Lorenzo Valla - La Falsa Donazione Di Cost Anti No (ITA)

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 Lorenzo Valla Traduzione italiana integrale di  De falso credita et ementita Constantini donatione declamatio Edizione cartacea di riferimento: La falsa donazione di Costantino, a cura di Gabriele Pepe, Ponte alle Grazie, Firenze, 1992 – TEA, 1994. Edizione elettronica di riferimento: http://www.classicitaliani.it/quattrocento/valla_donazione.htm  Lorenzo Valla Discorso sulla donazione di Costantino falsamente creduta e menzognera I 1. Più e più libri ho io pubblicati intorno a quasi tutte le discipline. In essi dissento da autori grandi e stimati per la loro vetustà; il che mal sopportando alcuni, mi tacciano di temerario e sacrilego. Che si deve credere che faranno ora come strepiteranno, con qual bramosia e sollecitudine mi trarranno al supplizio di morte, se sarà loro concesso? Ora che io non scrivo solo contro i morti, ma anche contro i vivi; e non contro uno o due ma contro moltissimi; non contro privati ma anche contro magistrati. E quali magistrati! Proprio quel sommo pontefice, che non solo a mo’ di re o signore è armato di spada temporale, ma anche di quella ecclesiastica; da lui non puoi difenderti riparando sotto lo scudo (per così dire) di sovrano alcuno, perché ti raggiunge o la scomunica o l’anatema o l’infamia. Se agì con prudenza chi disse: non voglio scrivere contro coloro che possono proscrivere, quanto più non dovrei essere prudente io scrivendo contro chi, senza lasciar riparo alle proscrizioni, può perseguitarmi dovunque con i dardi invisibili della

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Lorenzo Valla Traduzione italiana integrale di De falso credita et ementita Constantini donatione declamatio 

Edizione cartacea di riferimento: La falsa donazione di Costantino, a cura di Gabriele Pepe, Ponte alle Grazie, Firenze, 1992 –TEA, 1994. Edizione elettronica di riferimento:http://www.classicitaliani.it/quattrocento/valla_donazione.htm 

Lorenzo Valla

Discorso sulla donazione di Costantino

falsamente creduta e menzognera 

I 1. Più e più libri ho io pubblicati intorno a quasi tutte le discipline.In essi dissento da autori grandi e stimati per la loro vetustà; il chemal sopportando alcuni, mi tacciano di temerario e sacrilego. Che sideve credere che faranno ora come strepiteranno, con qual

bramosia e sollecitudine mi trarranno al supplizio di morte, se saràloro concesso? Ora che io non scrivo solo contro i morti, ma anchecontro i vivi; e non contro uno o due ma contro moltissimi; noncontro privati ma anche contro magistrati. E quali magistrati!Proprio quel sommo pontefice, che non solo a mo’ di re o signore èarmato di spada temporale, ma anche di quella ecclesiastica; da luinon puoi difenderti riparando sotto lo scudo (per così dire) disovrano alcuno, perché ti raggiunge o la scomunica o l’anatema ol’infamia. Se agì con prudenza chi disse: non voglio scrivere contro

coloro che possono proscrivere, quanto più non dovrei essereprudente io scrivendo contro chi, senza lasciar riparo alleproscrizioni, può perseguitarmi dovunque con i dardi invisibili della

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sua potenza? Ben a ragione potrei dire: dove andrò lontano dallospirito tuo e dove fuggirò lontano dal tuo volto? Potremmo pensareche il sommo pontefice voglia sopportare questi miei attacchi conpiù pazienza che altri non farebbe.

2. Non lo credo punto. Anania, capo dei sacerdoti, fe’ colpire sulviso Paolo perché aveva detto di aver vissuto con retta coscienza, alcospetto del tribuno militare che sedeva come giudice. Phasur,anch’egli sommo sacerdote, buttò in carcere Geremia perché avevaparlato con troppa libertà. Il tribuno, prima e il preside, poi,difesero Paolo; il re (Nabucco) poté e volle difendere Geremiacontro le offese del pontefice: me invece, quale tribuno, quale

preside, quale re potrebbe strappare, ammesso che lo volesse,dalle mani del papa una volta che mi abbia preso? Ma codesti dueesempi del pericolo (che si corre nel parlare liberamente) nondebbono né turbarmi né distrarmi dal mio proposito: prima di tuttoil papa non può legare o sciogliere alcuno a dispetto delle leggiumane e canoniche; poi, il perdere la vita nella difesa della verità edella giustizia, è segno di altissima virtù e ci ottiene le più grandilodi e premi. Molti affrontarono la morte in difesa della patriaterrena; io paventerò il rischio di morte quando posso meritarmi lapatria celeste, che appunto ottengono quelli che vogliono piacere aDio, non agli uomini? Lontana ogni trepidazione; la paura se nevada; i timori cadano. La causa della verità, della giustizia, di Dio sidifenda da me con animo forte, con grande fiducia, con buonesperanze. Non sarebbe, infatti, vero oratore chi sapesse parlarebene, se non osasse anche di parlare (contro i potenti). Accusiamo,pertanto, chiunque commette azioni tali da essere accusate. Chipecca a danno di tutti, sia morso dalla voce di uno solo che parli,

però, in nome di tutti.3. Ma – si potrebbe dire – non devi rimproverare il fratello davantia tutti, ma a quattro occhi. Al contrario: davanti a tutti, perché glialtri ne traggano un salutare timore, deve essere rimproverato chipeccò pubblicamente e non volle ascoltare consiglio nell’intimità.Che forse Paolo, delle cui parole or ora mi son giovato, non dissesul viso a Pietro, davanti alla Chiesa, quei rimproveri che avevameritati? E ne lasciò il ricordo in iscritto per nostro

ammaestramento. Ma io non sono Paolo che posso rimproverarePietro – si potrebbe obiettarmi –: anzi, sono Paolo quando lo imito,a quel modo che (e ciò è molto più importante) divento una sola

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cosa in spirito con Dio quando ne adempio con zelo iComandamenti. Non c’è carica (per quanto alta) che renda alcunoimmune da riprensione, se essa non rese immune Pietro e moltialtri papi, come Marcello accusato di aver libato agli dei pagani;

come Celestino accusato di partecipare all’eresia nestoriana; comealtri che anche a nostro ricordo furono rimproverati – per non direcondannati – dagli inferiori: ma, del resto, chi non è inferiore alpapa?

4. Non mi accingo a scrivere per vanità di accusare e lanciarefilippiche: questa che sarebbe una turpe azione, sia lontana da me;scrivo, invece, per svellere l’errore dalle menti, per allontanare, conmoniti e rimproveri, dalle colpe e dai delitti. Io, per me, non mi

permetterei mai di augurarmi che altri sulla mia scia poti con learmi la vigna di Cristo, cioè la sede papale, troppo rigogliosa dirami inutili, e le faccia dare non selvatici racemi senza vita, ma deigrappoli gonfi. Ma, se lo facessi, chi vorrebbe turarmi la bocca ochiudere i propri orecchi o spaventarmi con la visione di supplizi edi morte? Come dovrò chiamarlo io, foss’egli anche il papa? Buonpastore o non piuttosto sordo aspide, che non vuole ascoltare lavoce dell’incantatore e vuole morderne e avvelenarne le membra? 

II 5. Mi accorgo che si aspetta ormai di sapere qual delitto io imputi airomani pontefici: un delitto, per vero, grandissimo commesso o persupina ignoranza o per sconfinata avarizia, che è una forma disoggezione a idoli, o per vano desiderio di dominare, cui sempre siaccompagna la crudeltà. Essi, per tanti secoli, o non compresero la

falsità della Donazione di  Costantino o crearono essi stessi il falso;altri, seguendo le orme degli antichi pontefici, difesero come veraquella donazione che sapevano falsa, disonorando, così, la maestàdel papato, la memoria degli antichi pontefici, la religione cristianae causando a tutto il mondo stragi, rovine, infamie. Dicono essereloro Roma, loro il regno di Sicilia e di Napoli, loro Italia, Francia,Spagna, Germania, Inghilterra: tutta l’Europa occidentale, in unaparola.

Tale pretesa si conterrebbe nel testo della Donazione. Ah, sì! Sonotuoi tutti questi Stati? hai intenzione, sommo pontefice, di

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ricuperarli tutti? spogliare tutti i sovrani dell’Occidente delle lorocittà o costringerli a pagarti tributi annuali? invece io penso che siapiù giusto ai sovrani spogliare te di tutto ciò che possiedi.Dimostrerò, infatti, che la Donazione dalla quale i sommi pontefici

vantano i loro diritti, fu sconosciuta e a Costantino e a Silvestro.

6. Prima di confutare il testo della Donazione, unica difesa dicostoro, difesa non solo falsa ma stolta, occorre che mi rifaccia unpo’ indietro.

Per prima cosa dimostrerò che Costantino e Silvestro non eranogiuridicamente tali da poter legalmente l’uno assumere, volendolo,la figura di donante e poter quindi trasferire i pretesi regni donati

che non erano in suo potere e l’altro da poter accettare legalmenteil dono (né del resto lo avrebbe voluto).

In seconda istanza, dimostrerò che anche se i fatti non stesserocosì (ma sono troppo evidenti), né Silvestro accettò né Costantinoeffettuò il trapasso del dono, ma quelle città e quei regni rimaserosempre in libera disponibilità e sotto la sovranità degli imperatori.In terza istanza dimostrerò che nulla diede Costantino a Silvestro,ma al papa immediatamente anteriore davanti al quale Costantino

era stato battezzato; furono doni del resto di poco conto, beni chepermettessero al papa di vivere. Dimostrerò (quarto assunto) che èfalsa la tradizione che il testo della Donazione o si trovi nelledecisioni decretali della Chiesa o sia tolto dalla Vita di Silvestro: nonsi trova né in essa né in alcuna cronaca, mentre invece sicontengono nella Donazione contraddizioni, affermazioni infondate,stoltezze, espressioni, concetti barbari e ridicoli. Aggiungerò notiziesu altri falsi o su sciocche leggende relativamente a donazioni dialtri imperatori. Tanto per abbondare aggiungerò che, anche seSilvestro avesse preso possesso di ciò che afferma di aver avuto,una volta che o lui o altro papa fosse stato reietto dal possesso nonavrebbe più possibilità di rivendica, né a norma delle leggi civili nédelle ecclesiastiche, dopo sì lunga interruzione. Al contrario (ultimaparte della mia discussione) i beni tenuti dal papa non conosconoprescrizioni di sorta. 

III 

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7. Primo punto. Parliamo prima di Costantino, poi di Silvestro; mapoiché trattiamo la causa della repubblica romana e direi quasiimperiale, non dobbiamo commettere l’errore di discuterla con untono oratorio inferiore a quello con cui tratteremmo una causa di

diritto privato. Immagino, quindi, di parlare davanti a un collegio dire e signori (e del resto così è in realtà perché il mio discorsoperverrà nelle loro mani) e di interpellarli come se fossero a medavanti, seduti sotto i miei occhi: mi rivolgo a voi, o re e principi,per sapere il vostro pensiero, scrutare la vostra coscienza (unprivato qualsiasi, quale io mi sono, difficilmente può con la suaimmaginazione farsi l’animo di re); chiedo la vostra testimonianza.Qualcuno di voi se si fosse trovato al posto di Costantino, avrebberitenuto opportuno donare per sola liberalità Roma, patria sua,capitale del mondo, regina delle città, la più potente, la più ricca, latrionfatrice dei popoli, veneranda per il solo suo aspetto? e pergiunta egli si sarebbe recato in una modesta cittaduzza, quella chefu poi Bisanzio? e insieme a Roma avrebbe dato in dono l’Italia, chenon è una provincia, ma la signora delle province, le tre Gallie, ledue Spagne, la Germania, la Britannia, tutto l’Occidente e sisarebbe privato di uno dei due occhi dell’impero? Non mi si farà maicredere che ciò possa fare uno sano di mente.

8. Che ci può essere invece, da voi più atteso, a voi più gradito, piùpiacevole che accrescere i vostri possessi ed estendere quanto più èpossibile la vostra dizione? A questo fine, giorno e notte, è rivoltaogni vostra cura, ogni vostro pensiero, ogni vostra attività: o che ioerro? In codesti acquisti sono riposte le vostre principali speranze digloria; per essi lasciate ogni piacere, affrontate mille pericoli,sacrificate serenamente i più cari pegni d’affetto e parti del vostrostesso corpo. Infatti ho sentito sempre dire e ho letto che mai

nessuno di voi è stato distolto dall’accrescere il suo dominio peressere stato accecato o amputato di una mano, di una gamba o dialtro membro. Che anzi questa ardente bramosia di dominareestesamente tormenta ed esagita quanto più si è potenti.Alessandro, non contento di aver attraversato a piedi i desertidell’Africa, d’aver vinto l’Oriente sino ai confini dell’oceano, di averdomato genti settentrionali, tra tante ferite, tante morti, malgradoche i suoi soldati rifiutassero, detestandole, di seguirlo in spedizionilontane e difficili, pur credeva di non aver ancora fatto nulla se non

avesse sottomesso con la forza e col solo prestigio del suo nomel’Occidente e tutti i popoli. Ma che dico? egli s’era proposto diattraversare l’oceano, di esplorare se vi fosse un altro mondo e di

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sottometterlo a sé. Alla fine – penso – avrebbe tentato di scalare ilcielo.

9. Tale è la volontà di tutti i re, anche se non tutti giungono a tale

audacia. Taccio quanti delitti e tristi azioni sono state commesseper acquistare e ampliare i domini: neppure i fratelli si astengono(sacrileghi!) dal sangue dei fratelli, né i figli da quello dei padri o ipadri da quello dei figli. A niente altro suole tendere di più e con piùcattiveria la temerità degli uomini; puoi ben stupirti che non sianopiù lenti alla conquista del potere gli animi dei vecchi che deigiovani, di chi ha figli e di chi ne è privo, di re che di tiranni. Sedunque il potere è ambito con sì grandi sforzi, non ne richiederàmaggiori per la conservazione? Ed è sempre triste cosa il diminuire

un impero anziché non accrescerlo, ma è cosa disonorevole il farpassare il proprio regno ad altri anziché cercare l’opposto.Leggiamo, è vero, che da qualche re o popolo, alcuni sono statimessi a capo di regni o di città, ma ciò è avvenuto non per laprincipale e più grande parte del proprio dominio, ma per parti,direi quasi, ultime e le più piccole, e sempre a condizione che chiriceve il dono debba riconoscere quasi come padrone il donante ese stesso come suo servo.

10. Or dunque, non sembra essere di animo abietto e per nullanobile chi ritiene che Costantino abbia alienato la parte miglioredell’impero? Non dico Roma e l’Italia e le altre parti, ma le Gallie,dove aveva personalmente combattuto, dove era stato a lungo soloimperatore, dove aveva messo le basi della sua gloria e del suoimpero. Qual motivo così pressante e grave poteva spingere adimenticare tutto e a fare spreco di tanta liberalità proprio questoCostantino che per cupidigia di impero aveva portato guerra a varipopoli, aveva perseguitato in guerre civili alleati ed affini e li avevaspogliati dell’impero? Non ancora erano domati e messi in fuga iresti della fazione nemica; egli poi soleva combattere contro gli altripopoli non solo per la speranza della gloria e dell’impero, ma ancheper necessità, provato, com’era, giorno per giorno dai barbari; egliabbondava di figli, di congiunti, di amici, sapeva che il senato e ilpopolo romano si sarebbero opposti alla sua donazione; egli avevaesperienza della instabilità dei popoli sottomessi, pronti a ribellarsiquasi ad ogni cambiamento di imperatore, egli ricordava di aver

conquistato il potere non come gli altri imperatori per elezione delsenato e approvazione della plebe, ma con le armi, in guerra. 

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 IV 11. Possono dire che lo fece perché era divenuto cristiano. E perciòavrebbe dovuto rinunziare alla parte migliore del suo impero? Eraforse delitto, colpa, empietà il regnare ed era inconciliabile il regnocon la religione cristiana? Gli adulteri, gli usurai, i detentori di benialtrui sogliono, dopo il battesimo, restituire la moglie altrui, ildanaro altrui, i beni altrui. Se tu pensi così, devi, o Costantino,restituire la libertà ai popoli, non cambiar loro i padroni. Ma non lalibertà dei popoli è in discussione; tu saresti stato indotto alladonazione solo per onorare la religione; è forse religione deporre il

potere o non è meglio continuare ad amministrarlo in modo dadifendere la religione stessa? Per quello che riguarda poi coloro chehanno beneficiato della Donazione, dirò che essa non è loro né utilené onorevole. Se proprio hai voglia di mostrarti cristiano e di farmostra della tua religiosità e del tuo attaccamento non dico allaChiesa di Roma, ma alla Chiesa che è di Dio, intensifica la tua operadi sovrano: combatti per coloro che non possono combattere o nonlo debbono, tieni sotto la tua protezione gli ecclesiastici esposti alleinsidie e alle offese. Dio volle che si svelasse il mistero della Sua

verità a Nabucodonosor, a Ciro, ad Assuero e a molti altri principi; anessuno di essi chiese che abbandonasse il potere, donasse porzionidel regno; ma solo che restituissero la libertà agli ebrei e liproteggessero dai vicini che li assalivano. Se ciò bastò agli ebrei,basterà anche i cristiani. Sei divenuto cristiano, o Costantino. Ma èindecoroso che tu da cristiano sia imperatore con minor dominio diquando eri pagano. È il regno quasi un dono speciale di Dio, eanche i re pagani possiamo credere che vi siano innalzati sempreda Dio.

12. Ma – si può obiettare – era stato mondato dalla lebbra e perciòè verisimile che abbia voluto mostrare la sua gratitudine dando piùdi quello che aveva ricevuto. Toh! Il siro Neeman curato da Eliseovolle offrire soltanto dei doni, non la metà dei suoi beni, eCostantino avrebbe offerto la metà dell’impero? Che fastidioconfutare una fiaba così sfacciata come se fosse una storia verace.Tale favola è modellata sul racconto di Neeman e Eliseo, come

l’altra del dragone sul racconto favoloso di Belo. Ma ammessa purequesta leggenda (della guarigione), nella storia che la racconta vi èforse menzione di donazione? Per nulla; ma di ciò parleremo meglio

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dopo. Fu guarito della lebbra, per questo miracolo si formò unospirito cristiano; pieno di amore e timore di Dio, volle onorarLo.Non posso tuttavia persuadermi che volesse far sì larghi doni,perché giammai nessun pagano per onorare i suoi dei e nessun

cristiano per onorare il Dio vivente depose il suo impero o lo donòai sacerdoti. Se mai, si può osservare che tra i re di Israele non c’èl’esempio di alcuno che abbia permesso ai suoi sudditi di andare,secondo l’antica tradizione, a far sacrifici al Tempio diGerusalemme, nel timore che non ritornassero al re di Giuda, dalquale avevano defezionato, sotto l’impressione dei sacri riti e dellamaestà del Tempio.

Quanto non è più grave ciò che si attribuisce a Costantino? Potreste

essere indotti a credere che ciò sia avvenuto per la guarigione dellalebbra: ma Geroboamo fu eletto re di Israele da Dio, che lo innalzòda un’infima condizione, miracolo a mio parere più notevole che laguarigione della lebbra; ma non perciò egli osò dare il suo regno aDio: e tu, vuoi che Costantino abbia donato il suo regno a Dio,regno che non aveva ricevuto da Lui e per giunta (cosa che inGeroboamo non sarebbe capitato) avrebbe offeso i figli, abbassatogli amici, trascurato i suoi, leso la patria, addolorato tutti, sarebbestato dimentico di se stesso. 

V 13. Se egli fosse stato tale o se si fosse cambiato da quello che erastato; certo non sarebbero mancati quelli che lo avrebberoammonito; primi fra tutti i figli, i parenti, gli amici. Essi avrebberosenza dubbio affrontato l’imperatore. Immaginateli, appena hanno

saputo le intenzioni di Costantino, trepidanti, frettolosi buttarsi aipiedi del sovrano e dirgli tra lagrime e pianti: «E così, o padre, perl’innanzi affettuosissimo, privi, diseredi, spogli del regno i tuoi figli?Non ci lagniamo del fatto che tu voglia spogliarti della partemigliore e più grande dell’impero, ma ne stupiamo. Ci addolora chetu la passi ad altri con danno e vergogna nostra. Che cosa muove aprivare i tuoi figli dell’attesa successione al regno, te, che regnastiun tempo insieme a tuo padre? Quale colpa abbiamo verso di te,verso la patria, verso il nome e la maestà dell’impero romanoperché ci si debba considerare degni di esser puniti da te con laprivazione della parte migliore e più importante del regno, ci si

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creda degni di essere staccati e tenuti lontani dai patri lari, dallavista della terra natale, dall’aria stessa che ci era abituale, daantiche abitudini? Ce ne andremo in esilio lasciando penati, templi,sepolcri per vivere Dio sa dove? perché ora dovremmo essere

abbandonati da te tutti noi, tuoi parenti, amici, che stemmo con tetante volte in campo a combattere, che vedemmo trafitti da spadenemiche e agonizzanti i fratelli, i genitori, i figli e non fummoatterriti dalla morte degli altri dall’affrontare noi stessi la morte perte? Noi che fummo magistrati a Roma; che governammo le cittàd’Italia, le Gallie, le Spagne, e altre province o che le avremmogovernate, noi tutti saremo deposti dalle cariche e dovremoritornare privati cittadini? Forse riscatterai questo nostro sacrifiziocon benefici di altra provenienza. E come lo potrai adeguatamenteai nostri meriti e dignità dopo che avrai donato a un altro sì granparte della terra? Forse tu limiterai l’impero che avemmo su centopopoli a quello su un sol popolo? Come ti è potuto venire in menteciò? come ti incolse dimenticanza improvvisa dei tuoi, sì da nonsentire compassione degli amici, dei congiunti, dei figli? Magari cifosse toccato morire in guerra, restando salva la tua dignità e tuvittorioso; anziché vedere codeste cose. Tu puoi, sì, fare a tuoarbitrio del tuo impero e di noi: una sola cosa non otterrai mai

(siamo pronti ad affrontare anche la morte) cioè che noi lasciamo ilculto degli dei nostri immortali: saremo così di esempio agli altri eallora capirai il gran vantaggio che al Cristianesimo verrà dacodesta tua larghezza. Se tu non darai l’impero a Silvestro,vogliamo essere cristiani con te e molti allora seguiranno il nostroesempio. Se invece farai la donazione, non solo non accetteremo didiventare cristiani, ma ci diventerà, per opera tua, malvisto,detestabile, esecrando tal nome e ci renderai tali che tu stessosentirai compassione della vita e della morte nostra (fuori della vera

religione) e dovrai accusare te stesso di durezza, non noi».14. A meno che in Costantino non fosse estirpata ogni umanità,non lo avrebbe dovuto commuovere questo discorso, se non sifosse commosso già da sé? Se non avesse voluto ascoltare costoro,non vi erano di quelli che si sarebbero opposti alla donazione conparole e fatti? Il senato e il popolo romano non avrebbero propriocreduto di dover far nulla? Non avrebbero incaricato un oratoregravis pietate ac meritis, come dice Virgilio, di tenere il seguente

discorso a Costantino?

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«Cesare, se tu sei dimentico dei tuoi ed anche di te stesso, sì danon voler mantenere integra l’eredità ai figli, ai congiunti, le caricheagli amici, e a te stesso l’impero, non può però il senato e il popoloromano dimenticare i suoi diritti e il suo onore. Come osi tanto circa

l’impero romano, che è stato creato non col tuo, ma con il nostrosangue? Taglierai tu un so! corpo in due parti? di uno farai dueregni, due capi, due volontà? offrirai per così dire a due fratelli lespade per combattere intorno all’eredità? Alle città, che hanno benmeritato di Roma, noi diamo il diritto di cittadinanza e tu ci strappila metà dell’impero perché non riconosca più Roma come la suamadre? Negli alveari si suole uccidere la regina scadente, se ve nenascono due; tu nell’alveare dell’impero romano, dove si trova unsolo ed ottimo principe, vuoi collocarvene un altro, per giuntapessimo, sì che non ape si può chiamare ma pecchione?Rimpiangiamo la tua antica prudenza, o imperatore; che avverrà,se, te vivo o dopo la tua morte, a questa parte che alieni o all’altrache conservi, sarà portata guerra dai barbari? Con quali forzemilitari li affronteremo? Ora poco ci riusciamo pur disponendo dellaforza di tutto l’impero; lo potremo più allora? O saranno sempred’accordo le due parti dell’impero? No, non è possibile; se Romavuol dominare, Bisanzio non vuol servire. Invece, mentre tu sarai

ancor vivo, presto saranno richiamati i vecchi presidi e sostituiti connuovi, e tu te ne starai lontano mentre qui dominerà un altro: nonsarà tutto cambiato, cioè in modo diverso e ostile all’antico ordine?Se un regno viene diviso tra due fratelli, si dividonoimmediatamente gli animi dei sudditi e danno origine a guerreinterne prima che con nemici esterni. E non avverrà lo stesso inquesto nostro impero? ignori che questo fu il principale motivo percui gli ottimati dissero che essi sarebbero piuttosto morti alcospetto del popolo romano che permettere che si approvasse

quella proposta di legge per cui, cioè, una parte dei senatori e unaparte della plebe fossero mandati a abitare Veio e vi fossero duecittà in comune al popolo romano: se in una sola città vi eranotante dissenzioni, che sarebbe avvenuto quando le città fosserostate due?

15. Così se ai giorni nostri vi sono tante discordie in un solo impero(ne chiamo a testimone la tua coscienza e le tue peripezie) cheavverrà in due imperi? Credi forse che quando tu sarai occupato in

guerre te ne verrà aiuto? Vorranno essi o sapranno dartelo? Quelliche saranno messi a capo di eserciti e di città saranno così nemicidi armi e di guerre come colui che li avrà nominati. Non tenteranno

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le legioni e le stesse province di spogliare un sovrano così inespertodi governo ed esposto alle offese con la speranza che egli noncombatta contro di loro e che non li punisca? Io credo che nonresteranno neppure un mese in carica, ma subito, al primo

annunzio della tua partenza, si ribelleranno. E che farai? Chedecisioni prenderai, premuto da duplice se non da moltepliceguerra? A stento riusciamo a tener a freno le nazioni sottomesse;come si resisterà quando alle guerre con codesti popoli siaggiungerà una guerra mossa da popoli liberi? Vedrai tu, o Cesare,quale sarà il tuo dovere. A noi siffatta cosa però deve essere acuore non meno che a te. Tu sei mortale; l’impero del popoloromano deve essere immortale e lo sarà per quanto è in noi e nonsolo l’impero, ma anche il nostro rispetto per esso.

16. Dovremo noi subire l’impero di coloro dei quali spregiamo lareligione? Noi, padroni del mondo, servire a codesto spregiatissimouomo? Quando Roma fu conquistata dai Galli, i senatori romani nontollerarono che le loro barbe fossero carezzate dai vincitori; ed oratanti senatori, pretori, consoli, capitani sopporteranno che lidominino coloro che essi dileggiarono e suppliziarono come schiavicolpevoli? Costoro creeranno i magistrati? reggeranno le province?faranno guerre? ci condanneranno a morte? sotto di loro militerà lanobiltà romana? da costoro aspetterà le cariche? otterrà i premi?Quale ferita maggiore e più profonda avremmo potuto ricevere?Non credere, o Cesare, che il sangue romano sia così degenerato dasopportare ciò con animo tranquillo e da credere che non si debbaevitare in qualsiasi modo una cosa tale che neppure le nostre donnesopporterebbero: anzi, preferirebbero porsi sul rogo di morte con idolci figli e i sacri penati per non essere da meno delle donnecartaginesi. Se noi, o Cesare, ti avessimo eletto re, tu avresti, sì,

ampi poteri per trattare delle cose dell’impero, ma mai per poternediminuire la maestà. Altrimenti, noi che ti avremmo fatto re, noistessi con lo stesso diritto ti avremmo ordinato l’abdicazione perimpedirti di dividere il regno, alienare tante province, sottoporre lastessa capitale dell’impero a un così umile uomo, per giuntastraniero. Abbiamo messo un cane a custodia dell’ovile; se egli vuolfarla da lupo, o lo cacciamo o lo uccidiamo. Ora tu, che finora seistato cane da guardia nell’ovile dell’impero, vuoi da ultimotramutarti in lupo senza che nessuno prima te ne abbia dato

l’esempio?

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17. Visto che tu ci costringi a parlarti con una certa durezza, ti dirò,per chiarirti meglio le idee, che tu non hai alcun diritto sul popoloromano. Giulio Cesare occupò il potere con la violenza, Augusto loimitò in questa colpa e si fece signore sconfiggendo il partito

avverso. Tiberio, Caligola, Nerone, Galba, Ottone, Vitellio,Vespasiano e gli altri fecero scempio della nostra libertà con glistessi mezzi o con mezzi simili. Tu stesso sei diventato padronecacciando o uccidendo gli altri. Lascio andare che non sei natoneppure da giuste nozze. Ma per svelarti sino in fondo il nostropensiero, o Cesare, se non vuoi mantenere il dominio su Roma, haidei figli, qualcuno dei quali puoi, in armonia alle leggi di natura,mettere al tuo posto col nostro permesso, anzi a nostra richiesta.Se no, sappi che abbiamo ferma intenzione di difendere la potenzadello Stato insieme alle dignità nostre private. La tua offesa infattinon sarebbe minore di quella che subimmo quando fu violataLucrezia. Neanche ora ci verrà a mancare un Bruto, che si ponga acapo del popolo romano nella riconquista della libertà. Stringeremonelle mani un pugnale prima contro costoro che tu ci poni a capo,poi contro te stesso; del resto, ciò abbiamo fatto contro molti altriimperatori e per motivi molto più trascurabili». Tali paroleavrebbero dovuto turbare Costantino a meno che non fosse pietra o

legno. È da credere che se il popolo proprio tali cose non dicesseapertamente, almeno le dicesse fremente tra sé e con le frasi chenoi abbiamo usate. 

VI 18. Andiamo dunque avanti e diciamo pure che Costantino abbiavoluto ringraziare Silvestro; bel modo! Sottoporlo a tanti odii, atanti pericoli che, a mio parere, Silvestro non avrebbe potutoresistervi neppure un giorno solo. Infatti sarebbe sembratopossibile eliminare dall’animo dei romani ogni timore di doversubire così offensiva ingiuria solo sopprimendo Silvestro e pochialtri. Ammettiamo pure che né preghiere, né minacce né alcun altromezzo sia stato utile e che Costantino sia rimasto fermo e nonabbia voluto recedere dal proposito una volta deciso. Ma chisarebbe rimasto insensibile alle parole di Silvestro, che sarebbero

state le seguenti?

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19. «Ottimo imperatore e figlio. Non posso né amare né accettarela tua pietà così ben disposta verso di me e prodiga; ma nonstupisco che tu esageri nell’offrire dono a Dio e nello immolarglivittime, poiché sei ancora alle prime armi. Come un tempo non si

conveniva che un sacerdote sacrificasse ogni specie di animale dapascolo o volatile, così non può un sacerdote accettare qualunquedono. Io sono sacerdote e pontefice e sono obbligato ad osservareche cosa si offra all’altare perché non si portino non dico animaliimmondi, ma vipere o serpenti. Perciò ecco quanto ti dico: se tuavessi il potere di dare ad altri che ai tuoi figli una parte dell’imperocon la regina del mondo, Roma (ciò che non credo); se te lopermettesse l’Italia, il popolo romano, le altre province, eaccettassero di sottoporsi all’imperio di quei sacerdoti che ancoraodiano e di cui spregiano la religione, attaccati, come sono, ancoraai beni di questa terra (e ciò è impossibile), tuttavia io, figliocarissimo, se vuoi credere alle mie parole, non potrei essere indottoda alcun ragionamento a darti ragione a meno che io non volessiessere in contraddizione con me stesso, dimenticare la miacondizione e quasi rinnegare Gesù. I tuoi doni (o, come tu li chiami,le tue rimunerazioni) insozzerebbero la gloria, l’innocenza e lasantità mia e di tutti quelli che mi succederanno, e addirittura ci

schianterebbero e chiuderebbero la via a quelli che voglionopervenire alla cognizione della verità.

20. Eliseo non accettò compensi dal siro Neeman per averlo curatodella lebbra; io li accetterò da te? Egli rifiutò dei doni; permetteròche tu mi dia dei regni? Quegli non volle macchiare la sua personadi profeta; io potrò insozzare la persona di Cristo che porto in me?Perché egli credé che la persona del profeta fosse insozzataaccettando doni? Naturalmente perché poteva sembrare che

vendesse le cose sacre, facesse l’usuraio con i doni di Dio, fosse inpotere degli uomini innalzare o diminuire la nobiltà delle caricheecclesiastiche. Preferì dunque che principi e re fossero suoibeneficiari anziché essere egli loro beneficiario, e non volle neppureche il rapporto di beneficiari fosse reciproco. È molto meglio, dice ilSignore, dare che ricevere.

21. più che importante è la causa per cui non posso accettare i tuoidoni io, cui il Signore ha detto: ‘Curate gli infermi, risuscitate i

morti, curate i lebbrosi, cacciate i demoni; in dono avete ricevuto,date in dono’. Ed io commetterò la colpa di non ubbidire ai comandidi Dio? e macchierò il mio buon nome? E meglio per me, come

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diceva Paolo, morire anziché alcuno sminuisca la mia gloria. Gloriaè per noi tenere onorato il nostro ufficio davanti a Dio, come lostesso Paolo dice: ‘A voi gentili io dico che fin quando sono apostolodelle genti, farò onore al mio officio’. Io, o Cesare, dovrei essere

esempio e causa di errore agli altri, io cristiano, sacerdote di Dio,pontefice romano, vicario di Cristo?

22. E poi, come potrà restare incolume l’innocenza dei sacerdoti traricchezze, magistrature, nell’amministrazione dei beni terreni?Rinunzieremmo ai beni di questo mondo per ottenerli poi piùabbondanti? Rinunzieremmo alla privata proprietà per usurpare poii beni degli altri e dello Stato? Saranno sotto di noi, città, tributi,gabelle? Come potremo continuare a chiamarci clero se faremo ciò?

La parte nostra (in greco parte si dice kleeros) è non terrena maceleste. I leviti, che anche essi sono chierici, non ottennero laspartizione con i fratelli, e tu vuoi che noi abbiamo anche le partiche toccano ai fratelli? A che servirebbero a me potenza ericchezza, a me cui la voce del Signore impone di non esseresollecito del domani? a me cui è stato detto: ‘Non tesorizzate sullaterra, non possedete oro, argento e danaro nelle vostre cinture’. Edanche: ‘È più difficile che un ricco entri nel regno dei cieli che uncammello passi per la cruna di un ago’. Perciò Gesù scelse comesuoi ministri dei poveri o di quelli che avevano rinunziato a tutti ibeni per seguirLo e fu Egli stesso esempio di povertà. Il maneggiarericchezze e danani è nemico dell’innocenza, senza parlare del loropossesso e dell’impero sugli uomini. Il solo Giuda che aveva lecassette del tesoro e portava con sé quei beni che venivano dati inelemosina si sviò per amore di danaro al quale si era affezionato,osò una volta rimproverare il Maestro e poi lo tradì. Ed io temo, oCesare, che tu da Pietro voglia farmi Giuda. Ascolta anche Paolo:

 ‘Niente abbiamo portato nel mondo; non c’è dubbio che nonpossiamo portarne nulla fuori; ci basti avere alimenti e vesti. Coloroche vogliono arricchire, cadono nelle tentazioni, nei lacci delDiavolo, e in molte passioni inutili e dannose che annegano l’uomonella morte e nella perdizione. Radice di tutti i mali è l’avidità dipossedere; per amore di essa, alcuni si allontanarono dalla fede e siintrigarono in molti dolori. Tu, uomo di Dio, fuggi ciò’. Vorresti tu, oCesare, che io accettassi quei beni che debbo fuggire come veleno?Avrei più tempo (pensaci tu stesso, o Cesare, data la tua prudenza)

per occuparmi delle cose divine, tutto preso da queste terrene? 

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VII 23. Gli apostoli ad alcuni che si lagnavano perché le loro vedoveerano tenute in poco conto nell’assistenza quotidiana, risposero che

non era giusto che essi lasciassero la predicazione della parola diDio e dovessero attendere ai pasti. Servire alle mense delle vedovecome è ben diverso dall’esigere tributi, curare l’erario, conteggiareil soldo alle truppe e innodarsi in mille altre faccende simili. DicePaolo: ‘Nessuno che serva il Signore si mescola alle cose di questomondo’. Forse, che Aronne con gli altri leviti curava altro che iltabernacolo del Signore? I suoi figli per aver preso nei turiboli fuocoaltrui, furono bruciati dal fulmine. E tu vorresti che noi ponessimonei sacri turiboli, cioè tra le opere sacerdotali, il fuoco secolare e a

noi vietato della ricchezza terrena? Eleazar, Finees, gli altri ponteficie sacerdoti o dell’Arca o del Tempio amministravano altro se nonciò che toccava le cose divine? Amministravano dico; anzi dovreidire: potevano amministrare, se volevano compiere il loro dovere?Se no, ecco la maledizione del Signor loro: maledetti coloro cheeseguono con negligenza il lavoro del Signore. Maledizione che cadesu tutti, ma specialmente sui pontefici. Quanto importante è ilcompito dei pontefici! Come grave è l’essere capo della Chiesa!L’essere messo come pastore a capo di un ovile così grande! Dallemani del pastore si domanda (che venga reso conto) del sangue diogni agnello o pecora perduta! A lui è stato detto: se ami me piùdegli altri, come tu dici, pascola i miei agnelli. E di nuovo: se amime, come tu dici, pascola le mie pecore. La terza volta? Se ami mecome tu dici, pascola le mie pecore. E tu mi comandi, o Cesare, cheio pascoli anche capre e maiali che non possono essere custoditidallo stesso pastore.

24. Che dire poi del fatto che tu vuoi farmi re o piuttostoimperatore, cioè capo di tutti i re? Gesù, dio e uomo, re esacerdote, si disse re, ma senti di qual regno: ‘Il mio regno non è diquesto mondo. Se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servidi certo lotterebbero già fra loro’. Quali furono le prime e più spessoripetute parole della sua predicazione? Non forse: fate penitenza, siapprossima il regno dei cieli? E non mostrò chiaramente che ilregno di questo mondo non lo toccava? Non solo non cercò talregno, ma quando Gli fu offerto non lo volle accettare. Infatti

quando seppe, una volta, che i popoli avevano deciso di rapirLo efarLo re, fuggì tra monti solitari. E ciò ci diede a noi suoi vicari nonsolo come esempio da imitare ma come comando, dicendo: ‘I re dei

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gentili dominano su di loro e i capi hanno podestà su di essi. Noncosì sarà tra voi; chiunque tra voi vorrà essere capo, sia vostroministro e chi vorrà essere il primo tra voi, sarà vostro servo. Cosìcome il Figlio dell’uomo non è venuto perché Gli si serva ma per

servire e per dare la sua anima a riscatto di molti’. Dio un tempopose dei giudici sopra Israele, sappilo, o Cesare, non dei re, e Diostesso si adirò col popolo che Gli chiedeva dei re con tale nome. Enon diede loro un re che solo per la durezza del loro cuore, per lostesso motivo cioè per cui permise il ripudio revocato poi dallanuova Legge. Ed io avrò il regno, io che appena appena possoessere un giudice? ‘Ignorate – dice Paolo – che i santigiudicheranno questo mondo? Se in voi sarà giudicato il mondo,siete indegni di giudicare cose di minima importanza? Non sapeteche giudicheremo gli angeli? e quanto più le cose terrene? Se avetetra voi liti su cose terrene, ponete come giudici le persone menostimate che sono nella Chiesa’. Ma quei giudici che giudicavanosoltanto le controversie, non esigevano anche i tributi. E li esigeròio che so come Gesù interrogasse Pietro da chi i re della terraaccogliessero tributi o censi, se dai figli o dagli estranei; avendoPietro risposto: dagli estranei; da Gesù fu detto: ‘Perciò i figli sonoimmuni’. Che se tutti sono figli miei, o Cesare, come certo sono,

tutti saranno liberi, nessuno di essi pagherà nulla. Perciò io non hobisogno della tua donazione, dalla quale niente altro ritrarrò se nontravagli che non debbo, né potrei sopportare.

25. Che dire della necessità che mi verrebbe di esercitare giustiziacriminale, punire i rei, far guerra, distruggere città, mettere a ferroe fuoco delle regioni? Né potrei sperare di poter difenderediversamente quello che tu mi donassi. Se facessi tali cose, sareisacerdote, pontefice, vicario di Cristo? Come Lo udrei tonare contro

di me: ‘La casa mia sarà detta da tutte le genti casa della preghierae tu ne facesti una spelonca di briganti’. ‘Non sono venuto al mondoper giudicarlo ma per liberarlo’ disse il Signore, ed io, che Gli sonsucceduto, sarò causa di morti? Io, al quale, nella persona di Pietro,fu detto: ‘Rimetti la tua spada al posto suo. Tutti quelli che avrannopreso la spada, periranno di spada’. A noi non è permessodifenderci con le armi. Eppure Pietro avrebbe voluto difendere il suoSignore quando mozzò l’orecchio al servo. E tu ci vorresticomandare di usare le armi per acquistare o difendere le ricchezze?

Il nostro potere è quello delle chiavi, come disse il Signore: ‘Ti daròle chiavi del regno dei cieli. Ciò che avrai legato sulla terra, saràlegato anche nei cieli; tutto ciò che scioglierai sulla terra, sarà

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sciolto anche nei cieli e le porte dell’inferno non avranno ragione diesse’. Nulla si può aggiungere a questa podestà, nulla a questadignità, nulla a questo regno. Chi non si contenta di questo, chiedeun qualche altro regno al diavolo, che osò dire perfino al Signore:

 ‘Ti darò tutti i regni del mondo, se prostrato a terra mi adorerai’.

26. Perciò, o Cesare, sia detto con tua buona pace, non diventareper me diavolo col comandare a Cristo, e quindi a me, di ricevereda te i regni di questo mondo. Preferisco spregiarli, anzichépossederli codesti beni. E, per parlare di quelli che ora sonoinfedeli, ma saranno, come spero, fedeli, non rendere me da angeloloro di luce, angelo di tenebre: io voglio indurre i loro cuori a pietà,non imporre ai loro colli un giogo, sottoporli a me con la spada della

parola di Dio, non con la spada di ferro, perché non diventinopeggiori, non recalcitrino, non si feriscano col corno, nonbestemmino il nome di Dio irritati dal mio errore. Voglio renderlifigli miei carissimi, non schiavi; adottarli, non comprarli; generarli,non acquistarli; offrire le loro anime come sacrificio al Signore, noni loro corpi al Diavolo. ‘Imparate da me – dice il Signore – che sonodi cuore umile e mite. Accettate il mio giogo e troverete pace allevostre anime. Il giogo mio è soave e il mio peso è leggero’. Perporre termine a questo argomento, ascolta il suo parere chesembra quasi dettato nella discussione tra me e te: ‘rendete aCesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio’. Né tu dunque, oCesare, devi abbandonare le cose tue; né io debbo ricevere le coseche sono di Cesare: anche se tu me le offrissi mille volte, mai leaccetterei».

27. A tale discorso di Silvestro, degno veramente di un uomoapostolico, che cosa avrebbe più potuto opporre Costantino? Standocosì le cose, quelli che affermano la realtà della donazione, nonoffendono forse Costantino credendo che egli volesse spogliare isuoi e distruggere l’impero romano; non offendono e l’Italia e tuttol’Occidente, il senato e il popolo romano che avrebbe permessomutamenti dell’impero contro le leggi umane e divine? Nonoffendono Silvestro, che avrebbe accettato una donazione indegnadi un santo uomo; non offendono il papato, cui tengono esserelecito impadronirsi dei regni terreni e governare l’impero romano?Tutto ciò che abbiamo detto sinora mirava a mostrare come

Costantino per tanti impedimenti mai avrebbe donato a Silvestro lamaggior parte dello Stato romano, come affermano costoro. 

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 VIII 28. Codesta donazione, della quale presentate il testo, devecontenere anche l’accettazione di Silvestro: ma non c’è. Potrestedire che si può supporre la ratifica di Silvestro: io invece affermoche ben si può supporre che Silvestro non solo la ratificò, ma lachiese, insisté per averla, la strappò con preghiere. Perché voisupponete credibile ciò che va contro l’opinione umana? Non bastache nel testo del privilegio si parli della donazione per ritenere cheessa sia stata accettata; al contrario, bisogna dire che non vi èstata donazione perché non vi è traccia dell’accettazione: è contro

di voi il rifiuto di Silvestro più di quanto non possa essere a vostrovantaggio la donazione di Costantino, perché un beneficio non sipuò concedere a chi non lo accetta. Né dobbiamo sospettaresoltanto che Silvestro abbia rifiutato il dono, ma che tacitamenteabbia anche giudicato che Costantino non poteva legalmentedonare né egli poteva legalmente ricevere. Ma, o cieca e sempreinconsulta avarizia! Ammettiamo che possiate presentaredocumenti dell’assenso di Silvestro, veri, non alterati, sinceri; sonoforse sempre regolarmente donate cose comprese in veri

documenti? Dove è il possesso? Dove il trasferimento a mano?Costantino si limitò a dargli solo la carta di donazione, non vollefargli un dono ma uno scherzo. È verisimile – dite – che chi doniqualche cosa ne effettui anche il trapasso di possesso. Badate aquello che dite: poiché consta con precisione che non è stato dato ilpossesso e si discute se sia stato dato il diritto. È, allora, verisimileche non abbia voluto dare neppure il diritto chi non diede ilpossesso.

29. Si mette in dubbio l’inesistenza del trapasso di proprietà? Mamettere in dubbio ciò è da svergognati. Forse Costantino guidòSilvestro al Campidoglio come un trionfatore tra gli applausi deiquiriti affollati sì, ma non ancora credenti? Lo fece adagiare sullasedia aurea alla presenza di tutto il senato? Comandò che imagistrati, ciascuno secondo la sua dignità, lo salutassero eadorassero come re? Era usanza che per i nuovi imperatori sifacessero tutte queste cose, non che si consegnasse un palazzo

qualunque, come, ad esempio, il Lateranense.

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Lo accompagnò poi in giro per tutta l’Italia? Andò con lui nelleGallie? nelle Spagne? in Germania e in tutto il restante Occidente?o, se ad ambedue dispiaceva andare in giro per tante terre, a chimai delegarono così importante ufficio e di fare le veci

dell’imperatore nel dare e di Silvestro nell’accogliere il possesso?Dovettero essere uomini grandi e di esimia autorità, eppure neignoriamo i nomi. In queste due semplici parole dare e ricevere quanta significazione non si nasconde! A nostro ricordo, per tacereantichissimi esempi, se qualcuno diventa signore di una città, diuna regione, di una provincia, allora soltanto si ritiene effettuato iltrapasso di proprietà quando gli antichi magistrati sono rimossi esostituiti da nuovi. Anche se Silvestro non avesse chiesto ciò, eraobbligato Costantino dalla sua stessa magnificenza a dichiarare chetrasferiva il possesso non solo a parole, ma di fatto, che rimuovevai suoi presidi e comandava che altri fossero sostituiti da Silvestro.Non c’è passaggio di possesso quando esso resta presso colorostessi che possedevano prima e il nuovo signore non osarimuoverli. Ma supponiamo che questo non sia d’ostacolo (adammettere la donazione) e che si possa ritenere che Silvestro abbiacontinuato a possedere, ammettiamo che tutto sia statoamministrato contro ogni tradizione e contro natura: ma una volta

che Costantino se ne andò (da Roma) quali capi Silvestro preposealle province e alle città? quali guerre combatté? quali popolischiacciò voltisi a combatterlo? Per chi amministrò queste cose?Non sappiamo nulla di ciò, mi risponderete. Lo credo bene: furonofatte codeste cose di notte e perciò nessuno se ne accorse.

30. Silvestro possedé? E chi lo scacciò dal possesso? Infatti nonrimase sempre in possesso né lui né alcuno dei successori almenofino a Gregorio Magno, che anch’egli non ebbe possesso

(dell’impero). Chi è privo di possesso e non può dimostrare diessere stato scacciato, questi senza dubbio non è stato mai inpossesso; e se dice di aver posseduto, è un pazzo. Comprendi comeposso dimostrare che anche tu sei un pazzo? Se no, dimmi: chicacciò dal possesso Silvestro? Lo stesso Costantino o i suoi figli oGiuliano o qualche altro imperatore? Dà fuori il nome di chi loscacciò; danne la data; di donde fu espulso la prima volta, laseconda e così via. Per mezzo di una rivolta e stragi o senza diesse? congiurarono insieme contro di lui tutte le nazioni e quale fu

la prima? e come? nessuno gli venne in aiuto? Neppure qualcuno diquelli che erano stati preposti da Silvestro o da altro papa alle cittàe alle province? In un sol giorno perdette tutto? o perdette un po’ 

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per volta e parte dopo parte? Resisté il papa e resistettero i suoimagistrati o al primo tumulto abdicarono? E che? i vincitori non siabbandonarono a stragi contro quella feccia umana, chegiudicavano indegna dell’impero? non l’avrebbero fatto per

vendicare le subite offese, per tutelare la loro conquista del potere,per disprezzo contro la nostra religione (cristiana), per esempio aiposteri? nessuno dei vinti riuscì a fuggire? nessuno si nascose?nessuno ebbe paura? O evento meraviglioso! L’impero romano natoda tante fatiche e da tanto sangue, sarebbe stato conquistato eperduto così tranquillamente dai sacerdoti cristiani senza che ci siastato sangue, guerra, lagnanze. E (cosa non meno straordinaria)non si sa da chi sia stato fatto ciò, in qual momento, in che modo,per quanto tempo. Potresti credere che Silvestro abbia regnatonelle selve e tra gli alberi, non a Roma e tra uomini e sia statocacciato da freddi piogge invernali, non dagli uomini. Chi, fornito diuna qualche cultura, non sa quanti re, quanti consoli, quantidittatori, quanti tribuni della plebe, quanti edili furono creati aRoma? non ci sfugge il nome di nessuno di essi, pur in sì grandeantichità, in sì gran numero di persone. Sappiamo anche quanticapitani ateniesi, tebani, spartani ci sono stati e sappiamo le lorobattaglie per mare e per terra. Non ignoriamo quali furono i re

persiani, medi, caldei, ebrei e via dicendo e sappiamo comeciascuno di essi o abbia ricevuto il regno o l’abbia perduto o l’abbiaricuperato. Ma invece non si sa come nella stessa città di Roma siacominciato l’impero romano silvestrano o come sia finito, quando,per opera di chi. Quali testimonianze, quali autorità potete addurredi ciò che affermate? Nessuna, mi dovete rispondere. E non vivergognate, bestie che siete, non uomini, di dire essere verisimileche Silvestro abbia posseduto? 

IX 31. Poiché voi non potete dimostrare ciò che affermate, io, alcontrario, vi dimostrerò che Costantino continuò a possedere sinoall’ultimo giorno di sua vita e così i suoi successori tutti: vi tapperòcosì la bocca. Ma sarà impresa assai difficile e di grande impegnomostrarvi ciò. Si leggano tutte le storie latine e greche; si chiamino

pure tutti gli autori che hanno scritto di quei tempi: non troveraialcuna contraddizione tra le fonti. Basti uno tra mille: Eutropio. Eglivide Costantino e tre figli da lui lasciati signori del mondo, e di

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Giuliano, figlio del fratello di Costantino, così scrive: «QuestoGiuliano che fu suddiacono nella Chiesa romana e, fatto imperatore,apostatò ritornando al culto degli idoli, salì al potere e con grandeapparato portò guerra ai Parti; a tale spedizione presi parte anche

io». Non avrebbe taciuto della donazione dell’impero di Occidente enon avrebbe detto di Gioviano, che successe a Giuliano: «Concluseuna pace necessaria, purtroppo, ma vergognosa con Sapore,ritirando i confini e cedendo una parte dell’impero romano, cosa cheprima non era mai accaduta dalla fondazione dell’impero romano.Che anzi le nostre legioni furono fatte passare sotto il giogo pressoCaudio da Ponzio Telesio e nella Spagna a Numanzia e in Numidia(pure passarono sotto il giogo) senza però che vi fosse stata maicessione di territorio».

32. A questo punto mi piace chiamare in causa voi testé morti,pontefici romani, e te, Eugenio, che vivi, col permesso di Felice:perché cianciate tanto della donazione di Costantino e minacciate isovrani che vendicherete l’usurpazione commessa a vostro dannodall’impero? perché pretendete dall’imperatore e da altri principiuna confessione di vassallaggio a voi, quando si è all’incoronazione,ad esempio, dal re di Napoli e di Sicilia? Ciò non fece mai alcunodegli antichi pontefici, non Damaso di fronte a Teodosio, non Siriciocon Arcadio, non Anastasio con Onorio, non Giovanni conGiustiniano, non altri santissimi papi con altri ottimi imperatori, masempre riconobbero che Roma, l’Italia e le province che horicordate appartenevano agli imperatori. Taccio di molti monumentistorici e dei templi di Roma; si trovano ancora (e molte neposseggo io) monete di oro di Costantino già cristiano e poi di quasitutti i successori con questa iscrizione, in lettere latine non greche,sotto l’immagine della croce: Concordia orbis. Se ne troverebbero

numerose anche dei sommi pontefici, se mai avessero imperato suRoma: non si trovano invece né di oro né di argento né alcunoricorda di averle viste, mentre non poteva non battere propriemonete chiunque avesse comandato a Roma, fosse pure conl’effigie del Redentore o di Pietro.

33. O ignoranti, non capite che, se fosse vera la donazione diCostantino, non sarebbe rimasto più nulla all’imperatoredell’Occidente? Che razza d’imperatore, di re romano sarà mai uno

se il suo regno è in potere di un altro ed egli non ha nulla più. Se èchiaro che Silvestro non ebbe il possesso, cioè che Costantino noneffettuò il trapasso di proprietà, non c’è dubbio che non gli diede

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neppure il diritto di possesso, come ho già detto, a meno che nondiciate che fu dato il diritto, ma che per una qualche causa non fudato il possesso. Gli dava ciò che sapeva che non sarebbe stato maidel papa; gli dava ciò che non poteva trasmettere; gli dava ciò che

non poteva venire in suo possesso se non quando fosse statoestinto. Gli dava un dono che non avrebbe avuto valore prima dicinquecento anni o addirittura mai. Dir ciò o pensarlo è da pazzi.

34. Ma è tempo ormai, per non essere prolisso, dare il colpo digrazia alla causa degli avversari già malridotta e quasi straziata.Tutte le storie, quelle almeno che meritano tal nome, dicono cheCostantino fosse cristiano fin dalla fanciullezza insieme al padreCostanzo, molto prima – dunque – del pontificato di Silvestro, come

– ad esempio – Eusebio, scrittore di una Storia Ecclesiastica, cheRufino, non ultimo fra i dotti, volse in latino aggiungendo duevolumi intorno ai suoi tempi; tanto Eusebio che Rufino vissero aitempi di Costantino. Aggiungi la testimonianza anche del romanopontefice, che non fu presente, ma fu il promotore del battesimo,ne fu non testimone ma autore; e narrò non fatti di altri ma suoi.Parlo di papa Melchiade, cui seguì immediatamente, come papa,Silvestro; egli così disse: «A tanto è giunta la Chiesa che accorronoalla fede di Cristo e ai suoi sacramenti non solo i popoli, ma anchegli imperatori romani, che tenevano il governo di tutto il mondo.Tra essi per primo il religiosissimo Costantino, seguendo la verafede, diede il permesso a tutti i suoi sudditi non solo di diventarecristiani, ma anche di fabbricare chiese e di donare beni alle chiese.Infine lo stesso ricordato imperatore diede immensi doni agliecclesiastici e iniziò la costruzione della prima chiesa dedicata a sanPietro; lasciò il palazzo imperiale e lo diede in godimento a sanPietro e ai suoi successori ». Melchiade non dice che da Costantino

sia stato donato altro che il palazzo lateranense e dei beni, dei qualiGregorio I fa menzione spesso nel suo Epistolario. Dove stannocoloro che non vorrebbero che noi revocassimo in dubbio se siavalida o no la donazione di Costantino, quando essa avvenne primadi Silvestro e concerne solo beni privati? Tutto ciò sarebbe chiaroed evidente, ma tuttavia è meglio che discutiamo un po’ il testo delprivilegio, che codesti stolti sogliono addurre a prova. 

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35. Prima di tutto debbo accusare di disonestà quel pseudoGraziano, che fece delle interpolazioni a Graziano, e di ignoranzaquelli che credono trovarsi in Graziano il testo del privilegio, cosache i dotti non hanno creduto. Il testo non si trova nei più antichi

manoscritti del Decretum. Se Graziano avesse ricordato laDonazione, non l’avrebbe collocata dove la mettono costoro,rompendo l’ordine della distribuzione della materia, ma l’avrebbecollocata dove tratta del patto di Ludovico il Pio. Vi sonoinnumerevoli passi nel Decretum in contraddizione con questaDonazione; e uno è quello dove si trovano le parole di Melchiadesopra riferite. Alcuni ritengono che l’autore dell’interpolazione siaPalea, detto così o perché tale fosse veramente il suo nome operché le sue aggiunte si possono ritenere paglia al confronto delfrumento di Graziano. Sia come si vuole, resta sempre che sarebbesconveniente alla grandezza di Graziano il supporre che egli oignorasse la Donazione o (se l’avesse veramente inserita lui) neavesse fatto gran conto e l’avesse giudicata vera. Bene; basta: hovinto. Prima di tutto, Graziano non la riporta come affermavanobugiardamente costoro; anzi in molti passi la nega e la confuta. Poisono costretti a tirare in campo un solo autore e ignoto e dinessuna autorità, e per giunta così sciocco da attribuire a Graziano

cose che stanno in contrasto con altri suoi detti. Dunque voimettete avanti tale autorità? Vi fate forti della sola testimonianza dicostui? Riferite il solo testo dato da costui a riprova di un fattotanto importante mentre di contro ci sono tante innumerevoliprove? E dire che io mi sarei aspettato che mi mostraste sigilli dioro, iscrizioni lapidarie, molti storici.

36. Ma – obiettano – Palea porta avanti autorità degne di fede,fonti storiche e cita come testimone papa Gelasio con molti vescovi.

Parla difatti «della Vita di Silvestro che in un Concilio di settantavescovi Gelasio ricorda ai cattolici di leggere» e aggiunge che perlunga consuetudine molti imitano questa abitudine. Incomincia: Inquibus legitur Constantinus. Altrove, trattando del canone dei librisacri, aveva detto: gli Atti di san Silvestro, vescovo, sebbene neignoriamo l’autore, sappiamo tuttavia che sono letti in Roma daicattolici e che tale antico uso imitano altre adunanze di fedeli.Straordinaria autorità, straordinaria testimonianza, inoppugnabiledocumentazione! Ammetto che Gelasio nel concilio abbia detto tutto

ciò; ma disse forse che nella Vita di san Silvestro si leggesse il testodella donazione? Dice solo che a Roma, la cui autorità molte altrechiese seguono, si leggevano i Gesta Silvestri . E chi lo nega? Lo

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ammetto senz’altro. E sono pronto a testimoniarlo io stesso sullafede di Gelasio. Ma a che vi giova se non a mostrare che avetescientemente mentito nello addurre le testimonianze? Si ignora ilnome di chi ha messo questo passo tra le decretali ed è l’unico a

parlarne; si ignora il nome di chi scrisse la storia, eppure è citatoegli solo come testimone, falsamente. E voi, persone dabbene esagge, stimate che questo basti e sovrabbondi a testimoniare unacosa di tanta importanza? Ma considerate quale abisso ci sia tra lamia e la vostra capacità critica. Io, anche se questo privilegio sifosse trovato nei Gesta di Silvestro non lo avrei ritenuto vero,perché tutta la storia che vi si contiene non è storia ma unainvenzione poetica e sfacciatissima, come in seguito dimostrerò, enessun altro di una qualche autorità fa menzione di questoprivilegio. E Jacopo da Varagine, propenso al clero comearcivescovo, tuttavia nelle sue vite di santi tace della donazione diCostantino come favolosa e indegna di un posto nella narrazionedelle opere di Silvestro, quasi come se avesse pronunziata unasentenza contro coloro che l’avessero riportata nei loro scritti.

37. Ma io voglio portare davanti ai giudici, anche se non gli piace,codesto falsario, veramente paglia non frumento. Che puoi dire, ofalsario? Come mai non leggiamo codesto privilegio nei Gesta diSilvestro? Debbo ritenere che questo libro sia raro, difficile atrovarsi e non si diffonda per le mani di tutti, ma sia segreto come iFasti tenuti una volta dai pontefici e i Libri Sibillini tenuti daidecemviri. Forse è scritto in lingua greca, siriaca o caldaica. MaGelasio afferma che era letto da molti cattolici e Jacopo da Varaginene parla. Io stesso ne ho viste copie anche antiche, e in ogni chiesacattedrale si leggono i Gesta nel giorno festivo di san Silvestro:nessuno tuttavia può dire di avervi letto o di aver udito quello che

tu vi immagini scritto. Ma forse vi è qualche altra storia? Qualesarà? Non ne conosco altre e non credo che tu voglia parlare dialtra. Certo tu intendi proprio di quella che Gelasio riferisce solersileggere in molte chiese. Ma in questa non troviamo il tuo privilegioe se non vi si trova, che cosa hai mai letto tu? Come ti permetti diprenderci in giro in cose tanto serie e favorire le stolte bramosie digente sciocca? Ma sono stolto io che attacco l’audacia di costoro enon piuttosto la pazzia di chi loro credette. Se si dicesse che diquesta donazione si conserva il ricordo presso i greci, gli ebrei e i

barbari stessi, non si chiederebbe subito di dire l’autorità di chi l’hanarrata, di mostrare il codice che contiene il racconto? Ora si parladi un atto scritto nella lingua vostra, di un codice diffusissimo e voi

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non sottoponete a critica un fatto così incredibile e, per giunta,arrivate alla supina credulità che, non rinvenendone il testo scritto,accettiate quello che vi dicono come se fosse scritto e vero.Contenti di tal titolo di possesso mettete in soqquadro terre e mari

e, come se non vi fossero dubbi sui vostri diritti, perseguitate colterrore di guerre e con altre minacce quelli che non credono allevostre parole. O buon Gesù, quale è la forza della verità e quale lasua divinità! essa si difende di per sé senza grandi sforzi da ogniinganno e bugia, così che non a torto, discutendosi davanti a Darioquale fosse la cosa più forte e dicendo uno questo, un altro quello,fu data la palma alla verità. Ma, poiché io ora discuto con sacerdoti,non con laici, è meglio che trovi gli esempi nella storia ecclesiasticapiù che nella civile.

Giuda Maccabeo, quando ottenne con l’invio di una ambasceria aRoma di stringere alleanza col senato, fece incidere il testo delpatto sul bronzo e lo fece portare a Gerusalemme. Taccio delletavole del Decalogo date su pietra da Dio a Mosè. Ma codestamagnifica e inaudita donazione di Costantino non esiste né scolpitain oro, argento o bronzo e neppure riprodotta in libri, ma si trovasoltanto su un pezzo di carta o di pergamena. Iobal, inventore dellamusica, come dice Giuseppe Flavio, scolpì il testo della sua dottrinasu due colonne, una di laterizio contro i danni del fuoco, l’altra dipietra contro le acque, perché gli era giunta la tradizione antica cheil mondo sarebbe stato distrutto una prima volta dall’acqua e unaseconda volta dal fuoco. La colonna di pietra rimase sino all’epocadi Giuseppe, come questi scrive. Le leggi delle dodici tavole furonoincise nel bronzo perché il loro beneficio si conservasse sui popoli,sebbene allora i romani fossero ancora rozzi e gente solo di campi,e gli studi letterari poco coltivati; quando Roma fu presa e

incendiata dai Galli, le Tavole furono ritrovate intatte. La previdenzacon la sua circospezione vince due forze ostili agli uomini, lalunghezza del tempo e la violenza della fortuna. Ma Costantinoavrebbe scritto soltanto su di un pezzo di papiro e con l’inchiostro ladonazione di tutto il mondo, specie quando l’inventore dellaleggenda, chiunque egli fosse, immagina che Costantino dica dicredere che non mancheranno quelli che per empia avariziavorranno rescindere la donazione. Tu temi ciò, o Costantino, e nonti cauteli a che quelli che potranno strappare Roma a Silvestro non

gli strappino anche la carta? E Silvestro? non fa proprio nulla? lasciatutto nelle mani di Costantino? È così sicuro e pigro? In unafaccenda di sì grande importanza non pensa per nulla a se stesso,

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alla Chiesa, ai pontefici? Ecco a chi affidi l’amministrazionedell’impero romano: a un uomo che non vigila su una cosa di taleimportanza, non vigila sul suo stesso lucro e sui suoi pericoli. Se glirubano il pezzo di carta, non potrà più dimostrare, col passare degli

anni, la donazione. 

XI 38. Lo stolto chiama privilegio la carta della donazione.

Chiami privilegio – voglio dirgliene quattro come se mi fossedavanti – la donazione della terra e pretendi che essa sia scritta suun foglio di carta e che Costantino abbia scritto in codesta lingua?Se è assurdo il solo titolo quale non sarà il resto?

«L’imperatore Costantino tre giorni dopo il battesimo diede unprivilegio al pontefice della Chiesa di Roma, per cui in tutto ilmondo romano i sacerdoti abbiano lui come unico capo così come igiudici hanno a capo il re».

Ciò si legge nella storia di Silvestro. Già da ciò fa capire il privilegiodove sia stato redatto. Ma come sogliono fare i falsificatoriincomincia col dire cose vere per conciliare credito al falso chesegue. Come Sinone in Virgilio: «Tutto sarà vero, o re, ciò che tidirò e non negherò di essere greco»; così incominciò, poi feceseguire tutte bugie. Così ora il nostro Sinone comincia dal vero econtinua col falso. Nel suo privilegio si legge tra l’altro:«Giudicammo utile con tutti i nostri satrapi e tutto il senato, gliottimati e tutto il popolo romano sottoposto alla Chiesa romana

che, come san Pietro appare stabilito vicario di Dio sulla terra, così ipontefici ottengano, concessa da noi e dal nostro impero, ilvicariato del principe degli apostoli e un potere sovrano molto piùampio di quello che è concesso alla mansuetudine della nostraimperiale terrena serenità».

39. O scellerato e malvagio, la stessa storia che tu citi atestimonianza, narra che per molto tempo nessun senatore volleaccogliere la religione cristiana e che Costantino sollecitasse i

poveri al battesimo con dei premi. Ed ora tu osi dire che nei primigiorni consecutivi al battesimo il senato, gli ottimati, i satrapi,divenuti quasi tutti cristiani abbiano preso con l’imperatore la

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decisione di onorare la Chiesa di Roma. Che c’entrano i satrapi? o(gente) dura come pietre e come legno! Così parlano i Cesari? Cosìsi concepiscono i decreti romani? Chi ha sentito mai parlare disatrapi nelle assemblee dei romani? Non ricordo di aver letto mai di

satrapi non solo a Roma, ma neppure nelle province romane. Macostui li chiama satrapi dell’imperatore e li antepone al senato,mentre tutti gli onori, anche quelli che si danno all’imperatore,vengono stabiliti dal senato o dal popolo romano insieme al senato.Perciò nelle più antiche epigrafi o su marmo o su bronzo o sullemonete vediamo impresse due lettere S. C., cioè senatusconsulto oquattro S. P. Q. R. cioè senato e popolo romano. E, come ricordaTertulliano, avendo Ponzio Pilato scritto dei miracoli di Cristo aTiberio non al senato, mentre solevano i magistrati scriveredirettamente al senato, intorno ad argomenti straordinari, il senatonon sopportò ciò e si oppose a Tiberio che presentava la proposta dilegge di venerare Cristo come Dio, solo per l’indignazione,quantunque non espressa apertamente, che fosse stata offesa ladignità del senato. Ottenne così l’autorità del senato che Gesù nonfosse onorato come Dio. Sappilo bene!

40. Perché parli degli ottimati? o intendi dire i principali uominidello Stato: e allora perché si parla di loro e si tace degli altrimagistrati? o intendi quelli che non sono demagoghi ansiosi diprocacciarsi il favore del popolo, ma sono i migliori cittadini, seguacidel partito dell’ordine e suoi difensori, come Cicerone spiega inun’orazione. Perciò diciamo che Cesare prima che distruggesse larepubblica fu popolare (democratico), Catone fu invece degliottimati: Sallustio spiegò la loro differenza. Ma non sono scelti adeliberare codesti ottimati più di quanto non lo siano i democratici oaltri uomini in vista.

Ma a che meravigliarci che siano stati interrogati gli ottimati,quando, a stare a sentire il falsificatore, tutto il popolo deliberò conl’imperatore? Il popolo soggetto alla Chiesa romana: quale popolomai? il romano? Perché non lo si chiama semplicemente popoloromano anziché popolo soggetto? Che nuova specie di oltraggio èquesto contro i quiriti dei quali il più grande dei poeti espressequesto elogio: «Ricordati di governare le genti, o popolo romano»?Questo popolo che governa gli altri è detto popolo soggetto: cosa

inaudita. Come in molte lettere attesta Gregorio, gli imperatoriromani differiscono dagli altri re perché essi soli sono a capo di unpopolo libero. Ma sia pure come tu vuoi.

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Forse gli altri popoli non sono sottoposti alla Chiesa? o parli anchedegli altri? Come poté avvenire in tre giorni che tutti i popolisottomessi all’impero della Chiesa romana si trovassero presentialla promulgazione di quel decreto? Pertanto era chiamata a

giudicare anche la feccia del popolo? Costantino, prima chesottomettesse il popolo al pontefice romano, come potevachiamarlo soggetto? E come è possibile che quelli che son dettisudditi siano partecipi alla compilazione della legge? Come èpossibile dire che essi abbiano deliberato di diventar sudditi delpapa e che già quel papa, al quale ora in forza del loro decretosoggiacciono, li abbia già come suoi sudditi? Tutto ciò dimostra chetu, miserabile, avresti la volontà di ingannare ma non ne hai lacapacità. 

XII 41. «Scegliamo che il principe degli Apostoli e i suoi vicari sianonostri sicuri patroni presso Dio. E per quanto è nella nostra terrenaimperiale potenza, abbiamo deciso di onorare con debitavenerazione la sacrosanta chiesa di Roma ed esaltare

gloriosamente la sede sacra di san Pietro più del nostro impero edel trono terreno; perciò al papa assegniamo ogni potere, gloria edignità, forza e onori imperiali».

Rivivi per un po’, o Firmiano Lattanzio, ed opponiti a quest’asinoche raglia così sonoramente. Gli piace tanto il rumore di parolegonfie da ripeterle e compiacersi di ridire quello che or ora ha detto.In questo modo parlavano ai tuoi tempi gli scribi imperiali, per nondire i mozzi di stalla? Scelse Costantino i papi non come patroni,

ma «che fossero patroni»: il compilatore ha interposto quel chefossero solo per rendere più artificiosa la cadenza. Bel criterioquello di scrivere male solo perché il periodo corra più armonioso,se pure in tanta scabrezza di stile vi può essere qualcosa diarmonioso. «Eligentes principem apostolorum vel eius vicarios»:non scegli Pietro e poi i suoi vicari, ma o l’uno, escludendo gli altri,o gli altri, escludendo lui. Chiama i papi vicari di Pietro come sePietro viva e gli altri papi siano di dignità inferiore a quella di Pietro.

42. Non è barbara anche l’espressione: «a nobis nostroqueimperio» come se l’impero abbia l’animo e il potere di concedere

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qualcosa? Né gli bastò dire obtineant, ma aggiunge anche«concessum» come se fosse altra cosa. Quanto è elegante «firmospatronos». Li vuole firmos per paura che non si lascino corromperedal danaro e cedano per paura. E quel «imperialis terrena potentia

» due aggettivi senza copula e quel «veneranter honorare » e quel«nostrae imperialis serenitatis mansuetudo». Puzza troppo dieloquenza lattanziana il dire, quando si tratta della potenzadell’impero, «serenitas» e «mansuetudo », non «amplitudo» e«maiestas». è gonfio e superbioso anche quando dice: «glorioseexaltare per gloriam et dignitatem et vigorem et honorificentiamimperialem» passo che sembra tolto dall’Apocalisse ove è detto:«L’agnello che fu ucciso è degno di ricevere virtutem et dignitatemet sapientiam et fortitudinem et honorem et benedictionem ».Frequentemente, come più avanti sarà chiaro, si immagina cheCostantino si attribuisca titoli che sono di Dio e voglia imitare illinguaggio della Sacra Scrittura che non aveva mai letta. 

XIII 43. «E decretiamo e stabiliamo che tenga il primato tanto sulle

quattro sedi di Alessandria, Antiochia, Gerusalemme,Costantinopoli, quanto su tutte le chiese dell’universa terra. Ancheil pontefice, che nei secoli futuri sarà a capo della sacrosanta Chiesaromana, sia il più in alto e capo di tutti i sacerdoti e di tutto ilmondo, e tutte le cose che toccano il culto di Dio e servano arafforzare la fede dei cristiani, siano disposte dal papa». Non vogliofar notare la barbarie della lingua, quando dice «principessacerdotibus» invece che «principes sacerdotum », che a pocadistanza usi «extiterit» e «exsistat»; e che avendo detto «inuniverso orbe terrarum» aggiunga poi «totius mundi», come sevolesse dire due concetti diversi o volesse abbracciare anche il cieloche è una parte del mondo, quando buona parte dell’orbeterracqueo non era sotto Roma; che distinse, come se nonpotessero coesistere insieme, il procurare «fidem vel stabilitatem»;e che confuse insieme «sancire» e «decernere»; e come seCostantino prima non avesse deciso con gli altri, lo fa decernere esancire (come se stabilisse sanzioni, pene) e per giunta lo fa

sancire insieme col popolo. Quale cristiano potrebbe sopportare ciòe non rimprovererebbe il papa, severamente e direi quasi dacensore, per aver pazientemente sopportato e ascoltato volentieri

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queste cose, cioè che, mentre la sede romana ha ricevuto il suoprimato da Cristo come affermò, da testimonianza di Graziano e dimolti greci, l’ottavo concilio generale, si dice ora che tal primato loabbia ricevuto da Costantino appena cristiano, come da Cristo?

Avrebbe voluto dire ciò quel moderatissimo imperatore, avrebbevoluto udirlo quel religiosissimo papa? Lontana da ambedue tantaenorme empietà!

44. C’è qualcosa ancora di più assurdo: è forse secondo natura chesi parli di Costantinopoli come di una delle sedi patriarcali, quandoessa non era ancora né sede, né patriarcale, né città cristiana, néera così chiamata, né era stata fondata, né addirittura si pensavaalla sua fondazione? Infatti il privilegio fu concesso tre giorni dopo

che Costantino fu battezzato, quando c’era una Bisanzio, non unaCostantinopoli. Mentisco? ma se è proprio codesto stolto a dirlo!Scrive infatti in calce al privilegio: «Abbiamo considerato opportunoche il nostro impero e il regio potere si trasferiscano in Oriente eche edificassimo in un sito ottimo della provincia di Bisanzio unacittà col nostro nome, dove porre l’amministrazione del nostroimpero».

Se egli voleva trasferire altrove l’impero, non ancora l’aveva

trasferito. Se voleva costituire colà l’impero, non ancora l’avevacostituito. Così, se voleva fondare una città, non ancora l’avevafondata. Come poteva parlare di patriarcato di una delle quattrosedi, di cristiana, di così detta, di fondata, di città da fondare, comepiace alla storia addotta in testimonianza di Palea? Non ci pensavaneppure! Questa bestia, sia egli Palea o qualche seguace, non siaccorge che egli è in contraddizione con la Storia stessa, cheracconta come Costantino non di sua iniziativa, ma per unavvertimento di Dio avuto in sogno, non a Roma, ma a Bisanzio,non dopo pochi giorni, ma dopo alcuni anni decise di fondare unacittà e di darle il nome che gli era stato indicato nel sogno. Si puòdubitare ora che chi compose il privilegio visse molti anni dopoCostantino? volle abbellire il suo falso, ma dimenticò che le coseche egli raccontava dovevano essere avvenute a Roma tre giornidopo il battesimo: i bugiardi debbono avere buona memoria comedice un vecchio, logoro proverbio. Come può parlare di unaprovincia bizantina, quando vi era solo un borgo fortificato detto

Bisanzio, il cui territorio non bastava a edificarvi una così grandecittà? Infatti Costantinopoli abbracciò fra le sue mura la vecchiaBisanzio mentre costui asserisce che la città deve essere fondata

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nel miglior luogo di quella. Come può dire che la Tracia, dove sitrova Bisanzio, sia in Oriente, quando essa volge piuttosto asettentrione? Costantino (bisogna credere) ignorava il posto cheaveva scelto per fondare la città, in quale dei punti cardinali, se

fosse città o provincia, quanta ne fosse l’estensione. 

XIV 45. «Alle chiese dei santi Pietro e Paolo abbiamo assegnato, perchévi siano continuamente accese delle lampade, dei beni immobili; liabbiamo arricchiti di vari doni; con nostra sacra imperiale

disposizione abbiamo concesso che in Oriente, in Occidente, inSettentrione, al Mezzogiorno, cioè in Giudea, Grecia, Asia, Tracia,Africa e Italia e nelle varie isole tutti i beni siano amministrati dalsommo pontefice, padre nostro, Silvestro e dai suoi successori». Opendaglio da forca! Le chiese, i templi di Roma erano già dedicati aPietro e Paolo? Chi li aveva costruiti? Chi avrebbe osato costruirli,quando i cristiani non avevano altro che luoghi secreti e nascosti,come narra la storia? se anche a Roma vi fossero stati templidedicati a quegli Apostoli, non erano degni che vi si accendessero

tante lampade, chiesette come erano e non templi, oratori nonbasiliche, nascosti in edifici privati non aperti al pubblico. Nonpoteva preoccuparsi delle lampade del tempio, prima che deltempio stesso. Come mai immagini che Costantino dica santi Pietroe Paolo e santissimo Silvestro ancora vivo e dica «sacramiussionem » il suo ordine, quando egli pochi giorni prima era ancorapagano? E per alimentare delle lampade c’era bisogno di fare talidonativi che tutta la terra ne dovesse sentire il peso?

46. E che significa praedia possessionum? si suol dire praediorum possessiones, non praedia possessionum. Gli fai donare dei fondi enon glieli fai indicare chiaramente. Lo arricchisti di diversi benisenza mostrare né quando né quali essi fossero. Vuoi che daSilvestro si disponga di terre ma non spieghi qual specie di dominioabbia su di esse. Se questi doni li hai fatti già precedentemente,perché dici che solo oggi hai cominciato a onorare la Chiesa diRoma e per la prima volta le hai concesso un beneficio? Oggiconcedi? Oggi arricchisci? e, allora, perché dici al perfetto«concedemmo» e «arricchimmo »? Che dici, che pensi, bestia? Dicoal falsario, non all’ottimo imperatore Costantino. Ma come posso

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cercare in te prudenza o dottrina, in te che non hai traccia diingegno e sei sfornito di ogni cultura letteraria? Te che dici«luminariorum» invece di «luminarium» e «orientalibus transferriregionibus» invece di «ad orientales transferri regiones».

47. Che sono poi codeste quattro parti del mondo? Quali chiamiOriente? La Tracia forse? ma, come ti ho detto, è terrasettentrionale. La Giudea? Ma è meridionale, vicina come èall’Egitto. L’Italia? Ma questo atto si compilava in Italia e uno cheagiva in essa non l’avrebbe detta Occidente, dove diciamo che èinvece la Spagna: dell’Italia si può dire che per una metà èMezzogiorno, per un’altra metà Settentrione, piuttosto cheOccidente. Quale è poi la terra settentrionale? La Tracia? ma tu ne

hai fatto Oriente. L’Asia? Ma questa se è sola a formare l’Oriente,ha in comune con l’Europa il Settentrione. Quale è la terrameridionale? L’Africa, non c’è dubbio. Perché non hai detto qualcheprovincia col suo proprio nome individuale? Ci avresti forse fattosentire che gli etiopi erano sudditi di Roma. Non è fatto posto,nominativamente, ad Asia ed Africa, mentre con te abbiamo divisoil mondo in quattro parti e ne abbiamo una per una dette le varieregioni; e neppure se dividiamo il mondo in tre parti, Asia, Africa,Europa, a meno che tu dicendo Asia non abbia voluto alludere allaprovincia asiatica e dicendo Africa a quella provincia che si trovapresso i getuli. Ma non veggo perché debbano essere nominateesse a preferenza di altre. Così avrebbe parlato Costantino neltrattare delle quattro parti del mondo? avrebbe ricordate questeregioni e non avrebbe parlato delle altre? avrebbe cominciato dallaGiudea, che è parte della Siria, Giudea che non abbracciava altreterre (credo) che la sola Gerusalemme, per essere stati cacciati equasi tutti distrutti i giudei così che forse non era rimasto più

nessuno in patria, ma se ne erano andati ad abitare altre terre?Dove era, in fine, la Giudea che del resto non si chiamava neppurpiù Giudea, tanto che oggi ne vediamo quasi spento il nome? Comela Cananea cessò di chiamarsi così una volta sterminati i cananei (igiudei ne cambiarono il nome andandovi essi ad abitare), così laGiudea aveva cessato di chiamarsi in tal guisa per esserne statisterminati gli ebrei e sostituiti da nuovi abitanti. Parli di Giudea,Tracia, isole; non ritieni di dover parlare delle Spagne, delle Gallie,delle Germanie, e mentre parli di popoli di varie lingue come

ebraica, greca, barbara, non parli di alcuna delle province cheparlavano latino. Capisco: tu le hai taciute ora per poterne parlarepoi nel testo della Donazione. Non erano da tanto tutte le province

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dell’Occidente da provvedere alle spese per l’alimentazione dellelampade se non fosse venuto in loro aiuto il resto del mondo.Ometto che tu dici che Costantino concesse queste cose per suasola larghezza, non come si dice invece per la guarigione dalla

lebbra. Se no, chi parla di rimunerazione, quando si deve parlare disemplice dono, è un insolente. 

XV 48. «A san Silvestro trasferiamo immediatamente il palazzoLateranense del nostro impero; poi il diadema, cioè la corona del

nostro capo e insieme il frigio e anche il superhumerale, cioè quellaspecie di fascia che suole circondare il collo dell’imperatore, maanche la clamide di porpora e la tunica scarlatta e tutti gliindumenti imperiali o anche la dignità imperialium praesidentiumequitum, conferendogli anche gli scettri imperiali e insieme tutte leinsegne e bandiere e i diversi ornamenti imperiali e tutto ciò cheprocede dalla altezza della potenza imperiale e dalla gloria delnostro potere. Sanciamo che gli uomini di diverso ordine, ireverendissimi chierici che servono alla santa Chiesa romana,

abbiano quel vertice di singolare potenza e distinzione, della cuigloria si adorna ora il senato, cioè siano fatti consoli e patrizi. Eabbiamo stabilito (promulgato) che essi siano adorni di tutte le altredignità imperiali. Abbiamo decretato che il clero della santa romanaChiesa sia adorno dello stesso decoro che circonda la miliziaimperiale. E come la potenza imperiale si fregia di diversi ufficiali,cubicularii, cioè, ostiarii, e di tutti i concubitores, così vogliamo chene sia onorata la santa Chiesa romana. Per far risplendere piùlargamente la gloria del pontificato stabiliamo che i santi chiericidella stessa santa Chiesa cavalchino cavalli adorni di banderuole ecoperti di tela bianca e, come il nostro senato, di calzari conudonibus, cioè bianche uose (?) di tela; di tali ornamenti sia fornitala Chiesa terrena come la celeste a lode di Dio».

49. O Gesù santo, non risponderai tempestandolo a costui chescrive roba simile con frasi scorrette, non tuonerai, non lancerai ituoi fulmini vendicatori contro tante bestemmie? sopporterai sìgrande vergogna nella tua famiglia? Potrai ascoltare ciò, vederlo,lasciarlo passare con occhi direi quasi di connivenza? sei paziente, èvero, e di grande misericordia. Temo però che codesta tua pazienza

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non sia piuttosto ira e condanna come fu contro coloro, dei qualidicesti: «Li ho abbandonati secondo i (malvagi) desideri dei lorocuori e se ne andranno secondo i loro consigli». E altrove: «Li hoabbandonati ai loro reprobi sentimenti, affinché facciano ciò che

non si conviene, perché essi non hanno cercato di conoscere me».Comandami o Signore di gridare contro di essi in modo che forsepossano convertirsi. O pontefici romani, esempio di ogniscelleratezza agli altri vescovi, o pessimi scribi e farisei, che sedetesulla cattedra di Mosè e fate opere degne di Datan e Abiron! Siconverranno dunque al vicario di Cristo vesti, assetto, pompa,cavalcature e infine tutta la vita di un imperatore? Che c’è dicomune tra il sacerdote e l’imperatore? Vestì proprio Silvestrocodesti indumenti imperiali? mosse con codeste magnificenze?Visse e regnò con tutta codesta abbondanza di servi? Scellerati chesono, non comprendono che Silvestro doveva indossare piuttosto levesti di Aaron che fu sommo sacerdote, anziché quelle di unimperatore pagano.

50. Ma di queste cose si dovrà trattare altrove con più forza. Oralimitiamoci a discutere con codesto imbroglione dei suoi barbarismi:dalle sue chiacchiere appare di per sé il suo ignobile falso.«Trasferiamo – egli dice – il palazzo Lateranense del nostroimpero»; come se avesse inopportunamente parlato del palazzocome dono, mentre trattava gli ornamenti, ne riparlò dopo, quandotratta dei doni. «Inoltre il diadema» e, come se non comprendano ipresenti, interpreta: «cioè la corona». E qui non aggiunge «di oro»,ma dopo, ripetendo le stesse cose, dice «di oro purissimo e digemme preziose». Non sapeva, uomo incolto, che il diadema è distoffa o anche di seta, per cui si suole ricordare con lode quelsaggio detto di un re che, quando gli fu consegnato il diadema,

prima di metterlo in testa, lo tenne fra le mani a lungo, lo guardò edisse: «O stoffa che dà più fama che felicità, se ti si conoscesse afondo, se si sapesse di quante preoccupazioni, affanni, pericoli emiserie sei piena, nessuno ti vorrebbe raccogliere neppuretrovandoti per terra». Costui forse ritiene che fosse di oro perchéora dai re si suole fermare con un cerchietto di oro gemmato. MaCostantino non era re e non avrebbe osato dirsi re né adornarsicome un re. Era imperatore romano, non re. Dove è il re, ivi non èrepubblica. Ma durante la repubblica vi furono, anche in una sola

epoca, molti imperatores. Cicerone difatti scrive spesso: Ciceroneimperator saluta questo o quell’ imperator . In seguito, il principe

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romano venne chiamato come con nome peculiare suo imperator aldi sopra però di tutti gli altri imperatores.

51. «Insieme il frigio e anche il superhumerale, cioè quella specie

di fascia che suole circondare il collo dell’imperatore ». Chi hasentito mai parlare in latino di frigio? E tu parlando così da barbarovuoi farmi credere che sia codesto il linguaggio di Costantino o diLattanzio? Plauto nei Menaechmi usò la parola phrygius per direconcinnator vestium. Plinio chiama vesti frigie quelle ricamateperché ne sarebbero stati inventori i frigi. Non spieghi qui chesignifichi codesta parola oscura ed esponi invece ciò che è piùchiaro. Dici che il superhumerale è una specie di fascia (lorum) manon sai bene che cosa sia il lorum stesso. Il lorum è una cintura di

cuoio e non vorrai pensare che se ne potesse adornare il collodell’imperatore mettendogliela attorno (al collo). Per esser di cuoiochiamiamo lora le redini e le fruste. E si capisce perché talvolta siparli anche di «lora aurea», cioè di redini, che si sogliono porre conborchie di oro al collo dei cavalli o di altri animali: io credo chequesto modo di dire ti abbia ingannato e che quando pretendi cheun lorum si metta al collo di Costantino e di Silvestro, di unimperatore e di un papa fai un cavallo o un asino.

52. «Ma anche la clamide di porpora e la tunica scarlatta ». PoichéMatteo parla di clamide di porpora e Giovanni di tunica scarlatta, havoluto congiungere costui le due espressioni in una sola frase. Se sitratta dello stesso colore, come è chiaro dagli Evangelisti, perchénon ti sei contentato di ricordarne uno solo come fece ciascuno deidue Evangelisti? A meno che tu non creda, come ancora sogliono gliignoranti, che la porpora sia una qualità di stoffa di seta bianca. Laporpora è un pesce, del cui sangue si tinge la lana. Dalla tintura ilnome è trasferito al panno, il cui colore si può usare per sinonimo dirosso, sebbene sia piuttosto nereggiante, vicinissimo al colore delsangue rappreso e quasi violaceo. Perciò da Omero e da Virgilio ilsangue è detto purpureo e un marmo porphyricum (porfido) perchéil colore è assai simile a quello dell’ametista. I greci chiamanoinfatti porphyra la porpora. Può darsi che non ignori che si dicecoccineus per dire rosso, ma giurerei che non sai affatto perché,mentre noi diciamo coccum, egli dica coccineus e che specie diveste sia la clamide. Per non svelarsi bugiardo nello spingersi

troppo oltre con l’enumerazione delle vesti a una a una, leabbracciò tutte in una sola parola, dicendo «tutte le vestiimperiali». Anche quelle delle quali si suole coprire in guerra, in

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caccia, nei banchetti, nei giochi? Ci può essere nulla di più stoltoche il dire convenirsi al papa tutte le vesti dell’imperatore? Ma comefacetamente aggiunge: «seu etiam dignitatem imperialiumpraesidentium equitum». Usa il seu: volle cioè distinguere queste

due cose, come se abbiano molta somiglianza tra loro e dagli abitidell’imperatore passa all’equestre dignità dicendo cose che proprionon capisco. Vuol dire qualche cosa di straordinario, ma teme diessere colto in flagrante menzogna e allora dà fuori parole senzasenso a gonfie gote.

53. «Conferendogli anche gli scettri imperiali». Dove è piùun’organica struttura del periodo? Dove la chiarezza? Dove l’ordine?Che sono codesti scettri imperiali? Uno è lo scettro, non molti.

Ammesso che l’imperatore portasse lo scettro in mano, anche ilpontefice lo porterà in mano? Perché non gli daremo spada, elmo,dardi? «E insieme tutte le insegne e bandiere». Che intendi persigna? Signa sono o le statue – frequentemente leggiamo signa et tabulae invece di statue e pitture (gli antichi non dipingevano sullepareti ma su tavole), – o i vessilli, onde Lucano dice: «Signa, paresaquilas». Piccole statue e sculture son dette sigilla (piccoli signa)dal primo significato di signum come statua. Costantino dava aSilvestro le sue statue o le sue aquile? Che si può pensare di piùassurdo? Non capisco poi che voglia dire con banna. Dio ti dia ilmalanno, o pessimo uomo, che attribuisci a una età dottissima unlinguaggio da barbari. «E diversi ornamenti imperiali». Mi sembrache egli avesse detto abbastanza dicendo banna e invece conclusecon una parola di senso generale. E con che insistenza parla diornamenti imperiali come se esistessero ornamenti propridell’imperatore diversi da quelli del console o del dittatore o delCesare.

54. «Et omnem processionem imperialis culminis et gloriampotestatis nostrae». «Lascia da parte le espressioni sonore e iparoloni lunghi lunghi, parlando, come il re dei re Dario econsanguineo degli dei, solo al plurale». Che significa codesta«processio imperialis» non culminis, ma cucumeris il cui stelo sicontorce tra le erbe e cresce solo in ventre? Credi tu chel’imperatore ogni volta che usciva di casa celebrasse un trionfo,come ora suole il papa, facendosi precedere da cavalli bianchi, che

dei servi conducono a mano bardati e adorni? nulla vi è più vano diciò, per tacere di altre incongruenze, e più alieno dal papa. Di qualegloria tu parli? Un latino avrebbe chiamato gloria, come è proprio

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della lingua ebraica, la pompa e l’eleganza di quella messa inscena? Anche l’uso dell’astratto militia per il concreto milites l’abbiamo mutuato dall’ebraico, i cui libri né Costantino né i suoiscribi avevano mai visto.

55. Ma quanto grande è la tua larghezza, o imperatore, che non tilimiti ad ornare solo il papa, ma orni anche tutto il clero. Tu diciessere il sommo «singularis potentiae et praecellentiae» l’esser fatti«patricii consules». Chi ha mai sentito dire che i senatori o altriuomini siano fatti patrizi? Sono eletti consoli, non patrizi, e vengonoscelti o da case nobili, che son dette perciò senatorie, o dall’ordineequestre o dai plebei, e, in ogni caso, è sempre più importantel’essere senatore che patrizio. Senatore è uno scelto consigliere

dello Stato; patrizio chi trae origine da una famiglia senatoria.L’essere senatore non portava senz’altro a essere patrizio. Quantoson ridicoli i miei contemporanei che chiamano senatore il loropretore, quando il senato non può limitarsi a un sol uomo ed ènecessario che il senatore abbia dei colleghi mentre il cosiddettoattuale senatore esplica semplici funzioni di pretore. Ma, potrestidire, si trova in molti libri ricordata la dignità del patriziato: sì, masempre in libri posteriori a Costantino. Dunque, il privilegio èconfezione di età posteriore a Costantino. E, poi, possono gliecclesiastici diventare consoli? Il clero latino si è inibito ilmatrimonio e ammetterebbe il consolato? Si recheranno nelleprovince avute in sorte, con soldati arruolati, con le legioni e gliausiliari? Saranno i ministri o i servi a caratterizzare i consoli o leinsegne militari? e non saranno due, come si soleva, ma venti pervolta o mille? I sacerdoti della Chiesa romana saranno anche essiimperatori. Ed io stolto che mi meravigliavo che il papa fosse statofatto imperatore. I sacerdoti saranno imperatori, gli ecclesiastici

minori saranno milites. Diventeranno proprio militari o avrannosoltanto gli onori militari? a meno che tu non impartisca la dignitàimperiale a tutti gli ecclesiastici. Non so, infatti, che cosa vuoi dire.Chi non comprende che questa favolosa donazione è stataescogitata da chi voleva ogni licenza di vestimenti? Tutto ciò mi fapensare che se i diavoli che vagano nell’aria si divertono a fare delteatro, si devono divertire moltissimo con il mettere in ridicolo ilmodo di vivere fastoso e dissoluto degli ecclesiastici. 

XVI 

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56. Ma che dovrò io fare: star dietro alla stupidità dei pensieri o aquella delle parole? Avete sentito la stupidità dei pensieri; sentiteora quella delle parole: dice «senatum videri adornari» come se inrealtà il senato non avesse già prestigio; aggiunge «adornari

gloria» e dà per avvenuto ciò che invece è ancora in effettuazionequando dice «promulgavimus» per dire «promulgamus». A luisembra che suoni più dolce il periodo se enuncia la stessa cosa oracol presente ora col perfetto: decernimus e decrevimus. In tutta laDonazione si trovano a bizzeffe locuzioni come decernimus,decoramus, imperialis, imperatoria, potentia, gloria e si trova usatoexstat invece di est , quando exstare significa eccellere o superare;adopera nempe invece di scilicet e concubitores invece dicontubernales. Concubitores sono quelli che dormono insieme e sicongiungono: sarebbe come dire meretrici. Costantino gli dà quindianche con chi dormire, perché non si spaventi – ritengo io – deifantasmi notturni; aggiunge camerieri, aggiunge portieri. Non è perperditempo che tutte queste cose sono da lui minuziosamenteelencate: egli erudisce il pupo o l’adolescente, non un vecchio e gliprepara (padre affettuosissimo) tutto quello di cui può aver bisognol’età sua ancora tenera, come Davide fece con Salomone.

57. Perché la favola sia completa in tutte le parti, si danno agliecclesiastici dei cavalli, perché non seggano sugli asini al modoasinario di Gesù e gli si danno non coperti o sellati di finimentibianchi, ma decorati di bianco. Ma di quali finimenti? non di tappeti,non di coperte persiane o altro simile, ma di mappula e linteamina.Le mappae servono alle tavole da pranzo; i linteamina ai letti; ecome se fosse dubbio di qual colore esse siano, aggiunge «cioè dicandidissimo colore». Periodare veramente di Costantino, facondiadegna di Lattanzio, in tutto ma specialmente per quell’«equitent

equos». E mentre tace delle vesti senatoriali, del laticlavio, dellaporpora, di altre cose, gli è parso importante parlare di scarpe; néle ha chiamate lunulae ma udones, che spiega, da quello scioccoche è, «cioè di stoffa bianca», come se gli udones fossero stoffa.Non ricordo ora se si trovi la parola udones altrove che pressoMarziale, il cui distico intitolato Udones cilicei dice così: «non sonostati ricavati dalla lana ma dalla barba di un caprone; la pianta (delpiede) potrà affondare nel golfo ove sbocca il Cinifio» (famoso perle capre), perciò non sono di lino, né bianchi gli udones, dei quali

codesto asino a due zampe non dice che si calzano i piedi deisenatori, ma che ne sono illustrati. E aggiunge: «sicut coelestia, itaterrena ad laudem Dei decorentur». Che cosa chiami tu coelestia?

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quali terreni ? Come le cose celesti possono essere fregiate di onori?Puoi comprendere da te stesso che bel modo di onorare Dio siacodesto. Io credo per quel po’ di fede che ho, che a Dio e agliuomini nulla sia più inviso della libertà che gli ecclesiastici si

prendono a danno dei laici. Ma che mi metto a discutere punto perpunto? Mi verrebbe a mancare il tempo se volessi non dicodiscutere ampiamente ma solo toccare tutti i punti di discussione alriguardo. 

XVII 58. «A preferenza di tutti gli altri attribuiamo il pieno arbitrio a sanSilvestro e ai suoi successori, con nostro editto, che chiunque eglivoglia far chierico placatus proprio consilio e numerarlo nel religiosonovero degli ecclesiastici religiosi, nessuno abbia l’ardire di opporsia lui». Chi è codesto Melchisedech che benedice il patriarcaAbraham? Costantino da poco cristiano dà il potere di consacraresacerdoti a colui, dal quale è stato battezzato e che chiama santo,come se Silvestro non avesse fatto prima ciò o non l’avesse potutofare? E con quale minaccia vietò di ostacolarlo nell’esercizio di tale

diritto? «Nullus ex omnibus praesumat superbe agere». Con qualeeleganza? «Connumerare in numero religioso religiosorum»,«clericare clericorum»; indictu e placatus? Ma, ritorna al diadema.

59. «Abbiamo decretato anche questo, che egli e i suoi successoridebbano godere del diadema, cioè della corona che ci siamo toltadal capo per darla a lui, fatta di oro purissimo e di gemme preziose,in onore di san Pietro». Di nuovo interpreta la parola diadema –parlava con barbari e facili a dimenticare – e aggiunge: «di oro

purissimo », perché nessuno potesse credere che fossero misteall’oro scorie o anche bronzo. E quando parla delle gemmeaggiunge «preziose» per lo stesso timore che non si sospetti cheabbia regalato cose di poco valore. Perché non ha detto le gemmepreziosissime come dell’oro ha detto purissimo? C’è più differenzainfatti tra gemma e gemma che tra oro e oro. E quando avrebbedovuto dire: «incastonato di gemme» disse «fatto di gemme». Chinon vede che la frase è presa da quel luogo biblico che il sovranopagano non aveva potuto leggere: «Hai posto sul suo capo unacorona di pietre preziose»? Così avrebbe parlato l’imperatore nellavanità di lodare una sua corona, se pure gli imperatori venivano

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coronati? Avrebbe offeso se stesso quando temeva che gli uominipotessero credere, se non l’avesse esplicitamente detto, portar luiuna corona non di oro purissimo con gemme. Perché parla sempredi onorare san Pietro, come se Cristo non sia la più alta pietra

angolare, sulla quale fu costruito il tempio della Chiesa, ma sanPietro (e ciò ripete dopo)? Se voleva riverire tanto san Pietro,perché non dedicò a lui invece che a san Giovanni Battista unabasilica in Roma? Ma che dico? quel modo barbaro di esprimersinon attesta che codesta cantilena non è stata fatta nell’età diCostantino, ma in quella consecutiva? «Decrevimus quod utidebeant» invece di dire: «decernimus ut utantur». Così ora gliignoranti del latino dicono comunemente e scrivono «iussi quoddeberes venire» invece di «iussi ut venires». E «decrevimus» et«concessimus » come se le cose di cui si tratta non avvenganoallora quando se ne parla, ma siano state fatte in un altro tempo.

60. «Lo stesso santo papa non ha voluto porre la corona imperialesull’altra corona della chierica, che porta a onore del santissimoPietro». O tua eccezionale stoltezza, Costantino? Or ora dicevi chela corona sul capo del papa era a onore di san Pietro, ora dici chenon è più ad onore, perché Silvestro la rifiuta; mentre approvi ilgesto del rifiuto, tuttavia gli ordini di porre la corona d’oro sul capoe vuoi che i suoi successori facciano ciò che ora ritieni bene che luistesso non faccia. Lascio andare che tu abbia chiamato corona lachierica e pontefice romano il papa, che non ancora si cominciava achiamare con tale nome peculiare.

61. «Abbiamo messo con le nostre proprie mani sul sacro suo capoil frigio splendido di biancore, simbolo della risurrezione del Signoree tenendo il freno del cavallo in riverenza di san Pietro abbiamofatto per lui la funzione di cavallaro, stabilendo che dello stessofrigio d’Italia debbono ornarsi uno per uno tutti i suoi successori,così come si susseguiranno, ad imitazione del nostro impero ». Nonsembra qui che l’autore della favola non per sola faccia tosta maper deliberato proposito vada fuori strada e offra le anse per farsiriprendere? Nello stesso passo dice che dal frigio è simboleggiata larisurrezione del Signore e che è un’imitazione dell’impero, cose inforte contraddizione fra loro. Chiamo Dio a testimone che non trovocon quali mezzi, con quali atroci parole possa io seppellire codesto

buono a nulla del diavolo! Tante sono le sciocchezze che eruttafuori! Immagina Costantino non solo simile a Mosè, che ornò percomando di Dio il sommo sacerdote, ma gli fa esporre il significato

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recondito dei sacri misteri, cosa difficilissima anche per consumatiteologi. Perché non hai fatto Costantino pontefice massimo, datoche molti imperatori furono pontefici massimi affinché con piùcomodità le distinzioni di un sommo pontefice si trasferissero ad un

altro? Ma tu non conoscevi la storia romana. Ringrazio Iddio ancheper non aver fatto concepire il nefandissimo pensiero dellafalsificazione se non a uno sciocco così enorme come si vede ancheda ciò che segue. Ripete infatti il racconto di Mosè che fa dastalliere ad Aaron seduto sul cavallo: ciò che avvenne non nellaterra di Israele, ma attraverso i cananei e gli egiziani, cioè in unpaese pagano che non aveva l’impero (come Roma) su tutto ilmondo, ma era sotto demoni e popoli idolatri. 

XVIII 62. «Affinché la sommità del pontificato non sia avvilita ma siaonorata più che la dignità, gloria e potenza dell’impero terreno,ecco che trasferiamo e lasciamo in possesso al beatissimo ponteficee universale papa Silvestro tanto il Palazzo nostro che la città diRoma e tutte le province, luoghi, città d’Italia e dell’Occidente e con

prammatica costituzione stabiliamo che egli e i suoi successoripossano disporne e che restino soggetti all’autorità della SantaSede».

Su questo punto centrale ho parlato esaurientemente nei discorsidei romani e di Silvestro. Qui dirò soltanto che nessuno avrebberaccolto in una sola frase tutti i popoli del mondo e farò notarecome lo stesso scrittore che poco prima ha minuziosamente parlatodi redini, calzature, gualdrappe di cavalli, non dica ora uno per uno

i nomi delle diverse province, ognuna delle quali ha i suoi re oprincipi pari a re. Ma è evidente che codesto falsario ignorava qualiprovince fossero sotto Costantino e quali no. Tutti i popoli certo nonerano sotto di lui. Sappiamo che alla morte di Alessandro leprovince spartite tra i diadochi vennero enumerate una per una;Senofonte nomina partitamente le terre e i principi che furono sottoCiro o per spontanea dedizione o perché soggiogati dalle armi;Omero ricorda nel Catalogo nomi, famiglie, patria, costumi, forze,bellezza e il numero delle navi e quasi il numero dei soldati: neimitarono l’esempio non solo molti greci, ma anche i nostri latinicome Ennio, Virgilio, Lucano, Stazio e parecchi altri; Giosuè e Mosè

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nella divisione della Terra promessa descrissero perfino ognivillaggio. E tu ti stanchi ad elencare anche le sole province? Dicisolo le province occidentali . Quali sono i confini dell’Occidente?dove cominciano? dove cessano? Forse Occidente e Oriente,

Settentrione e Mezzogiorno, hanno limiti così precisi e immutabilicome l’Asia, l’Africa, l’Europa? Risparmi le parole quando sononecessarie e abbondi poi di superfluità: Dici: provincias, loca,civitates. Forse le province e le città non sono anch’esse loca? edicendo provincias senti il bisogno di aggiungere civitates, come sequeste non si comprendano sotto quelle. Non è da stupire che coluiil quale aliena da sé tanta parte del mondo, trascuri di ricordare inomi di città e province e ignori, come oppresso da letargo, ciò chedice. «Italie sive occidentalium regionum». Usa il sive come sel’Italia escluda l’Occidente mentre egli vuol donare l’una e le altre;gli fai dire «provincias regionum», mentre sono piuttosto «regionesprovinciarum» e usi la forma permanendam invece di

 permansuram.

63. «Perciò abbiamo giudicato opportuno trasferire il nostro imperoe la regia podestà nelle regioni orientali e di costruire in un ottimoluogo della provincia di Bisanzio una città col nome nostro e distabilirvi il nostro impero ». Lascio andare che abbia detto di volercostruire una civitas quando si edificano urbes e non civitates elascio andare la provincia di Bisanzio. Se tu sei veramenteCostantino, spiega perché hai preferito quel posto ad altri nelcostruire la città. Che tu ti trasferisca altrove dopo aver cedutoRoma non è tanto opportuno (come tu dici) ma necessario; ma nonosare più chiamarti imperatore ora che hai perduto Roma; e haipessimamente meritato del nome romano di cui fai scempio; nonchiamarti neppure re perché nessuno ha fatto mai ciò prima di te a

meno che tu non ti chiami re una volta che hai cessato di essereromano.

64. Ecco che tu ci esponi la causa molto onorevole dellatraslazione: «dove dall’imperatore celeste è stato collocato ilprincipe dei sacerdoti e il capo della religione cristiana, ivi non ègiusto che abbia il potere l’imperatore terreno». O stolti che fostevoi Davide, Salomone, Ezechia, Iosia, e tutti gli altri re! Stolti epoco religiosi voi che sopportaste di convivere in Gerusalemme con

i sommi sacerdoti e non abbandonaste ad essi la città tutta!Costantino in tre giorni è diventato più saggio che essi non abbianosaputo diventare in tutta la loro vita. Tu parli ambiguamente:

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sembra che chiami Costantino imperatore celeste, perché ebbe (daDio) l’impero terrestre, ma sorge il dubbio che tu abbia volutoriferirti a Dio stesso, dal Quale affermeresti con evidente bugia chederivi il dominio temporale dei papi su Roma e altre città. 

XIX 65. «Ordiniamo che tutte queste cose fermamente stabilite conquesta imperiale sacra scrittura e con altri divalia decreta restinointatte e immutabili sino alla consumazione del mondo». Or ora,Costantino, ti eri detto terreno ed ora invece ti chiami sacro e

divino, ricadi nel paganesimo e peggio che nel paganesimo. Ti faiDio e fai le tue parole sacre e i tuoi decreti immortali: comandi almondo che conservi intatti e immutabili i tuoi editti. Non pensi chetu sia ancora mal lavato come sei delle sozzure dell’empietàpagana. Perché non aggiungesti: passeranno il cielo e la terraprima che passi un iota o un apice di questo privilegio? Il regno diSaul eletto di Dio non giunse ai figli, il regno di David fu smembratosotto il nipote e poi finì del tutto. E tu invece ordini tranquillamentecon la tua autorità che resti sino alla fine del mondo questo regno

che trasferisci senza neanche sapere la volontà di Dio al riguardo. Echi poi ti ha detto, in così poco tempo dalla conversione, che ilmondo dovrà perire? Non credo infatti che in codest’epoca tuprestassi fede ai poeti che attestano ciò (insieme ai Vangeli). Perciòdebbo ritenere che non tu abbia detto queste cose, ma che altri leabbiano attribuite a te. Ma chi ha finora parlato con tantamagnificenza e superbia comincia a temere, a dubitare di se stessoe perciò ricorre a scongiuri: «Perciò davanti al Dio vivo, che ci faregnare, e davanti al suo terribile giudizio scongiuriamo tutti i nostrisuccessori, gl’imperatori e tutti gli ottimati, satrapi ed anche ilpotentissimo senato e tutto il popolo in tutto il mondo che né ora néin avvenire sia lecito a nessuno di essi o distruggere o abbatterequesto privilegio».

Che scongiuro equo e pio! Come se il lupo scongiurasse per la suainnocenza e buona fede gli altri lupi e i pastori di non tentare ostrappargli o richiedergli le pecore che lui ha rubate e che ha divisetra i figli e gli amici. Che cosa temi tanto, Costantino? Se questatua azione non viene da Dio, si dissolverà; se invece viene da Dio,non potrà dissolversi. Ma capisco bene che hai voluto imitare

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l’Apocalisse dove dice: «Protesto a chi ascolterà le parole profetichedi questo libro che se qualcuno vi aggiungerà sillaba, Dioaggiungerà su di lui le piaghe descritte in questo libro; se qualcunotoglierà qualche cosa alle parole di questo libro profetico, Dio gli

toglierà la sua parte dell’albero della vita e della città santa». Ma tunon avevi letto mai l’Apocalisse; perciò queste parole non sono tue.

66. «Se qualcuno, come non crediamo, oserà tuttaviatemerariamente far ciò, soggiaccia condannato a eterne condanne eprovi contrari a sé nella presente e nella futura vita i santi apostolidi Dio, Pietro e Paolo. E che finisca bruciato con il diavolo e con tuttigli empi nell’inferno più profondo». Queste parole di terrore equesta minaccia non sono di un principe secolare, ma di antichi

sacerdoti e flamini ed ora degli ecclesiastici. Perciò non è diCostantino questa prosa, ma di qualche stoliduzzo di ecclesiasticoche non sapeva che si dicesse o in che modo, di qualche canonicobene ingrassato di corpo e di mente e che eruttava questi pensieri equeste parole nella crapula e nel calore del vino. Son parole chenon colpiscono gli altri, ma ricadono solo sul loro autore. Primadice: «soggiaccia a eterne condanne», di poi come se si possa diredi più, vuole aggiungere altro e alle pene eterne aggiunge quelledella vita presente. Così dopo averci atterrito con la condanna diDio, ci vuole atterrire, come se possa essere maggiore, con laminaccia dell’odio di Pietro, al quale non so perché aggiunga Paolo.Di nuovo, preso dal solito letargo, ritorna alle pene eterne, come seprima non ne avesse parlato. Se queste minacce e scongiuri fosserodi Costantino, a mia volta lo odierei come tiranno e distruttore dellamia repubblica e lo minaccerei, da quel romano che sono, di farmivendicatore della romanità. Ma chi temerà mai le parole minacciosee le maledizioni di un uomo avidissimo che a somiglianza degli

istrioni simula la voce e le parole di Costantino e vuole atterrire glialtri fingendosi l’imperatore? Questo significa essere ipocriti , secerchiamo l’esatto significato della parola greca: il nascondere lapropria persona sotto le specie di un’altra. 

XX 67. «Convalidando con firma di propria nostra mano il foglio checontiene questo nostro decreto, l’abbiamo depositato sul venerandocorpo di San Pietro». Era cartaceo o membranaceo il foglio che

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conteneva il testo della donazione? Egli dice pagina, ma noichiamiamo pagina una delle due facce, come dicono, del foglio: adesempio un quinterno di libro ha dieci fogli e venti pagine. O cosamai udita e incredibile! Mi ricordo che quando ero giovanetto,

interrogai una volta un tale su chi avesse scritto mai il libro diGiobbe; quello mi rispose: Giobbe stesso; ma io gli feci osservareche non avrebbe potuto parlare della sua morte. Ciò si potrebbedire di molti altri libri, ma non è ora il caso di parlarne. Come infattipuò Costantino parlare di ciò che non ancora ha disposto e comepuò parlare in codesta pagina di ciò che egli stesso dice di esserestato fatto dopo la sepoltura, per così dire della carta stessa?Sarebbe come dire che la pagina della donazione morì e fu sepoltaprima di nascere, senza che mai sia stata risuscitata dalla morte edalla sepoltura; prima che fosse messa per iscritto l’imperatorel’avrebbe convalidata non con una sola ma con tutte e due le mani.E che significa poi codesto roborare? come è avvenuta la convalida?di mano dell’imperatore o con il suo sigillo? Gran validità, a dire ilvero, dava alla carta e molto maggiore che se ne avesse affidato iltesto a tavole di bronzo. Ma non c’è bisogno di una scrittura sulbronzo quando la carta venga riposta sul corpo di san Pietro. Perchéqui taci di Paolo, che è sepolto insieme a san Pietro? Avrebbero

potuto custodire meglio in due che uno solo.68. Ormai voi vedete chiaramente le arti maliziose del pessimoSinone. Poiché da lui non può essere portato alla luce il testo dellaDonazione, dice che esso non è su tavole di bronzo, ma su carta eche è nascosto con il corpo del santissimo apostolo, perché o nonosiamo andare a frugare in una tomba così venerabile, o, seandassimo a frugare e non lo trovassimo, possa dire che è statomangiato dai tarli. Ma dove era allora il corpo di san Pietro? Certo

non ancora era nel tempio, dove è ora, non in un luogo così bendifeso e sicuro. Dunque non colà avrebbe l’imperatore posto la suacarta. O non avrebbe affidato la carta al santissimo Silvestro forseperché non gli sembrava abbastanza santo, prudente, diligente? OPietro, o Silvestro, o pontefici della santa romana Chiesa, ai qualisono affidate le pecore del Signore, perché non custodiste la paginaa voi affidata? Perché l’avete fatta rosicchiare dalle tarme, l’avetefatta rovinare dall’umidità? Non c’è altra spiegazione che quelladella vostra stessa dissoluzione. Perciò agì stoltamente Costantino.

Una volta ridotta in polvere la pagina, se ne è andato in polvereogni diritto fissato dal privilegio.

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69. Eppure, come vediamo, si mostra una copia della carta. Chi latrasse, temerario, dal grembo del santissimo apostolo? Nessuno, iocredo, fece ciò. Donde è venuta la copia? Si dovrebbe dimostrare(per stabilirne l’autenticità) che la conosca qualcuno degli antichi

scrittori non posteriore ai tempi di Costantino. Invece non si citanessuno degli antichi; ma forse si cita qualcuno recente. Da chil’ebbe costui? Chi scrive istoria del passato, o scrive sotto dettaturadello Spirito Santo o segue testimonianze di antichi scrittori especialmente di coloro che scrissero di cose loro coeve. Chiunquenon segue gli antichi, sarà sempre uno di quelli che traggonoalimento alla audacia delle loro falsificazioni dall’antichità. Se inqualche punto si leggono cose simili, esse non concordano con laverità sulle cose antiche più di quanto lo stolto racconto delglossatore Accursio sugli ambasciatori romani mandati in Grecia aprendere le leggi non concordi con i racconti di Tito Livio e altrieccellenti scrittori. 

XXI 70. «Dato a Roma 30 marzo nel quarto consolato di Costantino e

nel quarto di Gallicano». Ha messo la data del penultimo giorno dimarzo, perché sapessimo che tutto ciò era stato fatto sotto le festepasquali, che in generale cadono in quei giorni. «Et Costantinoquartum consule et Gallicano quartum consule».Un po’ strano chetutti e due siano stati per tre volte consoli e nel quarto consolatosiano colleghi. Ma è più straordinario che l’Augusto malato di lebbrae elefantiasi, malattia che è rispetto alle altre così straordinariacome l’elefante tra le bestie, volesse prendere anche il consolato,quando il re Azaria, appena fu colpito dalla lebbra, si ritirò in casa,nominando luogotenente il figlio, Iotham, come del resto fannoquasi tutti i lebbrosi. Da questa sola prova tutto il privilegio èconfutato, battuto, distrutto. Si potrebbe opporre che Costantino fuprima lebbroso e poi console: ma, secondo i medici, questamalattia si sviluppa lentamente e inoltre secondo la testimonianzadegli antichi il consolato comincia il primo gennaio e dura un anno.Ora queste cose si dicono fatte nel marzo immediatamente dopo.Né tacerò anche che si suole scrivere la data nelle lettere, non negli

altri documenti, a meno che non scrivano gli ignoranti. Data vienedal fatto che si dice che le lettere sono date a questo (illi ), o aquello (ad illum) al portalettere (illi ) ad esempio, perché le recapiti

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e le dia in mano al destinatario; (ad illum), cioè al destinatarioperché gli siano consegnate da chi è incaricato di portarle. Ma delprivilegio, come lo chiamano, di Costantino, che non doveva essereconsegnato ad alcuno non si poteva dire dato: dal che appare che

chi si esprimeva così mentiva e non sapeva immaginare ciò cheCostantino verisimilmente avrebbe eventualmente potuto dire ofare.

71. Della sua stoltezza e pazzia si fanno complici quelli che credonoche costui abbia detto il vero e lo difendono, sebbene non abbiano ilminimo addentellato per poter non dico difendere ma neppurescusare decentemente la loro opinione. O è forse una decente scusadell’errore, quando vedi che è stata svelata la verità opposta, il non

voler assentire ad essa, solo perché alcuni altri grandi uominiabbiano pensato diversamente? Grandi, intendiamoci, per le lorocondizioni negli alti gradi, non per sapienza o virtù. Chi ti induce acredere che coloro, che tu ora segui, se avessero udito ciò che io tisto dicendo, sarebbero rimasti della stessa opinione di prima o nonse ne sarebbero piuttosto allontanati? Tuttavia è assai indegno diun uomo voler onorare più un altro uomo che la Verità, cioè Dio.

Alcuni, privi di ogni altro argomento, certamente mi rispondono:

perché tanti sommi pontefici credettero vera questa donazione?Chiamo voi stessi a testimoni che mi invitate dove non voglioarrivare, a dire male contro il mio volere dei sommi pontefici, deiquali io vorrei anzi celare le malefatte. Ma continuiamo a parlareliberamente giacché la causa che ho preso a difendere non mipermette di fare diversamente. 

XXII 72. Voglio ammettere che essi credettero alla Donazione e non perfrode: non c’è da stupirsene se credettero in una cosa che liallettava con grossi guadagni, tanto più che essi sogliono crederesolo per straordinaria ignoranza molte cose che non recano loroutilità. Nella chiesa così eccellente di Araceli in un luogo tantoaugusto non vediamo una pittura che rappresenta la Sibilla(profetessa di Gesù) e Ottaviano (che le innalza un altare)

interpretazione che si dà sull’autorità di Innocenzo III che ha scrittosull’argomento? Lo stesso Innocenzo lasciò scritto che al nascere di

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Gesù, cioè durante il parto della Vergine, ruinò il Tempio della Pace!Cose da far perdere la fede una volta dimostrata la falsità più diquanto non potrebbero giovare a fondarla se fossero veri miracoli.Il vicario della Verità osa mentire per una finzione di pietà e legare

se stesso con tale delitto coscientemente? O non mente? Non siaccorge che quando fa ciò egli è in contrasto con i più santi uomini?A tacere degli altri, Gerolamo si serve della testimonianza diun’opera di Varrone scritta prima di Augusto per dire che le Sibilleerano dieci. Lo stesso Girolamo scrive così del Tempio della Pace:«Vespasiano e Tito, costruito in Roma il Tempio della Pace,conservarono nel suo santuario i vasi del Tempio (di Gerusalemme)e tutti gli ex voto, come narrano storici greci e romani». E questoignorante vorrebbe che si credesse più al suo libello scritto pergiunta da barbaro che alle storie degnissime di fede scritte daantichi uomini assai dotti.

73. Giacché mi è capitato di parlare di Gerolamo, parlerò di un altroaffronto che gli viene fatto: a Roma si mostra come reliquia di santi(vi sono difatti accese intorno sempre sacre lampade) una Bibbiache dicono scritta di mano di Gerolamo: e il papa avalla questacredenza con la sua autorità. Quale è la prova? l’essere, comedirebbe Virgilio, la sua sopravveste ricamata in oro. Proprio ciòdovrebbe farci pensare che non può essere opera autografa diGerolamo. L’ho osservata attentamente e mi sono accorto che èscrittura di un ignorante che ricopiava per ordine di un re, forseRoberto (di Napoli). Sono decine di migliaia le falsificazioni siffatteche si possono vedere a Roma: ma è simile alla precedentel’immagine santa di san Pietro o Paolo che Silvestro avrebbemostrato a Costantino ammonito a farsi cristiano nel sogno daglistessi apostoli; da questo dipinto mostrato dal papa sarebbe stata

confermata la visione di Costantino. Non dico questo perché io nonritenga che quelle siano immagini vere degli apostoli: magari fossecosì vera la lettera del pseudo Lentulo sull’effigie di Gesù, falso nonmeno da furfanti di quanto non lo sia il privilegio che abbiamoconfutato. Ma dico che quel dipinto non fu mostrato a Costantino daSilvestro. Non riesco più a trattenere il mio stupore per codestafavola di Silvestro sulla quale spenderemo due parole.

74. Il nodo della questione è proprio qui, in questa favola e, poiché

io sto parlando con i pontefici romani, sarà bene parlare a fondo diuno di essi, così da uno si conosceranno meglio gli altri. Tra lemolte sciocchezze che si narrano in questa leggenda, toccherò solo

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quella del dragone, per mostrare che Costantino non è stato mailebbroso. I Gesta Silvestri sono opera, come dice il traduttore, di ungreco, certo Eusebio: si sa come i greci siano sempre pronti amentire, come satireggiava Giovenale: a tutto ciò che la Grecia

mendace si permette di raccontare nelle sue storie. Donde eravenuto quel dragone? A Roma non nascono i dragoni. Come maiera velenoso? Solo in Africa – dicono – si trovano dragoni chedanno la morte per veleno, che viene loro dai calori di quella terra.Da chi gli veniva poi tanto veleno da impestare una città cosìgrande, specie quando se ne stava come inghiottito in così profondaspelonca che per giungervi bisognava scendere centocinquantagradini? I serpenti, fatta eccezione, forse, del basilisco, nonuccidono col soffio ma col morso. Catone, quando fuggiva Cesarecon le sue numerose schiere attraverso l’Africa deserta, non videmorto per soffio di serpenti, né durante il cammino né durante ilsonno, alcuno dei suoi compagni. Né i popoli dell’Africa s’accorgonoche i serpenti rendano la loro aria pestilente. Se dobbiamo crederealla mitologia, perfino Chimera, Idra, e Cerbero erano visti e toccatisenza danno. Ma perché i romani non l’uccidevano una buona voltacodesto drago? Non potevano, rispondi. Eppure Regolo uccise inAfrica presso la riva del Bagrada un serpente anche più grande.

Sarebbe stato facile ucciderlo ostruendo l’ingresso alla spelonca.Non volevano? Si vede che lo onoravano come Dio, come fecero delresto i babilonesi. Perché Silvestro non lo uccise lui, come Danieleuccise quello babilonese? Avrebbe potuto legarlo con una corda dicanapa e distruggere quella spelonca per sempre. Ma il falsificatorenon volle che il drago fosse ucciso perché non sembrasse cheriferiva tale e quale il racconto di Daniele.

75. Se Gerolamo, dottissimo e fedelissimo traduttore, Apollinare e

Origene e alcuni altri affermano falsificazione il racconto di Bel; se igiudei non lo accettano nel Canone del Vecchio Testamento; se i piùdotti latini, i più dei greci e gli ebrei, presi singolarmente,condannano quel racconto come fittizio, io non dovrei rigettarequest’altro racconto modellato su quello di Bel, tanto più che non siappoggia all’autorità di alcuno scrittore serio e che per imbecillitàsupera molto il modello? Chi aveva mai costruito la casa sotto terraalla belva? Chi l’aveva collocata colà e le aveva comandato che nonne uscisse o ne volasse via? Dicono alcuni ed altri però negano che

i draghi volino. Chi aveva pensato di dargli quegli strani pasti? Chiaveva ordinato che delle vergini e per giunta consacrate al Signorescendessero a lui per cibo e solo il primo giorno di ogni mese?

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Sapeva il drago quando cominciava ciascun mese? se ne stavacontento di così parco e raro cibo? E le vergini non avevano orroredi una caverna così profonda e di una belva così affamata egigantesca? Forse il drago faceva loro complimenti come a donne, a

vergini, a persone che gli portavano da mangiare? E forse facevanoanche quattro chiacchiere? Perché – scusate – non le avrebbeanche coperte? Si dice, del resto, che Alessandro e Scipione sianonati dal coito delle loro madri con draghi o serpenti. Che dire poi delfatto che a un bel punto non gli si vuol dare più da mangiare? Nonsarebbe uscito fuori della caverna o non sarebbe morto di fame?Straordinaria stoltezza di gente, che prestano fede a questi deliri, aqueste fantasie di donnette isteriche. Per quanto tempo sarebbedurato tutto ciò? Quando sarebbe cominciato? Prima della nascitadel Salvatore? o dopo? non si sa nulla di tutto ciò. Vergognamociuna buona volta di codeste fiabe da bimbi e di una leggerezzamaggiore di quella di artisti da farse. Un cristiano, che si dice ilfiglio della Verità e della Luce, arrossisca nel dire cose che non solonon sono vere, ma neppure sono verisimili. 

XXIII 76. Potrebbero dire: i diavoli avevano sui gentili il potere diingannarli con tali mostri che essi veneravano come dei. Tacete,ignoranti; per non dire scellerati, che stendete sempre sulle vostrefiabe questo velo. Il Cristianesimo è troppo onesto, schietto peraver bisogno della difesa di falsificazioni. Con la sua propria luce everità si difende per sé quanto basta e anche di più senza codestefiabe da impostori che offendono Dio, Gesù e lo Spirito Santo. Dioavrebbe così abbandonato gli uomini all’arbitrio dei diavoli da farlisedurre con miracoli così manifesti e così persuasivi? quasi quasi Losi potrebbe accusare d’ingiustizia perché avrebbe affidato le pecoreai lupi, e, d’altra parte, gli uomini avrebbero una grande scusa ailoro errori. Se tanto era lecito allora ai demoni, dovrebbe essereancora lecito oggi ad essi presso gl’infedeli: ma di ciò non ciaccorgiamo. Nessuno di essi narra storielle simili. Non parlerò dialtri popoli, ma dei romani dei quali si tramandano pochi miracoliche per giunta sono antichissimi e incerti.

Valerio Massimo parla di quell’apertura della terra in mezzo al foro,dove si buttò spronando il cavallo Curzio con i suoi ornamenti; si

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rinchiuse di nuovo l’apertura e subito ritornò nell’antico aspetto.Racconta anche che Giunone Moneta, interrogata per scherzo da unsoldato romano dopo la conquista di Veio se volesse andarsene aRoma, rispose che lo voleva. Nessuna delle due cose conosce Tito

Livio, autore più antico e più serio. Egli infatti dice che la voraginerimase e che non fu improvvisa ma era di vecchia data anteriorealla fondazione di Roma; era chiamato lago Curzio, perché il sabinoCurzio Mezio, fuggendo l’urto dei romani, era scomparso in essolago.

Dice inoltre che Giunone facesse un segno di assenso non cheparlasse e che fu solo una aggiunta posteriore favolosa quella cheGiunone avesse parlato. È evidente che anche il cenno di assenso fu

una menzogna, perché interpretarono che un movimento dellastatua, che stavano togliendo dal suo posto, fosse avvenuto di suainiziativa; forse anche è possibile che come per ischerzointerrogarono la dea di pietra, vinta e ostile, così per ischerzofinsero che rispondesse affermativamente. Livio però dice non cheessa annuisse ma che i soldati gridarono che essa avesseapprovato.

77. Scrittori onesti non cercano difendere la verità di codesti fatti,

ma ne scusano la falsità come tradizione. Come lo stesso Livio dice,si deve perdonare agli antichi se cercano rendere più venerabili leorigini delle città col mescolare insieme elementi umani e divini; ealtrove dice: «nei racconti così antichi, se vi è qualcheverisimiglianza, si tennero per veri». Ma basta; non val la pena diaffermare o confutare queste sciocchezze che con le loro meraviglieservono meglio a soddisfare chi si compiace di teatralità che adaccrescere la fede; Terenzio Varrone più antico, più dotto e, comecredo, più serio autore di Valerio Massimo e di Livio, ci fa sapereche ci sono tre diverse tradizioni sul lago Curzio trasmesse da treautori: quella di Proculo, che dice essere stato il lago chiamatoCurzio dal Curzio che vi si gettò; quella di Pisone che parla delMezio sabino, la terza di Cornelio, cui Varrone aggiunge ancheLutazio, che affermerebbe essere il nome venuto dal consoleCurzio, del quale fu collega Marco Genucio.

78. Non saprei però rimproverare Valerio se ha narrato codeste

cose, quando egli, però, aggiunge poco dopo un pensiero serio esevero: «Non mi sfugge come le opinioni siano opposte quando siparla di moti e voci di divinità viste o ascoltate dai nostri sensi.

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Quando non si dicono cose nuove, ma si ripetono quelle trasmessedalla tradizione, gli autori possono ben rivendicare la loro buonafede». L’accenno a parole degli dei si riferisce, a quello chesappiamo di Giunone Moneta, sia essa la statua della Fortuna, che

si immagina abbia parlato due volte dicendo: «O matrone, mi avetevisitato come voleva il rito e come voleva il rito avete fatto lacerimonia della consacrazione».

79. Ma i nostri novellieri ad ogni momento ti mettono in mezzo idoliche parlano, ciò che veramente non fanno gli stessi pagani eidolatri; anzi negano queste storie con più sincerità che non icristiani. Presso i pagani si hanno pochissimi miracoli non sulla fededegli scrittori, ma avendo in loro appoggio direi quasi la

raccomandazione di una sacra e veneranda antichità. I cristianiinvece narrano fatti che gli autori coevi non conoscevano perchésono fattura recente.

Non credo diminuire il culto che si deve ai santi e non mi sembra dirinnegare le loro divine opere perché io so che un tantinello di fede,piccolo come un chicco di senape, può muovere i monti; anzi iodifendo e tutelo i miracoli quando impedisco che se ne facciatutt’uno con le favole. Penso che gli autori di codeste leggende non

debbano essere altri che infedeli, che scrissero perché ne venisseirrisione ai cristiani quando le loro leggende passate di mano inmano, per propaganda dolosa, giungendo agli ignoranti fosseroritenute per vere; oppure bisogna credere che dei fedeli lo abbianofatto per eccesso di zelo e deficienza di critica, tanto più chesappiamo che non si sono arrestati non dico a falsificare le vite deisanti, ma hanno anche osato scrivere alcuni pseudo evangeli dellaMadonna e di Cristo. I papi chiamano tali libri apocrifi, come se nonavessero altro difetto che l’ignorarsene gli autori e come se fosserocredibili le loro narrazioni, come se fossero sante e utili adaccrescere la fede: non è minore la colpa nel papa che approva ilmale delle falsificazioni che in coloro che le escogitarono. Noidistinguiamo le monete cattive dalle buone, le mettiamo da parte,le buttiamo via e non faremo lo stesso con le dottrine cattive? nonle separeremo ma le conserveremo? le confonderemo con le buonee le difenderemo per buone?

80. Io, per dire francamente la mia opinione, nego che sianoapocrifi i Gesta Silvestri , perché – come ho accennato – se netramanda autore un tale Eusebio; ma dico che sono false e indegne

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le cose che narra lui e altri sul drago, il toro, la lebbra: perdimostrare il falso della lebbra mi son dovuto rifare tanto lontano.Se Neeman fu lebbroso, non perciò diremo che lo fu ancheCostantino.

Del primo parlarono molti autori; di Costantino, capo del mondo,non scrisse nessuno dei suoi concittadini, ma uno straniero, non sochi fosse; a lui non si può credere più che a quell’altro che parlavadelle vespe che avevano nidificato nelle narici di Vespasiano e dellarana partorita da Nerone, da cui verrebbe il nome di Laterano, alluogo dove è latente la rana nel suo sepolcro. Le vespe e le rane, sepotessero parlare, non avrebbero detto ciò. Lascio andare chedicono curarsi la lebbra col sangue dei fanciulli: la medicina lo

ignora, ma essi veramente attribuiscono questo pensiero agli deicapitolini, come se essi fossero soliti parlare e avessero ordinatoquesta specie di cura. Non bisogna maravigliarsi che i papi noncapiscano queste cose, quando non sanno neppure che significa illoro nome. Dicono che Pietro fu chiamato Cefas, perché era il capodegli apostoli, come se la parola Cefas sia greca derivando daKephalee e non piuttosto ebraica e anzi siriaca, che i grecitranslitterano Kephas e traducono Petrus ( pétros) non caput . Petrus e Petra sono termini greci e scioccamente si dà l’etimologia latina dipetra come di «consumata dal piede» ( pede trita). Sono gli stessiche distinguono il metropolitano dall’arcivescovo e pretendono cheil primo sia chiamato così dalla misura della città, quando in greconon si dice metropolis, ma meetropolis, cioè lo stato o la città-madre; patriarca significa quasi padre dei padri; papa vienedall’interiezione papae; fede ortodossa è uguale a fede di rettagloria; leggono Sìmone (sdrucciolo) mentre bisogna leggere conl’accento sulla penultima, come per Platone e Catone. E lascio

andare molte altre cose simili, perché non si ritenga che per colpadi alcuni io voglia prendermela con tutti i papi. Tutto ciò ho dettoperché nessuno si maravigli che tanti papi non si accorgessero dellafalsità della Donazione; io per me credo che ne sia stato autore unodi loro. 

XXIV 81. Ma – obiettate – perché gli imperatori, a cui danno risultava laDonazione, non negano, ma confessano, affermano, conservano la

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Donazione di Costantino? Grande argomento, stupenda difesa! Madi quale imperatore tu parli? Se parli del greco, che rimase il veroimperatore, nego che ammetta la Donazione; se parli del latino, loammetterò ben volentieri. Chi ignora, infatti, che l’imperatore latino

è gratuita creazione del papa (credo) Stefano III, che privòdell’impero l’imperatore greco perché non aiutava l’Italia e creò ilprimo imperatore di Occidente, così che più vantaggio trassel’imperatore dal papa che il papa dall’imperatore? Achille e Patroclosi divisero tra loro, con un patto, le ricchezze di Troia. A questopenso quando leggo le parole dell’imperatore Ludovico: «Io,Ludovico, imperatore augusto romano, stabilisco e concedo conquesta carta di conferma, a te san Pietro capo degli apostoli e, perte, al tuo vicario Pasquale, sommo pontefice e ai suoi successori inperpetuo con lo stesso pieno dominio col quale l’avete tenutasinora, la città di Roma coi suo ducato, suburbio, tutti i villaggi eterritori suoi sui monti e presso il mare, con i porti e tutte le città,castelli, fortezze e ville in Tuscia ecc.».

82. Tu, o Ludovico, stringi i patti con il papa? Se codesti beni sonotuoi, cioè l’impero romano, perché li cedi a un altro? Se sono suoi esono posseduti da lui, che ti interessa confermarli? Che ti restadell’impero romano, se ne hai perduta la capitale? Da Roma prendenome l’imperatore romano. Le altre terre che ancora ti restanosono tue o di Pasquale? Credo che dirai che sono tue. Non ha piùvalore dunque la Donazione di Costantino se tu possiedi i beni da luidati al pontefice? Se ha ancora valore, con quale diritto Pasquale tiha lasciato il resto, conservando per sé solo quello che possiede? Ache mira questa tua larghezza verso di lui o la sua larghezza versodi te? Giustamente la chiami patto come se fosse un accordosegreto poco pulito. «Ma che farò? mi dici. Cercherò ripigliare con le

armi ciò che il papa detiene? Ma lui è già più forte di me. Cercheròriaverle legalmente? Ma il mio diritto è ormai quello che egli vuole.Non sono giunto all’impero per diritto di successione, ma col pattoche se voglio essere imperatore, debba promettere al papa questoe quello. Dirò che Costantino non donò nulla dell’impero? Ma in talmodo farei le parti dell’imperatore greco e mi priverei del tuttodell’impero. Il papa acconsente a farmi imperatore a patto che iosia quasi un suo vicario e se non prometterò, non mi faràimperatore; se non ubbidirò me ne priverà. Purché mi dia l’impero,

confesserò tutte le dipendenze che vorrà, accetterò qualunquepatto. Credimi: se io possedessi Roma e la Tuscia, mi guardereitanto dal fare quello che faccio, e Pasquale non si permetterebbe di

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cantarmi la cantilena della falsa donazione. Ora sono costretto ariconoscergli la donazione di quello che non tengo e che non credoterrò mai. Non è affar mio indagare sui diritti del papa, ma toccaall’imperatore di Costantinopoli». Con queste parole già sei scusato

di fronte a me, o Ludovico, o altro principe che si trovi nellecondizioni di Ludovico.

83. Che dobbiamo pensare dei patti degli altri imperatori con isommi pontefici quando sappiamo come si regolò Sigismondo,imperatore come altri mai ottimo e fortissimo, ma già meno forteper l’avanzata età? Lo abbiamo visto circondato di poche guardiedel corpo vivere alla giornata in Italia e quasi presso a morire difame a Roma, se non l’avesse alimentato papa Eugenio? Non gratis,

però, perché gli estorse una donazione (1433). Venuto a Roma peressere coronato imperatore non poté ottenere dal papal’incoronazione se non ratificando la Donazione di Costantino eridonando di nuovo ciò che vi si conteneva. Che vi può essere di piùcontraddittorio che l’essere incoronato imperatore romano proprioquando rinunziava a Roma? e l’essere coronato da quello che luistesso confessa e, per quanto è in lui, fa signore dell’imperoromano? E ratificare una donazione che, se fosse vera, nonlascerebbe parte dell’impero all’imperatore? Credo che neanche ifanciulli avrebbero fatto ciò.

84. Perciò non dobbiamo maravigliarci se il papa si arroga il dirittodi coronare l’imperatore, diritto che dovrebbe essere del popoloromano. Se tu, papa, puoi privare l’imperatore greco dell’Italia edelle province occidentali e creare un imperatore latino, perchéscendi a patti? Perché dividi i beni dell’imperatore? Perchétrasferisci in te l’impero? Sappia che è un mentitore, a mio giudizio,chiunque dice di essere imperatore romano senza avere il possessodi Roma e se non cerca di ripigliare la città di Roma. Quegli antichiimperatori, a cominciare da Costantino, non erano obbligati algiuramento, cui sono ora obbligati gli imperatori, ma solo giuravanodi non diminuire, per quanto è umanamente possibile, nulla dellapotenza dell’impero romano e anzi promettevano di accrescerlo conmolto impegno. Non erano detti infatti Augusti perché dovevanoaugere, accrescere l’impero, come credono alcuni che non sannobene il latino. Augustus significa qualcosa come «sacro» e deriva da

avium gustu («assaggio degli uccelli») che solevano sacrificarsi pertrarne gli auspici: c’è anche la testimonianza della lingua greca, chetraduce Augustus con Sebastòs, donde viene Sebastia. Meglio

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dovrebbe il pontefice chiamarsi Augusto se la parola derivasse daaugere; però mentre cerca di accrescere il temporale, diminuisce lospirituale. Considera che i peggiori pontefici si son dati sempre piùda fare a difendere la donazione, come ad esempio Bonifacio VIII,

che ingannò Celestino con tubi nascosti nella parete. Questi scriveintorno alla Donazione di Costantino, questi che privò ii re diFrancia e giudicò ii regno francese della Chiesa romana e a leisoggetto, come se volesse far valere la Donazione di Costantino. Isuoi successori, Benedetto XI e Clemente VII, revocarono questodecreto come improbo e ingiusto. Ma che vuol dire codesta vostrapreoccupazione, o pontefici, per cui pretendete che sia confermatada ogni imperatore la Donazione di Costantino, se non che visentite poco sicuri dei vostri diritti? Ma voi pestate l’acqua nelmortaio, come si suol dire, perché essa non è mai esistita e nonpuò perciò essere confermata; qualunque cosa donino gliimperatori, lo fanno ingannati dall’esempio di Costantino e nonpossono, comunque, donare l’impero. 

XXV 85. Ammettiamo pure che Costantino abbia fatto la donazione eche Silvestro abbia una volta posseduto, ma che poi o lui o altri deisuccessori sia stato rimosso dal possesso. Per ora mi limito aparlare di ciò che il papa non possiede; poi parlerò di ciò che ancorapossiede. Che cosa potrei supporre di più vantaggioso per voi chel’ammettere come reale ciò che non fu mai, né del resto, potevaessere possibile? Vi dico soltanto che neppure in tal caso (dideiezione dal possesso) vi è permessa alcuna azione per rientrarenel possesso. Il Vecchio Testamento vietava che un ebreo fosseschiavo di un altro ebreo più di sei anni; ordinava inoltre che ognicinquant’anni l’antico padrone rientrasse nel possesso dei suoi beni.E invece nell’era della Grazia, un cristiano sarà tenuto oppresso daeterna schiavitù proprio sotto il vicario di Cristo, che ci liberò dallaschiavitù? Sarà revocato in schiavitù, una volta che fu liberato egodé a lungo della libertà?

86. Non mi soffermo a dire qual crudele, violenta, barbara tirannidesia spesso quella dei sacerdoti. Anche se ciò non si fosse saputo,ecco che si è imparato testé da quella belva, da quel mostro dimalvagità che è stato il cardinale e patriarca Giovanni dei

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Vitelleschi: si può dire che stancasse la spada con la quale Pietroaveva staccato l’orecchio di Malco a versare sangue cristiano; ma dispada finì col perire anche lui. Al popolo di Israele fu lecito ribellarsiai re della casa di Davide e di Salomone, unti tali da profeti inviati

dal Signore, per i gravi pesi di ogni genere loro imposti, ribellioneche Dio approvò; a noi non sarà lecito ribellarci a tanta tirannide?Tanto più che costoro non sono re, né possono esserlo, e da pastoridelle pecore, cioè delle anime, son divenuti ladri da stradamaestra? 

XXVI 87. Per venire al diritto positivo, chi ignora che non crea legge ildiritto della guerra? Se c’è un diritto di guerra, esso vale solo inquanto e per quanto tu possiedi ciò che hai acquistato con la forza;quando cadi dal possesso, cadi anche dal diritto. Ad esempio: se deiprigionieri fuggono, nessuno va a richiederli al magistrato; eugualmente per le prede di guerra, se i legittimi padroni neritornano in possesso. Le api e altre specie di uccelli (sic), se volanovia dal mio podere e si fermano in quello di un altro, non possono

essere richieste. E tu oseresti ripetere non con il diritto della forza,ma con quello vero delle leggi l’uomo, non solo animale libero, masignore di tutte le creature, come se tu fossi uomo e gli altri bestieNon dirmi i romani con giuste guerre spogliarono della libertà lealtre nazioni e ciò fu giustizia Non mettere sul tappeto codestoproblema per evitare che io debba parlare contro i miei romani. Nonci fu mai colpa così grave che potesse far punire un popolo conl’eterna schiavitù, tanto più che spesso i popoli combattono solo percolpa dei loro dirigenti e, vinti, scontano con la schiavitù quellepene che non si meritavano. Ne abbiamo esempi a non finire. Non ècerto secondo il diritto naturale che un popolo sottometta a sé unaltro popolo. Noi possiamo essere guida agli altri, ammonirli; manon possiamo comandare né far violenza, a meno che, lasciato ognisenso di umanità, più bestie delle bestie, non vogliamo spiegare lasanguinaria ferocia di una tirannide sui più deboli come fa il leonesui quadrupedi, l’aquila sugli uccelli, il delfino sui pesci. Eppure,queste belve non fanno prepotenze sugli animali della stessa loro

specie ma su quelli di specie inferiore. Non dovremmo noi essere dapiù delle belve e non dovrebbe l’uomo sentire come una cosa sacral’umanità degli altri uomini, se come dice Marco Fabio non c’è al

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mondo belva così feroce che non senta come un reverenzialerispetto per gli esseri fatti a sua immagine?

88. Per quattro motivi gli uomini combattono: o per vendicare

offese ricevute in se stessi o ricevute dagli amici o per timore difuture sventure se si lasciano troppo ingrandire gli altri o persperanza di preda o per vanità di gloria. Il primo motivo è piuttostoonesto, il secondo lo è poco, i due ultimi non lo sono mai. Anche iromani furono provocati a guerra; ma dopo le guerre difensive,cominciarono anch’essi a portar guerre agli altri popoli né vi è alcunpopolo che sia venuto in loro dizione se non dopo essere stato vintoe piegato in guerra: se poi con giustizia e per buone cause abbianofatto ciò, lasciamo andare; se la veggano essi. Io non oso

pronunziarmi per una condanna come se avessero combattutoingiustamente, né per un’assoluzione come se avessero combattutogiustamente. Dirò soltanto che i romani portarono la guerra controgli altri con lo stesso diritto col quale anche essi erano staticombattuti da popoli e re; dico anche che, come si erano ribellatiagli altri padroni, così era lecito ribellarsi contro i romani anche aquelli che erano stati vinti e battuti (da Roma). A meno che non sicreda (ma ritengo che nessuno pensi ciò) che tutti i domini debbanoritornare ai più antichi loro padroni, cioè a quelli che furono i primiad usurpare l’altrui. Se mai, però, spetterebbe un più giusto dirittosulle genti vinte in guerra al popolo romano anziché agli imperatori,che opprimono lo Stato romano. Se era lecito ai popoli vintiribellarsi a Costantino e (ciò che è più) al popolo romano, certo visarà anche il diritto di staccarsi da colui che Costantino avràchiamato a succedergli nei suoi diritti. Dirò qualcosa di più audace:se ai romani era lecito cacciare Costantino, come fecero conTarquinio, o ucciderlo come fecero con Giulio Cesare, molto più sarà

lecito ai romani o ai provinciali uccidere chi è successo aCostantino, comunque sia avvenuta la successione. Ciò è vero, masiccome si va oltre la causa presa a difendere, voglio frenarmi enon concludere altro da tutto ciò che ho detto se non che è puerilemettere avanti un qualunque diritto la cui forza venga dalle parole,quando vi è la forza che viene dalle armi. Ciò che si acquista con learmi, si perde solo con le armi. C’è anche da considerare che moltipopoli nuovi (all’impero romano), come i goti, che non stettero maisotto il dominio di Roma, occuparono l’Italia e molte altre province

dopo averne scacciati gli antichi abitanti: è giusto che questi popoliche non furono mai schiavi dei romani vengano revocati aschiavitù? e da chi poi? dai vinti, forse; essi che sono i vincitori?

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89. E intanto se ci furono città e popoli (e sappiamo che cosìavvenne) i quali, abbandonati dall’imperatore durante le invasionibarbariche, dovettero di necessità darsi dei re sotto i quali vinsero ibarbari, avrebbero dovuto poi deporre dal trono costoro? O

avrebbero dovuto ridurre a privati cittadini i loro figli anche seraccomandabili come re sia per la tradizione paterna sia per la loropersonale bravura? Se ne sarebbero dovuti ritornare sotto l’imperoromano, mentre continuavano ad aver bisogno dell’aiuto dei principispodestati e non potevano sperarne da altri? Se l’attualeimperatore stesso, se Costantino, ritornato in vita, se il senato e ilpopolo romano chiamassero questi popoli a un comune tribunale,quale era in Grecia l’Anfizionio, sarebbero perdenti fin dalla primaistanza con la motivazione che richiedono soltanto ora popoli cheuna volta avevano abbandonati, che vivono da lungo tempo sottoaltri re, e vogliono rifare schiavi uomini nati ad essere liberi, e cheliberi si sono affermati per vigore di anima e di corpo. Se dunquel’imperatore, se il popolo romano sono esclusi dal diritto di ripeterequesti popoli, molto più a ragione ne è escluso il papa; e, se èpermesso agli altri popoli, che furono sotto Roma, crearsi un re omantenersi a repubblica, tanto più ciò sarà lecito al popolo romano,specie contro la tirannide del papa che è anche recente. 

XXVII 90. Gli avversari, non potendo difendere più la donazione comequella che non è mai esistita e che, se fosse esistita, sarebbe ormaicaduta per le mutate condizioni storiche, si ritirano in un altro tipodi difesa, come chi lascia la città e si ritira nella rocca, che poi ècostretto ad abbandonare per deficienza di vettovaglie. Dicono: laChiesa romana beneficia della prescrizione per i suoi possessi.Perché allora pretende la maggior parte dei beni sui quali essa nonpuò vantare il beneficio della prescrizione, ma possono ben vantarlogli altri? Ciò che è permesso a lei contro gli altri, non è permessoagli altri contro di lei. La Chiesa romana ha il beneficio dellaprescrizione, tu dici. E allora, perché è così premurosa a farsiconfermare il suo diritto dagli imperatori? Perché ciancia tanto delladonazione e della conferma degli imperatori? Se basta il diritto della

conferma, commetti un torto verso l’imperatore quando non tacianche della prescrizione. Ma vuoi sapere perché tu non taci dellaprescrizione? Perché sai che l’altro diritto è insufficiente. Beneficia

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della prescrizione la Chiesa romana; come può beneficiare dellaprescrizione se il suo possesso non poggia su nessun legittimo titoloed è solo di mala fede? Anche se tu neghi la mala fede, non potrainegare la stolta fede. O in una causa così importante e così chiara

deve essere scusata l’ignoranza in diritto e in fatto? In fatto, perchéCostantino non diede Roma e le province (può ignorare ciò unpovero uomo qualunque, non il sommo pontefice); in diritto, perchéquei beni non potevano né essere donati né essere ricevuti in dono,cosa questa che nessun cristiano può ignorare. La tua buona fede,buona ma sciocca, ti darà il diritto a possedere quelle cose, che sefossi stato meno ignorante non sarebbero state mai tue? Ora che ioson riuscito a dimostrarti che tu hai posseduto per ignoranza escioccheria, non perderai i tuoi diritti, ammesso che tu ne abbia maiavuti? La conoscenza dei fatti non ti toglierà giustamente quello chel’ignoranza ti aveva ingiustamente attribuito? E i tuoi acquistiritorneranno al legittimo padrone, forse con gli interessi. Se dopo lemie parole pensi ancora di continuare a possedere a giusto titolovuol dire che la tua ignoranza si è mutata in dolo e inganno e ne seidivenuto chiaramente possessore in mala fede.

91. La Chiesa romana beneficia della prescrizione. O ignoranti ditutto, ed anche del diritto divino! Nessuno periodo di anni, quantosi voglia grande, può distruggere un titolo legittimo. Forse, io,catturato dai barbari o creduto morto, se ritorno in patria dopocento anni di schiavitù, sarò escluso dal diritto di chiedere l’ereditàpaterna? Che ci sarebbe più inumano di ciò? Per portare qualcheesempio storico, forse, Iefte, capo degli israeliti, quando i figli diAmmon richiedevano la terra compresa tra il territorio di Arnon eIaboc e il Giordano, rispose: ha beneficiato Israele dellaprescrizione di trecento anni? Rispose invece che non era loro la

terra che chiedevano ma degli amorei e che la prova migliore chequella terra non spettava agli ammoniti era il fatto che essi non laavevano mai richiesta in tanti anni. Beneficia della prescrizione laChiesa romana: taci, lingua sacrilega. Tu osi trasferire agli uominila prescrizione che è delle cose mute e irrazionali, agli uomini il cuipossesso in ischiavitù quanto più dura tanto più è esecrando? Gliuccelli e le belve non patiscono prescrizione, ma quando piace loroe se ne offre l’occasione fuggono via, le abbia tu possedute quantosi voglia. All’uomo posseduto da un altro uomo non sarà concesso

liberarsi?

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92. Sentite ora un fatto, dal quale appare la frode e il dolo, più chel’ignoranza, dei romani pontefici che chiamano a giudice la guerranon il diritto, e che ci può dare un’idea di quello che credo abbianofatto i primi pontefici nell’impadronirsi di Roma e di altre città.

Ecco: poco prima della mia nascita – mi appello al ricordo di quelliche furono presenti ai fatti – Roma subì con un inaudito inganno, ildominio o meglio la tirannide dei papi, mentre prima era statalibera per molto tempo. L’autore dell’inganno fu Bonifacio IX, simileall’ottavo per frodi e per il nome, se pure si possono chiamareBonifaci quelli che fanno il male. Quando i romani, accortisidell’inganno, cominciarono tra loro a sdegnarsene, il buon papa, amo’ di Tarquinio, abbatté con la verga i più alti papaveri. InnocenzoVII, suo successore, volle imitarlo, ma fu cacciato dalla città. Èmeglio non parlare degli altri papi, che tennero sempre oppressaRoma con la forza delle armi, sebbene essa si ribellasse ogni voltache lo potesse; così sei anni fa non potendo ottenere la pace daEugenio né potendo d’altra parte resistere più ai nemici chel’assediavano, i romani assediarono il papa nel suo palazzo, e nonpermisero che ne uscisse se non avesse fatta prima la pace con inemici o avesse trasferito l’amministrazione della città ai cittadini.Ma il papa preferì abbandonare la città sotto mentite spoglie, con

un sol compagno nella fuga anziché accondiscendere ai desideri deicittadini che non chiedevano se non cose giuste ed eque. Se silasciano i romani liberi di scegliere, nessuno ignora che essisceglieranno la libertà più che la schiavitù. Come per Roma, si puòpensare che avverrebbe per le altre città che son mantenute inschiavitù dal papa, ad opera del quale invece dovrebbero essereliberate dalla schiavitù.

93. Sarebbe lungo enumerare quante città prese ai nemici siano

state liberate dal popolo romano tanto che Tito Flaminino arrivò aliberare tutta la Grecia che serviva ad Antioco e volle che fosselibera e indipendente.

Sembra invece che il papa trami con cura insidie contro le libertàdei popoli, e perciò i popoli, a loro volta, ogni giorno, appena sipresenta l’occasione, si ribellano; basta pensare a quello che èavvenuto a Bologna. Può darsi che qualche volta, per qualchepericolo imminente, i popoli si siano per loro spontaneo consenso

messi sotto il potere papale; ma non bisogna prendere la cosacome se essi si facessero schiavi, sì da non poter sottrarre più i loro

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colli dal giogo, e sì che anche i loro figli non abbiano neppure essipieno potere di se stessi. Sarebbe troppo ingiusto.

94. «Spontaneamente venimmo a te, o sommo pontefice, perché ci

governassi; spontaneamente ora ci allontaniamo da te, perché nonci governi più a lungo; facciamo un conto del dare e dell’ avere pervedere se noi ti dobbiamo nulla. Ma tu vuoi continuare a governarcicontro la nostra volontà, come fossimo dei pupilli, quando noi forsesapremmo governare te stesso con più saggezza di te. Aggiungil’offese che vengono recate da te e dai tuoi magistrati a questa cittàtanto spesso. Chiamiamo Dio a testimone che le offese vostre cicostringono a ribellarci come una volta fecero ribellare Israele daRoboan. E quale fu la così grande offesa che li fece ribellare? Che

parte (trascurabile) dei nostri malanni è il pagare tributi piuttostogravosi! Che dovremmo fare se tu impoverissi il nostro Stato?Eppure, l’hai impoverito. Se tu spogliassi i templi? E li hai spogliati!Se tu violentassi vergini e matrone? E le hai violentate! Se bagnassila città di sangue nostro? E l’hai bagnata! E noi dovremmosopportare tali cose? O piuttosto non dimenticheremo anche noi diessere tuoi figli, quando tu hai dimenticato di essere padre? Comepadre, o sommo pontefice, o se più ti piace, come padrone tichiamò questo popolo non come nemico e boia. Ma tu non vuoiessere padre e signore, ma nemico e boia. Noi, perché siamocristiani, non imiteremo la tua crudeltà ed empietà, sebbene lopotessimo per essere stati offesi; non stringeremo contro di te laspada della vendetta; ma soltanto, dichiarandoti decaduto,adotteremo un altro padre e signore. È permesso ai figli di fuggiredai genitori cattivi, dai quali, pure, si è nati. A noi non sarà lecitofuggire te non padre nostro vero, ma adottivo e che ci tratti cosìmale? Pensa a fare il sacerdote e non porre la tua sede verso

settentrione, donde tonando vibri fulmini su questo e sugli altripopoli ». Ma c’è bisogno di insistere su un argomento così evidente? 

XXVIII 95. Affermo con ogni forza non solo che Costantino non fece sìlarga donazione, non solo che il romano pontefice non beneficiadella prescrizione, ma anche che, se pure l’uno donò e l’altrobeneficia della prescrizione, tuttavia i due diritti sono estinti per idelitti dei possessori, quando vediamo che da un sol fonte sono

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scaturite la rovina e la distruzione di tutta l’Italia e di molteprovince. Se è amaro il fonte, lo sarà anche il fiume; se immonda èla radice, anche i rami saranno immondi; se le primizie non sonosante non è santa la massa. Così, per antitesi, se il fiume è amaro,

bisogna ostruirne il fonte; se i rami sono immondi, nella radice èl’origine del male, se la massa non è santa, anche le sue primiziesono da rigettare. Potremmo noi ammettere come legale l’originedella potenza papale, che vediamo essere causa di tanti delitti e ditanti mali di ogni genere? 96. Io posso ben dire e gridare ad alta voce (non ho paura degliuomini, protetto come sono da Dio) che ai miei giorni non vi è statosommo pontefice che abbia amministrato con fedeltà e saggezza.

Furono tanto lontani dal dare il pane di Dio alla famiglia dei lorosudditi, che anzi li farebbero sbranare come pezzi di pane. Il papa,proprio lui, porta guerre a popoli tranquilli; semina discordie tra lecittà e i principi; il papa ha sete delle ricchezze altrui, e, alcontrario, succhia fino in fondo le sue stesse ricchezze; egli è comeAchille dice di Agamennone Demoboros basileus, cioè «redivoratore dei popoli». Il papa fa mercato non solo dello Stato, ciòche non oserebbe né Verre né Catilina, né alcun altro reo dipeculato, ma mercanteggia perfino le cose della Chiesa e lo stessoSpirito Santo! Perfino a Simon Mago desterebbe esecrazione! Equando ciò viene avvertito e anche rimproverato da galantuomini,non nega, ma sfacciatamente l’ammette e se ne gloria: afferma chegli è lecito strappare in qualsivoglia modo dalle mani degli occupantiil patrimonio della Chiesa donato da Costantino, come se da quelriacquisto la religione cristiana sia per trarre maggiore felicità e nonpiuttosto maggior peso di peccati, di mollezza, di passioni, se pureè possibile che la Chiesa sia più gravata di tali mali di quanto non lo

è già e se vi è più posto per scelleratezze. 

97. Per riavere le altre parti donate, sperpera le ricchezze mal tolteai buoni, paga truppe a cavallo e a piedi, che fanno tanto maledappertutto, mentre Cristo muore affamato e nudo in migliaia emigliaia di poveri. E non si rende conto (o indegnità!) che mentreegli si affanna a strappare ai principi secolari i loro beni, questi aloro volta sono spinti a strappare agli ecclesiastici i loro beni o dalcattivo esempio o dalla necessità (talvolta non c’è neppure vera

necessità). 

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XXIX 98. Non c’è più religione; nessuna cosa più è santa; non vi è piùtimore di Dio: ho orrore a dirlo, ma tutti i malvagi scusano i loro

delitti con l’esempio del papa. In lui e nei suoi satelliti è ogniesempio di delitti: possiamo ben dire con Isaia e Paolo contro ilpapa e i suoi: «Per causa vostra è bestemmiato il nome di Dio tra ipopoli». Voi che ammaestrate gli altri, non ammaestrate voi stessi;voi che predicate non doversi rubare, fate rapine; voi che maleditegli idoli, commettete sacrilegi; voi che ponete la vostra gloria nellalegge e nel pontificato, trasgredendo la Legge voi non onorate piùDio che è l’unico vero pontefice. Se il popolo romano perdette perl’eccesso dei beni la sua vera gloriosa romanità, se Salomone per la

stessa causa, abbandonandosi ad amori carnali, cadde nell’idolatria,non dobbiamo credere che avverrà lo stesso nel sommo pontefice enegli altri sacerdoti? 99. Insomma, possiamo noi credere che Dio avrebbe permesso cheSilvestro accettasse materia di peccato? Non permetterò che sifaccia questo oltraggio alla memoria di un santissimo uomo, nonpermetterò che si insulti un ottimo papa, dicendo che egliaccettasse imperi, regni, province, alle quali sogliono rinunziare

quelli che vogliono entrare nella Chiesa. Pochi furono i beni chepossedé Silvestro; pochi furono quelli degli altri sommi pontefici, ilcui aspetto era sacrosanto anche ai nemici come quel san Leone,che atterrì l’animo truce del re barbaro (Attila) e piegò chi la forzadi Roma non aveva potuto né toccare né spezzare. Ma gli ultimipapi, ricchi e affogati nei piaceri, sembrano non mirare ad altro chead essere empi e stolti tanto quanto santi e saggi furono gli antichipontefici. Quale cristiano potrebbe sopportare ciò con tranquillità? 100. In questa mia prima orazione non voglio ancora spingere iprincipi e i popoli ad arrestare il papa precipitante a corsa sfrenatae a costringerlo a star buono nella sua sfera di azione, ma solovorrei indurli ad ammonire il papa che, forse, già ritrovata da sé lavia della verità, attraverso essa se ne torni a casa sua lasciandol’altrui e ripari nel porto, lontano dalle onde di dissennati pensieri edalle tempeste furiose. Ma se egli ricusa (di seguire la via dellaverità) mi preparerò ad una seconda orazione molto più aspra.

Possa io una buona volta vedere il papa fare solo il vicario di Cristoe non anche dell’imperatore: nulla mi pesa più che l’attendere ciò,specialmente perché spero che avvenga per i miei scritti. Che non

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ci giunga più l’eco di orribili voci: fazioni ecclesiastiche, fazionicontrarie alla Chiesa; la Chiesa combatte contro i perugini o contro ibolognesi. Non è la Chiesa che combatte contro i cristiani ma ilpapa; la Chiesa combatte gli spiriti del male nel cielo. Allora il papa

sarà chiamato e sarà realmente padre santo, padre di tutti, padredella Chiesa; non susciterà guerre tra i cristiani, ma con apostolichecensure e con la maestà del papato spegnerà le guerre provocateda altri.