L'ISOLA 05_2015

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Bureau de Dépôt: Bruxelles X "Io sono nato in Sicilia e lì l'uomo nasce isola nell'isola e rimane tale fino alla morte, anche vivendo lontano dall'aspra terra naa circondata dal mare immenso e geloso." (Luigi Pirandello) Bimestriel (sauf Juillet - Août) de culture, politique, information de la diaspora sicilienne - Anno XVII- n° 5 - Novembre - Decembre 2015 Ed. Resp.: Catania Francesco Paolo, Bld de Dixmude , 40 bte 5 B - 1000 Bruxelles - Tél & Fax: +32 2 2174831 - Gsm: +32 475 810756 Chiù dugnu… Chiù sugnu ! P912772 PP-PB / B - 01605 België (N) - Belgique Lago di Caccamo (PA) - Foto di Giuseppe Geraci Teatro Anco di Siracusa - Foto di Peppe Messina L’EDITORIALE L’EDITORIALE L’EDITORIALE I Falò e i Replican I Falò e i Replican (pag. 2) (pag. 2) Quello che la Sicilia ha dato all’Italia e al Mondo (pagg. 8 - 9 & 10) Recensioni Recensioni Recensioni SICILIANI IN TUNISIA SICILIANI IN TUNISIA SICILIANI IN TUNISIA ( 1a parte ( 1a parte - pagg. 16 & 17) pagg. 16 & 17) ODDIO, LA GUERRA ! ODDIO, LA GUERRA ! ODDIO, LA GUERRA ! ( pag. 5 ) ( pag. 5 ) STORIE E VECCHIE USANZE DELLA NOSTRA TERRA Natale in Sicilia: viaggio gastronomico nella storia culinaria dell’Isola (pagg. 18 & 19)

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Il Periodico dei Siciliani della Diaspora

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Bureau de Dépôt: Bruxelles X

"Io sono nato in Sicilia e lì l'uomo nasce isola nell'isola e rimane tale fino alla morte, anche vivendo lontano dall'aspra terra na�a circondata dal mare immenso e geloso." (Luigi Pirandello)

Bimestriel (sauf Juillet - Août) de culture, politique, information de la diaspora sicilienne - Anno XVII- n° 5 - Novembre - Decembre 2015

Ed. Resp.: Catania Francesco Paolo, Bld de Dixmude , 40 bte 5 B - 1000 Bruxelles - Tél & Fax: +32 2 2174831 - Gsm: +32 475 810756

Chiù dugnu… Chiù sugnu !

P912772

PP-PB / B - 01605 België (N) - Belgique

Lago di Caccamo (PA) - Foto di Giuseppe Geraci

Teatro Anco di Siracusa - Foto di Peppe Messina

L’EDITORIALE L’EDITORIALE L’EDITORIALE

I Falò e i Replican1 I Falò e i Replican1 (pag. 2) (pag. 2)

Quello che la Sicilia ha dato all’Italia e al Mondo (pagg. 8 - 9 & 10)

RecensioniRecensioniRecensioni

SICILIANI IN TUNISIA SICILIANI IN TUNISIA SICILIANI IN TUNISIA ( 1a parte ( 1a parte -- pagg. 16 & 17)pagg. 16 & 17) ODDIO, LA GUERRA ! ODDIO, LA GUERRA ! ODDIO, LA GUERRA ! ( pag. 5 )( pag. 5 )

STORIE E VECCHIE USANZE DELLA NOSTRA TERRA

Natale in Sicilia: viaggio gastronomico nella storia culinaria dell’Isola (pagg. 18 & 19)

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« Non chiedere quello che il tuo paese può fare per te, ma cosa tu puoi fare per il tuo paese » [ J. F. Kennedy ]

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I FALÒ E I REPLICANTI

di Eugenio Preta

iorno dopo giorno siamo spettatori di un mondo che ha perduto la bussola.

Che giri insospettabili di malaffare, mazzette, tangenti, scandali da rotocalco, massacri di innocente povera gente, scorribande di scafisti,

impotenza dei controlli, connivenze politico-affaristiche malavitose costituiscano l’attualità, potrebbe anche rientrare nel novero del prezzo da pagare alla società dei bisogni e dei consumi, ma che la classe politica al governo del paese, come quella che guida la nostra Regione, persone che abbiamo ammirato per la sagacia che avevano dimostrato nel gestire chi le cose pubbliche, chi le grandi imprese industriali, si scoprano oggi così in contraddizione tra di loro (e non così dabbene come avevamo una volta creduto) questo proprio ci turba profondamente.

L’idea così di non poter delegare il nostro avvenire, e quello dei nostri figli, ad una classe politica che non ci sembra preparata ed attenta ai problemi del Paese, ma rissosa; alla ricerca di posti e potere non può certo tranquillizzarci.

Il sospetto poi che i mezzi d’informazione, la tanto amata televisione ci abbiano propinato per anni le loro verità, che ci abbiano convinto di una data tesi secondo la loro logica di appartenenza politica, le direttive del partito a cui obbedivano si affaccia nelle nostre menti.

Così tutti i punti di riferimento del nostro vivere “politico”

vacillano e, fatalmente, viviamo momenti di smarrimento. Ma tutto si giustifica oggi con il cambiamento, costi quel che costi!

Ci sconvolge però l’idea che strade, ponti aeroporti, opere pubbliche, giardini nido, cliniche, ospedali e fabbriche possano essere sorti nella logica della lottizzazione politica, laddove il connubio affari-politica avesse trovato il giusto tornaconto in termini di soldoni e non dove effettivamente ce ne sarebbe stato effettivamente bisogno per la gente che, così, ne avrebbe trovato giovamento.

Ci sconvolge anche l’idea delle migliaia di giovani ancora alla ricerca del primo impiego, delle file dei disoccupati che vanno a infoltire le bande della malavita, della paura dei cittadini delle grandi metropoli, roccaforti ormai di traffici loschi e malaffare, della impotenza di uno Stato distratto ai problemi della gente e pigro nel legiferare, di una classe politica che cerca il proprio tornaconto tradendo persino il mandato ottenuto col voto degli elettori.

Ci sconvolge in fondo l’idea di essere, nonostante il nostro gran parlare, parte integrata di questa società in cui viviamo, di accettare, nostro malgrado, di essere esattamente l’immagine di quello che rifiutiamo.

Abbiamo tutti le stesse reazioni di sdegno, di ripulsa ma, senza ipocrisia, confessiamolo, non facciamo niente per cambiare le cose e, codardamente, fingiamo anche di capire le ragioni di chi ha rubato o ci ha propinato una logica abietta che ci fa tenere in considerazione quei criminali e, edulcorandola, ci fa comprendere quella realtà.

L’idea dello Stato, nella sua forma originale di contratto sociale, dovrebbe essere quella di una garanzia di diritti e doveri in modo che ognuno possa godere della propria libertà senza offendere quella degli altri, in modo che ognuno rifletta nello Stato se stesso, i suoi intendimenti, le sue esigenze.

Invece lo Stato odierno (la società, quindi noi stessi) non ci dà il minimo affidamento, ci offre una realtà effettuale e dieci effettive, non ci cautela né ci offre garanzie.

Nel marasma degli avvenimenti perciò confondiamo ormai il giusto e l’ingiusto, perdiamo il lume della solidarietà, ci accorgiamo del venir meno di quella coesione sociale, di quella simpatia degli uni verso gli altri, dell’italico “volemose bene”. Diventiamo feroci animali metropolitani parcheggiati in triplice fila.

Ci vengono in mente i film che raccontano degli uomini sopravvissuti all’ultima follia, al disastro nucleare, alla fine del mondo: ridotti senza risorse, senza più ideali né valori, inevitabilmente di ritorno alla primitiva barbarie.

La gente osserva i falò che si attizzano un pò dovunque e si chiede spaventata cosa succederà. �

Ci sconvolge in fondo l’idea di

essere, nonostante il nostro

gran parlare, parte integrata

di questa società in cui

viviamo, di acceJare, nostro

malgrado, di essere esaJamente

l’immagine di quello che rifiu1amo.

Abbiamo tuL le stesse reazioni di sdegno,

di ripulsa ma, senza ipocrisia,

confessiamolo, non facciamo niente per

cambiare le cose e, codardamente,

fingiamo anche di capire le ragioni di chi

ha rubato o ci ha propinato una logica

abieJa che ci fa tenere in considerazione

quei criminali e, edulcorandola, ci fa

comprendere quella realtà.

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SULLA LINGUA SICILIANASULLA LINGUA SICILIANASULLA LINGUA SICILIANA

a Lingua Siciliana ha sempre avuto un rapporto controverso con la politica e con il potere; se ciò risulta pienamente comprensibile per quanto riguarda la storia passata dell’isola, dominata sempre da invasori, ovviamente alloglotti, risulta invece quanto meno strano oggi che la Sicilia

è dotata di una propria autonomia.

Infatti lo Statuto della Regione Siciliana, all’articolo 14, sancisce che l’Assemblea Regionale ha la legislazione esclusiva - tra l’altro - anche sull’istruzione elementare e, all’articolo 17, che “l’Assemblea regionale può, al fine di soddisfare alle condizioni particolari ed agli interessi propri della Regione, emanare leggi” - tra l’altro - anche sull’istruzione media e universitaria. Nonostante i mezzi che la classe politica siciliana ha a disposizione dal 1946, al Siciliano non è stato ancora riconosciuto il diritto di entrare in tutte le scuole come materia di insegnamento.

Parlando di diritti, in fin dei conti, colui che risulta penalizzato da questa situazione è lo stesso cittadino siciliano a cui è negato il diritto di istruzione sulla lingua della propria terra, che è stata lingua madre dei propri genitori e dei suoi antenati e che, in moltissimi casi, è anche la sua lingua madre; inoltre non gli viene riconosciuto il diritto di conoscere la storia della letteratura di tale lingua. E’ evidente che tale deficienza del sistema scolastico lo impoverisce culturalmente; e qualsiasi impoverimento culturale, ancor più se legato alla propria specifica identità, non può non avere riflessi sociali.

Non è un caso che spesso quelle regioni e quei paesi in cui è più sviluppata la difesa della propria specifica identità culturale, anche e soprattutto attraverso la promozione della propria specifica lingua, siano regioni all’avanguardia – o comunque in forte crescita - dal punto di visto economico, culturale, sociale.

L’orgoglio per la propria identità – senza, per forza, trasformarsi in nazionalismo o separatismo – è alla base dell’amor proprio di un popolo, amor proprio senza il quale non è possibile costruire sviluppo, a tutti i livelli e in tutti i campi.

La questione della dignità da dare alla lingua siciliana abbraccia, pertanto, un ambito ben più vasto del solo aspetto linguistico; probabilmente il grado di dignità che diamo alla nostra lingua è lo stesso di quello che, forse pur inconsciamente, diamo a noi stessi, come popolo.

Quindi non c’è da meravigliarsi se le enormi potenzialità della terra di Sicilia e delle sue genti rimangono attualmente inespresse. L’economia, la cultura, la politica e tutti gli altri aspetti della società siciliana non possono e non potranno vivere una fase di “rinascenza” se non passando attraverso la rinascita dell’orgoglio per la propria identità e, quindi, anche per la propria lingua.

L’ALTRA SICILIA

Questa poesia la dedichiamo a quel cialtrone di Rosario CroceJa, professionista dell’an1mafia, aJuale

Presidente dello Stato di Sicilia (Regione Siciliana), eleJo con il 13,28% dei suffragi reali dei siciliani con 4 liste composte da parassi1, paraculi, ecc, ecc, ... (FPC)

ÀSCARU

La furia di li sèculi de� sempri l' aggiu di tradiri

e a ogni lazzaruni chi ccà ha vinutu ccu la spata a manu

tu ci ha' datu na manu a nìrini stri� a li cani.

Gridas viva lu libiraturi, ma lu libiraturi era un rannu

ca ni scurciava l' ossa, lu pani ni luvava,

li figghi n' ammazzava, e ni nzultava

e schiavi munnu munnu ni purtava.

Ma di la vucca to nisceva viva e viva ci dicis a li finici,

e viva ci dicis a li rumani, viva a li grechi e viva a li nurmanni, viva a spagnoli e viva a li burbuni e viva gridi ancora a li taliani. Pi a è sempri viva lu duluri,

pirchì tu, ccu lu sangu di sta gen, guadagni li to' glori

e non t' importa di cu' mori mori.

Tu si' la mala razza di sta terra, nata ccu lu fumeri di cavaddi

di tu� l' assassini c' hannu sbarcatu cca pi turmintari,

di tu� l' assassini c' hannu vinutu cca pi ni sfru(ari.

Àscaru, tu si' peggiu di li cani,

c' allicchi pedi a tu� li straneri e pi un pezzu di pani

vinni la Sicilia e to muggheri.

Tu si' un vermi di fogna senza cori pirchì non sen n-pe(u nuddu amuri pi sta gen ca soffri ha di tant' anni

senza nudda spiranza, mentri tu pensi sulu a la to panza.

Eppuru tu cumanni, giri a cavaddu e fai la vuci grossa e si sta gen parra o s' arribbella,

si' bonu di spaccàrici lu cori ccu l' arma ca duna lu patruni.

Àscaru, tu sì peggiu di Cainu

e ju malidicu sanu sanu, pirchì non hai cuscenza e sinmen.

Ma veni un jornu ca st' affli(a gen scafazza la testa,

finalmen.

Turi Lima

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Oddio, la guerra!Oddio, la guerra!

di Giovanni Cappello

i sono volute altre decine di mor, innocen, per svegliare ( ne siamo sicuri? ) alcune coscienze molto bene assopite. Le coscienze, intendo, di tu� coloro che credevano di possedere il controllo del

pianeta e poterne pianificare ogni cosa. Purtroppo è successo che le armi dei terroris hanno avuto come bersaglio dei civili inermi e indifesi che non c’entravano nulla con le pianificazioni anzide(e. I terroris avrebbero dovuto avere, come bersaglio, i pianificatori. Ma non con le armi, sia chiaro, bensì con le pernacchie. Perché uccidere non porta nulla di buono; invece una sonora pernacchia… E sì, diciamocelo, senza ipocrisie una buona volta, che troppi di ques “stas” stanno dimostrando tu(a la loro “minuscola” statura polica. Un proie�le difficilmente potrebbe colpirli: una pernacchia, no. Li coglierebbe in pieno e li sommergerebbe nel ridicolo che meritano. Ricapitolando: la carneficina di Parigi ha prodo(o tanto di quel bla bla che verrebbe voglia di emigrare, di cambiare sistema solare.

Si può essere così oJusi nel con1nuare a non volere vedere la realtà in faccia?

Si può con1nuare a nascondere la polvere soJo il tappeto piuJosto che, a costo di farsi male, riconoscere gli abomini che il cosiddeJo Occidente civile con1nua a commeJere in giro per il Globo?

Perché gira e gira le cose stanno proprio così: i terroris siamo NOI ad armarli. E li armiamo nel momento in cui li appoggiamo quando comba(ono contro la loro fazione avversa che a noi non piace.

Poi il vento gira: quelli che erano terroris vanno al potere, gli poramo un mare di soldi per comprare il petrolio (ch’è il motore di tu(o il casino!) e quelli che sono sta scalza diventano a loro volta terroris perché rivogliono il potere (petrolio). Il gioco, perverso, non si ferma, si autoalimenta e connua a bruciare e a distribuire lu�. Chi sperava (e spera) di saldare i con con un bel raid aereo si limita unicamente a favorire i signori della guerra che producono armi sempre più devastan. Si alimenta la fiaba dell’Islam fondamentalista (il filosofo Giordano Bruno non è stato certo tra(ato secondo la convenzione di Ginevra, quando la chiesa ca(olica accese il fiammifero alla catasta di legna che lo arse vivo) per cercare di coprire tu(e le responsabilità di gente che, da Obama a Sarkozy, da Blair a Hollande, da Bush a Cameron, sembra agire unicamente nell’interesse delle lobby massonico-finanziarie che li tengono al potere per avere fidi esecutori di ordini. Il risultato (esilarante) che è scaturito da questa scriteriata balla è un presunto scontro di civiltà e quindi di religione. Con “loro” che sono i “bru� e ca�vi”, proprio come nei film western, e noi quelli – per dirla alla greca - “kalòs kai agathòs”. Avan di questo passo connueremo a contare i mor con numeri a tre cifre e a rimpiangere l’anco ordine ( ordine? ) costruito sull’equilibrio del terrore, so�lmente teso tra USA e URSS, che ha garanto un surrogato di pace e prosperità all’umanità. Ma, per fortuna, l’URSS è implosa nel suo stesso fallimento culturale e ideologico ( che ha distribuito fame e morte a decine di milioni di esseri umani ). Per sfortuna, l’altro contendente, gli USA, trovatosi da solo a fare il gendarme del mondo e investosi del ruolo di strenuo difensore della “democrazia” ( quale? ) pretende tu(o per sé il palcoscenico; finita l’era sovieca, gli USA, e con Obama più che mai, si sono rinchiusi nel recinto dei loro confini a(uando una polica interna votata al super protezionismo proprio e una polica estera che sta destabilizzando il mondo in tu� i luoghi dove me(ono le mani e le bombe. All’Europa, madamigella imbelle e annichilita dal vuoto culturale che l’ha generata, resta da recitare il ruolo del fedele alleato degli USA. A prescindere. Anche a costo di prendersi qualche a(entato terrorisco in casa propria. O a massacrare la propria economia agroalimentare per un embargo folle alla Russia che, promosso dagli USA, sta svenando proprio e solo l’Europa. Ecco allora il punto: in questo momento molto delicato, con la Germania messa so(o scacco per le note vicende della VW e della Deutsche Bank ( quanto zampino USA c’è in tu(o questo? ) l’UE ha un unico imperavo categorico che è quello di fare sistema con la Russia di Pun; sì, proprio lui, l’ex rampollo del famigerato KGB. Ma prima deve mandare in vacanza ( nello spazio! ) i governi inglese e francese. Due nazioni che, giova ricordarlo, hanno sempre fa(o la figura dei gigan, ma che in realtà, in combu(a con gli USA, sono le vere responsabili di tante tragedie che hanno colpito l’umanità nel corso della sua storia. � SIRIA IERI SIRIA OGGI

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i ha colpito molto la prima pagina web di un Patronato, "Taglio al Fondo Patrona1, a rischio il Servizio Gratuito per milioni di ciJadini”: di quale

servizio gratuito parliamo? I patrona, secondo un'inchiesta fa(a da Il Giornale tempo fa, incassano circa 400 milioni all’anno (361 e ro� solo nel 2005, ma la cifra è desnata a crescere ogni anno) grazie alla trasmissione telemaca di pensioni di vecchiaia, invalidità e anzianità, infortuni sul lavoro, mala�e professionali, invalidità civile e assegni familiari. Una vera e propria macchina da guerra, il braccio operavo dei sindaca che si snoda in tu(a Italia e nel mondo grazie ai suoi 10mila sportelli e 8mila adde� sparsi dovunque.

I soldi ai patrona arrivano dire(amente da un fondo gesto dal ministero del Lavoro e finanziato ogni anno dallo 0,226% dei contribu obbligatori incassa da Inps, Inpdap, Ipsema e Inail. La parte del leone la fanno i patrona delle tre organizzazioni confederali: nel 2005 l’Inca Cgil, l’Inas Cisl e l’Ital Uil hanno incassato oltre 172 milioni. Circa il 46% dell’intero fondo. Secondo i da del ministero del Lavoro su 361 milioni di euro gira ai patrona dal fondo, 81.950.933 euro finiscono alla Cgil, 61.736.080 euro alla Cisl e 28.390.428 alla Uil. Quindi di quale servizio gratuito parliamo?

PATRONATI, SCOPPIA LA BOMBA: "SISTEMA FUORI CONTRO, E' UN FURTO"

iciamo le cose come stanno: oggi i patrona sono una vera macchina da soldi a discapito della colle�vità; nonostante i tagli crescono come funghi perché, per

accedere al finanziamento, hanno obbligo di avere almeno 8 sedi estere che ci costano sui 42/43 milioni di euro all’anno. Servizio gratuito? Ci sono alcune sedi estere che ogni anno aumentano i punteggi; pur diminuendo la popolazione anziana, in praca avviene la molplicazione dei pani e dei pesci.

Ritengo che i Patrona andrebbero supera, anche alla luce delle loro a�vità poco chiare che non sono io a denunciare, ma ex dipenden. Abbiamo le(o anche su questo giornale le dichiarazioni di Antonio Bruzzese, che addiri(ura ha scri(o al Presidente Grasso. La mia proposta per i pensiona all’estero, che indubbiamente hanno bisogno di assistenza, consiste nel fare accordi con le agenzie di lavoro e pensioni, come succede per esempio in Australia con il Centrelink, che

per via telemaca si collega con gli uffici INPS.

Ai tan giovani italiani all’estero si potrebbe poi dare la possibilità di lavorare per la comunità; il Centrelink ha diverse sedi in Australia e in uno sportello amico l’anziano troverebbe un servizio italiano che può espletare le stesse funzioni dei patrona. I giovani impiega sarebbero so(o la dire(a dipendenza dell'INPS, e con una linea dire(a ci sarebbe un grosso risparmio e si risponderebbe alle esigenze dell’utenza in maniera veloce.

Con gli sportelli aper in tu� gli uffici una volta a se�mana, ques operatori potrebbero muoversi sul territorio, riducendo così il numero degli adde� e con maggiore copertura delle zone, in parcolare quelle limitrofe. Questa operazione, oltre ad avere un costo minore, darebbe opportunità di lavoro, seppure a tempo determinato, a quei tan ragazzi che vogliono fare un'esperienza all’estero.

Altra carta da giocare potrebbe essere quella dei consola, che aggiungerebbero anche questo servizio ai loro compi tradizionali. Proposte simili non verranno mai prese in considerazione per il semplice fa(o che romperebbero il monopolio di soldi e potere di cui hanno goduto per anni alcune famiglie.

Aggiungo, e chiudo, che pur non condividendo i tagli previs in questa legge di stabilità 2016 su alcune voci importan, come gli istu di cultura, credo piu(osto che dovremmo incominciare a parlare concretamente di cambiamen radicali e riorganizzazione per tu(o il comparto degli italiani nel mondo. Solo così i nostri connazionali senrebbero il governo e le varie istuzioni finalmente risponden alle loro aspe(ave e vicini alle loro istanze. �

(Fonte: Italiachiamaitalia.it)

Ma mi faccia il piacere, siamo noi a pagare tuJe le spese

Patrona1, altro che servizio gratuito: ci costano milioni di euro Patrona1, altro che servizio gratuito: ci costano milioni di euro Patrona1, altro che servizio gratuito: ci costano milioni di euro

di Emanuele Esposito

A quan1 fanno finta di non averlo capito !! La vera mafia è la poli1ca... forse anche il più idiota si è accorto che la mafia è dentro il Palazzo.

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Ninna nanna

di la no di Natali

Maria Vergini annacannu

a Gesù ch`é figghiu sò,

ci dicia accussì cantannu:

"Fai la ninna, fai la vo',

bedda rosa, biancu gigghiu,

fai la vo`, Gesuzzu figghiu!

Chi su' beddi `s$ masciddi,

ch`é amurusa `sta vuccuzza,

chi su' duci `s$ capiddi,

quantu é duci `sta facciuzza!

Lu me cori pi $a spinna,

fai la vo`, fai la ninna.

Figghiu beddu e picciriddu,

di `stu cori arden$ ciamma,

veramen$ sen$ friddu,

veni, abbrazza$ a la mamma.

Iu $ scrafu a lu me pe+u,

fai la vo`, figghiu dile+u.

Quantu t`áppiru a purtari

di rigali li pasturi,

tu. a $a li vogghiu dari

cu chiù affe+u e cu chiù

amuri.

Ora fa. un sunniceddu,

fai la vo`, Gesuzzu beddu".

L’ISOLA e L’ALTRA SICILIA

nell’augurarVi un Santo Natale

ed un Nuovo Anno 2016 di

prosperità, benessere e salute a

te ed ai tuoi cari,

Vi affidano una Ninna Nanna

di un poeta Ignoto

COMUNICATO STAMPACOMUNICATO STAMPACOMUNICATO STAMPA

Sicilia Nazione con i siciliani all’esteroSicilia Nazione con i siciliani all’esteroSicilia Nazione con i siciliani all’estero

Sicilia Nazione si rivolge non solo ai 5 milioni di siciliani che vivono

in Sicilia e che cercano di sopravvivere al malgoverno dei par

italiani e dei loro servitori locali, ma anche a quei 10 milioni circa di

emigra, di siciliani d’oltremare, che non hanno dimencato la loro

Patria.

La Sicilia, terra di immigrazione per tu(a la sua lunga storia, dal

1860 è diventata terra di emigrazione. Un popolo intero è stato

scacciato dalla propria terra con le armi dell’economia e dello

sfru(amento; una “diaspora” appunto, che non trova ancora

spazio sui libri di storia.

Spesso si sentono più siciliani di noi, parlano in siciliano più di noi,

hanno la Sicilia nel cuore.

Sappiamo che dall’Italia al Belgio, dalla Francia agli Sta Uni, e da

tante altre par del mondo, ci guardano con molta a(enzione. Le

nostre sorelle e i nostri fratelli sarebbero i primi ad essere conten

nel veder rifiorire la loro Patria d’origine.

Una simpaca iniziava sta avendo in ques giorni un successo

straordinario: i “Francobolli dello Stato di Sicilia”, prodo� dagli

amici de “L’Altra Sicilia” di Bruxelles, sono richies e invia

dappertu(o. E’ il segno di una domanda d’identà che non va

trascurata e alla quale dobbiamo dare risposta.

Sicilia Nazione dovrà saper rappresentare anche i siciliani all’estero,

e ba(ersi affinché ques nostri compatrio possano votare non

soltanto per le elezioni italiane (dove si alternano governi che

fanno di tu(o per essere nemici della Sicilia), ma anche nelle

elezioni per il nostro Parlamento, quello siciliano, come parte

integrante e inseparabile della nostra Nazione.

A loro, oggi, va il nostro saluto fraterno, con l’auspicio che presto

possano costuirsi, in Italia, in Europa e nel Mondo, tan gruppi di

Sicilia Nazione che collaborino nella nostra lo(a per

l’autodeterminazione della nostra isola.

Comitato promotore di “SICILIA NAZIONE”

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SICILIA L’ALTRO IERI

QUELLO CHE LA SICILIA QUELLO CHE LA SICILIA QUELLO CHE LA SICILIA QUELLO CHE LA SICILIA QUELLO CHE LA SICILIA QUELLO CHE LA SICILIA QUELLO CHE LA SICILIA QUELLO CHE LA SICILIA QUELLO CHE LA SICILIA QUELLO CHE LA SICILIA QUELLO CHE LA SICILIA QUELLO CHE LA SICILIA HA DATO ALL' ITALIA E AL MONDOHA DATO ALL' ITALIA E AL MONDOHA DATO ALL' ITALIA E AL MONDOHA DATO ALL' ITALIA E AL MONDOHA DATO ALL' ITALIA E AL MONDOHA DATO ALL' ITALIA E AL MONDOHA DATO ALL' ITALIA E AL MONDOHA DATO ALL' ITALIA E AL MONDOHA DATO ALL' ITALIA E AL MONDOHA DATO ALL' ITALIA E AL MONDOHA DATO ALL' ITALIA E AL MONDOHA DATO ALL' ITALIA E AL MONDO

di di di di Santi CorrentiSanti CorrentiSanti CorrentiSanti Correnti

o bene che molti, alla domanda "Che cosa ha dato la Sicilia all'Italia e al mondo?",

risponderebbero che la Sicilia "ha dato la mafia", perché purtroppo la nostra terra, in Italia e nel mondo, è conosciuta soltanto per questo aspetto negativo, data l'enorme insistenza con cui si parla di questo problema sui giornali, nella radio, e nelle TV di tutto il mondo, ignorando, spesso volutanente, che la mafia non è

nata in Sicilia, ma nella Spagna, dove già nel 1412 esistevano a Toledo le "Onorate società"; la Spagna ha importato la mafia nei suoi domini italiani, non solo in Sicilia e nell'Italia meridionale (con la camorra a Napoli, con la 'ndràngheta in Calabria, e con la onorata società in Sicilia), ma anche in Lombardia, come clamorosamente dimostrano i Promessi Sposi di Alessandro Manzoni, che descrivono la società lombarda del Seicento come una società mafiosa completa in tutti e tre i suoi livelli (al livello di base con don Rodrigo, al livello medio con l'Innominato, e al livello di "cùpola" con il Conte-zio) e in tutti i suoi aspetti, con i killers che allora si chiamavano "bravi", con i confidenti come Egidio, l'amante della "Monaca di Monza", e con i "coinsigliori" come l'avvocato Azzeccagarbugli), e perfino con il linguaggio tipico della mafia, come avviene nel capitolo VIII, quando i bravi di don Rodrigo, dopo la "notte degli imbrogli" e il mancato ratto di Lucia, intimano al console del villaggio di non fare rapporto alle autorità su ciò che era accaduto, "per quanto aveva cara la speranza di morire di malattia". La Sicilia, fortunatamente, ha dato ben altro all'Italia e al mondo nel corso dei secoli, e con apporti positivi in ogni campo, perché all'Italia ha dato perfino il nome, che deriva dalla parola siciliana Vitulia, che indicava "la terra dei vitelli", cioè la fascia costiera jonica che va da Taormina a Messina, dove secondo la tradizione mitologica venivano allevati i vitelli sacri al dio Sole, come sappiamo dall'Odissea di Omero, e dal "Problema bovinum" che Archimede propose ad Eratòstene di Cirene nel III secolo a. C, per sapere di che colore fossero i vitelli sacri al dio Sole; e l'espressione originaria di Vitulia si tra-sformò in Italia perché, come ci attestano i grammatici latini Pompeo Pesto e Varrone, le antiche popolazioni della Penisola chiamavano "itali" i vitelli; e la nuova denominazione geografica varcò lo Stretto di Messina, e risalì la Penisola fino alla Val Padana, facendo scomparire le vecchie denominazioni geografiche di Esperia, Ausonia, Nettunia, Saturnia, Enotria e Vulcania; e "la prova del nove" di quanto da noi asserito sia nel fatto incontrovertibile che l'unico degli 8103 comuni italiani che porti il nome di Itala si trova proprio nella fascia costiera sici-liana che va da Taormina (il cui nome deriva appunto da "toro": e in latino è "Tauromoenium") a Messina, nella "terra dei vitelli" cantata da Omero e indagata da Archimede. Vediamo ora, brevemente, i principali contributi dati dalla Sicilia al progresso, nei vari campi dell'attività.

NEL CAMPO ARTISTICO E CULTURALE ⇒ Il pittore Antonello da Messina nel '400, autore

dell’Annunziata, che è considerato unanimemente come il ritratto più femminile del mondo; e, in tempi più recenti, i pittori

Giuseppe Scimi da Zafferana Etnea, Francesco Lojacono da Palermo e Renato Guttuso da Bagheria; ⇒ i musicisti Alessandro Scar latt i da Pa l e rmo , Vincenzo Bellini da Catania (che Wagner ha giudicalo autore "della più pura melodia che sia mai sgorgata da cuore umano" ed Enrico Petrella da Palermo; ⇒ gli scultori Benedetto Civiletti, Mario Rutelli, Giacomo Serpotta, Ignazio Marabitti, i Gagini, Ettore Ximenes; e in tempi più recenti Enzo Assenza da Pozzallo

(Ragusa). Emilio Greco da Catania e Francesco Messina da Linguaglossa (Catania);

⇒ gli architetti Feace da Agrigento nel periodo classico; Matteo Carnelivari da Noto nel Quattrocento; Filippo Juvarra da Messina nel Settecento, ed Ernesto Basile da Palermo ai nostri tempi;

⇒ i drammaturghi Epicarmo da Siracusa, che creò la commedia prima di Aristofane; e Luigi Pirandello da Agrigento, che ha rinnovato il teatro moderno, ed è stato insignito del Premio Nobel nel 1934;

⇒ i registi cinematografici Nino Martoglio, creatore del neorealismo già nel 1914; Frank Capra, 4 volte Oscar; e ai nostri giorni Giuseppe Tornatore;

⇒ gli attori Giovanni Grasso e Angelo Musco da Catania; e le attrici Virginia Balistrieri da Trapani, Tina Di Lorenzo da Noto, Mimi Aguglia da Palerno, e Rosina Anselmi e Marinella Bragaglia da Catania;

⇒ i poeti come Cielo d'Alcamo, Jacopo da Lentini, Antonio Veneziano da Monreale, detto "il siculo Petrarca"; Giovanni Meli da Palermo; Nino Martoglio da Belpasso; e Salvatore Quasimodo da Mòdica Premio Nobel 1959;

⇒ gli scrittori Giovanni Verga, creato senatore nel 1920; Luigi Capuana, caposcuola del verismo in Italia; Federico De Roberto, autore de "I viceré", e Giuseppe Tomasi di Lampedusa, autore de "II gattopardo";

⇒ il critico letterario Luigi Russo da Dèlia (Caltanissetta) e il critico d'arte Stefano Bòttari da Fiumedinisi (Messina).

NEL CAMPO FILOSOFICO ⇒ Empédocle da Agrigento, che nel V secolo a.C. espresse per

primo il concetto intellettuale di Dio; ⇒ Gorgia da Lentini, creatore della dialettica, e padre della

sofistica, con la sua conturbante arte oratoria; ⇒ Michelangelo Fardella da Trapani, che fece conoscere

Annunziata, Palermo, Palazzo Abatellis

Santi Correnti

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Bimestrale (sauf Juillet - Août) di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno XVII N° 5 - Novembre - Decembre 2015

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Cartesio in Italia, e ispirò a Leibnitz il concetto di "mònade", affermando la base immateriale della materia;

⇒ Giovanni Gentile da Castelvetrano (1875-1944) riformò la dialettica hegeliana, e creò l'attualismo, che afferma l'auto educazione dell'uomo, nei tre stadi di arte, religione e filosofia;

⇒ Simone Corleo da Salemi (1823-1891), professore di Filosofia all'Università di Palermo, nel 1889 creò il primo laboratorio di Psicologia sperimentale in Italia;

⇒ Angelo Sacheli da Canicattì (1890-1946), professore all'Università di Messina, fu il fondatore della "pedagogia metafisica", e nel 1939 fu pre-miato dall'Accademia dei Lincei.

NEL CAMPO STORICO ⇒ Timeo da Taormina, del IV-III secolo a. C, fu il primo ad

ancorare il racconto storico al computo cronologico delle Olimpiadi;

⇒ Diodoro Siculo da Agira, nel I secolo a. C, fu il primo storico a tentare una Storia universale, con i 40 libri della sua Biblioteca storica;

⇒ Rocco Pirri da Noto (1577-1651) con la sua opera Sicilia sacra, pubblicata a Palermo nel 1630, precorse di tredici anni gli studi di storia ecclesiastica in Italia di Ferdinando Ughelli, che è erroneamente consideralo il fondatore di questi studi in Italia; Rosario Gregorio da Palermo (1753-1809) ha dimostrato, già nel 1798, che la narrazione storica deve basarsi unicamente sui fatti documentati, e non sulla personale interpretazione dello storico;

⇒ Michele Amari per il Medioevo siciliano; ⇒ Gaetano Columba, Biagio Pace e Santo Mazzarino per la

storia antica, e Rosario Romeo per quella risorgimentale, hanno dato esemplari ricostruzioni dei periodi storici trattati; della storia di Sicilia come "Storia del popolo siciliano" si è occupato Santi Correnti da Riposto (Catania), la cui opera è stata apprezzata da storici come Franco Cardini, Massimo Ganci, Giovanni Spadolini e Giuseppe Tricoli per i suoi contributi alla storiografia contemporanea, con i concetti di Bievo, di Guerra dei Novant'anni, Storia interregionale d'Italia, e con la Legge di univocità del fatto storico.

NEL CAMPO SCIENTIFICO E TECNOLOGICO ⇒ Archimede da Siracusa (287-212), genio matematico per

eccellenza, creò il principio idrostatico che porta il suo nome, e permette alle navi di navigare e agli aerei di volare; inventò straordinari strumenti di guerra, come gli specchi ustori; e applicò genialmente il principio della leva, riuscendo a varare da solo una nave;

⇒ Giovanni Alfonso Borelli da Messina (1608-1679) rivoluzionò l'astronomia, spiegando per primo che la traiettoria delle comete, non è circolare, ma ellittica; ed insegnò matematica nell'Università di Pisa, nella cattedra che era stata di Galileo;

⇒ Francesco Maurolico da Messina (1494-1574) fu genio poliedrico: introdusse il principio di induzione in matematica, scoperse la stella Nova della costellazione di Cassiopea, nel 1571 tracciò la rotta per le navi cristiane che da Messina partivano per Lépanto, e scrisse una fondamentale opera storica sulla Sicilia, il Sicanicarum rerum compendium;

⇒ Giovanbattista Hodierna da Ragusa (1597-1660) fu astronomo, meteorologo e naturalista insigne (studiò per primo l'occhio composito della mosca e il dente della vipera; e pubblicò per primo l'opera di Galileo sulla bilancia idrostatica;

⇒ i due matematici siciliani Giuseppe Moleti da Messina (1531-1588) e Giuseppe Scala da Noto (1556-1585) fecero parte della commissione dei cinque dotti, che nel 1582, per volere di papa Gregorio XIII, riformarono il calendario tuttora vigente; il biologo Filippo Arena da Piazza Armerina (1708-1789) studiò per primo in Europa la sessuologia delle piante, mettendone in

rilievo l'impollinazione da parte degli insetti; e precorse gli studi di Mendel sull'ibridismo, e di Carlo Darwin sull'evoluzionismo;

⇒ Leonardo Ximenes da Trapani (1716-1786) insegnò Idraulica e Astronomia all'Università di Firenze, e vi fondò l'Osservatorio scientifico che ancor oggi porta il suo nome;

⇒ il botanico Pietro Cùppari da Itala (Messina), 1816-1870, dal 1844 insegnò Agraria nell'Università di Pisa, fondando la moderna agronomia in Italia;

⇒ Stanislao Cannizzaro da Palermo (1826-1910) insegnò Chimica nelle Università di Genova, di Palermo e di Roma, e inaugurò la teoria atomistica, rivo-luzionando la chimica moderna;

⇒ Filippo Re Capriata da Licata (1867-1908), professore di Fisica nell'Università di Messina, è stato uno dei precursori della TV, con un suo saggio scientifico apparso in Francia nel 1903;

⇒ Ettore Majorana, nato a Catania nel 1906, e misteriosamente scomparso nel 1938, professore di Fisica "per chiara fama" nell'Università di Napoli, e autore della legge Heisenberg-Majorana, sulla fissione dell'atomo, è stato uno dei precursori della bomba atomica, poi costruita dal suo amico e collega Enrico Fermi per gli USA durante la II Guerra mondiale; e non è escluso che la misteriosa scomparsa di Ettore Majorana sia dovuta alla precisa intuizione dell'uso micidiale che gli uomini avrebbero fatto della fissione dell'atomo; nel campo tecnologico; quanti sanno che due dei quattro piloni che dal 1973 reggono il "Ponte sul Bòsforo", che a Istanbul congiunge l'Europa all'Asia Minore, sono stati costruiti in Sicilia, a Carini in provincia di Palermo, dalle officine AERSIMM? La verità è che in Sicilia si sanno costruire anche i ponti sospesi: tranne, naturalmente, quello sullo Stretto di Messina...

NEL CAMPO EDITORIALE ⇒ Il primo dizionario italiano è opera di un siciliano, ed è il

"Vallilium" dello studioso Niccolo Valla da Agrigento, che lo pubblicò a Firenze nel 1500; ed è perciò anteriore di due anni, al famoso "Calepino" del frate bergamasco Ambrogio da Calepio, che lo pubblicò nel 1502; dal 1757 al 1760 vengono pubblicati in Sicilia i tre volumi del Lexicon Topvgraphicum Skulum dello storico catanese Vito Maria Amico (1697-1762), professore di Storia nell'Università di Catania, che costituiscono il primo esempio in Italia di dizionario storico-geografico;

⇒ il letterato Vincenzo Linares da Licata (1804-1847) pubblica a Palermo nel 1840 i suoi Racconti Popolari, che è il primo esempio di "novella popolare" in Italia, anticipando il verismo di Verga e di Capuana;

⇒ con la sua collana intitolata "I Sempreverdi", alla fine del secolo scorso, l'editore catanese Niccolo Giannotta (1846-1914) fu il primo in Italia a pubblicare "edizioni tascabili"; dal 1929 al 1935 viene pubblicata la monumentale Enciclopedia Italiana (è questo il suo vero nome: ma tutti la chiamano "Treccani" dal nome del suo finanziatore, il conte Giovanni Treccani degli Alfieri, industriale tessile bresciano) in dotti volumi, che la pongono all'avanguardia di altre consimili iniziative europee. Ma non sono molti a sapere che questa prestigiosa opera culturale è dovuta a tre siciliani: a Giovanni Gentile da Castelvetrano (1875-1944) per la direzione scientifica, a Calogero Tumminelli da Caltanissetta (1886-1945) per la direzione editoriale e tipografica, e ad Antonino Pagliaro da Mistretta (1898-1973), professore di Critica semantica all'Università di Roma, per la direzione redazionale. La tradizione editoriale siciliana, che vanta nomi prestigiosi nella Sicilia del primo Novecento con gli Andò e i Sandron a Palermo, Muglia e Principato a Messina, e Battiato a Catania, continua ancor oggi a Palermo con Flaccovio, Guida, Palumbo e Sellerio, a Catania con Boemi e con Greco, a Messina con Armando Siciliano, a Siracusa con Ediprint e Romeo, e a San Cataldo con le

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La Sicilia non è solo espressione geografica ma una terra con una sua identità nascosta ed oscurata. La Sicilia è stata uno Stato autonomo per 8 secoli, dall’897 A.c. come Emirato di Sicilia prima, per dare origine al Regno di Sicilia dopo.

Il Parlamento siciliano del 1130 è il più antico del mondo. Fin da piccoli ci hanno inculcato il concetto d’incapacità di autogovernarci e di avere necessità di un redentore, buono e benevolo… ma l’integrazione nazionale non fu un opera di

unificazione, ma un’annessione che ha creato – nei fatti - un vero e proprio colonialismo che maschera dietro la steriotipizzazione di pigrizia, delinquenza, inefficienza, incapacità, mafia, attraverso una falsa interpretazione moralista, la necessità di un intervento nazionale che ha saputo colonizzare senza rispettare le diverse civiltà presenti in Italia”. [ Massimo Costa ]

Edizioni Nocera. Fuori di Sicilia, la tradizione editoriale siciliana continua a Milano con i Giùffrè e con i Mursia, e a Firenze con i D'Anna.

NEL CAMPO POLITICO E SOCIALE ⇒ Il primo Parlamento del mondo è quello siciliano del

1129; mentre quello inglese è del 1264; ⇒ la prima grande rivoluzione per la libertà di un popolo, è

quella siciliana del Vespro, iniziatasi il 30 marzo 1282; ⇒ il socilogo Argisto Giuffredi da Palermo (1535-1593) anticipò

di quasi due secoli il pensiero umanitario di Cesare Beccaria, proponen-do nel 1580 l'abolizione della pena di morte;

⇒ la Costituzione Siciliana del 1848-49 fu la più liberale e la più democratica che si potesse avere in quei tempi: con l'art. 33 il Re non aveva la facoltà né di sciogliere né di sospendere il Parlamento; mentre con l'art. 2 il Parlamento poteva dichiarare decaduto il Re (e lo fece il 13 aprile 1848, chiamando sul trono di Sicilia il principe Alberto Amedeo di Savoia); due organi importanti del Regno d'Italia sono stati istituiti da un uomo politico siciliano, Filippo Còrdova da Aidone (1811-1868): si tratta della "Corte dei Conti'' e del "Consiglio di Stato";

⇒ l'esperimento sociale della "municipalizzazione del pane" fu voluto e attuato a Catania per quasi quattro anni, dal 17 ottobre 1902 al 19 agosto 1906, dal popolare uomo politico Giuseppe De Felice; e a Catania si mangiò per quasi quattro anni ottimo pane, e a minor prezzo che in qualsiasi altra città italiana; e dall'estero vennero delegazioni per studiare questo straordinario fenomeno sociale, che fu fatto fallire per intrighi politici, e per ruberie locali;

⇒ la Sicilia ha dato ben quattro Presidenti del Consiglio all'Italia: Francesco Crispi, dal 1887 al 1891, e dal 1893 al 1896; il marchese Antonino Starrabba di Rudinì, avversario di Crispi, dal 1891 al 1892, e dal 1896 al 1898; Vittorio Emunuele Orlando, dal 1917 al 1919, e salvò l'Italia, portandola dalla sconfitta di Caporetto alla luminosa epopea di Vittorio Veneto; e infine Mario Scelba da Caltagirone, democristiano, nel 1954-55;

⇒ e l'Unione Europea ha avuto il suo decisivo avvio dall'opera determinante di un messinese, Gaetano Martino (1900-1967), che da Ministro degli Esteri d'Italia volle e attuò il trattato di Messina del 1955, e quello di Roma nel 1957.

NEL CAMPO RELIGIOSO ⇒ Oltre a cinque Papi: Sant'Agatone (678-681), San Leone II (682-

683), Conone (686-687), San Sergio I (687-701) e Stefano IV (768-772) — e a innumerevoli Santi e Beati, si ricordi che la data della Pasqua è stata determinata dal siciliano Pascasino, vescovo di Lilibeo (oggi Marsala) e valente matematico, che a richiesta di papa San Leone I, nel 444 stabilì che la Pasqua si dovesse celebrare nella domenica successiva al primo plenilunio di primavera: e così si e fatto da allora;

⇒ non sono molti a sapere che la Sicilia celebra un suo speciale Anno Santo, per speciale concessione di papa Sisto IV al suo medico, il messinese Gianfilippo De Lignamine, che l'aveva guarito da una grave malattia. Questo "Anno Santo" siciliano si

celebra a Zafferìa, che è una frazione di Messina, in tutti gli anni in cui il Sabato Santo coincide con la Festa dell'Annunciazione: il che nel nostro secolo è avvenuto nel 1967, nel nel 1978 e nel 1989; e nel prossimo secolo si verificherà nel 2062 , nel 2073 e nel 2074;

⇒ tra i missionari siciliani, che sono numerosi, ne ricordo solo tre: il domenicano Giordano Ansalone, nato a Santo Stefano Quisquina (Agrigento) nel 1598, e martirizzalo in Giappone nel 1634, che è stato canonizzato da papa Giovanni Paolo II nel 1987; il gesuita Ludovico Buglio, nato a Mineo (Catania) nel 1606, e morto a Pekino nel 1682 dopo 45 anni di permanenza in Cina, che tradusse in cinese la Summa Theologica di san Tommaso, e fu fatto "mandarino" dall'imperatore cinese per le sue benemerenze civili; e il francescano Gabriele Allegra, nato a San Giovanni la Punta (Catania) nel 1907, e morto ad Hong Kong nel 1976, che in trent'anni di duro lavoro tradusse in cinese la Bibbia, e compose il Dizionario biblico meritando da papa Giovanni XXIII il gratificante epiteto di "San Gerolamo della Cina"; e ad Hong Kong nel 1984 si è inizialo il processo canonico per la sua beatificazione.

NEL CAMPO RICREATIVO E SPORTIVO ⇒ il primo capitano della squadra nazionale di calcio, che nella sua

prima partita, giocala a Milano, battè la Francia per 6 a 2, il 15 maggio 1910, è stato il siciliano Francesco Cali da Riposto (1882-1949), che giocava da terzino; e noti calciatori nazionali sono stati il catanese Pietro Anastasi e il palermitano Salvatore Squillaci; nel gioco degli scacchi, una serie di mosse si chiama "Difesa siciliana", perché è stata teorizzata per primo dal siciliano Pietro Carrera, da Militello Val Catania (1573-1647), nella sua opera II gioco degli scacchi, pubblicata nel 1617;

⇒ per gli aspetti gastronomici, ricordo che il primo trattato di gastronomia è stato scritto dal siciliano Archéstrato da Gela nel IV secolo a. C, col titolo // dolce gusto; e che gli spaghetti non ce li ha portati Marco Polo dalla Cina nel XIII secolo, perché, per testimonianza dello storico arabo Ibn al Idris, nel 1154 essi erano prodotti già da tempo a Trabia (Palermo), e largamente esportati in lutto il bacino mediterraneo;

⇒ nella scherma, il siciliano Agesilao Greco, nato a Caltagirone nel 1866, e morto a Roma nel 1963, fu definito "il più grande spadaccino del secolo", perché non fu mai battuto in nessuna competizione, sia nazionale che internazionale;

⇒ nell'automobilismo, la più antica gara automobilistica internazionale è la "Targa Florio", che si corre dal 1905; e nel ciclismo, il primo giro ciclistico della Sicilia è del 1907, mentre il primo "Giro d'Italia" è del 1909.

⇒ l'abolizione del monopolio della RAI, e la conseguente liberalizzazione delle trasmissioni TV in Italia, è dovuta ad una specifica e lungimirante sentenza, emessa il 2 aprile 1976 dal giudice siciliano Michele Papa della Pretura di Catania.-

(Tratto da “Sicilia da conoscere e da amare”)

Prof. Santi Correnti (Riposto, 28 gennaio 1924 – Catania, 27 agosto 2009)

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Vieni in Sicilia ... te ne innamorerai !

L’Orecchio di Dionisio: L’Orecchio di Dionisio: L’Orecchio di Dionisio: una storia mitica d’arte e bellezzauna storia mitica d’arte e bellezzauna storia mitica d’arte e bellezza

di di di Enrica Bartalotta Enrica Bartalotta Enrica Bartalotta

’Orecchio di Dionisio, o Orecchio di Dionigi, è una gro(a

arficiale ricavata nella vecchia cava del complesso della

Latomia del Paradiso, nei pressi del Teatro Greco di

Siracusa.

Il suo nome si deve al celebre pi(ore seicentesco, Michelangelo

Merisi de(o Il Caravaggio, che, rifugiatosi a Siracusa dopo la fuga

da Malta, pensò immediatamente che la cava potesse

corrispondere a quella usata dal ranno per tenerci i suoi

prigionieri; la parcolare conformazione della cava vista, faceva

supporre che la sua acusca potesse servire al ranno per

ascoltare tu� i discorsi dei suoi prigionieri.

Le latomie del Paradiso, sono solo alcune delle importan cave di

pietra che vennero sfru(ate nell’anchità a scopi edilizi.

All’interno del Parco della Neapolis, sorgono infa� altre cavità di

roccia calcarea, come la Latomia dell’Intagliatella e di Santa

Venera.

Assume le stesse cara(erische, anche la Latomia minore sita

nella Riserva di Vendicari, probabilmente a uso dell’anca ci(à di

Eloro, sempre in provincia di Siracusa.

Le cave della latomia del Paradiso, vennero per certo ulizzate per

la costruzione del quarere della Neapolis e successivamente,

delle mura della ci(à. Si suppone che fossero già conosciute nel V

secolo a.C., ma non si hanno nozie storiche della loro presenza e

ulizzo, se non a parre dall’epoca Romana. Molto spesso però,

queste cave, fredde d’inverno e torride d’estate, venivano

ulizzate come prigioni; a seguito della spedizione ateniese in

Sicilia, esse divennero il luogo in cui furono incarcera i solda

ateniesi sconfi�.

Si dice inoltre, che questa potesse essere la cava da cui Platone

trasse il famoso ‘mito della caverna’, sito nei libri della

“Repubblica”.

Alta fino a 35 metri e profonda 65, la cava Orecchio di Dionisio è in

grado di amplificare i suoni fino a 16 volte; c’è chi sosene che

l’acusca del Teatro Greco abbia risento posivamente della

presenza della cavità, che, con la sua parcolare conformazione,

arriva a porsi proprio so(o la cavea del teatro.

Del complesso della Latomia del Paradiso, fa parte anche la Gro(a

dei Cordari, una grande cavità arficiale poggiata su pilastri so�li

di pietra naturale, presso cui si dicevenne rinchiuso il poeta

Filosseno, per aver avuto la colpa di non apprezzare le opere

le(erarie del ranno. Secondo le ricostruzioni del filosofo Claudio

Eliano, in quella gro(a, Filosseno realizzò il suo componimento

intolato “Ciclope”.

Del parco archeologico della Neapolis, fa parte anche la Gro(a del

Salnistro. Il suo nome deriva dalle colorazioni delle sue pare,

simile alle sfumature del minerale salnitro. Essa si formò

naturalmente dopo un crollo avvenuto nelle latomie.

Una curiosità: dalle latomie siracusane, rimase colpito anche il

celebre poeta Salvatore Quasimodo, il quale dedicò loro un

componimento raccolto in “Erato e Apollion”, nel 1963.

Si dice che presso l’Orecchio di Dionisio, il Caravaggio ambientò il

suo olio su tela del 1608, “Seppellimento di Santa Lucia”, oggi

conservato presso la chiesa di Santa Lucia alla Badia, in Piazza

Duomo a Siracusa. (Fonte : siciliafan.it )

Alla sinistra la Grotta dei Cordari a destra la Grotta del Salnitro, Latomia del Paradiso, Parco Archeologico della Neapolis. Queste grotte sono state interamente scavate dall'uomo per l'estrazione della pietra, ad oggi la loro conformazione è stata modificata da scosse telluriche che si sono susseguite nei secoli, che hanno fatto crollare parti del banco roccioso, creando un'atmosfera unica al mondo. (Foto: Licinio La Terra Albanelli )

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---- ALLA RISCOPERTA DEI NOSTRI TESORI ALLA RISCOPERTA DEI NOSTRI TESORI ALLA RISCOPERTA DEI NOSTRI TESORI ALLA RISCOPERTA DEI NOSTRI TESORI ---- [ CIÒ CHE NON SI CONOSCIÒ CHE NON SI CONOSCIÒ CHE NON SI CONOSCIÒ CHE NON SI CONOSCIÒ CHE NON SI CONOSCIÒ CHE NON SI CONOSCIÒ CHE NON SI CONOSCIÒ CHE NON SI CONOSCIÒ CHE NON SI CONOSCIÒ CHE NON SI CONOSCIÒ CHE NON SI CONOSCIÒ CHE NON SI CONOSCECECECECECECECECECECECE ÈÈÈÈÈÈÈÈÈÈÈÈ

IL CASSARO

a strada più anca di Palermo è l’anca via de(a

“Cassaro” che oggi si chiama Corso Vi(orio Emanuele II°.

La strada venne tracciata con la creazione stessa della

ci(à da parte dei Fenici, e tagliava in due par

l'agglomerato collegando l'originario porto alla necropoli posta

subito alle spalle della ci(à.

In epoca araba divenne l'asse principale pico dell'urbanisca

araba dal quale si diramano le varie strade secondarie o darbi che

si innestavano a questa ortogonalmente e che poi vanno a

intricarsi nel territorio terminando negli aziqqa, vicoli ciechi pici

del centro ci(adino. La modifica più importante al suo tracciato si

ebbe nella seconda metà del Cinquecento, periodo in cui la ci(à è

e capitale del viceregno spagnolo.

Quando il “taglio” di via Maqueda (dal nome del viceré Bernardo

de Cardines, duca di Maqueda che ne tracciò il percorso) che,

intersecando il Cassaro divide la ci(à in qua(ro par

“Mandamen” a(uando a scala urbana un’astrazione geometrica

legata ad ideali formali di decoro e teatralità, picamente

barocche. L’intersezione tra la via Maqueda e il Cassaro danno

vita alla piazza Vigliena de(a comunemente i QUATTRO CANTI,

posta nel centro perfe(o di quella che era all’epoca, la ci(à

dentro le mura, Nel linguaggio secentesco, quest’apparato era

definito “Teatro del sole” poiché in ogni ora della giornata il sole

lo colpisce sempre in uno dei qua(ro cantoni.

Il “Cassaro”, così chiamato dagli arabi (al-qasr che significa: il

castello) subito dopo la conquista di Palermo nel 803, era in

praca il nucleo primivo della ci(à e, in linea re(a,

rappresentava la strada di collegamento tra il palazzo dei sovrani

che era posto nella parte più alta e il mare, da ovest ad est,

intersecata a spina di pesce da altre secondarie vie, inizialmente

era più corta, fini con l’allungarsi nella seconda metà del

cinquecento.

Altre fon affermano che il nome Cassaro deriva dall'arabo QaSSr

che significa tagiare ed infa� taglia in due perfe(amente la ci(à e

quindi colloquialmente doveva essere chiamata come al sha*ria al

qaSSria = la strada che taglia in due.

Lunga poco più di un chilometro e mezzo, in essa ci si trova in un

concentrato di archite(ura urbana: palazzi aristocraci, chiese,

monasteri e conven, alberghi, piazze e logge. La strada si

presenta perfe(amente dri(a da Porta Nuova a monte, a Porta

Felice quasi sul mare, presenta una leggera discesa digradante

verso il mare. Oggi durante tu(o il suo percorso troviamo molte

strade che confluiscono in essa ma solo due la a(raversano, via

Maqueda e via Roma.

FOTO: Il Cassaro, l'odierno corso Vi�orio Emanuele II° visto dal

mare. La foto è di Giancarlo Cirino

“ La Sicilia è un dono di Dio, ci sono pos1 che non 1 immagini, alla fine di una strada

1 imbaL in un anfiteatro faJo di pietra lavica, e se sali sull'Etna e vedi il mare, beh,

allora capisci perché chi conosce la Sicilia ne sia innamorato ”. Carmen Consoli

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È COME SE NON ESISTESSE È COME SE NON ESISTESSE È COME SE NON ESISTESSE È COME SE NON ESISTESSE È COME SE NON ESISTESSE È COME SE NON ESISTESSE È COME SE NON ESISTESSE È COME SE NON ESISTESSE È COME SE NON ESISTESSE È COME SE NON ESISTESSE È COME SE NON ESISTESSE È COME SE NON ESISTESSE ]]] ------------ ALLA RISCOPERTA DEI NOSTRI TESORI ALLA RISCOPERTA DEI NOSTRI TESORI ALLA RISCOPERTA DEI NOSTRI TESORI ALLA RISCOPERTA DEI NOSTRI TESORI ----

Camminando tra i palazzi di Caltagirone ecco apparire in pietra

bianca la Triscele... signora dell'Isola... lo sguardo femminile che

la rappresenta da millenni... ferle luminosa, fiera, generosa! Santuario di Tindari - Foto di Salvatore Lo Pres

Palazzo della Vicaria Palazzo della Vicaria Palazzo della Vicaria Palazzo della Vicaria

Non tu� i trapanesi sono a conoscenza che il Palazzo

della Vicaria ( Via San Francesco d’Assisi) era nato

come carcere fin dal 1655 e fu adibito a tale scopo fino

al 1965.

Tra il 1820 e il 1830 ad opera dell’archite(o La Bruna vennero

effe(uate delle modifiche. La stru(ura è abbastanza austera e

si eleva su qua(ro piani, il prospe(o è in bugnato liscio, che è

una pietra locale, sopra il grande portone si trovano qua(ro

imponen statue Telamoni, che non sono altro che delle

sculture maschili virili ad alto rilievo, impegnate come

sostegno stru(urale spesso in sostuzione di colonne.

I nostri Telamoni sono in tufo stuccato. Il portone, da

l’accesso ad un ampio atrio di forma trapezoidale che da luce

a tu� gli ambien del piano terra.

La costruzione, è stata edificata in una zona che ancamente

era occupata da un complesso di case appartenen alla

“Compagnia di Gesù”, i componen, indossavano un sacco

con un cappuccio di tela bianca con sopra un mantello rosa,

cappello e scarpe rosse. I confraterni si occupavano di portare

pane ai carcera tre volte l’anno, a Natale, l’ulmo giorno di

Carnevale e a Pasqua. Oggi, al palazzo della

vicaria ha sede l’associazione “Amici del Museo

Pepoli”, dove si tengono mol even presgiosi.

Francesco Catania

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Bimestrale (sauf Juillet - Août) di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno XVII N° 5 - Novembre - Decembre 2015

ArcheologiaArcheologiaArcheologia siciliana. Divulghiamo il nostro patrimonio storico e culturale siciliana. Divulghiamo il nostro patrimonio storico e culturale siciliana. Divulghiamo il nostro patrimonio storico e culturale

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L'EFEBO AGRIGENTINO

Ad Agrigento, al museo archeologico della città dei templi è custodito questo eccezionale reperto. Si tratta di un Efebo in pietra bianca (l'Efebo era il giovane che apparteneva alla

classe di età detta "efebìa" (in greco antico ἔφηβος). La statua è alta 102 cm. Viene considerato come uno dei capolavori simbolo della scultura greca siciliana del V secolo a.C. ed è fiore all'occhiello per l'assessorato ai beni culturali della Regione Siciliana. (Fonte: Gente di Sicilia)

Museo Archeologico di Agrigento. Teste di statuine fittili di divinità femminile con polos (copricapo). V secolo a.C.

Noi riteniamo che l’archeologia cos1tuisca una fonte primaria di conoscenze, e

quindi di cultura: essa riguarda l’Uomo in tuJe le sue manifestazioni e quindi,

come tale, rappresenta un mezzo insos1tuibile per la conoscenza di chi ci ha

preceduto, cioè di noi stessi ”. [ Vincenzo Tusa ]

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Mi è stato consigliato e dato da mio figlio Federico la lettura del testo: Italiani in Tunisia - Passato e presente di un'emigrazione di Gianturco Giovanna e Zaccai Claudia, edizione Angelo Guerini e Associati S.p.A. – Milano, novembre 2004. Le autrici sono due ricercatrici e l’opera è uno studio sociologico della migrazione “italiana” in Tunisia.

na volta una persona anziana u ‘zzu Stefanu, pace a l’anima sua, mi raccontò che era stato emigrato in Algeria. Siciliani ve ne erano tantissimi, addirittura si arrivò a contare prima della fine del XIX secolo quasi

una decina di migliaia e nella prima metà del secolo successivo a quasi 40.000. U ‘zzu Stefano mi raccontò che i Siciliani erano dediti all’agricoltura, pesca e anche costruzioni di case. I Siciliani facevano i muratori, i carpentieri, falegnami, abbianchini, elettricisti, fabbri, idraulici e tutto ciò che comprendeva l’artigianato. Ricorda che si stava bene tra Algerini e Siciliani. Se non che la mania espansionistica fascista incominciò a fare ingelosire le autorità francesi. I quali iniziarono a mettere in giro delle voci su i Siciliani che erano dei “terribili assassini mafiosi” rompendo quell’armonia di convivenza tra le due etnie fin a quando, raccontava u ‘zzu Stefano, sono stati costretti andare via e abbandonare ogni cosa. Alì Noureddine nel suo testo: Les étrangers et la justice pénale française à Sousse. Le cas de la "criminalità sicilienne" (1888-98) nel sostenere la tesi che il siciliano non è né violento né arretrato documentò ciò che i Francesi accusavano ai Siciliani: “criminali incalliti, irascibili, imprevedibili, violenti e molto pericolosi nella loro

maggioranza gli europei della Reggenza e la popolazione tunisina accettarono questa rappresentazione negativa dell'elemento siciliano. Il luogo comune del siciliano bellicoso, armato di coltello o di revolver, che uccide per futili motivi rimase fisso nel tempo”. Il pregiudizio razziale francese su i Siciliani aveva origini “italiane”. Per la repressione piemontese al Regno delle Due Sicilie il potere italiano si servì delle teorie razziste di Cesare Lombroso. E queste teorie furono il biglietto di presentazione per i Siciliani, Napoletani, Calabresi e Pugliesi che sfuggirono sia nel Mediterraneo che nelle americhe. Lombroso è stato seguito da altri teorici del razzismo: Garofalo, Ferri, Giuseppe Sergi, Luigi Pigorini, Orano, Alfredo Niceforo, Guglielmo Ferrero, Arcangelo Ghisleri e tantissimi ancora professoroni tra letterati, magistrati, psichiatri e politici. Una autentica vergogna pseudo scientifica che portò a giustificare il razzismo nazifascista nel secolo successivo. Del resto i Francesi hanno dovuto constatare una triste realtà, pur tentando di naturalizzare Francesi molti Siciliani e Italiani, nel censimento del 1926 gli Italiani contavano il 51,5% e i Francesi meno del 41% in una popolazione extra tunisina di 173.281. Della presenza italiana il 90% era composto da Siciliani. Da aggiungere un 4,8% di Maltesi. Laura Davi1, scrisse su Mémoires italiennes en Tunisie, che “la Tunisie est une colonie italienne administrée par des fonctionnaires français” (la Tunisia è una colonia italiana amministrata da funzionari francesi). I Siciliani oltre ai lavoratori, incoraggiati dal “trattato della Goletta”2, erano arrivati anche i piccoli commercianti e figure intellettuali tanto che fondarono alcune banche come la “Banca Siciliana” e vi era ormai una borgata abitata esclusivamente da Siciliani che veniva chiamata la “Piccola Sicilia”. Mentre insieme ai Genovesi e ai Toscani fondarono una camera di commercio, un quotidiano L’Unione e associazioni assistenziali. Non si fecero mancare nemmeno una loggia del Grande Oriente d’Italia, la “Concordia”, frutto della fusione di diversi gruppi operanti, con predominanza di Toscani e Genovesi, dopo il primo conflitto mondiale, con l’intento di fronteggiare la preminenza dei Francesi. Nella prima metà del XIX secolo in Tunisia vi erano presenti gruppi italici e quindi ogni etnia veniva protetta ognuna con il proprio consolato: il consolato della Sardegna, della Toscana, del Regno delle due Sicilie; consolato austriaco per i lombardi veneti e la Francia ha protetto quelli degli stati pontifici3. In realtà i Siciliani arrivavano da clandestini e l’ultima cosa che pensavano era quella di andare a chiedere aiuto al consolato borbonico, mentre era diverso per quelli oltre il Faro. Le emigrazioni siciliane verso la costa nord africana iniziarono nella prima rivoluzione separatista del 1820, continuarono con la rivolta del 1830, in maniera lieve, solo i dissidenti rivoluzionari che si erano esposti maggiormente, altri invece sono andati a Malta. Così leggiamo: “(…) è solo a partire dagli anni Venti del 1800 che si può parlare di vere e proprie ondate migratorie di esuli verso il Nordafrica (in particolare Alegria e Tunisia). Un fenomeno che

SICILIANI IN TUNISIA SICILIANI IN TUNISIA SICILIANI IN TUNISIA di di di Alphonse Doria Alphonse Doria Alphonse Doria

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coincideva con gli eventi più drammatici della lotta per l’unità”(4). In effetti i Siciliani percorrevano una storia diversa da gli italici al di la del Faro, lottavano per una autodeterminazione del proprio Popolo e una liberazione dalla propria terra da i borboni. Solo nel 1848 hanno mosso una rivoluzione indipendentista, cioè rivolta ad una confederazioni di stati indipendenti, sovrani e italici. Dopo l’impresa garibaldina dei “Mille” vi fu un vero esodo di Siciliani, con barche e barconi strapieni attraversarono il Mediterraneo all’avventura e sbarcarono in Africa, nel Maghreb. Questa storia deve fare riflettere bene a tutti i Siciliani su due punti in particolare: il primo che l’emigrazione da una sponda a l’altra non deve avere nessun pregiudizio di nessun genere, a maggior ragione oggi che culturalmente si è più evoluti; il secondo punto è quello di meditare sugli effetti nefandi che causò l’unità di Italia ai Siciliani dagli albori sino ad oggi. Comunque le stime dei flussi emigratori dalla Sicilia al Maghreb non sono mai perfette e tutte per difetto essendo per lo più clandestini. La storia non cambia prendiamola come monito. I Siciliani in Tunisia hanno convissuto con la popolazione indigena in maniera più fortunata dell’esperienza d’Algeri. Considerato che hanno lavorato come artigiani, oltre ad integrarsi nel lavoro lo hanno fatto nella vita. Soprattutto nella Medina. In fondo il Siciliano era più vicino al Tunisino che ad un Italiano continentale. Come chiarisce anche un intervistato dell’inchiesta Amalia: “Non è un fatto geografico solamente”(5). Da appena dopo l’unità italiana, giunsero dal trapanese, palermitano e agrigentino, oltre dalle isole Pantelleria e Lampedusa ed insieme anche ad alcuni Maltesi, e abusivamente incominciarono a costruire la “Piccola Sicilia”, conosciuta anche come la “Petite Sicile” chiamata anche “La Goulette” divenuta una città balneare alla periferia di Tunisi. La Goletta chiamata così perché nasce nei pressi dove vi è una strozzatura formando un canale di 28 metri che comunica la laguna di Tunisi al mare (“gola”). In breve tempo da un piccolo villaggio abusivo di case basse divenne una cittadina moderna con palazzine, banca, ospedale. La testimonianza di Giacomo Moreno nel libro ci mette a conoscenza che agli inizi del XX secolo si sono inaugurati teatri di prosa, musica, varietà, ricorda il tetro in lingua siciliana con Angelo Musco, protagonista eccellente, “e persino tre teatri siciliani dell’Opera dei Pupi”6 . Una figlia di quei Siciliani della Piccola Sicilia è la celeberrima Claudia Cardinale nata nel 1938, definita in maniera unanime dalla stampa internazionale “la donna più bella del mondo”. I suoi genitori sono nati a La Goletta figli di emigrati da Gela e da Trapani, dove la Cardinale negli anni 50 visse da i suoi parenti per qualche anno. Claudia Cardinale, oltre al

francese, l’arabo e l’italiano, parla molto bene anche il siciliano. Nella figura sotto Claudia Cardinale in una scena del celeberrimo “Il Gattopardo” – 1963 di Luchino Visconti nel ruolo di Angelica, con Alain Delon, Tancredi e di spalle Burt Lancaster nel ruolo del Principe Don Fabrizio di Salina. Il testo in questione è una visione lucida per potere comprendere “il ruolo delle comunità dei migranti nei processi di costruzione nelle nazioni moderne”7. Comunità che nascono, persistono o scompaiono ma determinano in un certo modo lo sviluppo della nazione ospitante. L’opera riflette su ciò che è il concetto di civiltà proponendo n’analisi dello storico Fernand Braudel su quella “occidentale” che comprende le americhe, l’Europa con Russia compresa. Così come le americhe comprendono: Stati Uniti d’America, Sud America, Canada, Messico eccetera, anche l’Europa si suddivide nelle civiltà di ogni popolo che ne fa parte “e ognuna di queste civiltà nazionali si distingue a sua volta in ‘civiltà’ ancora più ristrette: Scozia, Irlanda, Catalogna, Sicilia, Provincie basche, eccetera (…)” 8. Continua Brandel che queste civiltà non sono immobili perché “vengono attraversati in tutti i sensi”. Cosa è successo alla civiltà siciliana? Io direi che fino ad oggi ha avuto una adattabilità superiore alle altre civiltà. Nonostante gli sforzi di propaganda e di condizionamento che ha subito negli ultimi 160 anni ancora si evidenzia la caratteristica della sicilianità come entità, “sicilianizzando” tutto ciò che è arrivato come condizione. Cosa ne traiamo fuori da Italiani in Tunisia che, nonostante l’etnie italiane in Tunisia “erano compresenti (…), legate tra di loro da comuni interessi locali e personali”, non provavano alcun legame di sentimento nazionale. Così si attesta: “L’identificazione con l’Italia, come nazione, si limitava alla sola borghesia illuminata; mentre per la stragrande maggioranza degli immigrati appartenenti alle classi popolari, essa aveva uno scarso significato”9. Ora bisogna leggere la storia con occhi liberi da qualsiasi condizionamento propagandistico, senza revisionare, ma costatare solamente. Come precisano gli Autori nel testo, il senso della parola “diaspora” non può essere applicato alla nazione Italia, perché non vi è questo sentimento, mentre può essere applicato in tutto il suo significato per quanto riguarda la nazione Sicilia, sia per la stragrande maggioranza sia per il riconoscersi come etnia, come Popolo. “Inoltre, la definizione tradizionale di diaspora è legata all’abbandono traumatico della patria (nazione di appartenenza) per motivi di persecuzione politiche, religiose oppure culturali”10 E’ ciò che è successo al Popolo Siciliano dopo la presenza piemontese nella sua Terra, iniziata come una liberazione e tramutatesi con un autentico inganno oppressivo con persecuzione politica, culturale e oppressione sociale.�

(1a parte –continua) ———————————————— ⇒ (1) Nata a Milano nel 1968 è esperta in emigrazioni. ⇒ (2) Firmato l’8 settembre del 1868 l’Italia veniva considerata nazione favorita per gli interscambi commerciali ed economici.

⇒ Pagina 28 ⇒ (4) Pagina 31 ⇒ (5) Pagina 27 ⇒ (6) Pagina 35 ⇒ (7) Pagina 12 ⇒ (8) Pagina 12 nota 4 ⇒ (9) Pagina 14 ⇒ (10) Ibidem

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STORIE E VECCHIE USANZE DELLA NOSTRA TERRA

Natale in Sicilia: viaggio gastronomico nella Natale in Sicilia: viaggio gastronomico nella Natale in Sicilia: viaggio gastronomico nella Natale in Sicilia: viaggio gastronomico nella Natale in Sicilia: viaggio gastronomico nella Natale in Sicilia: viaggio gastronomico nella Natale in Sicilia: viaggio gastronomico nella Natale in Sicilia: viaggio gastronomico nella Natale in Sicilia: viaggio gastronomico nella Natale in Sicilia: viaggio gastronomico nella Natale in Sicilia: viaggio gastronomico nella Natale in Sicilia: viaggio gastronomico nella storia culinaria dell’Isolastoria culinaria dell’Isolastoria culinaria dell’Isolastoria culinaria dell’Isolastoria culinaria dell’Isolastoria culinaria dell’Isolastoria culinaria dell’Isolastoria culinaria dell’Isolastoria culinaria dell’Isolastoria culinaria dell’Isolastoria culinaria dell’Isolastoria culinaria dell’Isola

La cena di Natale è un omaggio alla secolare tradizione siciliana, rispettata anche dai sostenitori della nouvelle cuisine sicula che vuole rivedere i piatti tipici, interpretandoli in modo nuovo. Tanti i piatti nelle più gustose versioni,

da Catania a Ragusa, da Trapani a Modicaaaa

didididi Liliana Rosano Liliana Rosano Liliana Rosano Liliana Rosano

STORIE E VECCHIE USANZE DELLA NOSTRA TERRA

essuno può sottrarsi alla cena e al pranzo di Natale in Sicilia. È un’istituzione vera e propria. Un appuntamento di cui le donne di casa cominciano a parlare già un mese prima.

E le vedi adoperarsi nella scelta del baccalà da comprare, per consacrarlo poi alla frittura con olive o condirlo con il limone per un’insalata da antipasto. Il rito, che si ripete da anni, anzi da secoli, è un viaggio gastronomico che affonda le radici nella storia della cucina siciliana. Quella che ci hanno lasciato in eredità greci, spagnoli, francesi e arabi. Ecco perché il menù natalizio siciliano, pur avendo degli immancabili piatti comuni da Trapani a Catania, varia di provincia in provincia. Anzi, spesso di paese in paese. La cena di Natale è un omaggio alla tradizione siciliana vera, rispettata anche dai sostenitori della nouvelle cuisine sicula che vuole rivedere i piatti tipici, interpretandoli in modo nuovo, alleggerendoli.

Le famiglie, numerosissime, si riuniscono intorno ad una tavolata unica, imbandita a festa. A Catania, nella parte orientale della Sicilia, il via alla lunga notte che sembra non finire mai, lo danno le crispelle con ricotta e acciughe e quelle di riso e miele. Le crispelle vanno rigorosamente fritte, devono galleggiare nel grande padellone con olio. Il loro profumo, nelle strade, nelle case, è un segno indelebile nell’iconografia olfattiva siciliana. Le crispelle di riso dette "dei Benedettini" sono dei tipici dolci fritti catanesi. Sembra che a realizzare questo dolce siano state per prime le suore benedettine del convento di Catania

nel XVI secolo, come risulta da antichi testi di cronisti catanesi. Questa preparazione sembra avere anche un antenato più economico: il pane col miele. Quando anticamente si diceva "Cc’è-mmeli,… cc’è-mmeli...!", lo si diceva per partecipare alla venuta al mondo di un neonato, per cui quale cosa migliore farlo a Natale con conseguente distribuzione di fette di pane spalmate con miele? Regina indiscussa della tavola natalizia è la scacciata, con la sua variante di scaccia nel Ragusano e Modicano. Forse non erano nemmeno esclusività della gastronomia di strada, anzi c'è a Catania chi sostiene che le scacciate siano nate in casa e che solo quando furono demolite le vecchie cucine

provviste di forno a legna, cioè quelle delle case nobili e borghesi, le scacciate siano scese in strada. Per i sostenitori dell'origine nobile, le Scacciate non nascerebbero quindi cibo popolare, è probabile che siano invece le eredi di nobili torte salate, dei pastizzi, dei timballi, magari un tempo preparate per rifocillare nobili e borghesi in gita in campagna. Non sarebbe un caso raro, è tanta la gastronomia tradizionale, oggi popolare, che un tempo era appannaggio delle classi più abbienti e dei conventi. Un esempio per tutti: la messinese Mpanata di piscispada. Non è quindi un caso che all'aristocratica pasta frolla, o ad una pasta sfoglia, si sia sostituita la popolare pasta di pane. C’è la scacciata con cavolfiori affogati nel vino, arricchiti di

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aglio tritato, olive nere, primosale, acciughe, e pepe; una scacciata di cipolle, con cipollotti scalogni, acciughe, pepe e olio; una Scacciata di broccoli con broccoletti lessi e saltati in padella con aglio tritato, tuma, olive nere, acciughe, pepe e olio. Tutte varianti che sono rimaste usatissime fino ad oggi. Un altro “pezzo forte” della cena natalizia è la zucca rossa fritta con olive e i broccoli affogati con vino e olive nere. Si aggiungono poi la caponata, i formaggi tipici siciliani come il piacentino ennese, la tuma, il pecorino siciliano, la ricotta, il salame dei nebrodi, quello di suino nero. A fine cena, ormai stanchi ma appagati, quando il vino rosso dell’Etna ha sposato felicemente le possibili e inimmaginabili variazioni, si fanno quattro chiacchiere davanti alla varietà di frutta secca: mandorle tostate, noccioline del Nebrodi, semi di zucca, pistacchio di Bronte. C’è spazio però per il brindisi di mezzanotte. La tradizione vuole che sia il panettone classico, quello con frutta secca e canditi, sebbene non proprio appartenente alla tradizione siciliana, a presenziare le ultime ore prima della capitolazione finale. I dolci tipici siciliani, si riservano uno spazio nel giorno di Natale, quando oltre agli avanzi della sera precedente, si aggiungono le lasagne al ragù o agli spinaci, il pollo ripieno, l’arrosto con contorno. C’è chi preferisce anche la variante con carne di pesce, come il pesce spada. Ma a Natale, nel pranzo più classico che ci sia, quello siciliano, i protagonisti sono i dolci. Cassata, cassatelle, cannoli, torrone sono i sempre eterni rappresentanti del

patrimonio dolciario siciliano. A questi si aggiungono i dolci tipici del Natale: il buccellato, i nucatuli, la cubaita e i mostaccioli. Il cucciddatu come viene chiamato in dialetto siciliano il buccellato, è un impasto di pasta frolla, steso a sfoglia non sottile e farcita con un ripieno di fichi secchi, uva passa, mandorle, scorze d'arancia o altri ingredienti che variano a seconda delle zone in cui viene preparato, poi chiusa e conformata in vari modi, spesso a forma di ciambella. Il ripieno di mandorle è costituito da un impasto di mandorle pelate, zuccata (zucca candita) e gocce di cioccolato. Il ripieno di fichi, più tradizionale, è invece costituito da un impasto di fichi secchi, frutta candita e pezzetti di cioccolato.

Il buccellato casereccio viene solitamente ricoperto di glassa, quello prodotto in pasticceria è ricoperto di zucchero a velo o di frutta candita. Di tradizione araba, come quasi tutta la pasticceria siciliana, i nucatuli derivano dalla parola araba nagal che vuol dire noce. Sono a forma di S, aperti sulla superficie, da cui esce la farcia, un impasto variabile di fichi secchi, uva passa, miele o mosto cotto, noci o mandorle, scorza d'arancia o limone e aromi.

Uno dei dolci preferiti dallo scrittore siciliano Andrea Camilleri, la cubaita, torrone tradizionale siciliano, dalle antichissime origini arabe (è araba la parola qubbiat che significa mandorlato) è un t r ionfo d i mandor l e , pistacchio, miele, cioccolato. Camilleri la descrive così: La

cubaita è semplice e forte, un dolce da guerrieri, lo devi lasciare ad ammorbidirsi un pochino tra lingua e palato, devi quasi persuaderlo con amorevolezza ad essere mangiato. Ti invita alla meditazione ruminante. Rende più dolce e sopportabile l’introspezione che non sempre è un esercizio piacevole. Alla dolcezza del miele mischia l'“amarostico” delle mandorle tostate e il ricordo del verde attraverso il pistacchio. Diventa così una sorta di filosofia del vivere. Ma non finisce qui. A chiudere il pranzo di Natale ci sono i vini dolci siciliani come il passito di Pantelleria, il moscato di Siracusa. Quando tutto sembra essere finito e il corpo e la mente sembrano aver ritrovato ristoro e pace, i siciliani si ritrovano ancora la notte del 25 dicembre per consumare insieme, stanchi ma non vinti, gli avanzi di due giorni interminabili dove sapori, tradizioni, atmosfere uniche sopravvivono e si tramandano negli anni. �

(Fonte: La Voce de New York)

Pi Natali e Pi Natali e Pi Natali e Capurannu Capurannu Capurannu mancia sanu, mancia sanu, mancia sanu, accatta e riàla accatta e riàla accatta e riàla sicilianu.sicilianu.sicilianu.

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RECENSIONIRECENSIONIRECENSIONI

Buona scuola o scuola ule? Navi digitali o studen svoglia? E ancora: la

dida�ca serve ancora? Che differenza c’è tra educazione e istruzione? Ma

il libro serve ancora? Di carta?

Sono solo alcune domande che si è posto l’autore e per la quali ha provato

a dare risposte e soluzioni a un tema sempre diba(uto e mai seriamente

affrontato.

La proposta del premier Renzi di una “Buona Scuola” è stata lo spunto da

cui ha tra(o l’ispirazione per mescolare le sue conoscenze ed esperienze di

genitore (sopra(u(o), di agente editoriale, di marito di una prof, e di

giornalista.

Ne è venuto fuori uno spaccato della scuola italiana molto realisco;

descri(o con il taglio della narrazione pura per offrire, a chiunque voglia

leggerlo, la chiave di le(ura di uno sfacelo e qualche possibile rimedio per

cercare di salvare il salvabile. Non ha la pretesa di offrire spun per una

riforma della scuola, ma si augura di potere dare un piccolo (anche minimo)

contributo per migliorarla.

E’ possibile ricevere il libro versando un contributo volontario (minimo 5

euro) sul conto corrente CBC: IBAN BE07 1911 2148 3166 - BIC: CREGBEBB

intestato a Catania Francesco Paolo specificando nella causale “Buona

Scuola”.

LO SAPEVATE CHE …

Francesco Salamone – Un Siciliano alla disfida di Barletta

Tra i tredici cavalieri che nel febbraio del 1503 presero parte alla storica disfida di Barletta c’era anche un siciliano ovvero Francesco Salamone. Salamone era nato a Sutera in provincia di Caltanissetta, città da dove, ancora giovane, fu costretto ad allontanarsi per avere gravemente ferito il componente di un’altra famiglia del posto con la quale pare non ci fossero proprio buoni rapporti. Il suo carattere un pò guascone lo portò presto a diventare un soldato di ventura impegnato per lungo tempo e con onore in diverse battaglie. Il suo nome è ricordato in una lapide nella chiesa di Santa Maria della Minerva di Roma ed ovviamente a Sutera dove i suoi concittadini nel 1903 gli dedicarono anche qui una lapide per elogiarne il coraggio e le gloriose gesta. Ma Sutera val bene una visita anche per il suo panorama e per le opere d’arte che qui è possibile ammirare; fra queste vi consigliamo l’antico Santuario di San Paolino sull’omonimo monte, probabilmente risalente al periodo musulmano; e poi,

tra le altre cose, anche il quartiere arabo del Rabato dove sorge la chiesa madre e che ogni anno, nel periodo natalizio, fa da naturale scenografia al suggestivo presepe vivente. Sutera dista circa 104 km da Palermo; e vi si giunge proprio attraverso la SS.189 Palermo-Agrigento imboccando successivamente il bivio con la strada provinciale 20bis.

Nando Cimino (fonte: siciliafan.it)

AIR SICILIA, nel 1994, è stata la prima compagnia aerea siciliana Low Cost, con prezzi circa un quarto di quelli che fino a quel momento Alitalia estorceva per farci viaggiare. Il Siciliano Crispino, partendo dalla sua Caltagirone, aveva creato un modello per un intero settore che di lì a poco sarebbe decollato distruggendo il predominio delle compagnie di bandiera, non solo in Italia.

AIR SICILIA l'hanno fatta fallire... Il motivo? Essendo la Sicilia una colonia italiana non poteva avere una sua compagnia di bandiera come se fosse una Nazione. Sic et simpliciter !!!

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REGALATI E REGALA UN ABBONAMENTO A UN TUO AMICO O PARENTE

Abbonamento ordinario: 20 € (Belgio); Altri Paesi europei: 40 €

Abbonamento sostenitore: versamenti volontari

Puoi versare la somma sul conto corrente CBC: IBAN : BE07 1911 2148 3166 - BIC: CREGBEBB intestato a Catania Francesco Paolo specificando nella causale “abbonamento a L’ISOLA”

DAI VOCE ALLA SICILIA: ABBONATI E FAI ABBONARE CHI HA A CUORE LA PROPRIA TERRA !!!

AVIS AUX ABONNES : PRIERE DE RENOUVELER VOTRE ABONNEMENT A TEMPS. MERCI

Riflessioni

n professore mostra una banconota

da 50,00€ e chiede ai suoi alunni: A

chi piacerebbe avere ques 50,00€?

Gli alunni alzano la mano.

Stropiccia la banconota e chiede: La

desiderate ancora?

Le mani si alzano nuovamente.

Bu(a a terra la 50,00 Euro e ci salta sopra

a piedi uni e ripete: Anche adesso la

volete ancora?

Gli alunni tornano ad alzare la mano.

A questo punto gli dice: Amici miei, avete

appena appreso una lezione!

Poco importa cosa ho fa(o a questa 50,00

€, tanto la volete sempre perché, qualsiasi

cosa gli faccia, il suo valore non cambia.

Vale sempre 50,00€. Molte volte nella

vostra vita, verrete offesi, ripudia dalla

gente e scherni. Crederete di non valere

più nulla, ma il vostro valore non sarà

cambiato, chi vi conosce bene sa quanto

valete.

Anche quando non siamo nel pieno delle

nostre facoltà, e sembra che il mondo ci

crolli addosso, il nostro valore rimane lo

stesso.

FORSE NON TUTTI SANNO CHE ...

“Solo chi è dovuto par1re conosce il dolore di trovarsi lontano dalla sua terra, solo

chi è emigrato apprezza il valore di quello che si è perduto, anche se ci ritorna per

le vacanze ci si sente come avere perduto una gioia che non si potrà più condividere tuL i

giorni”. [Pablo]

Diario di un ragazzo di campagna

"Un padre ricco, volendo che suo figlio sapesse che significa essere povero, gli fece

passare una giornata con una famiglia di contadini.

Il bambino passò 3 giorni e 3 no� nei campi.

Di ritorno in ci(à, ancora in macchina, il padre gli chiese:

- Che mi dici della tua esperienza ?

- Bene – rispose il bambino

Hai appreso qualcosa ? Insiste(e il padre

1 – Che abbiamo un cane e loro ne hanno qua(ro.

2 – Che abbiamo una piscina con acqua tra(ata, che arriva in fondo al giardino. Loro

hanno un fiume, con acqua cristallina, pesci e altre belle cose.

3- Che abbiamo la luce ele(rica nel nostro giardino ma loro hanno le stelle e la luna

per illuminarli.

4 – Che il nostro giardino arriva fino al muro. Il loro, fino all’orizzonte.

5 – Che noi compriamo il nostro cibo; loro lo colvano, lo raccolgono e lo cucinano.

6 – Che noi ascolamo CD... Loro ascoltano una sinfonia connua di pappagalli, grilli e

altri animali...

...tu(o ciò, qualche volta accompagnato dal canto di un vicino che lavora la terra.

7 – Che noi ulizziamo il microonde. Ciò che cucinano loro, ha il sapore del fuoco lento

8 – Che noi per proteggerci viviamo circonda da recin con allarme... Loro vivono con

le porte aperte, prote� dall’amicizia dei loro vicini.

9 – Che noi viviamo collega al cellulare, al computer, alla televisione. Loro sono

collega alla vita, al cielo, al sole, all’acqua, ai campi, agli animali, alle loro ombre e alle

loro famiglie.

Il padre rimane molto impressionato dai sen1men1 del figlio. Alla fine il figlio

conclude: - Grazie per avermi insegnato quanto siamo poveri !

Ogni giorno, diven1amo sempre più poveri perché non osserviamo più la natura!!!"

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"Le ricette di Tano"

Lo chef Gaetano Costanza propone un menù completo, dall'antipasto al dolce, per portare a tavola i più buoni piatti della nostra tradizione.

ANTIPASTO

COZZE CON IL "SUMMARIGHIU" (VINAIGRETTE)COZZE CON IL "SUMMARIGHIU" (VINAIGRETTE)COZZE CON IL "SUMMARIGHIU" (VINAIGRETTE)

Ingredienti: 1 chilo di cozze freschissime, 2 limoni, prezzemolo tritato. Preparare la salsina con olio, aceto, sale, pepe e succo di limone. Preparazione: Lavate le cozze sotto l'acqua corrente e mettetele in un tegame, sul fuoco a fiamma bassa, per farle aprire. Quando si apriranno, scolatele, togliete la metà del guscio vuoto e sistematele con l'altra metà in un piatto da portata. Cospargetele di prezzemolo e succo di limone e servitele. PRIMO

PASTA CON ZUCCHINE E MELANZANE E PASTA CON ZUCCHINE E MELANZANE E PASTA CON ZUCCHINE E MELANZANE E POMODORINI (PASTA DU VIDDRANU)POMODORINI (PASTA DU VIDDRANU)POMODORINI (PASTA DU VIDDRANU)

Ingredienti: 1 zucchina, 1 melanzana, 15 pomodori datterini, basilico o origano quello che piace. Sale, pepe, 320 grammi di pasta corta Preparazione: Metto a scaldare la piastra. Nel frattempo taglio a fette per il senso della lunghezza sia la melanzana che la zucchina. Quando la piastra è ben calda, tolgo il coperchio e metto le fette di verdura. Se sottili basta un minuto per parte. Una volta pronte le taglio a listarelle. Prendo la padellina e metto le listarelle di verdura a freddo, insieme ai datterini tagliati in quattro, poco sale, pepe nero ed origano o basilico. Cuocio a tegame coperto per circa 10 minuti, a fuoco bassissimo. Nel frattempo ho già messo la pentola sul fuoco, piena di acqua salata. Una volta raggiunto il bollore, verso la pasta, aspetto che riprenda il bollore, incoperchio, do un mezzo giro al coperchio in modo che si sigilli e poi spengo il fuoco. Aspetto i minuti indicati sulla confezione della pasta, apro, scolo ed ho una pasta cotta perfettamente, pronta da condire con le verdure. Finisco il piatto con parmigiano reggiano grattugiato e olio.

SECONDO

INVOLTINI DI MELANZANE ALLA SICILIANAINVOLTINI DI MELANZANE ALLA SICILIANAINVOLTINI DI MELANZANE ALLA SICILIANA

Ingredienti: 2 melanzane di media grandezza, 200 grammi di pangrattato, 5 filetti d’acciuga sott’olio, 2 cucchiai di pecorino grattugiato, 100 grammi di primosale non stagionato a dadini, 1spicchio di aglio, 500 ml di salsa di pomodoro, 50 grammi di uvetta, 50 grammi di pinoli, 1 ciuffo di basilico e/o menta, olio qb, sale e pepe qb Preparazione Lavate le melanzane, tagliatele a fette, cospargetele di sale e mettetele in un colapasta, perderanno la loro acqua di vegetazione. Oppure c’è anche un’altra teoria per far sì che durante la frittura non assorbano troppo olio, ovvero quella di metterle a bagno con dell’acqua salata, asciugarle accuratamente con un panno e immergerle nel fondo di una padella nell’olio caldo. Scolate le melanzane appena fritte in un vassoio con della carta assorbente, tamponandole per asciugarle bene dall’olio, mettete da parte. Soffriggete l’aglio con un poco d’olio e fate sciogliere i filetti d’acciuga. Unite metà della quantità indicata di salsa, pinoli e uvetta, salate, pepate e lasciate andare per qualche minuto. Togliete dal fuoco, scartate l’aglio e cominciate a unire poco alla volta il pangrattato, che asciugherà tutta la base trasformandosi in un ripieno consistente. A questo punto unite al ripieno, il pecorino grattugiato, il basilico/menta finemente tritati, aggiustate di sale e

pepe e unite i dadini di primosale in precedenza tagliato. Prendete le fette di melanzana, poggiatene una su un tagliere, mettete un poco di farcia di pangrattato e chiudete la fetta arrotolando. Disponete gli involtini uno accanto all’altro in una teglia e non appena sarà completa coprite gli involtini con il resto della salsa. Infornate a 200 gradi per 10 minuti o fino a quando non risulteranno dorati e il formaggio si sarà sciolto DOLCE

CIAMBELLONE BIGUSTO

Ingredienti (dosi per 4 persone): 300 grammi di farina 00; 200 grammi di zucchero semolato, 100 grammi di burro, 1 bicchiere di latte, 3 uova intere, 3 cucchiai di cacao amaro, un pizzico di sale, 1 bustina di lievito per dolci. Preparazione: In una ciotola sbattete le uova con lo zucchero, poi unite il burro fuso, mescolate bene fino ad avere un composto spumoso e soffice. Setacciate la farina con il lievito e incorporateli gradualmente al composto di uova, man mano aggiungete il latte e un pizzico di sale, continuate a mescolare. Imburrate una teglia da ciambella e mettete anche un velo di farina, versate metà composto e poi in quello rimasto versate il cacao setacciato (io di solito ne metto abbastanza, tipo 5 cucchiai, ma 3 vanno pure benissimo). Mescolate bene e se occorre aggiungete qualche cucchiaio di latte. Versate il composto al cioccolato sopra quello bianco e con la forchetta fate delle "plisettature". Cuocete la torta a 180 gradi per circa 30 minuti. Quando la torta sarà pronta, sformetela su un piatto da portata e servitela. Se volete potete aggiungere un pò di zucchero a velo.“

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