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moda Miss irriverenza Trend autunno 2017 focus Peba a Foggia Barriere architettoniche A che punto siamo? al femminile Violenza ostetrica Cosa accade in sala parto? cucina Menù a base d’uva Il buono della vendemmia Paola Campanaro, tra tradizione e passione

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modaMiss irriverenzaTrend autunno 2017

focusPeba a FoggiaBarriere architettonicheA che punto siamo?

al femminileViolenza ostetrica

Cosa accade in sala parto?

cucinaMenù a base d’uva

Il buono della vendemmia

Paola Campanaro,tra tradizione e passione

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2 ottobre - duemiladiciassette

editoriale

di Maria Grazia Frisaldi

sommario

pag.14

pag.22

pag.9

numero 8 - Ottobre 2017

EditorePublicentro Servizi Pubblicitari s.r.l.Direttore ResponsabileMaria Grazia FrisaldiDirezione commercialeAngela DaliccoIn redazioneMariangela MarianiDalila CampanileHanno collaboratoMichela SerafinoIlaria Di LasciaValentina PietrocolaLeonarda GirardiAntonella MoffaRubrichedott.ssa Francesca Granieridott.ssa Nella Santorodott.ssa Nicoletta Di Francescodott.ssa Monica Mancinidott.ssa Carmen Battiantedott.ssa Tiziana Celestedott.ssa Ines Panessaarch Simonetta Campanella

RedazioneFoggiaVia Tressanti, I trav. (Vill. Artig.)Tel. 0881.72.81.15 - Fax [email protected]@6donna.comSito internetwww.6donna.comSocialfacebook: 6Donnatwitter: @6DonnaMagazineImpaginazione e stampaPublicentro Graphic

Mensile di attualità e informazione.Registrazione presso il Tribunale di Foggia

n° 2/2002 del 26/09/2002

Personaggio4 Paola Campanaro,

tra tradizione e passione

Al femminile5 Violenza ostetrica

Cosa accade in sala parto?

Focus6 Ultimi• Foggia non è una città per non vedenti

7 Peba, a che punto siamo?• Se “quattro passi” diventano “due spinte”

Polis8 Lady PD• Intervista doppia a Calvio-Azzarone

Moda9 Miss Irriverenza

Guida pratica alle tendenze Autunno 2017

Società14 Rifarsi la masseria? Da oggi si può

Ambienti15 D’autunno, di foglie e magici intrecci

Restyling senza stress

17 Rubriche

Cucina22 Tutto il buono della vendemmia• Il segreto de “I biscotti di Baudelaire”

Cultura&Spettacolo23 Si alza il sipario del Teatro Giordano• Letture, la (vera) storia di Vittoria

Se vi capita di organizzare una gitafuori porta nel Napoletano, non di-menticate di inserire una sosta gu-stosa al “Viva Bistrot” diPoggiomarino. No, non è un consigliogastronomico interessato. Nemmenouna pubblicità più o meno diretta. E’ lasegnalazione di un progetto di rina-scita e riscatto, tra i primi in Italia.L’attività, infatti, è figlia di un progettoche vede insieme tre donne vittime diviolenze familiari - Antonella, Raffaelae Maria - unite per ricominciare.

Non si conoscevano prima di lan-ciarsi in questa avventura: sono stati irispettivi avvocati a metterle in “rete”,perché accomunate dallo stesso co-raggio e dalla stessa voglia di ripar-tire. La CoopFond ha creduto nelprogetto e ha finanziato l’attività con25 mila euro. Visto in quest’ottica, ilnome dell’attività è fortemente sim-bolico ed evocativo: tre donne vittimedi violenza che si dichiarano “vive” epronte a ricominciare lasciandosi allespalle un passato diverso, ma ugual-mente fatto di buio, minacce, percossee umiliazioni. L’attività fa bella mostradi sé sul viale principale della citta-dina: tutto il suo interno è un inno allavita e un omaggio alle donne chehanno fatto la storia, e che sono diven-tate nel tempo simbolo dell’emanci-pazione: da Frida Kahlo a Rita LeviMontalcini, da Margherita Hack aNilde Iotti. Età, vissuti e progetti nau-fragati diversi, alle spalle delle neo-imprenditrici. Eppure, per tutte e trela via di fuga è attraverso un piccolobistrot con 12 tavoli e 36 posti a se-dere. Ed una cucina sempre aperta,come quella di una mamma di altritempi, pronta a servire colazioni,pranzi, cene e merende. All’internodel locale, ovviamente, saranno ospi-tati eventi finalizzati alla lotta alla vio-lenza di genere e non è un caso chesulla parete principale del locale cam-peggi, rosso su bianco, la scritta 1522,numero dell’antiviolenza.

Oltre a salutare positivamentequesto progetto-pilota, vi invito a sfo-gliare il numero 6Donna di Ottobre cheavete tra le mani: in questo numeroparleremo di barriere architettonichea Foggia (Focus), di violenza ostetrica(Al Femminile) e di una sfida tutta rosanel PD (Polis). Tutto questo, insiemealle rubriche Cucina, Ambienti, Modae tanto altro. Buona lettura!

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3ottobre - duemiladiciassette

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Una storia d’amore fatta di grano efarina; ma anche di radici eamore per il territorio, in tutte le

sue sfaccettature: profumo, gusto, tra-dizioni. E’ la storia che lega la 35ennePaola Campanaro (in foto) all’azienda difamiglia - ‘Molino Campanaro’ a Castel-luccio dei Sauri -, così come la sua fa-miglia è legata da ben 5 generazioniall’agricoltura locale per produrre la mi-gliore semola di grano duro possibile.Da alcuni anni è lei a tenere le redinidell’azienda, assumendosi oneri e onori,ma soprattutto la responsabilità di por-tare sulle spalle il peso di una tradizioneiniziata nel 1850, proprio per mano diuna donna, quella della trisavola Letizia.

Paola, nelle tue mani adesso c’è ilfuturo di una lunga storia e di una im-portante tradizione familiare…

Assolutamente sì. Mi ritrovoa capo di una realtà prettamentemaschile, a fare da anello dicongiunzione tra gli agricoltoried i consumatori. E’ un lavoroche non si può fare senza unagrande passione per il territorioe per il prodotto sano, italiano.Se mi volto indietro, vedo cinquegenerazioni di mugnai che dal1850 portano avanti questa tra-

dizione: è iniziato tutto con un mulino adacqua nel subappennino dauno, a Deli-ceto, poi nel 1930 mio nonno si trasferìa Castelluccio dei Sauri avviando un mu-lino a pietra alimentato ad energia elet-trica. Mio padre, infine, ha implementatol’attività modernizzando i processi diproduzione e ora spetta a me spingerlaancora oltre. Vorrei, tramite un finanzia-mento regionale per lo sviluppo rurale,ingrandire lo stabilimento e portare laproduzione dai 7 quintali all’ora, a 3-400quintali al giorno.

Quali grani producete e trattate?La nostra è una piccola industria. Il

prodotto finito è semi-artigianale, con unvalore in più: la no-stra semola è maci-nata ‘a corpo’,ovvero senzal’estrazione delgerme di grano,quello che i grandimulini scartano. Inquesto modo, tuttele sostanze nutritivedel grano - antios-

sidanti, proteine, oli - restano nella fa-rina e quindi nel prodotto da forno che siandrà ad avere. Produciamo semola dagrano duro - una miscela di Tirex, Sara-golla e PRD22 89 - che si caratterizzaper digeribilità, indice proteico e per lacaratteristica colorazione giallo-oro. An-cora, abbiamo il ‘Senatore Cappelli’, conla sua tradizione lunga oltre un secolo,dal gusto particolare, più tradizionale, ericco di fibre. Una esclusiva di ‘Molino

Campanaro’, invece, è il grano Ruber,che contiene gli antiossidanti dei fruttirossi, magnesio, selenio e potassio e sicaratterizza per la colorazione rosso ru-bino.

Come avviene la selezione dei granida produrre e macinare?

Puntiamo sulla filiera corta, se-guendo gli agricoltori dalla semina alraccolto, fornendo loro semi selezionatie concimi che aiutino a migliorare laqualità. Ogni tipologia di grano così pro-dotta viene analizzata e schedata perdifferenziarla in base al loro migliore uti-lizzo. La semola di Ruber, ad esempio èuna scommessa: si tratta di un granoche ha più di 1000 anni, proviene dalnord Africa e da circa due anni vieneprodotto in Capitanata. 100 grammi difarina contengono 120 mg di magnesio:praticamente come una compressa.

Qual è la risposta dei consumatori?Direi buona. Registro una inversione

di rotta sull’argomento: si inizia a capirel’importanza del ‘mangiare sano’ e nonsi rincorrono più le offerte a tutti i costi.Il mio obiettivo è convincere i consuma-

tori a utilizzare pane e pasta prodotti congrano italiano, i migliori grani a livellointernazionale.

Cosa ti ha affascinato di questo me-stiere?

Io sono cresciuta tra chicchi di granoe farine sottili. Sin da piccola, mi affa-scina vedere il chicco di grano che ingiornata si trasforma in pane. Un piccolomiracolo quotidiano!

4 ottobre - duemiladiciassette

personaggioPaola Campanaro, tra tradizione e passione

35 anni e la responsabilità di una lunga storia iniziata nel 1850

Vedere il chicco dorato che si trasforma in pane:“Ogni giorno, il mio piccolo miracolo quotidiano!”

Via Roma - Castelluccio dei SauriTel./Fax 0881.962379

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ottobre - duemiladiciassette

al femminile

Amaggio dello scorso anno,6Donna fu “travolto” dalla cam-pagna #Bastatacere, alla quale

aderì simbolicamente dedicando alcontroverso tema della violenza oste-trica un intero Focus. Un progettonato da una semplice pagina FB che,superando ogni aspettativa, ha coin-volto in breve tempo migliaia e mi-gliaia di donne: con le lorotestimonianze dirette hanno tracciatole coordinate di un fenomeno al limite

della disumanità e prepotenza me-dica, al punto da dover ricorrere aduna proposta di legge per introdurreun reato - quello della violenza oste-trica, appunto - punibile con la reclu-sione da 2 a 4 anni.

Dietro questa “bomba sociale”,6Donna indagò la realtà foggiana, rac-cogliendo testimonianze di mamme econtribuendo alla sensibilizzazione suun tema vasto e generalizzato: dentro,infatti, c’è un po’ di tutto, da manovredolorose (forse inutili) a umiliazioni ederisioni, da tagli e cuciture senzaanestesia a vere e proprie mutilazionigenitali. Oltre all’assenza totale di ri-spetto per il corpo, che diventa “carneda macello” al servizio di turni e ne-cessità degli operatori sanitari.

A poco più di un anno dalla “va-langa” di racconti/denunce crudi e di-retti, è possibile tirare le somme di unfenomeno che coinvolge l’Italia intera,dal nord a sud, nessuno (o quasi)escluso. I dati sono allarmanti: circaun milione di madri in Italia - il 21%del totale - affermano di essere state

vittime di una qualche forma di vio-lenza ostetrica, sia essa fisica o psico-logica. A tracciare il bilancio èl’indagine nazionale ‘Le donne e ilparto’ (la prima in Italia) condotta daDoxa e finanziata dalle associazioni LaGoccia Magica e CiaoLapo Onlus, natasu iniziativa dell’Osservatorio sulla

Violenza Ostetrica Italia.Esperienze così traumatiche (spe-

cie per una primipara) da spingeremolte di loro a decidere di non affron-tare una seconda gravidanza, deter-minando la mancanza di nascite(stimata) di 20mila bambini, ognianno, in Italia. A pesare - fisicamentee psicologicamente, anche e soprat-

tutto per le possibili conse-guenze nel tempo - è lapratica dell’episiotomia(l’incisione vulvo-vaginalepraticata per facilitare ilparto), subìta da più dellametà delle mamme (54%)coinvolte nello studio. Con-siderata in alcuni casi un “aiuto” peragevolare l’espulsione del bambino,spesso viene praticata - secondo ledenunce - per accelerare i tempi delparto, a prescindere dalla reale esi-genza e soprattutto interferendo con itempi naturali del parto stesso. Inol-tre, per la maggior parte delle parto-rienti (il 61% di quelle che hannosubito un’episiotomia), tale pratica èstata eseguita senza il consenso in-formato. A registrare il numero piùalto di episiotomie sono le regioni delSud Italia e le isole (58%). Stesso di-scorso per il ricorso - giudicato ecces-sivo - del parto cesareo diventatoquasi di routine e non una “pratica diemergenza”. Tutto ciò si aggiunge allacarenza/assenza di sostegno durante

e dopo il parto, insulti, umiliazioni,mancanza di umanità e si sensibilitànell’approcciarsi all’intimità di unapartoriente. “Di fronte a questa foto-grafia oggettiva del fenomeno - ha di-chiarato Alessandra Battisti,cofondatrice dell’Osservatorio sullaViolenza Ostetrica Italia - auspichiamouna collaborazione con medici e isti-tuzioni volta ad includere le donne neiprocessi decisionali, anche politici,che portino ad un cambiamento realedell’assistenza nella direzione del ri-spetto e dalla dignità della personaumana. L’abuso, la negligenza o lamancanza di rispetto durante il partopossono condurre alla violazione deifondamentali diritti umani della donnae del bambino, mettendo a rischio laloro vita e la loro sicurezza”. (m.g.f.)

Le mamme tracciano le coordinate di un fenomeno grave,al limite della disumanità e della prepotenza medica: i dati

Violenza ostetrica, cosa accade in sala parto?La fotografia dell’indagine ‘Le donne e il parto’, la prima in Italia condotta da Doxa

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La piena fruizione degli spazi è un concetto che nonafferisce solo al mondo della disabilità, ma interessaanche chi, seppur solo temporaneamenteo in un arco della vita, ha a che fare con ladifficoltà di muoversi ed accedere a luoghipubblici o privati. La vivibilità si misura nelrapporto quotidiano con i disagi e le aspe-rità, con le piccole sconfitte di una sedia arotelle costretta a mescolarsi al trafficoperché il marciapiede è un disastro, conle nonne che inciampano e si fanno unamaschera di sangue, con le mamme chespingono a fatica un passeggino lungo unpercorso perennemente accidentato eirto di ostacoli. E se fosse sempre prontala scusa delle casse vuote, non trova giu-stificazione alcuna un Comune, la casadel cittadino per antonomasia, off-limitsper una persona con disabilità. Piuttostoche eliminare le barriere esistenti ag-giunge paletti (i “tornelli” dell’ingresso la-terale sulla piazza del parcheggiosotterraneo).

Un mese fa, Massimiliano Contini, ungiovane assai in gamba che affronta ledifficoltà della vita con un sorriso, ha mo-strato sui social, amareggiato, l’imma-gine di una sua amica che ha dovutochiedere l’aiuto di cinque persone per en-

trare e uscire dalla sala matrimoni di Palazzo di Città (infoto). Lui stesso, a luglio, per poter assistere alla presen-

tazione dei Campionati europei discherma al Teatro Umberto Giordanoha chiesto aiuto ai suoi amici affinchélo portassero di peso al terzo piano,fino alla Sala Fedora. Ad ogni due etre, Massimiliano si ritrova gli scivolisbarrati dalle automobili.

Non si avvilisce, semmai si indi-gna, e da lui c’è tanto da imparareanche solo quando lascia un pensieroin bacheca. La sua lista dei luoghiinaccessibili è lunga e completa: ban-che, uffici, chiese, negozi, lo stadio(“siamo posizionati come sardine inuna scatola con il rischio che la piog-gia ci inzuppi tutti”). Le sue conclu-sioni, quelle di un ragazzo di 29 anni,solare, uno sportivo, sono ingom-branti, coprono di vergogna e di im-barazzo un’intera società: “La nostravita non è facile ma viverla nelle con-dizioni che ci offrite è umiliante, avvi-lente”.

Nessuna classifica potrebbe mairestituire una medaglia in petto, Fog-gia è già fanalino di coda. Gli ultiminon sono loro, gli ultimi siamo noi.

ottobre - duemiladiciassette

focus

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Radici sollevate e asfalto sconnesso, buche,avallamenti e marciapiedi impraticabili: fareuna passeggiata in una città come Foggia,

può diventare un vero e proprio percorso ad osta-coli. Già problematico per pedoni e anziani, diventaimpossibile per portatori di un handicap invali-dante come la cecità.

Ce lo siamo fatti raccontare proprio da chi, conquesta difficoltà, ci fa i conti tutti i giorni: MicheleCorcio, presidente onorario della sezione provin-ciale di Foggia dell’Unione Italiana Ciechi, porta-voce di una comunità numerosissima, che ognigiorno deve affrontare mille ostacoli, è il caso didirlo, in una città non a misura di disabili visivi.

La cecità comprende diversi stadi, da quellatotale a quella parziale, oltre a numerose patolo-gie legate a questo senso, come l’ipovisione o ildaltonismo. In tutti i casi è opportuno che l’archi-tettura urbana sia abbinata alla presenza di faci-litatori, dispositivi che aiutano queste persone a

muoversi liberamente e a svolgere le normali at-tività quotidiane. La legge prevede una serie di ac-corgimenti per quanto riguarda l’abbattimento dibarriere architettoniche, al fine di garantire l’ac-cessibilità e la fruibilità di edifici pubblici e privati,aperti al pubblico.

Esistono però anche tutta una serie di accor-gimenti e di dispositivi previsti per legge appunto,che stimolano l’utilizzo dei sensi diversi dalla vistae prevedono l’abbattimento di barriere sensoriali.Le piste tattili Loges o strisce pavimentali in ri-lievo, ad esempio, gli annunci vocali sui mezzi ditrasporto pubblico, le mappe tattili, i cartelli se-gnaletici in braille.

“A Foggia questi accorgimenti non esistono -ci racconta Michele Corcio - e diventa pressochéimpossibile per un cieco muoversi in totale auto-nomia. Anche per la disomogeneità dell’urbani-stica e per la impraticabilità delle strade. Anchegli ipovedenti, che avrebbero potenzialmente una

mobilità autonoma, sono impossibilitati a causadelle tante barriere sensoriali. Parliamo, adesempio della scarsissima luminosità nelle oreserali, della presenza di avallamenti e buche nonsegnalate, dell’assenza di contrasti cromatici, tragli arredi urbani e i marciapiedi o gli edifici. Cosìcome la scarsissima luminosità in molti ambientipubblici”.

Ci sarebbero poi i dispositivi sonori ai sema-fori: su oltre cento centraline installate più di diecianni fa, quelle che funzionano sono pochissime esi trovano quasi tutte nelle zone centrali della città.La periferia ne è quasi totalmente sprovvista.

“Nei diversi incontri che abbiamo avuto neglianni con le civiche amministrazioni, anche quellaattuale, gli assessori si sono sempre espressi conapertura e sensibilità. Ma interventi sporadici e li-mitati a qualche zona o servizio servono a benpoco. Ci vorrebbe un intervento capillare che do-vrebbe interessare l’intero comparto urbano. Bi-

sognerebbe pensare alla città come un luogo frui-bile da parte di tutti. Non bisogna pensare solo auna categoria di persone, la mobilità delle per-sone disabili apporta enormi benefici a tutta la cit-tadinanza”.

“E’ necessario poi che anche i cittadini fac-ciano la loro parte, troppo spesso le fondamentaliregole per il vivere civico e civile, vengono ignorate:non si ha rispetto né per le persone, né degli ar-redi urbani. In via Gorizia e via Montegrappa, adesempio, nonostante le nostre continue segnala-zioni, gli automobilisti continuano a parcheggiarenell’area a noi riservata”, conclude Michele Cor-cio. In effetti sarebbe il caso di cominciare da que-sti piccoli accorgimenti. Ciò che rende una societàevoluta è anche la capacità di tutelare le sue com-ponenti ‘deboli’. Ilaria Di Lascia

Tra barriere sensoriali e buche, le strade sono un percorso ad ostacoli

L’accessibilità secondo il sottosegretario Dorina Bianchi

I luoghi inaccessibili?Banche, uffici,chiese, negozi,

stadio

“ “

Non serve aspettare il verdetto delle classi-fiche dei piagnistei sulla qualità della vitache a fine anno relegano Foggia tra le città

sfigate. Arronzare una posizione nei rapporti an-nuali, nella migliore delle ipotesi, non può costi-tuire un’attenuante e mettere al riparo lecoscienze. Una città che condiziona e limita l’au-tonomia di una persona con disabilità è ultima.

È sufficiente l’indicatore dell’accessibilità percucire una maglia nera addosso a Foggia, è inutile

spulciare le graduatorie in cerca di un sussulto trai servizi. Foggia è ultima perché rende la vita im-possibile a un suo figlio cieco o sulla sedia a rotelleo a chiunque abbia un problema di deambula-zione.

Ammantarsi di sensibilità e competere dacampioni di solidarietà non lava le colpe di unacittà che annaspa nell’inciviltà e si mette l’animain pace quando cede il passo ad una carrozzina perstrada.

Le nuove disposizioni per il coordina-mento della disciplina in materia di abbatti-mento delle barriere architettoniche,rimaste a lungo parcheggiate, incagliate daostacoli burocratici, incassato l’ok unanimedella Camera passano alla prova del Senato,per l’approvazione definitiva. La proposta dilegge è finalizzata a superare la frammen-tazione delle disposizioni vi-genti sull’accessibilità degliedifici pubblici e privati, ag-giornandole anche alla lucedelle innovazioni tecnologicheintervenute. La relatrice, ladeputata Chiara Braga, l’hadescritta come un compendiodel lavoro fatto anche nelleprecedenti legislature, chequesta volta ha la concretapossibilità di arrivare fino in fondo. In largaparte, è frutto di sensibilità femminili: lalegge si compone di due proposte abbinateed una reca il nome dell’attuale sottosegre-tario al Ministero dei Beni e delle Attività Cul-turali e del Turismo Dorina Bianchi (in foto).“Nella mia attività parlamentare l’abbatti-mento delle barriere architettoniche è sem-pre stato un tema a me molto caro - ci spiegail Sottosegretario - Sono stata tra le promo-trici dell’Osservatorio Parlamentare per l’Ac-cessibilità e la fruibilità, che ho anchepresieduto, al fine di dotare il nostro Paesedi una normativa chiara in materia. Per que-

sto ho accolto molto positivamente l’appro-vazione alla Camera della proposta di legge.“Dopo di noi”, Fondo per la non autosuffi-cienza, riforma del Terzo Settore, legge sul-l’autismo: se anche questa sulle barrierearchitettoniche venisse approvata definitiva-mente e presto, saremmo di fronte a un ul-teriore provvedimento sul sociale portato

avanti da questo Governo. Anchein qualità di Sottosegretario delMibact, con delega al Turismo,voglio sottolineare come questotema della “cultura accessibile”e del “turismo accessibile” trovasostegno nel Piano Strategicodel Turismo, varato dal Governo- prosegue la deputata DorinaBianchi - Il Mibact al fine di su-perare le barriere architettoni-

che, cognitive e sensoriali per la pienafruizione del patrimonio culturale, ha elabo-rato le “Linee guida per il superamento dellebarriere architettoniche nei luoghi di inte-resse culturale”. Quello che ci preme è chepassi un concetto fondamentale: la cultura -conclude il sottosegretario Bianchi - è patri-monio di tutti, ed è per questo che vogliamoche l’accessibilità fisica, sensoriale e cultu-rale siano requisiti imprescindibili per ren-dere pienamente – e finalmente - fruibili iluoghi della cultura a tutti i visitatori del pa-trimonio italiano”.

Mariangela Mariani

Verso una normativa omogenea

U LT I M I

Foggia non è una città per non vedenti

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Muoversi a Foggia con unpunto di vista diverso,guardare il mondo da

un’altra prospettiva, “quattropassi” che diventano “duespinte”. Sono Blerim Xheladini(in foto), studente presso l’Uni-versità di Foggia, giovane attivi-sta nella società. Segniparticolari: mi muovo in sedia arotelle.

Avere una disabilità motoria tiporta davanti ad un bivio: lamen-tarsi delle barriere architettoniche o con-tribuire a creare una società a misura ditutti. Personalmente ho deciso di lamen-tarmi cercando nello stesso tempo di met-terci del mio nel contrastare una cittàinaccessibile.

Il tutto parte dall’esperienza universi-taria in veste di rappresentante degli stu-denti con l’associazione Area Nuova,durante la quale col sostegno di amici e

colleghi abbiamo raf-forzato la nostra colla-borazione con l’Ateneoe gli organi prepostiper promuovere l’ab-battimento delle bar-riere architettonichenei vari dipartimenti,partendo da quello diEconomia, il mio dipar-timento di riferimento.Di problematiche ce nesono ancora, ma l’im-

pegno e la volontà di risolverle non man-cano.

Il quadro diventa più cupo quando siesce dall’ambito universitario per attra-versare le vie di Foggia. Si vive uno stato didisagio, come a dire: “tu no, non sei benaccetto qui”. Sì, perché non poter vivere inpiena autonomia un posto vuol dire nonessere accettato.

Sono tante le difficoltà. Dover “cammi-

nare” per strada piuttosto che sui marcia-piedi perché o essi sono impercorribili o levie d’accesso sono bloccate da parcheggi“selvaggi”. Non poter usufruire a pieno deimezzi pubblici, perché spesso privi dirampe funzionanti o a causa di fermatenon adatte all’utilizzo di tutti.

Strutture pubbliche non sempre acces-sibili, come quella volta che il conservato-rio di Foggia non poteva dotarsi di unascensore perché, qualcuno, in altri uffici,riteneva che i vincoli storici sull’edificio va-lessero più di una persona.

Anche qui le scelte sono poche: ti fermia dannare qualcuno o qualcosa perché lacittà non è a misura di tutti o ti rimbocchile maniche e cerchi di dare il tuo contri-buto affinché anche la più piccola fesseriapossa migliorare.

Perché nonostante tutto, nonostantesia un ragazzo di provincia catapultatonella città, e ancor prima un ragazzo diun’altra nazione catapultato in Italia, senti

di far parte di una comunità che in qualchemodo vuole rialzarsi, e per fare ciò c’è bi-sogno di cittadini e di giovani che ci cre-dono fortemente.

Insieme agli amici e compagni dei Gio-vani Democratici, tra le varie tematicheabbiamo deciso di accendere i riflettorisulle disabilità e le barriere architettoni-che, sia a Foggia che in tutta la Capitanata.Le cose possono cambiare quando politicae società civile si uniscono per crescere in-sieme.

Si potrebbe scrivere un romanzo interosulle difficoltà di una persona disabile nelvivere a Foggia, ma ora più che mai c’è bi-sogno di focalizzarsi sugli esempi positiviche ci sono e lavorare affinché si migliorisempre più.

C’è un vecchio proverbio cinese chedice: “L’acqua goccia dopo goccia con iltempo frantuma la roccia”, il nostro impe-gno costante come l’acqua potrà frantu-mare tutte le barriere. (m.g.f.)

Si chiama Peba, ovvero il Pianodi Abbattimento delle BarriereArchitettoniche ed è uno stru-

mento di cultura e civiltà che ogniComune dovrebbe adottare per ren-dere la città realmente fruibile atutti. Si tratta di uno strumento dicensimento di tutte le barriere ar-chitettoniche, che permetterebbeper la prima volta all’Amministra-zione comunale di avere una cono-scenza integrale di tutti gli“ostacoli” presenti in edifici e spazipubblici.

Una ricognizione di base neces-saria e propedeutica alla program-mazione di interventi organici eomogenei per rendere Foggia (comequalunque altra città) realmente ac-cessibile. Sul fronte, per questa bat-taglia, ci sono gli attivistidell’associazione radicale “Mariate-resa di Lascia” che, incassato unprimo importante risultato, nonmollano la presa. E spingono affin-ché si proceda a passi spediti versola piena attuazione del piano.

Peba a Foggia, a che puntosiamo?

Il 22 giugno del 2016 una nostramozione è stata approvata all’una-nimità da tutti i Consiglieri comu-nali. La mozione richiamaval’Amministrazione a dare immediataattuazione al Peba secondo gli ob-blighi di legge previsti nella L. 41 del1986. Nel febbraio di questo anno è

stato avviato l’iter amministrativoper la concreta redazione del pianoche auspichiamo possa essere por-tato a compimento, nel piùbreve tempo possibile, per ga-rantirne l’effettiva redazione ela sua successiva attuazione.

Da tempo l’associazione ra-dicale ‘Mariateresa Di Lascia’ èimpegnata nel sollecitarel’adozione del Peba, un obbligodi legge risalente al 1986. Ep-pure, nonostante i 31 anni di ri-tardo (culturale, civile, sociale),il Comune di Foggia è stato ilprimo in Puglia ad avviare il pro-cesso…

Come radicali foggiani rivol-giamo la nostra attenzione alla con-

creta affermazione dei diritti fonda-mentali della persona. In questaprospettiva ormai nel lontano 2015

promuovemmo con l’associazioneLuca Coscioni un seminario a Fog-gia, per spiegare cosa fosse il Peba,le potenzialità dello stesso nel ga-

rantire l’effettivo ab-battimento delle bar-riere architettoniche e

permettere atutti di potervivere piena-mente la no-stra cittàa u t o n o m a -mente. Dopo il convegnoabbiamo iniziato un’azionedi sollecitazione verso icomponenti del Consigliocomunale perché il pianodivenisse realtà per Foggia.

Un’azione che si è prodotta in unaserie di proficue audizioni in com-missioni e l’adozione della mozionedel 22 giugno del 2016, che ha resoFoggia la prima città pugliese a dareimpulso per l’adozione del Peba. Ciauguriamo che ai passi fatti si ag-giunga quello decisivo, quello del-l’effettiva attuazione e adozione delpiano da parte dell’amministra-zione. Una passo di civiltà, di ri-spetto dei diritti di tutti i cittadini,che ponga la nostra città all’avan-guardia.

L’affidamento dell’incarico per laredazione del piano, però, è solo ilprimo passo di un più complessoiter tecnico e burocratico. Quali de-vono essere i prossimi passaggi equali le tempistiche e le responsa-bilità?

Foggia, come la gran parte delle

città italiane anche esse sprovvistedel Peba, presenta molteplici bar-riere architettoniche, dallo scivoloassente in molti marciapiedi in cor-rispondenza dei passaggi pedonaliad idonei accessi in molti edificipubblici. Negli anni, con la crescitadella consapevolezza e degli obbli-ghi normativi, sono stati fatti nume-rosi interventi ma tutti caratterizzatidall’essere disomogenei e disorga-nici. Una semplice passeggiata perla città restituisce tale immaginepotendosi facilmente imbattere instrade nelle quali alcuni marciapiedihanno gli scivoli, altri non li hanno e- se vi sono - sono poco manutenutio ormai inaccessibili.

Ciò genera ancor più difficoltàper chi, diversamente abile, devemuoversi in questa giungla di diffi-coltà. Con il Peba si potrebbe final-mente pianificare un organicoabbattimento delle barriere archi-tettoniche. Sarà il primo passo peril superamento delle barriere cultu-rali e la crescita di una comunità piùunita. (m.g.f.)

ottobre - duemiladiciassette

focus

Il punto di Blerim Xheladini, universitario e membro della Commissione disabilità UniFg

A febbraio è stato avviato l’iter amministrativo per la sua concreta redazioneL’associazione ‘Di Lascia’ non molla la presa: “Si proceda a passi spediti”

Peba, a che punto siamo?

7

Se “quattro passi” diventano “due spinte”…Si vive uno stato di disagio, come a dire: “tu no, non sei ben accetto qui”

Foggia prima in Puglia a dare impulso alla redazione del piano. Ma bisogna andare avanti

Un passo di civiltà, di rispetto dei diritti di

tutti i cittadini, cheponga la nostra città

all’avanguardia

“ “

LA TESTIMONIANZA

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Non sarà la storica finale degli US Open Vinci-Pennetta mala partita è così succulenta e inedita, specie nell’ottica digenere, che vale la pena seguire dagli spalti il match. Il

successore di Raffaele Piemontese sarà per certo una donna:la sfida per la segreteria provinciale del PD di Capitanata è tuttarosa, tra Lia Azzarone e Iaia Calvio. A cercare precedenti a li-vello nazionale se ne trovano - raramente, ma è accaduto -quattro anni or sono ad Ancona e nel 2014 addirittura per la se-greteria regionale del Molise.

Non vale il primato ma è certamente un segno dei tempi.Vagamente somiglianti nella fisionomia o quantomeno nei co-lori, ugualmente ammiccanti e femminili ma altrettanto spigo-lose e pungenti, le due lady del PD sono sponsorizzate dacorrenti diametralmente opposte. Lia Azzarone, commissariodella Asp De Piccolellis, ha le spalle coperte da una triade dibig, Piemontese-Campo-Bordo, la roccaforte manfredoniana eil segretario uscente, l’ex sindaca di Orta Nova Iaia Calvio, già

vice segretaria provinciale del PD (“operazione di facciata” l’hadefinita lei stessa a posteriori) ha accanto un mastino della po-litica, l’europarlamentare Elena Gentile (accoppiata quanto-meno insolita considerati i pregressi) e la benedizione nell’AltoTavoliere dell’ex consigliere regionale Dino Marino. Deluso ilpubblico da casa che pregustava confronti velenosi. La neti-quette e lo stile delle due contendenti non lo prevedono, e i sup-porter non si sono infiammati. Lia Azzarone, militanteperseverante, è una fedelissima dell’attuale assessore regio-nale al Bilancio; Iaia Calvio, denunciando il malaffare una voltacaduta la sua amministrazione, è diventata, a torto o a ragione,donna simbolo della legalità. A fine ottobre si saprà chi l’haspuntata (entro il 29 ottobre si svolgerà l’Assemblea provincialeche concluderà il Congresso del Partito Democratico, a cui par-tecipano i 7330 iscritti alla data del 25 settembre). Rispondonoal fuoco incrociato senza risparmiarsi e senza sotterfugi. Inun’intervista doppia abbozzano il loro PD del futuro.

8 ottobre - duemiladiciassette

polisa cura di Mariangela Mariani

Lady PDSfida in rosa per la segreteria provinciale del Partito Democratico

Intervista doppia alle due candidateIaia Calvio e Lia Azzarone

Questa inedita sfida al femminile quale significato riveste e quanto pensa ci sia di rivoluzionario rispetto ai rapportitra i due sessi in politica e alla leadership femminile?

Quanto è differente, rispetto alla sua avversaria, la sua proposta in termini di linee programmatiche?

Quali priorità avrà il suo PD in provincia di Foggia?

La componente femminile del partito, la Conferenza delle donne democratiche , andrà pure quella ricostruita. Sembrerebbe imprescindibile rispetto aduna candidatura al femminile alla guida del partito. Quale pensa sia il futuro di quell’organismo? Quanto conta per lei la rappresentanza di genere?

Entriamo nei piccoli Circoli: davanti a “inciuci” e ad ambiguità come si comporterà? Quanto ritiene sia importante il ripristino del rispetto delle regole e quanto intende lavorarci?

Dovesse perdere questa sfida, dovesse dunque tradirla il suo partito, ripenserebbe il suo impegno nel PD?

Se una sfida al femminile alla leadership del partito in Capitanata è ancora“ rivoluzionaria” siamo messi maluccio. È sicuramente una bella novità,

ma qui stiamo parlando di due idee di partito e non credo che abbia nulla ache fare con il genere dei candidati che le incarnano.

In un aspetto: si pone in netta discontinuità rispetto a quello che èstato fino ad oggi il Partito Democratico, chiarendo e sottolineando che

denunciare certi cortocircuiti non significa denigrare la comunità cuiappartengo, ma esprime il bisogno mio e credo di molti altri di porvi ri-

medio e di curare gli aspetti che finora hanno funzionato male.

È il segno dei tempi. Rivoluzionario mi pare un po’ troppo, certo è una bella evoluzione. Usciamodal ghetto delle quote e, comunque vada, una di noi dirigerà la Federazione provinciale del PD,cioè del partito politico più diffuso e radicato in provincia di Foggia e con il maggior consenso

elettorale. Una bella sfida e una bella responsabilità.

Tanto quanto sono differenti i concetti ‘cambiamento’ e ‘nuovismo’. Io ho ricevuto dalla base delPD, prima ancora che da un pezzo del gruppo dirigente, la sollecitazione a candidarmi per raffor-zare il positivo processo di evoluzione della nostra comunità politica. Quello che ci ha portato, dal2015 in poi, a vincere le elezioni regionali e amministrative, ad aprire nuovi Circoli e riaprire quelli

chiusi, a guardare con più attenzione alla società civile. La mia avversaria si presenta come ‘ilnuovo’ nel tentativo di nascondere le sue responsabilità e quelle del pezzo di gruppo dirigente chele ha chiesto il sacrificio della candidatura. È il nuovismo che punta a confondere tutto per giusti-

ficare ogni contraddizione e incoerenza.

Serve un PD di Capitanata che torni ad essere comunità, occorre riprendere confidenza con larealtà materiale, con le questioni concrete. Dunque, priorità avranno le criticità che riguardanoi vari territori che fino a questo momento sono rimasti soli a condurre battaglie politiche sulle

quali invece è assolutamente necessario fare squadra.

Provocare e favorire tutti i processi originati dalla ricerca di coesione sociale e di condivisione degliobiettivi, perché solo così saremo competitivi e attrattivi. Dobbiamo avere cura dei luoghi. Dobbiamodare o conservare qualità al contesto naturale, innanzitutto uscendo dal ciclo dei rifiuti impostato sulmodello discarica e attivandoci contro ogni abuso del suolo e del sottosuolo. Dobbiamo riconoscere ilvalore assoluto della legalità. Dobbiamo stare dalla parte del lavoro e dobbiamo accogliere tanto i mi-

granti in cerca di futuro che le imprese portatrici di investimenti e opportunità.

Non sono un’appassionata delle battaglie di genere, preferisco il merito. Certo, a parità di me-rito faccio il tifo per le donne. Se però già una sfida al femminile alla leadership del Partito rap-presenta ancora un atto rivoluzionario allora vuol dire che è ancora necessario disporre di unasorta di “recinto protetto” dove elaborare politiche che liberino i talenti femminili da tanta mi-

soginia che ancora alberga nella classe politica di Capitanata

I cosiddetti ‘organismi femminili’, come le ‘quote rosa’, mortificano la rappresentanza femminilee però mi rendo conto della loro funzione culturale, prima ancora che politica. La Conferenza è unorganismo previsto dallo Statuto e deve essere ricostituita, tenendo conto che a guidare il PD sarà

una donna. Quindi, mi auguro ci sia meno spazio per le rivendicazioni interne e più spazio per leproposte programmatiche da realizzare insieme agli uomini del PD.

Il ripristino delle regole è fondamentale non solo per i piccoli circoli. In questi giorni, per il con-gresso sto visitando e ascoltando i circoli: c’è grande disagio. Io credo che bisognerebbe tenereinsieme la legittima aspirazione all’autonomia dei circoli che meglio conoscono il proprio terri-

torio con una linea politica chiara, riconoscibile e riconducibile al PD provinciale senza maivenir meno al proprio corredo valoriale . Se non abbiamo lo stesso orizzonte politico a quale

genere di comunità apparteniamo?

La Federazione provinciale ha avuto e avrà rispetto dell’autonomia dei Circoli. Altrettanto rispettomi attendo dai segretari e dai dirigenti dei Circoli. E mi aspetto partecipazione attiva alla vita del

Partito Democratico. Ciascun Circolo avverte come fondamentali le vicende che interessano la co-munità in cui operano, eppure bisogna occuparsi anche di ciò che avviene fuori dai confini della

nostra città e promuovere quanto di buono fatto a Foggia, a Bari, a Roma e a Bruxelles.

A proposito di donne, il caso Mattinata è recentemente balzato agli onori delle cronache nazionali (la segretaria cittadina è stata tirata in ballo,in particolare, per i fatti giudiziari che riguardano il fratello). Lei da segretaria del PD di Capitanata, come si sarebbe comportata?

Situazione molto delicata. Per me la legalità è l’unica strada che la Capitanata può percorrereper costruire un progetto di sviluppo più dell’allungamento della pista del Gino Lisa. Se questa

terra è occupata dall’illegalità non ci sarà aeroporto che tenga e che potrà attrarre investi-menti. Non conosco la segretaria di Mattinata e non conosco la situazione locale, ma se le cose

stessero come sono state raccontate il circolo andrebbe commissariato.

Avrei chiesto a Libera Scirpoli, che stimo e apprezzo come donnae dirigente politico, di fare esattamente ciò che ha fatto lei pren-dendo pubblicamente le distanze dalle vicende giudiziarie che ri-

guardano il fratello.

Perdere una sfida democratica, in maniera democratica, non significa essere “tradita” dal pro-prio partito. In un confronto democratico si può vincere e si può perdere. Non sarebbe questo il“tradimento” del partito. Ne ho subiti ben altri di tradimenti dal Partito Democratico di Capita-

nata. In ogni caso, se il Partito non cambierà e continuerà ad essere prigioniero di logiche“feudali” non è escluso che possa prevalere l’aspirazione di libertà alla lealtà che finora ho

sempre avuto nei confronti del Partito.

Ma quale tradimento. Sarebbe la libera scelta di una comunità li-bera che rispetterei come ho sempre fatto. Nei 10 anni di vita del

PD, il mio impegno non è mai venuto meno, perché sono una mili-tante convinta che ha contribuito alla sua fondazione. Qua sto e

qua resto. E comunque, il congresso lo vincerò.

Iaia Calvio

Lia Azzarone

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9ottobre - duemiladiciassette

modaa cura di Dalila CampanileMiss Irriverenza

Guida pratica alle tendenze autunnali 2017

DETTAGLI IN PRIMO PIANO

Sarà un gioco da ragazze attualizzare i capi di ab-

bigliamento della vecchia stagione: basterà in-

vestire sui dettagli. Gli orecchini tornano ad

essere appariscenti, le lunghezze esagerate da

sfoggiare con un raccolto castigato. Grande ri-

torno anche dei colletti rigidi con le applicazioni:

indossandolo su una polo manda in pensione la

solita catenina. E poi spille di piume, pon pon di

pelo e paillets sono pronti a irrompere sull’abbi-

gliamento classico con la loro irriverenza.

Tra capispalla shock, volumi esagerati, ricami fiorati:

con accessori vistosi sarà impossibile non farsi notare!

CASUAL XXL | Con le temperature più fredde di-

venta un vero piacere poter indossare capi comodi e

avvolgenti senza rinunciare allo stile: è questo il

senso del casual moderno, che predilige tessuti fel-

pati, fibre tecniche a prova di grinza - che sollievo non

doversi più preoccupare di arrivare in ufficio con un

outfit spiegazzato! - e volumi extralarge.

CAPISPALLA A COLORI | Con le prime piogge torna in

auge il trench: meglio se lungo e in colori vitaminici.

Le più estrose si divertiranno a sfoggiare le pellicce

ecologiche, soprattutto se declinate in nuance forti

come il blu cobalto o il rosa shocking. Le più nostalgi-

che invece troveranno rassicurante il ritorno di un

grande classico: il cappotto cammello, che si apre alla

modernità con una cintura in vita in pelle.

REGINA DI FIORI

Sdoganata anche nella stagione

fredda, il floreale è la fantasia

protagonista del momento: co-

rolle sfacciate stampate oppure

petali delicati ricamati ovunque.

L’abito classico è un tripudio di

bulbi, il jeans è impreziosito da

rose damascate. Nemmeno le

borse e le scarpe sono rispar-

miate. Il mood? Orientale o ba-

rocco, queste le uniche

alternative consentite.

Abito in foto in vendita

presso Punto a Capo

Anche le più timide si lasceranno conquistare da un dettaglio vistoso: quest’autunnoce n’è per tutti i gusti. Anzi, per tutte le personalità; l’importante sarà lasciarsi andaresenza timore di apparire sfrontate perché il messaggio di tendenza è proprio questo:per una volta essere irriverenti è di (gran) moda.

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a cura del dott. Gianluca D’Alessandro

La Spirulina è scientificamente conosciuta conil nome di Arthrospira platensis e vive nelleacque salate delle aree sub-tropicali. E’

un’alga di colore verde scuro, tonalità che le vienedonata dalla presenza di clorofilla, e la tipica formaa spirale le ha conferito il nome. Il suo uso è notoda centinaia di anni presso le popolazioni locali, an-cora prima della sua scoperta da parte dellascienza.

L’alga spirulina viene coltivata soprattuttopresso il lago Ciad in Africa, e in America centralefin dai tempi degli Aztechi, dove ora si trova pressoalcuni laghi salati sull’altopiano messicano.

Per la ricchezza di minerali basici, la spirulinarientra tra i cibi alcalini perché contribuisce a rista-bilire l’equilibrio acido-base.

Quest’alga è ricca di proteine vegetali ad altovalore biologico, contiene tutti e 8 gli amminoacidiessenziali, molte  vitamine tra cui quelle deigruppi A e B, il betacarotene, la vitamina D, la vita-mina K e la vitamina E.

Contiene anche acidi grassi essenziali, Omega3 e Omega 6, che contrastano i livelli di colesteroloe trigliceridi, e minerali come il ferro, magnesio,manganese, calcio, iodio, potassio e oligoelementi.Per la sua ricchezza in sali minerali e vitamine puòessere usata dalle donne in gravidanza e allatta-mento, e dagli sportivi in quanto le proteine e vita-mine contenute nell’alga svolgono un’azioneenergizzante. Può essere usata anche da chi vuoletenere sotto controllo il proprio peso in quanto ha

un bassissimo contenuto calorico.Si sconsiglia l’utilizzo di spirulina per chi ha

problemi di ipertiroidismo o soffre di malattie au-toimmuni. Infatti, per i soggetti che soffrono di iper-tiroidismo e quindi hanno una produzione eccessivadi ormoni, la condizione potrebbe peggiorare conun’assunzione di spirulina vista la ricchezza di iodiopresente nell’alga. Potremmo avere diversi effettispiacevoli come stati di ansia e agitazione, nervo-sismo, tachicardia e insonnia con aumento anchedella sudorazione.

In caso di ipotiroidismo invece, dove la tiroideha una funzionalità ridotta, la spirulina può diven-tare utile per ripristinare la corretta funzionalità ti-roidea. La quantità di spirulina da assumere oscillatra 1 gr e 5 gr al giorno. Sotto 1 gr non si percepi-scono gli effetti, sopra 5 gr può avere controindica-zioni. L’alga spirulina si trova in commercio informe diverse, in polvere, tavolette o capsule.

Un rimedio naturale per la nostra salute

Alga SpirulinaDai tempi degli Aztechi fino ad oggi

10 ottobre - duemiladiciassette

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11ottobre - duemiladiciassette

salute&benessere

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12 ottobre - duemiladiciassette

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13ottobre - duemiladiciassette

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società

Negli ultimi tempi, la disoccu-pazione inginocchia semprepiù i giovani in cerca dispe-

rata di una stabilità economica e diun’identità professionale. Proprioper questo, pare che la volontà diavviare un’attività free lance stiaprendendo sempre più piede. Unragazzo su due, infatti, rivisita an-tichi mestieri in una veste autenticae genuina come la gestione di unagriturismo. A tal proposito, il Go-verno ha adottato delle misure disostegno fiscale che permettono diaccedere più facilmente ai terrenidemaniali: ben cento in tutta la Pe-nisola dalla Via Appia alla Franci-gena.

“Valore Paese - Cammini e Per-corsi” è il bando che l’Agenzia delDemanio mette a disposizione pergli under 40 tramite una conces-sione gratuita (9+9 anni) eun’istanza di valorizzazione pertutti coloro che rientrano nei 50anni di età: case cantoniere, torri,poderi e masserie riprendono vitacome punti di ristoro, botteghe ar-tigianali, spa, hotel, agriturismi epresidi medici trasformandosi inlocation perfette per ospitare atti-vità culturali, ricreative e di forma-

zione al fine di rispondere alle esi-genze di sosta e permanenza e alledomande di relax esvago da parte dituristi.

L’obiettivo èquello di promuo-vere una nuova ideadi turismo respon-sabile, sfruttandooltre cinquantabeni appartenentiagli Enti territoriali,quarantatre immo-bili pubblici gestitidall’Agenzia del De-

manio e dieci strutture dell’Anasubicate su famosi itinerari storico-religiosi e i percorsi ciclopedonalidell’Acquedotto Pugliese.

Solo in Puglia si contano quin-dici strutture che coinvolgono la ViaAppia, la Via Francigena, il RegioTratturo Pescasseroli Candela e laCiclovia dell’Acqua. Nel primo caso,si annovera il Casello Ferroviariodi Altamura e Masseria DolceMorso a Taranto, costituita da settetrulli allineati e da un edificio co-perto di due piani con un piccoloterrazzino. La masseria di trova al-

l’interno del parco regionale “Terradelle Gravine”. Nel secondo itine-rario, invece, vi sono Ca-sina Ruta e unfabbricato urbanoimmerso nella cit-tadina di Ruvo diPuglia, un localenel centro sto-rico di Corato, las e t te ce n te s ca“Locanda delloStallone” a Mar-gherita di Savoia, la“Scuola Rurale” e “Villa

Bonelli” a Bar-letta e un ostello ubi-cato sul lungomaredi Brindisi. Nei per-corsi sono coinvoltianche tracciati sto-rico-religiosi e ciclo-pedonali riconosciutia livello locale: ilCammino Micaelicoe il Regio TratturoPescasseroli - Can-dela. Infine, la Ciclo-Via dell’Acqua si

posiziona a Lecce presso la “Mas-seria Cocola” nel Parco NaturaleRegionale “Litorale di Ugento” in-sieme a diversi fabbricati rurali ri-

salenti al sec. XIX; al Caselloferroviario di Toritto, ai

trulli di ColoniaBianchi e Coppo-

licchio a Fasanoe il CaselloFerroviario diGrumo Ap-pula.

Ognuno diessi rientra

nel Piano Strate-gico del Turismo e

del Piano Straordina-rio della Mobilità turistica

in quanto si punti a potenziare l’of-ferta turistico-culturale, tale da de-congestionare le località giàsovraffollate: il coinvolgimento dicooperative, associazioni ed im-prese composte da un organicogiovane ed attivo su ciascun terri-torio con l’opportunità di educare icittadini alla gestione degli spazicondivisi e riqualificare spazi ab-bandonati per convertirli in luoghidi incontro per viaggiatori e turistidediti alla scoperta dell’Italia.

Rifarsi la masseria? Da oggi si può!Castelli, torri e case cantoniere in concessione gratuita per gli under 40

Oltre cento strutture messe a bando dalla Via Appia alla Francigena

DI MICHELA

SERAFINO

SOCIOLOGA

ottobre - duemiladiciassette14

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ambienti

Iniziata la stagione autunnale, la-sciati ormai alle spalle i bianchi eluminosi ambienti dell’estate, i

sensi hanno bisogno di altri spunti, dicalore e di novità che stupiscono. Rin-novare, trasformare, certamente in-seguendo il trend del momento ognivolta che lo si desidera (ma senzatroppe spese come quelle che delleopere edili comportano), non è maistato così facile, grazie alla scelta mi-rata dei complementi d’arredo e deitessili che, talvolta, risultano gli ele-menti più determinanti e di resa im-mediata proprio nellaricerca di un effetto di casasubito fresca e rinnovata.Che siano per il letto o il di-vano o la tavola, cuscini otende, la parola magica inquesto senso è «contamina-zione». Dagli intramontabililini semitrasparenti o cana-poni molto sostenuti al vel-luto damascato, la stagionepiù fredda scopre le palette cromati-che della terra: calate maestose di

tende marronebruciato, ocra,bordeaux, cicla-mino, verdebosco e salvia lafanno da pa-drone insieme a

cuscini con fantasie geometriche ecopridivani dalle grammature e pesi

maggiori, dalle trame tridimensionali.Sarà l’abilità di mixare texture e gra-fiche con colori in contrasto a darenuova identità all’ambiente.

Attenzione, però: intervenire uni-camente su una tenda, ad esempio,per quanto possa aiutare a riempireun ambiente di per sé non identitarioe spoglio, da solo non basterebbe a

rinnovarne l’aspetto. In effetti, quandosi parla di tessili a servizio dell’imma-gine dell’ambiente, si parla di un in-tervento globale trattato con intento diunitarietà. Rivestire i cuscini dellesedie o del divano, ad esempio, sce-gliendone il tessuto in contrasto con ildivano o con il paralume di una lam-pada da tavolo. O adoperare un fou-lard copridivano dalla fantasiageometrica anni ‘70 che sua voltatrova accordi cromatici con le tende.Stessa cosa per i complementi desti-nati alla tavola, che si tratti di runnero di tovagliette che rimandano a unlampadario, insomma lo spazio di-venta il riferimento di una tavolozza dicolori e di elementi funzionali che sicerca di far dialogare tra loro. Da evi-tare è l’abbinamento monocromaticoassoluto, decisamente troppo “tonto”e scontato per sortire l’effetto di rin-novamento voluto. Sì ai tessuti stam-pati, rigatini e texture fiorate, stampeoptical, grafiche dal sapore etnico perdare vita ad un ambiente eclettico echic.

La casa si rinnova e si “scalda” con i tessili e i complementi d’arredo ispirati alla terra

D’autunno, di foglie e di magici intrecciLa parola magica per un restyling senza stress è «contaminazione»:l’abilità di mixare texture e grafiche darà nuova identità all’ambiente

DI SIMONETTA

CAMPANELLA

ARCHITETTO

Il colore Pantone dell’autunno-inverno è l’ot-tanio, un blu da sottotono caldo vibrante, da met-tere a contrasto con tonalità “acide” come verdesalvia e il senape oppure da scaldare con del ci-clamino o nocciola. a teoria è perfetta! Ora ve-niamo ai consigli pratici. Un esempio? Perrinnovare un salotto che non “emoziona” più op-pure per liberarlo dall’effetto “freschi sposi”dopo alcuni anni dal matrimonio, l’ideale è pun-tare sulla tappezzeria di cuscini e plaid, ancheutilizzando elementi di peso diverso (cotone elana) per differenziare la sensazione di calore.Oppure, tappezzare la poltrona singola, la-sciando il divano come era in origine, e farla di-ventare il pezzo forte del salotto concentrandosu di essa tutti i rimandi di colore e stampe di cu-scini e calate dei tendaggi. In camera da letto,ancora, largo uso alle parure copripiumino dou-ble face in grado di arredare e trasformarsi con-tinuamente, soprattutto se abbinate a unavalanga di cuscini di seta e raso che renderannol’angolo del riposo davvero chiccosissimo.

L’IDEA IN PIU’

15ottobre - duemiladiciassette

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16 ottobre - duemiladiciassette

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ottobre - duemiladiciassette 17

Il punto con dr. Alessandro D’Afiero, chiamato a coordinare e dirigere le varie attività

La volontà di rilancio del-l’Ospedale Tatarella di Ceri-gnola, fino a poco tempo fa

a rischio chiusura, si evince da unaserie di scelte operate dall’Asl Fg, etese a promuovere le varie iniziativedi ogni unità operativa dell’ospedaleed a rinforzare gli organici all’attivoin ogni reparto, per offrire un serviziosanitario qualitativamente sempremigliore.

Nello specifico emergono innova-tivi scenari nei quali si colloca anchel’unita operativa di gin-ost che si de-linea come il nuovo fiore all’occhiellodel Tatarella e si configura con unaidentità caratteristica nell’ambito gi-necologico distinguendosi nelle pro-prie peculiarità sia dagli OspedaliRiuniti che dalla struttura di San Se-vero. Grazie ad una serie di investi-menti oculati e volti a delineare unaprecisa collocazione delle compe-tenze locali si è guadagnata il meritodi diventare Centro di coordinamento

per il Nord-Puglia per la Rete Onco-logica Pugliese, il che permette diveicolare la gestione di tutte le pato-logie neoplastiche femminili del ter-ritorio. Inoltre è stato realizzato ilCentro Pelvi, unità chirurgica multi-disciplinare che mira a correggere lepatologie disfunzionali del pavimentopelvico. A coordinare e dirigere levarie attività un professionista im-portato dalla terra campana, il dr.Alessandro D’Afiero, specialista inGinecologia ed Ostetricia, Uro-gine-cologia e Chirurgia Oncologica.

Dr . D’Afiero, lei arriva dalla Cam-pania, dopo anni trascorsi a collezio-nare successi chirurgici nel campodell’uro-ginecologia, cosa si aspet-tava arrivando a Cerignola e qualierano i suoi sogni più reconditi?

Quando sono arrivato a Cerignolaho trovato un reparto che offriva unbuon livello di ostetricia, il mio obiet-tivo era di offrire la chance di aiutareil reparto a definire una sua identità

operativa ed il desiderio di promuo-vere una equipe preparata e deter-minata a ritagliarsi una identitàchirurgica per emergere nel pano-rama locale e nazionale.

Nel piano di riordino ospedalieropugliese che ruolo è destinato a rico-prire l’ U.O. di GIN di Cerignola?

Siamo diventati Centro di riferi-mento oncologico per il Nord-Puglianell’ambito della Rete OncologicaPugliese, che equivale a dire che ri-copriremo un ruolo attivo e coordina-tivo nella diagnosi e gestione dellepatologie tumorali femminili.

Quali interventi chirurgici propo-nete e quali sono i tempi di attesa?

Intanto abbiamo a disposizione

dell’utenza ilCentro Pelvi cheè un polo chirur-gico preposto altrattamento diincontinenza uri-naria, prolassiuterini, vescicali,rettali. Stiamooperando alacre-mente per abbat-tere le listeoperatorie di at-tesa, chiara-

mente la direzione generale cisostiene incrementando l’organico inservizio, d’altro canto aumentare ilnumero di sedute di sala operatoriae di anestesisti dedicati ci consentiràdi soddisfare la popolazione locale edanche le numerose pazienti chestanno arrivando da oltre regione.

È previsto un tavolo tecnico allaRegione entro breve termine, in cuisi farà il punto della situazione suipunti nascita… Quali sono le richie-ste avanzate a breve e lungo ter-mine?

Innanzitutto stiamo completandoil progetto di offrire un centro di dia-gnosi prenatale al territorio che per-metterà di smaltire al meglio le

innumerevoli richieste da parte dellegravide, alle quali quanto prima of-friremo anche il servizio di partoa-nalgesia, ed inoltre sono già inbilancio cospicui investimenti perl’acquisto di strumentari e tecnologiesempre più avanzati .

Il bilancio dopo quasi un anno diattività?

Abbiamo ampiamente superatogli standard qualitativi prefissati, ot-timizzato le risorse garantite dal-l’Asl-Fg, che vanta una direzionestrategica (nella persona di VitoPiazzolla) estremamente sensibile aquesta realtà sanitaria. Per il futurol’obiettivo è di migliorare la qualitàdei servizi offerti ai cittadini fino araggiungere l’eccellenza.

Qual è il suo messaggio di con-gedo per le pazienti ?

Promuovere una corretta infor-mazione significa già fare preven-zione, perché rende le personeconsapevoli di un problema che sonoin grado di identificare, e le mette ingrado di compiere le scelte più op-portune per curarlo, pertanto poten-zieremo anche le occasioni di dialogocon la popolazione tramite incontrimirati e giornate dedicate al temadella prevenzione.

L’Asl Fg investe in un settore misconosciuto promuovendo

le eccellenze territoriali

Il trascorrere del tempo comporta la comparsa di alterazioni e patologie

Il trascorrere del tempo in-duce la comparsa di altera-zioni e patologie sia a carico

dei componenti del bulbo oculare,che di quelle strutture che costi-tuiscono gli annessi oculari.

La più frequente alterazionedelle palpebre, più spesso supe-riori, è la dermatocalasi. Condi-zione generalmente bilaterale, sisviluppa perché la cute palpebraleperde la sua elasticità e si assot-tiglia, determinando la forma-zione di una piega cutaneasovrabbondante che pende finoltre le ciglia, conferendo alla pal-pebra un aspetto cadente, aggra-vato dalla frequente coesistenzadel rilasciamento di cute e mu-scoli della fronte. Il trattamento diquesta affezione è chirurgico, fi-nalizzato ad eliminare la cute ineccesso.

Anche la refrazione subiscel’effetto del passare del tempo: lacapacità dell’occhio di mettere afuoco si riduce fisiologicamentedopo i 40 anni, raggiungendo ilmassimo della sua espressioneintorno ai 60. Questo difetto otticoprende il nome di presbiopia. Laperdita di elasticità del cristallino

e l’indebolimento dei muscoli chelo sorreggono determina la pro-gressiva difficoltà nella messa afuoco per vicino, per cui nelle fasiiniziali il soggetto tende ad allon-tanare il piano di lettura o, in ge-nere, di lavoro, per poi non esserein grado di individuare i caratteri ole cose più piccole.

La correzione della presbiopiaprevede l’impiego di occhiali, le cuidiottrie si determinano tenendoconto dell’età dell’individuo edell’eventuale difetto ottico, mio-pia o ipermetropia.

La patologia più frequente delbulbo oculare è la cataratta senile,progressiva perdita della normaletrasparenza del cristallino che in-sorge in pazienti di età superioreai 55 anni e la cui incidenza au-menta all’aumentare dell’età. Cli-nicamente la cataratta simanifesta con disturbi visivi, chenelle fasi iniziali sono prevalente-mente qualitativi: la vista divieneannebbiata e non più nitida, ini-

ziano a comparire aloni attornoalle luci. Con il progredire dellaopacizzazione del cristallino si hauna riduzione anche quantitativadella vista, con progressiva ridu-zione del visus. Caratteristicodelle fasi iniziali della cataratta èanche l’eventuale cambiamentodel difetto visivo: per esempio puòdeterminarsi la comparsa dimiopia in età adulta-senile edalcuni individui riescono a leg-gere nuovamente senza l’au-silio degli occhiali.

La terapia della cataratta èesclusivamente chirurgica e pre-vede la sostituzione del cristallinocon una lentina intraoculare.

In sede retinica i fisiologici pro-cessi di invecchiamento hanno unruolo importante nello sviluppodella degenerazione maculare le-gata all’età (DMLE), la cui inci-denza aumenta dopo i 65 anni eche, dato l’allungamento della vitamedia, rappresenta la causa piùfrequente di ipovisione nei paesi

industrializzati. La fase più precoce di questa

patologia, generalmente asinto-matica, è rappresentata dalla

comparsa di drusen, accumuli dimateriale giallastro nella macula,parte centrale della retina. Questafase può rimanere tale o evolvereverso le due forme della patologia:la DMLE essudativa, forma umida,e la DMLE atrofica, forma secca.

La prima è caratterizzatadalla formazione di neovasi al di-sotto della retina, che si manife-sta con riduzione della acuitàvisiva ed una visione distorta(metamorfopsie); nella secondasi determina un pro-

gres-s i v o

assottiglia-mento del tes-

suto nervoso retinico,con graduale riduzione della ca-pacità visiva.

Mentre per la forma secca nonesiste una terapia efficace, perquella umida i trattamenti previstisono finalizzati a ridurre i neovasisottoretinici.

L’occhio ed i segni del tempoDalla presbiopia alla cataratta senile, passando per la dermatocalasi:

sintomi e trattamenti dei disturbi della vista, in base al variare dell’età

OCULISTA DI FRANCESCA GRANIERIPer i vostri quesiti: [email protected] - Tel. 0881.728115

DI TIZIANA CELESTEPer i vostri quesiti: [email protected] - Tel. 0881.728115GINECOLOGA

Cerignola e le nuove frontiere dell’uroginecologia

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18 ottobre - duemiladiciassette

Prestigioso riconoscimento per ilRegistro Tumori dell’Asl Fg che haottenuto l’accreditamento presso l’AIR-TUM, l’Associazione Italiana RegistriTumori. I Registri Tumori sono strut-ture impegnate nella raccolta di in-formazioni sui malati di cancro resi-denti in un determinato territorio.Quello dell’Asl Fg monitora la popo-lazione dell’intera Capitanata. Natidalla necessità di sorvegliare l'anda-mento della patologia oncologica incontesti territoriali definiti, i RegistriTumori hanno il compito di ricercareattivamente le informazioni, codificarle,archiviarle e renderle disponibili perstudi e ricerche. Si tratta di dati es-senziali per la ricerca sulle cause delcancro, per la valutazione dei tratta-menti più efficaci, per la progettazionedi interventi di prevenzione e per laprogrammazione delle spese sanitarie.La scelta di legare i dati alla residenzaè finalizzata ad ottenere una casisticacapace di riflettere la reale condizionedi un territorio dove sono presentitutte le fasce di età e gli strati sociali.Due i punti di forza del Registro Tumoridi Foggia, evidenziati nella relazionedella Commissione di accreditamento:la competenza e l’entusiasmo delpersonale ad esso dedicato, coadiuvatodal Direttore Fernando Palma, e lapresenza in Puglia di un valido Centrodi Coordinamento regionale che sup-porta il lavoro degli operatori, garan-tisce uniformità nella registrazione eassicura rapidità nel recupero dei datirelativi ai pazienti seguiti fuori regione.Una notizia che ha reso particolar-mente felici i Rotary Club della Daunia,unitamente Centro Rotariano Onco-logico Dauno e al Rotary InternationalDistretto 2120 che si attribuisconouna parte di responsabilità all’otteni-mento dell’ambìto risultato. Nell’annorotariano 2014-2015, infatti, è statasponsorizzata una borsa di studiodella durata di un anno a sostegnodella procedura necessaria alla crea-zione del Registro dei Tumori per laProvincia di Foggia. La commissionegiudicatrice decretò vincitrice del con-corso la dott.ssa Simona Nuzzo, lau-reata in biotecnologie mediche pressol’Università degli Studi di Modena eReggio Emilia, che iniziò la sua col-laborazione con il dott. Fernando Pal-ma nel dicembre 2014 ed ha lavoratoun anno interamente sovvenzionatadal service rotariano.

in poche parole

Registrotumori

Colpisce circa mezzo milione di persone in Italia

L’artrite reumatoide è unamalattia infiammatoria cro-nica che colpisce circa

mezzo milione di persone in Italia.Ha un picco d’insorgenza tra i 35 ed i50 anni e una predilezione per ilsesso femminile rispetto a quellomaschile, con un rapporto di 3:1. Ilcoinvolgimento di soggetti giovani haovviamente un impatto negativo nonsoltanto sulla qualità di vita indivi-duale e familiare, ma anche sul pianosocio-economico.

I sintomi più frequenti della pato-logia sono il dolore, la rigidità e la tu-mefazione articolare. L’artrite puòcomparire in modo acuto, con un’in-fiammazione a carico di diverse arti-colazioni (soprattutto mani, polsi epiedi) o iniziare in maniera subdola,con sintomi generalizzati e aspeci-fici, come febbre, malessere edastenia, a cui si aggiungono succes-sivamente i sintomi articolari. In en-trambi i casi la malattia evolveprogressivamente verso un dannoarticolare irreversibile e, in assenzadi trattamento, può portare a una si-gnificativa invalidità nell’arco di pochianni. L’infiammazione articolare haun tipico andamento a “pousses”, ov-

vero caratterizzato dall’alternanza difasi di remissione e di riacutizza-zione, sostanzialmente imprevedibili.Il danno articolare, invece, è pro-gressivo e si accumula nel tempo.Dopo alcuni anni dall’esordio, il gon-

fiore transitorio legato all’infiamma-zione cede il posto a deformazionievidenti e permanenti; le dita dellemani assumono una forma caratte-ristica, detta “a collo di cigno” e de-viano esternamente “a colpo divento”. Ai polsi possono comparire

delle cisti, contenenti liquido sino-viale che riveste le articolazioni.

Anche le caviglie e i piedi vannoincontro ad alterazioni (come piedepiatto e deviazione “a colpo di vento”delle dita) che compromettono la de-

ambulazione. In talunicasi si osservano dellemanifestazioni extra-articolari, che possonointeressare gli occhi, lacute, i polmoni, il cuoreed i vasi sanguigni. Ladiagnosi viene formu-lata dallo specialistareumatologo sulla basedei dati raccolti conl’anamnesi, l’esame cli-nico, gli esami di labo-

ratorio (VES, PCR, fattorereumatoide) e gli esami strumentali(ecografia e radiografia). La terapiaprevede l’uso in prima battuta degliantiinfiammatori e successivamentedei DMARDs (farmaci antireumaticimodificanti la malattia) e dei farmaci

biotecnologici. Fermo restando ilruolo essenziale dei farmaci, va sot-tolineata l’importanza di imparare agestire la malattia e le sue manife-stazioni nel quotidiano.

Innanzitutto, il dolore e la rigiditànon devono scoraggiare il movi-mento; nelle fasi di remissione le ar-ticolazioni devono essere utilizzate ilpiù possibile, perché l’immobilitàpeggiora la rigidità articolare e inde-bolisce la muscolatura, riducendo lapossibilità di essere autonomi e dicondurre una vita normale. Sonoquindi consigliati la fisioterapia, laginnastica dolce e il nuoto, per man-tenere il tono muscolare e prevenirele deformità articolari, e si racco-mandano il mantenimento di un pesocorporeo ideale, per non sovraccari-care le articolazioni, ed uno stile divita il più possibile sano, senza ec-cessi in campo alimentare e volut-tuario (fumo ed alcool), per prevenirele complicanze della malattia e delleterapie farmacologiche.

E’ importante “gestire” la malattia nel quotidiano:la rigidità non deve scoraggiare il movimento

S.O.S. artrite reumatoide

L’igiene dentale sin dai primi mesi di vita

In ambito medico la preven-zione è sempre la migliorearma di difesa. Questo con-

cetto riveste ancora più impor-tanza in campo di igienedentale. Per igieneorale si intendeun insieme diattività, me-todi di inter-vento eprocedureindirizzatead evitarep a to lo g i eflogistiche alivello di denti,gengive e mu-cosa orale.

In ambito pedia-trico il tutto si può ottenereseguendo semplici regole che val-gono sin dai primi mesi di vita. Inprima istanza ridurre o eliminarel’uso di bevande zuccherate, succhidi frutta del commercio, che, oltre

ad essere dannosi per la salute ingenerale, influiscono sull’insor-genza di sovrappeso e obesità in-

fant i le ,coontribuisce a prevenire cattiveabitudini di vita, senza pregiudicarele qualità nutrizionali della dieta.Nel caso specifico ciò serve a ri-

durre il rischio di cariedentaria.

La carie è una patolo-gia a carattere infettivocausata da microrgani-

smi presenti nel cavoorale che si nu-

trono di zuccheri. Altraregola inportante è evi-

tare di dare ai lattantitettarelle intrise dimiele, usanza moltocomune dalle nostreparti. Inoltre, comemolti pediatri consi-

gliano, l’assunzionedel fluoro sin dai primi

mesi di vita rappresentaun primo importante approc-

cio al problema. La carenza di fluoro rende lo

smalto dentario più fragile e sottilee più esposto al rischio di carie.Nelle prime età della vita e primadell’uso dello spazzolino e del den-tifricio è, quindi, utile effettuare la

f luo-roprofilassi senza

esagerare nelle dosi. Tale pra-tica rientra nelle buone norme diprevenzione a patto di una buonasorveglianza del pediatra che evitil’autoprescizione da parte dei geni-tori e l’uso in associazione al den-tifricio con fluoro per evitare lafluorosi.

Sicuarmente l’intervento piùimportante di tutti resta l’inizio pre-coce dell’uso dello spazzolino affi-dato ai genitori fino ai 3 anni di etàe poi al bambino dai 4 anni in poisotto sorveglianza dei genitori. Bi-sogna educare il bambino a spaz-zolare i denti anche quelli deciduialmeno due volte al giorno, ini-ziando con un approccio ludico finoa farla diventare un’abitudine daadottare anche in futuro.

PEDIATRA DI MONICA MANCINIPer i vostri quesiti: [email protected] - Tel. 0881.728115

REUMATOLOGA DI NELLA SANTOROPer i vostri quesiti: [email protected] - Tel. 0881.728115

Prevenire è meglio che curareDalla prevenzione della carie alla fluoroprofilassi: le buone abitudini da adottare sin dalla tenera età

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Sin dalla scuola dell’infanzia èopportuno prestare partico-lare attenzione a quei bam-

bini che presentano uno sviluppolinguistico “atipico”, sia nella produ-zione che nella comprensione: paroledistorte, scarso vocabolario o errori ri-guardanti la lettura della singola pa-rola o del testo scritto. Generalmentei dislessici mostrano chiare difficoltànel distinguere lettere graficamenteuguali o simili, ma diversamenteorientate nello spazio. Ad esempioconfondono “p”, “b”, “d” e “q”; la “u” ela “n”; la “a” e la “e”. Si evincono pro-blemi riguardanti il riconoscimento dilettere che presentano somiglianzegrafiche, come la “m” con la “n”; la “c”con la “e”; la “f” con la “t”; la “e” conla “a”. Queste anomalie sono presenti

specialmente nella scrittura in cor-sivo. Si aggiungono, inoltre, difficoltànel differenziare quelle lettere carat-terizzate da suoni simili. A tal riguardoè importante far presente che l’alfa-beto risulta composto da due gruppi disuoni: i sordi e i sonori, molto somi-glianti tra loro, motivo per il quale l’in-certezza fonetica nel distinguerli puòimpedirne unalettura corretta.A ciò si aggiungeche nei dislessiciè possibile tro-varsi di fronte adun ulteriore osta-colo nella letturas e q u e n z i a l e :omissione diparti di parole,consonanti, vocali o sillabe (“fote” an-ziché “fonte”, “fume” anziché “fiume”,“talo” anziché “tavolo”). In alcuni casiè possibile che leggano soltanto laprima parte della parola, deducendo oinventando la seconda. Inoltre, sonopresenti problemi evidenti nel seguireil rigo e ad andare a capo, a causadella difficoltà di procedere con losguardo da destra a sinistra, risul-

tando così frequenti “salti” di intereparole o di intere righe di lettura e diinversione delle sillabe (“li” anziché“il”).

Alcuni studi hanno dimostratocome la musicoterapia e la musicasiano in grado di stimolare la plasticitàadattiva delle connessioni neurali in-teressate all’analisi delle informazioni

linguistiche, di-mostrando converifiche i notevolimiglioramenti ot-tenuti delle capa-cità verbali. Neldislessico l’orga-nizzazione men-tale risultaanomala, inquanto il cervello

apprende in modo diverso a causadella diversità del Planum Temporale(regione dell’emisfero sinistro coin-volta nell’ascolto del linguaggio).Nell’ambito musicale, la lettura rapidadi un brano scritto richiede non solo laconsultazione di conoscenze riguar-danti oggetti grafici specifici e il loronome (le “note” musicali), ma anche laripetizione continua di una sequenza

(gruppo di note). Ne deriva un atto mo-torio che, nel produrre un suono, pro-cura “piacere” nell’esecuzione,seppure ripetuto più volte. Per chi haproblemi con la lettura, potrebbe sem-brare difficile richiamare subito la notada eseguire, associandone poi la posi-zione giusta sul pentagramma ed ilnome corretto, soprattutto se si consi-dera che le lettere con cui il bambinodislessico è più in difficoltà sono “p, b,d”, proprio quelle più simili alle grafiamusicale. Attraverso specifici approccididattici musicali, invece, sarà possi-bile aiutarlo, al fine di coglierne carat-teristiche simili e differenti utili anchealla comprensione delle lettere dell’al-fabeto. Inoltre la confusione spazialedestra-sinistra induce il dislessico ascrivere in maniera disordinata. Lascrittura musicale, ma soprattutto lapratica strumentale, sviluppa nel bam-bino un “ordine” sequenziale e direzio-nale, grazie ai suoni presenti del brano(melodia) correttamente memorizzatie alla gestualità specifica richiestanell’esecuzione.

In collaborazione con le dottoresseIlenia Falcone e Antonia Castriotta(psicologhe)

19ottobre - duemiladiciassette

in poche parole

Forme prettamente femminili sono la dismenorrea e l’endometriosi,ma anche la fibromialgia, l’emicrania e la nevralgia del pudendo

Un aspetto che interessa da vicino le donne, con caratteristiche peculiari

Dietro il dolore cronico

Una convenzione finalizzata adagevolare l’accesso degli studenti altirocinio obbligatorio ai fini dell’iscri-zione all’Albo degli Avvocati (la cosid-detta “pratica” che consentel’accesso alla libera professione). E’quella sottoscritta tra l’Università diFoggia e l’Ordine degli Avvocati e pre-vede - in estrema sintesi - l’ammis-sione anticipata al tirocinio da partedegli studenti del quinto anno delcorso di laurea magistrale in Giuri-sprudenza. Nello specifico si tratta diun anticipo di sei mesi, un tempo suf-ficiente per consentire agli studentiinteressati di capire se intendonoproseguire nella professione forenseo se intraprendere altre strade. Inol-tre, l’Ordine degli Avvocati e il Dipar-timento di Giurisprudenza, sono staticoncordi nel prevedere l’anticipa-zione del tirocinio alla stregua di unistituto premiale per gli studenti piùmeritevoli, rendendo ancor più severii requisiti per l’ammissione previstidal D.M. 70/2016. L’Università di Fog-gia è tra le prime in Italia ad aver at-tivato questa convenzione, segnodell’attenzione che il Dipartimento diGiurisprudenza pone sui temi dell’oc-cupazione post laurea e della forma-zione che deve essere assicurata aglistudenti. “Siamo felici di essere riu-sciti a realizzare questa convenzione- argomenta il prof. Aldo Ligustro, di-rettore del Dipartimento di Giuri-sprudenza (che dall’1 novembre saràdiretto dalla prof.ssa Donatella Cur-totti) - Ci pare un modo non solo perprestare attenzione alle esigenze deinostri studenti, ma soprattutto perfar valere la nostra vicinanza almondo delle professioni e a quellodelle carriere professionali”.

“Il semestre di pratica forenseanticipata consentirà agli studenti diridurre le tempistiche del percorsoformativo, dando più spazio e attri-buendo maggiore attenzione al-l’aspetto pratico della preparazione -commenta Marco Buccarella, com-ponente del Senato accademico,membro dell’associazione AreaNuova che ha sostenuto la propostadi convenzione - Questo accordo è unprimo passo destinato a colmare ladistanza tra l’Università e il mondodel lavoro. Il fatto di essere tra i primiAtenei ad offrire questa opportunitàci rende orgogliosi, ma dobbiamofare in modo che questi traguardisiano solo i primi di una serie di con-quiste tese ad agevolare l’accessodegli studenti alle professioni che de-siderano intraprendere”.

Pratiche tirocinio

La musicoterapia è in grado di stimolare la plasticità adattiva delle connessioni neurali

Una chiave di lettura di suoni e lettere

ANESTESISTA DI NICOLETTA DI FRANCESCOPer i vostri quesiti: [email protected] - Tel. 0881.728115

Il problema del dolore cronicointeressa molto da vicino ledonne, presentando caratteri-

stiche del tutto peculiari. Nell’imma-ginario comune le donne sono vistecome soggetti ipersensibili, emotivi econ una bassa soglia del dolore fisico.Si è visto però che la fibromialgia è 6volte più frequente, la cefalea mu-scolo-tensiva cronica 4 volte di più,l’artrite reumatoide 2,5 volte, l’artrosi3 volte di più dopo la menopausa. Leragioni dell’aumentata vulnerabilità aldolore sono molteplici; fino alla pu-bertà maschi e femmine presentanola stessa prevalenza di malattie in-fiammatorie e autoimmuni e del do-lore ad esse correlato, dopo lapubertà queste raddoppiano o addirit-tura triplicano nelle donne.

Ciò è determinato dalla differenzaormonale endocrina tra maschi (te-stosterone) e femmine (estrogeni eprogesterone). In particolare, la varia-zione dei livelli di estrogeni durante ilciclo mestruale stimola la degranula-zione dei mastociti, cioè la liberazione

di sostanze infiammatorie nei tessuti,con il conseguente aumento dell’in-fiammazione e peggioramento dellasintomatologia dolorosa in patologieinfiammatorie già esistenti (sindromedel colon irritabile, cefalea, artrosi,ecc.). Nei maschi invece il testoste-rone ha un’azione diretta sul masto-cita solo inrisposta adun dannospecifico eciò rientra inuna teoria evo-lutiva molto interes-sante.

I maschi mostranoinfatti “l’analgesia dastress”: in condizioni particolari, comela guerra, il maschio presenta un si-stema del dolore che ne riduce note-volmente la percezione perché devecontinuare a combattere; la donna in-vece ha una soglia del dolore piùbassa, cioè avverte prima il dolore, peruna questione di adattamento e pro-tezione nei confronti della prole. Tutto

ciò ha portato quindi, durante l’evolu-zione, a diversificare i meccanismicentrali del dolore: la donna deve av-vertire prima il dolore perché ha ilcompito di proteggere la specie. Con-siderando queste differenze biologi-che, si nota inoltre una nettadifferenza nell’uso degli analgesici

anche perché di-verso è il meta-bolismo deifarmaci tra i due

sessi. Le donne hanno

una minor quantità dienzimi utili al metaboli-smo di alcuni antide-pressivi ed oppiacei e

ciò implica un maggior accumulo difarmaco con un aumento di incidenzadegli effetti collaterali. Nella donna inetà fertile la produzione di endocanna-binoidi tende a ridursi, aumentandoquindi la sensibilità al dolore. Quantopiù il dolore persiste, tanto più au-mentano i cambiamenti del sistemanervoso centrale, per cui il dolore di-

venta autonomo rispetto all’iniziale in-fiammazione, cronicizza e si tra-sforma in una vera e propria malattia.

La neuroinfiammazione che si svi-luppa è anche la base biologica delladepressione che a sua volta amplificanotevolmente la percezione del do-lore.

Forme di dolore cronico pretta-mente femminili sono la dismenorrea(nel 30% dei casi può essere molto in-validante), l’endometriosi (colpisce il10% delle donne e nel 30% dei casipuò portare ad infertilità), la fibromial-gia (in Italia colpisce 2 milioni di per-sone tra i 35 e i 45 anni), l’emicrania ela nevralgia del pudendo.

Queste patologie presentano con-dizioni dolorose molto complesse perle quali non esiste una cura specifica,ma può essere necessaria l’associa-zione sinergica di più farmaci o il ri-corso a terapie mini-invasive (come laneuro- modulazione elettrica nel casodella nevralgia del pudendo) effettuateesclusivamente in centri di medicinadel dolore.

MUSICOTERAPIA DI CARMEN BATTIANTEPer i vostri quesiti: [email protected] - Tel. 0881.728115

Approcci didattici musicali specifici possono aiutare il bambino dislessico

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Quest’anno l’A.N.D.O.S. onlus Comitato di Foggia in collaborazionecon i medici della A.O.U. O.O.R.R. di Foggia, promuove nell’ambitodell’ambito dell’Ottobre ROSA, visite ed ecografie gratuite al seno.Le visite saranno effettuate

Domenica 22 Ottobre 2017, dalle ore09:00 alle ore 13:oo presso il

Poliambulatorio degli Ospedali Riuniti di Foggia

Dai Medici della Senologia Diagnostica e della Chirurgia Senologica dell’A.O.U. O.O.R.R. di Foggia.

Per prenotazioni chiamare A.N.D.O.S.: 327/8678653

CAMPAGNA DI PREVENZIONE

“Dedicati un po’ ti tempo......una visita salva la VITA”

20 ottobre - duemiladiciassette20

La gestione dell’emozione porta ad una crescita sana

Tutti noi proviamo e abbiamo provatol’emozione della paura, sia quandoeravamo bambini che in età adulta.

Ma quando sembrano provarla i nostri bambiniallora abbiamo come l’impressione chequalcosa non vada nella direzione giusta,sono piccoli e il nostro istinto è quello diproteggerli. Intorno ai tre, quattro anni ilbambino manifesta piccole e grandi paureinsieme a sentimenti e ansie adattive efunzionali alla crescita. Il nostro compito èproprio quello, infatti, di aiutare il bambino acapire che la paura è del tutto normale ed èla gestione di questa emozione che li portaad una crescita sana. Ciò che i bambini devonovivere è che la paura può essere superata,ma non eliminata e questo compito simaterializza attraverso il gioco. Nelle favole,infatti, il messaggio è che tutti i mostri, draghi,lupi vengono sfidati e combattuti e sempresconfitti. Allo stesso modo e con giochi difantasie possiamo insegnare ai bambini cheanche nella vita reale è possibile affrontare esuperare situazioni che li spaventano.

La paura è un’emozione sana che svolgeuna funzione importante e adattiva nella vitadei nostri figli. Le paure infantili sono la pauradell’abbandono attraverso la quale vivono con

angoscia l’idea che mamma e papà possanoabbandonarli e hanno un grande bisogno disentirsi dire che li amerete sempre. E’ meglioevitare di fare leva su questo sentimento perottenere l’obbedienza dei figli (es. “se non timuovi ti lascio qui da solo e me ne vado”) oper “prenderli un po’ in giro”, perché per loronon è affatto divertente, anzi, la paura è una“cosa seria”.

La paura dell’impotenza si manifestaintorno ai 3 anni, quando i bambini iniziano avivere sentimenti di impotenza e vulnerabilitàche faticano a tollerare. Hanno bisogno perciòdi esorcizzare questa paura giocando asconfiggere draghi e mostri di ogni sorta.Questo li aiuta a sentirsi più forti. Gli adultipossono sostenere i bambini nel fronteggiarequesti sentimenti di impotenza aumentandola loro autostima e le loro autonomie: es.fare scegliere loro quale maglia indossare,quale frutto mangiare per merenda, lasciareche si lavino da soli i denti e si infilino lescarpe. In questo modo i più piccoli sisentiranno sempre più abili e competenti.

Quando gli incubi svegliano adulti obambini nel cuore della notte sentimentispaventosi affollano pensieri: ecco la pauradel brutto sogno. Per i più piccoli i brutti

sogni possono essere terrificanti, perché lorofaticano a distinguere i sogni dalla realtà. Sevostro figlio si sveglia piangendo a causa diun incubo rassicuratelo, tenendolo stretto avoi e spiegandogli che non era vero, era soloun sogno. Altro importante oggetto dellapaura è la morte. E’ importante che nonminimizziate la paura, giudicandola sciocca,ma dimostratevi comprensivi ed empatici. Se,al contrario, doveste cercare di sminuire lapaura di vostro figlio, si renderà conto delvostro disagio nell’affrontare tali sentimentie potrebbe preferire non parlare più con voi

di emozioni così importanti. In caso di unlutto, fargli sentire e vedere che anche voisiete tristi per la morte di un parente o di unamico aiuterà il bambino a comprendere chei suoi sentimenti sono legittimi e naturali.

Un grande classico, specialmente perquanto riguarda i bambini più piccoli, è lapaura del buio. Per loro il buio puòrappresentare un luogo sconosciuto, doverisiedono tutte le loro più grandi paure: mostri,fantasmi, streghe. Ridicolizzare questosentimento o decidere di non dargli peso,non farà che accrescere la sua paura e indurloa sviluppare sentimenti e pensieri negativisu se stesso: “sono sbagliato, sono un fifone”,“alla mamma non piaccio quando ho paura”.

I bambini crescendo impareranno da soliche buio non è sinonimo di pericolo, ma finchéne avranno bisogno potrete fornire loro unalucina notturna e il conforto di sapere che voidormite nella stanza accanto e in caso dibisogno correrete da lui. Non perdete prezioseoccasioni quali domande del bambino duranteil gioco per dimostrargli la vostra vicinanza eper suggerire strategie utili per superarepericoli ed ostacoli. Accogliete le paure deibambini e mostrate loro comprensione eaiutateli nell’ideare soluzioni per affrontare

i diversi pericoli. In questo modo l’emozione della paura

si trasformerà in una grande opportunitàdi crescita.

Le paure che aiutano a crescereCome trasformare ansie e angosce in opportunità di crescita

PSICOLOGA DI INES PANESSAPer i vostri quesiti: [email protected] - Tel. 0881.728115

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21ottobre - duemiladiciassette

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Quando nel 1907 la scrittrice statunitenseGertude Stein, incontra a Parigi Alice B.Toklas, saprà forse fin da subito che

quella donna apparentemente timida e di-messa, presentatale da una comune amica, sa-rebbe stata la compagna di una vita. Alice Toklassarebbe stata per la Stein più di un’amica,un’amante, una confidente, una musa, una cri-tica delle sue opere: insomma, il loro è stato unamore a tutto tondo, nonostante i ripetuti tradi-menti della Stein, e resta certamente una dellerelazioni più celebri della storia LGBT. Le duescrittrici vissero in una relazione quasi matri-moniale per tutta la loro esistenza, fino allamorte di Gertrude, inaugurando nel periodo acavallo delle due guerre mondiali, un salotto ar-tistico-letterario attorno al quale gravitavano ar-tisti del calibro di Hemingway, Picasso,Fitzgerald, Matisse e tanti altri.

Ed è proprio dal bagaglio di ricordi, aneddotie storie di questi anni vissuti intensamente, cheverrà pubblicato negli Stati Uniti il libro “TheAlice B. Toklas Cook Book”, tradotto successi-vamente in Italia per i tipi di Bollati Boringhiericon il titolo “I biscotti di Baudelaire”. Un memoirdivertentissimo, ricco di spunti, aneddoti, rac-conti, tanto brillante che per certi versi è assi-milabile ad un meraviglioso libro di avventure,

ma l’aspetto che lo rende ancora più interes-sante è la presenza di numerosissime ricetteculinarie, che fanno di questo libro qualcosa diraro ed affascinante. LaToklas, nativa ameri-cana ma francesed’adozione, scrisseprincipalmente questolibro per un pubblico dilettori americani maanche soprattutto permettere a confrontodue tradizioni culinariediametralmente opposte, nonché l’atteggia-mento generale nei confronti del cibo di due po-polazioni molto diverse.

“I francesi - dice la Toklas - hanno un modotipicamente francese di accostarsi al cibo; met-tono nel considerare l’importanza della buonacucina, lo stesso rispetto, impegno, intelligenzae interesse che riservano alle altre arti, alla pit-tura, alla letteratura e al teatro”. Tra gli aneddotipiù interessanti riportati dalla Toklas, c’è sicu-ramente quello riguardante Picasso.

Un giorno al pittore, invitato a colazione acasa delle due scrittrici, venne servito un bran-zino cucinato in base alle regole della nonna diAlice, secondo cui il pesce trascorrendo la pro-pria vita nell’acqua, una volta pescato nonavrebbe più dovuto avere contatti con quell’ele-mento, quanto piuttosto essere arrostito oppureaffogato nel vino, nel burro o nella panna. Il “ca-

polavoro” servito a Pablo Picasso consisteva inun pesce cucinato con vino bianco e spezie eservito con una “maionese rossa” perché diluita

con concentrato di po-modoro, uova sode, tar-tufi ed erbe fini. Pare chequando il piatto venneservito, la meraviglia delpittore fu incontenibile, epoi aggiunse: “Non sa-rebbe stato meglio pre-pararlo in onore diMatisse che mio?”

Tra le ricette più insolite proposte dalla To-klas c’è sicuramente quella che dà il titolo allibro “I biscotti di Baudelaire”, che in realtà èuna ricetta suggeritale dall’amico Brion Gysinscrittore e poeta inglese che successivamenteprese parte al gruppo della Beat Generation.Oltre ad essere biscotti profumati di spezie eso-tiche, avevano una particolarità che li rendeva“il cibo del paradiso, dei Paradisi artificiali diBaudelaire. In Marocco dicono che serva a te-nere lontani i raffreddori durante gli inverniumidi. Se vi lascerete andare potrete provarequasi tutto quello che provò Santa Teresa…”.

L’ingrediente, nemmeno troppo segreto, cherendeva questi biscotti perfetti per le giornate dipioggia, era un mazzetto di cannabis sativa tri-tato nell’impasto. Dunque il libro della Toklasvale una bella lettura e tante idee per le cenecon gli amici.

Il ricettario di Alice B. Toklas, “condito” di storie dell’esclusivo circolo letterario

Dal branzino servito a Picasso al dolce “energizzante”: una bella lettura e tante idee per le cene con gli amici

Il segreto de “I biscotti di Baudelaire”DI ANTONELLA

MOFFA

‘LIBRAIA’

ottobre - duemiladiciassette22

Un menù di 4 portate in cui l’uva e il vino sono i protagonisti della seratacucina

Il segreto: abbinare gli ingredienti-chiave con sapori forti e salatiper poter calibrare il gusto dolciastro del frutto e del suo derivato

Tutto il buono della vendemmiaDI VALENTINA

PIETROCOLA

‘LA CUCINADEL FUORISEDE’

“Molto all’uva aggrada sentirsi inviso l’alito di vino”. E’ così che ilpoeta Pascoli dipinge con sem-

plici parole il fascinoso rito dell’uva che di-venta vino. Ed è proprio dell’uva e del suoderivato per eccellenza che vogliamo par-lare in questo numero di ottobre: frutto an-tichissimo, utilizzato in cucina non solocome fine pasto, ma anche come ingre-diente per la preparazione di diverse pie-tanze. Cantata da poeti, dipinta daCaravaggio e protagonista delle feste bac-chiche in passato. Ma come possiamo utiliz-zarla in tutte le preparazioni?

Un’idea interessante sarebbe quella dicreare un menù intero di 4 portate in cuil’uva e il vino possano essere i protagonistidella serata.

Basterà abbinare entrambi gli ingre-dienti con dei sapori forti e salati in modo dacalibrare il gusto dolciastro del frutto e delvino. Inoltre potrete arricchire e abbellire lavostra tavola con dei dettagli che richiaminola vendemmia, ad esempio realizzando unacorona con vari tipi di uva di diverso colorecome centro tavola o utilizzando dei tappi disughero, a cui avrete legato qualche acinod’uva, come segnaposto.

Per iniziare abbiamo pensato di realizzare dei Canapè agrodolcicon ricotta, alici sott’olio e uva caramellata. Un insieme di sapori dolcie decisi ideali per solleticare il palato prima delle portate principali.Realizzarli è semplicissimo. Basterà lavorare un po’ la ricotta con ilpepe e un po’ di olio d’alici. Poi posizionate il composto morbido sulpane, prelevate un filetto d’alice e completate il tutto con qualchechicco d’uva precedentemente caramellato in padella con acqua e uncucchiaio di zucchero. Squisiti!

Come primo pasto invece, abbiamo pensato ad un Risotto al vinorosso con taleggio e noci. Colorato e saporito ideale per una cenettaromantica o per una occasione speciale. Per la nostra ricetta abbiamo

utilizzato un vino rosso Dop delterritorio, il Cacc e Mmitte di Lu-cera. Un vino intenso e calibratoideale per questa preparazione.Iniziamo con il soffriggere la ci-polla, proseguiamo con la tosta-tura del riso e una volta prontoandiamo a versare il vino e duemestoli di brodo. Mantechiamoa fuoco spento con una noce diburro, tre cucchiai di grana e 80gr di taleggio. Completiamo ilpiatto con qualche gheriglio dinoce. 

La seconda portata vede invece protagonista l’uva. La nostra ideaè quella di utilizzarla come letto per una succosa Arista alla mediter-ranea. Iniziate insaporendo la carne con un trito di salvia e rosmarinoe sale, poi spennellatela d’olio e pepatela.

Posizionatela in un tegame foderato con carta d’alluminio e cuo-cete in forno per 50 minuti circa. A cottura ultimata togliete l’arrostodalla teglia, diluite il sugo di cottura, aggiungete un pizzico di zuccheroe gli acini d’uva, ponete sul fuoco e cuocete per circa 10 minuti. Un se-condo piatto dal sapore particolare e intenso: farete un figurone con ivostri commensali. 

Dulcis in fundo, nel vero senso della parola, Panna cotta al mostod’uva. Un classico fine pasto della tradizione, arricchito con una ridu-zione di mosto, uva fragola caramellata e amaretti sbriciolati.

IL M

ENU

Nel considerare la buona cucina, i francesi

mettono lo stessoimpegno, intelligenza einteresse che riservano

alle altre arti

“ “

€ 16,50di Alice B. Toklas Edizioni Bollati Boringhieri

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23ottobre - duemiladiciassette

cultura&spettacolo

Una donna coraggiosa nel suo si-lenzio: è Vittoria, una donna real-mente esistita tra l’Ottocento e il

Novecento, e dal vissuto non facile. E’ laprotagonista raccontata da Ida MariaIannelli (in foto), autrice dauna, nel suoprimo romanzo, Ricordi da un lungo si-lenzioso autunno.

Una storia, quella di Vittoria, cheIannelli ben conosce, perché racconta-tale da una persona alla quale promiseche, se un giorno l’avesse resa pubblica,non avrebbe mai rivelato il suo veronome. “Ognuno di noi quando legge unlibro vuole scoprire chi sia la protagoni-sta, quali siano luoghi in cui si muove -spiega l’autrice - soprattutto in un centropiccolo come quello in cui abito, Pietra-montecorvino. Dopo la pubblicazione delromanzo, è partito il ‘toto-Vittoria’: inmolti mi chiedevano chi fosse l’eroinaromantica protagonista del mio libro,soprattutto sapendo che era una per-sona da me conosciuta, quindi forse delmio stesso paese. Non l’ho mai detto anessuno e mai lo dirò, perché l’ho pro-

messo e perché fondamentalmentepenso che il vero fulcro di un’opera siala storia in sé, la storia vis-suta, il messaggio che ci la-scia”.

Un insegnamento che, adifferenza del silenzio in cuiera relegata Vittoria, grida agran voce una voglia di ri-scatto e ribellione mai ur-lata, ma fatta di sorriso edolcezza: denuncia e amorecome risposta alla violenza subita.

Dopo aver perso suo padre all’età disei anni, entra a far parte della sua vitail nuovo compagno della madre, cheporterà non poco scompiglio in famiglia.Sua nonna, impietositasi, decide di te-nerla con sé, ma la fanciulla è costrettaa trovarsi un lavoro per collaborare al-l’economia domestica. Figlia di unamentalità che prevedeva come unica ri-sposta ad un sopruso la pratica dell’ab-

bassare la testa, dello ‘zitta e annuisci’,la ragazza non si ribella alle punizioni

della sua padrona e non si ri-bella neanche alla violenza

del rampollo di casa, da cui nascerà unfiglio che la remissiva Vittoria accoglieràcomunque amorevolmente. “Una vitacosì è una non vita racconta l’autrice -ma è un continuo autunno, un’unica mo-notona stagione e che purtroppo è nonla primavera”.

Il desiderio del riscatto è anchequello che ha spinto Iannelli a impu-gnare la penna per far conoscere almondo la sua protagonista: “Ho iniziatoa scrivere solo tre anni fa, mossa dall’in-tensità della storia di Vittoria e da quel-l’amore genitoriale a lei negato, che ioinvece ho ricevuto in dosi così mas-sicce”, continua.

Una storia nelle storie, quindi: donneche s’incrociano in un unico destino. Maquella di Vittoria, per tanti anni sotta-ciuta e costretta al silenzio, non resteràrelegata solo alle pagine di un romanzo:“Di Ricordi da un lungo silenzioso au-tunno sto curando una riduzione tea-

trale - spiega Iannelli - che metterò inscena con la mia compagnia ‘In cerca diautore’: il mio intento è quello di far co-noscere questa storia anche in altreforme, non solo quella letteraria”. Nuovicanali d’espressione, quindi, necessariper carpire l’attenzione di una societàche va sempre più veloce, incapace diimmaginare una vita vissuta ad elargiresilenziosamente amore dall’angolo diuna cucina.

“Sono orgogliosa del mio lavoro -conclude l’autrice - e credo che lo sa-rebbe stata anche Vittoria: lanciare unaprovocazione, riscattare una figuracome quella di questa donna (simile,nelle sue sventure, a tante altre dellasua generazione, sempre chine e ligie aldovere) è per me un importante risultatoche porterà fuori dal tunnel della vio-lenza e del silenzio le vittime di questomeccanismo crudele”.

Leonarda Girardi

IL CARTELLONEAd aprire la stagione sarà l’istrionica,Virginia Raffaele che il 26 e 27 ottobresarà a Foggia con il suo Performance,per la regia di Giampiero Solari. A se-guire, il 6 novembre per la rassegnaGiordano in Jazz è previsto il live diThe corea / Gadd Band Billing & Info,con giovani fenomeni del jazz. IaiaForte e Isabella Ferrari saliranno in-vece sul palco il 25 e 26 novembre conspettacolo Come Stelle nel Buio,black comedy di Igor Esposito con laregia di Valerio Binasco. Ricca la pro-posta per il mese di dicembre che siapre con uno un momento dedicato alcirco contemporaneo con Per Te, dellacompagnia Finzi Pasca, in scena il 2 e3 dicembre. Si prosegue con una do-menica dedicata alle famiglie il 10 di-cembre con Charlie e la magia delcioccolato con Franco Oppini e la regiadi Luca Pizzurro. E ancora, il 14 e 15dicembre la compagnia Factory Tran-sadriatica sarà protagonista della tra-

sposizione del clas-sico di William Sha-kespeare, LaBisbetica Domata.Chiude il mese di di-cembre il grandeconcerto gospel Vin-cent Bohanan &Sound of Victory(Giordano in Jazz). Illive sarà il 25 dicem-bre in piazza CesareBattisti, ingresso li-bero.

La ripresa dellarassegna di prosadopo la pausa natali-zia è affidata a Eros Pagni che il 9 e il10 gennaio porta in scena Sei Perso-naggi in Cerca d’Autore tratto dal-l’opera di Pirandello, con la regia diLuca De Fusco. Per il ciclo teatro conle famiglie, il 14 gennaio alle 18.30andrà in scena Mangiadisk, Hansel &Gretel, regia di Enzo Toma. La sta-gione di prosa riprende il 20 e 21 gen-naio con Medea di Euripide,

interpretato da Franco Branciaroli conla regia di Luca Ronconi.

Il 27 e 28 gennaio andrà in scenaMariti e Mogli, ispirato all’omonimofilm di Woody Allen con FrancescaReggiani e Monica Guerritore. Il 3 feb-braio, fuori abbonamento, spettacolodi danza del Balletto di Roma, Giu-lietta e Romeo con la coreografia diFabrizio Monteverde e le musiche di

Sergej Prokof’ev.Sempre il Balletto diRoma sarà protagoni-sta il 4 febbraio, per larassegna teatro con lefamiglie, con lo spet-tacolo di danza HomeAlone, accompagnatoda interazioni video.Due grandi nomi sali-ranno sempre a feb-braio sul palco delTeatro Giordano: sitratta di Neri Marcorèche il 7 e 8 febbraioandrà in scena conQuello che non ho con

le canzoni di Fabrizio De Andrè, e diClaudio Bisio sul palco il 20 e 21 feb-braio con Father and Sons.

Il 13 e 14 febbraio le CompagnieMIA/Parigi e Il Funaro/Pistoia presen-tano Un amore esemplare, trattodall’opera omonima di Daniel Pennace Florence Cestac. Si torna a teatrocon tutta la famiglia il 25 febbraio gra-zie al musical Tito, il Cantante Picco-

letto, e poi ancora il 17 marzo con ilMagico Zecchino d’Oro.

Due sono gli spettacoli di prosanel mese di marzo. Si comincia conMoni Ovadia, Valeria Contadino, MarioIncudine che il 3 e 4 marzo presen-tano lo spettacolo Il Casellante, trattodall’omonimo romanzo di Andrea Ca-milleri e si prosegue mercoledì 21 egiovedì 22 marzo con Umberto Orsini,Massimo Popolizio e Giuliana Lojodiceprotagonisti di Copenaghen di MichaelFrayn con la regia di Mauro Avogadro.

Il 10 e 11 aprile arriva Il Sindacodel Rione Sanità, commedia in tre attidi Eduardo De Filippo con in scenaFrancesco di Leva e Giovanni Ludenoper la regia di Mario Martone. L’ultimoappuntamento con la prosa è fissatoinvece per il 21 e 22 aprile con LuigiLo Cascio e Sergio Rubini che porte-ranno in scena Delitto/Castigo, unviaggio tra i capitoli del romanzo diFëdor Dostoevskij. Conclude la sta-gione, il 28 e 29 marzo, lo spettacolodi danza del Balletto dell’Opera di Ti-rana, Noces & la Stravaganza. (m.g.f.)

‘Ricordi da un lungo silenzioso autunno’ sarà presto anche una pièce teatrale

Dal silenzio al riscatto: la storia di VittoriaNasce da una provocazione il romanzo di Ida Maria Iannelli, autrice dauna monti dauni

Il Teatro Giordano è pronto ad alzare il sipariosul suo palcoscenico. “Quest’anno ci sarà unastaffetta ideale tra artisti nazionali e gli arti-

sti locali che non hanno grandi aiuti e che hanno ilmerito di arricchire noi cittadini con la loro arte”,assicura l’assessore alla Cultura del Comune diFoggia, Anna Paola Giuliani.

Nel frattempo, presenta la stagione ammiragliadella città che vedrà alternarsi sul palco Virginia

Raffele, Isabella Ferrari, Sergio Rubini, Luigi LoCascio, Neri Marcorè, Claudio Bisio e Moni Ovadia,solo per citare alcuni degli artisti attesi a Foggia.

Nel complesso, saranno 13 gli spettacoli diprosa in calendario da ottobre ad aprile, cui se neaggiungono due di circo contemporaneo, due live dijazz, due di danza contemporanea e cinque dedicatiai più piccoli e alle loro famiglie, tra cui il concertodi Natale.

Si alza il sipario sul palco del Teatro Giordano

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24 ottobre - duemiladiciassette