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1 Lingua tedesca III a.a. 2008-2009 Prof. Elena Di Venosa IL TEDESCO ATTORNO AL MURO DI BERLINO Indicazioni per l’esame: Il corso intende approfondire alcuni aspetti lessicali, dialettali e storici del tedesco della DDR prima e dopo la caduta del Muro di Berlino, tenendo conto anche della testimonianza di due opere narrative: - Thomas Brussig, Am kürzeren Ende der Sonnenallee (Fischer Verlag) - Jana Hensel, Zonenkinder (Rowohlt Verlag) Prima di presentarsi all’esame verificare di aver tutto il materiale richiesto dal programma : - gli appunti del modulo monografico (ovvero questa dispensa); - i due libri sopra menzionati; - gli articoli (disponibili a Germanistica): - Ulrich Ammon, Zur Entstehung von Staatsvarietäten während der 40jährigen Teilung Deutschlands (in: U. Ammon, Die deutsche Sprache in Deutschland, Österreich und der Schweiz, Berlin-New York 1995, pp. 385-390); - Die Normalität des Ausnahmezustands. Ein Gespräch mit Jana Hensel (in: Tom Kraushaar, Hg., Die Zonenkinder und wir, Reinbek bei Hamburg 2004, pp. 94-110). All’esame sarà richiesta la lettura, traduzione e analisi linguistica di uno o più passi dei due romanzi nonché il contenuto della dispensa e degli articoli in programma. Si consiglia di scaricare anche il materiale iconografico disponibile su Ariel: - slide della lezione del 17 febbraio 2009; - file “III anno Sonnenallee.ppt” e “West-Ost-Deutsch.ppt”

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Lingua tedesca III

a.a. 2008-2009

Prof. Elena Di Venosa

IL TEDESCO ATTORNO AL MURO DI BERLINO

Indicazioni per l’esame: Il corso intende approfondire alcuni aspetti lessicali, dialettali e storici del tedesco della DDR prima e dopo la caduta del Muro di Berlino, tenendo conto anche della testimonianza di due opere narrative:

- Thomas Brussig, Am kürzeren Ende der Sonnenallee (Fischer Verlag) - Jana Hensel, Zonenkinder (Rowohlt Verlag)

Prima di presentarsi all’esame verificare di aver tutto il materiale richiesto dal programma: - gli appunti del modulo monografico (ovvero questa dispensa); - i due libri sopra menzionati; - gli articoli (disponibili a Germanistica):

- Ulrich Ammon, Zur Entstehung von Staatsvarietäten während der 40jährigen Teilung Deutschlands (in: U. Ammon, Die deutsche Sprache in Deutschland, Österreich und der Schweiz, Berlin-New York 1995, pp. 385-390); - Die Normalität des Ausnahmezustands. Ein Gespräch mit Jana Hensel (in: Tom Kraushaar, Hg., Die Zonenkinder und wir, Reinbek bei Hamburg 2004, pp. 94-110).

All’esame sarà richiesta la lettura, traduzione e analisi linguistica di uno o più passi dei due romanzi nonché il contenuto della dispensa e degli articoli in programma. Si consiglia di scaricare anche il materiale iconografico disponibile su Ariel:

- slide della lezione del 17 febbraio 2009; - file “III anno Sonnenallee.ppt” e “West-Ost-Deutsch.ppt”

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Inquadramento storico:Fine della seconda guerra mondiale (der zweite Weltkrieg): � cfr. Deutsches Historisches Museum Berlin (DHM) / Lemo (Lebendiges virtuelles Museum Online) http://www.dhm.de/lemo/html/Nachkriegsjahre/index.html per le immagini su internet e cfr. slide. In Germania la guerra termina nel 1945. L’8 maggio 1945 il Deutsches Reich deve firmare la “resa incondizionata” (die bedingungslose Kapitulation). Nella Dichiarazione di Berlino (die Berliner Deklaration) (5 giugno 1945) le potenze vincitrici (die Siegermächte) stabiliscono che saranno loro a governare la Germania. Già durante la guerra gli Alleati (die Alliierten) avevano deciso, nel corso di vari Conferenze (per es. in quella del 1943 a Teheran, in cui Roosevelt, Churchill e Stalin decidono lo sbarco in Normandia – die Konferenz in Teheran) che la Germania dovesse essere divisa in diverse zone di occupazione (die Besatzungszonen; Dtld. wird in Besatzungszonen aufgeteilt) governate dalle potenze vincitrici. La Conferenza più importante e famosa a riguardo è quella di Yalta (4-11 febbraio 1945) (die Konferenz in Jalta auf der Krim), alla quale hanno preso parte sempre Roosevelt, Churchill e Stalin. Alla Conferenza di Potsdam (auf der Potsdamer Konferenz), dove si incontrano i capi del governo degli Stati Uniti Truman, dell’Urss (die UdSSR = die Union der Sozialistischen Sowjetrepubliken) Stalin e della Gran Bretagna Churchill (che dopo le elezioni lascia il posto a Clement Attlee) vengono messi a punto i dettagli della spartizione della Germania. Le decisioni sono le seguenti: - la Germania viene divisa in quattro aree di occupazione (die Aufteilung Deutschlands in vier Besatzungszonen) e Berlino viene divisa in quattro settori (in vier Sektoren). Si tratta allo stesso tempo di una “liberazione” (Befreiung) e di una “occupazione” (Besatzung).

- i territori a est dell’Oder e della Neiße (östlich der Oder-Neiße-Linie) vengono separati (abgetrennt) dalla Germania: la Pomerania (Pommern), la Slesia (Schlesien) e la parte meridionale della Prussia orientale (südliches Ostpreußen) passano alla Polonia; la parte settentrionale della Prussia orientale (nördliches Ostpreußen) passa alla Unione Sovietica. La popolazione tedesca di questi territori deve emigrare a ovest. Lo stesso succede alla popolazione tedesca abitante in Ungheria e nella Regione dei Sudeti (Sudetenland) nella Cecoslovacchia (Tschechoslowakei).

- si decide di non istituire alcun governo centrale (keine deutsche Zentralregierung wird errichtet), ma solo amministrazioni locali (örtliche Verwaltungen) guidato dal Consiglio di Controllo degli Alleati (der Alliierte Kontrollrat).

- l’economia tedesca deve essere decentralizzata e messa sotto il controllo degli Alleati, ma la Germania viene trattata come un’unità economica.

- si decide di agire su tre fronti, chiamati: Entmilitarisierung: delle riparazioni di guerra (= risarcimento danni alle persone) (Reparationen) e dello smantellamento industriale (Industriedemontage) si fanno carico le potenze vincitrici ognuna nel proprio settore. Unica eccezione è l’Unione Sovietica, che chiede alle altre potenze di contribuire. Questo è il primo elemento che già fa presagire a un distacco tra Est e Ovest. Entnazifizierung: lo scopo è quello di allontanare tutti i nazisti dagli incarichi pubblici e dalla industria. Viene istituito il tribunale militare internazionale (das internationale Militärtribunal) a Norimberga che il 1. ottobre 1946 condanna diversi capi del partito nazionalsocialista. A questo processo prendono parte tutte le potenze vincitrici, ma l’Unione sovietica interpreta questo fatto in chiave politica, pensando a un passaggio verso il comunismo. Nell’area americana invece questo viene interpretato come punizione di una colpa individuale in vista di una “educazione alla democrazia” (Erziehung zur Demokratie), in inglese Reeducation. Anche qui iniziano a vedersi i primi accenni di quella che diventerà la “guerra fredda” (kalter Krieg). Demokratisierung: per ricreare la democrazia tutte le potenze vincitrici favoriscono la nascita di nuovi partiti in tutte le zone di occupazione. Gli Stati Uniti incoraggiano il federalismo

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(Föderalismus) e chiedono che ogni istituzione venga creata con libere elezioni; la Gran Bretagna pone condizioni più restrittive, preferisce che lo Stato rimanga ancora decentralizzato e non governato completamente da tedeschi; la Francia è ancora più restrittiva e richiede che i politici tedeschi abbiano libertà di azione solo all’interno dei confini del Land o della zona. Viene rifondata la SPD (Sozialdemokratische Partei Deutschlands) e la KPD (Kommunistische Partei Deutschlands), e nascono i nuovi partiti CSU (Christlich-Soziale Union), CDU (Chrstlich-Demokratische Union) e FDP (Freie Demokratische Partei) (nella zona sovietica si chiama LDPD = Liberal-Demokratische Partei Deutschlands). Inoltre fino al 1947 vengono creati i Länder e i governi regionali. Anche la zona di influenza sovietica inizialmente incoraggia la democrazia fondata sui partiti, ma presto si richiede che i partiti formino un “blocco antifascista-democratico” (der antifaschistisch-demokratische Block) e i partiti SPD e KPD sono obbligati a fondersi già nel 1946 nella SED (Sozialistische Einheitspartei Deutschlands), che subito governa le organizzazioni FDGB (Freier Deutscher Gewerkschaftsbund) e FDJ (Freie Deutsche Jugend), un’associazione per ragazzi a partire dai 14 anni. L’inizio della divisione (die Teilung): Mentre a Ovest il “Piano Marshall” (der Marshallplan) per la ricostruzione economica (di tutta l’Europa, ERP = European Reconstruction (o Recovery) Program) vede un prevalere degli Stati Uniti anche sulle altre potenze vincitrici, Con la Germania Est (SBZ = Sowjetische Besatzungszone) Stalin vuole istituire uno stato satellite (Satellitenstaat) comunista come avamposto (Vorfeld) occidentale dell’Unione sovietica. L’URSS fa in modo che dell’amministrazione della SBZ facciano parte membri della KPD che durante la guerra erano andati in esilio a Mosca (Gruppe “Ulbricht” , dal nome del leader e primo segretario della SED, Walter Ulbricht). La forza di occupazione sovietica inoltre avvia subito delle riforme radicali a livello sociale che anticipano quello che sarà il sistema socialista della DDR. Tra queste riforme c’è quella agraria (Bodenreform) che prevede l’esproprio (Enteignung) dei terreni eccedenti i 100 ettari. Queste eccedenze vengono assegnate a nuovi contadini. Presto inizia anche l’esproprio di banche, industrie e assicurazioni e trasformate in “aziende di stato” (VEB = Volkseigene Betriebe). Questa istituzione di un regime socialista nell’Europa centro orientale preoccupa soprattutto gli Stati Uniti, con Truman. La politica statunitense, insieme alle altre forze di occupazione della Germania ovest, cerca di bloccare l’espansione del socialismo nell’Europa occidentale e di limitare l’influsso sovietico (Eindämmung des sowjetischen Einflusses). Per arginare questo fenomeno politico da est, la zona di occupazione inglese e americana si uniscono per fondare un’unica zona economica (Bizone; più tardi, con l’aggiunta della zona francese, si chiamerà Trizone) con autorità tedesche (per es. il Frankfurter Wirtschaftsrat). A questo la zona di occupazione sovietica, per mezzo della SMAD (Sowjetische MilitärAdministration Dtlds), risponde con l’istituzione di una propria commissione economica (Deutsche Wirtschaftskommission). Ormai le potenze occidentali e l’Unione Sovietica si trovano completamente divise, in particolare dopo la Conferenza di Londra dei ministri degli esteri (Londoner Außenministerkonferenz) del 1947, che si conclude con una rottura definitiva. Infatti l’anno successivo le tre potenze vincitrici occidentali si incontrano insieme al Benelux in un’altra Conferenza di Londra (die Londoner Sechs-Mächte-Konferenz) e stabiliscono che nelle tre zone occidentali ci fosse libertà di spostamento per persone e merci. Inoltre iniziano a elaborare una Costituzione (Verfassung) che fosse valida per tutta la Germania occidentale. Per protesta l’URSS abbandona il Consiglio di Controllo degli alleati (der Alliierten Kontrollrat, vedi sopra), che così di fatto si scioglie.

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Le potenze militari occidentali si rendono conto anche che per un vero risanamento economico occorre una nuova moneta: nel 1948 si attua così la riforma monetaria (Währungsreform) che sostituisce la Reichsmark con la Deutsche Mark con il cambio 1:1. All’economia della Germania occidentale si dà un’impronta liberale (liberales Wirtschaftsmodell). Con la riforma molti beni (che erano rimasti fermi per speculazione) vengono immessi sul mercato tutti in una volta. La parte occupata dalla Russia risponde con una sua riforma monetaria creando il marco orientale (DM-Ost) anche qui con uguale valore di cambio. Inoltre sbarra tutti gli accessi ai settori occidentali di Berlino (Berlinblockade). Nel 1948/49 diventa così necessario istituire un “ponte aereo” (Luftbrücke) gestito dalle forze di occupazione occidentali per permettere la sopravvivenza alla popolazione di Berlino. Questo costringe Stalin a rimuovere il blocco. Però poi la SBZ decide di trasformare definitivamente la SED in una organizzazione di quadri comunisti (kommunistische Kaderorganisation) secondo il modello strettamente sovietico. Ormai si può considerare iniziata la “guerra fredda” (kalter Krieg, vedi sopra) e sulla parte sovietica della Germania cala quella che Churchill ha chiamato la “cortina di ferro” (der Eiserne Vohang). Fondazione dei due Stati (Staatsgründung in West und Ost): BRD: Come visto prima, alla Londoner Sechs-Mächte-Konferenz si gettano le basi per una costituzione valida in tutta la parte ovest. Però con questa si teme che il distacco dalla parte est diventi totale e definitivo. Per questo motivo si decide di redigere non una Verfassung, ma das Grundgesetz (anche oggi si chiama così), ovvero delle “leggi fondamentali”, che abbia valore meno definitivo. Il varo (Verabschiedung) del Grundgesetz avviene a Bonn nel 1949 contestualmente alla nascita del Consiglio Parlamentare (Konstituierung des Parlamentarischen Rates) sotto la direzione del presidente della CDU della zona di occupazione britannica, Konrad Adenauer. Tutti i governatori militari e i Länder (tranne la Baviera) ratificano la Costituzione. Nello stesso anno si svolgono le prime elezioni per il Bundestag; il partito che riceve la maggioranza è la CDU, seguita dalla SPD. Come cancelliere viene eletto Konrad Adenauer. Come primo presidente viene eletto Theodor Heuss. DDR: La SBZ reagisce a quello che sta avvenendo nella parte ovest istituendo una Camera popolare (Volkskammer) provvisoria, che doveva fungere da parlamento. Con ciò entra in vigore la loro Verfassung. La SMAD (Sowjetische MilitärAdministration Dtlds, vedi sopra) prende il nome di Sowjetische Kontrollkommission (SKK, dal 1949 al 1953) e si assume il governo provvisorio della DDR. La DDR negli anni ’50: Lasciando da parte la storia della BRD, che conosciamo meglio, vediamo che strada prende la DDR negli anni ’50. Qui la ripresa è più difficile perché l’URSS preleva dalla Germania molti soldi per le riparazioni di guerra e perché il programma socialista di risanamento economico ha dei difetti strutturali. Inoltre manca anche una legittimazione democratica del nuovo governo: essendoci un’unica lista elettorale, il 99% dei voti va alla SED, chiamata “Nationale Front”, che riunisce tutti i partiti e le organizzazioni di massa. Alla popolazione viene anche limitata la libertà personale a causa della oppressione politica (viene importato il sistema staliniano dell’URSS) e degli organi di controllo della SED. Ecco che dal 1949 al 1961, anno in cui viene eretto il muro, circa 2,7 milioni di cittadini della DDR fugge a ovest. La situazione si evolve nel 1952 con la promulgazione (Verkündung) del cosiddetto “Aufbau des Sozialismus”, che prevede la collettivizzazione dell’agricoltura (Kollektivierung der Landwirtschaft) e l’istituzione di cooperative statali della produzione agricola = LPG

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(Landwirtschaftliche Produktionsgenossenschaften) che riuniscono gli appezzamenti di terreno dei piccoli proprietari. In seguito avviene l’esproprio dei beni degli artigiani. Come nell’URSS, anche nella DDR si sceglie di sviluppare (Ausbau) l’industria pesante (Schwerindustrie) a discapito dell’industria dei beni di consumo (Konsumgüterindustrie). Questo provoca gravi difficoltà di approvvigionamento (Versorgungsengpässe). La SED assume un potere totalitario creando un sistema di polizia politica e di servizi segreti (Geheimdienst). Vengono aboliti i Länder e sostituiti da distretti (Bezirke), così che lo Stato diventa centralizzato. Nel 1953 muore Stalin e in tutto l’Est si diffondono incertezze. A Berlino est, nella Stalinallee, c’è una rivolta (Volksaufstand) il 17 giugno perché vengono irrigidite le norme del lavoro. Si richiedono anche elezioni democratiche e una riunificazione con la Germania ovest. Il governo militare sovietico reagisce mandando le truppe a soffocare nel sangue la rivolta. Questo fa sì che i tedeschi dell’est si rendano conto della situazione, cioè che la DDR è diventato un regime dittatoriale e che rimarranno a lungo sotto l’influenza politica sovietica. Infatti il potere della SED si rafforza con l’appoggio dell’URSS, e da ovest non ci si può aspettare aiuti perché la pace è molto instabile e non si può rischiare una guerra atomica (Atomkrieg). Nel 1955, quando la Germania ovest entra a far parte della Nato (Einbindung Dtlds in die Nato), la Germania est diventa membro fondatore del Patto di Varsavia (der Warschauer Pakt) e crea delle proprie forze armate (Streitkräfte). Con l’Accordo di Mosca (im Moskauer Vertrag) l’URSS riconosce la DDR come Stato sovrano e decade l’ufficio dell’alto commissario sovietico (Amt des sowjetischen Hochkommissars). Tutte le decisioni importanti però continuano ad essere prese insieme ai Soviet. Il governo di Bonn non vede di buon occhio questo riconoscimento della DDR, così si compromettono i rapporti con tutti i Paesi del Blocco orientale (Ostblockländer) che invece hanno riconosciuto la DDR. Adenauer però va in visita a Mosca, dove ottiene la liberazione dei prigionieri di guerra e inizia i rapporti diplomatici con l’URSS. Nel 1957 avvengono i Trattati di Roma (Römische Verträge) che gettano le basi dell’Unione Europea, chiamata inizialmente EWG (Europäische Wirtschaftsgemeinschaft, in ital. CEE o MEC). Nasce anche l’EURATOM, la Comunità europea per lo sfruttamento dell’energia atomica (Europäische Atomgesellschaft). Politicamente il blocco orientale prende sin da subito posizioni diametralmente opposte a quelle delle potenze vincitrici occidentali dando vita alla guerra fredda. Si formano dunque due blocchi: Westblock e Ostblock (Ostblockländer). I dissidi tra Est e Ovest si acuiscono nel 1958 per una nuova crisi di Berlino. Il capo del partito sovietico Krusciov (Chruschtschow nella trascrizione tedesca) annuncia che l’URSS vuole abolire la divisione di Berlino in quattro settori (der Viermächtestatus) e chiede che le potenze occidentali si ritirino dalla città; inoltre chiede che Berlino ovest diventi una “Freie Stadt West-Berlin”, altrimenti la DDR avrebbe controllato tutti i passaggi verso ovest. Ma l’ovest non cede. Nel 1961 John Kennedy mostra la sua decisione nel difendere Berlino ovest, pretendendo la presenza di truppe occidentali a Berlino ovest, il loro libero passaggio nel territorio della DDR per raggiungere Berlino ovest, e la libertà di autodeterminazione (Selbstbestimmung) degli abitanti di Berlino ovest. Questo dimostra però che l’ovest tollera l’influsso sovietico su Berlino est e sulla DDR. Così negli anni successivi l’Unione Sovietica accetta il Viermächtestatus di Berlino, anche se verbalmente lo rifiuta, e Krusciov cerca di mantenere una “friedliche Koexistenz”. Il 13 agosto 1961 viene costruito il muro di Berlino (Bau der Berliner Mauer, Mauerbau). In quegli anni infatti era un continuo fuggire a ovest, così all’improvviso la DDR si accorda con Mosca per

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isolare il settore orientale (der Ostsektor) della città e la DDR da Berlino ovest. Viene così costruito il muro, si minano i campi (Minenfelder) e si installano impianti di sparo automatico (Selbstschussanlagen). I soldati ricevono l’ordine di sparare su chi cerca di attraversare il confine (Schießbefehl gegen Grenzflüchtlinge). Le potenze occidentali non fanno molto: ribadiscono la libertà di Berlino ovest, e considerano il muro un “affare interno” (innere Angelegenheit) dato che il muro viene costruito all’interno del territorio della DDR. Però in conseguenza di ciò viene chiusa la Porta di Brandeburgo (das Brandenburger Tor wird geschlossen). Il muro è l’ammissione da parte del regime sovietico che la popolazione non resta a est spontaneamente. E tutte le potenze occidentali non fanno altro che dare per scontata ormai l’esistenza di due stati indipendenti. I telegiornali della DDR però commentano la notizia in altro modo: Wochenschau der DDR. Vom Sabotagezentrum Westberlin aus wird die Brandstiftung in einem der größten Reifenwerke der Republik organisiert. In den Villenvierteln Westberlins haben sich über 80 in- und ausländische Geheimdienste und Agentenzentren etabliert, die von hier aus versuchen, die DDR und die anderen sozialistischen Länder zu unterminieren: Wirtschaft- und Militärspionage, Abwerbung von Facharbeitern, Technikern, Wissenschaftlern und ihren Familien. Anweisung 126 – betrifft Decu II Der westdeutsche Geheimplan Decu II sah den bewaffneten Überfall auf die DDR und ihre Besetzung durch westdeutsche Truppen, d.h. die Annexion der DDR mit militärischer Gewalt vor. 13. August 1961: Die erste große Bewährungsprobe für unsere nationale Volksarmee hatte begonnen. Der Auftrag lautete: Schützt die Deutsche Demokratische Republik gegen alle Versuche, sie von Westberlin aus aufzurollen und einen Krieg in Europa zu entfesseln. Die Panzerfahrer, Kanoniere und die Soldaten, Unteroffiziere und Offiziere haben diesen Auftrag konsequent erfüllt; schnell, diszipliniert und besonnen. Das Größenverhältnis in Deutschland wurde auch denen endgültig klar gemacht, die immer noch geglaubt hatten, man könne den ersten Bauernstaat militärisch überrennen. Die Lektion war hart, aber heilsam. Der Schlag hat gesessen. Der antifaschistische Schutzwall an der Staatsgrenze der DDR stört nur diejenigen, die sich um ihren Krieg betrogen fühlen. Die provokatorischen Besuche Bonner Politiker in Westberlin, die Besichtigung der gesicherten Grenze der DDR und ihr Winken können an der Wirksamkeit der Maßnahme nichts mehr ändern. Die Regierung der DDR hat den gefährlichsten Staat der Welt, die Bundesrepublik auf ihrem aggressiven Weg gebremst. So äußerte sich der Schriftsteller Stefan Hermlin. Wir haben gemeinsam mit den Partnerstaaten des Warschauer Vertrages gelobt, alles zu tun, damit es den Militärisierten nicht noch einmal gelingt, von einem deutschen Boden aus einen Weltkrieg zu provozieren. Das war auch der Sinn des Einsatzes am Brandenburger Tor. Jetzt ist es die nächste Aufgabe den Friedensvertrag vorzubereiten. La fine della divisione (das Ende der Teilung): Questo evento viene chiamato anche die Wende, “la svolta”. Il disgelo (Tauwetter) tra Est e Ovest nel 1988/89 è favorito da Gorbatschow e dalla sua Glasnost (“trasparenza”) / Perestrojka (“ristrutturazione”, le riforme per combattere la corruzione dei politici), ma le cause dell’unione delle due Germanie (die deutsch-deutsche Vereinigung) sono molteplici e sono la conseguenza di un crescendo sempre più veloce di eventi: - la caduta del regime comunista nell’Europa orientale (Sturz des kommunistischen Regimes), che mette in discussione l’esistenza stessa della DDR. Per questo i dirigenti della SED prendono le distanze da Gorbatschow. - in maggio vengono scoperte falsificazioni nei risultati (Wahlfälschungen) delle elezioni comunali della DDR e scoppiano le proteste. - sempre nel maggio 1989, l’apertura del confine tra Austria e Ungheria è una prima smagliatura nella cortina di ferro, perché gli abitanti della DDR sono liberi di viaggiare in Ungheria, quindi da qui poi è facile passare in Austria. Il confine tra DDR e Ungheria viene ufficialmente aperto l’11 settembre, così che avviena una fuga in massa. Molti tedeschi dell’est cercano di fuggire anche atv la Polonia e la Cecoslovacchia chiedendo asilo alle locali ambasciate della Germania ovest.

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- il 6 e 7 ottobre Gorbatschow fa una visita di stato nella DDR, ma non ne appoggia il governo. Cresce così un movimento di massa di opposizione alla DDR. Determinante è la manifestazione del 9 ottobre a Lipsia (Montagsdemonstration), in cui circa 70mila persone gridano lo slogan “Wir sind das Volk”. - il 18 ottobre viene esautorato il governo di Honecker, il 4 novembre si svolge una enorme manifestazione a Berlino est con circa 1 milione di persone in favore di libere elezioni e libertà di stampa, opinione e riunione (Presse-, Meinungs-, Versammlungsfreiheit). - il 9 novembre viene aperto il confine con Berlino ovest e così viene abbattuto il muro (die Öffunung der Mauer, der Mauerfall). I cittadini di Berlino est possono attraversare il confine liberamente nella notte tra il 9 e il 10 novembre (die Grenze passieren in der Nacht zum 10. Nov.). Alla riapertura dei confini però non ha creduto nessuno fino alla fine. Infatti leggiamo qui cosa ha detto Mitterand (sono parole riportate dal suo consigliere Jacques Attali in un’invervista rilasciata allo Spiegel nel 1995): François Mitterrand, Staatspräsiden Frankreichs (Der Spiegel, Nr. 42, 17. Oktober 1995, S. 166). Aus den Erinnerungen seines Beraters Jacques Attali: Freitag, 1. September 1989: Gorbatschow wird niemals ein wiedervereintes Deutschland in der NATO akzeptieren und die Amerikaner werden niemals zulassen, dass die Bundesrepublik die NATO verlässt. Wir können deshalb beruhigt sein. Montag, 2. Oktober 1989: Wer von der Wiedervereinigung Deutschland spricht, versteht nichts von der Sache. Die Sowjetunion wird sie niemals akzeptieren. Das wäre das Ende des Warschauer Pakts. Und die DDR, das ist Preußen. Es will sicher nicht unter die Fuchtel [giogo] Bayerns geraten. Il cancelliere Kohl approfitta subito della situazione e propone di istituire una struttura confederativa tra la BRD e la DDR, al fine di ottenere la riunificazione (Wiedervereinigung). La situazione dialettale: A Berlino si parla un dialetto che è a cavallo tra l’alto e il basso tedesco. Geograficamente sarebbe all’interno dell’area basso tedesca, ma trattandosi di una metropoli dove convivono parlanti di varie lingue e dialetti, l’influsso alto tedesco è sempre più crescente. Infatti in determinati ambiti ufficiali (amministrazione, scuola, stampa, ecc.) si usa solo l’alto tedesco (cioè la lingua standard). A Berlino troviamo due varietà linguistiche (hanno anche valore di “socioletti”): - Berliner Dialekt, che dipende dal livello d’istruzione del parlante e dalla sua cerchia di interlocutori; - Berliner Umgangssprache, la lingua colloquiale berlinese, che si usa nei contesti informali scritti e orali. La differenza tra alto e basso tedesco è determinata dalle isoglosse della II rotazione consonantica. Il fenomeno si verifica tra il V e l’VIII sec. nell’area meridionale e centrale, ma già nell’area centrale alcuni tratti della II rotaz. mancano. L’area in cui il fenomeno si verifica pienamente è l’ Oberdeutsch (il tedesco superiore), mentre l’area in cui progressivamente vengono a mancare alcuni aspetti del mutamento è quella denominata “ventaglio renano” (rheinischer Fächer). I dialetti del ted. sup. sono: bavarese tedesco / austriaco (Monaco, Vienna) alto alemanno (in Svizzera) basso alemanno (nel Baden Württemberg) svevo (Stoccarda, Ulm) francone orientale (Norimberga) I dialetti del tedesco centrale sono: occidentale: francone mosellano (Treviri) francone renano (Francoforte)

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francone ripuario (Colonia) orientale: turingio (Erfurt) sassone superiore (Dresda) Fanno parte del basso tedesco:

occidentale: basso francone (Amsterdam) westfalico (Münster) ostfalico (Hannover) basso sassone (Brema, Amburgo) schleswig-holsteinisch (Kiel) orientale: mecklemburghese (Rostock) märkisch (Magdeburgo) berlinese - seconda rotazione consonantica: (cfr. cartina su slide!) come si studia in filologia, le cons. sorde germaniche /p, t, k/ subiscono un mutamento del loro modo di articolazione, mentre il luogo di articolazione non cambia. Questo è il fenomeno che distingue l’alto ted. (quindi il ted. standard) da tutte le altre lgg. germ. Il mutamento dipende dalla posizione del suono nella parola: - dopo vocale: fricativa sorda doppia, quindi /p/ > /ff/; /t/ > /zz/, /k/ > /hh/, per es. germ. *slēpan > sleep, schlafen germ. *etan > eat, essen germ. *ik > I, ih > ich Da questi esempi vediamo anche che la fricativa doppia si semplifica se è preceduta da voc. lunga (come slēpan) oppure se è in fine di parola (ih). - all’inizio di parola, se la /p, t, k/ è doppia, e dopo consonante, la cons. si affrica: /p/ > /pf/ germ. *plegan > pflegen germ. *appla > Apfel germ. *scarpa > scharpf > scharf

/t/ > /tz/ germ. *taiknam > zeichnen germ. *settian > setzen

germ. *holta > holz /k/ > /kch/ germ. *korna > alem. / bav. kchorn germ. *quekka > alem. / bav. kchwek, kchwech (cfr. ingl. quick) germ. *werka > alem. / bav. werkch Il mutamento della /t/ avviene per primo (nel V-VI sec. circa), poi avviene quello di /p/ (VI-VII sec.), per ultimo quello di /k/ (VII-VIII sec.). Quest’ultimo però ha diffusione limitata. La linea di confine principale tra alto e basso tedesco è la Uerdinger Linie (ik / ich). Passa da Maastricht e include la parte più orientale del Belgio e dell’Olanda e include la zona della Ruhr e Münster. Tutte le aree dialettali a nord di questa linea fanno parte del “basso tedesco”, ovvero Niederdeutsch, chiamato anche Plattdeutsch (platt = flach). Più a sud troviamo la Benrather Linie (machen / maken), la Bad Honnefer Linie (dorp / dorf) e la Speyerer Linie (appel / apfel). La linea di Spira separa il tedesco centrale dal ted. sup. Berlino è sicuramente in territorio niederdeutsch, ma le isoglosse ich / ik e machen / maken passano molto vicine, così che ci sono oscillazioni nelle parole che contengono k / ch. L’influsso dell’alto tedesco sul berlinese è presente già da diversi secoli, perché Berlino era sotto l’influenza della cancelleria di Lipsia, che è in territorio alto tedesco. Quindi in territorio basso tedesco troviamo per es. koken invece di kochen

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dat, wat, et invece di das, was, es (anche come desinenza, es. ein armet Kind, een kleenet Männecken) Tied invece di Zeit sitten invece di sitzen Schipp invece di Schiff begreipen invece di begreifen laten invece di lassen sake invece di Sache, ecc. Si deve tenere presente inoltre che la II rotaz. non riguarda solo le occlusive sorde, ma anche quelle sonore (quelle che in germ. erano fricative, /b, ñ, g/ (consonanti sonore “tagliate”)), che però hanno esiti meno diffusi. Cioè le occl. sonore /b, d, g/ si assordano in area tedesca superiore già nell’VIII-IX sec. e il fenomeno arriva fino al ted. centro occidentale. Questo significa che nelle restanti aree troviamo parole con le consonanti sonore come in inglese invece che come in tedesco standard, per es. Dag (cfr. ingl. day) invece di Tag Blod (cfr. ingl. blood) invece di Blut gud (cfr. ingl. good) invece di gut Disch (cfr. ingl. desk, dish) invece di Tisch dot (cfr. ingl. dead) invece di tot Ribbe (cfr. ingl. rip) invece di Rippe strubbelig invece di struppig Mancano esempi con /g/ perché /g/ > /k/ solo in bavarese. Però possiamo vedere come si comporta /g/ in posizione finale, per es. in Tag: di solito si assorda [tak], ma questo avviene solo nel ted. superiore, dove l’assordamento delle occl. sonore è molto marcato. Nella Germania centro-sett., e quindi anche in basso tedesco, -g si spirantizza, quindi avremo [tax] o meglio [dax]. Lo stesso in parole che se trascritte dal Plattdeutsch appaiono come Wech (Weg), Kriech (Krieg), Zwerch (Zwerg) e jenuch (genug), ecc. A proposito di jenuch: una caratteristica del basso tedesco è la spirantizzazione e palatalizzazione di /g/ > /j/ in posizione iniziale, come anche in jut (gut), Jans (Gans), jlooben (glauben). All’interno di parola /g/ si realizza come un suono fricativo che assomiglia a una /r/ uvulare, quindi Bo[Å]en (Bogen), Ku[Å]el (Kugel), sau[Å]en (saugen), ecc. Altre caratteristiche di minore estensione del Plattdeutsch, dovute all’influsso delle lingue ingevoni, sono: - la presenza di una spirante sorda o sonora al posto della /b/ del ted. standard. Avremo così aver invece di aber wief (cfr. ingl. wife) invece di Weib leev invece di lieb. - la mancanza della palatalizzazione di /s/ > /∫/ all’inizio di parola nei nessi <sl, sm, sp, st>: smeeren invece di schmieren, slapen invece di schlafen spitz invece di spitze steen invece di Stein. Per quanto riguarda il vocalismo, non si è verificata la dittongazione (mīn niuwes (ü lunga) hūs > mein neues Haus), quindi troveremo le vocali originarie /i:/ e /u:/ (e la eventuale /u/ metafonizzata) così come nel medioevo, es. bi, ut (bei, aus).

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Per quanto riguarda i dittonghi, invece, in basso tedesco subiscono l’influsso della lingua sassone, infatti i dittonghi germanici /ai/ e /au/ appaiono in berlinese e in basso tedesco esattamente come nei dialetti sassoni: /ai/ = /e:/; /au/ = /o:/ (il fenomeno si chiama “monottongazione sassone”), per es. in been (Bein) steen (Stein) arbeet (Arbeit) boom (Baum) oof (auf) loofen (laufen) Il dittongo /ai/ però può anche monottongarsi > /i/ (ein > in, herein > rin, Weib > wiif / Wief, Tied invece di Zeit, cfr. sopra), soprattutto se in posizione atona o debolmente accentata (in questo caso la vocale è addirittura breve). Un po’ in tutti i dialetti, anche in basso tedesco e nel berlinese, ci sono oscillazioni tra forme con metafonia e senza, anche senza una giustificazione storica. Si sente dire, per es., det invece di dat (das), denn / dann, Neese / Nase. Studi sul tedesco della DDR: Berlino est e ovest si sviluppano socialmente in modo diverso negli anni della separazione: Berlino ovest è considerata una Inselstadt, un’isola linguistica di “tedesco occidentale” all’interno del territorio della DDR; qui abbiamo una popolazione eterogenea e internazionale, come si addice a una metropoli cosmopolita. Berlino est, invece, la capitale della DDR, si caratterizza per la forte presenza di artisti e intellettuali. Anche dal punto di vista linguistico i parlanti si differenziano, sempre per ragioni sociali: Helmut Schönefeld, uno dei principali studiosi del tedesco parlato a Berlino, afferma nel 2001: Im Osten wird häufiger, ausgeprägter und von allen Bevölkerungsschichten berlinert, im Westteil wird mehr (fast nur) hochdeutsch gesprochen. Infatti a Berlino si diffonde una sorta di Wir-Gefühl, di “sentimento del noi” di unione, che spinge gli abitanti a uniformarsi linguisticamente: - a ovest: l’utilizzo della lingua standard, perché l’uso del dialetto avrebbe rappresentato un ostacolo comunicativo tra parlanti di diversa provenienza; il ted. standard viene sentito anche come simbolo di livello di istruzione superiore e di prestigio sociale, mentre il dialetto rimane legato all’identità locale e a situazioni del tutto marginali. - a est: il berlinese diventa varietà di prestigio ed è utilizzato in tutti i contesti pubblici e privati, tranne che in situazioni ufficiali e scritte. Il dialetto qui è sentito come unico modo per distinguersi dagli stranieri, sentiti come invasori. L’uso del dialetto diventa anche un modo per esprimere opposizione nei confronti dello Stato e delle sue norme. Nella Berlino riunificata il dialetto è una scelta per marcare emotivamente il discorso; le nuove generazioni hanno scelto di passare al tedesco standard. Ci sono tanti modi di affrontare le differenze tra tedesco dell’est e dell’ovest. Si deve ricordare prima di tutto che nella Germania est ci sono diverse realtà linguistiche diatopiche: - Berlino est città, che ha contatti più stretti con l’ovest, a causa per es. di visite di parenti dell’ovest (come in Sonnenallee) e grazie al fatto che si riesce a vedere la televisione della Germania ovest; dipende anche dal livello sociale dei berlinesi. - Il territorio chiamato Groß-Berlin, che include tutto il circondario di Berlino, per es. Tegel e Tempelhof, Spandau, Steglitz, ecc. Qui si parla, a seconda delle località e dei loro contatti con la capitale, dialetto oppure la lingua colloquiale standard come in città. L’avvicinamento alla varietà della capitale avviene soprattutto dal 1920, anno in cui si crea l’unione politica dei distretti e dei comuni attorno a Berlino, anche se risultano forti oscillazioni tra basso tedesco e varietà berlinese più vicina all’alto tedesco.

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- Il Brandeburgo, la regione di Berlino, divisa tra alto tedesco (a sud) e basso tedesco (a nord), più o meno influenzata dalla lingua della capitale; - Gli altri Länder della DDR: a nord del Brandeburgo si parla una varietà di basso tedesco (mecklemburghese nel Mecklenburg Vorpommern), a ovest del Brandeburgo si trova il Sachsen-Anhalt, anch’esso diviso a nord da influssi del brandeburghese e a sud dall’alto tedesco centro-orientale dal turingio e dal sassone superiore (la punta meridionale del Sachen-Anhalt si incunea tra la Turingia e la Sassonia). Le zone più lontane da Berlino e dalla Germania ovest non captavano la tv tedesca occidentale, quindi ai tempi della divisione erano le zone più isolate dal tedesco occidentale. Sono tanti gli aspetti linguistici che possono essere approfonditi. Già prima della caduta del muro, negli anni ’80, c’erano contatti tra linguisti dell’est e dell’ovest, per es. c’erano due redazioni del Duden, a ovest a Mannheim, a est a Berlino, che collaboravano, ma a est non tutti avevano un ruolo istituzionale tale da poter diventare Reisekader, cioè “quadro, dirigente”, persona di un certo livello (e considerata affidabile dal partito) che aveva il diritto di viaggiare. Quindi alcuni studi dell’est non sono pubblicati o non sono diffusi. Uno degli incontri più importanti avviene a Berna nel 1987, all’VIII Tagung des Internationalen Deutschlehrerverbandes, dove si incontrano rappresentanti delle 4 varietà di tedesco. Ma gli studi sulle due varietà di tedesco fioriscono proprio poco dopo la caduta del muro. Infatti già nel febbraio 1990, tre mesi dopo la caduta del muro, viene organizzato presso la Akademie der Wissenschaften della DDR un simposio intitolato “Wörter und Wendungen – Von der Sprache der Konfrontation zur Sprache der Kooperation”: cambia quindi subito il punto di vista: se prima i linguisti delle due parti si potevano confrontare e potevano fare paragoni tra le due varietà, ora tra i linguisti dell’est e dell’ovest può sorgere una vera e propria collaborazione. Gli studi sorgono subito nel 1989/90 non solo perché i linguisti e i parlanti delle due parti vengono improvvisamente a contatto una con l’altra e ne notano subito le differenze, ma soprattutto perché hanno “materia prima” da studiare in fretta, perché è chiaro subito a tutti che quella che era iniziata era una fase di transizione, e che presto si sarebbero cancellate le tracce più macroscopiche della varietà dell’est, cioè ci sarebbero stati presto livellamenti soprattutto nella lingua parlata (la lingua ormai scritta si può conservare, la lingua scritta futura invece sarà anch’essa man mano più livellata). Infatti con il gesellschaftlich-politischer Wandel avviene uno Sprachwandel. Nel giro di 3 anni vengono scritte 4 monografie e 30 articoli che hanno come oggetto la lingua della DDR; mentre gli studi precedenti la caduta del muro studiavano soprattutto la lingua scritta della DDR, gli studi successivi studiano la lingua parlata, anche attraverso Fragebögen “questionari” rivolti a studenti, insegnanti e gente comune di Berlino est e ovest, che devono dare la propria valutazione di come “sentono” e giudicano certe frasi in dialetto e nella lingua colloquiale. Si cerca di capire cioè quali differenze vengono riconosciute o percepite dai parlanti delle due Berlino. Molti rispondono, per es., che i berlinesi dell’est sono riconoscibili già per la pronuncia. Non è un caso che la “parola dell’anno 1990” (Wort des Jahres) è Besserwessi, dove Wessi si riferisce a una persona dell’ovest, in contrapposizione a Ossi, che è una persona dell’est. La parola è una modificazione di Besserwisser, “saputello”, che dimostra come le persone dell’ovest siano subito apparse superiori culturalmente e anche linguisticamente alle persone dell’est. Un detto che si diffonde presto tra gli appartenenti alla ex-DDR è invece Es ist nicht alles schlecht gewesen in der DDR, per reagire a questa presunta superiorità occidentale. Il fatto che i berlinesi dell’est e dell’ovest sentano delle differenze tra i due gruppi di parlanti giustifica il considerare il tedesco della DDR una varietà nazionale? Non tutti sono d’accordo sul considerare il tedesco della DDR (chiamato anche DDRisch e Umgangs-DDRisch) una “varietà nazionale”: è noto che il tedesco è una lingua “pluricentrica” (tedesco di Germania, Austria e Svizzera), ma solo alcuni studiosi credono che esista anche un tedesco della DDR. Secondo altri si

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tratta solamente di una varietà regionale. Alcuni termini tipici della DDR infatti vengono relegati a delle curiosità regionali, come Datsche, “dacia”, forse l’unico prestito russo conservatosi nella lingua colloquiale tedesca dell’est, oppure Kaufhalle, Breuler (pollo arrosto, prestito inglese) o Plaste. È vero che con la DDR sorge un sistema economico e sociale diverso (infatti si tende a dire che lo Stato è diventato unico, ma vi convivono due società diverse), quindi anche la lingua e i sistemi di comunicazione vengono influenzati da ideologie, valori e abitudini di vita diversi, ma già i primi studi sul tedesco “riunificato” mettono in evidenza che dal punto di vista morfosintattico non ci sono particolari differenze, tranne che dal punto di vista fonetico, che appunto dipende da motivi dialettali, regionali. Piccole differenze si notano per es. nel termine Gewerkschafter (est), mentre a ovest si preferisce Gewerkschaftler, oppure beräumen (est) al posto di räumen, oppure Abkäufe (est) al posto di Käufe. Hanno sfatato anche che ci fossero sostanziali differenze nel lessico, a parte i tecnicismi politici e istituzionali. Quello che si nota, piuttosto, è un uso diverso di certi termini che esistono in entrambe le parti ma che hanno connotazioni e semantica diversa: è proprio questo, i “falsi amici”, che ha causato maggiori incomprensioni tra i due popoli, che hanno parlato di sprachliche Mauer. Il rischio è che i tedeschi dell’est e dell’ovest parlino credendo di essere capiti e non si rendano conto che invece ci sono incomprensioni (aneinander vorbeireden). Per questo motivo la Camera di commercio e industria di Düsseldorf ha pubblicato in fretta e furia il fascicolo Wirtschaftsbegriffe in Ost und West, per evitare il rischio di errori di comprensione in una fase delicata come la riunificazione economica del Paese. Sicuramente dopo la caduta del muro non si può tornare a uno stadio precedente il 1945. Nasce necessariamente una nuova lingua, che teoricamente dovrebbe nascere dall’osmosi tra le due varietà, ma che in realtà vede da subito una prevaricazione del tedesco dell’ovest su quello dell’est, che tende a scomparire. Infatti si parla di asymmetrische Kommunikation: mentre prima della caduta del muro c’era un’assimetria (potremmo chiamarla diglossia) tra tedesco della SED e tedesco della gente, ora si crea una asimmetria tra tedesco dell’est e dell’ovest, dove risulta subito chiaro che sarà la varietà standard occidentale a imporsi su quella orientale. Questo lo si nota anche nei dizionari: l’unica variante non marcata è quella della BRD, mentre le altre vengono in qualche modo indicate come specifiche di una determinata area. Qualche dettaglio sulle due varietà di berlinese da Helmut Schönfeld, Berliner Stadtsprache. Tradition und Umbruch, in: Varietäten des Deutschen, 1997: Per quanto riguarda lo sviluppo di una nuova Standardsprache, il confronto si nota soprattutto dopo la riunificazione del 3 ottobre 1990, quando arrivano a Berlino est molti tedeschi dell’ovest a ricoprire incarichi di potere. I berlinesi orientali devono imparare una serie di termini tecnici nel campo lavorativo e amministrativo. Si tratta anche di parole abbastanza semplici e comuni per l’ovest, come Vorruhestand, Sozialhilfe o Supermarkt. Si formano alcune Dubletten che danno problemi ai berlinesi dell’est, come Zulassung, che a ovest non significa solo “abilitazione”, “ammissione” (come anche a est) ma nella lingua colloquiale indica la “carta di circolazione”, che a est si chiama Kfz-Schein. Oppure ci sono verbi che vengono usati diversamente, come informieren, dass (senza oggetto), mentre a ovest si preferisce mitteilen dass… Altre coppie di parole sono:

EST OVEST Kollektiv Polylux Hackepeter “carne trita” ablichten “fotocopiare” Altersheim Broiler (prestito inglese)

Team Overheadprojektor Schweinemett (termine settentrionale) kopieren Seniorenheim Hähnchen

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Niethose Zielstellung Flugzeug Plaste

Jeans Zielsetzung Flieger Plastik

I berlinesi dell’est vengono riconosciuti come tali quando usano questi termini orientali e si sentono inferiori perché si sentono giudicati come rote Socken o dei Mitläufer “che segue le direttive del partito”. L’espressione rote Socken indicava di solito gli appartenenti alla SED o comunque quelli che erano al servizio del potere. Ognuno poi reagisce in modo diverso: alcuni fanno proprio il lessico dell’ovest da subito, altri pensano che gli occidentali che usano solo la lingua standard si comportino in modo affettato. I bambini invece sono quelli che per primi fanno propria la nuova varietà. Da un sondaggio emerge che gli insegnanti occidentali andati a insegnare nella ex DDR considerino il tedesco standard dei colleghi orientali meno corretto. In effetti i berlinesi dell’est fanno più fatica a passare al tedesco standard, ed è vero che i berlinesi dell’ovest considerano il dialetto una caratteristica dei proletari. A proposito dello sviluppo della nuova Umgangssprache / berlinese: studi condotti parallelamente a Berlino est e ovest nel 1986 e 1987 dimostrano che in quegli anni il sistema linguistico del berlinese coincideva ancora nelle due parti della città. Da entrambe le parti del muro si riscontrano le stesse caratteristiche morfo-sintattiche del berlinese, e gli stessi mutamenti fonetici si sono verificati in entrambe le parti della città: si tratta del passaggio det > dit (restringimento) e della scomparsa della palatalizzazione di g- iniziale davanti a consonante. Per es Jlass torna a essere Glass come nell’alto tedesco, mentre rimangono jut, jefallen, ecc. Altre particolarità del berlinese sia est che ovest (alcune le abbiamo già viste): keen = kein, ooch = auch, uff = auf, rin = herein, Kopp = Kopf, det, wat, et = das, was, es, ick = ich, bissken = bisschen, <gt> = [xt], es. liecht = liegt, sacht = sagt. Il berlinese poi presenta fenomeni sia di labializzazione, es. Mülch = Milch, Füsch = Fisch, sia di delabializzazione, es. er mechte = er möchte, hibsch = hübsch. Nelle due parti di Berlino si nota anche la stessa particolarità morfologica: la confusione tra accusativo e dativo nei pronomi personali, chiamato scherzosamente Akkudativ. Ecco che sentiamo frasi come lass mir in Ruhe! oppure er wohnt bei die Mutter, oppure ick liebe dir. Sono sorte anche barzellette per deridere questo errore tipico dei berlinesi: - Sie: Küss mir, Kasimir! – Er: Mich, Liebling, mich. – Sie: Küss mir, Kasimich! - “Sie, der jrüßt Ihnen! – “Nee, Sie!” – “Wat, mir?” – “Nee, mich.” – “Ihnen?” – “Nee, Sie!” – “Also doch mir.” I berlinesi non usano nemmeno il genitivo: lo sostituiscono con la perifrasi von + dativo. Anche dal punto di vista lessicale alcuni termini dialettali precedenti la divisione si sono conservati in entrambe le parti della città, per es. Schrippe = Brötchen (una specie di pagnotta ovale), Destille = Gaststätte (questo termine è ormai è sentito come arcaico in entrambe le parti). Il gergo giovanile ha sviluppato termini specifici, che comunque sono compresi dai giovani dell’altra parte, e dopo la caduta del muro sono fatti propri da tutti. Es. a est diventano di moda parole come fetzig e urst “toll, großartig”, a ovest geil “großartig” e Eumel “scemo”. Un altro studio interessante è di Peter von Polenz del 1993 (Die Sprachrevolte in der DDR im Herbst 1989). Polenz è uno storico della lingua, e analizza una situazione particolare che si è verificata proprio nel periodo delle grandi manifestazioni (per es. le Montgasdemonstrationen di Lipsia) che hanno preceduto la caduta del muro e il periodo immediatamente successivo, cioè il tedesco usato negli slogan e nei discorsi degli intellettuali (es. Christa Wolf) in favore della democrazia: si tratta di una rivolta non solo popolare, sociale, politica, ma anche di una

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Sprachrevolte, perché finalmente a quel punto era possibile “ribellarsi”, anche in modo fantasioso, alle imposizioni linguistiche del partito. Infatti nella DDR c’era il discorso pubblico (der öffentliche Diskurs), che include la lingua dei mass media e quella che di solito si chiama Verlautbarungssprache “lingua dell’annuncio”, poi c’era il discorso semi-pubblico (der halböffentliche Diskurs), cioè il discorso informale all’interno però di un contesto politico o amministrativo, per es. in chiesa e in gruppi culturali, oppure interviste, scritte murarie, ecc., per cui si usava il gergo politico ugualmente, anche in senso critico e di opposizione; e poi c’era la sfera del privato (der privat-zwischenmenschliche Diskurs), che abbiamo visto tendeva a usare il dialetto: non solo a Berlino est, ma un po’ in tutta la Germania est, anche per opporsi idealmente al centralismo del governo della DDR. I discorsi di critica al regime sono redatti nella forma semiufficiale di tedesco e nella forma privata, che sono “rivoluzionari” nel senso che si appropriano della sfera pubblica. Si tratta di discorsi che fanno uso dell’ironia e della satira, anche se velata, per non apparire sovversiva, e di accorgimenti retorici tipici della tradizione cabarettistica berlinese. Ecco che si creano espressioni allusive, come Tal der Ahnungslosen “valle degli ignari”, con riferimento a tutte quelle zone della DDR che non captavano la tv occidentale, oppure Firma Horch, Guck & Greif per indicare lo Staatssicherheitsdienst, il servizio di sicurezza nazionale (cioè la polizia politica segreta), oppure la Rote Armee veniva chiamata Camping Afghanistan e Bückware era la Mangelware, cioè la “merce rara”, che si trovava solo quando il venditore si chinava (bücken) per tirarla fuori da sotto il bancone. In questi discorsi di ribellione troviamo alcune tendenze, quali la tabuizzazione delle parole stereotipate della lingua ufficiale, come Partei, Genosse, Plan. Nella rivista satirica “Eulenspiegel”, nel nr. 1 del 1990, troviamo il termine Sabberlativ invece di Superlativ, dove Sabber vuol dire “bava, saliva”, e prende in giro l’usanza del tedesco politico di usare molti superlativi ed espressioni esageratamente positive, come immer mehr, zunehmend, immer vollständiger, ecc. Come afferma Polenz, nel periodo delle rivolte si tende a tabuizzare molti termini tipici del regime della DDR. Un altro modo di tabuizzare le parole chiave del regime è di trasformarle o di dare una nuova denominazione ai concetti, es. Mauer invece di antifaschistischer Schutzwall, oppure Mangel, Misswirtschaft invece di Engpässe, oppure Demonstranten invece di Randalierer (“vandali”) o Provokateure, oppure Opposition(elle) invece di Konterrevolutionäre, Verräter, ecc. Certe parole vengono considerate Feindwörter, es. Stalinismus, Betonkopf, Gerontokratie, Wahrheitsmonopol, Alleinherrschaft, Wendehals, Blockflöte, ecc. e a queste vengono preferite parole dell’ovest che simboleggiano la democrazia, come Pluralismus, Meinungsvielfalt, Querdenker, Koalition, e anche l’espressione ich denke,… . Anche dallo studio di Polenz emerge che i tedeschi dell’est non parlavano una lingua tedesca diversa dai cittadini dell’ovest, ma semplicemente avevano un rapporto diverso con la lingua. Infatti la SED regolamentava l’uso della lingua tanto che nel tedesco ufficiale ormai si erano cristallizzate formule che in seguito vengono derise con termini quali Kaderwelsch (invece di Kauderwelsch: questo termine letteralmente significa “miscuglio di lingue”, ed è formato da kaudern, “borbottare, parlare indistintamente” + welsch “relativo alle lingue romanze [e quindi incomprensibile]”), SEDistanisch, Parteichinesisch, Hoch-DDRsch, Selbstgespräch der Herrschenden, ecc. Un altro modo per esprimere la ritrovata libertà di parola, anche contro la riunificazione, è con i giochi di parole, per es. giochi di parole grafemici, come Laßt euch nicht BRDigen!, eGOn, DDR, oppure giochi di parole con i nomi di persona, es. verWAIGELung invece di Verweigerung “rifiuto”, che invece si modifica con il nome di Theo Waigel, il primo ministro delle finanze della

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Germania unita. Di questo tipo anche Mehr Ökologie statt EGONomie!, con riferimento a Egon Krenz, il successore di Honecker e quindi capo di stato nel periodo della caduta del muro. Ma alcuni slogan sono contrari all’unificazione: gegen KOHLonie! Weder beKRENZt noch verKOHLt! Infatti la caduta del muro ha portato anche a una breve fase di “DDR-Identität” seguita subito da una crisi di identità, ma che si è dissolta nel giro di pochi mesi. I giochi di parole possono sfruttare anche certe ambiguità lessicali, anche in questo caso per creare slogan a favore o anche contro la riunificazione: Wider Vereinigung!, Herr Kohl, Sie wollen nur unser Bestes, aber Sie bekommen es nicht! Anche la DDR stessa viene chiamata in modo scherzoso, come KOHLonie o Ossinesien, quest’ultimo con riferimento alla parola Ossi (contrapposta a Wessi). Abbiamo visto che ci sono tre tipi di linguaggio nella DDR: quello privato (es. uso del dialetto), quello semipubblico e quello pubblico. La lingua pubblica, ufficiale, è stata studiata “a caldo” da Manfred Hellmann subito nei primi mesi del 1990, cosciente che stava vivendo una fase di transizione linguistica che doveva essere studiata subito. Questo studio (DDR-Sprachgebrauch nach der Wende – eine erste Bestandsaufnahme) esce già nel settembre 1990. Tratta del linguaggio del giornale ND (das Neue Deutschland), e fa proprio quel tipo di studio “settoriale” che in seguito verrà criticato. Si tratta comunque di uno dei primi studi, quindi ha anch’esso un certo valore. Quello che Hellmann ha subito notato è che in pochi mesi la ND aveva iniziato a usare termini quali Ängste, Sorgen, Befürchtungen, Furcht e Unruhe in una percentuale molto più alta rispetto a un’annata intera di giornale. Finora questi termini si usavano al massimo per indicare qualcosa del mondo occidentale, ora invece questi concetti entrano subito a far parte della realtà dei tedeschi dell’est. Nel complesso questo studio cerca di dimostrare che la lingua delle due Germanie non è diversa (come è già emersp): i termini tecnici delle istituzioni orientali sarebbero circa 2000, ma tecnicismi di questo tipo sono circa 2000 anche nella Germania ovest. A parte questi, il linguaggio dei tedeschi non si discosta molto dall’altra varietà, e se un parlante dell’est continua a usare termini tipici della DDR lo fa solo perché ci è cresciuto assieme, e non deve essere considerato per forza un Anhänger del partito. I primi studi però sono influenzati dall’emozione del momento e non hanno una solida base scientifica, si tratta soprattutto di raccolte di appunti e di impressioni, o lavori preparatori di successive pubblicazioni maggiori, oppure sono raccolte di dati recenti da fissare. Thomas Brussig- Am kürzeren Ende der Sonnenallee: non è un romanzo vero e proprio, bensì una raccolta di episodi che si sovrappongono o che semplicemente sono vissuti dagli stessi personaggi. Brussig ha svelato in un’intervista che le storie sono inventate e non sono necessariamente tipiche della DDR. Infatti le vicende dei personaggi si possono svolgere dovunque: Micha, il protagonista, è un ragazzo innamorato di Miriam, la sua famiglia è come tante altre, i ragazzi hanno problemi a scuola, si divertono alle feste, ecc.. Quello che differenzia queste storie da altre simili “occidentali” è che si svolgono su uno sfondo diverso: infatti si parla di Volksarmee, di Schießbefehl, di Stasi, FDJ, ecc. Brussig vuole con questo libro narrare non tanto la vita nella DDR, quanto descrivere quelli che possono essere oggi i ricordi della vita nella DDR: vorrebbe mostrare all’ovest come i cittadini della DDR vedono il loro passato. Ne risulta un quadro di Ostalgie nel senso che i tedeschi dell’est risultano soddisfatti della loro vita nella DDR, anche se nessuno rimpiange il regime: anche se i ricordi privati possono essere positivi, nessuno vorrebbe tornare indietro. Alcuni dati biografici di Brussig si trovano sul libro: l’autore è nato a Berlino est nel 1965 e diventa perito edile (Baufachmann). Non studia all’università, preferisce piuttosto provare tanti lavori, come trasportatore di mobili, portiere d’albergo, lavapiatti. Decide di studiare all’università solo dopo la caduta del muro. Studia prima Sociologia alla Freie Universität di Berlino, poi Drammaturgia a Babelsberg. Diventa famoso con il romanzo Helden wie wir (1995), anch’esso ambientato nella

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DDR (parla di un fallito che entra nella Stasi). In seguito Brussig ha scritto un’opera teatrale, Heimsuchung (2000) e ha collaborato con Edgar Reitz alla sceneggiatura di Heimat 3. Am kürzeren Ende der Sonnenallee esce nel 1999. Dai ringraziamenti sul libro si deduce che l’opera nasce come sceneggiatura per un film, dalla quale poi l’autore sviluppa episodi più ampi. Però la cronologia è particolare, perché il libro esce il 30 agosto 1999, mentre le registrazioni del film iniziano il 7 ottobre 1999. Quindi il libro è precedente il film, ma si basa su una sceneggiatura cinematografica già scritta prima insieme al regista Leander Haußmann: insieme vincono il Drehbuchpreis già nel febbraio 1999. Anche il film poi vince un premio nel 2000, l’argento al Bundesfilmpreis. Comunque la sceneggiatura e il romanzo sono due progetti autonomi, con alcuni personaggi in comune e alcuni episodi uguali: Haußmann è il primo autore e ideatore della sceneggiatura, Brussig invece è l’autore e ideatore del “completamento” romanzato. Nel film Michael si chiama Ehrenreich, nel libro Kuppisch; nel film ha più amici, Miriam ha una sorellina, mentre nel libro ha un fratellino; l’amico Mario è abbastanza ribelle nel romanzo, mentre nel film alla fine decide di entrare nella Stasi; infine l’ABV (der Abschnittsbevollmächtigte) nel film compare più spesso che nel romanzo, forse perché l’attore è anche uno dei produttori del film. Quindi ci sono notevoli differenze tra i due media; nel film si dà più importanza alla storia d’amore, nel romanzo più agli aspetti politici. La Sonnenallee si trova nel quartiere di Treptow. Con la divisione in settori, questo viale viene tagliato in due. I numeri 1-370 risultano a ovest, la parte più corta, dal 379 al 411, viene assegnata al settore sovietico. Il cap. 1 spiega scherzosamente come può essere successo che abbiano tagliato in due una via. Qui veniamo a conoscenza di termini tipici quali: (feindselige) Sachsen = il riferimento potrebbe essere alla Grenzbewachung, assegnata di solito a persone della Sassonia, perché non avevano contatti diretti né con Berlino ovest, né con Berlino est. der Zoni = che abita nella (sowjetische) Zone, non solo Berlino est, ma tutta la DDR. der Todesstreifen = la zona di confine invalicabile (con rischio di essere uccisi). Q3a-Bauten = case costruite secondo gli standard di qualità “3a”. La Q indica la migliore qualità dei prodotti fabbricati nella DDR e che rispettava la Planwirtschaft (economia pianificata) socialista. La lingua di Sonnenallee: Lo stile è semplice; il lessico è vario, dalle espressioni e tipiche della Umgangs- e Jugendsprache, che sono comuni ai giovani dell’est e dell’ovest, al linguaggio burocratico. Sia i personaggi che il narratore usano entrambi i registri linguistici. � Lettura del cap. 1. Incontro con Martin Jankowski (10/3/2009): non poteva pubblicare le sue poesie, allora cantava. Ha detto che era “von der Stasi betreut”, e nella introduzione al libro si legge che avevano un barattolo con un pezzo di stoffa con il suo odore, per ricostruirne gli spostamenti. Il titolo del romanzo sulla scomparsa di un punto cardinale si riferisce alla domanda tipica: “wo kommst du her?” “aus der ehemaligen DDR”. MJ ha partecipato alle Montagsdemonstrationen di Lipsia nel settembre 1989, che per lui sono la vera Wende, perché la gente è scesa in piazza nonostante le minacce della polizia: si temeva una strage, invece la polizia non è intervenuta. Per Jankowski questa è stata la prima rivoluzione pacifica di un popolo tedesco. Queste manifestazioni nascono dagli incontri nella Nikolaikirche che ogni lunedì organizzava le preghiere per la pace. Interessante è lo slogan “Wir sind das Volk” ripetuto a queste manifestazioni, che poi nella campagna elettorale per le prime elezioni libere della DDR del 18 marzo 1990 viene modificato dalla CDU (a quanto pare pagando i manifestanti) nello slogan “Wir sind ein Volk”. Infatti

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Jankowski dice (come in parte è emerso dalla ricerca sugli slogan) che durante le manifestazioni nessuno pensava alla riunificazione, quello che interessava era solo la libertà di espressione e di viaggiare. Durante l’incontro con lo scrittore si è parlato delle barzellette sulla DDR. In internet se ne trovano molte, per es. all’indirizzo http://fun.wikia.com/wiki/DDR-Witze. Esempi: Woran erkennt man, dass die Stasi das Zimmer verwanzt hat? Steht ein neuer Schrank drin. Si riferisce alla tecnologia arretrata della DDR e alle intercettazioni praticate dalle spie della Stasi (der Spitzel; spiare: bespitzeln) mediante “cimici” (die Abhörwanze) collegate alle antenne chiamate die OPK-Antenne (OPK = operative Personenkontrolle). Was heißt BRD? Bananenrepublik Deutschland (perché nella DDR non esisteva la frutta esotica) Was ist der Unterschied zwischen einem Sachsen und einem Türken? Der Türke spricht deutsch und hat Arbeit! Si riferisce probabilmente al periodo successivo alla Wende e prende in giro gli abitanti della Sassonia, che parlano un dialetto poco comprensibile e sono disoccupati. Abbiamo visto che nella DDR si riconosce la � lingua “privata” (dialetto, Umgangssprache, con elementi lessicali tipici dialettali o della realtà politica-culturale della DDR), � lingua “semiufficiale”, con un uso più o meno equilibrato di lingua colloquiale e lingua standard e lessico specifico; � lingua “ufficiale”, quella degli organi di partito e di governo, chiamata anche Verlautbarungssprache (“lingua dell’annuncio”). La Verlautbarungssprache è una Sondersprache. La Sondersprache un concetto che racchiude tutti i linguaggi specialistici parlati da determinati gruppi di persone. Rientrano nelle Sondersprachen: - Fachsprache: linguaggio tecnico, necessario per esprimere con precisione i dati di un particolare settore scientifico, es. il linguaggio dell’elettronica; - Gruppensprache: è quello da un gruppo omogeneo di parlanti; contribuisce a identificare un gruppo, a sottolinearne le differenze rispetto a un parlante che non fa parte di quel gruppo; - Berufssprache: è un linguaggio tra la Fachsprache e la Gruppensprache: contiene termini tecnici, ma questi vengono usati a livello colloquiale all’interno di un gruppo. All’interno della Sondersprache “Verlautbarungssprache” possiamo distinguere: - linguaggio giornalistico (Pressesprache), che si riscontra nel ND (Neues Deutschland), il quotidiano della SED, il partito socialista (esiste anche oggi, è un giornale socialista), e nella Junge Welt, il giornale della FDJ (anche questo esiste ancora oggi, è un giornale di impronta marxista); - il linguaggio amministrativo (Amtssprache), caratterizzato da una esagerata ricchezza di dati numerici (statistiche, percentuali) e da frasi lunghe e sintatticamente complesse (Endlossätze) e stile nominale (Nominalstil); (in questo caso si tratta stilisticamente dello stesso Papierdeutsch occidentale); - il linguaggio politico della SED, la Fachsprache o Parteisprache o SED-Sprache (quello chiamato scherzosamente SEDistanisch o Kaderwelsch o Parteichinesisch, ecc.), che fa proprio parte del lessico marxista, come Kollektiv e Sichtagitation (cioè fare agitazione politica, trasmettere messaggi politici attraverso cartelloni, monumenti ecc.); - la Gruppensprache della Stasi, da considerare una “sottospecie” di Fachsprache della SED perché la stessa terminologia è usata con semantica particolare.

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Tutti questi sottogruppi di Verlautbarungssprache divergono dal tedesco standard non tanto dal punto di vista fonetico o morfologico, ma dal punto di vista lessicale e semantico e in parte anche sintattico. Ci sono più studi a riguardo: per es. Christian Bergmann ha scritto un libro nel 1999 (Die Sprache der Stasi), e Michael Aust nel 2004 ha scritto l’articolo Sichtagitation in der Heckscheibe all’interno della raccolta Vor dem Karren der Ideologie. Qui Aust studia i documenti del MfS (Ministerium für Staatssicherheit) e fa dei confronti tra la lingua della SED e quella della Stasi. C’è anche un vero e proprio dizionario della Stasi: Das Wörterbuch der Staatssicherheit (2001) di Siegfried Suckut, che ha scritto diversi libri sull’argomento. Per es. il verbo aufklären significa “spiegare qc.”; ma nel linguaggio della SED significa “jdn. politisch belehren” (sul socialismo, sull’economia, ecc.) Nel linguaggio della Stasi significa invece ausforschen, “interrogare, indagare su qualcuno”. Oppure: il concetto di innere Sicherheit, usato anche nelle campagne elettorali di Paesi democratici per indicare qualcosa di positivo come la protezione della popolazione, assume una connotazione diversa nella DDR, dove la “sicurezza interna” è solo quella del regime da mantenere mediante spionaggio e intimidazioni. Piuttosto inquietante è l’eufemismo Wiedergutmachung, letteralmente “riparazione”, ma che in realtà vuol dire “far cambiare idea” a chi non si adegua al sistema. Quindi la Stasi-Sprache può essere considerata non solo una Gruppensprache, dato che la Sondersprache del regime viene usata con significati noti solo a determinate persone, ma addirittura una Geheimsprache, con un codice noto solo agli appartenenti della Stasi, i quali chiamano il loro gergo operative Fachsprache. Quello che emerge dallo studio di Aust sono le differenze nell’uso semantico dei termini, che fanno capire come il ministero avesse una funzione cospirativa con lo scopo di stabilizzare la società. La lingua della Stasi è militante (Militanz der Sprache): sembra sempre che il governo sia costantemente in guerra. Infatti la Stasi si considera Schild und Schwert der Partei, che combatte contro tutti coloro che sono feindlich-negativ nei confronti del sistema. Se pensiamo che invece la stampa, come abbiamo visto, usava raramente termini come Ängste, Sorgen, Befürchtungen, Unruhe ecc., capiamo come fosse diversa la comunicazione regime-popolazione (caratterizzata dallo Schönfärben) rispetto alla comunicazione regime-regime. Secondo la dott.ssa Büch, comunque (nell’introduzione al romanzo di Jankowski) si cercava di educare anche la popolazione alla guerra: nel 1978 viene introdotta la Wehrkunde “addestramento militare” da insegnare negli ultimi due anni di scuola dell’obbligo (se ne trovano degli accenni anche in Sonnenallee). Nel romanzo si prende in giro questa lingua in più episodi nei quali emerge lo scontro tra la gente normale e il regime. Come sono caricaturati alcuni dei personaggi (per es. il Westonkel, lo zio che abita nella parte lunga della Sonnenallee che va a trovare i parenti “poveri”, o l’ABV, il poliziotto di quartiere, che invece di fare carriera viene sempre più degradato), anche la lingua del regime viene caricaturata. Alcuni capitoli sono utili per capire la Auseinandersetzung mit der DDR, cioè come i personaggi ragionano sul sistema, e come essi vivono la Anpassung o meglio lo Anpassungsszwang. � Nel cap. Untermauern… p. 110 troviamo la Existentialistin, che non ha nome come molti altri personaggi del romanzo. Legge Sartre, autore di saggi come L’essere e il nulla (1943) e L’esistenzialismo è un umanismo (1945), secondo cui l’uomo è “costretto” a scegliere la propria esistenza, cioè deve creare il proprio sistema di valori senza seguire norme sociali, religiose o

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morali, quindi deve essere libero. Sartre ha valutato anche il marxismo: all’inizio ne era seguace, poi si accorge che non corrisponde al suo concetto di libertà. In Sonnenallee la Existentialistin influenza le idee di Mario, che incomincia a diventare più consapevole delle sue convinzioni fino a difenderle e andare contro il regime. C’è un capitolo intitolato Non, je ne regrette rien, la canzone di Edith Piaf che sottolinea le idee esistenzialiste: agire senza pentirsi di nulla. Untergrundbewegung: Untergrund è un calco sull’inglese underground. Räterepublik: repubblica consiliare, in cui il popolo elegge direttamente i consigli. Männchen machen: mettersi sull’attenti. Il discorso di Bernd sul suo servizio militare è scritto in una (quasi) intraducibile Soldatensprache (che rientra nella Fachsprache e nella Gruppensprache). Effi sein: essere poco prima della fine del servizio militare. in den Seilen hängen: essere esausti. � Lettura del capitolo Avanti popolo, p. 84-90. Rotes Kloster: nome informale per indicare una delle scuole che formano i quadri del partito e che danno agli allievi l’educazione a essere persone fedeli alla SED. Intershop: catena di negozi della DDR che vendono merce straniera e quella migliore orientale. Gli acquisti avvengono in valuta occidentale. Viene aperta nel 1962 perché la DDR aveva bisogno di valuta forte. Inizialmente ci facevano acquisti solo i visitatori occidentali, perché fino al 1974 era vietato agli abitanti dell’est di tenere valuta occidentale. Poi la valuta occidentale che ricevono a est viene da regali da parenti dell’ovest o da incarichi di lavoro. La musica nella DDR: Canzone di Kai Niemann Im Osten (2001) (testo e file audio a Germanistica!). Im Osten è considerata il nuovo “inno” degli Ossis e della Ostalgie. v. 1. eingefleischt “in carne e ossa” v. 6. schalten “capire” v. 28 Semperoper: è il teatro dell’opera di Dresda. È stato distrutto durante la guerra e poi ricostruito sotto il regime della DDR. Nella DDR la musica classica era molto apprezzata. Il governo della DDR ha favorito la rinascita di teatri come appunto la Semperoper a Dresda, la Staatsoper di Berlino in Unter den Linden e il Gewandhaus di Lipsia. Anche la musica jazz e blues, in quanto generi considerati “colti”, è approvata anche se ha origini “americane”. La musica moderna invece è stata in parte vietata soprattutto dal governo Ulbricht per vari motivi: perché era musica occidentale, o perché i testi trattavano temi “inadatti” alla popolazione della DDR: le band avevano atteggiamenti che esprimevano una feinlich negative Haltung (capelli lunghi o a caschetto, ritmi veloci, balli scatenati, jeans e Glockenhosen, ecc.). In particolare viene vietata la musica beat e la musica rock, sinonimo di tempo libero, anticonformismo, ribellione e libertà dagli obblighi imposti dal regime. In quel periodo i giovani si radunavano in strada (Straßenmeuten � die Meute “la muta, il gruppo”) e ascoltavano la musica con il Kofferradio (radio portatile). Questi ragazzi si comportavano in modo nicht staaskonform. In particolare ascoltavano il programma radio DT64 (il programma per giovani della radio della DDR, DT = Deutschland Treffen der Jugend). Nel 1965 Ulbricht vieta a quasi tutte le band (le Gitarrengruppen) di musica beat di esibirsi (44 su 49). Questo avviene in particolare dopo che nel settembre si erano esibiti i Rolling Stones a Berlino ovest sulla Waldbühne che poi viene distrutta nell’impeto. Ulbricht dice a proposito:

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Ich denke, Genossen, mit der Monotonie des Je-Je-Je, und wie das alles heißt, ja?, sollte man doch Schluss machen […] Ist es denn wirklich so, dass wir jeden Dreck, der vom Westen kommt, kopieren müssen?

Il ministero per la sicurezza statale (MfS, Ministerium für Staatssicherheit), sotto la direzione di Erich Mielke, era solito già prima inviare i propri informelle Mitarbeiter per sciogliere i gruppi musicali che erano critici con il sistema e per prevenire Gruppierungen Jugendlicher mit dekadenten Lebensauffassungen. Gli Spitzel dovevano raccogliere informazioni e trasmetterle alla ZAIG (Zentrale Auswertungs- und Informationsgruppe) per soffocare sul nascere queste associazioni. Il drastico divieto di quasi tutti i gruppi beat esaspera i giovani, che il 31 ottobre 1965 a Lipsia organizzano una manifestazione, la cosiddetta Beatdemo, che però viene sciolta con la forza dalla Volkspolizei e dalla Staatssicherheit, che arresta diversi manifestanti e li condanna ai lavori forzati in miniera. Questa è l’unica manifestazione che si sia svolta nella DDR fino al 1989. Gli atti e la storia di questa manifestazione si possono leggere su un sito governativo dove sono raccolti tutti i documenti della Stasi: www.bstu.bund.de (bstu = Bundesbeautragte für die Unterlagen des Staatssicherheitsdienstes der ehemalige DDR). Solo con Honecker si iniziano a tollerare le mode dei giovani dettate dalla musica rock, anche se ancora nel 1975 si legge in un comunicato del MfS:

Der aufreizende Rhythmus der Musik wird durch die Art und Weise des Auftretens der jeweiligen Beat-Formation noch verstärkt. Kennzeichend sind Phantasiekostüme, ein oft ganz bewusst ästhetisch abstoßend gestaltetes Aussehen, der Einsatz von Zuckungen, wilden Verrenkungen, Raserei der Akteure und aufstachelnde Zurufe an das Publikum.

La musica moderna approvata dalla SED è quella che trasmette messaggi ottimistici, che esprime la gioia di vivere (Lebensgefühl) della Arbeiterklasse der DDR. Il Politbüro voleva realizzare la sozialistische Jugendtanzmusik; apposite commissioni concedevano i permessi per esibirsi in pubblico: erano tesserini con foto chiamati Musikerpappe. Si tenevano anche gare durante spettacoli (Leistungsschau) in cui una giuria premiava i gruppi che davano il buon esempio e che fornivano un modello. I testi erano scritti da parolieri di professione e i tecnici del suono cercavano di abbinare a questi testi una musica adatta, che fosse ausgewogen “armoniosa”. I giovani cantanti dovevano imparare a pronunciare bene le parole. Così la musica della DDR ha molti interpreti, ma dietro ci sono pochi professionisti. I gruppi musicali accettavano queste imposizioni non tanto perché imposte, ma anche perché avevano delle sovvenzioni: avevano un automezzo a disposizione, veniva preparato loro tutto, dal permesso di registrazione alla stampa dei manifesti alla possibilità di viaggiare. Erano comunque permessi difficili da ottenere, perché molti gruppi venivano giudicati facilmente come “pericolosi” per il sistema. Per es. il gruppo di Lipsia Bürkholz una volta nel 1973 ha suonato una canzone dei Rolling Stones e da allora è stato vietato (Zwangsauflösung). Così continua anche negli anni ’80. Uno dei gruppi più di successo è Karat: si forma nel 1975, nel 1977 vince la medaglia d’oro al Leistungsschau e riceve anche una Auszeichnung al Kunstpreis della FDJ. La loro prima esibizione a Berlino ovest risale al 1979, e in seguito vincono il disco d’oro nella BRD per la canzone Der blaue Planet, cantata al Weltfriedentag di Berlino est nel 1981 e poi diventata famosa nel 1982 in tutta la Germania. Non è una canzone “di regime”, è un’invocazione alla difesa della natura (testo e file audio a Germanistica!). Le canzoni “occidentali” arrivavano a est solo se permesse e solo se stampate su Lizenzplatten. Nei negozi di dischi non si sapeva fino all’ultimo che cosa sarebbe arrivato, e spesso c’era la sorpresa di

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sentire canzoni dei Pink Floyd o di Joe Cocker, oltre a tedeschi come Herbert Grönemeyer o Udo Lindenberg. L’etichetta AMIGA ha pubblicato circa 2200 LP fino al 1990. Esiste ancora oggi. Se si voleva qualcosa di vietato lo si poteva cercare al mercato nero (Schwarzmarkt) o lo si chiedeva a un parente occidentale (come si legge in Sonnenallee). In Sonnenallee mancano dei riferimenti temporali precisi. In base ai dati biografici di Micha, alle canzoni citate e ai fatti storici menzionati (per es. il Vietnam, e alla fine un uomo che passa in macchina con una delegazione russa e ha una “voglia” – Muttermal – era sicuramente Gorbatschow, ma quando non era ancora presidente), è stato calcolato che gli eventi si svolgono nel corso di circa un anno e mezzo tra il 1978 e il 1980. Infatti la canzone Moscow Moscow della band inglese Wishful Thinking era uscita nel 1968, ma in Germania (ovest e quindi anche est) era diventata una hit solo nel 1978. I passi più interessanti di Sonnenallee (oltre ai capitoli già letti): Die Verdonnerten: verdonnern “punire”: si riferisce alla punizione di alcuni studenti obbligati a tenere un discorso pubblico (Diskussionsbeitrag) alle assembee. Sia Micha che Miriam sono stati puniti in questo modo (seconda parte del capitolo). Nella prima parte si parla di musica vietata: il gruppo di amici di Micha si trova al parco giochi ad ascoltare musica vietata, e il poliziotto di quartiere (ABV, der Abschnittsbevollmächtigte), durante uno dei tanti Fahndungskontrolle (controlli investigativi) sequestra loro la cassetta. I ragazzi cercano di convincere l’ABV che la parola verboten è un termine del gergo giovanile (Jugendsprache, p. 12) che significa dufte, prima. L’ABV spiega che è un Obermeister, un grado militare di sottocapo nella Volksspolizei. L’ABV parla un tedesco scorretto: usa il plurale Offiziersdienstgräder (p. 13) invece di -grade. Il poliziotto usa anche una tipica espressione colloquiale (diffusa nel berlinese, ma si trova anche nella lingua colloquale tedesca in generale) con il dativo al posto del genitivo: Wem seine Kassette ist das? (p. 15) (invece di wessen Kassette ist das?). A pag. 27 viene preso in giro il linguaggio pubblico, pieno di termini tecnici, sigle e percentuali: die Petze (la spiona) konnte alles in Prozenten erfassen: Russischzensuren, Vorpflichtungen […] Wehrdienst, Solispenden […], FDJ, DSF, DTSB, GST, Subbotniks (= il sabato in russo; è un giorno di lavoro volontario di sabato), ecc. Woalledurcheinanderreden: in questo capitolo si prende in giro il linguaggio pubblico, caratterizzato, secondo Brussig, da frasi contratte (p. 33: DikkaturdesProlejats, qui con dissimilazione) e dall’uso esagerato del superlativo (Sabberlativ, es. p. 33: in jedester Hinsicht, des Erlaubtesten). Qui si parla della famiglia Kuppisch e del suo rapporto con il regime: la madre vuole che si legga il giornale ND per far vedere ai vicini di casa che leggono il giornale del partito, il padre vorrebbe sempre inoltrare una richiesta (eine Eingabe schreiben, machen), lo zio dell’ovest, il Westonkel, non ha il coraggio di contrabbandare (schmuggeln) cose veramente vietate, per paura di essere mandato in Siberia. In questo capitolo vediamo anche che Micha e Mario fanno un Hunger-Hunger-Show correndo dietro i bus di turisti atteggiandosi a poveri affamati (dal regime). Die drei von der Tanzschule: è un episodio su Micha che si iscrive a un corso di danza solo perché ci va anche Miriam. Fünfzig West zuwenig: il titolo si riferisce al fatto che a Wuschel occorrono 50 DM per procurarsi (auftreiben, scovare) un disco di contrabbando: prima va da Franki, un tatuato che ascolta i Rolling Stones a tutto volume: qui il narratore usa un lessico molto colloquiale per descrivere meglio la situazione: p. 52 er wurde […] angeglotzt “guardare con gli occhi sbarrati” (� die Glotze “il televisore”). Wuschel blinzelte abwiegend zurück (socchiudere gli occhi minimizzando). Hab ick im Suff verspielt: “perdere al gioco bevendo”. Wuschel allora va dal hippy di Strausberg, che parla in modo veloce: wer bistn du? = wer bist denn du? p. 53: darfste = darfst du; wirst = wirst du. In

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questo capitolo si parla anche di sport, di come ci fossero dei Nachwuchstrainer (trainer di nuove leve) che cercavano di convincere i giovani a intraprendere uno sport a livello professionale, iscrivendosi prima di tutto al TSC “Turn und Sportclub” (questo si vede anche in Zonenkinder). Wuschel viene contattato perché lo hanno notato andare in giro in bicicletta fino a Strausberg, ma lui dice che preferisce il salto con l’asta (Stabhochsprung) (perché permetterebbe di saltare al di là del muro). Si parla anche di tutti gli sport vietati nella DDR, tutti quelli che permetterebbero di superare i confini, es. Segeln, Drachenfliegen (deltaplano), Paragliding. Il cap. continua con la ricerca del disco e i contatti di Wuschel con il Dealer del mercato nero. Ton oder Knete, das ist hier die Frage: la frase ricorda la citazione da Amleto, ma qui si parla del nuovo Aktueller della sorella di Micha Sabine, che fa il Kulissenschieber e vorrebbe diventare regista. Il ragazzo afferma che gli attori sono Ton “argilla” nelle mani del regista, mentre Herr Kuppisch si chiede perché Ton e non Knete “plastilina”. Ma si tratta di un tema marginale, e la domanda rimane senza risposta, anche se dietro c’è un gioco di parole: Knete è un termine gergale per “denaro”. I temi più interessanti affrontati qui sono i discorsi sul rapporto del singolo con il regime. Vediamo che il Westonkel va spesso a trovare i parenti dell’est, ma che ha sempre paura che gli vengano trovati addosso gli oggetti che contrabbanda per la famiglia, anche se in realtà porta solo cose che sono ammesse. Infatti all’inizio si dice che Micha non aveva Westplatten trotz Westonkel perché lo zio non ha il coraggio di portare al di là del confine un disco, che sarebbe troppo visibile (quindi era vietato portare dischi a est). Qui si racconta della volta che lo zio viene fermato al confine terrorizzzandolo: ma semplicemente il doganiere (il Grenzer) crede che lui sia un simpatizzante del socialismo, visto che viene così spesso nella DDR. Il Grenzer lo fa entrare nella Baracke e gli mostra uno stereo giapponese sequestrato, che per il Grenzer è troppo complesso da usare, mentre la radio prodotta nella DDR ha solo due tasti (in modo da risparmiare materiali!). La radio giapponese avrà un ruolo verso la fine del libro, perché qualcuno cercherà di accenderla facendo saltare la luce in tutto il quartiere. Lo zio e il Grenzer parlano anche dei materiali che fanno ammalare di cancro: è un’ossessione dello zio, che trova amianto dappertutto, ma il Grenzer gli fa vedere le sue otturazioni dei denti con il piombo e dice che non fanno ammalare affatto, e che quelli sono problemi dell’ovest. Parla con la bocca aperta e dice: Hauen hie hal! Hie im Hesten glauen, haß han dahon Hebs hekomm = Schauen Sie mal! Sie im Westen glauben, dass man davon Krebs bekommt. Il Grenzer sottolinea come a ovest siano senza speranza: die haben doch keine Schangse (p. 62) = Chance. Spesso quando si trascrive il berlinese si aggiunge una <g> in parole di origine francese per sottolineare come a berlino la pronuncia non sia nasalizzata come in francese, ma velare. Anche per es. nella parola Salon, che si trova scritta Salong. In questo capitolo si parla anche della differenza tra socialismo e individualismo con l’esempio dei pollini: nella DDR si è allergici a tutti i pollini in generale, mentre a ovest ci sono allergie a vari tipi di polline, e ognuno può essere allergico anche a singoli pollini. Poi si parla anche della madre che vuole farsi vedere dal vicino che sono attivi nel partito, e che ospiteranno dei ragazzi per lo Jugendfestival: gli chiede se ha dei materassini gonfiabili (Luftmatratzen), che lei pronuncia in modo abgeschliffen “levigato” (Luffatrasse, con assimilazioni) cosa che dimostra che è pratica di oggetti da mare. Nello stesso capitolo vediamo anche che Mario ha dovuto tagliarsi i capelli, perché ha notato che gli esaminatori che rilasciano la patente per il motorino bocciano sistematicamente tutti quelli che hanno i capelli lunghi. Infine si parla della lettera d’amore che riceve Micha, ma che vola nel Todesstreifen per colpa dell’ABV che ormai ogni volta che lo incontra gli chiede i documenti (Fahndungskontrolle) per vendetta che è stato declassato per colpa della musica. Non, je ne regrette rien: qui leggiamo dei primi tentativi di Micha di recuperare la lettera, attaccando della colla su una gomma per cancellare e lanciandola nel Todesstreifen sperando di pescarla. La colla è il Kitifix, la marca della colla prodotta nella DDR. L’episodio principale qui riguarda Mario che fa la conoscenza della Existentialistin, inizialmente lui le chiede se conosce una professione che non sia politica. Insieme parlano dell’esistenzialismo e della libertà individuale. Nel

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capitolo si legge anche del Parteimensch che va a scuola e fa chiamare Micha e Mario dalla direttrice, perché su un giornale occidentale è stata pubblicata una foto del loro Hunger-Hunger-Shoxw. Micha se la cava con frasi in “politichese”, usando eccessivamente il superlativo (p. 80: Wenn die Lügen am schmützigsten sind, ist der Gegner am in die Ecke getriebensten), e viene punito solo con un discorso pubblico; Mario invece parla di Freiheit e di Menschenrechte, così viene espulso (Relegation). Das Herz ein Stück größer: è solo un intermezzo su Micha e Miriam che si incontrano. Der hinterletzte Russenstiefelputzer in der asiatischen Steppe: il tema di questo capitolo è l’impossibilità di viaggiare. Si poteva viaggiare all’interno dell’Ostblock solo se non c’erano sospetti su chi richiedeva la Reiseanlage (da allegare al documento d’identità). Il passaporto però non lo aveva nessuno. Il nuovo Aktueller di Sabine è uno che ha viaggiato molto, anche senza Reisepass, sfruttando il visto di transito (Transitvisum) e mostrando tutti i tesserini possibili. In Russia però si poteva fare solo un viaggio organizzato (Grupa), mentre la parola Individualtourismus non era accettata, era considerato un Unding. Per la Mongolia il ragazzo falsifica un invito usando lo stemma di una monetina mongola trovata nel Neptunbrunnen. Il paradosso è che nessuno conosceva quel timbro e lo hanno accettato, ma chi in seguito aveva un timbro ufficiale, ovviamente diverso da quello falso, non poteva viaggiare perché il timbro non era riconosciuto. Je t’aime: qui si racconta di Mario e della Existentalistin che provano delle droghe, e poi della festa organizzata a casa di Mario. Qui viene lanciata l’idea di comprare terreni per sottrarli alla DDR e poter fondare una repubblica indipendente e libera. Unterwandern: So, so oder so: abbiamo già letto parte del cap., in cui si parla ancora dell’idea di acquistare i territori della DDR poco alla volta, poi delle Wahlfälschungen e del racconto di Bernd che torna da militare. Il discorso continua con una conversazione di Mario e Micha su quello che aveva detto il Kulissenschieber: Je besser du die Kritik versteckst, desto kritischer kannst du sein (p. 119). Si capisce qui che nella DDR era meglio non parlare apertamente delle critiche al regime, perché si veniva presi per idioti (bekloppt) e quindi non degni di essere ascoltati, o almeno viene considerato stupido chi nemmeno sa cosa è vietato dire. Quindi paradossalmente si è più critici a tacere, anche se il tacere non porta comunque al cambiamento. Wie Deutschland nicht geviertelt wurde: qui Mario e la Existentialistin capiscono di aver calcolato male i metri quadri da comprare per sottrarli alla DDR, e di come il progetto fallisce prima ancora di partire. Mario viene arrestato da due TRAPO = Transportpolizisten (polizia ferroviaria), solo perché si è addormentato ed è arrivato sul treno troppo vicino al confine. Inoltre appare sospetto perché gli trovano l’iscrizione a un corso di nederlandese. Si racconta qui anche del primo giorno di scuola di Micha al Rotes Kloster, dove addirittura non si accetta la sagoma di un re (degli scacchi) perché ha su una croce. Ma Micha rimane in questa scuola solo un giorno perché arriva in ritardo e viene subito espulso. Leben und Sterben in der Sonnenallee: Qui si narra di Wuschel che trova il disco doppio che cercava (grazie ai 50 marchi che gli regala il ragazzo occidentale di Miriam). La corrente va via per colpa dello stereo giapponese e scatta il Grenzalarm. Poi muore lo zio Heinz, l’unica Westverwandschaft della famiglia. Infine la Existentialistin partorisce in una vecchia Trabant aiutata da Gorbatschow, considerato (p. 156) Das ist’n Russe, der Wunder vollbringt! Sia in Sonnenallee che in Zonenkinder troviamo termini in -i come Zoni e Matschi = Matchbox, le macchinine in miniatura. In Zonenkinder Honni, Gorbi, Bundi, Ossi, Wessi: in tedesco questa è una

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forma molto comune di troncare le parole. Sono comuni per es. Abi[tur], Uni[versität], Limo[nade], ecc. In analogia alle parole apocopate che terminano in -i se ne sono create altre la cui -i finale non si giustifica: Ami = Amerikaner, Profi = Professional, Pulli = Pullover, Kuli = Kugelschreiber. Tutte queste forme tronche prendono al plur. la -s. Il suff. -i si usa spesso con valore vezzeggiativo, per es. con i nomi propri come Honni = Honecker, Gorbi ecc. � A pag. 9 di Sonnenallee (e in altri punti) ci sono i visitatori dell’ovest che guardano giù dal Aussichtsturm verso il Todesstreifen e gridano: Guckt mal, ’n echter Zoni!. Il termine Zoni si riferisce agli abitanti della (sowjetische)[Besatzungs]Zone, quindi non solo Berlino est, ma tutta la DDR. Il termine si è diffuso già nel dopoguerra (a ovest), tra il 1945 e il 1949, er era soprattutto un modo per evitare di pronunciare la parola DDR, visto che Adenauer rifiutava di riconoscere un altro Stato. Jana Hensel fa proprio questo termine e conia il composto Zonenkinder, che diventa un termine per indicare tutta la sua generazione di giovani abitanti della DDR. Jana Hensel – Zonenkinder: Zonenkinder è un’opera molto diversa da Sonnenallee. Mentre Sonnenallee è narrativa pura, vengono raccontati episodi anche divertenti di personaggi fittizi, anche se ben collocati nella realtà della DDR, Zonenkinder è autobiografico e documentario (infatti ci sono molte foto di testimonianze dell’epoca), e contiene una serie di pensieri di Jana Hensel sulla sua generazione e sul rapporto dei ragazzi della sua età sul “prima” e sul “dopo”. Anche i due autori sono diversi: Brussig è del 1965, di Berlino est, e quando esce Sonnenallee è già famoso per Helden wie wir (1995); il suo romanzo esce già nel 1999, quindi appartiene ancora a una prima “generazione” di autori e narratori dei fatti della DDR, secondo una divisione comune tra gli studiosi di opere post-1989 in due decenni: il primo (gli anni ’90) e il secondo (gli anni 2000). Jana Hensel invece è del 1976, di Lipsia, e Zonenkinder è la sua prima opera, che esce nel 2002. Martin Jankowski è coetaneo di Brussig, e ha detto che Brussig e Hensel sono la sua “concorrenza”. Mentre per Brussig ha espresso apprezzamento, Jankowski ha “bocciato” decisamente Zonenkinder giudicandolo troppo superficiale e troppo nostalgico. In effetti Zonenkinder è stato aspramente criticato da molti lettori e recensori soprattutto per due motivi: 1) lo stile: addirittura in una recensione si è parlato di unzählige grammatische und stilistische Fehler. Sicuramente dal punto di vista stilistico non è un’opera di grande valore: le frasi sono eingeschachtelt oppure si trovano spesso le frasi consecutive che iniziano con il verbo, per es. p. 103 Zeigten unsere Eltern auf die Nachbarn, […] dann wurde uns erklärt. Anche dal punto di vista lessicale è piuttosto ripetitivo. 2) per i contenuti: il libro è giudicato pieno di banalità, un lavoro immaturo, sentimentale e revisionista. I lettori dell’ovest hanno anche avuto difficoltà a capirlo, perché la Hensel parla di oggetti, personaggi e situazioni che esistevano solo nella DDR e che non sono note ai Westler. Nonostante ciò Zonenkinder ha avuto un enorme successo editoriale: solo in una libreria di Magdeburgo hanno venduto un numero di copie pari a tutte quelle vendute in tutta Stoccarda o Düsseldorf. Infatti è considerato un ostdeutscher Erfolg. In particolare, il libro è stato acquistato dai coetanei della Hensel, mentre le persone più mature (per es. quelli come Brussig o Jankowski nati negli anni ’60) si sono chiesti che senso abbia questo libro e che messaggio esprima, perché il discorso è alquanto contraddittorio: la Hensel oscilla tra la Ostalgie e la Ostkritik. I suoi detrattori notano che la Hensel ha imparato in fretta la lezione del capitalismo, e con questo libro è riuscita solo a fare molti soldi.

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Il valore di questo libro è solo quello che l’autrice ha generalizzato i suoi ricordi e li ha estesi a tutta una generazione: il termine Zonenkinder si è diffuso proprio grazie al suo romanzo, e ha iniziato a indicare (come abbiamo accennato prima) la generazione di ragazzi nati nella DDR attorno al 1975, considerata una Zwischengeneration. Infatti, anche se è narrato in prima persona, parla subito di Wir-Gefühl e di unsere Kindheit già nel titolo del primo capitolo. Quando il muro è caduto questi ragazzi avevano 13-14 anni: erano già abbastanza grandi per aver impostato una vita nella DDR, ma erano ancora troppo giovani per essere consapevoli della realtà politica in cui vivevano. Il riferimento alla Golf. Forse non è casuale che la canzone di Kai Niemann (del 2001) menzioni proprio la Golf, anche se la macchina non è stata inventata nella DDR. L’anno prima era uscito un libro di Florian Illies, Generation Golf. Eine Inspektion (Fischer) che parla della generazione dei ragazzi della Germania ovest nati tra il 1965 e il 1970. Illies descrive questa generazione come la prima vera generazione di figli separati, di bambini e ragazzi degli anni Ottanta, considerato il “decennio più noioso del XX secolo”. Il titolo riprende uno slogan pubblicitario della Volkswagen Golf, l’auto più diffusa negli anni ’80-’90. Il libro appare come una retrospettiva di marche, prodotti, trasmissioni televisive e ricordi nostalgici, ma anche con ironia. Da questo libro emerge il completo disinteresse di questi giovani per i loro coetanei dell’altra parte della Germania. A questo vuoto reagisce provocatoriamente la Hensel, che scrive un Sachbuch parallelo sulla DDR. Per rendere più semplice ai lettori dell’ovest il suo libro, la Hensel usa, imita, la stessa modalità di scrittura usata da Illies, tipica della cosiddetta Popliteratur, caratterizzata da una “scrittura-inventario” o “scrittura-archivio” che cataloga i nomi delle marche, la musica, i titoli dei film e delle trasmissioni televisive, le letture e le ritualità sociali. La Popliteratur nasce in Germania negli anni ’60 come contrapposizione alla letteratura elitaria e intellettuale, e negli anni ’90 si distingue per il suo intento di colmare il divario tra Hoch- e Massenkultur e per il suo ruolo di Integrationsliteratur. La lingua è di tipo colloquiale e quotidiano. I temi più trattati sono der aktuelle Lifestyle e die Konsumwelt. Anche l’aspetto esteriore di Generation Golf e di Zonenkinder è simile: stesso formato, stesso fondo rosa pallido della copertina, la presenza di illustrazioni di oggetti legati all’infanzia dei due autori, anche se in Generation Golf si trovano solo all’inizio di ogni capitolo con omini Playmobil. Anche la parte finale è simile: Generation Golf termina con un elenco di marche, letture e film, Zonenkinder invece termina con un glossario di termini presenti nel testo (anche se è incompleto, e qualcuno lo ha definito albern, “stupido”). La differenza maggiore tra i due lavori però è che Illies fa riferimento solo all’ovest, mentre la Hensel parla sia di est che di ovest: gli stessi titoli dei capitoli sono duplici: frasi comprensibili solo ai lettori dell’est, con una sorta di spiegazione sotto per i lettori dell’ovest. Per es. Mauerpark (cap. 2) era un eufemismo per il Todesstreifen. Questa zona di confine vicino al Prenzlauer Berg è stata lasciata vuota anche oggi come parco, ed è un luogo di raduno dei giovani da cui si può vedere il tramonto. Questo cerca di spiegare che anche a ridosso del muro si potevano godere delle bellezze della Heimat. Oppure Ja, das geloben wir! (cap. 5) era la formula di giuramento alla Jugendweihe, una festa laica di “inserimento in società” dei giovani, che sostituiva le festività religiose. Come la Hensel spiega in un’intervista (cfr. articolo in programma!) il titolo Zonenkinder è provocatorio. Infatti il termine Zone si era diffuso all’epoca di Adenauer, ma poi molti conservatori continuano a usare questo termine perché rifiutano di ammettere la sovranità statale della DDR. Anche dopo la Wende il termine si è conservato, sempre e ancora di più con una sfumatura spregiativa. Ecco che la Hensel usa questo termine quale simbolo della volontà di questa generazione dell’est di riappropriarsi della propria identità.

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Come scrive la Hensel (� lettura di pp. 155-157), la DDR non può scomparire: anche se è fallita l’idea, cioè l’esperimento [socialista], lo spazio resta, in cui vivevano loro e in cui oggi si va a vivere solo per guadagnare soldi o per studiare. La Anpassung (adeguamento): È un tema molto presente in Zonenkinder. In Sonenallee (cap. Der hinterletzte Russenstiefelputzer) si legge l’episodio della madre di Micha che vorrebbe fuggire a Berlino ovest truccandosi da anziana per assomigliare alla donna che aveva perso il passaporto. Però arrivata al confine non ne ha il coraggio, perché nota di essere diversa dai tedeschi dell’ovest anche per l’atteggiamento: p. 99: wußte sie, daß ihr zu einem Westler mehr fehlt als nur der Paß, die Schuhe, die Kleider und das Kukident. Und sie wußte, daß sie niemals so werden wird wie die. Quindi negli anni della divisione i tedeschi dell’est e dell’ovest si erano differenziati non solo nella lingua, ma anche nella gestualità e nelle mode. Questo è forse l’aspetto che più emerge in Zonenkinder, dove Jana Hensel appare preoccupata soprattutto di adeguarsi ai Westler esteriormente, superficialmente, quasi ossessionata dal materialismo. Già nella DDR aveva imparato che era meglio una vita durchschnittlich, era meglio nicht auffallen (� lettura di pp. 90-91). Lo stesso vuole fare ora: nella nuova Germania cerca di confondersi con i suoi coetanei occidentali spiandone i gesti, imitandone il linguaggio, e soprattutto vestendosi come loro: cerca cioè di conformarsi (� lettura di pp. 60-62 e 125-126). Questo è uno degli aspetti più criticati del libro, perché sembra che i problemi di Anpassung siano solo esteriori, in particolare la mania della Hensel per i vestiti occidentali. D’altra parte, come emerge in più punti nel libro (� lettura pp. 27-28), con la riunificazione molti Westler hanno continuato a sentirsi superiori agli Ostler e a osservarli dall’alto al basso. La Verdrängung (rimozione): Pagg. 70-74: si parla ancora di Anpassung e anche di Verdrängung. A pag. 73 si legge di come i tedeschi dell’ovest osservano i tedeschi dell’est giudicandoli e dimostrano di essere prevenuti nei loro confronti. Per questo motivo soprattutto i giovani, quelli meno coinvolti ideologicamente, hanno voluto prendere le distanze dalle proprie origini e in particolare da quello che li faceva notare come Ostler. Questo disagio è una delle cause della Ostalgie, perché i giovani della DDR sentono il bisogno di una identità, che però sanno essere una identità disprezzata dagli occidentali. Ecco che la Hensel reagisce al disprezzo mostrando con documentazioni storiche e con i suoi ricordi che anche all’interno della DDR era possibile una vita “normale”, che non c’entrava con la Stasi o la SED. Con queste considerazioni possiamo capire meglio anche il perché (forse ancora inconsciamente prima del 1989) tutte le proteste fossero solo per richiedere soprattutto la libertà di viaggiare e di espressione, ma nessuno pensava a una riunificazione con la Germania ovest: da lì a poco sarebbe sorto un problema di identità nazionale. Se pensiamo al titolo del romanzo di Jankowski, che parla della “sparizione” di un punto cardinale (ex DDR, ehemalige DDR), capiamo che quello che si è perso non è solo uno Stato sorto dalla zona di occupazione sovietica, ma è soprattutto un punto di riferimento per la personalità degli Ostler, che sentono di aver perso la patria e il senso di appartenenza a un gruppo sociale che condivide la lingua, la storia, la cultura, i simboli. Ecco che quando gli Zonenkinder si trovano a confrontarsi con la Germania occidentale si sentono sospesi tra i ricordi d’infanzia, che potevano essere positivi, e il giudizio negativo sullo Stato in cui vivevano. Da quello che si legge, sembra inoltre che non tutto fosse negativo nella DDR, per es. il

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socialismo ha portato a una educazione dei giovani alla solidarietà, cosa che invece manca nell’occidente egoista e individualista (pp. 85-86 / 71). In altri momenti invece la Hensel sembra affermare il contrario, quando dice che sognava uno stile di vita occidentale. Forse questo fa parte della sua personalità ancora disorientata: si dice che i ragazzi di questa generazione abbiano ancora die Mauer im Kopf, incerti se essere westliche Ostler o östliche Westler, consapevoli della loro Andersartigkeit. Un termine che la Hensel usa è zwitt(e)rig (pag. 74, ma anche in altri punti): questo termine significa doppelgeschlechtig, e si usa di solito per le piante o gli animali “ermafroditi” (der Zwitter), quindi indica qualcosa di ambiguo, di doppio. Questo è un sentimento che riflette anche un dibattito culturale e linguistico presente dal 2003 (Zonenkinder è del 2002, Goodbye Lenin! è del 2003, nel 2002 c’è stata l’esondazione dell’Elba che ha riportato i Länder orientali in primo piano), quando si formano due correnti di pensiero sul ricordo della DDR: da una parte ci sono quelli che demonizzano lo stato totalitario (e ricordano parole come Stasi, Spitzel, Kader, Zone), dall’altra parte ci sono quelli che ricordano un mondo in cui si poteva svolgere una vita tranquilla, e che chiamano la DDR con termini rassicuranti come Kuschelstaat o Hammer, Zirkel, Kaffeekranz “martello, compasso, caffè in compagnia” invece di Hammer und Zirkel im Ährenkranz “martello e compasso in corona di spighe”, che erano i simboli dello Stato. Un elemento riuscito del racconto è la metafora della caduta del muro, che rappresenta la fine dell’infanzia di questi Zonenkinder: è un’infanzia terminata di colpo, senza capirne bene il motivo, senza averlo potuto scegliere. Infatti i giovani della DDR sono stati costretti ad andare in una direzione che veniva loro indicata, non hanno potuto scegliersi il futuro (p. 72). Questo ha provocato uno smarrimento in questa generazione: l’opera può essere considerata un resoconto di una generazione disorientata, che è alla ricerca di una identità, del senso di appartenenza perduto, visto che il luogo natio non esiste più, o meglio: è stato übermalt (p. 30), gli hanno dato una “ripulita”, una “sbiancata”, infatti nel libro la Hensel torna più volte a Lipsia dieci anni dopo la caduta del muro e non riconosce più i luoghi in cui è cresciuta, sente di aver perso qualcosa di vertraut tipico dell’infanzia. � Lettura inizio del libro: vediamo la ragazzina che va con la madre a una Montagsdemonstration, probabilmente quella del 4 settembre 1989 (Lipsia è chiamata di solito la Heldenstadt, proprio per il coraggio di manifestare). Cosa resta del tedesco della DDR? Cfr. Peggy Katelhön, Was bleibt: tendenze nostalgiche nella lingua tedesca attuale?, in: Eva Banchelli (cur.), Taste the East. Linguaggi e forme dell’Ostalgie, Bergamo 2006, pp. 33-57. Ha fatto in tempo a crearsi una varietà nazionale? Secondo Polenz (Deutsch als plurinationale Sprache im postnationalistischen Zeitalter, in: Gardt-Haß-Zumkehr-Roelcke, Sprachgeschichte als Kulturgeschichte, Berlin-NY 1999, pp. 115-132, qui p. 119) non c’è stato il tempo di sviluppare una nuova varietà nazionale, al massimo una “varietà statale” che si è dissolta con la dissoluzione dello Stato. La particolarità di questa varietà linguistica è che è sparita di colpo, mentre di solito i fenomeni linguistici avvengono lentamente nel tempo. Come abbiamo visto, sono iniziati subito gli studi su questa lingua, dato che si tratta di mutamenti molto tangibili. Tuttavia anche lo studio della lingua tedesca nell’immediato dopo-Wende presenta delle difficoltà: - la lingua più facile da studiare è quella scritta, della stampa e dei documenti ufficiali, ma questa è anche la prima a scomparire; testimonianze scritte di carattere privato sono scarse.

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- la lingua colloquiale persiste più a lungo, ma è più sfuggente, si devono intervistare gli informatori, ma i tedeschi orientali tendono ad abbandonare presto le proprie abitudini linguistiche, sia per un fenomeno spontaneo, entrando a contatto con la realtà occidentale, sia perché gli Ostler volevano abbandonare prima possibile i tratti linguistici che li distinguevano. - mancano studi paralleli sui Wessizismen, cioè sui tratti caratteristici del solo tedesco occidentale, che permetterebbe dei confronti con gli Ossizismen. Comunque punti fermi della ricerca sono oggi che: - il lessico legato alla stampa (per es. agg. come erfolgreich, initiativreich, siegreich, ruhmreich, vertrauensvoll) scompare molto presto, a meno che non lo si voglia usare oggi in senso ironico. - scompaiono presto anche i termini di partito e quelli legati all’esistenza stessa di determinate situazioni (scompare il “denotato”), es. EVP (Einheitlicher Volkspreis), “prezzo popolare unitario”, oppure HO (Handelsorganisation), una catena di negozi, SERO (Sekundärrohstofferfassung) “approvvigionamento di materie seconde” (per il riciclo). - alcuni termini “pubblici”, ma usati anche nella lingua colloquiale, risultano wenderesistent, es. Herrentag (usato al posto di Vatertag) o Subbotnik, oppure Muttiheft (alle scuole elementari, era il quaderno che serviva a segnare le comunicazioni tra maestri e genitori), anche se si riferiscono a una particolare realtà sociale e culturale. - molti termini “occidentali” relativi a strutture e situazioni occidentali vengono fatte proprie dai parlanti orientali, che abbandonano il sinonimo locale, es. Dederon viene abbandonato a favore di Nylon: il nome di questa fibra è un nome commerciale, ma visto che la DDR non poteva permettersi di acquistare i diritti del marchio, hanno inventato il termine Dederon formato da DDR + la parte finale di Nylon. - nella ex Germania est entrano termini dialettali occidentali anche meridionali, a seconda dei contatti dei parlanti. Per es. a est si può sentire Spital al posto di Krankenhaus, che è una variante austriaca e svizzera. Questo è dovuto alla insicurezza dei parlanti, che non sanno più cosa è tedesco standard. - comunque ormai (dopo 15 anni) l’uso linguistico occidentale è diventato gesamtdeutsch anche nei Länder orientali; ormai die innere Mauer, ovvero il “muro linguistico” è crollato e non ci sono più incomprensioni. Oggi certi termini tipici della DDR, in particolare nomi di marche, tornano per la moda della Ostalgie. Infatti la Katelhön racconta che nel 1996 si sono svolti oltre 50 Ostalgie-partys, in cui per una sera si faceva il So-tun-als-ob “fingere di”, cioè si ritornava alla DDR, con cambio di moneta e consumo di prodotti della DDR, come bere Vita-Cola, mangiare Schmalzbrote (pane con lo strutto). Il film Goodbye Lenin! segue questa scia, infatti nel film si va alla ricerca di prodotti della DDR (anche se per fingere, con la madre uscita dal coma, che il regime non sia caduto) che ora possono essere conservati nella memoria collettiva, grazie anche a Ostalgieshows con ospiti di personaggi famosi dello spettacolo e dello sport. ********************** Dr. Waltraud Sattler: Die Übersetzung von Realia: z.B. “la famiglia del mulino bianco”: eine passende Übersetzung wäre “die perfekte Familie”, weil in Deutschland dieser Werbespot nicht bekannt ist. � kulturspezifische Referenzen. 1) Realienlexeme: sie könnten Missverständnisse aufkommen lassen. Z.B. “scuola privata” = private Schule: in Italien ist eine private Schule (fast) nur katholisch, konfessionell; in Deutschland nicht.

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2) landeskundliche Spezifika: historische-geographische Bezeichnungen, politische Bezeichnungen (z.B. “mani pulite”) Speisekarte (z.B. “primo piatto” = Hauptgericht??) Symbole-Farben (z.B. er hatte eine “braune Vergangenheit” = er war ein Nazi) Akronyme (z.B. ASL = Gesundheitsamt, analoge Institutionen wählen)

Um diese Ausdrücke zu übersetzen, brauchen wir Kompensationsstrategien, da wörtliche Übersetzungen nicht funktionieren. Um gut übersetzen zu können, ist ein spezifisches Wissen notwendig. 3) Soziale Konventionen: Höflichkeitsformeln, schriftliche Kommunikation: um sie zu übersetzen, ist ein kommunikatives Wissen nützlich. 4) Textuelle Spezifika (Fachtexte): Textsortenkonventionen, Zitate. Dr. Birge Gilardoni-Büch: Die Übersetzung von Zonenkinder dauerte 2 Jahre. Bestimmte Realia sind auch in Westdeutschland unbekannt (� Verfremdungseffekt, innerdeutsche Unverständlichkeit). Der Name Zone war in der Bundesrepublik bis in die 1970er Jahre üblich, weil die DDR als Staat bis 1972 von der BRD nicht anerkannt wurde. Zum Beispiel steht in den Ausgaben 1966-1989 des Wörterbuchs Wahrig bei DDR-typischen Wörtern und Ausdrücken bei der Angabe zur Herkunft nicht DDR, sondern SBZ bzw. “DDR” (in Anführungszeichen). Die Übersetzung von Zonenkinder barg vier Herausforderungen: - Titel: Zonenkinder wird mit “Zonenkinder. I figli della Germania scomparsa” übersetzt. Das heißt, der deutsche Titel wurde beibehalten, aber durch einen explikativen Untertitel für das italienische Lesepublikum ergänzt. - Glossar: am Ende des Buches ist ein neues, erweitertes Glossar hinzugefügt worden, mit Verweisen * im Text. - sprachspezifische Realien: z.B. Hühnergott: das ist ein glücksbringender Stein (ein Feuerstein), den man an der Ostseeküste finden kann.

- Wortspiele: z.B. Anschluss (S. 64) = “annessione” oder “in linea (telefonica)” und Anspielungen im Text, z.B. im Text auf Seite 76:

“Sie [unsere Eltern] ängstigten sich um ihre Jobs, wir suchten uns das passende Gymnasium, büffelten dort die Sitzverteilung im Bundestag, lernten die Nationalhymne nun wieder mit Text...“ – FRAGE: Wieso “mit Text”? Hatte die DDR-Nationalhymne keinen Text?

Tatsächlich: Der Text der Nationalhymne war seit 1974 wegen der Worte “Deutschland, einig Vaterland” verboten. Infolge der Anerkennung der DDR 1972 war man in der DDR davon überzeugt, dass die deutsche Frage endgültig gelöst sei und in Zukunft zwei deutsche Staaten existieren würden. Nationalhymne der DDR (bis 1974): Text: Johannes R. Becher Melodie: Hanns Eisler Auferstanden aus Ruinen Und der Zukunft zugewandt, Laß uns dir zum Guten dienen, Deutschland, einig Vaterland. Alte Not gilt es zu zwingen, Und wir zwingen sie vereint, Denn es muß uns doch gelingen,

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Daß die Sonne schön wie nie Über Deutschland scheint. Glück und Friede sei beschieden Deutschland, unserm Vaterland. Alle Welt sehnt sich nach Frieden, Reicht den Völkern eure Hand. Wenn wir brüderlich uns einen, Schlagen wir des Volkes Feind! Laßt das Licht des Friedens scheinen, Daß nie eine Mutter mehr Ihren Sohn beweint. Laßt uns pflügen, laßt uns bauen, Lernt und schafft wie nie zuvor, Und der eignen Kraft vertrauend, Steigt ein frei Geschlecht empor. Deutsche Jugend, bestes Streben Unsres Volks in dir vereint, Wirst du Deutschlands neues Leben, Und die Sonne schön wie nie Über Deutschland scheint.

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Elenco delle abbreviazioni presenti nella dispensa: ABV Abschnittsbevollmächtigte CDU Chrstlich-Demokratische Union CSU Christlich-Soziale Union DT Deutschland Treffen der Jugend ERP European Reconstruction (o Recovery) Program EWG Europäische Wirtschaftsgemeinschaft FDGB Freier Deutscher Gewerkschaftsbund FDJ Freie Deutsche Jugend FDP Freie Demokratische Partei KPD Kommunistische Partei Dtlds LDPD Liberal-Demokratische Partei Dtlds LPG Landwirtschaftliche Produktionsgenossenschaften MfS Ministerium für Staatssicherheit SBZ Sowjetische Besatzungszone SED Sozialistische Einheitspartei Dtlds SKK Sowjetische Kontrollkommission SMAD Sowjetische MilitärAdministration Dtlds SPD Sozialdemokratische Partei Deutschlands die UdSSR die Union der Sozialistischen Sowjetrepubliken VEB Volkseigene Betriebe ZAIG Zentrale Auswertungs- und Informationsgruppe

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Bibliografia per approfondimenti (anche studi non citati nella dispensa): Ulrich Ammon, Zur Entstehung von Staatsvarietäten während der 40jährigen Teilung Deutschlands, in: U. Ammon, Die deutsche Sprache in Deutschland, Österreich und der Schweiz, Berlin-New York 1995, pp. 385-390 (cfr. programma d’esame!). Michael Aust, Sichtagitation in der Heckscheibe (2004) all’interno della raccolta Vor dem Karren der Ideologie (http://books.google.com/books?id=2G9uP89iWrEC&dq=Vor+dem+Karren+der+Ideologie&printsec=frontcover&source=bl&ots=dpFXzICnF4&sig=DC0ch5BsC_zq1jRmXVt0vt6uKOo&hl=it&ei=hScUSsLoMoST_QaXu7SvDw&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1) Eva Banchelli (a cura di), Taste the East. Linguaggi e forme dell’Ostalgie, Bergamo 2006. Christian Bergmann, Die Sprache der Stasi, ein Beitrag zur Sprachkritik, Göttingen 1999. Manfred W. Hellmann, DDR-Sprachgebrauch nach der Wende – eine erste Bestandaufnahme, in: “Muttersprache” 100 (1990), pp. 266-286. Manfred W. Hellmann, Das einigende Band? Beiträge zum sprachlichen Ost-West-Problem im geteilten und im wiedervereinigten Deutschland. Herausgegeben von Dieter Herberg, Tübingen 2008. Peter von Polenz, Die Sprachrevolte in der DDR im Herbst 1989. Ein Forschungsbericht nach drei Jahren vereinter germanistischer Linguistik, in “Zeitschrift für Germanistische Linguistik” 21 (1993), pp. 127-149. Peter von Polenz, Deutsch als plurinationale Sprache im postnationalistischen Zeitalter, in: Gardt-Haß-Zumkehr-Roelcke, Sprachgeschichte als Kulturgeschichte, Berlin-NY 1999, pp. 115-132. Horst Dieter Schlosser, Die deutsche Sprache in Ost- und Westdeutschland, in: M. Moraldo, M. Soffritti (edd.), Deutsch aktuell. Einführung in die Tendenzen der deutschen Gegenwartssprache, Roma 2004, pp. 159-168. Helmut Schönfeld, Berliner Stadtsprache. Tradition und Umbruch, in: Gerhard Stickel (Hg.), Varietäten des Deutschen, Regional- und Umgangssprachen, Berlin-New York 1997. Siegfried Suckut, Das Wörterbuch der Staatssicherheit, Berlin 20012. J. Thomanek – B. Niven, La Germania dalla divisione all’unificazione, Bologna 2005.

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Archivi storici, fotografici, documenti vari sulla DDR in internet: www.bstu.bund.de http://einestages.spiegel.de/external/ShowTopicAlbumBackground/a4068/l38/l0/F.html#featuredEntry http://www.zdf.de/ZDFde/inhalt/19/0,1872,7112211,00.html?dr=1 http://www.stern.de/politik/deutschland/:60-Jahre-Bundesrepublik-Reisen-Sie-Zeit/643939.html http://www.welt.de/deutsche-dinge/article3077531/Schicken-Sie-uns-Ihr-Deutsches-Ding.html http://www.d-no.de/stasi/opk2.htm http://www.spiegel.de/panorama/0,1518,605716,00.html http://www.repubblica.it/2009/01/sezioni/esteri/casa-dimenticata-ddr/casa-dimenticata-ddr/casa-dimenticata-ddr.html?ref=hpspr1 http://www.ddr-wissen.de/wiki/ddr.pl?DDR-Lexikon http://www.mdr.de/damals-in-der-ddr/ihre-geschichte/1610253.html