La meccanizzazione della palma da dattero in Libia - Indicazioni tecniche

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1 Ministero Affari Esteri ISTITUTO AGRONOMICO PER L’OLTREMARE LIBIA MIGLIORAMENTO E VALORIZZAZIONE DELLA PALMA DA DATTERO NELLE OASI DI AL JUFRALa meccanizzazione della palma da datteri in Libia nella Regione di Al Jufra – Indicazioni tecniche Massimo Battaglia, Francesco Garbati Pegna, Carlo Bergesio

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Il presente studio “La meccanizzazione della palma da dattero in Libia” è stato condotto nell’ambito del programma Miglioramento e valorizzazione della palma da dattero nelle oasi di Al Jufrah in Libia coordinato dall’Istituto Agronomico per l’Oltremare di Firenze (IAO) in collaborazione con l’Ente libico per lo sviluppo e il miglioramento della palma da dattero e dell’olivo e con la collaborazione del Dipartimento di Economia, Ingegneria, Scienze e Tecnologie Agrarie e Forestali Ingegneria Agricola e Forestale (DEISTAF) dell’Università di Firenze.

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Ministero Affari Esteri

ISTITUTO AGRONOMICO PER L’OLTREMARE

LIBIA

“ MIGLIORAMENTO E VALORIZZAZIONE

DELLA PALMA DA DATTERO

NELLE OASI DI AL JUFRA”

La meccanizzazione della palma da datteri in Libia

nella Regione di Al Jufra – Indicazioni tecniche

Massimo Battaglia, Francesco Garbati Pegna, Carlo Bergesio

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Il presente studio “La meccanizzazione della palma da dattero in Libia” è stato condotto

nell’ambito del programma Miglioramento e valorizzazione della palma da dattero nelle oasi di Al

Jufrah in Libia coordinato dall’Istituto Agronomico per l’Oltremare di Firenze (IAO) in collaborazione con l’Ente libico per lo sviluppo e il miglioramento della palma da dattero e dell’olivo e con la collaborazione del Dipartimento di Economia, Ingegneria, Scienze e Tecnologie Agrarie e Forestali Ingegneria Agricola e Forestale (DEISTAF) dell’Università di Firenze.

Il programma è stato avviato nel maggio 2009 ed è finanziato dalla Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero Italiano degli Affari Esteri. Il progetto trae origine dagli impegni assunti dall’Italia e dalla Libia per rafforzare e sviluppare le relazioni tra i due paesi. Il governo centrale e le amministrazioni locali libiche condividono l’interesse a migliorare i sistemi agro-silvo-pastorali. Il governo italiano, nell’intento di sostenere la «valorizzazione agricola dei terreni bonificati dai residuati bellici della II Guerra Mondiale», ha pertanto avviato una proficua opera di assistenza e di collaborazione nel settore agro-zootecnico e ambientale.

Ad Al Jufrah le attività concordate dai due paesi intendono sostenere lo sviluppo economico locale attraverso azioni coordinate a favore dei produttori - singoli o associati - di datteri, degli addetti alla trasformazione e al commercio dei prodotti delle fenicicoltura, delle amministrazioni locali (Shabia ed autorità tradizionali preposte al controllo delle risorse naturali locali) e dei centri di ricerca e di sviluppo agro-silvo-pastorale della Regione.

La strategia si ispira a due principi-guida: individuare e garantire datteri di qualità attraverso disciplinari di produzione che assicurino omogeneità e qualità del prodotto finale; tutelare l’agro-biodiversità di Al Jufrah, promuovendo le varietà locali di palma e rafforzando i sistemi tradizionali di gestione delle oasi. A tale riguardo si prende a riferimento l’esperienza maturata in Italia nel campo della promozione dei prodotti tipici locali (Igp e Dop), nella logica di una valorizzazione del prodotto e dell’intero territorio.

Gli obiettivi della collaborazione tecnico-scientifica italo-libica sono: incrementare, a livello quantitativo e qualitativo, la produzione di datteri attraverso la selezione e il miglioramento genetico delle varietà locali; introdurre sistemi colturali in grado di ottimizzare l’uso di risorse idriche ed energetiche riducendo gli effetti negativi esterni; migliorare i sistemi di trasformazione e vendita dei prodotti all’interno e all’estero.

L’Ente per lo sviluppo e il miglioramento della palma da dattero e dell’olivo, organismo del Ministero dell’agricoltura libico, fondato nel 1988, con sede principale a Tripoli e branche operative in tutta la Libia, è l’interlocutore locale sul piano operativo e ha un ruolo chiave nel programma. Nei suoi laboratori specializzati si effettuano le analisi biologiche, mentre nelle sue serre e nei suoi terreni si svolgono le prove di campo. In un reciproco scambio di know how specialisti italiani e libici del settore collaborano nelle indagini sui sistemi e le potenzialità produttive, al fine di garantire l’uso ottimale delle risorse idriche, energetiche e naturali e migliorare le condizioni di vita delle popolazioni rurali.

Alcuni Dipartimenti dell’Università di Agraria di Firenze hanno collaborato insieme ai tecnici dell’Ente libico per lo sviluppo e il miglioramento della palma da dattero e provvedono al trasferimento di importanti competenze specifiche. Ricercatori coordinati dal Dipartimento di Biotecnologie Agrarie analizzano e applicano le tecniche e le modalità di identificazione genetica e di miglioramento varietale della palma da dattero. Sotto la supervisione del Dipartimento di Scienze delle Produzioni Vegetali, del Suolo e dell'Ambiente Agroforestale si individuano i caratteri biologici e produttivi delle varietà di datteri presenti nelle oasi selezionate.

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La Fondazione Slow Food per la Biodiversità onlus, in virtù della sua comprovata esperienza nella promozione di prodotti agroalimentari tradizionali con elevate qualità organolettiche, segue le attività di valorizzazione e promozione commerciale dei datteri di Al Jufrah; in particolare, esperti della Fondazione, in collaborazione con i produttori, definiscono i parametri di qualità per selezionare i datteri di eccellenza.

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1. Attualità della coltivazione della palma da dattero nei Paesi del Maghreb: problematiche

e limiti della coltivazione

L’Europa importa quasi esclusivamente datteri della varietà Deglet Nour: l’elevata produzione e il frutto di ottima qualità, nonché un rapido tasso di crescita della pianta, ha fatto di questa cultivar il “modello” di palma da dattero in tutti i Paesi del Maghreb.

I palmeti algerini attualmente sono costituiti per oltre il 50% da questa cultivar, che occupa circa il 60% delle piantagioni tunisine e continua a moltiplicarsi (nel 1939 la Deglet Nour era presente solamente per il 14% delle piantagioni complessive). La spinta propulsiva derivata dall’apertura relativamente recente del sud tunisino (Nefzaoua) al sistema economico internazionale, ha infatti consentito alla varietà Deglet Nour di occupare il posto di grande rilievo che detiene nel campo della fenicicoltura, accelerando contemporaneamente il declino di altre varietà. Tale impulso è stato accelerato sulla metà degli anni ’70 dal Programma governativo tunisino di rinnovamento e creazione di nuove oasi che ha previsto la riconversione dei vecchi palmeti con l’introduzione della Deglet Nour per il 70%, percentuale che ha raggiunto il 90% nel caso di nuovi impianti. Cifre significative che, se da un lato mettono in risalto l’entità delle trasformazioni in corso di realizzazione, giustificano seri interrogativi sull’evoluzione che sta assumendo la coltivazione della palma da dattero a livello mondiale.

Tutto questo ha infatti comportato una notevole e talvolta radicale trasformazione nella composizione varietale dei palmeti, giacché sono proprio le varietà ritenute meno pregiate o di scarso valore mercantile a farne le spese. Il progressivo depauperamento delle varietà comuni, il cui rinnovo e soprattutto la conservazione non è più assicurata, ha già portato un impoverimento della base genetica. Il completo abbandono della loro coltivazione porterà inevitabilmente alla riduzione della variabilità genetica a disposizione della specie, che è la risultante di una lunga selezione naturale e costituisce il fattore primario di adattamento ambientale.

L’uniformità ecologica e genetica delle colture commerciali sono alla base del diffondersi d’infezioni specifiche nei Paesi del Maghreb; prevalentemente dovuta all’estensione della coltivazione mono-varietale dei palmeti con la cultivar Deglet Nour. La diffusione della patologia del Bayoud della palma da datteri, una fusariosi vascolare causata dal Fusarium oxysporum, ha distrutto nell’ultimo secolo i 2/3 dei palmeti marocchini, si estende in Algeria e minaccia le piantagioni tunisine e libiche. Questi problemi fitosanitari e la diminuzione nella diversità genetica si aggiungono agli altri vincoli che oggi limitano e condizionano la coltura della palma da datteri nei Paesi del Maghreb rappresentati dalla siccità, dalla salinità, dalla età dei palmeti, dai processi di desertificazione e dal lento processo di rinnovamento dei palmeti: tutti fattori che hanno condizionato lo sviluppo della fenicicoltura degli ultimi 60 anni.

2. La Palma da dattero in Libia

2.1 L’antichità

Fin dall’antichità la coltivazione della palma da dattero è stata ampiamente praticata in Libia ed ha esercitato un ruolo rilevante nel sostentamento delle popolazioni delle aree desertiche e sub-desertiche. Le prime indicazioni risalgono al V secolo A.C. e sono riportate da Erodoto che menziona nei sui scritti i palmeti di Awjilah Galo («procedendo verso occidente, s'incontrano per

primi i Nasamones che lasciando l'estate il loro bestiame sulla costa si spingono per il raccolto dei

datteri nel deserto chiamato Augila» Erodoto). In quell’epoca le zone costiere della Libia godevano di condizioni climatiche molto più favorevoli delle attuali. Plinio il Vecchio riporta le informazioni raccolte dalla spedizione militare romana nel Sahara realizzata da Cornelio Balbo nel Fezzan e più a

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sud a Hoggar - Tassili, e conferma le informazioni di Erodoto indicando l’esistenza di palmeti in queste aree a protezione del deserto. L’introduzione e la valorizzazione dei palmeti libici beneficia delle tecniche colturali ed idrauliche egiziane dove la coltura della palma era più sviluppata; molte varietà libiche infatti, si possono considerare di origine egiziana.

2.3 Il XXI secolo: limiti e prospettive della coltivazione moderna della palma da dattero in Libia

Trattandosi di una specie dai molteplici usi (alimentazione, foraggio, combustibile, materiale da intreccio e costruzione, etc.) e adattabile a condizioni ambientali estreme, la palma da dattero ha trovato nei secoli largo impiego nei sistemi agro-silvo-pastorali delle regioni xerotermofile, nelle oasi, lungo gli uadi e in ambienti dove è possibile praticare un’irrigazione minima, anche con acque ad elevata salinità.

Attualmente la coltivazione della palma da dattero in Libia presenta una situazione molto particolare. La chiusura del Paese per le note vicende politiche dagli anni ’70 in poi, se da una parte ha limitato notevolmente lo sviluppo economico, dall’altra non ha permesso lo sviluppo commerciale della coltivazione della palma da dattero verso i mercati internazionali, principali responsabili dei cambiamenti varietali e della impostazione della nuova fenicicoltura magrebina. Il mercato interno, infatti, meno esigente e più povero di quello europeo, ha permesso di mantenere la coltivazione di moltissime varietà locali, il cui frutto è gradito anche allo stato fresco. La produzione di datteri in Libia è piuttosto modesta, tutta la produzione viene consumata localmente e le tecniche colturali e l’industria di trasformazione non si sono sviluppate in senso moderno.

Ciò nonostante, come mostra la figura sottostante, la produzione nazionale di dattero è aumentata notevolmente negli ultimi 25 anni e proporzionalmente anche l’area coltivata a palma da dattero, grazie soprattutto all’impulso del governo libico che negli ultimi anni ha fatto ingenti investimenti nella coltivazione (FAOSTAT 2009). Dal 1994 al 2009 la produzione di dattero in Libia è raddoppiata, portando la produzione nazionale a superare le 200.000 tonnellate.

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Quindi, se da una parte la fenicicoltura libica si trova in condizioni di palese inferiorità rispetto a tutti gli altri Paesi africani produttori che si affacciano nel Mediterraneo, d’altra parte questo Paese, molto più dei confinanti dove si sono sviluppate coltivazioni monocolturali, risulta

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depositario di una notevole biodiversità e risulta tuttora immune da fitopatie e parassiti di provenienza esterna.

È per questo che il germoplasma fenicicolo libico rappresenta un patrimonio di grande interesse agricolo ed ambientale e costituisce una sorgente di variabilità genetica utilissima ai fini del miglioramento genetico, necessario per superare gli attuali limiti produttivi.

La componente varietale inoltre contribuisce in modo determinante alle caratteristiche qualitative dei datteri prodotti, basati su varietà locali a forte tipicizzazione regionale ed elevato valore nutrizionale. Questi caratteri di naturalezza e di genuinità rendono il dattero libico potenzialmente assai appetibile e ricercato sia per le specifiche caratteristiche organolettiche, che per le potenzialità genetiche di miglioramento varietale (resistenza a fitopatogeni, adattabilità a condizioni ambientali estreme, incremento produttivo, miglioramento dei sistemi di conservazione, etc.) insite in un pool genico molto ricco e vario.

Contrariamente a quanto praticato negli altri Paesi del Maghreb e del Medio Oriente, nei nuovi palmizi artificiali realizzati negli ultimi 5-6 anni in Libia si fa largo uso di varietà locali di datteri ottenuti attraverso selezione genetica di massa, mentre ancora limitato è l’impiego di cultivar ad alta resa produttiva appetite dai mercati internazionali come la cv Deglet Nour. Le conseguenze negative della coltura monovarietale in territorio libico sono sinteticamente rappresentate da:

♣ maggiori rischi di suscettibilità di fronte ad eventuali epidemie parassitarie, quali il Bayoud che, dopo aver decimato i palmeti del Marocco, si è introdotto in forma virulenta anche in Algeria e sta premendo alle frontiere della Tunisia e della Libia, e contro il quale non sembrano sussistere, allo stato attuale, valide difese (la cultivar Deglet Nour risulta molto sensibile a questa malattia);

♣ maggiori rischi di fronte ad eventi climatici eccezionali durante determinate fasi vegetative delle piante, come quelle della fioritura e dell’allegagione, con conseguenti gravi perdite di produzioni;

♣ rischi connessi al mercato: la monocultura della Deglet Nour, aperta solo negli ultimi anni agli scambi internazionali, si troverebbe totalmente esposta alle fluttuazioni di mercato dettate dalle mutevoli preferenze dei consumatori.

2.4 La geografia del dattero in Libia

Le zone di produzione della palma da dattero in Libia possono essere suddivise in tre regioni principali:

a) la zona costiera situata a Nord del 32° parallelo N

b) la zona centrale situata fra il 30° ed il 27° parallelo N

c) la zona meridionale situata a Sud del 30° parallelo N

a) Nella zona costiera le migliori palme si trovano nelle aree di Tripoli, di Zanzur, di Zuara, di Homs, di Zliten, di Misurata, di Tawurgha e di Hisha dove vi è esuberanza di acqua di irrigazione e non fa difetto una certa tecnica colturale abbastanza progredita. Si riscontrano anche palmeti a nord di Bengasi. Lontano dal litorale la palma è solo sporadica e si riscontra in vicinanza di qualche pozzo o sorgente. Solamente una percentuale piuttosto limitata di palmeti può considerarsi produttivo. Agli effetti pratici e come distinzione dalle coltivazioni di palma delle oasi sahariane, va notato che lungo la costa si producono esclusivamente, data anche l’influenza dell’umidità marina che si unisce a temperature meno elevate, dei datteri di scarsa qualità, assai acquosi e non molto

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zuccherini, da utilizzarsi rapidamente ed esclusivamente per il consumo allo stato fresco. Le principali cultivar sono rappresentate dalle varietà Bukerary, Taboni, Lamsy, Biondi, Halaway,

Bronzi e Baudi.

b) La zona intermedia centrale, nella quale le migliori palme si trovano nelle aree predesertiche relative all’arcipelago delle oasi che corrono lungo la linea del del 29° parallelo Nord (Ghadames, Sokna, Hun, Waddan, Zellah, Al Fugha, Maradah, Jalu, Awjilah, Giarabub), presenta le condizioni pedoclimatiche più favorevoli alla coltivazione della palma da dattero.

Le condizioni climatiche sono rappresentate da: - unità termiche (°C/giorno) di 1569 ± 138 di Al Jufrah, di 1944 ± 124 di Jalu, di 1718 ± 96 di

Giarabub; - principali temperature per il periodo maggio-ottobre di 35°C di Al Jufrah, di 35,2°C di Jalu, di

34,8°C di Giarabub; - umidità relativa del 40-50%; - piovosità di 10 mm durante il periodo agosto-ottobre. Le principali varietà coltivate in questa zona sono: Abel, Bestian, Deglet, Halima, Hamria, Kathari, Tagiat, Saiedi. c) Nella zona meridionale della Libia si hanno invece una serie di oasi sahariane a Sud del 27° parallelo N (Fezzan, Ghat, Sabha, Murzuk, Kufra, Tazerbo) dove la coltivazione della palma da dattero ha uno sviluppo diverso dal punto di vista produttivo e qualitativo. I datteri di queste oasi hanno un contenuto molto elevato in sostanza zuccherina, che di solito supera il 70% ed una percentuale assai limitata di umidità e sono di conseguenza atti ad una lunga conservazione qualora siano preservati dagli attacchi degli insetti e ben confezionati. I datteri di questa terza zona appartengono prevalentemente al tipo secco. Le principali cultivar sono rappresentate dalle varietà Amjog, Emeli, Awarig, Tascube, Intalia e Idaw.

Zone di coltivazione ed espansione della palma da dattero

in Libia nel 1930

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3. Aspetti e problemi della meccanizzazione nella coltivazione della palma da dattero nella

Regione di Al Jufrah

3.1. La situazione attuale della coltivazione della palma da dattero

Fino a poco tempo fa parlare di Al Jufrah era come parlare di una lontana località sperduta nel deserto. Nel passato infatti molti studiosi visitarono la Libia interna, ma tutti ebbero di mira il Fezzan e nessuno di loro si preoccupò di questa regione che pur dovettero quasi sempre attraversare, tralasciando di descriverla.

L’oasi della Shabia di Al Jufrah è un ampia regione che si estende per circa 117000 km2 fra le montagne di Djebel Waddan (650 m s.l.m.) e Djebel es-Soda (800 m s.l.m.). Le prime limitano a N-E la conca di Al Jufrah dividendola dalla Sirtica, della quale rappresenta l’estremo lembo meridionale permettendo la formazione della falda freatica necessaria alla vita delle oasi, le seconde (Djebel es-Soda: la montagna nera), costituite da lave basaltiche e di aspetto nerastro, chiudono verso Sud e verso Ovest la conca. Verso Sud il maestoso ed inquietante el-Harug el Asued, raggiunge i 1.200 metri di altezza.

Localizzazione dell'oasi di Al Jufrah e modello digitale di elevazione (Unità GIS-IAO)

La conca di Al Jufrah e le piccole depressioni intermedie rappresentano la continuazione dell’ampia fossa del 29° parallelo della Cirenaica e dell’Egitto: in Al Jufrah termina il predeserto ed inizia il vero deserto. La regione settentrionale di Al Jufrah è caratterizzata dalla presenza di un’area depressa di circa 2000 km2 e da alcune depressioni più piccole che – a causa della presenza superficiale della falda – hanno determinato la formazione di cinque località più o meno estese: le tre principali sono quelle di Sokna (307 m s.l.m.), Hun e Waddan (265 m s.l.m.), e due localizzate a sud-est del nucleo principale, Al Fugha (525 m s.l.m.) e Zellah (216 m s.l.m.), ad una distanza di circa 200 km.

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Nell’area di Al Jufrah la coltivazione della Phoenix dactylifera è una attività tradizionale, diffusa là dove ci si incontra sufficiente disponibilità di acqua per il suo sviluppo naturale o per la sua irrigazione. In Al Jufrah ci sono circa 3.000.000 palme di cui circa 2.000.000 in produzione. Il prodotto viene quasi interamente consumato fresco all’interno del Paese. I palmeti più vecchi sono spesso abbastanza mal tenuti. La proprietà è frammentata, fuorché là dove si è originata di recente con la distribuzione di terreni dei grandi progetti degli anni 70-80.

Le palme sono disposte in maniera disordinata nelle parcelle più vecchie, sia per la modalità originaria di impianto che per la perdita degli allineamenti in seguito agli interventi di sostituzione delle piante morte; questa tipologia è prevalente nelle oasi più lontane e con varietà di minor pregio (Al Fugha e Zellah), mentre nelle oasi di Waddan, Hun e Sokna si incontrano palmeti di moderna concezione e sviluppo.

Nelle parcelle impiantate più di recente, infatti, le palme sono disposte regolarmente a quadrato o a quinconce, con distanze variabili e frequente presenza di colture erbacee nell’interfilare.

Impianto di un nuovo palmeto con irrigazione localizzata (Tipo D)

In particolare nelle oasi di Sokna e di Waddan, sono presenti impianti razionali realizzati negli anni ’70 nell’ambito di progetti statali di messa a coltura e distribuzione di terreni secondo uno schema fisso e nuovi impianti di palmeti (ed oliveti), impiantati negli ultimi anni, non ancora produttivi, realizzati con iniziative similari. Accanto a questi sono diffusi, in genere più nelle vicinanze dei centri abitati o di sorgenti, palmeti impiantati da privati in varie epoche, sempre per iniziativa e con capitale proprio. Gli appezzamenti sono in genere delimitati e protetti dal vento e dalla sabbia, da barriere di foglie di palma, rincalzate alla base con terra o da bordure frangivento di causarina o eucalipto, in alcuni casi dalle stesse palme (maschi o femmine non produttive – mag-mag) a cui vengono lasciati sviluppare i polloni basali.

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Waddan.: Impianto razionale con coltivazione di erba medica sotto chioma (tipo A)

A Waddan gran parte delle coltivazioni si sviluppano in direzione E-O, per circa 30 km, ai due

lati della strada che costeggia l’aeroporto e che porta verso E, in direzione di Zellah. Allontanandosi da Waddan i vecchi palmeti lasciano il posto ai nuovi impianti ed alle aree già lottizzate ed in parte preparate per l’impianto (scasso effettuato a buche o esteso su tutta la superficie). La dimensione dei lotti è in genere di 4/6 ha, il sesto ricorrente è 8 x 8, o più stretto lungo la fila (6 metri) con una densità per ha di 150/200 piante. All’interno dei palmeti già produttivi, viene praticata la coltivazione intercalare di sorgo ed orzo, considerate benefiche per la qualità dei datteri in quanto assorbono parte della radiazione solare nei mesi di maturazione dei datteri e creano un microclima più umido al di sotto delle chiome. In alcuni casi sono presenti canalette di irrigazione lungo i filari, con rami trasversali distanziati di 40-50 m. Gli agricoltori praticano un paio di trattamenti antiparassitari l’anno, da terra, con lance: esiste anche un programma pubblico di trattamenti con una grossa irroratrice che raggiunge gli 8 m di altezza, ma non sempre è coordinato con le necessità effettive degli agricoltori. I suoli della sono limo-sabbiosi con uno strato di argilla a poca profondità che gli agricoltori vorrebbero rompere. A Sokna i recenti palmeti di realizzazione governativa (2004/2006) sono suddivisi in appezzamenti leggermente più grandi (10 ha) delimitati da causarina e eucalipti, con sesti più ampi (10x10m) e con una densità minore (100 piante per ha). L’irrigazione è a goccia con tubi disposti lungo i filari Il primo raccolto avverrà nel 2010, l’inizio di una produzione di una certa importanza è previsto dal 2012 (30 kg/pianta per le palme), la piena produzione dal 2015 (100 kg/pianta per le palme).

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Sokna: Palmeto tradizionale con sistema d’irrigazione a cabaletta. (Tipo B)

A Al Fugha ci sono due oasi semi-abbandonate con alcune centinaia di palme sparse confusamente. La sorgente, proveniente dalla scarpata dell’altopiano sovrastante l’oasi, in entrambi i casi è canalizzata da un tunnel sotterraneo fino alla pianura dove ci sono palme e piccole coltivazioni di ortaggi. Le palme sono vecchie ed in alcuni casi superano i 10 m di altezza. Sono utilizzate dagli abitanti di Fuqha che raggiungono l’oasi per prestare le cure essenziali (irrigazione) e per la raccolta. Qualche micro appezzamento è meglio tenuto, recintato e con palme di nuovo impianto. Il villaggio vecchio è più in alto, sull’altipiano, tra le due oasi.

Al Fugha: Interno dell’oasi, presso il deposito di accumulo della sorgente. (Tipo C)

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A Zellah le palme, solo in parte irrigate, sono inserite in vecchi impianti sparsi, non in aree concentrate. Le varietà presenti sono di scarsa qualità. Importanti più nel passato per la sosta delle carovane.

Zellah: Particolare dell’oasi (Tipo C)

In generale, in tutte le oasi oggetto del programma, la tecnica colturale è sommaria ed in genere vengono effettuate solo le operazioni essenziali, come l’irrigazione, l’impollinazione e la raccolta, mentre la potatura, la pulizia dei tronchi e la sistemazione delle infiorescenze vengono trascurate. L’altezza delle palme è in genere contenuta e solo nelle piante più vecchie, oltre i 20 anni, supera i 3 m, infatti delle 1.500.000 palme con più di 30 anni di Al Jufra solo circa il 30% è più alto di 6 m.

Sokna: parcelle abbandonate per mancanza di acqua causata dall’abbassamento della falda

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Sono presenti anche parcelle abbandonate con palme morte per mancanza di acqua a causa dell’interruzione della pratica dell’irrigazione, dell’abbassamento della falda o dell’avanzamento di dune sabbiose. In generale, in tutta la Regione di Al Jufrah, si possono notare alcune caratteristiche limitative di un migliore sviluppo del settore, rappresentate da:

♣ uno sfruttamento poco intensivo e poco razionale dei palmeti,

♣ scarsa presenza di meccanizzazione, sia in fase colturale che in fase di trasformazione,

♣ scarsa capacità produttiva, tecnica colturale minimalista,

♣ scarsa capacità di gestione del prodotto nella fase di post-raccolta a cui conseguono: o prodotto di scarsa qualità, o prodotto con scarse caratteristiche igieniche, o obbligo di uso della refrigerazione per la conservazione di varietà soft, o perdita di prodotto,

♣ esistenza di un unico canale di commercializzazione del prodotto,

♣ eccessivi sprechi di prodotto nella fase di produzione ed in quella di post raccolta,

♣ scarsa valorizzazione del prodotto di scarto,

♣ mancanza di una strategia per la valorizzazione del futuro previsto aumento di produzione. Ai fini di una razionalizzazione della meccanizzazione nelle aree in oggetto vengono identificati 4 tipologie di palmeto:

Impianti in produzione razionali tipo A

Impianti in produzione non razionali tipo B

Impianti in produzione non coltivati tipo C

Nuovi impianti razionali tipo D

3.2. Proposte per migliorare la tecnica colturale mediante la meccanizzazione

La coltivazione della P. dactylifera è in genere una coltura poco meccanizzata, anche nei casi di impianti di alta specializzazione e produttività. Anche se la vastità di soluzioni offerte oggi dalla meccanizzazione agricola permetterebbero di automatizzare l’intero ciclo, l’economia di questa produzione non lo rendere sostenibile dato che i mercati, al momento, sono in genere limitati e la manodopera è ancora disponibile a basso costo. Molto spesso, come in Libia, le proprietà sono molto piccole (4-10 ha). D’altra parte l’introduzione o l’intensificazione della meccanizzazione contribuisce ad aumentare il livello tecnico degli agricoltori e li coinvolge direttamente, mentre per le operazioni manuali si fa in genere ricorso a manodopera straniera, la cui disponibilità è adesso data per scontata ma potrebbe non esserlo più in futuro, anche a causa della grande espansione che i palmeti stanno avendo in tutta la Regione di Al Jufrah. Per questo motivo appare utile pensare a degli interventi di meccanizzazione nell’area di Al Jufrah, anche se di entità limitata, con riferimento specifico agli impianti di tipo A, B e C. Riguardo alla tipologia di impianto, come prevedibile, l’intensità di coltivazione è proporzionale alla razionalità ed alla redditività, essendo maggiore in quelli di tipo A e minore in quelli di tipo C. Le indicazioni potranno comunque essere utilizzate anche per gli impianti di tipo D, una volta che entreranno in produzione.

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Le proposte considerano la filiera in generale ed in particolare i problemi evidenziati al paragrafo precedente e riguardano: a – interventi di meccanizzazione, in particolare alla fase di raccolta b – interventi nella fasi post-raccolta e condizionamento dei datteri

3.3.1. Meccanizzazione delle operazioni in campo

Di seguito vengono esaminate alcune operazioni cruciali nel ciclo colturale della palma da dattero e formulate delle proposte per un intervento appropriato al contesto economico ed alle aspettative degli agricoltori. Lo studio fornisce le indicazioni per una proposta di meccanizzazione, in linea con la situazione attuale sia in fatto di tecniche colturali e conoscenze tecniche. Preparazione del terreno ed impianto

Nel suo complesso tutta la regione presenta suoli con tessitura prevalentemente sabbiosa, con una maggior percentuale di limo e argilla nella località di Sokna, dove la qualità dei terreni è migliore. La sostanza organica è generalmente scarsa e la struttura e gli orizzonti pedologici spesso non presenti. In Hun e soprattutto a Waddan è presente una “strato calcareo” che ricorda il cappellaccio pugliese, dello spessore di 1 m a circa un 1-2 m di profondità, molto resistente, che deve essere rotto al momento della parcellizzazione e della preparazione dei terreni prima del trapianto dei polloni. La presenza di questo strato impermeabile e resistente limiterebbe infatti, la coltivazione della palma, impedendone l’espansione dell’apparato radicale e quindi lo sviluppo della pianta. Soluzioni tecniche per la preparazione del terreno.

Per la rottura dello strato profondo si utilizzano dei ripuntatori/ripper monoancora, (a tre denti, se lo spessore è più superficiale e meno spesso) portati da cingolati potenti (per la sola rippatura sono necessari 110/150CV).

Waddan: preparazione dei terreni con rippature profonde per rompere lo strato calcareo

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Waddan: Terreni dopo la lavorazione profonda con ripper mono ancora

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MANUALE cm. 100

430 110/130

IDRAULICA cm. 100 450 110/130

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Ripuntatore a tre denti

Soluzioni tecniche per la escavazione delle buche in terreni sabbisosi

La messa a dimora dei polloni prevede l’escavazione di buche con volume di circa 1 m3 (1x1x1 m). Nel caso di terreno sabbioso vengono usate delle trivelle, portate capaci di realizzare fori di 60 fino a 150 cm di diametro, con una potenza richiesta di 45/150 cv.

Sokna: Escavazioni realizzate con trivella universale (capacità oraria 20/30 fori)

REGOLAZIONE LUNGH. LAMA PESO Kg. POTENZA CV

FISSO cm. 100

860 130/150

IDRAULICA cm. 100

1110 130/150

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Trivella universale portata

Hun: Trivella universale con invertitore portata di fabbricazione turca

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Soluzioni tecniche per la escavazione delle buche in terreni ricchi di scheletro

Nel caso che il terreno sia ricco di scheletro (pietrame o strato calcareo compatto) è importante in fase di apertura della buca rimuoverlo o frantumarlo, al fine di non compromettere la buona crescita radicale della giovane palma. In questo caso si utilizzano delle benne rovescie (capacità oraria 10/15 buche), portate da semoventi cingolati (potenza richiesta 20/60 cv), che saranno anche utilizzate per riempire parzialmente la buca con suolo di migliore qualità.

Waddan: Escavazioni realizzate con benna rovescia. Particolare la ricchezza di scheletro.

In basso: Benna con cucchiaio rovescio su semovente cingolato da 180 Hp.

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Caratteristiche tecniche benna rovescia

A

mm B

mm B*

mm C

mm D

mm E

kg/cm² F

Lt/min. G

kg. H

kg. I

°° J

mm K

HP

1500 1900 n.f. 2140 2100 160 14 1600/1800 350 180° 1000 20/30

1900 2200 n.f. 2700 2500 160 19 1800/2000 510 180° 1200 30/40

2100 2400 n.f. 2900 2750 160 22 2000/2200 540 180° 1200 40/50

2400 2500 2980 3300 3100 180 25 2200/2400 710 180° 1400 50/60

A - Altezza utile con benna rovescia chiusa B - Profondità utile per benna rovescia B* - Profondità utile per benna rovescia (Mod. sfilabile) C - Distanza utile con benna rovescia D - Altezza con benna rovescia aperta E - Pressione di esercizio F - Portata della pompa G - Forza di strappo sulla punta del dente H - Peso con benna standard I - Rotazione J - Larghezza telaio K - Potenza HP

Mezzi di trazione e Trasporo I Trattori consigliati potranno essere di bassa potenza per via della dimensione aziendale prevalente non superiore ai 10 ha, e per il fatto che le parcelle sono pianeggianti e generalmente non presentano alcuna asperità. In questo ambito la classe di potenza suggerita può essere compresa tra i 60 ed gli 80 Cv. Stante il costo solo di poco superiore, la doppia trazione è da preferirsi a quella singola, per la maggiore versatilità delle macchine che ne sono dotate e per la diffusa presenza di aree sabbiose. Soluzioni tecniche per la scelta della trattrice

Il tipo di trattore indicato della New Holland è il classico “trattorino” di potenza media (75 CV) tuttofare utilissimo per I trasporti, per le lavorazioni, la fienagione, ed eventualmente per le semine di cereali, dotato di cabina protetta, sollevatore idraulico, ponte anteriore sterzante e semplice gestione della doppia trazione.

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New Holland: trattore Modello DT TN75DA da 75 cv.

Sempre della stessa potenza (60-90 CV) si potrebbero indicare trattorini più agili, monodirezionali compatti, a passo corto con le quattro ruote isodiametriche, adatti per piccole proprietà e per coltivazioni (ortaggi e cereali) frammentate e in piccole parcelle sottochioma.

Ferrari: Trattore Modello Thor 65 CV

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Nelle oasi in oggetto dello studio il trasporto dei mezzi di produzione e del raccolto costituisce un’operazione di grande importanza nell’economia di un’azienda; anche in questo caso un rimorchio, adeguato alla struttura aziendale ed alla capacità di traino della trattrice in dotazione, svolge una funzione di primaria importanza. Se per il trasporto dei datteri raccolti da poche palme alla volta al magazzino aziendale può essere sufficiente una carriola o un carretto trainato da animali, nel caso di un’attività più intensiva, basata su una agricoltura mista e sul conferimento quotidiano di più importanti quantitativi ad un centro di lavorazione/raccolta, un rimorchio agricolo è fondamentale. Soluzioni tecniche per il trasporto

La macchina ideale è rappresentata da rimorchi monoassi ribaltabili con frenatura meccanica con una portata compresa da 35 a 50 quintali.

Portata Kg Dimensioni

3500 250x150x0,40

5000 300x170x0,50

5000 300x180x0,60

5000 350x180x0,60

5000 350x200x0,60

Bicchi: rimorchio monoasse a ribaltamento idraulico posteriore, capacità 30 quintali

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Irrigazione Riguardo alle singole operazioni colturali si può osservare che i sistemi irrigui non sono progettati razionalmente e che le tubature di adduzione sono stese in superficie ed esposte ai danni meccanici del calpestamento da parte di persone, macchine o animali o a quelli fisici, in particolare della radiazione solare; questo provoca perdite di acqua con spreco di risorse, creazione di zone asfittiche o sviluppo di flora infestante. L’irrigazione viene effettuata con tubi di polietilene, in genere stesi sul terreno, per il trasporto dell’acqua dai pozzi o dalle cisterne direttamente alla base delle palme o fino ai canalette realizzati lungo i filari. L’acqua per l’irrigazione è comunque assicurata dalla presenza di una falda freatica e una artesiana, sia per il consumo umano che per l’irrigazione di palmeti e giardini. Nel passato la falda freatica era molto superficiale, qualcuno ricorda ancora che solo 60 anni fa era sufficiente scavare 10-20 cm con il cavo della mano per trovare l’acqua. Oggi nelle tre località principali la profondità della falda freatica oscilla fra gli 8 e i 15 metri e l’acqua è mediamente ricca di sali. La profondità media della falda artesiana invece varia fra le tre località: a Sokna si trova a 200 m, a Hun a 500 m, a Waddan a 1200 m; ma c’è differenza anche nella qualità dell’acqua. Infatti fra Sokna e Hun si trova una faglia che ha subito degli assestamenti migliaia di anni fa. Quest’ultimi hanno causato l’aumento della permeabilità dello strato impermeabile superiore della falda di Hun e Waddan che ha portato l’acqua a contatto con il suolo sovrastante con il conseguente innalzamento dei valori di salinità. A Waddan le acque sono ricche anche di solfati. La salinità media (e temperatura) dell’acqua della falda artesiana nelle diverse località è la seguente:

♣ Sokna: 1000-2000 ppm – 25 °C

♣ Hun: 3500 ppm – 30 °C

♣ Waddan: 4500 ppm – 60 °C.

Waddan: acqua di falda pompata nel bacino principale per il raffreddamento e la successiva

distribuzione. L’acqua, ricca in Sali (solfati), arriva in superficie ad una temperatura di 60 gradi.

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La salinità dell’acqua utilizzata per l’irrigazione sta diventando sempre più una seria minaccia per l’agricoltura della regione, soprattutto nella parte meridionale di Waddan ed Hun dove è sempre più comune vedere croste saline sulla superficie del suolo. La gestione dell’acqua avviene attraverso la costruzione di pozzi privati nelle singole aziende e attraverso bacini idrici costruiti del governo che vengono gestiti attraverso dei consorzi. I bacini contengono acqua prelevata dalla falda artesiana e, nel caso di Waddan, hanno lo scopo anche di raffreddare l’acqua che esce a circa 60°C. Dai bacini ogni azienda, con la propria pompa, attinge all’acqua secondo un calendario di turni.

Waddan: pompe elettriche di proprietà privata che attingono acqua dal bacino principale. E’

curioso come ciascun agricoltore gestisce una pompa privata ed anche una condotta di

adduzione in PVC fino alla propria azienda.

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Waddan: deposito privato a livello aziendale

Hun: Vecchio deposito aziendale ancora utilizzato la distribuzione dell’acqua di irrigazione nel

palmeto

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Hun: canali tradizionali in terra (le perdite di acqua possono raggiungere il 70%)

Hun: canali di distribuzione a livello di parcella migliorati con cementificazione e regolazione del

flusso. Così da limitare le perdite e gestire al meglio la ripartizione dell’acqua di irrigazione

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Hun: Irrigazione tradizionale alla base della palma

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Sokna: Irrigazione a goccia nei nuovi impianti

Sokna: Nuovi impianti particolare della distribuzione dell’acqua d’irrigazione

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Sokna: Irrigazione a goccia in vecchi impianti. L’utilizzazione dell’irrigazione localizzata non è

sempre sufficiente nel caso di piante adulte in piena produzione e soprattutto in presenza di

risalita salina (sopra).

Waddan: irrigazione per aspersione per coltivazioni (orzo) consociate al palmeto (sotto)

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Lavorazioni In tutte le Oasi della Regione di Al Jufrah la consociazione è un pratica diffusa in quasi tutte le aziende. Le principali colture consociate sono rappresentate da: erba medica, graminacee (grano, orzo, avena), mais, aglio, cipolla ed ortaggi vari. L’erba medica è seminata in primavera o in autunno e, con adeguate fertilizzazioni, persiste per circa 5-6 anni con tagli mediamente mensili. L’unica operazione meccanizzata che viene realizzata all’interno è la lavorazione del terreno, là dove ritenuta necessaria per la coltivazione dell’interfilare, sia a beneficio del palmeto che di eventuali colture erbacee;. Soluzioni tecniche per le lavorazioni superficiali

I terreni, in genere sabbiosi, poveri in sostanza organica e spesso salini, consigliano l’uso di erpici a dischi più o meno pesanti o di coltivatori. In alcuni casi potrebbero essere utilizzate zappatrici rotative.

Nardi: a sinistra coltivatore a denti rigidi abbinato con erpice a dischi per affinare le zolle e a destra zappatrice rotativa. Sotto caratteristiche delle zappatrici rotative. Il primo più adatto a terreni con presenza di scheletro (cappellaccio), il secondo in presenza di coltivazioni precedenti da sminuzzare ed interrare.

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Faza: Erpice tandem. E’ l’attrezzo più utilizzato in Libia per lavorare ed affinare terreni

prevalentemente sabbiosi. In basso le caratteristiche tecniche dell’implemento

Sfalcio La dove vengano praticate colture di foraggi (erba medica o cereali diversi) lo sfalcio potrà avvenire con barre falcianti portate lateralmente dalla trattrice mentre le successive operazioni di rivoltamento e raccolta potranno essere eseguite manualmente nei palmeti più piccoli e con le attrezzature specifiche della fienagione in quelle di maggiore dimensione. Soluzioni tecniche per le operazioni di sfalcio

Per piccole parcelle (es di erba medica) si possono consigliare motofalciatrici, molto utilizzate in Libia soprattutto in zona costiera (Misurata, Homs, Tripoli ect…).

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BCS: Motofalciatrice - Modello 615 Max, motore a benzina, 10 CV, barra falciante da cm.100 a

180 cm, indicata per piccole parcelle

BCS: Motofalciatrice 622, macchina con struttura a ponte rialzato, differenziale e freni

indipendenti, con cambio a quattro marce avanti più retromarcia e viene azionata da un motore

diesel monocilindrico Lombardini 3LD450 da 10 hp. Barra falciante con larghezza taglio da 127 a

140 cm.

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BCS; Falciatrice rotativa portata Modello Rotex, sotto le caratteristiche della macchina nelle

diverse versioni. La macchina può essere consigliata per appezzamenti specializzati, mediamente

grandi

Numero dischi 4 5 6

Larghezza di taglio cm. 170 210 245

Larghezza andana cm. 55 / 70 95 / 110 130 / 145

Peso kg. 360 400 440

Potenza richiesta alla Pdf (kw/hp) 20 / 27 25 / 34 30 / 41

Sollevamento dell'apparato di taglio Idraulico

Angolo di falciatura Alto 90°/ Basso 35°

Soluzioni tecniche per le operazioni di arieggiamento del fieno

Per voltare il fieno durante la fase di essiccamento in campo, per la loro semplicità, basso costo e soprattutto per l’assenza di ingranaggi complessi, sono da indicare i ranghinatori stellari (a due, tre e quattro stelle).

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Controllo delle infestanti La presenza di erbe infestanti è localizzata soprattutto nelle aree irrigue. Soluzioni tecniche per il controllo delle erbe infestanti

Le malerbe possono essere controllate con ripetuti sfalci effettuati a mano con falcetto o con decespugliatori a zaino, con motore a scoppio, equipaggiati con disco in metallo per erba e per piccoli arbusti o con testina di taglio con filo nylon.

Decespugliatore a zaino Husquarna: Modello 253 RB

Dati tecnici

Cilindrata 50,0 cc

Potenza 2,3 kW

Motore 2 Tempi

Taglio Disco in metallo/ Testina in nylon

Peso 10,4 kg

Testina filo nylon e differenti tipologie di dischi metallici e maschera protettiva per l’operatore.

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Trattamenti antiparassitari Grazie all’isolamento geografico della conca di Al Jufrah, gli attacchi parassitari sono molto limitati ed i trattamenti spesso non necessari. I tre principali patogeni della palma da dattero in questa area sono:

♣ Cocciniglia dei datteri (Parlatoria blanchardi, famiglia Diaspididae): attacca le foglie in dicembre e gennaio provocando la comparsa di pustole biancastre.

♣ Ragnetto della palma (Oligonychus afrasiaticus, famiglia Tetranychidae): comincia ad attaccare i frutti verdi in maggio e prosegue in modo esponenziale se non bloccato.

♣ Perforatore delle foglie (Phonapate frontalis – Apate molachus, famiglia Bostrichidae): perfora il rachide delle foglie vicino alla base nutrendosi del mesofillo fino a quando, persa la rigidità, la foglia si rompe e cade.

L’uso di prodotti chimici nelle coltivazione, quando necessario, è limitato solitamente all’inverno, quando la pianta è senza frutti, utilizzando atomizzatori in grado di raggiungere anche le chiome più alte. Il trattamento contro l’acaro è effettuati a maggio quando il frutto è ancora verde, in questo caso è importante che i trattamenti siano effettuati da tutte le aziende, altrimenti l’acaro di ri-diffonde velocemente dalle aree non trattate a quelle trattate. In alcune aree di Al Jufrah comunque, è disponibile un servizio pubblico di aspersione per il controllo dei parassiti delle palme. Questo servizio ha lo svantaggio di non essere regolare e tempestivo per cui, la dove la necessità dei trattamenti sia provata, gli agricoltori dovrebbero dotarsi di irroratrici portate con lancia ad alta pressione ( a volte anche due da utilizzare da operatori su due file di palme), con cisterna della capacità di 600/1.000 e 1.500 litri nella versione trainata Soluzioni tecniche per i trattamenti antiparassitari

Nel caso di trattamenti al fusto ed alla base della palma od in presenza di piante ancora molto giovani (2 o 2.5 m. di altezza massima), possono essere utilizzate delle pompe irroratrici manuali a spalla a pressione di tipo meccanico, della capacità di 12/16 litri, in plastica o metallo (rame) o delle pompe carrellate con motore a scoppio , di maggiore capacità.

Pompa irroratrici manuali a spalla (capacità 16 litri)

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Hun: trattamento antiparassitario alla base di una palma adulta

Pompa per irrorazione 8041 (tipo a carriola)

portata 30 litri/minuto pressione 40 Bar, cisterna da 125 litri in Vetroresina, avvolgitubo da 100

metri, con motori 4 Tempi 5 Hp.

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Waddan: Irroratrice trainata a servizio dei produttori della Regione, azionata dalla presa di forza

della trattrice

Pulizia dello stipite La mancata pulizia degli stipiti delle palme dai residui delle guaine fogliari e dall’altro materiale tipico della specie, dove spesso si trovano anche residui di frutti caduti, crea un habitat favorevole allo sviluppo di parassiti come formiche, termiti ed altri insetti che possono danneggiare la pianta e rende più difficile la risalita ai raccoglitori. Si tratta di un lavoro semplice ma che richiede molta energia dato che le guaine fogliari sono saldamente collegate allo stipite. Soluzioni tecniche per la pulizia dello stipite

Questa operazione viene spesso svolta con l’uso di martello e scalpello sulle singole guaine, ma questo è un metodo che non è proponibile per il recupero in larga scala di palme che non hanno beneficiato di questa operazione per molti anni.

Waddan: Attrezzi tradizionali di fabbricazione locale

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Waddan: Sopra Palma prima della “toilettatura” delle foglie

Sotto: palmeto “toilettato”

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Anche la potatura delle foglie più vecchie è un’operazione utile e praticata nelle aree dove la phoenicoltura è più sviluppata, e può essere eseguita con cesoie o seghetti, manuali o motorizzati. In tutte le oasi di Al Jufra le palme sono raramente ben curate, mentre in altre aree, come ad esempio lungo la costa nei dintorni di Misurata, le palme appaiono molto toilettate, con le foglie potate ed i regimi ben sistemati al di sotto della chioma. La scelta delle attrezzature moderne necessarie per una corretta pulizia delle foglie può essere indirizzata (vedi foto in basso):

♣ su forbici monolama, dotate di impugnatura che facilita il taglio e di manici antiscivolo, con le quali si possono realizzare tagli fino a 32 mm di diametro,

♣ su troncarami della lunghezza di 80 e 100 cm che permettano dei tagli fino a 50 mm di diametro,

♣ sull’impiego di aste allungabili, sulle quali possono essere inserite, le forbici, i trocarami ed il seghetto ricurvo, fino ad una estensione da 1.5 fino a 6 metri. Il taglia rami funziona attraverso il tiraggio di una corda, circoscritta all’asta da un guida filo. Il peso dell’attrezzo completo può variare da 1.8 a 2.9 Kg.

♣ su vari tipi di seghetto manuale a lama diritta o ricurva con controlama forgiata, capace di

recidere rami di 50 mm di diametro. Hanno un’azione di taglio netto e pulito, che risulta essere semplice e poco faticosa. Di facile impiego il tipo ripiegabile.

Forbici, troncarami e seghetto di nuova generazione

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Castellari: forbice tipo Ergonomic ,dotata di impugnatura che facilita il taglio e di manici

antiscivolo, si realizzano tagli fino a 32 mm di diametro

Seghetto da pota: a sinistra a lama diritta a destra a lama ricurva

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Svettatoio con asta telescopica a seghetto con commando a corda e ritorno a molla

Per potare piante in condizioni di massima sicurezza, senza dover utilizzare scale; il troncarami, con la sua lunga asta estendibile sino a 4 metri, è in grado di raggiungere e tagliare dal basso qualsiasi ramo

Tagliarami - svettatoio a scoppio - VIGOR VS26 - asta estensibile sino a 4 metri ! Caratteristiche tecniche: motore 2tempi - 26 cc, potenza0,75 Kw, carburatore a membrana,

accensione elettronica, barra cm. 30, asta estendibile sino a 4 metri.

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I residui della pulizia e della potatura, se non destinati ad altri impieghi, possono essere ridotti con un biotrituratore ed impiegati successivamente come compost, ammendante o lettiera.

Biotrituratore MTD 465 –con motore a scoppio di 7.5 Hp

Raccolta ed altre operazioni a livello della chioma I datteri vengono raccolti manualmente, uno ad uno o con l’intero racemo dipendentemente dalla varietà e dalla fase di maturazione: questo comporta la necessità di raggiungere più volte l’area produttiva di una stessa pianta e la non razionale disposizione delle infruttescenze rende l’operazione lenta, difficoltosa e causa spreco per danneggiamento o caduta e perdita dei frutti. Riguardo al post raccolta i coltivatori operano una prima cernita in campo dei datteri, in condizioni igieniche precarie essendo questa svolta a mani nude, in un ambiente polveroso e dove pascolano gli animali, mentre il successivo condizionamento avviene in contenitori di carta, prelevati anch’essi da magazzini promiscui e non igienici. I frutti confezionati vengono conservati in celle frigorifere di cui le singole aziende sono dotate, fino al momento del conferimento ai commercianti o ad altri soggetti acquirenti. Nonostante che queste celle siano installate sotto tettoie o all’interno di magazzini, la loro dimensione, in genere limitata a una decina di metri cubi o poco più, le rende energicamente poco efficienti. I frutti sono inoltre soggetti a danni fisici ed a infestazioni occulte di parassiti che possono provocare il deterioramento del prodotto confezionato. La raccolta dei datteri è un’operazione condotta manualmente nella maggior parte dei Paesi produttori. Finché la palma non supera i 4 m è possibile effettuare la raccolta da terra o con l’aiuto di scale; quando le palme superano i 4-5 m di altezza l’operatore si arrampica sulla palma con l’aiuto di strumenti rudimentali (corde, cinture, staffe …) e raccoglie i singoli frutti deponendoli in un cestino o taglia il racemo per poi calarlo a terra o discendere con esso. L’operazione è ovviamente lenta, faticosa e comporta rischi per cui la produttività è molto bassa e si possono verificare incidenti.

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Hun: salita tradizionale sulla palma, utilizzando attrezzature approssimate

Durante un ciclo produttivo sono previste 6-8 salite sulla palma

Nell’area oggetto del programma di cooperazione i raccoglitori non sono quasi mai libici, ma ciadiani o egiziani e gli agricoltori non sembrano sentire questa operazione come limitante della produttività, né riportano casi di incidenti per caduta. Un problema comunque riscontrato in più occasioni è la laboriosità del lavoro, principalmente a causa della mancata disposizione dei racemi al di sotto delle foglie, per cui le infruttescenze sono spesso impigliate nel fogliame e quindi danneggiate dalle spine e difficili da raggiungere e soggette a cascola per il vento o per le operazioni stesse di raccolta. Questa operazione riceve molta attenzione in altri contesti ma qui è trascurata per il maggior lavoro che richiede e per la paura che i racemi, non sorretti dalla foglie, si stronchino sotto il peso dei frutti maturi, evento possibile per certe varietà. Per questi motivi appare comunque utile considerare la possibilità di agevolare le operazioni in elevazione in quanto questo porterebbe ad aumentare la produttività del lavoro concorrendo anche alla salvaguardia della salute degli operatori ed alla qualità del prodotto. Una maggiore facilità di accesso alla chioma delle palme più alte permetterebbe di svolgere più facilmente le varie operazioni ed anche di inserire tra le operazioni colturali,la potatura delle foglie e l’aggiustamento delle infiorescenze dotandole, se necessario, di appositi sostegni che ne impediscano la rottura.

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Imbracatura bassa per il lavoro su piante che permette le tecniche di risalita su corda singola

in completa sicurezza.

Soluzioni tecniche per le operazioni di raccolta del dattero ed altre operazioni da realizzare nella

chioma della pianta

Il primo passo nella agevolazione meccanizzata della raccolta è rappresentato dalle scale di alluminio, che possono raggiungere altezze considerevoli con peso e costo contenuti. Queste scale che, se costituite di elementi sfilabili, raggiungono anche altezze oltre i 10 m, possono essere dotate di dispositivi di ancoraggio allo stipite per renderle più stabili ma non consentono l’accesso alle parti superiore ed esterna della chioma e l’operatore può raggiungere al massimo un settore di circa 90-120° per cui sono necessari più piazzamenti per ogni palma. L’uso di queste scale è quindi limitato alle palme di altezza contenuta, al di sotto dei 4-5 m

Caratteristiche delle scale in alluminio a 2 e 3 elementi

Gradini

nr A

m B

m C

cm Peso

kg Portata

kg

2

Elementi

9+9 2,80 4,60 55 17 150

10+10 3,10 5,20 55 19 150

11+11 3,40 5,80 55 20 150

12+12 3,70 6,40 55 21 150

13+13 4,00 7,00 55 22 150

3

Elementi

9+9+9 2,80 6,40 55 23 150

10+10+10 3,10 7,30 55 25 150

11+11+11 3,40 8,20 55 27 100

12+12+12 3,70 9,10 55 29 100

13+13+13 4,00 10,00 55 31 100

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Scala in alluminio anodizzato estensibile con meccanismo a corda. Particolarmente studiata per

l'uso in campo, garantisce praticità, robustezza e stabilità con la massima leggerezza e

maneggevolezza. Può essere usata a sfilo a 2 o 3 tronchi e raggiunge altezza compresa fra 4.6

fino a 10 metri.

Il sistema più efficace di accesso all’intera chioma è rappresentato dalle piattaforme elevabili che, nel caso di piantagioni regolari, con un solo piazzamento permettono di raggiungere 4 palme. L’accesso ad ogni zona della chioma è assicurato da cestelli a forma di ferro di cavallo o da pedane rettangolari (in dotazione a quasi tutte le piattaforme standard) con movimento finale a compasso. Questi dispositivi sono utilizzati con successo in California su palme di grande altezza, ma non sono diffusi in Nord Africa ed in Medio Oriente a causa dei costi elevati.

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La piattaforma Manitou grazie a 3 bracci articolati, , di cui l’ultimo è dotato di un telescopico, si possono prevedere molteplici configurazioni di lavoro usando la piattaforma aerea articolata con altezze di lavoro di 12 o 18 metri secondo le versioni, con uno sbraccio massimo di 10/13 metri. La piattaforma è inserita in una motrice equipaggiata con motore diesel da 80/100 kW, motore diesel e 4 ruote motrici.

Piattaforma telescopica Manitou, particolare del sistema di ancoraggio al suolo

Una possibilità di rendere più accessibile l’impiego di piattaforme elevabili nei palmenti è quella di impiegare le macchine in altri settori (es. edilizia) quando non servono per le operazioni colturali, di noleggiarle o ricorre ad imprese di contoterzismo o di dotarsi di bracci elevatori portabili da trattrici agricole o da pick-up e quindi di costo ridotto rispetto a quelle semoventi.

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Il Monoelevatore D’Amico H6 per esempio è una piattaforma di lavoro elevabile ad una cesta autolivellante, su braccio fisso (non telescopico) manovrabile esclusivamente dall' operatore. La macchina è applicata all'attacco a tre punti delle comuni trattrici agricole e costituisce la risposta all'agricoltura moderna ed intensiva fondata sulla meccanizzazione, sia al fine di abbattere notevolmente i costi di manutenzione delle piante (potatura) e di raccolta dei frutti, sia al fine di far lavorare l'operatore in tutta sicurezza.

Il Bielevatore D’Amico Frutteto è una piattaforma di lavoro elevabile a due ceste autolivellanti, su bracci fissi (non telescopici) manovrabili esclusivamente dagli operatori. La macchina è applicata all'attacco a tre punti delle comuni trattrici agricole e grazie alla sua facile manovrabilità e comodità d'uso particolarmente riscontrabile su terreni con una forte pendenza, in quanto strutturalmente è stato progettato per alboreti e frutteti di collina, dotato di forte stabilità,

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Questa tipologia di macchine consentono notevoli riduzioni del numero di operai, aumentando di conseguenza la capacità di lavoro (numero di piante/giorno) e la produttività della manodopera (piante/ora/operaio). La stabilità e la facilità di accesso alla chioma permette inoltre, l’utilizzo di utensili motorizzati, come cesoie, seghe e scalpelli elettrici o ad aria compressa per le operazioni di potatura e toilettatura, di soffiatori per l’impollinazione e di lance per l’aspersione dall’alto della chioma

Elevatore Elefantino D’Amico, applicato a pick-up 4 ruote motrici

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Soluzioni tecniche per lo scuotimento dei frutti

Un'altra possibilità di meccanizzazione della raccolta è quella di ricorrere a sistemi di scuotimento per favorire la caduta dei singoli frutti su un telo disposto ai piedi della palma. Questa via è praticabile per i datteri di qualità inferiore destinati alla trasformazione o alla alimentazione animale, ma potrebbe essere adattata anche a datteri di buona qualità adeguando il dispositivo di intercettazione.

Tipologia di differenti scuotitori dei frutti, elettrico a batteria peso 2 Kg, generalmente utilizzati

per la raccolta delle olive, ma che potrebbero essere utilizzati per varietà di dattero destinate

alla trasformazione

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Scuotitore dello stipite a motore 2 tempi

Soluzioni tecniche per la raccolta a terra ed il trasporto dei datteri

Rete per la raccolta e la prima selezione dei datteri da posizionare sotto la palma

Cassetta in plastica 30x40h23 cm - Ideale per la raccolta e commercializzazione di datteri

Capacità 15-18 kg di frutta

Cassetta in plastica 30x40 h11 - Ideale per la commercializzazione di datteri di qualità extra.

Capacità 8 – 10 kg di frutta

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Impollinazione Questa è una delle operazioni che beneficiano della possibilità di accesso agevolato alla chioma mediante l’utilizzazione di piattaforme mobili, ma può anche essere praticata da terra (con palme basse – 5 m max) con l’ausilio di specifici soffiatori con serbatoio per il polline. L’operazione così praticata è meno precisa, ma certamente più semplice da eseguire che non la tradizionale legatura dell’infiorescenza maschile a quella femminile e soprattutto porta ad un risparmio di manodopera fino al 70%.

Waddan: legatura tradizionale dell’infiorescenza maschile in una pianta femminile

L’impollinazione tecnificata del palmeto prevede quattro fasi:

♣ raccolta fiori maschili,

♣ essiccamento del fiore maschile,

♣ estrazione del polline e conservazione del polline,

♣ impollinazione fiore femminile. La raccolta del fiore maschile viene effettuata su piante capaci di fornire spadici grandi e con alto numero di fiori. Generalmente maggiori risultati si ottengono utilizzando piante maschio della stessa varietà della pianta femminile che riceverà il polline., così da garantire frutti di maggiore qualità. Ovviamente il riconoscimento varietale si basa principalmente sui caratteri fenotipici della pianta e sulla conoscenza del produttore delle proprie palme. Soluzioni tecniche per le operazioni di impollinazione

Gli spadici raccolti vengono fatti essiccare all’ombra, ed una volta essiccati si estrae il polline utilizzando un estrattore meccanico costituito da un agitatore verticale, un cilindro di raccolta,, un ciclone e una ventola di aspirazione. La macchina elettrica, con motore da 5 Kw, è in grado di lavorare ogni giorno fino a 450 grappoli di fiori maschili estraendo quasi la totalità del polline (98%).

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L’impollinazione meccanica viene realizzata utilizzando specifici soffiatori capaci di distribuire il polline maschile nella parte apicale della palma. La macchina descritta ha la capacità di impollinare da 200 a 300 piante in 8 ore di attività, è collocata su ruote, facilmente trasportabile nel palmeto, ed è equipaggiata con un motore a scoppio da 3.5 Hp (modello da 25 Kg polline) o 7.5 Hp (modello da 50 Kg di polline).

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Waddan. Impollinazione attraverso l’utilizzazione di un soffietto manuale fabbricato localmente

3.3.2. Meccanizzazione del Post-raccolta e condizionamento

I datteri, una volta raccolti, possono avere varie destinazioni a seconda della varietà, delle caratteristiche qualitative e di maturazione e delle tradizioni locali. La produzione più remunerativa è quella per il consumo diretto e richiede particolare cura in tutte le fasi a cominciare dalla raccolta e dalla scelta delle varietà, altre destinazioni possono comprendere la produzione di pasta, di sciroppo e di derivati della fermentazione (alcol, aceto, lievito ecc..) o l’alimentazione animale, in questo caso vengono utilizzate varietà di minor pregio. Per quanto riguarda il consumo diretto questo comprende:

♣ il prodotto fresco in diversi stadi di maturazione che in genere richiede la conservazione a basse temperature,

♣ il prodotto processato con essiccazione e il condizionamento sottovuoto o in panetti pressati. I vantaggi ottenibili con la trasformazione razionale del prodotto fresco o essiccato sono invece, oltre alla maggiore igiene, la diversificazione commerciale, la maggiore conservabilità e la riduzione del volume e della massa. Nell’area in esame l’unico condizionamento praticato è il confezionamento in scatole di cartone dei datteri freschi della capacità di 1 – 5 Kg, disposti manualmente su 2 o 3 strati per una destinazione dei mercati della costa (Tripoli, Misurata, Bengasi ecc…) o la pressatura di datteri parzialmente essiccati con o senza nocciolo. In questo secondo caso la destinazione del prodotto è principalmente la regione di Bengasi dove vengono utilizzati nell’industria dolciaria.

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Mercato di Hun: mercato del dattero, esposizione alla vendita. Particolare di confezioni

di cartone da 1, 3 e 5 Kg di prodotto fresco e di contenitori di plastica per pasta e sciroppi.

Waddan: Particolare del confezionamento di varietà di dattero di prima qualità (extra)

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Mercato di Hun: Scatole confezionate di datteri selezionati (capacità di 1 Kg)

Mercato di Hun: Scatole confezionate di datteri selezionati (capacità di 3 Kg)

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Particolare del logo della confezione in cartone (3 Kg)

Mercato di Hun: Datteri di seconda qualità venduti sfusi

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Le varietà di maggiore interesse per il consumo fresco della Regione di Al Jufrah

(cerchiate in giallo le varietà con possibile interesse commerciale internazionale)

I tecnici consultati riferiscono dell’interesse diffuso ad ampliare la vendita dei datteri freschi, magari esportandoli nel mercato europeo. In questo caso, anche in considerazione della qualità delle varietà libiche di maggiore pregio (wet e semiwet) pare indispensabile l’attivazione della catena del freddo, operazione non difficile da realizzare essendo questa è già presente nel Paese per la commercializzazione di altri tipi di frutta fresca (mele, pere ecc..) o alimentari (prodotti ittici, gelati o altro).

I tre stadi di consumo del dattero fresco: Khalal, Rutab, Tamar

I costi energetici non sarebbero troppo maggiori a quelli attuali dato che comunque i datteri vengono mantenuti refrigerati in azienda, ma al giorno d’oggi è saggio considerare anche gli aspetti ecologici e di immagine di un’operazione che comunque comporta un forte dispendio energetico e va a collocarsi nel mercato dei prodotti “fuori stagione” che è oggetto di critiche sempre maggiori per le sue implicazioni ambientali. In ogni caso una maggiore attenzione al post-raccolta dei datteri insieme ad un loro confezionamento igienico e razionale ne prolungherebbe la conservabilità senza particolari implicazioni energetiche e soprattutto potrebbe aprire dei mercati che hanno delle regole igienico sanitarie molto rigorose (Comunità Europea). Uno stoccaggio centralizzato dopo il condizionamento diminuirebbe drasticamente i costi energetici di conservazione rispetto alla dispersione in piccoli impianti aziendali. I datteri così potrebbero essere conservati più a lungo con minori perdite per deterioramento o attacchi di parassiti.

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Appare quindi strategica la diffusione di una maggiore educazione all’attenzione al post-raccolta. limitando inizialmente le indicazioni ad alcune operazioni basilari come:

♣ la conservazione in azienda,

♣ l’essiccazione,

♣ la fumigazione,

♣ il lavaggio,

♣ il confezionamento igienico. Soluzioni tecniche per la conservazione dei datteri a livello aziendale

La conservazione in azienda può essere realizzata utilizzando delle celle frigorifere di piccola capacità e di facile gestione.

Camere di conservazione (celle frigorifera) per frutta +10 al congelatore di frigorifero di conservazione frigorifera di -5% C. A sinistra in unico blocco a destra a 4 scomparti.

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Camera di conservazione (cella frigorifera): particolare degli scaffali e dei condizionatori.

Cella frigorifera aziendale, attualmente utilizzata in Al Jufrah.

Waddan: particolare delle modalità “tradizionali” di conservazione utilizzate a livello aziendale

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Soluzioni tecniche per l’essiccamento dei datteri a livello aziendale

Per l’essiccazione del dattero umido (Umidità maggiore del 15%) si potrebbero utilizzare degli essiccatori di tipo solare, che utilizzano abbinati il calore del sole e la ventilazione forzata, realizzata in strutture delle stesse caratteristiche di serre in vetro od in plastica (Tunnel PE)

Waddan: Essiccatore solare (sotto)

Soluzioni tecniche per la fumigazione

Per la fumigazione potrebbero essere utilizzate delle camere delle seguenti caratteristiche:

Capacità in TM 2 2.5

Dimensioni 2.4x2.4 m x 2.4 m h 6x3 m x 2.4 m h

Richiesta energetica 15 24

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Soluzioni tecniche per il lavaggio, l’asciugatura e la selezione

Per il lavaggio, l’asciugatura e la cernita potrebbero essere utilizzate delle linee con capacità di lavoro da 250 a 2.500 kg ora.

- Nastro di lavaggio e cernita

Per la produzione di pasta a seguire la foto di una macchina della capacità di lavoro di 800 kg ora.

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La cernita per eliminare i datteri difettosi è un’azione fondamentale per la qualità e la conservabilità del prodotto, mentre la selezione per calibro è reputata poco importante (se i datteri non sono assortiti c’è la convinzione che le pezzature minori resteranno invendute). In conclusione pare possibile intensificare la commercializzazione del prodotto fresco anche allargandone il mercato, attualmente limitato ad alcune regioni della Libia, e per farlo sarà necessario migliorarne la qualità, l’igiene e la conservabilità, ma in previsione dell’intensificazione della produzione e dell’entrata in produzione dei nuovi impianti dovrebbe essere presa in considerazione l’esigenza di assicurare comunque uno sbocco a quella parte del prodotto che non potesse essere venduta fresca, e quindi ad aprire un canale per la trasformazione dei datteri in prodotti industriali (sciroppo di glucosio, alcol, aceto, lievito …) e semindustriali (sciroppo, pasta, lagbi …).

Soluzioni tecniche per il confezionamento

Studio di un logo per le confezioni di dattero delle Oasi di Al Jufrah da 250 g

da utilizzare nel mercato italiano

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Packaging Libia Dattero

Studio di confezioni di differente capacità (da 250 g a 6000 g)

Tipologia Contenuto datteri in gr

n datteri per confezione 1 scelta (13 gr)

Misure in cm Caratteristiche del cartone a norma igienico sanitaria europea

A 250 20 12 x 9 x 4 h aperture lungo il lato di 12 cm

Cartoncino patinato con interno bianco alimentare

B 500 40 18 x 12 x 4 h aperture lungo il lato di 18 cm

Cartone microonda TBMK 242/E e coperchio accoppiato patinato con interno Kraft avana alimentare (pat. Gr 250 m2 + KM22/E)

C 1000 80 24 x 18 x 4 h aperture lungo il lato di 24 cm

Cartone microonda TBMK 242/E e coperchio accoppiato patinato con interno Kraft avana alimentare (pat. Gr 250 m2 + KM22/E)

D 1000 80 24 x 18 x 4 h box con coperchio due pezzi

Cartone microonda TBMK 242/E e coperchio accoppiato patinato con interno Kraft avana alimentare (pat. Gr 250 m2 + KM22/E)

F 6000 480 57 x 26 x 9 h box con coperchio due pezzi

Cartone microonda TBMK 242/E e coperchio accoppiato patinato con interno Kraft avana alimentare (pat. Gr 250 m2 + KM22/E)

Le confezioni A-B-C dovranno avere una finestra per ispezione visiva in plastica trasparente con dimensioni a scelta del committente.

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Tipologia Contenuto datteri in gr n datteri per confezione 1 scelta (13 gr) Misure in cm Caratteristiche

A 250 20 12 x 9 x 4 h aperture lungo il lato di 12 cm

Cartoncino patinato con interno bianco alimentare

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Tipologia Contenuto datteri in gr n datteri per confezione 1 scelta (13 gr)

Misure in cm Caratteristiche

B 500 40 18 x 12 x 4 h aperture lungo il lato di 18 cm

Cartone microonda TBMK 242/E e coperchio accoppiato patinato con interno Kraft avana alimentare (pat. Gr 250 m2 + KM22/E)

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Tipologia Contenuto datteri in gr

n datteri per confezione 1 scelta (13 gr)

Misure in cm Caratteristiche

C 1000 80 24 x 18 x 4 h aperture lungo il lato di 24 cm

Cartone microonda TBMK 242/E e coperchio accoppiato patinato con interno Kraft avana alimentare (pat. Gr 250 m2 + KM22/E)

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Tipologia Contenuto

datteri in gr

n datteri per confezione 1 scelta (13 gr)

Misure in cm Caratteristiche

D 1000 80 24 x 18 x 4 h box con coperchio due pezzi (sopra e sotto)

Cartone microonda TBMK 242/E e coperchio accoppiato patinato con interno Kraft avana alimentare (pat. Gr 250 m2 + KM22/E)

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Tipologia Contenuto

datteri in gr

n datteri per confezione 1 scelta (13 gr)

Misure in cm Caratteristiche

F 6000 480 57 x 26 x 9 h box con coperchio due pezzi (sopra e sotto)

Cartone microonda TBMK 242/E e coperchio accoppiato patinato con interno Kraft avana alimentare (pat. Gr 250 m2 + KM22/E)

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Confezione da 250 g in cartone studiata per il mercato italiano

(con finestra protetta in PE di ispezione)

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In previsione di questa necessità dovrebbe essere anche presa in considerazione la realizzazione di un’unità (laboratorio) dimostrativa per la trasformazione dei datteri freschi o essiccati, similarmente a quando proposto per il loro condizionamento. Nella fattispecie il laboratorio dovrebbe essere in grado di operare la denocciolatura, la cottura e la concentrazione ed essere eventualmente integrato da un semplice essiccatore ad aria naturale e da una pressa. Le azioni future dovrebbero quindi riguardare

- Stimolo dell’interesse verso l’igiene e la qualità nel post-raccolta e realizzazione di un’unità dimostrativa per il condizionamento dei datteri freschi

- Stimolo dell’interesse verso prodotti intermedi come sciroppo e succo e realizzazione di un impianto dimostrativo di trasformazione.

- Realizzazione di un impianto di trasformazione in prodotti industriali dei datteri di minore valore, di quelli che non trovano sbocco nel mercato del fresco e di quelli di scarto

DEFINIZIONE DI UN IMPIANTO DIMOSTRATIVO PER IL CONDIZIONAMENTO DI DATTERI FRESCHI

Di seguito viene descritto un impianto dimostrativo per la preparazione ed il condizionamento in contenitori sigillati di datteri freschi. L’impianto ha la funzione di valutare alcune possibilità di migliorare la fase di post-raccolta della filiera dattero nell’area di Al Jufra (Libia) e di fungere da stazione dimostrativa per quegli agricoltori che volessero intraprendere dei miglioramenti nella propria produzione, anche con l’intenzione di proporre il proprio prodotto ad altri mercati oltre a quello locale. L’utilizzo di questo impianto permetterà di condizionare in modo più igienico e duraturo parte della produzione della zone e di valutare la possibilità di diffondere il sistema tra i produttori. L’impianto è costituito da una cella per l’essiccazione, fumigazione e deposito dei datteri freschi, da una linea semiautomatica di lavaggio e cernita e di un banco di confezionamento sotto vuoto o in vaschette termosaldate. I datteri vengono conferiti dagli agricoltori in cassette di plastica che vengono depositate nel container per la fumigazione e l’eventuale essiccazione. Il container ha una capacità di 2 – 6 t di datteri, a seconda della modalità di stoccaggio: una volta caricati i datteri viene sigillato e ha luogo la fumigazione che dura circa 3 giorni; al termine il container viene areato per circa 4 h e, se necessario, l’aerazione prosegue per diminuire il grado di umidità dei datteri. Al termine del processo i datteri vengono prelevati, una cassetta alla volta, e sottoposti a lavaggio, asciugatura e cernita su un apposito nastro. Il lavaggio e l’asciugatura avvengono automaticamente, il primo per aspersione a doccia, la seconda con getto di aria, mentre la cernita è manuale sul nastro diviso in 3 piste con scarico in 3 contenitori diversi. I datteri selezionato vengono portati al banco per la disposizione nelle vaschette che vengono poi sigillate nella termosigillatricein atmosfera modificata. Il prodotto così condizionato viene stoccato in un magazzino appropriato. Le cassette vuote vengono lavate con idropulitrice e restituite ai produttori. Il personale necessario ad operare la linea è così composto: Essiccazione/fumigazione in container 2-4 addetti per il carico del container

dipendentemente dal flusso di prodotto in arrivo

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Lavaggio/cernita 1-2 addetti per l’alimentazione della linea ed alle altre movimentazioni a seconda del peso delle cassette

2 addetti alla cernita Confezionamento 2-4 addetti alla disposizione nelle vaschette o nei

sacchetti a seconda delle caratteristiche della lavorazione (quantità di datteri in arrivo, tipo di confezionamento, dimensione dei contenitori)

1 addetto alla chiusura dei contenitori La capacità di lavoro massima prevista per la fumigazione è di 6 t in 3,5 giorni mentre per l’ultima parte della linea è di circa 300 kg/h. Materiale da acquisire in Italia

- 1 nastro semiautomatico di lavaggio e cernita

- 1 banco di lavoro in acciaio AISI 304

- 1 termosigillatrice e/o confezionatrice sottovuoto*

- 4 aspiratori per il container Materiale da acquisire in Libia

- 1 container 20’ nuovo senza deformazioni o danneggiamenti

- cassette traforate di plastica per alimenti di dimensione e in numero idonei all’impiego previsto

- idropulitrice per cassette

- rastrelliera per pulizia cassette

- fosfina per fumigazione

- materiale sigillante per container

- strumenti per la verifica della concentrazione di fosfina

- dispositivi di protezione igienica per i lavoranti (cuffie, guanti, mascherine)

- dispositivi di protezione individuale per la fumigazione (maschera a piano facciale, tute, guanti, soprascarpe)

- materiale elettrico e di ferramenta per adattamento container Lavori necessari

- installazione della linea (manovali, elettricista)

- adattamento del container (fabbro, elettricista) Locali necessari

- magazzino di stoccaggio prodotto in arrivo (solo se i quantitativi sono maggiori della capacità di lavorazione della linea)

- locale di lavorazione

- magazzino di stoccaggio prodotto confezionato (refrigerato)

- area di lavaggio cassette

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Realised in the framework of the Cooperation Project

"Improvement and Valorisation of Date Palm in Al Jufrah Oasis".

Financed by the General Direction for Development Cooperation of the Italian Minister of Foreign Affairs.

Implemented by Istituto Agronomico per l'Oltremare of Florence (Italy)

in partnership with the Improving and Developing Olive and Palm Trees Board (Tripoli, Libya);

with the technical collaboration of the departments of Agricultural and Forestry Engineering, Crop,

Soil and Environment at the University of Florence

and the Slow Food Foundation for Biodiversity.

Edited by IAO 2011