I determinanti Capitolo economici - arpacampania.itdeterninanti+economici... · La regione Campania...

77
7.1 QUADRO MACROECONOMICO 7.1.1 Inquadramento e rilevanza del problema In questo capitolo vengono analizzati gli aspetti generali relativi ai principali elementi che concorrono alla determinazione del quadro macroeconomico della Campania. In particolare, l’attenzione è stata focalizzata sia sul fattore demografico e sia sui fattori caratteristici dell’andamento economico, che si intrecciano sempre più strettamente con gli aspetti di controllo, tutela e prevenzione dell’ambiente nella sua accezione più vasta. Da un punto di vista demografico la Campania è la regione a più alta densità di popolazione in tutta Italia, con un numero di abitanti che nel 2001 (ultimo Censimento ISTAT) è pari a 5.698.200, di cui più di 3 milioni (53,7%) concentrati nella provincia di Napoli e più di un milione Capitolo 7 I d eterminanti e conomici 1.QUADRO MACROECONOMICO 87

Transcript of I determinanti Capitolo economici - arpacampania.itdeterninanti+economici... · La regione Campania...

7.1 QUADRO MACROECONOMICO

7.1.1 Inquadramento e rilevanza del problema

In questo capitolo vengono analizzati gli aspetti generali relativi ai principali elementi che concorrono alla determinazione del quadro macroeconomico della Campania. In particolare, l’attenzione è stata focalizzata sia sul fattore demografico e sia sui fattori caratteristici dell’andamento economico, che si intrecciano sempre più strettamente con gli aspetti di controllo, tutela e prevenzione dell’ambiente nella sua accezione più vasta. Da un punto di vista demografico la Campania è la regione a più alta densità di popolazione in tutta Italia, con un numero di abitanti che nel 2001 (ultimo Censimento ISTAT) è pari a 5.698.200, di cui più di 3 milioni (53,7%) concentrati nella provincia di Napoli e più di un milione

Capitolo

7

I determinantieconomici

1.QUADRO MACROECONOMICO

87

I determinanti economici: Quadro macroeconomico

(18,8%) in quella di Salerno, seguite dalle province di Caserta (15,0%) e quindi di Avellino (7,5%) e Benevento (5,0%). Considerando le componenti intrinseche della dinamica demografica, si registra un saldo naturale di valore costantemente positivo dal 1995 al 2000, ma con un trend decrescente. Invece il saldo migratorio, calcolato nello stesso periodo, si presenta sempre negativo, con una diminuzione in valore assoluto negli ultimi tre anni. Relativamente all’economia, i dati regionali del 2002 rilevano una crescita del prodotto interno lordo pari a 1,9% che risulta più del doppio della media meridionale (0,8%); inoltre, gli investimenti fissi lordi sono superiori del 34% rispetto alla media nazionale e quasi raddoppiati nei confronti della media delle regioni del Mezzogiorno. La dimensione della spesa evidenzia, rispetto al 2001, una crescita del 36% a fronte di una contrazione del 12% nel Mezzogiorno. L’occupazione registra un incremento del 3,2% accompagnata da una diminuzione dell’1,4% del tasso di disoccupazione. Nel periodo 1999-2002 gli occupati sono aumentati ad un tasso medio annuo del 2% in linea con quello delle altre regioni meridionali e leggermente più elevato rispetto al dato nazionale (1,8%).

7.1.2 Gli Indicatori fondamentali

Nella tabella 1 di seguito riportata sono definiti gli indicatori utilizzati sia per quanto riguarda l’andamento demografico e sia per l’andamento economico.

Tabella 1 – Elenco indicatori

Nome Definizione

Popolazione residente

Numero delle persone aventi la propria dimora abituale in un determinato ambito territoriale (Comune, Provincia, Regione).

Densità Rapporto tra il numero delle persone residenti e la superficie del territorio di interesse.

Saldo migratorio

Differenza tra le iscrizioni anagrafiche per immigrazione e le cancellazioni per emigrazione.

Saldo naturale Differenza tra il numero delle nascite e il numero dei decessi.

Indice di dipendenza Rapporto percentuale fra la popolazione appartenente a classi d’età tra 0 e 14 anni e 65 anni ed oltre e la classe comprendente popolazione tra 15 e 64 anni.

Indice di vecchiaia Rapporto percentuale tra la popolazione con 65 anni e oltre e la popolazione con meno di 14 anni.

AN

DA

ME

NTO

DE

MO

GR

AFI

CO

Indice di ricambio Rapporto percentuale tra la popolazione con età compresa tra 60 e 64 anni la popolazione con età tra i 15 e i 19 anni.

PIL Flusso di nuovi beni e servizi prodotti in un anno o in un trimestre dato dalla somma della spesa in beni e servizi delle famiglie, delle imprese e del settore pubblico.

Valore aggiunto Differenza, calcolata ai prezzi di base o di mercato, tra il valore della produzione di beni e servizi ed il valore dei beni e servizi intermedi consumati (materie prime e ausiliarie impiegate e servizi forniti da altre unità produttive).

Unità di lavoro Numero di ore annue impiegate in percentuale nella produzione di beni e servizi rientranti nelle stime del PIL .

Importazioni Valore dei beni e servizi acquisiti all’esterno, introdotti nel territorio di riferimento.

AN

DA

ME

NTO

EC

ON

OM

ICO

Esportazioni Valore dei beni e servizi trasferiti di beni e di servizi da operatori residenti a operatori non residenti.

ARPA Campania 88

Seconda Relazione sullo Stato dell’Ambiente della Campania

Investimenti Flusso annuale di nuovo capitale che si aggiunge allo stock di capitale già esistente.

Occupati Numero di persone di 15 anni e più che soddisfano almeno uno dei seguenti requisiti: 1) avere un'attività lavorativa, anche se nel periodo di riferimento non ha effettuato ore di lavoro; 2) aver effettuato una o più ore di lavoro retribuite nel periodo di riferimento indipendentemente dalla condizione dichiarata; 3) aver effettuato una o più ore di lavoro non retribuite presso un'impresa familiare.

Unità in cerca di occupazione

Numero di persone di 15 anni e più non occupate, ovvero: a) disoccupati in senso stretto; b) persone in cerca di prima occupazione; c) altre persone che cercano lavoro.

Forze di lavoro Somma del numero di persone occupate e delle unità in cerca di occupazione.

Tasso di attività Rapporto percentuale tra le persone appartenenti alle forze di lavoro e la popolazione di 15 anni e più.

Tasso di occupazione Rapporto percentuale tra le persone occupate e le forze di lavoro.

Tasso di disoccupazione

Rapporto percentuale tra le persone in cerca di occupazione e le forze di lavoro.

Le modalità di applicazione e le considerazioni di dettaglio sono esplicitate nelle aree o ambiti di interesse individuati per lo sviluppo sostanziale delle problematiche in oggetto. Le fonti utilizzate per il popolamento dei vari indicatori sono essenzialmente: i rapporti ISTAT, SVIMEZ e Banca d’Italia; i quaderni dell’Osservatorio Economico e Sociale della Regione Campania; gli studi effettuati dalla Facoltà di Economia dell’Università di Napoli. I dati raccolti relativi alla regione Campania sono confrontati con quelli del Mezzogiorno e dell’intero Paese; per di più, nel caso degli indicatori macroeconomici, i dati stessi sono anche percentualmente organizzati a fronte della loro incidenza nei vari settori di attività produttive.

7.1.3 L’andamento demografico

Popolazione e densità

La regione Campania occupa una superficie di 13.595,3 Kmq, corrispondente al 4,5% dell’intero territorio nazionale e all’11% del Mezzogiorno (tabella 2). La provincia meno estesa è Napoli mentre quella con la maggiore estensione è Salerno. Secondo i dati dell’ultimo censimento ISTAT 2001, la densità demografica media della regione è di 419,3 abitanti per Kmq, superiore sia alla media nazionale che a quella del Mezzogiorno. Analizzando i dati a livello provinciale, la maggiore concentrazione demografica si registra nelle province costiere ed in particolare nel napoletano (circa i 2/3 dell’intera popolazione regionale), mentre le province interne, Avellino e Benevento, sono caratterizzate da una densità di popolazione più bassa, inferiore addirittura a quella media dell’Italia e del Mezzogiorno.

Bilancio demografico

Il bilancio demografico rappresenta il movimento della popolazione residente e registra le variazioni anagrafiche verificatesi nel corso di un dato periodo (tre mesi o un anno). E’ costituito dal movimento naturale (iscrizioni per nascita e cancellazioni per morte) e dal movimento migratorio (iscrizioni e cancellazioni per trasferimento di residenza).

89

I determinanti economici: Quadro macroeconomico

Tabella 2 – Popolazione residente in regione Campania

Provincia Popolazione Residente(x 1000) Superficie (Kmq) Densità (Ab/Kmq)

Avellino 429 2.791,6 153,7

Benevento 287 2.070,6 138,6

Caserta 853 2.639,4 323,2

Napoli 3.059 1.171,1 2.612,1

Salerno 1.073 4.922,6 218,0

Campania 5.701 13.595,3 419,3

Mezzogiorno 20.516 123.053,7 166,7

Italia 56.996 301.302,9 189,2

FONTE: Censimento ISTAT 2001

Analizzando il bilancio demografico della regione Campania, secondo i dati ISTAT 2000, il saldo naturale risulta caratterizzato da un valore positivo, analogamente alla situazione generale delle regioni del Mezzogiorno, ma in contrasto con la tendenza nazionale che risulta negativa (Tabella 3). Per quanto concerne il saldo migratorio, si osserva una situazione esattamente opposta, con un saldo negativo in Campania e nel Mezzogiorno. Tale valore negativo indica una tendenza della popolazione campana, e più in generale del Mezzogiorno, al trasferimento verso le regioni del nord, caratterizzate invece da un saldo migratorio positivo. In Campania, in ogni caso, il saldo migratorio è compensato dal saldo naturale con una conseguente minima variazione della popolazione residente.

Tabella 3 – Bilancio demografico della regione Campania

Popolazione residente Campania Mezzogiorno Italia

Dati al 1-1-2000 5.780.958 20.869.543 57.679.895

Nascite 67.181 215.481 543.039

Decessi 47.486 180685 560.241

Saldo naturale 19.695 34.796 -17.202

Immigrazione 130.694 390.764 1.572.612

Emigrazione 149.103 444.952 1.391.288

Saldo migratorio -18.409 -54.188 181.324

Dati al 31-12-2000 5.782.244 20.850.151 57.844.017

FONTE: ISTAT 2000

Estendendo tale esame al periodo 1995-2000 per la regione Campania (tabella 4), si osserva che il saldo naturale si è sempre mantenuto entro valori positivi, con una leggera flessione negli ultimi anni. Invece il saldo migratorio, costantemente negativo, e quindi indicante una regolare tendenza verso una leggera emigrazione dalla Campania, ha registrato un picco nel 1999. Più in particolare, il saldo naturale ha ampiamente compensato il saldo migratorio negativo dal 1995 al 1997 determinando un incremento della popolazione residente nel corso di questo periodo. Negli anni successivi si è invece registrata una riduzione dei residenti a causa di una leggera diminuzione del saldo naturale accompagnata da un aumento del saldo migratorio.

ARPA Campania 90

Seconda Relazione sullo Stato dell’Ambiente della Campania

Tabella 4- Andamento del bilancio demografico della regione Campania.

Popolazione residente 1995 1996 1997 1998 1999 2000

Dati al 1 gennaio 5745761 5762518 5785352 5796899 5792580 5780958

Saldo naturale 26062 27666 25155 21753 21467 19695

Saldo migratorio -9305 -4832 -13608 -26072 -33089 -18409

Dati al 31 dicembre 5762518 5785352 5796899 5792580 5780958 5782244

FONTE: ISTAT 1995-2000

L’indice di dipendenza, l’indice di vecchiaia e l’indice di ricambio consentono di effettuare considerazioni di natura economica, analizzando le classi di età che caratterizzano la struttura della società. In particolare, l’indice di dipendenza è legato al livello economico del tessuto sociale, e consente di rapportare la fascia di popolazione inattiva a quella che, attraverso la propria attività, dovrebbe provvedere anche al sostentamento di chi non rientra nella fascia di età lavorativa. L’indice di vecchiaia esprime il grado di invecchiamento della popolazione: i valori superiori a 100 sono indicativi di una maggiore presenza di soggetti anziani (65 anni ed oltre) rispetto ai molto giovani (0-14 anni). Infine l’indice di ricambio è più strettamente legato al mondo del lavoro: i valori inferiori a 100 segnalano un aumento del numero dei giovani in cerca di prima occupazione. I tre indici sono riportati in figura 1, attraverso un rappresentazione ad istogrammi per un confronto immediato tra il dato regionale e quello nazionale. In Campania, come mostra il grafico, l’indice di dipendenza pari al 49% evidenzia che la popolazione regionale è costituita da un numero di persone senza autonomia di sostentamento leggermente superiore a quello rilevato a livello nazionale. Gli indici di vecchiaia e di ricambio, pari rispettivamente al 72% ed al 68%, confermano una popolazione regionale caratterizzata da un numero significativo di individui entro i 19 anni e quindi da un numero di giovani in cerca di prima occupazione, in contrapposizione ai rispettivi dati nazionali corrispondenti al 127% e 114%.

Figura 1 -Indici demografici: confronto tra la regione Campania e l’ Italia. 2

FONTE: Censimento ISTAT 2001

0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%

100%110%120%130%

Indice di dipendenza Indice di vecchiaia Indice di ricambio

Campania

Italia

91

I determinanti economici: Quadro macroeconomico

7.1.4 L’andamento economico

Prodotto Interno Lordo (PIL) Nel 2002, l’economia italiana è stata caratterizzata da un progressivo rallentamento, accompagnato da un graduale abbassamento del ritmo di crescita del PIL, che dal 1,8% del 2001 è passato allo 0,4% nel 2002 per un netto indebolimento della domanda totale. La crescita del PIL regionale in termini reali è risultata invece pari all’1,9%, superiore quindi al dato nazionale. Analizzando il periodo 1996-2002 (tabella 5), si è osservata una crescita media annua dell’1,9% in ambito regionale, prossima a quella del Mezzogiorno e superiore a quella italiana (1,7%).

Tabella 5 – Prodotto Interno Lordo

Valori a prezzi 1995 (milioni di euro)

1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002

Campania 58.508,6 58.247,1 60.512,8 62.176,7 62.712,2 64.426,0 65.521,2 66.307,5

Mezzogiorno 223.283,3 225.587,3 231.636,0 236.314,6 240.344,20 246.983,3 252.416,9 250.808,8

Italia 923.052,1 933.142,1 952.049,6 969.130,9 984.566,7 1.012.802,5 1.031.032,9 1.022.402,5

Variazioni ( %) Campania - -0,4% 3,9% 2,7% 0,9% 2,7% 1,7% 1,9%

Mezzogiorno - 1,0% 2,7% 2,0% 1,7% 2,8% 2,2% 0,8%

Italia - 1,1% 2,0% 1,8% 1,6% 2,9% 1,8% 0,4%

FONTE: ISTAT 1995-2000, SVIMEZ 2001, Banca di Italia

Secondo il rapporto Banca d’Italia 2002, l’elemento che più di ogni altro ha partecipato alla crescita del PIL è stata la spesa per investimenti fissi lordi, il cui aumento rispetto all’anno precedente è stato del 4,8%; mentre debole è stata la crescita dei consumi delle famiglie (0,8%), specialmente nei beni durevoli. Investimenti Nel 2002, come già detto, gli investimenti fissi lordi sono aumentati in Campania del 4,8%, dato superiore sia alla media nazionale (0,5%) sia a quella delle regioni del Mezzogiorno (3%). Responsabili di questo incremento (tabella 6) sono soprattutto gli investimenti in macchinari, mezzi di trasporto e prodotti vari (8,0%), mentre i settori in cui è stata registrata la maggiore crescita degli investimenti sono l’agricoltura (4,5%) e i servizi (5,9%). Anche la spesa dei fondi comunitari, connessi all’attuazione del Quadro Comunitario di Sostegno, ha registrato un considerevole aumento. Le erogazioni, a fronte di tali disponibilità, si sono attestate su circa 1.700 milioni di euro, pari al 2,6% del PIL regionale, superiore all’incidenza del 2001. In gran parte, tali risorse hanno finanziato sia gli interventi in opere pubbliche e sia le iniziative private.

ARPA Campania 92

Tabe

lla 6

- In

vest

imen

ti fis

si lo

rdi p

er ti

po d

i ben

i e p

er s

etto

re d

i atti

vità

.

Valo

ri a

prez

zi 1

995

(mili

oni d

i eur

o)

Varia

- zi

oni %

19

95

1996

19

97

1998

19

99

2000

20

01

2002

02

/01

Inve

stim

enti

fissi

lord

i per

tipo

di b

eni

Cam

pani

a 5.

399,

6 5.

110,

2 5.

367,

1 5.

387,

7 5.

577,

4 5.

756,

0 6.

055,

2 6.

101,

8 0,

8

Mez

zogi

orno

22

.981

,4

22.4

95,7

22

.560

,8

22.3

69,2

23

.087

,9

24.0

75,5

25

.069

,4

24.9

93,5

-0

,3

Cos

truzi

oni e

op

ere

pubb

liche

Ita

lia

77.0

56,5

79

.811

,4

78.2

53,6

78

.101

,2

80.1

05,9

84

.847

,7

87.6

01,3

87

.890

,4

0,3

Cam

pani

a 5.

806,

5 6.

054,

7 6.

626,

9 7.

063,

1 6.

562,

2 7.

400,

8 7.

751,

5 8.

368,

9 8,

0

Mez

zogi

orno

19

.539

,5

21.1

34,9

24

.235

,2

26.6

51,2

25

.937

,2

28.8

42,4

29

.615

,4

31.3

34,7

5,

8

Mac

chin

ari,

mez

zi d

i tra

spor

to e

pr

odot

ti va

ri Ita

lia

92.2

65,1

95

.640

,3

100.

860,

7 10

8.12

6,6

115.

517,

5 12

4.75

9,0

127.

545,

8 12

8.36

8,0

0,6

Inve

stim

enti

fissi

lord

i per

set

tore

di a

ttivi

Cam

pani

a 45

9,0

512,

5 41

3,4

529,

3 49

8,0

482,

2 43

1,4

450,

8 4,

5

Mez

zogi

orno

2.

666,

9 2.

951,

5 2.

792,

7 2.

903,

5 2.

681,

8 3.

044,

9 2.

841,

3 2.

830,

2 -0

,4

Agr

icol

tura

Italia

7.

767,

2 8.

314,

5 8.

168,

5 8.

481,

6 8.

819,

8 9.

293,

1 8.

660,

2 8.

804,

0 1,

7

Cam

pani

a 2.

601,

2 2.

367,

8 2.

753,

6 2.

906,

5 2.

644,

0 2.

785,

0 2.

766,

7 2.

788,

3 0,

8

Mez

zogi

orno

9.

400,

6 9.

159,

6 10

.825

,7

11.6

87,0

11

.116

,8

12.4

93,2

12

.503

,0

12.4

52,2

-0

,4

Indu

stria

Italia

50

.154

,9

50.2

62,2

51

.508

,5

55.3

38,6

55

.273

,0

60.0

82,4

60

.599

,8

60.7

10,1

0,

2

Cam

pani

a 8.

145,

9 8.

284,

6 8.

827,

0 9.

015,

0 8.

997,

6 9.

889,

6 10

.608

,6

11.2

31,6

5,

9

Mez

zogi

orno

30

.453

,4

31.5

19,5

33

.177

,6

34.4

29,9

35

.226

,5

37.3

79,8

39

.340

,5

41.0

45,8

4,

3 S

ervi

zi

Italia

11

1.39

9,5

116.

875,

0 11

9.43

7,3

122.

407,

6 13

1.53

0,6

140.

231,

2 14

5.88

7,1

146.

744,

3 0,

6

Cam

pani

a 11

.206

,1

11.1

64,9

11

.994

,0

12.4

50,8

12

.139

,6

13.1

56,8

13

.806

,7

14.4

70,7

4,

8

Mez

zogi

orno

42

.520

,9

43.6

30,6

46

.796

,0

49.0

20,4

49

.025

,1

52.9

17,9

54

.684

,8

56.3

28,2

3,

0 To

tale

Italia

16

9.32

1,6

175.

451,

7 17

9.11

4,3

186.

227,

8 19

5.62

3,4

209.

606,

7 21

5.14

7,1

216.

258,

4 0,

5

FON

TE: I

STA

T (e

labo

razi

one

Uni

onca

mer

e).

93

Seconda Relazione sullo Stato dell’Ambiente della Campania

Esportazioni ed importazioni Nel 2002, secondo i dati ISTAT, le esportazioni per l’estero della regione Campania sono diminuite del 6,6% rispetto all’anno precedente, decremento superiore a quello nazionale il cui valore è risultato pari al 2,8% (tabella 7). Analogamente, le importazioni dall’estero sono state caratterizzate da una diminuzione pari al 4,4%, contro il decremento del 2,6% registrato a livello nazionale. In assoluto, in Campania il valore delle esportazioni ha superato quello delle importazioni, in netta contrapposizione con l’andamento osservato per le regioni meridionali ma in accordo con quello nazionale. In particolare, sono le province costiere di Caserta, Napoli e Salerno ad aver determinato l’andamento complessivo regionale.

Tabella 7 - Valore delle esportazioni ed importazioni dall’estero.

Esportazioni (euro) 2000 2001 2002 Var. 02/01

Caserta 1.167.496.196 1.140.233.845 1.001.443.284 -12,2%

Benevento 62.822.106 80.222.218 83.212.581 3,7%

Napoli 4.402.034.818 4.869.014.075 4.539.089.191 -6,8%

Avellino 951.966.689 937.960.743 720.053.469 -23,2%

Salerno 1.200.778.041 1.422.708.131 1.545.286.181 8,6%

Campania 7.785.097.850 8.450.139.012 7.889.084.706 -6,6%

Centro 43.322.452.886 44.305.623.326 43.953.761.063 -0,8%

Sud 28.671.217.265 29.711.442.479 28.620.487.158 -3,7%

Italia 260.282.337.941 272.920.183.286 265.298.403.473 -2,8%

Importazioni (euro) 2000 2001 2002 Var. 02/01

Caserta 940.462.666 894.530.631 870.140.904 -2,7%

Benevento 99.755.303 98.220.559 98.534.864 0,3%

Napoli 3.911.841.734 4.432.567.483 4.380.537.159 -1,2%

Avellino 1.347.912.939 1.302.893.393 1.080.543.335 -17,1%

Salerno 1.250.385.844 1.219.506.356 1.165.776.774 -4,4%

Campania 7.550.358.486 7.947.718.422 7.595.533.036 -4,4%

Centro 43.234.136.465 44.745.185.140 43.388.189.279 -3,0%

Sud 35.907.651.434 35.470.893.845 33.462.549.170 -5,7%

Italia 258.478.501.416 263.739.721.936 256.857.485.152 -2,6%

FONTE: ISTAT (elaborazione Unioncamere)

Settori di attività Per quanto riguarda l’economia reale, appare utile presentare i dati relativi al valore aggiunto ed alle unità di lavoro.

ARPA Campania 94

I determinanti economici: Quadro macroeconomico

Tabella 8 - Valore aggiunto e Unità di lavoro per settore di attività

Valore aggiunto (%)

Settore 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002

Campania 3,6 4,8 4,5 4,8 5,0 4,7 3,5 3,5

Mezzogiorno 5,3 5,2 5,3 5,2 5,5 5,1 4,8 4,6 Agricoltura, silvicoltura e

pesca Italia 3,2 3,3 3,2 3,2 3,4 3,2 3,1 3,0

Campania 16,9 16,3 16,4 15,8 16,0 15,8 15,5 15,4

Mezzogiorno 15,9 15,4 15,5 15,3 15,3 15,4 15,0 15,3 Industria in senso stretto

Italia 24,9 24,3 24,5 24,5 24,3 24,2 23,7 23,6

Campania 5,5 5,4 5,5 5,2 5,3 5,2 5,2 5,3

Mezzogiorno 6,2 6,1 6,0 5,6 5,8 5,7 5,7 5,6 Costruzioni

Italia 5,1 5,3 5,1 5,0 5,0 4,9 5,0 5,0

Campania 73,9 74,7 74,7 75,4 75,0 75,5 75,8 75,9

Mezzogiorno 72,6 73,2 73,2 73,9 73,5 73,8 74,5 74,6 Servizi

Italia 66,7 67,2 67,2 67,4 67,4 67,7 68,2 68,4

Campania 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

Mezzogiorno 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Totale

Italia 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

Unità di lavoro (%)

Settore 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002

Campania 9,9 9,3 9,0 8,7 7,9 7,2 7,2 6,9

Mezzogiorno 12,8 12,2 11,8 11,2 10,6 10,3 10,2 9,8 Agricoltura, silvicoltura e

pesca Italia 7,2 6,9 6,7 6,3 6,0 5,7 5,7 5,5

Campania 15,9 15,5 15,6 15,4 15,5 15,3 15,1 15,1

Mezzogiorno 14,2 13,9 14,0 14,1 14,2 14,0 13,8 13,9 Industria in senso stretto

Italia 23,2 22,9 22,9 23,1 22,8 22,4 21,9 21,7

Campania 6,6 6,5 6,5 6,4 6,3 6,6 6,9 7,0

Mezzogiorno 7,4 7,3 7,5 7,2 7,2 7,4 7,7 7,6 Costruzioni

Italia 6,7 6,6 6,7 6,5 6,6 6,7 6,9 6,9

Campania 67,5 68,7 68,9 69,5 70,3 70,9 70,8 71,0

Mezzogiorno 65,6 66,7 66,8 67,5 68,0 68,3 68,4 68,7 Servizi

Italia 62,9 63,6 63,8 64,1 64,7 65,2 65,6 65,9

Campania 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

Mezzogiorno 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Totale

Italia 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

FONTE: ISTAT 1995-2002

95

Seconda Relazione sullo Stato dell’Ambiente della Campania

In particolare, il valore aggiunto consente di analizzare il contributo delle singole attività produttive alla stima del prodotto interno lordo in un determinato periodo di riferimento, mentre le unità di lavoro sono utilizzate come misura del volume di lavoro impiegato nella produzione dei beni e servizi. Quest’ultimo indicatore rappresenta la quantità di lavoro prestato nell’anno dagli occupati a tempo pieno oppure la quantità di lavoro equivalente prestata da lavoratori a tempo parziale o che svolgono un doppio lavoro. Nella tabella 8 sono riportati, relativamente al periodo 1995-2002, i dati percentuali corrispondenti al valore aggiunto ed alle unità di lavoro per i diversi settori di attività considerati Nel corso degli anni si registra un aumento del contributo del settore dei servizi sia per quanto riguarda il valore aggiunto e sia per le unità di lavoro, raggiungendo nel 2002 valori pari al 75,9% ed al 71,0%, rispettivamente. Relativamente al settore dell’industria si rileva invece una leggera diminuzione nel tempo dell’apporto percentuale al volume totale di entrambi gli indicatori, cui fa riscontro un andamento pressoché costante del peso percentuale delle costruzioni. Per il settore agricolo si registra ancora una certa stabilità del valore aggiunto, accompagnata però da una sensibile diminuzione dell’incidenza delle unità di lavoro, passata dal 9,9% del 1995 al 6,9% del 2002. Occupazione Le dinamiche occupazionali sul territorio, sempre più complesse ed articolate, hanno orientato all’utilizzo dei sei indicatori riportati relativamente al periodo di osservazione 1995-2002 (tabella 9). Per gli occupati, in particolare, è stata analizzata anche l’incidenza dei diversi settori di attività sul totale registrato nel corso dei vari anni. Per calcolare le unità in cerca di occupazione si precisa, invece, che sono stati considerati: i disoccupati in senso stretto; gli inoccupati; le persone, come gli studenti, le casalinghe e i soggetti già in pensione, che comunque cercano lavoro.

Tabella 9 -Occupati, disoccupati e forza lavoro.

Campania Occupati (x1000)

Anno

Agric

oltu

ra

Indu

stria

in

sens

o st

retto

Cos

truzi

oni

Serv

izi

Tota

le

In Cerca di

occupazione

(x1000)

Forze di

lavoro (x1000)

Tasso di

attività (%)

Tasso di

occupazione

(%)

Tasso di

disoccupazione

(%)

1995 170 228 133 973 1.504 317 2011 35,2 26,3 25,3

1996 158 219 129 977 1.483 304 1992 44,0 32,8 25,6

1997 158 222 127 987 1.494 321 2014 44,4 32,9 25,8

1998 158 218 131 1.018 1.515 315 2033 35,2 26,4 24,9

1999 121 241 128 1.059 1.549 482 2031 43,9 33,5 23,7

2000 109 236 137 1.078 1.560 485 2044 44,1 33,6 23,7

2001 109 241 147 1.096 1.593 462 2055 44,1 34,2 22,5

2002 105 247 154 1.138 1.644 441 2085 44,6 35.2 21,1

Mezzogiorno 1995 689 843 568 3.595 5.696 1.458 7.153 42,9 34,2 20,4

1996 654 812 566 3.657 5.688 1.495 7.183 42,8 33,9 20,8

ARPA Campania 96

I determinanti economici: Quadro macroeconomico

1997 630 820 563 3.702 5.715 1.543 7.258 42,9 33,8 21,3

1998 607 841 551 3.816 5.816 1.634 7.450 43,9 34,2 21,9

1999 561 844 546 3.865 5.815 1.636 7.451 43,8 34,2 22,0

2000 553 851 572 3.943 5.918 1.576 7.495 43,9 34,6 21,0

2001 559 857 615 4.048 6.079 1.456 7.535 44,0 35,5 19,3

2002 541 893 617 4.141 6.192 1.375 7.567 44,0 36,0 18,2

Italia 1995 1.333 5.187 1.573 11.933 20.026 2.638 22.664 47,1 41,6 11,6

1996 1.277 5.125 1.568 12.155 20.125 2.653 22.778 47,2 41,7 11,6

1997 1.245 5.096 1.564 12.302 20.207 2.688 22.895 47,2 41,7 11,7

1998 1.201 5.186 1.544 12.504 20.435 2.745 23.180 47,6 42,0 11,8

1999 1.134 5.175 1.575 12.807 20.692 2.669 23.361 47,9 42,4 11,4

2000 1.120 5.149 1.618 13.193 21.080 2.495 23.575 48,2 43,1 10,6

2001 1.126 5.133 1.707 13.548 21.514 2.267 23.781 48,5 43,8 9,5

2002 1.096 5.183 1.748 13.802 21.829 2.204 23.904 48,6 44,4 9,2

FONTE: ISTAT 1995-2002

In Campania, l’andamento del mercato del lavoro nel 2002 continua ad essere caratterizzato da una crescita occupazionale in linea con le dinamiche del Mezzogiorno e dell’intero Paese. Si è registrato, infatti, un aumento del numero degli occupati pari a circa 51 mila unità, con un tasso di occupazione del 35,2%, superiore di un punto percentuale rispetto al 2001. Le persone in cerca di lavoro sono diminuite di circa 21 mila unità e, a fronte di una ulteriore crescita delle forze di lavoro, il tasso di disoccupazione è sceso al 21,1%. Nonostante sia il livello più basso degli ultimi anni, esso tuttavia rimane superiore al tasso di disoccupazione nazionale (9,2%) e del Mezzogiorno (18,2%).

Tabella 10 – Occupati a tempo parziale e a tempo determinato

Occupati part-time (a)

(%) Occupati a tempo determinato (b)

(%) Anno Campania Mezzogiorno Italia Campania Mezzogiorno Italia

1995 4,3 5,4 6,3 8,8 11,3 7,3

1996 4,8 5,6 6,5 9,1 11,4 7,3

1997 4,9 5,9 6,8 9,8 12,0 7,8

1998 5,4 6,5 7,3 11,1 13,2 8,6

1999 5,9 6,9 7,9 12,3 14,4 9,5

2000 6,4 7,4 8,4 12,4 14,9 10,1

2001 6,2 7,4 8,4 10,9 14,4 9,8

2002 5,4 7,0 8,6

10,4 10,4 9,9

FONTE: ISTAT (elaborazione SVIMEZ). (a) Incidenza sul totale occupati (b) Incidenza sul totale occupati dipendenti.

97

Seconda Relazione sullo Stato dell’Ambiente della Campania

La partecipazione attiva al mercato del lavoro si mantiene al di sotto del dato nazionale: il tasso di attività 2002, pari al 44,6%, risulta di quattro punti inferiore rispetto alla media nazionale. Infine, si ritiene necessario fornire alcuni dati sull’occupazione atipica (lavoro part-time e/o a tempo determinato, in tutte le varie possibili articolazioni), oggetto della riforma sul mondo del lavoro in atto (Legge 14 febbraio 2003, n.30). Nella tabella 10 sono forniti, per il periodo 1995-2002, i dati percentuali degli occupati part-time e a tempo determinato rispetto al numero complessivo degli occupati. Come si può constatare, nel triennio 2000-2002 è la quota di occupazione tipica a costituire sul territorio regionale, così come pure su quello nazionale, la componente trainante dell’occupazione globale. Analizzando i dati ISTAT sull’occupazione atipica si evidenzia ancora uno scarso utilizzo, anzi addirittura una lieve diminuzione, dei contratti a tempo parziale e di quelli a tempo determinato rispetto alla potenziale domanda del mercato, e comunque un minor uso rispetto ad altri paesi della UE quali, ad esempio, Olanda e Gran Bretagna.

ARPA Campania 98

7.2 AGRICOLTURA

7.2.1 Inquadramento e rilevanza del problema

Il settore agricolo negli ultimi decenni è stato oggetto di una serie di trasformazioni sostanziali dovute ad alcuni fattori legati principalmente all’ampliamento del mercato agricolo internazionale, all’evoluzione della meccanizzazione ed all’aumentata disponibilità dei prodotti fitosanitari e fertilizzanti. Questo sviluppo del settore ha generato una serie di effetti quali:

la diffusione dell’agricoltura intensiva;

l’abbandono dei terreni cosiddetti marginali nei territori più svantaggiati, come alta collina e montagna;

la contrazione del numero di addetti nel settore agricolo;

l’accorpamento aziendale;

la nascita di allevamenti industriali, che concentrano numeri elevati di capi in aziende con una limitata estensione del territorio.

Capitolo

7

I determinantieconomici

2. AGRICOLTURA

99

I determinanti economici: Agricoltura

Le informazioni fornite dai censimenti ISTAT consentono di monitorare sia la rilevanza economica del settore, che la sua incidenza ambientale, tra questi il numero di aziende agricole, il numero di addetti, le superfici coltivate ed il consumo di prodotti chimici. Un’analisi dettagliata di questi parametri verrà sviluppata nel presente capitolo, mentre il consumo dei prodotti chimici verrà trattato in maniera specifica nel capitolo dedicato al suolo. L’Agricoltura riveste un’importanza fondamentale nell’economia della Regione Campania. Infatti, l’incidenza del Valore Aggiunto (VA)1 del settore agricolo campano (pari al 3,27% del totale) risulta superiore all’incidenza del VA dell’Agricoltura relativo a tutta l’Italia (2,76% del totale) come si evidenzia dai dati ISTAT 2000 riportati in Tabella 1 ed in Figura 1.

Tabella 1- Valore Aggiunto

Valore Aggiunto di settore Incidenza del Valore Aggiunto

di settore sul totale

VA Agricoltura, silvicoltura e

pesca

VA Industria

VA Servizi VA TOTALE VA% Agricoltura, silvicoltura e

pesca

VA% Industria

VA% Servizi

CAMPANIA 2257,8 14087,6 52697,3 69042,7 3,27% 20,40% 76,33% ITALIA 29857,9 302888,5 747545,5 1080292 2,76% 28,04% 69,20%

FONTE: ISTAT 2000

Figura 1- Valore Aggiunto (VA) del settore Agricoltura

FONTE: ISTAT, 2000 (Elaborazione ARPAC) Come si evince dall’analisi dei dati contenuti in tabella 39 anche in termini di occupazione il peso del settore è evidente e corrisponde ad un valore pari al 6,59% rispetto al 4,84% dell’Italia .

1 In base alla definizione statistica ufficiale dell’ISTAT, il Valore Aggiunto è l’aggregato che consente di apprezzare la crescita del sistema economico in termini di nuovi beni e servizi messi a disposizione della comunità per impieghi finali. È la risultante della differenza tra il valore della produzione di beni e servizi conseguita dalle singole branche produttive ed il valore dei beni e servizi intermedi dalle stesse consumate (materie prime e ausiliarie impiegate e servizi forniti da altre unità produttive) e corrisponde alla somma delle retribuzioni dei fattori produttivi e degli ammortamenti.

3,27% 2,76%

0,00%

1,00%

2,00%

3,00%

4,00%

5,00%

6,00%

Perc

entu

ale

BASI

LICA

TAPU

GLIA

CALA

BRIA

SICI

LIA

MOLI

SESA

RDEG

NAAB

RUZZ

O

EMIL

IA-R

OMAG

NACA

MPA

NIA

UMBR

IA

TREN

TINO

-ALT

O AD

IGE

VENE

TOIT

ALIA

MAR

CHE

FRIU

LI-V

ENEZ

IA G

IULI

ALI

GURIA

PIEM

ONTE

TOSC

ANA

LOM

BARD

IALA

ZIO

VALL

E D'

AOST

A S1

ARPA Campania 100

Seconda Relazione sullo Stato dell’Ambiente della Campania

Tabella 2- Numero di occupati

Numero di Occupati in valore assoluto Numero di Occupati in %

Agricoltura, silvicoltura e

pesca

Industria Servizi Totale Agricoltura, silvicoltura e

pesca

Industria Servizi

CAMPANIA 114500 377100 1244700 1736300 6,594483 21,7186 71,68692

ITALIA 1119600 6847500 15162100 23129200 4,840634 29,60543 65,55393

FONTE: ISTAT 2000

7.2.2. Gli indicatori fondamentali

Nome indicatore DPSIR Target/obiettivo di qualità ambientale Stato Trend

Numero di aziende agricole

D

Non esistono obiettivi specifici nelle norme internazionali e nazionali. Gli ultimi due programmi di azione europei in campo ambientale (5EAP e 6EAP) e l’Agenda 21 pongono, come obiettivi generali, l’uso sostenibile del territorio, la protezione della natura e della biodiversità, il mantenimento dei livelli di produttività.

Rapporto SAU/ST

D

Non esistono obiettivi specifici nelle norme internazionali e nazionali. Gli ultimi due programmi di azione europei in campo ambientale (5EAP e 6EAP) e l’Agenda 21 pongono, come obiettivi generali, l’uso sostenibile del territorio, la protezione della natura e della biodiversità, il mantenimento dei livelli di produttività

Aree usate per Agricoltura intensiva

P

Non esistono obiettivi specifici nelle norme internazionali e nazionali. Gli ultimi due programmi europei di azione in campo ambientale (5EAP e 6EAP) e l’Agenda 21 pongono, come obiettivi generali, l’uso sostenibile del territorio, la protezione della natura e della biodiversità.

Numero di capi di bestiame

S

Non esistono obiettivi specifici nelle norme internazionali e nazionali. Gli ultimi due programmi europei di azione in campo ambientale (5EAP e 6EAP) e l’Agenda 21 pongono, come obiettivi generali, l’uso sostenibile del territorio, la protezione della natura e della biodiversità

Aree usate per Agricoltura biologica

R

Promuovere, attraverso l’erogazione di incentivi economici, l’uso sostenibile del territorio attraverso lo sviluppo di forme di agricoltura biologica ed estensiva.

☺ ↑

101

I determinanti economici: Agricoltura

7.2.3 Le caratteristiche strutturali

Nel 2000, sulla base dei dati del V censimento dell’Agricoltura dell’ISTAT, le aziende agricole campane ammontavano a circa 248.931 unità su una superficie agricola totale di 894.154 ettari. Rispetto al numero di aziende censite nel 1990 (274.862) già si registrava una diminuzione di 25.931 unità (-9,4%) (Tabella 3). La perdita della superficie agricola totale, nel periodo intercensuario, è stata di 97.925 ettari, con una variazione del 9,9 %. La riduzione del numero di aziende e la contrazione delle superfici aziendali risultano tra loro proporzionali cosicché le superfici medie aziendali, pari a 3,6 ettari, sono rimaste praticamente invariate rispetto ai valori osservati nel precedente censimento.

Tabella 3- Aziende Agricole in Campania

Anno N. Aziende SAU2 (ettari)

SAT3 (ettari)

Dimensione media aziendale

(SAU/n. aziende)

Dimensione media

aziendale (SAT/n. aziende)

1982 292.831 708.928 1.060.820 2,42 3,62

1990 274.862 662.209 992.079 2,41 3,61

2000 248.931 599.953 894.154 2,41 3,59

FONTE: ISTAT, 1982, 1990, 2000

La distribuzione delle aziende e delle relative superfici per classi di SAU (Figura 16) mostra che la dimensione delle aziende agricole della Campania è interessata da una dinamica di espansione delle aziende di maggiori dimensioni e dalla sensibile contrazione delle aziende di dimensioni intermedie. Difatti, le aziende con oltre 20 ettari di SAU sono aumentate dell’1,4% rispetto al precedente censimento, passando da 2784 a 2823 unità. Nonostante ciò le realtà aziendali che caratterizzano l’agricoltura regionale rimangono quelle che operano su piccolissime estensioni di SAU, infatti, circa il 90,4% delle unità produttive (escluse quelle senza SAU) non raggiunge i cinque ettari di superficie.

7.2.4 L’utilizzazione dei terreni agricoli

Il rapporto SAU/ST fornisce un’indicazione della quota di territorio effettivamente destinata ad attività agricole. Nella Figura 17 si riporta tale rapporto con dettaglio provinciale e regionale. Nel 2000, la superficie agricola utilizzata (SAU), rappresenta in Campania circa il 44% della superficie Totale Territoriale (ST). L’analisi del trend temporale (Figura 3) ha evidenziato inoltre una diminuzione del rapporto SAU/ST per ciascuna delle cinque province campane.

2 Secondo la definizione ISTAT per Superficie Agricola Utilizzata (SAU) si intende l’insieme delle superfici a seminativo, a prati permanenti, pascoli e coltivazioni legnose agrarie, orti familiari e castagneti da frutto. 3 Secondo la definizione ISTAT per Superficie Agricola Totale (SAT) si intende area complessiva dei terreni dell'azienda formata dalla superficie agricola utilizzata, da quella coperta da arboricoltura da legno, da boschi, dalla superficie agraria non utilizzata, nonché dall'area occupata da parchi e giardini ornamentali, fabbricati, stagni, canali, cortili situati entro il perimetro dei terreni che costituiscono l'azienda.

ARPA Campania 102

Seconda Relazione sullo Stato dell’Ambiente della Campania

62,8

56,4

50,3

66,7

60,9 59,9

56,558,7

48,1

40,7

57,2

46,0

39,7

35,7

52,8

42,139,3

44,1

59,2

52,0

46,1

58,5

48,7

52,2

30

35

40

45

50

55

60

65

70

1970 1982 1990 2000

%

Avellino

Benevento

Caserta

Napoli

Salerno

Campania

Figura 2 -Ripartizione percentuale del numero di aziende per classe di Superficie Agricola Utilizzata

Figura 3 -Rapporto Superficie Agricola Utilizzata/Superficie Territoriale Totale

FONTE: ISTAT, 1970, 1982, 1990, 2000 (Elaborazione ARPAC)

In particolare osservando la figura 2 e la relativa si evince che, rispetto al 1990, la riduzione maggiore del rapporto SAU/ST risulta in provincia di Caserta (7,4%) mentre quella minore in provincia di Salerno (2,9%). Dei 599.954 mila ettari di Superficie Agricola Utilizzata circa il 51,5% è investito a seminativi, il 27,9% a coltivazioni legnose agrarie e il 19% è destinato a prati e pascoli permanenti. Nell’ambito della superficie a seminativi 141.896 ettari (46,7%) sono occupati dai cereali mentre all’interno delle colture legnose il primato spetta all’olivo con 74.605 ettari (41,9% della superficie investita a coltivazioni legnose agrarie) e alla vite che copre una superficie di 29.356 ettari (16,5% della superficie delle coltivazioni legnose agrarie). I prati permanenti e i pascoli sono presenti, invece, per una superficie pari a 113.243 ettari.

FONTE: V Censimento dell’Agricoltura ISTAT, 2000 (Elaborazione ARPAC)

18,7

7,3 5,5 2,356,0

0,60,3 0,2

0,10,6

8,4

Senza superficie Meno di 1 ha

1 -- 2 ha 2 -- 3 ha

3 -- 5 ha 5 -- 10 ha

10 -- 20 ha 20 -- 30 ha

30 -- 50 ha 50 -- 100 ha

100 ha ed oltre

103

I determinanti economici: Agricoltura

Tra le province si riscontrano alcune differenze, in particolare:

per Avellino, Benevento e Caserta la superficie agricola utilizzata risulta prevalentemente investita a seminativi.

per Napoli il 52% della SAU risulta coperta da coltivazioni legnose agrarie.

per Salerno circa un terzo della SAU è occupata da prati permanenti e pascoli.

In tabella 4 viene evidenziata con maggiore dettaglio l’incidenza delle diverse colture nelle province campane.

Tabella 4- Superfici (in ettari) delle diverse colture campane

PROVINCIA REGIONE

Caserta Benevento Napoli Avellino Salerno Campania % rispetto al 1990

Orti Familiari 485 1108 361 1180 1928 5063 -69,65

Seminativi 56606 79916 19402 91211 56579 303713 -12,42

Coltivazioni legnose agrarie

31018 24732 21884 32488 67813 177934 -1,47

Prati permanenti e pascoli

19293 11153 209 15545 67044 113243 -4,14

Superficie agricola utilizzata

107402 116909 41856 140424 193363 599954 -9,40

Arboricoltura da legno

943 318 29 445 1475 3211 142,33

Boschi 34908 22219 7423 40290 107789 212629 -13,43

Superficie Agricola non utilizzata

5629 5515 1364 11539 23481 47528 2,46

Altra superficie 5006 4290 3082 6550 11905 30833 -15,64

Superficie Agricola Totale

153889 149251 53754 199248 338013 894154 -9,87

FONTE: ISTAT- Struttura e produzioni delle aziende agricole, 2000

7.2.5 Le aree usate per l’agricoltura intensiva

Le superfici utilizzate per Agricoltura Intensiva sono quelle aree soggette a tecniche di coltivazione che accrescono la stabilità produttiva del suolo mediante lavorazioni profonde e una maggiore distribuzione dei fertilizzanti. A tali aree agricole sono riconducibili, in genere, maggiori rischi di inquinamento, degradazione del suolo e perdita di biodiversità. Nell’Annuario APAT 2001, si è proceduto ad una semplificazione delle superfici assoggettate a sfruttamento agricolo ad elevato impatto ambientale sommando rispettivamente:

ARPA Campania 104

Seconda Relazione sullo Stato dell’Ambiente della Campania

superfici a seminativo, intese come colture di piante erbacee soggette all’avvicendamento colturale con durata delle coltivazioni (quali grano, mais, riso, piselli, patata, barbabietola, colza, foraggio, girasole, soia, ortaggi) non superiore a cinque anni 4;

superfici legnose agrarie, intese come colture praticate sulle superfici fuori avvicendamento, investite a coltivazioni di piante legnose agrarie (quali melo, pero, uva da tavola e da vino) che occupano il terreno per un lungo periodo.5

Alla somma di superfici a seminativo e superfici agrarie legnose sono state sottratte le superfici utilizzate ad agricoltura biologica 6 nelle quali si interviene in modo da prevenire forme di degradazione avanzata del suolo. Elaborando i dati della regione Campania risulta che la provincia con un numero maggiore di ettari investiti in agricoltura intensiva è quella di Salerno con 119.070 ettari mentre la superficie minore si trova in provincia di Napoli. In realtà, analizzando la superficie ad agricoltura intensiva rispetto alla superficie agricola utilizzata si ottiene che il rapporto più elevato è presente proprio in provincia di Napoli, 98% (Tabella 5 e Figura 4) .

Tabella 5– Superficie ad agricoltura Intensiva

FONTE: ISTAT e Assessorato all’Agricoltura della Regione Campania, Anno 2000 (Elabarozione ARPAC)

Figura 4- Superficie destinata ad Agricoltura Intensiva e Superficie Agricola Utilizzata nelle Province Campane

4 Dati ISTAT 5 Dati ISTAT 6 Dati forniti dall’ Assessorato all’Agricoltura della Regione Campania

Provincia Superficie Agricoltura Intensiva

in ha Superficie Agricoltura Intensiva / Superficie Agricola Utilizzata %

CASERTA 85096,61 79,2

BENEVENTO 103114,94 88,2

NAPOLI 41.063,85 98,1

SALERNO 119.070,34 84,8

AVELLINO 119000,18 61,5

85097

107402 103115

116909

41064 41856

119070

140424

119000

193363

020000400006000080000

100000120000140000160000180000200000

Etta

ri

Caserta Napoli Avellino

SuperficieAgricolturaintensiva

SAU

105

I determinanti economici: Agricoltura

FONTE: ISTAT e Assessorato all’Agricoltura della Regione Campania, Anno 2000;elaborazione ARPAC

7.2.6 L’agricoltura sostenibile e l’agricoltura biologica

Gli orientamenti della Comunità Europea hanno introdotto nell’agricoltura il principio della sostenibilità ambientale, orientando il mondo dell’agricoltura verso pratiche agronomiche caratterizzate da un maggiore rispetto per l’ambiente, attraverso la riduzione parziale o totale dell’impiego di prodotti chimici. I Regolamenti Comunitari mirati a ridurre l’impiego eccessivo di tali prodotti sono rappresentati dal regolamento CE 2092/91 che regolamenta la produzione e la preparazione di prodotti agricoli con tecniche biologiche, e dal regolamento CE 2078/92 che incentiva i metodi di produzione agricola compatibili con le esigenze ambientali. Quest’ultimo è il più specifico per l’agricoltura biologica ed integra il 2092/91, stabilendo le regole per usufruire dei contributi. Esso prevede la conversione dei terreni coltivati con modalità tradizionali in terreni coltivati con metodi biologici. In particolare sono previste le seguenti misure:

A1 sensibile riduzione dei fertilizzanti

A2 sensibile riduzione dei. Fitofarmaci

A3 introduzione o mantenimento dell'agricoltura biologica

B1 introduzione o mantenimento delle produzioni vegetali estensive e conversione dei seminativi in pascoli estensivi

B2 mantenimento della produzione estensiva

C riduzione della densità del patrimonio bovino od ovino per unità di superficie foraggiera

D1 impiego di altri metodi di produzione compatibili con le esigenze dell'ambiente e la cura del paesaggio

E cura dei terreni agricoli e forestali abbandonati

F Ritiro dei seminativi dalla produzione per 20 anni

La PAC ha subito alcune modifiche con il Regolamento 1257/1999 conosciuto con il nome di Agenda 2000, recepito in Regione Campania attraverso il Piano di Sviluppo Rurale nel 2001. Nel regolamento1257/1999, le misure agroambientali, rispetto al precedente Regolamento 2078/92, sono raggruppate in due azioni (comprese nella misura F), compatibili con la tutela dell’ambiente e la conservazione dello spazio naturale:

Azione 1 - “Agricoltura integrata”; Azione 2 - “Agricoltura biologica”.

Gli impegni relativi all’Azione 1 sono principalmente finalizzati alla diminuzione dell’input chimico derivante da attività agricole nell’ambiente, con conseguente riduzione e prevenzione dell’inquinamento delle falde e dei terreni. Tali impegni, in particolare, prevedono la riduzione dei quantitativi di fertilizzanti azotati (-20%) utilizzati dalle aziende agricole e l’adozione o il mantenimento di metodi di lotta integrata,

ARPA Campania 106

Seconda Relazione sullo Stato dell’Ambiente della Campania

attraverso l’adesione al “Piano regionale di consulenza alla fertilizzazione” ed al “Piano regionale di lotta fitopatologica integrata”. La diffusione ed il mantenimento dell’agricoltura biologica (Azione 2), è un obiettivo che la Regione persegue su tutto il proprio territorio in quanto correlato sia alla salvaguardia che al miglioramento delle condizioni ambientali generali, ma anche al soddisfacimento di esigenze espresse dal mercato. In Campania l’attuazione del Programma regionale per l’agricoltura compatibile con l’ambiente, in applicazione del Regolamento CEE 2078/92, ha contribuito a determinare, negli ultimi anni, un forte incremento del numero di aziende che producono con metodo biologico. Nella cartografia sono stati elaborati i dati forniti dall’Assessorato all’Agricoltura relativi alla SAU condotta con metodi di produzione biologica e il numero di operatori nell'anno 2000. In Figura 5 sono stati riportati i dati complessivi relativi alle aree in cui sono state applicate misure e tecniche alternative biologiche sia in risposta al Regolamento CEE 2092/91 che al Regolamento CEE 2078/91 (Misura A3).

Figura 5 --Evoluzione della Superficie Agricola Utilizzata su cui si applicano metodi di Produzione Biologica

02000400060008000

10000120001400016000180002000022000

Etta

ri

Avellino Benevento Caserta Napoli Salerno Campania

1998

1999

2000

FONTE: ISTAT e Assessorato all’Agricoltura della Regione Campania, elaborazione ARPAC

La superficie interessata all’azione dell’Agricoltura biologica ha avuto un significativo aumento dal 1998 al 1999 in tutte le province campane, con l’eccezione della provincia di Napoli. La superficie regionale totale in cui si applicano metodi di produzione biologica è infatti passata dai 9600 ha del 1998 ai 21311 ha del 1999, ed ha interessato principalmente le province di Avellino e Salerno. Le superfici dedicate al biologico hanno poi subito una riduzione a 14303 ha nel 2000. Al contrario il numero di aziende che hanno adottato sistemi di coltivazioni di tipo biologico ha registrato nel triennio 1998 - 2000 un trend sempre crescente, con un incremento rilevante dal 1998 al 1999, e con un aumento più moderato nel 2000 (Figura 6).

107

I determinanti economici: Agricoltura

576554,6

14177,213073,2

4945,5

22723,2496,7

65629,421226,7

Bovini

Bufalini

Suini

Ovini

Caprini Equini

Conigli

Allevamenti avicoli

Figura 6 - Aziende di produzione Agricola Biologica per Provincia e per anno di attività

FONTE: ISTAT e Assessorato all’Agricoltura della Regione Campania, elaborazione ARPAC

7.2.7 Patrimonio zootecnico

Dal V censimento ISTAT risulta che in Campania, nel 2000, le aziende agricole dedite alla pratica dell’allevamento di bestiame risultano essere 70.278. Dato inferiore del 26,8% rispetto a quello rilevato nel 1990, il che indica l’abbandono della pratica zootecnica da parte di un gran numero di aziende. Gli allevamenti più diffusi sono quello avicolo (circa 5,8 milioni di capi), quello di conigli (656.294capi) e quello di bovini (212.267 capi). Seguono gli allevamenti di ovini (227.232 capi), di suini (141.772 capi) e di caprini (49.455 capi) (Figura 7).

Figura 7 - Consistenza degli allevamenti in Campania

FONTE: V Censimento dell’Agricoltura ISTAT, 2000 elaborazione ARPAC

Rispetto al censimento del 1990, si evidenzia il forte incremento di un allevamento tipico della regione, quello dei bufalini, il quale è più che raddoppiato (+112,1%) passando da 61.628 a 130.732 capi. Sono in diminuzione, invece, il numero di capi di bovini (-17%), suini (-13), caprini (28%) ed equini (-29%) (Figura 8).

0200400600800

10001200140016001800

Num

ero

Avellino Benevento Caserta Napoli Salerno Campania

1998

1999

2000

1998

1999

2000

ARPA Campania 108

Seconda Relazione sullo Stato dell’Ambiente della Campania

0

10

20

30

40

50

60

70

80

90

Num

ero

in m

iglia

ia

Caserta Benevento Napoli Avellino Salerno

Bovini

Bufalini

Suini

Ovini

Caprini

Equini

Figura 8- Andamento della consistenza degli allevamenti in Campania

Nella figura 9 è riportata per l’anno 2000 la ripartizione del patrimonio zootecnico su base provinciale. Dall’analisi dei dati si evince che la consistenza degli allevamenti è maggiore nelle province di Caserta e Salerno. In particolare nella provincia di Caserta gli allevamenti sono costituiti in prevalenza da bufalini mentre in provincia di Salerno prevalgono gli allevamenti di bovini ed ovini.

Figura 9- Consistenza del bestiame per provincia

FONTE: V Censimento dell’Agricoltura ISTAT, 2000 elaborazione ARPAC

FONTE: ISTAT, elaborazione ARPAC

376 366 367340

373 373405

369

410

343

187170 167 162 156

177 187156 149 142

323

227

115

59 62 49

367349

312 307340325333331

87 8186 9476 80

24 21 21 1819 5151518170

50

100

150

200

250

300

350

400

450

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 2000

Num

ero

in m

iglia

ia

Bovini eBufalini Suini

Ovini

Caprini

Equini

109

I determinanti economici: Agricoltura

SCHEDA A: Il monitoraggio delle diossine nelle matrici ambientali in Campania

Con il termine diossine, si indica una classe che comprende circa 210 composti chimici, le policlorodibenzodiossine e i policlorodibenzofurani, persistenti nell’ambiente e bioaccumulabili. In particolare, 17 di questi composti sono considerati particolarmente tossici per l’uomo e per gli animali. Le diossine non rivestono alcuna utilità pratica e pertanto non sono mai state né prodotte né utilizzate per attività industriali, ma sono un prodotto indesiderato di processi di combustione che avvengono in presenza di composti contenenti cloro. La letteratura internazionale indica come fonti di produzione di diossine o composti diossino-simili le seguenti:

Veicoli a motore, sia a benzina sia diesel Impianti che producono energia elettrica alimentati ad olio combustibile Impianti di trattamento e recupero metalli (alluminio, rame e piombo) Recupero di fili elettrici previa combustione del rivestimento plastico esterno Combustione di pneumatici Combustione di legno Combustione incontrollata di rifiuti urbani ed industriali

L’emergenza diossina è iniziata in Campania nella primavera del 2002 a seguito del riscontro, nell’ambito del Programma nazionale di controllo di residui negli alimenti predisposto dal Ministero della Salute nel 2001, di livelli di diossina superiori ai limiti previsti dalla normativa comunitaria vigente (Reg.CE 2375/01) in due campioni di latte di massa ovicaprino. Ulteriori indagini hanno poi evidenziato la presenza degli stessi microinquinanti in altri campioni di latte di massa, provenienti da altre greggi stanziali nel medesimo territorio, rappresentato da 6 comuni della province di Napoli e di Caserta. Al fine di verificare la eventuale situazione di contaminazione ambientale, l’ARPAC ha realizzato un primo programma di monitoraggio dei livelli di diossine, furani e PCB nelle matrici ambientali (suolo, vegetali ed acqua) nelle aree di pascolo delle greggi interessate dal fenomeno sanitario descritto. Tale programma, che si è concluso a settembre 2002, ha comportato l’analisi di 53 campioni, di cui 20 di terreno, 19 di erba e 14 di acque. A seguito di ulteriori analisi effettuate dalle Autorità Sanitarie e dall’Autorità Giudiziaria, si è constatato che la contaminazione del latte riguardava anche altre specie animali, come bovini e bufalini, all’interno di un’area geografica più estesa comprendente il territorio di 24 comuni del napoletano e del casertano. All’inizio del 2003 la Giunta Regionale della Campania ha approvato un Piano di Interventi per l’Emergenza Diossine, in cui affidava all’Agenzia Regionale di Protezione Ambientale il compito di procedere ad un ulteriore monitoraggio della situazione ambientale, a partire dalle prime aree a rischio, delimitate sulla base della localizzazione degli allevamenti interessati. ARPAC ha pertanto realizzato una seconda campagna di monitoraggio sulle matrici ambientali nel territorio dei ventiquattro comuni interessati, che ha comportato l’esecuzione di 210 campionamenti ed analisi di suolo ed erba, di cui 151 di terreno e 59 di vegetali. Su questi campioni sono state condotte le seguenti analisi: -PCDF -PCDD

-PCB -PCDF dioxin-like

-PCB totali

La distribuzione dei contaminanti ricercati sul territorio di indagine è indicata nelle mappe di sintesi riportate nelle figure che seguono. I risultati ottenuti nelle due campagne di monitoraggio delineano un quadro di livelli di concentrazione di diossine, che non si discosta dai valori di contaminazione di fondo riportati nella letteratura internazionale per le aree soggette a pressioni antropiche. In generale la distribuzione

ARPA Campania 110

Seconda Relazione sullo Stato dell’Ambiente della Campania

delle concentrazioni risulta pressoché omogenea nelle aree indagate, non evidenziando, allo stato, aree soggette a fonti di contaminazione identificabili con certezza. In particolare, i livelli di concentrazione di diossine sono costantemente, (all’infuori di tre soli punti), al di sotto dei limiti previsti dal D.M. 471/99 per le aree residenziali. Nella pubblicazione dell'EPA “Draft del settembre 2000” 3. Levels of CDD,CDF and PCB congeners in Environmental media and food" sono riportati i livelli di concentrazione di PCDD/PCDF in suoli dell'America del nord in background rurale, che variano tra 0,12 ng/kg e 5,74 ng/kg. Nei nostri campioni tali livelli di background sono superati in 8 casi su un totale di 151. Per quanto riguarda i campioni di erba, per i quali non è possibile un confronto con specifiche normative ambientali, si può solo constatare che i risultati sono confrontabili con i valori di fondo riportati in bibliografia per aree rurali negli Stati Uniti (Winters D., Fries G., Lorber M., Ferrario J. And Byrne C. (2000) Organohalogen Com. 46, 534.) e nel Regno Unito (Kjeller L-O, Jones K.C., Johnston A.E., Rappe C., (1991) Env. Sci. Tech. 25, 1619). In conclusione, l’attività di monitoraggio finora svolta consente di affermare che non ci si trova di fronte ad una situazione di particolare criticità ambientale nelle aree indagate. La valutazione della correlazione tra le concentrazioni riscontrate nelle matrici ambientali ed i livelli di contaminazione nel latte deve essere demandata ad uno studio integrato che tenga conto della reale composizione della dieta degli animali e dei meccanismi di assorbimento e biomagnificazione di questa classe di sostanze.

7.2.8 Conclusioni

L’agricoltura costituisce in Campania un settore di grande peso sia dal punto di vista economico che occupazionale. Negli ultimi decenni, però, si è registrata una netta diminuzione della superficie territoriale impiegata ad attività di tipo agricolo. Inoltre, facendo riferimento alle dimensioni delle singole aziende, la maggior parte delle unità produttive risulta caratterizzata da una estensione inferiore ai cinque ettari di superficie. L’analisi dei dati forniti dall’ultimo censimento ISTAT ha evidenziato che, in ogni caso, la maggior parte della SAU è interessata da attività agricole di tipo intensivo, con una maggiore incidenza di queste ultime in provincia di Napoli ed a seguire nelle province di Benevento e Salerno ed, infine, di Caserta ed Avellino. In ogni caso sull’intero territorio campano si è registrato un avvicinamento ad un tipo di agricoltura sostenibile da quanto è emerso attraverso l’analisi delle risposte ottenute all’attuazione del Programma regionale per l’agricoltura compatibile con l’ambiente (applicazione del Regolamento CEE 2078/92), per l’aumento osservato sia in relazione al numero di aziende che hanno adottato metodi di produzione biologica che all’estensione delle superfici agricole trattate con metodi di coltivazione sostenibili.

111

ARPA Campania 112

113

ARPA Campania 114

115

�������������������� �����������������������������������

��������������������

�� ������������������������������������

����������

��������������

����

��������������

������������ ����������������������

��������������������������

������������

����������

����������

��������

����������

��������������������������������

����������������������

������������

����������

��

����������

���������������� �������������������� ������

������������

����������

����

����

����

����

���������� ������

���� ��������������

��

�������������������� �����������������������������������

����������������

� ���������������������������������

�������������������� ����������������

�� ���

�� �����

�� �����

�� ����

�� �����

�� �������

�� ��������

ARPA Campania 116

117

7.3 INDUSTRIA

7.3.1 Inquadramento e rilevanza del problema

Il settore industriale esercita un impatto sui diversi comparti ambientali assumendo connotazioni e incidenza diverse a seconda della tipologia produttiva (tipologia dei beni prodotti) e dei processi e/o sistemi nella filiera produttiva. In questo capitolo si procede all’analisi del contesto industriale della regione Campania che, attualmente, si presenta sostanzialmente diverso da quello degli anni della “industrializzazione forzata” del Mezzogiorno, quando prevaleva la grande impresa operante nei settori pesanti. Il modello industriale moderno è infatti caratterizzato da una “industrializzazione leggera”, con un forte peso delle imprese di piccole e medie dimensioni e organizzate secondo sistemi di sviluppo locali ad elevata specializzazione. L’analisi è stata sviluppata attraverso un primo esame dei dati estratti dall’ultimo censimento

Capitolo

7

I determinantieconomici

3.INDUSTRIA

FON

TE: A

rchi

vio

Par

isio

119

I determinanti economici: Industria

ISTAT e delle informazioni di natura economica prodotte ed elaborate da ISTAT, Unioncamere e Banca d’Italia. Sono, quindi, state fornite alcune indicazioni sugli impatti del settore derivanti dai consumi di materie prime ed energia e dalle emissioni sui diversi comparti ambientali. Infine, sono state illustrate le principali leggi attualmente in vigore per il settore industriale in materia di finanziamenti ed agevolazioni, con particolare attenzione agli incentivi legati alla riduzione degli impatti ambientali.

7.3.2 Gli Indicatori fondamentali

Nome indicatore DPSIR Definizione

Valore Aggiunto del settore industriale D

Differenza tra il valore della produzione finale e quello dei beni intermedi al costo dei fattori ; tale aggregato consente di apprezzare la crescita del sistema economico (l’industria) in termini di nuovi beni e servizi messi a disposizione della comunità per impieghi finali

Importazioni del settore industriale D Sono costituite dagli acquisti all'estero di beni e di servizi, introdotti

nel territorio di riferimento..

Esportazioni del settore industriale D I trasferimenti di beni (merci) e di servizi da operatori residenti a

operatori non residenti

Investimenti fissi lordi del settore industriale D

Gli acquisti di beni materiali durevoli effettuati da un'impresa nell'esercizio e comprendono l'acquisto di macchine, impianti, attrezzature, mobili, mezzi di trasporto, costruzioni e fabbricati, terreni e l'incremento di capitali fissi per lavori interni.

Numero di Unità locali S

Numero di strutture in cui si realizza la produzione di beni o nel quale si svolge la prestazione di servizi.

Numero di addetti S

Numero di persone dipendenti e indipendenti occupate (a tempo pieno, o a part-time o per contratto di formazione e lavoro) presso le unità economiche ubicate sul territorio di riferimento.

Consumi di energia elettrica I Consumi di energia elettrica connessi all’attività industriale

Emissioni in atmosfera di SO2, NOX e CO2, imputabili all’industria.

I Emissioni in atmosfera di anidride solforosa, ossidi di azoto e anidride carbonica connesse con l’attività industriale

Domande presentate, investimenti, agevolazioni R Definiscono il grado di attuazione delle L 1329/65, L 488/92, POR

Campania 2000-2006

7.3.3 L’andamento del settore industriale in Campania

La distribuzione delle unità locali e degli addetti del settore industriale al 2001 (Tabella 1) evidenzia la posizione predominante della provincia partenopea rispetto alle altre province campane, seguita nell’ordine da quelle di Salerno, Caserta e Avellino ed infine Benevento. Estendendo il confronto alle altre regioni meridionali emerge che la Campania e la Puglia si posizionano, sostanzialmente, sugli stessi livelli, sia per il numero di unità locali che per il numero di addetti, seguite nell’ordine da Calabria, Abruzzo, Basilicata e Molise.

ARPA Campania 120

Seconda Relazione sullo Stato dell’Ambiente della Campania

Tabella 1-Distribuzione delle unità locali e degli addetti nel settore industriale

Province-Regioni Unità locali Addetti

Avellino 6.286 34.695

Benevento 4.221 18.148

Caserta 7.775 41.963

Napoli 24.802 137.159

Salerno 133.66 56.798

Campania 56.450 288.763

Abruzzo 21.249 136.641

Basilicata 8.450 45.614

Calabria 22.911 81.233

Molise 4.862 28.694

Puglia 57.133 274.293

ITALIA Meridionale 171.055 855.238

Mezzogiorno 245.071 1.156.551

ITALIA 988.293 6.197.002

FONTE: ISTAT 2001

I dati di natura economica indicano che nel 2002 il settore industriale nel suo complesso (industria in senso stretto e costruzioni) ha inciso per circa il 21%, in termini di valore aggiunto, sull’economia complessiva della Campania: l’industria in senso stretto per il 15,4%, mentre le costruzioni per il 5,3%. L’analisi sull’andamento del valore aggiunto calcolato ai prezzi del 1995 mostra, per il periodo che va dal 1995 al 2002, una sostanziale stabilità, con un leggero incremento nel 2002 (+2%) rispetto all’anno precedente, analogamente alla media osservata per il Mezzogiorno. Al contrario, l’incidenza percentuale sul totale è diminuita costantemente nel tempo, analogamente a quanto registrato per il Mezzogiorno e l’Italia negli stessi anni di riferimento (Tabella 2). Analizzando la situazione per le singole province campane (Figura 1) relativamente al valore aggiunto del settore industria calcolato ai prezzi correnti al 2001, si conferma il ruolo guida della provincia di Napoli alla quale compete circa il 44% del valore totale della Campania.

Tabella 2-Valore aggiunto del settore Industria

Valori a prezzi 1995 (milioni di euro)

Settore 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002

Campania 9.326,7 8.982,9 9.392,3 9.298,2 9.461,7 9.588,0 9.684,8 9.828,2

Mezzogiorno 33.022,3 32.266,7 33.205,4 33.488,3 33.888,7 35.131,9 35.292,5 36.205,3

Industria in

senso stretto Italia 216.644,4 213.645,3 219.095,0 222.935,9 223.873,2 229.888,4 231.424,0 231.254,0

Campania 3.052,2 2.977,8 3.182,6 3.063,6 3.129,2 3.142,4 3.255,1 3.365,2

Mezzogiorno 12.919,2 12.826,5 12.929,9 12.319,6 12.773,1 12.994,7 13.300,7 13.256,7 Costruzioni

Italia 44.431,3 46.238,9 45.383,1 45.310,3 45.827,3 46.877,8 49.016,0 49.278,0

121

I determinanti economici: Industria

Valore % rispetto al totale

Settore

1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002

Campania 16,9 16,3 16,4 15,8 16,0 15,8 15,5 15,4

Mezzogiorno 15,9 15,4 15,5 15,3 15,3 15,4 15,0 15,3

Industria in

senso stretto Italia 24,9 24,3 24,5 24,5 24,3 24,2 23,7 23,6

Campania 5,54 5,39 5,54 5,20 5,29 5,17 5,21 5,27

Mezzogiorno 6,22 6,14 6,02 5,63 5,75 5,69 5,66 5,58Costruzioni

Italia 5,12 5,26 5,07 4,97 4,96 4,93 5,02 5,02

FONTE: ISTAT

Figura 1-Valore Aggiunto ai prezzi correnti dell’Industria nelle province della Campania al 2001

(valori in milioni di euro).

12%5%

19%

44%

20%

AV

BN

CE

NA

SA

Fonte: Istituto Tagliacarne 2001

I dati di import-export (Tabella 3) indicano che, nel 2002. il valore complessivo delle importazioni in regione Campania (circa 6.212 milioni di euro) è stato inferiore a quello delle esportazioni, corrispondente a 7.523 milioni di euro, con una prevalenza dei settori relativi ai mezzi di trasporto ed alimentare. Analizzando i dati a livello provinciale si osserva la propensione all’export di tutte le province campane ad eccezione di Avellino, con importazioni che superano del 27% il valore delle esportazioni.

Tabella 3 -Import-Export del settore industriale campano, anno 2002 (dati in milioni di euro)

Province Importazioni Esportazioni

Avellino 871,9 688,4

Benevento 75,4 76,6

Caserta 740,8 905,4

Napoli 3.557,8 4.403,1

Salerno 965,8 1.450,0

Campania 6.211,8 7.522,8

Mezzogiorno 29.703,4 23.611,8

Italia 225.506,1 254.581,4

FONTE: ISTAT 2002

ARPA Campania 122

Seconda Relazione sullo Stato dell’Ambiente della Campania

Analizzando l’andamento degli investimenti fissi lordi nel settore dell’industria dal 1995 al 2002 (Tabella 4), in regione Campania si assiste ad un incremento in valore assoluto, analogamente a quanto è accaduto per il Mezzogiorno e per l’intera Italia. Sebbene, rispetto al totale degli investimenti, la tendenza è quella di una diminuzione percentuale a favore del settore dei servizi (vedi Quadro Socio-Economico, tabella 6), in linea con quanto osservato mediamente per l’intera Italia. Tabella 4 -Investimenti fissi lordi nel settore dell’industria (valore assoluto e percentuale rispetto al totale)

Valori a prezzi 1995 (milioni di euro)

1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 Campania 2.601,2 2.367,8 2.753,6 2.906,5 2.644,0 2.785,0 2.766,7 2.788,3 Mezzogiorno 9.400,6 9.159,6 10.825,7 11.687,0 11.116,8 12.493,2 12.503,0 12.452,2 Industria Italia 50.154,9 50.262,2 51.508,5 55.338,6 55.273,0 60.082,4 60.599,8 60.710,1 Campania 11.206,1 11.164,9 11.994,0 12.450,8 12.139,6 13.156,8 13.806,7 14.470,7 Mezzogiorno 42.520,9 43.630,6 46.796,0 49.020,4 49.025,1 52.917,9 54.684,8 56.328,2 Totale Italia 169.321,6 175.451,7 179.114,3 186.227,8 195.623,4 209.606,7 215.147,1 216.258,4

Valore % rispetto al totale Campania 23,21 21,21 22,96 23,34 21,78 21,17 20,04 19,27 Mezzogiorno 22,11 20,99 23,13 23,84 22,68 23,61 22,86 22,11 Industria Italia 29,62 28,65 28,76 29,72 28,25 28,66 28,17 28,07

FONTE: ISTAT (elaborazione Unioncamere).

Il rapporto percentuale tra il valore degli investimenti fissi lordi e l'ammontare del valore aggiunto nell'anno di riferimento (tasso di accumulazione), indicativo dell’impatto degli investimenti sulla produttività, per la Campania assume un valore (18,27%) prossimo alla media nazionale (18,90%) (al 2002). Inoltre, un’analisi della Banca d’Italia sui dati di bilancio delle società di capitali campane, evidenzia che l’andamento del tasso di accumulazione delle piccole e medie imprese (caratterizzate da un numero di addetti inferiore a 250) ha spesso superato quello delle grandi imprese fino al 1999. Nel 2000 e nel 2001, invece, l’aumento degli investimenti è stato superiore nelle imprese di maggiore dimensione (Figura 2). L’andamento generale dei flussi di investimenti è indicativo comunque di un orientamento dell’industria campana verso lo sviluppo delle piccole e medie imprese.

Figura 2 -Flussi di investimenti per classe dimensionale di impresa (variazione %)

0

5

10

15

20

25

30

1996 1997 1998 1999 2000 2001

inf.250addetti

oltre 249addetti

FONTE: Banca d'Italia - Note sull'andamento dell'economia della Campania nel 2001

123

I determinanti economici: Industria

7.3.4 I Distretti Industriali e le Aree di Sviluppo Industriale

Il sistema industriale della Regione Campania presenta una struttura organizzativa orientata verso lo sviluppo dei sistemi locali, attraverso i Distretti Industriali e le Aree di Sviluppo Industriale.

7.3.4.1 Distretti Industriali

I distretti industriali corrispondono alle aree territoriali locali caratterizzate da una elevata concentrazione di piccole imprese, con particolare riferimento al rapporto tra la presenza delle imprese e la popolazione residente, nonché alla specializzazione produttiva dell'insieme delle imprese stesse (Legge 317 5/10/1991 art. 36 comma 1). Alle regioni è stato affidato il compito di individuare tali aree, sentito il parere delle Unioni delle Camere di Commercio. Il concetto di distretto industriale è stato poi oggetto di ulteriore revisione con la Legge 140 del 11 maggio 1999, contenente norme in materia di attività produttive. L'articolo 6, comma 8 fa rientrare il distretto industriale nel più ampio concetto di sistema produttivo locale, definito come un contesto produttivo omogeneo, caratterizzato da una elevata concentrazione di imprese, prevalentemente di piccole e medie dimensioni e da una peculiare organizzazione interna. La finalità della politica distrettuale è quella di rivitalizzare alcune funzioni aziendali apprendendo dalla piccola impresa distrettuale il know-how, l’innovazione e l’organizzazione produttiva flessibile, che nei grandi complessi industriali si erano affievoliti. Il fenomeno distrettuale, inoltre, presenta significativi importi in termini di valore aggiunto, di prodotto, di esportazioni e di occupazione, rappresentando così aggregati economici essenziali allo sviluppo industriali regionale. In regione Campania la legge. n.317 5/10/1991 art. 36 ha avuto applicazione nel 1997, con la creazione dei distretti industriali illustrati in tabella 5 e nella relativa cartografia.

Tabella 5-Distretti industriali in Regione Campania.

Distretto Comuni Macro-specializzazione

N. di unità locali

specializzate

Addetti nelle unità locali

specializzate

Solofra (AV) (4 comuni)

Montoro inferiore - Montoro superiore - Serino - Solofra Concia 440 3.306

Calitri (AV) (19 comuni)

Andretta - Aquilonia - Bisaccia - Cairano - Calitri - Lacedonia - Conza della Campania - Monteverde - S. Andrea di Conza

Tessile abbigliamento 42 468

S. Marco dei Cavoti (BN) (16 comuni)

Baselice - Castel Franco in Miscano - Castelvetere in Val Fortore - Fragneto L'Abate - Fragneto Monforte - Foiano di Val Fortore - Ginestra degli Schiavoni - Molinara - Montefalcone di Val Fortore - Pesco Sannita - Pago Veiano - Pietralcina - Reino - Sa Bartolomeo in Galdo - San Giorgio La Molara - San Marco dei Cavoti

Tessile abbigliamento 100 1.126

S. Agata dei Goti Casapulla (BN-CE) (20 comuni)

Buciano - Dugenta - Durazzano - Limatola - Sant'Agata dei Goti - Moiano - Arienzo - Casagiove - Casapulla - Caserta (S. Leucio Briano) Castel Morrone - Curti Macerata Campania - Portico di Caserta - Recale - San Felice a Cancello - San Nicola La Strada - San Prisco - Sanra Maria a Vico - Santa Maria Capua Vetere

Tessile abbigliamento 217 1.550

ARPA Campania 124

Seconda Relazione sullo Stato dell’Ambiente della Campania

Grumo Nevano - Aversa - Trentola - Ducenta (NA-CE) (21 comuni)

Aversa - Cesa - Frignano - Lusciano - Orta di Atella - Parete - San Marcellino - San Tammaro - Sant'Arpino - Succivo - Teverola - Trentola-Ducenta - Villa di Brianzo - Arzano - Casandrino - Casavatore - Casoria - Frattamaggiore - Grumo Nevano - Melito di Napoli - Sant'Antimo

Tessile-abbigliamento e conciario 1.110 8.302

San Giuseppe Vesuviano (NA) (8 comuni)

Carbonara di Nola - Ottaviano - Palma Campania - Poggiomarino - San Gennaro Vesuviano - San Giuseppe Vesuviano - Striano - Terzigno

Tessile abbigliamento 675 2.113

Nocera Inferiore (SA-NA) (20 comuni)

Angri - Baronissi - Bracigliano - Castel San Giorgio - Corbara - Gragnano (NA) - Lettere (NA) - Mercato San Severino - Nocera Inf. - Nocera Sup. - Pagani - Roccapiemonte - Sarno - Sant'Antonio Abate (NA) - Scafati - Sant'Egidio Montalbino - Santa Maria La Carità (NA) - San Marzano - San Valentino Torio - Tramonti

Alimentari 839 5.341

FONTE: Bollettino di Statistica della Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Napoli, 1999

Oltre ai distretti sopra elencati, in Campania esiste anche il distretto di S. Agata dei Goti – Casapulla caratterizzato da una macrospecializzazione secondaria nel settore meccanico.

7.3.4.2 Aree di Sviluppo Industriale (ASI)

I Consorzi delle Aree di Sviluppo Industriale (ASI) sono stati istituiti in Regione Campania con Legge Regionale del 13 agosto 1998, n. 16. “Nel quadro delle previsioni di programmazione socio-economica della Regione, i Consorzi ASI promuovono, nell'ambito degli agglomerati industriali, delle aree, delle zone e dei nuclei di sviluppo industriale attrezzati da loro stessi, le condizioni necessarie per la creazione e lo sviluppo di attività imprenditoriali nei settori dell'industria e dei servizi alle imprese anche mediante la costituzione di società per la gestione dei servizi consortili, salvo le funzioni amministrative relative all'adozione di piani e di attrezzatura ambientale delle aree in essi comprese, le espropriazioni dei suoli ed eventuali accessioni da assegnare per attività industriali e dei servizi alle imprese, e gli atti di assegnazione degli impianti e di servizi consortili. I consorzi ASI attivano, altresì, consulenze e servizi reali alle imprese” (Art. 4 comma 1). La dislocazione delle aree ASI in regione Campania è riportata nella seguente cartografia.

7.3.5 L’impatto ambientale del settore industriale

Le attività industriali implicano frequenti e complesse interazioni con l’ambiente. I processi produttivi, infatti, necessitano di una notevole quantità di risorse, in particolare di energia e materie prime. Inoltre, durante il processo produttivo o al termine dello stesso si rilasciano nell’ambiente circostante emissioni in atmosfera, rifiuti, scarichi di reflui e inquinamento del suolo. Un’analisi globale delle pressioni esercitate sul territorio risulta però difficoltosa per le criticità esistenti nell’acquisizione delle informazioni necessarie. Nel presente paragrafo infatti si riportano i soli dati reperiti relativamente ai consumi elettrici ed alle emissioni in atmosfera.

125

ARPA Campania 126

127

I Determinanti Economici: Industria

Tabella 6 - Consumi energia elettrica per tipo di attività industriale, dati in milioni di KWh, Anno 2001 e variazioni regionali rispetto al 2000.

AV BN CE NA SA Campania Var. %

2000-2001

INDUSTRIA 658,3 188,7 1.298,10 1.908,10 1.154,20 5.207,60 2,3

Manifatturiera di base 84 53 713,8 638,6 421,7 1.911,30 10,2

Siderurgica 3,1 0,7 51,7 49,3 15,7 120,7 -6,6

Metalli non Ferrosi 23,2 0,7 12,1 6,8 4,7 47,7 1,9

Chimica 3 2,7 405,3 368,6 161,9 941,8 20,5

Materiali da costruzione 47,3 46,1 230,8 75,8 135,2 535,5 2,2

- estrazione da cava 1,4 6,9 26,6 12,1 5,2 52,5 -3,1

- ceramiche e vetrarie 21,4 0,3 4,3 40 41,2 107,3 -0,6

- cemento, calce e gesso 5,8 0 182,4 1,3 60,8 250,5 1,6

- laterizi 6,4 26,1 0,3 0 9 41,9 -1,4

- manufatti in cemento 7,8 9,2 12,3 13,3 7,1 49,9 17,1

- altre lavorazioni 4,2 3,4 4,7 8,9 11,7 33,1 8,2

Cartaria 7,2 2,6 13,7 137,8 104 265,4 4,9

- di cui carta e cartotecnica 5,8 0,2 9,9 118,4 84 218,6 4,8

Manifatturiera non di base 458,3 110 448,2 1.043,40 623 2.683,10 -2,8

Alimentare 74,9 42 147,3 230,3 237,2 731,8 -6

Tessile, abbigl. e calzature 83,3 5,6 44,8 111,1 34 278,9 -0,9

- tessile 17,1 2,3 19,6 14,5 23,7 77,5 -4,3

- vestiario e abbigliamento 2,9 2,9 6,7 45,5 8,1 66,3 -3,2

- pelli e cuoio 60,8 0,1 2,2 15,2 0,6 79 0,4

- calzature 2,4 0,2 16,1 35,7 1,3 55,9 5,1

Meccanica 85 13,9 161,2 186,1 179,5 625,9 3,1

di cui apparecch.elett. ed elettron. 12 1,9 81,6 66,7 34,2 196,6 -2,1

Mezzi di Trasporto 173,2 8 31,1 353,1 16,6 582,1 -7,1

- di cui mezzi di trasporto terrestri 173,2 5,5 19,5 198,5 15,2 412,2 -11

Lavoraz. Plastica e Gomma 22,2 34 42,7 111,6 137,1 347,9 -1,7

- di cui articoli in mat. plastiche 22,2 30,8 41 106,6 117,5 318,1 -1,4

Legno e Mobilio 19,1 5,3 10,8 33,5 14,8 83,7 -1,8

Altre Manifatturiere 0,3 1 10,1 17,4 3,5 32,5 17,8

Costruzioni 2,9 2,2 8,4 18,9 7,2 39,8 5,3

Energia ed acqua 112,9 23,4 127,5 207,1 102,1 573,2 3,1

Estrazione Combustibili 0 0 0 3,4 0,1 3,7 -2,6

Raffinazione e Cokerie 0 0 0,3 28,7 0,4 29,5 3,1

Elettricità e Gas 1,6 1,8 4 18,3 6,4 32,1 15,9

Acquedotti 111,1 21,5 123,1 156,7 95,1 507,7 2,4

ARPA Campania 128

Seconda Relazione sullo Stato dell’Ambiente della Campania

Analizzando la situazione a livello provinciale, i maggiori consumi di energia elettrica sono quelli delle attività industriali localizzate nella provincia di Napoli seguite da quelli nelle province di Caserta, Salerno, Avellino e Benevento. In particolare, nelle province di Napoli e Caserta è il settore chimico ad utilizzare la quota maggiore di energia, ad Avellino il settore dei mezzi di trasporto, nel beneventano quello dei materiali di costruzione e nel salernitano il settore alimentare.

7.3.5.1 I consumi: consumi elettrici

Secondo quanto riportato dal Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale (GRTN)1 circa i dati statistici sui consumi di energia elettrica (Tabella 6), in regione Campania nell’anno 2001 si è registrato un aumento del 2,3%, dovuto principalmente all’incremento osservato nel macrosettore manifatturiero di base (+10,2%), sono invece diminuiti i consumi energetici nel macrosettore manifatturiero non di base che comunque registra il più elevato utilizzo di energia, pari a 2.683,1 kWh.

7.3.5.2 Le emissioni: emissioni in atmosfera

Per poter analizzare le emissioni prodotte in atmosfera dalle attività industriali è possibile far riferimento alle elaborazioni ANPA 1999, relative ai quantitativi di emissioni regionali di biossido di zolfo, anidride carbonica e ossidi di azoto, suddivise per tipologia di attività. La stima delle emissioni è stata eseguita attraverso una metodologia consolidata nel progetto CORINAIR che, a partire dal 1994, è gestito dal Centro Tematico sulle Emissioni in Atmosfera (ETC/ACC, European Environment Agency's European Topic Centre on Air and Climate Change). Il principale obiettivo della prima fase delle attività di tale progetto è stato la realizzazione di un inventario prototipo delle emissioni di Ossidi di Zolfo (SOx), Ossidi di Azoto (NOx) e Composti Organici Volatili (COV) riferito all’anno 1985, da utilizzare come base scientifica per la scelta delle politiche ambientali in materia di inquinamento atmosferico. La metodologia utilizzata prevede una stima delle emissioni, basata sulla conoscenza dei processi tecnologici e naturali, sull'utilizzo di indicatori statistici demografici ed economici consolidati e aggiornati periodicamente, nonché su dati e metodologie aggiornati e validati dalla comunità scientifica internazionale. Tra le varie informazioni attualmente disponibili presso il Sistema Informativo Nazionale Ambientale dell'APAT (SINANET), è possibile reperire quelle su emissioni regionali di SOx, NOx, CO2 relative al 1999 ed una loro elaborazione, per ogni regione, in funzione della popolazione, superficie, valore aggiunto e attività produttive. In particolare, in figura 3 è stato sintetizzato il diverso contributo delle attività industriali alle emissioni in atmosfera in regione Campania. Dai dati ANPA disponibili risulta che le emissioni di ossido di zolfo, nel 1999, sono state pari a 12.639 t, corrispondenti all’1,3% del totale nazionale. Le emissioni prodotte da centrali termoelettriche (3.055 t), da impianti per la produzione di cemento (2.932 t) e da altre attività produttive (161 t) corrispondevano a circa il 50% del totale regionale. Relativamente agli ossidi di azoto, nel 1999 in Campania le emissioni sono state pari a 91.932 t, generate principalmente dai trasporti, sia su strada che marittimi. Quelle dovute ad attività produttive ammontavano a 6.482 t (7% del totale regionale), di cui 4.051 t da produzione di cemento. Infine, le emissioni di anidride carbonica erano 17.503.056 t, pari al 3,7% del totale nazionale, di queste, 3.786.762 t (il 22% del totale regionale) derivanti dalle attività produttive. Monitoraggio delle emissioni atmosferiche in Campania Attualmente il monitoraggio della qualità dell’aria in Campania è eseguito da ARPAC, attraverso un sistema che consta di 20 centraline fisse e da una rete mobile che però esclude le aree a

1 Il Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale (GRTN) è una società per azioni, istituita con il decreto legislativo 79/99 del 16 marzo 1999 ed operativa dal 1° aprile del 2000 (D.M. 21 gennaio 2000), sorta nell'ambito della riorganizzazione del sistema elettrico.

129

I determinanti economici: Industria

vocazione industriale (distretti industriali, aree ASI). Nell’immediato futuro si prevede l’ampliamento della rete di monitoraggio con l’acquisizione di nuove centraline, tra cui alcune che verranno collocate direttamente in aree ASI (vedere i dettagli nel capitolo Aria, paragrafo 8.1.4). Figura 3- Apporto delle attività industriali alle emissioni di anidride carbonica (CO2), ossidi di azoto (NOx)

e anidride solforosa (SO2) in Regione Campania, 1999.

FONTE: ANPA, 1999.

7.3.6 Le politiche per il contenimento dell’impatto ambientale

La gestione delle problematiche ambientali propria delle attività industriali può essere affrontata e migliorata attraverso l’adozione degli strumenti di gestione ambientale volontari (EMAS e ISO14001) da parte delle singole imprese. Uno stimolo all’implementazione di tali sistemi è derivato dai finanziamenti statali e regionali. Infatti, i bandi della legge 488/92 hanno previsto un criterio di premialità nell’attribuzione degli incentivi per le aziende che si impegnano ad aderire all’EMAS o all’ISO14001. In ambito regionale, inoltre, la misura 4.2 del P.O.R. Campania prevede finanziamenti specifici per l’implementazione dei sistemi di gestione ambientale all’interno delle aziende del tessuto imprenditoriale campano.

7.3.7 Le agevolazioni alle imprese

7.3.7.1 La Legge 1329/1965 (Legge Sabatini)

La Legge 1329 del 1965, nota come Legge Sabatini, è uno strumento di finanziamento alle imprese che ha per oggetto la compravendita di macchine utensili e di produzione, di nuova fabbricazione sia nazionale che comunitaria. Le finalità sono quelle di incentivare gli investimenti in macchinari delle piccole e medie imprese industriali, commerciali, di servizi, artigiane e agricole appartenenti agli Stati membri dell’Unione Europea. Le agevolazioni concesse variano a seconda delle zone di ubicazione e in particolare nelle zone Obiettivo 1 il contributo è pari al 100% degli interessi; nelle zone Obiettivo 2 con deroga ex art. 87.3.c il contributo è pari al 60% degli interessi; nelle zone Obiettivo 2 il contributo è pari al 40% degli

- Produzione cemento - Centrali termoelettriche- Altre attività produttive

CO2

9%11%1%

79%

NOx

93%

4%2%1%

SO2

24%1%

52%

23%

ARPA Campania 130

Seconda Relazione sullo Stato dell’Ambiente della Campania

interessi. Le agevolazione erogate nelle singole province campane per l’anno 2002, sono state riportate in tabella 7 dove si evidenzia che nelle province di Napoli e Caserta si concentra il maggior numero di domande accolte.

Tabella 7- Agevolazioni prenotate/concesse da MCC2 per conto della Regione Campania nel 2002.

Province Numero domande accolte

Investimenti agevolati (milioni di euro)

Agevolazioni concesse/prenotate

(milioni di euro)

Avellino 147 10,47 1,40

Benevento 188 8,12 1,17

Caserta 297 18,50 2,77

Napoli 338 38,05 5,30

Salerno 199 14,71 2,04

Campania 1169 89,85 12,67

FONTE: MCC

Tabella 8-Legge 488/92 - Undicesimo e Quattordicesimo bando (6° e 7° Industria generale).

Bando N. domande Investimenti (milioni di euro)

Agevolazioni (milioni di euro)

Incremento occupati

Piccola Impresa 11° BANDO 749 908,58 307,61 11.169 14° BANDO 563 609,04 213,10 7.314

Media Impresa

11° BANDO 63 199,27 62,73 1.502 14° BANDO 36 144,66 42,72 812

Grande Impresa

11° BANDO 63 447,24 85,11 1.421 14° BANDO 25 249,23 45,11 340

Totale

11° BANDO 875 1.555,10 455,45 14.092 14° BANDO 624 1.002,94 300,94 8.466

FONTE: elaborazione IPI su dati del Ministero delle Attività Produttive, 2003

7.3.7.2 La Legge 488/1992

La principale legge di agevolazione per le aree depresse è la 488 del 1992 che indirettamente può rappresentare uno strumento di promozione anche dello sviluppo tecnologico. Tale legge si applica all’industria, al turismo e al commercio attraverso la pubblicazione periodica di bandi.

2 Banca d'affari ad elevata specializzazione del Gruppo Capitalia.

131

I determinanti economici: Industria

Per l’industria gli investimenti agevolabili possono consistere nella realizzazione di un nuovo impianto oppure nell’ampliamento, nella ristrutturazione e nella riconversione di un impianto già esistente e, come citato in precedenza, all’acquisizione ed implementazione dei sistemi di gestione ambientali. La percentuale di agevolazione varia in relazione alla dimensione dell’impresa richiedente e alla sua ubicazione (aree obiettivo 1 e 2 o altre aree). In tabella 8 sono state riportate le domande di finanziamento, gli investimenti coinvolti, le agevolazioni erogate e gli incrementi occupazionali generati in regione Campania attraverso gli ultimi due bandi della 488/92 destinati all’industria generale. I dati, ripartiti per le piccole, medie e grandi imprese, indicano la forte prevalenza delle agevolazioni rivolte alla piccola e media impresa, accompagnate da un consistente incremento occupazionale. Inoltre, confrontando i risultati dei due bandi, si evidenzia una riduzione nel numero di domande presentate nell’ultimo bando, rilevante soprattutto per le imprese di più grandi dimensioni. E' in corso di ultimazione, la stesura della circolare attuativa del bando 488 Ambiente. Il bando, in attuazione della misura 1.1 del PON Sviluppo Imprenditoriale e locale, prevede agevolazioni fruibili dalle imprese manifatturiere, assimilabili ai soggetti ammissibili ai fini della 488 Industria, che intenderanno effettuare investimenti finalizzati alla riduzione della produzione di rifiuti, del consumo di acqua, degli scarichi, delle immissioni inquinanti ed al risparmio energetico. Per il posizionamento in graduatoria, oltre al parametro ambientale (ancora in fase di definizione) sarà determinante l'adozione della certificazione ambientale EMAS o UNI ISO 14001 da parte delle imprese.

7.3.7.3 Il POR Campania 2000-2006

Il POR Campania 2000-2006 prevede misure per il finanziamento di azioni destinate in maniera specifica al settore dell’industria, come riportato in tabella 9.

Tabella 9-Le misure destinate all’industria negli Assi 1 (Risorse naurali) e 4 (Sistemi Locali di Sviluppo) del POR Campania 2000-2006.

Misura Titolo

1.12 Sostegno alla realizzazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili e al miglioramento dell'affidabilità della distribuzione di energia elettrica a servizio delle aree produttive

4.1 Funzionalizzazione, qualificazione e potenziamento della dotazione infrastrutturale dei sistemi locali di sviluppo

4.2 Sostegno allo sviluppo produttivo del tessuto imprenditoriale regionale

4.3 Promozione del sistema produttivo regionale

4.4 Rafforzamento del potenziale umano finalizzato allo sviluppo locale

La quota di finanziamento comunitario totale stabilita per queste misure corrisponde a circa 467 milioni di euro, ripartiti secondo quanto specificato in tabella 10. Le misure ad oggi attivate sono:

la 1.12 per il sostegno in regime di "de minimis" alle piccole e medie imprese per la realizzazione di impianti per la produzione di energia elettrica con tecnologia fotovoltaica.

la 4.2 per il conseguimento della certificazione del sistema di qualità aziendale conforme alle norme europee serie UNI EN ISO 9000, ISO 14000 ed EMAS.

ARPA Campania 132

Seconda Relazione sullo Stato dell’Ambiente della Campania

Tabella 10 -POR Campania 2000-2006 partecipazione finanziaria comunitaria alle misure destinate all’industria.

Misura Importo in euro Fondo comunitario

1.12 117.571.000 FESR

4.1 53.500.000 FESR

4.2 269.668.000 FESR

4.3 5.000.000 FESR

4.4 21.943.000 FSE

Totale 467.682.000 -

7.3.8 Conclusioni

Il settore produttivo industriale campano si presenta come una realtà sostanzialmente dinamica e vivace, con una attenta propensione all’esportazione e con un tasso di accumulazione prossimo alla media nazionale. E’ un sistema produttivo che risulta orientato verso lo sviluppo delle imprese di piccole e medie dimensioni e verso la specializzazione settoriale. Risulta fortemente sostenuto dall’apporto del regime di agevolazione legato alle leggi 1329/65 e 488/92 e dai finanziamenti comunitari erogati attraverso misure specifiche nell’ambito del POR Campania 2000-2006. In particolare, esistono una serie di agevolazioni ed incentivi finalizzati in maniera specifica all’implementazione dei sistemi di gestione ambientale (EMAS ed ISO14001), che hanno come risultato un miglior controllo degli impatti esercitati sull’ambiente. L’immagine complessiva che emerge è quella di un sistema industriale che in questi ultimi anni ha saputo ottenere un discreto successo. Si tratta, in sostanza, di un nuovo modello, basato sulla creazione del sistema distrettuale, che deve puntare alla valorizzazione delle interdipendenze tra economie territoriali, crescita dimensionale, innovazione e internazionalizzazione, forme di cooperazione tra imprese e politiche di sviluppo complessivo. Tale strumento, se viene governato e gestito in maniera eccipiente ed efficace, può indurre un importante processo dello sviluppo industriale.

FON

TE:C

ontro

luce

133

7.4 ENERGIA

7.4.1 Inquadramento e rilevanza del problema

In questo capitolo verrà esposto il quadro del sistema energetico regionale rispetto alla produzione alla distribuzione ed al consumo di energia nelle sue diverse forme. I processi energetici rappresentano attività a forte impatto ambientale contribuendo in modo significativo all’inquinamento nei vari comparti quali acqua, aria e suolo. Dal momento che l’energia si può considerare come una tematica trasversale rispetto a tutte le problematiche ambientali gli interventi operati nel settore energetico possono contribuire al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità sia a livello locale che globale. In particolare, la produzione ed il consumo di energia comportano problemi ambientali complessi legati all’uso del suolo per l’installazione delle centrali termoelettriche, alle reti di

Capitolo

7

I determinantieconomici

4.ENERGIA

FON

TE: A

rchi

vio

Par

isio

135

I determinanti economici: Energia

trasporto di combustibili e di distribuzione dell’energia prodotta, al consumo di risorse naturali fossili ed alle emissioni in atmosfera durante la trasformazione dell’ energia primaria in energia utilizzabile. Generalmente l’attenzione viene focalizzata soprattutto sulle problematiche energetiche connesse alle emissioni in atmosfera dei cosiddetti “gas serra”, responsabili delle alterazioni climatiche sulla terra, oltre che di altre sostanze considerate inquinanti per l’ambiente e nocive per l’essere umano. A proposito di gas serra si osservi che il settore energetico è quello che contribuisce maggiormente alle emissioni di anidride carbonica (CO2). In continua crescita risultano le emissioni di CO2 nel terziario e nei trasporti, il che si può spiegare con la crescita negli stessi settori della domanda energetica. Le emissioni di CO2 in Italia nel settore dei trasporti per il 2000 sono state pari a 137,5 Mt, suddivise secondo la tabella 1.

Tabella 1 -Contributo percentuale alle emissioni di CO2 per le varie tipologie di trasporto

Tipologia Contributo alle emissioni di CO2 (%)

Trasporto su strada 93,8

Impianti fissi 2,5

Trasporto aereo 2,4

Trasporto navale 1,3

7.4.2 Gli indicatori fondamentali

Nome indicatore DPSIR Target/obiettivo di qualità ambientale Stato Trend

Usi finali di energia elettrica ripartiti per settori P Riduzione dei consumi di energia elettrica ☺ ↑

Consumi di carburante P Riduzione dei consumi di carburante ↑

Consumi di Metano P Riduzione dei consumi di metano ↑

Numero e produttività di centrali per la produzione di energia elettrica ripartite per tipologia

R Privilegiare le fonti rinnovabili rispetto a quelle tradizionali di produzione dell’energia elettrica ☺ ↑

N. Piani Energetici adottati R Definisce il grado di attuazione della L. 10/91 →

Iniziative a favore del risparmio energetico R Definisce il grado di attuazione della L. 10/91 ☺ ↑

Numero di edifici dotati di certificazione energetica R Definisce il grado di attuazione della L. 10/91 →

7.4.3 La domanda di energia

A livello nazionale, nel 1999, la domanda lorda di energia è stata pari a 183,1 milioni di tep (tonnellate equivalenti di petrolio), con un aumento del 2,2% rispetto all’anno precedente.

ARPA Campania 136

Seconda Relazione sullo Stato dell’Ambiente della Campania

Dall’analisi dell’andamento della domanda di energia per il decennio 1990-2000, si è riscontrata una nota positiva a fronte di un aumento complessivo dei consumi, sono aumentati notevolmente i contributi offerti dalle fonti rinnovabili (+49,5%) e dal gas naturale (+43,3%). In particolare, a livello nazionale, nel 1999, sono state utilizzate come fonti energetiche i prodotti petroliferi per il 50,7% delle fonti energetiche utilizzate (-2,2% rispetto all’anno precedente): il ricorso al gas naturale è aumentato dal 1998 al 1999 dell’8,7%, mentre quello a fonti energetiche rinnovabili dell’11,5%. La ripartizione dei consumi energetici finali è notevolmente variata nel corso degli ultimi dieci anni: l’industria ha ridotto il suo peso dal 31 al 28%, mentre i trasporti hanno incrementato la loro quota dal 29 al 31%. È interessante notare che, se nel corso degli ultimi dieci anni il settore che ha consumato più energia è stato quello dei trasporti, nel periodo 1998-1999 gli incrementi più consistenti si sono registrati nel settore residenziale e terziario (+5,9% contro il +3,2% dei trasporti). Per quanto riguarda il settore residenziale e terziario, i consumi di energia delle famiglie per il riscaldamento, l’acqua calda, la cucina e gli elettrodomestici, coprono più di un quinto degli usi finali totali. Il gas naturale copre la maggior parte (circa il 60%) degli usi finali del settore residenziale, seguito dai prodotti petroliferi (21%) e dall’energia elettrica (18,5%), con un piccolo contributo dei combustibili solidi.

7.4.4 I consumi

Consumi di energia elettrica Nel 2000 la domanda di energia elettrica in Campania ha complessivamente superato i 14.000 GWh attestandosi a un valore pari al 5,25% del totale nazionale. I consumi energetici in Campania ripartiti per comparto e per provincia possono essere rappresentati nella Tabella 2 e graficamente nella Figura 1. Tabella 2 - Impieghi finali di energia elettrica (GWh) in Campania ripartiti per comparto e per Provincia

Agricoltura Industria Terziario Domestici Totale

Avellino 8 650 242 332 1.232

Benevento 18 181 159 231 588

Caserta 60 1.236 503 789 2.588

Napoli 54 1.895 2.180 2.974 7.103

Salerno 72 1.127 701 938 2.837

Campania 213 5.089 3.784 5.263 14.348

Fonte: GRTN. Copertura temporale: 2000

I massimi consumi di energia elettrica in Campania sono da imputare al settore domestico (5.263 GWh), seguito da quello dell’industria (5.089 GWh). Il terzo per importanza è il settore terziario che rappresenta per l’anno 2000 il 28% dei consumi totali di energia elettrica, di cui circa il 72,3% per servizi vendibili (trasporti regionali, comunicazioni, commercio, alberghi e ristoranti, ecc…) e il 27,7% per i servizi non vendibili (illuminazione pubblica, Pubblica Amministrazione, ecc…).

137

I determinanti economici: Energia

Figura 1 - Consumi energetici in Campania ripartiti per comparto e per Provincia

0

500

1000

1500

2000

2500

3000

Con

sum

i Ene

rget

ici (

GW

h)

Agricoltura Industria Terziario Domestici

AvellinoBeneventoCasertaNapoliSalerno

Fonte: GRTN. Copertura temporale: 2000

Consumi di carburante I consumi totali di prodotti petroliferi in Campania hanno registrato un costante aumento negli ultimi anni, con un incremento quantificabile in circa 74.000 (tep) dal 1998 al 2000 (+2,7%). Il settore trasporti assorbe quasi la totalità dei consumi di prodotti petroliferi globali della Regione (circa il 90% nel 2000). Tale fenomeno è dovuto sia all’incremento del parco macchine, con conseguente aumento di richiesta energetica, sia alla progressiva diminuzione di consumi dei prodotti petroliferi da parte dell’industria a favore dei combustibili gassosi. Nel settore industriale campano, infatti, il consumo di prodotti petroliferi è diminuito del 48% dal 1988 al 1998, mentre il consumo di combustibili gassosi è cresciuto nello stesso periodo di riferimento, del 32,2%, diventando la principale fonte energetica industriale (circa il 48% del totale).

Tabella 3 -Consumo di combustibili in Campania dal 1995 al 2000

Consumo di combustibili (Tep)

Anno Benzina verde Benzina rossa Totale benzine Gasolio GPL 1995 416.922 686.608 1.103.530 1.233.851 257.291 1996 442.229 676.362 1.118.590 1.170.467 300.211 1997 484.063 633.607 1.117.669 1.208.119 364.206 1998 561.398 707.364 1.268.762 1.345.962 508.246 1999 652.050 636.399 1.288.449 1.401.464 548.663 2000 783.578 446.693 1.230.271 1.401.392 570.175

Fonte: Regione Campania

ARPA Campania 138

Seconda Relazione sullo Stato dell’Ambiente della Campania

Consumi di metano A livello nazionale, nel 1999 la domanda lorda di energia è stata pari a 183,1 milioni di tep (tonnellate equivalenti di petrolio),vale a dire il 2,2% in più rispetto all’anno precedente. Analizzando l’andamento della domanda di energia nel decennio 1990-2000, si nota comunque un fatto positivo: a fronte di un aumento complessivo dei consumi, sono aumentati notevolmente i contributi offerti dalle fonti rinnovabili (+49,5%) e dal gas naturale (+43,3%).

Tabella 4 - Consumi di metano

Anno Uso domestico Mc

Uso industriale Mc

Altri usi Mc

Totale mc

1997 324.580.573 83.989.379 83.304.364 491.874.3161998 359.502.967 101.870.628 78.754.320 540.470.0711999

(i dati sono espressi in milioni di mc)

654,5 1.298,4 2,9 1.955,8

Fonte: SNAM

In particolare, a livello nazionale, nel 1999, i prodotti petroliferi hanno rappresentato il 50,7% delle fonti energetiche utilizzate (-2,2% rispetto all’anno precedente) i consumi di gas naturale sono aumentati dal 1998 al 1999 dell’8,7%,mentre quello relativo ad altre fonti energetiche rinnovabili dell’11,5%.

7.4.5. L’offerta di energia

In Campania, secondo fonti GRTN, nel 2000 solo il 32% degli impianti è di tipo termoelettrico, mentre il restante 68% degli impianti esistenti è di trasformazione di fonti rinnovabili, ripartito per il 32% di impianti eolici e fotovoltaici e per il 36% di impianti idroelettrici.

Tabella 5 - Impianti di produzione di energia elettrica in Campania al 2000

Tipologia Numero GWh

Impianti Idroelettrici 27 1879,9 Impianti Termoelettrici 23 2765,1 Impianti Geotermoelettrici 0 Impianti Eolici e fotovoltaici 23 336,6

Fonte: GRTN, 2000

Dalla Tabella 5 si evince che il 55% di energia prodotta deriva da fonte termoelettrica (2765,1 GWh), il 38% da impianti idroelettrici (1879,9 GWh) e solo il 7% da impianti eolici e fotovoltaici (336,6 GWh). Nell’ambito degli impianti che utilizzano fonti rinnovabili, quello eolico risulta essere in forte espansione, come si evince dalla tabella seguente, dove si riporta il numero di impianti già realizzati e quelli in fase istruttoria al 2003.

139

I Determinanti Economici: Energia

Tabella 6 - Impianti di produzione di energia eolica in Campania al 2003

Realizzato Da realizzare In istruttoria

26 4 6

Fonte: Regione Campania – Assessorato all’Industria

Le richieste di autorizzazioni ministeriali per la realizzazione di nuovi impianti di produzione di energia elettrica da fonte tradizionale fanno registrare nella regione Campania sette nuove richieste per Impianti Termoelettrici a Ciclo Combinato, alimentati a gas naturale, per un totale di circa 9000 MW. Sono pervenute anche richieste per impianti di produzione di energia elettrica posti a valle della raccolta differenziata di rifiuti, per una potenza elettrica pari a circa 215 MW. Nella Tabella 7 i dati di produzione di energia elettrica in Campania sono stati suddivisi per provincia e per tipologia di impianto.

Tabella 7 -Produzione di Energia Elettrica in Campania per Provincia (GWh)

Produzione netta Avellino Benevento Caserta Napoli Salerno

Idroelettrica 12,3 n.d 1680,1 - 187,5 Termoelettrico - - 1026,3 1715,8 23,0 Geotermoelettrica - - - - - Eolico e fotovoltaico 95,04 275,2 - - 2,5 Totale produzione 107,34 275,2 2706,4 1715,8 213,0

Fonte: GRTN. Copertura temporale: 2000

L’analisi dei dati riportati in tabella evidenzia che la produzione di energia elettrica in Campania è concentrata all’interno delle Province di Caserta e di Napoli, le quali, insieme, coprono circa l’88,77% dell’intera produzione elettrica regionale. Relativamente alla Provincia di Avellino si osserva che la produzione elettrica avviene quasi esclusivamente sfruttando la fonte eolica (95,04 GWh), integrata sfruttando un impianto idroelettrico ad acqua fluente che per l’anno 2000 ha fornito una produzione netta di 12,3 GWh. Relativamente alla Provincia di Benevento, l’energia elettrica prodotta sul territorio provinciale sfrutta unicamente la fonte eolica, raggiungendo valori significativi per la specifica tipologia. Per la Provincia di Caserta, è predominante la generazione di energia elettrica da fonte idroelettrica, circa 1680 GWh. Solo il 37,9% della produzione sfrutta la fonte fossile, per una produzione totale di 1026,3 GWh. Sul territorio della Provincia di Caserta sono in esercizio nove impianti idroelettrici con una potenza efficiente netta, complessiva, di circa 1215 MW. Sono poi presenti n. 3 impianti termoelettrici per una potenza efficiente lorda complessivamente di 505 MW. Relativamente alla Provincia di Napoli, l’energia elettrica è prodotta dalla sola fonte fossile. Il 66% circa dell’intera potenza efficiente lorda installata in Campania è in territorio napoletano, dando luogo a una produzione netta complessiva pari a circa 1715 GWh. Relativamente alla Provincia di Salerno, fatta eccezione per la centrale fotovoltaica sita nel Comune di Serre, la produzione elettrica è basata prevalentemente sulla fonte idrica, che contribuisce per l’88 % alla produzione provinciale. La potenza efficiente netta di tali impianti è di 84,71 MW. Ad integrazione dell’elettricità prodotta da fonti rinnovabili, in provincia di

ARPA Campania 140

Seconda Relazione sullo Stato dell’Ambiente della Campania

Salerno sono attivi numero 3 impianti termoelettrici per una potenza efficiente lorda, complessiva, pari a 9 MW. Distinguendo tra fonte fossile e fonti rinnovabili (idrico, eolico e fotovoltaico) si osserva che la percentuale di elettricità verde prodotta in Campania è pari a circa il 44 % complessivamente.

7.4.6 Le iniziative a favore del risparmio energetico

Il Piano Energetico Nazionale (PEN), approvato il 10 Agosto 1988, stabilisce le politiche energetiche e indica gli interventi per soddisfare le esigenze e i fabbisogni nazionali. Il Piano Energetico della Regione Campania è attualmente in fase di elaborazione ma, ad oggi, non sono ancora disponibili al pubblico documenti neanche di tipo preliminare. Sul BURC n. 58 del 25 Novembre 2002 sono state pubblicate le linee guida per la redazione del Piano. Il 40% dell'energia consumata in Europa viene dissipata attraverso le pareti degli edifici. Rispetto alla media Europea, la Campania ha minori consumi invernali, ma maggiori consumi estivi (a causa dell'aria condizionata) e, esclusi gli edifici storici, la qualità del parco edile Campano è pessima. L’obiettivo è quello di ridurre la crescita della domanda energetica. Da esperienze consolidate nel campo dell’efficienza energetica emerge senza alcun dubbio, che il potenziale tecnico di risparmio è mediamente ben superiore al 35% (esistono diversi studi, anche della Commissione Europea, che valutano il potenziale di risparmio in Europa al 50%). Esempio concreto di tale politica è la città di Caserta, che dal 1994 al 1997 è riuscita a ridurre la bolletta del 25%, a parità di servizi resi. In generale, le iniziative per il risparmio energetico in Campania si riferiscono all’edilizia, all’industria ed all’agricoltura per un totale di 464599,724 KJ/anno, e sono in ottemperanza alla legge di riferimento L. 10/91 artt. 8, 10 e 13. Numerose sono le azioni regionali relative alla attuazione della Carbon Tax, per la riduzione dei consumi energetici nel settore dei trasporti, e la produzione di energia da fonti rinnovabili (solare termico per edifici pubblici e privati, per un contributo concesso in euro pari a circa 8.000.000, la cui quota regionale è pari a circa il 50%). La Regione Campania ha partecipato all’iniziativa promossa dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, relativa al bando per la realizzazione in Italia di 10.000 tetti fotovoltaici. La Regione ha, inoltre, espletato un bando rivolto alle PMI, nell’ambito della misura 1.12 del POR Campania, per la produzione di energia fotovoltaica. E’ stata censita una sola iniziativa sulla diffusione della cultura sulle fonti rinnovabili. Per quanto riguarda il numero di edifici dotati di certificazione energetica al momento non esistono dati, ma, tra breve, la Regione Campania si attrezzerà per consentire l’attuazione dell’art.30 della L. 10/91.

7.4.7 Conclusioni

Dai dati riportati nelle pagine precedenti emerge che, nonostante il rispettabile livello di fonti energetiche rinnovabili e le ulteriori potenzialità di sviluppo della produzione pulita di energia (in particolare solare elettrico e termico, eolico) la Campania compra energia elettrica prodotta altrove. E lo fa in maniera massiccia. A fronte di una domanda elettrica di 16.185

141

I determinanti economici: Energia

GWh nel 2000, la Campania ha prodotto 2977 GWh, importando i restanti 13208 GWh (che rappresentano l’81.6% della domanda). La produzione locale proviene essenzialmente dai circa 1500 MW di termoelettrico, che erogano essenzialmente servizi di punta, ovvero funzionano nelle ore diurne per circa 3 ore (in media) al giorno. Il resto proviene essenzialmente dall’idroelettrico (in realtà si tratta dell’impianto di accumulazione e pompaggio di Presenzano (Caserta), che accumula energia di notte e la libera di giorno, quando la richiesta è maggiore). Il decreto Marzano legge 9 Aprile 2002, numero 55, che ha convertito in legge il Decreto Legge 7 Febbraio 2002, cosiddetto sblocca centrali ha semplificato i procedimenti autorizzativi per l'installazione di centrali termoelettriche di potenza superiore a 300 MWt, dichiarandole di pubblica utilità e attribuendo al Ministero delle Attività Produttive, d'intesa con la Regione interessata la facoltà di rilasciare un’autorizzazione unica, che limita la stessa Valutazione d’impatto ambientale. Per quanto concerne la Campania, fra i progetti al via libera finale del Ministero dell'Ambiente, in base ad DPCM 27/12/98 figurano quelli per la costruzione delle centrali termoelettriche della Sondel a Orta di Atella, di potenza 780 MWe, della Foster Wheeler a Teverola, 400 MWe, di FIAT Energia a Flumeri, 400 MWe . Per quanto concerne le richieste di autorizzazione, avanzate ai Ministeri competenti, per la costruzione di centrali termoelettriche, ai sensi della legge 55/02, il cui iter di approvazione risulta in avanzata fase, sono da segnalare la centrale termoelettrica, proposta dalla società CALENIA, di Sparanise (CE), di potenza 800 MWe , quella dell'Ansaldo a Paduli (BN) di 746 MWe e quella di Edisono Termoelettrica di Acerra (CE) di 746 MWe. Altre richieste, come quelle di Energia S.P.A a Marcianise (CE) e Ecofutura S.r.l a Presenzano (CE) sono allo stato nella fase preliminare. Dall’analisi delle richieste sopra richiamate si evince che quasi tutte le richieste di costruzione di nuove centrali gravitano in area ristretta della provincia di Caserta. La potenza complessiva proposta per tutti gli impianti e pari a MWe 3872, superiore alla potenza complessiva di 2922,9 fornita dai 73 impianti campani censiti dal GRTN al 31/12/2000. A questa massiccia fonte di approvvigionamento di energia con centrali a ciclo combinato va ad aggiungersi l’energia in parte già prodotta ed in parte in fase di approvazione mediante le fonti rinnovabili ed assimilate. Tra le fonti rinnovabili ruolo preminente lo assume l’energia Eolica che trova dei bacini naturali nell’alto Casertano, nel Fortore Beneventano, in alta Irpinia e nell’alto Salernitano. Tra le altre fonti di energia rinnovabile sono da ritenersi in debita considerazione quelle derivanti da produzione solare, idroelettrico biogas e biomasse. La Regione Campania col POR 2000-2006 incentiva con la misura 1.12 la produzione di dette fonti con investimenti pubblici ammontanti a 470 milioni di Euro. Il mix di tutte queste forme di energia, interventi mirati nel comparto del risparmio energetico e dell’ammodernamento delle reti di trasmissione, consentiranno nel breve e medio termine, nel rispetto delle previsioni del Piano Energetico Regionale e della nota di sintesi delle linee guida in materia di sviluppo energetico sostenibile sul territorio campano, approvate con atto deliberativo di Giunta Regionale 4818/02, di equilibrare il deficit energetico oggi esistente e dare al tempo stesso certezza alle maggiori richieste di forniture da parte delle Piccole e Medie Imprese.

ARPA Campania 142

7.5 TRASPORTI

7.5.1 Inquadramento e rilevanza del problema

La mobilità è un presupposto essenziale per lo sviluppo socio-economico del territorio, ma allo stesso tempo rappresenta uno dei maggiori problemi ambientali, nonché la principale causa dell’inquinamento atmosferico ed acustico. Le attività di trasporto consumano energia in misura crescente. Dal 1985 la crescita dei consumi energetici dei trasporti è stata del 47% a fronte della crescita del 4,2% degli altri settori. Più del 30% dell’energia per consumi finali è attribuibile al settore dei trasporti, fonte maggiore di emissione di CO2 che contribuisce con il 24% al totale delle emissioni. Tra il 1990 e il 1998 le emissioni di CO2 da trasporti sono cresciute del 15%. Il V Programma d’azione ambientale della Comunità europea ed ora con ancora più slancio il VI Programma d’azione hanno indicato il settore dei trasporti come quello per il quale le tendenze

Capitolo

7

I determinantieconomici

5.TRASPORTI

FON

TE: A

rchi

vio

Par

isio

143

I Determinanti Economici: I trasporti

“spontanee” tendono più chiaramente verso prospettive non sostenibili e per il quale sono necessarie, con più evidenza, riforme e politiche nuove al fine di ridurre la divergenza dalla sostenibilità. La Regione Campania, con il suo sistema infrastrutturale non equilibrato, né per quanto concerne la sua estensione a rete sul territorio in rapporto alle esigenze di accessibilità, né per quanto riguarda la possibilità di utilizzazione delle diverse modalità di trasporto in rapporto alle loro caratteristiche, risulta tra le regioni in cui la problematica è maggiormente sentita.

7.5.2 Gli indicatori fondamentali

Nome indicatore DPSIR Target/obiettivo di qualità ambientale Stato Trend

Km di rete infrastrutturale P

Fornisce l’articolazione dei tracciati e dei collegamenti a livello regionale e nazionale →

N. Veicoli circolanti e tasso di motorizzazione P

Fornisce l’indicazione delle pressioni antropiche sul sistema di mobilità ed il numero di autoveicoli per abitanti

Unità in movimento per motivi di lavoro, studio ed altro P

Rappresenta l’insieme degli spostamenti della popolazione ☺ ↑

Variazione percentuale annua merci con origini e/o determinati nella regione Campania

P

Rappresenta la merce movimentata per modalità di trasporto →

N. di abbonamenti a mezzi Di trasporto pub. R

Definisce l’utilizzo del mezzo pub. ☺ ↑

N. di corse extraurbane/giorno R

Definisce la risposta del settore ☺ ↑

7.5.3 La rete

7.5.3.1 Il sistema stradale

Il sistema stradale attuale della Regione Campania non presenta una chiara articolazione dei tracciati, in parte perché è in continua evoluzione in parte per la mancanza di collegamenti adeguati a livello interregionali e regionali, che determinano un sovraccarico in strade di interesse diverso. Manca il reticolo delle strade di collegamento tra la viabilità primaria nazionale e autostradale con quella regionale e interprovinciale. L’area napoletana è il luogo dove si concentra la massima offerta di infrastrutture di trasporto della regione, ma anche dove maggiormente si verificano fenomeni di congestione, soprattutto al centro di Napoli, su cui confluiscono autostrade, strade statali, strade provinciali. La rete stradale regionale è costituita da 489 Km di autostrade, 259 Km di strade statali, 551 km di strade ex ANAS trasferite alla Regione e 344 Km di strade provinciali, per un totale di poco meno di 10.000 km di strade. Il rapporto tra rete stradale e superficie è considerevolmente superiore alla media nazionale: 48.8 % in più per le autostrade, 26.9 % in più per le strade statali e del 35.3% in più per le provinciali.

ARPA Campania 144

Seconda Relazione sullo Stato dell’Ambiente Campania

Fra i più recenti interventi stradali, ve ne sono alcuni che hanno interessato le aree interne con lo scopo di migliorarne l’accessibilità: fra queste vi è il grande asse di scorrimento Caianello-Benevento-Avellino-Lioni-Contursi che si congiunge alla fondovalle Ofanto per arrivare in Puglia, la strada a scorrimento veloce Benevento-Campobasso, la Basentana e la fondovalle Agri verso la Basilicata ed i collegamenti fra Battipaglia-Agropoli-Buonabitacolo-Policastro che collegano più agevolmente il Cilento con la A3. Manca un reticolo di strade provinciali cui dovrà essere affidato il compito di drenaggio del traffico proveniente dalle grandi arterie a scorrimento veloce e autostradale in via di completamento

Tabella 1 -Tipologie Viarie Km/100 Kmq (totale regionale)

Campania Italia %

Autostrade 3,2 2,15 48,8

Statali 19,38 15,28 26,9

Provinciali 51,11 37,81 35,3

Fonte Regione Campania

7.5.3.2 Il sistema ferroviario La rete ferroviaria del meridione, e in particolare della Campania, evidenzia carenze consistenti rispetto al resto del Paese. Circa il 60% della rete è localizzato nel Centro-Nord e il rimanente 40% nel Sud. Anche in termini di elettrificazione il Mezzogiorno risulta piuttosto svantaggiato, con una quota di linee elettrificate sul totale piuttosto bassa, pari circa la metà di quella del Centro-Nord. L’immagine che traspare è dunque quella di un sistema ferroviario che è la sommatoria di tratte (più o meno lunghe), ma che sono ben lontane dal configurarsi come un reticolo interconnesso, sia internamente che con gli altri modi di trasporto. La maggior parte della rete ferroviaria si concentra nell’area metropolitana di Napoli, mentre la parte meridionale ed orientale della regione è quasi sprovvista di tali infrastrutture. Nell’area napoletana si concentra una parte consistente delle infrastrutture su ferro, soprattutto nella parte orientale, ma spesso da ammodernare ed interconnettere; a livello urbano sono da segnalare ulteriori finalizzazioni di tratte di metropolitane in corso d’opera. Per la regione Campania (secondo l’Accordo di Programma tra il ministero dei trasporti e le Regioni del meridione) è stato previsto l’intervento sulla direttrice Caserta-Foggia che riguarda il raddoppio di una fase funzionale e la progettazione di massima per il completo raddoppio della linea. Il sistema di trasporto su ferro in Campania è costituito dalle linee FS di livello nazionale e regionale e dalla rete delle ferrovie regionali, nonché dalle linee ferroviarie urbane.

Tabella 2 -Estensione delle rete per gestione e tipo di trazione (Km)

Rete Doppio Bin elettrificata

Semplice Bin elettrificata

Semplice Bin non elettrificata Totale %

FS-RFI 476,3 221,2 245,4 942,9 80 SEPSA 14,9 31,9 46,8 4 Alifana 47,8 41,2 89 7,5 Circumvesuviana 37,4 94,1 131,5 8,6 TOTALE 528,6 395 286,6 1210,2 100 % 43,6 % 32,6% 23,8% 100 %

Fonte Regione Campania

145

I Determinanti Economici: I trasporti

Tabella 3 -Offerta di servizi per gestore(anno 2000)

Gestore Treni Km 10000 Posti km 10000 Pax Km 10000

Trenitalia 11.651 4.924.831 1.312.959

Sepsa 1.537 792.025 189.560

Alifana 1.028 164.587 40.718

Circumvesuviana 3796 1.404.590 418.340

TOTALE 18.015 7.286.035 1.961.580 Fonte Regione Campania

7.5.3.3 Il sistema aeroportuale

La Campania dispone attualmente di due infrastrutture aeroportuali utilizzabili al traffico commerciale: Capodichino e Pontecagnano. Capodichino, impianto militare aperto al traffico civile, rappresenta tutt’ora per numero di passeggeri serviti il terzo polo nazionale. Le sue carenze strutturali tuttavia non consentono un adeguamento sufficientemente conveniente per le esigenze del settore. Tra queste la centralità dello scalo che presenta inconvenienti non secondari, di un impatto acustico e di condizioni di sicurezza dell’esercizio nelle fasi di decollo e atterraggio oltre le soglie limite. Ciò fa di Capodichino uno scalo ottimale per servizio di linee di carattere nazionale e internazionale ma con un carico complessivo di traffico limitato. Non a caso, nel recente PRG viene presentata l’ipotesi di delocalizzazione dell’aeroporto. Per la città di Salerno l’aeroporto è sito nel Comune di Pontecagnano-Faiano ed è una infrastruttura dotata di una pista di m 1200 x m 30, di bretelle e raccordi di m. 15 di larghezza, di aree di manovra, vie di rullaggio e parcheggio aeromobili di circa 5000 mq. Ad integrazione delle strutture aeroportuali esistenti è prevista la realizzazione di un altro scalo internazionale a Grazzanise tuttavia la sua funzione ed il suo sviluppo vanno letti in rapporto allo sviluppo urbanistico, industriale, turistico ed agricolo delle aree limitrofe, e non ultimo il livello di accessibilità all’area.

7.5.3.4 Il sistema portuale

Il sistema portuale della regione Campania presenta una distribuzione irregolare lungo la linea litoranea, in relazione alla presenza di ripari naturali ed aree urbanizzate. Mentre il tratto litoraneo della Provincia di Caserta risulta privo di approdi di rilievo, quello di Salerno presenta porti in corrispondenza del capoluogo, di Sapri e del golfo di Policastro, nel golfo di Napoli c’è una concentrazione di approdi che da Baia a Castellammare, si susseguono ad una media inferiore a 10 Km. Tra questi, di una certa importanza nell’area napoletana sono quelli di Pozzuoli e Torre Annunziata. Esiste, comunque, la necessità di tener presente, nella realizzazione o nella ristrutturazione dei porti turistici, la salvaguardia dell’ambiente naturale e paesaggistico che rappresenta una delle maggiori motivazioni che spingono al diporto nautico. I porti di Napoli e Salerno, entrambi sede di Autorità Portuali, sono le uniche infrastrutture del sistema portuale campano inserite dal Piano Generale Trasporti (PGT) nel Sistema Nazionale Integrato dei Trasporti (SNIT). Il porto di Napoli è uno scalo polifunzionale che si estende su una superficie di 1.336.000 Mq, conta 70 ormeggi per 11,5 Km di banchina, con fondali che arrivano sino a 15 m di profondità. Il porto di Salerno, che svolge prevalentemente funzione di porto commerciale, ha una superficie complessiva 1.700.000 mq, conta 14 ormeggi, per circa 3500 metri di banchine, con fondali intorno a 11m di profondità.

ARPA Campania 146

Seconda Relazione sullo Stato dell’Ambiente Campania

7.5.3.5 Gli interporti

La legge n. 240/90 ha previsto ed individuato gli interporti di I livello destinati alle provvidenze economiche ed ha stabilito criteri e modalità per la realizzazione degli stessi già individuati dal Piano Generale dei Trasporti nell’ambito del quale era stato previsto in Campania l’Interporto di Nola-Marcianise. Il Piano Regionale dei Trasporti ritiene in via primaria e conveniente lo sviluppo del trasporto merci per via ferroviaria sulle lunghe distanze, ipotizzando la realizzazione di un sistema di centri merci che abbiano spiccate caratteristiche di intermodalità, per cui è previsto il Polo interportuale di Nola in affiancamento al complesso commerciale esistente (CIS). Detto polo viene unito allo scalo di smistamento merci di Maddaloni-Marcianise della FS in via di completamento e, cosa da non trascurare, si trova tra l’altro nelle vicinanze dell’aeroporto di Grazzanise. Il sistema previsto dal PRT si completa con i centri merci da localizzare a servizio delle realtà provinciali.

7.5.4 La mobilità

7.5.4.1 La mobilità sistemica

Secondo i dati del censimento 1981, in Campania si sono registrati 265.000 spostamenti extraurbani giornalieri su mezzo pubblico, per motivi di lavoro e di studio, su un totale di 703.000; mentre gli spostamenti effettuati utilizzando solo le ferrovie sono stati 118.100. Quindi la mobilità regionale era soddisfatta per circa il 40% con i mezzi di trasporto pubblici in generale e per il 17 % con quelli ferroviari. Per l’anno 2000 sono state effettuate stime sulla base dei trend di crescita dei fattori esplicativi della domanda (popolazione, reddito); secondo tali stime risulta un valore della mobilità extraurbana di 777.000 spostamenti complessivi, di cui circa 264.000 effettuati con mezzi pubblici e 122.000 circa con i mezzi di trasporto su ferro. La quota modale del trasporto pubblico risulta perciò ulteriormente ridotta, essendo pari al 34%¸mentre quella ferroviaria è rimasta pressoché costante in percentuale (-1%) nonostante sia aumentata in valore assoluto di circa 4.000 unità. Fra i due censimenti, il trasporto pubblico complessivo è cresciuto di 19.500 unità; però mentre la componente gomma è diminuita di circa 8.000 unità, quella ferroviaria ha registrato un aumento di 27.200, pari a circa il 30 %. Così, sulla base dei valori stimati per l’anno 2000, il trasporto pubblico ha perso circa 21.000 movimenti rispetto al 1991, con una sostanziale stabilità del settore ferroviario.

Tabella 4 -Mobilità in Campania – principali indicatori

Provincia Mobilità extraurbana Spost/100 ab.

Mobilità extraprov. Spost/100 ab.

Rapporto Gener/attratti

Avellino 14,3 3,9 1,21 Benevento 11,4 2,7 1,1 Caserta 14,8 4,8 1,25 Napoli 11,6 0,9 0,9 Salerno 12,6 3,2 1,05

Fonte: Annuario Statistico della Regione Campania – Istat 1998/1999

147

I Determinanti Economici: I trasporti

Tabella 5 -Mobilità in Campania – Andamento nel tempo della ripartizione modale degli spostamenti extra-urbani per motivi di lavoro e studio

1981 (censimento)

1991 (censimento)

2000 (stime)

Domanda totale (spostamenti/giorno)

481.000 702.600 777.000

Domanda su suolo pubblico (spostamenti/giorno) 265.800 285.300 264.000

Quota modale ferroviaria 19,0 % 16,9 %

Quota modale bus 36,2 % 23,7 %

Quota modale pubblica 55,2 % 40,6 % 34 %

Quota modale trasporto privato 44,8 % 59,4 % 66 % Fonte: Assessorato ai trasporti Regione Campania

7.5.4.2 Il trasporto privato Tabella 6 -Veicoli circolanti per tipo di veicolo

Anni Auto Auto Bus

Auto Carri Motrici Rimorchi Motocicli Moto

Carri Totale

1994 2.406.949 6.894 165.002 17.639 36.304 169.646 57.775 2.860.209 1995 2.509.291 6873 169.230 19.362 37.845 177.456 56.346 2.976.403 1996 3.018.939 8.650 246.085 6.730 44.979 196.965 60.799 3.383.082 1997 3.018.939 8.650 246.085 8.121 47.881 211.240 62.061 3.602.977 1998 2.920.301 9.806 248.517 8.789 55.848 222.140 60.421 3525.822

Fonte: ACI

Tabella 7 -Veicoli circolanti, per provincia

Prov. Auto Auto Bus

Auto Carri Motrici Rimorchi Motocicli Moto carri Totale

AV 190.993 727 22.441 683 2.463 10.175 3.913 231.395

BN 132.748 490 14.657 385 2.008 7.479 3.029 160.796

CE 365.370 1.707 36.692 1.673 13.948 22.860 9.052 451.302

NA 1.720.783 5.103 125.562 4.364 29.274 147.164 26.170 2.058.420

SA 510.407 1.779 49.165 1.684 8.155 34.462 18.257 623.909

Camp 2.920.301 9.806 248.517 8.789 55.848 222.140 60.421 3.525.822 Fonte: ACI

Tabella 8 -Veicoli circolanti (Mezzogiorno, Italia e Campania)

Prov. Auto Auto Bus

Auto Carri Motrici Rimorchi Motocicli Moto

Carri Totale

Mezz. 10.143.591 31.048 943.854 30.044 180.848 725.044 234.900 12.289.329

Italia 32.038.291 85.762 2.878.205 106.726 733.573 2.975.651 399.844 39.284.052

% Camp/ mezz

29 32 26 29 31 31 26 29

ARPA Campania 148

Seconda Relazione sullo Stato dell’Ambiente Campania

% Camp/ Italia

9,1 11,4 8,6 8,2 7 7,5 15,1 9

Fonte: ACI

L’elevato carico di traffico presente sulla rete stradale campana è fornita dalla densità di rete in rapporto ai veicoli circolanti. In particolare, è evidente l’elevato carico di traffico sulla viabilità statale e provinciale, per le quali il rapporto tra le autovetture circolanti e km di rete è superiore rispettivamente del 64 % e del 54 % rispetto ai valori medi nazionali.

Tabella 9 -Tipologie varie autoveicoli/Km di rete e Veicoli industriali/Km di rete

Autoveicoli/Km di rete Veicoli industriali/Km di rete

Campania Italia % Campania Italia % Autostrade 6.525 4.677 39,5 659 442 49,2

Statali 1.077 658 63,7 85 62 75,6

Provinciali 409 266 53,6 35 25 65,1 Fonte Regione Campania

7.5.4.3 Il trasporto pubblico

Numerose sono le aziende che si occupano del trasporto pubblico in Campania. Tabella 10 -Numero di Autobus, Filobus e Tram in Campania

Autobus Filobus Tram

4.096 62 72 Fonte: Regione Campania

E’ stato costituito il consorzio Unico Campania, a cui hanno aderito le seguenti aziende:

ANM S.p.A. Azienda Napoletana Mobilità; Circumvesuviana s.r.l.; CTP S.p.A. Compagnia Trasporti Pubblici; Ferrovia Alifana BN-NA s.r.l.; Metronapoli S.p.A.; SEPSA S.p.A.; SITA S.p.A.; Trenitalia S.p.A.; A.IR. Autoservizi Irpini S.p.A. (Avellino); Compagnia Trasporti Irpini - ATI S.p.A (Avellino); AMTU S.p.A. Azienda Speciale della Mobilità (Benevento); ACMS S.p.A. Azienda Casertana Mobilità (Caserta); CSTP S.p.A. Azienda della Mobilità ( Salerno).

All’anno 2002 quando Unico Campania era esteso solo a 162 comuni della Campania era 3.800 milioni di abbonamenti. Il numero di corse extraurbane/giorno, con Unico Campania esteso a 551 comuni, è di 27.600 corse/giorno.

149

I Determinanti Economici: I trasporti

Stazione Salvator Rosa Su gentile conssione di Metronapoli Spa

ARPA Campania 150

Seconda Relazione sullo Stato dell’Ambiente Campania

7.5.4.4 I trasporti merce L’analisi del traffico merci che interessa la Campania viene svolta articolando in:

Traffico tra diverse regioni italiane; Traffico interno alla Campania; Traffico in ingresso ed uscita dall’Italia.

Tabella 11 -Merci in movimento tra località del territorio nazionale (t/anno)

1996 1997 1998 Traffico nazionale v.a. % v.a. % v.a. %

Strada 1.116.830.000 92,2 1.130.936.000 91,6 1.197.630.388 92,4

Ferrovia 26.972.272 2,2 29.089.321 2,4 30.187.933 2,3

Cabotaggio 68.118.473 5,6 74.797.375 6,1 68.792.956 5,3

Totale 1.211.920.745 100 1.234.822.606 100 1.296.611.277 100 Fonte: Elaborazione su dati CNT 98-99-00 Regione Campania (assessorato ai trasporti)

Tabella 12 -Merci con origine e/o destinazione nella regione Campania (t/anno)

1996 1997 1998 Modalità

v.a. % v.a. % v.a. % Strada 60.689.000 87,1 67.271.000 85,7 67.337.653 83,9

Ferrovia 927.816 1,3 1.249.311 1,6 1.213.724 1,5

Cabotaggio 8.050.716 11,6 9.936.782 12,7 11.675.029 14,6

Totale 69.667.532 100 78.457.093 100 80.226.406 100

% Campania 5,7 6,4 6,2 Fonte: Elaborazione su dati CNT 98-99-00 Regione Campania (assessorato ai trasporti)

Tabella 13 -Percentuali di crescita del traffico merci

Fonte: Elaborazione su dati CTN 98-99-00 Regione Campania (assessorato ai trasporti)

Sulla rete stradale della Campania vengono trasportate 87 milioni di tonnellate/anno (20 milioni di attraversamento e 67 interne di scambio). Il porto di Napoli ha imbarcato merci (internazionali e di cabotaggio) per circa 6 milioni di tonnellate e ne ha sbarcato circa 7 milioni. L’aeroporto di Capodichino ha imbarcato tra arrivi e partenze 124.266 tonnellate. I dati si riferiscono all’anno 2000.

Traffico Nazionale Traffico Campania

1997-1996 1998-1997 1997-1996 1998-1997 Strada + 1,3 + 5,9 + 10,8 + 0,1

Ferrovia + 7,8 + 3,8 + 34,7 - 2,8

Cabotaggio + 9,8 - 8,0 + 23,4 + 17,5

Totale + 1,9 + 5,0 + 12,6 + 2,3

151

I Determinanti Economici: I trasporti

Da tali dati si evince che il mezzo prevalentemente utilizzato è quello su gomma che trasporta il 92,3% delle merci scambiate. La ferrovia, pur incrementando di oltre l’11 % il proprio traffico, ha a stento conservato la propria aliquota di mercato che oscilla tra il 2,2 e 2,4 %.

7.5.5 Conclusioni

Il settore dei trasporti è considerato il presupposto ed il motore dello sviluppo economico dei vari paesi. La domanda di trasporto varia al variare del periodo storico di riferimento, risultando così una domanda dinamica che favorisce lo sviluppo e l'occupazione promuovendo la libera concorrenza. Nella società moderna l'esigenza di trasportare persone e merci ha avuto, soprattutto negli anni '80 e '90 una smisurata accelerazione concentrata nei paesi industrializzati, esaltando le funzioni economiche ma generando anche impatti sociali ed ambientali prima di allora non considerati. I problemi ambientali generati dal trasporto di mezzi e persone sono di rilevante entità interessando sia le componenti ambientali che quelle antropiche. Gli impatti più rilevanti sono riconducibili all'inquinamento atmosferico, all'inquinamento acustico, agli impatti energetici, alla sicurezza degli utenti, agli impatti urbanistici, alla congestione veicolare nei centri urbani, alle disfunzioni indotte nei sistemi di distribuzione e di comunicazione e nello scadimento della qualità della vita. In questi ultimi anni il sistema dei trasporti della Regione Campania non ha subito grosse trasformazioni per quanto riguarda le infrastrutture mentre c'è stato un incremento dei mezzi circolanti che riguardano soprattutto il trasporto privato su gomma sia per i viaggiatori che per le merci. I viaggiatori trasportati sui mezzi pubblici sono aumentati in particolare sulla rete ferroviaria. Per quanto riguarda i dati sull'incremento dei veicoli in transito sull'autostrada , l'incremento dell'indice di motorizzazione (autovetture immatricolate/abitanti residenti) e l'incremento del traffico nelle località turistiche concentrato nel periodo natalizio, pasquale ed estivo questi vanno interpretati come segnali di un sempre maggior impatto ambientale determinato dai mezzi privati di trasporto nelle forme di inquinamento atmosferico, inquinamento acustico ed anche il degrado degli aspetti paesaggistici e naturalistici di molte zone della Regione. Anche a livello nazionale ed europeo le tendenze non sono generalmente diverse da quanto si registra nella nostra provincia. Per ridurre gli effetti inquinanti pur mantenendo elevati gli indici di mobilità delle persone si deve invertire le attuali tendenze favorendo il trasporto pubblico sia su gomma, che a parità di persone trasportate risulta molto meno inquinante del trasporto privato e sia il trasporto su rotaia che attualmente è ancora il sistema più ecologico e più conveniente per l'utenza. I provvedimenti per intervenire in questo senso possono essere sia di natura organizzativa, come per esempio le agevolazioni tariffarie, e sia a livello infrastrutturale con il potenziamento del sistema ferroviario.

ARPA Campania 152

7.6 TURISMO

7.6.1 Inquadramento e rilevanza del problema

La Campania è una delle regioni italiane più ricche di attrattive turistiche per i tesori artistici, per le zone archeologiche, per il fascino naturale delle coste, per la straordinaria bellezza dei luoghi; una regione, dunque, in cui l’offerta turistica è rappresentata dal mirabile intreccio tra natura e cultura. La regione ha una vocazione turistica fortemente consolidata. Storicamente il turismo, in Campania, nasce con i romani, quando nobili ed imperatori scoprono le meraviglie della costa; l’origine del “turismo che muove le masse”, invece, si fa risalire alla metà del XVIII secolo, quando la Campania (in particolare il Golfo di Napoli e le isole) diventa un’irrinunciabile tappa del “Grand Tour”.

Capitolo

7

I determinantieconomici

6.TURISMO

FON

TE: C

ontro

luce

153

I determinanti economici: Turismo

Ancora oggi, rimane una delle mete nazionali preferite dai turisti italiani e stranieri insieme al Veneto, alla Toscana, al Trentino Alto Adige e all’Emilia Romagna: nel 2001 ha registrato circa 21 milioni di presenze, pari a quasi al 6% del flusso turistico italiano.

Tabella 1 -Arrivi e Presenze in Campania

ITALIANI STRANIERI TOTALE Arrivi Presenze Arrivi Presenze Arrivi Presenze

Campania 2.723.676 11.703.729 1.827.024 9.258.850 4.550.700 20.962.579

Italia 46.005.387 203.650.860 35.767.981 146.672.273 81.773.368 350.323.133 FONTE: ISTAT 2001

I turisti che scelgono la Campania come destinazione turistica sono per il 60% di nazionalità italiana, probabilmente perché la Campania presenta una minore accessibilità per i flussi turistici internazionali rispetto a regioni come la Toscana o l’Emilia Romagna. Il numero più consistente di presenze1 si registra nei mesi caldi per cui la tipologia del turismo campano è essenzialmente estiva. L’interesse per il turismo balneare trova riscontro soprattutto nei flussi turistici italiani; motivazioni di ordine culturale, invece, hanno un’incidenza maggiore sui turisti stranieri.

7.6.2 Gli indicatori fondamentali

Nome indicatore DPSIR Target/obiettivo di qualità ambientale Stato Trend

Arrivi e presenze turistiche P

Sviluppo turistico compatibile con la vocazione ambientale, naturale ed i vincoli imposti dal territorio. ☺

Presenze annue nelle strutture ricettive P

Sviluppo turistico compatibile con la vocazione ambientale, naturale ed i vincoli imposti dal territorio. ☺

Giorni di permanenza media nelle strutture ricettive P

Aumentare la permanenza nelle strutture ricettive

Presenze turistiche nei mesi di luglio e agosto P

Diversificare le concentrazioni temporali dei flussi turistici. ☺

Arrivi e presenze turistiche per tipologia di turismo (balneare, termale, naturale)

P Differenziazione e specializzazione dell'offerta, sviluppando turismi alternativi a quelli classici →

N° visitatori nelle aree archeologiche P

Potenziare i sistemi di accoglienza e fruizione relativamente ai siti archeologici, favorendo i siti minori al fine di favorire una distribuzione dei flussi turistici.

1 Per “Presenze” si intende il numero delle notti trascorse dai clienti negli esercizi ricettivi (ISTAT).

ARPA Campania 154

Seconda Relazione sullo Stato dell’Ambiente della Campania

N° strutture ricettive x tipologia S

Accrescere la qualità e la varietà dell'offerta turistica →

N° di posti letto nelle strutture ricettive S

Accrescere la qualità e la varietà dell'offerta turistica →

N° imprese turistiche certificate EMAS R

Promuovere modelli di sviluppo sostenibile.

Presenze turistiche / popolazione residente (a livello provinciale)

P Ridurre i livelli di pressione esercitata dal turismo

attraverso percorsi alternativi →

Presenze turistiche / superficie (a livello provinciale)

P Ridurre i livelli di pressione esercitata dal turismo attraverso percorsi alternativi →

7.6.3 La domanda turistica ed il trend evolutivo

La Campania è la regione con il più alto numero di turisti nel panorama meridionale: circa 4.600.000 arrivi2 totali registrati, ossia il 33% del movimento turistico delle regioni del Sud Italia.

Figura 1 -Movimento turistico al Sud e Isole

0

5.000.000

10.000.000

15.000.000

20.000.000

25.000.000

Num

ero

Campa

niaPug

lia

Basilic

ata

Calabri

aSici

lia

Sardeg

na

n. presenze n. arrivi

155

I determinanti economici: Turismo

I movimenti turistici presentano in generale un trend positivo; dal 1995 con circa 17.000.000 di presenze registrate, si è passati a circa 21.000.000 presenze nel 2001, il 44% delle quali è rappresentato dai turisti stranieri che si concentrano soprattutto nel mese di settembre. Il 71% delle presenze annuali si concentra nelle strutture alberghiere; la restante quota preferisce le strutture complementari. Un dato che conferma il ruolo leader della Campania nel panorama turistico meridionale è rappresentato dalla permanenza media3 registrata. La durata media dei soggiorni, registrata nel 2001, è stata di 4,61 giorni, leggermente superiore al quella registrata nel 1999 di 4,15 giorni

Figura 2 -Presenze negli esercizi alberghieri e complementari in Campania

FONTE: Dati ISTAT 1995-2001

Figura 3 -Permanenza media

FONTE: ISTAT 2001

2 Per “Arrivi” si intende il numero di clienti, italiani e stranieri, ospitati negli esercizi ricettivi (alberghieri o complementari) nel periodo considerato (ISTAT). 3 Per “permanenza media” si intende il rapporto tra il numero di notti trascorse ed il numero dei clienti arrivati nella struttura ricettiva (ISTAT).

0

2.000.000

4.000.000

6.000.000

8.000.000

10.000.000

12.000.000

14.000.000

16.000.000

N. P

rese

nze

1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001

esercizi alberghieri esercizi complementari

4,35

5,48

3,37

5,63

4,61

4,58

0,00

1,00

2,00

3,00

4,00

5,00

6,00

Campa

nia

Puglia

Basilic

ata

Calabri

a

Sicilia

Sardeg

na

Num

ero

gior

ni

ARPA Campania 156

Seconda Relazione sullo Stato dell’Ambiente della Campania

Figura 4 -La stagionalità dei flussi turistici

Fonte: ISTAT 1995, 2001

Dai dati analizzati si evidenzia che il livello di stagionalità del turismo in Campania è molto elevato, ossia il turismo estivo, legato a motivazioni prevalentemente balneari, ha una forte incidenza. La domanda turistica tende a concentrarsi nel periodo estivo (Giugno - Settembre) con estensioni nei mesi precedenti (maggio, aprile) e successivi (ottobre). Questa situazione è dovuta alla scarsa rilevanza che in questo contesto territoriale assume il turismo d’affari e all’assenza di un turismo montano. Tuttavia è da evidenziare che, negli ultimi cinque anni, si è assistito ad una minore incidenza delle presenze nei mesi caldi, probabilmente a causa della riqualificazione turistica del capoluogo che ha spinto la domanda verso un turismo culturale orientato, inoltre, anche alla fruizione del patrimonio archeologico. Il turismo naturalistico, ovvero legato alla fruizione delle aree naturali protette e quello legato alle località termali hanno invece una incidenza minore. Di seguito viene riportata un’analisi di dettaglio per ciascuna tipologia di turismo con riferimento alle mete turisticamente rilevanti.

7.6.3.1 Il turismo balneare

Dalle indagini condotte per la redazione delle “Linee guida per lo sviluppo turistico della Campania” emerge che la fruizione delle risorse balneari risulta la motivazione prevalente soprattutto per i flussi turistici di provenienza nazionale. Le aree prevalentemente interessate da questa tipologia di turismo sono:

Costiera Amalfitana4 e Costa Cilentana5 (Sa);

4 Nella Costiera Amalfitana sono stati considerati i seguenti centri: Amalfi, Cetara, Conca dei M., Furore, Maiori, Minori, Positano, Praiano, Ravello, Scala, Tramonti e Vietri sul Mare. 5 Nella Costa Cilentana sono stati considerati i seguenti centri: Agropoli, Ascea, Camerota, Capaccio, Casal Velino, Castellabate, Centola, Pisciotta, Pollica, S. Gioavnni a P., Sapri.

0

5 0 0 .0 0 0

1 .0 0 0 .0 0 0

1 .5 0 0 .0 0 0

2 .0 0 0 .0 0 0

2 .5 0 0 .0 0 0

3 .0 0 0 .0 0 0

3 .5 0 0 .0 0 0

4 .0 0 0 .0 0 0

4 .5 0 0 .0 0 0

Genna

io

Febbra

ioMarz

oApri

le

Maggio

Giugno

Luglio

Agosto

Settem

bre

Ottobre

Novem

bre

Dicembre

Num

ero

turis

ti

P resenze 2 00 1 P resenze 19 9 5

157

I determinanti economici: Turismo

Costiera Sorrentina6 (Na); Isole (Capri, Ischia, Procida) (Na).

La varietà e la ricchezza paesistica, in tutta la provincia di Salerno, rappresentano un forte richiamo per i turisti. La costiera Amalfitana, con il suo susseguirsi di dirupi e valloni e la costa Cilentana, con le sue spiagge sabbiose e le sue insenature, costituiscono le principali mete turistiche dell’area salernitana. La costiera Sorrentina, con gli stupendi panorami sull’intero Golfo di Napoli, è interessata da circa il 30 % delle presenze della provincia napoletana.

Tabella 2 -Movimenti turistici nelle località balneari

Arrivi Presenze Località Prov.

2000 2001 2000 2001 Costiera Amalfitana SA 502.709 500.765 1.730.225 1.736.574

Costiera Cilentana SA 517.632 516.156 4.765.771 4.795.822

Costiera Sorrentina NA 860.394 849.277 3.498.435 3.516.346

Isole (Ischia, Procida e Capri) NA 688.571 662.856 6.169.197 5.737.299 FONTE: Dati EPT SA, NA.

Le isole del Golfo di Napoli (Ischia, Capri e Procida) sono una destinazione di particolare rilievo. In tali isole, sono state registrati, nel 2000, 6.169.197 presenze di cui circa il 90% destinato all’isola di Ischia. L’affluenza in queste isole di antica vocazione turistica, tuttavia, tende a diminuire: nel 2001 sono state registrate 5.737.299 presenze. Un numero consistente di presenze si registra anche lungo la fascia costiera del Cilento probabilmente perché consente la fruizione non solo delle valenze marittime ma anche ambientali (Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano) e culturali (Paestum, Velia). Segue la costiera Sorrentina che, nel 2001, ha registrato 3.516.346 di cui il 90% ha preferito la sistemazione alberghiera.

7.6.3.2 Il turismo culturale

La fruizione del patrimonio culturale costituisce la motivazione prevalente del flusso turistico soprattutto di provenienza internazionale. Questa tipologia di turismo, che tende a concentrarsi nel periodo da settembre a giugno, è orientata soprattutto alla fruizione del patrimonio archeologico ed alla visita del centro storico del capoluogo campano. In Campania sono localizzati alcuni dei più importanti siti archeologici del mondo. Nella tabella successiva, sono considerati i siti archeologici regionali di maggiore interesse.

6 Nella Costiera Sorrentina sono stati considerati i seguenti centri: Sorrento, Vico Equenze, S. Agnello, Piano, Meta di Sorrento, Massa Lubrense.

ARPA Campania 158

Seconda Relazione sullo Stato dell’Ambiente della Campania

Tabella 3 -Movimenti turistici aree archeologiche

Località Prov. n. visitatorianno 2000

n. visitatori anno 2001

n. visitatorianno 2002

Pompei NA 2.165.739 2.255.365 2.224.668

Ercolano NA 237.013 249.364 258.177

Oplonti NA 38.032 36.944 39.309

Scavi Acropoli Cuma NA 88.851 99.199 80.535

Anfiteatro Flavio e Tempio di �eggiano� – Pozzuoli NA 48.989 57.017 54.132

Paestum SA 295.708 297.619 660.516

Velia SA 30.514 31.241 33.732

Benevento – teatro romano BN 24.629 30.638 32.657 FONTE: Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Soprintendenza ai Beni Archeologici di Pompei, Soprintendenza ai Beni Archeologici

delle province di Salerno, Avellino, Benevento, Soprintendenza per i Beni Archeologici delle province di Napoli e Caserta.

I dati evidenziano un crescente interesse verso il patrimonio archeologico soprattutto per i siti di fama internazionale, come Pompei e Paestum, la cui attrattiva è accresciuta dalla vicinanza ad importanti località balneari. Dal confronto tra presenze turistiche ed arrivi nei cinque capoluoghi di provincia, emerge il ruolo di primo piano della città di Napoli.

Tabella 4 -Movimenti turistici nelle città capoluogo di provincia

Presenze Arrivi Città

2000 2001 2000 2001

Avellino 26.496 29.441 17.445 18.849

Benevento 39.403 48.631 22.118 26.582

Caserta 77.644 72.068 36.632 35.040

Napoli 1.768.731 2.187.076 820.028 781.454

Salerno 176.114 175.556 92.512 94.051 FONTE: Dati EPT AV, BN, CE, NA, SA

Napoli, con le sue testimonianze storiche ed i celebri panorami, mostra una forte incremento delle presenze turistiche, in gran parte costituite da turisti stranieri. Un ruolo importante per il turismo napoletano è svolto dalle strutture �eggian.

Tabella 5 -Movimenti turistici per alcuni musei napoletani

VISITATORI NAPOLI

2000 2001 2002

Museo archeologico Nazionale di Napoli 308.660 316.027 318.558

Museo archeologico dei Campi Flegrei 34.872 37.218 40.929

FONTE: Dati Soprintendenza Archeologica della provincia di Napoli

159

I determinanti economici: Turismo

7.6.3.3 Il turismo ambientale

Le risorse naturali ed ambientali costituiscono un indubbio fattore di attrazione, capace di motivare le correnti di traffico. Tuttavia la fruizione del patrimonio ambientale non viene quasi mai riconosciuta dal turista come motivante per la vacanza1. Esistono varie tipologie di turismo nelle aree protette: un turismo di tipo scolastico, legato a motivazioni di carattere educativo, oppure di tipo domenicale legato ad escursioni naturalistiche, itinerari culturali o eventi locali (sagre e feste). Nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano (di seguito: PNCVD), i flussi turistici più consistenti si concentrano soprattutto nei periodi estivi lungo la zona costiera dove il turismo è sostanzialmente di tipo balneare. Le zone interne, che presentano notevoli attrazioni artistiche (�eggiano, Padula) e i paesi degli Alburni, sono interessate da flussi giornalieri. Nel Parco Nazionale del Vesuvio, le mete turistiche privilegiate sono: il “cono”, la Riserva Tirone Alto Vesuvio, l’Osservatorio Vesuviano che accoglie ogni anno migliaia di studenti.

Tabella 6 -Movimenti turistici nei Parchi Nazionali campani

Anno Parco Nazionale* Arrivi Presenze

2000 PNCVD 599.374 5.144.654

Parco Vesuvio 70.255 124.555

TOTALE 669.629 5.269.209

PNCVD 602.619 5.173.999

Parco Vesuvio 80.028 148.460

2001

TOTALE 682.647 5.322.459

* Sono stati considerati tutti i comuni rientranti, anche parzialmente, nel perimetro del parco FONTE: Dati EPT NA, SA

7.6.3.4 Il turismo termale

Le motivazioni legate al benessere ed alla salute sono complessivamente marginali, anche se negli ultimi anni vi è stata una significativa crescita di questa tipologia di turismo. Questo nuovo interesse verso il turismo “salutare” è evidenziato nella tabella 7, in cui sono state considerate le località termali più rilevanti della regione Campania. Le città termali in cui sono state registrate le presenze più consistenti sono le località dell’Isola di Ischia (Casamicciola Terme e Lacco Ameno), nota fin dal XVI sec. Per le sue acque “miracolose”. Pochi numeri bastano per sintetizzare il tesoro dell’isola: 29 bacini termali, 67 fumarole e 103 sorgenti con differenti caratteristiche: minerali, termali, ipertermali, ecc.

1 Regione Campania - Assessorato al Turismo, Linee guida per lo sviluppo turistico della Campania, luglio 2002

ARPA Campania 160

Seconda Relazione sullo Stato dell’Ambiente della Campania

Tabella 7 -Movimenti turistici nelle località termali

Arrivi Presenze Località

2000 2001 2000 2001

Contursi Terme SA 8.395 8.360 40.533 42.611

Montesano sulla Marcellana SA 6.992 7.281 45.910 45.914

Lacco Ameno NA 1.120.984 1.681.476 560.492 560.492

Casamicciola Terme NA 86.638 83.252 1.029.827 906.146

Pozzuoli NA 90.516 93.134 224.306 250.524

Torre Annunziata NA 2.761 2.725 4.890 5.750

Castellammare di Stabia NA 63.145 68.461 211.501 240.144

Telese BN 8.307 9.801 30.524 34.653

Villamaina AV n.d.* n.d. * n.d. * n.d. *

* I dati non possono essere resi disponibili perché la città di Villamaina ha un’unica struttura ricettiva

FONTE: Dati EPT AV, BN, NA, SA.

7.6.4 L’offerta ricettiva in Campania

Il sistema ricettivo campano risulta essere al 2001 così formato: 1.431 esercizi alberghieri su 2.211 (65%) strutture ricettive; seguono poi gli alloggi in affitto (19%), i campeggi e villaggi (8%), ed infine gli alloggi agro-turistici e gli altri esercizi che insieme formano l’8% dell’offerta delle strutture turistiche. Dalla comparazione delle strutture ricettive campane con quelle italiane, emerge che in questa regione è situato il 4,2% delle strutture alberghiere nazionali.

Tabella 8 -Dotazione ricettiva della Regione Campania

Esercizi Complementari Esercizi Alberghieri campeggi e villaggi alloggi in affitto alloggi agro-turistici altri esercizi

N. Letti N. Letti N. Letti N. Letti N. Letti

Campania 1.431 89.596 174 67.134 419 3.819 171 1.985 16 1.216

Italia 33.421 1.891.281 2.370 1.327.103 75.769 503.088 7.744 88.993 8.977 213.865

FONTE: Dati ISTAT 2001

Dal 1998 il numero delle strutture ricettive è rimasto pressoché inalterato, a meno di qualche variazione in positivo degli esercizi complementari.

161

I determinanti economici: Turismo

Figura 5 - Gli esercizi ricettivi in Campania

FONTE: Dati ISTAT

Le province che hanno una maggiore dotazione ricettiva sono quelle di Salerno e Napoli; nello specifico, le strutture complementari sono più consistenti nella provincia di Salerno contrariamente alla provincia napoletana dove coprono solo il 14 % delle strutture ricettive totali.

Tabella 9 - Esercizi alberghieri e complementari

Province Esercizi Alberghieri Esercizi Complementari Totale

Numero Posti Letto Numero Posti Letto Numero Posti Letto

Caserta 75 5.741 17 6.337 92 12.078

Benevento 39 1.520 65 542 104 2.062

Napoli 818 54.911 141 14.748 959 69.659

Avellino 70 3.679 - - 70 3.679

Salerno 429 23.745 557 52.527 986 76.272

Campania 1.431 89.596 780 74.154 2211 163.750

FONTE: Dati ISTAT 2001

Circa il 46% delle strutture ricettive della provincia di Salerno è distribuita lungo le due principali coste. Il 21% delle strutture della provincia di Napoli si concentra lungo la costiera Sorrentina, il 42% sulle isole partenopee.

0

200

400

600

800

1.000

1.200

1.400

1.600

Num

ero

di e

serc

izi

1998 1999 2000 2001

esercizi alberghieri esercizi complementari

ARPA Campania 162

Seconda Relazione sullo Stato dell’Ambiente della Campania

Tabella 10 -Esercizi alberghieri e complementari nelle località balneari

Località Strutture Alberghiere Strutture Complementari

Numero Posti Letto Numero Posti Letti Costiera Amalfitana 148 7954 43 669

Costiera Cilentana 155 9540 110 31543

Costiera Sorrentina 153 14.535 21 5.738

Ischia 287 19.335 7 981

Capri 44 2.369 1 9

Procida 6 151 7 778 FONTE: Dati Assessorato al Turismo 2001/2002

Dall’esame dei dati emerge che mediamente gli alberghi campani sono dotati ciascuno di 62 posti letto, rispetto ai 56 nazionali. I campeggi e i villaggi turistici sono di piccole dimensioni e dispongono in media di 386 posti letto contro i 560 italiani; i centri agro turistici dispongono di 12 posti letto rispetto gli 11 italiani. Molte strutture ricettive mostrano un’attenzione particolare alle problematiche ambientali. Ciò è evidenziato dal numero, sempre più crescente, di aziende turistiche certificate ISO 14001. Allo stato attuale le aziende turistiche certificate ISO 14001 in Campania sono 20, la maggior parte delle quali si trova in provincia di Napoli. Non esiste nessuna registrazione EMAS nel settore turistico.

Figura 6 -Posti letto nelle strutture ricettive

FONTE: Dati ISTAT 1995-2001

0

4 0 .0 0 0

8 0 .0 0 0

1 2 0 .0 0 0

1 6 0 .0 0 0

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

Num

ero

post

i let

to

n . p o s ti le tto n e lle s tru ttu re r ic e ttiv e

163

I determinanti economici: Turismo

Figura 7-Aziende certificate ISO 14001

0

2

4

6

8

10

12

14

16

2001 2002 2003

Num

ero

azie

nde

NA SA

FONTE: Dati SINCERT (cod. EA030)

7.6.5 Le pressioni ambientali in relazione al turismo

Il turismo determina criticità ed impatti ambientali da molti punti di vista: aumento nella produzione di rifiuti solidi, di emissioni in atmosfera e di scarichi, congestione ed inquinamento acustico, perdita della biodiversità. Il reperimento dati utili alla valutazione di tutti questi fattori risulta ancora difficoltoso. Per tale motivo, sono stati considerati specifici indicatori:

1. rapporto tra le presenze turistiche ed il numero di abitanti (a livello provinciale); 2. rapporto tra le presenze turistiche e la superficie (a livello provinciale).

I dati evidenziano che i livelli di pressione turistica in rapporto alla popolazione, calcolati sui dati 2001, sono molto alti soprattutto per la provincia di Salerno.

Tabella 11 -Rapporto presenze su popolazione a livello provinciale

FONTE: Dati ISTAT 2001

I livelli di pressione turistica, rapportati all’estensione territoriale, più evidenti si presentano nella città di Napoli. Il dato è confermato da una analisi storica del fenomeno.

Provincia Popolazione2001

Presenze 2001 Presenze/Popolazione

Avellino 428.314 256.478 0,60

Benevento 286.040 135.697 0,47

Caserta 853.009 1.001.772 1,17

Napoli 3.009.678 11.138.442 3,70

Salerno 1.075.451 8.430.190 7,84

ARPA Campania 164

Seconda Relazione sullo Stato dell’Ambiente della Campania

Figura 8 -Livello di pressione turistica rapportato alla superficie

0,00

1000,00

2000,00

3000,00

4000,00

5000,00

6000,00

7000,00

8000,00

9000,00

10000,00

Avellino Benevento Caserta Napoli Salerno

pres. /superf. Anno 1995pres./superf. Anno 2001

FONTE: Dati ISTAT 1995, 2001 L’elevato livello di concentrazione spaziale della domanda costituisce uno dei fattori che caratterizza in negativo la configurazione turistica della Campania.

7.6.6 Conclusioni

La Campania già possiede – in termini di “risorse immobili” - tutto quello che è necessario per motivare le correnti di traffico. E' necessario dunque valorizzare la vocazione turistica della regione nel rispetto, però, dei vincoli ambientali che il territorio impone. Per ridurre gli impatti che inevitabilmente i flussi turistici possono comportare, è opportuno diversificare, in primo luogo, le concentrazioni turistiche temporali e spaziali attraverso lo sviluppo di nuove forme di ricettività favorendo soprattutto i siti minori, al fine di consentire una ridistribuzione dei flussi. La costituzione di nuovi itinerari turistici, accompagnata da specifiche campagne promozionali, potrebbe rappresentare una linea d’azione per valorizzare delle aree, come quelle protette, che tuttora sono sottovalorizzate. Considerato la rilevante presenza di aree protette in Campania, le risorse naturali ed ambientali potrebbero diventare una parte integrante dell’offerta turistica. In questi luoghi, come anche in tutta la regione, il settore turistico può essere incoraggiato, coerentemente alle politiche europee, attraverso un processo di valorizzazione dei prodotti turistici tradizionali, delle istituzioni culturali (musei, siti archeologici, ecc.) o dei beni storico - ambientali. E’ inoltre opportuno accrescere la qualità e la varietà delle strutture ricettive perché non basta più, come è successo in passato, contare esclusivamente sulla straordinaria ricchezza del patrimonio per sostenere il livello di competitività dell’offerta internazionale.

165