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Foto: Fabio Lovino focus Ghetti off Il gioco del cerino polis Provincia di Foggia Le donne stanno a guardare Giovanni Allevi “Il concerto? Un incontro di anime”

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2 febbraio - duemiladiciassette

editoriale

di Maria Grazia Frisaldi

sommarioEditorePublicentro Servizi Pubblicitari s.r.l.

Direttore ResponsabileMaria Grazia Frisaldi

Direzione commercialeAngela Dalicco

In redazioneMariangela MarianiDalila Campanile

Hanno collaboratoMichela SerafinoIlaria Di Lascia

Rubrichedott.ssa Monica Mancinidott.ssa Floredana Arnòdott.ssa Vanessa A. Magistrodott.ssa Debora Pennadott.ssa Nella Santorodott.ssa Graziana Mutiavv. Valentina Dinisiarch. Simona Campanella

RedazioneFoggiaVia Tressanti, I trav. (Vill.Artig.)Tel. 0881.72.81.15 - Fax0881.72.81.13

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Mensile di attualità e informazione.Registrazione presso il Tribunale di Foggia n° 2/2002 del 26/09/2002

La collaborazione è volontaria e gratuita. I testi e le foto da voi inviate non verranno restituite.

Questo numero è stato stampato in 43mila copie e distribuito gratuitamente a domicilio nella città di Foggia

Non abbiamo mai avuto paura disembrare ripetitive. Non ab-biamo mai avuto paura di sem-brare monotone. Al contrario,abbiamo sempre creduto che, inmateria di contrasto alla vio-lenza sulle donne, le parole nonfossero mai abbastanza. E cheogni iniziativa diinformazione/sensibilizzazionesull’argomento fosse un neces-sario sasso lanciato in uno sta-gno, pronto a smuovere l’acquacheta.A darci in qualche modo ragione(nostro malgrado) sono arrivati idati - davvero preoccupanti - del-l’anno giudiziario appena con-cluso in Puglia. Il reportfotografa una situazione emer-genziale. A balzare subito ai no-stri occhi è il dato relativo aifemminicidi, che nel 2016 sonoaumentati del 46%. Un dato che arriva forte come undiretto, dalla relazione letta dalpresidente della Corte di Appellodi Bari facente funzioni, EgizianoDi Leo, durante la cerimonia diinaugurazione dell’anno giudi-ziario. Dall’analisi dei reati su cuiindagano le Procure di Bari,Trani e Foggia, infatti, emergeche in un anno sono stati aperti19 nuovi procedimenti per omici-dio volontario consumato indanno di donne e 21 (il 50% inpiù) per tentato omicidio volon-tario, ma sono diminuiti i casi distalking (886, ovvero - 5 %). Per noi, non si tratta (solo) di nu-meri, ma di storie di donne e diuomini, e di un percorso - ancoratutto in salita - da tracciare nelsolco dell’educazione di genere.Per noi, non si tratta solo di sta-tistiche, ma di nuovi punti di par-tenza per rinnovare il nostropiccolo-grande contributo allacausa. Tra gli argomenti cheemergono, con forza, dalle pa-gine della medesima relazione,poi, vi è anche il tema del Focusdi 6Donna di Febbraio: l’emer-genza ghetti in Capitanata, unavergogna ed un continuo calpe-stare diritti che è sotto gli occhidi tutti.“I ghetti clandestini del Fog-giano, ma anche i centri di acco-glienza per Richiedenti Asilocostituiscono un attentato aiprincipi fondamentali che presi-diano le regole della convivenzaumana”, ha spiegato il Procura-tore Generale presso la Corte diAppello di Bari, AnnamariaTosto. In questo numero abbiamoprovato a tracciare le coordinatedel fenomeno, per una rifles-sione che sia realmente ampia econdivisa. Buon lettura!

Personaggio4 Giovanni Allevi,

“Il concerto? Un incontro di anime”

Premio 6Donna5 Alla ricerca di belle storie• La Capitanata “naviga” a vele spiegate

Focus6 Ghetti off, il gioco del cerino• Gli invisibili sotto gli occhi di tutti

7 L’itinerario dell’inferno in Capitanata• “Bambini privati dei diritti essenziali”

Polis8 Provincia, le donne stanno a guardare

10 Speciale Lui&Lei

Cucina13 L’affinità di coppia passa per la gola

Salute14 Infezioni urinarie: curarsi con la natura

Al femminile16 CAV, 300 bambini strappati all’Ivg

17 Rubriche

Ambienti22 Una cucina a misura di casa

Turismo23 Il crowdfunding per liberare

‘La Partenza’ dall’incuria• Slow tourism, nuovo modo di viaggiare

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3febbraio - duemiladiciassette

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Maestro Allevi, in passato si è detto partico-larmente legato al Foggiano e definì il Gargano(ai tempi del Festival ‘Peschijazz’) un “luogodell’anima”. Con quali sentimenti e aspettativesi esibirà a Foggia?

Dopo una gavetta infinita durata anni, in cuisuonavo la mia musica al pianoforte in giro peril mondo, riuscii a mettere in piedi una primaparvenza di tour di sole cinque date: Hong Kong,New York, Shanghai, Peschici e Cerisano. In quelfamoso Peschijazz il pubblico italiano si accor-geva della mia musica. Da allora sono stato in-vitato più volte, a Peschici, a Foggia, ed ogniconcerto è stato un misterioso incontro di anime,sullo sfondo di un paesaggio unico al mondo.Ora, dopo tanti anni, tante battaglie, momenti diesaltazione, di sconfitta e di momentanee rivin-cite, torno tra voi, nella speranza di aver lasciatoun segno, lo stesso che avete lasciato indelebilenel mio cuore.

Con le sue idee ed il suo carisma ha tratteg-giato i canoni di una nuova musica classica con-temporanea. Cosa che, a parole, sembra quasiuna contraddizione in termini…

E’ stato Nietzsche ad illuminarmi e ad ispi-rare la mia definizione di Musica Classica Con-temporanea. Nella sua opera “La nascita dellatragedia” evidenzia come la vera arte contengasempre una forma classica/apollinea e un con-tenuto dionisiaco/contemporaneo. La classicitàè data dalla forma, e come tale è eterna, fuoridal tempo, mentre il contenuto è legato al pre-sente, cioè alla temporalità. In questi termini,tra forma classica e contenuto contemporaneonon può esserci alcun ossimoro o contraddi-zione. Per questo io oggi posso comporre unconcerto per violino e orchestra, utilizzando unaforma fuori dal tempo, così come hanno fatto icompositori nell’arco di secoli di storia, ed inglo-bare all’interno di essa ritmi, melodie ed armo-nie che sono prese dal mondo attorno a noi in

questo momento. Ecco la musica classica con-temporanea! Ma affrontarla significa compiereun gesto di grande coraggio, perché implica ilconfronto con le stesse forme dei grandi del pas-sato, mentre oggi tutti inseguono il successo,che non si ottiene certo componendo un con-certo per violino e orchestra o una sinfonia; sonoforme troppo complesse per l’ascolto frettolosoed immediato dei nostri tempi. Solo i folli pos-sono avventurarsi in un simile sentiero.

Ma cos’è per lei il talento?I talent televisivi ci stanno educando ad una

idea sbagliata del talento; Mozart o Einsteinsono diventati tali non perché qualcuno ha dettoloro “per me è un sì”. Il vero ta-lento è una ricerca solitaria, chenon ha nulla a che fare con lacompetizione, ma piuttosto con laconoscenza di sé ed il supera-mento dei propri limiti. Il vero ta-lento non è immediatamentericonoscibile. Per questo adoro ladescrizione che ne dà Platone nelmito del dymon: ognuno di noi haun talento, che rappresenta ciò che siamo desti-nati ad essere, la nostra completa realizzazione.E’ dentro di noi, ma quando nasciamo lo dimen-tichiamo. Da quel momento abbiamo tutta la vitaper riconoscerlo e per seguirlo. Questo breveesempio mi fa pensare che il “tecnologico”mondo contemporaneo è tutt’altro che avanzato.E’ chiuso dentro stereotipi banali, e alla gente,giustamente, manca l’aria.

Si è sempre mostrato un ‘puro’, e non ha maiavuto paura di mostrare le sue fragilità e le suedebolezze. Con questa predisposizione d’animoha dovuto affrontare, negli anni, critiche ferocida parte della cosiddetta musica d’accademia.Queste esperienze l’hanno in qualche modocambiata?

Si, è stato davvero difficile, anche perché

nessun esponente del mondo accademico (di cuiio sono una creatura) ha mai accettato di con-frontarsi con me su questioni che sono molto piùcomplesse di quanto si immagini: cosa significagiudicare un’opera d’arte, cosa è davvero la mu-sica classica, che senso ha una critica feroce,qual è il vero movente che la solleva. E’ davveroun peccato, perché a partire dal caso Allevi, tuttii giovani compositori che hanno il fucile puntatocontro di me, allo stesso tempo si sentono giu-dicati, col risultato che nessuno scrive più unanota, e se ne guarda bene dal farla ascoltare.Quando scoppiò la polemica su di me, per un at-timo ho pensato che si fosse creata una frattura

generazionale, tra difen-sori del passato e gio-vani progressisti.

Purtroppo mi sba-gliavo. Mi sono ritrovatosolo contro tutti, oggettodi un vero ostracismomediatico e culturale.Essere veri ribelli, puòavere un prezzo altis-

simo. Ma sono contento lo stesso: che vita, chefurore!

Ogni sua composizione trae origine da“frammenti del quotidiano” messi in musica:amore, libertà, vita. Come definirebbe il suo pro-cesso creativo?

Quando passavo le mie ore, a volte in solitu-dine, tra le aule del conservatorio di Milano e labiblioteca, spesso mi fermavo a riflettere sulsenso della sperimentazione estrema che sta-vamo inseguendo. Grappoli di note, schemi ma-tematici, sequenze di Fibonacci, tutto perincasellare la musica dentro una direzione il piùpossibile razionale e controllata. Ma dov’era lacarezza della madre al proprio bimbo appenaaddormentato? O il profumo del caffè, lo spar-tiacque tra la notte e il giorno? Dov’erano il traf-

fico, la fila alla posta, uno sguardo improvvisa-mente incontrato e subito distolto? Se la musicanon avesse raccontato tutto ciò, per quanto per-fetta, avrebbe mancato il suo obiettivo, cioèquello di farci riscoprire la poesia che è nascostatra le pieghe dell’esistenza quotidiana.

Dal rigore della musica alla libertà delleemozioni. In questi 25 anni di musica crede chela sua ‘rivoluzione’ sia ormai compiuta? Qualealtro obiettivo si propone?

Il grande mistico Osho è molto chiaro in pro-posito. Il ribelle è l’anomalia di un sistema, ilprimo a percepirne la fine, la sua inattualità, el’esigenza di intraprendere una nuova strada. Seil ribelle incontra il favore e l’appoggio di moltialtri che credono nel cambiamento, allora inne-sca una rivoluzione, che porterà il sistema a tra-sformarsi in qualcosa di nuovo. Come ho giàdetto, sono il reietto, e non ho avuto l’appoggioe la solidarietà dei giovani, che sperano ancoradi ottenere piccoli vantaggi da un sistema perme inattuale. Ci vorrà del tempo prima che lasocietà riconosca il valore della musica colta esoprattutto il ruolo ed il significato di esserecompositori. Ci vorrà ancora più tempo affinchégiovani creativi lascino stare comunicati stampa,foto ed interviste, per aprire una partitura d’or-chestra vuota e riempirla di note di fuoco, perscrivere nuove sinfonie, nuovi melodrammi,nuovi concerti, colmando un buco che è lì da piùdi un secolo. Sinceramente non so cosa sarà dime; dico ai miei, scherzando, che forse finirò inun ospedale psichiatrico. Nel caso, venitemi atrovare e portatemi dei cioccolatini!

L’evento è organizzato dal Club per l’Unescodi Foggia con il contributo del Gruppo Salatto eil patrocinio del Comune di Foggia, in partner-ship con il Free Magazine 6Donna che ha curatosegreteria organizzativa e ufficio stampa e Fab-brini che ha offerto il suo supporto tecnico.

Maria Grazia Frisaldi

4 febbraio - duemiladiciassette

personaggio La sua ‘rivoluzione’: farci riscoprire la poesia tra le pieghe dell’esistenza

Il Club per l’Unesco porta in città il pianista e compositore di fama mondialeAl Teatro Giordano l’unicadata nel Meridione del“Celebration Piano Tour”

Non appena annunciata, la tappa foggianadel tour europeo di Giovanni Allevi ha re-gistrato il tutto esaurito: il prossimo 20febbraio, il Teatro Umberto Giordano

ospiterà l’unica data annunciata nel Meridioned’Italia dal compositore, direttore d’orchestra epianista di fama mondiale del suo “CelebrationPiano Tour” con pianoforte solo, che finora ha toc-cato Spoleto e Genova. A portarlo in città, per unconcerto di beneficenza a sostegno di progetti infavore dell’infanzia, è il Club per l’Unesco di Foggia,presieduto da Floredana Arnò, coadiuvata nell’im-presa da Lucy Petrucci, musicista e direttrice arti-stica dell’evento, socia dello stesso Club perl’Unesco.

Il teorico della Musica Classica Contempora-nea, dunque, sarà a Foggia con “Piano Solo” (in-gresso 20.30, sipario 21.00) per celebrare i suoiprimi 25 anni di carriera live con oltre un milionedi dischi venduti solo in Italia. Venticinque anni vis-suti nella musica, per la musica compiendo unavera e propria rivoluzione copernicana (l’afferma-zione dell’emozione sul rigore accademico, adesempio) tratteggiando i canoni di una nuova scrit-tura musicale attraverso un linguaggio colto edemozionale, così come la commistione - con esitiinaspettati - di melodie perfette con i suoni delquotidiano. Insomma, tutto quello che, in questianni, ha conquistato le platee di tutto il mondo, an-nichilendo il mondo accademico, sopraffatto daidee tanto rivoluzionarie e per certi versi sovver-sive. In attesa di esibirsi sul palcoscenico, Alleviapre uno spiraglio sul suo mondo creativo.

“Il ribelle è l’anomaliadi un sistema, il primoa percepire l’esigenzadi una nuova strada”

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“Il concerto? E’ un misterioso incontro di anime”

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5febbraio - duemiladiciassette

L’obiettivo: dire “grazie” alle donne che lavorano per la comunità

Il free-magazine di genere foggiano continua a far brillare il suo sogno

Gli occhi sono ancora pieni dei sorrisi, il cuore gonfio di storie ecce-zionali, quelle delle donne che ci sono state presentate in questiprimi due anni del ‘Premio 6Donna’, l’iniziativa promossa dall’omo-nimo free-magazine e sostenuta dalla Publicentro, che intende pre-miare l’impegno al femminile. Il mensile di genere foggiano continua,dunque, a far brillare il suo sogno, ma nulla può fare senza le tantedonne che rendono più bella, più umana e più viva la città, lavorandosodo per la collettività. La redazione è al lavoro per la terza edizione dell’iniziativa, immagi-nando nuovi scenari e nuove ‘menzioni speciali’ per le nostre ‘eroine’di tutti giorni. Siamo alla ricerca di perfette sconosciute, che non ri-coprano o abbiano ricoperto in passato alcun ruolo o incarico di pre-stigio, foggiane o donne che vivano la città e si adoperino permigliorarla, o che si dedichino al prossimo. Cerchiamo, ancora,donne che abbiano portato alto il nome di Foggia fuori dai confini re-gionali e nazionali, affermandosi ognuna nel proprio campo profes-sionale. Per candidare quella che ritenete sia una donnastraordinaria, la cui storia merita di essere raccontata, è sufficiente

inviare un’e-mail all’indirizzo di posta [email protected] o telefonare allo 0881.723246, in-

dicando nell’oggetto la dicitura ‘Candidata Premio 6Donna 2017’. Chiunque - un collega, il capo, un amico, un utente - può inviare laproposta, con tutti i riferimenti utili per rintracciare l’aspirante vin-citrice, indicando la motivazione a sostegno della sua candidatura.Sarà poi cura della redazione vagliare ogni proposta e verificarne laveridicità ‘intervistando’ chi è a stretto contatto con la candidata edeffettuando eventuali sopralluoghi. Come ormai tradizione, il premiosarà assegnato, a Foggia, nella settimana dell’8 marzo, nella Gior-nata Internazionale della Donna, nell’ambito di una serata di rifles-sione, interventi e performance al femminile.IL PREMIO. Il mensile 6Donna, unico free magazine al femminile inPuglia dedicato alla famiglia, distribuito a Foggia in 43mila copie, haistituito il premio nel 2015 per conferire un riconoscimento alle donneordinariamente straordinarie che, silenziosamente, contribuisconoalla crescita della città. Potrebbe essere la dipendente di un’aziendapubblica o privata che lavora con dedizione, passione e abnegazione,oppure un medico, un’infermiera che si prende cura amorevolmentedei suoi pazienti, o ancora una volontaria impegnata nel sociale.L’idea nasce dal desiderio di conferire un riconoscimento, dire “gra-zie” alle donne che altrimenti resterebbero nell’anonimato.

Premio 6Donna, alla ricerca di storie

Il territorio di Capitanata si pro-muove nella grande vetrina del-l’Adriatico, trasformando

l’impegno di un affiatato grupposportivo in un vero e proprio feno-meno mediatico e strumento dimarketing territoriale. I simboli diFoggia, infatti, veleggeranno con or-goglio in mare, grazie ad un pro-getto coraggioso e ambizioso: è ilBlack CocOnuT, un programmasportivo e di marketing sviluppatodall’associazione sportiva dilettan-tistica All Blacks.

A partire da marzo e finoall’autunno successivo, unequipaggio tutto foggiano im-barcato su un M37 (per inten-derci, uno dei modelli piùcompetitivi del panorama ve-listico internazionale) battez-zato ‘Black Coconut’,parteciperà ad una decina dicompetizioni di altissimo li-vello tecnico, tra le quali ilmondiale ORC di Vela d’al-tura, in calendario a luglio a

Trieste, e la successiva Barcolana,per chiudere con la PizzomunnoCup, davanti alle coste del Gargano,in ottobre.

L’iniziativa è stata presentata uf-ficialmente nella Sala Giunta delComune di Foggia dove, insieme alsindaco Franco Landella e al presi-dente della Sezione foggiana dellaLega Navale Italiana Antonio Tulino,ha partecipato gran parte del teamAll Blacks e tutti i partner dell’ini-ziativa.

L’equipaggio ha unabuona esperienza,maturata neglianni passati inaltri importantiappuntamentiagonistici, eavrà la possibi-lità di ottenererisultati digrande rilevanza,portando il “marchio”della Puglia, della Capi-tanata e di Foggia in particolare,sui campi di regata più prestigiosie frequentati.

“Siamo orgogliosi di una imbar-cazione e di un equipaggio che por-tano con fierezza i ‘marchi’ dellapropria terra – ha dichiarato il sin-daco Landella – e per questo ab-biamo subito patrocinato l’iniziativache speriamo porti i migliori risul-tati possibili”. Dal canto suo, il pre-sidente Tulino ha subito portatouna buona notizia sul versante delsupporto economico all’iniziativa:

“Ricorre, que-st’anno, il 120°

anniversario dellaLega Navale Italiana

per cui ho fatto presentealla dirigenza nazionale il progettofoggiano e loro hanno risposto congrande entusiasmo: “Black Coco-nut” avrà il sostegno della LNI esarà in buona compagnia, perché laLega Navale lo ha concesso solo adun’altra imbarcazione, cioè MoroTer che quest’anno parteciperà allasfida di Coppa America”.

Gli ‘All Blacks’ si sono dotati diuno staff “a terra” che si occuperàdi seguire ed accompagnare l’impe-gno agonistico con un adeguato

piano di comunicazione multicanaleche vede, tra le altre, inserite anchele testate giornalistiche specializ-zate negli sport di mare. Alle altregià espresse, si aggiunge una mis-sion ambientale che sarà a brevesviluppata ed ufficializzata in colla-borazione con il FAI-Fondo Am-biente Italiano. A breve, sarà resonoto il calendario degli appunta-menti cui l’imbarcazione prenderàparte e, soprattutto, partirà il rac-conto online, un vero e proprio‘Diario di bordo’ virtuale, attraversoil quale l’equipaggio racconterà ilpercorso di Black Coconut verso edurante le competizioni più rile-vanti. Angela Dalicco

l’iniziativaAl via Black CocOnuT, un programma sportivo e di marketing sviluppato dall’Asd All Blacks

Da marzo ad ottobre, un equipaggio tutto foggiano sarà imbarcato su un M37parteciperà a competizioni di altissimo livello tecnico promuovendo il territorio

La Capitanata “naviga” a vele spiegate

L’equipaggio

La conferenza stampa

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Èuna questione di Stato. Il Vimi-nale non può più chiudere un oc-chio, anzi due. I ghetti urlano

vendetta. Il Presidente della RegionePuglia Michele Emiliano vuole mettereil Governo spalle al muro e inchiodarloalle sue responsabilità.

Chi vive a stretto contatto con la re-altà della baraccopoli ha il vago sen-tore che questa possa essere la voltabuona. Ma il quinto incendio delle casedi cartone dei migranti non merita unaparola, né ufficiale né social del Sin-daco di Puglia, Michele Emiliano.Manco un tweet. Come se si potesseripiombare nello sfinimento da un mo-mento all’altro. Nessuno è sindaco diquel fazzoletto di terra ridotto a unaChernobyl a cavallo tra tre comuni chesposterebbero i confini pur di scaricarela patata bollente. Ha imparato a chia-marlo Gran Ghetto, per non urtare ilsindaco di Rignano. Il timore è chepossa scivolare pericolosamente giùnell’agenda fino alla prossima emer-genza.

Rischia di archiviarlo come un falli-mento sulla scia del progetto Capo free-Ghetto Off . Il suo predecessore, quellodei corridoi umanitari e dunque animatodai più nobili propositi, aveva conge-gnato un piano di azione sperimentaleper un’accoglienza dignitosa e il lavoro

regolare dei migranti in agricoltura. IlGhetto doveva sparire, dovevano chiu-derlo già nel 2014: “La Puglia deve ribel-larsi fino in fondo a qualunque residuodi schiavismo e di Medioevo”, disse al-l’epoca Nichi Vendola. Avrà lasciato unaPuglia migliore ma pure i ghetti. Intanto,però, il seme l’ha gettato, con tutti i pre-supposti, solo che sull’off è tornato l’in-terruttore. Emiliano ha ereditato anchele rimostranze di chi il campo dietrocasa non ce lo voleva prima e non lovuole oggi. Ad agosto del 2016, in quel diFoggia, terzo piano della Prefettura,aveva annunciato che la Regioneavrebbe allestito tre campi di acco-glienza: a Lucera, Apricena e San Se-vero, con l’obiettivo di smantellaregradualmente il Gran Ghetto, con tantodi mezzo del trasporto pubblico regio-nale per accompagnare i braccianti a la-voro. Non se n’è fatto più niente. LaRegione ha ospitato in emergenza un’ot-tantina di migranti presso la solaazienda agricola regionale Fortore.

Il 25 gennaio, in sede di Conferenzadelle regioni e delle province autonome,ha chiesto al ministro dell’Interno MarcoMinniti che il Governo si accollasse le

sue responsabilità. “Gli ho chiesto so-stegno per porre fine alla presenza diorganizzazioni criminali, probabilmentedi natura mafiosa, che creano il racketdel lavoro in agricoltura in Puglia: sonovent’anni che questa situazione viene

sopportata dal Ministero degli Interni. Io– riferendosi alla questione dei ghetti -sono stato il primo presidente della Re-gione Puglia a denunciare l’esistenza diquesti luoghi e ho preteso che venganoriportati sotto la legislazione italiana. Hochiesto che si cominci un tavolo di lavoropermanente tra Regioni e Governo perla gestione dei fenomeni migratori”. Al-l’indomani della morte di un giovane nelghetto dei bulgari, a dicembre, aveva giàavvisato il Governo: “La Regione Puglia,

pur avendo una competenza residuale,si sta assumendo notevoli responsabilitàma non ha intenzione di continuare a la-vorare tra mille ostacoli e promesse mi-nisteriali non mantenute. Quella che sivive nella provincia di Foggia è unaemergenza umanitaria e di ordine pub-blico che il Governo non può ignorare. Iprotocolli d’intesa per superarei ghetti non sono sufficienti se poi nonvengono messe a disposizione le risorsenecessarie per portare avanti gli obiet-tivi. C’è bisogno di attivare una rete diospitalità in immobili pubblici e privatinon utilizzati. La Regione Puglia conti-nuerà nel suo piano di riattivazione e ri-strutturazione degli immobili di suaproprietà non utilizzati, ma non può dasola far fronte ad una situazione che ne-cessita dell’intervento di tutti”.

Il sindaco di Foggia, Franco Lan-della, chiede alla Regione di individuareterreni e fondi comunitari per creare uncampo di caravan e roulotte dotati dienergia elettrica e acqua corrente sulmodello francese: i nomadi vengonoospitati purché mandino i bambini ascuola, paghino le utenze e non rifiutinoi lavori proposti dai servizi sociali. La

dritta arriva direttamente dall’amba-sciatore bulgaro Marin Raykov ricevutoa Palazzo di Città nel giorno in cui è statafirmata l’ordinanza di sgombero del sitoMasseria Fonte del Pesce, il Ghetto deibulgari, anche a seguito della nota del-l’Arpa Puglia del 31 gennaio che ha ve-rificato la presenza di lastre di eternit infrantumi. La proposta è stata rimessadirettamente nelle mani del dirigentedelle Politiche per le migrazioni dellaRegione Puglia, Stefano Fumarulo. Ibambini andranno a scuola, le associa-zioni hanno rimediato delle sistemazionidi fortuna. Il Comune si appella alla Re-gione, la Regione chiede la collabora-zione dei Comuni, richiama il Governoalle sue responsabilità, si rivolge al Con-siglio d’Europa e alla Commissione Eu-ropea, ma rischia di restare con il cerinoin mano. In bilico, col dito sull’interrut-tore e i listelli che tornano a sovrapporsiper alzare altre baracche, coi giorni chescorrono fino alla prossima campagnadel pomodoro, quando si va a tremila. Ein fondo ha ragione il Governatore, sonodistanti dal centro abitato quanto bastaper poter fare finta che non esistano. 

Mariangela Mariani

Arrivano dai paesi dell’Est, con leloro famiglie, per lavorare alla rac-colta dei frutti che la terra di Capita-nata offre anche durante i lunghimesi freddi. Sono uomini e donne eu-ropee, una realtà per lo più scono-sciuta di lavoratori stanziali. Si trattadegli abitanti del cosiddetto ‘Ghettodei Bulgari’, una manciata di barac-che sparse tra cumuli di rifiuti in de-composizione e latrine a cielo aperto,situato a Borgo Tressanti, a pochi chi-lometri da Foggia.

Sono quasi duecento le personeche, stando all’ultimo censimento,hanno trascorso il rigido inverno inquelle baracche improvvisate, co-struite con materiali improbabili, tos-sici, altamente infiammabili. Unoscenario già così desolante, difficileda accettare nel contesto di un paesecivilizzato, diventa drammatico sepensiamo che a dover vivere in con-dizioni ai limiti della sopravvivenzasono anche donne con i loro bambini.Bambini che giocano tra cumuli di ri-fiuti, persone che vivono senza luce,né gas e, fino a pochi mesi fa, senzaacqua potabile. Senza assistenza sa-nitaria, perché, paradossalmente,

non essendo extracomunitari nonhanno diritto a convenzioni mediche.Senza le fondamentali norme igieni-che, perché nessuno dei due comunilimitrofi assicura loro un servizio dirimozione dei rifiuti.

In una parola senza dignità, senon quella misera parvenza assicu-rata loro dal motivo per cui sono qui:un lavoro da una manciata di eurol’ora che in Bulgaria non riuscireb-bero altrimenti ad ottenere, perchévittime delle discriminazioni e deipregiudizi di cui sono oggetto i Romin patria, come ci spiega il dottor An-tonino Scopelliti, medico ginecologo.Insieme alla pediatra Laura Cusmai,si occupa da anni di provvedere alleesigenze mediche di queste persone,di arginare emergenze sanitarie efare informazione per prevenire gra-vidanze indesiderate.

I volontari dell’associazione Soli-daunia, in sinergia con l’Anolf Cisl diFoggia e, dallo scorso dicembre, laCaritas di Manfredonia lavorano perportare, o non far scemare, l’atten-

zione delle istituzioni sulla realtà delghetto e per intervenire concreta-mente, soprattutto sotto l’aspettosocio sanitario e pratico. “Al mo-mento ci sono in tutto 37 bambini, cistiamo occupando con la Caritas delloro inseri-mento sco-l a s t i c o ,c o i n v o l -g e n d oanche i ge-nitori”, ag-g i u n g eDiego DeMita del-l’Anolf.

E’ statoappena av-viato, in-fatti, unp ro g e t t osperimen-tale di pre-scolarizzazione rivolto aibambini dai 3 ai 5 anni, che verrà poiesteso anche ai ragazzini in età sco-lastica. “Li abbiamo accompagnati

presso la Casa della Carità di Man-fredonia per prepararli e da questomese inizieranno le attività presso ilcentro diurno di Borgo Mezzanone. Ipiccoli erano già lavati e ordinati,segno che le mamme sono entusia-

ste di por-tarli ascuola eloro eranofelicissimie curiosi.Ci muo-viamo conmolta cau-tela pernon desta-bilizzare lacomunitàitaliana delBorgo” ciraccontacon di-

screzione Aneliya Genova, mediatriceculturale. Dopo l’incendio che loscorso dicembre aveva causato lamorte di un giovanissimo bracciante,

si era parlato di sgombero da parte diRegione e Comune di Foggia e in ef-fetti la Prefettura ha preso in mano lasituazione. In concerto con le asso-ciazioni si sta occupando di trovaredelle sistemazioni in loco, perché,come ribadiscono i volontari, questepersone hanno bisogno di lavorare enon possono spostarsi da questecampagne, né tantomeno vedersi al-lontanare i propri bambini. “Ma ècome svuotare l’oceano con una con-chiglia” ammette Scopellitti. Damarzo in poi, ogni anno, il numero diabitanti cresce a dismisura raggiun-gendo anche le mille unità nei mesiestivi e quando il lavoro nei campi ri-chiede più manodopera. “E’ un pro-cesso lungo e difficile cui si può farfronte soltanto con la sinergia tra as-sociazioni e la presenza costantedelle istituzioni, sono necessari pic-coli progetti ma che diano risultaticostanti”, afferma Michele Gramaziodi Solidaunia. I volontari sono con-cordi nel sottolineare come la viadell’integrazione sia l’unica da perse-guire. “Soltanto facendo sì che questepersone vengano accettate gradual-mente dalla comunità, si può assicu-rare loro la dignità che adessoneanche lontanamente posseggono”.

Ilaria Di Lascia

focus

Ghetti off, il gioco del cerino

Al via un progetto sperimentale per la scolarizzazione dei piccoli migranti

6 febbraio - duemiladiciassette

Gli invisibili sotto gli occhi di tuttiI volontari: “La via dell’integrazione è l’unica da perseguire”

Visite pediatriche nel campo

Cumuli di rifiuti al Ghetto dei Bulgari

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Rosy Paparella, Garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Puglia

E’ l’emergenza nell’emergenza. E’quello che rende ancora più grave (seciò può mai essere possibile) la realtàdel cosiddetto ‘Ghetto dei bulgari’ ri-spetto ad altri accampamenti presentinel Foggiano. Una condizione che gridavendetta e che richiede interventi rapidie risolutivi: è la presenza, nella borgatache sorge tra rifiuti e degrado, di 37 mi-nori (tra cui un neonato di appena unmese), e di due puerpere, probabil-mente minorenni.

“Bisogna intervenire urgentementeper consentire a quei bambini di viverevedendo garantiti i più elementari dirittialla dignità e alla salute”, aveva dichia-rato la Garante nazionale per l’Infanzia,Filomena Albano, in seguito al sopral-luogo effettuato nella borgata, a gen-naio, per il quale è stata designata arappresentare l’Autorità Garante l’avvo-cato Milena De Troia. Insieme a lei, tragli altri, vi era la presidentessa della Ca-mera minorile di Capitanata, Maria Emi-lia De Martinis, che pretende chiarezzae assunzioni di responsabilità: “Chie-diamo sia redatto e reso pubblico unpreciso cronoprogramma di interventiche indichi quali azioni saranno com-piute per affrontare la situazione, da

quali enti e soggetti, con quali risorse ein che tempi”. Ad oggi, però, tutto tace.Ne abbiamo parlato con Rosy Paparella,Garante per l’infanzia e l’adolescenzadella Regione Puglia.

Dott.ssa Paparella, la situazione delcosiddetto “Ghetto dei bulgari” risultaemergenziale su più livelli. Quale pro-blematica/aspetto della vicenda preoc-cupa maggiormente?

Le condizioni dell’insediamentosono state oggetto di una nota dell’Uffi-cio Garante inviata a tutte le istituzionicompetenti già a settembre dello scorsoanno, per segnalare la loro assoluta in-compatibilità con la dignità della vita diuomini, donne e bambini presenti. Per

inciso, alla nostra segnalazione ha ri-sposto con una comunicazione circo-stanziata solo il sindaco di Manfredonia.Allo sfruttamento del lavoro agricolo,che sottende il contesto umano e socialedel campo e che è una dimensionedrammaticamente radicata nel territo-rio, si aggiunge la specifica estrazioneculturale e geografica degli occupanti,cittadini bulgari, quindi comunitari, dietnia Rom, in periodico spostamento dalpaese d’origine alla ricerca di forme disostentamento. Si tratta di un insiemedi variabili di enorme complessità.

Quali sono le problematiche più im-portanti da affrontare?

I bambini sono privati dei diritti piùessenziali: un luogo sicuro anche sottoil profilo igienico-sanitario, essere nutritie vestiti in modo adeguato, essere inse-riti in un percorso scolastico. Vivere inabitazioni che si fatica a definire barac-che, a ridosso di rifiuti di ogni tipo, costi-tuisce di per sé un inaccettabilepregiudizio per la loro salute e per il lorosviluppo. Ricordo peraltro che nei pros-simi mesi con tutta probabilità arrive-ranno dalla Bulgaria altri nuclei conbambini. In questa fase sarebbe neces-sario attivare delle misure minime per

attenuare i rischi di tipo sanitario e in-crementare la fornitura idrica.

Dei 37 bambini presenti nel ghetto,pochissimi frequentano la scuola e i ten-tativi di integrazione sono pressochénulli: da dove iniziare?

Seguo in particolare l’iniziativa dellaCaritas di Foggia, frutto dei lavori del ta-volo promosso dalla Prefettura, per cuii bambini saranno accompagnati nelleore antimeridiane presso la scuola diBorgo Mezzanone dove, in aule non uti-lizzate, svolgeranno attività parascola-stiche e/o prescolastiche. Si tratta di untentativo che va monitorato sotto variaspetti: i bambini, poco o per nulla sco-larizzati, privi di conoscenza della linguaitaliana andranno accolti, motivati (comei loro genitori) alla frequenza, che quan-tomeno consentirà loro di trascorrereparte della giornata al coperto, in unambiente più idoneo. Ma è del tutto evi-dente che, pur preziosa, questa iniziativanon sostituisce il diritto all’istruzione,che, come espressamente indicato neldocumento “Strategia Nazionale d’in-clusione dei Rom, Sinti, e Caminanti2012-2020” resta il fattore decisivo diemancipazione.

Fino ad ora si è agito con interventi-

tampone e iniziative messe in campo daassociazionismo e volontariato. Sulla vi-cenda è attivo un tavolo istituzionale, maa suo giudizio quali azioni vanno intra-prese per arginare la situazione nelbreve termine? Esistono precedenti inaltre zone d’Italia cui guardare?

Conosciamo i limiti di una visioneemergenziale che, anche in questo caso,affida buona parte degli interventi al la-voro dei volontari e delle associazioni. Ildocumento citato poco su, che dovrebbecostituire un impegno per governanti eamministratori, individua nella costru-zione di processi partecipati anche daglistessi Rom una possibile direzione. Aquesto proposito è strategico il ruolodella mediatrice culturale e linguisticache attualmente è già in relazione congli abitanti del campo. Le esperienzeitaliane positive, in particolare in EmiliaRomagna, in Toscana, ma anche aScampia (Na), sono poco replicabili inquanto si riferiscono a insediamentinelle zone urbane, quindi con tutt’altrarelazione con la città. Tuttavia il compitodi migliorare le condizioni relative a sa-lute, lavoro e accesso ai servizi anchecon il coinvolgimento diretto degli occu-panti resta delle Istituzioni. m.g.f.

“Qui i bambini sono privati dei diritti più essenziali”

Nugoli di casolari e baracche, di-menticati da Dio e dagli uomini, eppuresotto gli occhi di tutti. Sono i ghetti di Ca-pitanata, sparsi qua e là per il Tavolieretracciando un itinerario di degrado e di-sperazione. Alcuni sono presenti daglianni Novanta, e si sono strutturati neltempo come vere e proprie cittadelleabusive. Altri sono prossimi a spegnerele dieci candeline, popolandosi solo du-rante la stagione estiva per poi essereabbandonati durante i mesi invernali.Non ci sono, purtroppo, solo il GranGhetto e il Ghetto dei Bulgari, nel Fog-giano: “Ogni anno stimiamo oltre 20milapresenze tra i vari ghetti e accampa-menti di Capitanata”, spiega MagdalenaJarczak, della segreteria Flai Cgil. “Im-maginate una piccola città ambulanteche improvvisamente arriva e mette ra-dici sul territorio”, continua cercando didare l’idea di un fenomeno davveroampio e complesso.

La prima tappa in questo itinerario èil ‘Gran Ghetto’. Il cosiddetto ‘villaggio dicartone’ che sorge nel triangolo dicampi tra Foggia, San Severo e RignanoGarganico e che durante il periodo estivo(maggio-ottobre) conta circa 3000 pre-

senze. “Lo scorso anno anche qualcosain più”, precisa. “E’ strutturato come unapiccola città: ci sono attività commer-ciali, ovviamente illegali, e tutto è dispo-nibile dietro pagamento, alimentandocircuiti illeciti. Finita la stagione estiva,molti restano e vanno ad ingrossare lefila degli stanziali”. E’ il principale bacinoper attingere forza lavoro da impiegare(in nero) nei campi. “Sono in maggio-ranza uomini e provengono dalla CostaD’Avorio, dalla Nigeria e dal Senegal. Lapresenza maggiore di donne si registrain estate, molte sono dedite alla prosti-tuzione che non è solo ad uso e con-sumo degli ospiti del campo”, denuncia.Il gran ghetto è materia viva e cambiacontinuamente: si svuota e si rimpolpaseguendo il ritmo delle stagioni e lechiamate dei caporali.

Paradossalmente, le condizioni delGran Ghetto sono migliori rispetto alGhetto dei Bulgari, dove in estate si su-perano le 1000 presenze: interi nucleifamiliari che vivono nella miseria senzaacqua, luce, gas e servizi essenziali, “aimargini di cumuli di rifiuti, che periodi-camente vengono bruciati in zona, spri-gionando chissà cosa”. E’ qui che, a

causa di un incendio accidentale, a di-cembre, un bracciante di 20 anni haperso la vita, riportando la vergogna diquel campo alla ribalta nazionale.

Scendendo verso il basso Tavoliere,a pochi km da Cerignola, vi è il GhettoTre Titoli, detto anche ‘Ghana House’,per la provenienza dei suoi ospiti. “Uncentinaio sono stanziali, vivono qui tuttol’anno. In estate, con l’arrivo degli sta-gionali, si contano anche 600 presenze”,continua Jarczak. Non ci sono villaggi dicartone, qui, ma casolari occupati risa-lenti al periodo della riforma agraria,

dove sono stati istallati generatori dicorrente. “Anche qui è presente il feno-meno della prostituzione, e nel tardo po-meriggio o sera non è raro incontrare

ragazzini sui motorini che da Cerignolaraggiungono la borgata”.

Rappresenta un vero e proprio‘limbo’, invece, la cosiddetta ‘Pista’, aBorgo Mezzanone, un nucleo di contai-ner posizionati a ridosso del Cara. “Quisono presenti quasi tutte le etnie”,spiega ancora Jarczak. “Si tratta disoggetti che hanno avuto diniego delriconoscimento di status di rifugiato,un mix di situazioni regolari e irrego-lari. Non tutti lavorano nei campi; moltisi affidano all’elemosina. Il fenomenodella prostituzione è molto presente,organizzato e gestito da un gruppo di

nigeriani”. E’ qui che, a dicembre, ilcorpo di una donna di 20 anni è stato tro-vato senza vita e parzialmente carboniz-zato: forse aveva tentato di ribellarsi aisuoi sfruttatori.

Sulla strada per San Marco inLamis, tra casolari abbandonati, sorge il‘Ghetto Cicerone’ che accoglie 250/300persone, per lo più maliani e senegalesi.“Loro sono meglio integrati: lavorano

tutto l’anno e alcuni iniziano ad averecontratti regolari e, in alcuni casi, rie-scono ad accedere anche alla disoccu-pazione”. Nel pressi di BorgoIncoronata, ancora, vi sono circa 200 ru-meni, intere famiglie che si spostano perpermanenze che vanno dai 4 agli 8 mesi.Altro accampamenti ‘a tempo determi-nato’ è stato registrato a Borgo Tres-santi, dove in casolari abbandonati sisistemano fino a 600 braccianti bulgariche spariscono al termine della sta-gione, ma tanti altri insediamenti nonsono ancora censiti, rendendo i confinidel fenomeno estremamente labili. E’ inquesti luoghi che l’attività di sindacato distrada diventa fondamentale: “Il nostroscopo è informare le persone dei loro di-ritti, di ciò che possono rivendicare. Maè necessario che le istituzioni si faccianocarico di queste situazioni: ad oggi ab-biamo leggi e strumenti importanti cheperò non vengono utilizzati”, rivendica .Per la Flai Cgil, per estirpare il feno-meno ghetti, è fondamentale combat-tere il caporalato, il motore immobileche ogni anno muove ed alimentale lecittadelle di invisibili.

Maria Grazia Frisaldi

7febbraio - duemiladiciassette

L’itinerario dell’inferno in Capitanata

L’INTERVISTA

focus

Rosy Paparella

Magdalena Jarczak

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8 febbraio - duemiladiciassette

In quelle stesse stanze di Pa-lazzo Dogana, la Consigliera di Pa-rità della Provincia di FoggiaAntonietta Colasanto solo ora hasbollito un po’ la rabbia. “Il pro-blema è a monte: la partecipazionedella donna in un ambito che è sem-pre stato ad appannaggio maschile,tant’è vero che noi abbiamo acqui-sito il diritto di voto 70 anni fa, comea dire che eravamo consideratesoggetti non idonei a parteciparealla vita politica del Paese e tanto-meno attivamente. A prescinderedal fatto che non le abbiano messein lista, nei consigli comunali cen’erano pochissime: è un serpenteche si morde la coda. Se non si so-stiene la partecipazione delle donnealla vita pubblica, quindi alla poli-tica, come possiamo pretendere cheoccupino dei ruoli? La partecipa-zione, con questo sistema è solo ul-teriormente pregiudicata. Chi fapolitica - incalza Antonietta Cola-santo - deve supportarle perché laloro sensibilità rappresenta un va-lore aggiunto. Ecco perché ci siamobattuti con la raccolta delle firmeper la modifica della legge eletto-rale regionale con la proposta del 50e 50. Non è un capriccio o unamoda: è una questione di giustiziasociale”.

Lampante è la fotografia delConsiglio comunale di Foggia conuna sola donna tra i banchi, giuntaa parte (che a prima vista salva leapparenze). Ma per la verità ledonne nelle altre amministrazioni cisono (i candidati erano sindaci econsiglieri) e sorge il ragionevoledubbio che le militanti della politicanon siano state in grado di farsi va-lere nei partiti, ma alla provocazionenon abboccano. “Credo che questosia un luogo comune - risponde Mi-chaela Di Donna del direttivo regio-nale di Forza Italia - anche se neipartiti comunque esiste una que-stione di genere. In Forza Italia,però, questo tema non è mai statolegato a rivendicazioni sterili, masolo ed esclusivamente alle capa-cità individuali. Sono la prima deinon eletti alle ultime elezioni regio-nali, da tempo faccio parte del coor-dinamento regionale del partito, sinda giovanissima ho ricoperto incari-chi nel coordinamento nazionale delmovimento giovanile. Mi pare chesiano tutte dimostrazioni della valo-rizzazione dell’universo femminilein Forza Italia, che, giova ricordarlo,alle elezioni provinciali appena con-cluse è stato uno dei pochi partiti acandidare donne, a differenza di chi,penso ad esempio al PD, non ne ha

inserita nessuna in lista - concludeMichaela Di Donna - probabilmenteutilizzandole esclusivamente come‘richiamo elettorale’ piuttosto checome reale e convinto investimentopolitico”.

Al centro, le donne hanno per-fettamente chiaro il contesto in cuisono costrette ad operare: Maura DiSalvia, Commissaria provincialePari Opportunità dell’Udc, tran-chant, individua lucidamente le cri-ticità. “L’assenza è sempre unasconfitta - ammette - Se non ci seinon puoi influire sul corso deglieventi e neppure invertire la ten-denza in atto. Tuttavia, il problemanon è tanto nella composizione deiConsigli comunali, dove pure ci sonovalide esperienze politiche al fem-minile, ma il peso specifico dellapolitica al femminile. Manca, in que-sto senso, il riconoscimento sul ter-ritorio all’impegno delle donne inpolitica, ma non mancano spuntiper essere ottimisti per il futuroprossimo. Purtroppo - conclude - lapolitica è femminile, ma lo scrannoè maschile”.

Tra i tumulti e le contraddizionidel PD, Patrizia Lusi, nel direttivoregionale del Partito Democratico,espressione di una delle tante cor-renti/affluenti, non si sottrae mai

alle analisi critiche. Attribuisce il ri-sultato alla scarsa presenza di am-ministratrici e quando le sieccepisce che rappresenta un falsoproblema, chiarisce quanto sia dif-ficile pretendere in un contesto ma-schile e maschilista: “L’assenza didonne dipende dal fatto che nonsiano state elette nei consigli comu-nali. Sono elezioni di secondo grado.Già quando si candidano e devonoessere scelte dai cittadini non rie-scono ad attrarre consensi, figuria-moci in elezioni di secondo livello, incui prevale una logica ‘politica’, dialleanze tra forze, di pesi e contrap-pesi. Discorsi dai quali le donnesono escluse nella maggior partedei casi”.

La pasticciata riforma Delrio tiraacqua a un solo mulino: quello deiCinquestelle. La consigliera regio-nale Rosa Barone non vedeva l’oradi parlarne e sfogarsi, come se sistesse levando un sassolino dallascarpa. E seppure commettesseroqualche leggerezza - come am-mette candidamente - questi mec-canismi potrebbero finire perfavorire proprio loro.

“Non mi meraviglio che nonsiano state elette donne, del resto,se ci ricordiamo, anche in Consiglioregionale, tolto il Movimento 5 stelle

che ha portato ben tre donne, ne ab-biamo solo una in Forza Italia e tuttigli altri sono uomini, quindi siamoabituati, purtroppo, a una politicaautoreferenziale che votando fra sée sé continua a preferire gli uominiche magari sono più ‘potenti’. Ledonne che sono più libere o che nonhanno santi in Paradiso soprattuttoquando si devono votare tra politici,in seguito ad accordi o a giri di pol-trone, sono ancora più deboli. Unapolitica come quella del M5S, in-vece, addirittura premia le donne,mettendole a capo di città impor-tanti come Roma e Torino e dà atutti le stesse chance senza favoriresempre gli stessi in nome di cor-renti, di accordi o di poltrone. Lagente è stufa di queste manfrine, diquesti giochetti, di questi accordisottobanco, di politici che tutti fierisi siedono su queste poltrone chenon hanno neanche più valore, per-ché grazie alla riforma Delrio nonavranno che pochissimi temi datrattare, pochissimi soldi, e in più cisaranno conflitti anche di attribu-zione. Sono strasoddisfatta che ilnostro movimento non abbia parte-cipato a questo gioco squallido, pie-namente orgogliosa, ancor di piùquando vedi che non c’è neancheuna donna”.

polisa cura di Mariangela Mariani

Provincia, le donne stanno a guardareRosa Barone (M5S): “Strasoddisfatti di non aver partecipato a questo gioco squallido”

Maura Di Salvia (Udc): “La politica è femminile ma lo scranno è maschile”

Il Consiglio provinciale di Foggia non è un posto per donne. La riforma Delriole ha relegate in una riserva indiana. Avoglia a fare le crociate per la paritàdi genere. Le ultime elezioni sono state un esercizio di machismo: zeroelette, su dodici nomi usciti dalle urne. Non che le liste fossero piene zeppe

di candidate: erano sei in tutto su trentanove amministratori tra vecchie e nuoveproposte. Delle cinque liste, solo Capitanata Popolare e Capitanata Civica ne

hanno inserite due. Il sindaco di Cerignola Franco Metta si è lamentato, all’in-domani, della mancata elezione di Loredana Lepore, e si è detto avvelenato perquei due franchi tiratori che hanno tradito. Tant’è, e come sia sia, se alla pre-cedente tornata almeno Maria Anna Bocola ce l’aveva fatta, questa volta è an-data buca. A onor del vero, però, gli uomini sanno accapigliarsi più delle donne,per una poltrona senza gettone e senza portafoglio.

Antonietta Colasanto Michaela Di Donna Maura Di Salvia Patrizia Lusi Rosa Barone

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9febbraio - duemiladiciassette

Speciale Lui &Lei

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10 febbraio - duemiladiciassette

Speciale Lui &Lei

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11febbraio - duemiladiciassette

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12 febbraio - duemiladiciassette

dicono

I love you!Tutti

A ciascuno il suo intimo. Il tessuto più sensuale è ilpizzo ma anche la setanon dispiace.L’importante è ricordareche ciò che non si vede,contrariamente a quantosi potrebbe pensare, nonè affatto trascurabile.

Inutile atteggiarsi a cinici eanticonformisti. Che siano gioielli,cioccolatini o fiori, ricevere unregalo è un piacere irrinunciabile. Un dolce richiamo per lanciaremessaggi inequivocabili, sempreromantici.

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Valentino Time.

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13febbraio - duemiladiciassette

cucina

In ultima posizione, almeno per il 2017, la cop-pia Pesci e Sagittario. Hanno ottime possibilità disuccesso, ma hanno bisogno di un po’ più di tempoper conoscersi e apprezzarsi. Diciamo che tra loroinizia una relazione di testa più che di pancia.

Coppia Celebre: John Lennon & Yoko Ono. Frase: L’attrazione mentale è molto più forte di

quella fisica, di una mente non ti liberi neanchequando chiudi gli occhi.

Dolce: Torta di mele,un dolce semplice chedà sicurezza ogni qual-volta si vuole trovar rifu-gio in qualcosa di buonosenza sgarrare troppo.

A seguire Cancro e Scorpione, un’esplosione dicaratteri forti e testardi. Un amore fatto di interru-zioni e ritorni, di riappacificazioni e liti.

Coppia celebre: Frida Kahlo e Diego Rivera. Frase: I litigi fra gli innamorati completano

l’amore (Terenzio) Dolce: Torta ubriaca al rum e va-niglia, un dolce che unisce alla dolcezza della vani-glia la nota alcolica del rum.

La coppia composta da Acquario e Vergine èuna coppia salda e forte. Un amore indipendentema complice che dura nel tempo.

Coppia celebre: Antonio e CleopatraFrase: “Amami ora che non ho le parole per

farti innamorare deimiei silenzi” (Merini)

Dolce: Sorbettoal limone e mandorletostate, un dopopasto non moltodolce, ma a cui nes-suno sa rinunciare.

Al terzo posto della classifica, la coppia Toro eAriete. Le due personalità si completano a vicenda:l’Ariete, impulsivo e frettoloso si butta a occhi chiusinella relazione, mentre il Toro lascia che le coseprendano il loro corso. Coppia celebre: RichardBurton e Elisabeth Taylor

Frase: “Mentre lui le insegnava a fare l’amore,lei le insegnava ad amare” (De Andrè)

Dolce: Red Velvet, torta tipica della cucina delSud degli Stati Uniti

La coppia più scoppiettante degli astri è la cop-pia composta da Gemelli e Capricorno che si meritacosì la medaglia d’argento. Sanno divertirsi insiemesenza rinunciare alla propria indipendenza. Gemellisubisce l’influenza di Mercurio, mentre Capricornosubisce l’influenza di Saturno. I due pianeti, in-sieme, sviluppano un influsso positivo verso la vitae la realizzazione del proprio io.

Coppia celebre: Bonnie & Clide Frase: “E ora amore, dopo una vita, cosa pensi

che ti dica? Sei l’aurora boreale, sei la luce chesquarcia il mio vuoto banale” (Negrita)

Dolce: Tortino al cioccolato dal cuore caldo

Al primo posto troviamo la coppia formata dalLeone e dalla Bilancia. Un connubio di amore,stima e passione. Mentre il Leone, dominato dal-l’influsso del Sole, mette al centro del suo mondol’amore, la Bilancia sa essere più posato nelle di-mostrazioni, ma presente in ogni momento impor-tante della vita. Nonostante l’amore non smettonomai di punzecchiarsi a vicenda.

Coppia celebre: Eva Kant e DiabolicFrase: “L’amore guarda non con gli occhi, ma

con l’anima” (Shakespeare) Dolce: La passionata, un dolce pugliese dal

cuore di ricotta e copertura in pasta di mandorle.Un tripudio di sapori antichi e inconfondibili.

Valentina Pietrocola - La Cucina del Fuorisede

In un rapporto gli ingredienti sono molteplici, a seconda dei piatti della vita

Astri, pasticceria e sentimenti: una classificatutta stelle&gusto

Quando l’affinità di coppia passa per la golaFebbraio, il mese più romantico dell’anno, è appena

iniziato. Ma qual è la ricetta per una buona rela-zione di coppia? Si sa, in un rapporto spesso gli in-

gredienti sono molteplici e variano a seconda dei piattidella vita, ma la risposta potrebbe esser nelle stelle. Per quanto possiate esser scettici nei confronti degliastri, alle volte sanno indicare il giusto percorso da in-traprendere o la persona più adatta a noi in base alla

data di nascita e al segno di riferimento. Come ha dichiarato lo stesso Paolo Fox, “l’astrologia nonè una frottola, ma nemmeno una cosa a cui dare pesoin modo cieco”, perciò ci limitiamo a stilare una classi-fica delle affinità dei segni abbinando un dolce di riferi-mento da gustare insieme al proprio partner. Perchénon c’è amore più sincero che quello per i dolci. Al restopenserà Cupido!

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14 febbraio - duemiladiciassette

salute

E’ sufficiente un periodo di stress con conseguente abbas-samento delle difese immunitarie per ritrovarsi vittimadelle fastidiose infezioni urinarie. Una delle più diffuse è

la cistite, infiammazione della parete vescicale che si accom-pagna a spiacevoli sintomi come bisogno continuo di urinare,dolore e bruciore.

Si tratta di una patologia che colpisce molte donne durantel’arco della vita: causata da batteri oppure da condizioni fisiolo-giche particolari dovute persino all’avanzare dell’età, la cistitepuò diventare cronica e influenzare negativamente la qualitàdella vita. Le cure classiche prevedono l’assunzione di medici-nali e antibiotici, soprattutto nei casi più difficili da debellare:tuttavia assumere la terapia tradizionale a lungo termine rischiadi depotenziare gli effetti dei farmaci.

Prevenire è meglio che curare, si sa: scongiurare i fastidiosisintomi delle infezioni urinarie e, di conseguenza, evitare la faseacuta è possibile anche con i preziosi alleati presenti in natura,da assumere sotto forma di integratori.

Studi scientifici hanno dimostrato che il mirtillo rosso –Cranberry (Vaccinium macrocarpon) – è risultato essere uno deirimedi naturali più efficaci nella cura delle infezioni alle vie uri-narie. Il piccolo frutto di origine americana infatti vanta proprietàantibatteriche, in grado di rendere la mucosa delle vie urinarie

antiaderente ai batteri patogeni, impendendo la loro riprodu-zione, prima causa scatenante della patologia.

Assumere il mirtillo rosso a scopo preventivo può essere unabuona soluzione, soprattutto in periodi particolari della vita chepotrebbero prestarsi a far insorgere le infezioni. I prodotti natu-rali inoltre non hanno controindicazioni e possono essere com-binati con la terapia farmacologica, con i probiotici e persino conaltri rimedi naturali in modo da potenziarne gli effetti.

Uno di questi è l’uva ursina, utilizzata già nell’antichità perle sue proprietà antisettiche, in grado di combattere crampi ebruciori. Arbusto di montagna, l’uva ursina è consigliata anchenelle fasi acute della patologia. Frutti ed erbe ottengono il mas-simo anche associate al D-Mannosio, uno zucchero semplicecompletamente naturale, adatto anche alle donne in gravidanza.Si è rivelato particolarmente attivo in combinazioni con il mirtillorosso: si può definire un vero e proprio antibiotico naturale ca-

pace di arrivare direttamente in vescica, contrastando efficace-mente la cistite. Chi soffre di questi disturbi quindi farà bene achiedere consiglio al farmacista che saprà suggerire il rimedionaturale più indicato.

Non solo: il paziente potrà avvalersi di una formulazione ve-getale realizzata dallo stesso farmacista, in cui sono state equi-librate le dosi giuste di tutti gli elementi naturali, da assumerepreferibilmente sotto forma di estratto vegetale.

L’approfondita conoscenza delle composizioni chimiche difrutti ed erbe, le materie prime di qualità certificata e l’attentamiscelazione in laboratorio dei composti naturali sono poi ga-ranzia di sicurezza ed efficacia. Quando i sintomi delle infezionisi fanno sentire si può scegliere un integratore alimentare ingrado di favorire la naturale funzionalità delle vie urinarie, di-menticandosi finalmente di effetti collaterali e spiacevoli disagi:una scelta di salute e soprattutto di benessere.

Dalila Campanile(In collaborazione con Farmacia Erboristeria Ronga Tartaglia)

Prevenire è meglio che curare. I consigli del farmacista per prendersi cura di sè

Infezioni urinarie: curarsi con la naturaMirtillo rosso, uva ursina eD-Mannosio per contrastareprurito e bruciore

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benessere

15febbraio - duemiladiciassette

Un olio prezioso per la cura del corpo

L’olio di JojobaHa proprietà emollienti, disinfettanti e anti-age

A cura del dott. Gianluca D’Alessandro

L’olio di Jojoba deriva dalla spremitura deisemi della Jojoba (Simmondsia chinensis),un arbusto legnoso che raggiunge altezzesorprendenti in condizioni climatiche favore-voli. È tipico delle zone calde e desertichecome quelle della California, ma è diffusoanche in Messico e Arizona.

Pianta longeva può raggiungere anche i250 anni di età.Produce semi inabbondanza checontengono unliquido moltodenso. I nativiamericani usa-vano la pianta dijojoba per i suoisemi oleosi con iquali curavanoscottature e in-fiammazioni cu-tanee. I semicontengono unolio liquido denso in elevata percentuale(circa il 54%), sono mangiati da scoiattoli econigli, altri roditori e grandi uccelli. L’olio dijojoba è molto simile al sebo umano e percomposizione non può essere paragonato aun olio di origine vegetale, ma ricorda lastruttura dell’olio di capodoglio. 

Dal punto di vista alimentare non è tossicoma non è digeribile, per questo viene impie-gato per uso cosmetico.

Presente in rossetti, fondotinta, creme perla pelle, possiede proprietà benefiche sia perla cute che per i capelli. Grazie all’alta capa-cità di conservazione e resistenza alle alte

temperature, mantiene costante l’alta qualitàdella sua purezza.

Possiede proprietà emollienti e protettiveper il PH della pelle, inoltre è un idratante na-turale e aiuta a regolarizzare le secrezioni se-bacee. Non ultimo è un antirughe, undisinfettante e antimicotico naturale.

Ricco di Vitamina E, B2 e B3 e mineralicontrasta e lenisce problematiche legate allapelle come psoriasi, pelle secca e desquama-

zioni, acne, pru-rito, eczemi efunge perfetta-mente come filtrosolare.

Penetra velo-cemente nellapelle, non unge enon appesantisce,ma lascia unasensazione setosae morbida. Di fa-cile applicazionebastano pochegocce dopo il

bagno o la doccia, direttamente sulla pelleumida del corpo e del viso per un assorbi-mento rapido. Ottimo anche come antirughebasta picchiettarne qualche goccia lungo ilcontorno occhi.

Sui capelli si può usare o come impaccopre-lavaggio per ammorbidirli oppure ver-sandolo sulle lunghezze e sulle punte.

Grazie alle sue proprietà emollienti è untoccasana per le labbra creando un effettoglossy, ma anche per le ciglia. Un olio daimille usi, estremamente versatile e utile peril benessere del nostro corpo, un alleato dellanostra salute che vale la pena conoscere.

ESFOLIANTE CORPO  L’esfoliazionedella pelle è ilgiusto step,sotto la doccia,per eliminaretutte le impuritàe le cellulemorte.Per realizzarlo,servono:- ¾ di una tazzadi zucchero di canna- Mezza tazza di farina d’avena- ¼ di tazza di miele- Una goccia dell’olio essenziale che piùpreferiteMescolate lo zucchero di canna con la fa-rina d’avena e il miele in una ciotola. Coprite l’intero composto, con l’olio di jo-joba e infine aggiungete l’olio essenziale.Lo scrub è pronto per essere utilizzato.

LE RICETTEMASCHERA PER CAPELLI

Per realizzare una maschera per capelli“homemade” avrete bisogno di:- 3 cucchiai di olio di jojoba- 3 gocce di essenza Ylang Ylang- 1 tuorlo d’uovoMescolate tutti gli ingredienti in una casse-ruola e riscaldate a fiamma bassa. Dopo aver lavato i capelli, applicate l’im-pacco, ancora caldo. Lasciate agire per al-meno 30 minuti.Risciacquate accurata-mente. Un piccolo con-siglio: per migliorare glieffetti della maschera,avvolgete i capelli inun asciu-g a m a n ocaldo.

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16 febbraio - duemiladiciassette

Nella Parrocchia di Sant’Antonio, in viaSmaldone, in vent’anni sono passatetrecento minuscole vite condannate a

morte certa prima di avere un nome ed un co-gnome.

Dal 1997 è attivo il CAV, che in questo casosta per Centro di Aiuto alla Vita. Ogni bambinostrappato all’Ivg è un miracolo qui e per Gra-zia Dechiaro che lo guida c’è sempre lo zam-pino di Dio. È la responsabile da tre anni,prima il presidente era suo marito, RobertoSuriano: un tumore al cervello se l’è portatovia, e lei lo racconta con la pietas dei credenti.

“Il nostro impegno è quello di aiutare ledonne a recedere dall’aborto per dare allaluce la propria creatura. Vengono al nostrocentro d’ascolto pronte con il certificato del-l’Ivg, interruzione volontaria di gravidanza.Proponiamo un aiuto economico, quello delprogetto Gemma: si tratta di una quota di 160euro per 18 mensilità, prima e dopo la na-scita”.

Ad oggi vengono emessi 26 assegni almese. Il contributo serve a fronteggiare lespese che comporta un bambino, compresoil corredino.

“La donna viene qui prima della dodice-sima settimana. La maggior parte delle voltemi viene mandata dai consultori, noi l’ascol-tiamo e prepariamo una relazione, spiegandoperché vuole abortire - espongono casi terri-bili - dopodiché inoltriamo a Milano il fascicolocon il certificato dell’Ivg e una commissione loesamina. Oggi, purtroppo - spiega rammari-cata Grazia Dechiaro - con la crisi economicamolti donatori che aiutano queste mammesono venuti meno e il centro di Milano, quandonon ci sono risorse, ridimensionate tantis-simo, divide le somme. È capitato l’annoscorso: abbiamo tre mamme che percepi-scono 80 euro mensili. Fu un periodo proprionero per via della mancanza dei fondi”.

Le minorenni hanno la priorità. Il Cav nonsi limita ad un aiuto economico, ma cerca dicapire cosa spinga la donna ad abortire. “AFoggia nel 2015 sono stati effettuati, statisticaalla mano, 1060 aborti, nel 2016 per grazia diDio sono diminuiti a 529. Dalla nostra espe-rienza, l’aborto nasce, la maggior parte delle

volte, in famiglia. La donna che intende abor-tire si ritrova, spesso, a dover affrontare vio-lenze fisiche e psicologiche nel contestofamiliare. Molte volte è spinta dalla madreall’Ivg perché magari anche lei ha vissuto lastessa esperienza. Oggi aggiungiamo anchemolte minorenni che già a 13-14 anni si ritro-vano incinte e vanno anche da sole a praticarel’interruzione di gravidanza”. I contesti chedescrive Grazia Dechiaro sono di estremo de-grado sociale, povertà assoluta, nuclei fami-liari dove l’unico reddito è una miserapensione, i giovani sono senza lavoro e si vivein casa con i suoceri.

Parla alle ragazzecon il cuore in mano:“Alcune mamme nonsi sono mai perdo-nate, pur confessandoil peccato, non hannonemmeno accettato ilperdono di Dio”.

Una vita da salvaregliel’ha mandata di-rettamente don Francesco Catalano, direttoredella Caritas diocesana: una ragazza, giàmamma di tre figli, che alla quarta gravidanzaaveva deciso di abortire, per colpa della di-soccupazione e della povertà.

“Ci siamo messi in preghiera, don Fran-cesco da una parte e noi dall’altra. Lei si erapresentata il giorno dell’aborto al reparto ma-ternità, si era già messa la sua camicia danotte ed era entrata: quando si è girata in-torno, ha visto i medici, forse ha fiutato che lìdentro c’era la morte e ci ha ripensato. Fuoric’era il marito che piangeva perché non ac-

cettava questa sua scelta, lei è uscita di corsa,lo ha abbracciato e gli ha detto ‘portami via’.Oggi mi viene la pelle d’oca a pensarci”.

Solo l’anno scorso è finito il progetto diuna mamma di appena 14 anni. Arrivano finoa 40 anni, molte donne che convivono,mamme che hanno già figli.

Il Centro di Aiuto alla Vita, così come lo co-nosciamo oggi, è nato da un aborto. “Io dicosempre che ho due figli sulla terra e tre incielo. Roberto era ateo. Quando ci siamo spo-sati avevamo un negozio ben avviato, due figli,una bella casa, ma non eravamo felici perché

ci mancava qualcosa.Quando siamo entrati afar parte della comunitàcristiana, volevamo il fi-glio della fede, rimasi in-cinta - prima di questobambino ne avevo persialtri due - al quinto meseho abortito perché unmioma me lo aveva sof-focato. Ne soffrimmo

tantissimo, Roberto era distrutto ma ca-pimmo che quella era la volontà di Dio. Al-l’epoca don Luigi portò l’esperienza Cav daSan Severo a Foggia”. Davanti alla loro vi-cenda dolorosa, il parroco non ebbe alcundubbio: era un segno, sarebbe stato propriolui il presidente.

“Da allora sono passati 280 bambini. Hole fotografie di Roberto con loro in braccioche se li coccolava. Lui li amava e c’è un an-gelo in cielo che continua a pregare per ilCav con me”.

Mariangela Mariani

al femminile

Parte da via Smaldone la crociata di Grazia Dechiaro conto l’aborto

Il Centro di Aiuto alla Vita compie 20 anni Ogni mese 26 mamme ricevono un assegno

CAV, 300 bambini strappati all’Ivg

Ogni bambino strappatoall’Ivg è un miracolo e, per

Grazia Dechiaro, c’è sempre lo zampino di Dio

Grazia Dechiaro

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17febbraio - duemiladiciassette

La rigidità della riforma “Monti-Fornero”Legge n. 214/2011 (cioè: stretta sull’età diaccesso alla pensione, aumento di 7 mesi

per tutti legato alla speranza di vita e previsioneperiodica dei coefficienti di trasformazione delmontante contributivo), ha sollevato in questi ul-timi anni un’ampia discussione politico/sindacalesulla necessità di cambiamento, che si sta svilup-pando in una nuova strategia di anticipo e pianifi-cazione possibile del trattamento pensionistico nelnostro Paese.

Ma vediamo quest’anno e fino al 2018, cosasuccede sia per la pensione di vecchiaia che perla prestazione anticipata (ex anzianità).

PENSIONE DI VECCHIAIA | Per ottenere questa pre-stazione è necessario avere l’età e almeno 20 annidi contributi versati. I requisiti differiscono a se-conda che i richiedenti siano o meno in possessodi contributi versati alla data del 31 dicembre1995, data questa che rappresenta lo spartiacquetra pensioni in regime “retributivo o misto” e pen-sioni in regime “contributivo”.

PENSIONE ANTICIPATA (EX ANZIANITÀ) | Sempre la ri-forma “Fornero” del 2011, già a decorrere dal 2012in poi, ha previsto nei confronti di coloro che ma-turano i requisiti per la pensione anticipata nonpiù una doppia possibilità e cioè: 35 anni di contri-buzione minima insieme all’età e quota oppure ilsolo requisito contributivo minimo di 40 anni, mail solo requisito più elevato di contribuzione senzaquote né finestre. Tale prestazione riguarda tutte

le categorie di lavoratori che appartengono a tuttii regimi previdenziali dell’Inps (dipendenti, auto-nomi, ex Inpdap, ex Enpals, gestione separataecc.). La pensione anticipata ha la particolarità diconsentirne l’accesso nel tempo prima rispettoall’età prevista per la pensione di vecchiaia, perchési basa solo sul requisito contributivo (cioè non oc-corre attendere un’età minima).

L’ACCREDITO DAL 1996 | Per coloro il cui primoaccredito contributivo decorre dal 1° gennaio1996, l’adeguamento alla speranza di vita deve ap-

plicarsi al requisito anagrafico che già dal 2016 èdi 63 anni e 7 mesi, che consente l’accesso allapensione anticipata con almeno 20 anni di contri-buzione effettiva.

OPZIONE DONNA | È questa la possibilità offertaalle lavoratrici donne di andare in pensioneprima. Introdotta in via sperimentale dalla leggen. 243/2004 (Riforma Maroni), è stata previstaesclusivamente a favore delle lavoratrici donne,sia appartenenti al settore pubblico che al pri-vato e sia dipendenti che autonome.

La novità prevista dalla Legge di Bilancio 2017(n. 232/2016) ha stabilito l’estensione dell’opzionealle lavoratrici che non hanno maturato entro il 31dicembre 2015 i requisiti per effetto degli incre-menti della speranza di vita.

Pertanto interessa le donne che hanno matu-rato i 57 anni se dipendenti e 58 se autonomeentro il 31 dicembre 2015 e con almeno 35 anni dicontributi alla stessa data. Sono interessate oltre4 mila lavoratrici. Rimangono, però, fermi gli in-crementi della speranza di vita ai fini dell’accessoalla pensione, nonché la finestra mobile. Ciò vuoldire che il diritto vero e proprio alla pensionescatta all’età di 57 anni e 7 mesi per le lavoratricidipendenti e 58 anni e 7 mesi se autonome, vistoche ci sono stati due incrementi della speranza divita: 3 mesi nel 2013 e altri 4 mesi nel 2016. L’ef-fettiva erogazione della pensione ci sarà trascorsialtri 12 o 18 mesi (finestra) dal compimento didetti requisiti. (Si veda tabella).

Per tutti gli eventuali approfondimenti sugliargomenti in esame (possibili scelte e, tra queste,le più convenienti) si consiglia di rivolgersi al no-stro Patronato 50&PiùEnasco, che con espertioperatori assiste da sempre gratuitamente per ot-tenere tutti i chiarimenti ulteriori e per la presen-tazione all’INPS delle relative domande on-line.

Cosa cambia per la pensione di vecchiaia e per la prestazione anticipata

La Riforma Maroni introduce in via sperimentale ‘Opzione Donna’in favore delle lavoratrici appartenenti al settore pubblico o privato

Pensioni anticipate, come e per chi?50&PIÙ ENASCO DI FLOREDANA ARNÒPer i vostri quesiti: [email protected] - Tel. 0881.728115

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18 febbraio - duemiladiciassette rubriche rubriche rubriche rubriche rubriche

“Contro il cancro, la prevenzioneè per sempre”: successo, a Foggia,per la prima camminata non com-petitiva dell’associazione RunnersParco San Felice. Oltre 250 parteci-panti hanno preso parte all’inizia-tiva. Un folto gruppo variegato,composto da donne, uomini, fami-glie, tutti mossi da un unico tema eda un unico slogan: combattere ilcancro si può e si deve, la preven-zione è per sempre.

L’associazione Runners ParcoSan Felice, in occasione della Gior-nata mondiale contro il cancro, havoluto organizzare un evento parti-colarmente sentito e partecipato, eil riscontro è stato importante sia daparte delle associazioni che hannovoluto aderire, sia da parte della cit-tadinanza.

Purtroppo, i dati in materia sonodavvero allarmanti, con percentualitumorali in crescita ovunque. Per-tanto, occorre intensificare l’attivitàdi informazione e prevenzione.Camminare è la prima forma di pre-venzione, gratuita e per tutti. Studiscientifici affermano, sempre piùconsapevolmente, che l’attività mo-toria è uno dei pilastri della preven-zione del cancro, unitamente allacorretta alimentazione e nutrizione.Questi tre elementi devono intera-gire tra loro così da garantire una“buona prevenzione”. Basta pocoper fare davvero tanto, per il nostrocorpo e la nostra mente.

La prima camminata contro ilcancro ha davvero smosso tutti, ma-lati e non, grandi e piccini. Da PiazzaPavoncelli, gli oltre 250 partecipantihanno percorso le vie del centro ur-bano, attraversando l’isola pedo-nale, fino al Parco San Felice, sededell’associazione promotrice. Haaderito con grande partecipazioneanche Francesco Morese, asses-sore all’Ambiente del Comune diFoggia. Una volta giunti al ParcoCittà, non è mancata la coloratis-sima foto di gruppo, lo “yoga pancia”e un ristoro sano e genuino a basedi pane integrale e olio. Insomma,una camminata come tante masentita come poche: l’obiettivo è lapromozione e l’adozione di uno stiledi vita fisicamente attivo per soste-nere il proprio benessere e la pro-pria salute.

in poche parole

Camminatadi salute

OSTETRICA DI VANESSA ANNA MAGISTROPer i vostri quesiti: [email protected] - Tel. 0881.72.81.15

E’ essenziale nella prevenzione dei difetti del tubo neurale

Il nostro organismo utilizza l’acido fo-lico, ovvero la vitamina B9, per pro-durre nuove cellule. Essa, attraverso

meccanismi non ancora del tutto noti,è essenziale per la sintesi del Dna,delle proteine e per la formazionedell’emoglobina.La vitamina B9 è par-ticolarmente importante per i tessutiche vanno incontro a processi di proli-ferazione e differenziazione, come peresempio, i tessuti embrionali ed in par-ticolare quelli a carico del tubo neurale,la struttura embrionale da cui si svi-luppa il sistema nervoso centrale (cer-vello, scatola cranica, spina dorsale,ecc). Il tubo neurale si chiude entro 30giorni dal concepimento (tra il 17esimoe il 29esimo giorno tipicamente),quando la donna spesso non sa ancoradi essere incinta.

Negli ultimi decenni l’acido folico èstato riconosciuto come essenzialenella prevenzione delle malformazionicongenite a carico del tubo neurale de-finiti difetti del tubo neurale (Dtn) (spinabifida, anencefalia...) caratterizzate dauna mancata o incompleta chiusura a

vari livelli del tubo neurale stesso.Non è escluso, però, che la vita-

mina B9 possa intervenire anche nellaprevenzione di altri difetti emalformazioni congenite,come la labio-palatoschisie alcuni difetti cardiacicongeniti. Data l’im-portanza dell’acidofolico in questa fase,tutte le donne cheprogrammano unagravidanza o chesempl icementesono in fase riproduttiva e non appli-cano misure anticoncezionali dovreb-bero assumere acido folicogiornalmente. Una corretta supple-mentazione di acido folico può ridurrefino al 70% il rischio di difetti del tuboneurale. L’acido folico, infatti, non vieneprodotto dall’organismo ma deve es-sere integrato, la quantità di folati in-trodotti con l’alimentazione, se varia edequilibrata, è generalmente adeguata.Alimenti naturalmente ricchi di folatisono, per esempio, le verdure a foglia

verde (spinaci, broccoli, asparagi, lat-tuga), frutta secca (come mandorle enoci), i legumi (fagioli, piselli), la frutta(kiwi, fragole e arance) e per quanto ri-

guarda i cibi di origine ani-male fegato e altre

frattaglie hannocontenuti piutto-

sto elevati in folaticosì come alcuniformaggi e le uova,che vanno peròconsumati in por-

zioni limitate e nonfrequenti. Il processo di cottura però di-strugge la grande maggioranza di fo-lato presente nei cibi.

Per le donne in età fertile, in gravi-danza e allattamento il fabbisogno au-menta, infatti, il Network italianopromozione acido folico raccomandal’assunzione per la donna in età fertile,che preveda e non escluda una gravi-danza, di assumere una quantità ag-giuntiva di 0,4 mg al giorno di acidofolico a partire almeno da un meseprima del concepimento (periodo pre-

concezionale) e di proseguire per iprimi tre mesi di gravidanza.

È importante sapere che in Italia,l’acido folico a questo dosaggio è inse-rito nell’elenco di farmaci a rimborsa-bilità totale, pertanto, attraverso laprescrizione su ricetta rossa da partedel medico di famiglia è possibile ac-quistare questo integratore pagandosolo il ticket previsto dalla propria Re-gione. Esistono in commercio alimenti“fortificati”ovvero, con aggiunta di acidofolico (fette biscottate, biscotti, succhidi frutta ecc.) per i quali il Network ita-liano promozione acido folico per laprevenzione primaria di difetti conge-niti (del Cnmr-Iss) mantiene un profiloprudenziale considerando il rischio disovra-assunzione. È importante, infatti,tenere presente che l’assunzione deveessere fatta in modo responsabile ecome consigliato per trarne il giustobeneficio.

Helicobacter pylori (Hp) è unmicrorganismo in grado di co-lonizzare la mucosa gastrica e

duodenale dell’uomo causandoun’infezione cronica associata a ga-strite ed ulcera peptica. L’infezionecolpisce globalmente circa il 50%della popolazione mondiale. Il conta-gio avviene attraverso le vie fecale-orale e oro-orale soprattutto inparticolari ambiti familiari in cui visono abitudini alimentari caratteriz-zate dalla condivisione dei piatti, bic-chieri e cucchiai e assaggio dei cibiprima di alimentare i bambini.

Spesso può succedere che visiano più individui in una famigliacolpiti, per cui in caso di una diagnosicerta vanno testati anche gli altrimembri della famiglia e trattati con-testualmente.

L’infezione può in molti casi pas-sare inosservata, quando non deter-mina sintomi.

Quando la presenza dell’Helico-bacter pylori a livello gastroenterico

con la produzione di tossine e ed en-zimi genera un’ulcera, l’infezione di-venta clinicamente manifestadeterminando sintomi, quali doloreaddominale acuto, vomito, nausea edifficoltà nella digestione.

Esistono differenti test diagno-stici per la ricerca dell’Helicobacter

pylori. Il test per eccellenza resta labiopsia effettuata durante un’esofa-gogastroduodenoscopia, esame in-vasivo da effettuarsi solo su consiglio

del gastroente-rologo pediatrae con sintomi eclinica specificaoppure in casodi reinfezione oinsuccesso dellaterapia speci-fica.

Test meno invasivi comprendonola ricerca dell’HP nelle feci, la ricercadegli anticorpi specifici nel siero el’urea breath test che in realtà hanno

più specificamente la funzione di ve-rifica dell’eradicazione dell’infezionedopo terapia e devono inoltre rispet-tare una precisa tempistica per ri-sultare attendibili, ovvero duesettimane dopo sospensione di far-maci inibitori di pompa e quattrosettimane dalla sospensione degliantibiotici specifici.

Negli ultimi anni si è assistito aduna progressiva riduzione di effica-cia della terapia convenzionale chesi basa sull’uso combinato e con-temporaneo di tre antibiotici a causadelle resistenze agli antibiotici diprima scelta, soprattutto claritromi-cina e metronidazolo.

Pertanto le ultime linee guidaESPGHAN suggeriscono l’uso dellaterapia sequenziale che sembre-rebbe presentare maggiore efficaciasoprattutto nei casi claritromicino-resistenti. La terapia convenzionaleresta, comunque, un efficace approc-cio di prima scelta nell’eradicazionedell’infezione.

Colpisce circa il 50% della popolazione: diagnosi e terapia

La gastrite da Helicobacter pyloriMicrorganismo in grado di colonizzare la mucosa gastrica e duodenale

causando un’infezione cronica associata a gastrite ed ulcera peptica

PEDIATRA DI MONICA MANCINIPer i vostri quesiti: [email protected] - Tel. 0881.728115

Le donne che programmano una gravidanza dovrebbero assumerloin quantità aggiuntiva da 0,4 mg al giorno già prima del concepimento

Acido folico, perché è importante?

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19febbraio - duemiladiciassetterubriche rubriche rubriche rubriche rubriche

Un ambulatorio dedicato altrattamento dell’incontinenza uri-naria della donna.

E’ quello inaugurato presso laClinica Urologica dell’aziendaospedaliero - universitaria Ospe-dali Riuniti di Foggia, dove saràpossibile eseguire tutte le più mo-derne tecniche diagnostiche per lacura di questa problematica. Le pa-zienti incontinenti, una volta inqua-drato il problema, verranno avviatead un trattamento farmacologico ochirurgico presso la Struttura diUrologia degli Ospedali Riuniti dovepotranno essere eseguiti tutti gliinterventi per la correzione dellaincontinenza urinaria, anche conl’uso del robot ‘da Vinci’. A tal pro-posito, i maggiori esperti in ambitonazionale ed internazionale su pro-blemi della incontinenza urinaria sisono confrontati presso il CentroCongressi Casa Cava di Matera peril ‘Secondo Masterclass in Urogine-cologia’ organizzato dalla ClinicaUrologica degli Ospedali Riuniti diFoggia, diretta dal prof. GiuseppeCarrieri.

Nell’ambito del congresso sonostate presentate le nuove terapiefarmacologiche e le tecniche chi-rurgiche per il trattamento della in-continenza urinaria realizzate siadalla Struttura di Urologia del no-socomio foggiano che presso altreprestigiose istituzioni nazionali edestere. Nel convegno, è stato orga-nizzato anche un “social corner”,moderato da Michele Mirabella,per discutere come far emergere ilproblema della incontinenza urina-ria che per molte donne rappre-senta ancora un tabù. Per questo,fondamentale è stata la presenzadella ginecologa e sessuologaprof.ssa Alessandra Graziottin perillustrare come queste problema-tiche possano influenzare anche lasessualità delle donne.

Tra gli argomenti dibattuti,anche un tema di grande impor-tanza: l’aderenza alla terapia. Circail 50 % dei pazienti, infatti, non se-guono le terapie che  vengono loroprescritte dai medici, sia in ambitouroginecologico che urologico, conimportanti aggravi di spesa per ilServizio Sanitario Nazionale.

in poche parole

PODOLOGA DI GRAZIANA MUTIPer i vostri quesiti: [email protected] - Tel. 0881.728115

La Gonalgia è il termine medicousato per indicare un generico“dolore al ginocchio” ed è un

sintomo riferito molto frequente-mente dai pazienti, indipendente-mente dalla loro età e dal loro sesso.Si distinguono diverse forme di go-nalgia a seconda delle strutture ana-tomiche coinvolte (capi ossei, tendini,menischi, ligamenti, cartilagine) esoprattutto della localizzazione deldolore articolare (anteriore, mediale,laterale, posteriore).

Diverse sono anche le cause digonalgia. Le più frequenti sono: itraumi (negli sportivi e non), il so-vraccarico funzionale (dovuto a di-smetrie degli arti, a patologie dellacolonna vertebrale, ad obesità),l’usura  delle strutture anatomiche(per lavori come il muratore o il pia-strellista), le malattie infettive (so-prattutto batteriche), le  malattiemetaboliche (gotta, condrocalcinosi),le malattie reumatiche  (artriti, ar-trosi) e i tumori (benigni e maligni).

In particolare negli anziani lacausa più frequente di gonalgia è

data dall’artrosi del ginocchio, men-tre nei giovani e negli sportivi daglieventi traumatici.

Dal punto di vista clinico la gonal-gia può manifestarsi come un doloredi intensità variabile, acuto o cronicoe può accompagnarsi a segni localidi calore, tumefazione (in caso di ver-samento articolare) e limitazionefunzionale. Altri sintomi e segni cli-nici possono essere la deformazionedel ginocchio, il senso di debolezza odi instabilità dell’articolazione conconseguente difficoltà a mantenere

la stazione eretta, l’impaccio nei mo-vimenti fino al blocco articolare e gliscricchiolii. Questi sintomi locali pos-

sono associarsi a sintomiextraregionali (ad esempiodolore alla colonna verte-brale) e sistemici (adesempio febbre, astenia), aseconda della causa deldolore articolare.

La diagnosi viene postaattraverso un’accurata va-lutazione clinica del pa-ziente e mirati esamidiagnostici (radiografia,ecografia, RMN e TAC), dascegliere sulla base del-

l’indicazione dello specialista che siorienterà tra i vari tipi di gonalgia.

Il percorso terapeu-tico prevede l’utilizzo difarmaci (analgesici,antinfiammatori ,condroprotettori), ri-medi riabilitativi e pro-cedure chirurgiche(artroscopia, meni-scectomia), laddove

sia necessario. Molto efficaci sono iseguenti accorgimenti e trattamenti:riposo con ginocchio appoggiato suun cuscino; crioterapia (ghiaccio); in-filtrazioni di cortisone; sedute di fi-sioterapia e di agopuntura.

Dal punto di vista della preven-zione, è opportuno mantenere unpeso corporeo ideale, utilizzare cal-zature adeguate, correggere i difettiposturali ed eseguire un moderatoesercizio fisico. Uno stile di vita sanoed equilibrato serve a mantenere ilbenessere psico-fisico, utilea prevenire i dolori artico-lari compresa la go-nalgia.

Si distinguono più forme ed altrettante indicazioni terapeuticheUno stile di vita sano ed equilibrato è utile per la prevenzione

La Gonalgia: il ginocchio dolorosoColpisce molti pazienti, indipendentemente da sesso ed età

Biomeccanicamente, l’arto si presenta rigido, non ammortizzato e instabile

Il piede cavo è un piede il cui ap-poggio è caratterizzato dallaparziale o completa scomparsa

dell’istmo. Significa che in condi-zione di cavismo, il piede tende apoggiare quasi esclusivamente sutallone e avampiede, escludendodal carico il mesopiede. Presenteràquindi un arco plantare molto ac-centuato.

Il piede cavo può essere ante-riore (equinismo) e quindi l’avam-piede risulterà più “basso” (flessoplantarmente) rispetto al retro-piede, oppure anterointerno.

In base alle cause, possiamoclassificare questa condizione po-dalica come congenita (rara), se-condaria (legata a malattiereumatiche o neurologi-che infantili, neuropa-tie periferiche, spinabifida, malattie neu-rodegenerative) oidiopatica (al-cuni studihanno di-

mostrato che solo del 15% dei piedicavi non si conosce la causa o checomunque non sono legati a nes-suna patologia o trauma).

Le caratteristiche cliniche checaratterizzano questo tipo di piedesono varie: varo di calcagno (primi-tivo o secondario), avampiedeequino addotto, supinazione (ap-poggio sulla colonna esterna), re-trazione in griffe delle dita einstabilità in inversione del piede.

Biomeccanicamente, un piedecavo manifesta determinati pro-blemi tra cui un piede rigido, non

ammortizzato, maanche un piede instabilepoiché avrà un appoggioin supinazione dal mo-mento che, avendo il re-

tropiede bloccato,tenderà ad andareverso l’esterno. Que-sto potrebbe avere

come conseguenzadelle frequenti distorsioni.

A livello plantare è tipico ri-

scontrare delle callosità sotto la I eIV testa metatarsale perché questeultime vengono sovraccaricate.

In altri casi però, è possibile tro-vare un’intera placca ipercherato-sica a livello delle teste metatarsalie quasi sempre in questo caso siassiste a una progressiva retra-

zione in griffe delle dita (le cosid-dette dita a griffe DA piede cavo).

Inoltre, la deformazione delpiede, quindi l’accentuazione dellavolta plantare, implica la riduzionedella superficie d’appoggio delpiede e quindi la compromissione

funzionale dello stesso. Non è raroinfatti, che in un piede cavo si ma-nifestino fenomeni artrosici, fascitio più in generale ogni tipo di “tallo-nite”.

Le terapie sono molteplici. In-tanto è essenziale fare quotidiana-mente degli esercizi di stretching

per allungare il più pos-sibile i muscoli e dimi-nuire così le tensioni. Inquesto modo miglioreràl’articolarità di tutto ilpiede e verrà comunquemantenuta la funzione.

Ma, per poter cam-minare in maniera co-moda e ripristinare icarichi è essenziale l’uti-lizzo di un plantare per-

sonalizzato che permette diriequilibrare la distribuzione delpeso corporeo.

É importante rivolgersi a unteam di esperti del settore (ortope-dici, fisiatri, podologi, tecnici orto-pedici, fisioterapisti).

Piede cavo, che fare?Le terapie consigliate sono molteplici: dallo stretching

All’uso di plantari personalizzati per equilibrare i carichi

IncontinenzaFemminile

REUMATOLOGA DI NELLA SANTOROPer i vostri quesiti: [email protected] - Tel. 0881.728115

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20 febbraio - duemiladiciassette20

Per i vostri quesiti: [email protected] - Tel. 0881.728115

Per il figlio che non aiuta il genitore chesi trovi in difficoltà, scatta il reato diabbandono di persone incapaci. E a

dirlo è la norma del codice penale all’articolo591 per cui l’“abbandono” è integrato “daqualunque azione od omissione contrastantecon il dovere giuridico di cura (o di custodia)che grava sul soggetto agente e da cui deriviuno stato di pericolo, anche meramente po-tenziale, per la vita o l’incolumità del sog-getto passivo”.

Anche la giurisprudenza è concorde nelritenere l’esistenza di questo reato in situa-zioni del genere.

Ed infatti, recentemente il Tribunale diFirenze ha condannato un uomo per essersidisinteressato totalmente della propriamadre, affetta da psicosi cronica con deficitcognitivo e lasciata a vivere isolata e in statodi degrado, sia morale che materiale.

Il reato di abbandono di persone incapaciprevisto dall’articolo 591 del codice penale èuno dei delitti contro la vita e l’incolumità in-dividuale che interessa più diffusamente glianziani, soprattutto se malati e non autosuf-ficienti. Per la sussistenza di questo delittonon è necessario che si verifichi un danno,ma basta che, in conseguenza dell’abban-

dono, si verifichi un pericolo per la incolu-mità personale del soggetto incapace cheviene abbandonato da chi ne ha la custodiao ne debba avere cura.

Il delitto è certamente integrato allor-quando un soggetto tenga condotte contrarieall’obbligo giuridico di cura che grava sullostesso e si verifichi un pericolo per la per-sona trascurata. E a poco può valere il ten-tativo difensivo di sottolineare che sullostesso figlio non gravi l’obbligo di assistenzasolo perché il genitore non è affidato “giuri-

dicamente” alla sua custodia.Il figlio, infatti, riveste sempre una posi-

zione di garanzia nei confronti del genitore. Si tratta, oltre che di un dovere morale di

cura, di un dovere giuridico, che trova le suefonti non solo nel codice penale, ma anchenella Costituzione italiana alla cui base vi èil riconoscimento della famiglia come so-cietà naturale, ove si svolge la personalitàdei singoli e l’adempimento dei doveri di so-lidarietà sociale. Anche dal punto di vista ci-vilistico è possibile rinvenire quelle regoleche impongono il dovere di rispetto dei figliverso i genitori, che diventa concretamentestringente in caso di stato di bisogno ed in-capacità del genitore a provvedere al proprio

mantenimento.Ma torniamo al reato.La norma di cui all’articolo 591 codice

penale tutela il valore etico-sociale della si-curezza della persona fisica in caso di deter-minate situazioni di pericolo. Ad ognisituazione che richiede una protezione, siesige che il soggetto garante si attivi, inquanto ogni abbandono può comportare unpericolo, che è da solo sufficiente a far scat-tare il reato.

Lasciare il padre anziano da solo può co-stituire, dunque, un’ipotesi di abbandono dipersone incapaci penalmente sanzionata.

Il delitto di cui all’articolo 591 del codicepenale è perfettamente integrato allor-quando un soggetto tenga condotte contrarieall’obbligo giuridico di cura su di lui gravantee si verifichi un pericolo per il soggetto tra-scurato.

Autore del reato in questione è la per-sona che riveste una posizione di garanzia,come nel caso di un figlio nei confronti delgenitore anziano e, in forza di questa rela-zione ha il dovere di non abbandonarlo. Se loabbandona, con la coscienza e consapevo-lezza di lasciarlo in una situazione di peri-colo, è penalmente responsabile.

Ogni abbandono può comportare un pericolo, che è da solo sufficiente a far scattare il reato

Abbandono del genitore incapace: e i figli?

PSICOLOGA

Siamo disposti a metterci in gioco per raggiungere i nostri scopi?

Quando cambiare fa rima con osareQuante volte abbiamo cercato di

modificare qualche aspettodella nostra vita, per miglio-

rarne la salute fisica o il benesserepsicologico? Ci si prova con tutte lebuone intenzioni e con un discretoentusiasmo iniziale. Poi, però, alcuninon raggiungono il loro obiettivo etendono a procrastinare la scelta dicambiare quella vecchia abitudinedannosa: “So che devo farlo, ma nonci riesco”.

Ci si frustra perché non si riescead avere uno stile di vita sano, a met-tere fine a un rapporto che ci fa sof-frire, a fare qual viaggio tantosognato, a causa, ad esempio, dellapaura di prendere l’aereo. Tutto ciòcon grandi ripercussioni sull’auto-stima che, al contrario, si nutrequando raggiungiamo e teniamopresente i nostri scopi.

Una delle massime autorità sullapsicologia giapponese negli USA,Gregg Krech, spiega che, secondo lescritture zen, esistono quattro tipi dicavallo: il primo è il migliore, perchéobbedisce alla volontà del cavaliereprima ancora di vedere l’ombra dellafrusta; il secondo reagisce non ap-pena sente la sua voce o vede l’om-

bra della frusta; il terzo si mette acorrere quando avverte il dolore dellafrusta sulla pelle; il quarto si muovesolo quando il dolore gli penetra finonel midollo delle ossa.

Quando si tratta di passare al-l’azione, che tipo di cavallo siete?L’importante non è essere il cavallomigliore, ma comprendere come af-frontare al meglio la vita: circostanze,emozioni, famiglia, malattie, diffi-coltà, delusioni. Comprendere cosafare, quando e come farlo al meglio

delle proprie possibilità senza chearrivi la ‘frusta’ alle spalle. La vita sivive ogni giorno ed è in quel giornoche mettiamo in atto le mosse mi-gliori in linea con i nostri obiettivi escopi.

Ma come si fa a sapere se quelcambiamento è quello migliore persé? Chiedersi “Qual è il mioobiettivo? Che tipo di personavoglio essere? Cosa mi piacerealmente?” è un ottimomodo per verificare se ciò chesi sta facendo è davvero ciòche occorre fare. Prose-guendo nello scopo, ci si puòautodisciplinare, ma non ascapito della spontaneità edella leggerezza. Il problemaè che alcuni sono più inclinialla spontaneità che alla autodisci-plina: è abbastanza facile lasciarsi di-strarre e molto più difficileconcentrarsi su ciò che sappiamo didover fare. Ma anche quando ciò che

si dovrebbe fare è chiaro, emergonole difficoltà, come la paura di non far-cela, che alla fine ci blocca, facendocirestare nella zona di sicurezza in cui,nonostante sia dannosa, ci restiamoper paura del fallimento.

Allora diventa fondamentale fa-miliarizzare con il concetto di “ri-

schio”: viviamo in una società cheraccomanda continuamente di noncorrere rischi, perché sono negativi epericolosi. Da un lato ciò è vero, ilproblema nasce quando la ricerca di

sicurezza domina tutta la nostra esi-stenza e non si lascia spazio a nes-sun rischio, anche a quello di fallire.Se ci pensiamo bene, le azioni chehanno modificato profondamente inmeglio le nostre vite sono il risultatodi una profonda riflessione e di uncambiamento che implica il rischio;quindi, rinunciare alla sicurezza delmomento per ricercare qualcosa checi migliori, pur correndo qualche ri-schio. Quanto siamo disposti a osareper raggiungere i nostri scopi? La ve-rità è che non esiste un modo sicuroper farlo. Allora bisogna abituarsialla paura e all’ansia che accompa-gnano il percorso di cambiamento,come anche alle insicurezze quandosi affronta qualcosa di nuovo. Il ri-schio più grande è restare fermi, enon c’è età giusta per iniziare ad es-sere come si vuole essere.

Concludendo con le parole di LaoTzu: “Un viaggio di mille miglia co-mincia con il primo passo”.

Comprendere come affrontare al meglio la vita in varie circostanze,mettere in atto le mosse migliori in linea con i nostri obiettivi e scopi

È uno dei delitti che interessa più diffusamente gli anziani

DI DEBORA PENNA

AVVOCATO DI VALENTINA DINISIPer i vostri quesiti: [email protected] - Tel. 0881.728115

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21febbraio - duemiladiciassette

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La tendenza dell’edilizia, oggigiorno, vuole casesempre più piccole, con requisiti minimi deilocali di abitazione davvero stringati (14 mq

medi per abitante). Lo si vede negli appartamentidi nuova progettazione, lo si verifica nelle propostedi arredamento che, disponendo di superfici dav-vero condensate, tentano di inseguire soluzioni sal-vaspazio, sempre più tecnologiche e meno invasive.Dunque, sebbene la disponibilità di metri quadri siain netto calo, la zona giorno gode di un momento dirinascita e valorizzazione. L’aspetto di maggior ri-lievo è l’importanza di uno spazio di comunione nelménage sociale degli abitanti di una casa, grazie alsuo valore di unione e convivialità, e per questa ra-gione la cucina tende ad ampliarsi, a discapito dellecamere da letto e dei servizi, e della zona notte piùin generale.

Poi, che si possa inseguire l’idea più attuale diopen space o della concezione di cucina loft, o chesi desideri semplicemente unacucina cosiddetta “abitabile” (cioèche include anche lo spazio pertavolo e 4 sedie, quindi con super-ficie non inferiore ai 10 metri qua-dri), grazie alla progettazionecomponibile, si moltiplicano inogni caso le soluzioni compositivetra cui scegliere, o arricchendosidi soluzioni diversificate che in-cludono anche elementi con fun-zioni tipiche di una zona giorno,come le cucine a isola o a peni-sola, o basandosi sul concettoelementare di ampliamento edapertura delle tipologie tradizio-nali ad angolo o lineari.

La configurazione più tradizionale è quella li-neare: questa tipologia risulta utile per ottimizzarel’utilizzo di spazio in ambienti rettangolari stretti elunghi. Al suo interno, i nostri elementi d’arredomodulari vengono disposti lungo una parete sola edavanti ad essi viene lasciato libero uno spazio “dimanovra”. Per incrementare la funzionalità di unospazio così progettato, si suggeriscono ante a ba-scula, o a ribalta, tali da non generare ingombri ag-giuntivi e da consentire la presenza di un tavolo per

consumare i pasti con rela-tive sedie. La seconda confi-gurazione, anch’essapiuttosto usuale, è quella daangolo. In questo modo dicomporre gli elementi, si di-spongono questi ultimi sudue pareti contigue. Inoltre, sicerca di ottenere il più possi-bile la specializzazione di unadelle due pareti (ad esempioa dispensa, o concentrandoin essa tutte le colonne),mantenendo invece sull’altraparete gli elementi bassi, cono senza pensili, di maggioreoperatività, quali lavello,piano cottura, forno, piano di

lavoro, rendendo più agevoli le attività di prepara-zione.

Le cucine con penisola, invece, rappresentanoil primo tipo di configurazione-ponte tra la zona cu-cina e la zona living. Caratteristica della penisola è

il fatto di essere un elemento continuo rispetto altop della cucina, dotato di molteplici vocazioni: con-tenitore, piano di lavoro, piano cottura, bancone, fi-nanche alloggiamento del lavabo. Talipredisposizioni rendono questa composizione dicucina, basata sulla “continuità”, il vero cuore dellacasa.

Qualora si volesse sottolineare il valore di ele-mento che dialoga con la zona giorno, si suggeriscel’utilizzo di elementi di testata a giorno come men-sole e librerie.

Infine, le cucine con isola rappresentano le cu-cine che richiedono la disponibilità di spazi mag-giore tra tutti i tipi finora elencati, oltre a una forteattenzione alla progettazione impiantistica. L’isola,come già la penisola, può integrare lavello e pianocottura e lascia da parte la parete dei contenitori,della dispensa, delle colonne, da cui si stacca di al-meno 120 cm, che rappresentano lo “spazio di ma-novra”. L’isola, infatti, rappresenta il fulcrodell’operatività complessiva di quell’ambiente: lì sipuò lavorare in modo omnidirezionale verso lo spa-zio circostante e diventa non solo il cuore della cu-cina, ma anche la quinta scenica di tutto l’ambiente.Grazie all’elemento isola, si possono collegareanche elementi di grande impatto dimensionalecome cappottiere integrate, o altri più bassi comepiani snack, contenitori a giorno e tavoli estraibili.

22 febbraio - duemiladiciassette

ambientiDI SIMONETTA

CAMPANELLA

ARCHITETTO

Sviluppi contemporanei dello spazio principe della zona giorno

Soluzioni salvaspazio, sempre più tecnologiche e meno invasive

Una cucina a misura di casa

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23febbraio - duemiladiciassette

Sarebbe bello allontanarsi dallafrenesia quotidiana per dedicareun po’ di tempo a sé e al proprio

relax. Ma come si fa? Nell’ultimo de-cennio, la crisi economica e la carenzadi risorse hanno inciso fortementesulle modalità di viaggio.

Ormai, si è ben lontani dal turismodi massa e dalle classiche vacanze“mordi e fuggi”. Il turista, oggi, hasempre meno disponibilità di denaroe di tempo.

La domanda turistica, infatti, si in-dirizza alla qualità e cioè a strutturesostenibili e verso cibi biologici o a ki-lometro zero. Si è mai sentito parlaredi Slow Tourism?

Letteralmente “turismo lento”,una nuova filosofia socioculturale diviaggio basata sul turismo a basso im-patto ambientale. Esso consiste nellascoperta dei territori rispettando lanatura, gli usi e i costumi di un luogo.Come sostiene il geologo G. Còrna-Pellegrini, “Esplorare la terra è unmodo di amarla!”.

Ma vediamo un po’ più da vicinocos’è lo Slow Tourism. Per capirne lasua identità, ci si deve focalizzare suisei dimensioni principali: tempo, riap-propriarsi dei propri “spazi” intimi;lentezza, per conoscere un luogo conocchi nuovi; emozione, lasciarsi an-dare alle sensazioni suscitate dal

luogo; autenticità, vivere un’espe-rienza insolita ed originale; contami-nazione, abbandonare i pregiudizi ecomunicare con culture diverse dallapropria; sostenibilità, viaggiare nel ri-spetto del territorio e in sintonia conla comunità autoctona.

Sia nel caso di incoming (turististranieri in Italia) sia di outgoing (turi-sti italiani all’estero), il viaggiatore èalla ricerca di qualcosa di autentico,mai vissuto prima.

Oltre all’arte senza eguali, alla ra-dicata storia locale, l’Italia detiene beninaturalistici di inestimabile valore:vaste valli, infiniti laghi, vulcani ancoraattivi, sentieri incontaminati, splen-dide coste, vigneti, colline. Insomma,l’ambiente ideale, in cui la culturadello slow travel si incastra perfetta-

mente. Ed è così che il valore dellesagre di paese, del prodotto tipico,della cultura e della tradizione ruraleaumenta tanto da poter attirare turi-smo anche nei periodi di bassa sta-gione.

Certamente, le città d’arte, chiese,musei e monumenti sono ancora laprincipale attrazione. Ad esse, però, si

aggiungono estese aree di interessenaturalistico e località bucoliche, con-testi dove il visitatore potrà immer-gersi in quelli che sono gli autenticistili di vita locali attraverso l’ospitalitàin strutture ricettive sostenibili comeagriturismi, bed and breakfast, fatto-rie didattiche ed alberghi diffusi (casee camere che distano a circa 200m dalcentro storico, nucleo dei servizi) etramite innumerevoli attività sportivee naturalistiche: trekking, biketour,birdwatching, itinerari degustativi (es:strade del vino o vie dell’olio), ippotu-rismo, houseboat, ecc. Tutto ciò com-porta l’abbandono dell’automobile permuoversi con mezzi di trasporto pub-blico, a piedi, in bici e a cavallo.

Tuttavia, bisogna fare ben atten-zione a non confondere il turismo slowcon la classica “gita fuoriporta” delladomenica. Il turismo lento è un mododi viaggiare differente verso destina-zioni che sanno creare un sistema ri-cettivo integrato a 360°, con servizicompleti e di qualità tutto l’anno, talida muovere l’economia delle piccolecomunità rurali e garantendo un’op-portunità di crescita e promozione ter-ritoriale nel rispetto dell’ambiente.

Si tratta di una formula di turismocompatibile con il territorio sia in ter-mini di ospitalità sia di accessibilitàverso tutti.

Senso di appartenenza, nostalgia, dolore deldistacco, desiderio di ritornare. Era statodedicato a quanti abbiano provato, e prove-

ranno, questi sentimenti, il gruppo scultoreo de‘La Partenza’, realizzato nel 2004 dall’artista,scultore, poeta e scrittore, Filippo Pirro, con ilcontributo dell’amministrazione comunale, e do-nato alla cittadinanza di San Marco in Lamis. Unomaggio a coloro i quali sono costretti ancoraoggi ad allontanarsi dal ‘borgo natio’ per cercarefortuna altrove, un sentimento comune non sol-tanto agli abitanti di San Marco ma di qualsiasialtro paese della provincia del Sud.

Ed è proprio a loro che fanno appello Laurae Daniela Pirro, figlie di Filippo, per salvarel’opera da incuria e vandalismo. Il gruppo scul-

toreo in bronzo, raffigurante i tre emigranti,padre madre e figlioletto, si muove sullo sfondode ‘Il Paese’: case, vicoli e stradine di San Marcofedelmente ricostruite erealizzate in terracotta. Ilprogetto originario ne pre-vedeva la messa in operain bronzo, per contenere icosti venne però realizzatoin terracotta, debitamentetrattata per resistere agliagenti atmosferici per untempo limitato e con il proposito di provvedere alpiù presto alla sostituzione.

Sono passati più di dieci anni e, oggi, ‘IlPaese’ appare seriamente danneggiato dalle in-temperie, dallo scorrere del tempo, e, soprat-tutto, da incuria e vandalismo. Dopo la morte delpadre, Laura e Daniela sentono l’urgenza di in-tervenire. Per onorarne la memoria, certo, maanche per restituire agli abitanti di San Marcol’opera così come era stata immaginata per loro.Lo scorso dicembre, con l’adozione da parte delgruppo dei Lions di San Marco, La Partenza, cheormai giaceva in stato di semiabbandono e albuio, è stata nuovamente dotata di illuminazione.

Questo ha letteralmente riacceso l’attenzione sulmonumento ed è stato l’input per le sorelle Pirroad avviare una campagna di crowdfunding, una

raccolta fondi lanciata sullapagina Facebook ‘La Par-tenza’ e sul sito Il sentierodell’anima.org, per pro-muoverne il restauro.

“Vorremmo convertirela parte in terracotta inbronzo, così come era stataimmaginata da mio padre.

Abbiamo stimato che servirebbero all’incirca12.000 euro - spiega Laura - Abbiamo fatto di-versi sondaggi e sentito varie fonderie, ci siamo

occupate di visionare le carte del progetto perrealizzare una ricostruzione in 3D delle partimancanti. Ci occuperemo noi di tutto, gratuita-mente: manodopera e direzione artistica sonoassicurate ma abbiamo bisogno di fondi perquanto riguarda le spese della fonderia”.

Il Paese, infatti, ha perso il campanile e al-cune case e la conservazione su un supportotanto fragile non è garantita in futuro. Le dona-zioni potranno essere effettuate su: IBANIT45N0567617295PR0000406499, intestato a Da-niela Pirro, con causale “donazione volontariaper il restauro del monumento La Partenza”. Sipuò donare anche tramite paypal : [email protected]

Per le donazioni pari o superiori a 100€, ildonatore vedrà inciso il proprio nome sulla targadi ringraziamento che sarà apposta ai piedi delmonumento stesso. Ma c’è bisogno del più pic-colo contributo, da parte di tutti. “Anche pochieuro possono fare la differenza”, spiega Laura.Stanno già arrivando numerose donazioni, inparticolare da chi vive lontano da San Marco,segno che l’amore per il paese natale ci segueovunque andiamo e non finisce mai di tenerci le-gati ai luoghi cari. Ilaria Di Lascia

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DI MICHELA

SERAFINO

SOCIOLOGA

Una raccolta fondi per salvare il monumento simbolo degli emigranti

Parte da San Marco in Lamis l’iniziativa di Laura e Daniela Pirro

Il crowdfunding per liberare ‘La Partenza’ dall’incuria

Il turismo lento è sempre più diffuso, ma in pochi sanno cos’è

L’esperienza ideale per un viaggiatore alla ricerca di tipicità e autenticità:La filosofia dietro una vacanza particolare e a basso impatto ambientale

Slow Tourism, un nuovo modo di viaggiare

turismo

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24 febbraio - duemiladiciassette