Libia Datteri di Al Jufrah Disciplinare di produzione

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1 Improvement and Development of Date Palm in the oasis of Al Jufrah DATTERI DI ANTICHE VARIETA’ DELLE OASI DI AL JUFRAH DISCIPLINARE DI PRODUZIONE

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Questo disciplinare sulle varietà di dattero della Regione di Al Jufrah in Libia rappresenta una delle attività realizzate dal programma finanziato dalla Cooperazione Italiana e realizzato dall'Istituto Agronomico per l'Oltremare di Firenze in collaborazione con Slow Food, la Facoltà di Agraria dell'Università di Firenze ed il Ministero dell'Agricoltura Libico. Entro pochi anni molti dei nuovi palmizi entreranno in produzione, il che renderà disponibile all’esportazione una quantità di datteri più o meno doppia di quella prodotta fino ad oggi. Senz’altro la fine dell’embargo e l’ingresso del paese nel Wto aprono nuove prospettive, anche perché le nuove piantagioni realizzate dal governo saranno suddivise in piccoli appezzamenti distribuiti a tutti i contadini della regione, i quali potranno così beneficiare dei proventi economici delle vendite internazionali.

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Improvement and Development of Date Palm

in the oasis of Al Jufrah

DATTERI DI ANTICHE VARIETA’ DELLE OASI DI AL JUFRAH

DISCIPLINARE DI PRODUZIONE

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DATTERI DI ANTICHE VARIETA’ DELLE OASI DI AL JUFRAH

[Protocollo di produzione]

ART. 1

DENOMINAZIONE E TIPOLOGIA DEL PRODOTTO

La denominazione del prodotto oggetto del presente protocollo è Datteri di antiche varietà delle

Oasi di Al Jufrah, in Libia.

La Palma da dattero appartiene alla specie Phoenix dactilifera L. che è riconosciuta per la sua

unicità quanto a capacità di vegetare, produrre e accumulare un’elevata quantità di metaboliti

importanti in condizioni colturali decisamente limitanti per temperatura e aridità. La specie si

adatta bene alle condizioni paradesertiche e rappresenta una fondamentale risorsa economica ed

alimentare in aree poco o per nulla ospitali per altre specie vegetali essendo invece in grado di

determinare un microclima idoneo anche ad altre specie vegetali.

Dal punto di vista strettamente biologico, la Palma da dattero è una specie dioica, ovvero

caratterizzata da piante che portano fiori di sesso femminile e piante che portano fiori di sesso

maschile, queste ultime utili essenzialmente come porta-polline. L’albero, in considerazione delle

condizioni colturali e della densità di piantagione ma anche della varietà, può raggiungere altezza

ragguardevole; è generalmente pollonifera e i polloni sono preferibilmente utilizzati quale

materiale di propagazione vegetativa per evitare la variabilità espressa dalle piante provenienti da

seme. In alcuni casi è possibile utilizzare la micropropagazione.

La coltivazione è spesso promiscua in consociazione con altri alberi da frutto, specie erbacee e/o

ortive annuali.

Il prodotto principale è rappresentato dal frutto che può essere consumato fresco o essiccato,

anche dopo opportuna conservazione in condizioni refrigerate. La qualità del prodotto e la

predisposizione alla conservazione e successiva essiccazione sono condizioni estremamente legate

alla tipologia varietale. Altri usi sono legati all’alimentazione animale e allo sfruttamento delle

diverse parti di pianta in caso di morte o abbattimento (fusto, foglie, fibra, etc.) o di altri

sottoprodotti molto legati alla tradizione alimentare locale (paste con e senza noccioli, aceto,

sciroppo, lagbì, , etc).

ART. 2

ZONA GEOGRAFICA DI PRODUZIONE

Le Oasi di Al Jufrah, sono ubicate in una regione posta al centro-nord della Libia; la composizione

del suolo e il clima specifico hanno determinato una perfetta adattabilità della Palma da dattero e

delle specifiche varietà oggi considerate qualitativamente superiori.

Il termine ‘Jufrah’ indica la presenza di una conca depressiva che è circondata da aree a maggiori

altitudini rappresentate a sud dal Jebel Soda (Montagne Nere, di origine vulcanica e costituite da

rocce basaltiche nere), a nordovest dalle erose e degradate pendici del Jebel Machrigh, a nord-est

dal Jebel Waddan (Montagne di Waddan) e a est dai Monti Harugie. La conca ospita diverse zone

abitative limitrofe alle oasi.

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Nelle Oasi di Al Jufrah l’acqua non rappresenta un fattore limitante. L’elemento caratterizzante di

questa area produttiva è rappresentato dall’Oasi che interrompe interminabili distese di sabbia

desertica con ambienti di straordinaria diversità biologica e vegetale in perfetto equilibrio con gli

uomini che la abitano e coltivano. La disponibilità irrigua e la rinnovata fertilità del suolo sabbioso

fa sì che si crei un ambiente di grande sostenibilità agronomica e idoneo alla coltivazione di molte

specie temperate e subtropicali che riescono a tollerare temperature elevate, escursioni termiche

ed intensità luminose di rilievo.

ART. 3

RIFERIMENTI STORICI

Le varietà di palma da dattero coltivate oggi in Libia sono le stesse descritte dagli Italiani tra il 1926

e il 1930: segno che l’imponente patrimonio genetico locale non si è perduto nel tempo, ma anzi è

stato sapientemente mantenuto e rigenerato. Il governo libico ha avviato negli ultimi anni una

vasta opera per la diffusione, il miglioramento e la valorizzazione della produzione del dattero,

realizzando nuovi impianti di palme in varie regioni desertiche e sub-desertiche del paese,

potenziando gli istituti di ricerca del settore e favorendo gli scambi tecnico-scientifici, finalizzati al

miglioramento genetico, colturale e biologico delle coltivazioni in ambienti aridi.

ART. 4

CARATTERISTICHE PEDOLOGICHE DELL’AREA DI PRODUZIONE

L’area di produzione è caratteristica delle zone oasistiche i cui terreni colturali sono a prevalente

matrice sabbiosa, quindi ad altissima permeabilità, la cui fertilità è fortemente condizionata dalla

presenza di materia organica e dalla disponibilità irrigua. L’acqua viene attinta dalle falde con

variabile profondità attraverso pozzi e distribuita con sistemi innovativi o tradizionali a seconda

dell’età degli impianti.

ART. 5

MATERIALE VEGETALE

Le varietà maggiormente diffuse e con più rilevante interesse agronomico sono di seguito

riportate insieme alle principali caratteristiche carpologiche.

Kathari: molto apprezzata, sebbene leggermente astringente; rimane morbida per tutto l’anno; ha

un frutto giallo-verdastro, ovale, tozzo, con buccia spessa e dura e polpa molle. Elevata capacità di

produzione di polloni per la moltiplicazione e pianta resistente alla salinità dell’acqua e del suolo.

Tagiat: ha frutto marrone scuro, ovale allungato, con buccia liscia, spessa e dura e polpa molle; si

conserva piuttosto bene. Un vecchio detto popolare recita che i cani da caccia corrono veloci

perché mangiano Tagiat. Produzione elevata e costante. Buona capacità di produzione di polloni

radicali.

Abel: secca, facile da conservare e trasportare; ha frutto ovale, giallo con pezzature marrone,

buccia liscia coriacea, spessa, polpa dura, sapore dolce ma allappante Elevata produttività, buone

caratteristiche in relazione per il mercato e per il trasporto. Buona capacità di produzione di

polloni radicale.

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Halima: considerata una rara prelibatezza, rappresenta l’eccellenza in fatto di datteri. I frutti sono

più grossi della media delle altre varietà, sono piacevolmente dolci senza cadere nello stucchevole

e hanno una consistenza molto morbida. Poco produttiva, i frutti sono altamente conservabili.

Ridotta la capacità produttiva di polloni radicali.

Saiedi: di antica origine egiziana, ma ormai considerata una delle varietà di punta della Libia, ha

frutto marrone scuro, translucido, ovale allungato, con buccia sottile, tenera, e polpa molle

sciropposa. Le palme si adattano all’irrigazione con acque salmastre, resistono bene alle avversità

parassitarie, sono molto produttive e hanno una produzione costante tutti gli anni. I frutti sono

apprezzati per il sapore gradevole e la buona conservabilità.

Bestian: ha una bassa percentuale di zucchero, per cui è la varietà più indicata per chi soffre di

diabete. Frutti di consistenza ridotta. Buona capacità di produzione di polloni radicali e ottima

capacità a sviluppare nuove radici.

Hamria: molto abbondante ad Al Jufrah, è ottima per il lagbi, il succo estratto dal tronco della

palma.

ART. 6

TECNICA COLTURALE

IMPIANTO

L’impianto viene realizzato attraverso l’impiego di polloni naturalmente emessi dalle piante adulte

purché opportunamente curate agronomicamente. Un pollone utile per un nuovo impianto deve

avere, al momento del taglio dalla pianta madre, un diametro basale minimo di 20-25 cm e non

superiore a 35 cm ed un peso compreso fra i 10 ed 15 kg. Il taglio per la moltiplicazione viene

effettuato nei mesi di marzo-aprile; preferibilmente al mattino presto, l’impianto deve essere

realizzato entro 24 ore e, per favorire la formazione delle radici senza determinare un

indebolimento della pianta, la superficie fogliare deve essere ampiamente ridotta e coperta in

modo da limitare l’azione dei raggi solari e la perdita di acqua per traspirazione.

Per l’impianto bisogna procedere ad irrigare il terreno già un mese prima della collocazione dei

polloni ed alla realizzazione di buche profonde fino a 1 m. Nel riempimento si deve evitare di

inserire pietre o sassi che impediscono l’aderenza del terreno alle radici. Quando presente è

assolutamente necessario rompere lo strato calcareo. In questo periodo sarà necessario

mantenere il terreno sempre umido per garantire l’assorbimento sin dalla prima formazione del

nuovo apparato radicale. Il periodo improduttivo, dopo l’impianto, è di circa 5 anni, la prima

produzione significativa è raggiunta dopo almeno 8 anni, la piena maturità produttiva dopo circa

20-25 anni. Il nuovo impianto, in condizioni specializzate, viene realizzato con sesti in quadro e

distanze da un minimo di 6 x 6 ad un massimo di 8 x 8.

CURE COLTURALI

Durante la stagione invernale si effettuano le lavorazioni che hanno per obiettivo l’eliminazione di

flora spontanea e, contestualmente, il ripristino, laddove necessario, del sistema di conduzione e

contenimento dell’acqua costituito da solchi e conche. Il diametro della conca, realizzata attorno

alla giovane palma, sarà inizialmente di circa 1,5 m, per poi successivamente essere allargato a 3.

m.

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La potatura viene effettuata nel periodo invernale solitamente con cadenza biennale al fine di

favorire comunque l’ingrossamento dell’apice ed evitarne l’indebolimento. L’operazione è

totalmente manuale e prevede l’eliminazione di 2 o 3 palchi di foglie dal basso.

Nei nuovi impianti si utilizza l'irrigazione a goccia; dopo circa 2-3 anni, si utilizza l'irrigazione per

scorrimento con l’ausilio di solchi e conche per il trasporto dell’acqua e la sua distribuzione alle

piante. E’ preferibile irrigare nelle prime ore del mattino o nel tardo pomeriggio per migliorare

l’efficienza dell’uso dell’acqua da parte della pianta. Il periodo di maggiore esigenza idrica va dalla

fioritura alla raccolta; nel caso di elevata salinità delle acque si deve aumentare la quantità

somministrata per allontanare i sali depositati nel suolo.

Gli impianti sono quasi esclusivamente consociati. La consociazione più diffusa è quella con alberi

da frutto di specie diverse; in alcuni casi c’è una consociazione stagionale realizzata con essenze

erbacee e/o ortive di grande diffusione e uso nella cucina locale.

La concimazione non prevede alcun uso di prodotti di sintesi. In considerazione della presenza

abbastanza generalizzata di bestiame (bovini e ovini) in azienda, è diffusa la concimazione

organica. Il concime deve essere ben maturo (fermentazione di almeno 6 mesi in cumulo) e va

somministrato nel periodo invernale (novembre-dicembre).

La fioritura si presenta nel mese di febbraio-marzo. Per una corretta impollinazione si deve

garantire la presenza di una pianta maschile ogni 20-25 piante femminili. I fiori delle palme non

sono molto attraenti per gli insetti pronubi e, anche a causa dell’orientamento dell’infiorescenza

verso il basso, il vento non è assolutamente utile per garantire una sufficiente impollinazione. Per

queste ragioni l’impollinazione è agevolata manualmente; vengono raccolte le infiorescenze

maschili (solitamente da piante, preferibilmente della stessa varietà, selezionate sul territorio per

la capacità di produrre grande quantità di polline) che vengono poi posizionate in mezzo al rachide

della pianta femminile, quando i fiori di questa comincia ad aprirsi. La impollinazione manuale

viene ripetuta fino ad un massimo di tre volte.

La slegatura avviene ad allegazione completata, quando i frutticini sono già visibili. Sono disponibili

macchine per la distribuzione del polline ma esse sono economicamente sostenibili solo per

aziende molto grandi.

Nel mese di maggio si realizza il diradamento dei grappoli, lasciando i migliori 8 per pianta,

possibilmente 2 per ogni punto cardinale.

RACCOLTA

La raccolta viene effettuata a mano. Pur essendo evidenti alcune differenze in funzione della

varietà e della scalarità di maturazione, solitamente si sale sulle piante tre volte: le prime due

consentono raccolte ‘puntuali’, ovvero su singoli frutti che via via maturano; con la terza si

procede al taglio dell’intera infruttescenza che viene poi depositata al suolo per il prelievo dei

frutti. Una pianta in piena produzione può produrre fino a 100-120 kg di datteri per stagione.

DIFESA

La difesa non prevede uso di prodotti antiparassitari particolari grazie anche alle condizioni

climatiche sfavorevoli allo sviluppo delle diverse generazioni di entomofagi e al proliferare dei

funghi. Durante l’inverno può essere effettuato, laddove necessario, un trattamento antifungino

con prodotti naturali a base di rame; è possibile utilizzare parassitoidi naturali per la lotta biologica

contro entomofagi che intervengono soprattutto a carico dei frutti durante la fase di maturazione.

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GESTIONE DEL SUOLO

E’ rarissimo l’uso di mezzi meccanici per le lavorazioni. Esse consistono esclusivamente

nell’eliminazione della flora spontanea e hanno lo scopo di ripristinare i solchi e le conche

realizzate per l’irrigazione e preparare i terreni alle coltivazioni erbacee in consociazione. Gli

interventi di scerbatura e di lavorazione del suolo vengono realizzati manualmente,

orientativamente nei mesi di gennaio e febbraio, prima della fioritura.

ART. 7

GESTIONE POSTRACCOLTA

La commercializzazione dei datteri delle antiche varietà dell’oasi di Jufrah avviene

prevalentemente allo stato fresco e deve seguire specifiche procedure tecniche al fine di garantire

il mantenimento della qualità e della salubrità del prodotto.

I datteri, alla raccolta, devono essere sottoposti a rigorosa cernita al fine di eliminare impurità e/o

prodotto difettoso o comunque non idoneo alla commercializzazione. L’operazione deve avvenire

in luogo igienico in modo da evitare qualsiasi contaminazione da agenti patogeni presenti in zone

poco idonee alla gestione di prodotti alimentari. In nessun caso è ammessa la lavorazione al suolo.

Per la destinazione al consumo fresco i datteri devono essere successivamente lavorati per il

confezionamento ed avviati alla refrigerazione. Le confezioni vanno mantenute in refrigerazione

fino alla fase di commercializzazione che per potere essere garantita all’interno del Paese o

all’estero deve necessariamente essere assistita da continua catena del freddo.

I datteri possono essere anche sottoposti ad essiccazione naturale, anche denocciolati, dopo

opportuno lavaggio con acqua potabile. Anche in questo caso il prodotto fresco, prima della

lavorazione, deve essere mantenuto in refrigerazione per il mantenimento delle condizioni di

qualità e salubrità.

E’ altresì prevista la preparazione di paste pressate di datteri denocciolati per uso prevalente

nell’industria dolciaria.

ART. 8

CONFEZIONAMENTO

Per il consumo diretto il confezionamento è realizzato in scatole di cartone con disposti in strati,

preferibilmente in numero non superiore a tre, con la collocazione di un leggero film plastico, a

protezione dei frutti.

Il confezionamento deve essere effettuato in condizioni igieniche idonee, in ambienti

opportunamente predisposti al fine di evitare qualsiasi contaminazione. Possono essere anche

previsti confezionamenti di maggiore dimensione per la distribuzione presso la ristorazione

nazionale.

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Il programma Miglioramento e valorizzazione della palma da dattero

nelle oasi di Al Jufrah in Libia

Il programma Miglioramento e valorizzazione della palma da dattero nelle oasi di Al Jufrah in Libia,

avviato nel maggio 2009, è finanziato dalla Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo

del Ministero Italiano degli Affari Esteri e coordinato dall’Istituto Agronomico per l’Oltremare di

Firenze in collaborazione con l’ Ente libico per lo sviluppo e il miglioramento della palma da

dattero e dell’olivo.

L’obiettivo del progetto è sostenere lo sviluppo economico locale attraverso azioni a favore dei

produttori di datteri di qualità e a tutela dell’ agro-biodiversità della regione. L’iniziativa coinvolge

tutti gli attori della filiera del dattero: rafforza le associazioni e i rapporti tra produttori,

trasformatori e commercianti, favorisce la salvaguardia dell’ambiente e la conoscenza dei datteri

di varietà locali tradizionali presso i consumatori.

Partner di progetto dello Iao e della sua Unità Gis (Geographic Information System) sono: l’Ente

libico per lo sviluppo e il miglioramento della palma da dattero e dell’olivo, i Dipartimenti di

Biotecnologie Agrarie-Unità di Genetica, di Scienze delle Produzioni Vegetali, Suolo ed Ambiente

Agroforestale, di Economia, Ingegneria, Scienze e Tecnologie Agrarie e Forestali dell’Università di

Agraria di Firenze e la Fondazione Slow Food per la Biodiversità onlus.

A seguito dell’attività tecnica e scientifica sono stati individuati i caratteri biologici e produttivi

delle varietà di datteri presenti nelle oasi selezionate e sono state elaborate proposte per la

meccanizzazione dei processi di lavaggio, conservazione e confezionamento dei frutti.

In Libia si producono alcuni tra i migliori datteri al mondo. Non solo. In questo paese si sono

conservate centinaia di varietà differenti: un patrimonio straordinario che deriva da una storia

secolare e che i contadini di oggi preservano con cura per dare una speranza al deserto di domani.

I datteri di Al Jufra, confrontati a quelli che classicamente invadono i mercati europei prima di

Natale, rappresentano un tripudio di biodiversità. In Libia, infatti, si contano ancora oggi ben 95

varietà differenti. Tale fenomenale ricchezza è stata la più efficace arma di difesa naturale delle

piantagioni libiche, rimaste intonse rispetto agli attacchi di agenti patogeni come il bayoud, che

altrove (per esempio in Marocco) hanno falcidiato immense monocolture.

Nel quadro del programma Miglioramento e valorizzazione della palma da dattero nelle oasi di Al

Jufrah in Libia la Fondazione Slow Food per la Biodiversità onlus, in virtù della sua comprovata

esperienza nella promozione di prodotti agroalimentari tradizionali con elevate qualità

organolettiche, ha seguito le attività di valorizzazione e promozione commerciale dei datteri di Al

Jufrah.

In particolare, esperti della Fondazione, in collaborazione con i produttori, hanno definito i

parametri di qualità per selezionare i datteri di eccellenza; hanno realizzato la pubblicazione “I

datteri del Deserto” e un documentario sulle oasi e sui datteri libici; ed hanno organizzato la

partecipazione dei produttori a eventi promossi dall’associazione Slow Food (Terra Madre e Salone

Internazionale del Gusto Torino 2010).

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Nell’ambito della commercializzazione l'approccio metodologico che è stato adottato, durante la

realizzazione del Progetto, prevede il coinvolgimento dei vari attori dell’intera filiera del dattero è,

facendo fronte a tutte le fasi cruciali, che vanno dalla produzione alla commercializzazione del

prodotto, al fine di raggiungere una reale integrazione “verticale”, dal coltivatore al tostatore ed

“orizzontale” attraverso la promozione ed il rafforzamento delle associazioni per la gestione di

attività produttive e commerciali.

ISTITUTO AGRONOMICO PER L’OLTREMARE

www.iao.florence.it