Le implicazioni del pareggio di bilancio e fiscal compact
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Le implicazionidel pareggio di bilancio
Il Fiscal Compact e l’importanza di una politica fiscale autonoma
http://economiapericittadini.it
Il pareggio di bilancio 2
FINANZE PUBBLICHE IN PAREGGIOOrigini e conseguenze dell’idea dello Stato come “buon padre di famiglia”
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Le radici teoriche
• Ricardo (1820): gli agenti economici internalizzano i vincoli di bilancio del governo.
• Più il governo incorre in deficit di bilancio, meno gli agenti economici consumano.
• I risparmi di oggi sono utilizzati per pagare le maggiori tasse di domani.
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Le radici teoriche (2)
• Secondo dopoguerra (1940): sistema di Bretton Woods, tassi fissi e monete agganciate al dollaro.
• I governi devono “finanziare” la propria spesa emettendo debito.
• Con valute non sovrane, esistono vincoli agli indebitamenti dei governi.
• Ricerca di modelli espansivi con bilancio in pareggio.
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Le radici teoriche (3)
• Barro (1974): la scelta di finanziare i deficit pubblici con più debito o più tasse è irrilevante.
• Finché vengono mantenuti invariati i saldi fra entrate e uscite pubbliche, non c’è effetto netto sulla domanda aggregata.
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Il moltiplicatore
• Alcuni modelli macroeconomici tentano di spiegare l’effetto sul reddito nazionale (PIL) di un bilancio in pareggio.
• Tesi: l’effetto sul reddito di una spesa pubblica finanziata da un uguale ammontare di tasse è pari all’aumento della spesa pubblica.
• Proviamo a dimostrare la tesi seguendo la logica degli economisti mainstream.
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Il moltiplicatore (2)
• L’espressione del reddito nazionale:
Y = C + I + G + (X – M)Y: Prodotto Interno LordoC: Consumi privatiI: Investimenti privatiG: Spesa pubblicaX: EsportazioniM: Importazioni
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Il moltiplicatore (3)
• I consumi privati:
C = c0 + cYd c0: consumo autonomoc: propensione al consumo(percentuale spesa del reddito disponibile)Yd: reddito disponibile, al netto delle imposte(Yd = Y – T)
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Il moltiplicatore (4)
• Sostituendo la seconda equazione all’interno della prima si ha:
• E perciò, con alcuni passaggi:
Dove k = 1/(1 – c)
Y = c0 + c(Y – T) + I + G
Y = k(c0 – cT + I + G)
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Il moltiplicatore (5)
• Come varia Y all’aumentare di G e di T?
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Il moltiplicatore (2)
• Poiché il moltiplicatore del bilancio in pareggio è pari a 1, ogni euro speso dallo Stato si trasformerà in reddito netto, nonostante le tasse.
• Siamo sicuri che il ragionamento sia corretto?
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Cosa manca?
• Il modello appena discusso è adatto solo per descrivere una piccola economia chiusa.Ci sono dei fattori mancanti che influirebbero su Y:
• No struttura delle aliquote fiscali• No importazioni ed esportazioni• No ipotesi sull’andamento degli investimenti
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Cosa manca? (2)
• Introducendo ipotesi aggiuntive, il moltiplicatore del bilancio in pareggio deve essere inferiore ad 1.
• Risultato: le basi teoriche su cui è fondato il teorema del bilancio in pareggio sono traballanti.
• Non è sempre vero che la spesa pubblica in pareggio arricchisca il settore privato a prescindere dalla pressione fiscale.
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LE CONSEGUENZECosa comporta l’adesione alle politiche fiscali imposte dall’Eurozona
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I saldi settoriali
• All’interno dell’economia di un Paese, i saldi del settore governativo, di quello non-governativo e di quello estero non possono essere contemporaneamente positivi.
• La spesa di un settore è il reddito degli altri settori.
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I saldi settoriali
• Se vogliamo che il settore non-governativo (famiglie ed imprese) si arricchisca, al netto delle sue uscite, dovrà essere:
• Perciò i deficit del governo e i surplus commerciali con l’estero arricchiscono il settore non-governativo.
(S – I) = (G – T) + (X – M)
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I saldi settoriali (2)
Settore non-
governativo
Settore governativo
Settore estero
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I saldi settoriali (3)
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I saldi settoriali (4)
• Se il bilancio dello Stato è in pareggio, si avrà G = T e perciò i risparmi del settore non-governativo dipenderanno esclusivamente dal saldo estero:
(G – T) = 0
(S – I) = (X – M)
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I saldi settoriali (5)
Settore non-
governativo
Settore governativo
Settore estero
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I saldi settoriali (6)
• L’unica possibilità di arricchimento per il Paese sono in questo caso le esportazioni nette.
• Rincorsa al taglio di prezzi e salari• Non tutti riusciranno comunque ad esportare
più di quanto importano• Spirale deflattiva che colpisce l’intera
Eurozona.
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L’articolo 81
• Il 18 aprile 2012, il Senato approva in seconda lettura il ddl costituzionale di riforma dell'art. 81, che introduce il pareggio di bilancio in Costituzione
• Voto unanime di Pd, PdL e Terzo Polo• Si raggiunge il quorum di 214 voti su 321
aventi diritto necessario ad evitare il referendum popolare confermativo.
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L’articolo 81
• “Lo Stato assicura l’equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico.”
• “Il ricorso all’indebitamento è consentito solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico e, previa autorizzazione delle Camere adottata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti, al verificarsi di eventi eccezionali.” (art. 81 Cost., commi 1 e 2)
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L’articolo 81
• La riforma impone il raggiungimento del pareggio di bilancio.
• Sono previste eccezioni riferite al “ciclo” economico, ma vanno evitati deficit permanenti del settore pubblico.
• Le politiche keynesiane sono di fatto vietate per legge.
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Il Fiscal Compact
• È un trattato intergovernativo sottoscritto da 25 Paesi membri dell’Unione Europea il 2 marzo 2012.
• L’accordo non fa formalmente parte del corpus normativo dell’Unione Europea.
• Contiene una serie di norme vincolanti sull’equilibrio di bilancio degli Stati.
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Le prescrizioni
• Il deficit pubblico strutturale non deve superare lo 0,5% del PIL e, per i paesi il cui debito pubblico è inferiore al 60% del PIL, l'1%;
• Obbligo per i Paesi con un debito pubblico superiore al 60% del PIL, di rientrare entro tale soglia nel giro di 20 anni
• Ogni Stato deve garantire correzioni automatiche con scadenze determinate quando non sia in grado di raggiungere altrimenti gli obiettivi di bilancio concordati
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Le prescrizioni (2)
• Impegno a inserire le nuove regole in norme di tipo costituzionale o comunque nella legislazione nazionale, che verrà verificato dalla Corte europea di giustizia;
• l'obbligo di mantenere il deficit pubblico sempre al di sotto del 3% del PIL, in caso contrario scatteranno sanzioni semi-automatiche;
• l'impegno a tenere almeno due vertici all'anno dei 17 leader dei paesi che adottano l'euro.
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Quali conseguenze?
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Quali conseguenze?
• Le manovre richieste per ridurre il livello del rapporto debito/PIL sono autodistruttive.
• Il PIL diminuisce più velocemente di quanto cali il debito, il rapporto aumenta e alimenta ancora più austerità.
• Le insolvenze, i fallimenti e il calo della domanda fanno anche diminuire il gettito fiscale e aumentare i trasferimenti per ammortizzatori sociali.
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Rapporto debito/PIL
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UN APPROCCIO ALTERNATIVOLe vere regole di una buona finanza pubblica
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La politica fiscale
• Il deficit pubblico ex post è pari alla creazione netta di reddito per il settore privato nel suo insieme, residenti e non residenti.
• Se il bilancio è in pareggio, i nuovi risparmi netti del settore privato sono pari a zero.
• Ancora peggio se lo Stato cerca surplus per ripagare il debito; il surplus, o i nuovi risparmi netti, del settore privato diventano negativi.
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I deficit “cattivi”
• Si verificano con politiche di austerità: l’economia collassa a causa dei tagli della spesa, le entrate fiscali calano, il deficit riappare e potrebbe crescere.
• PIL in calo e crollo del gettito fiscale • Non riflettono una crescita dello stock di capitale
della società.• Gli agenti privati si aspettano più tagli, più povertà,
quindi si astengono dal consumare o investire.
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Rapporto deficit/PIL
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I deficit “buoni”
• Riflettono politica di lungo periodo di accumulazione del capitale della società. Sono programmati.
• PIL in crescita ed aumento della spesa pubblica
• Generano aspettative positive crescenti in tutti gli agenti privati, residenti e non residenti.
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Finanziare il deficit
• Uno Stato ben gestito non deve risparmiare, è obbligato a finanziare tutte le sue spese grazie alla creazione di moneta da parte del sistema bancario.
• Nel bilancio della Banca centrale, la controparte del deficit sul lato dell’attivo è l’accumulo di titoli di Stato gravati da un tasso di interesse fissato dal Tesoro.
• In tal caso il debito pubblico non è altro che un debito dello Stato verso se stesso.
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Il debito non è un peso
• È il motore ultimo della crescita a causa del suo forte effetto moltiplicatore.
• Genera automaticamente un aumento del gettito fiscale futuro sufficiente a consentire allo Stato di far fronte ai propri impegni.
• Più spesa in deficit più reddito disponibile più domanda di prodotti per l’industria privata investimenti più profittevoli
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Il debito non è un peso (2)
• Mette in opera delle risorse socialmente utili.• Materiali: infrastrutture e attrezzature che non
verranno mai create dal settore privato, perché vanno oltre la sua capacità di scommettere su un futuro inconoscibile
• Non-materiali: le assunzioni nella ricerca avanzata, sanità, insegnamento: settori in cui il vero capitale è il lavoro.
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Il debito non è un peso (3)
• Titoli del debito pubblico: – sono perfettamente liquidi– dotati di un valore non fittizio– contribuiscono alla stabilità finanziaria delle
banche che li hanno acquistati.
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Il debito non è un peso (4)
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Il debito non è un peso (5)
“Prendetevi cura della disoccupazione, e il budget si occuperà di se stesso.”
(J. M. Keynes)
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Le fonti
• Alain Parguez, Le vere regole di una buona finanza pubblica, Il Manifesto, 2 ottobre 2011
• William F. Mitchell, What is the balanced budget multiplier?, http://bilbo.economicoutlook.net, 30 dicembre 2010
• Riccardo Bellofiore, La crisi globale, L’Europa, l’euro, la Sinistra, Asterios Ed.
• http://it.wikipedia.org/wiki/Equivalenza_ricardiana• Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla
governance nell’Unione economica e monetariahttp://www.european-council.europa.eu/media/639226/10_-_tscg.it.12.pdf