L'importanza del banchetto

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L'importanza del banchettoPer gli antichi Romani la cena banchetto, che si protraeva fino a tarda notte, era il pasto

più importante della giornata. Ad esso erano invitati tutti e cinque i sensi: oltre a vedere, toccare e gustare si parlava e si ascoltava. Se la cerimonialità trovava il suo culmine nella condivisione della carne, la spettacolarità era garantita da scene di danza, musica e teatro.La cena era aperta da gustatio, abbondanti antipasti, chiamati anche promulsis (da mulsum, il vino mielato che li accompagnava).Uova, verdure e pesci conditi con molte salse erano gli alimenti che componeva questa parte del banchetto.Seguiva la prima mensa durante la quale venivano servite diverse fercula (portate) di maiale, agnello, pollame, selvaggina e pesce. Il menù si completava con la secunda mensa, termine derivante dall’antica usanza greca di cambiare l’apparecchiatura della tavola. In questa parte venivano offerti frutti freschi o secchi, dolci, e a volte cibi salati come salsicce (Marziale) o focacce al formaggio (Petronio).L’abitudine romana di aprire il banchetto con l’uovo e chiuderlo con frutti quali la mela diede vita al proverbio riportato da Orazio «ab ovo usque ad mala», riferito a qualcosa fatto «dal principio alla fine». Anche se durante il pasto si era bevuto abbondante vino, soprattutto i grandi convivi si concludevano con la commissatio: una bevuta generale di vino sottoposta a regole ferree. Potremmo definire quest’usanza un “dopo cena” al quale potevano aggiungersi

ospiti non presenti fino a quel momento della serata.