Libia 2009-2010

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1 presenta 5357 KM IN LIBIA: GIÙ TUTTOOO LADY BE GOOD!! Diario a cura di Barbara Grillo Viaggio effettuato dal 19 dicembre 2009 al 17 gennaio 2010 UOMINI E MEZZI: Alberto Casagrande & Barbara Grillo Land Rover Defender 110 (l’arca di Noè) Meghini Domenico & Mara Zanette Toyota LJ80 Roberto Bortolin & Mauro Bortolin Toyota Hilux (Cavallo pazzo) Alessandro Richter & Adriano Giacomin Toyota Hilux (Cip e Ciop) Mauro Casagrande & Emanuele Mariotto Toyota Pick up Hilux (Scrat turbo) Alessio Bortolin & Dario Sluga Toyota Pick up Hilux (Tartaruga rossa) Italo Giopp & Renata Todeschi & Andrea Giopp Land Rover Defender 110 Ivano Tieppo & Lorella Fent Toyota HZJ78 (Big turtle) Claudio Carniato & Alex Gordon (Gatti) Camion Mercedes Unimog (il mammuth) Ibrahim, Moussa, Zuer, Tarek: la guida, il tuareg, il poliziotto, l’agente turistico (Toyota 80 benzina) IN POCHE RIGHE COME E’ ANDATA Rispetto al precedente viaggio, oltre a Ghadames, all’Ubary, ai laghi Mandara e al vulcano, abbiamo visitato il deserto incantato di Rebiana, l’oasi spettacolare di Bouzema, il suggestivo Jebel Jarif e Awainat, l’enigmatico Oasi Crater, la dinamica Kufra e Tripoli, le belle rovine romane di Sabrata. Abbiamo incontrato diversi relitti di aereo, ma i più particolari sono stati per noi quelli del LRDG. Notevole successo ha avuto l’idea del bob trainato dal Toyota a tal punto da consumarsi il fondo!

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presenta

5357 KM IN LIBIA: GIÙ TUTTOOO LADY BE GOOD!!

Diario a cura di Barbara Grillo

Viaggio effettuato dal 19 dicembre 2009 al 17 gennaio 2010 UOMINI E MEZZI:

Alberto Casagrande & Barbara Grillo Land Rover Defender 110 (l’arca di Noè) Meghini Domenico & Mara Zanette Toyota LJ80 Roberto Bortolin & Mauro Bortolin Toyota Hilux (Cavallo pazzo) Alessandro Richter & Adriano Giacomin Toyota Hilux (Cip e Ciop) Mauro Casagrande & Emanuele Mariotto Toyota Pick up Hilux (Scrat turbo) Alessio Bortolin & Dario Sluga Toyota Pick up Hilux (Tartaruga rossa) Italo Giopp & Renata Todeschi & Andrea Giopp Land Rover Defender 110 Ivano Tieppo & Lorella Fent Toyota HZJ78 (Big turtle) Claudio Carniato & Alex Gordon (Gatti) Camion Mercedes Unimog (il mammuth) Ibrahim, Moussa, Zuer, Tarek: la guida, il tuareg, il poliziotto, l’agente turistico (Toyota 80 benzina) IN POCHE RIGHE COME E’ ANDATA Rispetto al precedente viaggio, oltre a Ghadames, all’Ubary, ai laghi Mandara e al vulcano, abbiamo visitato il deserto incantato di Rebiana, l’oasi spettacolare di Bouzema, il suggestivo Jebel Jarif e Awainat, l’enigmatico Oasi Crater, la dinamica Kufra e Tripoli, le belle rovine romane di Sabrata. Abbiamo incontrato diversi relitti di aereo, ma i più particolari sono stati per noi quelli del LRDG. Notevole successo ha avuto l’idea del bob trainato dal Toyota a tal punto da consumarsi il fondo!

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Non sono cambiati invece i problemi meccanici, se non peggio dell’ultima volta. Tra una rottura e l’altra abbiamo voluto contribuire alla conoscenza di questi luoghi tanto frequentati con alcuni risultati inediti. Abbiamo effettuato un sondaggio in sei laghi libici: due Mujezzin a Ghadames, due dei Mandara nell’Ubary e due del Vulcano Waw an Namus. In sintesi sono spesso acque da ipotermali a mesotermali (tra 35°C e 50°C). Pur stando vicini, il lago a Sud del Vulcano presenta temperature con picchi e più elevate rispetto a quello a Nord. Abbiamo misurato la profondità sfatando alcune misure false che girano in internet. Soprattutto il Lago Mujezzin era stato dato profondo 70 metri. Noi abbiamo dimostrato che non supera i 32 metri. Gli altri laghi invece sono poco profondi, al massimo 15 metri (vedi Approfondimenti nel sito). Siamo anche riusciti a compiere una esplorazione nella Grotta Monterin nel Jebel Awainat, scoprendo che continua (www.boegan.it/index.php?id=726). Quindi non un semplice viaggio, ma una spedizione con due risultati inediti. Il tutto è stato meticolosamente organizzato sempre da Alberto Casagrande con il fedele appoggio della ottima agenzia Tilwan Tourism Service Tripoli - Ghadames (operatore Tarek Magoura, [email protected]) che ringraziamo. Siamo stati accompagnati da un guida eccezionale, Ibrahim Al Arabi, che aveva al seguito un simpaticissimo amico tuareg Musah ed il poliziotto:Zuerr Aiedi. La spedizione si chiamava “Lady Be Good”, perché era nostra intenzione arrivare fino al famoso aereo che aveva sul fianco questa scritta. Tradotta in italiano significherebbe una frase di buon auspicio “Madonna, sii buona”: viste le rotture meccaniche la frase ci resterà nei ricordi come emblematica e autoironica! Ah sì, a chi ci chiede se abbiamo raggiunto il Lady Be Good, la risposta è: chi? L’aereo? E chi lo ha visto! Lo abbiamo mancato per 160 km, i giorni di ritardo si erano accumulati e serviva troppo tempo per arrivarci. ROTTURE MECCANICHE, ROTTURE DI BALLE, GIU’ TUTTOOO!!

Partenza sotto la neve, a 30 km da Genova rotto l’alternatore del Land, siamo entrati in traghetto a traino e abbiamo risolto a Tunisi. Dopo due giorni si è rotta la turbina del Toyota bianco; risolto a Ghadames facendo arrivare una turbina nuova da Tripoli via taxi notturno. Il secondo giorno dell’anno si è rotta di nuovo e sono ritornati a casa in aspirato, mentre noi con il Land abbiamo fatto un volo su una duna nel deserto di Rebiana. Pochi danni, pareva, solo bucato la gomma e riparata quella la macchina ha tenuto per altri tre giorni e circa 500 km fino ad arrivare a 1 km dal asfalto di Kufra, dove il semiasse posteriore ha ceduto. Il volo ci aveva piegato il ponte di 5 cm. Risolto in un giorno di fermo in città raddrizzando il ponte e sostituendo il semiasse. Dopo aver percorso 800 km circa, a 40 km da Zilla, ormai in rientro, si è spaccato il semiasse anteriore sempre del Land. A un giorno dalla frontiera libica abbiamo tamponato la guida nella tangenziale di Tripoli! Pochi danni. In contemporanea un altro Toyota accusava problemi all’alternatore e lo abbiamo acceso a spinta per quattro giorni fino a quando a un giorno da Tunisi ci siamo accorti che si era allentata una vite e la cinghia era molla, perciò non caricava. Tirata quella, problema risolto. E il Land? Beh, siamo arrivati a casa solo con la trazione posteriore, sì proprio quella che avevamo aggiustato a Kufra e ha tenuto! Queste, Alberto Casagrande, le chiama ferie ma ha dovuto fare il meccanico un giorno sì e uno anche, aggiustando pure auto di libici in panne ai laghi! Alla fine si risolveva sempre con un “GIU’ TUTTOOO!”, il tormentone di Moussa (su idea di Mauro B.) che significava “Avanti, a tutto gas!!”, la frase che ci ha spronato in qualsiasi situazione fossimo!  

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IL PERCORSO IN BREVE: 19-12-2009 Pordenone - Genova Km 455 20-12-2009 Genova - Tunisi (Traghetto) 21-12-2009 Tunisi (Hotel Lido) - Campo 1 Ras Jadir (Libia) Km 591 22-12-2009 Campo 1 - Ghadames (Camping) Km 607 23-12-2009 Ghadames - Laghi Mujiezzin (Campo 2) Km 55 24-12-2009 Laghi Mujiezzin - Campo 3 (pista Dirji-Idri) Km 306 25-12-2009 Campo 3 - Idri (Campo 4) Km 254 26-12-2009 Campo 4 - Dune Ubary (Campo 5) Km 68 27-12-2009 Campo 5 - Dune Ubary (Campo 6) Km 124 28-12-2009 Campo 6 - Laghi Mandara (Camping Takerbika) Km 100 29-12-2009 Camping Takerbika - Sebah-Timissah - Campo 7 Km 365 30-12-2009 Campo 7 - Waw Namus - Campo 8 Km 241 31-12-2009 Campo 8 - Pista per Tazerbo (Campo 9) Km 261 01-01-2010 Campo 9 - Tazerbo (Campo 10) Km 225 02-01-2010 Campo 10 - Bouzema - Rebiana (Campo 11) Km 231 03-01-2010 Campo 11 - Jebel Sharif - Campo 12 Km 280 04-01-2010 Campo 12 - Awainat (Ain Zoua Campo 13) Km 210 05-01-2010 Campo 13 - Arkenu - Pista per Kufra (Campo 14) Km 230 06-01-2010 Campo 14 - Kufra (Hotel Sudan) Km 170 07-01-2010 Kufra - Kufra (Campo 15) Km 41 08-01-2010 Campo 15 - Crater Oasis-Crater Structure - Campo 16 Km 290 09-01-2010 Campo 16 - Tazerbo - Campo 17 Km 407 10-01-2010 Campo 17 - Campo 18 a 55 Km da Zilla Km 464 11-01-2010 Campo 18 - Campo 19 a 100 Km da Misurata Km 526 12-01-2010 Campo 19 - Tripoli - Sabrata (Hotel Al Assil) Km 418 13-01-2010 Sabrata - Gabes (Hotel M'Rabet) Km 291 14-01-2010 Gabes - Kariouane - Tunisi (Hotel Lido) Km 393 15-01-2010 Tunisi - Genova (Traghetto) 16-01-2010 Genova - Pordenone Km 455 Km Totali in Africa Km 6557 Km Totali in Tunisia Km 1200 Km Totali in Libia Km 5357

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NON UN SEMPLICE DIARIO, MA UNA LISTA DI SFIGHE! 19-12-2009, Pordenone - Genova - Km 455 Ore 6.00 di mattina partenza sotto la neve. In poche ore sono caduti 10 cm. A pochi chilometri dall’imbocco dell’autostrada il Land sbanda… brivido, pessimismo e fastidio sono le parole che si ripetono da qui fino a Genova. Alberto riesce a contenere la macchina e entriamo in autostrada. La troviamo pulita solo a Vicenza… Alessandro arriva tardi agli appuntamenti perché si era dimenticato la “pignata” e non aveva il coraggio di presentarsi da Alberto senza quella! A 30km da Genova si blocca l’alternatore. A folle usciamo dall’autostrada e a traino entriamo in traghetto. Sono le 17.00. Chi ben comincia è a metà dell’opera, si dice?! Questa volta prendiamo la Cotonav, la compagnia tunisina. I pasti sono già compresi nel pacchetto e mangiamo decisamente molto bene al ristorante prenotato. Le condizioni igieniche delle cabine lasciano però a desiderare… 20-12-2009, Genova - Tunisi (Traghetto)

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Mare leggermente mosso, arriviamo in buon orario in porto. Alle 16.00 siamo in dogana e dopo 20 minuti già fuori! Tempi da record! Mai successo! Ci fermiamo nel parcheggio del porto de La Goulette per tentare una soluzione per l’alternatore. Mentre Alberto traffica, Mauro B. arriva con due tunisini vestiti con tuta blu da meccanico. Guardano e fingono soluzioni al problema quando vediamo passare altri vestiti come loro che però raccolgono immondizia… cazzo sono spazzini e no meccanici!! Le comiche! Alberto tra una bestemmia e l’altra smonta l’alternatore e risolve con una cinghia di emergenza di Roberto, che gongola perché per la prima volta ha comprato un gadget che funziona! Ormai è il tramonto e decidiamo di fermarci al vicino Hotel Lido. Prendiamo un taxi e andiamo a cena a Tunisi. Da buoni italiani scegliamo un ristorante che si chiama “La mamma” ed è tutto un programma: sembrava di essere tornati in qualche film gangster! Mangiamo pesce da Dio!! Ottimo e goduriosa cena per 25 Euro a testa! 21-12-2009, Tunisi - Campo 1 a 20 km da Ras Jadir (Libia) - Km 591 Ci svegliamo presto e ci spostiamo nella via delle officine di Tunisi, dove in un rivenditore Bosch ci aggiustano il pezzo per 190 Euro. Così possiamo partire tranquilli. Facciamo gasolio che è 1: 1,812 dinari. Autostrada e giù a manetta verso la Libia. Le strade sono migliorate rispetto due anni fa. Tanti camion però. A 20 km dalla frontiera facciamo campo. Barzellette, fuoco e nanne. 22-12-2009, Campo 1 - Ghadames (Camping) - Km 607 Svegli e pimpanti alle 9.30 siamo in frontiera libica, dove conosciamo quelli che saranno i nostri compagni di viaggio, la guida Ibrahim e il poliziotto Zuer. In poco tempo sbrighiamo carte e targhe. Gasolio è a 0.015 Euro il litro. Pranzo a Zouara e poi si parte sul serio per Ghadames. Il Toyota di Mauro inizia a fumare bianco e ci fermiamo più volte. Il fumo ad un certo punto entra anche in cabina da tutti i buchi come nebbia a Milano fino a quando si rompe la turbina! Ibrahim via telefono ordina una turbina nuova da Tripoli, che arriva in notturna per 90 dinari in taxi. Neanche un DHL in Italia arriva così veloce! Dopo diversi tentativi optiamo per il traino fino a Ghadames. Il camion si rivela un ottimo mezzo di tiro tanto che Mauro alla fine dei 250 km esordirà dicendo che ha tentato di sorpassarlo senza mai riuscirci! Noi dietro a loro con il Land come assistenza ci siamo rincoglioniti coi catarifrangenti sulla strada dall’effetto ipnotico: alla fine vedevamo una linea continua gialla anziché le luci singole! Arriviamo sfiniti a mezzanotte al campeggio di Ghadames tre ore dopo il gruppo che si era separato per arrivare prima. Il camping è ben fornito anche se un po’ fuori città. Paghiamo 15 dinari per il soggiorno. 23-12-2009, Ghadames - Laghi Mujiezzin (Campo 2) - Km 55 Mentre Alberto e Mauro aggiustano il Toyota nell’officina del fratello di Ibrahim in mezzo a tante persone curiose che parevano piragna su una mucca squaiata, noi andiamo a vistare la città vecchia con la guida Gazim. Per caso incrociamo Abdul, che ci aveva accompagnato due anni fa in visita. Simpatico come sempre, per il fatto di essere tornata, mi dice che valgo 10 dromedari in più! La guida ci fa pranzare per terra in una delle tante case colorate. Con sorpresa rispetto a due anni fa scopriamo che hanno aggiustato la piscina interna alla città, che pesca acqua a 900 m e ha 36°C di temperatura.

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Nel primo pomeriggio raggiungiamo Alberto che ci comunica che la situazione è disastrosa: un pezzo della turbina vecchia era nel motore e ha bloccato anche la nuova appena montata! In più è saltato un ammortizzatore! Bilancio di guerra e mentre loro operano il malato cronico, noi andiamo a visitare il Lago Mujiezzn a 50 km dalla città accompagnati da un amico di Ibrahim e il tuareg Moussa. Alla sera Alberto e Mauro ci raggiungono trionfanti qui dopo aver felicemente risolto il problema! Ai soldi dell’alternatore di Tunisi ora si aggiungono 350 Euro della turbina! Non ancora stanco, Alberto decide di fare alla sera il sondaggio del lago spacciato fondo 70 metri. E con sua felicità scopriamo che non è più profondo di 32 metri con una temperatura media di 18 °C. 24-12-2009, Laghi Mujiezzin - Campo 3 (pista Dirji-Idri) - Km 306 Di primo mattino Alberto si presta a un sondaggio incrociato per confermare i risultati della sera prima e a verificare la profondità del lago più grande adiacente, il quale risulta essere 1,60 metri. Partiamo in direzione Dirji - Idrj lungo il pistone di 200 km. Le uniche forme di vita sono alcuni dromedari selvatici. Ci fermiamo a Bir Gazel dove con una corda misuriamo la profondità del pozzo: 60 metri! Stranamente non ci perdiamo nonostante siamo in tanti. La guida è paziente e ci aspetta. L’unico inconveniente capita a Domenico, che stranamente fino ad ora non ha avuto problemi! Si staccano i supporti della maggiolina mentre guida Mara suscitando l’ilarità generale! E’ la vigilia e ceniamo con pasta panna e salmone. Poi fuoco e Domenico ci suona la fisarmonica. 25-12-2009, Campo 3 - Idri (Campo 4) - Km 254 Lungo l’infinito pistone Italo raccoglie una pecorella nera nata da pochi giorni con ancora il cordone ombelicale attaccato. Ce la teniamo pensando di darla a qualcuno al primo paese. L’altopiano finisce davanti a un canyon spettacolare. Mentre ci gustiamo il panorama cerchiamo di animare la pecora, chiamata Natalina Bea, con un po’ di latte. E’ Natale e una cosa buona la abbiamo fatta! La creatura mangia come un bue, riprende animo e vigore! A turno fa compagnia un po’ a tutti, belando ogni tanto. Scendiamo nel canyon fino a incontrare la sabbia nel nostro lato destro. E’ un lembo di Ubary. Entriamo in questo territorio dal paesaggio a tratti lunare, con il Sole

che evidenzia le forme esaltando i contrasti di colore. Il nero delle rocce è intenso. Belle morfologie da erosione eolica sembrano quasi rocce montonate. Passiamo in mezzo a dolci dorsali dove il termoclastismo la fa da padrone. Il clima si mantiene sui 30 °C. In mezzo a tanta bellezza ci perdiamo, ma o per caso o per Allah riusciamo a ritrovarci. Passiamo la notte a pochi chilometri da Idrj maledendo Italo per la sua Natalina, che alle 4 di mattina inizia a belare svegliandoci tutti!

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26-12-2009, Campo 4 - Dune Ubary (Campo 5) - Km 68 Arriviamo in paese, lì troviamo un pastore e gli regaliamo Bea con nostra felicità visto che si preannunciano notti più tranquille. Facciamo spesa. Trovo per caso un panificio (piccola finestra verde imbucata!): gli chiedo 8 filoni, me ne dà 10, Dario ne chiede 4, gliene dà 6! Tutto per un dinaro! Lasciamo il paese diretti al Lago Trona e ci impiantiamo a turno sul primo cordone di dune. Nell’attesa Mauro aggancia il bob al Toyota e tira a turno un po’ di gente. L’idea ha decisamente successo! I passaggi non sono difficili, ma è facile impiantarsi ed essendo in tanti i tempi sono lunghi. Si cavalcano le dune come salire sui tornati delle nostre montagne, un zig - zag continuo, ma molto comodo. Destra, sinistra, seconda, terza, frena, cambia, accelera! Una routine divertente Mancano 12 cordoni ancora al lago. Facciamo campo in un gasso a 30 km in linea d’aria. Serata tranquilla davanti al fuoco con il rito del thè di Moussa. L’atmosfera è molto particolare perché lui e Ibrahim suonano le taniche di benzina, come tamburi veri, accompagnati dalla fisarmonica di Domenico.

27-12-2009, Campo 5 - Dune Ubary (Campo 6) - Km 124 Ancora dune e mancano sempre 30 km al lago Trona, che non si avvicina mai. Piantati più volte decidiamo di cambiar meta dopo aver tentato più volte e vie molto complicate. Optiamo per andare al lago Oum el Mah sperando magari di raggiungere anche il campeggio a Takerkiba, ma alle 17.00 siamo ancora sull’ultima salita, la più impegnativa della tratta, da noi chiamata il “punto G”! Solo in 4 macchine riescono a salire, le altre non ce la fanno. Facciamo due campi separati. 28-12-2009, Campo 6 - Laghi Mandara (Camping Takerbika) - Km 100 Già al primo levar del Sole iniziano i primi tentativi di salita della rampa. E tutti al primo colpo riescono a passare. Pochi chilometri dopo c’è il lago e ci fermiamo per fare le nostre misure della profondità. Alberto si tuffa e nuota trascinando il profondimetro lungo l’asse principale in circa 20 minuti. Visitiamo poi il Lago Mahfu, Mandara e Gabroune ricordando due anni fa la sfiga di Domenico. Facciamo una sosta lunga al lago Gabroune, dove Dario si offre per fare l’attraversata in 15 minuti! Freddissima in superficie e caldissima in profondità. E’ fondo 9 metri. Ci dirigiamo verso il campeggio Takerkiba e destino

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vuole che proprio nello stesso punto dove Domenico due anni fa ruppe la ventola, noi restiamo senza gasolio! La lancetta si è bloccata e non ce ne siamo accorti! A guidare sono io. Non sentendo potenza, schiaccio a fondo l’acceleratore, ma non va. Allora scalo. Alberto inizia a brontolare interrogandomi sul perché facevo quelle manovre. Eh cazzo, no va, siamo fermi! Lo prendo per il culo, ci ridiamo sopra e via! Spedizione Lady Be Good, sì sì! In dirittura di arrivo al camping incontriamo un pick up di libici in panne. Alberto gli sistema le puntine e risolve il problema con noi che facciamo cinema tutto attorno. Fuori dal deserto pompiamo le gomme e via a cercar gasolio che non c’è per diversi chilometri. Domani è un altro giorno.

29-12-2009, Camping Takerbika - Sebha - Timissah - Campo 7 - Km 365 Sveglia e partenza presto per Sebha. Non un viaggio, ma una arca di Noè: Alberto il capitano della ciurma composta da Tartaruga rossa (Toyota Alessio), Big Turtle (Toyota Ivano), Cavallo pazzo (Toyota Roberto), Cip e Ciop (Toyota Alessandro), Scrat turbo (Toyota Mauro)! Riusciamo a trovare gasolio al terzo distributore dopo il camping. Il pieno di 200 litri ci costa 30 dinari. Dopo 300 km di strada prendiamo la pista che ci porta in direzione del vulcano Waw an Namus. Passiamo davanti all’aereo russo Iliuscing. La pista continua a toule ondulè fino a Timissah. Qui Gordon ci saluta causa motivi di lavoro e ritorna a casa in aereo. Ci mancheranno le sue barzellette su Jack Norris! I primi 20 km da Timissah sono in sabbia molle e in sterrato decente. Qualche traverso, dosso e puntoni in ferro delimitano la pista e sporgono in modo pericoloso per 20 cm dal suolo rendono la guida un po’ impegnativa. Il tramonto è rosa e l’atmosfera è un po’ marziana. Facciamo campo a ridosso di un canyon in conglomerato e arenarie grossolane. Per questo motivo i sedimenti sulla pista aumentano di dimensione man mano che ci si avvicina a questo posto, mentre all’inizio la sabbia era a granuli spigolosi e piccoli.

30-12-2009, Campo 7 - Waw Namus - Campo 8 - Km 241 “Ogni mattina una gazzella si alza e sa che dovrà correre più del leone; ogni mattina Alberto si alza e sa che dovrà correre più del programma! Siamo in ritardo di due giorni e il timore di non riuscire a fare tutto si fa sentire. Partiamo presto. Solita pista “smonta macchina” o “scuoti tette” fino a Waw el Kebir, dove per fortuna troviamo gasolio presso i poliziotti anche se lo paghiamo 1 dinaro al litro! Giù tutto allora fino al vulcano che però pare farci desiderare: a poche centinaia di metri dalla cima, sulla rampa del cono il Toyota bianco si spegne improvvisamente! Fermi tutti: contatto elettrico. Alberto riesce a risolvere e finalmente entriamo nel cratere. Lo spettacolo è sempre mozzafiato. Mauro attraversa a nuoto il lago più occidentale che risulta essere fondo 15 metri. Ormai è quasi il,tramonto e le zanzare si fanno decisamente più insistenti e fastidiose. Con qualche complicazione Alberto riesce a nuotare anche nel lago più orientale svelandoci la profondità di 11 metri. Il lago intermedio è irraggiungibile causa il fitto canneto. Letteralmente invasi dalle zanzare

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riusciamo a stento a campionare anche l’acqua e poi fuggiamo all’esterno del cono il più velocemente possibile. Le zanzare si mangiano anche le macchine! Per questo motivo facciamo campo a 11 km di distanza proprio al limite tra la sabbia nera e quella chiara. Le piccole e basse dune scure sono un pericoloso imprevisto con la luce del tramonto e ingannano facilmente. Qualcuno fa il volo ma per fortuna nessun ferito, solo tanta paura.

31-12-2009, Campo 8 - Pista per Tazerbo (Campo 9) - Km 261 La pista per Tazerbo è decente ma ricca sempre di picchetti che sporgono pochi centimetri dal suolo. Dopo 80 km raggiungiamo Bir Maruf, che però sembra non esistere più. Invece troviamo un relitto di aereo degli anni ’30. Il paesaggio qui è particolare, la pista attraversa un ex grande lago. Molto fetch fetch. La sabbia è sorprendentemente variopinta: verde, bianca, gialla e cumuli di radici di tamerici su roccia salata, sale puro! Sui tratti in rilievo ai bordi di questo ex lago ci sono moltissime conchiglie! Chilometri di pista fino a trovare due cordoni di sabbia chiara ideali per far capodanno. Spettacolare tramonto del Sole e contemporanea alba della Luna in perfetto asse. La luce e i colori sono spaziali!

01-01-2010, Campo 9 - Tazerbo (Campo 10) - Km 225 Giornata di trasferimento. Con molta calma ci svegliamo e procediamo verso Tazerbo, dove pranziamo come porci e salutiamo Mauro, Roberto e Alessio, tre macchine che tornano a casa prima. Qui facciamo spesa e scorta per i giorni seguenti. Vengono accompagnati da una guida e poliziotto che ci seguivano già da Timissah. 02-01-2010, Campo 10 - Bouzema - Rebiana (Campo 11) - Km 231 Lungo la pista incontriamo una tratta del mega acquedotto del colonnello. Il deserto di questa parte della Libia ha decisamente un fascino tutto particolare e diverso da quello che abbiamo fino ad ora visto. La sabbia è più chiara e contrasto con gli altopiani di arenaria che alla luce del Sole hanno un colore nero intenso. Tra un rilievo è l’altro un mare di dolci e goderecce dune. Molto blanda la guida di questo tratto, piacevole. Per quanto si tenti di fotografare i paesaggi, non rende mai abbastanza. Lo stupore è continuo ed esplode alla vista dell’oasi Bouzema, un paradiso della natura. Il Sole ci offre un bellissimo effetto riflesso delle montagne nell’acqua. La visita è molto veloce. Ci fermiamo invece diverse ore a Rebiana, una oasi che non ha più il lago, per aspettare il gasolio, che però non arriva. Facciamo campo qualche chilometro fuori del paese sotto un lungo cordone dalla sabbia rossiccia al tramonto. Il Toyota di Ibrahim ha un problema a uno dei cilindri, che Alberto riesce a risolvere. Era staccata solo una spina. Alla sera sentiamo via satellitare Mauro. La turbina non ha tenuto! Ritornano a casa in aspirato, mentre la Luna rossa si alza nel nero cielo stellato.

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03-01-2010, Campo 11 - Jebel Sharif - Campo 12 - Km 280 Tracce di fennec attorno a noi. E’ un deserto variegato. Si alternano sempre cordoni di dune con dolci saliscendi a tavolati rocciosi. Sabbia chiara e fine. Adriano esordisce con una frase emblematica:”Che parole si possono usare per descrivere questi posti?”. Lunghi trasferimenti amplificano la voglia di arrivare alle mete. Incontriamo molte macine. Visitiamo il Jebel Sharif, luogo di battaglia tra italiani e inglesi del LRDG. Questo gruppo montuoso è in arenaria colorata e staccano i relitti dei camion degli anni ’40. La visione delle bandiere ben stese rendono questo posto mistico e a tratti tetro. Mi colpiscono particolarmente incutendomi rispetto e silenzio. Sembra quasi di sentire i fantasmi dei soldati… Da un lato suscita tristezza immaginando cosa era successo, dall’altro fascino. Continuiamo verso Bir Bishara: è un pozzo con acqua in mezzo al nulla, profondo 35 metri con molte carcasse di animali attorno, quasi mummificati. Attraversiamo decine di piste di contrabbando di dromedari che vengono portati dal Sudan a Kufra. Rimaniamo non poco scioccati quando la guida ci dice che ne portano 1000 al colpo! E se sono malati o non ce la fanno, li uccidono sul posto, ecco perché se ne trovano molti di morti in giro… Campo tra i tavolati, con molto vento e freddo. Ibrahim è in vena di scherzare: visto che siamo a pochi chilometri dal confine con il Ciad, dice che i Tebu mi verranno a rapire! Insiste talmente tanto che anche me li sogno!

04-01-2010, Campo 12 - Awainat (Ain Zoua Campo 13) - Km 210 Finalmente all’orizzonte compare il Jebel Awainat, un affascinante gruppo montuoso in basalto e granito che si eleva improvvisamente dalla pianura con vette anche di 1800 metri quasi come una cattedrale. Da quando iniziamo a vederlo mancano 40 km: e non si avvicina mai per quanto corri! Sull’ultimo cordone voliamo da una rampa imprevista di un paio di metri, planando poi con il carico tutto sulla ruota posteriore tanto che la foriamo. Noi pure in cabina voliamo, senza cinture è inevitabile. Dopo la botta che ho preso sulla schiena ho imparato che devo metterla sempre. Ce la siamo vista brutta. Cerchione piegato. Fortuna che non è in lega e Alberto lo raddrizza. La mia schiena lamenta dolori per la giornata. E dobbiamo pure andare in grotta: Lady Be Good! Apparentemente non ci sono altri danni e quindi: giù tuttooo! Procediamo verso il posto di polizia. Moltissimi dromedari morti. Le pareti del Jebel con gli imponenti blocchi di granito (boulder) sembrano proprio quelle di una grande chiesa. Qualche antro ospita graffiti purtroppo mal tenuti. Ci prepariamo per l’esplorazione alla Grotta Monterin e ci accompagnano cinque poliziotti pieni di entusiasmo. Alla fine scopriremo che prosegue, ma non completiamo causa mancanza di tempo e stanchezza. Il resto della storia continua in Approfondimenti del nostro sito o in http://www.boegan.it/index.php?id=725/

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05-01-2010, Campo 13 - Arkenu - Pista per Kufra (Campo 14) - Km 230 Dopo una dormita di poche ore, per rigenerare le energie perse con la sfaticata dell’esplorazione, andiamo a trovare il campo degli altri compagni di viaggio. Entriamo nel canyon del Jebel dove ammiriamo le resine degli alberi che danno un curioso effetto bagnato. Lo lasciamo un po’ a malincuore, perché è un luogo decisamente affascinante, e visitiamo il piccolo Jebel Arkenu, altro gruppo montuoso in granito, che si trova vicino ad Awainat. Non ha un canyon che lo attraversa. Troviamo alcuni relitti di Land, Toyota e un carro armato recente. Il trasferimento per Kufra prosegue a tratti noioso. Incrociamo alcuni camion Mercedes fermi e stracarichi, diretti in Sudan o Ciad oltre alle piste del traffico di dromedari. Questa visione a noi incredibile ci colpisce e ci fa riflettere su come possa viaggiare certa gente … Dopo 250 km un posto di blocco rompe la monotonia della tratta. Facciamo campo presto e ceniamo con un capretto cucinato in modo egregio da Ibrahim.

06-01-2010, Campo 14 - Kufra (Hotel Sudan) - Km 170 Partiamo per Kufra e attraversiamo altre piste di dromedari e di camion, a volte particolarmente pericolose vista la loro profondità. In una atmosfera surreale, a tratti spettrale, dettata dalla periferia di Kufra che ricorda lontanamente il Far West, a 1km dall’asfalto un rumore secco di ingranaggio ci blocca lo spirito. Rotto il semiasse del differenziale posteriore del Land. Il ponte, dopo il volo, si era piegato a tal punto da far lavorare male l’asse … Ci portiamo sull’asfalto per capire meglio. Qui decidiamo di andare a fare il pieno di gasolio prima e poi le pratiche di polizia che si risolvono in un paio di ore. La città, che funge da provincia autonoma rispetto le altre, è molto dinamica. Molti gli “allevamenti” di dromedari. Le macchine sono veri catorci, senza finestrini e se hanno il cristallo davanti è tutto sporco e unto! Girano con la testa fuori dal finestrino per guidare! Ogni quartiere ha un negozio a tema. Girando troviamo un semiasse di un Land 109, ma solo dopo aver smontato il tutto si capirà il danno effettivo. Allora pensiamo di andare tutti al Hotel Sudan, la parola hotel è sempre azzardata in Africa, ma è l’unico albergo qui e non è male, forse ha il bagno più bello di tutti i posti che ho visto fino ad ora! Il vantaggio è che ha un parcheggio interno e Alberto può mettersi a smontare la macchina. Noi affamati come lupi andiamo a mangiare di gusto ad un fast food “Welcome to Philadelphia” sulla strada principale. Al ritorno Alberto ci informa che il problema non è di facile risoluzione, nonostante il

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prezioso aiuto di Ibrahim che si sbatte per noi pur avendo il problema della benzina introvabile. Ci docciamo tutti e rimandiamo al giorno dopo i grattacapi del Land. 07-01-2010, Kufra - Kufra (Campo 15) - Km 41 Di prima mattina Alberto è già fuori a curare la sua macchina. Non resta che aspettare, sia per trovare una officina sia per la benzina. In base ai tempi si decide come procedere il viaggio. Ci spariamo una dose di TV araba e ci addormentiamo sul divano. Altri puliscono le macchine, altri fanno la spesa. Ad un certo punto scovano una grossa officina Mercedes, dove aggiustano i grandi camion. Qui Alberto trova un cannello per raddrizzare il ponte. In poche ore riesce a fare il lavoro, sempre con il supporto di Ibrahim e Domenico. Totale spese affrontate: 40 dinari per il ponte, 40 dinari per la flangia, 50 dinari per l’asse… Considerando turbina e alternatore per circa 450 euro in tutto, questa vacanza inizia ad aver i suoi costi! Resta da capire come ottenere la benzina. Se ne trova un po’ al mercato nero, ma ad un certo punto tramite il poliziotto se ne trova anche fornita dai militari. Quando pareva che tutto stesse per risolversi, inizia un tipico cinema africano: tutti fermi davanti l’officina, arriva una pattuglia “amica” con tre poliziotti tirati a lustro felici di incontrarci, che confermano che ci sono 100 litri a disposizione. Dopo circa 15 minuti arriva una seconda pattuglia con il capo, un sosia di Gheddafi! Si continua a non capire, ma la benzina c’è. Passano altri 15 minuti e arriva la terza pattuglia con il capo più grosso, che con noi si dimostra cortese ma tira le orecchie alla nostra guida perché aveva saputo che aveva cercato rifornimento al mercato nero… tra una cosa e l’altra passano 2 ore! Tempi morti si alternano a momenti di concitazione e cinema! Facendo una colletta di gruppo, alla fine tramite polizia si trovano 200 litri a 1 dinaro l’uno… Ormai al tramonto ci spostiamo appena fuori Kufra verso Nord-Est nella sabbia rossa. Serata attorno al fuoco ad ammirare Moussa che filtra il thè per 10 volte per creare la schiuma come noi facciamo per il cappuccino. Tra un giro è altro non manca mai un “giù tuttooo!” e una risata generale!

08-01-2010, Campo 15 - Crater Oasis - Crater Structure - Campo 16 - Km 290 La sabbia è rossa e a grana grossa. La granulometria mi stupisce ma lungo il percorso capisco come mai. I sedimenti infatti aumentano di grana man mano che ci si avvicina ai tavolati e canyon evoluti, che sono costituiti tutti da conglomerato colorato e arenaria grossolana. Passiamo per uno sterrato che presenta curiosi coni squadrati e una sorgente (punto 59). Ancora sabbia e dune alternate a rilievi isolati o in gruppi con bei giochi di luce e colore. Il Sole rende nero ciò che non è. Arriviamo al Oasis Crater, apparentemente vulcanico, è costituito da arenaria grossa a matrice nera. Stupendo il suolo circostante! A dire perlato è poco: ricchissimo di granuli di diversi colori e dimensioni, classati a seconda dell’idrodinamica dei torrenti temporanei. Nei canaletti la granulometria è più fine dei tratti in rilievo. E’ emozionante la camminata a piedi nudi… Continuiamo lungo vecchi e ampi canyon di sabbia rossa ai fianchi. Bellissimi coni di arenaria nera e a tratti colorata di vecchie dune: bianco, ocra, lilla, giallo. Si vede la sedimentazione incrociata

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tipica delle dune e le diverse fasi di crescita. L’erosione le mette ben in evidenza e sono una meraviglia. Vistiamo anche l’altro cratere, ma l’assegnazione di questo nome a mio parere si deve solo alla forma subcircolare, non alla genesi o litologia. Le rocce sono infatti tutte di origine sedimentaria. Arenarie scure a grana grossa e a volte chiare, anche rosa. La particolarità di questo cratere è avere dentro il suo perimetro aree rocciose in rilievo di 2-3 metri quasi circolari e di diversi colori. Il luogo dal punto di vista genetico mi ha lasciato un po’ perplessa e con molti dubbi. E con questi inizia il rientro verso Nord-Ovest. I canyon da ampi si restringono passando per l’aereo Bristol. La tomba del pilota di fianco al suo mezzo impressiona e fa la differenza con gli altri relitti visti fino ad ora, tutti erano senza padrone. Il panorama con il sole delle ore 16.00 è lunare. Il Sole continua a esaltare i colori e gli altopiani sembrano di un colore nero intenso. In realtà è sempre arenaria rossa. Ad un certo punto le vallate si restringono e passiamo tra un cono e l’altro. Il fondo è sempre occupato dalla sabbia rossiccia. Facciamo campo ai piedi di uno dei tanti coni troncati e magicamente scopro l’origine delle perle o “palle” nere vuote dentro, che spesso si trovano nei tratti non coperti da sabbia, o in modo frequente negli altopiani di Rebiana. Sono palline che possono avere peduncoli e puntìnano gli affioramenti di arenaria. Dove sono state erose, lasciano i buchi rotondi. Il dubbio mi assale: possono esser tane? Perché sono nere nella roccia rossa? Ai posteri l’ardua sentenza! Il tramonto è decisamente spettacolare, il rosso intrappola il paesaggio in una atmosfera lunare…

09-01-2010, Campo 16 - Tazerbo - Campo 17 - Km 407 Passiamo attraverso bei coni di arenaria dentro e fuori i canyon, sempre più ampi. I colori vanno dal nero al rosa e giallo. Valichiamo tra un altopiano e l’altro su un terreno a pietraie e tante macine. In orizzonte la piana nera stacca dalle dune bianche e gialle. Dolce saliscendi e un continuo bel contrasto tra nero e giallo del terreno in controluce. Poi una spianata di sabbia fino all’asfalto. Una tempesta di sabbia ci induce a proseguire per Tazerbo sull’asfalto lungo la strada principale Jalo-Kufra. Sosta in un bar vicino ad un posto di blocco. Caldo intenso. Atmosfera da film americano del Far West: mancano solo i cespugli che corrono con il vento! Incanta la sabbia che taglia la strada trasportata dal vento. Il movimento è lento e continuo, incantatore appunto. L’asfalto è nuovo e liscio per poco. I lastroni rompono la monotonia coi buchi. Alla nostra sinistra vediamo gli scavi e il materiale di riporto conico messo in modo ordinato e sistematico. Più avanti i tubi del mega progetto acquedotto GMMR (vedi Approfondimenti nel sito) ancora in costruzione. Lasciamo la strada Ialu - Kufra e ritroviamo l’asfalto nuovo. A Tazerbo totalizziamo 5000 km da Tunisi. Gasolio e spesa. Facciamo campo fuori del paese sulla sabbia fine e chiara. 10-01-2010, Campo 17 - Campo 18 a 55 Km da Zilla - Km 464 Sveglia alle 5.00 e pronti via in direzione Zilla. Inizia un forte vento e la temperatura è di circa 5°C. Finiamo le piccole dune e inizia un lungo sterrato con all’orizzonte apparenti nuvole filiformi e

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basse di color blu scuro. Più ci si avvicina, più ci incute timore. Non si capisce se è una tormenta o nuvole … Ci infiliamo dentro e scopriamo che è nebbia!! Ibrahim scende dalla macchina pronuncia quella parola suscitando la nostra ilarità perché è piuttosto incredibile trovare tale condizione nel deserto! Visibilità inferiore ai 20 metri. Per qualche ora procediamo a passo lento e molto vicini fino a quando la nebbia si dirada. Strana sensazione e ammirevoli contrasti di colore tra lo scuro delle nuvole e i raggi di Sole che timidamente entrano tra un banco di nebbia e l’altro. Pure l’arcobaleno è comparso! Attraversiamo una serie di cordoni di sabbia “bianca”. Molto suggestivo il contrasto di luce. La pista è molto scorrevole con il suolo a piccoli sassi. Tutto intorno un bianco candido quasi monotono che concilia il sonno. Rompe la routine una colonna di estrazione del petrolio. Poco più in là intercettiamo la pipeline, una bella strada liscia e con dolci dossi da volo, se presi in velocità! In contromano incrociamo camion al lavoro e cantieri fino a capire che la stanno ancora costruendo! Il gioco della velocità e del su e giù finisce presto. Si riprende lentamente il fuoripista nella hamada. Su un ex guado troviamo molti tronchi e carichiamo le macchine. Solo oggi totalizziamo 400 km. Passiamo di fianco ad un campo petrolifero. Al nostro passaggio si alza una densa polvere bianca farinosa data dall’erosione della calcarenite. Diffuso odore di metano e lavori in corso per interrare i tubi. Deviamo verso Nord dalla pista principale per tentare di visitare la Monument Valley. Finiamo dentro un canyon, i cui fianchi sono a strati di calcare fossilifero suborizzontali. Moltissime conchiglie bivalvi. Facciamo campo.

11-01-2010, Campo 18 - Campo 19 a 100 Km da Misurata - Km 526 Dopo una breve riunione mattutina sul percorso da fare coi giorni rimanenti salvo imprevisti, sulla scarpata del canyon si spacca il semiasse anteriore del Land con il solito rumore secco di ingranaggio che non ingrana… Sono le 7.30 del mattino, Lady Be Good!! Ecco l’inatteso imprevisto, che ci ha stroncato! Riprendiamo senza indugi la pista per Zilla. Arriviamo in paese confidando sempre sulla trazione posteriore. Sembra che vada bene. Velocità di crociera sono 95 km/h per oltre 500 km. Durante una delle soste il Toyota di Domenico non si riaccende più… ops! Batteria scarica e avanti a spinta! Passiamo diversi posti di blocco e fiancheggiamo a sinistra una lunga piantagione di mandorle, ulivi e frutti vari ai piedi di un esteso cordone di duna. A destra canyon e hamada. Dopo il paese di Alquaddahiyan la strada diventa improvvisamente a tre corsie con asfalto nuovo. E’ “l’autostrada di Berlusconi”! I cantieri sono a macchia di leopardo e in diversi stati di avanzamento. Al tramonto facciamo campo fuori del tracciato principale dentro una depressione artificiale di dubbia genesi: sarà una cava o un discarica? E se fosse quest’ultima, è già piena?! Non importa, dormiamoci su essendo l’unico posto riparato!

12-01-2010, Campo 19 - Tripoli - Sabrata (Hotel Al Assil) - Km 418

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Riprendiamo in direzione Tripoli, ma “l’autostrada di Berlusconi” si rivela insidiosa con i suoi continui rientri di carreggiata per i lavori in corso. Davanti a Italo ci scappa infatti il morto con un frontale tra macchine libiche, che per fortuna non lo ha coinvolto. Prestiamo massima attenzione perché guidano veramente come mufloni. Siamo in colonna, effetto fisarmonica. Strada sdrucciolevole. Neanche a dirlo noi con il Land tamponiamo la guida!! Dal cofano nostro esce fumo e piscia gasolio! Spaccato fanale e rovinato il muso, piegato il portellone posteriore e supporto della ruota del Toyota di Ibrahim! Oltre che un colpo di frustra a Zuer! Una pastiglia a lui e una tirata al Toyota con il verricello, Alberto lo fa tornare quasi come nuovo, mentre io raccolgo con malinconia i pezzi dell’osso di dromedario che stavano davanti al muso del Land. Una volta pensato alla macchina degli altri, quando Alberto guarda la sua, la faccia è a dir poco esplicativa! Se la strada fosse stata pulita, sicuramente avremo avuto migliore aderenza. Ripartiamo e a pochi chilometri da Tripoli inizia la vera giungla del guidatore. Cinture allacciate e via. Percorrere la tangenziale è come andare in guerra, armatevi e partite! Sai che i tuoi nemici sono i teppisti libici! Qui il gruppo si divide. Uno va a visitare la città vecchia, noi con Domenico andiamo al deposito della Toyota a comprare ricambi, proprio da quel posto da dove era partita la turbina nuova a inizio del viaggio. Fiancheggiamo la costa. Il mare è calmo e cielo azzurro. Ci perdiamo nel traffico e ci ritroviamo per caso. Arriviamo al magazzino, che da fuori sembra un anonimo garage. Lo si riconosce solo da un pannello della Toyota. Dentro è un bunker dove c’è il mondo di ricambi! Anche nel bagno ci sono pezzi di carrozzeria! Domenico sbanca il portafoglio e fa affari. Qui incontriamo Tarek che viene a farci visita. Finito qui, manca solo trovare il pezzo del differenziale del Land e Ibrahim ci porta in officina autorizzata, che si trova sempre in periferia della città in un sobborgo con immondizie tutte accatastate ai lati. Pazzesco come queste attività siano imbucate e pullulano nascoste in ogni angolo celate solo da grandi portoni anonimi. Per quanto squallida, l’officina ha di tutto ma non il pezzo che ci serve. Le condizioni di lavoro sono pittoresche e interessanti. Il giro turistico si snoda nella zona residenziale dove stanno costruendo dozzine di nuovi palazzi. Raggiungiamo gli altri in centro. L’impressione è quella di una città dinamica e in forte sviluppo. Sembra una piccola Dubai. Grattacieli sulla costa e poca roba di storico. Bel lungomare. Decidiamo di uscirne prima possibile e andiamo a Sabratha, dove alloggiamo nel Hotel Al Assil per 40 dinari. Quando mi consegnano la chiave, sgrano gli occhi sul numero di stanza. E’ il 17. Sorrido e pensando al 118 del primo albergo, al 113 del secondo hotel, non credo di poter accettare anche questa volta un numero porta sfiga! Guardo il tipo negli occhi e gli dico:” O mi dai il 16 o il 18!”. Lui sorride e mi dà il 21. Oh bene, adesso dormo meglio! Doccia fredda, lenzuola sporche e la pompa dell’acqua che va a tutte le ore. Era meglio il deserto! Ceniamo in un ristorante turco lì vicino per 7 dinari.

13-01-2010, Sabrata - Gabes (Hotel M'Rabet) - Km 291

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Visitiamo le rovine romane di Sabrata, dove è in atto un egregio restauro. Il sito è decisamente carino, piccolo ma tenuto bene. Il recupero del teatro è riuscito in maniera egregia. I mosaici sono ben conservati. Girovaghiamo volentieri tra una rovina e l’altra consapevoli che questa è l’ultima tappa del nostro viaggio. Partiamo a metà mattina verso la frontiera libica. Vento forte e tempesta di sabbia. Ultimo rifornimento e via veloci per precedere 30 camper italiani. In confine restiamo però fermi più di 4 ore causa burocrazia e un poliziotto tunisino pignolo che si lamenta delle targhe consegnate senza controllare la diretta corrispondenza con le macchine. Ci complica un po’ l’uscita, pretendendo che i tre andati avanti, tornino indietro, ma essendo già in dogana tunisina, non possono farlo. Allora è addirittura andato a controllare di persona… Alla fine riusciamo a salutare Ibrahim, a cui diamo una mancia per il buon lavoro svolto. Una guida davvero eccezionale. Prima di lasciarci l’esclamazione “Giù tuttooo!” non può non mancare. Fuori della frontiera ci dividiamo. Noi con Domenico andiamo verso Gabes, gli altri verso Hammamet. Dopo 180 km dalla frontiera ormai è il tramonto, bello rosso, ma il buio arriva presto e Domenico non può procedere ancora solo con i fari di posizione. L’alternatore continua infatti a non caricare. Ci fermiamo in una distributore di benzina e approfittando della luce cerchiamo una soluzione. Ad Alberto cade l’occhio per caso sulla cinghia e nota che manca il tirante dell’alternatore. Lo sostituiamo con una cinghia a cric, non essendo tesa non caricava. E pensare che abbiamo spinto la macchina per tre giorni per accenderla! Arriviamo a Gabes e pernottiamo al Hotel M’Rabet per 10 dinari a testa senza bagno in camera.

14-01-2010, Gabes - Kariouane - Tunisi (Hotel Lido) - Km 393 La meta di questa giornata è Kariouane, dove sborsiamo gli ultimi dinari nella Medina. Pranziamo a base di cous cous al ristorante di fianco al Hotel Tunisi. A panza piena partiamo per La Goulette. Per strada ci fermiamo a lavare e ingrassare le macchine. Invece di andare diretti, deviamo sulle montagne fino a incasinarci nel traffico tunisino. Alloggiamo di nuovo al Hotel Lido per 40 dinari. Andiamo a cena al ristorante “L’Acquario” sulla rotonda de La Goulette. Mangiato molto bene pesce per 12 euro a testa! 15 e 16-01-2010, Tunisi - Genova (Traghetto) - casa Ci svegliamo presto e andiamo in taxi (5 dinari andata, 7 dinari ritorno) a vistare la Medina di Tunisi, dove facciamo le ultime spese. Restiamo fermi in porto 4 ore prima della dogana. Imbarco ore 16.00 dicono. Infatti causa maltempo la partenza è ritardata e alle 20.00 arriva il traghetto. Per scusarsi del contrattempo ci regalano panini e acqua, ma quando saliamo in nave, anche se tardi, ci danno la cena lo stesso. Ottima la cucina della Cotonav. Alle ore 23.00 partiamo, finalmente. Il mare è mosso, ma concilia il sonno. Il viaggio per fortuna non è male nonostante le previsioni pessime e qualche spanciata della nave. Passiamo il tempo chi al bar a parlare, chi a giocare a sfrenate partire a Macchiavelli, attirando l’attenzione dei passanti.

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La nave riesce a recuperare un po’ di ritardo e approdiamo a Genova alle 21.00. A casa arriviamo alle 3.00 di mattina stanchi morti e con solo al trazione posteriore del Land. Questa volta siamo noi ad aver la macchina acciaccata e non Domenico! Lady Be Good!