Le narrazioni di sé nelle conversazioni ordinarie.

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Le narrazioni di sé nelle conversazioni ordinarie

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Le narrazioni di sé nelle conversazioni ordinarie

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Una conversazione è una sequenza di atti comunicativi che si svolge tra due o più interlocutori in modo tale che questi si scambiano a turno la possibilità di parola.

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L’autobiografia è

«un racconto retrospettivo in prosa che una persona reale fa della propria esistenza, quando mette l’accento sulla sua vita individuale, in particolare sulla storia della sua personalità».

(Ph. Lejeune, Il patto autobiografico, tr. it. Bologna, Il Mulino, 1986, p. 12).

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O più semplicemente:

un racconto in prima persona in cui il soggetto di cui si racconta la storia è lo stesso che proferisce il racconto.

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«… non si può separare il narrare dalla relazione in cui si situa. Le narrazioni sono sempre dei racconti che le persone […] fanno a qualcuno e per qualcuno, delle attività comunicative che hanno luogo in un certo contesto relazionale». (A. Melucci, Costruzione di sé, narrazione, riconoscimento, in D. della Porta et al. (a cura di), Identità, riconoscimento, scambio, Laterza, Roma-Bari, 2000, p. 40.

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A narrare si è in due.

E ciò che si racconta dipende anche dall’interlocutore.

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La condizione minimale perché un’enunciazione possa essere qualificata come narrativa è che qualcuno dica ad un altro che “è successo qualcosa”.

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Si noti che «racconto» e «narrazione» non sono sinonimi. Il racconto è un testo (orale, scritto o figurato che sia: l’insieme di segni che evoca una certa storia); la narrazione è un’azione (quella di chi proferisce - o comunque produce - il racconto).

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Si noti anche raccontare è diverso da esprimere un’opinione o una preferenza. Questo a prescindere dal fatto che ogni enunciazione comporta una dimensione espressiva, tale per cui anche parlando d’altro non possiamo fare a meno di «dire» qualche cosa di noi stessi.

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• Raccontare di sé comporta certi rischi.

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… sono soprattutto le donne a parlare di sé ?

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我I

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NARRAZIONE racconto

narratore narratore destinatario destinatario empirico modello modello empirico

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Narrazione autobiografica

racconto autobiografico

io io destinatario destinatarioempirico modello modello empirico

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.. A prescindere da quanto si è vissutoil curriculum dovrebbe essere breve.E’ d’obbligo concisione e selezione dei fatti.Cambiare paesaggi in indirizzie ricordi incerti in date fisse.Di tutti gli amori basta quello coniugale,e dei bambini solo quelli nati […].Scrivi come se non parlassi mai con te stesso .

W. Szymborska, Scrivere il curriculum, tr. it. in Gente sul ponte, Scheiwiller, Milano, 1996, p. 69.

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... dietro la dama che ama il ballo e dietroil signore che beve come un matto,sotto l’aspetto affaticato,l'attacco di emicrania e il sospiroc’è sempre un'altra storia .

(W. H. Auden, Alla fine il segreto vien fuori, tr. it. in La verità, vi prego, sull'amore, Milano, Adelphi, 1994, p. 47).

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Ante-narratives (o «quasi-narrazioni»)

(D. M. Boje, Narrative Methods for Organizational and Communication Research, Sage, 2001; A. L. Musacchio,

Storytelling in Organizations, MacMillan, 2009)

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«L’esperienza è incompleta, a meno che uno dei suoi momenti non sia un atto creativo di retrospezione, nel quale agli eventi e alle parti dell’esperienza viene attribuito un significato».

(V. Turner, Dal rito al teatro, tr. it. Bologna, Il Mulino, 1986,

pp. 43-44).

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«… noi tutti non abbiamo il tempo di vivere i veri drammi dell’esistenza che ci è destinata. Per questo invecchiamo - non per altro. Le rughe e le grinze sul nostro volto sono i biglietti da visita delle grandi passioni, dei vizi, delle conoscenze che passarono in noi - ma noi, i padroni di casa, non c’eravamo».

(W. Benjamin, Per un ritratto di Proust, tr. it. in Avanguardia e rivoluzione, Torino, Einaudi, 1973, p. 37).

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«Vi è un sapere non-ancora-cosciente di ciò che è stato, la cui estrazione alla superficie ha la struttura di un risveglio».

(W. Benjamin, Parigi capitale del XIX secolo, tr. it. Torino, Einaudi, 1983, p. 508).

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«E adesso, eccomi qui».