L'isola d'oro 3

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Dalla lettura del testo Un’isola d’oro “ di A. Di Marcantonio all’analisi attuale di Orte

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Dalla lettura del testo “ Un’isola d’oro “ di A. Di Marcantonio all’analisi attuale di Orte

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IL CENTRO STORICOIL CENTRO STORICOsguardo generale e panoramicasguardo generale e panoramica

… a tu per tu col mondo, dunque, la bicocca: sopra un ampio poggio di tufo, secondo la regola delle città etrusche; adagiata tra il Tevere e la strada ferrata…

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….contornata, a rispetto, da colline e collinette ridenti e da piane fruttifere per terra alluvionale, ricche d’alberi, specie d’olmi e di pioppi…..

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…bicocca affumicata, perché da tremila anni le case stanno arroccate su quel tufo, e il tempo vi ha lasciato una patina ch’è indice di magnanimi lombi.

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…Ma presto le case di nuovo ingrigiscono, quasi sollecitate da un antico pudore che mal tollera il rosa acceso e villereccio gettato loro addosso….

….Qualche macchia d’intonaco viene ivi mortificata dal cachinnìo catarroso degli antichi tufi sdentati e, trascolora e si sgretola e si annulla quasi più per resipiscenza che per paura.

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…L’inizio della primavera è sempre un momento critico per la campagna. Cosa

cova sotto la nebbia che ogni notte avvolge il tufo e ricopre la valle e, fino

al dorso, le colline?....

…la bicocca è intrisa d’umidità e le stille che i tufi e le vecchie mura colano

sono forse sudore freddo nell’ansiosa aspettazione…..

….L’attesa dura qualche settimana. Poi se tutto va bene prende sopravvento il

sole. Le piogge sotto questa regia diventano miracolose. La primavera

trasforma allora il paesaggio e gli umori degli uomini. Maggio farà i capricci

ma li regolerà il sole. Una primavera piena di colori e di fiori….

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…Le stoppie s’impolverano e il grano pneumatico imbiondisce. Arriva sua maesta il giallo…..

…Giallo e sole. Due forze che hanno un profumo pulito e robusto. Giallo, tanti gialli con tanti soli per ogni luogo e ora..

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…Il giallo chiama il rosso: di rose di gerani di zinie. Un rosso discreto. Quello audace scoppia a luglio ed il rosso dei pomodori, anzi delle conserve sbracate sopra le tavole a bruciarsi al sole. Tavola vicino a tavola, quei rettangoli rossi in mezzo al giallo sembrano, dall’alto della rocca, aiuole di fuoco.

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…Il riverbero del sole d’estate cerca però con insistenza la strada ferrata e gli scali ferroviari….

..I carri merci in sosta, bollenti, sembrano rassegnati a non muoversi più. E dopo che l’accelerato è ripartito, il silenzio delle cose rimaste, sempre ferme grottescamente ferme fra tutti quegli apparati magnetici e automatici, quel silenzio riempito solo di sole mette così a nudo la solitudine che si vorrebbe scoccasse dalle cabine elettriche la scintilla per un incendio, una volta tanto, per accendere anche e finalmente la tristezza del cuore.

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…Dentro la bicocca il sole trapassa anche gli archi. Chi è bravo a traversar la piazza senza toccare il sole? Di luglio questo era il più difficile gioco di pazienza. Piazza vuota, gatti addormentati, cantine fresche, trebbiature sudate e polverose……

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…Il passaggio dal giallo fuoco ai verdi delle vendemmie e ai mostri rugginosi è guidato dall’autunno sornione, che si piglia sempre un anticipo con l’abilità di un vecchio sensale….

…Le vie dei vicoli le case s’impregnavano per due mesi buoni degli odori mielati e vesposi dell’uva ammucchiata nei bigonci e del mosto, acuto fin nei rigagnoli d’acqua delle cantine alle strade con macchie di violetto cupo, di ciclamino, di color sangue raggrumato.

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…Era il tempo dell’agguato, un gioco di guardie e ladri esteso e complicato sopra tutta l’area dell’abitato urbano, e quindi condotto con regole adatte; gioco che durava molte ore per una sola tornata. In quelle ore la bicocca era nostra……

…Un carosello sportivo, l’agguato, interno a mura ferme, a vecchie donne ferme sulla soglia di casa, incartapecorite, personaggi di tufo, a ripetere una parte antica; intorno a uomini lenti davanti ai tini, nelle botteghe e nelle officine.

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…Mai più l’adulto farà l’amore con la propria terra fino a carezzarla con le mani, a occhieggiare dagli angoli i bidoni fioriti di zinie sopra i davanzali, a cantarle serenate di notte, a piangere quando dovrà lasciarla anche per poco; e tanto meno riuscirebbe a risentire il sangue della nobile Etruria scorrere nelle arterie della vecchia patria…..

…L’uomo fatto è più incline in certi frangenti ai ricordi, a rimpianti meditati…..

..L’adulto in queste segrete esercitazioni sovrappone poi al ricordo la fantasia, per risognarlo, ma non vuol sperare di riviverlo, per paura che si sciupi….

Per altro, l’adulto che non vuol sperare di rivivere i ricordi che ama e custodisce nel cuore, è turbato qualche volta, specie durante i ritorni tra le vecchie mura, da crisi profonde. Egli guarda, e gli accade di pensare che i suoi sogni segreti sono financo ridicoli, perché tutto è diverso, rimpicciolito, raggrinzito, sgretolato, vecchio, banale. Meglio far le lontananze……

…Il reale eccolo qui, lo tocchi, non c’è che dire. Lo tocchi, e che vuoi di più? Ma è raggelante. La bicocca, dentro cui il nostro uomo si sente in questi momenti critici straniero, e dove circolano facce sconosciute o invecchiate, banali, dissociate dai tufi nobili e sdentati, è una vecchia bacucca che si tinge i capelli e le labbra e impiastra le pellancica di polvere di riso……

L’adulto che torna, quando entra in crisi e diventa montagnardo e non riesce in questi momenti a rendersi conto che gran parte del suo disagio è dovuto all’impressione che lo scenario, il suo scenario, sia mal tenuto e che i personaggi odierni non vogliano badare o pare che non vogliano badare, come faceva lui, ad un mondo che gli è sembrato fino a ieri, pur con tutte le contraddizioni e tutte le miserie, valido oltre che suggestivo, finisce col cercare rifugio entro la vecchia casa della famiglia……

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...Ho occhi e orecchie aperti e nessuno riesce a farmela. In risposta, tutti i colori e tutti gli odori della buona terra salivano fin sopra gli oleandri dei frati e si adagiavano sul bosco e intorno al mio naso…

… E proprio allora comincio a suonare il campanone del Duomo. E verificai che il timbro del ricordo non era affatto inventato, soltanto un poco amplificato.

… Aperti gli occhi, osservai. Mi alzai in piedi e verificai meglio: a destra e a sinistra, lungo lo stradone, vidi, reali, i monumenti del Baciocio. Corsi verso di loro, li toccai. Stavano davanti al sole e all’Isola d’oro gloriosi e trionfanti, e l’Isola rigogliosa rifrangeva sulla valle e verso l’azzurro dei raggi del sole.

… Il mondo cammina, i tempi cambiano e sono cambiati……Intanto, mentre dura questo dormiveglia di una spiritualità trimillenaria, pare, e

non è poco, che in mezzo al maremagno dove galleggiano i forzuti dei centri di potere e gli attivisti della benzina e del nuovo gusto, ci sia ancora posto per un’isola dove si possa pensare ed esprimersi, camminare e, perché no, progredire in continuazione di libera umanità.

…Mi sistemai sopra la terrazzetta della Chiesa della Trinità e guardai davanti a me e tutt’all’intorno l’Isola. Dove stava la muffa? Dalla Toscana all’Umbria verde l’orizzonte era riboccante di luce e sull’Isola i gialli e i rossi erano accesi caldi vivi come allora. E le mura ne erano fuse come le menbra di una giovane e bella donna in amore. L’isola d’oro del frate forlivese, intatta prosperosa ridente…

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LA CATTEDRALELA CATTEDRALE

…Con il Duomo e le case che irregolarmente lo delimitano, la piazza di Santa Maria, il forum, fa quartiere a sé. E’ una piazza piccola, rimpicciolita dalla faccia troppo alta, troppo larga e troppo bianca del Duomo che la sovrasta e quasi per metà la occupa con la bianca scalinata.

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…La precedente sobria facciata di mattoni si intonava meglio con il resto che non presenta pregi speciali di architettura….

…In un ambiente raccolto, alle vecchie case all’intorno e soprattutto all’antica fontana che al centro della piazza costituisce il pezzo più caratteristico.

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…Qualche bel pezzo, come le case degli alberti, il palazzo del Municipio di stile borrominiano, qualche villa nei dintorni, sono di mano forestiera. La larga perfetta scala a chiocciola a tre alti piani della casa avita è del Vignola, che non disdegnava costruire nei piccoli centri

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…La larga perfetta scala a chiocciola a tre alti piani della casa avita è del Vignola, che non disdegnava costruire nei piccoli centri….

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…Il pezzo più antico della piazza è la fontana. Sta nel mezzo e sottoterra. Le tre bocche di leggerissima acqua si offrono copioso e fresche a chi discende i quindici scalini. Ivi giunti, la sorpresa non sta però nella pietra antica e stemmata da cui scaturisce l’acqua, bensì nelle vasche lunghe e muschiose che d’ambo i lati si perdono fin sotto la chiesa, verso le tombe ripiene d’ossa.

… Le donne vi si recavano con brocche di coccio che, sebbene pesanti, venivano portate senza apparente sforzo sopra la testa, appoggiate ad uno straccio arrotolato (la torcella). Le mani soccorrevano raramente quei giochi d’equilibrio, peraltro disinvolti e spesso civettuoli.

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…Nella mia infanzia le mattinate delle domeniche di primavera erano tutte piovose. L’acqua veniva giù luminosa perché era pioggia di nuvolaglia e il sole, dietro, non si teneva lontano.

…..la pioggia chiara, i riflessi verde chiari di tutti quegli ombrelloni che coprivano la piazza e la scalinata – erano cinquanta, cento, duecento, larghi, sgocciolanti scintille – e poi l’arcobaleno che gli piombava sopra, giù diritto dalla facciata più bianca del solito, infondevano nel mio animo una gioia profonda, un godimento intimo, infinito…..

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La canepinese…Era una donna vecchia con i capelli tirati; senza denti, ma con la carnagione liscia e

colorita. Dicevano che avesse ottanta o novant’anni….…Si sitemava in un angoletto sotto la scalinata, e lì vendeva di giorno e dormiva di notte.

Dormiva seduta su un sacco vuoto, con la testa adagiata sul palmo della mano, il gomito sul sacco della merce. Dormiva con posa aggraziata, come avrebbe dormito Paolina Borghese a novant’anni rivestita d’un costume canipenise…..

…Figlia, madre o nipote; ma non è forse la stessa che si continua? L’una o l’altra, o l’altra ancora, saranno in eterno la canepinese.

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ARIFUGGIARIFUGGI

…Le mie visite alla bicocca non sono frequenti…. E’ preferibile fare l’amore alla lontana….

…Preferisco vagabondare tra le cose senza cercare le persone. I silenzi sopra i tufi, davanti alla campagna identica nella vegetazione nel colore nei sentieri nel lento e tenue profumo, danno conforto che il tempo e il pensiero possono fermarsi nel momento proprio nostro, quello che appaga la nostra idea della vita…

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…S’erge tutta a picco sopra il costone roccioso, a lato delle Grazie, un’altra casa diroccata di costruzione cinquecentesca: una villa da cui si sarebbe potuto godere un panorama stupendo. Oggi è rimasta soltanto la facciata di tre altissimi piani tuttora protesi a scrutar lontano. Ed è sempre viva la leggenda di questa casa troppo alta sull’alto costone. Che fosse cioè una torre tirata su soltanto per vedere Roma; e che il bizzarro costruttore lasciò incompiuta non appena si persuase che il progetto non avrebbe potuto realizzarsi mai……

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GLI ORTIGLI ORTI

In declivio verso il fiume e tutt’intorno alla bicocca, lungo gli argini tenuti su dai pioppi, questi orti opimi,……

…questi campi verdi e succosi che in primavera si screziano di giallo di bianco di rosso con qua e là quasi a guardia, nelle divise splendenti, i girasoli, ci spiegano bene perché nell’epoca di mezzo la bicocca fosse chiamata dai forestieri, sull’esempio di un frase forlivese, l’Isola d’oro: colore profumi sapori, abbondanza di prodotti per feracità di terra e per abilità dei maestri ortolani, che non vollero aver mai nulla da spartire con i contadini pigri e passivi a rimorchio dell’aratro di legno e della traja…

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LE FAVOLE DI NONNA NAZZARENALE FAVOLE DI NONNA NAZZARENA

L’UOMO E’ SOLO

…Quegli uomini solitari a testa bassa avevano colpito da tempo la mia immaginazione. Rispose la nonna: - Alcuni hanno la testa piena d’aria e di superbia. Sono i “capiscioni” e recitano; altri sono infastiditi da qualche occasionale contrarietà; soltanto uno o due sono tristi perché hanno capito di essere realmente soli e non riescono a dissimulare la tristezza…..

…Ogni uomo è solo nei momenti più veri della sua giornata, solo come nel momento in cui muore. Pochi per fortuna se ne accorgono. Chi scopre questa realtà sente sopra le spalle il peso del mondo. Soltanto la fede può dargli o potrebbe ridargli la speranza……

…Ma anche con la bacchettina in tasca, la sera si ritrovava avvolto nella ragnatela e le passioni, anche le più dolci, le sentiva come coltri sovrapposte alla propria anima rimasta disperatamente sola. Gettò la bacchetta e tornò a caricare balle di farina……Non parlava quasi più a nessuno. Soltanto dopo alcuni anni fu visto entrare in chiesa.

L’UOMO E’ SOLO – IL POVERO E IL RICCO

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IL POVERO E IL RICCO

…Da ragazzi del resto non si ha voglia di guardare nel fondo delle cose, e fortunatamente quel fondo, se pur intravisto, si perde nella nebbiolina dell’ottimismo. Chi non la ricorda? E’ di colore azzurrino.

…Il povero, secondo l’edizione genuina, si proclamava arcicontento della sua vita laboriosa e misera perché sana e onesta….E la soddisfazione del proprio stato aumentava a ogni risposta del ricco che dal canto suo, senza alcun elementare accorgimento di tattica sociale, metteva in piazza tutti i propri privilegi feudali, gli ozi, i piaceri, le ricchezze immense…Verso la fine della storia i due cantori trovavano un punto d’intesa…

…gli stati degli uomini saranno sempre tra loro diversi anche nei regimi cosiddetti d’eguaglianza, e conviene abituarcisi per non disperarsi. Molti ammorbidimenti saranno possibili; ma la riduzione ad uno stato unico rimarrà sempre in questo mondo amara utopia…..E poi costerebbe molto, a tutti; e sarebbe un vivere monotono e pesante.

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UN’ISOLA D’ORO?UN’ISOLA D’ORO?

LA RUPELA RUPE

La “vecchia bicocca” adagiata sopra il poggio di tufo, di cui un tempo era possibile scorgere l’imponenza, oggi presenta un aspetto completamente diverso. Il profilo, prima caratterizzato solo dal tufo e dalla vegetazione, è ora spezzato su un lato dalla superstrada Viterbo-Terni, e offuscato, sull’altro, da un’edilizia disordinata che sorge alle pendici della rupe e che ne copre la visuale.

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IL TEVEREIL TEVERE

Il biondo Tevere che prima costituiva, oltre che una importante via di comunicazione e commercio, anche la risorsa fondamentale per l’agricoltura e la fonte di svago e divertimento per la gioventù, è oggi divenuto un fiume sporco e inquinato. I nostri nonni andavano a giocare al fiume, pescavano, facevano il bagno e vi trascorrevano gran parte delle loro estati; oggi è difficile anche raggiungerlo e, se vi si arriva, occorre fare attenzione a non immergervisi perche è sudicio e pericoloso.

Anche l’aspetto è mutato: il fascino che ha ispirato molti poeti e scrittori per il suo colore biondo, ora si è trasformato in grigiore e tristezza. Ultimamente è divenuto causa di problemi e preoccupazioni, per le frequenti esondazioni.

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IL CENTRO STORICOIL CENTRO STORICO

Il centro storico era il cuore pulsante della città; vi abitava la maggior parte della popolazione, ad eccezione di quella che risiedeva nelle campagne o a Orte Scalo e qui si svolgevano le maggiori attività del paese. I nonni ,da piccoli , giocavano e scorrazzavano per i vicoli e, come descriveva il prof. Di Marcantonio, il paese era pieno di odori, di colori, di voci… Oggi il centro del paese è triste, monotono e, nonostante si cerchi di effettuare degli interventi di restauro sugli edifici più antichi per salvarli dal degrado e renderli più belli, si cerca cioè di “imbellettarli” un po’ come diceva il professore, rimane un paese quasi senza vita. Sono ormai poche le persone che abitano nel centro storico. L’unico momento in cui l’isola sembra improvvisamente risvegliarsi ,per poi riassopirsi quasi subito, è durante le feste di Sant’Egidio o il venerdì santo per la processione del Cristo Morto.

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LA PIAZZA CON LA CATTEDRALELA PIAZZA CON LA CATTEDRALE

Non ci sono più gli ombrelloni verdi che riparavano le persone dalla pioggia quando non potevano far a meno di restare a far due chiacchiere in piazza. Non c’è proprio più la gente che si incontra nella piazza per socializzare, per scambiare idee, per parlare di politica, per giocare sulle scale di Santa Maria. Solo qualche nostalgico vecchietto o, la domenica, qualche turista di passaggio.

La piazza è solo una zona di passaggio o, tutt’al più, un parcheggio per soste temporanee. L’aspetto negli ultimi tempi è sicuramente migliorato dal punto di vista architettonico in quanto sono stati fatti interventi di restauro su quasi tutti i palazzi che vi si affacciano, ma anche questa è una bellezza solo apparente, che non trasmette vita.

La Chiesa rimane l’elemento che domina e che, effettivamente, sembra un po’ fuori misura rispetto alle proporzioni della piazza.

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I BEI PALAZZII BEI PALAZZI

Alcuni palazzi fanno parte del patrimonio storico del paese ed alcuni di essi, soprattutto quelli pubblici, come il palazzo del Comune e i palazzi che affacciano sulla piazza, sono stati ristrutturati. Altri invece, come il bellissimo Palazzo Alberti alla Rocca, sono disabitati con il rischio di diventare fatiscenti.

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GLI ORTI GLI ORTI I gialli che doravano l’Isola sono scomparsi I gialli che doravano l’Isola sono scomparsi

L’agricoltura non è più l’attività prevalente del paese. Ancora alcuni dei nostri nonni coltivano l’orticello, ma sono casi isolati che non caratterizzano più il territorio. Resta invariato il profilo paesaggistico: i colli che circondano Orte e sembrano proteggerlo.

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ANEDDOTO ORTANOANEDDOTO ORTANO

Questa storia mi è stata raccontata da mio nonno Luigi Fraticelli e riguarda lo storico antagonismo che c’era tra Orte e Bassano.

Si narra che, essendo necessario stabilire pacificamente quale fosse il territorio appartenente rispettivamente ai due paesi, bisognava trovare un modo per stabilire i confini.

Per far ciò le due popolazioni concordarono che una delegazione di ogni città, dopo aver pranzato, sarebbe partita dalla piazza del paese dirigendosi verso la località avversaria e, dove le rispettive rappresentanze si fossero incontrate sarebbe stato tracciato il confine.

Accadde che i cittadini ortani fecero un pranzo leggero e si misero subito in cammino, mentre i bassanesi, che cucinarono e mangiarono lenticchie, appesantiti e lenti scesero nella loro piazza per iniziare la marcia, ma vi trovarono già gli ortani ad attenderli.

Così il popolo raccontava l’appartenenza di Bassano al comune di Orte.