L'esperienza del Sè e delle relazioni interpersonali

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L’esperienza di Sé e delle relazioni interpersonali Introduzione: il Sé moderno. Problema distinzione tra Io/Sé/Identità W.James analisi del Sé: si configura come elemento centrale di connessione tra il mondo mentale e il mondo esterno. Ogni attività mentale (pensiero) presuppone una coscienza personale che è data nel corso dell’esperienza soggettiva. Io conoscente: Io in grado di conoscere. Io conosciuto: oggetto di conoscenza dell’Io conoscente. È il Me o Io empirico. Costituiscono l’identità della personalità. L’Io empirico si compone di 3 aspetti, connessi con 3 diversi ambiti di esperienza: 1. L’Io materiale, che deriva dalla conoscenza del proprio corpo e ambiente. 2. L’Io sociale, che deriva da una parte dalle immagini e percezioni ,che ciascuno presume gli altri abbiano di sé, e dall’altra da norme e valori sociali. 3. L’Io spirituale, che è dato dall’autoconsapevolezza che ciascuno ha di sé e della propria esistenza. Il mondo esterno sociale contribuisce a definire la soggettività. L’IO è inteso come attore principale nei processi di conoscenza, elaborazione e integrazione (Io conoscente) ma anche come oggetto di conoscenza che va a definirsi attraverso le proprie esperienze (Io conosciuto). Nonostante evidenzi la complessità dell’Io, al centro del pensiero di James rimane la coscienza tradizione filosofica ottocentesca: razionalità al centro. Io come insieme dei processi cognitivi, capaci di garantire il nostro adattamento attraverso apprendimento, rappresentazione e coscienza di sé. L’Io gnoseologico è coscienza, consapevolezze e il suo esame è limitato alla sfera della consapevolezza ≠ i comportamentisti studiano le singole funzioni dell’Io, es. l’apprendimento. Solo quei comportamenti coerenti (e quindi prevedibili) rientrano nella sfera d’azione dell’Io, a cui non si possono ricondurre le azioni motivate da fattori emotivi e che vanno contro le regole sociali riconosciute. L’Io malato è da guarire poiché ha perso le caratteristiche di razionalità, coerenza e regolarità. Tradizione psichiatrico-clinica ottocentesca: malattia mentale: prevalenza degli aspetti istintuali. L’Io psichiatrico è il moderatore di una dimensione non razionale, un “controllore morale”. Polarità Io gnoseologico – Io psichiatrico la personalità è multipla, vede coesistere diversi Sé all’interno della stessa persona nell’800 questo accadeva però in una situazione patologica (non razionalità). Freud studia la mente e il suo funzionamento (normale e non) individuando un percorso terapeutico per il trattamento dei disturbi. Supera la contrapposizione normalità – patologia: sono gli estremi di un continuum nel quale solo in modo arbitrario possiamo individuare un confine che delimita l’area della normalità rispetto a quello della patologia. Inoltre la dimensione consapevole viene ridimensionata dalla dimensione inconscia. I processi psichici richiedono nuovi metodi di ricerca.

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Riassunto del libro di Liliana De Giorgi: L'esperienza del Sè e delle relazioni interpersonali

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L’esperienza di Sé e delle relazioni interpersonali

Introduzione: il Sé moderno.Problema distinzione tra Io/Sé/IdentitàW.James analisi del Sé: si configura come elemento centrale di connessione tra il mondo mentale e il mondo esterno. Ogni attività mentale (pensiero) presuppone una coscienza personale che è data nel corso dell’esperienza soggettiva.Io conoscente: Io in grado di conoscere. Io conosciuto: oggetto di conoscenza dell’Io conoscente.

È il Me o Io empirico.Costituiscono l’identità della personalità. L’Io empirico si compone di 3 aspetti, connessi con 3 diversi ambiti di esperienza:

1. L’Io materiale, che deriva dalla conoscenza del proprio corpo e ambiente.2. L’Io sociale, che deriva da una parte dalle immagini e percezioni,che ciascuno presume

gli altri abbiano di sé, e dall’altra da norme e valori sociali.3. L’Io spirituale, che è dato dall’autoconsapevolezza che ciascuno ha di sé e della

propria esistenza.Il mondo esterno sociale contribuisce a definire la soggettività. L’IO è inteso come attore principale nei processi di conoscenza, elaborazione e integrazione (Io conoscente) ma anche come oggetto di conoscenza che va a definirsi attraverso le proprie esperienze (Io conosciuto).Nonostante evidenzi la complessità dell’Io, al centro del pensiero di James rimane la coscienza tradizione filosofica ottocentesca: razionalità al centro. Io come insieme dei processi cognitivi, capaci di garantire il nostro adattamento attraverso apprendimento, rappresentazione e coscienza di sé.L’Io gnoseologico è coscienza, consapevolezze e il suo esame è limitato alla sfera della consapevolezza ≠ i comportamentisti studiano le singole funzioni dell’Io, es. l’apprendimento.Solo quei comportamenti coerenti (e quindi prevedibili) rientrano nella sfera d’azione dell’Io, a cui non si possono ricondurre le azioni motivate da fattori emotivi e che vanno contro le regole sociali riconosciute.L’Io malato è da guarire poiché ha perso le caratteristiche di razionalità, coerenza e regolarità.Tradizione psichiatrico-clinica ottocentesca: malattia mentale: prevalenza degli aspetti istintuali.L’Io psichiatrico è il moderatore di una dimensione non razionale, un “controllore morale”.Polarità Io gnoseologico – Io psichiatrico la personalità è multipla, vede coesistere diversi Sé all’interno della stessa persona nell’800 questo accadeva però in una situazione patologica (non razionalità). Freud studia la mente e il suo funzionamento (normale e non) individuando un percorso terapeutico per il trattamento dei disturbi. Supera la contrapposizione normalità – patologia: sono gli estremi di un continuum nel quale solo in modo arbitrario possiamo individuare un confine che delimita l’area della normalità rispetto a quello della patologia. Inoltre la dimensione consapevole viene ridimensionata dalla dimensione inconscia. I processi psichici richiedono nuovi metodi di ricerca.Sé forma di organizzazione dell’esperienza del tutto soggettiva. Emerge anche un Sé oggettivo. Polarità Sé soggettivo – Sé oggettivo Il Sé si muove dall’interno verso l’esterno e viceversa, dalla cultura alla mente e dalla mente alla cultura. È il risultato di un processo di costruzione, un prodotto della situazione e del contesto (cultura, relazioni personali e sociali) Bruner.Il termine Sé nella letteratura psicoanalitica va gradatamente specificandosi rispetto al termine Io usato da Freud. Il Sé è già dato all’inizio della vita psichica o emergerà nell’ambito delle relazioni interpersonali?

Realismo del Sé Sé esistenzialeLe contrapposizioni che emergono nelle principali teorie sui processi costituivi del Sé sono:

a. mondo interno – realtà esternab. simbiosi – separazione dall’altroc. dipendenza – indipendenza dall’altro.

Cap. 1. Io e Sé.“vero sé” (Sé autentico)

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Winnicot distingue tra“falso sé” (o Sé compiacente).

Il primo è l’esito di uno sviluppo normale, in un ambiente in cui si esprime la propria autenticità e creatività; l’altro di uno sviluppo patologico, laddove l’ambiente viene meno alla sua funzione di sostegno e determina la costruzione di una maschera. Per Winnicot il Sé è la persona che è in me. Ha parti che si vanno agglutinando da una direzione interno - esterno nel corso del processo maturativi. Col termine Sé si riferisce ad un’esperienza soggettiva, non ad un’entità oggettivamente esistente, ad una struttura psichica definita.Ambiguità del termine Sé è utilizzato in ambito clinico e in ambito evolutivo.Sé clinico: è il risultato della propria esperienza personale da parte del paziente così come è stata vissuta e rappresentata.Sé evolutivo: emerge dall’osservazione diretta dello sviluppo del bambino guidata dal modello psicoanalitico, che risale al processo di nascita e costruzione del Sé.Sé esistenziale: rinvia ad un livello clinico, mentre il Sé oggettivamente dato: rinvia all’osservazione dei processi evolutivi del Sé. La distinzione tra questi due tipi di Sé è a livello di analisi.Sé clinico – Sé evolutivo: distinzione a livello metodologico.

I concetti di Io e Narcisismo in Freud.Freud preferisce parlare di Io, non di Sé. Io: si riferisce sia all’intera persona (ovvero il Sé), sia ad una specifica istanza psichica.1922 “L’Io e l’Es” Io: struttura psichica, nucleo organizzato e coerente di processi psichici a cui è legata la coscienza. Da esso provengono anche le rimozioni (parte inconscia dell’Io). Io è quella parte dell’Es che ha subito una modificazione per la diretta azione del mondo esterno e domina l’Es, sede delle passioni, come il cavaliere domina il cavallo. L’Io ricava dall’Es le sue energie: lo controlla e lo gratifica in accordo alla realtà esterna. Rimanda la soddisfazione del desiderio e mantiene la stabilità dell’oggetto cui è diretta la carica psichica. Compie un esame di realtà mediando tra gli stimoli provenienti dal mondo esterno e quelli provenienti dall’Es. Scarica la tensione tra mondo esterno e mondo interno. È sede dell’identificazione, dei vari meccanismi di difesa (es. attraverso l’angoscia).1914 “Introduzione al Narcisismo” Narcisismo primario e secondario. Narcisismo Primario: è un processo di investimento libidico presente alla nascita, attraverso il quale tutto l’interesse è rivolto dal neonato su sé stesso. Mancanza di distinzione tra Io ed Es e mancanza di rapporti oggettuali, l’Io deve ancora evolversi.Narcisismo Secondario: avviene un nuovo investimento sull’Io: ritiro della libido dall’oggetto all’Io. Questo reinvestimento della libido oggettuale sull’Io è evidente in determinate situazioni (es. lutto) ma soprattutto in situazioni patologiche (psicosi).Io: istanza psichica della mente + dimensione soggettiva dell’esperienza.

La psicologia dell’Io.Hartman introduce il concetto di Sé in psicoanalisi. Critica la definizione Freudiana di narcisismo come investimento libidico dell’Io. Freud mescolerebbe Io e Sé, che invece sono due cose distinte. Dovrebbe parlare di investimento del Sé (della propria persona) che è l’opposto dell’investimento dell’oggetto. Io: substruttura psichica della personalità ≠ Sé: totalità della persona psicofisica.Hartman definisce la rappresentazione del Sé come rappresentazioni inconsce, preconosce e coscienti del Sé corporeo e mentale contenute nel sistema dell’Io. L’Io è responsabile, autonomo, realista di un complesso di funzioni organizzate, è un organo del Sé.

Le rappresentazioni del Sé.Jacobson: 1964 “Il Sé e il mondo oggettuale” Problema dell’identità. Studio su pazienti psicotici e sull’evoluzione psicologica del bambino.

Regressione a stati di indifferenziazione tra Io e Non-Io, alterazione dell’esame di realtà e dell’immagine di Sé.

Come per Hartman, per la Jacobson il Sé è l’intera persona di un individuo, il suo corpo e la sua organizzazione psichica.Identità: consapevolezza di Sé, costruisce la capacità di preservare l’intera organizzazione psichica come un’entità individualizzata ma coerente.Formula una teoria dell’evoluzione psichica, caratterizzata da uno sviluppo evolutivo del sé e da un parallelo sviluppo evolutivo dei rapporti oggettuali.

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Fase di indifferenziazione sia a livello di strutture mentali (Es, Io, Super-Io) che a livello energetico (libido e aggressività). Presenza di un Sé psicofisiologico indifferenziato. Primo stadio dello sviluppo (precede sviluppo del Sé e delle immagini oggettuali): narcisismo primario il bambino è inconsapevole di tutto, tranne che delle proprie esperienze di tensione.

Fase di differenziazione. I processi di scarica pulsionale si espandono verso l’esterno in risposta a stimolazioni esterne. A livello energetico le risposte ambientali alla richieste pulsionali del bambino avviano il processo di differenziazione tra libido e aggressività determinante è la qualità delle relazioni.

Fase della separazione-individuazione. Le tracce di esperienze piacevoli o spiacevoli fanno emergere:

- l’immagine di un Sé corporeo e psichico- l’immagine degli oggetti, buoni o cattivi.

In queste tracce hanno origine le prime immagini del Sé, inizialmente confuse con le immagini degli oggetti. L’immagine realistica del Sé è definita come quell’immagine che rispecchia lo stato, le caratteristiche, le potenzialità e i limiti del nostro Sé corporeo e mentale.Sé: entità differenziata ma organizzata, distinta dal proprio ambiente, che ha continuità e direzione.

Fase della costanza dell’oggetto. Questo stadio termina con la risoluzione del processo edipico (5 Fase della latenza). Avviene una progressiva differenziazione a livello strutturale tra Io, Super-Io e Ideale dell’Io e una progressiva integrazione delle rappresentazioni del Sé e degli oggetti.

Identificazione fusionale sorgere di fantasie di incorporazione dell’oggetto, di unità che è andata perduta (fantasia appagata dalla vicinanza fisica della madre). Attraverso la gratificazione le immagini di Sé e dell’oggetto si confondono, con l’esperienza del bisogno invece si separano.Identificazione affettiva imitazione di oggetti d’amore. Identificazione più attiva. Ha origine dagli stretti legami empatici tra la madre e il bambino. Desiderio di fusione. Non c’è una precisa delimitazione tra realtà interna ed esterna.Identificazioni selettive intorno al 2° anno di vita. Desiderio di essere come la figura di riferimento. Ciò presuppone la distinzione tra immagini di Sé realistiche e fantastiche. Sono elementi essenziali per la formazione dell’identità ( tra i 2 e i 5 anni di età).

Per la Jacobson, il Sé nasce da scambi interpersonali e ha la funzione di mediare le transazioni tra l’individuo stesso e il mondo oggettuale. Le esperienze soggettive possono influenzare le rappresentazioni del Sé. All’inizio la nostra immagine del Sé non è stabile, è confusa con le immagini oggettuali, ma con lo sviluppo psicosessuale, dell’Io, delle abilità fisiche e mentali e di giudizio e percezione, le immagini vengono unificate e organizzate.Adolescenza: distacco dal Sé e dagli oggetti dell’infanzia. Ristrutturazione dell’intera organizzazione psichica che porta ad uno Stato di confusione e disorganizzazione (fasi di regressione e posizioni infantili contrapposte a fasi di riorganizzazione verso livelli più adulti). Ciò porta alla formazione del sé adulto e l’adolescente potrà creare ed accettare una rappresentazione del Sé solida e durevole. Verranno meno i suoi conflitti sessuali e di identità e raggiungerà nuovi scopi e posizioni maggiormente dirette verso gli oggetti.

La psicologia del Sé.Kohut compie ricerche negli anni ’70. Dà rilevanza alla soggettività e all’esperienzalità evitando una psicologia dell’Io troppo impersonale. Supera la tesi Freudiana della motivazione centrata sul concetto di energia pulsionale.1971 “Narcisismo e analisi del Sé” Sono esaminati i disordini narcisistici della personalità, che sono visti come malattie del Sé. Hanno origine in uno sviluppo infantile inadeguato che non porta al raggiungimento di un Sé coeso. In quest’opera vi è un legame con la psicoanalisi classica, basata sulle pulsioni. Kohut parla però di libido narcisistica che investe oggetti-Sé, percepiti come un’estensione del soggetto stesso, e di libido oggettuale che investe oggetti come realmente distinti e separati dal soggetto.Il narcisismo non è individuato dall’obiettivo dell’investimento pulsionale, ma dalla carica e dalla natura di esso.Il Sé è un contenuto dell’apparato mentale. Non è un’istanza della psiche.

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Teoria dello Sviluppo del Sé: è ambigua, poiché Kohut cerca di coniugare varie teorie. Da un lato il Sé si evolve in seguito ad una separazione dagli oggetti-Sé, dall’altro il Sé investe con impulsi sessuali e aggressivi questi oggetti, presupponendo quindi che essi siano già distinti e separati dal Sé.1978 “La guarigione del Sé” Sé visto come un’unità dotata di coesione, centro di azioni intenzionali e contenitore di impressioni. Non è più un contenuto mentale, ma un agente attivo dotato di funzioni, che ha origine negli scambi interpersonali . Il Sé non è conoscibile nella sua essenza, possiamo conoscere solo le sue manifestazioni psicologiche e ripercorrere le tappe del suo sviluppo, che sono: 1. Sé virtuale deve ancora svilupparsi. È nel bambino neonato. Non può sussistere da solo

ma ha bisogno della partecipazione degli altri (ambiente psicologico specifico), chiamati oggetti-Sé, non ancora differenziati come tali dal bambino. Essi forniscono l’esperienza necessaria per il graduale sviluppo del Sé, ed è la rispondente empatica tra il bambino e le persone del suo ambiente che permette un potenziamento del Sé del bambino e uno sviluppo psichico adeguato.Oggetti interni della Klein. Sono oggetti intrapsichici e sono prodotti dell’esperienza reale del bambino nei confronti di oggetti esterni. Oggetti-Sé di Kohut: sono il prodotto di fantasie che il bambino sperimenta come

concrete.Il bambino cerca su di sé attenzione e approvazione, si esibisce a chi gli è intorno e si manifesta attraverso l’esibizione di un Sé grandioso che per consolidarsi deve essere rispecchiato dalla madre e ciò avviene quando lei accetta positivamente le sue esibizioni. La mamma non è ancora vista come oggetto esterno differente da Sé. I bisogni narcisistici primari sono così appagati esibendo e stabilendo un’immagine grandiosa del Sé e anche trasferendo la perfezione precedente ad un oggetto-Sé ammirato.Imago parentale idealizzata: il genitore, dal momento che rispecchia la grandiosità del figlio, conferma l’immagine positiva di Sé che si sta formando e inizialmente il bambino sperimenta l’imago parentale non come oggetto indipendente da Sé, ma come un’estensione del Sé grandioso. È idealizzata (e non reale) perché soddisfa le esigenze fantastiche che provengono dai suoi investimenti narcisistici. Il bambino si sente vuoto e impotente quando ne è separato e cerca perciò di mantenere con esso un’unione costante relazioni d’oggetto-Sé di rispecchiamento e di idealizzazione.Interiorizzazione trasmutante: il Sé si costituisce nell’interazione con le persone sperimentate come oggetti-Sé.Il bambino sperimenta una delusione graduale nei confronti dell’oggetto idealizzato e ritira gli investimenti narcisistici dell’imago dell’oggetto-Sé idealizzato. Sostituzione graduale degli oggetti-Sé e delle loro funzioni da parte del Sé e delle sue funzioni. Il Sé sano è costituito da due poli: uno della sana sicurezza di Sé risultante dal consolidarsi della tendenza alla grandiosità, uno degli ideali derivanti dal rapporto con l’oggetto-Sé di idealizzazione. Sé: risultato dell’interazione tra la dotazione innata del neonato e le risposte selettive degli oggetti-Sé che incoraggiano lo sviluppo in un senso piuttosto di un altro.

2. Sé nucleare: 2° anno di vita. È una struttura bipolare: polo delle ambizioni (tendente al successo e al potere) contrapposto al polo degli ideali (obiettivi idealizzati). Il Sé dei genitori influenza il Sé del bambino: se hanno solida fiducia in sé stessi anche il bambino l’avrà. cruciale influenza esercitata dagli oggetti-Sé dell’infanzia sullo sviluppo del Sé. All’origine dei disturbi del Sé vi è un’atmosfera malsana a cui il bambino è esposto durante gli anni in cui il suo Sé si stabilizza. A seconda della qualità delle interazioni tra il Sé e i suoi oggetti-Sé nell’infanzia, il Sé adulto può esistere con vari gradi di consistenza (coesione – frammentazione), di vitalità e di armonia funzionale (ordine – caos).

3. Sé integrato-coesivo: subentra al Sé nucleare. L’adulto psicologicamente sano continua ad avere bisogno che gli oggetti-Sé forniscano un riscontro speculare al proprio Sé e di avere obiettivi per la propria idealizzazione. Le risorse narcisistiche degli adulti normali non sono mai complete; la costituzione di un Sé ben integrato non garantisce dalle ferite narcisistiche future. Nel corso dell’esistenza, soprattutto in certi punti-chiave evolutivi, il Sé è vulnerabile all’esperienze d’oggetto-Sé inappropriate.

Kohut dà importanza al ruolo svolto dall’ambiente esterno nello sviluppo psichico dell’individuo il bambino nasce in una matrice di oggetti-Sé su cui fare potenziale affidamento, con i quali stabilisce una relazione che riflette il Sé virtuale del bambino.Klein sostiene che fin dall’inizio il bambino deve proteggersi dalle ripercussioni causate dai suoi continui tentativi di esternare la propria aggressività.

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Per Kohut il Sé si sviluppa in seguito all’internalizzazione del bambino della funzione degli oggetti-Sé. Partecipazione empatica del bambino verso la madre.Per Klein il Sé si sviluppa in conseguenza dell’internalizzazione di oggetti riparati. Atteggiamento riparativo del bambino verso la madre.

Cap. 2. Genesi dell’Io e delle relazioni oggettuali.Spitz genesi della vita psichica nel 1° anno di vita. Indaga le prime relazioni tra bambino e madre. Metodi: psicologia sperimentale, osservazione diretta. Osservazioni dello sviluppo del bambino in condizione di carenza di cure materne ritardi di sviluppo, morte per alcuni di loro entro i 2 anni il potenziale psicologico (innato) si può realizzare solo in presenza di legami emotivi stabili con un’altra persona.Oggetto libidico: per Freud, qualunque oggetto che soddisfi la pulsione e che viene poi associato all’esperienza di piacere (risultato della scarica pulsionale).Per Spitz la relazione con esso è una conquista evolutiva che presuppone il riconoscimento del proprio Io e della figura esterna a Sé.Teoria dello sviluppo dell’Io e delle relazioni oggettuali:a. Stadio pre-oggettuale: non si può parlare di Io – relazioni oggettuali – esperienze

psichiche, ma solo di manifestazioni fisiologiche fino al 3° mese. Condizione di non-differenziazione relativa alla dimensione psichica, pulsionale e tra la propria persona e la madre. Corrisponde al narcisismo primario descritto da Freud. La madre è mediazione tra bambino e ambiente, ne regola l’esperienza proteggendolo da un eccesso di stimoli fino a che non lo farà autonomamente. Queste esperienze mediate dalla madre favoriscono la strutturazione crescente della capacità dell’Io (1° anno di vita) attraverso una serie di fasi che Spitz individua attraverso gli indicatori del sorriso, del pianto e del no. Organizzatori punti critici dello sviluppo. Se essi si consolidano, il bambino può sviluppare i suoi sistemi personali in modo normale.

b. Stadio dell’oggetto precursore: 2°-3° mese sorriso (1° indicatore) del bambino al volto umano. È una risposta sociale. Sorride a tutti i volti che gli si presentano di fronte. Inizia ad aprirsi agli stimoli esterni, viene meno la sua azione difensiva. Progressione dalla passività all’attività. Prima organizzazione dell’Io, rudimentale, che media tra l’interno e l’esterno. Quello che il bambino percepisce è però solo un segnale, una forma d’insieme (fronte, occhi, naso) non limitato alla madre. Non ne riconosce le qualità essenziali, che caratterizzano l’oggetto libidico. Comunque attraverso il sorriso si innesta un primo circuito di interazioni.

c. Stadio dell’oggetto libidico: 8° mese il bambino riconosce il volto della mamma, piange e si ritrae di fronte all’estraneo. Si costituisce l’oggetto libidico che è la mamma. Il bambino rifiuta tutto tranne che l’oggetto libidico, con il quale ha stabilito rapporti oggettuali. Pianto 2° indicatore, è creato dal contrasto tra l’immagine della madre e quella delle altre persone Angoscia dovuta alla non-identità dell’estraneo con l’immagine della madre. È il superamento di una nuova tappa dello sviluppo psichico.

d. Stadio della strutturazione del Sé: 15° mese in poi 3° indicatore: No del bambino. Il suo raggio d’azione si è allargato, sperimenta lo spazio e si esprime quasi verbalmente. Utilizza il diniego, che copia dalla madre quando gli proibisce qualcosa spinta aggressiva del bambino il suo Io si difende attivando il meccanismo di identificazione con l’aggressore. Non imita l’adulto, ma lo assume come proprio. I gesti del diniego e il “No” sono i primi simboli semantici formati dal bambino che rappresentano il concetto di rifiuto.In Spitz lo sviluppo corrisponde alla progressiva stabilizzazione di livelli di organizzazione dell’Io, che comporta una progressiva differenziazione dell’Io dall’Altro.Ogni aspetto del 1° sviluppo psichico è mediato dall’ambiente materno ed è in funzione di quest’ultimo. La relazione madre-figlio è normale quando soddisfa entrambi. Le esperienze interattive rendono possibile la progressiva maturazione del bambino e

Kohut Sé: viene dalla separazione degli oggetti-Sé e interiorizzazione di essi, inizialmente indifferenziati dal Sé. Gli oggetti-Sé si configurano in funzione di bisogni narcisistici di base (onnipotenza, grandiosità e di fusione con un ideale). Attraverso le relazioni con gli oggetti-Sé, il Sé virtuale si costituisce come Sé nucleare, capace di stabilire relazioni reali col proprio mondo oggettuale, che però non sostituiscono le relazioni di oggetto-Sé. Il Sé maturo non rinuncia ai propri bisogni di oggetto-Sé. Il legame con l’altro si fonda sempre sulla disponibilità di questi a offrire funzioni di oggetto-Sé, ma in modo più “maturo”, meno urgente rispetto alla primissima infanzia. Visione di maturità in cui predomina il bisogno di rapportarsi con oggetti in quanto

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determinano la crescente complessità dell’Io. Le relazioni oggettuali si realizzano per un’interazione costante fra due partner che provocano l’uno le reazioni dell’altra, agiscono l’uno sull’altra.

Cap. 3. La dialettica tra mondo interno e realtà esterna.Klein teorizza che esista un Io attivo fin dalla nascita, diversamente da Spitz e Mahler. Nega il carattere esclusivamente fisiologico delle primissime fasi dello sviluppo. Vita psichica neonatale complessa. Ritiene che nel bambino sia in atto la lotta tra pulsione di vita e pulsione di morte (aggressività innata). La mente neonatale prova angoscia e attiva primitivi meccanismi difensivi. L’Io è in grado di stabilire relazioni oggettuali primitive.Per la Klein Io e Sé sono la stessa cosa, diversamente dal pensiero Freudiano.

Le fasi della teoria Kleiniana.Metodo: osservazione più interpretazione dei giochi liberamente messi in atto dal bambino nello studio del terapeuta. Nel suo percorso teorico vi sono fasi diverse in base ai mutamenti di interessi di studio della Klein: Decennio ’20-’30 privilegia le questioni sessuali. Lo sviluppo psicosessuale è collegato

alla spinta a conoscere del bambino. Da una parte ricerca della soddisfazione pulsionale, dall’altra inibizioni legate all’angoscia per il periodo di punizione.

Anni ’30 privilegia i problemi legati all’aggressività. La presenza di questa pulsione provoca sensi di colpa. La distruttività primaria sostituisce la ricerca del piacere e diventa la forza pulsionale della vita psichica.

Anni ’35-’45 interesse per i temi libidici. L’aggressione verso l’oggetto libidico provoca angoscia depressiva, conseguenza della nascente preoccupazione per l’oggetto libidico. Capacità di riparazione nei confronti di tale oggetto.

Anni ’46-’60 sintesi tra i lavori sulla depressione e riparazione. Emerge il concetto di scissione dell’Io: i processi di scissione, finora presi in esame solo rispetto agli oggetti, vengono estesi anche all’Io.

La definizione d’oggetto.Teoria psicoanalitica oggetto = elemento essenziale della pulsione, la quale si dirige verso qualche oggetto. Freud lo intende soprattutto come oggetto sessuale, identificabile in una persona esterna. Tale scelta oggettuale supera l’autoerotismo (in cui non si configura la presenza di un oggetto esterno) o fase di narcisismo. La pulsione è un concetto limite tra lo psichico e il somatico, connessione tra sfera psichica e corporea. La meta di una pulsione è il soddisfacimento e può raggiungere la sua meta mediante o in relazione all’oggetto della pulsione. Tra oggetto e pulsione non c’è connessione prestabilita, ma essa si crea nel momento in cui l’oggetto rende possibile la soddisfazione della pulsione. Quindi:Vi è una fase originaria della vita psichica caratterizzata dall’assenza di un oggetto esterno qui la pulsione trae soddisfazione attraverso il corpo stesso (fare autoerotica). Solo più tardi sarà soddisfatta attraverso un oggetto esterno. Per Freud l’oggetto è il veicolo attraverso il quale la gratificazione viene ottenuta o negata, è sempre subordinato alle mete della gratificazione pulsionale.Klein invece pensa che le pulsioni sono intrinsecamente dirette verso gli oggetti, le relazioni soggettuali sono al centro della vita emotiva. Pone la relazione oggettuale come premessa iniziale dei processi mentali. Fin dall’inizio le pulsioni sono orientate verso l’oggetto. Fin dalla nascita vi è la polarità tra pulsioni (vita – morte) che corrisponde ad una polarità degli oggetti: buoni soddisfano; cattivi negano la soddisfazione.

Oggetti interni ed oggetti esterni.Oggetto interno: è creato dalla stessa pulsione che richiede un qualcosa che produca soddisfazione. Le prime relazioni oggettuali si pongono su un piano interno. I primi oggetti sono prodotti dalla stessa pulsione, sono una sorta di immagini a priori innate. Prima di instaurare una relazione con la figura materna reale, il bambino stabilisce una relazione con un’immagine interna di essa.Le pulsioni di vita e morte si esprimono psichicamente in fantasie inconsce e nel corso dello sviluppo divengono un mezzo di difesa contro l’angoscia, per controllare o soddisfare i bisogni pulsionale. Le prime fantasie inconsce si presentano sotto forma di immagini percettivi (e solo dopo di rappresentazioni) e non sono ben introducibili nelle forme del pensiero cosciente.

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Fantasia: rappresentante psichico delle pulsioni, è il substrato di tutti i processi mentali. I primi rapporti con l’oggetto avvengono a livello di fantasie inconsce. Progressivo passaggio (non lineare) da relazioni oggettuali a livello di fantasie interne a relazioni oggettuali con oggetti reali del mondo esterno.

La relazione con l’oggetto parziale.Durante lo sviluppo psichico stato iniziale di non-integrazione (confusione tra il Sé e l’ambiente); riconoscimento graduale della propria realtà psichica e dell’esistenza di oggetti esterni indipendenti che si verifica attraverso la ripetuta assimilazione di esperienze in cui il soddisfacimento prevale sulla frustrazione. Sotto la pressione del conflitto tra pulsioni di vita e di morte, il bambino elabora difese e meccanismi mentali: la proiezione o l’introiezione. Il bambino sperimenta la proiezione di sensazioni dolorose provate ad es. con la fame e l’introiezione all’interno di un oggetto buono e appagante come il latte materno. L’aspettativa di una soddisfazione trova conferma nell’esperienza reale. Invece la mancanza di soddisfazione comporta l’incremento della fantasia di un oggetto cattivo che suscita angoscia, allora il bambino si difende proiettando nell’oggetto persecutorio (cattivo) quella parte di sé che contiene la pulsione di morte.Introiezione: il bambino non sente il mondo esterno e gli oggetti come esterni, ma essi sono introdotti nel Sé e diventano parte della vita interiore.Proiezione: capacità del bambino di attribuire a chi lo circonda sentimenti di vario genere (amore – odio).

L’io stabilisce un rapporto con due oggetti (buono e cattivo), risultanti dalla scissione dell’oggetto primario. Questi sono destinati ad essere confrontati con gli avvenimenti esterni. La fantasia dell’oggetto buono si fonde con le esperienze gratificanti (amore e nutrimento, fornite dalla madre); la fantasia dell’oggetto cattivo si fonde con le esperienze di deprivazione e dispiacere.La relazione oggettuale si configura come relazione con l’oggetto parziale. L’oggetto buono e quello cattivo sono i primi oggetti parziali, coinvolti nelle prime fantasie inconsce, che rappresentano libido e aggressività.

La posizione Schizo-paranoide.È il periodo iniziale della vita del bambino, in quanto l’angoscia dominante è paranoide e lo stato dell’Io caratterizzato dalla scissione. La posizione depressiva seguirà alla fine del 1° anno. Entrambe le posizioni potranno ricostituirsi in periodi successivi della vita.In questa fase domina la proiezione della pulsione di morte, che fa sorgere la paura degli oggetti cattivi. La pulsione di vita viene in parte deviata all’esterno, allo scopo di creare un oggetto ideale in grado di proteggere dai persecutori. Esso è introiettato a sua volta e avviene una parziale identificazione con esso.Si va costruendo uno spazio esterno costituito dalla madre-seno, su cui sono proiettati sia la parte buona che quella cattiva del Sé infantile, ed uno spazio interno, in cui il bambino introietta le esperienze buone e cattive. Il bambino elabora un meccanismo mentale difensivo, la scissione, per tenere separate le parti cattive da quelle buone.Identificazione proiettiva meccanismo di difesa: le parti del Sé e degli oggetti interni sono scisse e proiettato sull’oggetto esterno, rendendo possibile un’identificazione con questo che ne garantisce il controllo.Questi meccanismi di difesa sono il mezzo con cui l’Io primordiale si difende dalle angosce persecutorie e anche i gradini per lo sviluppo successivo:- La scissione gli permette di mettere ordine alle sue esperienze (facoltà discriminativa) ed è

l’angoscia persecutoria la condizione preliminare della capacità di riconoscere e valutare le situazioni nel mondo esterno.

- L’identificazione è la base della credenza della bontà degli oggetti e di sé stessi.- Sull’identificazione proiettiva si basa la capacità di mettersi nei panni degli altri.

Invidia ha un intento distruttivo: desiderio di distruggere ciò che è irraggiungibile. Se eccessiva può interferire con la conservazione dell’oggetto ideale. L’esperienza di gratificazione, oltre a confermare la pulsione di vita, provoca ammirazione per l’oggetto ideale, ma anche invidia, ma se l’esperienza gratificante prevale, questa renderà possibile la graduale introiezione dell’oggetto ideale e l’invidia tenderà a diminuire, permettendo il normale sviluppo.

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La posizione depressiva.Avviene quando l’angoscia depressiva diventa stabile. Il bambino riconosce un oggetto intero e si mette in rapporto con esso: la madre è riconosciuta come una persona reale (buona e cattiva, amata e odiata). Qui la principale angoscia del bambino è che i propri impulsi distruttivi distruggono l’oggetto che ama.Mentre prima l’aggressività e la distruzione venivano percepiti come minaccia persecutoria proveniente dal di fuori di Sé, ora il bambino scopre che provengono dall’interno del Sé, la cui parte cattiva mette in pericolo l’oggetto buono. L’origine della malvagità non è più l’oggetto esterno, ma il Sé. Il bambino crea le difese maniacali contro il pericolo di distruggere l’oggetto d’amore.Il meccanismo tipico dell’Io di fronte all’angoscia di perdita è l’identificazione introiettiva, ossia la capacità di conservare un oggetto buono stabile all’interno del Sé, con cui l’Io si identifica, e di proteggerlo dalla propria distruttività.A causa dell’angoscia depressiva avviene un cambiamento fondamentale nel rapporto del bambino con la realtà e la posizione distruttiva rappresenta il passaggio dal principio del piacere alla responsabilità della colpa. D’ora in poi ciò che lo spingerà ad agire non sarà solo più la ricerca della soddisfazione istintuale, ma l’impulso a ricreare l’oggetto d’amore (capacità riparativa). Origine della formazione del simbolo, da cui dipenderà il progressivo sviluppo della capacità di pensare e conoscere. Il simbolo è differenziato dall’oggetto e viene sentito come creato dal Sé. Se invece viene equiparato all’oggetto che rappresenta verrà sperimentato come oggetto: produzione di equazioni simboliche con l’emergere della posizione depressiva, l’Io è portato a proiettare e a riportare i desideri e gli affetti in oggetti e interessi nuovi: ciò rafforza il processo che sviluppa le sublimazioni e le nuove relazioni oggettuali.Il conseguimento finale nella posizione depressiva è lo stabilirsi degli oggetti buoni interni, ma esso non è mai completamente elaborato (i buoni oggetti esterni nella vita adulta simbolizzano sempre in parte gli oggetti buoni primari, di modo che le esperienze di perdita riattivano esperienze depressive).

Il mondo adolescenziale e adulto.Secondo la Klein i meccanismi e i conflitti nel corso del 1° anno determinano le vicende successive, in particolare quelle adolescenziali. In questi anni, l’angoscia e le esperienze emotive si manifestano con maggiore intensità, anche l’attività fantastica è più intensa, così come i vari stati affettivi. L’organizzazione della mente in questo periodo è vicina a quella infantile.I processi mentali adulti non sono caratterizzati esclusivamente in chiave depressiva: si hanno sempre oscillazioni tra posizione schizo-paranoide e posizione depressiva; fanno parte dello sviluppo normale.Sviluppo normale di maturità: capacità di effettuare riparazioni nei confronti degli oggetti interni più decremento delle angosce persecutorie.Adolescenza in particolari momenti si attivano meccanismi di scissione più che di riparazione, tendono a stabilirsi relazioni con oggetti parziali che con oggetti interi. È rimessa in crisi quella capacità di mettersi in relazione con l’oggetto intero, ossia con la persona che esiste in quanto persona autonoma.Il passaggio dall’adolescenza alla vita adulta si prospetta come una riedizione del passaggio dalla posizione schizo-paranoide a quella depressiva.

Cap. 4. I processi di Separazione e Individuazione.Mahler studio sui bambini psicotici incapacità del bambino di orientarsi verso la persona umana e di utilizzarla per ottenere la soddisfazione dei propri bisogni vitali. Metodo: ricostruttivo psicoanalitico, osservazione diretta della madre-bambino (≠ Klein) i meccanismi intrapsichici si possono comprendere attraverso lo studio del comportamento osservabile.La Mahler ritiene che nel neonato sia presenta una prima fase di indifferenziazione; la nascita psicologica vera e propria deve essere intesa come emergenza dal comune confine simbiotico madre-neonato ed è da collocare solo dopo l’avvento dei processi di separazione e individuazione, una volta superata la fase simbiotica e attuato il rapporto con l’oggetto totale. La Mahler interpreta lo sviluppo del bambino in una prospettiva adattiva, cioè come sviluppo delle funzioni dell’Io determinato da processo di adattamento alla realtà esterna. Bisogno di adattamento del bambino per ottenere gratificazioni. Nel processo di acquisizione d’identità attraversa diverse fasi che lo portano alla consapevolezza d’essere separato, avviene intorno ai 4 anni.3 fasi:

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Autismo e simbiosi (1° e 2° fase). Fase autistica normale prima fase dello sviluppo (fino alla 4° - 5° settimana). Il bambino

è psicologicamente ancora nell’utero. Effettua delle esperienze ma non ha consapevolezza dell’agente di cure materne, il suo interesse è rivolto all’appagamento dei bisogni interni e non localizza nel mondo esterno una possibile fonte di soddisfazione. Prevale uno stato di assoluto narcisismo primario, caratterizzato dalla mancanza di oggetto. Madre = Io ausiliario, mediatore tra stimoli interni ed esterni, garantendo il superamento delle tensioni che questi provocano. È una fase totale di indifferenziazione: strutturale (tra Io ed Es), economico (tra libido e aggressività), relazionale (tra Sé e non-Sé).

Fase simbiotica 2° mese il bambino ha una vaga consapevolezza di un oggetto a lui esterno che soddisfa i suoi bisogni. Illusione di confine comune a due individui fisicamente separati. La simbiosi è ottimale quando c’è contatto, visivo e anche verbale (la mamma che gli parla) o come il sorriso sociale di Spitz. Il bambino percepisce vagamente che la soddisfazione dei suoi bisogni proviene da qualche oggetto parziale ed è totalmente dipendente dal partner simbiotico. Sensazione di fusione con la madre. Progressivo investimento nel mondo esterno (nella persona della madre). È la fase dell’oggetto precursore di Spitz. Nell’unità simbiotica è importante, per lo sviluppo successivo del bambino, una certa sintonia tra i due partner simbiotici importanza dell’holding materna, l’abbraccio fisico e psicologico, che lo aiuta a “schiudersi” dell’orbita simbiotica il bambino riuscirà poi a differenziare le proprie rappresentazioni del Sé.

I processi di individuazione e separazione (3° fase).

Sono importanti per lo stabilirsi dell’identità e socialità del bambino. Sono aspetti complementari dello stesso processo intrapsichico, che si riflette lungo tutto il ciclo vitale. Avviene soprattutto tra il 5° e il 36° mese.Separazione conquista intrapsichica di un senso di separazione dalla madre, sensazione di essere un individuo separato, che porta gradualmente chiare rappresentazioni intrapsichiche del Sé differenziate da quelle del mondo oggettuale.Individuazione assunzione del bambino delle proprie caratteristiche individuali. Progressiva autonomia intrapsichica, rappresentazioni del Sé interiorizzate, distinte dalle rappresentazioni oggettuali interne.Questi due processi evolutivi sono complementari e intrecciati ma possono anche procedere in modo divergente con un ritardo – accelerazione nello sviluppo dell’uno o dell’altro. Differenziazione (1° sottofase).L’attenzione del bambino si rivolge gradualmente verso l’esterno, inizia a distinguere il proprio corpo da quello materno e ad essere consapevole della delimitazione del Sé dal Non-Sé. Esplora la mamma (tirare i capelli, carezze) e l’ambiente circostante. Sviluppa l’apprendimento dell’altro che non è la madre perciò angoscia più curiosità. Sperimentazione (2° sottofase).10° - 16° mese sperimentazione precoce e sperimentazione vera e propria. La sperimentazione precoce il bambino è in grado di allontanarsi dalla madre con un appoggio (a carponi o barcollando). Sperimenta segmenti più ampi di realtà. È attivato dagli oggetti, ma la madre resta ancora al centro del mondo, appaga il bisogno affettivo attraverso il contatto fisico, importante per il superamento dell’angoscia di separazione. Maturazione delle funzioni autonome dell’Io (percezione, memoria, coordinamento motorio) che favorisce il rapporto con la realtà e la fiducia nella propria crescente capacità di autonomia.La sperimentazione vera e propria consiste nella deambulazione e acquisizione di un senso di sicurezza e di euforia nei confronti dell’ambiente esterno. Tendenza all’allontanamento dalla madre ma rimane il bisogno di rifornimento affettivo, anche da lontano. Riavvicinamento (3° sottofase).15° - 22° mese Desiderio che la madre condivida con lui ogni nuova esperienza. Paura di perdere l’amore dell’oggetto (e non l’oggetto d’amore) il bambino ha stabilito un legame libidico reale con la madre, un vero rapporto affettivo. La mamma è ora ricercata in quanto persona. Alternanza tra il desiderio di evitarla e di starle molto vicino: a ciò sottostà, a livello psichico, uno stato conflittuale di ambivalenza il bambino vuole unirsi con l’oggetto d’amore, ma vuole anche difendere la propria autonomia. Riveste importanza anche il rapporto con il padre e l’interazione con altre persone, l’attività ludica e il linguaggio simbolico. In

Questi portano alla consapevolezza della separazione tra Sé e l’atro, al sorgere di una sensazione del Sé, della consapevolezza di una realtà del mondo esterno, di una vera relazione oggettuale.

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coincidenza con l’instaurarsi del no semantico di Spitz, avviene l’espansione dei processi di interiorizzazione (anche delle regole e delle richieste Inizio del Super-Io). Individualità e Costanza oggettuale (4° sottofase).22° - 36° mese Conquista dell’individualità permanente e conseguimento della costanza oggettuale. Senso della temporalità e delle relazioni spaziali, maggiore capacità di sopportare la separazione. Senso stabile dei confini del Sé; si passa ad un amore più maturo. Acquisizione cognitiva della rappresentazione simbolica interna dell’oggetto permanente. Capacità di pensiero rappresentativo, di differenziazione tra le rappresentazioni del Sé e dell’oggetto tali conquiste trasformano il bambino in un essere con una propria identità specifica in grado di avviare relazioni sociali.Nota: ai cambiamenti che avvengono nel bambino corrispondono cambiamenti nella madre e la crescita psicologica del bambino si accompagna a quella della madre ( = Winnicot).

L’individuazione del Sé nell’adolescenza.L’adolescenza è vista come una sorta di 2° nascita psicologica. Emerge una nuova consapevolezza di Sé, collegata sia ai cambiamenti corporei sia a quelli cognitivi. La nascita del Sé adolescenziale conduce all’individuazione del Sé adulto e comporta una ridefinizione delle relazioni con gli oggetti d’amore. Le figure parentali sono messe in discussione: attraverso conflitti e rifiuti l’adolescente giungerà a stabilire con esse una dipendenza matura, fondata sul riconoscimento dei reciproci bisogni. Ricerca di legami più stretti con i coetanei, necessità di far parte di un gruppo di riferimento.Adolescenza come 2° processo di separazione – individuazione. Analogie tra le sottofasi e lo sviluppo adolescenziale.1. Bisogno di rifornimento affettivo: adulto come punto di appoggio per le situazioni di

difficoltà.2. Investimento narcisistico sulle funzioni del proprio corpo (fase di sperimentazione):

l’adolescente si concentra su sé stesso (maturazione sessuale e cognitiva)3. Ambivalenza della fase di riavvicinamento : nell’adolescente vi sono infinite contraddizioni

genitori come riferimento ma anche limite alla propria autonomia, mondo esterno come campo di nuove scoperte ma anche prigione con leggi ferree; sicurezza e rifiuto di Sé. Pericolo di ricadere nella fusione, rifiutando la propria crescita fisica e psichica. Superata la crisi, l’adolescente può finalmente riconoscersi.

4. L’adolescente ha bisogno di crescere in un clima di fiduciosa attesa, di conferma costante delle proprie capacità nonostante le difficoltà.

Cap. 5. Verso l’autonomia.Winnicot nucleo della sua teoria è il rapporto madre – bambino. L’equilibrio psichico dell’individuo dipende dall’ambiente offerto al neonato dalla madre; esso deve essere adatto, cioè coincidere con la madre. La tendenza alla crescita propria del bambino è inscindibile dalle cure materne che la rendono possibile. L’attenzione si sposta all’unità madre – bambino, per capire il processo di differenziazione e di strutturazione del Sé.

L’emergere della persona.Condizione iniziale del bambino: Non differenziazione dall’ambiente esterno (madre) e non integrazione delle esperienze sensoriali e corporee. Il bambino è sostenuto dalla persona matura, le cui cure sono il sostegno della tendenza all’integrazione. Sostenere sia in senso fisico (in braccio) che in senso lato.Tre principali tendenze di sviluppo:a. Integrazione legata alla funzione di sostegno, conduce all’unità del Sé in integrazione

col Non-Sé.b. Personalizzazione Saldatura tra “Psiche e Soma” che consente lo sviluppo che si ha

nella propria persona, reso possibile dall’handling, cioè manipolazione, che consente l’integrazione dei movimenti e delle sensazioni, inizialmente scoordinati e prive di significato. La pelle diventa il confine tra Sé e il Non-Sé, la psiche si insedia nel soma e ha inizio una vita psicosomatica individuale.

c. Acquisizione del senso di realtà permette al bambino l’instaurarsi della relazione oggettuale ed è necessario che al bambino l’oggetto sia presentato dalla madre. La sollecitudine materna favorisce lo stabilirsi del rapporto del neonato con la realtà esterna. La mamma deve sapergli presentare il mondo a piccole dosi attenuando la discrepanza tra

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la percezione oggettiva della realtà e l’aspettativa oggettiva. Attiva la mediazione tra l’una e l’altra.

Dalla dipendenza all’autonomia1° fase della dipendenza assoluta 6 mesi. Fase di non-integrazione, di mancanza di senso di realtà.2° fase della dipendenza relativa 6 mesi – 2 anni. Si attenua la presenza materna; aumento dell’esercizio delle funzioni dell’Io.3° fase dell’indipendenza affinché si realizzi, è necessario che il bambino si sia costituito un ambiente interiorizzato e costituito come persona. Non è indipendenza assoluta, l’individuo riconosce i propri legami e la propria dipendenza dall’ambiente.

La madre sufficientemente buona.All’inizio la madre deve adattarsi ai bisogni del bambino; definita: “sufficientemente buona”, cioè sana, che si comporta nel modo che è naturale per una madre. Questa sua capacità è un atteggiamento istintivo ed è in grado di svolgere la funzione di Io ausiliario in modo tale che il bambino abbia un Io stabile fin dall’inizio. Grazie alle buone cure materne, il potenziale ereditario del bambino si trasforma gradualmente in un individuo determinato. Una grave carenza di queste cure è un ostacolo allo sviluppo psichico. La mamma comunque deve essere brava a modificare il suo atteggiamento in conseguenza della capacità acquisita dal bambino di inviare dei segnali che guidano la madre a rispondere ai suoi bisogni non deve rispondere alle esigenze del figlio prima che queste vengano manifestate. Il bambino deve giungere all’integrazione della propria personalità, ad un senso di sicurezza nel rapporto con l’esterno. La mamma deve stimolare in lui lo sviluppo della capacità di stabilire un rapporto con la realtà esterna, relazioni oggettuali. La presenza assidua della madre è fondamentale anche per lo sviluppo della capacità di avvertire il senso di colpa, prerequisito per stabilire relazioni affettive.

La preoccupazione materna primaria.Sono le manifestazioni che si verificano durante la gravidanza a rendere ogni madre sana psichicamente per prendermi cura del proprio bambino. Prova una crescente identificazione col feto, la sento come un oggetto interno. Acquisisce una sensazione molto potente dei suoi bisogni è la preoccupazione materna primaria. La mente materna è in sintonia simbiotica con le necessità del bambino fino al processo di differenziazione del Sé dal Non-Sé e di integrazione dell’Io. Quest’identificazione dura fino al 6° mese e consente alla madre di offrire il suo sostegno nel momento in cui esso è richiesto.Se la coppia madre-bambino è in buona armonia, l’Io del bambino è molto forte e presto raggiungerà il senso della sua identità e comportamenti personali.

Gli oggetti transizionali.Nel processo di acquisizione del senso di realtà, il bambino passa dall’esperienza dell’illusione alla delusione che gli permetterà di riconoscere una realtà esterna.Oggetto soggettivo: si colloca nel momento in cui il bambino differenzia vagamente qualcos’altro da Sé.Oggetto oggettivo: l’oggetto è percepito come esterno al Sé, è quindi il fondamento della relazione oggettuale.Oggetto transizionale: media il passaggio tra l’oggetto soggettivo e quello oggettivo. Segna una tappa intermedia tra l’onnipotenza illusoria e il riconoscimento della realtà obiettiva. È creato dal bambino ma riconosciuto come parte della realtà esterna. È una sorta di complemento semi-illusorio dell’Io del bambino ed è una difesa dalla separazione dalla madre (si succhia il pollice o l’angolo della coperta). Gli consente di ripetere quando vuole l’esperienza gratificante (illusoria) del suo possesso.L’esperienza transazionale compare entro il 1° anno ed è la prima attività fantastica infantile, proiettata all’esterno dal bambino su oggetti familiari. Questa possibilità scarica delle tensioni che si vanno accumulando nella psiche infantile dopo le prime frustrazioni. Se la madre è iperprotettiva il bambino non si abitua alla possibilità della sua temporanea assenza e non impara a compiere un’esperienza sostitutiva di tipo transizionale; se invece la sua presenza è insufficiente il bambino investe sugli oggetti inanimati le sue tendenze affettive e sul volto materno le sue ansie persecutorie.

Il vero e il falso Sé.

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In caso di deficienze delle cure materne il bambino si costituisce un falso Sé, che soddisfa le richieste esterne, ma nasconde i suoi reali bisogni. La creatività o spontaneità propria del vero Sé scompaiono sotto la copertina di un falso Sé, creato per compiacere alle richieste dell’ambiente.Esso offre l’illusione di un’esperienza personale ma in realtà si modella sulle aspettative e richieste della madre. Esso adegua il vero Sé alle richieste dell’ambiente il bambino diventa come la madre se lo immagina.Lo sviluppo soddisfacente della prima relazione madre – bambino è un requisito indispensabile per instaurare un nucleo basilare dell’Io e una fiducia di base. Solo se il bambino è riconosciuto nei suoi gesti e bisogni e solo se la madre riesce ad integrarsi con essi il bambino comincia a credere nella realtà esterna. Se accade il contrario il bambino costituirà un Sé superficiale, falso, orientato socialmente ma in autentico e il bambino si costruirà un sistema di rapporti falso

Interpretazione dell’adolescenza.Gli scritti di Winnicot in proposito risalgono agli anni ’60 e risentono quindi del clima di contestazione di quel periodo. Attenzione di Winnicot per l’ambiente, definito in termini psico-affettivi e anche sociali. Il “travaglio” dell’adolescenza è superabile attraverso il tempo che passa, che porterà all’emergere della persona adulta. Winnicot la vede come una “malattia normale”, propria dello sviluppo e che proprio con lo sviluppo guarirà. Le esperienze passate infantili giocano un ruolo determinante nel favorire o ostacolare l’emergere della persona adulta. Importante è la funzione svolta dall’ambiente. Winnicot rileva una connessione molto profonda tra infanzia e pubertà: la capacità di affrontare nell’adolescenza le angosce legate al cambiamento si basa sul modello organizzato a tale scopo durante l’infanzia. Bambino e adolescente sono ambedue isolati. Il 2° deve ricostruire il Sé corporeo, trovare l’equilibrio tra le nuove richieste avanzate dall’Es. La pubertà è uno stato di sospensione nel quale possono convivere sfida, aggressività e provocazione accanto a manifestazioni di dipendenza quasi puerile. Nella società odierna la guerra non funge più da contenitore di quelle violenze di cui gli adolescenti sono capaci, e ora possono riversarsi sulla comunità.Per Winnicot le esigenze degli adolescenti sono evitare false soluzioni, sopportare di essere indifferenti a tutto e sfidare. L’ambiente intorno non deve essere passivo nei loro confronti, ma avere un ruolo attivo, di contenimento.

Cap. 6. Il legame d’attaccamento. La teoria dell’attaccamento.Bowlby si distacca dalla tesi per cui il bambino svilupperebbe un legame di attaccamento con la madre poiché essa soddisfa i suoi bisogni primari.Ipotizza nel bambino l’esistenza di comportamenti sociali a base innata: il bambino nasce con una predisposizione a ricercare e a conservare la vicinanza con una figura specifica che normalmente coincide con la madre.Teoria dell’attaccamento propensione a stringere relazioni emotive intime con particolari individui come una componente di base della natura umana. La capacità di stringere tali legami è una delle caratteristiche principali di un funzionamento efficace della personalità e dalla salute mentale ciò che caratterizza l’attaccamento non è la relazione alimentare, ma il mantenimento della vicinanza con un altro animale o essere umano (considerato in genere come più forte e/o sicuro) comportamento d’attaccamento.Permane durante tutta la vita e varia a seconda dell’individuo (età, sesso, circostanze, esperienza passate).

Lo sviluppo del comportamento d’attaccamento.Esso impiega diversi mesi per svilupparsi e può essere suddiviso in 4 fasi:

1. preattaccamento il bambino non distingue ancora una persona dall’altra ma reagisce al contatto umano. Evoca interesse il volto umano (il sorriso del bambino segna l’inizio dei cicli di interazione tra il bambino e chi si occupa di lui). La sensibilità materna (risposta al sorriso) determina la qualità dell’attaccamento.

2. attaccamento in formazione 6 mesi. Si stabilisce l’interazione bambino – madre, che riesce a percepire diversamente dalle altre persone (alla sua voce reagisce diversamente, la saluta diversamente dagli altri, ecc.)

3. attaccamento vero e proprio 8 mesi – 2/3 anni. Il bambino ha paura per l’estraneo, si aggrappa alla mamma in presenza di una persona sconosciuta. Il genitore offre simultaneamente un comportamento di cura simmetrica al comportamento

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d’attaccamento del bambino. Cerca contatto visivo con la madre, un controllo, una supervisione. Se il genitore è trascurante o iperansioso inibisce l’esplorazione, poiché non fornisce una base sicura.

4. formazione di un rapporto reciproco da 3 anni in poi. Il bambino tollera di più la separazione dalla madre e diminuisce la paura per l’estraneo. Aumenta la disponibilità ad instaurare rapporti di attaccamento con altre figure. Il bambino capisce che i genitori hanno propri scopi e progetti e può escogitare modi per influenzarli (suppliche, broncio, ecc.)

Il comportamento d’attaccamento.Bowlby individua due categorie di comportamento che permettono l’instaurarsi del legame d’attaccamento, cioè avvicinamento madre – bambino:1. i comportamenti di segnalazione: producono l’avvicinamento della madre al bambino,

richiamano l’attenzione su di lui.- Pianto: può assumere diverse forme (fame, dolore, ecc.), diversi toni e velocità e avere

effetti diversi.- Sorriso e Lallazioni: non influenzano il comportamento della madre prima delle 4 settimane.

Si manifestano quando il bambino è sveglio, contento e non ha fame.- Sollevare le braccia: desiderio di essere preso in braccio, che in genere viene esaudito.2. i comportamenti di accostamento: producono l’avvicinamento del bambino alla madre.

Ricerca attiva del contatto fisico e ricorre a tutte le abilità locomotorie di cui dispone. Verso l’anno, organizza i suoi movimenti in base alla posizione della madre. Questi comportamenti sono:

- aggrapparsi alla madre: si presenta fin dalla nascita (per mantenere il contatto fisico).- Suzione non alimentare: ha come risultato prevedibile la vicinanza alla madre.Gradatamente l’avvicinamento non è più prodotto da schemi fissi d’azione, ma sarà il risultato delle capacità di formulare piani d’azione in vista di scopi comuni tra mamma e bambino e richiede una collaborazione reciproca. Questi comportamenti passano da semplici movimenti riflessi a risposte selettive (1° anno) ed infine comportamenti corretti secondo uno scopo (2° anno).

I comportamenti esplorativi.L’interazione madre – bambino è caratterizzata anche da questi, che sono l’antitesi del comportamento d’attaccamento. Trasformano il nuovo innato (desiderio di trarre informazioni dall’ambiente). Il comportamento speculare a questo (materno) è quello protettivo, proteggere il bambino dal pericolo. Dopo il 3° anno, la sicurezza acquisita di muoversi anche in un ambiente estraneo facilita questi comportamenti, fondamentale anche per l’assunzione dell’identità a livello somatico (immagine corporea): coordinazione tra le varie unità del corpo.Lo sviluppo sociale dell’individuo e la formazione della sua identità dipendono dall’oscillazione tra il sistema d’attaccamento e il sistema d’esplorazione. Durante l’infanzia, a causa dell’insicurezza del bambino, prevale la polarità assimilativa mentre nell’adolescenza quella d’allontanamento.

Pattern di attaccamento.Affinché si strutturi normalmente il legame di attaccamento è necessario che il bambino disponga di un rapporto stabile e continuativo con la figura materna. Il costituirsi di questo legame presuppone una predisposizione innata da parte del bambino e la presenza di una figura adulta che possa rappresentare una base sicura di riferimento. Ma non sempre si verifica un attaccamento sicuro: precoci separazioni o separazione prolungata portano ad un attaccamento insicuro.- Attaccamento sicuro: il bambino esplora l’ambiente, si avvicina alla madre come base

sicura, lo turba il suo allontanamento.- Attaccamento insicuro – evitante: il bambino evita il contatto con la madre, non lo turba

il suo allontanamento.- Attaccamento insicuro – resistente: il bambino piange durante la separazione, cerca e

rifiuta il contatto della madre.- Attaccamento disorganizzato: il bambino manifesta comportamenti ed espressioni

incoerenti.Dunque il legame di attaccamento non si realizza in modo automatico, è la qualità dell’interazione a determinarne le caratteristiche, investe sia il bambino che la madre. Tra comportamento materno e attaccamento del bambino c’è una forte correlazione e i pattern di

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attaccamento si rivelano poi stabili nel tempo, determinando le successive relazioni con altre figure di attaccamento. Inoltre dal pattern di attaccamento dipendono anche la capacità di affrontare le sfide della vita e le ansie e paure relative.

Il legame di attaccamento nell’età adulta.Main analisi della rappresentazione che il soggetto adulto elabora nei confronti dei propri legami infantili. Tre diversi pattern di risposta:1. pattern autonomo – sicuro i genitori forniscono un resoconto chiaro e coerente.2. pattern preoccupato i genitori forniscono ricordi difficilmente conciliabili tra loro, non

riuniti in un quadro globale organico.3. pattern distaccato – svalutante i genitori sono incapaci di rievocare dettagliatamente le

loro relazioni di attaccamento nell’infanzia.

I modelli operativi interni.Secondo Bowlby l’influenza delle prime relazioni di attaccamento su quelle successive è spiegabile attraverso rappresentazioni (= modelli operativi) mentali nelle quali sono intrecciate il Sé, la figura di attaccamento e le reciproche relazioni. Questi modelli sono un insieme di norme coscienti e inconsce che consentono di organizzare l’informazione relativa all’attaccamento. Tali rappresentazioni permettono anche di prevedere il comportamento dell’altro e ne guidano le risposte. Sono all’origine della modalità di conduzione delle interazioni sociali (in particolare amorose).Tali modelli sono nei primi anni di vita aperti al cambiamento e tendono poi a solidificarsi e a gerarchizzarsi. In età adulta il soggetto si trova a disporre di una gamma di modelli operativi riferiti a differenti aspetti della realtà. Nei soggetti disturbati essi sono incompatibili tra loro (se ne occupa Main).Un momento importante è la fase di trasferimento delle funzioni dell’attaccamento infantile ad attaccamenti più maturi. Gradualmente le funzioni di rifugio e base sicura attribuita al legame con i genitori vengono trasferite ai legami fra pari. Il soggetto, oltre a fruitare di cure, si fa a sua volta figura di supporto e accudimento per la figura di attaccamento relazione assume i caratteri della reciprocità (≠ nell’infanzia). L’opportunità di sperimentare in modo adeguato questi nuovi legami dipende dalla possibilità di prendere le distanze dalle figure parentali. In presenza di legami infantili insicuri questa evoluzione risulta problematica: il soggetto non ha maturato la capacità di separarsi e mantiene un legame preferenziale con la famiglia d’origine.

Cap. 7. Il senso del Sé.Stern il senso del Sé è una realtà soggettiva. Interesse per il mondo interno soggettivo del bambino. Si distacca dalla Mahler: rifiuto della nozione di fase indifferenziata e delle esperienze di fusione come premessa indispensabile per la distinzione del proprio Sé. Per Stern le esperienze del bambino con un altro sono possibili solo quando si è instaurato un senso di Sé e di un altro. Secondo lui vi è una confusione limitata fra il Sé e l’altro fin dall’inizio della vita, e non solo verso i 6 - 7 mesi. Inoltre ritiene che il bambino fin dall’inizio sperimenta la realtà e le sue esperienze non vengono alterate dai desideri (“fantasie”) ma dalla sua immaturità percettiva e cognitiva. Le esperienze della realtà precedono nello sviluppo le distorsioni della stessa apportate dalla fantasia, perché ciò richiede processi cognitivi all’inizio non disponibili.Della Mahler rifiuta anche il concetto di fase iniziale di autismo fisiologico caratterizzato da una barriera protettiva contro gli stimoli. Al contrario ritiene che il bambino sia un ricercatore di stimoli, un soggetto attivo e partecipe nel dialogo con la madre. Già nelle prime settimane sarebbe in grado di raggiungere livelli ottimali di stimolazione e grazie ai meccanismi regolativi e al contributo materno sarebbe capace di regolare l’eccesso o la carenza di stimoli. L’esperienza sociale del bambino.Bambino e madre presentano competenze specifiche che permettono loro di influenzare e attivare l’uno il comportamento dell’altra, secondo un processo di autoregolazione. Danza interattiva: Entrambi mantengono attivo il corso dell’interazione ed eseguono “mosse” e “sequenze” modellate sul passo dell’altro. È la fase più significativa per il bambino nella fase di apprendimento e partecipazione alle relazioni sociali.Oggetto di studio deve essere il rapporto neonato – madre con i suoi processi interattivi tra gli interpreti. Stern pone il senso del Sé come struttura mediante la quale ognuno di noi organizza gli eventi interpersonali. Senso = semplice coscienza, esperienza diretta, non pensiero.Il bambino ha esperienza su diversi sensi del Sé prima ancora di acquisirne consapevolezza, prima che si sviluppino il linguaggio e l’autoconsapevolezza riflessiva. I sensi del Sé si

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strutturano dalla nascita, sono forme diverse e specifiche dell’esperienza di sé e delle relazioni interpersonali che saranno parte dell’individuo per tutta la vita.

La formazione del senso di sé emergente.Il bambino è in grado di organizzare le sue esperienze sulla base dell’identificazione di costanti (= isole di coerenza), necessarie per la definizione di Sé e dell’altro. Il primo senso di sé è quello emergente (0 – 2 mesi), che ha bisogno di un qualche processo di organizzazione e di integrazione. Il senso del sé emergente è proprio quest’esperienza di organizzazione e i prodotti di questo processo riguardano il suo corpo, le sue azioni e il ricordo di questo fare esperienza.

Il senso di un sé nucleare.Avviene tra 2 – 6 mesi. Si assiste al consolidarsi delle integrazioni composte nel periodo precedente e l’esperienza del bambino si costituisce in modo più unitario. 4 elementi cardine formazione di questo senso:1. l’esperienza di un sé agente: il bambino percepisce sé stesso come l’autore delle

proprie azioni.2. l’esperienza di un sé coeso: il bambino percepisce di essere, cioè un’entità fisica

intera, dotata di confini e sede di azioni integrate.3. l’esperienza di un sé storico: il bambino percepisce di essere provvisto di senso della

durata, della memoria e della continuità.4. l’esperienza di un sé affettivo: il bambino percepisce di essere capace di sperimentare

stati intimi e provare emozioni e affetti.Questa teoria di formazione del Sé secondo Stern, lo porta ad affermare che non esiste uno stato di indifferenziazione o di confusione tra il Sé e l’altro, nemmeno nei primi mesi di vita. Non esiste la fase di simbiosi normale (fusione psicosomatica tra madre e bambino), che è possibile solo in presenza del Sé e dell’altro.Dall’integrazione tra i 4 tipi di esperienze di Sé emerge il Sé nucleare e si realizzano in una situazione interattiva e vengono “estratte” dal bambino in base alle occasioni fornite dagli eventi della vita quotidiana. Esperienze ripetute (es. cambio del pannolino) permettono al bambino di individuare delle costanti interattive nel comportamento dell’altro e implicano delle rappresentazioni di interazioni generalizzate, cioè rapporti di interazioni la cui esperienza si ripete.In questa fase l’altro è “l’Altro regolatore del Sé” = il bambino sperimenta i cambiamenti nel senso di Sé durante la sperimentazione con questo Altro.

Il senso di un sé soggettivo.Emerge tra i 7 – 15 mesi. Il bambino riconosce di avere una sorta di contenuto mentale così come le altre persone. Gli altri hanno una mente il bambino è in grado di condividere l’esperienza soggettiva ed entra nel campo della relazione intersoggettiva. Quest’intersoggettività si realizza in tre diverse aree d’esperienza:a. Compartecipazione dell’attenzione: il bambino sente che può concentrare la propria

attenzione su un oggetto, segnalarlo alla madre (es. indicandolo) e che questa può avere in mente lo stesso oggetto.

b. Compartecipazione delle intenzioni: emerge da quelle forme di comunicazione a livello preverbale nelle quali il bambino usa un gesto per richiedere qualcosa all’altro. Anche in questo caso il controllo visivo gli permette di verificare se la madre ha compreso la sua richiesta.

c. Compartecipazione degli stati affettivi: permea la relazione intersoggettiva in ogni sua manifestazione. Il controllo visivo gli permette di verificare lo stato emotivo della madre.

Il senso di un sé verbale.Con l’acquisizione del linguaggio il bambino comincia ad essere consapevole di sé in modo autoriflessivo. Inizia ad usare pronomi per riferirsi a sé stesso, riconosce la sua immagine allo specchio. Crea col linguaggio significati condivisi e comunica la propria visione delle cose. Usa simboli verbali per designare la realtà trascendendo dall’esperienza immediata. Al sé esperienziale (soggettivo) si sovrappone un sé concettuale (oggettivo). Il linguaggio determina un nuovo tipo di esperienza interpersonale, quella verbalmente rappresentata. Le esperienze di relazione nucleare e intersoggettiva possono essere tradotte attraverso la verbalizzazione. Si crea uno scarto tra esperienza immediata ed esperienza rappresentata. Il linguaggio permette al bambino di presentare una nuova immagine di Sé, la

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narrazione comporta l’attribuzione di significato agli eventi, un’interpretazione che non è una semplice descrizione di sé. È il senso del Sé narrativo, che comincia ad emergere verso i 3 – 4 anni. Il senso del verbale introduce una scissione con le precedenti esperienze ma non va considerato un punto di arrivo dello sviluppo: tutti i sensi del Sé costituiscono la materia su cui opera il senso del Sé narrativo e non cessano mai di essere operanti, rimangono per tutta la vita parte di noi come campi separati ma interdipendenti dall’esperienza. Cap. 8. Il Sé narrativo. Narrazione e psicoanalisi.Questione dell’identità: ineludibilità del rapporto con l’alterità e dispiegarsi di identità attraverso il racconto di vita. Se ne occupa Ricoeur (filosofo francese).Il testo è il luogo dell’identità narrativa, la cui dinamica interna è mutevole, la sola che può rendere conto di un sé multiplo e discontinuo e allo stesso tempo unito e coeso.

Fenomenologia, esistenzialismo, ermeneutica.L’ermeneutica ha un’idea complessa della soggettività: il soggetto partecipa alla propria esperienza ma ne è anche sovrastato. L’Io è sempre un “noi” consensuale e interpersonale, un dialogo incessante con gli altri e con l’essere. Ermeneutica significa comprensione, interpretazione. La sede in cui si sviluppa il fenomeno ermeneutico è il linguaggio la lingua è fatto espressivo, all’interno dell’espressione la spiegazione, che è comunicazione, diviene oggetto del comprendere. L’ermeneutica pone il problema dell’interpretazione del testo: oltre al significato che l’autore vuole esprimere, il testo viene letto sulla base di un certo punto di vista che è costituito dalla comunità a cui appartiene l’interprete. Colui che riceve il testo lo interpreta e vi è possibilità di fraintendimento. Costruisce lui il senso nonostante il testo abbia una certa oggettività materiale. Di qui la necessità di ricostruire il senso del testo: la sua comprensione è vista come condizionata da un circolo fra la totalità del testo e le sue singole parti. Si pone poi la questione del rapporto tra testo e contesto. I fatti sono sempre interpretati. Per capire il testo bisogna capire l’autore. Quando si produce un testo, in esso, si oggettiva lo spirito della comunità sociale. È a partire dal proprio vissuto che l’individuo ordina e interpreta. La vita stessa si definisce in termini di interpretazione. Il senso di un’opera non sta nell’opera stessa, ma fuori, nell’epoca, nella formazione sociale. L’uomo è un soggetto storico. L’ermeneutica è la possibilità di interpretazione infinita del mondo. Il significato visto in base al senso è sempre superabile. Il soggetto ha funzione costruttiva. La comprensione è sempre preceduta e condizionata da una pre-comprensione, costituita storicamente, sempre modificata attraverso la comprensione. La conoscenza è sempre limitata perché non può prescindere da un determinato punto di vista costituito dal particolare orizzonte storico della persona. Lo spazio ermeneutico è lo spazio critico per eccellenza.

Homo biographicus: segni e non sintomi.Lo psicologo non persegue il senso in quanto oggettivo, ma la sua domanda è principalmente sul senso soggettivo. Il paziente seduto di fronte allo psicologo è innanzitutto un uomo biographicus, con una sua storia di cui non riesce a cogliere la logica, con un suo vissuto. Lo psicologo deve farsi ermeneuta, capace di ascoltare e interpretare circostanze, storie, indizi diretti e indiretti, e ausiliario pratico di chi da solo non ce la fa. I sintomi non vengono mai considerati tutti uguali in tutti gli esseri umani, come qualcosa di esistente al di fuori della persona, ma sono come segni, che possono essere inseriti in un contesto storico, familiare e sociale. In quest’ottica fondamentali sono il senso del sintomo e la storicità in cui esso si inserisce, il terreno psichico da cui procede e che ne determina il significato. Dunque si ha a che fare soprattutto con segni e non con sintomi essi sono segni che si lasciano interpretare, non possono essere intesti come indici di malattia. Il malato psichiatrico è portatore di segni di una situazione interiore di una struttura psicopatologica complessa. I sintomi si formano o si disaggregano nel contesto delle diverse strutture relazionali con cui si confrontano. A rivelare il disturbo non sono i sintomi ma l’articolazione organica di segni e il senso che ad essi si attribuisce.

Soggettività e alterità.Buber filosofo. Due tipi di relazioni fondamentali che il soggetto può instaurare con l’altro:- Io Esso: l’Io, inteso come individualità, fa esperienza di possesso e di proiezione di Sé

sull’altro, considerato come oggetto.- Io Tu: l’Io, inteso come persona, è in relazione con l’altro, considerato come un

soggetto, in un incontro autentico.

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Ciò che il riduzionismo biologico perde, considerando il malato psichico come caso clinico, viene recuperato in una prospettiva ermeneutica che innalza l’individuo alla dignità della persona, ponendolo al centro di una rete di rapporti intersoggettivi, dove vengono valorizzati i suoi vissuti e dove tra medico e malato si stabilisce un circolo ermeneutico, un contesto in cui all’incomprensibilità dei sintomi si sostituisce l’interpretazione dei segni.Il racconto è il luogo dove si esprime il proprio bisogno di raccontarsi e la narrazione non può che darsi all’interno di una relazione, intesa sia come relazione interpersonale con l’altro da Sé, sia come relazione intrapersonale che richiama e mette in scena la molteplicità del Sé.