L'ISOLA
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WOO(O) Investigazione#2
WOO(O) Investigazione#2
L’ISOLA
PREMESSA
Rozzol Melara è il falasterio della città di Trieste, conosciuto per ospitare il complesso residenziale popolare ATER comu-nemente chiamato anche come “Il quadrilatero”.Fu progettato da un nutrito gruppo di professionisti triestini se-lezionato dall’Ordine degli Architetti e degli Ingegneri,coordinati da Carlo Celli dello studio Celli di Trieste e costruito tra il 1969 e il 1982 sotto le teorie socio-architettoniche di Le Corbusier. Il complesso è formato da due corpi fabbrica a L del volu-me di 267.000 metri cubi che si estende su una superficie di 89.000 metri quadri e conta 468 appartamenti e circa 2.500 residenti.Nell’intento progettuale l’idea era quella di creare una sor-ta di “villaggio indipendente” fornito di tutti i bisogni primari (negozi, scuole, ecc.). Le chiavi dei primi appartamenti furono consegnate tra il 1979 e il 1981 soprattutto a coppie giovani. Il quartiere dista 4 km dal centro di Trieste. Per anni la perce-zione che dalla città si aveva di questo luogo, era di un ghetto malfamato da cui tenersi alla larga. Gli abitanti per una sorta di reazione uguale e contraria, resistevano asserragliati, i beni primari garantiti da una politica autarchica, dando vita ad una comunità chiusa, con regole e comportamenti specifici. Con il tempo il confine immaginario si è lentamente disciolto, vuoi perché la periferia circondata dal nulla in cui era stato edifi-cato è divenuta mano a mano città vera e propria inglobando in sé il mostro, vuoi per la messa in atto di politiche di miglio-ramento dello stato sociale sempre più attente e coordinate attorno ai reli bisogni dei residenti.
L’ISOLA
Fatte queste premesse e osservando da lontano l’enorme massa di cemento armato che costituisce l’impatto principa-le del Quadrilatero, l’accostamento più immediato che abbia-mo fatto è quello con l’idea di isola. Come un’isola è delimitato, inequivocabilmente definito nello spazio, evidente nelle mappe e nelle fotografie aeree. Un flusso di vita e di energia vi arri-va e vi parte ma quello interno, i moti dell’anima del sistema Rozzol, rimangono misteriosi e opachi dall’esterno. Come in un’isola si spazia fino all’orizzonte del mare, sovrastando la cit-tà come da un punto strategico, un baluardo di difesa. Come in un’isola vi si approda esausti e si sogna di ripartire quando il vento sarà favorevole e il mare calmo, forse tra pochi mesi, forse mai. Come in un’isola le attese, i sogni e le aspettative, arrivano dall’orizzonte.I ballatoi, le passeggiate lungo il perimetro, sono dotate di grandi finestre rotonde, come grandi occhi che traguarda-no punti precisi del paesaggio. luoghi reali verso cui andare, da immaginare e da esplorare. Luoghi verso cui proiettare la propria intima e personale utopia.Tutto il complesso è un immenso osservatorio. Come negli occhi composti degli insetti i singoli scorci attendono di som-marsi in una visione univoca dello spazio circostante.
CENNI SULL’ARCHITETTURA
Rozzol Melara è costituito da quattro segmenti uniti a due a due a formare una doppia elle. Il primo, situato ad un’altime-tria inferiore, si proietta verso ovest, verso il mare. Il secondo, significativamente più elevato, guarda invece verso est e ver-so l’altopiano carsico.Questi due elementi sono ortogonalmente raccordati da dei passanti che si incrociano in un ampio spazio centrale che funge da piazza comunitaria. E’ possibile percorrere il quadri-latero attraverso due sistemi di passeggiate, una alta e una bassa appunto, poste in relazione da ascensori che colmano il dislivello tra le due porzioni. Ogni passeggiata è contraddi-stinta da un colore per aiutare l’orientamento all’interno della struttura. Abbiamo l’ala gialla e quella blu nella porzione in-feriore, l’ala rossa e verde in quella superiore. Lungo le pas-seggiate si accede anche ai gruppi di appartamenti tramite quattro ascensori per ogni lato del quadrilatero, uno per ogni blocco di abitazioni. Tutto il quadrilatero è percorribile senza mai uscire allo scoperto e la quasi totalità della luce, soprat-tutto in inverno, è di natura artificiale.
Ci chiamano ad un viaggio. Ci sollecitano ad esperire con i piedi la realtà di quel punto preciso del paesaggio lontano e a capire come si percepisca la nostra isola da quelle coordina-te dell’oceano circostante.E ancora, qual è l’immagine quotidiana che gli inquilini hanno del mondo? Quella ritagliata dalla finestra della sala da pranzo o dello spazio cottura, sorseggiando il primo caffé del matti-no. La fotografia obbliga alla presenza nello spazio, obbliga al viaggio e alla coscienza della propria postura nella geografia globale e viene qui utilizzata come strumento di osservazione di un sistema relazionale che coinvolge fotografo, apparato e architettura e si manifesta come un filo oculare teso tra le pupille del soggetto e la sua proiezione nel paesaggio, ovvero in una traiettoria del pensiero e dell’immaginario personale.
La documentazione si è svolta con due modalità.In un primo momento abbiamo utilizzato le finestre dei ballatoi come sistemi di puntamento per traguardare un punto ester-no. Ci siamo poi fisicamente recati in quel punto e lì abbiamo scattato due immagini, una del luogo stesso e una del quadri-latero visto da lì, chiudendo il cerchio in una composizione di quattro scatti. L’azione si riterrà conclusa una volta traguar-dato il paesaggio da ogni finestra delle passeggiate del qua-drilatero. Successivamente abbiamo ritratto alcuni inquilini mentre guardano fuori dalla finestra del loro appartamento e abbiamo poi ripreso le stesse dal medesimo punto di vista dell’osservatore. In entrambi i casi il punto focale rilevato e quello dell’interfaccia tra l’uomo e il mondo esterno. La rigidità di questo diaframma per quanto concreta è solo apparente e può essere messa in discussione, elasticizzata e sollecitata.
L’ISOLAIL PROGETTO
La nostra idea, nasce dalla necessità di riformulare chiavi di lettura alternative per Rozzol Melara. Alternative rispetto a quelle che negli anni si sono concentrate unicamente sulle situazioni di degrado e sull’opprimente incombenza di un’ar-chitettura, progettata per assolvere ad una funzionalità le-gata unicamente ai bisogni primari (un tetto, dei servizi, del-le infrastrutture), tralasciando totalmente altre necessità di competenza più delle anime che dei corpi. Questa esplora-zione propedeutica è portata avanti utilizzando il linguaggio della fotografia, ovvero tramite quel susseguirsi di azioni e di posture che andranno a questionarsi su problematiche quali inquadratura, luce, sguardo, posizione nello spazio e nel tem-po ecc.. ponendo in relazione l’architettura e l’uomo, che è il tema dominante di Rozzol MelaraSuccessivamente, il progetto vero e proprio, prevede l’idea-zione di pratiche alternative riguardanti lo spazio pubblico e in generale il contesto comunitario, partendo da considerazioni nate dal momento esplorativo e volte a tentare di alleviare le problematiche sociali insite nel sistema.
DOCUMENTAZIONE / ESPLORAZIONESentieri d’aria Lo sguardo è un sentiero teso che relaziona ciò che è dentro con ciò che è fuori. La chiave di lettura che ci interessa appro-fondire, riguarda il filo rosso che dall’architettura si proietta verso il paesaggio circostante e il rimando che quest’ultimo instaura nei confronti del Quadrilatero. Verso quali territori ci invitano le finestre di questi moderni chiostri?
L’ISOLAEsplorazione / documentazione
Dalla finestra del mio appartamento vedo ciò che desidero. Penso a quello che sono stato e a quello che sarò. Osser-vo il mondo da lontano agitarsi. Luoghi verso cui recarsi, territori immaginari oltre l’orizzonte dei tetti. Il paesaggio dalla mia finestra è il mio paesaggio interiore, quello della mia memoria, quello delle mie aspirazioni.L’isola è l’osservatorio attraverso cui scruto le distanze e le profondità.
ALDO SABRININato a Trieste Classe 1931 Residente a Rozzol Melara dal 1990Direttrice dell’immaginario 180° N
“Quando ero giovane ero un fotografo. Ho fotografato tutte le violente manifesta-zioni che ci furono a Trieste nel dopoguerra. Avevo una macchina semplice, con la carica senza manovella. Una volta scattato un rullo lo filavo ad una seconda per-sona per paura che la polizia ce li requisisse. Poi correvo in camera oscura, svilup-pavo e stampavo e subito dopo ero già in posta per spedire alle agenzie. L’ultimo lavaggio si faceva con l’alcool, così il film era subito asciutto. A proposito lo sai che per avere a fuoco da qui a là devi chiudere il diaframma? Nessuno lo sa e tutti mi chiedono come fare per far venire a fuoco da qui a là. Alcune foto che scattai sono in questo libro sulla storia recente della città. Poi sono stato licenziato e sono an-dato a Monfalcone a fare il calzolaio. Come dici? Se conoscevo il mestiere?Ho guardato un paio di volte e poi ho imparato subito!”
MARIA STOCCONato a Trieste Classe 1943 Residente a Rozzol Melara dal 1978Direttrice dell’immaginario 275° N
Quando il tempo è limpido, ma veramente limpido come capita una volta all’anno dopo un temporale o dopo giorni di bora forte, da qui, dalla mia terrazza, si può vedere fino a là, si può scorgere il campanile di San Marco a Venezia. La punta del campanile!
FEDERICO ALESSIONato a Trieste Classe 1944 Residente a Rozzol Melara dal 1980Direttrice dell’immaginario 275° N
“Sono da qualche parte negli anni ‘80, all’interno dell’Isola....tanti anni fa c’erano dei negozi ed io avevo una cliente con cui avevo preso appuntamento quella mattina. La stavo aspettando davanti alle serrande abbassate della profumeria quando udii un suono assurdo, incongruente. Lo avevo riconosciuto, certo, ma lo rifiutavo per-ché totalmente fuori contesto. Era lo scalpicio degli zoccoli di un cavallo, attutiti dal tappeto di gomma antiscivolo che ricopre quasi ogni metro quadrato dell’isola.Mi girai ed era lì. Come una fantasia assurda. Un ronzino color crema girava libero all’interno dei corridoi di cemento armato e neon...”
CARLA GROPPAZZINata a Trieste Classe 1938 Residente a Rozzol Melara dal 1978Direttrice dell’immaginario 15° N
ROBERTA ZANCOLICHNata a Trieste Classe 1971 Residente a Rozzol Melara dal 1979Direttrice dell’immaginario 45° N
FINESTRA BLOCCO CENTRALE COLORE VERDEPasseggiata altaDirettrice dell’immaginario NE
FINESTRA BLOCCO CENTRALE COLORE ROSSOPasseggiata altaDirettrice dell’immaginario SE
FINESTRA BLOCCO CENTRALE COLORE GIALLOPasseggiata altaDirettrice dell’immaginario NW
FINESTRA BLOCCO CENTRALE COLORE BLUPasseggiata altaDirettrice dell’immaginario SE
L’ISOLA Il progetto
Museo aperto del racconto e dell’immagione privata
Ipotesi e metodologie per un progetto di raccolta di materiale fotografico, audio e video per un museo aperto del racconto e dell’immagione privata
Chi abita dall’altra parte del corridoio? Da dove viene, quali esperienze ha vissuto? Qual’è la sua personale idea del mon-do e delle cose? Quali sono le sue aspirazioni e i suoi sogni?Dov’è il paesaggio? Sta solo fuori, là fuori? E’ davvero altro da noi?
Il termine paesaggio non determina più soltanto un elemento oggettivo. Il concetto di “bellezza naturale” sopravvive ancora, ma sono ormai chiari i limiti di una tale determinazione. At-tualmente si riconosce il paesaggio come - zona o territorio, quale viene percepito dagli abitanti del luogo o dai visitatori, il cui aspetto o carattere derivano dalle azioni di fattori naturali e/o culturali (antropici) –Questa breve apertura sul senso della parola paesaggio ci aiuta ad introdurre il concetto che oggi esprimiamo con il ter-mine museo aperto o ecomuseo, e su alcuni suoi aspetti in particolare. Nella rappresentazione didascalica del termine possiamo leggere che – l’ecomuseo interviene sullo spazio di una comunità, nel suo divenire storico, proponendo come oggetti del museo non solo gli oggetti della vita quotidiana ma anche i paesaggi, l’architettura, il saper fare, le testimonianze orali della tradizione etc. - . Questo sistema complesso e già strutturato di elementi in stretta relazione tra loro determi-na una specifica unicità. Quale ipotesi quindi per il fotografo, il documentarista, l’arti-sta, il raccoglitore di frammenti? Quale metodologia per la ricerca, la raccolta, l’organizzazione e l’esposizione di tali ele-menti?
Considerando l’esperienza del vedere si può dire che lo sguar-do accoglie la realtà dei luoghi in tempo reale, spesso riman-dando ad altri momenti le percezioni più profonde e distinte. La nostra impronta culturale costituisce na singolare e im-mediata via di accesso alle immagini e, nello stesso momento, rimanda a necessarie riflessioni dopo l’esperienza conosciti-va. Si chiarifica così una necessità fondamentale nella pratica della fotografia: un coinvolgimento di tutti quei fattori che quel primo sguardo non avrebbe mai potuto cogliere, anche per-ché l’esplorazione di un luogo non avviene solamente in senso fisico. Percorsi paralleli e trasversali ci portano a sconfinare in zone nuove e inesplorate, senza limiti temporali, dimensio-nali, topografici, stilistici e narrativi. Un approccio olistico, in tal senso, è ancora più necessario se per spazio e luogo non vogliamo indicare solo manufatti, oggetti, vegetali, animali e minerali ma comprendere anche l’universo antropologico, l’essere umano come luogo della cul-tura, della memoria e dei tratti fondamentali della società che lo determina e che è determinata dall’uomo stesso. Tutto questo significa che per raccogliere del buon mate-riale non è sufficiente soltanto una padronanza tecnica del mezzo (macchina fotografica, telecamera, registrazione au-dio) ma anche una preparazione e una sensibilità diverse da quelle tradizionalmente richieste. L’operatore diventa porta-tore e referente di azioni e risposte, motore di relazioni e, nel tempo, parte dell’oggetto della sua indagine (integrazione nella rete socio-culturale dell’ambito della ricerca). Solo così diventa possibile un coinvolgimento della popolazione, senza il quale nessun progetto di ecomuseo può dirsi tale. Se il mu-seo aperto può davvero essere definito come un patto con il quale la comunità si prende cura di un luogo, un territorio, un paesaggio , questo dipende anche dall’armonia con la quale le
azioni per la sua costituzione incidono sulla comunità che le riceve e condivide. Quindi, a prescindere dal linguaggio utilizzato, la ricerca e la raccolta del materiale dovrà necessariamente integrarsi con le modalità relazionali con le quali le persone e I luoghi si di-sporranno all’incontro. L’operatore riveste il ruolo di chi ascol-ta ma, inevitabilmente, anche quello di chi interpreta e media. Avere una precisa e lucida coscienza di ciò è il presupposto minimo indispensabile per procedere verso un buon risultato. Un incontro con gli abitanti per la diffusione del progetto, in collaborazione con le associazioni presenti nell’area del qua-drilatero, avvierà la raccolta delle azioni e dei materiali. Stabi-liti I giorni Wooo sarà presente con le necessarie tecnologie (scanner, computer, macchine fotografiche, strumenti per la registrazione audio e video) e raccoglierà, catalogherà e pro-durrà le immagini e I documenti, restituendo immediatamente al proprietario gli originali. Si prevede anche un coinvolgimen-to degli alunni delle scuole che hanno sede nel quadrilatero attraverso incontri dedicati. Verranno proposte due azioni:- la realizzazione di immagini dell’oggi, a costituire un fondo contemporaneo di immagini, una sorta di censimento dello stato attuale di un territorio, uno specchio che, se attenta-mente osservato, rivela impronte di un probabile futuro. - la raccolta di materiale già esistente (foto o filmati che nar-rano momenti di vita pubblica e privata del passato delle per-sone, oggetti , testimonianze varie), utili per innescare una riflessione sul presente. Nella piazza centrale di Rozzol Melara, dove si incrociano I passanti est-ovest e nord-sud, verrà allestita una collezione permanente di immagini, racconti e aneddoti, in forma ano-
nima o meno. Far diventare questo luogo incontro della cro-naca e dell’immaginario intimo, per generare e nutrire quell moto che ci porta a voler condividere le nostre esistenze, i nostri frammenti di memoria.
In qualche modo l’entità del museo aperto dovrebbe il più pos-sible calzare morfologicamente sul modello preso in esame, conoscendone già le principali caratteristiche, e contempo-raneamente essere in grado di suggerire e condividere stra-tegie utili per la riscoperta, la rivalutazione e ricircolazione degli elementi che costituiscono quel determinato patrimonio culturale.
Woo(o) nasce nel 2010 dall’incontro di due fotogra-fi, Alessandro Ruzzier e Carlo Andreasi. Quello che li accomuna è l’interesse per la fotografia documenta-ria ma anche l’esigenza di sviluppare gli schemi tradi-zionali sia del reportage che della fotografia dei new topographics legata all’uso della macchina di grande formato e alla pratica “straight”. Nell’idea di woo(o) si rompe con la negazione della soggettività, sconfinan-do nella creazione di strutture poetiche di senso. Per cogliere e rappresentare la complessità del reale, non basterebbe più la piena fiducia nel dato oggettivo ma occorrerebbe applicare un’attitudine, intesa come pra-tica delle relazioni inattese tra le cose. La poesia come arte relazionale diventa così uno strumento di analisi e di conoscenza. Woo(o) infatti si definisce anche come un’agenzia investigativa che utilizza lo stato sensitivo, lo sguardo indiretto e l’intuizione per indagare i nodi nascosti del reale.
WOO(O) BIONOTE
2005
THIS TEMPORARY EXISTENCECCM Consorzio Culturale MonfalconeseFototeca Regionale, Villa MinassiRonchi dei Legionari (GO)
2006INCONTRO CON L’AUTOREConferenza nell’ambito di Triestefotografia. A cura di Photoimago
2007TRAIETTORIE IMMAGINATE DI VICENTINI GIUSEPPETriestéfotografia 2007 Studio SillaniTrieste
COLLETTIVE
1996
LETTURA DEL CIELOintervento nell’ambito della manifestazione”Postaja Topolove 1997Topolo’, Udine
PROIETTILI D’AUTORECentro espressioni cinematografiche, UdineARTE IN/CONTEMPORANEALatisana, Ud
CARLO ANDREASIBIO NOTE
Sono nato a Legnago (VR) il 18 marzo 1969. Dopo la laurea in paleontologia presso l’Università di Trieste, soggiorno per un lungo periodo nella Francia nord orientale dove conseguo un D.N.A.P. (Di-plôme National d’Arts Plastiques) presso L’Ecôle National d’Arts Plastiques “LE QUAI” a Mulhouse. Attualmente vivo e lavoro a Trie-ste.
I was born in Legnago the 18 march 1969. After the university studies in paleontology, I stay for a long time in the North-East of the France, where I achieve the D.N.A.P. (Diplôme National d’Arts Plastiques) at the Ecôle National d’Arts Plastiques “LE QUAI” in Mulhouse. Actually I live and work in Trieste.
PERSONALI
1995LA CAMERA ONIRICAAssociazione culturale ACTIS, Trieste
1998
LA PRESENZA OSSESSIVA DELL’ORIZZONTEa cura di Adriano PeriniTeatro Miela, Trieste
2001
MOTI BROWNIANIIstituto Italiano di CulturaStrasburgo
1997
OGGETTI DEL DESIDERIO. LA NATURA MORTA OGGIPalazzo Costanzi, Trieste
1999
ARTE IN/ Latisana, Udine
LUOGHI NON LUOGHI”Ideazione art direction e installazioneParco di San Giovanni, Trieste
IMMAGINI DAL QUOTIDIANO”Installazione fotograficaPosto delle Fragole, Parco di San Giovanni, Trieste
2001
PORTFOLIO GIOVANE FOTOGRAFIA ITALIANAPalazzo Santa Margherita Modena
2002
ECOLES DES BEAUX ARTS MULHOUSE/STRASBOURGC.R.A.C. Centre Rhinan d’Art Contemporain, Altkirch
2003
STANZA 327, Ospedale di ThanProiezione diaporama+video Thann (Francia)
PREMIO DI FOTOGRAFIA CONTEMPORANEA FEDERICO VENDERPalazzo dei Panni Arco di Trento
LES MILLES ET UNE NUIT CODEDittico videoStrasburgo (Francia)
2008
MANINFESTOedizione 2007-2008Centro d’arte contemporanea di Villa Manin Codroipo UdinePrimo premio per la fotografia
CONFINI / FRONTIERESale espositive provinciali PordenoneA cura di Antonio Giusa, Roberto del Grande e C.R.A.F. Spilimber-goBODEGA MELON ROUGEPhnom Penh. 50 Porcelain eyes. Video
2009
SGUARDIMuseo Etnografico di Lubjana.A cura del C.R.A.F. Spilimbergo
APPUNTI PER TOPOLO’ Indagine fotosensibileTopolò (UD) Video, fotoimpressioni, fotografie
KPlan B ed. 2009 San Martino del Carso.In collaborazione con A. Ruzzier ed Errastrana
LA CITTA’ RADIOSAProgetto di database on line interattivo e di mappatura e censi-mento degli spazi residuali della provincia di Trieste. A cura di Ma-ria Campitelli, in cooperazione con GRUPPO 78 International Con-temporary Art.
SPECCHIO, SPECCHIO.....Cormons (UD)A cura di Paolo Toffolutti e Alice Ginaldi
LA MEGLIO GIOVENTU’ Galleria d’Arte Contemporanea di Monfal-cone. A cura di Andrea BruciatiMonfalcone (GO)
2010
PALINSESTI Attraverso densità variabili.In Story boardA cura di Denis Viva e Roberto Del Grande
GREEN(S)TRIPSalone degli Incanti – TriesteA cura di Elena Marchigiani
LA CITTA’ RADIOSASala rosa - ex OPP – TriesteA cura di Maria Campitelli
2011
DOUBLES.Museo Civico del Territorio. Cormons (GO)A cura di Denis Viva
CORRISPONDENZE D’ARTEMuseo RevoltellaCivica galleria d’arte modernaA cura di Lorenzo Michelli per Comunicarte
ACQUAPrimo premio del concorso con il progettoLINEE D’ACQUAA cura di METARTE
PUBBLICAZIONI
2011
DOUBLE Scatola- catalogoEdizione limitata autoprodotta70 esemplari numerati
2010
IL CIELO IN UNA STANZA.Per un’osservazione eccentrica del paesaggio.A cura di A. Bruciati
STORYBOARD Catalogo Palinsesti 2010 Forum Edizioni
2009 CANTIERE A NORD-EST Di Andrea BruciatiIn ARTE Dic. 2009
2009 SPECCHIO SPECCHIO...Catalogo mostra Direzione artistica Paolo Toffolutti
2008
CONFINI/FRONTIERE...Catalogo mostra A cura di Antonio Giusa e Roberto Del Grande e C.R.A.F. SGUARDI/POGLEDI La fotografia del ‘900 in Friuli Venezia GiuliaA cura di Walter Liva e C.R.A.F. CONTROSCATTO Di Elena BordignonIn Flash Art n. 272 Ottobre/nov 2008 PORTFOLIO GIOVANE FOTOGRAFIA IN ITALIA Catalogo mostraGalleria comunale di Modena.
ALESSANDRO RUZZIERBIONOTE
Sono nato a Trieste il 5 febbraio 1967. Ho conseguito il master in Fotografia del Territorio e Paesaggio presso il Politecnico di Mi-lano, facoltà di Architettura. Ho collaborato come docente di foto-grafia con l’ENAIP di Udine, ente per la formazione professionale, con la Facoltà di Architettura di Trieste e con la Facoltà di Scienze della Formazione di Trieste. Attualmente vivo a Gorizia.
PERSONALI
2010
KISSESGalleria Odprtem – Maribor (Slovenia)
2009
STRUTTURE PRECARIEPalinsesti – Fondazione A. Furlan – PordenoneA cura di Denis Viva e Roberto Del Grande
2007
NEVER SAID WORDSRising South Festival – Napoli
2006
BREAK THE BEATDubquest – Berna (Svizzera)
2005
CHECK 00.00Flex – Vienna (Austria)
2004
MIA MEMORIASala multimediale comunale – Staranzano, Gorizia
MADSTYLE
Springfestival – Graz (Austria)
SUGARCUBESziget Festival – Budapest (Ungheria)
2003
SHOWCASEDistorsonie Festival – Bologna
CHANNEL ZEROMetelkova – Lubjana (Slovenia)
2002
SERVOLAAntico Caffè DeMarchi – Trieste
HI-FI HOTELE&E – Sarajevo (Bosnia Erzegovina)
VIRUSFestival del cinema di fantascienza - Trieste
2001
EXPERIMENTAL SOIREELaboratorio X – Foggia
2000
APPUNTITeatro Miela Reina – Trieste
VISIONIGalleria 3C – Trieste
OSSIGENOMatri Arte Contemporanea – LivignoA cura di Roberto Mutti
1999
REVIEW DI UNA CITTA’Craf – Spilimbergo, PordenoneA cura di Roberto Salbitani
1998
UNA CITTA’ PARALLELAAntico caffè S. Marco – TriesteA cura di Sabina Spada
1996
RITORNO ALLA TERRAGalleria Tergesteo – Trieste
1995
INFRASTRUTTUREGalleria Tergesteo – Trieste
COLLETTIVE
2011
PUNTO FERMOPalinsesti – Palazzo Altan – S. Vito al Tagliamento (Pordenone)A cura di Denis Viva, Alessandro Del Puppo e Angelo Bertani
ASBESTOSGC.AC. Galleria Comunale d’Arte Contemporanea – Monfalcone (Gorizia)A cura di Metarte
DISCORSO AUTOREVOLEDoubles – Museo del Territorio - Cormons (Gorizia)A cura di Denis Viva
INTERLOCUTORI DELL’IMPERFETTOSpazio Arte Contemporanea - Buttrio (Udine)A cura di Paolo Toffolutti
DISCORSI D’ACQUAMediateca Provinciale – GoriziaA cura di Metarte
2010
LIMITEKlopfzeichen/Colpi/PotrkavanjeMuseo Alojz-Gradnik – Medana (Slovenia)A cura di Unikum (Austria)
GREEN(S)TRIPSalone degli Incanti – TriesteA cura di Elena Marchigiani
LA CITTA’ RADIOSASala rosa - ex OPP – TriesteA cura di Maria Campitelli
UNA SCALA PER LA LUNAArtecorrente – UdineA cura di Fulvio dell’Agnese e Orietta Masin
2009
NEMERIAArtecorrente – UdineA cura di Fulvio dell’Agnese e Orietta Masin
VERTIGINE DEL SACROGalleria Dora Bassi – GoriziaA cura di Prologo
KPlan B Festival – GoriziaIn collaborazione con C. Andreasi e Errastrana
CIRCLE WALKPerspectives Contemporary Art – Spalato (Croazia)
2008
TI RICORDI LA PRIMA VOLTA CHETake Away – Udine
2007
12 FOTOGRAFI DEL FRIULI VENEZIA GIULIACraf – Spilimbergo, PordenoneA cura di Antonio Giusa
2005
EXEMPLA – LA FOTOGRAFIA LIBERATA DALLA PAROLATeatro Accademico – TrevisoA cura di Roberto Salbitani
2002
IL SENSO DELLO SPAZIOPalazzo Ducale – Pavullo, ModenaA cura di Roberto Mutti
2000
TAM TAM – RICHIAMI DAL ‘900Centro Educazione Permanente – MilanoA cura di Piero Pozzi e Marisa Galbiati
PASSAGGIO RAPIDOApritiporto – Magazzini Porto Vecchio – Trieste1999
ACCELERAZIONE, TRASFORMAZIONE, MULTICULTURALITA’Giardini S. Paolo – ParmaA cura di Piero Pozzi e Marisa Galbiati
LUOGHI NON LUOGHI, LE FORME DELL’ATTESAPadiglione P – ex OPP – Trieste
1998
FOTOGRAFIA E TERRITORIOCentro Culturale Pietrasanta – MilanoA cura di Piero Pozzi e Marisa Galbiati
ITINERARI DELLO SGUARDOVilla Pomini – VareseA cura di Piero Pozzi e Marisa Galbiati
VIA EMILIAGalleria Comunale – ParmaA cura di Piero Pozzi e Marisa Galbiati
1997
CT5Politecnico, facoltà di Architettura – MilanoA cura di Piero Pozzi e Marisa Galbiati
PUBBLICAZIONI
2011PUNTO FERMO
Catalogo a cura di Denis Viva, Alessandro Del Puppo, Angelo Bertani
DOUBLEScatalogo a cura di Denis Viva
INTERLOCUTORI DELL’IMPERFETTOCatalogo – Neo edizioni a cura di Paolo Toffolutti
2010
KLOPFZEICHEN/COLPI/POTRKAVANJECatalogo – edizioni Unikum (Austria)A cura di Unikum GREEN(S)TRIPCatalogo – edizioni Università degli Studi di TriesteA cura di Elena Marchigiani
ASBESTOSCatalogo - CCM editoreA cura di Metarte UNA SCALA PER LA LUNACatalogo – edizioni ArtecorrenteA cura di Fulvio dell’Agnese e Orietta Masin
2009
MANI IN PASTALibro - Edizioni Leg STRUTTURE PRECARIECatalogo – Forum editoreA cura di Denis Viva e Roberto Del Grande
VERTIGINE DEL SACRO Catalogo – Prologo editore
09.10 Catalogo – edizioni ArtecorrenteA cura di Fulvio dell’Agnese e Orietta Masin
PERSPECTIVESCatalogo – Akz editore
2008
TAKE AWAYCatalogo – edizioni La BadiniA cura di Francesca Agostinelli
2007
12 FOTOGRAFI DEL FRIULI VENEZIA GIULIACatalogo – Forum editoreA cura di Antonio Giusa
2004
IL TERRITORIORivista di storia, cultura , arte – CCM editore
IL SENSO DELLO SPAZIO Catalogo – edizioni del Museo, Modena
2000 ALPE ADRIA CINEMACatalogo
1999 INTERNAZIONALE FOTOGRAFICACatalogo – edizioni If
KOAN Rivista di arte contemporanea
RINGRAZIAMENTI
LORELLA POSTIFERIResponsabile Microarea Melara
GIORGIO ROBERTIPresidente circolo Auser Pino Zahar
FRANCESCO DE PELLEGRINVolontario Microarea MelaraCoordinatore del progettoAssistente fotografia
ALDO SABRINIMARIA STOCCOFEDERICO ALESSIOCARLA GROPPAZZIROBERTA ZANCOLICHper l’accoglienza e la disponibilità dimostratami