Lecce 5 Febbraio 2008 Relazione introduttiva di Franco Vernò e Gianluigi Spinelli

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Primo Modulo La prima esperienza di costruzione del Piano di Zona: luci ed ombre negli ambiti del Leccese Lecce 5 Febbraio 2008 Relazione introduttiva di Franco Vernò e Gianluigi Spinelli PROCESSI PROGRAMMATORI LOCALI – MODELLI DI GOVENANCE – STRATEGIE DI QUALIFICAZIONE – NELLA SECONDA ESPERIENZA DI COSTRUZIONE DEI PIANI DI ZONA

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PROCESSI PROGRAMMATORI LOCALI – MODELLI DI GOVENANCE – STRATEGIE DI QUALIFICAZIONE – NELLA SECONDA ESPERIENZA DI COSTRUZIONE DEI PIANI DI ZONA. Primo Modulo La prima esperienza di costruzione del Piano di Zona: luci ed ombre negli ambiti del Leccese. Lecce 5 Febbraio 2008 - PowerPoint PPT Presentation

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Primo ModuloLa prima esperienza di costruzione del Piano di

Zona: luci ed ombre negli ambiti del Leccese

Lecce 5 Febbraio 2008

Relazione introduttiva diFranco Vernò e Gianluigi Spinelli

PROCESSI PROGRAMMATORI LOCALI – MODELLI DI GOVENANCE – STRATEGIE DI QUALIFICAZIONE – NELLA SECONDA ESPERIENZA DI

COSTRUZIONE DEI PIANI DI ZONA

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C’è una complessità da presidiare

Ciò che caratterizza Il sistema dei bisogni, che le persone e le

famiglie presentano ai servizi e,l’insieme delle opportunità che

andrebbero garantite, per un corretto sviluppo delle persone e del loro sistema di relazione, è la complessità

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Elementi di complessità letti dai ricercatori

Aumentano le famiglie povere Si prolungano nel tempo i processi di

autonomizzazione e di autosufficienza dei giovani

Si diffonde il fenomeno del precariato nel lavoro

Si sviluppano forme di fragilità nei vissuti e nei comportamenti delle persone

Aumenta il senso di insicurezza

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Elementi di complessitàletti dagli operatori sociali

Nelle domande di aiuto che arrivano ai servizi sono presenti più fattori da valutare

I bisogni definiti sono di diversa natura La risposta personalizzata comporta una

integrazione di attenzioni e cure primarie e professionali

I progetti personalizzati, per essere efficaci, devono essere frutto di un lavoro interprofessionale, di intese interorganizzative e interistituzionali

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Perché la complessità

Macro fattori che la determinano (a livello nazionale):

Lo stato di salute del paese e della sua economia Il rapporto tra diritti sanciti e la loro reale esigibilità L’ assetto delle competenze I livelli di sussidiarietà verticale messi in atto La pianificazione integrata nazionale delle politiche

di welfare

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Perché la complessità

Micro fattori che la determinano (a livello locale):

La programmazione e la produzione dei servizi La partecipazione delle formazioni sociali La valorizzazione del “capitale sociale” La prassi di mettere in rete responsabilità e risorse L’esercizio delle responsabilità congruo con il dettato

della normativa vigente Lo sviluppo delle diverse forme e livelli di sussidiarietà

orizzontale.

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Ripartire da un imperativo etico

Occorre ricomporre ciò che sempre più corre il rischio di frantumarsi:

I saperi Le competenze Le organizzazioni Le risposte Le soggettività

Ciò per evitare che una possibile autoreferenzialità diventi causa di approcci eticamente scorretti e comunque scarsamente efficaci

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Un modello vigente…che può ispirarci

Nella fase di “decollo” della riforma sanitaria si delineava un modello che pur con alcune “pecche” legate a provvedimenti successivi alla L. 833/78 ha fatto da riferimento anche alla “riforma sociale”.

Ci si riferisce a: Un ambito adeguato Una responsabilità istituzionale in capo ai Comuni ma gestita

unitariamente Una ricomposizione graduale del flusso dei finanziamenti per

giungere al budget di ambito Un unico momento programmatorio Un processo di messa in rete di servizi e prestazioni con chiare

porte di accesso

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La Legge 328/00: una buona legge da contestualizzare e valorizzare

La legge ha raccolto, valorizzato, fatto proprio il cammino per delineare e costruire un modello efficace e accessibile di welfare locale, in particolare un “sistema integrato di interventi e servizi sociali”.

E’ una legge ben recepita dalla Regione Puglia con la L.R. 19/2006 e con il Regolamento 18/01/2007 n° 4.

La normativa vigente individua nel Piano di Zona lo strumento fondamentale, paragonabile ad un “Piano regolatore”.

In regione Puglia si è alla prima esperienza.In altre Regione è un’esperienza ormai consolidata.

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Dalla normativa vigente un tentativo di sintesi

PRINCIPI VALORIALI OBIETTIVI CRITERI STRATEGICI

Unitarietà e dignità della persona singola, in coppia, come famiglia

Efficacia intervento e rispetto persona, coppia, famiglia

Integrazione politiche e serviziPersonalizzazione degli interventi

Equità di accesso alle risorse

Esigibilità dei diritti sanciti Servizi a rete con porte uniche di accesso

Responsabilità della persona e delle formazioni sociali

Sistema di welfare mix contestualizzato, sussidiario, esigibile

PartecipazioneConcertazioneSistema universalistico e selettivo

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Investire in processi incrementali,valorizzare le esperienze e fare meglio

In Regione Puglia si è alla vigilia del secondo processo programmatorio e si attendono linee guida Regionali.

Occorre mettere a frutto la prima esperienza.

Occorre fare attenzione ai “Prodotti”, il PdZ, i Progetti, il Sistema, ma anche ai “Processi”, l’ informazione, il coinvolgimento dei soggetti, l’individuazione degli strumenti per la partecipazione e la concertazione.

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Alcune “ombre” nelle esperienzea livello nazionale

Ciò che segue sono alcuni elementi di criticità emersi dalla lettura trasversale di circa 60 PdZ e di processi programmatori attuativi, in poco meno di 10 Regioni.

Non si vuole sigmatizzare il negativo (nella casistica sono tanti i fattori positivi, le luci) bensì richiamare l’attenzione di quanti hanno la responsabilità di fare meglio, il possibile e non l’ideale, ma qualcosa in più rispetto al primo triennio.

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Alcune “ombre” nelle esperienzea livello nazionale

VALUTAZIONE

GESTIONE PROCESSI

SISTEMA DI GOVERNANCE

COMUNICAZIONESOCIALE

FINANZIAMENTI

APPROCCIO INTEGRATOPOLITICHE

TERZO SETTOREASSOCIAZIONISMO

AMBITO ADEGUATO

CRITICITA’

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Alcune “ombre” nelle esperienzea livello nazionale

L’ AMBITO ADEGUATO

Difficoltà di molti Amministratori Comunali ad accettare il necessario investimento sugli Ambiti, a darsene ragione, a motivare gli altri soggetti.

Restano, purtroppo, logiche, a volte campanilistiche

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Alcune “ombre” nelle esperienzea livello nazionale

L’ESERCIZIO DEL RUOLO DEL TERZO SETTORE E DELL’ASSOCIAZIONISMO

Negli apporti forniti durante il processo programmatorio, risulta ancora troppo legato alla dimensione di impresa sociale e vi è una scarsa riflessione e uno scarso investimento sulla dimensione di “soggetto della polis”

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Alcune “ombre” nelle esperienzea livello nazionale

L’ APPROCCIO INTEGRATO NELLE POLITICHE LOCALI

Si osserva uno scarso impegno a livello Regionale e locale nello sperimentare forme di integrazione tra le politiche di ambito, mettendo in rete i diversi strumenti programmatori.

Esistono alcune buone esperienze di integrazione tra politiche sociali e sanitarie, quasi nessuna di integrazione tra politiche sociali, della casa, del lavoro, dei trasporti, del territorio.

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Alcune “ombre” nelle esperienzea livello nazionale

I FINANZIAMENTI

L’ esistenza di un sistema di finanziamenti che ancora spesso utilizza canali paralleli e che genera ritardi nella costituzione di budget unitari di ambito

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Alcune “ombre” nelle esperienzea livello nazionale

LA COMUNICAZIONE SOCIALE

E’ scarso l’investimento degli ambiti in azioni finalizzate alla attivazione e gestione della comunicazione sociale, con il rischio di costruire un PdZ comprensibile esclusivamente dagli “addetti ai lavori”.

Comunicare va ben oltre l’informare.

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Alcune “ombre” nelle esperienzea livello nazionale

LA GESTIONE DEI PROCESSI

Garantire partecipazione e sviluppare concertazione richiede tempi medio lunghi, richiede l’esercizio consapevole di una funzione di regia politica e tecnica, un investimento in comunicazione, una consapevolezza della esistenza di un “capitale sociale” che è un patrimonio da riconoscere e valorizzare.

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Alcune “ombre” nelle esperienzea livello nazionale

LA VALUTAZIONE

Osserviamo uno scarso e diffuso investimento degli Amministratori e dei tecnici nel dotarsi di un sistema di monitoraggio, verifica, valutazione di esito e di processo.

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Alcune “ombre” nelle esperienzedel Leccese utili per investire in qualità nel secondo processo

I partecipanti al corso di formazione “IL SISTEMA INTEGRATO DEI SERVIZI NEL PIANO DI ZONA”, tenutosi a Lecce nel 2007, hanno individuato elementi di criticità nella esperienza dei 10 ambiti territoriali.

Tuttavia, anziché stigmatizzarli, come “ombre” hanno ritenuto utile ed opportuno, in spirito collaborativo e di supporto tecnico, riformulare tali fattori e presentarli alle istituzioni come QUALITA’ DA REALIZZARE E INDICAZIONI STRATEGICHE DA PROPORRE

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Alcune “ombre” nelle esperienzedel Leccese utili per investire in qualità nel secondo processo

PARTECIPAZIONE E CONCERTAZIONE DA PROMUOVERE

FATTORE DI QUALITA’ STRATEGIA

Esplicitare nella fase di avvio del nuovo processo programmatorio la partecipazione e concertazione che si intende promuovere nei diversi tavoli e l’attribuzione di mandati

Assunzione di un Atto di indirizzo da parte del Coordinamento Istituzionale preliminarmente all’avvio della seconda esperienza programmatoria. Si auspica che tale atto sia concordato con il Tavolo di Concertazione

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Alcune “ombre” nelle esperienzedel Leccese utili per investire in qualità nel secondo processo

FATTORE DI QUALITA’ STRATEGIA

Qualificare il sistema di governance locale e la funzione di regia da parte degli Enti Locali, nella duplice componente politica e tecnica.

All’ avvio del Processo, curare la comunicazione tra i soggetti, la calendarizzazione, l’organizzazione, la gestione degli incontri dei diversi tavoli.

Investire nella formazione e nel supporto tecnico a favore di quanti hanno la responsabilità di condurre i gruppi

SISTEMA DI GOVERNANCE DA PRESIDIARE

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Alcune “ombre” nelle esperienzedel Leccese utili per investire in qualità nel secondo processo

FATTORE DI QUALITA’ STRATEGIA

Favorire un “linguaggio condiviso” tra i diversi soggetti chiamati in causa nel Processo Programmatorio e di realizzazione del Piano di Zona.

Organizzazione e gestione di una giornata o momenti informativi/formativi, preliminari all’avvio del Processo, che veda insieme Istituzioni pubbliche ed Organizzazioni Sociali, Amministratori e Tecnici.

LINGUAGGIO CONDIVISO DA FAVORIRE

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Alcune “ombre” nelle esperienzedel Leccese utili per investire in qualità nel secondo processo

FATTORE DI QUALITA’ STRATEGIA

Contestualizzare lo strumento Piano di Zona e renderlo compatibile con la scelta di coerenti, adeguati, definiti “livelli essenziali” (esigibilità garantita, appropriatezza dell’intervento, garanzia di equità nell’accesso).

Corretta costruzione di una “Base conoscitiva” dei bisogni locali, dei servizi e delle prestazioni in atto, delle risorse disponibili e/o attivabili e, di conseguenza, scelte di adeguamento del sistema dei servizi per garantire detti livelli essenziali.

LIVELLI ESSENZIALI DA INDIVIDUARE

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Alcune “ombre” nelle esperienzedel Leccese utili per investire in qualità nel secondo processo

FATTORE DI QUALITA’ STRATEGIA

Sviluppare la cultura della responsabilità e della sussidiarietà.

Accentuare il ruolo dei Comuni come Soggetti promotori di Comunità (e non solo di soggetto gestore) valorizzando tutti i soggetti della sussidiarietà orizzontale, anche con azioni di promozione e di supporto.

LIVELLI DI SUSSIDIARIETA’ DA LEGGERE E PROMUOVERE

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Alcune “ombre” nelle esperienzedel Leccese utili per investire in qualità nel secondo processo

FATTORE DI QUALITA’ STRATEGIA

Qualificare i servizi investendo nella costruzione del “sistema integrato di interventi e servizi” assumendo coerenti obiettivi di sistema

Messa in rete di interventi, servizi, prestazioni, grazie alla costruzione, approvazione e attuazione di “Accordi di programma” tra soggetti, di “Linee Guida” interorganizzative, di “Protocolli operativi” tra figure professionali.

SISTEMA INTEGRATO DA COSTRUIRE IN RETE

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FATTORE DI QUALITA’ STRATEGIA

Valorizzare le responsabilità e il ruolo tecnico degli Uffici di Piano.

Nell’assunzione di atti e nella definizione di strumenti formali, da parte del Coordinamento Istituzionale, acquisire obbligatoriamente il parere tecnico dell’ Ufficio di Piano

UFFICIO DI PIANO DA VALORIZZARE

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Alcune “ombre” nelle esperienzedel Leccese utili per investire in qualità nel secondo processo

FATTORE DI QUALITA’ STRATEGIA

Evitare di affrontare impropriamente, con le politiche dei servizi alla persona, bisogni originati da problemi e cause che attengono alle politiche sociali in senso lato e alle politiche per lo sviluppo socio-economico. Ciò può avvenire, in un’ottica incrementale, integrando le politiche

Nella fase di “diagnosi di comunità”, a partire dalla costruzione della “base conoscitiva, in particolare dalla lettura dei bisogni e delle cause, evidenziare quei problemi che vanno affrontati da politiche diverse da quelle dei servizi alla persona. Sperimentare l’avvio di commissioni interassessorili

INTEGRAZIONE DELLE POLITICHE DA APPROFONDIRE

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Alcune “ombre” nelle esperienzedel Leccese utili per investire in qualità nel secondo processo

FATTORE DI QUALITA’ STRATEGIA

Perseguire un sistema integrato di interventi e servizi efficace, efficiente, economico ed esigibile.

Qualificare le diverse fasi della programmazione locale valorizzando gli strumenti e le metodologie proprie dei processi valutativi (monitoraggio verifica e valutazione di esito e di processo)

OTTICA VALUTATIVA DA SVILUPPARE