economici), Fun-zioni locali (Regioni ed Enti Locali), Sanità (Azien-de sanitarie ed ospedali), Istruzione e Ricerca (Scuola,Università e Ricerca).Dietro il paravento di risparmi illusori e con l'alibidella spending review di fatto si apre un processo didepauperizzazione dei lavoratori pubblici che si tro-veranno accorpati in questi mega comparti ove ilsalario accessorio sarà appiattito verso il basso, conuna perdita economica netta per la maggioranza delpersonale.Da oggi sarà più facile continuare i processi diprivatizzazione e di esternalizzazioni dei servizi cheormai da anni si praticano e sarà ancora più sempli-ce mettere in moto, senza colpo ferire, la mobilità tradiversi settori nello stesso comparto.Ci si avvia inesorabilmente verso l'applicazione intoto della Legge Brunetta, con gli istituti della per-formance e della suddivisione del salario di produt-tività in fasce di merito, con l'esclusione sic etsimpliciter di ¼ dei lavoratori dalla sua erogazione econ una sempre più stringente "valutazione

L'ultimo accordo sui comparti pubblicimeritocratica" del personale.Ci si avvia verso una stagione di rinnovi contrattualial minimo con stanziamenti ridicoli che la Legge diStabilità ha fissato in 8 euro medi lordi, con una cor-nice contrattuale simile e comune a tutti e con speci-ficità, per il salario di secondo livello, per i varicomparti sicuramente al ribasso, col pericolo incom-bente, in piena onda mediatica contro lo statale fan-nullone, di un peggioramento degli istituti giuridici edi un inasprimento, come declama Renzi, delle san-zioni disciplinari.Ci si avvia infine ad un peggioramento esplicito del-le agibilità sindacali, sempre più appannaggio deisindacati confederali e dove sarà sempre più diffici-le, per i sindacati di base e conflittuali, con questimega comparti, raggiungere e superare la soglia dirappresentatività del 5% tra iscritti e voti Rsu.A breve si aprirà la partita dei rinnovi contrattuali esolo una grande mobilitazione unitaria dei lavoratoripubblici potrà rimettere in moto le reali esigenze direcupero stipendiale dopo anni di fermo dei salari, didiritti negati, di mobilità a pioggia, di mancatastabilizzazione dei precari, di aumento dei carichi dilavoro e di spazio di vita sul lavoro ormai cancellato.

Cobas Pubblico Impiego 4/2016

La"faccia tosta"del piddinoUna delle storiche vignette diForattini anni '80 rappresentavaGiulio Andreotti alle prese con unafunzione molto intima e riservata.Il commento dell'arguto vignettista erafulminante: "Una ne fa e cento nepensa"!Mi è tornata in mente questa vecchiaimmagine, da "Prima Repubblica",nel leggere un articolo di PietroIchino, già pubblicato sul quotidiano"Il Foglio" del 3 maggio scorso eriproposto nella sua Newsletter nr.391.In sostanza, nella sua "Proposta peril 1° maggio 2017: al centro il lavoroe non le chiacchiere", il giuslavoristarenziano, meglio conosciuto come "Illicenziatore", affronta uno di quei temiche - paventavo - avrebbero, prima opoi, richiamato la sua attenzione.Intendo riferirmi - per offrire soloqualche esempio dei futuri(prevedibili) obiettivi delle"controriforme" di Renzi e dei suoicompari, con in prima fila proprio illicenziatore - a interventi tesi a rivedere

'istituto delle ferie, della 14°, delleagevolazioni previste dalla legge 104/92, dell'orario di lavoro e di qualsiasialtro laccio e/o lacciuolo cherappresenti un intralcio alla tutelareale degl' interessi dei "soci diriferimento" di Ichino e del governoRenzi: i "padroni"!In effetti, trascorsi solo pochi mesidall'entrata in vigore del Job-act diRenzi (e Ichino) e del famigerato"Contratto a tutele crescenti" (diIchino), qualcuno già prevedeva - io,tra questi - che il senatore milanesefosse pronto ad avviare una nuova"campagna".L'ha fatto attraverso l'articolopubblicato il 3 maggio scorso su diun quotidiano che, come noto, haglistessi soci di riferimento.

Tra l'altro, è opportuno rilevare cheanche questa volta, per coerenza - alpari di quanto già avvenuto all'epocadella revisione dell'art. all'18 delloStatuto - Ichino ha deciso diintervenire in tackle su di un altro"mostro sacro"; addirittura sulla"Festa dei lavoratori".Naturalmente, egli sceglie di farlo nelmomento in cui anche qualche suosostenitore - tra quelli senza se e senzama - potrebbe cominciare a farglinotare che, allo stato, la cruda realtàdel suo "Contratto a tutele crescenti"ha già ampiamente dimostrato chel'unica cosa crescente è l'indennità dilicenziamento percepita dallavoratore; di certo, non le tutele!Infatti, a clamorosa conferma delladifferenza tra quanto sostenuto daIchino e quanto, invece, contestatoglida numerosi e qualificatiinterlocutori, la sua idea di contrattoa tempo indeterminato a tutelecrescenti - in totale assenza deipomposi provvedimenti di sostegno ailavoratori licenziati (addirittura, asuo dire, di livello "europeo") - si èrivelata consistere nella semplicepossibilità di licenziare i lavoratori

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tout-court; senza le tutele previste dall'art. 18 e con il sostanzialesuperamento della "giusta causa".In questo senso, è paradossale ma,d'altra parte, rientra nella natura delpersonaggio, che il senatore renziano(ex montiano e già Pci) continui aesaltare la controriforma dell'art. 18senza avvertire l'esigenza di chiederealmeno scusa per aver "giocatosporco" nel lasciar intendere che alnuovo contratto a tempoindeterminato sarebbe corrisposta, incontemporanea, una nuova versionedelle misure a sostegno delladisoccupazione involontaria; inparticolare, attraverso lo strumentodel c. d. "assegno di ricollocazione"dei disoccupati.Ciò che maggiormente offende, però,è che l'esponente Pd - di fronte ad unariforma assolutamente incompiuta,che penalizza solo i lavoratori - qualepovero illuso e/o inguaribile ottimista,piuttosto che, come credo, "bugiardodi lungo corso", accusa di lassismo idipendenti e i dirigenti del Ministerodel Lavoro, sostituendoli ai suoi"mandanti" politici; il Monti di ieri eil Renzi di oggi!Non sorprende, quindi, che, qualestrenuo e determinato sostenitore delle"ragioni dei padroni", piuttosto chedi quelle - pur pubblicamenteostentate - dei lavoratori, egli mostridi possedere tanta "faccia tosta" -come usa dirsi di uno sfrontato"scugnizzo" partenopeo - da ignorarele sue gravi responsabilità (personalie politiche) e, addirittura, come giàdetto, approntare una nuova crociataa favore dei "soliti noti"!Il modo scelto è certamente eclatante.La proposta - che definire "indecente"corrisponde a una condizioneminima di disgusto - è che i lavorato-ri, a partire dal prossimo 1° maggio2017, piuttosto che:"Perdere tempocon i soliti concertini e con l'inutilesventolio di bandiere, oltre ai soliticortei autoreferenziali (per le OO.SS.),si rendano disponibili a svolgere laloro regolare giornata di lavoro "agratis"; regalandola cioè allacittadinanza!I chirurghi e gl' infermieri negliospedali, gli autisti pubblici al loroposto di guida, i vigili urbanipresidiando piazze e musei fino a nottetarda e - perché no, in un non lontanofuturo - gli operai Fiat alla catena dimontaggio! Personalmente,consiglierei - almeno - un "TSO"!

Renato FiorettiEsperto di diritto del lavoroCollaboratore di Lavoro e Salute

La"faccia tosta"CONTINUA DA PAG. 13

La nuova beffa firmata Renzi: volete la pensione?pagatevela. E pure con gli interessi

L'aspetto criminale dellaausterità pensionisticaSi torna a parlare di pensioni. Stavolta per annunciare "flessibilità",nome in codice che significa fregatura. l'ennesima. lorsignori hannoscoperto l'acqua calda: aumentare a dismisura l'età pensionabile portaad un aumento della disoccupazione giovanile. strano, avremmo dettotutti il contrario... quattro notizie in tre giorni hanno riportato il temaprevidenziale alla ribalta.La prima: secondo il presidente dell'Inps boeri i nati nel 1980 rischia-no di andare in pensione a 75 (settantacinque) anni. la seconda: acausa dei nuovi scalini scattati per le donne (legge fornero) e dei calcoli

Istat sulla "speranza di vita" (leggeDini), nel primo trimestre 2016 ipensionamenti sono diminuiti (ri-spetto allo stesso periodo del 2015)del 34,5%. la terza: nello stesso tri-mestre il valore medio mensiledelle pensioni dei lavoratori dipen-denti è sceso di ben 72 euro,passando dai 1.236 euro(ovviamente lordi) del 2015 agliattuali 1.164. la quarta, di cui cioccuperemo in questo articolo, èche il governo sta studiando la co-siddetta "flessibilità" in materiapensionistica.Insomma, si va in pensione semprepiù tardi e con un assegniprevidenziali sempre più poveri.dov'è la notizia? non sapevamotutti che è esattamente questo ilfuturo disegnato per gli anziani daun ventennio di controriforme,diciamo da amato a Monti? Certoche è così, e per la verità il peggio

deve ancora venire, come ha dovuto ammettere boeri parlando della"paura della classe politica" a far conoscere agli italiani - con le cosiddette"buste arancioni" - le stime del loro estratto conto contributivo e laloro prevedibile data d'uscita.Andare verso una massa crescente di anziani poveri, in una società cheinvecchia e sempre più priva delle tradizionali reti di solidarietà fami-liare, non è solo un crimine, è anche una follia. che si cominci a pren-derne coscienza - peraltro senza riconoscerlo apertamente - convent'anni di ritardo, grida semplicemente vendetta. chi, come noi, si èsempre opposto alla logica antisociale delle tante "riforme" taglia-pensioni, ha sempre denunciato non solo le conseguenze immediate,ma ancor di più quelle di una prospettiva futura che definire cupa ètroppo poco.Ma veniamo a quel che bolle in pentola dalle parti di palazzo chigi.anche nei piani alti del potere, da qualche tempo si comincia adammettere - ma guarda un po'! - che lo spropositato aumento dell'etàpensionabile, decretato in particolare dalle norme della "legge fornero",ha come contraltare l'aumento della disoccupazione giovanile. se gli

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anziani non escono dal mercato del lavoro, comepossono i giovani entrarvi? che una simile banalitàvenga annunciata adesso quasi fosse una scopertadovuta a lunghi studi, è una cosa che fa solo pruderele mani. Ma, dirà l'ingenuo che è in ognuno di noi:meglio tardi che mai! e invece no. perché nelle misurein preparazione non c'è nulla, ma proprio nulla dibuono. e invece che chiudere un occhio sul passatosarà bene aprirli tutti e due sul presente e sul futuro.per ora non c'è nulla di preciso. Secondo una tecnicaben collaudata si fanno uscire ipotesi, si analizzanole risposte, si misurano le reazioni. poi, passo dopopasso, si arriverà alle misure concrete, da inserirsicon ogni probabilità nella prossima legge di stabilità.l'idea di fondo è quella di permettere, ad una plateadi lavoratori attualmente non ancora definita, un'usci-ta anticipata rispetto alla maturazione del diritto apensione in base alla legislazione vigente. secondoalcune ipotesi la misurapotrebbe riguardare soloprecise categorie (lavoratoriin esubero per crisi aziendali,disoccupati over 62, soggettiimpiegati in attività usuranti);secondo un'altra ipotesi,invece, la norma potrebbeessere applicata (sembrereb-be quindi su base volontaria)a tutti i lavoratori che si tro-vano a 2/3 anni dalraggiungimento dell'etàpensionabile.Dice: che bello, finalmentesi potrà anticipare un po' ilmomento della pensione! peccato che il costo del-l'operazione (ed anzi qualcosa di più) sia tutto a ca-rico del lavoratore. oggi la "fantasia al potere" non èquella immaginata nel 1968, bensì quella dei peggio-ri trucchi della finanza. esattamente quella evocatadal sottosegretario alla presidenza del consigliotommaso nannicini, che ha parlato di "sforzo creati-vo" per motivare il coinvolgimento delle banchenell'attivazione della mitica "flessibilità". Da notareche il creativo nannicini sa bene di cosa sta parlando,visto che renzi lo ha messo alla guida della cosiddetta"cabina di regia" che ha in mano il dossierpensionistico.L'idea è molto semplice. vuoi anticipare la tuapensione? te la paghi per intero, anzi un bel po' dipiù, vista la penalizzazione, più il pagamento degliinteressi alla banca che ti ha finanziato l'anticipo.ecco come ci parla del meccanismo in preparazionela repubblica del 20 aprile: "un lavoratore al qualemancano due o tre anni all'età della quiescenzapotrebbe chiedere all'Inps di calcolargli l'importodella pensione con una penalizzazione che - secondo

il ragionamento dei tecnici - potrebbe arrivare al 3-4 per cento per ogni anno di anticipo. l'assegno, finoal compimento dell'età per la pensione di vecchiaia,verrebbe erogato da una banca come fosse unprestito. l'Inps agirebbe solo da garante del prestito.una volta raggiunta l'età pensionabile, l'assegnoverrebbe pagato dall'Inps e il lavoratorecomincerebbe a restituire a rate il prestito dellebanche. per questa soluzione, che non avrebbeimpatto sui conti pubblici, servirebbepreventivamente un accordo tra il governo (o l'Inps)e l'abi, l'associazione delle banche". chiaro? Fintroppo, direi. primo, il lavoratore che vorrà anticiparela quiescenza si pagherà per intero (restituendolo arate) il valore della pensione percepita nel periodo di"anticipo" della stessa. secondo, egli pagherà unapesante penalizzazione (3-4%) per ogni anno dianticipo, più gli interessi dovuti alla banca. terzo, lebanche si ritroverebbero con una massa nondisprezzabile di prestiti totalmente garantiti dall'Inps,e dunque a rischio zero. avete capito il capolavoroche si sta preparando?Da quel che si legge sui giornali non è chiaro se la

penalizzazione rappresentiuna quota di quanto ilpensionato dovrà restituirealla banca, oppure sia inveceuna decurtazione aggiuntivaa se stante. l'esperienza cidice che l'ipotesi peggiore èquasi sempre quella piùvicina alla realtà, ma anchevolendo essere ottimisti icosti per il pensionato"anticipato" si presentano inogni caso pesantissimi.facciamo l'esempio di unlavoratore che voglialasciare l'attività due anni

prima della scadenza legale. Avendo davanti unasperanza di vita di circa vent'anni, i due anni dianticipo gli costerebbero una decurtazione del 10%del valore della pensione vita natural durante. questosenza calcolare gli interessi ed ipotizzando - comedetto - che non vi siano ulteriori penalizzazioni.Se invece volessimo calcolare il tutto con gli interessie le probabili penalizzazioni arriveremmo alla finead una pensione tagliata di circa il 20%. quantilavoratori potranno eventualmente permetterselo?quanti sceglierebbero volontariamente una similesoluzione? pochi, decisamente pochi. due sono lecategorie di lavoratori che potrebbero fare una similescelta. In primo luogo, quelli sufficientementebenestanti per potersi permettere un simile taglio. Insecondo luogo, quelli spinti da precise esigenzefamiliari, come ad esempio la necessità di assisterein maniera più o meno continuativa un familiare nonpiù autosufficiente. nel primo caso va però tenutopresente che i lavoratori con reddito più alto sonoquelli che svolgono lavori meno pesanti e più

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Della serie, le notizie che non danno mai...

TFR, quota obbligatoriaai Fondi pensione

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gratificanti, di conseguenza sono anche quelli menopropensi ad andare in pensione.All'opposto - nel secondo caso - i lavoratoriinteressati sono quelli che non possono permettersialtre forme di assistenza (ad esempio una badante),e che dunque potrebbero ben difficilmente sopportareun taglio così pesante della propria pensione. vedremoalla fine quale sarà la strada scelta, ma in questecondizioni di anticipi volontari ce ne saranno di sicuropochi. una "flessibilità" completamente scaricata sulletasche dei futuri pensionati non può certo funzionare.Il fatto è che non si può avere la botte piena e lamoglie ubriaca. e dunque la contraddizione tra unriequilibrio dell'età pensionabile - visto con favoreanche da lorsignori, altro non fosse perché le aziendenon vogliono maestranze troppo anziane - e il rigoredelle politiche di bilancio è semplicementeirrisolvibile.L'aspetto criminale dell'austerità pensionistica stanel non voler far crescere in alcun modo, cercandosemmai di diminuirla, la quota di pil destinata alsistema previdenziale. ora, se io destino una quotafissa della ricchezza nazionale ad una platea permotivi demografici irrimediabilmente in crescita, èevidente che i componenti di quella platea nonpotranno che impoverirsi sempre più. eppure, il

L'aspetto criminale dellaausterità pensionistica

rifiuto di accrescere la suddetta quota è un dogmaintangibile per i liberisti di tutte le latitudini. Per quellieuropei, visti i precetti della religione eurista, lo èancor di più.In questo quadro la "flessibilità" di renzi non potevacerto fare eccezione. Ma questa rigidità sulle regoledi bilancio implica il fallimento sostanzialedell'operazione. che, anche per questo, si concentreràprobabilmente sulle categorie più deboli che abbiamogià citato (esuberi, disoccupati anziani, addetti alavori usuranti).Categorie sotto ricatto, impossibilitate a scegliere,costrette ad accettare i costi della trovata renziana.netto dev'essere dunque il giudizio politico. sempredi più, quello attuale si conferma come il governodelle grande finanza. di fatto renzi chiede ai lavoratorinon di andare in pensione, bensì di andare in bancaper ottenere un prestito da restituire con gli interessi.una porcata che non ha bisogno di altri commenti.un regalo senza rischi per i banchieri, visto che larata verrà detratta direttamente dall'Inps.Ma c'è di più. c'è che si vuol dare un'altra picconataal sistema previdenziale pubblico, per andare semprepiù verso una pensione fai da te. visto che laprevidenza integrativa gli ha funzionato solo in parte- i lavoratori non sono cosi stupidi come lorsignori seli immaginano -, ecco che ci riprovano con la"flessibilità".Il detto dice che "al peggio non c'è limite". e quasisempre è così. Con renzi e la sua cricca possiamotogliere il "quasi".

Leonardo Mazzei

Il governo studia la possibilitàdi destinare una quotaobbligatoria del tfr ai fondi diprevidenza complementare: idettagli. con la legge di stabilità2017 probabilmente diremoaddio al trattamento di finerapporto (tfr) in favore deifondi pensione obbligatori. sitratta di delle più importantinovità sul fronte delle pensioniche il governo sta pensando diattuare con l'obiettivo difavorire la flessibilità delsistema previdenziale italiano.Ad essere destinataautomaticamente ai fondi diprevidenza complementaresarà almeno una parte del tfr,invece del silenzio assenso che

contro il 20% dei fondi pen-sione. di contro però irendimenti del tfr (1,9% nel2013) sono meno convenienti,rispetto ai fondi pensione(5,7%).In parallelo all'introduzionedell'obbligatorietà dell'ade-sione ai fondi pensione e alladestinazione di almeno unaparte del tfr alle forme diprevidenza complementare,questi verrebbero resi anchepiù convenienti, alleggerendola tassazione di circa 3-4 puntie aumentando la deducibilitàfiscale dei versamenti. con laquota obbligatoria, idipendenti iscritti ad un fondopensione aumenterebbero so-stanzialmente, versando unacifra che si stima pari a 22-23miliardi di euro l'anno.

di Francesca Vinciarellida pmi.it

viene infatti tassato al 17%,attualmente consente ad oltre il70% dei dipendenti di noneffettuare tale versamento,ritenuto meno favorevole per viadella tassazione.Il tfr lasciato in azienda, oggi,

meno il corretto adempimento da partedel datore di lavoro degli obblighiconnessi alla valutazione del rischiostress lavoro correlato.Basta che i RLS o anche RSAverifichino se le indicazioni lì riportatesiano state più o meno osservate nellastesura della valutazione del rischio dastress lavoro correlato della propriaazienda per poter rimettere indiscussione la valutazione fatta equalora l'azienda non fosse disposta arivederla nel rispetto della normativarichiedere ai sensi articolo 50 delD.Lgs. 81/08 l'intervento degli organidi vigilanza.Un caso concreto, ma purtroppo non ilsolo.C'è una grande multinazionale chepredispone la valutazione del rischiostress e del suo aggiornamento comeprevede la legge.Nel farlo, però, l'azienda divide sì ilavoratori in gruppi omogenei, ricercagli eventi sentinella (ma ai RLS nonconsegna i dati, né lo storico deglistessi), dispone quindi un questionarioper la valutazione dei fattori di contestoe contenuto, ma lo stesso viene fattocompilare non ai lavoratori dei gruppiomogenei, ma ai responsabili operatividegli stessi unitamente a MedicoCompetente e RSPP.E' chiaro che ci troviamo, in questocaso, di fronte all'utilizzo distorto diuna procedura corretta al fine diraggiungere il risultato atteso,l'irrilevanza dello stress lavorocorrelato in quell'azienda.Sappiamo benissimo che non è sempliceanche solo tentare di richiedere, nellariunione periodica o in altri momentidi consultazione, il rispetto della leggedi fronte a chi ha il potere (Datore diLavoro), la conoscenza/competenza ecapacita nell'argomentare (MedicoCompetente e RSPP), ma dobbiamofarlo se vogliamo svolgere a pieno ilruolo di RLS.Per questo vi sollecito nuovamente adun'attenta lettura del documento sullostress lavoro correlato scaricabile allink sotto riportato.Cordiali saluti

Giorgio OrtolaniFILCAMS CGIL LombardiaIl documento "Indicazioni per lacorretta gestione del rischio stresslavoro correlato" edizione gennaio2012 è scaricabile all'indirizzo:www.rlsfilcams-lombardia.org

LetteraMentre nelle aziende italiane lo stress lavoro correlato è un problemairrilevante, secondo l'Agenzia Europea per la Salute e Sicurezza delLavoro le percentuali dei lavoratori esposti a rischio stress lavorocorrelato nei ventisette stati membri dell'Unione Europea si aggira sul27-30% ovvero 54 milioni di lavoratori.

LO STRESS LAVOROCORRELATO QUESTOSCONOSCIUTO…IN ITALIAQuando cinque anni fa lalegislazione italiana recepì le Direttiveeuropee su stress lavoro correlato, cifu una certa attenzione al tema,attenzione che però fu più mediatica chereale.Si parlo molto degli effetti e dellepossibili incidenze dello stress lavorocorrelato sulla salute dei lavoratori,innumerevoli furono i convegni e lepubblicazioni sul tema.Le aziende, quasi tutte, si diedero dafare e aggiunsero un altro fascicolo aldocumento di valutazione del rischio.Essendo l'argomento non semplice eavendo dirette conseguenzesull'organizzazione dell'attivitàlavorativa la gran parte dei datori dilavoro con il supporto dei MediciCompetenti e dei Responsabili delServizio di Prevenzione e Protezione(RSPP) assolsero gli obblighi di leggein modo poco più che formale.I Rappresentanti dei Lavoratori per laSicurezza (RLS) furono coinvolti inmodo marginale nel processo cheavrebbe dovuto portare alla valutazionedel rischio stress lavoro correlato.In Italia il risultato di tutto quel dibattitopubblico, di tutte quelle dottevalutazioni è che nelle aziende italianelo stress lavoro correlato è un problemairrilevante.Questo mentre secondo l'AgenziaEuropea per la Salute e Sicurezza delLavoro le percentuali dei lavoratoriesposti a rischio stress lavoro correlatonei ventisette stati membri dell'UnioneEuropea si aggira sul 27-30% ovvero54 milioni di lavoratori.Ergo se in Europa il problema esiste inmodo considerevole e in Italia èirrilevante è chiaro che c'è delmarcio…non in Danimarca, come diceMarcello nell'Amleto, ma in Italia.Le ragioni di una tale situazionepossono essere molteplici:- l'acquisto di pacchetti divalutazioni di stress lavoro correlato

preconfezionati, così come diDocumenti di Valutazione dei Rischi;- la non validità dei sistemi divalutazione adottati dalle aziende;- la validità dei sistemi divalutazione adottati, ma un loroutilizzo parziale e finalizzato araggiungere un determinato obiettivo(l'irrilevanza del problema) e non afotografare la realtà;- il mancato coinvolgimento deiRLS e dei lavoratori nel processo divalutazione.E' proprio dal punto dal correttocoinvolgimento nel processo divalutazione dei RLS e dei lavoratoriche dobbiamo ripartire, se nonvogliamo essere corresponsabili di chinasconde la polvere sotto il tappeto ola tenda.La legge ci dà una grossa mano inquanto prevede che la valutazione delrischio stress lavoro correlato vadaaggiornata ogni 2/3 anni.Nel link riportato trovate un utilissimodocumento del Comitato Tecnicointerregionale della prevenzione neiluoghi di lavoro.Le pagine da 7 a 30 sono un bigino sucos'è lo stress lavoro correlato e comeeffettuarne la valutazione.Pagine semplici che consentono anchea chi è digiuno della materia diorientarsi.Da pagina 31 a pagina 34, trovate,invece, quelle che sono le indicazionialle quali per gli organi di vigilanzadovrebbero attenersi per verificare o

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L'attitudine del lavoratore a lavorare con grande impegnoe al suo coinvolgimento intellettuale ed emotivo nellarealizzazione degli obiettivi aziendali non escludono inalcun modo la responsabilità del datore di lavoro ove lecondizioni lavorative abbiano svolto un ruolo comunqueconcausale nella produzione dell'evento lesivo. E' quantostabilito dalla Corte di Cassazione Civile con la Sentenzan. 9945 dell'8 maggio 2014.

CASSAZIONE: INFARTO DASUPERLAVORO? IL DATOREE' SEMPRE "COLPEVOLE"Lavorava senza tregua, portan-dosi anche il lavoro a casa, pur diraggiungere gli obiettivi che il suodatore, una grossa società di tele-comunicazioni, gli aveva assegna-to. Stefano S., funzionario dellaEricsson, non si era mai lamentatoper questo stress continuo. Ma uncarico di undici ore di lavoro algiorno alla fine lo ha portato all'in-farto. Ora la Cassazione ha stabi-lito che una morte del genere deveessere risarcita dal datore che nonpuò ignorare "le modalità attraver-so le quali ciascun dipendente svol-ge il proprio lavoro".Alla moglie e alla figlia del dipen-dente morto per infarto dovuto ai"ritmi insostenibili" dell'attività la-vorativa, la società deve corrispon-dere, rispettivamente, 434.000euro e 425.000 euro, oltre agli one-ri accessori.Senza successo, la Ericsson è ri-corsa in Cassazione contro la de-cisione della Corte di Appello diRoma che, nel 2011, aveva accol-to la richiesta di risarcimento dan-ni patrimoniali e materiali avanza-ti dalla vedova di Stefano S. anchein nome della loro unica figlia,ancora minorenne. In primo gra-do, invece, il Tribunale aveva ne-gato la responsabilità del datore.Ad avviso della Suprema Corte,"con motivazione logicamente ar-gomentata e giuridicamente cor-retta", il verdetto di appello ha ri-tenuto che "la responsabilità delmodello organizzativo e della di-stribuzione del lavoro fa carico allasocietà, la quale non può sottrarsiagli addebiti per gli effetti lesividella integrità fisica e morale dei

lavoratori che possano derivaredalla inadeguatezza del modelloadducendo l'assenza di doglianzemosse dai dipendenti".Inoltre, secondo gli "ermellini" ildatore non può sostenere "di igno-rare le particolari condizioni di la-voro in cui le mansioni affidate ailavoratori vengano in concretosvolte".Per la Cassazione, "deve infattipresumersi, salvo prova contraria,la conoscenza, in capo all'azienda,delle modalità attraverso le qualiciascun dipendente svolge il pro-prio lavoro, in quanto espressioneed attuazione concreta dell'asset-to organizzativo adottato dall'im-prenditore con le proprie direttivee disposizioni interne".Nel caso in questione era emersoche Stefano S. "per evadere il pro-prio lavoro, era costretto, ancorchénon per sollecitazione diretta, aconformare i propri ritmi di lavoroall'esigenza di realizzare losmaltimento nei tempi richiestidalla natura e molteplicità degli in-carichi affidatigli dalla Ericsson".In base alla Consulenza Tecnica diUfficio, l'infarto che lo colpì, un

martedì mattina al lavoro, "eracorrelabile, in via concausale, conindice di probabilità di alto grado,alle trascorse vicende lavorative".Senza successo la società si è dife-sa dicendo che i "ritmi serratissimi"adottati da Stefano S. "non eranoa lei imputabili ma dipendevanodalla attitudine" del dipendente "asostenere e a lavorare con grandeimpegno e al suo coinvolgimentointellettuale ed emotivo nella rea-lizzazione degli obiettivi".In ordine alla responsabilità deldatore di lavoro, precedentemen-te la Cassazione Sezione Lavoro,con Sentenza n. 2038 del 29 gen-naio 2013, ha sostenuto che l'arti-colo 2087 del Codice Civile nonconfigura un'ipotesi di responsabi-lità oggettiva, in quanto la respon-sabilità del datore di lavoro va col-legata alla violazione degli obbli-ghi di comportamento imposti danorme di legge o suggeriti dalleconoscenze sperimentali o tecni-che del momento.Ne consegue che incombe al la-voratore che lamenti di avere su-bito, a causa dell'attività lavorati-va svolta, un danno alla salute,l'onere di provare l'esistenza di taledanno, come pure la nocività del-l'ambiente di lavoro, nonché il nes-so tra l'uno e l'altro, e solo se il la-voratore abbia fornito la prova ditali circostanze sussiste per il datoredi lavoro l'onere di provare di ave-re adottato tutte le cautele neces-sarie ad impedire il verificarsi deldanno e che la malattia del dipen-dente non è ricollegabile alla inos-servanza di tali obblighi.La stessa sentenza, peraltro, inuna fattispecie di mobbing, harilevato che la riconosciuta dipen-denza delle malattie da una "causadi servizio" non implica necessa-riamente, o può far presumere, chegli eventi dannosi siano derivatidalle condizioni di insicurezza del-l'ambiente di lavoro, potendo essidipendere piuttosto dalla qualità in-trinsecamente usurante della ordi-naria prestazione lavorativa e dallogoramento dell'organismo deldipendente esposto ad un lavoroimpegnativo per un lasso di tempopiù o meno lungo, restandosi cosìfuori dall'ambito dell'articolo 2087

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CASSAZIONE: INFARTO DASUPERLAVORO? IL DATOREE' SEMPRE "COLPEVOLE"

ambientali, costituisce la causaviolenta, ex articolo 2 del D.P.R.del 30 giugno 1965, n. 1124, chedetermina con azione rapida eintensa la lesione.La predisposizione morbosa del la-voratore non esclude il nesso cau-sale tra lo stress emotivo e ambien-tale e l'evento infortunistico, inrelazione anche al principio dellaequivalenza causale di cui all'arti-colo 41 del Codice Penale, che tro-va applicazione nella materia de-gli infortuni sul lavoro e delle ma-lattie professionali, dovendosi ri-conoscere un ruolo di concausaanche ad una minima accelerazio-ne di una pregressa malattia (nellaspecie, la sentenza impugnata,confermata dalla Suprema Corte,ha ritenuto sussistente l'occasionedi lavoro in relazione al decessodel responsabile di uno stabilimen-to, già affetto da patologia cardia-ca, avvenuto a causa di un infartodeterminato da stress emotivo,conseguente all'attivazione dell'al-larme antincendio dello stabili-mento e alla necessità di un suointervento, e da stress ambientale,riconducibile alla rigida tempera-tura esistente all'esterno).In precedenza, la Cassazione Se-zione Lavoro, con Sentenza n.13982 del 24 ottobre 2000 avevaaffermato che, nell'assicurazioneobbligatoria contro gli infortuni sullavoro, al fine di determinare se aun infarto cardiaco (che di per sérappresenta una rottura dell'equi-librio nell'organismo del lavorato-re concentrata in una minima mi-sura temporale e quindi integrauna "causa violenta") è riconosci-bile un'eziologia lavorativa, va ac-certato se gli atti lavorativi com-piuti, ancorché non caratterizzatida particolari sforzi e non esulantidalla normale attività lavorativaesercitata dall'assicurato, abbianoavuto l'efficienza di un contributocausale nella verificazione dell'in-farto.

Andrea Rosanawww.lavorofisco.it

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del Codice Civile, che riguarda unaresponsabilità contrattuale ancora-ta a criteri probabilistici e non solopossibilistici.Nel medesimo senso, laCassazione Sezione Lavoro, conSentenza n. 18626 del 05 agosto2013, ha affermato il principiogenerale in materia secondo ilquale la responsabilitàdell'imprenditore ex articolo 2087Codice Civile non configuraun'ipotesi di responsabilitàoggettiva, ma non è circoscritta allaviolazione di regole d'esperienza odi regole tecniche preesistenti ecollaudate, essendo sanzionatadalla norma l'omessapredisposizione di tutte le misuree cautele atte a preservare l'inte-grità psicofisica del lavoratore nelluogo di lavoro, tenuto conto dellaconcreta realtà aziendale e dellamaggiore o minore possibilità diindagare sull'esistenza di fattori dirischio in un determinato momen-to storico. Pertanto, qualora siaaccertato che il danno è statocausato dalla nocività dell'attivitàlavorativa per esposizioneall'amianto, è onere del datore dilavoro provare di avere adottato,pur in difetto di una specificadisposizione preventiva, le misuregeneriche di prudenza necessariealla tutela della salute dal rischioespositivo secondo le conoscenzedel tempo di insorgenza dellamalattia.In ordine alla rilevanza dell'infar-to sul piano infortunistico sul la-voro, la Cassazione Sezione Lavo-ro, con Sentenza n. 12685 del 29agosto 2003, ha precisato che, nel-l'assicurazione obbligatoria controgli infortuni sul lavoro, la causaviolenta consiste in un evento checon forza concentrata e straordi-naria agisca, in occasione di lavo-ro, dall'esterno verso l'interno del-l'organismo del lavoratore, dandoluogo ad alterazioni lesive.Con riguardo a un infarto cardia-co, che di per sé non integra la

La sentenza n. 9945 dell'8 maggio 2014 della Corte di Cassazione Civile èconsultabile all'indirizzo:http://olympus.uniurb.itindex.php?option=com_content&view=article&id=11243:2014-05-13-07-13-45&catid=16:cassazione-civile&Itemid=60

causa violenta, va accertato se larottura dell'equilibrio nell'organi-smo del lavoratore sia da collega-re causalmente a specifiche con-dizioni ambientali e di lavoro im-provvisamente eccedenti la nor-male adattabilità e tollerabilità, sìda poter essere considerate, siapure in termini di mera probabili-tà, fattori concorrenti e da farescludere che si sia trattato delsemplice effetto logorante eserci-tato sull'organismo da gravose con-dizioni di lavoro.Nel medesimo senso, laCassazione Sezione Lavoro, conSentenza n. 19682 del 23dicembre 2003, ha affermato che,in tema di infortuni sul lavoro, losforzo fisico, al quale possonoessere equiparati stress emotivi e

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Jobs Act. Una storiadi inganni, furbizie eapparenze falsificanti

Diffondiamo questo articolo tenendo presente che, insieme alla Carta dei dirittiuniversali del lavoro, sono promossi dalla Cgil tre referendum contro il Jobs Act(contro la cancellazione dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, contro laliberalizzazione degli appalti, contro l'introduzione dei voucher)

Quella del Jobs Act è una storia d'inganni, furbiziamalandrina e apparenze falsificanti. Ce n'è per tuttii gusti. Si va dall'uso (senza precedenti) di anglicismicon un forte impatto mediatico, ma d'incerto signifi-cato nella stessa lingua-madre, all'uso spericolato diparole che reclamizzano la figura di un contratto dilavoro spacciato per innovativo mentre alle spalleha un'esperienza secolare.Si va dal rispetto soltanto formale delle procedureparlamentari - perché la legge-delega non contienené i principi né i criteri direttivi che la costituzioneesige allo scopo di limitare la discrezionalità delladecretazione delegata, ne lascia intenzionalmente nelvago l'oggetto che la costituzione vuole predefinitoed è stata approvata ricorrendo al voto di fiducia perimpedire l'esame di emendamenti e imbavagliare idissenzienti interni alla stessa maggioranza gover-nativa - alla rottura della consolidata regola non scrit-ta che fa precedere l'intervento legislativo da con-fronti nel merito coi sindacati.Si va dalla valorizzazione del potere aziendale at-traverso il sostanziale ripristino della libertà di licen-ziare all'emarginazione della tutela giurisdizionale deidiritti in attuazione di un progetto politico che ipotizzauno scambio tra maggiore flessibilità a vantaggiodell'impresa oggie maggiore sicurezza nel mercatodomani a vantaggio del lavoratore. Uno scambio che,sebbene sia caldeggiato dalla governance europea,in un paese come il nostro ove le politiche attive dellavoro sono ancora all'abc è più virtuale che virtuo-so.In sintesi, la delega non solo era sostanzialmente inbianco in modo da permettere al governo di allunga-re le mani sull'intero diritto del lavoro, ma ha finitoper assumere le caratteristiche di un'auto-celebra-zione della corrente di pensiero che riduce la politi-ca a mera comunicazione.Candido come una colomba e astuto come un ser-pente, il legislatore delegato ha qualificato "a tutelecrescenti" un contratto di lavoro a tempo indetermi-nato dove la sola forma di tutela che può crescere (aritmo annuale di 2, ma fino ad un massimo di 24mensilità) è l'indennità corrisposta in caso di licen-ziamento ingiustificato. Così, con un colpo solo sisono raggiunti parecchi risultati di cui non si tarderà

del lavoro, è innegabile che lo si è fatto tornare al-l'età dell'adolescenza.Candido come una colomba e astuto come un ser-pente, il legislatore delegato ha previsto l'eutanasiadell'art. 18 che la legge Fornero aveva reso lontanocugino di quello preesistente. Esso, infatti, è desti-nato ad estinguersi via via che i (milioni di) lavorato-ri assunti a tempo indeterminato in servizio primadell'entrata in vigore della riforma se ne andrannodall'azienda di appartenenza. Come dire che si dis-solverà pian piano e senza necessità di abrogarlo.A quel punto, però, la decenza vorrebbe chel'accattivante ammiccamento alle "tutele crescenti"venisse soppresso per rispetto, se non degli italiani,della lingua italiana. Per quanto scaltro, è uno spotpubblicitario la cui funzione promozionale si sta esau-rendo. Pertanto, una volta che si sia finalmente com-preso che il successo del contratto "a tutele crescen-ti" nel mercato delle regole del lavoro dipendeva daun robusto, ma temporaneo abbassamento del costodel lavoro a carico della fiscalità generale, èauspicabile che la menzognera etichetta cada da sola,come una foglia secca che si stacca dal ramo.Questo, ad ogni modo, è il male minore. Il fatto èche nel frattempo il diritto del lavoro ha subito undurissimo attacco al principio-base dell'eguaglianzache la costituzione vorrebbe vedere messo in operanei luoghi di lavoro sia in direzione verticale che insenso orizzontale. Viceversa, è clamorosamente tra-sgredito in direzione verticale, perché lo svuotamentodella tutela contro il licenziamento ingiustificatorilegittima la storica asimmetria dei rapporti di di-pendenza personale a struttura gerarchica. Neancheall'eguaglianza in senso orizzontale sono risparmiativiolenti strappi. E ciò perché la data dell'entrata in

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cronache, studi e inchiestedi sicurezza sul lavoro

anno 32° n° 3 maggio 2016 lavoroesalute 21

Perchèi potenti

delinquonoCon questo libro si cerca

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potere, affiancando adun'analisi della criminolo-gia e della sociologia unavasta serie di altri saperi;

dalle scienze politiche allaletteratura, dall'economiaalla filosofia, prendendo

spunto anche da pensatorie scrittori del passato.Contesta le analisi più

consolidate della sociolo-gia e della criminologia.

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vigore del provvedimento legislativo funziona dapretesto per disapplicare la regola in assenza dellaquale la solidarietà sociale rischia di frantumarsi esparire: quella per cui a lavoro eguale corrispondeun eguale trattamento. In effetti, la differenziazionedi regimi del licenziamento tra vecchi e nuovi assun-ti non trova alcuna giustificazione nella diversità dellaloro condizione lavorativa. Certo, soltanto la Cortecostituzionale potrà pronunciare in proposito l'ulti-ma parola; il che prima o poi succederà. Intanto,però, è plausibile presumere che la logica adottataper stabilire che qualunque assunzione successiva alfatidico giorno dà origine a trattamenti differenziatidi un istituto avente un'importanza strategica comeil licenziamento ubbidisce soltanto ad un calcolo diopportunità che ha molto da spartire con quello cheha portato il medesimo governo a concedere un au-mento salariale di "80 euro" ai percettori di redditoda lavoro sotto una certa soglia o, più di recente, ilbonus dei 500 euro ai diciottenni della Repubblica.In tutti questi casi, è sempre una questione di con-senso: catturarne il più possibile o perderne il menopossibile.Candido come una colomba e astuto come un ser-pente, il legislatore delegato ha sposato l'idea, in cir-colazione da tempo, che lo statuto dei lavoratori sa-rebbe invecchiato precocemente. Un'idea che è fi-glia della convinzione per cui, qualora il diritto dellavoro stabilisse con la costituzione la stessa con-nessione che la lingua ha con la grammatica, nonsarebbe più una risorsa.Per questo l'attuale governo ritiene che quellorifondato dallo statuto dei lavoratori nel solco trac-ciato dalla costituzione fosse un diritto con un gran-de futuro alle spalle. Infatti, portando dentro il con-tratto la tutela dei diritti fondamentali di libertà edignità dei lavoratori nel loro contenuto essenziale,il legislatore dello statuto aveva affrontato il proble-ma del contemperamento con la libertà dell'iniziati-va economica circondando la gestione del personale

Jobs Act. Una storia di inganni con regole che testimoniavano come il contratto dilavoro differisse da altri contratti per la qualità delloscambio.Ora l'assetto dell'impianto regolativo è modificatoradicalmente. Non che il problema delcontemperamento sia stato accantonato. Tutt'al con-trario. Semplicemente, se ne capovolge la soluzione.Non è più la logica mercantile del contratto a doverfarsi carico del rispetto dei diritti fondamentali. Sonoi diritti fondamentali che devono farsi carico dellalogica del contratto ed esserne sacrificati. Franca-mente, era difficile immaginarsi una fuori-uscita piùclamorosa dai binari tracciati da una costituzione chesegna nella maniera più solenne possibile l'iniziodell'età della de-mercificazione del lavoro, facendo-ne il formante dello Stato: "L'Italia è una Repubblicademocratica, fondata sul lavoro".Umberto Romagnoli

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Appalti e voucher,due referendum di civiltà

22 lavoroesalute anno 32° n° 3 maggio 2016

Il trattato raccontato ai giovaniCHE FINE FAREMO SECI SARA’ IL TTIP?Il TTIP (Transatlantic Trade andInvestment Partnership -Partenariato transatlantico per ilcommercio e gli investimenti) sibaserà sull'unica logica diregolamentazione riconosciutadalle lobby internazionali: ilprofitto, provocando graviconseguenze all'ambiente dovuteagli alti livelli di inquinamento eun uso improprio delle risorsenaturali.L'agro-business per la produzionedei biocombustibili sarà inaumento a fini energetici, causatadai biocarburanti incidendo suiprezzi agricoli. La produzione dibio-combustibili a causa dell'altorendimento economico, hadeterminato la conversione dimolti terreni passatidall'agroalimentare all'agro-business diventando immensedistese a monocoltura di mais,colza, soia e palma destinate allaproduzione dei bio-carburanti.Inoltre anche se questi alteranomeno rispetto al petroliol'equilibrio di CO2 nell'atmosfera,il metodo e la produzione è tutt'al-tro ecologica. Basti pensare ifertilizzanti e i pesticidi utilizzatiper le coltivazioni, l'energiaelettrica utilizzata per estrarre lecomponenti naturali e il metanoloutile per la reazione chimica,l'impatto ambientale risultadistante da qualsiasi logica"verde".I negoziatori, Europa e Stati Uniti,si stanno orientando versol'eliminazione di standardobbligatori per la produzione deibio-carburanti, concedendo la fa-coltà alle grandi corporation discegliere discrezionalmente i criteriche permettono di individuareliberamente l'opzione tecnica chemeglio soddisfa i bisognidell'industria energetica. La sceltadi produrre bio-combustibili nonpuò tradursi nella riduzione deldiritto al cibo e a un ambiente sano.Qualsiasi trattato che affronti il

tema dei bio-combustibili deveassumersi l'onere di impegnare leparti a non sovvenzionare coltureenergetiche intensive nondestinate ad uso alimentare,monoculture e processi dideforestazione.Si dovrebbe invece incentivarel'uso di tecnologie che produconobio-combustibili da materiali discarto (grassi, rifiuti dei macelli,olio da cucina). Il concetto dilibero commercio non può e nondeve attuarsi in violazione del prin-cipio di precauzione e di sovranitàalimentare, deve bensì impedirequalsiasi attività pericolosa per lasalute umana, animale o vegetale,ovvero per la protezionedell'ambiente sia posta in essere.Un'arma di distruzione al serviziodel TTIP: il fracking e trivellazioniUn' altra prassi che diventerà realtàcon il TTIP è la fratturazioneidraulica per l'estrazione del gas edel petrolio di scisto, detta"fracking" non privi di catastrofi-che e conseguenze ambientali.

Negli USA questa tecnica estrattivasi è ampiamente sviluppata.Il fracking consuma enormi risorseidriche, circa 9-29 mila metri cubidi acqua con un impatto devastantesulla sostenibilità idrica. All'acquasono poi aggiunte sostanzechimiche e fluidi che penetrano nelterreno attraverso la fatturazioneidraulica. I fluidi che contengonometalli pesanti, idrocarburi,sostanze radioattive naturali econcentrazioni saline insieme a gasmetano, ritornano in superficiecome acqua di reflusso rischiandodi causare scosse sismiche epericolose esplosioni.Gli USA intensificheranno leesportazioni di gas naturale in UEche è il più grande importatore almondo di shale gas (gas ottenutoda argille che si trova nellemicroporosità della roccia) percompetere con la Cina nazione congrande riserva di gas da argille. Laconseguente ondata diesportazioni di gas naturaleaumenterà i prezzi dell'energia peri consumatori americani perincentivare la pratica del fracking,creando immensi danni ambientali.I beni comuni e i servizi pubblici.Fermare la privatizzazione dellalegge promossa dall'accordo dilibero scambio Usa-Ue .Obiettivo primario del Ttip èattaccare i servizi pubblici con leLiberalizzazioni quindiPrivatizzazioni dei Servizi e delWelfare (Sanità, Salute, Cultura,Scuola, Trasporti, Lavoro, BeniComuni). Eliminata dai criteri di

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Il trattato tra USA eUnione Europea, seapprovato, avrà il compitoprimario di smantellarei servizi pubblici con leLiberalizzazioni , quindiprivatizzare per sempreSanità, Salute, Cultura,Scuola, Trasporti, Lavoroe Beni Comuni comel’acqua.

di MarilenaPallaretiDocente ForliAssociazione Attac ItaliaCollaboratrice redazionaledi Lavoro e Salute

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Il TTIP raccontatoai giovaniCONTINUA DA PAG. 22

gestione qualsiasi clausola diobbligo di servizio universale (iservizi postali) o di prioritariointeresse pubblico, che preveda, adesempio, la libera distribuzione dienergia e acqua.Il TTIP si prefigge l'eliminazionedi ogni barriera "non tariffaria" allalibertà di investimento da partedelle imprese multinazionali. Se ilTTIP sarà approvato scomparirà lostesso concetto di serviziopubblico universale e ogni serviziodiventerà frutto di uno scambioprivatistico fra l'erogatore e il"cliente".Non ci sarà più alcun dirittouniversale ed esigibile all'acqua,alla scuola e alla salute. Almomento gli standard europei, sepur con tante lacune, garantisconoancora una sicurezza e tracciabilitàalimentare, il TTIP produrrà dannialla salute, il cibo diverrà merceda vendere e da comprare. Il cibodi qualità che i consumatori attentirichiedono con sempre maggioreconvinzione è regolato da unprincipio di base, che è quello dellacura.In aprile Il Parlamento Europeo havotato per altri sette anni ilglifosato. Che cos'è il Glifosato?E' l'erbicida più utilizzato al mondoed è essenziale nelle coltivazioniOGM quali mais, soia, colza eampiamente utilizzato in Italia permangimi. Il Glifosato è utilizzatonon solo in agricoltura, ma ancheper usi domestici, industriali,urbani e propagandato comecompletamente biodegradabile,invece si ritrova col suo metaboliteAMPA (eccitante del SistemaNervoso Centrale) nelle acquesuperficiali e più profonde inconcentrazioni al limite dellasicurezza. Nel terreno il Glifosatodetermina una chelazione dinutrienti minerali essenziali pervari sistemi enzimatici in piante,in microorganismi e animali, diconseguenza sia tutto il mondovegetale (erbe, arbusti e alberi)cheinteri habitat che svolgono attività

fitosintetica, dissecano completa-mente in poche settimane, l' humusviene alterato, è compromessa labiodiversità ed il terreno vienedesertificato, esposto ad erosioni,smottamenti, franosità.Per la salute umana il Glifosato èaltamente cancerogeno, porta adalterazioni delle pareti cellulari edi conseguenza alla malattiaceliaca, intolleranza alimentare,alterazione del microbiomaintestinale. Il Glifosato è un"interferente endocrino" in gradodi interferire con le più delicate ecomplesse funzioni ormonali,neuropsichiche, con effettioncogeni e teratogeni(malformazioni del feto durante lagravidanza) negli organismi in viadi sviluppo, nell' infanzia e nell'adolescenza, anche in dosiminimali. Studi certificano che ilGlifosato provoca in particolare illinfoma non-Hodgkin, un tumoreche prende origine nel sistemalinfatico, ovvero nelle cellule e neitessuti che hanno il compito didifendere l'organismo dagli agentiesterni e dalle malattie e si puòsviluppare in diversi organi(linfonodi, ma anche stomaco,intestino, cute e sistema nervosocentrale).Le compagnie americane sono

seriamente intenzionate a ottenerel' accesso ai sistemi sanitaripubblici europei come vastimercati per essere sfruttati.Riguardo la sanità i deputatibritannici sono molto preoccupatiper l' appalto che otterranno lecompagnie americane sul loroServizio Sanitario Nazionale.Quindi verranno consegnati iservizi pubblici a società con scopodi lucro.Una volta privatizzati, i servizipubblici non potranno più essereripristinarli pubblici. Sarannoinclusi tutti i servizi pubbliciescludendo i servizi relativi allasicurezza; magistratura, polizia difrontiera e il controllo del trafficoaereo.Gli investitori stranieri saranno ingrado di citare a giudizio i paesiospitanti per la perdita di profitti.L' industria farmaceutica stausando il TTIP per limitarel'accesso dei cittadini ai dati relativiagli studi clinici sarà quindi inpericolo la trasparenza che faràaumentare i costi sanitari.Il TTIP darebbe nuovi poteri allemultinazionali europee estatunitensi di sfidare tutte quelleleggi nazionali ed internazionaliche avrebbero un impatto negativosui profitti attesi dagli investimenti.I governi europei potrebberovedere le proprie leggi nazionaliche proteggono l'interessepubblico (dalla salute all'ambiente)messe in stato di accusa in tribunaliprivati e segreti internazionali(tribunali d'arbitrato commerciale)in cui le leggi e la politica nazionalenon hanno alcun potere diintervento. Ciascuna parte nominail proprio difensore, pagatoprofumatamente, e quindi entram-be convengono sulla scelta delgiudice portando vantaggi allegrandi Multinazionali.Ricordiamo il caso mosso dallaPhilip Morris contro i governi diUruguay e Australia. L' Impregilocontro il governo dell'Argentinaper 21 milioni di dollari ritenendodi essere stata danneggiata nellagestione privata del servizio idricodi Buenos Aires, non sono da menole multinazionali che detengono ilServizio Idrico Integrato. Quindi

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di Elena Mazzoni, MonicaDi Sisto, Paolo FerreroDeriveApprodi 2016,

pagg.180 13 euro.In libreria

24 lavoroesalute anno 32° n° 3 maggio 2016

Da entrambi i lati dell' Atlantico siregistra una forte opposizione alTTIP poiché la gente ha presocoscienza della gravità del trattatoche va a minacciare la propria vita.Molti parlamentari Europei hannodato voce alla loro preoccupazionecon un acceso dibattito. I mercatidi tutto il mondo nutronopreoccupazione per l' impattopotenziale del TTIP sugli interessinazionali. In definitiva il TTIP èun accordo per portare beneficialle società transnazionali dellaComunità Europea e degli StatiUniti col tentativo di ampliare levie di accesso al libero mercato edi eliminare norme che limitano iprofitti.Hollande ribadisce che Parigi"non è a favore di un liberoscambio senza regole", non"accetteremo mai la messa in causadei principi essenziali della nostraagricoltura, della nostra cultura".Il presidente ha citato i punticontroversi: "le norme sanitarie,alimentari, sociali, culturali,ambientali" che non dovrannoessere riviste al ribasso, mentre inItalia il Governo Renzi è d'accordoper QUESTO TRATTATO NONTRASPAREN-TE E SEGRETO,privatizzando ulteriormente lenostre vite già in preda al panico.

Marilena Pallareti

Il TTIP raccontatoai giovaniCONTINUA DA PAG. 23

avremo molti casi di impresestatunitensi che richiederannoindennizzi ai governi europei dapagare con i soldi dei contribuenti.Come dichiarato dairappresentanti della Chevron "lasocietà vede la protezione sugliinvestimenti come uno dei piùimportanti temi globali",meccanismo che era il cuore dellaproposta dell'accordo MAI(accordo multilaterale sugli inve-stimenti) alla fine degli anni '90 chel'opposizione popolare in europeae negli Stati Uniti fermò.

QUALI CONSEGUENZECON L' APPROVAZIONEDEL TTIP?

- Perdita di posti di lavoroderivanti dall' accordo di liberoscambio. Il lavoro avrà sempremeno valore. Il Ttip e il Jobs Actsono stati prodotti dalla stessapolitica economica (i banchieri), letutele saranno sempre meno finoad arrivare all' annullamento, allavoro sempre più precario egratuito con buona pace diConfindustria che continua a farcredere tramite l' Istat che i postidi lavoro aumenteranno.- La Deregolamentazione dellasicurezza alimentare, metterà nellostesso pentolone cibo, farmaci,scarpe, appalti e sanità, cultura,finanza, internet e mobili. Sultavolo dei negoziatori ci sono tassee quote d'importazioni eesportazioni, ma soprattuttol'azzeramento di regole diproduzione e distribuzione dimigliaia di prodotti e servizi chepopolano la nostra vita quotidiana,che ci danno da mangiare e dalavorare.- La Deregolamentazioneambientale. Il Ttip potrebbeportare al disastro l'agricolturaeuropea, aumentando leimportazioni dagli Stati Uniti, conun vantaggio per le grandi impre-se e multinazionali.- L'attacco ai servizi pubblicilocali. Verrà resa obbligatoria la

gara internazionale per ogniappalto pubblico, eliminandoappalti dei governi locali asostegno di importanti obiettivisociali e ambientali. Questaclausola renderà impossibile ad unente locale di riservare la garad'appalto per le forniture dellemense scolastiche a produttoribiologici e a km0.- La sfera privata a rischio. Il dirittodi proprietà, il diritto d' autore,brevetti, marchi si pone diesercitare il controllo sul "sapere"a spese dei cittadini europei edamericani. Andrebbero dispersi idiritti d' autore previsti per lescuole, biblioteche, personedisabili e per la formazione adistanza. Il TTIP metterà inpericolo le leggi sulla Privacy.

E INTANTO, SI PORTANO AVANTI COI LAVORIIl bavaglio delle multinazionali

sul giornalismo d'inchiestaIl 15 aprile è stata approvata da Parlamento Europeo, a larghissimamaggioranza (il 77% dei voti favorevoli) la "direttiva per laprotezione del segreto aziendale". Vogliono far credere che è unostrumento giuridico per imprese per proteggersi dallo spionaggioeconomico e industriale, in realtà si vuole mettere definitivamentea tacere quei pochi giornalisti d'inchiesta - vedi Report di MilenaGabanelli - che ancora rimangono in Italia e nel resto Europa.Per i giornalisti sarà un ostacolo occuparsi di questioni legate allaproduzione e alla gestione delle informazioni che quando sono inmano alle grndi multinazionali rappresentano affari miliardi.Ora i 28 Stati membri dell'Unione hanno due anni di tempo pertradurre la direttiva nella propria legislazione nazionale e, data lamancanza di chiarezza, alcuni saranno sicuramente tentati di usarlaper soffocare inchieste che possono compromettere il potereeconomico e/o politico.Contro la direttiva hanno votato contro compattamente solo iparlamentari del GUE (la sinistra europea con RifondazioneComunista) e dei Verdi. Si sono astenuti i deputati “cinque stelle”.

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Infermieri sociali, quandoil volontariato è autogestisto.La redazione di “Lavoro eSalute” sostiene questainiziativa che rappresenta inpieno il suo impegno diinformazione e proposte perla difesa del diritto gratuitoalla salute basato sullaprofessionalità e umanitàrelazionale dei suoi operatori.Questa inziativa è un verolaboratorio di pratica sociale,senza altri scopi se non quellodi mettere a disposizione deicittadini la propriaprofessionalità, per integrareil servizio pubblico o percolmare i disservizi che semprepiù emarginano le fasce menoabbienti.Vuol essere anche unaproposta d’impegno ad altre/iinfermiere/i disponibiliasocializzare parte del lorotempo di vita oltre il lavoro.

UNA BELLAINIZIATIVA:“INFERMIERISENZAFRONTIERE”Il 24 Marzo 2016, nasce a Sora(Fr), l’ associazione di volontariatoonlus: INFERMIERI SENZAFRONTIERE. Questo è il voltoche, un gruppo di giovaniprofessionisti della medesimaprovincia, ha deciso di dare allaneo associazione. Laureatisi pressol’Università degli studi di Roma TorVergata, sede di Sora e fermamenteconvinti di mettere in pratica iprincipi su cui si fonda il nursing,questi giovani infermieri voglionoimpegnare la propriaprofessionalità al servizio delcittadino e senza scopo di lucro.L’orientamento dell’associazione è quella di fornirea tutta la popolazione ma in particolare alle fasce piùvulnerabili, un’assistenza infermieristica di basespendibile sul territorio, ovvero erogare un’assistenzain una dimensione più ampia dei soli limiti dellestrutture sanitarie.Gli infermieri senza frontiere diventano così,promotori di una cultura che incoraggi lo sviluppo diuna fiducia comunitaria-territoriale della professioneinfermieristica,nonché i responsabili della correttagestione di problematiche di salute reali o potenziali,facilmente trattabili al di fuori di strutture, in contestifamiliari e di comfort. Nello specifico, gli obiettiviche gli infermieri senza frontiere si pongono vengonocosì riassunti:- portare a conoscenza del cittadino della figuradell’infermiere di quartiere;- informare e sostenere il cittadino e la comunitàverso corretti stili di vita attraverso una politicadi prevenzione ed educazione sanitaria;- sviluppare la cultura del “salvavita”attraversola conoscenza delle manovre di primo soccorso;fornire un’assistenza socio-sanitaria;- promuovere l’integrazione tra le diverse culturedel territorio.- aiuto e sostegno all’immigrazione;- assistenza sanitaria a persone anziane, disabili emalati cronici.Particolare attenzione va rivolta all’attivazione dellafigura dell’infermiere di quartiere. Lo scopo delprogetto è quello di creare un punto di riferimento

per le persone che necessitano diprestazioni che incidano sullapropria quotidianità (dalmonitoraggio dei parametri vitalialla gestione di patologie croniche,alla pratica del counseling )all’interno di un quartiere. Questopermetterà all’infermiere digarantire risposte puntuali equalificate ai bisogni dell’utenza eal cittadino di soddisfare le proprierichieste senza incorrere in lunghetrafile che le strutture sanitarie avolte regalano.Il progetto INFERMIERI SENZAFRONTIERE, nasce dall’idea diuno dei soci fondatorid e l l ’ a s s o c i a z i o n e , P a o l oCeccano,infermiere presso il poloospedaliero ”F. Spaziani” ed attuale

Presidente della stessa. Noi soci, ringraziamo ilPresidente per averci dato la possibilità di costituiree dare vita tutti insieme a questo bellissimo progetto.Tutti i soci e il presidente tendono inoltre asottolineare che l’associazione è aperta a collaborarecon qualsiasi persona che voglia condividere con essalo sviluppo del benessere collettivo e la promozionedella salute.Il progetto è stato presentato ai cittadini e già in moltisi stanno adoperando per non far mancare la propriacollaborazione. Ringraziamo il Dott. Stefano Marinititolare della Farmacia Marini ed il Presidente delConsiglio Comunale di Sora Salvatore Meglio peressere stati i primi a sposare i nostri progetti condecisione e fiducia.Presto gli infermieri senza frontiere saranno fra icittadini per promuovere i primi progetti. I sociFondatori dell’associazione sono: Paolo Ceccano,Katia Pompilio, Elisa Parravano, Carla Ceccano,Ludovica Savona,Pede Luigi, Antonello Pinna, ElBouhmi Ghizlane, Martina Palma.

Infermieri Senza Frontiere – onlus

A Torino è partito il progetto "MMG Sans Frontières" con l'obiettivo di dare la possibilità a specializzandiin Medicina Generale, in accordo con la loro scuola di formazione, gestita a Torino dall'Ordine dei Medici,di frequentare corsi organizzati da ONG torinesi e di svolgere almeno un mese del proprio tirocinio in unpaese a basso reddito. Le riflessioni di due tirocinanti al termine dell'esperienza in Etiopia e Kenia.

Medici Medicina G enerale sans frontièresL'attività del medico di famigliaha subito negli anni un cambiamen-to radicale: da medico condotto dipaese a medico di medicina gene-rale, inteso come fulcro sanitarioed economico di un sistema di sa-lute diventato nazionale in quantoomogeneo e riproducibile in tuttele realtà del territorio. Stanno cam-biando anche le esigenze dellapopolazione a causa del progres-sivo aumento della popolazioneanziana, della riduzione delle na-scite e dell'incremento dei flussimigratori da paesi extraeuropei.Nei primi sei mesi dell'anno, circa67.500 migranti sono sbarcati inItalia: le statistiche dimostrano chegli arrivi nel nostro paese non han-no subito drastici aumenti, mentreè aumentato in modo importanteil transito attraverso le isole gre-che e i Balcani[1]. Peraltro il 2014è stato un anno particolare in cuigli italiani residenti all'estero sonoaumentati più degli stranieri resi-denti in Italia. Questi ultimi inci-dono sulla popolazione comples-siva per un valore superiore allamedia europea (8,2% rispetto al6,2%). Tra gli stranieri residenti inItalia, i non comunitari sono i piùnumerosi (3,5 milioni), sebbene siarilevante la provenienza europea:2,6 milioni, dei quali quasi il 60%cittadino Ue (1,5 milioni). Su unastima di 5.421.000 stranieri rego-larmente presenti in Italia il 59%risiede al nord[2]. Su un totale di425.523 stranieri regolarmente re-sidenti in Piemonte, 222.419 sonoi residenti a Torino. Le provenien-ze principali risultano, in ordinedecrescente: Romania, Marocco,Albania, Cina, Perù[3].I nuovi arrivati presentano biso-gni diversi da quelli della societàin cui si inseriscono e che contri-buiscono a modificare.L'intensità delle disuguaglianze disalute varia da paese a paese. Lestime italiane si discostano dai va-lori medi europei, evidenziandogradienti sociali più moderati ed

incrementi temporali meno pro-nunciati.Il primo meccanismo che causadisuguaglianze è quello che gene-ra la stratificazione sociale; essodipende dai contesti economici edel lavoro (che, rispettivamente,creano e distribuiscono ricchezzae potere), dai contesti comunitarie di welfare (che ne regolano emoderano gli effetti), e dalla sto-ria e dalla cultura (che ne influen-zano i vissuti). Questo meccani-smo si esprime sulla traiettoria divita di una persona attraverso lecircostanze di vita - quelle econo-miche, ambientali e psicologichedell'infanzia, a cui si aggiungonoquelle del lavoro e di vita in etàadulta e anziana - che influenzanole disparità nell'accesso e nel con-trollo delle risorse materiali, distatus e di aiuto. 4].È noto come per i migranti la sa-lute all'arrivo sia buona, spesso mi-gliore di quella della popolazionedel paese ospite (questo non valeper i richiedenti asilo, non essen-do il loro un progetto migratorioma una fuga da situazioni di peri-colo). Le disuguaglianze di salutenascono dopo l'esposizione a de-terminanti socio-economici sfavo-revoli, che con il tempo determi-nano un peggioramento.

Il Medico di Medicina Generale(MMG), riferimento basilare delsistema di cure primarie e spessoprima porta di accesso ai servizisanitari, deve perciò essere in gra-do di adeguarsi a questi cambia-menti, non perdendo di vista i fat-tori di rischio e quelli protettivi perla salute. Per compensare questogap formativo, molti MMG fre-quentano volontariamente corsiorganizzati da associazioni e isti-tuzioni, altri trascorrono periodi divolontariato in Paesi extraeuropei.È necessario che durante il corsodi formazione il MMG acquisiscastrumenti e competenze che lo ren-dano capace di confrontarsi conrealtà socio-culturali differenti.Sarebbe inoltre opportuna una for-mazione in competenza culturale.Migrazioni programmate e nonprogrammate, pratiche sociali dif-ferenti e vettori di malattia emer-genti stanno trasformando le mo-dalità con cui salute e benesserevengono compresi e negoziati.Contemporaneamente malattienote, trasmissibili e non, continua-no a condizionare la salute indivi-duale e le economie di famiglie,comunità e stati. Insieme, questeforze plasmano la conoscenzamedica e il modo in cui questa vie-ne compresa, valutata, adottata eapplicata.La competenza culturale è intesain senso antropologico, abbrac-ciando un concetto di cultura nonstatico o stereotipico ma semprein movimento. Se insegnata e ap-plicata al meglio, la competenzaculturale può ridurre la distanza traproduttori e fruitori di assistenzasanitaria facendo emergere le co-noscenze, gli atteggiamenti e leabilità dei medici. La competenzaimplica la costruzione e il consoli-damento di relazioni significati-ve[5]. È tempo di tornare ad unamedicina che riscopra la centralitàdella relazione, a maggior ragione

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MMG. Pensiamo sia una preziosaoccasione per conoscere le cultu-re e le concezioni della salute dipersone che vivono nei paesi aforte pressione migratoria, arric-chendo quindi la capacità di crea-re una relazione medico-pazienteefficace quando i migranti si pre-senteranno ai servizi nel contestotorinese.A queste premesse, in particolarel'aspetto innovativo di un tirocinioche ha sullo sfondo la cooperazio-ne internazionale ma è dedicatoalla formazione dei MMG, ha cre-duto anche la FNOMCeO.Per queste ragioni a Torino è par-tito il progetto "MMG SansFrontières" con l'obiettivo di darela possibilità a specializzandi inMMG, in accordo con la loro scuo-la di formazione, gestita a Torinodall'OMCeO, di frequentare corsiorganizzati da ONG torinesi e disvolgere almeno un mese del pro-prio tirocinio in un paese a bassoreddito.La sinergia tra comitato tecnico-scientifico del corso di formazio-ne e Comitato di CollaborazioneMedica (CCM), nata per iniziati-va dei due specializzandi di cui ri-portiamo l'esperienza, ha consen-tito di presentare una proposta perun bando della FNOMCeO, per ilsostegno ad iniziative per la for-mazione e l'aggiornamento di me-dici e odontoiatri da inviare neipaesi a basso reddito (bando delmaggio 2014).

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nei confronti di persone con cul-ture diverse come i migranti.La formazione di un futuro MMG,che avrà molti pazienti di altreculture, non può che trarre bene-ficio dalla frequentazione di repartidi infettivologia e servizi territo-riali a cui accedono molti migrantie in cui sono presenti mediatoriculturali, e dove sicuramente esi-stono competenze interculturali.Molti degli operatori che vi lavo-rano hanno partecipato ai nostricorsi di salute globale in cui è pre-visto un modulo di competenzaculturale, anche come docenti.Facciamo riferimento qui a repartidi infettivologia e ambulatori perla cura delle malattie infettivesessualmente trasmissibili, in par-ticolare quelli dell'OspedaleAmedeo di Savoia, dove la mag-gioranza dei ricoverati e delle per-sone viste in ambulatorio non è ita-liana. Analogamente ci riferiamoai consultori familiari dell' ASLTo2, dove il 70% delle pazienti èrappresentato da donne migranti.Già durante il periodo di tirocinioin queste strutture, con l'approssi-mazione a pazienti di provenienzediverse, anche grazie alla presen-za del mediatore culturale, il MMGsarà preparato a prenderli in cari-co in modo appropriato, acquisen-do anche la capacità di adottareuna medicina preventiva pensatae dedicata specificamente a que-sti pazienti.Questa esperienza non è normal-mente offerta dal corso per MMG,almeno in Piemonte.Oltre a questo, anche un tirocinioin un paese a basso reddito, in strut-ture dedicate alle cure primarie(PHC), potrebbe consentire unarricchimento formativo ai futuriMMG. Pensiamo sia una preziosaoccasione per conoscere le cultu-re e le concezioni della salute Ol-tre a questo, anche un tirocinio inun paese a basso reddito, in strut-ture dedicate alle cure primarie(PHC), potrebbe consentire unarricchimento formativo ai futuri

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La proposta è stata approvata efinanziata: tre specializzandi sisono aggregati (uno in Etiopia edue in Kenya) a progetti di PHC,grazie ai quali hanno potuto svol-gere parte del tirocinio previstodalla scuola di specializzazione.Hanno lavorato con operatori lo-cali in ambulatori (outpatientdepartments) e nei centri di curadistribuiti sul territorio (PrimaryHealth Care Units); sono stati ac-compagnati da tutor che hannocontribuito alla loro formazione,oltre che al monitoraggio e allavalutazione degli operatori locali.Ci fa piacere aggiungere qui alcu-ne delle riflessioni che i duetirocinanti già rientrati hanno ripor-tato al termine dell'esperienza neiPVS.L. C. si è recato in Etiopia, Re-gione del Tigray, presso l'HealthCenter di Adi Shum Dhun. Vi hasoggiornato per 45 giorni, insiemeal Tutor S.L . "Il confronto con re-altà culturali e gestionali diver-se mi ha arricchito umanamente.La difficoltà di lavarsi le mani tradue pazienti è un esempio di comeci si può trovare molto lontanidalle nostre abitudini. Ho speri-mentato la necessità di creare unarelazione di fiducia sia con glioperatori locali che con i pazien-ti. Certamente aver conosciutoculture molto diverse dalla nostrami consentirà di svolgere megliola mia professione di medico dimedicina generale, specie neiconfronti di popolazioni immigra-te che hanno un senso del tempo,della malattia e della vita stessadiverse da quella italiana".A. B. si è recato in Kenya, nellacontea di Isiolo. dove il CCM ge-stisce la parte sanitaria di un pro-getto finanziato dal Ministero Af-fari Esteri e Cooperazione Inter-nazionale, per migliorare l' acces-so ad acqua e servizi igienici, oltread aumentare la qualità dellaPrimary Health Care. Vi ha sog-giornato 45 giorni, avendo cometutor C.A. "La sfida maggiore, nel-la quasi totalità dei casi, consistenell'effettuare diagnosi solo cli-niche, in dispensari privi di labo-ratorio, imparando a farci basta-re una buona raccolta

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Il primo ostacolo alla diffusionedella medicina di genere è la nonconoscenza. Il termine "genere"definisce le categorie uomo edonna, fondate sia sulle differenzebiologiche, di sesso, sia sui fattoriambientali, socio-culturali edeconomici che le condizionano. Lastessa Organizzazione mondialedella sanità pone attenzionespeciale alle diversità con cuinumerose patologie, un tempo ri-tenute tipicamente maschili, sipresentano nelle donne. Ne sonoscaturite una serie di raccomanda-zioni che permetteranno semprepiù distudiare le persone, uomini edonne, non solo biologicamente,ma in maniera più complessa eglobale.Una questione di primariaimportanza va chiarita: la medicina

di genere non è la medicina delle donne. Risale al 1991 la prima citazionedi una medicina riferita anche alle donne. La cardiologa BernardineHealy, allora a capo dell'Istituto nazionale di salute pubblica, scrivesulla rivista New England Journal of Medicine della cosiddetta "YentlSyndrome", soffermandosi sul comportamento discriminante, nella suaspecialità, nei confronti delle donne.La medicina di genere è un approccio diverso e innovativo, se vogliamorivoluzionario, allediseguaglianze di salute, e non solo, a partiredall'insorgenza e dall'evoluzione della malattia - dai sintomi, dallediagnosi e prognosi fino ai trattamenti - legate non solo a una differenteappropriatezza diagnostico-prescrittiva, ma soggette anche adiseguaglianze sociali, culturali e perfino etniche, psicologiche,economiche e politiche. Si tratta di una questione aperta non piùrinviabile, perché il genere è un determinante essenziale di salute ecome tale contribuisce a delineare nuove priorità, azioni, obiettivi eprogrammi. Uno dei temi più sentiti, in questo ambito, è la promozionedella ricerca differenziata in base al genere, per affrontare lediseguaglianze nella salute e garantire parità di trattamenti e di accessoalle cure. Non è facile l'approccio di genere alla salute. Tanti, troppi,sono i pregiudizi, gli stereotipi, le diseguaglianze nella medicina, nellaricerca, nella sperimentazione dei farmaci, e nello studio dei fattori dirischio e delle cause di una malattia. Solo attraverso l'attuazione dellamedicina di genere si aprirà la strada all'appropriatezza e alla tuteladella salute per entrambi i generi.Che cos'è la medicina genere-specificaDetto questo, la medicina di genere non esiste. Meglio parlare dimedicina genere-specifica, vale a dire di una medicina a misura diuomo e di donna. Come ha più volte ripetuto Giovannella Baggio,

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Cosa si intende per medicina genere-specifica? A spiegarlo èMariapaola Salmi, che dirige l'Italian Journal of Gender Medicine,e ci tiene a precisare: quella di genere non è una medicina alternativa

PERCHE' ABBIAMO BISOGNO DIUNA MEDICINA DI GENERE?

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anamnestica e un minuzioso esa-me obiettivo.Importante il lavoro di trainingon the job fatto lavorando con ilpersonale locale, visitando 15strutture sanitarie di base, gestiteda personale sanitario non medi-co. Lo scambio con operatori sa-nitari locali e con pazienti di cul-tura diversa mi aiuteranno nellosvolgimento della mia professio-ne medica in Italia".È stato un piccolo progetto pilota,che riteniamo importante conti-nuare per dare la possibilità aiMMG di acquisire elementi relati-vi alla vita e alla cultura dei poten-ziali futuri pazienti nel loro ambien-te, prima della migrazione. Oltre aquesto, trattandosi di un percorsodi formazione che prevede unaparte consistente "di campo" e chepermette un apprendimento "con"e "nella" comunità, lo segnaliamocome un nuovo esempio di Pale-stra di Salute Globale[6].

Marilena BertiniFranco Locatelli,Comitato di CollaborazioneMedica (CCM), Torino

BibliografiaGeraci S. et al. Migrazione e salute: fal-si miti e vere emergenze. Blogsaluteinternazionale.info, 29.07.2015.Dati: unhcr.orgScheda Dossier Immigrazione 2015[PDF: 1,27 Mb]. A cura di IDOS, inpartenariato con Confronti e in colla-borazione con UNARSintesi XXIV Rapporto immigrazione2014 (Caritas Italiana e Migrantes) su:migrantitorino.it a cura dell'UfficioPastorale Migranti, TorinoCosta G. et al. Le disuguaglianze so-ciali nella salute in Italia - Evidenze,meccanismi di generazione, politiche.Documento istruttorio commissionatodal gruppo di lavoro Equità in salute esanità della commissione Salute dellaConferenza delle Regioni, 2015Napier D. et al. The LancetCommissions: Culture and health.Lancet 2014; 384AA. VV. Le Palestre di Salute Globale:per apprendere con e nella comunità.Saluteinternazionale.info, 16.11.2015

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nella pratica clinica e nell'insegnamento di unamedicina ritagliata per l'uomo e per la donna, nonpuò esserci un'altra strada separata e diversa dalresto della medicina. Insomma, la medicina di generenon è una medicina alternativa. Tutta la medicina, inogni sua specialità, va applicata e insegnata in modogenere-specifico. Questo implica un grandissimosforzo della comunità scientifica per colmare quelgap di conoscenze, certamente avanzate, ma nonderivate da solidi studi di genere.Perché abbiamo bisogno della medicina genere-specificaLa medicina negli ultimi 50 anni ha considerato estudiato i pazienti indipendemente dal genere e dallecaratteristiche socio-culturali e ambientali. Unesempio sono i trial, ovvero gli studi clinicisperimentali composti principalmente da campionidi popolazione maschile. La conseguenza è unaridotta personalizzazione delle cure e una lorostandardizzazione misurata sul soggetto maschile esenza tener conto di variabili come il genere, lo statussociale, l'istruzione, la cultura, l'educazione, ecc.Lo stesso approccio al sistema sanitario è per cosìdire "neutrale" rispetto al genere. È tuttavia risaputoche le diseguaglianze nella salute sono strettamentecorrelate ad altre diseguaglianze ed è quindifondamentale studiarle per capire come esseinfluenzano le condizioni di salute di uomini e donne."La dimensione di genere nella salute è una necessitàdi metodo e analisi, ma diviene anche strumento digoverno di sistema", ha sottolineato la ministra dellasalute, Beatrice Lorenzin, all'interno di un editorialepubblicato sul numero 2, 2015 dell'Italian Journal ofGender-Specific Medicine. La medicina di genereapplica alla medicina il concetto di diversità tra generiper garantire a tutti, uomini e donne, adulti bambinie anziani, il miglior trattamento in funzione dellespecificità di genere.Dunque, riconoscere le differenze di genere diventaessenziale per delineare programmi, per organizzare

MEDICINA DI GENERE l'offerta dei servizi, per indirizzare la ricerca, perraccogliere e analizzare dati statistici, per promuoverela salute, per informare e comunicare in modocorretto, per garantire appropriatezza, nell'accezionepiù allargata del termine, e personalizzazione dellecure.A che punto siamo in ItaliaLa medicina di genere deve diventare un obiettivostrategico di sanità pubblica. L'Italian Journal ofGender-Specific Medicine, che dirigo, è nato menodi un anno fa proprio con l'intento di stimolare undibattito sul tema e favorire la diffusione della "culturadella medicina di genere" attraverso il coinvolgimentodi diversi stakeholder, quali mediche e medici,ricercatrici e ricercatori, clinici e di base,farmacologhe e farmacologi, decision-maker, payer,dirigenti sanitari, economiste e economisti, bioeticistee bioeticisti, e ancora molti altri, il cui ruolo èriconosciuto come in grado di operare all'interno dellasanità e della società per contrastare lediseguaglianze. Ci auguriamo che la "medicina digenere" venga compresa nella sua complessità erilevanza sanitaria e sociale; che diventi laprotagonista del dibattito e che, finalmente, sipongano le basi per costruire strategie di genere alivello sanitario, politico, sociale e culturale.La più recente delle proposte di legge in materia,con prima firmataria l'onorevole Paola Boldrini, perl'applicazione e la diffusione della medicina di generein discussione alla Camera in questi mesi, autorizzaa ben sperare.Insomma, l'Italia non è immobile di fronte a questatematica, anzi. Manca però ancora una vera strategiadi genere. Come accennato sopra, tanti sono ipregiudizi, le resistenze culturali e scientifiche.Persiste anche una notevole confusione, con gliimmancabili ritardi, ma il dibattito è iniziato da alcunianni ed è acceso. Policy maker, ricercatrici ericercatori, operatrici e operatori sanitari comincianoa capire che i prossimi anni si giocheranno su questache è la sfida futura più urgente. È dalla fine deglianni Novanta che la medicina di genere ha iniziato aseminare nel nostro Paese, anche se è dal 2008 chesi sono evidenziati i maggiori progressi sia per quantoriguarda l'impegno delle maggiori istituzioni sanitarienazionali, sia riguardo a specifiche attività attuatedalla gran parte delle regioni. A tal proposito segnalol'analisi fornita da Fulvia Signani nel numero 2/2015dell'Italian Journal of Gender-Specific Medicinedisponibile online.Riguardo alle figure che in questi anni si sonooccupate di medicina di genere, vorrei sottolinearela presenza e partecipazione di donne e uomini,impegnati quotidianamente in tutti gli ambiti dellamedicina e della sanità, della politica edell'amministrazione pubblica. A loro dobbiamo, tuttinoi, quanto fino a oggi è stato fatto e portato avantisulla medicina di genere.

Mariapaola Salmi21/4/2016 www.ingenere.it

La Regione Puglia nel luglio 2013 sullabase delle risultanze del primo studiosulle malformazioni congenitea Brindisi, ha istituito il registro regionaledelle malformazioni, ma sinora non èstato pubblicato alcun report. E ciòmentre da un altro sito inquinato dellaregione, Manfredonia, giungono primeevidenze di eccessi di difetti neonatali.

Dall'associazione "salute pubblica". Un gruppo di studio permanente che vuole mettere inluce il significato reale di Salute. La Salute è Pubblica perchè diritto fondamentale di tutti. Diritto chedeve essere tutelato nella realtà lavorativa, sociale e ambientale in cui ciascuno di noi vive ed opera. LaSalute è determinata non solo dalla conoscenza tecnico-scientifica ma soprattutto dal sapere delle persone,di tutti noi, in quanto titolari della Salute stessa. Salute Pubblica, pertanto, si propone di raccogliere edare voce ai saperi soggettivi che provengono dal vissuto concreto sì da portarli a livello di sapereufficiale. Sapere ufficiale oggi fin troppo conformato alle logiche liberiste dominanti.

MALFORMAZIONINEONATALI:ANCORA CONFERMESUL MAGGIOR RISCHIOIN PRESENZADI SO2 NELL'ARIA.

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Le malformazioni neonatali sono un indicatore disalute precoce in un contesto di inquinamento atmo-sferico. Il loro studio è di fondamentale importanzaper rilevare rischi per la salute a breve termine.Il monitoraggio dovrebbe essere quindi continuo.Uno studio di coorte condotto nella città di Anqingin Cina sui nati con malformazione dal 2010 al 2012ha rilevato che il rischio di malformazioni è correlatocon più elevati valori di SO2 (anidride solforosa)misurata nell'ambiente. La correlazione è stata di-mostrata per esposizioni della madri prima del con-cepimento, nel primo e maggiormente nel secondosemestre.Sono stati studiati 398 casi di bambini e bambinenate con malformazioni congenite su 16332 nati nelperiodo considerato. Un incremento di 10 mg/m3nel secondo trimestre di gravidanza è fortementeassociato con difetti congeniti.L'articolo di Cijiang Yao e colleghi Air Pollution andthe Risk of Birth Defects in Anqing City, China èstato appena pubblicato sul numero di Aprile - volu-me 58 - della rivista JOEM, American College ofOccupational and Environmental Medicine.La ricerca cinese appena pubblicata cita il lavorocondotto nella città di Brindisi da ricercatori del CNRdi Lecce e della locale ASL sulle malformazioni delcapoluogo diagnosticate dal 2001 al 2010.Le mamme di quei bambini erano state esposte, nelperiodo della loro gravidanza che va dalla terza allaottava settimana, ad una concentrazione di anidridesolforosa (SO2) più elevata delle mamme che ave-vano partorito negli stessi anni bambini in buonasalute (http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0013935113001862)Gli stessi autori un anno prima avevano pubblicatosu altra rivista internazionale i dati riguardanti lemalformazioni congenite a Brindisi registrando nellostesso arco temporale un totale di 194 anomalie su8.503 neonati e osservando una prevalenza di 228casi su 10.000 nati vivi, approssimativamente il 17%

in più rispetto al dato riportato dal registro europeoEUROCAT (http://link.springer.com/article/10.1186%2F1471-2393-12-165).Questi dati non sono stati sinora smentiti nonostantequalche comunicazione personale abbia cercato diseminare dubbi, ma al momento mancanopubblicazioni di valore paragonabile di segnocontrario. Arriva invece proprio in questi giorni dallavoro cinese una conferma che la misurazione dellaSO2 atmosferica è una ipotesi corretta per predire ilrischio di malformazioni congenite.La Regione Puglia nel luglio 2013, probabilmentesulla base delle risultanze del primo studio sullemalformazioni congenite a Brindisi, ha istituito ilregistro regionale delle malformazioni, ma sinora nonè stato pubblicato alcun report. E ciò mentre da unaltro sito inquinato della regione, Manfredonia,giungono prime evidenze di eccessi di difettineonatali. In quell'area l'inquinante sospettato è peròl'arsenico, usato nel locale stabilimento chimico sindal 1971, disperso nell'ambiente in un incidente del1976 (e non solo), ma ancora presente nelle matriciambientali oggetto di bonifica.Uno studio di coorte è in corso sulla popolazione diBrindisi e altri 6 comuni ed include anche lemalformazioni neonatali, ma i risultati, preannunciatiper la fine del 2015, non sono ancora noti. Brindisi èinfatti la seconda area più industrializzata dellaRegione e sede di un grave inquinamento industrialedi suolo e falda.

www.salutepubblica.net

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AMBIENTE VS SALUTE"Così l'inquinamentomodifica il genoma"INTERVISTA.Parla Ernesto Burgio, coordinatore nazionale delComitato scientifico dell'Isde: "L'esposizionecontinua ad agenti nocivi come metalli pesanti eparticolato ultrafine crea le premesse alle mutazioniche daranno origine ai tumori".

Ernesto Burgio, coordinatore del Comitato scien-tifico di Isde Italia, l'associazione dei medici per l'am-biente affiliata all'International Society of Doctorsfor the Environment, gira da anni il Paese per illu-strare le nuove frontiere del dna, ed in particolare ilfondamento scientifico delle modifiche del nostroprogramma genetico. Secondo molti scienziati sonoalcuni fattori esogeni (inquinanti chimici, virus, ra-diazioni ionizzanti) a determinare una sorta di stressgenetico, che nel giro di alcuni anni o decenni si tra-duce in vere e proprie mutazioni. Piuttosto che spen-dere ingenti somme nel settore sanitario solo per lecure, i medici e ricercatori dell'Isde indicano dunqueda decenni la strada obbligata della prevenzione pri-maria: meglio evitare di costruire un impianto inqui-nante e inutile piuttosto che ignorarne le ricaduteambientali ed esser poi costretti a curare chi ne subi-sce gli effetti nocivi. In altre parole: meglio comin-ciare a combattere le cause dei tumori invece di pun-tare esclusivamente su cure costose e troppo spessotardive. Terra ha incontrato Burgio a Napoli. Nellagiornata in cui molti Comuni hanno bloccato la cir-colazione alle auto per provare a contrastare i livellidi inquinamento atmosferico, le sue parole appaio-no come un appello accorato alla comunità scientifi-ca e alla società verso un'evoluzione culturale del-l'approccio al legame tra salute ed ambiente.

Lo schema delle mutazioni casuali del dna è ancoravalido?Siamo dell'idea che quantomeno debba essere ag-giornato. Il punto chiave è: queste mutazioni sonostocastiche (cioè casuali, legate a una sorta di usuradel dna, imprevedibili e non prevenibili) o sono ilprodotto di uno stress epigenetico prolungato chepoi si trasforma in danno genetico? In questo se-condo caso la prevenzione primaria diventa fonda-mentale. E allora sì che il cancro diventa unamalattia prevenibile. Numerosi fattori ambientali,infatti, possono agire su diverse componenti dellacellula: sui recettori, sull'assetto epigenetico deldna (sul "software", per così dire) o sulla stessasequenza-base del dna, modificandola. Il particolatoultrafine, i metalli pesanti provocano una sorta distress genetico, che dopo mesi o anni, attraverso unprocesso complesso e sistemico, provoca latrasformazione delle cellule e dei tessuti interessati.Il cancro deve essere visto come il prodotto finaledi un lungo percorso di condizionamento e trasfor-mazione della segnaletica intercellulare. Varigruppi di ricerca studiano da anni per comprenderein che modo i vari inquinanti possano cambiare ilmicro-ambiente uterino, interferendo sull'assettoepigenetico dei tessuti fetali (in pratica sullaprogrammazione fetale di organi e tessuti) nei primimesi dello sviluppo.Qual è il concetto di stress epigenetico?La storia nasce trent'anni fa quando il professorTomatis, uno dei più famosi oncologi europei, cheper oltre dieci anni ha diretto la Iarc (l'Agenzia eu-ropea di ricerca sul cancro) e che per quasi 20 anniè stato il direttore scientifico di Isde, studiandoalcuni casi drammatici di bambine che si eranoammalate di cancro a causa dell'esposizione delleloro madri al Des (un farmaco dotato di attivitàestrogenica) capì che all'origine del cancro potevaanche esserci una modifica specifica del genomache non si configurava come mutazione casuale deldna, ma appunto come "marcatura" specifica,trasmissibile da una generazione all'altra. Alloranon si sapeva ancora nulla sull'epigenoma. Oggisappiamo che il dna non è una molecola semplice,una sequenza lineare come si pensava allora.Sappiamo che si tratta di un network incredibil-mente complesso e sofisticato di molecole: la partepiù dinamica, che si chiama appunto epigenoma,viene continuamente indotta, modulata, trasformatadall'ambiente. L'esposizione continua del nostro dnaa un inquinamento sempre più capillare, e inparticolare a metalli pesanti, particolato ultrafine,ai cosiddetti distruttori endocrini, modellaquest'epigenoma nel lungo periodo e crea lepremesse alle mutazioni genetiche che danno poi itumori. Questo è un dato scientifico sempre piùdimostrato e diventa sempre più la base di una nuovavisione della cancerogenesi, e più in generale delmodo in cui si vengono a determinare le malattie, apartire dall'embrione. Diventa così fondamentale

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chiave: se noi possiamo dimostrare che le marcatureepigenetiche prodotte da uno stress ambientaleavvengono negli stessi "punti caldi" in cui, dopomesi o anni, si vengono a determinare le mutazionigenetiche, è evidente che il processo dicancerogenesi si configura come una sorta di workin progress reattivoadattativo. Molte di questemodifiche avvengono quando un tessuto è espostoad agenti inquinanti. E appare sempre più chiaroche a degenerare non sono le cellule adulte masoprattutto le cellule staminali dei vari tessuti, chesono esposte a una continua sollecitazione, perchécostrette a riparare lesioni e danni. Un simile stressepigenetico è stato documentato a seguito di unaesposizione protratta a dosi infinitesimali di metallipesanti come il nichel e il cromo. è proprio questaesposizione continua a quantità minimali ad aprirela strada alle alterazioni genetiche. è statodimostrato che, nei luoghi in cui c'è stata unaesposizione prolungata a sostanze tossiche,genotossiche o epi-genotossiche come nel caso diSeveso (diossina), questo stress si traduce congrande frequenza, anche in soggetti apparentementenormali, in specifiche lesioni cromosomiche, letraslocazioni, che sono tipiche di leucemie e linfomi.Anche questo dato deve essere compreso: significache le traslocazioni rappresentano un tentativo dellecellule di reagire all'inquinamento, di correre airipari mediante modifiche del proprio assettogenetico o cromosomico che permettano loro diproliferare per sostituire le cellule danneggiate. Maè evidente che se la situazione di inquinamento estress genetico si protrae, la modifica può diventaredefinitiva e pericolosa.La chiave è la prevenzione?E' giustissimo fare la prevenzione secondaria. Maprima Tomatis, per decenni, e adesso noi cerchiamodi affermare con forza che la vera prevenzione èsolo quella primaria. Ridurre l'esposizione dellemamme in gravidanza, dei bambini, del feto cheattraverso la placenta può essere "bombardato" da

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gionare in termini di prevenzione, da un latoriducendo l'inquinamento ambientale, soprattuttonelle nostre città, e dall'altro limitando l'esposizionedelle mamme e del feto.Qual è la situazione dei tumori dell'infanzia?Un bambino su 5-600 nel mondo occidentale vaincontro a una patologia neoplastica: è la secondacausa di morte nell'infanzia dopo gli incidenti, laprima per patologia nei bambini. Non si tratta quindipiù di una patologia "rara". Nel 2004 la rivistaLancet ha pubblicato una prima panoramica diquesti dati dimostrando come in tutta Europa vi siaun incremento annuo dell'1,2% dei tumori infantili,con un incremento ancora maggiore nel primo annod'età. Nel 2006 l'European Journal of Cancer hapubblicato un numero monografico che è andatopiù a fondo: ha registrato un incremento annuodell'1,5-2% per alcune forme neoplastiche e inparticolare per i linfomi non Hodgkin e per alcunisarcomi maligni, considerati da alcuni studiosicome malattie "sentinella", sintomatiche diun'esposizione ambientale ad alcuni grandi impianti,come gli inceneritori. Ma anche le leucemie e itumori del cervello sono in costante aumento. Alcunistudi epidemiologici hanno considerato tra iprincipali fattori ambientali implicati anche i campielettromagnetici legati all'uso dei cellulari. E inItalia i dati sono ancora più preoccupanti. Nel nostropaese abbiamo 175 casi/anno per milione di abitanti,rispetto ai 158 degli Usa e ai 140 della mediaeuropea. Ma soprattutto abbiamo un incrementoannuo del 3% nel primo anno d'età. è importantecapire il significato di questo dato: non è tantol'esposizione del bambino il problema, bensì quelladelle loro madri, e talvolta anche dei padri (e sesono danneggiati i gameti si può anche temere inuna propagazione transgenerazionale del cancro).Ancora più significativo il dato sull'incremento deilinfomi: se in Europa è dello 0,9%, in Italia èaddirittura del 4,6 annuo! Alcuni ricercatoridell'Environmental Health Institute hanno calcolatoche nei primi 2 anni di età abbiamo un incremento8 volte superiore a quello atteso. E questo aumentonon può che riflettere l'esposizione genitoriale anumerosissimi fattori ambientali cancerogeni o pro-cancerogeni.Ci sono già degli studi che collegano i fattoriambientali alle modificazioni del dna?Nel 2005 alcuni biochimici hanno disegnato unasorta di processo in cui dei tags, delle segnatureepigenetiche in alcuni punti chiave del genoma sottostress perché esposto a cancerogeni, finiscono perdiventare le marcature che aprono la strada allevere e proprie mutazioni genetiche. Ecco il punto

"Così l'inquinamentomodifica il genoma"

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centinaia di sostanze tossiche, dovrebbe essere laprima regola. Il vero problema è che tutte questecose le mamme non le sanno. Per cui si continuanoa vedere tutti questi bambini nei loro passeggini ingiro per le città esposti al particolato fine, ai metallipesanti, agli idrocarburi aromatici, al benzene comese tutto questo fosse un determinante secondariodella loro salute. Tutto questo è una follia che vaavanti da decenni. I metalli pesanti, il particolatoultrafine, che vengono prodotti dal trafficoveicolare, dagli inceneritori e da altri grandiimpianti vengono spesso sottovalutati nei loroeffetti. Le sostanze che vengono prodotte da qualcheparte devono pur andarea finire: nell'ambiente, inultima analisi nell'atmo-sfera (venendo respirate)e nella catena alimentare(e quindi ingerite). èquesto inquinamento dibase che va combattuto.Un esempio concreto?L'inceneritore di rifiuti,che produce un'enormequantità di particolatoultrafine e di metallipesanti, nonché didiossine. I nuovi impianti,cosiddetti termovalo-rizzatori, riescono abloccare una parte diquest' inquinamento,soprattutto le grandimolecole e in parte lediossine, ma riduconosolo in minima partel'immissione in ambientedi metalli pesanti eparticolato ultrafine, chesono gli inquinanti inassoluto più pericolosi. I filtri non possono fermarel'immissione di un particolato a 0,1 micron. Per cui,se è vero che non si può evitare di costruire impiantinecessari, come le centrali termoelettriche,bisognerebbe almeno cercare di farle funzionarecon combustibili meno tossici come il gas naturale,piuttosto che a carbone. Per quanto riguarda gliinceneritori, non ha davvero più alcun sensobruciare milioni di tonnellate di materiali preziosi,riciclabili e riutilizzabili, per produrre e immetterein ambiente sostanze cancerogene. Come diceva ilnostro indimenticabile direttore scientifico, ilprofessor Tomatis, "le generazioni future non ce loperdoneranno".

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"Così l'inquinamentomodifica il genoma"

SI MUORE PRIMA, OLTRE ALLAPRIVATIZZAZIONE DELLA

SANITA’ IN ITALIA

Record di mortipremature perinquinamento

Ben oltre dodici milioni di morti. Questo il tributoche paghiamo annualmente a livello globaleall’inquinamento secondo un report recentementepubblicato dall’Oms. Una cifra in crescita, che vedefattori ambientali come inquinamento dell’acqua,dell’aria e del suolo, esposizione a sostanze chimichenocive, cambiamenti climatici e radiazioni ultravio-lette, uccidere di più delle 100 malattie o tipologie

d’incidente mortalistatisticamente piùcomuni. A corerre i rischimaggiori sono i bambinisotto i 5 anni, 1 milione e700 mila vittime ambien-tali l’anno, e le personetra i 50 ed i 75 anni.L’inquinamento atmosfe-rico è associato amortalità per malattiecardio-respiratorie,tumore al polmone,ricoveri ospedalieri permalattie respiratorie(compresa la polmonite) eper asma, incidenza eriacutizzazione di asma,rinite allergica, sintomirespiratori (tosse, espetto-rato, respiro sibilante,difficoltà di respiro),riduzione della funzionerespiratoria , inoltre,causa un incrementodell’assenza dal lavoro edalla scuola, nonché lanecessità di aumentare ledosi di broncodilatatori

nei pazienti con patologia ostruttiva cronica.L'Italia è il Paese dell'Unione europea che segna ilrecord del numero di morti prematuri rispetto allanormale aspettativa di vita per l'inquinamentodell'aria. La stima arriva dal rapporto dell'Agenziaeuropea dell'ambiente (Aea): nel 2012 ha registrato84.400 decessi di questo tipo, su un totale di 491milaa livello Ue.I tre i 'killer': micro polveri sottili (Pm2.5), ilbiossido di azoto (NO2) e l'ozono, quello nei bassistrati dell'atmosfera (O3), a cui lo studio attribuiscerispetti-vamente 59.500, 21.600 e 3.300 mortipremature in Italia.

redazione

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Stati d’animo e vissutodi sconfitti dalla volontàma non dalla ragione.

Racconto per Lavoro e Salutedi Antonio Recanatini

monologodi un etilistaparte 6La notte passò in fretta, delresto buio e piacere sonoelementi che non cozzano maie non durano mai tutta la vita.Renato si vestì velocementee raggiunse la cucina, doveSandra, ancora seminuda,stava preparando il caffè."Buongiorno Professò, avetedormito tanto, menomale chenon russate. Voi siete gentile,pure quando dormite, professò.Adesso la vostra Sandra vi fauna tazza di caffè e poi andatevia. State sempre di corsa, avetela mania di correre, voi.Sedetevi!"Prese posto sorridendo e neapprofittò per saperne di più,sul suo conto "ma non è vero,che vado sempre di corsa,perché mi dici ste cose?Io sono un pensionato, quindiun miracolato, non ho fretta".Sandra non scese di un gradinodalle sue convinzioni "si, voisiete nato di fretta, Professò!V'hanno inventato dentro unportone, ne so sicura.Gli uomini come voi nontrovano pace e io ne conoscotanti". "Ma non credi di saperetroppe cose?" Chiese,incuriosito e divertito, Renato.L'amica, prima di risponderesi alzò la gonna e disse "questache ho tra le gambe è l'unicacosa intelligente che posseggo.Quelle come me, proprio perchécredono di sapere tutto,si ritrovano a fare le puttane".Il professore non riuscì a tenereil passo delle battute,si congedò, ringraziandola"Sandra, menomale che ci seitu, riesci a ricordarmi di avereancora dei desideri.Ti ringrazio!"Sandra, abituata a ben altrilatrati, abbassò lo sguardo,quasi a voler contenere unavampata di emozione. Renato

carpì al volo il momento,la baciò sulle labbra come fossela sua donna, la strinse a sé escivolò nelle frasi ovvie, banali,quelle che odiava "E' stata unaserata indimenticabile, se nonavessi bevuto sarebbe andataanche meglio, tutta colpa mia.A presto, Sandra".Scese di corsa. Si sentivaleggero, come dopo un esame,come dopo un giorno in cellad'isolamento, come dopo ilchiarimento con un Compagno.In strada, incontrò Walter,falegname di vecchia data,sempre con il suo cassetto pergli attrezzi, pronto ad aiutarchiunque chiedesse una manoin casa.Lo conoscevano tutti, soprattu-tto le signore, lo chiamavanoper qualsiasi guasto. Appena sirese conto della presenza delmaestro in pensione, gli andòincontro e chiese "ciaoProfessò, dove vai?"Il maestro si diede una messa apunto sul posto e rispose "ciaoWalter, ho dormito da Sandra.Sto uscendo adesso e sono incerca di un amico con cui fareun bicchiere".

Il falegname lo appoggiò senzacommentare.Si conoscevano dall'infanzia,due diversi destini, due viteparallele e un rispetto dovutoa chi, un tempo, giocava nellostesso campetto, nelle stessestrade brecciate.Giunti al bar, Daniele li accolsecon i suoi modi farseschi"buongiorno signori! Difficileincontrare due loschi simili ingiro per la città. Devi nascereda queste parti per poterlivedere. Diciamo che io sono unuomo fortunato". Posto solito,due bicchieri stracolmi di rossoe due vecchi compagni che brin-dano, forse la vita regala ancheemozioni più belle, ma perRenato non esisteva di meglio.Dopo il secondo brindisi,il maestro estrasse a sorte ladomanda da porre a Walter "seiincredibile, cominci dal mattino.Lavori otto ore al giorno e neltempo libero vai a mettere aposto gratis, sottolineo il gratis,rubinetti, finestre, serrandee mobili della gente di qua.Non ti senti usato?"Il falegname scoppiò a ridere e

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anno 32° n° 3 maggio 2016 lavoroesalute 37

Prima parte n. 3 - giugno 2015Seconda nel n. 4 - settemb. 2015Terza nel n. 5 - novembre 2015Quarta nel n. 1 gennaio 2016Quinta parte nel n. 2 marzo 2016

Poeta, scrittore.La sua poesia è atta a risollevareil sentimento della periferia,all'orgoglio di essere proletarie anticonformisti.

Collaboratore redazionaledi Lavoro e Salute

AntonioRecanatini

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non rispose, allora il maestrotornò alla carica "ma ci ridisopra?Credo sia una domanda lecita.Sei sempre disponibile con tutti,non credi che qualcuno ne possaapprofittare?"Walter spense la risata e ribatté"di chi parli? Della signoraAdelina, a cui ho sostituito lecorde delle serrande?O di Marcello, il loffio, a cuiho messo a posto il tavolo el'armadio?Di cosa potrebberoapprofittare? Io sono unfalegname, mica un mago o unoda derubare"."Come fai a essere così pazientee disponibile con tutti?Spiegamelo, ti prego!" proseguìil maestro.A Walter non piacevano ledomande complicate, quella lomise in difficoltà. Tastò letasche per cercar le sigarette eprima di uscire per fumarla,

monologodi un etilista

disse ciò che la mente ammise"forse perché non mi facciotroppe domande.Sono contento quando vedogente contenta e sto male sevedo la gente triste, questa èl'unica risposta che so darti.Se una signora mi chiede unfavore, io vedo mia madre, tibasta? Adesso, scusamiprofessò, esco per dare unapausa ai polmoni".Renato rimase a contemplarei bicchieri da riempire, mentreil suo amico immaginariosedette di fronte, con l'ennesimaaccusa da sfoderare "li vedi?Ormai sono parte del sistema,sono come te. Porta confortonelle case, perché la gente nonpuò pagarsi più nulla, ha unruolo preciso in questa societàdi merda. Andrebbe megliocome prete".Il professore lo affrontò a visoaperto "siamo diversi io e te,l'ho sempre saputo.Il cuore di un Compagno ègrandissimo, può contenerel'amore verso ogni disperatonato su questa terra. Le personecome lui mi appassionano, lasua umiltà mi fa sentire piccolo.

Tu non ci crederai, ma io sonoorgoglioso di essere amico diquel falegname!"Massimo lo guardò da capo a piedie versò la sua indignazione "seiun povero rincoglionito, unalcolizzato romantico".

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Pazienti che hanno sviluppato epatocarcinomi perfarmaci arrivati troppo tardi; ingiustificatiadempimenti burocratici per prescriverli; casi direinfezione nei gruppi vulnerabili: da Milano aCatania i medici raccontano il primo anno delle nuoveterapie, tra successi e difficoltà. Mentre, secondo idati della Corte Icona, il 60% dei cirrotici concoinfezione non ha ancora accesso ai nuovitrattamenti. E intanto aumenta chi si cura con ifarmaci generici indiani. A Bologna l'ospedale offreun servizio per accertare che chi li usa abbia la giustadose di principio attivo e non utilizzi molecolecontraffatte.Avere una malattia cronica che potrebbe aggravarsicon conseguenze irreversibili e sapere che unamedicina per curarla c'è ma non possiamo averla:costa troppo. Lo Stato ce la darà, ma solo dopo checi saremmo aggravati.E' la condizione in cui si trovano migliaia di italianiche convivono con il virus dell'Epatite C (Hcv), unamalattia del fegato che, se si cronicizza, comprometteanche altri sistemi e favorisce altre patologie. Dallafine del 2014 sono state autorizzate e rimborsate dalServizio Sanitario Nazionale (Ssn) cure in grado diguarire questa patologia rapidamente e senza effetticollaterali. Si tratta delle terapie antivirali dirette privedi interferone, estremamente efficaci ma anchecostosissime, il cui prezzo al pubblico arriva a 70milaeuro per persona. Per poter offrire questi farmaciinnovativi il governo ha istituito uno specifico fondoda un miliardo per due anni (2015-2016), ma questisoldi sono sufficienti a curare solo una parte dei malatipiù gravi - circa 50mila persone- mentre il Pianonazionale per la prevenzione delle epatiti virali,approvato dalla conferenza Stato-Regioni all'iniziodell'anno, stima che siano un milione gli italiani conil virus e 330mila quelli in cirrosi epatica. L'AgenziaItaliana del Farmaco (Aifa), ha stabilito che peraccedere alle nuove cure bisogna essere in unacondizione di cirrosi epatica, nello specifico avereuna fibrosi F3 o F4, ovvero i due livelli più alti didanno del fegato.La coinfezione Hiv/Hcv: una "relazionepericolosa" non riconosciuta in Italia.Sono 33mila le persone che in Italia hanno unacoinfezione da Hiv e Epatite C accertata. Di queste,si è stimato che circa 8mila rischiano di morire senon trattate a breve. L'Associazione Europea per loStudio del Fegato (Easl) ha raccomandato di trattarele persone coinfette quanto prima, perché lacoesistenza dei due virus favorisce e rende più rapidol'aggravamento della malattia epatica. L'Aifa però

La condizione in cui si trovano migliaia di italianiche convivono con il virus dell'Epatite C (Hcv)QUANDO CURARSICOSTA TROPPO

non ha considerato in alcun modo, nei criteri dipriorità di accesso alla cura, la maggior progressionedella malattia epatica che la condizione di coinfezioneHiv/Hcv di fatto comporta. Dai dati che ci sono statiforniti dall'Aifa emerge che, alla fine del 2015, delle30.823 persone complessivamente trattate con ifarmaci forniti dal Ssn, 2.770 avevano unacoinfezione: meno del 9% del totale. Questo significache oltre il 90% dei coinfetti non hanno avuto accessoai nuovi farmaci, a differenza di quanto avviene inaltri paesi dove tutti coloro che hanno una coinfezioneHiv-Hcv ricevono automaticamente il trattamento.Il dato è ancora più preoccupante se confrontato conquello della corte Icona (che studia quasi 14milaitaliani con Hiv): al dicembre 2015 circa il 60% deipazienti coinfetti e già giunti allo stadio di cirrosi nonsono ancora stati trattati. Eppure sono proprio icoinfetti a rispondere particolarmente bene ai nuovitrattamenti: dai dati raccolti nell'area di Bolognarisulta che il 99,3% dei pazienti in hiv-Hcv trattaticon i nuovi farmaci sono guariti, mentre l'eradicazionedella malattia nei monoinfetti si ferma all'88%.Il rischio tumori se la cura arriva tardiL'obbligo di dare la nuova cura solo alle persone conil fegato in cirrosi è vissuto male dai medici

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anno 32° n° 3 maggio 2016 lavoroesalute 39

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QUANDOCURARSICOSTATROPPOCONTINUA DA PAG. 38

infettivologi ed epatologiitaliani. Abbiamo raccolto iloro pareri, da Milano a Lecce,passando per le isole. Tuttiaffermano che non esserecurati dall'Epatite C quando ilfegato è ancora in buono stato è pericoloso, inparticolare per i coinfetti Hiv/Hcv. Non solo perchéla malattia epatica si sviluppa con più rapidità quandoi due virus coesistono, ma anche perché - in caso diaggravamento della malattia - ci sono pochi centritrapianto che accettano le persone con Hiv, come ciè stato detto a Cagliari.A Catania sono stati registrati due casi in cui sonoinsorti epatocarcinomi - ovvero tumori determinatidalla malattia del fegato - in due persone in cuil'Epatite C era già stata debellata grazie alle nuove,costosissime cure. Ciò è successo perché quando ilvirus era stato finalmente eliminato, l'organo era statogià danneggiato irreversibilmente. Il paradosso chesi evidenzia è che, se da un lato tutti i mediciintervistati sono convinti che l'eradicazione dellamalattia significa guarigione per il paziente solo se èpreso in tempo, ovvero prima della cirrosi, dall'altroproprio i pazienti in questa condizione (con fibrosidel fegato F2 o inferiore) sono oggi esclusi, per legge,dall'accesso alle cure. Alle persone con Epatite C e ilfegato ancora in buono stato, le nuove cure vengonorifiutate persino se sono malate di cancro o hannogravissime malattie del sangue, ci è stato detto aCatanzaro. Ma il trattamento, se arriva tardi, potrebbeaddirittura peggiorare la malattia: due casi di questotipo sono stati segnalati a Bologna.La burocrazia che ritarda le cureRitardi nell'accesso alle cure sono stati segnalatianche per le persone che ne hanno diritto. Questodipende, oltre che da problemi finanziari delleregioni, anche dalla mancanza di personale sufficientea seguire con attenzione tutti i pazienti, in alcuniospedali. Tra gli ostacoli alla prescrizione dei nuovifarmaci, diversi medici, a Roma e Modena ci sonostate segnalate pesanti incombenze burocratiche, chericadono sulle spalle degli operatori sanitari e cheavrebbero potuto essere evitate se Aifa avessestabilito un sistema di coordinamento con regioni nelleprocedure di prescrizione. Oltre al personale, in alcuneregioni mancano anche gli strumenti necessari per laprescrizione. In tutta la Calabria c'è un solo fibroscan,ovvero lo strumento che serve per misurare il livellodi fibrosi: un grosso problema per coloro che ancoranon hanno avuto accesso alla cura e devono restaresotto controllo.

Se la cura con interferone costa poco menodell'HarvoniOggi il prezzo che lo stato italiano paga per i nuovifarmaci è ufficialmente sconosciuto anche agli stessimedici che li prescrivono, ma informazioni vengonodate attraverso gli informatori scientifici. Abbiamocosì ricostruito il prezzo attualmente pagato dal nostroSsn per ogni terapia: da quanto riferito, emerge cheil prezzo del trattamento composto da uno dei nuovifarmaci insieme all'interferone, che provoca fortieffetti collaterali, è meno di 6000 euro inferiore aquello dell'Harvoni, nuovo farmaco che guariscesenza disagi. Il trattamento con interferone è l'unicoche viene offerto anche ai malati di Epatite C confibrosi F2 (ovvero coloro che non sono ancora incirrosi) e con altre malattie extra-epatiche. Dallenostre interviste emerge che le persone senza cirrosi,per evitare di essere soggette per mesi a febbre, maldi testa, dolore alle ossa e depressione, tendono anon fare questa terapia e attendere le altre cure.Sembrerebbe così che, per una differenza di spesanon rilevante, si offra un trattamento che spinge imalati a posticipare la cura o a subire un grave dannodella propria condizione di vita, invece che unaterapia facile da assumere e risolutiva.

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La reinfezioneA Milano e Roma vengono segnalati, nei gruppivulnerabili, casi di reinfezione da Hcv anche dopo lacura. Si tratta di un rischio che potrebbe essereaffrontato curando un maggior numero di persone.Ma è importante anche anche l'informazione poiché,Superfarmaci e superguadagnicome ci è stato segnalato, in molti casi l'Epatite C èstato trasmesso durante incontri sessuali attraversostrumenti usati per inalare sostanze che non venivanoritenuti a rischio: il virus è passato anche se il rapportoera protetto.Abbiamo inviato all'ufficio italiano di Gilead,l'azienda farmaceutica americana produttrice deiprincipali tra i superfarmaci, il Sovaldi e l'Harvoni,otto domande perché ci aiutassero a comprendere leprospettive dell'accesso alla cura nel nostro paese.Ma dopo che le domande sono state valutate ci èstato comunicato che la direzione italiana dell'aziendaha deciso, per il momento, di non rispondere. Eppuresul suo sito web la multinazionale rivendica che nel2014 ha "aiutato più persone di sempre". Certamente,come emerge dai suoi bilanci, quell'anno haguadagnato molto più di sempre: 12,4 miliardi didollari sono stati infatti i ricavi della vendita dei dueprodotti nel 2014, il doppio dell'anno precedente. Enel 2015 ha fatto ancora meglio: gli introiti dei duesuperfarmaci sono arrivati a 19,13miliardi di dollari (13.86dall'Harvoni e 5,27 dal Sovaldi).Una bella fetta di questi guadagnisono venuti direttamente dall'Italia,dove il Servizio Sanitario Nazionaleha speso per il solo Sovaldi nei priminove mesi del 2015 680 milioni dieuro: una cifra superiore a quelladestinata all'acquisto dei 10antitumorali più costosi acquistatidal Ssn, come ha evidenziatoun'analisi di Healthdesk sull'ultimorapporto Osmed (Osservatoriosull'Impiego di Medicinali) di Aifa.Gilead ha così recupertol'investimento di 11,2 miliardi didollari fatto nel 2012 quando haacquistato l'azienda PharmassetInc. detentrice del brevetto sullamolecola del Sofosbuvir che è allabase di Sovaldi e Harvoni.La "soluzione" indiana e loscetticismo dei medici "Io comprendo che lo stato, se nonha soldi per tutti, sceglie di curare ipiù gravi. Ma io dovevo fare

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qualcosa. Perché mi stavo aggravando. Dovevo farequalcosa prima che mi venisse un tumore". Sono leparole che abbiamo ascoltato da Margherita, 56 annidi cui 20 vissuti con l'Epatite C, che ci ha raccontatola sua storia di ricerca di salute e di cura. Una storiache va in una direzione diversa da quellaraccomandata da leggi e istituzioni italiane, ma che,ha portato, a lei e i suoi cari, salute e felicità. I farmaciche ha preso Margherita sono sicuri, perché prodottida una casa farmaceutica indiana, la Natco che haavuto la licenza direttamente da Gilead.Questo è avvenuto grazie al fatto che in India non èstato riconosciuto il brevetto sulle molecole alla basedi Sovaldi e Harvoni e le aziende farmaceutiche diquesto paese sono in grado di di produrre le versionigeneriche dei due farmaci a prezzi bassissimi. Perquesto Gilead nel 2014 ha stretto un accordo con le

sette principali aziende produttricidi generici del paese, che così gliriconoscono dei diritti, purproducendo a costi più bassi. Inquesto modo anche i farmacigenerici indiani sono garantiti daGilead. Eppure quasi tutti i mediciche abbiamo intervistato hannomostrato scetticismo verso ifarmaci di questa provenienza, peril fatto che lo stato italiano, nongarantisce per loro in alcun modo.Ma in diversi ospedali comincianoad esserci delle aperture per poterpermettere ai pazienti di assumerequeste terapie. Abbiamo scopertoche il S. Orsola di Bologna offreun servizio di analisi del sangue chepuò verificare l'effettiva presenzadel farmaco nelle compresse chesi stanno assumendo, se si teme chesiano contraffatte. Un'opportunitàche segnaliamo seguendo ilconsiglio di Margherita: "Spero chepossiate far conoscere ad altri comeme questa possibilità, perché oggisono una persona più felice".www.lila.it/it/lilanews

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cittadini-clienti, e i reclami resta-no lettera morta esattamente comeun tempo.Però abbiamo le "Carte dei Servi-zi", e magari il loro testo in bozzaviene anche presentato per le op-portune osservazioni alle associa-zioni di consumatori e di personecon disabilità, magari vengonoanche stampate in braille e poi pre-sentate in pompa magna nel corsodi conferenze stampa con i politicidi turno.Peccato, però, che delle osserva-zioni avanzate dagli utenti-clientivengano accolte soltanto quelle diforma, rimandando sempre a tem-pi migliori quelle che incidono suicosti, ed è anche un peccato, poi,

Le cosiddette "Carte dei Servizi"Ne escono frequentemente di nuove. E tuttavia, malgrado lacarta patinata, i grafici, gli istogrammi, le tabelle e le stati-stiche, il cittadino-cliente paga molto più di prima, mentrei servizi sono sempre piuttosto scadenti, le aziende semprein rosso, i loro disavanzi li ripianiamo sempre noi, e i recla-mi restano lettera morta esattamente come un tempo. Sem-bra quindi così strano che i clienti-utenti chiedano menocarte e più servizi?

Meno cartee più serviziSono di gran moda le cosiddette"Carte dei Servizi" e ne esconofrequentemente di nuove. Tutte leaziende statali o parastatali o an-che quelle degli Enti Locali sento-no il bisogno impellente di tirarnefuori qualcuna, come dimostrazio-ne di sensibilità e attenzione ai pro-blemi della clientela.Già, perché adesso è anche "dimoda" chiamarci "clienti" inveceche "utenti", come a sottolineareun aspetto commerciale del servi-zio pubblico che una volta si vole-va tenere accuratamente in secon-do piano e quasi nascondere, perevidenziare invece il fatto che nonsi trattava di una prestazione econtroprestazione, ma dell'obbli-go di adempiere a una funzionepubblica, consentendo ai cittadinil'esercizio più agevole di determi-nate attività o di usufruire di fontienergetiche.È un po' come se si dicesse: "Unavolta i servizi ti venivano elargiticome favori, anche se dovevi pa-gare una tariffa, teoricamente pari,ma di solito inferiore al costo delservizio, mentre oggi tu stipuli conl'azienda erogatrice un regolarecontratto, paghi tutto il servizio epoi hai diritto di protestare, se essonon è conforme a quanto previstoe dichiarato".In realtà di questa frase è vera sol-tanto una cosa non detta, e cioèche quello che il cittadino-clientepaga è molto più di prima, anchetenuto conto dell'inflazione e delcambio con l'euro, mentre i servizisono sempre piuttosto scadenti, leaziende sempre in rosso, i loro di-savanzi li ripianiamo sempre noi

che alcuni degli impegni presi nellesolenni "Carte" non vengano ri-spettati, oppure che essi siano cosìvaghi e indefiniti che ci si possaanche vantare di averli osservati.Quel che è certo è che - malgradola carta patinata, i grafici, gliistogrammi, le tabelle e le statisti-che - i pendolari continuano a viag-giare ammucchiati e in vagoni su-dici e maleodoranti, nelle ore dipunta le fermate dei mezzi pubbli-ci traboccano di gente che male-dice i ritardi che devono soppor-tare, le linee telefoniche e i colle-gamenti internet si guastano spes-so e le riparazioni non avvengononel tempo limite previsto.E ancora, ci vengono appioppatefunzioni a pagamento non richie-ste, che poi vengono stornate dopomesi e mesi, sempre che ilmalcapitato abbia l'accortezza dileggere attentamente e riesca acapire le sigle in bolletta, senzacontare che veniamo letteralmen-te bombardati da pubblicità tele-foniche e via fax, malgrado sia sta-ta ben sottolineata la casella del"niente pubblicità".A questo punto sembra propriostrano che i clienti-utenti chieda-no meno carte e più servizi?

Giulio NardonePresidente nazionale dell'ADV(Associazione Disabili Visivi),componente del Consiglio Nazio-nale della FISH (Federazione Ita-liana Superamento Handicap) edel FID (Forum Italiano sullaDisabilità).

26/4/2016www.superando.it

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Mi sembra quantomenoeducato dare di me un seppursoggettiva definizione, una sortadi abbozzato autoritratto chetenti di rendervi visibile, al di làdi una foto, chi io sia e leragioni per le quali ho deciso diaprire questo Blog e il perchèdel suo nome:NeuroDiversaMente.Mi chiamo Claudio e ho 36anni.Vivo a Treviso, in Veneto, ma lamia vita, nolente prima evolente poi, è stata alquantonomade. Ho vissuto molti anniin Toscana, tra Lucca,Pietrasanta, Montepulciano,Pistoia, Bagni di Lucca. Ma tuttiquesti anni, in tutte questebellissime città, non hovissuto…! Ho lasciato che lavita vivesse me e che altridecidessero l’itinerario daseguire…

Significa rischiare quotidiana-mente di finire tra le fauci di unacerta psichiatria che sembra ancorpiù di ogni specialità non esserealtro che un cestino ove gettare ipazienti di cui non si comprendela patologia o dei quali la vocerisulta essere “imbarazzante”.Significa divenire professionistidella ricerca d’informazioni al finedi aiutare il medico (che odia essere

aiutato) nel collage di tutti i pezziche ci riguardano. Significadiventarabilissimi psicologi.Significa ricostruire le proprie vitesin prima della propria nascita,anche tristemente, per doverdimostrare la Verità.Significa sentirsi dire che si è una“rogna”; che si è ipocondriaci; chenon si ha altro da fare; che si vuolesfruttare il tanto amato sistema;che si vuole attaccare la casta.Significa scontrarsi con una realtàche sembra finzione, ma che nonpotrebbe essere più ferocementereale.Significa lottare una guerrasolitaria e totalizzante contro lamalattia, la degenerazione, lapaura, l’angoscia, l’abbandono, lacorruzione, l’incompetenza, lacecità…Ma significa anche essereprofondamente grati per i piccoligesti, gli aiuti, le indicazioni, gliindizi… sentirsi vincitori quandos’incontra, all’interno di questosistema, qualcuno checoraggiosamente decide diprendere una posizionesemplicemente dalla parte di ciò

NeuroDiversaMenteEssere malati è già unacondizione che modifica la vita inmodo totalizzante, soprattutto sela malattia è cronica, ma esseremalati invisibili è uno “status” cherende l’esistenza un viaggiodestabilizzante, un cammino su diuna corda sopra un precipizio senzaalcuna forma di protezione.Essere malati invisibili significascontrarsi continuamente con ilsospetto, la derisione, laderesponsabilizzazione, loscredito, la presa in giro.Significa incontrare medici, il cuilavoro, oltre che sottoposto a ungiuramento, dovrebbe essere unamissione e in quanto tale scevra digiudizio nei confronti di chi cercaaiuto e aiuto per vivere meglio, cheti guardano dall’alto in basso senzadegnarsi di ascoltare la tua voceche racconta il proprio dolore,racconto che innanzituttodovrebbe essere utile a inquadrarela patologia.Significa essere derisi da gente chenella vita non conosce altro valorese non il giudizio. Significa subireprofondi danni emotivi e fisicicausati da “terapie” sbagliate.

che è giusto. La gioiache i guerrieridell’invisibilità sentonoquando incontrano unmedico di famiglia chesi può finalmentedefinire di fiducia;quando incontrano unapsichiatria che nonvuole zittire ma aiutare,quando incontrano lapresa in carico, quandoincontrano l’ascoltosenza giudizio, quando

incontrano la fine della negazionedell’evidenza è così totalizzante darendere quasi nullo il vissuto disofferenza precedentementevissuto!Un grazie sincero e di cuore a chinon ha paura di prendere unaposizione corretta!

Fermareil controllocoercitivoPer non essere consideratofolle bisogna quindi essereintegrato nella società, seguirela media standard deicomportamenti; chi devia, acnhesolo con la critica verbale,deviato è un elemento pericolosoper la società, deve essere"curato" in quanto personaritenuta pericolosa dalle nostresocietà occidentali.E così ci si chiude gli occhi difronte ad una realtà sociale fattadi disoccupazione, alienazione,spersonalizzazione, televisione(un'altra droga!), fatta diquartieri ghetto privi di qualsiasitipo di servizi, di un sistemascolastico che non lascia alcunospazio alla libertà edall'iniziativa dello studente.Assistiamo ad una nuovanazionalizzazione delle masse, alritorno al colonialismo, alritorno ai campi di concentra-mento in cui gettare esseri umani,al ritorno al filo spinato e ai canida guardia del capitale. Ad unadisoccupazione permanente e acondizioni di lavoro da incuboin cui si viene persino controllatida telecamere.

redazione

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in libreria

favore dei più deboli perché non ci sianopiù pregiudizi nei loro confrontipermettendogli, finalmente, di avereuna vita normale. Si impegnerebbeaffinché tutte queste persone possanosentirsi libere di essere se stesse, senzadoversi più vergognare di nulla.Sicuramente farebbe in modo chedentro i DSM tutti siano trattati eaccolti alla pari, senza distinzionealcuna, che non ci sia più stigma da partedegli stessi operatori, cosa chepurtroppo ancora accade troppo spesso,che dentro gli SPDC siano rispettate leregole e che non ci siano più personelegate ai letti. Lotterebbe perché nelmondo, fuori dall’Italia, dove ancoraoggi esistono i manicomi, questestrutture spariscano definitivamente econ esse tutti i soprusi, le violenze e leumiliazioni subite dagli utenti.Utilizzerebbe le nuove tecnologie esicuramente avrebbe un profilo FBaperto a tutti coloro che abbianobisogno di lui.Oggi per fortuna, almeno in Italia, nonesistono più i manicomi ma, come giàdetto, esistono piccole strutturemanicomiali dove ancora accadonocose che non dovrebbero capitare. Lenuove strutture dovrebbero rispettarein pieno la legge, tutti gli utentidovrebbero essere accolti con affetto eattenzione, essere seguiti e nonabbandonati a se stessi, delegandone lacura solo ai farmaci, ma guardando lapersona, proprio come diceva Basaglia,non la malattia. Si può realizzare il suosogno con personale qualificato esoprattutto sensibile a questo mondo,con un’equipe infermieristica e medicache stia vicino all’utente, che cerchi dicomunicare con lui durante le crisi, cherispetti la sua persona. Occorronostrutture dove ci siano tante attività checoprano l’arco di tutta la giornata perfare gruppo e stare insieme. Questo èquanto previsto dalla 180.13 Maggio 2016, 38 anni di leggeBasaglia e, come sostiene sempre unlibro sullo psichiatra piùall’avanguardia e coraggioso dellastoria, “quello che ci manca è proprioun Basaglia”.

Anita Picconiwww.180gradi.org

"L'applicazione di questa normativa sarà tanto possibile quanto piùsi aggregherà dal basso, nelle amministrazioni locali, nelle singoleistituzioni, nelle aggregazioni periferiche di tecnici e utenti, neimovimenti politici e sindacali, la volontà di superare sia storichecarenze e arretratezze che la storica assenza o distanza dellapopolazione dalla gestione delle istituzioni."[Franco Basaglia, in "L'utopia della realtà"]

38 ANNI DI LEGGE BASAGLIAE DEL DOTTORE PIÙRIVOLUZIONARIO DEL 90013 Maggio 1978, 13 Maggio 2016: 38anni fa fu emanata la legge 180, lacosiddetta legge Basaglia; una delle piùrivoluzionarie e importanti delnovecento, per il nostro paese. Volutacon tutte le forze dallo psichiatra piùcoraggioso, tenace e all’avanguardianella storia della nostra società. Dopo38 anni ancora se ne parla e se nediscute. Ha permesso di chiuderedefinitivamente le porte degli orrori deimanicomi. Tante volte in tutti questianni, i legislatori hanno provato ametterci le mani tentando dimodificarla, cambiarla e addiritturacercando di cancellarla; per fortunasono stati tentativi vani ed è ancora lì.Una legge che ci deve fare riflettere epensare alla situazione attuale. Ma checosa è oggi la 180? Chi sarebbeBasaglia se fosse ancora vivo?Come detto, Basaglia è stato uno deidottori più coraggiosi del nostro tempo,perché in un periodo come quello deglianni 70, in una società molto chiusa ebigotta, ha combattuto per far capire allagente che i cosiddetti “matti”, non eranomatti ma persone come tutte con unapropria dignità e propri diritti, chepossono lavorare, innamorarsi e fareuna vita sociale come chiunque. Che ilmondo non doveva guardare la malattiama la persona. Non era facile fare questidiscorsi e farsi capire, farsi accettare emettere in testa questa filosofia allagente, in quel periodo.Basaglia fu aspramente criticato eanche denunciato: era visto come unmarziano ma nonostante tutto continuòad andare avanti per la sua strada indifesa di chi aveva problemi.Ricordiamo che quando lui entrò perla prima volta in un manicomio rimasesubito colpito da come erano trattati ipazienti, gente legata al letto, sporcizia,mancanza di cura dei pazienti, violenzae maltrattamenti. Visse questa suaprima esperienza come ricordo dellasua permanenza in carcere. La puzza,le violenze e il degrado, lo riportaronoindietro nel tempo, quando era stato

arrestato come militante antifascistanelle sue prime esperienze da giovanedottore. Affermava che la dignitàumana, il rispetto e la libertà dellapersona venivano prima di tutto. Comedice il titolo del libro di Nico Pitrelli,Basaglia fu “L’uomo che restituì laparola ai matti”. Purtroppo è mortotroppo giovane e molti progetti sonorimasti incompiuti. Come scrivevaFranca Ongaro Basaglia “il 13 maggionon si è stabilito per legge che il disagiopsichico non esiste più in Italia, ma si èstabilito che in Italia non si dovràrispondere mai più al disagio psichicocon l’internamento e con lasegregazione. Il che non significa chebasterà rispedire a casa le persone conla loro angoscia e la loro sofferenza.I Basaglia di oggi sono tutte quellepersone e associazioni sensibili a questeproblematiche, cittadini, familiari e unaparte degli operatori di settore che sibattono tutti giorni per i diritti degliutenti psichiatrici e delle persone condisagi psicologici. Sono coloro checercano di mandare avanti con moltafatica una legge che spesso e volentierinon è rispettata. La contenzione, imaltrattamenti, i TSO esagerati edvitabili ancora esistono esemplicemente sfogliando la cronacanera degli utlimi mesi i casi più gravisaltano all’occhio: quanti altri casi sonorimasti celati? Se Basaglia rinascesseoggi, sarebbe lo stesso di sempre, daun lato più avvantaggiato, per iprogressi fatti, dall’altro combatterebbeancora di più affinché non ci siapiùstigma. Lotterebbe contro di esso a

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AgriturismoLa VallettaIl relax nella natura

del Gargano

L’ agriturismo La Valletta si trova sul Gargano, a 15 minutidal mare di Rodi Garganico e dal lago di Varano. La strutturaè in agro di Ischitella su un colle panoramico immerso nellaluce e nei suoni della natura. Una posizione ideale per visitaretutto il promontorio.La struttura è stata ricavata ristrutturando con cura quattroantichi casolari ed è in grado di accogliere fino a 30 ospiti.Le camere sono tutte dotate di servizi e aria condizionata.Gli ospiti possono accedere gratuitamente a numerosiservizi. Anzitutto alla grande piscuna (26 x 15 metri) conidromassaggio a sei posti, che è una preziosa alternativa almare nei giorni di vento. Compreso nel prezzo del soggiornoè anche l’utilizzo dei campi da tennis e calcetto e quellodelle nostre mountain bike. Inoltre è possibile praticare iltrekking o andare alla ricerca di funghi nel bosco di nostraproprietà.A poca distanza dalla Valletta è possibile praticare la pescasportiva e molte altre attività.Nel nostro ‘ristorante di campagna’ utilizziamoessenzialmente prodotti freschi del Gargano. Il menù cambiasulla base delle materie prime che produciamo o acquistiamodi giorno in giorno. Questa filosofia ci ha permesso diessere segnalati sulla guida ”Locande d’Italia” di slowfood.Gli ospiti possono scegliere tra servizio bed and breakfast,mezza pensione o pensione completa; arrivando nontroveranno la strada asfaltata negli ultimi 1400 metri, nontroveranno il televisore in camera e, anche se il nostro nome‘La Valletta centro del benessere’ può ingannare, non siamouna beauty-farm ma un agriturismo.Siamo molto amici degli animali pacifici e dei loro padroniattenti al rispetto degli altri ospiti.

Telefono e fax: 0884 226320www.lavallettacentrobenessere.it

Uno dei tanti luoghi emozionanti del Gargano,da vivere pienamente dalla primavera all’autunno

INCONTRARSIFA BENE ALLA SALUTEPer chi ritiene importante incontrarsi per non perdersidi vista, recuperare il valore dello stare insieme e dellaamicizia, per fare due chiacchiere in compagnia.VEDIAMOCI a La Valletta Franco e Genny vi invitano afrequentare La Valletta per i vostri incontri, momenti direlax, fine settimana in compagnia, festeggiamenti,week-end romantici e con l'arrivo della bella stagione,per un tuffo in questo meraviglioso specchio d'acqua, inuno degli angoli più belli del Gargano.Dal prossimo mese di aprile riapre il ristorante.Ristorante di campagna che, ad un costo onesto, offreuna cucina tradizionale, con prodotti freschi, olio extravergine di nostra produzione e la cottura ... prende tuttoil tempo che ci vuole per esaltare il gusto dei piatti.Grazie a questa filosofia siamo presenti da anni nellaguida 'Locande d'Italia' di Slow-food

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Il lavoro accessorio o tramite voucher, nato con le finalità di riemersione del lavoro irregolare in ambitiin cui risultava diffuso o di inclusione nel mondo del lavoro soggetti considerati più deboli, oggi èdiventato l’ultima frontiera del lavoro precario nell’impresa. Come ci dicono anche i dati sull’occupazione- che ne confermano un aumento vertiginoso e anomalo - la funzione strategica dell’istituto, sorto allaperiferia del mercato del lavoro per consentire la remunerazione dei “lavoretti”, è stata completamentecapovolta e il lavoro accessorio è finito per divenire la modalità con cui coprire e legittimare il lavoronero, abusivo e irregolare: per questa ragione se ne chiede l’abrogazione.

Appalti e voucher,due referendum di civiltà

in questo caso, il lavoratore, dopo aver vinto la causae ottenuto una sentenza di condanna, deve primatenare di recuperare il proprio credito nei confrontidel datore di lavoro e dei sub-appaltatori(normalmente meno solventi) e solo dopo può agireverso il committente.Con il referendum si chiede anzitutto l’abrogazionedi quella parte dell’art. 29, 2° comma che ne consentela derogabilità, ripristinando quindi il principio di unaresponsabilità solidale inderogabile e piena da partedel committente e cioè del soggetto che scegliel’appaltatore, da un lato, e che beneficia dellaprestazione lavorativa dei dipendenti, dall’altro.Inoltre, si chiede di abrogare quella parte della normarelativa all’obbligo per il lavoratore di chiamare incausa anche il datore di lavoro e i subappaltatori ealla facoltà per il committente di eccepire il beneficiodi preventiva escussione. Quest’ultima è unamodifica che riguarda il processo, molto rilevante intema di effettività delle tutele e dei diritti deilavoratori: la vittoria dei referendum consentirebbeai lavoratori di recuperare i propri crediti direttamentedal committente, senza chiamare in causa tutta la“filiera” dell’appalto.Il quesito referendario in materia di appalti, comeanticipato, va accostato alla Carta dei diritti universalidel lavoro che invece allarga l’ambito di applicazionedella responsabilità solidale a tutte le fattispecie –anche se non formalmente qualificate come appalto– in cui vi sia l’utilizzo non occasionale di lavoratori(anche non subordinati), ridisegna i confinidell’appalto lecito e si propone di sopperire al vuotoattuale di tutele legislative, ad esempio in materia di“clausole sociali” e tutela dell’occupazione degliappalti.

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Per inquadrare il senso del quesito referendario inmateria di responsabilità solidale negli appalti,occorre fare alcune considerazioni sul quadro attualedella situazione, ricordando che i tre referendumpromossi dalla CGIL si accompagnano alla propostadi legge d’iniziativa popolare denominata Carta deidiritti universali del lavoro che, in un progetto diriforma complessiva del mondo del lavoro e diallargamento delle tutele per i lavoratori, si occupaanche degli appalti.In materia di articolazione e scomposizionedell’impresa e, più in generale, il fenomeno delladissociazione tra chi utilizza, a propri fini economico-produttivi, il lavoro e chi ne assume la responsabilità,la novità dei nostri tempi è la colpa di un legislatoreche appare sempre più incline ad assecondare letrasformazioni del sistema produttivo eimprenditoriale, rinunciando ad un’ambizioneregolativa che ha consegnato ad altre stagioni.Con l’abrogazione della l. 1369 del 1960 abbiamoperduto alcuni principi che erano sia garanzia per lecondizioni di lavoro delle maestranze che,contemporaneamente, orientamento perun’articolazione produttiva: tra questi sicuramentequello dello responsabilità solidale che, oggi, può dirsimesso in forse da un legislatore così sfacciato dadomandare connivenza, su questo terreno, allacontrattazione collettiva.L’art. 29, 2° comma del d.lgs. 276 del 2003 è ladisposizione oggetto del referendum e regola, perl’appunto, la responsabilità solidale a carico delcommittente, nell’ambito dell’appalto di opere oservizi, per i crediti retributivi vantati dai lavoratoridipendenti verso il datore di lavoro/appaltatore e perle obbligazioni contributive.A seguito di varie modifiche, da ultimo da parte dellalegge Fornero, la versione attuale della normaammette la deroga alla responsabilità solidale delcommittente da parte della contrattazione nazionalee, sul piano processuale, costringe i lavoratori chevogliono agire in giudizio a chiamare in causa sia ilproprio datore di lavoro (appaltatore) sia ilcommittente (e i sub-committenti).Una volta instaurato il giudizio, inoltre, la leggeconsente al committente di eccepire il cosiddettobeneficio di preventiva escussione del patrimoniodell’appaltatore (e di tutti eventuali subappaltatori):

anno 32° n° 3 maggio 2016 lavoroesalute 47

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Con l’altro quesito referendario che ha ad oggetto illavoro accessorio si chiede l’abrogazione dell’istitutoe delle norme che oggi lo disciplinano, ovvero gliartt. da 48 a 51 del d.lgs. 81/2015.Il lavoro accessorio o tramite voucher, nato con lefinalità di riemersione del lavoro irregolare in ambitiin cui risultava diffuso o di inclusione nel mondo dellavoro soggetti considerati più deboli, oggi è diven-tato l’ultima frontiera del lavoro precarionell’impresa.A seguito di svariate riforme, sono scomparse lelimitazioni soggettive e oggettive all’uso del lavoroaccessorio che oggi è utilizzabile da tutti gliimprenditori (e dalle pubbliche amministrazioni), pertutte le attività lavorative e in tutti i settori produttivi.L’unico limite è quello del compenso che non puòsuperare i 7 mila euro, considerando la totalità di

Appalti e voucher,due referendum

committenti e i 2 mila euro, con riferimento al singolocommittente.Come ci dicono anche i dati sull’occupazione – chene confermano un aumento vertiginoso e anomalo –la funzione strategica dell’istituto, sorto alla periferiadel mercato del lavoro per consentire laremunerazione dei “lavoretti”, è stata completamentecapovolta e il lavoro accessorio è finito per divenirela modalità con cui coprire e legittimare il lavoronero, abusivo e irregolare: per questa ragione se nechiede l’abrogazione.Anche in materia di lavoro accessorio nella Cartadei diritti universali del lavoro troviamo una proposta,agli artt. 80 e 81, con la finalità di riportarlo alla suafunzione originaria, introducendo una serie di limi-tazioni al suo utilizzo rispetto: alle prestazionilavorative che possono esserne oggetto, ai soggettiche possono svolgerlo, al tempo di utilizzo (non piùdi 40 giorni) e ai limiti reddituali (per compensi nonsuperiori ai € 2.500,00).

Stefania Mangione10/5/2016 www.fiom-cgil.it

Anno XXXIIPeriodico fondato e diretto daFranco CilentiDistribuito gratuitamente.Finanziato dai promotori e dai lettoricon contributo facoltativoRedazione: [email protected] redazionali:Roberto Bertucci - Deborah CartaMarco Spezia - Fiorenza ArisioMarco Prina Antonio RecanatiniRenato Fioretti - Gino RubiniMarilena Pallareti - Renato Nuccio -Alessandro Rossi - Marisa ChiarettaArnaldo Sanità - Laura Nanni

Supplemento alla rivista nazionaleMedicina DemocraticaAutoriz. Tribunale Milano n° 23-19/1/77 Reg. naz. stampa (Legge 58/81n° 416, art. 11) 30/10/1985Direttore Resp: Fulvio AuroraIl materiale originale è riproducibilecitando testata, data e autore.Posta: inviare, cartaceo e mail, confirma e numero di telefono.Firma non pubblicata su richiesta.N° chiuso in redazione: 16-5-2016Suppl. rivista M. D. - n° 222/224Stampa: via Brindisi 18/c To

sul web: www.lavoroesalute.org - www.blog-lavoroesalute.org

32° anno digiornalismo nel lavoroper la sanità pubblica

Pubblicati 225 numeri- 13 speciali - 7 n. tematici- 1 referendum nazionale su contratto sanità- 1 questionario regionalesu piano sanitario piemonteseScritto da 1649 autori- 1183 operatori sanità- 163 sindacalisti- 59 esponenti politici- 217 altriStampate 717mila copie- 507mila ospedali e ambulatori- 134mila luoghi vari- 72mila copie distrib. nazionale

Scrivi a Lavoro e SaluteO ti racconti O sei raccontato

R accont i e O pinionilavoroesalute

Anche il voucher serve per coprirel’infortunio e nascondere il lavoro in neroGli infortuni sul lavoro son cresciuti nel 2015, 1172 rispetto ai 1009 del 2014.Ma nel 2016 le morti registrano una flessione: 176 con una riduzione del 14,6%rispetto ai tre mesi 14,6% con una riduzione del 14,6% rispetto ai primi tre mesidel 2015.Anche il voucher serve per coprire l’infortunio e nascondere il lavoro in nero.All’INAIL è scattato l’allarme: nel 2012 gli incidenti di lavoratori retribuiti coni ticket erano stati 436, nel 2014 si sono triplicati, arrivando a circa 1.400, per il

2015 non ci sono ancora i numeri definitivi, ma tutto fa pensare che siano in crescita marcata. Anche lemorti sul lavoro dei voucheristi si sono raddoppiate: due nel 2013, sei nel 2014, quindici nel 2015, male procedure di accertamento sono ancora in corso, nel 2015. E c’è di più: quasi sempre il pagamento delvoucher (10 euro lordi di cui 7,5 destinati al lavoratore) coincide con il giorno dell’infortunio.

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R E F E R E N D U MSOCIALIRicordiamo i temi dei referendum.POTERI DEL DIRIGENTE SCOLASTICO:vogliamo cancellare il potere del dirigente scolasticodi scegliere in modo discrezionale i docenti dellapropria scuola e di confermarli o mandarli via dopoun triennio, con il forte rischio di gestioni clientelari.VALUTAZIONE DEL MERITO DA PARTE DELDIRIGENTE SCOLASTICO: vogliamo eliminarela possibilità per il preside di elargire in mododiscrezionale premi in denaro agli insegnanticonsiderati "meritevoli", scongiurando così ulterioridivisioni tra i lavoratori e rilanciando lacontrattazione.ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO: vogliamoabrogare l'obbligo di 200 ore nei licei e 400 ore neitecnici e professionali di alternanza scuola-lavoro,un impegno inattuabile che - oltre a colpirel'autonomia scolastica - imporrà la dequalificazionedei progetti formativi e la loro trasformazione insemplice addestramento professionale, se non lavorogratuito.SCHOOL BONUS: vogliamo abrogare il fortesgravio fiscale (incostituzionale) in favore di chielargisce somme di denaro alle scuole, per impedirel'ingresso dei privati nella Scuola Pubblica e fare inmodo che non si creino scuole di elite, di serie B eserie C.TRIVELLAZIONI: vogliamo fermare tutti i nuoviprogetti di perforazione e estrazione (oltre 100),anche in mare oltre le 12 miglia, ricordando che ilreferendum non riguarda le concessioni giàassegnate.INCENERITORI: vogliamo opporci al pianonazionale per lo sviluppo degli inceneritori previstodallo Sblocca Italia (L. 133/2014), per tutelare lasalute pubblica e restituire alle Regioni il potere diprogrammazione e di gestione in materia di rifiuti.BENI COMUNI: vogliamo che sia rispettato l'esitodel referendum sull'acqua e sui servizi pubblici localidel giugno 2011, contro gli intenti di privatizzazionedel decreto Madia, per sostenere la versione originaledella legge per la ripubblicizzazione del servizio idricoe per inserire il diritto all'acqua nella Cartacostituzionale".

LEGGE ELETTORALEE RIFORMACOSTITUZIONALEUN ATTACCOAI PRINCIPIISTITUZIONALICARDINE DELLAREPUBBLICAL'attuale governo -con l'appoggio di unamaggioranza parlamentare ottenuta con unalegge dichiarata incostituzionale-- dopo averefatto approvare la nuova legge elettorale (c.d.Italicum) a tappe forzate e senza il rispetto delleprassi parlamentari, con lo stesso sistemapretende di cambiare la Costituzione modificandoprofondamente il volto della Repubblica.Combinate con la nuova legge elettorale, lemodifiche costituzionali:> comportano lo stravolgimento della democraziarappresentativa;> concentrano il potere nelle mani del governo edi chi lo guida attribuendo ad un unico partito -che potrebbe anche essere espressione di unaristretta minoranza di elettori - potere esecutivoe potere legislativo;> condizionano l'elezione del Presidente dellaRepubblica, dei giudici della Corte Costituzionalee dei componenti del Consiglio Superiore dellaMagistratura, organi di garanzia e di controllofondamentali per la vita della democraziacostituzionale.La Costituzione del 1948 è il punto culminantedella storia civile del nostro Paese.Essa è il frutto della Resistenza e dell'incontrodelle tre culture che vi diedero vita: cattolica,liberale e socialcomunista.Abbiamo già vissuto anni difficili sotto ilberlusconismo: per questo è veramenteirresponsabile attribuire al prossimo governopoteri quasi illimitati.Salvaguardare la democrazia oggi, è garantire lapropria libera voce domani.