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L’EUROPA SECONDO I PARTITI: VINCOLO, SCELTA O OPPORTUNITA’? Convegno SISP, Palermo 8-10 Settembre 2011 Nicolò Conti Unitelma Sapienza, Roma [email protected] Vincenzo Memoli Università degli Studi di Milano [email protected] Abstract: Facendo riferimento alle relazioni tra i partiti italiani e l’Europa, il paper ri- costruisce gli scenari che si sono delineati a partire dall’esordio dei nuovi partiti sulla scena politica nel 1994, fino alle recenti elezioni europee nel 2009. Metteremo in lu- ce i principali cambiamenti che hanno contraddistinto le scelte europee del sistema politico nazionale fornendo delle risposte alle seguenti domande di ricerca: l’Europa rappresenta un macro-tema rilevante all’interno dell’offerta programmatica? Si tratta di un macro-tema intorno al quale si articolano proposte e posizioni alternative? Co- me si dividono i partiti su questo macro-tema? La tematizzazione dell’Europa ha su- bito trasformazioni nell’ultimo ventennio? I risultati dell’analisi rivelano come la struttura dei contenuti sia, in effetti, mutata nel tempo. Inoltre, a un atteggiamento eu- ropeista su determinate questioni (per esempio le politiche) non corrisponde necessa- riamente un medesimo atteggiamento in altre questioni (per esempio identitarie o del- la rappresentanza). Il “menù europeo” si presenta ricco di opzioni e le formazioni po- litiche ne scelgono varie combinazioni secondo il proprio sistema di credenze, ma anche in maniera strumentale rispetto alla propria agenda politica. Esiste una molte- plicità di posizioni e di visioni dell’Europa in concorrenza tra loro, che si sovrappon- gono alle linee di conflitto che regolano la competizione politica nazionale, articolate entro i confini di un europeismo che può dirsi diffuso, dal momento che non sono an- cora emerse forme irriducibili di euroscetticismo.

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L’EUROPA SECONDO I PARTITI: VINCOLO, SCELTA O OPPORTUNITA’?

Convegno SISP, Palermo 8-10 Settembre 2011

Nicolò Conti Unitelma Sapienza, Roma [email protected]

Vincenzo Memoli

Università degli Studi di Milano [email protected]

Abstract: Facendo riferimento alle relazioni tra i partiti italiani e l’Europa, il paper ri-costruisce gli scenari che si sono delineati a partire dall’esordio dei nuovi partiti sulla scena politica nel 1994, fino alle recenti elezioni europee nel 2009. Metteremo in lu-ce i principali cambiamenti che hanno contraddistinto le scelte europee del sistema politico nazionale fornendo delle risposte alle seguenti domande di ricerca: l’Europa rappresenta un macro-tema rilevante all’interno dell’offerta programmatica? Si tratta di un macro-tema intorno al quale si articolano proposte e posizioni alternative? Co-me si dividono i partiti su questo macro-tema? La tematizzazione dell’Europa ha su-bito trasformazioni nell’ultimo ventennio? I risultati dell’analisi rivelano come la struttura dei contenuti sia, in effetti, mutata nel tempo. Inoltre, a un atteggiamento eu-ropeista su determinate questioni (per esempio le politiche) non corrisponde necessa-riamente un medesimo atteggiamento in altre questioni (per esempio identitarie o del-la rappresentanza). Il “menù europeo” si presenta ricco di opzioni e le formazioni po-litiche ne scelgono varie combinazioni secondo il proprio sistema di credenze, ma anche in maniera strumentale rispetto alla propria agenda politica. Esiste una molte-plicità di posizioni e di visioni dell’Europa in concorrenza tra loro, che si sovrappon-gono alle linee di conflitto che regolano la competizione politica nazionale, articolate entro i confini di un europeismo che può dirsi diffuso, dal momento che non sono an-cora emerse forme irriducibili di euroscetticismo.

2 Nicolò Conti e Vincenzo Memoli 1. Introduzione

In questo paper analizzeremo le relazioni tra i partiti italiani e

l’Europa e ricostruiremo gli scenari che si sono delineati a partire dall’esordio delle nuove formazioni politiche nel 1994, fino alle recenti elezioni europee nel 2009. La scelta dell’intervallo temporale permette di inquadrare il fenomeno in un contesto dinamico, quale quello che ha caratterizzato l’ultimo ventennio e di mettere in luce i principali cam-biamenti che hanno contraddistinto le scelte europee del sistema politico nazionale. Documenteremo le trasformazioni che hanno contraddistinto le posizioni partitiche sull’Europa e forniremo delle risposte alle se-guenti domande di ricerca: l’Europa rappresenta un macro-tema rilevan-te all’interno dell’offerta programmatica? Si tratta di un macro-tema in-torno al quale si articolano proposte e posizioni alternative? Come si di-vidono i partiti su questo macro-tema? La tematizzazione dell’Europa ha subito trasformazioni nell’ultimo ventennio?

L’analisi metterà in luce la presenza di una molteplicità di posizioni partitiche e di visioni dell’Europa in concorrenza tra loro, articolate en-tro i confini di un europeismo che può dirsi diffuso, dal momento che non sono ancora emerse forme irriducibili di euroscetticismo. Al tempo stesso, le preferenze partitiche tengono conto della natura multi-dimensionale del processo di integrazione. Così, a un atteggiamento eu-ropeista su determinate questioni non corrisponde necessariamente un medesimo atteggiamento in altre questioni. Il “menù europeo” si presen-ta ricco di opzioni e i partiti italiani ne scelgono varie combinazioni se-condo il proprio sistema di credenze, ma anche in maniera strumentale rispetto alla propria agenda politica.

Lo studio dei partiti italiani si inserisce in una consolidata agenda di ricerca a livello comparato (tra gli altri, si vedano Hooghe, Marks e Wil-son 2004; Gabel e Hix 2004; Szczerbiak e Taggart 2008), il cui oggetto di studio è rappresentato dall’analisi degli atteggiamenti dei partiti, in quanto attori rilevanti nel rappresentare, orientare ed organizzare il so-stegno e l’opposizione verso l’Ue. Nelle pagine seguenti analizzeremo gli atteggiamenti partitici nel caso italiano, ma facendo ricorso ai princi-pali argomenti teorici emersi nella letteratura comparata si faciliterà al tempo stesso una lettura trasversale e longitudinale del fenomeno.

L’Europa secondo i partiti: vincolo, scelta o opportunità? 3 2. Le posizioni dei partiti nella congiuntura critica del 1994

L’offerta programmatica che ha caratterizzato l’ultimo ventennio rappresenta la sintesi delle vaste trasformazioni che hanno inciso sul si-stema politico italiano. Si tratta di un periodo costellato da importanti cambiamenti, non solo sul versante dell’integrazione europea, ma dell’intero sistema nazionale, segnato dal passaggio dalla Prima alla Se-conda Repubblica. La situazione che il sistema politico italiano eredita dalla Prima Repubblica è caratterizzata da un diffuso europeismo, cui corrisponde tuttavia un impegno dei partiti molto frastagliato nell’assumere iniziative di qualche rilevo nell’arena europea, oltre che nell’implementazione a livello nazionale delle disposizioni comunitarie (Conti e Verzichelli 2005). Ne è un esempio la tipica gestione policen-trica delle questioni europee da parte della Democrazia cristiana, legata a singole figure (Presidenti del Consiglio o Ministri degli Affari Esteri) e a singoli episodi, ma complessivamente priva di strategia e continuità (Bull 1996). A questo proposito, si è affermato che dietro l’immagine di diffuso europeismo1 la politica europea del governo nazionale fosse di tipo reattivo più che proattivo, accodata al gioco dei principali protago-nisti europei, improntata a un europeismo di facciata (Bull 1996), poco consapevole degli effetti dell’europeizzazione sul sistema domestico e poco incline a predisporre gli strumenti per una corretta e puntuale im-plementazione delle decisioni comunitarie. A questo proposito, è stato a lungo sottolineato come nelle congiunture più cruciali del processo di integrazione, in particolare dall’Atto Unico al Trattato di Maastricht, si sia potuta garantire lealtà all’ideale europeista soprattutto grazie ai tec-nocrati, i quali hanno ovviato all’assenza della priorità europea nel pro-gramma del governo nazionale, riuscendo comunque ad inserire l’Italia nelle sfide più ambiziose quale l’unificazione monetaria (Dyson e Fea-therstone 1996).

Infatti, proprio grazie al sistema di vincoli europei, gli opinion leader hanno trovato una sponda alla quale aggrapparsi per contenere la prodigalità distributiva dei governi della Prima Repubblica (Cotta e I-sernia 1996). Così, la scelta di essere “salvati dall’Europa” imponendo severi vincoli alle politiche di governo è stata compiuta prevalentemente da altri attori, ma non dai partiti. Questi ultimi, al contrario, avendo abu-

1 L’atteggiamento europeista risulta particolarmente pronunciato dopo che, a partire dagli anni novanta, anche la sinistra italiana ne ha abbracciato gli ideali collocandosi tra le formazioni più europeiste all’interno del Partito socialista eu-ropeo (Pse; si veda Sbragia 2001).

4 Nicolò Conti e Vincenzo Memoli sato della spesa pubblica (Ferrera e Gualmini 1999), hanno dovuto poi ripiegare su una condotta improntata all’acquiescenza, in ragione di un’adesione di massima all’ideale di un’Europa unita, di una generica volontà di mettere fine alle coalizioni distributive che caratterizzavano il sistema italiano, di un’incapacità a perseguire altre strategie in ragione della posizione di subalternità del paese sulla scena internazionale (Cot-ta, Isernia e Verzichelli 2005). In altre parole, i processi di trasforma-zione delle politiche introdotti dal vincolo esterno europeo sarebbero stati determinati solo in minima parte da una scelta consapevole dei par-titi che anzi ne sono stati travolti quando, agli inizi degli anni novanta, si è reso necessario un ricambio profondo della classe politica per poter raccogliere con successo la sfida europea (Cotta e Isernia 1996). I nuovi partiti, nati dal crollo della Prima Repubblica, si ritrovano così a gestire una pesante eredità, ricca di opportunità, come quelle legate all’ancoraggio a una moneta forte quale l’euro, ma anche piena di vinco-li, come quelli imposti dall’Ue alla spesa pubblica.

Il punto di partenza della nostra analisi è il 1994, anno nel quale il nuovo sistema partitico assume molti dei connotati che lo caratterizze-ranno anche negli anni del consolidamento della Seconda Repubblica. In questo anno, a pochi mesi dalle elezioni politiche che hanno segnato la nascita di un nuovo sistema partitico, si celebrano anche le elezioni eu-ropee. Si tratta della prima occasione nella quale i nuovi partiti possono ufficializzare le proprie posizioni sull’Ue e ottenere rappresentanza nel Parlamento europeo (Pe), chiarendo così anche la propria collocazione ideologica rispetto alle famiglie partitiche transnazionali. L’analisi degli euromanifesti (i programmi che i partiti nazionali presentano in occasio-ne delle elezioni europee) – un metodo di studio che trova una solida tradizione in letteratura (si vedano Bara e Weale 2006; Budge, Klinge-mann e Volkens 2001; Klingemann, Hofferbert e Budge 1994; Gabel e Hix 2004; Laver 2001) – ha reso possibile documentare gli atteggiamen-ti partitici riguardo ad alcune dimensioni dell’integrazione europea. In particolare, abbiamo organizzato la nostra analisi in maniera da appro-fondire le posizioni specifiche rispetto alle dimensioni dell’identità, del-la rappresentanza e della scope of governance. Queste tre facce rico-prono una vasta parte del processo di integrazione e caratterizzano l’Ue come sistema politico e livello di governo, oltre che come comunità po-litica. Infatti, le tre dimensioni riflettono i meccanismi di rappresentanza all’interno della polity sovranazionale, il policy-making comunitario e il tentativo di creare alcuni tratti di una comune identità europea. Il cam-biamento introdotto dal processo di integrazione europeo in queste tre dimensioni – già considerate come costitutive del concetto di cittadinan-

L’Europa secondo i partiti: vincolo, scelta o opportunità? 5 za a livello nazionale (Benhabib 2002) e oggi motore di una nascente cittadinanza europea – è al centro del dibattito teorico (Bartolini 2005, Cotta e Isernia 2009) e di recenti analisi empiriche (Bellucci et al 2011, Best et al 2011, Conti et al 2011). Abbiamo voluto dare una continuità di prospettiva a questo nostro lavoro rispetto agli studi sopra citati, svi-luppandone dal punto di vista empirico la cornice concettuale.

Gli euromanifesti italiani sono stati codificati secondo una procedura standard, definita nell’ambito della ricerca IntUne e applicata a tutti i paesi coinvolti nella rilevazione2. In questo paper presentiamo i risultati relativi al solo caso italiano, mentre altri lavori documentano i risultati dell’analisi comparata (Conti 2009a, 2011). Allo scopo di ridurre il nu-mero di indicatori analizzati dalla ricerca e illustrati nel foglio di codifi-ca (cfr. appendice), mantenendo tuttavia la ripartizione per dimensioni, si è ritenuto opportuno distinguere i diversi temi negli indici di rappre-sentanza, politiche, identità nazionale e sub-nazionale e nell’indicatore di identità europea3. Per descrivere la struttura delle posizioni a partire

2 Il progetto IntUne (Integrated and United: A Quest for Citizenship in an ever Closer Europe) è stato finanziato dal VI Programma Quadro dell’Unione europea (CIT3-CT-2005-513421). Esperti nazionali hanno raccolto e codificato un totale di 304 euromanifesti in 15 paesi. Come è prassi nei principali progetti internazionali che analizzano i manifesti elettorali (si vedano il Comparative Manifestos Project recentemente rinominato Manifesto Research on Political Representation e l’Euromanifesto Research Project facente parte del più ampio European Election Studies), ogni documento è stato codificato da un singolo e-sperto. Il limitato numero di variabili adottate nell’ambito di questo progetto, ri-spetto agli altri sopracitati, comporta in sé una ridotta gamma di opzioni di codi-fica, contenendo così le probabilità di errore. Ad ogni modo, tutti gli esperti so-no stati precedentemente addestrati all’uso di un libro codice comune attraverso un esercizio di codifica su un testo standard in lingua inglese. A conclusione dell’esercizio, per le variabili prese qui in esame, la convergenza nelle codifiche è risultata in media del 71,3%. Le variabili che in questa fase hanno registrato più bassi livelli di convergenza delle codifiche sono state successivamente sem-plificate e, dove opportuno, trasformate in dicotomiche, così da ridurre ulterior-mente le opzioni a disposizione dei codificatori e limitarne le divergenze. A se-guito di questa ulteriore correzione, è stato possibile confidare in una crescita del grado di convergenza medio, tale da approssimare la soglia dell’80% defini-ta ottimale da Krippendorff (2004, 241), rispetto a quella dal 66% all’80% che lo stesso autore definisce sufficiente.

3 Partendo dalle posizioni dettagliate nel foglio di codifica che esprimono vari gradi di europeismo/euroscetticismo, l’indice di rappresentanza aggrega i valori riportati per i temi di membership, azione governo nazionale nell’Ue e si-stema di voto nell’Ue. L’indice relativo alle politiche aggrega i valori riportati per i temi della politica estera, politica di difesa, politica sociale, politica della giustizia, politica dell’immigrazione e politica ambientale. L’indice relativo all’identità nazionale aggrega i valori riportati per i temi dell’identità e della cul-tura nazionale mentre quello sub-nazionale mette insieme i temi dell’identità e della cultura locale. L’indicatore relativo all’identità europea fa riferimento al

6 Nicolò Conti e Vincenzo Memoli dai contenuti degli euromanifesti è stata utilizzata l’Analisi in compo-nenti principali (ACP)4. Applicando la regola di Kaiser, in base alla qua-le le componenti principali da selezionare sono quelle che hanno un au-tovalore maggiore o uguale ad uno, sono state estratte due dimensioni fattoriali, la cui varianza totale spiegata è pari al 80,7%5. Nella trasposi-zione grafica, le (cor)relazioni che intercorrono tra gli indici di rappre-sentanza, politiche, identità nazionale e sub-nazionale e l’indicatore di identità europea sono sintetizzate e rappresentate da due assi, detti fatto-ri (fig. 1) - quello delle ascisse spiega il 64,4% della varianza totale e quello delle ordinate il 16,3%.

[Fig. 1] Il grafico mostra una correlazione tra l’identità nazionale e le politi-

che da una parte e tra la rappresentanza, l’identità europea e l’identità sub-nazionale dall’altra. Questo significa che ad una menzione positiva dell’identità nazionale corrisponde anche un riferimento positivo all’Ue come attore del policy-making, quindi una disponibilità a delegare sfere di sovranità nazionale alle istituzioni comunitarie nel campo delle politi-che. Si tratta di un apparente paradosso, la cui spiegazione è in realtà al-quanto semplice: nel 1994, a fronte di una profonda crisi politica e fi-nanziaria che investe l’Italia da alcuni anni e di una morsa che stringe il paese, tra vincolo esterno europeo e spinte di tipo secessionistico al suo interno, alcuni partiti tematizzano l’Europa come una necessità per la sopravvivenza della coesione nazionale e per la tenuta del Sistema Pae- tema della cultura europea. Sia gli indici che l’indicatore sono stati ricodificati su una scala da 0 a 10, dove 0 rappresenta il massimo livello di euroscetticismo e 10 il massimo livello di europeismo (l’assenza di salienza è stata esclusa dalle scale e considerata come missing).

4 Questa tecnica d’analisi è un procedimento statistico di riduzione della complessità dei dati che mira a desumere una struttura semplificata alla base di un insieme di indicatori. Ciò avviene tramite una trasformazione lineare delle variabili che, proiettate in un nuovo sistema cartesiano, vengono ordinate in or-dine decrescente di varianza: quelle con maggiore varianza verranno proiettate sul primo asse, le seconde sul secondo asse. La riduzione della complessità av-viene limitandosi ad analizzare le principali (per varianza) tra le informazioni u-tilizzate. Diversamente da altre trasformazioni (lineari) di variabili praticate nell’ambito della statistica, in questa tecnica sono gli stessi dati che determinano i vettori di trasformazione. Poiché l’obiettivo di fondo di questo lavoro è quello di studiare l’offerta programmatica dei partiti, utilizzando il programma SPAD_N sono state estratte le dimensioni latenti ed i relativi punteggi fattoriali afferenti agli euromanifesti successivamente riportati nel sistema cartesiano. Per ulteriori approfondimenti sull’Analisi in Componenti Principali e sul software utilizzato si vedano Bouroche e Saporta (1980) e Mussino (1993).

5 Il primo fattore estratto presenta un autovalore pari a 3,2375, mentre il se-condo registra un autovalore pari a 1,0204.

L’Europa secondo i partiti: vincolo, scelta o opportunità? 7 se. Per questa ragione, chiameremo questo il fattore del vincolo esterno. Dall’altra parte, alle menzioni positive dell’identità sub-nazionale – un tema molto dibattuto in quegli anni a seguito dell’irruzione della Lega nella scena politica (Rusconi 1993) – corrispondono dei riferimenti po-sitivi all’identità europea e al sistema di rappresentanza dell’UE. Questo avviene in quanto alcuni partiti tematizzano l’identità locale come parte di un progetto più ampio di federalismo a livello europeo, promosso da un’Europa delle regioni che depotenzi lo stato-nazionale a vantaggio dei livelli sovra e sub-nazionali. Grazie proprio ai richiami comunitari alla sussidiarietà e a forme di rappresentanza/identità post-statali, molto in voga in quegli anni nei documenti ufficiali dell’UE, la fiducia verso l’Europa dei difensori del federalismo interno risulta quindi molto pro-nunciata. Per queste ragioni, chiameremo questo il fattore della sussi-diarietà.

La proiezione dei partiti nello spazio fattoriale riportato nel grafico 1, permette di metterne a fuoco gli atteggiamenti verso l’Ue6. Infatti, le diverse formazioni si inseriscono nel quadrante che meglio ne rappre-senta le posizioni programmatiche, attratte nello spazio circostante da quei vettori che più ne caratterizzano gli euromanifesti. Poiché alcuni partiti presentano un profilo poliedrico che cerca di conciliare anche vi-sioni per certi versi opposte, talvolta la loro collocazione nello spazio fattoriale appare prospettare scenari a tratti contraddittori. Questo è il caso del principale partito italiano, Forza Italia, situato nel quadrante di sud-ovest (sussidiarietà), ma anche al confine con il quadrante di nord-ovest (vincolo esterno). Infatti, il partito difende al contempo l’identità nazionale, sub-nazionale ed europea, formula un bilancio positivo della membership, promuove un atteggiamento di loyalty del governo italiano nel circuito decisionale comunitario, preferendo tuttavia le soluzioni di tipo intergovernativo a quelle che darebbero slancio agli assetti sovrana-zionali dell’Ue. Infine, Forza Italia, auspica un ruolo prevalentemente europeo nella politica estera, di difesa e dell’immigrazione e una compe-tenza mista nazional-europea7 nella politica sociale, mentre non fa alcu-na menzione circa un ruolo dell’Ue nelle politiche della giustizia e dell’ambiente. Ne emerge un profilo complessivamente europeista di Forza Italia, anche se con alcuni elementi di nazionalismo (preferenza 6 Per ragioni di spazio e per semplificare la lettura dell’analisi in componenti principali, si è ritenuto opportuno riportare in un unico piano fattoriale sia gli indici/indicatore dell’identità, rappresentanza e politiche che i partiti. 7 Nell’analisi, il livello nazionale di competenza comprende anche l’eventuale competenza decentrata agli enti locali.

8 Nicolò Conti e Vincenzo Memoli per il sistema intergovernativo) e multiforme dal punto di vista del di-scorso sull’identità. A ben guardare, la collocazione di Forza Italia è in-termedia rispetto a quelle di Alleanza nazionale e della Lega con le qua-li, nel 1994, il partito è legato per la prima volta in una coalizione di go-verno: così come rappresenta il baricentro di questa coalizione, Forza I-talia esprime anche delle posizioni che, apparentemente, integrano le vi-sioni per certi versi opposte dei suoi alleati. Quanto questo sia un tenta-tivo di dare voce alle numerose istanze di centro-destra da parte di una formazione di grandi dimensioni e partito di maggioranza relativa, op-pure un calcolo strategico per poter mediare tra i partiti alleati e il loro elettorato, è un problema che l’analisi nei prossimi paragrafi consentirà di chiarire.

Nel quadrante di sud-ovest troviamo anche la Lega (Ln). Come era facile aspettarsi, il partito enfatizza l’aspetto delle identità locali, ma allo stesso tempo fa riferimento a una comune identità europea, mentre sul versante della rappresentanza si rivela perfino più europeista di Forza I-talia, in quanto traccia un bilancio positivo della membership, sostiene un atteggiamento di loyalty da parte del governo nazionale, esprime una chiara preferenza per un sistema decisionale comunitario che superi il potere di veto degli stati membri rafforzandone il carattere sovranazio-nale. Quanto alle politiche, con riferimento a questa dimensione la col-locazione della Lega in una ipotetica scala di europeismo risulterebbe intermedia, in quanto improntata a una preferenza per una competenza condivisa nazional-europea in tutte le aree da noi selezionate per l’analisi, in un quadro complessivo teso a prospettare un’avanzata sussi-diarietà e decentramento delle decisioni in una nuova Europa delle re-gioni.

Alleanza nazionale (An) si colloca invece nel quadrante di nord-ovest dove prevale un discorso che potremmo definire euro-nazionalista; come già detto, nella prima metà degli anni novanta il caso italiano pre-sentava una concezione diffusa improntata a una visione secondo la qua-le il paese, stretto fra pressioni interne disgreganti e in seria difficoltà nei mercati internazionali, avrebbe potuto essere salvato solo dall’Europa. A questa logica, si somma inoltre un sentimento anti-americano e anti-globale particolarmente pronunciato a quel tempo in An, partito erede del più radicale Movimento Sociale Italiano (Msi), che vede nell’Europa unita, di conseguenza anche per l’Italia, un potenziale di riscossa contro il predominio americano. Oltre ad enfatizzare l’aspetto dell’identità nazionale, il partito fa riferimento all’identità eu-ropea considerata intrecciata e inscindibile dalla prima, mentre auspica che la politica estera, di difesa, della giustizia, dell’immigrazione, socia-

L’Europa secondo i partiti: vincolo, scelta o opportunità? 9 le e dell’ambiente siano trattate soprattutto a livello europeo: con riferi-mento al fattore del vincolo esterno, An assume il più alto livello di eu-ropeismo dell’intero sistema partitico. Tuttavia, rispetto ai suoli alleati di governo, An formula un bilancio più critico sulla membership, pre-sentando al contempo aspetti positivi e negativi. Inoltre, spinge per un ruolo di voice e di leadership del governo italiano nell’arena comunitaria e preferisce le soluzioni che salvaguardino l’assetto intergovernativo a quelle che promuovono la delega di sovranità e il rafforzamento del ca-rattere sovranazionale dell’Ue. Quanto alla dimensione della rappresen-tanza, An si rivela quindi un partito meno europeista di Lega e Forza Italia, caratterizzato anche da elementi di moderato euroscetticismo.

Il marcato europeismo è invece un tratto del Partito dei Democratici di Sinistra (Pds), simile a Forza Italia per quanto attiene alla rappresen-tanza, dal momento che anche il Pds formula un bilancio positivo della membership, promuove un atteggiamento di loyalty del governo italiano nel circuito decisionale comunitario, preferendo tuttavia soluzioni di ti-po intergovernativo a quelle che comportano una cessione ampia di so-vranità e un conseguente rafforzamento dell’assetto sovranazionale dell’Ue. Sotto il profilo del discorso identitario, il Pds è ancora più eu-ropeista, in quanto menziona soprattutto la comune cultura degli europei e, solo in forma più debole, l’identità italiana rappresentata, peraltro, come parte di un più vasto fenomeno culturale europeo, mentre non fa alcun riferimento all’identità sub-nazionale. Infine, dal punto di vista delle politiche, il Pds è favorevole a una competenza prevalentemente europea nella politica estera, di difesa e dell’ambiente e di una compe-tenza mista nazional-europea nella politica sociale e della giustizia (non fa alcuna menzione del livello di competenza preferito nella politica di immigrazione).

Il Partito Popolare italiano (Ppi), erede della tradizione europeista democristiana, ne condivide l’europeismo di massima abbinato a un cer-to disimpegno nel valutare gli aspetti più specifici del processo di inte-grazione. Il Ppi non si esprime in maniera compiuta sulle questioni della rappresentanza (a parte un richiamo a una condotta cooperativa nell’arena comunitaria indirizzato al governo italiano), fa però un chiaro riferimento alla cultura comune europea senza, peraltro, che questo sia affiancato da riferimenti agli altri livelli dell’identità. Infine, il partito sollecita la comunitarizzazione della politica estera e di difesa, da affida-re alla competenza esclusiva europea e auspica una competenza condivi-sa nazional-europea nella giustizia (non fa invece riferimento alle altre politiche).

10 Nicolò Conti e Vincenzo Memoli

La sinistra alternativa composta da Rifondazione comunista (Rc) e dai Verdi condivide alcuni caratteri dell’offerta programmatica. En-trambi i partiti sono piuttosto reticenti sulle questioni della rappresen-tanza, non fanno specifica menzione dei temi da noi selezionati per l’analisi, con la sola eccezione della questione più generale della mem-bership cui fa cenno in maniera molto critica Rc, sottolineando soprat-tutto i costi dell’integrazione per l’Italia. Inoltre, le due formazioni non fanno alcuna menzione della questione identitaria. Per quanto attiene al-le politiche, i Verdi fanno riferimento esclusivamente alla politica am-bientale per la quale difendono una competenza mista nazional-europea, mentre Rc sostiene la competenza esclusiva nazionale nella politica e-stera e di difesa, mentre esprime un’apertura verso la competenza mista nazional-europea solo per la politica sociale.

In questo come nei prossimi paragrafi, si è ritenuto opportuno inseri-re nel grafico anche i partiti minori, di cui ci limitiamo a presentare le collocazioni (si veda per esempio il Patto Segni, vicino a Forza Italia) senza discuterne nel dettaglio le posizioni in ragione dei limiti di spazio e della rilevanza molto circoscritta di queste formazioni. Altri partiti (per esempio il Centro Cristiano Democratico) non hanno presentato un proprio euromanifesto e come tale non sono presenti nell’analisi.

In definitiva, il 1994 è un anno nel quale prevalgono atteggiamenti largamente favorevoli verso l’Ue, sulla scia dell’europeismo diffuso che ha caratterizzato la fase finale della Prima Repubblica. Il centro-destra si dimostra decisamente europeista, sebbene si registrino alcuni elementi di critica da parte di An (certo molto più contenuti di quanto non facesse il suo predecessore Msi) e una preferenza di Forza Italia per la natura in-tergovernativa dell’Ue. La Lega è certamente la formazione più europei-sta del centro-destra. Colpisce la disponibilità a delegare all’Ue compe-tenze di policy da parte di formazioni dall’apparato ideologico naziona-lista quale An, segno che l’Europa viene percepita come una prospettiva efficiente e una soluzione efficace ai mali nazionali. Nel centro-sinistra si registra soprattutto il deciso europeismo del Pds, partito che appare ormai aver completato la transizione da un passato ben più critico verso l’Europa (Conti e Verzichelli 2005), anche se ancora condizionato a una prospettiva di sviluppo dell’Ue di tipo prevalentemente intergovernati-vo. A questo, si affianca l’europeismo del Ppi, più circoscritto nelle ar-gomentazioni e nei contenuti come da tradizione democristiana. Rifon-dazione comunista si rivela, invece, il partito più euroscettico del pano-rama italiano, con posizioni specifiche che a tratti richiamano la retorica anti-europea dei comunisti negli anni sessanta e settanta.

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3. Tra continuità e cambiamento: le posizioni dei partiti nel 1999

Come per l’analisi degli euromanifesti del 1994, anche per il 1999 applicando l’ACP sono state estratte due dimensioni fattoriali, la cui va-rianza totale spiegata è pari al 62,9%8. Il fattore orizzontale (asse delle ascisse) spiega il 36,2% della varianza totale e quello verticale (asse del-le ordinate) il 26,7%. Ancora nel 1999 il grafico mostra nell’asse oriz-zontale una correlazione tra le politiche comunitarie e un vettore dell’identità, questa volta europea. Chiameremo questo il fattore comu-nitario, in quanto indica il grado di sostegno per l’identità europea e per l’Ue come livello decisionale nelle politiche. Come già nel 1994, l’asse verticale è invece caratterizzato da una correlazione positiva tra l’identità sub-nazionale e la rappresentanza, questa volta però correlate negativamente con l’identità nazionale che, infatti, muove in direzione opposta. Vale a dire, alla difesa dell’identità locale e dell’Ue come livel-lo della rappresentanza politica, corrisponde un atteggiamento negativo verso l’identità nazionale. Chiameremo questo il fattore della sussidia-rietà che, nel più che nel 1994, ha una chiara connotazione anti-nazionale.

[Fig. 2] Nel 1999, Forza Italia conferma la valutazione positiva della mem-

bership, apre al voto a maggioranza nell’Ue e a un carattere misto inter-governativo/sovranazionale dei meccanismi decisionali comunitari, non si esprime invece sulla questione del tipo di condotta che il governo ita-liano dovrebbe assumere nell’arena europea (cooperativa e di acquie-scenza, oppure di leadership e di voice?). Inoltre, il partito fa esclusiva-mente riferimento all’identità europea e non menziona gli altri livelli dell’identità. Quanto alle politiche, Forza Italia è favorevole a una com-petenza mista nazional-europea nella politica estera e di difesa, mentre non si pronuncia sulle altre politiche. Nel complesso, l’offerta pro-grammatica del partito appare meno articolata e approfondita che nel 1994, segnando così un cambiamento nella direzione di un certo disim-pegno sulle questioni specifiche dell’integrazione europea, che vedremo rafforzarsi nel corso del tempo. Nel grafico, il partito si colloca nel qua-drante di sud-ovest vicino al punto di intersezione degli assi, in quanto mediamente caratterizzato dal sostegno all’Europa nel versante della rappresentanza, meno caratterizzato dal sostegno nel fattore comunitario

8 Il primo fattore estratto presenta un autovalore pari a 1,8116, mentre il se-condo registra un autovalore pari a 1,3350.

12 Nicolò Conti e Vincenzo Memoli e del tutto silenzioso sulle questioni dell’identità sub-nazionale. A ben guardare, il profilo di questo partito, a circa cinque anni dalla sua nasci-ta, comincia a delinearsi, per esempio Forza Italia chiarisce meglio che nel 1994 la sua visione geopolitica, riconoscendo all’Ue un ruolo in su-bordine alla Nato. Inoltre, il partito abbandona il discorso identitario po-liedrico del 1994 e lascia alle altre formazioni della destra la difesa dell’identità nazionale (An) e locale (Ln).

In particolare, questi due ultimi presentano collocazioni all’interno dello spazio bi-dimensionale analoghe a quelle riscontrate nel 1994. An si caratterizza per la posizione in alto nel quadrante di nord-ovest, dal momento che fa riferimento contemporaneamente alle identità nazionale ed europea considerate ancora una volta inscindibili, esprime una prefe-renza per la competenza esclusiva europea nella politica estera, di dife-sa, dell’immigrazione e dell’ambiente e per una competenza mista na-zional-europea nella giustizia (non fa invece riferimento alla politica sociale). Quanto al fattore della sussidiarietà, An non fa menzione dell’identità locale, esorta il governo nazionale a un atteggiamento coo-perativo e di loyalty in Europa, ma ribadisce come già nel 1994 un bi-lancio misto sulla membership, mentre non esprime alcuna preferenza sulla questione degli assetti intergovernativi o sovranazionali dell’Ue.

Gli anni dell’adesione dell’Italia all’euro segnano invece un punto di rottura decisivo per la Lega. Da questo momento in poi, Ln muove deci-se critiche agli esiti dell’integrazione sovranazionale, adottando anche toni di acceso euroscetticismo (Huysseune 2010). La ragione di questo pessimismo va ricercata nel mancato effetto propulsivo dell’Ue nel crea-re le condizioni per un federalismo molto avanzato in Italia, o anche per una secessione del Nord dal resto del paese e il suo ingresso come entità indipendente in una ipotetica Europa delle regioni. Infatti, Ln si attende-va che gli sviluppi dell’Ue potessero favorire una soluzione di exit del ricco Nord dallo stato unitario con una sua adesione autonoma alla mo-neta unica, da qui il suo sostegno al progetto di integrazione europea. Nelle parole di Pagliarini (2002), esponente leghista di spicco negli anni novanta e Ministro del Bilancio nel primo governo Berlusconi, solo l’Italia settentrionale avrebbe dovuto essere accettata nell’Unione mone-taria. Essendo la realtà di segno opposto, dal momento che l’Italia entra a far parte dell’euro sin dalle sue prime battute, mutano le condizioni grazie alle quali le rivendicazioni secessionistiche della Lega avrebbero trovato maggior sostegno nel moderno e competitivo Nord. L’ingresso dello stato unitario nell’euro diventa così un ostacolo a ogni spinta sepa-ratista. Da quel momento in poi, Ln si sposta su posizioni di marcato eu-roscetticismo, con degli slittamenti nella collocazione nel grafico di cui

L’Europa secondo i partiti: vincolo, scelta o opportunità? 13 avremo modo di apprezzare le evoluzioni nelle diverse tornate elettorali. La collocazione nel 1999 mostra complessivamente forti analogie con il 1994, in quanto Ln ribadisce il sostegno per un rafforzamento degli as-setti sovranazionali dell’UE tali da svuotare di potere lo stato nazionale, è favorevole a un atteggiamento cooperativo dell’esecutivo nell’arena comunitaria, esalta l’identità locale, mentre con riferimento al fattore comunitario viene confermato il riferimento all’identità europea e la pre-ferenza per una competenza condivisa nazional-europea in tutte le aree di politiche considerate dall’analisi (con la sola eccezione della giustizia di cui non fa menzione). Quello che cambia è invece il bilancio sulla membership, decisamente più critico che nel 1994, come dimostra il pur modesto slittamento nel grafico.

Nel 1999, l’offerta programmatica del centro-sinistra appare più e-stesa, ma non necessariamente più differenziata che nel 1994. Oltre al programma dei Democratici di sinistra (Ds), sono presenti anche quelli dei Democratici di Prodi, del Ppi e dell’Ulivo. I primi tre fanno parte proprio della coalizione dell’Ulivo e, per una larga parte, confluiranno nel 2007 nel Partito Democratico (Pd). La proliferazione di liste e di programmi in questa area, complice il sistema elettorale proporzionale, non rivela in realtà una marcata diversità di posizioni, ma solo una stra-tegia elettorale. Infatti, l’offerta programmatica dei Ds, del Ppi e dei Democratici è assimilabile, così come simile è quella dell’Ulivo (anche se, come vedremo, meno sviluppata). Rispetto al fattore comunitario, tutte e quattro le formazioni mostrano debole caratterizzazione nell’identità (solo i Democratici fanno riferimento alla comune cultura europea), mentre rivelano un sostegno per la competenza esclusiva eu-ropea nella politica estera (Ds, Democratici e Ppi, l’Ulivo esprime una preferenza per la competenza mista nazional-europea), di difesa (Ds, Democratici e Ppi), dell’immigrazione (Ds, Democratici e Ppi), della giustizia (Democratici, i Ds esprimono una preferenza per la competen-za mista nazional-europea), oltre che per una competenza mista nella politica sociale (Ds, Democratici e Ulivo). Prevale, nel complesso, un deciso europeismo nel versante delle politiche, meno approfondito da parte dell’Ulivo in quanto la sua proposta programmatica appare molto ridotta (appena due pagine) vista la scelta delle sue diverse componenti partitiche di presentare programmi autonomi. Rispetto al fattore della sussidiarietà, nessuna delle quattro formazioni fa riferimento all’identità sub-nazionale, i Ds e l’Ulivo esprimono una preferenza per un sistema decisionale europeo misto intergovernativo-sovranazionale, mentre il Ppi e i Democratici sono decisamente più favorevoli a un assetto dell’Ue prettamente sovranazionale. Inoltre, tutte e quattro le formazioni espri-

14 Nicolò Conti e Vincenzo Memoli mono un bilancio nettamente positivo sulla membership e auspicano un ruolo cooperativo (Ds, Ppi) o di leadership (Democratici, Ulivo) del go-verno italiano nell’arena europea. Da qui, una collocazione nel quadran-te di nord-ovest per tutte e quattro le formazioni, piuttosto in alto lungo il vettore delle politiche per Ds, Democratici e Ppi (più in basso per l’Ulivo) e in corrispondenza di valori medio-alti per tutte le formazioni rispetto al vettore della rappresentanza.

Rifondazione comunista si rivela, invece, ancora critica nel versante della rappresentanza confermando un bilancio complessivamente nega-tivo sulla membership, ma quanto al sistema decisionale europeo, essa apre a un sistema misto intergovernativo-sovranazionale. Inoltre, contra-riamente al 1994, fa precisi riferimenti all’identità europea, mentre non fa alcuna menzione degli altri livelli dell’identità. Infine, per quanto at-tiene alle politiche, Rc ribadisce la sua preferenza per la competenza e-sclusiva nazionale nel settore della difesa (non si esprime invece sulla politica estera), ma anche nell’immigrazione e nella politica sociale, mentre apre a una competenza mista nazional-europea nella giustizia e nell’ambiente. Nel complesso, Rc presenta una collocazione nel qua-drante di nord-ovest dello spazio bi-dimensionale, ma con punteggi de-cisamente più bassi rispetto ai partiti di centro-sinistra.

Abbiamo inserito nel grafico anche i partiti minori, che il più delle volte presentano programmi dai contenuti minimi che li avvicinano al punto zero dello spazio bidimensionale. Ci limitiamo solo a presentare le collocazioni di questi partiti (Lista Bonino nel quadrante di nord-ovest in alto lungo il vettore delle politiche, Centro Cristiano Democra-tico [Ccd] in corrispondenza del punto zero, Liberaldemocratici nel quadrante di nord-ovest poco sopra il punto zero, Comunisti italiani [CI] nel quadrante di sud-ovest vicino al punto zero) senza discuterne nel dettaglio le posizioni, vista la loro rilevanza più limitata e l’articolazione minima dei programmi che non permette una descrizione più approfon-dita.

Complessivamente, rispetto al 1994, abbiamo trovato alcuni cam-biamenti. Forza Italia è apparsa più reticente dal momento che non svi-luppa alcuni tra i temi trattati invece nel 1994. In particolare, nel versan-te delle politiche, la disponibilità a delegare competenze all’Ue appare molto frenata rispetto al passato. La Lega diventa più critica e, pur con-fermando l’adesione al processo di integrazione sovranazionale con il preciso scopo di depotenziare lo stato e avviare forme di sussidiarietà molto avanzate, formula un bilancio critico sulla direzione assunta da quel processo e sui risultati prodotti. Nel fronte di centro-destra, An si rivela un partito di fede europeista, anche se critico sui vantaggi ricevuti

L’Europa secondo i partiti: vincolo, scelta o opportunità? 15 dall’Italia con la membership. Il fronte di centro-sinistra appare nel complesso più europeista e consolida la struttura delle posizioni già os-servate nel 1994: assenza di critica verso l’Ue e vari gradi di europei-smo, dalla forma massima che vede l’Europa regolata da meccanismi decisionali esclusivamente sovra-nazionali (Democratici, Ppi) a una forma mista intergovernativa-sovrananzionale (Ds e Ulivo), alla delega di competenze all’Ue in un gran numero di politiche (tutti). Rc, che nel 1994 si rivelava il partito più euroscettico, conferma la sua opposizione alla forma corrente dell’integrazione, ma esprime anche alcune aperture verso gli sviluppi futuri, anche in direzione di un maggiore ruolo deci-sionale dell’Ue. 4. Un quadro ormai maturo: le posizioni dei partiti nel 2004

Così come per gli anni precedenti, per descrivere la struttura delle

posizioni partitiche nel 2004 a partire dai contenuti degli euromanifesti, sono state estratte due dimensioni fattoriali, la cui varianza totale spiega-ta è pari al 66,4%9. Nella trasposizione grafica, le (cor)relazioni che in-tercorrono tra gli indici di rappresentanza, politiche, identità nazionale e sub-nazionale e l’indicatore di identità europea sono sintetizzate e rap-presentate da due fattori - quello delle ascisse spiega il 39% della va-rianza totale e quello delle ordinate il 27,4%. I vettori che definiscono l’asse orizzontale sono innanzitutto l’identità nazionale ed europea. L’orientamento dei vettori che contraddistinguono tale asse segnala l’esistenza di una chiara correlazione tra l’identità nazionale e l’identità europea e, in maniera meno stringente vista la lunghezza decisamente più contenuta del vettore (la lunghezza ne indica il peso nel caratterizza-re l’asse), il sostegno per l’Ue come attore della rappresentanza. Per questa ragione, si è ritenuto appropriato definire l’asse orizzontale come fattore dell’identità euro-nazionale. Questo significa che nel 2004 alcu-ni partiti difendono l’identità nazionale e, al contempo, vedono l’Europa come il contesto naturale in cui tale identità possa germogliare ed essere meglio difesa, un atteggiamento già riscontrato negli anni precedenti. L’asse verticale è invece caratterizzato dall’identità locale e dalle politi-che, ma i due vettori in questo caso si muovono in direzione opposta. Essi sono correlati negativamente, quindi nel 2004 i sostenitori dell’identità locale sono orientati negativamente nei confronti dell’Ue

9 Il primo fattore estratto presenta un autovalore pari a 1.950, mentre il se-condo registra un autovalore pari a 1.370.

16 Nicolò Conti e Vincenzo Memoli come livello decisionale nelle politiche. Ne consegue che l’asse vertica-le esprime un conflitto tra localismo e sovranazionalismo e per questa ragione si ritiene opportuno definirlo fattore del conflitto loca-le/sovranazionale. Nel complesso, la struttura dei contenuti negli euro-manifesti del 2004 presenta alcune caratteristiche: 1) l’identità sub-nazionale non presenta forti correlazioni con gli altri livelli dell’identità e la sua difesa risulta, rispetto a questi, isolata; 2) l’intreccio tra l’identità nazionale ed europea, già riscontrato per alcuni partiti negli anni precedenti, si rinsalda in una forte correlazione; 3) le politiche co-munitarie mostrano per la prima volta una correlazione negativa con un altro vettore, in particolare diventano l’oggetto di una chiara opposizio-ne da parte dei difensori dell’identità sub-nazionale.

[Fig. 3] L’offerta programmatica del centro-sinistra appare questa volta sem-

plificata dal fatto che le sue principali componenti siano riunite nella li-sta unica dell’Ulivo, presentando un documento unitario. L’Ulivo, rivela una chiara tendenza verso le politiche di cui auspica - forse con più rea-lismo e meno idealismo che nel passato - una competenza mista nazio-nal-europea (solo per l’immigrazione la preferenza è per una competen-za esclusiva europea), mentre si muove in direzione opposta rispetto all’identità locale. Inoltre, l’Ulivo menziona l’identità nazionale ed eu-ropea che considera fenomeni inscindibili, traccia un bilancio decisa-mente positivo della membership, auspica un ruolo di leadership del go-verno italiano nell’arena comunitaria, ma soprattutto sostiene con forza l’Ue come livello di governo auspicando un rafforzamento del suo carat-tere sovranazionale e il superamento degli assetti intergovernativi. La posizione nel grafico corrisponde al quadrante di sud-ovest, a metà tra il fattore euro-nazionale e il vettore delle politiche, una posizione cui cor-risponde un elevato livello di europeismo.

L’altra formazione principale del sistema politico italiano, Forza Ita-lia, risulta invece più restia a formulare una propria proposta politica. Innanzitutto, bisogna sottolineare come nel 2004 questo partito abbia scelto di presentare un programma che, per la gran parte, riporta la piat-taforma del Partito popolare europeo (Ppe), una federazione transnazio-nale che nel tempo ha assunto posizioni di sempre maggior cautela e perfino di moderato scetticismo specie a confronto con il Pse (Hix, Noury e Roland 2007), ancor più a seguito dell’ingresso di nuovi partiti di tradizione diversa da quella cristiano-democratica. Il caso di Forza I-talia è abbastanza unico nel panorama politico italiano, ma anche nel più

L’Europa secondo i partiti: vincolo, scelta o opportunità? 17 vasto contesto europeo10. Al massimo, dal momento che il partito non ha prodotto un documento proprio, possiamo considerare le posizioni di questo documento (per definizione, un accordo all’insegna del minimo comune denominatore tra le formazioni del Ppe) come un’approssimazione delle posizioni di Forza Italia. Naturalmente, per la forza politica di maggioranza relativa e principale formazione del go-verno, non può trattarsi di una scelta casuale. Piuttosto, interpretiamo questo come il segno di un progressivo disimpegno di Forza Italia sulle tematiche europee, anche alla luce di una tendenza all’impoverimento dei contenuti programmatici già registrata a partire dal 1994. Dalla rap-presentazione grafica risulta che Forza Italia si colloca nel quadrante di sud-ovest, caratterizzata da un sostegno all’identità euro-nazionale e alla rappresentanza nell’UE (pur ribadendo la preferenza per il modello in-tergovernativo nel processo decisionale) e dal sostegno a una competen-za mista nazional-europea in tutti i settori di politiche analizzati.

Rifondazione comunista e Alleanza Nazionale, sebbene si trovino ai due lati opposti dello spettro sinistra-destra, mostrano invece alcune so-miglianze nello spazio bidimensionale, grazie alla collocazione nel qua-drante di nord-ovest. Entrambi i partiti sono fortemente caratterizzati dall’europeismo nell’asse dell’identità euro-nazionale (seppure in misu-ra inferiore rispetto all’Ulivo) e abbastanza inclini alla difesa dell’identità locale, rivelano invece una certa riluttanza verso il ruolo dell’Ue nelle politiche. Nel complesso, la loro offerta programmatica si caratterizza soprattutto per i contenuti di tipo identitario, la difesa dell’identità nazionale, ma anche la coesistenza di questa con gli altri due livelli dell’identità. L’attenzione per l’identità appare indirizzata so-prattutto a una presa di distanza da fenomeni globali – di natura econo-mica, politica o culturale – percepiti come una minaccia all’Europa, mentre di diversa natura risultano le radici comuni europee che i due partiti vogliono preservare. Alleanza Nazionale è un partito conservato-re, mentre Rifondazione sposa alcune tendenze dei partiti comunisti che, nella loro critica alla globalizzazione, assumono caratteri di chiara natu-ra protezionistica e perfino nazionalista. L’euromanifesto di An fa rife-rimento alle radici giudaico-cristiane, mentre quello di Rifondazione e-videnzia la soggettività culturale europea rispetto ai processi di globaliz-zazione. Indipendentemente dal fatto che la ragione principale degli at-teggiamenti di questi due partiti sia da ricercare nella difesa dei valori

10 Nel 2004, tra tutti gli stati membri solo sette partiti si sono affidati al pro-gramma della federazione transnazionale di riferimento, di cui Forza Italia risul-ta essere il solo di dimensioni così rilevanti (Bressanelli 2009).

18 Nicolò Conti e Vincenzo Memoli tradizionali (famiglia, patria, religione), oppure della giustizia sociale (il sistema di welfare europeo), essi giungono a un medesimo risultato: un discorso politico euro-nazionalista fondato sulla difesa della cultura na-zionale e europea dalle minacce esterne, rappresentate, a seconda del partito, dalle forze economiche globali, dall’immigrazione o dalla seco-larizzazione. Nei programmi di Rifondazione e An non mancano, inve-ce, note di critica verso le politiche dell’Ue, un atteggiamento che trova riscontro nella posizione assunta da queste due formazioni rispetto all’asse verticale, precisamente nel campo opposto al sostegno per le po-litiche europee. A esser precisi, Rifondazione auspica una competenza soprattutto europea nella politica sociale, ispirata dalle best practices dei paesi con legislazione sociale più avanzata. Inoltre, apre a una compe-tenza mista nazional-europea nelle politiche della giustizia e dell’immigrazione, ma critica fortemente l’Ue sul versante della politica estera e di difesa per le quali auspica una competenza esclusiva naziona-le. Diametralmente opposto il caso di An che predilige una sovranità e-sclusiva dell’Ue nella politica estera e di difesa, ma tace su un suo even-tuale ruolo nelle altre politiche.

Come era facile attendersi, la Lega Nord risulta la formazione più o-rientata alla difesa delle identità locali, ma anche più critica verso il ruo-lo dell’Ue nelle politiche. Vista la collocazione nel grafico, possiamo af-fermare che trattasi del partito più euroscettico nel 2004, anche se, una volta al governo, ha poi declinato su una strategia di tipo pragmatico che sostituisce la retorica più radicale della fase elettorale (Conti e De Gior-gi 2011). La natura euroscettica della Lega rimane comunque ben visibi-le nel programma e si traduce, come evidenzia il posizionamento sull’asse delle ordinate, in una chiara opposizione alle politiche dell’Ue, oltre che in un’assenza di sostegno all’identità euro-nazionale. Inoltre, è l’unico partito che, oltre a esprimere un bilancio negativo sulla member-ship, invoca una ri-nazionalizzazione di poteri e competenze già delega-te all’Ue. Si tratta di una chiara evidenza della profonda revisione delle posizioni leghiste e dell’affermarsi di un marcato euroscetticismo.

Infine, osserviamo ancora una volta come un numero considerevole di partiti non si caratterizzi particolarmente per la capacità di approfon-dimento nell’ambito del discorso politico sull’Europa. Si tratta di for-mazioni minori, dall’offerta programmatica minima, la cui ideologia spesso manca di articolazione. Questi partiti non producono posizioni lineari all’interno dello spazio bi-dimensionale, si tratta del resto di un fenomeno già rilevato nelle elezioni precedenti. Per esempio, due partiti cristiano-democratici (Biancofore e Udc) condividono certamente il so-stegno generale verso l’Ue tipico di questa famiglia partitica. Tuttavia si

L’Europa secondo i partiti: vincolo, scelta o opportunità? 19 tratta di formazioni dalla proposta programmatica ridotta (Conti 2009b), affidata principalmente alle dichiarazioni del leader e come tale non ana-lizzabile attraverso gli strumenti di cui ci siamo dotati in questo studio. Lo stesso può dirsi di Italia dei Valori (IdV), Udeur, i Comunisti italiani e i Verdi che si contraddistinguono per vari gradi di sostegno all’Ue nel-le politiche, ma mancano di caratterizzazione, cioè sono privi di conte-nuti, collocandosi nello spazio opposto ai vettori che distinguono l’asse orizzontale11. All’opposto, L’Union Valdotaine (UV) si caratterizza per la difesa dell’identità locale, ma non per gli altri vettori. Il Partito re-pubblicano mostra invece un moderato sostegno per l’Ue su entrambi gli assi.

In conclusione, il sistema partitico italiano mostra una composizione alquanto ricca di posizioni e preferenze sull’Ue. I partiti formulano una costellazione di pronunciamenti diversificati e perfino alternativi sulle questioni dell’integrazione europea, mostrano chiare divisioni che ap-paiono ulteriormente evidenti quando si focalizza l’attenzione sul continuum sinistra-destra, dove un centro-sinistra europeista si contrap-pone a un centro-destra più reticente, benché non così apertamente criti-co. Spostandosi più a destra, la Lega Nord risulta il partito più euroscet-tico del sistema. L’estrema sinistra, al contrario, presenta un carattere di moderato euroscetticismo, paragonabile a quello di formazioni assai meno radicali quale An, rivelando così un’evoluzione rispetto alle con-notazioni più euroscettiche che l’avevano caratterizzata negli anni no-vanta (Conti 2006).

11 Per quel che riguarda i Comunisti italiani è interessante osservare la col-

locazione speculare a quella di Rifondazione. Il loro programma, benché ridotto nei contenuti, risulta interamente incentrato su una proposta di comunitarizza-zione delle politiche (in particolare esteri, difesa e sociale) concepite come vei-colo di affermazione del welfare state, del pacifismo e della cooperazione con i paesi in via di sviluppo nel mondo globalizzato. Nel 2004 la collocazione del partito, sebbene abbia risentito della mancanza di pronunciamenti sui temi dell’asse orizzontale, risulta complessivamente più europeista e meno critica di Rifondazione.

20 Nicolò Conti e Vincenzo Memoli 5. Il quadro attuale: le posizioni dei partiti nel 2009

Nel 2009, le posizioni dei partiti mostrano alcune linee di continuità

con il 2004, ma anche alcune variazioni. Per comprendere meglio lo scenario politico che ha contraddistinto le più recenti elezioni europee è utile passare in rassegna i principali tratti della campagna elettorale. Le elezioni del PE, pur avendo avuto luogo in contemporanea con le ele-zioni amministrative, hanno ricevuto minore attenzione da parte delle principali formazioni politiche, dei media e del pubblico rispetto alle e-lezioni locali. Ne è una conferma il tasso di partecipazione allo scrutinio europeo che, rispetto al voto nello stesso giorno per le comunali (76,7%) e per le provinciali (69,2%), è risultato sensibilmente più basso (65%)12. Per la prima volta in queste elezioni è stata introdotta una soglia di sbar-ramento al 4% che ha avuto come conseguenza quella di escludere dal PE i partiti minori. Tra le formazioni che hanno superato tale soglia non tutte hanno pubblicato un vero e proprio programma elettorale, complice l’effetto combinato della maggiore visibilità delle elezioni amministrati-ve e del meccanismo di elezioni di second’ordine che, particolarmente in Italia e in queste elezioni (Conti 2004, 2009c), ha avvantaggiato i te-mi dell’arena nazionale, questa volta del tutto monopolizzati dagli scan-dali sulla vita privata del Presidente del Consiglio appena esplosi. Tutto questo ha inciso negativamente sui livelli di salienza dei temi europei.

[Fig. 4] Si è già visto come nel 2004 Forza Italia avesse adottato il

programma del Ppe senza introdurvi particolari integrazioni. Allo stesso modo, nel 2009 il Popolo della Libertà (Pdl) non pubblica un vero e proprio programma elettorale, ma una breve lista di priorità politiche solo parzialmente riferibili all’arena comunitaria. Si tratta di una lista di punti che include 1) la ricostruzione dell’Abruzzo dopo il terremoto con fondi comunitari, 2) il coinvolgimento dell’Ue nella lotta contro l’immigrazione clandestina, 3) un’adesione generale agli ideali e alla piattaforma programmatica del Ppe. Inoltre, vi sono evidenziati alcuni temi che esulano dall’arena comunitaria, quali il rafforzamento di un

12 Lo scarto tra la partecipazione elettorale alle europee e quella relativa alle amministrative è stato più modesto negli altri anni, quando pure il voto era av-venuto in contemporanea. Nel 2004: europee 73,1%, comunali 78,8%, provin-ciali 75,5%. Nel 1999: europee 70,8%, comunali 77,2%, provinciali 73,3%. Nel 1994: europee 74,6%, comunali 79,4% (dati del Ministero dell’Interno e dell’Istituto Cattaneo, nel 1994 la partecipazione alle elezioni comunali è stata calcolata per i soli comuni superiori a 15.000 abitanti, nel 1999 per i soli comuni capoluogo di provincia).

L’Europa secondo i partiti: vincolo, scelta o opportunità? 21 dialogo privilegiato dell’Italia con la Russia, la cooperazione con la Libia e una mediazione italiana per superare le resistenze della Turchia nella nomina del Segretario Generale della Nato.

Una caratteristica inedita dell’offerta del 2009 riguarda, inoltre, la natura del programma della Lega, un documento unico per le elezioni amministrative e per le europee i cui contenuti sono in realtà riconducibili soprattutto all’arena nazionale. Le sezioni specifiche sull’Ue del documento leghista non mancano, tuttavia, di dare voce all’euroscetticismo ormai consolidato di questa formazione, contrassegnato da un atteggiamento molto critico verso 1) il deficit democratico dell’Ue, 2) la delega di poteri alle istanze sovranazionali, 3) la costituzione europea, 4) l’adesione della Turchia. Inoltre, il programma esprime una forte enfasi sul tema delle comuni radici cristiane dell’Europa.

Il Pd presenta un vero e proprio programma europeo, caratterizzato dal più alto grado di europeismo del panorama nazionale, in linea con una tradizione del centro-sinistra strutturatasi nel corso di oltre un quindicennio. In questo caso, si tratta di una piattaforma programmatica caratterizzata da 1) un marcato sostegno a favore della delega di poteri all’Ue in molte aree di politiche, incluse la politica sociale e quelle degli ex Secondo e Terzo Pilastro, 2) la difesa del Trattato di Lisbona, 3) la proposta di rafforzamento e di legittimazione diretta delle istituzioni sovranazionali, anche 4) attraverso l’elezione diretta del Presidente della Commissione.

Il programma elettorale di Italia dei Valori, per molti versi un partito monotematico (single-issue) in ragione di una sua specializzazione sul tema della lotta alla corruzione, consiste in una lista di dodici priorità, per la gran parte a favore della comunitarizzazione delle politiche della giustizia e della difesa.

Confermando il disimpegno programmatico già rilevato negli anni passati, l’Udc non ha pubblicato un vero programma europeo, ma una breve lista di priorità che rappresentano più che altro i punti centrali dell’apparato ideologico del partito (famiglia, difesa della vita, solidarietà), non direttamente riconducibili all’arena comunitaria, un documento che quindi non sarà considerato nell’analisi.

Rifondazione comunista e i Comunisti italiani hanno partecipato alle elezioni europee all’insegna di una lista comune, mentre Sinistra e Libertà ha fatto, in questa occasione, la sua prima apparizione in una competizione elettorale. Malgrado nessuna di queste due liste abbia superato la soglia di sbarramento del 4%, si è comunque ritenuto opportuno analizzarne i programmi.

22 Nicolò Conti e Vincenzo Memoli

La qualità e l’articolazione dei documenti del 2009 influenzano i risultati di questo lavoro. All’estensione di un programma è spesso collegata la profondità con cui vengono trattate le diverse questioni. Così, alcuni programmi più brevi sono risultati anche vaghi, i riferimenti a specifici problemi europei episodici, di conseguenza diventa più difficile definire gli atteggiamenti per alcuni partiti in assenza di referenti empirici certi, quali possono essere delle posizioni manifeste ed esplicite.

Approfondendo il problema delle diverse componenti di atteggiamento attraverso l’applicazione dell’ACP, lo spazio fattoriale bi-dimensionale che è emerso assume la seguente struttura: l’asse delle ascisse spiega il 59,4% della varianza totale, mentre l’asse delle ordinate il 26,8% (fig. 4)13. Un primo risultato che è possibile osservare è legato alla scomparsa dell’identità nazionale dalle piattaforme programmatiche del 2009. Per lungo tempo il discorso politico italiano ha tematizzato l’Europa come un orizzonte verso il quale puntare per ancorare la nazione a valori di civiltà, armonia sociale e democrazia. Si tratta di una caratterizzazione del discorso sull’identità abbastanza accentuata in Italia negli anni precedenti e comune anche ad altri stati dell’Europa del Sud (Conti et al 2011), ma tuttavia assente nelle proposte programmatiche del 2009, dove invece hanno rilevanza le sole identità europea e sub-nazionale. A differenza degli anni passati, questi due livelli dell’identità insistono sullo stesso asse orizzontale e si muovono nella stessa direzione, tendenza imputabile soprattutto alle posizioni espresse dalla Lega, come sarà approfondito nelle pagine successive. Inoltre, l’indice della rappresentanza risulta correlato all’identità europea e all’identità sub-nazionale.

Relativamente alla seconda dimensione fattoriale (asse delle ordinate), questa è caratterizzata solo dall’indice delle politiche che, come emerge dallo spazio bi-dimensionale, a differenza del 2004 non risulta più correlato negativamente con l’identità sub-nazionale.

[Fig. 4] La proiezione dei partiti sul piano fattoriale mostra come le due

principali formazioni, Pdl e Pd, si collochino ancora una volta in posizioni diverse e, questa volta, perfino antitetiche. Tale scenario è dettato dalla piattaforma del Pdl che, come già detto, solo in minima parte è riconducibile all’arena comunitaria, quindi non risulta caratterizzata da nessuna delle aree esaminate (rappresentanza, politiche,

13 Per quanto attiene al primo fattore estratto, l’autovalore è pari a 2.377, mentre per il secondo è uguale a 1.073.

L’Europa secondo i partiti: vincolo, scelta o opportunità? 23 identità). Il partito mostra così un atteggiamento implicitamente negativo o, al più, secondo quanto sostiene Budge (1994) nella sua interpretazione del fenomeno dell’assenza della salienza, favorevole alla conservazione dello status quo comunitario. Se nel 2004 Alleanza Nazionale presentava un marcato orientamento euro-nazionale, mentre Forza Italia si affidava ai contenuti del programma del Ppe, nel 2009 le posizioni del PdL mancano invece di qualsiasi caratterizzazione. Rimane aperta la questione delle ragioni di una simile scelta, determinata evidentemente dall’influenza di Forza Italia – un partito che, nel tempo, ha fatto del disimpegno programmatico sull’Ue sempre più una sua caratteristica – sul nascente Pdl, ma dettata anche dall’incerta ideologia del partito. Infatti, non va dimenticato che il Pdl, pur facendo parte del Ppe, ma essendo di genesi e ispirazione ideologica non democristiane, risulta diviso tra le spinte liberalizzatrici ed europeiste e quelle più protezionistiche e nazionaliste delle sue varie componenti. Inoltre, l’adesione al Ppe ha rappresentato per Forza Italia prima e per il Pdl poi un’importante fonte di legittimazione, da non mettere certo a rischio con un discorso politico marcatamente anti-europeo. Da qui probabilmente la reticenza a esprimere chiare posizioni sull’Ue, anche in presenza di un atteggiamento non così armonico14. Un’altra spiegazione potrebbe essere individuata nella natura stessa di questa formazione che ricalca l’organizzazione di Forza Italia, un partito del leader cui risultano fortemente subordinati le strutture centrali e gli eletti (Paolucci 2007). Anche il Pdl si presenterebbe quindi come una forza politica incline a delegare le scelte programmatiche al suo leader, che decide di volta in volta senza darvi necessariamente ordine o ufficialità attraverso una piattaforma programmatica.

La Lega è il partito che presenta le variazioni più interessanti rispetto al 2009, oltre a essere la formazione le cui posizioni sull’Ue risultano più instabili nel tempo, con un passaggio da un deciso europeismo a un forte euroscetticismo nel corso degli anni (Conti e De Giorgi 2011). Come si è già detto, il documento leghista del 2009 è solo in parte ri-conducibile ai temi relativi all’arena comunitaria. Per esempio, a diffe-renza degli anni passati, la dimensione relativa alle politiche, quindi all’asse verticale del piano fattoriale, è del tutto assente, mentre è più sviluppata la parte relativa all’asse orizzontale. Si è quindi in presenza

14 Per esempio, in passato il Presidente del Consiglio Berlusconi ha minac-ciato la Commissione europea di usare il potere di veto nelle sedi comunitarie così da bloccare i lavori dell’UE, se fossero continuate le dichiarazioni critiche dei commissari in merito alle politiche del governo italiano, soprattutto in tema di immigrazione e di libertà di informazione.

24 Nicolò Conti e Vincenzo Memoli di un documento più vago sugli aspetti funzionali, quali quelli relativi alle politiche, ma più sviluppato sugli aspetti simbolici dell’identità e su quelli più generali della rappresentanza. Come nel passato e come era facile attendersi, la Lega è fortemente caratterizzata dal vettore dell’identità locale verso il quale ha esercitato fino a oggi una sorta di primato nel panorama politico italiano (a eccezione di alcuni partiti et-no-regionalisti). Una differenza rispetto al 2004 riguarda, tuttavia, il di-scorso identitario localistico/europeo della Lega. Infatti, la questione delle radici cristiane e della comune identità europea è diventata nel cor-so degli anni sempre più centrale nel discorso leghista, tanto da argo-mentarne uno dei “cavalli di battaglia”: il rifiuto degli extracomunitari. Nel tempo, il suo discorso politico ha assunto sempre più dei toni di i-spirazione xenofoba, la cui preminenza nel programma è diventata nel complesso pari all’originale ragion d’essere, vale a dire la difesa dell’autonomia del Nord. Così, le considerazioni di natura etnico-culturale hanno progressivamente alimentato la salienza di temi quali il patrimonio culturale europeo ed il sistema di valori cristiani (un tema sottratto ad An che negli anni novanta ne aveva fatto un suo argomento di primo piano), nel quadro di una rappresentazione dei popoli europei fortemente contrapposta ai cittadini extra-comunitari e alla Turchia, in particolare.

Per quanto attiene alla rappresentanza, la Lega si esprime invece con toni di cauto euroscetticismo - per la verità comuni a molti partiti del panorama europeo - peraltro attenuati dalla posizione al governo (nel 2008 il partito ha votato a favore della ratifica del Trattato di Lisbona, dopo avere minacciato poco tempo prima, nel periodo in cui si trovava all’opposizione, un referendum contro lo stesso trattato). Nel program-ma del 2009, la Lega esprime una chiara preferenza per la natura inter-governativa del sistema decisionale comunitario, la difesa della sovrani-tà nazionale e i poteri del Consiglio; un ruolo assertivo e non di acquie-scenza per il governo nazionale nell’arena comunitaria; un bilancio complessivamente negativo sulla membership. La collocazione della Lega lungo l’asse delle ascisse è quindi da attribuirsi prevalentemente alla posizione rispetto ai vettori identitari e non rispetto alla rappresen-tanza.

Il Pd si caratterizza, come nel 2004, per l’alto grado di sostegno alle politiche dell’Ue (in tutti i settori da noi analizzati la preferenza è per la competenza mista nazional-europea), quindi per l’espansione della competenza comunitaria nelle politiche dove attualmente ha invece competenza ridotta, oltre che per l’europeismo nei vettori della rappresentanza e dell’identità. Si tratta di posizioni reiterate nel lungo

L’Europa secondo i partiti: vincolo, scelta o opportunità? 25 periodo e che da quasi un ventennio rinsaldano l’europeismo, specifico oltre che di massima, del centro-sinistra.

Appare utile sottolineare come una nuova formazione, Sinistra e Li-bertà (SeL), che aggrega componenti della sinistra radicale e non, si ca-ratterizzi, in questa sua prima apparizione elettorale, come una forza eu-ropeista sul versante delle politiche (favorevole a una competenza mista nazional-europea in tutti i settori analizzati), ma non su quelli dell’identità e della rappresentanza. Si tratta, piuttosto, di un partito inte-ressato all’internazionalismo e ad un concetto di identità cosmopolita, al tempo stesso critico verso i problemi del deficit comunitario e della rap-presentanza degli interessi delle classi più deboli nell’Ue. Rifondazione comunista (alleata in questa occasione con i Comunisti italiani) segue gli stessi orientamenti di Sinistra e Libertà e trova una collocazione analoga all’interno dello spazio bi-dimensionale. Nel complesso, in Italia, a dif-ferenza di quanto avviene in altri paesi, la sinistra radicale ha assunto nel corso degli anni un atteggiamento più disponibile verso l’Ue, critica sullo status quo e sulla traiettoria corrente dell’integrazione, ma al tem-po stesso fiduciosa circa gli sviluppi dell’Ue come attore nella gover-nance multi-livello. Si tratta di una peculiarità già rilevata negli anni passati e che sembra contrapporre la sinistra radicale italiana a quella dall’euroscetticismo assoluto che caratterizza, per esempio, i paesi del Nord Europa.

Come già visto nel 2004, anche nel 2009 l’Italia dei Valori assume una posizione che risente fortemente della totale assenza di salienza dei temi dell’asse delle ascisse, accompagnata da un sostegno esplicito per la comunitarizzazione di alcune politiche, soprattutto la giustizia e la di-fesa. Il suo europeismo risulta quindi mitigato nella rappresentazione grafica dall’effetto combinato degli assi fattoriali.

In conclusione, sotto il profilo del sistema partitico, il 2009 confer-ma nel complesso molti dei risultati osservati per il 2004. Il centro-sinistra continua a essere l’area caratterizzata da maggiore europeismo, mentre la sinistra radicale mostra livelli di sostegno complessivamente più alti rispetto a quanto avviene in altri paesi. Il centro-destra diventa nel tempo sempre più reticente sulle questioni specifiche dell’integrazione. La Lega ha in parte rivisto le sue posizioni, da un lato moderando la sua natura euroscettica ed accogliendo il concetto di iden-tità europea nella sua retorica, anche se per fini prevalentemente stru-mentali e pur volendo mantenere una decisa difesa della sovranità na-zionale, un partito quindi sempre più nazionalista nei rapporti con l’Ue; dall’altro condividendo la reticenza del centro-destra sulle politiche.

26 Nicolò Conti e Vincenzo Memoli

6. Conclusioni

In questo lavoro sono state analizzate le posizioni dei partiti italiani

sull’Europa, attraverso un’analisi del testo degli euromanifesti. Le posizioni partitiche sono state esaminate attraverso l’analisi in componenti principali. Ponendo al centro dell’analisi la struttura multi-dimensionale dell’offerta programmatica e guardando alle (cor)relazioni tra le diverse questioni esaminate è stato possibile tratteggiare le posizioni dei partiti all’interno di uno spazio bi-dimensionale. Le principali evidenze empiriche hanno rivelato come la struttura dei contenuti sia variabile nel tempo e come a un atteggiamento europeista su determinate questioni (per esempio le politiche) non corrisponda necessariamente un medesimo atteggiamento in altre questioni (per esempio identitarie o della rappresentanza). Il separare i diversi aspetti dell’integrazione analizzandone le reciproche interazioni è risultato quindi di indubbia utilità. La scelta applicativa dell’analisi in componenti principali ha consentito di ridurre la complessità dell’offerta programmatica, facendo emergere la struttura delle posizioni sull’Europa. Un’area di maggiore indeterminatezza all’interno dello spazio bi-dimensionale caratterizza, giustamente, i partiti le cui posizioni risultano meno puntuali ed esplicite (per esempio, il PdL nel 2009), in linea con l’ambiguità della loro offerta programmatica, appunto silenziosa sui temi analizzati.

La struttura dell’offerta programmatica nel suo complesso è cambia-ta nel tempo (per esempio, sotto il profilo delle correlazioni tra i diversi temi dell’integrazione europea) come conseguenza delle trasformazioni introdotte dai singoli partiti. Da questo punto di vista, possiamo osserva-re come il “menù europeo” si presenti ricco di opzioni e le formazioni politiche ne scelgono varie combinazioni secondo il proprio sistema di credenze, ma anche in maniera strumentale rispetto alla propria agenda politica (sintomatico è al proposito il caso delle Lega che inizialmente utilizza l’Europa come strumento contro lo stato nazionale e, successi-vamente, contro lo “straniero”). I partiti che dimostrano maggiore conti-nuità di atteggiamento nel tempo (centro-sinistra) sono quelli che si ca-ratterizzano per un approccio più di principio alle questioni dell’integrazioni europea, mentre quelli che rivedono le proprie posizio-ni (centro-destra, Lega, sinistra radicale) adottano un approccio più strumentale, oppure attraversano un’evoluzione ideologica che com-prende anche un riesame delle posizioni sull’Europa, come già avvenuto altre volte nella storia (si veda il caso della sinistra italiana, cfr. Conti e

L’Europa secondo i partiti: vincolo, scelta o opportunità? 27 Verzichelli 2005). Nel lungo periodo potrà essere meglio valutato quale sia il punto di approdo di tali evoluzioni.

Dal punto di vista interpretativo ci si può chiedere fino a che punto gli atteggiamenti espressi nei manifesti rappresentino realmente i partiti di riferimento. Si potrebbe obiettare che i manifesti sono documenti di qualità ed articolazione variabile, come tali non sempre adatti a rappre-sentare una fonte esaustiva per l’analisi. In realtà, grazie allo studio di molti partiti in più momenti elettorali è stato possibile selezionare i fe-nomeni più rilevanti e documentarli solo se caratterizzati da un’incidenza significativa. Per esempio, la sparizione dell’identità na-zionale è un fenomeno che riguarda l’intera offerta programmatica del 2009 – non imputabile quindi al programma di un singolo partito – e se-gna un’importante discontinuità rispetto agli anni precedenti. Interpre-tiamo questo cambiamento come un segno dei tempi: a molti anni dall’ingresso nell’euro, superato questo importante traguardo, il tema di una nazione italiana salvata dall’Europa non è più così di attualità e ri-sulta quindi meno ricorrente anche nel discorso politico.

Infine, dal punto di vista teorico, alcuni studi (Hooghe, Marks e Wil-son 2004; Gabel e Hix 2004) hanno dimostrato come i partiti moderati tendano a condividere un sostegno di massima verso l’Ue, mentre l’euroscetticismo assoluto è un atteggiamento che si riscontra nei partiti alle estremità dello spazio politico. Inoltre, secondo gli stessi studi, i partiti di centro-sinistra, soprattutto a partire dagli anni novanta, tendono ad essere più europeisti dei partiti di centro-destra. L’analisi del caso ita-liano ha mostrato, in effetti, come il centro-sinistra sia il fronte più eu-ropeista, mentre il centro-destra fluttui tra la reticenza e un moderato eu-roscetticismo. I partiti estremi, per loro natura più critici verso l’Ue, nel corso del tempo hanno ammorbidito le loro posizioni: la sinistra radicale è diventata sempre più europeista, mentre la Lega ha rivelato un euro-scetticismo più marcato, sebbene non assoluto specie quando si trova al governo. Si tratta di linee di contrapposizione tra aree politiche (sinistra-destra, partiti moderati-estremi) che coincidono in larga misura con le dinamiche della competizione nell’arena nazionale. Al contrario di altri paesi, dove la questione Europa ha carattere trasversale e tende a desta-bilizzare il sistema dei cleavage (Aylott 2002), nel caso italiano si può quindi parlare di una questione assimilabile alle linee di conflitto che re-golano la competizione politica nazionale, senza rischi seri di destabiliz-zazione, articolate entro i confini di un europeismo che può ancora dirsi diffuso, dal momento che non sono ancora emerse forme irriducibili di euroscetticismo.

Fig. 1 Lo spazio bi-dimensionale dell'offerta programmatica: identità, rappresentanza e politiche negli euromanifesti (1994) Nota:I punti rappresentano il grado di correlazione tra le singole dimensioni dell’integrazione europea e le due dimensioni latenti estratte

L’Europa secondo i partiti: vincolo, scelta o opportunità? 29 Fig. 2 Lo spazio bi-dimensionale dell'offerta programmatica: identità, rappresentanza e politiche negli euromanifesti (1999) Nota:I punti rappresentano il grado di correlazione tra le singole dimensioni dell’integrazione europea e le due dimensioni latenti estratte

30 Nicolò Conti e Vincenzo Memoli

Fig. 3 Lo spazio bi-dimensionale dell'offerta programmatica: identità, rappresentanza e politiche negli euromanifesti (2004) Nota:I punti rappresentano il grado di correlazione tra le singole dimensioni dell’integrazione europea e le due dimensioni latenti estratte

L’Europa secondo i partiti: vincolo, scelta o opportunità? 31 Fig. 4 Lo spazio bi-dimensionale dell'offerta programmatica: identità, rappresentanza e politiche negli euromanifesti (2009)

32 Nicolò Conti e Vincenzo Memoli Nota:I punti rappresentano il grado di correlazione tra le singole dimensioni dell’integrazione europea e le due dimensioni latenti estratte

APPENDICE

Dimensioni, temi e posizioni negli Euromanifesti (foglio di codifica) Dimensio-

ne Tema Posizione

Descrizione posizione

Rappresen-tanza

Membership

Opportunità favorevoli

L’UE viene descritta prevalentemente come portatrice di benefici e vantaggi per il paese. Consenso e appro-vazione generale per il processo di integrazione euro-pea

Vincoli negati-

vi L’UE viene descritta prevalentemente come portatrice di vincoli e priva di benefici. Malcontento e disapprovazione generale per il proces-so di integrazione europea

Misto Elementi di entrambe le altre categorie

Nessun riferi-

mento Nessun riferimento al tema

Rappresen-tanza

Azione governo naziona-le nell’UE

Leadership Aspirazione a essere in prima linea e guidare i nego-ziati e le grandi decisioni

Cooperazione Enfasi sulla necessità di un lavoro comune dei governi

nazionali per raggiungere obiettivi condivisi, anche at-traverso una parte attiva del proprio governo per que-sto fine

Difesa/rifiuto Preferenza per forme di opting-out dall’UE nel suo

complesso o da alcune delle sue principali politiche (Unione monetaria, Mercato comune, ecc.). Gli inte-ressi nazionali sono presentati come minacciati dall’UE

Misto Elementi di almeno due altre categorie

Nessun

riferimento Nessun riferimento al tema

Rappresen-tanza

Sistema di voto nell’UE

Maggioranza Preferenza per il voto a maggioranza e per l’estensione di questo sistema di voto

Unanimità Salvaguardia del voto all’unanimità e del potere di ve-

to dei governi nazionali

Misto maggioranza/

Unanimità

Preferenza per entrambe le soluzioni secondo le aree di politiche

Rinazionaliz-zare

Rinazionalizzare alcune competenze per le quali l’UE dovrebbe conservare solo poteri consultivi o di im-plementazione

Nessun Nessun riferimento al tema

34 Nicolò Conti e Vincenzo Memoli Dimensio-

ne Tema Posizione

Descrizione posizione

riferimento

Politiche

Politica estera Politica di difesa Politica sociale Politica della giustizia Politicadell’immigrazione Politica ambientale

Sovranazionale esclusiva

E’ stato codificato il livello di competenza preferito. Livello misto solo se esplicitamente espresso

Nazionale esclusiva

Sub-nazionale esclusiva

Misto sovranazionale

+ nazionale

Misto sovranazionale

+ sub-nazionale

Misto naziona-le + sub-nazionale

Nessun riferimento

Nessun riferimento al tema

Identità Cultura europea Riferimento Menzione di elementi, ascritti o acquisiti, che defini-

scono l’appartenenza all’Europa, come cultura, valori, costumi, storia o tradizioni comuni e che differenziano un in-group (gli europei) da un out-group (gli altri)

Nessun riferimento

Nessun riferimento al tema

Identità Identità nazionale Riferimento Menzione del tema dell’identità nazionale o, più in

generale, di un patrimonio condiviso e di somiglianze dei cittadini di un paese

Nessun riferimento

Nessun riferimento al tema

Identità Identità locale Riferimento Menzione del tema dell’identità locale o, più in gene-

rale, di un patrimonio condiviso e di somiglianze dei cittadini di un’unità sub-nazionale

Identità Cultura nazionale Riferimento Menzione di elementi, ascritti o acquisiti, che defini-

scono l’appartenenza alla nazione, come cultura, valo-ri, costumi, storia o tradizioni comuni e che differen-ziano un in-group (coloro che appartengono alla na-zione) da un out-group (gli altri)

Identità Cultura locale Riferimento Menzione di elementi, ascritti o acquisiti, che defini-

scono l’appartenenza alla nazione, come cultura, valo-ri, costumi, storia o tradizioni comuni e che differen-ziano un in-group (coloro che appartengono all’entità sub-nazionale) da un out-group (altri appartenenti alla nazione o altro)

Nessun riferimento

Nessun riferimento al tema

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