Lascuolapossibile Dicembre 2010

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________________________________________________ Rivista telematica www.lascuolapossibile.it realizzata con GT Engine Powered by Innova Servizi – www.innovaservizi.it Pag.1 Pubblicata da Sysform Editore 00131 Roma Via Monte Manno 23 - Direttore Responsabile Manuela Rosci Edizione cartacea della rivista telematica www.lascuolapossibile.it Iscrizione al Tribunale di Roma 63/2010 del 24/02/2010 N.8 dicembre 2010 Web Content Manager Maurizio Scarabotti Editoriale Io ti prometto ... Lettera a Babbo Natale di Rosci Manuela - Editoriali Quante lettere ognuno di noi ha scritto, for- se proprio a Babbo Natale? Forse tante oppure nessuna. Credo, comunque, che ci sia capitato spes- so di "promettere". Prometto di essere buono, di non racconta- re bugie, di non litigare più con mio fratello (o sorella)... Prometto di studiare di più, di impegnarmi, di non frequentare "cattive" compagnie .... Prometto di non ubriacarmi, di non drogar- mi, di non essere aggressivo, di avere rap- porti protetti .... Prometto di esserti fedele, nella buona e cattiva sorte (o qualcosa di simile!) .... Prometto di ... Promettere è una cosa, e mantenere è u- n'altra! Quante volte è capitato di garantire, assicu- rare, impegnarsi a fare quanto detto ... e poi, invece, non si è riusciti nell'intento. Questo vale sia per i piccoli che per i gran- di! A volte si può rischiare di fare grandi pro- messe ... senza avere l'intenzione o la pos- sibilità di mantenerle. Promettere è un verbo che porta con sé una prima domanda: che cosa? Che cosa siamo abituati a promettere? E poi: a chi cerchiamo di promettere? E ancora: quando promettiamo qualcosa? Promettere è una cosa, e mantenere è u- n'altra! Promettiamo di occuparci dei più deboli, dei bambini, degli anziani, dei disabili e poi non riusciamo a mantenere questo impegno. Non lo manteniamo come società (stiamo assistendo allo svilimento dei legami sociali, quelli che tengono insieme una collettività), non lo manteniamo come istituzione scuola (giudichiamo, puniamo, escludiamo di più di quanto riusciamo a valutare per costruire, a includere per crescere),non manteniamo l'impegno come singoli individui, come ge- nitori, come docenti, come persone che si occupano di "educare" le nuove generazio- ni. Ho ricevuto la mail di un genitore mio ami- co che racconta "quello che sta succedendo nella scuola di mia figlia come spunto per considerazioni più generali. Mia figlia fre-

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la rivista per la scuola

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Pubblicata da Sysform Editore 00131 Roma Via Monte Manno 23 - Direttore Responsabile Manuela Rosci

Edizione cartacea della rivista telematica www.lascuolapossibile.itIscrizione al Tribunale di Roma 63/2010 del 24/02/2010

N.8 dicembre 2010 Web Content Manager Maurizio Scarabotti

Editoriale

Io ti prometto ...Lettera a Babbo Nataledi Rosci Manuela - Editoriali

Quante lettere ognuno di noi ha scritto, for-se proprio a Babbo Natale?Forse tante oppure nessuna.Credo, comunque, che ci sia capitato spes-so di "promettere".Prometto di essere buono, di non racconta-re bugie, di non litigare più con mio fratello(o sorella)...Prometto di studiare di più, di impegnarmi,di non frequentare "cattive" compagnie ....Prometto di non ubriacarmi, di non drogar-mi, di non essere aggressivo, di avere rap-porti protetti ....Prometto di esserti fedele, nella buona ecattiva sorte (o qualcosa di simile!) ....Prometto di ...

Promettere è una cosa, e mantenere è u-n'altra!

Quante volte è capitato di garantire, assicu-rare, impegnarsi a fare quanto detto ... epoi, invece, non si è riusciti nell'intento.Questo vale sia per i piccoli che per i gran-di!A volte si può rischiare di fare grandi pro-messe ... senza avere l'intenzione o la pos-sibilità di mantenerle.

Promettere è un verbo che porta con sé unaprima domanda: che cosa?Che cosa siamo abituati a promettere?E poi: a chi cerchiamo di promettere?E ancora: quando promettiamo qualcosa?

Promettere è una cosa, e mantenere è u-n'altra!

Promettiamo di occuparci dei più deboli, deibambini, degli anziani, dei disabili e poi nonriusciamo a mantenere questo impegno.Non lo manteniamo come società (stiamoassistendo allo svilimento dei legami sociali,quelli che tengono insieme una collettività),non lo manteniamo come istituzione scuola(giudichiamo, puniamo, escludiamo di più diquanto riusciamo a valutare per costruire, aincludere per crescere),non manteniamol'impegno come singoli individui, come ge-nitori, come docenti, come persone che sioccupano di "educare" le nuove generazio-ni.

Ho ricevuto la mail di un genitore mio ami-co che racconta "quello che sta succedendonella scuola di mia figlia come spunto perconsiderazioni più generali. Mia figlia fre-

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quenta il primo anno del Liceo ... di Roma.La scuola si caratterizza per la grande ac-coglienza agli alunni con disabilità. La scuo-la da alcuni giorni è stata occupata. A parte(alcune considerazioni) ... l'occupazione stacreando numerosi disagi ai più di 70 alunnicon disabilità, anche molto grave, che lafrequentano. Oggi, giorno in cui l'occupa-zione è ripresa improvvisamente, i docentihanno cercato di radure questi ragazzi inalcune aule ma sono stati scacciati. Con ilrisultato che docenti e ragazzi hanno aspet-tato fuori la scuola che i genitori o chi perloro li rivenisse a prendere. Quello che miha colpito in questa vicenda è che nono-stante dirigente scolastico e corpo docentisiano molto sensibili alle problematiche del-la disabilità, gli alunni hanno occupato lascuola senza neppure preoccuparsi di queiloro 70 e passa compagni in grave difficol-tà. Si protesta contro la riforma Gelmini,anche perché riduce gli spazi per gli alunnicon disabilità nella scuola, ed è questa larisposta? Ignorare totalmente questi ragaz-zi. Cosa e con chi abbiamo integrato in que-sti anni i nostri ragazzi? Quale futuro atten-de i nostri figli, in una società in cui sarannoquesti ragazzi a doversi fare carico di loro?"

Promettere è una cosa, e mantenere è u-n'altra!

Dobbiamo ammettere che non stiamo man-tenendo le promesse fatte:abbiamo promesso che avremo integrato glialunni handicappati ...poi abbiamo promesso che avremmo inclu-so gli alunni disabili ...nel frattempo abbiamo ratificato (2007) laConvenzione dell'Assemblea Generale delleNazioni Unite sui Diritti delle persone disa-bili (13 dicembre 2006), ma avevamo tem-po addietro ratificato (1991) anche la Con-venzione ONU sui Diritti dell'infanzia (20novembre 1989), abbiamo mancato gli im-pegni di Lisbona per il 2010 (i nostri quindi-cenni dovevano aumentare le competenzedella lettura e i ragazzi dovevano disperder-si di meno, gli adulti continuare a formarsiper tutto l'arco della vita!), abbiamo disat-teso che i docenti curricolari diventasserocapaci di lavorare con tutti e che i docentidi sostegno diventassero più competenti eche i Dirigenti sapessero gestire meglio lerisorse umane all'interno delle scuole e chei genitori si assumessero i loro impegni diadulti e non fare gli amici dei figli e che i

bambini e i ragazzi imparassero "sul cam-po" a rapportarsi con la/le diversità. Ab-biamo promesso e non c'è nulla di peggioche rendersi conto che ... non abbiamomantenuto!

Indietro non si può tornare e il tempo pas-sato è stato già "consumato" forse a rincor-rere altro o forse a piangere su altre pro-messe non mantenute. Oppure non ci sia-mo resi conto di nulla di tutto questo, ab-biamo vissuto nella convinzione che ciò chestiamo facendo è il massimo di ciò che pos-siamo fare, perché non possiamo fare altro,non dipende da noi ma dagli altri, dalla so-cietà, dalla crisi, dagli astri che si pongonomale, dall'oroscopo che ci consiglia di son-necchiare, di non immischiarsi.

Ebbene io ti prometto (a chi, poi?) diventaio mi prometto.Io mi prometto di non attribuire agli altri imiei insuccessi;io mi prometto di non dare retta a chi vuoleimmobilizzare tutto;io mi prometto di difendere ciò che abbiamoconquistato (come donna, come madre,come docente all'interno della mia scuola...);io mi prometto di non farmi contagiare dachi vuole solo lamentarsi;

al contrario:o mi prometto di farmi contaminare da chinon si arrende e crede che il "non si può" dioggi sia soltanto un "si può fare" ... ritarda-to;io mi prometto di continuare a credere cheil futuro è dentro di noi: i pensieri di oggideterminano le nostre azioni e le nostre a-zioni ci permettono di realizzare il futuroche oggi possiamo solo "vedere";io mi prometto di lavorare ogni giorno conla curiosità di chi va incontro al nuovo e conla determinazione di chi vuole salvaguarda-re il già conquistato;io mi prometto ...

io mi prometto di mantenere e portare atermine... almeno il doppio di quello cheprometto!

Buona Fine e soprattutto Buon Inizio di An-no Nuovo a tutti quanti

Manuela Rosci

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In questo numero dicembre 2010

Area Tematica Titolo Autore

Io ti prometto ... Rosci Manuela

Il mestiere di maestra Ansuini Cristina

Il teatro è "vero" anche se porta lamaschera

Traversetti Marianna

Pillole operative antistatiche Di Clemente Simona

Se la scienza bussa e la scuola rispon-de?

Paci Lucia Giovanna

In classe ho un bambino che... La redazione

Invalidità civile Michelangeli Daniela

Io sono un facilitatore? Ruggiero Patrizia

Siamo uomini (e donne)... o caporali? Presutti Serenella

CinemAvvenire Video Festival - 2^ e-dizione

La redazione

La realtà di Cuyultitán - El Salvador Mancini Alessio

Sto cercando di aiutare Luis Alexander...

Mancini Alessio

Gli adolescenti e il loro futuro Bozzo Elisa

La droga? L'evasione da una realtà de-ludente

Dorigatti Giorgio

La pozione magica Zeus Natalina Giovanna

La scuola in ospedale Gambardella Raffaella

Oranges & sunshine Riccardi Barbara

C'eravamo anche noi! Rosci Manuela

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Dalla prima pagina

Io sono un facilitatore?La nuova prospettiva di ICFdi Ruggiero Patrizia - Integrazione Scolastica

Continuo ad essere molto incuriosita dalmodello di classificazione ICF e il mio inte-resse è cresciuto in quanto è in scadenza(30 dicembre) un bando del ministero chene promuove la sperimentazione nella scuo-la. Ho quindi ripreso il materiale che ho adisposizione e ho raccolto delle informazioniche vorrei condividere.

L'ICF è un complemento dell'ICD-10,devono essere usati insieme: l'ICD-10 for-nisce la diagnosi della malattia, del disturboo dello stato di salute , l'ICF ricerca la de-scrizione del funzionamento della persona,con quel particolare stato di salute, nel con-testo in cui vive.

Associare ICD10 all'ICF significa calare unamalattia, (o) una condizione di salute in unarealtà personale e ambientale.

Funzionamento è la prima parola chiaveICF che porta a considerare la persona inquella condizione di salute: "due personecon la stessa malattia possono avere diversilivelli di funzionamento e due persone conlo stesso livello di funzionamento non han-no necessariamente la stessa condizione di

salute".Contesto è la seconda parola chiave ed èstrettamente connessa a quella di funzio-namento in quanto lo influenza direttamen-te.

ICF organizza le informazioni in due parti(dal libro "ICF" della Erickson).

LA PARTE 1 si occupa di FUNZIONAMENTOe DISABILITA' ed è a sua volta suddivisanella componente funzioni e strutturecorporee e nella componente attività epartecipazione.Le funzioni "strutture corporee" vengonoqualificate con il termine menomazione in-tesa come perdita o deviazione significati-va.L' "attività" è l'esecuzione di un compito odi un'azione da parte di un individuo e la"partecipazione" è il coinvolgimento in unasituazione di vita.Esse vengono qualificate in capacità e per-formance.Il qualificatore "performance" descrive ciòche un individuo fa nel suo ambiente attua-le e il qualificatore "capacità" descrive l'abi-lità di un individuo nell'esecuzione di uncompito o un' azione, con lo scopo di indi-care il più alto livello probabile di funziona-mento che una persona può raggiungere.

LA PARTE 2 riguarda i FATTORI CONTE-STUALI, a loro volta suddivisi in fattoriambientali e fattori personali.I "fattori ambientali" sono ampiamente spe-cificati nella classificazione e comprendonol'ambiente fisico, sociale, e degli atteggia-menti in cui le persone vivono.Sono qualificati in barriere se hanno in-fluenza negativa e facilitatori se hanno in-fluenza positiva.I "fattori personali" sono il background per-sonale e rappresentano quelle caratteristi-che dell'individuo che non fanno parte dellacondizione di salute.

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Questi fattori comprendono il sesso, la raz-za, l'età, altre condizioni di salute, la formafisica, lo stile di vita le abitudini, l'educazio-ne, ecc. Non sono classificati nell'ICF a cau-sa della grande variabilità sociale e cultura-le ad essi associata.

Tutto questo complesso, e sicuramente ar-ticolato, sistema di classificazione che stra-da apre, che ripercussioni può avere nellascuola?

Intanto ho potuto vedere quanto è pococonosciuto, nonostante sia presente nelleultime linee guida dell'integrazione scolasti-ca, e quanto c'è ancora da fare per diffon-derne la cultura.

L' ICF ribadisce la necessità di passare dallalettura unidimensionale della malattia allalettura tridimensionale della persona in in-terazione con l'ambiente.Definisce il passaggio da una visione stati-ca, univoca della disabilità ad una visionedinamica, in progressione o in arresto, fa-vorita o limitata a seconda delle condizioniambientali.Richiede un forte cambiamento concettualedi mentalità per non considerare più la di-sabilità come situazione di pochi, ma comeuna condizione di salute che "può apparte-nere" a tutti.

Nella scuola promuove una pedagogiapositiva orientata alla ricerca di poten-zialità e al riconoscimento di abilità, at-tenta alle competenze non ai deficit, chetenga conto costantemente della ecologiadello sviluppo umano secondo la quale"lo sviluppo di un individuo, così come l'ap-proccio ai suoi problemi è profondamentecondizionato da eventi che si verificano nel-le varie situazioni ambientali in cui è inseri-to" (Bronfenbrenner).

Prevede un passaggio culturale forte e sta-bile che porta a spostare il focus degli inse-gnanti dai limiti dei nostri alunni alle lororisorse e quindi sposta l'operatività, dal cer-care di ridurre le difficoltà ad azioni di po-tenziamento delle abilità, dall'assistenza al-lo sviluppo-empowerment.

Il cuore di ICF può essere considerato pro-prio il rapporto tra capacità e performance.La performance descrive ciò che una perso-na fa nel suo ambiente attuale, un compor-tamento osservabile e verificabile. La capa-cità è "la possibilità di fare" in una situazio-ne nella quale non c'è interazione ambien-tale.La scuola quindi deve mettere in atto le a-zioni necessarie per trasformare le capacitàin performance, evitando e superando lebarriere ambientali e personali che si ven-gono a produrre.

La cura di un contesto inclusivo a livello mi-cro e macro, classe/scuola, così concepito èaccogliente, coinvolgente e facilitante, or-ganizzato da ciascuno per tutti. È necessa-rio consolidare una coerenza interna, unareale unità di intenti e di azioni da parte ditutti i componenti, alunni, docenti, Ata e Di-rigenti, che possa portare LA SCUOLA astringere più proficue collaborazioni e inte-razioni con le altre istituzioni.

Al convegno ICF (settembre 2009) mi hamolto colpito lo slogan proposto da un rela-tore: " noi siamo facilitatori! ".Io sono un facilitatore? è la domandache posso tenere come propulsore e verificaquando mi adopero nel mio contesto lavo-rativo per promuovere l' autonomia e l'indi-pendenza di ciascun alunno, nella convin-zione profonda della "reciproca dipendenza"che ci lega tutti.

Patrizia Ruggiero,Docente di sostegno SMS Fellini - Roma

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Dalla prima pagina

C'eravamo anche noi!Giorni di ... Fiera (della piccola e media editoria a Roma)di Rosci Manuela - Scuola & Tecnologia

Un boom di affluenza: circa 60 mila lepersone che hanno frequentato la Fiera del-la piccola e media editoria, visitando i 400stand degli espositori.Anche noi siamo stati tra gli espositori diquesta nona edizione della manifestazionedal titolo significativo "Più libri più liberi": lacultura, la conoscenza, la formazione per-sonale come vera risorsa della propria LI-BERTA'. Di essere, di stare, di fare.Il nostro slogan: "I libri si dividono in duecategorie: i libri per adesso e i libri persempre! (J. Ruskin) - I libri per la formazio-ne sono per sempre"

Prima esperienza. Esperienza entusia-smante. Per il clima certamente "caldo" eper il rapporto caloroso, curioso, interessa-to, attratto dai libri dei visitatori.

Il nostro stand: piccolo, il più piccolo;"tecnologico" (schermo TV, 2 computer, 1iPad, 2 ebook reader); affollato: per i curio-si che si sono fermati, per gli interessati chehanno domandato, per quelli che hanno ac-quistato ebook, per i nostri Autori che cihanno accompagnato in questa avventura.

Il pubblico curioso: i piccoli e i grandi,anche "piuttosto" grandi, attratti da questiapparecchi (uno su tutti l'iPad) che permet-tono di leggere libri elettronici. Ma comefunziona, ma come si legge?

Gli occhi dei grandi sono più attenti di quellidei piccoli e dei giovani, ormai così "abitua-ti" a gestire il mondo tecnologico, curiosisolo di toccare con mano l'ultimo giocattolotecnologico (iPad, appunto) ma avendo giàletto tutto quello che bisogna sapere suquesto nuovo oggetto.

I "grandi", invece, sono attratti da tutto:dall'oggetto e da ciò che contiene -l'ebook olibro digitale; dal suo funzionamento e dallatrasposizione in "video" di ciò che hannosperimentato solo su carta, almeno fino ad

oggi. Un mondo di adulti che si avvicinaal nuovo cercando di inserire le nuoveinformazioni tra quelle raccolte in più dimezzo secolo di storia personale. Affa-scinati alcuni, attenti a capire altri, in-creduli molti: come si possono metteredentro libri, anche 100, anche 1000 ...dentro un "aggeggio" così!

Eppure sono proprio loro che si fermanoe fanno domande: certamente sono imeno interessati ai nostri e-book (piùrivolti al mondo della formazione, perdocenti, per genitori, ma abbiamo ancheun libro per bambini e per adolescenti...) ma vogliono sapere come funziona,come si possono "sfogliare" le pagine diun libro quando le pagine ... non ci so-no!

E nasce la magia: chi si avvicina curioso(forse più dubbioso) e va via ringraziando diquella "pillola" di informazione tecnologicache ha permesso di capire meglio comefunziona un ebook reader o l'iPad.Chissà se gli uomini che hanno vissuto il

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passaggio dalla luce delle candele alla luceelettrica hanno sentito la stessa magia, latrasformazione di un mondo che cambia,cambia sotto i nostri occhi, mentre noi sia-mo ancora dentro il "quasi" vecchio.

La scuolapossibile è anche questo: accom-pagnare il nuovo, presentarlo a chi non loconosce, spiegarlo con parole comprensibili,avere interesse che i più conoscano, com-prendano il "nuovo", senza scappare, con lacuriosità di chi non vuole smettere di impa-rare. E il nuovo "e-book" manderà a riposoil più tradizionale "libro"?

Quale sarà il libro del futuro?Alcuni autori di e-book e articoli sulla rivista

"... In base alle rilevazioni su un campionedi 8.500 individui (con più di 14 anni, rap-presentativi della popolazione italiana, eappartenenti al panel consumer Nielsen),c'è ancora un 33,5% di italiani che rispondeche con l'iPad non sa proprio cosa farci, an-che se ne è fortemente incuriosito. Il 27,6%lo usa per leggere libri, il 26,5% per legge-re giornali, ma il 33,2% lo usa per vederefilm. "Dati che stanno a indicare uno deipossibili futuri del libro - ha spiegato Gio-vanni Peresson, responsabile dell'Ufficiostudi dell'Associazione Italiana Editori (AIE)- in cui testi e immagini, condivisione dicontenuti e "solitudine" della lettura si con-fronteranno, forse si fonderanno assieme,sicuramente imporranno alle case editrici dicontinuare in quel percorso di innovazione

verso nuovi prodotti e nuove "storie" (onuovi modi di raccontarle) che alcune di lo-ro hanno iniziato a fare in quest'ultimo an-no". Gli iper tecnologici - i cosiddetti te-chnofan, la categoria della popolazione sucui ci sta spostando sempre più, specie tra iragazzi (parliamo di 15milioni di giovani) -sono più interessati della media ad acqui-starlo, anche se poi, a conti fatti, il 37,3%di loro non sa cosa farne. E a usarlo perleggerci "solo" dei libri ci pensa appena il16,2% di loro. L'e-book o le applicazioniche sempre più di frequente si iniziano ascaricare dalla rete e dagli store online sa-ranno uno dei futuri del libro. Accanto adessi continueranno a convivere e integrarsi

le tradizionali piattaforme sucarta." (Il libro del futuro?Non sarà solo online - Comu-nicato stampa del 7 dicembre2010)

E allora: ... Enrico Iacometti,Presidente del Gruppo dei Pic-coli Editori dell'AIE ha cosìcommentato i dati: "malgradola crisi si è mantenuto il livellodi venduto dell'anno scorso,confermata la notevole pre-senza di bambini che hannoanimato lo spazio ragazzi e hasuscitato un grande interesseil convegno sull'editoria digi-tale che si è tenuto nello spa-zio del digITAL Cafè. Siamogià al lavoro per la decima e-dizione che si terrà sempre aRoma dall'8 all'11 dicembre

2011". (Più libri più liberi, è boom di af-fluenza - comunicato stampa dell'8 dicem-bre 2010)

Appuntamento tra un anno, con la tradizio-ne e l'innovazione che possono dar vita aqualcosa di possibile, di importante, forseproprio nell'ambito della formazione. E noici saremo, con la rivista, con i nostri Autori,con le nostre proposte editoriali per unascuola sempre più ... possibile!

Manuela Rosci - Direttore editoriale -Sysform Editore

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Sto cercando di aiutare Luis Alexander ...Lettera dal Salvador

di Mancini Alessio - Oltre a noi...

La lettera che segue è di Alessio Mancini,italiano di Roma, da sei anni religioso mis-sionario di una piccola congregazione di Vi-cenza che si chiama Pia società San Gaeta-no. Ha vissuto un tempo a Crotone, poi inArgentina, in Paraguay e da tre anni vive inSalvador (Centroamerica). In questo mo-mento vive con altri due religiosi, un italia-no e un brasiliano, gestiscono una parroc-chia e, oltre che amministrare i sacramenti,lavorano molto in ambito sociale: in strada,nei quartieri, nei campi, cercando di fareprevenzione contro la violenza giovanile eintrafamiliare; cercano di combattere la po-vertà aiutando la gente a organizzarsi perlavorare la terra e produrre artigianato; la-vorano con bambini denutriti, giovani e an-ziani abbandonati.

Carissime Antonella, Simonetta e Sonia

dopo un po' di tempo che non ci sentiamoeccomi qui a condividere un po' di vita dal-l'altra parte dell'oceano. Spero che stiatebene, sicuramente già nel pieno dell'annoscolastico.

Grazie a Dio io sto bene, sempre molto im-pegnato sia con l'università checon questa realtà tanto sofferta. Ilprossimo anno finisco la teologia,da qualche giorno sono in "vacan-za" fino ai primi di marzo (qui sia-mo a fine anno scolastico).Nello stesso tempo sto accompa-gnando varie iniziative sociali lega-te alla nostra parrocchia: la pasto-rale dell'infanzia che dà mensil-mente latte fortificato ai bam-bini con un severo indice di de-nutrizione (circa il 50%), e li ac-compagna a livello medico e diprevenzione.

Accompagno la pastorale giovanile,ora a dicembre inizio i campi scuo-la con i vari gruppi giovanili; laprima settimana di gennaio con ungruppo di giovani andiamo a Ta-

jumulco in Guatemala, quasi ai confinicon il Messico, a 3000 metri (uno spettacolodella natura!) dove abbiamo una comunitàda vari anni che appoggia la popolazioneindigena. Faremo con questo gruppo di gio-vani un'esperienza missionaria.Infine accompagno una nostra associazioneche è nata circa 12 anni fa che si occupa dieducazione e prevenzione attraverso la cul-tura (non ricordo se ve ne avevo già parla-to).

Qui le scuole non funzionano quasi perniente (solo vi dico che in ogni classe cisono 50 bambini, oltre al fatto che nonhanno materiale didattico) quindi noicerchiamo di integrare con una educazionefuori della scuola: molti bambini vengonoda noi, facciamo doposcuola, gli offriamo unaccompagnamento psicologico, abbiamo i-niziato anche una scuola per genitori (ognifamiglia ha circa 7-10 figli tanto che nonriesce a gestire tutti, il papà la maggiorparte delle volte è un alcolista, la maggiorparte sono ragazze madri, o i figli non han-no i genitori perchè sono migrati negli StatiUniti...).

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Da qualche anno abbiamo aperto corsi didanza popolare folkloristica, teatro, corsi diinglese e di informatica e una piccola ludo-

teca per i più piccolini.Dovete pensare che qui non ci sonostrutture che fanno questo.Siccome lo Stato è inesistente, viviamo del-le donazioni che ci fanno dall'Italia (per pa-gare le maestre, il materiale, ecc.).Ora sto cercando fondi per comprare unpulmino che ci permetterebbe di prendere ibambini anche dei paesi vicini: sarebbe ungrande passo in avanti a livello educativo epreventivo.

Sì perchè il 30% dei giovani si mettenelle bande giovanili con traffico didroga e prostituzione.

Mi sto dando molto da fare per organizzaregià il prossimo anno: dovremmo iniziare uncorso di pittura artigianale (gli oggettini so-no quelli in legno che conoscete) e un corsoper lavorare il cotone e fare camicie, panta-loni, ecc. tutto tipico di qui. Questo ci per-metterebbe di produrre qualcosa e riven-derlo per autosostenerci un po', oltre alfatto che ci appoggerebbe nell'educazioneattraverso l'arte e la manualità.

A fine febbraio andrò 15 giorni in Colombiaper un corso che la congregazione mi hachiesto di fare.A settembre ho fatto un corso zen, otto oreal giorno di meditazione davanti a una pa-rete bianca per 6 giorni... un'esperienza u-nica...certamente mi ha aiutato a crescerenella mia spiritualità, integrandola con unadimensione più mistica-contemplativa, edessere anche più... "interreligioso".

Eravamo 33 tra buddisti, laici cristiani e re-ligiosi. E' stata la perla dell'anno.

Per quanto riguarda il Nata-le qui è molto semplice: so-no iniziate "las posadas",piccole processioni che fini-scono in casa di una fami-glia che prepara il presepevivente con i bambini delpaese.Inoltre sto cercando diaiutare Luis Alexander,un bambino di 5 anni cheha una malattia al cuoreche si chiama "D-Trasposizione delle grandiarterie". Deve essere ur-gentemente operato perchèavendo le arterie del cuoreinvertite e il 77% di ostru-

zione è a rischio di vita. Logicamente quinon fanno questo tipo di intervento. Diconoi medici che c'è la possibilità che non riescaa superare l'intervento, nello stesso tempose non si opera da un momento all'altro po-trebbe precipitare la situazione.Finora Luis è un bambino che cammina,gioca, ride, però deve evitare qualsiasi tipodi sforzo. Ho contattato un cardiochirurgopediatrico in Italia ed è disposto ad operar-lo, solo devo trovare 1400 euro per ilbiglietto aereo. I genitori hanno deciso dirischiare l'intervento, dicono che dalla na-scita avevano dato a Luis solo pochi mesi divita e per grazia di Dio è riuscito ad arrivarea 5 anni, "se il Signore adesso vuole ripren-derselo noi siamo disposti e siamo grati peravercelo regalato cinque anni".Spero di farlo arrivare a metà gennaio aRoma.Vi abbraccio forte, vi auguro un buon Nataleaffinché non smettiate di credere, sperare erealizzare ciò per cui state dando la vostravita.

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La pozione magicaDialogo, confronto, ascolto: ecco gli ingredienti.di Zeus Natalina Giovanna - Organizzazione Scolastica

Insegnare ti cambia la vita! E questo matu-ra con te mentre tutto scorre...decidi di in-segnare magari solo con l'obiettivo di trova-re un lavoro e/o di realizzare un sogno, mafinisce spesso che il mondo della scuola di-venta il tuo unico mondo!Costantemente pensi a loro: bambini ebambine che in te hanno speranze, in tehanno fiducia, stima, ti ascoltano, credonoin te. Così non puoi più pensare di alzarti lamattina e recarti a lavoro "solamente" per-ché è il tuo dovere. Ti alzi e pensi: Cosasuccederà stamattina? Ciò che ho pro-grammato di insegnare oggi a questi alunnili aiuterà a riflettere, capire, li motiverà afare, inventare, costruire?E mi rendo conto che la nostra spinta,per essere creativi e realizzare lezionicoinvolgenti, sono proprio loro: il loro

affetto e la loro volontà, la loro voglia di sa-pere, conoscere e imparare.

Vediamo questi bambini entrare per la pri-ma a scuola, varcano la soglia dell'aula im-pauriti e incerti, poi piano piano... arriva lamagia: la formazione del gruppo-classe,cioè lo stare insieme con serenità ed alle-gria, scherzare, giocare, imparare, cono-scersi per crescere insieme e rispettarsi.

Sono un insegnante di sostegno e avere lapossibilità di essere "mediatore" negliscambi comunicativi, di poter osservare ledinamiche sociali e personali della classe,spesso mi aiuta a entrare in sintonia con lo-ro, "vedo e sento" nei loro sguardi timori,soddisfazione, certezze, incomprensioni. Io"vivo" l'anno scolastico, cresco con lo-ro.

L'osservazione e il dialogo divengono stru-menti necessari per entrare in empatia, percapire i loro stati d'animo, entrare nel lorocuore. Non sempre, però, tutto o è bianco oè nero, esistono le sfumature che caratte-rizzano le persone, ognuno di noi è unico especiale, ognuno di noi esprime pensieri edesideri in maniera diversa, ognuno di noipossiede una propria identità. È anchecompito della scuola concorrere proprio allosviluppo dell'identità e quale modo migliorese non camminare a fianco, l'uno con gli al-tri, e credere in un progetto di "vita scola-stica" che non si limiti solo a obiettivi pret-tamente didattici, secondo programmi mini-steriali.

Significa pianificare un percorso chetenga conto di queste sfumature.

E poi, anno dopo anno, assisti ai loro cam-biamenti, vedi i loro interessi modificarsi,evolversi e rimango ancora stupita quandoqualcuno di loro mi chiede informazioni suun libro che ha letto, un film che ha visto,ripensando a quando mi chiedevano: Quan-do possiamo giocare?

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E' bello poter partecipare a tutto questo...

Dialogare con i bambini, confrontarsi conloro e ascoltarli, questa è la pozione ma-gica!Con questi "ingredienti" i bambini -e anchegli insegnanti- riescono a vivere con entu-siasmo e interesse il percorso educativo -didattico, la loro "tappa" per formarsi unaloro personale, originale ...identità.

Natalina Giovanna Zeus,Istituto Comprensivo Via C. Perazzi, Roma

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Siamo uomini (e donne)... o caporali?L'importanza dei sogni nel calcolo del PILdi Presutti Serenella - Long Life Learning

"Ogni giorno di più il desiderio diventa e-sangue, indebolito dal primato dell'offerta dioggetti in realtà mai desiderati. Con bambi-ni obbligati a godere di giocattoli mai chiestie adulti al sesto tipo di telefono cellulare."

Potrebbe sembrare una frase degna di unqualche moderno Savonarola oppure l'inci-pit di una qualche location cinematografica,invece si tratta di un passaggio che possia-mo tutti trovare nel 44° "Rapporto Cen-sis" appena pubblicato.

Si fotografa un'Italia sofferente, addormen-tata, senza speranze in un futuro, almenoin quello prossimo; commentatori accredi-tati esprimono molti dubbi sulle capacità diripresa, anche se la macchina ricominciassea partire... si registrano infatti INERZIA EFRAGILITA' personali e di massa che fan-no pensare a "una perdita di consistenzadel sistema".

Il prof. De Rita, presidente Censis, sostieneche "tornare a desiderare è la virtù civilenecessaria per riattivare la dinamica di unasocietà troppo appagata e appiattita"; ilDESIDERIO quindi per salvare un interopaese in piena crisi, di nervi oltre che eco-nomica...

Ma per desiderare è necessario possederela capacità di proiettare se stessi e gli altri

verso un futuro, vicino o lontano che siacomunque con la possibilità di guardare edimmaginarsi oltre, di coltivare aspirazioni esogni sulla propria vita.Per fare questo c'è bisogno di investire susé stessi e sugli altri; gli investimenti in ge-nere, economici o no, presuppongono IM-PEGNO per trovare strategie e soluzioni,per PROGETTARE PERCORSI il più ade-guati possibili per la realizzazione e il rag-giungimento degli obiettivi... c'è quindi bi-sogno di ACQUISIZIONE di COMPETEN-ZE...quindi di PERCORSI DI CONO-SCENZA, DI APPRENDIMENTO...in unaparola di SCUOLA!

C'è TROPPO POCA SCUOLA nel nostro Pae-se, inteso come troppo poco sostegno per ilSistema di istruzione, per la diffusione dellaConoscenza/Conoscenze, delle esperienzedi apprendimento che sensibilizzino gli indi-vidui all'apertura delle proprie menti versogli altri da sé.

L'esperienza di apprendimento produce co-noscenza quando avviene nel confronto trail sé e l'altro da sé; il decentramento dalproprio punto di vista garantisce non soloun cambio di prospettiva ma, attraverso lacapacità empatica, anche la possibilità dicapire gli altri, i diversi da noi, sia questoun concetto applicato alle diversità culturalie non solo a quelle dell'evidenza geografica.

In questo modo trovano l' humus necessa-rio, le competenze per la comprensione deiproblemi, per la loro risoluzione, tutto quel-lo che potremmo riassumere in CREATIVI-TA', alla base della progettazione del futuroinsomma.

I risultati del Rapporto Censis confermanopurtroppo le preoccupazioni non solo deglieconomisti, che sono poi tutto sommato iSoggetti posti alla fine della "catena dellosviluppo" necessario per la ripresa del no-stro paese; le preoccupazioni prioritarie so-no dei giovani che non riescono a proiettarele proprie aspirazioni e ad immaginarsi a-

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dulti in questa realtà; una realtà senza spa-zio per i sogni che potrebbero trasformarsiin progetti.

Questo tipo di preoccupazione deprime edincupisce oppure spinge altrove chi vuolesognare; la percezione dei giovani, delle lo-ro famiglie e di molti (troppi) altri è di unasituazione statica, con uno sguardo assentese non addirittura strabico sulla realtà.

Che possiamo fare per un'inversione di ten-denza di questo comune sentire?Aspettare? distruggere per ricostruire?

Recuperare la capacità di sognare e proget-tare passa anche, credo, attraverso la ca-pacità della maggior parte di noi di ricollo-carsi nel giusto spazio dei propri sogni eprogetti: FARE BENE IL PROPRIO LAVO-RO, cercare di farlo anche quando tuttosembra non funzionare intorno potrebbeessere la leva essenziale per accorciare ledistanze...

E' ormai improrogabile "prendersi cura" delfuturo, lavorando sodo sul presente.E' necessario rimboccarsi le maniche performare un maggior numero di persone dal-la "testa ben fatta", come indicato tempoaddietro da E.Morin, autonomi e in grado diorientare le proprie vite e quelle del propriopaese.

Tra le preoccupazioni della comunità scien-tifica internazionale in questi ultimi tempidifficili è balzata in primo piano la riformu-lazione dei criteri di calcolo del PIL; sono inmolti a concordare che il prodotto internolordo di un paese non può essere espressosolo da raffinati algoritmi, ma che è ormainecessario considerare elementi che fino anon molto tempo addietro erano di interes-se delle scienze sociali (come per esempiol'incidenza del volontariato, o dell'imprendi-toria sociale)

Dovremmo prendere in prestito la filosofiache sottende questi pensieri e nuovi inte-ressi, e impegnarsi a lavorare non mollandosogni e aspirazioni ma tendendo l'orecchioad attesi imprevisti. Non riusciremo a supe-rare a breve la crisi, ma credo che potrem-mo però riuscire a diventare più forti e ca-paci...

...ed è qualcosa di più di un semplice augu-rio!

Serenella Presutti,psicopedagogista e dirigente scolastico del143° C.D."Spinaceto" di Roma

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Il mestiere di maestraUna professione come "modo di essere"di Ansuini Cristina - Attività Laboratoriali

Alla fine dello scorso mese di novembrel'occasione dell'apertura della scuola al ter-ritorio - e dunque a tutti coloro che fosseroineressati a conoscerla in vista di future i-scrizioni -, l'Open Day, mi ha dato modo diriflettere sul mio "essere maestra": cosaavrei potuto mostrare agli eventuali visita-tori sconosciuti di bello e rappresentativo?Come avrei potuto dare un'idea, seppurelimitata e relativa, di quello che facevamoinsieme a scuola?

Mi è passato per la mente il mio modo diintendere la mia professione, un modo fattodi gioco, curiosità, scambio, complicità, co-operazione ... ma come avrei potuto farnepartecipi dei genitori sconosciuti? Non sonomolto brava a parlare in pubblico, quindiuna sorte di lezione simulata o di chiacchie-rata formale era fuori discussione...

Pensa e ripensa alla fine ho relizzato che lacosa migliore fosse preparare un'attività la-boratoriale, con uno stile familiare per ibambini, improntata alla lettura, all'osser-vazione e alla discussione collettive.Da giorni stavo studiando un'attività relati-va alla Giornata Mondiale dei Diritti del-l'Infanzia (20 novembre - proprio la gior-

nata scelta per il nostro Open Day! Quandosi dice la fatalità!), perché mi piace che ibambini vivano le vicende attuali, siano co-scienti dei problemi sociali, siano partecipidi ciò che li circonda, sappiano selezionarela mole di notizie che arriva loro e la sap-piano metabolizzare nel modo giusto; mipiace tentare di dare loro uno strumento inpiù per conoscere la realtà e per evitare chesi lascino fuorviare da elementi di disturboo scivolare addosso qualcosa che vedonoestremamente distante, ma che in realtànon lo è...

Ho deciso quindi dipreparare una seriedi attività propriolegate al significatodi questa Giornata,utilizzando come filrouge il libro "Storiedi bimbi senza sto-ria" di Lorenzo Ter-ranera e GiovanniFloris, edizioni Lapis.È in libro che proce-

de per flash, utilizzando immagini evocativee frasi sintetiche, spesso basandosi sul con-fronto tra bambini più e meno fortunati eprendendo spunto da articoli della Conven-zione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia(firmata il 20 novembre 1989).

Dall'osservazione e dalla lettura di disegni eparole è venuta fuori un'animata conversa-zione sulle difficoltà e sui disagi in cui sitrovano a vivere molti bambini nel mondo,ma anche vicino a noi!I bambini si sono sentiti molto coinvolti e sisono ritrovati con sorpresa a riflettere chetante cose che danno per scontate in realtànon lo sono per tutti!Molti si sono resi conto che in realtà era ca-pitato loro di sentir parlare di bambini chelavorano invece di andare a scuola, di bam-bini poveri che devono fare tanta strada perandare a prendere l'acqua piuttosto che a-

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prire un comodo rubinetto, di bambini chenon vengono curati e rispettati...Dalla discussione guidata è venuto fuori unbell'elenco dei diritti irrinunciabili dei bam-bini con annessi disegni.

Proprio durante l'elaborazione di un cartel-lone che organizzava tutte le osservazioni ele riflessioni fatte insieme, sono arrivati igenitori con i loro bimbetti di cinque anni,tutti presi ad esplorare e ad affacciarsi sulmondo che sarebbe stato loro da lì a poco,il mondo delle parole scritte, dei numeri damettere insieme, dei libri da leggere...È stato un bell'incontro, anche perché èvenuto naturale a me ed ai miei alunni rac-contare i disegni che stavamo completando,i cartelloni che andavamo realizzando, i librie le storie che avevamo letto fino a quelmomento.

Che dire? Mi sono sentita bene perché hosentito che in qualche modo ero riuscita adesprimere il mio "essere maestra", al di làdelle griglie dei verbi e dell'invenzione di fi-lastrocche, delle mappe di storia e degli ap-punti da sottolineare... che pure sono unaparte importante, fondamentale del mio la-

voro!

Mi sono sentita bene nel mio esseremaestra, nel mio modo di essere coin-volta, di guardare oltre, di trasmettereemozioni e sentimenti oltre che storie etecniche

Chissà quanto durerà questo "benessere",sempre a rischio, in balia di voluminosi do-cumenti da produrre o da esaminare, di unaconsiderazione costantemente da riconqui-

stare, di nuove regole da comprendere edigerire.

Spero durerà a lungo e che ci sia sempre,magari un po' in sordina, sempre pronto avenir fuori davanti al disegno di bimbo o al-la lettura di un testo pieno di emozioni con-divise.

Cristina Ansuini,Psicologa, Docente presso la scuola "2 ot-tobre 1870", I.C. Piazza Borgoncini Duca,Roma

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Se la scienza bussa e la scuola risponde?Un impegno in più per una scuola possibile e modernadi Paci Lucia Giovanna - Emergenza scuola

Lo scorso 27 novembre è stata l'ultimagiornata del Congresso Nazionale della So-cietà Italiana di Andrologia, che si è tenutoa Roma, nella meravigliosa sede di PalazzoColonna e ha avuto come tema La SaluteSessuale nel Terzo Millennio: un Diritto del-l'Uomo e della Coppia, un Dovere dell'An-drologo.Ho lavorato all'organizzazione di questo e-vento e mi sono data da fare a curare que-st'ultima giornata perché la CommissioneScientifica aveva messo a chiusura dei lavo-ri la lettura educativa della Dr.ssa Ro-berta Giommi, psicologa, psicoterapeutaed esperta sessuologa, sul suo ultimo libroSesso Under 18, introdotta e accompagnatadalla Dr.ssa Ida Bianchessi, urologa e an-dro-sessuologa clinica. Abbiamo pensatoche potesse essere molto costruttivo e inte-ressante invitare delle classi di liceo a par-tecipare in maniera interattiva a questomomento.

Si parla molto spesso della necessità di u-n'educazione alla sessualità, intesa anchecome educazione all'affettività, all'emotivitàe alla capacità relazionale, da portare nelle

scuole ma, di fatto, quest'esigenza è disat-tesa, non si capisce bene a chi deve essereaffidata e come deve essere gestita.Io ne ho fatto esperienza proprio nel cerca-re la scuola che aderisse al nostro progetto.Mi sembrava molto semplice la nostra ri-chiesta e anche molto invitante! Ho avuto,invece, serie difficoltà a entrare neimeccanismi burocratici dell'organizza-zione scolastica: o mancava la "funzionestrumentale" o la "referente per l'educazio-ne alla salute" era interessata ad altri pro-getti, o si era più ben disposti verso espertiche andassero a portare la loro prestazioneall'interno della scuola, più che a permette-re agli studenti di andare all'esterno, in uncontesto non abituale o, più semplicemen-te, infine mi è stato detto senza tante ceri-monie che "la cosa non è di nostro interes-se".

Insomma, io che credevo che la mia propo-sta fosse da carpe diem! mi sono dovuta ri-credere e ho letteralmente gioito quandodue quinte classi del Liceo Classico Europeohanno accettato di intervenire.

Ed è stato bello! In una cornice veramenteunica come lo stupendo Palazzo Colonna,uno storico edificio di sette secoli, affresca-to da sembrare la Cappella Sistina, conmarmi e arredi originali e quadri di autoricome Annibale Carracci, tanto per citarneuno, la modernità della Scienza in evoluzio-ne continua si è unita all'antichità e allatradizione secolare nell'offrirsi alla societàcivile, all'attualità dei ragazzi e delle loroproblematiche.

Introdotta da una simpatica, grintosa, sicu-ra, competente e coinvolgente Dr.ssa Bian-chessi, ha cominciato a parlare la dr.ssaGiommi: aperta ma meno vulcanica dellasua collega, col suo forte accento fiorentinogioviale e con un tono di voce pacato e ras-sicurante, si è rivolta ai ragazzi per acco-glierli, con provata esperienza. Certo, il

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contesto, seppure affascinante, deve esseresembrato un po' pesante e ingombrante airagazzi, così come la presenza di altre per-sone, anche se quasi tutti "addetti ai lavori"e di primo acchito l'imbarazzo ad affrontaretemi e quesiti diretti ed espliciti è stato evi-dente. La grande esperienza delle due dot-toresse, però, ha sbloccato i meccanismi in-ceppati.

E' stato proposto ai ragazzi di scrivere ledomande, in forma anonima, perché laconduttrice stessa del dibattito potesse leg-gerle e dare una sua prima risposta, seguitada quella della collega.

Un fiume di quesiti sono così, quasi per in-canto, scaturiti e avrebbero avuto bisognodi molto più tempo di quello consentito peressere sufficientemente trattati. Sfatando lepaure di molti adulti che temono che fareeducazione sessuale significhi più che altrotrattare l'aspetto "tecnicistico", legato a di-mensioni o posizioni o alla semplice con-traccezione, pure argomenti serissimi e im-portantissimi per i ragazzi, come è emersoanche questa volta, molta attenzione è sta-ta fatta a riempire il discorso di contenuti,anzi di "ingredienti", come li chiama laDr.ssa Giommi, che hanno a che fare conun'educazione al sentimento e non soloal modo di vivere il sesso, dando sapore egusto all'esperienza affettiva e contribuendoalla consapevolezza di sé.

I ragazzi sono stati, per esempio, invitati afare il gioco della torta della sessualità, cioèil disegno di una circonferenza da dividerein tutte le cose che si credono importanti eindispensabili nell'esperienza sessuale, co-me i gesti, le parole, i profumi, l'ambiente, iriti, i sentimenti, i giochi, per sapere chi si èe cosa si vuole. E' stato spiegato che, pos-sibilmente, la torta andrebbe confrontatacon quella del proprio compagno perché inun rapporto di coppia armonioso e serenoquasi sicuramente gli ingredienti più o me-no coincidono, mentre una torta con ingre-dienti molto diversi e lontani può facilmentemettere in evidenza e spiegare rapporti sbi-lanciati o insoddisfacenti e allora, magari,"si deve rivedere il colino con cui si filtranole proprie emozioni ed esperienze", parolestesse della dottoressa.

A me che assistevo si è aperto un mondo,perché ho visto in questo tema un bisogno

non solo dei ragazzi ma dell'Uomo di oggi, aqualunque età, mio per esempio, bisognoche non può facilmente essere soddisfattoall'interno della famiglia, che non è struttu-rata per questo, ma che deve essere porta-to nel contesto giusto.

Con il sapiente mélange tra la competenzamedica e la partecipazione affettiva propriadi chi nutre un amore per i giovani e per laloro professione di educatrici, le due dotto-resse hanno risposto non solo alle domandedei ragazzi, ma più profondamente al lorobisogno di adulti competenti da ascoltare eda cui farsi guidare,con passo consapevolee partecipe, nel loro impervio cammino.

La Scienza ha bussato, la Scuola ha rispo-sto, primo e speriamo non unico caso.Se l'educazione ad una sessualità consape-vole e all'affettività è un'emergenza attualeforte, una Scuola possibile deve risponderee farsene carico e deve essere il luogo de-putato , perché la scuola possibile èquella che accetta le sfide, che si apreal confronto su terreni nuovi, senzapaure, né tabù, che offre risposte, cercan-dole essa stessa, anche in contesti menoconsueti e conosciuti, avvalendosi di figurenuove di esperti, che, da professionisti neiloro settori, si trasformano in professionistidella formazione.

Lucia Giovanna Paci,genitore

In allegato:Chi è Roberta Giommi

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In classe ho un bambino che...Il Convegno nazionale il 4 e 5 febbraio a Firenzedi La redazione - Integrazione Scolastica

La rivista Psicologia e Scuola ha orga-nizzato, per i prossimi venerdì 4 e sabato 5Febbraio 2011, il secondo convegno nazio-nale "In classe ho un bambino che... Ap-prendimento, emozioni e motivazioni nellascuola", dedicato alle difficoltà di ap-prendimento.L'iniziativa è rivolta a docenti di scuola ogniordine e grado, a psicologi e operatori chelavorano nella scuola e per la scuola. Ilconvegno è stato inserito tra le iniziativevalorizzate dal Ministero dell'Istruzione conla concessione dell'esonero del servizio perDirigenti e Docenti (esonero del MIUR prot.n. AOODGPER10048 del 15/11/2010).

L'evento intende fornire un quadro aggior-nato dei contributi che la ricerca psicologicapuò dare al mondo della scuola, attraversoseminari con esperti che hanno sviluppatoproposte di intervento direttamente fruibilinella scuola e laboratori tematici, che si co-stituiscono come occasioni pratiche di spe-rimentazione diretta e discussione di alcunedelle più attuali metodologie didattiche.

Tra gli argomenti che saranno trattati verràdato risalto sia agli aspetti dell'apprendi-mento, sia alle dinamiche emotive, motiva-zionali e relazionali che si sviluppano nelcontesto della scuola.Prendendo in considerazione la vasta areadelle acquisizioni conoscitive, verranno pre-sentati contributi ed esperienze didattichefocalizzate sui principali disturbi dell'ap-prendimento (lettura, scrittura, compren-sione, calcolo ecc.) e sulle abilità cogniti-

ve che possono essere considerateprecursori di una buona comprensionescolastica. Inoltre, sarà rivolta attenzionealla figura dell'insegnante e ai problemi chepuò incontrare nella sua pratica professio-nale.

Tra gli argomenti trattati:• L'intelligenza emotiva• Potenziare le abilità matematiche• Aspetti cognitivi, emotivi e comunicatividel disegno infantile nei contesti educativi• Le abilità di comprensione• Motivazione ed emozioni nell'apprendi-mento scolastico• Comprensione della mente, delle emozionie lessico psicologico• Apprendere con gli strumenti multimediali• Socializzazione e benessere• Difficoltà e disturbi dell'apprendimento

Programma e iscrizione sul sito (vedi link)

Manuela Mancioppi, Coordinamento orga-nizzativo

II Convegno nazionaleFirenze, 4-5 Febbraio 2011Palazzo dei Congressi - Palazzo degli Affari

IDEST- Segreteria organizzativaFax 055/8953344e-mail: [email protected]

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Invalidità civileAccertamenti sanitari nei confronti dei soggetti affetti daSindrome di Downdi Michelangeli Daniela - Integrazione Scolastica

Sono mamma di un ragazzo con sindromedi Down di 14 anni, ogni anno che passaper noi si aggiungono nuove difficoltà enuovi ostacoli.La nostra vita è sempre in salita, unacontinua lotta per far rispettare il nostro re-ale diritto e bisogno ad una integrazione ve-ra e totale nella società. I tagli che in questiultimi anni hanno interessato tutti i campi,stanno mettendo in ginocchio il sociale.

A questo si è aggiunto il nobile tentativodelle istituzioni di dare la caccia ai falsi in-validi, che sicuramente è una realtà presen-te e radicata sul nostro territorio, ma que-sto ha comportato da parte degli organicompetenti il riesame e la rivalutazione ditante situazioni legate alla vera disabi-lità, quelle patologie per cui non c'è cu-ra, che spesso coinvolgono, come nel casodella Trisomia 21, anche la sfera del cogni-tivo con una gravità più o meno incisiva aseconda delle situazioni. Proprio per questoil nostro obiettivo primario è il raggiungi-mento dell'autonomia, ci si lavora fin dapiccoli con impegno e determinazione, ma avolte anche questo non serve a raggiunger-la in maniera totale.Bisogna pensare che l'indennità di accom-pagnamento di cui dispongono gli invalidi al100% è una esigua cifra, che copre solouna piccola percentuale di quello che è ilfabbisogno mensile di una persona disabile.

Mi auguro che l'anno nuovo possa portare atutti quelli che come me vivono la disabilità,la serenità per affrontare il prossimo annosenza la paura di dover sempre pensare alfuturo.

Daniela Michelangeli, mamma di un ragazzoDown

Di seguitoMessaggio INPS- Direzione Generale, 9 di-cembre 2010, n. 31125"Invalidità civile - accertamenti sanita-ri nel confronti dei soggetti affetti daSindrome di Down"

"Con riferimento alle Linee guida operativepredisposte dal Coordinamento GeneraleMedico Legale in materia di invalidità civile,si precisa che, nei confronti dei soggetti af-fetti da sindrome di Down, interessati daaccertamenti sanitari per invalidità civile,deve essere riconosciuto il diritto all'inden-nità di accompagnamento e deve essereapplicato, ove possibile, il DM 2 agosto2007, sia in fase di verifica ordinaria, sia infase di verifica sulla permanenza dei requi-siti sanitari. In tali contingenze, anche subase meramente documentale, gli interes-sati devono essere esclusi da qualsiasi visi-ta di controllo sulla permanenza dello statoinvalidante, in conformità alla voce n. 9 del-l'allegato al Decreto ministeriale citato."(IL DIRETTORE GENERALE - Nori)Nota:Dall'allegato al DM 2 agosto 2007"Le persone affette da patologie o meno-mazioni comprese nell'elenco sono esonera-te da tutte le visite di controllo o di revisio-ne circa la permanenza dello stato invali-dante.."Voce n.9"Patologie cromosomiche e/o genetiche e/ocongenite con compromissione d'organo e/od'apparato che determinino una o più me-nomazioni contemplate nel presente elenco.Diagnosi della specifica condizione patologi-ca causa di grave compromissione dell'au-tonomia personale. Valutazione prognosti-ca. Compromissione funzionale di organoe/o di apparato, sulla base degli accerta-menti effettuati".

Link:Decreto ministeriale 2 agosto 2007

Integrazione scolastica

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La scuola in ospedaleIl racconto fiabesco utile per i bambini ustionatidi Gambardella Raffaella - Organizzazione Scolastica

Il reparto Grandi Ustionati del Sant'Eugeniopuò contare sulla presenza di un insegnanteper i piccoli ricoverati. A molti potrebbe ap-parire una figura superflua, in presenza del-l'urgenza di cure ospedaliere ma tale impor-tante servizio garantisce il rispetto di duediritti fondamentali: quello alla salute equello all'istruzione.L'intervento è rivolto alla fascia di alunni ri-coverati presso la nostra struttura, è volto aprevenire e contrastare la dispersione sco-lastica e, soprattutto, a facilitare il reinse-rimento nel contesto scolastico tradizionaledopo il ricovero.

La scuola in ospedale è decisamentepeculiare, in quanto è destinata agli alunniospedalizzati con modalità particolari (in-terventi individualizzati, tempi elastici perspiegazioni ed esercitazioni, prevalenza delludico e dell'audio-orale in casi specifici...).Ha una struttura con una sua precisa identi-tà, a volte non è facilmente riconoscibile,ma è realmente integrata. La scuola in o-spedale assicura agli alunni ricoverati pariopportunità, li mette in condizione di prose-guire lo sviluppo di capacità e competenze.Il docente in ospedale ha il delicato compitodi promuovere il diritto all'istruzione in uncontesto delicato e complesso come quellodell'ospedale, rassicura i genitori, convinceil bambino con la sua sola presenza che lavita di prima continua, come prima.

Ecco un esempio di come utilizzare "lascuola" per affrontare ciò che è successo: ilRACCONTO FIABESCO per i bambini ustio-nati.

E' importante, per i piccoli ricoverati, ascol-tare ed inventare storie. Nel racconto fiabe-sco tradizionale ci sono re, regine , principie principesse, draghi malvagi e folletti mi-steriosi, un castello, un nemico da sconfig-gere con l'aiuto di un alleato e di una po-zione magica ed un finale lieto per tutti.L'obiettivo di spingere i bambini ospedaliz-zati a costruire semplici trame non è soloquello di sviluppare la creatività e capire lastruttura di un racconto, le sue caratteristi-che, i suoi elementi e di apprendere diver-tendosi ad usare alcune strategie di scrittu-ra ma, soprattutto, quello di esorcizzarela paura di quanto gli è successo indivi-duando nel drago malvagio la macchinettadel caffè che lo ha scottato, l'acqua bollen-

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te, il fuoco del camino e via di seguito.Naturalmente il malvagio dovrà esseresconfitto con l'aiuto di amuleti magiciche di volta in volta saranno bende opomate miracolose.

In uno schema proposto da Propp ci sono iseguenti elementi per sviluppare un raccon-to:1) situazione iniziale (si introduce l'eroe, lafamiglia,etc.)2) allontanamento (uno dei membri dellafamiglia si allontana da casa)3) divieto imposto al protagonista4) infrazione al divieto5) investigazione (ad opera del protagoni-sta)6) delazione ( l'antagonista riceve informa-zioni sul protagonista)7) tranello (l'antagonista inganna il prota-gonista)8) connivenza ( la vittima cade nell'ingannofavorendo il nemico)9) danneggiamento di uno dei membri dellafamiglia ad opera dell'antagonista)10) mancanza (o desiderio di uno dei mem-bri della famiglia)11) mediazione (la mancanza viene resapubblica)12) inizio della reazione dell'eroe della sto-ria13) partenza14) prima prova dell'eroe15) reazione dell'eroe16) conseguimento del mezzo magico17) trasferimento nello spazio (l'eroe va nelluogo dove si concentreranno le sue ricer-che)18) lotta tra l'eroe ed il suo antagonista19) marchiatura (all'eroe è impresso unmarchio)20) vittoria sull'antagonista.

Come si può vedere, semplificando loschema di Propp, che peraltro è in vogapresso molti sceneggiatori di film di succes-so, è facile costruire storie che aiutinoil bambino a superare il trauma diquanto gli è occorso.L'eroe bambino, cui è stato imposto il divie-to di avvicinarsi al fuoco sarà punito ma, at-traverso il superamento di varie prove el'aiuto di personaggi magici (medici, infer-mieri) e unguenti miracolosi (creme), non-ché travestimenti per ingannare il nemico

(fasciature), riuscirà a sconfiggere il nemi-co.

Tali storie potranno essere raccontate e dif-fuse perché la favola acquisisca valore edu-cativo e aiuti altri bambini a far propri sem-plici divieti.

Raffaella Gambardella,Docente presso la Scuola in Ospedale -reparto Grandi Ustionati del Sant'Eugenio diRoma

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Oranges & sunshineQualcosa di strano e' successodi Riccardi Barbara - Organizzazione Scolastica

Qualcosa di strano è successo dal 1920al 1960...

uno degli scandalipiù recenti della sto-ria inglese. Oran-ges e Sunshine diJ. Loach Austra-lia/Gran Bretagna2009, narra la storiadi Margaret Hum-phrey, assistentesociale di Nottin-gham, che ha sapu-to svelare un segre-to nascosto per annidal governo britan-nico, 130.000 bam-bini inglesi "deporta-

ti" illegalmente nei paesi del Commonwe-alth e principalmente in Australia. Bambinia cui fu detto che i loro genitori erano mor-ti, oppure che non potevano garantirgli unavita decorosa, furono rinchiusi in istituti agliantipodi e spesso oggetto di terribili abusi.A questi bambini era stata promessa un'esi-stenza migliore "piena di arance e sole", in-vece catapultati in una vita fatta di priva-zioni, orfanotrofi e preti poco preti. Marga-ret, lottando con il marito avvocato controogni difficoltà, è riuscita a ricongiungeremigliaia di famiglie, ponendo le autorità difronte alle proprie responsabilità e attirandol'attenzione su un caso di scandalo mondia-le.

Qualcosa di strano sta accadendo 50anni dopo ...

Al suono di melodie provenienti dal cellula-re, o al drinnn di sveglie accattivanti, o alcinguettio dei passerotti come per Ceneren-tola, o da qualcuno accanto a noi che ci al-lieta coccolandoci con piacevoli colazioni,

sempre e comunque svogliatamente ci toc-ca svegliarci, abbandonando le confortantibraccia di Morfeo che fino a quel momentoci aveva fatto sognare. Malinconici lasciamoil caldo e accogliente letto, svogliati "bradi-camente" iniziamo a mettere in moto corpo& mente svolgendo le funzioni che ci per-metteranno di entrare nell'ottica di rag-giungere il luogo di lavoro, imputato del no-stro risveglio.Questo solitamente è il modo di affrontarela giornata di ognuno di noi.

Invece qualcosa di strano accade ...

Euforici di andare a lavoro, guidare luogo iltragitto in compagnia di una colonna sonorache ti da la carica, come dice il saggio: "Lamusica lava, pulisce, rigenera, nutre, ar-monizza, rilassa, tonifica". P.S. Non perde-tevi il film: "La musica nel cuore". La musi-ca e' intorno a noi non bisogna far altro cheascoltarla.

Guidare con la gioia nel cuore. Arrivare,parcheggiare ed entrare a scuola con il SO-LE DENTRO, sorridendo, salutando ognipersona che si incontra sul cammino, tra-smettendo leggerezza di voglia di star be-ne, perché si sta andando a svolgere un la-voro che ci appassiona, pensando cosa siandrà a realizzare con i nostri piccoli com-pagni di avventure, inventori di un tempofelice, che ci aspettano fiduciosi, festosi ecuriosi di novità, questo è strano ...Qualcosa non va ... salendo le scale e con-tando uno ad uno i gradini che conduconoverso la nostra aula e i nostri ragazzi ementre stai per arrivare al traguardo rican-ticchiando l'ultimo ritornello ascoltato, chesarà il leit motiv tutto il giorno, senti i passidei "mostri di affetto", che frettolosi pre-parano uno scherzo, ogni mattina diverso,nascondendosi dietro la cattedra, sotto ibanchi, dietro i cappotti, dietro i muri del

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corridoio, che non contenendo la loro felici-tà per l'incontro che avverrà, rumorosi "sifanno scoprire" spaventandoci con un buuudi BENE!!! Per non deluderli della sorpresapreparata, ti inventi attrice/attore balzandoin aria per lo spavento con sguardo atterri-to.

Questo è strano ...

La voglia di rincontrarsi, riabbracciarsi e a-scoltarci. Vogliosi di imparare noi da loro eloro da noi, senza annoiarsi, fantasiosi edironici con la battuta sempre pronta, scrittao parlata, felici di venire ad imparare, distare otto ore insieme a scuola piacevol-mente; forse qualcosa non va ... somiglianotroppo a noi insegnanti di classe, li abbiamotraviati proprio come Violetta Valery? Spe-riamo in un finale più felice!

Tutto questo non è strano?

Mi ricordo quando dovevo andare a scuola,mi inventato di tutto pur di non uscire dicasa. Loro invece che fanno ... tutto il con-trario. Ridono, si divertono, non voglionoperdersi neppure un giorno di scuola, nonvedono l'ora di ritornare a scuola dopo levacanze per stare tutti insieme, chiedonosempre di più, hanno sete di impara-re/conoscere/sapere.Cosa sta succedendo, cosa abbiamo fat-to?...

Non è un scherzo. Può essere che la fontedi tale folle piacere nel voler ritrovarsi, sial'armonia e la serenità che trasmettiamo noi"adulti"? Forse grazie al piacere di dialoga-re, alla simpatia che comunichiamo, alla di-sponibilità all'ascolto, nasce questa affet-tuosa sintonia? Le immagini che riflettia-mo di noi sono di puro divertimento e siamolì speculari per loro.

Passiamo così tante ore insieme giornal-mente che alla fine si diventa come unagrande famiglia. Questo non accade sem-pre, perché trovare colleghe/i con cui riusci-re a farsi comprendere, che riescano vera-mente a capire chi sei, non è facile, soprat-tutto quando incappano in un personaggio"particolare" come me."Dove non arrivo ioci sei tu ...!" Confesso: "Ho avuto unagrande fortuna ad incontrare la mia collegadi classe, paziente e professionalmente ge-niale, metodica e precisa, che dire poi del

mio "sostegno" un vero e proprio giubbottosalvagente e il nostro AEC? Un mago deicolori e dei pennelli un animo d'artista; in-sieme siamo una forza che contamina conle stesse linee guida, le stesse modalità fat-te di regole, principi infiocchettati da mo-menti di gioco e complicità.Devo ringraziarli per sopportare i miei volidi fantasia, nel mettere ordine nel mio caosdi pensiero creativo e materiale, altro che"Caos calmo", senza di loro sarebbe ungran Big Bang la III A.

Penso ci si compensi/completi. Certonon è sempre tutto rose e fiori, ma la vogliadi fare per dare è la formula magica, ci fasuperare stanchezza e momenti di sconfor-to, infondendoci, in senso alternato tantapazienza. Un vero team da Formula Uno!Credo che questa formula dell'atmosfera edel calore sia valido ovunque, perché "icuccioli" sono talmente sensibili che vede-re/sentire attrito e malumore li destabilizza,li rende insicuri e nervosi. Come quandoqualcuno di loro scrive: "Non voglio chemamma e papà litighino più"!Sono solidali e compatti verso tutti, soprat-tutto per chi è in difficoltà, ovunque e co-munque. Cerchiamo di dare e sottolineare ivalori sociali del vivere insieme, del fanta-sticare e curiosare di tutto, di non fermarsidi fronte alle difficoltà, rispettando regole epersone, "Non fare agli altri quello che nonvorresti sia fatto a te ".

Che dire: siamo malati di scuola, di una"Scuola Possibile", contaminiamo con ilvirus degli insegnanti che credono ancora alvalore culturale/didattico della scuola comeseconda istituzione formativa/educativa,subito dopo la famiglia.Crediamo all'importanza della collaborazio-ne con le famiglie, perché insieme possiamofare molto di più per il loro ed il nostro be-ne.A guida di una "Scuola Possibile", i nostriD.S., senza mitizzarli però, perché ancheloro sono persone umane come noi, conpregi e difetti a quali non si può chiedere laperfezione. Anche i "D.S. Possibili", sono di-spensatori del virus del fare/dare.

Fortunati noi con la nostra energi-ca/energetica D.S. sempre presente. La dif-ferenza dagli altri? Grande donna prima ditutto ed instancabile dispensatrice di comu-nicazione e cultura positiva/propositiva, un

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esempio per noi. Si va contraddistinguendosoprattutto per la sua intelligenza di cuore,insieme a caparbietà/curiosità e piglio ironi-co.Un plauso ai nostri D.S. stressati/assillati daproblemi di mediazione, arbitri e gestori diconversazioni e dibattiti (C.d.D.) all'AnnoZero, organizzatori e pacieri tra noi docentie tra docenti/genitori, teniamoceli stretti,(al peggio non c'è mai fine). Un plauso co-rale ai D.S., ai D.S.G.A., a noi docenti, allasegreteria e ai collaboratori perché capitatiin un periodo storico, diciamo un po' parti-colare/non facile.Un plauso proprio a tutti per la capacità dirimanere al trotto anche senza sella e staffedurante il dressage, trasmettendo ugual-mente passione nel dare senza arrenderci.

Un lavoro di squadra, fatto di comunicazio-ne, cooperazione e condivisione. Tutto que-sto non basta volerlo, ci vuole soprattuttocoraggio nel fare e non rimanere solo aguardare. Mettersi in gioco e giocare tuttiinsieme in coro!

Questo video il mio augurio di un SerenoNatale e di un Felice Anno 2011 e per tuttigli altri avvenire e ... non svelare il tuo de-siderio affinchè la diffidenza, o la presa ingiro, o qualsiasi altro eventuale pensieronegativo non ne compromettano la crescitae la realizzazione e per ultimo, ma non me-no importante è permettere che accada,credere con fiducia di meritarselo; inaltre parole non porre ostacoli dandosi lazappa sui piedi da soli, con affermazioni deltipo: "Impossibile, figuriamoci se proprio ame" .... sarebbe come se avessimo unoShuttle a Cape Canaveral pronto per il lan-cio, ma il propulsore non ha sufficiente po-tenza per vincere la legge di gravità. Viazavorre, via carichi pendenti, la nostra ca-pacità di attrazione dipende dalla forza di

volontà che convogliamo nel volere una de-terminata cosa, pensando positivo.

Buona realizzazione di 2011 desideri/sognia tutti!

Barbara Riccardi,Docente CD 143° "Spinaceto" – Roma

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Gli adolescenti e il loro futuroIl fare che si può proporre loro ... adesso!di Bozzo Elisa - Organizzazione Scolastica

Ammetto che gli adolescenti mi spaventanoun po' perché quando li vedo, soprattutto ingruppo, mi fanno venire in mente un caval-lo lanciato al galoppo montato da un caval-lerizzo spavaldo e comunque poco esperto.

Mi fanno paura ma sono così, è proprio nel-la loro indole di ragazzi in transizione, trop-po grandi per esser bambini, troppo piccolied inesperti per essere adulti.

Mi è capitato di assistere a degli incontri traloro e gli insegnanti o sentirli parlare nellemanifestazioni; non è possibile né opportu-no generalizzare, ma quello che sentivo midava la sensazione di persone che criticanoil mondo adulto e lo contestano, ma conmetodi ormai vecchi e poco efficaci e so-prattutto senza portare nuove idee, cosache secondo me lascia l'intervento decisa-mente sterile.

Gli ideali sono un motore importante, ma senon vengono declinati nella pratica restanoteorie.Invece metterli in pratica è più difficile.

Durante la preadolescenza e l'adolescenza il

ruolo fondamentale dei genitori ormai si ècompiuto e spesso c'è una rottura con lafamiglia nel tentativo di cercare una propriadimensione ed identità, cercando e trovan-do altri riferimenti in particolare nei pari.

A questo punto quindi, per evitare che re-stino in balia prevalentemente del consu-mismo, di internet e dei media, perchénon dare continuità ai valori che moltigenitori trasmettono ai figli: onestà,rispetto e favorire lo sviluppo di nuove i-dee.

Perché nell'ora di convivenza civile nonfare cose pratiche, ad esempio: far spe-rimentare ogni tipo di lavoro per una set-timana (spazzino, lavavetri nei negozi,cameriere e ancora affiancare un educato-re, un insegnante, un membro del comu-ne, un panettiere, un portinaio .. ) questoper far loro aprire la mente sperimentan-do e soprattutto per favorire il rispetto dichi compie questi lavori, il tutto acquisen-

do maggiore consapevolezza sociale.

Perché non far costituire a piccoli gruppi u-n'associazione, a seconda degli interessi diciascuno, che abbia prevalentemente a chefare con la società.

O ancora, perché non aiutare gli altri: quin-di assistenza ai bambini, agli anziani, aicentri per diversamente abili o comunità direcupero; tenere corsi di computer, fare iltutor a scuola o dedicarsi a lavori di "ri-strutturazione" a scuola per mantenerne ildecoro e la pulizia.

Oppure ancora fare un giornale scolastico,una televisione che affronti temi scolastici odi interesse giovanile.

Tutto questo favorirebbe un maggior coin-volgimento sociale, responsabilizzazione

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verso il bene pubblico di proprietà di tutti esviluppo di nuove idee.Siamo in un'epoca in cui il cambiamento ènecessario più che mai.Mi piacerebbe avere dei pareri in merito dachi lavora quotidianamente con gli adole-scenti.

Grazie

Elisa Bozzoeducatrice e mamma, da Milano, referentedel progetto GenitoriDOP

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La droga? L'evasione da una realtà deludenteIn aumento il popolo dei giovani consumatori di stupefacentidi Dorigatti Giorgio - Organizzazione Scolastica

In questo articolo voglio affrontare un ar-gomento particolare ma di grande attualitàovvero quello dell'uso di stupefacenti ingiovane età. Ho deciso di parlarne in quantoè una realtà che esiste anche nelle scuole ei consumatori sono sempre più giovani.

Non voglio soffermarmi su quanto possanofare male determinate droghe o su quantosarebbe meglio farne a meno, ho semprepensato che giusto o sbagliato, sia ognunodi noi a doverlo decidere, piuttosto credosia più interessante capire perchè se nefaccia uso.

Quando ero piccolo mi veniva detto che chifaceva uso di droga era un debole e si vole-va adeguare alla massa ma crescendo misono convinto che non sia proprio cosi.Credo che solo una parte lo faccia per nonsentirsi fuori dal gruppo e che tuttavia cre-scendo riesce ad uscirne fuori trovando si-curezza in se stesso e nelle sue posizioni.Molti altri invece lo fanno non tanto per a-deguarsi quanto piuttosto per provare

emozioni che nella realtà non riesconoa trovare.

Questa mia conclusione nasce soprattuttodai tanti anni passati in una realtà diquartiere fatta anche di droga e che mi hapermesso di capire meglio cosa è che por-ta una persona a farne uso e cosa si cercain questa sostanza.

Il drogato non è quella figura malvagia,sbandata o irrecuperabile che si può cre-dere: chi decide di consumare drogaspesso lo fa solo per sentirsi un po' piùvivo, provare stimoli ed emozioni che larealtà sembra non offrire,cerca di rompe-re la noia, la malinconia di una condizionepresente che ci vede tutti più infelici.Chiunque faccia uso di droghe sa benis-simo di non trovare la felicità in queste nétanto meno soluzioni, è solo uno sfogo,un modo di lasciarsi andare rispetto a

una vita non più così interessante.

Dunque è chiaro che l'uso di stupefacentiè legato ad una condizione di malesse-re, insoddisfazione, che pare esistere già daquando si è giovanissimi.Tuttavia quando uno cerca di capire perchécerte persone fanno uso di strani intrugli sitrova a dover dare risposta ad un altro in-terrogativo, ovvero perché siamo tutti cosìinsoddisfatti,infelici? Si, perché colui che fauso di droghe non è diverso da tante per-sone che non ne fanno uso, siamo tutti le-gati dalla stessa insoddisfazione, a volteanche tristezza.C'è chi sceglie di sfogare questa insoddisfa-zione nelle droghe, chi lavorando ore e orepur di distrarsi, chi andando a fare passeg-giate infinite in un parco solo con se stessoetc...

L'argomento della droga si può affrontaretranquillamente con gli studenti con la con-sapevolezza che ormai è un tema oggi co-me oggi "normale", tuttavia si parla di qual-cosa che non è un gioco.

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E' un gioco fino a quando qualche ragazzofuma una canna al parco con gli amici perviaggiare con la mente (forse??), ma non loè più quando la droga diventa l'unica cosache recepisce il tuo cervello.

Credo sia importante l'informazione sui ri-schi legati agli stupefacenti ma soprattuttocapire perché i giovani studenti ne faccianouso al fine di far comprendere loro lagrande inutilità di questa scelta, inquanto la sua assunzione non risolve la dif-ficile realtà che viviamo. Si inizia magariper rilassarsi, sfogarsi un po', ma poi si puòcominciare a fare uso di droghe pesanti finoad arrivare alla dipendenza.

Si giunge al momento in cui il cervello sibrucia e vede solo droga, cominciano le cri-si di astinenza e ci si riduce a non esserepiù un uomo. Non è esagerazione: ci vuolepoco ad arrivare alla dipendenza e mol-te persone che ne fanno uso non nesono consapevoli.Una volta mi diceva un mio amico più gran-de di me ed ex consumatore di cocai-na:"Prima sei tu che vai a comprare la co-caina, dopo é la cocaina che si va a com-prare da sola". E poi mi ricordo anche diRoberto, un amico di mio fratello, uccisocome un animale per un debito di trecentoeuro legato alla droga, ucciso a soli ven-t'anni anni da un altro coetaneo.

Vedendo quanti ragazzi cominciano a fareuso di droghe pesanti già da piccolissimi,condannandosi a un martirio psicologiconegli anni a venire, credo sia importantebattere chiodo su questo argomento. Ab-biamo tutti cercato emozioni in qualcosache la realtà non ci dà, ma una pasticca,unabotta di cocaina possono dare solo l'emo-zione di qualche minuto, al massimo ora,per poi cadere nello sconforto più profondonuovamente. Alla lunga poi quelle "amatepasticche" non fanno che uccidere anchequel poco di capacità di provare emozioniche avevi. Tuttavia se è vero che da unaparte le droghe non sono raccomandabiliper diversi motivi così come fumare, bereetc... dall'altra parte la realtà che c'è non èdelle migliori.La realtà che vedo mi ha veramente deluso,risulta quasi odiosa. Mi ha deluso perchénon fa che porre limiti ai miei sogni, perchéci vuole giusti ma per prima lei non lo é. In-somma, mi ha molto deluso.

Per questo motivo ho imparato a rivalu-tare molto i sogni e a volte anche le il-lusioni perché è l'unico modo con cui sipuò riuscire a vedere la realtà serenamen-te.

Tutti sogniamo una vita all'altezza dei sogniche abbiamo ma poi ci accorgiamo che bi-sognerà trovare un compromesso pervivere in quanto non è possibile avere e-sattamente una vita come la desideriamo.Questa realtà pesante, che ormai sentonoanche i ragazzini fin da giovanissimi, rischiadi deludere anche loro, ancor prima che im-parino a sognare e a difendersi. Ecco che citroviamo ad avere eserciti di piccoli adole-scenti sempre più fragili e in cerca di un ri-paro che non trovano e così si buttano nelleprime cose che aiutano a farli sentire vivi oa farli distrarre.Per questo mi sento di dirvi di stare vi-cini a chi ha bisogno, a chi è solo per-ché possa imparare a difendersi e nona farsi del male.

Insegnate loro che avere un sogno è più fa-ticoso che comprare una pasticca ma che, adifferenza di questa, può permetterti disentirti vivo anche per tutta la vita.Insegnate loro che la realtà fa schifo mache è possibile trovare una dimensione percui farne parte in maniera serena, una pro-pria dimensione. Ed infine, insegnate loroad amare se stessi e a non permettersi difarsi del male, ad amarsi prima di chiunquealtro.

Giorgio Dorigatti,uno studente delle scuole serali

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Il teatro è "vero" anche se porta la mascheraIl teatro - didattico è fare "vera scuola" ogni giornodi Traversetti Marianna - Attività Laboratoriali

Il teatro è sangue!

Quante volte ho ripetuto a me stessa que-sta frase, così piena di significati e portatri-ce di emozioni forti e palpabili, quante voltel'ho pronunciata con enfasi ed orgoglio alcospetto dei miei alunni...in tanti anni....Quante volte ne ho goduto la meraviglia... elo stupore ...

Eh sì, può sembrare un po' retorico, mirendo perfettamente conto, sentir parlare diteatro scolastico in questi termini così appa-rentemente assolutistici e disincantati ma...non riesco a farne a meno!Solo se si vive l'esperienza del teatro - di-dattico come insegnante, come alunno - at-tore e come genitore coinvolto, allora si puòcomprendere la grandissima ed inequivoca-bile differenza che esiste tra una recita discuola approssimata ed una rappresenta-zione di teatro - scuola frutto di un'attivitàtransdisciplinare e laboratoriale.

Gli addetti ai lavori e non sanno bene che ilteatro a scuola non può esplicarsi in modolineare e tradizionale, come quello che sipresenta ai nostri occhi quando ci si reca in

un vero teatro, ad assistere ad una vera epropria rappresentazione teatrale; e nonpuò chiamarsi quindi "teatro" l'attività sco-lastica molto praticata nelle scuole italianeche si risolve nella realizzazione della mes-sa in scena di una recita, del tipo di quelleche di solito sono tristi, pedanti, che parla-no sempre e solo di valori "tutto effetto",cari ai buon pensanti e che sviliscono l'at-tenzione degli spettatori, (siano essi padri emadri amorevoli), perché i dialoghi sono ri-petuti a mo' di cantilena, con lo stessoincipit d'intonazione dall'inizio alla fine, eperché i contenuti, si vede, si sente, si in-tuisce chiaramente che non sono stati inte-riorizzati dagli allievi.

Ed infatti, è un mare di differenza quelloche distingue una recita scolastica da unlaboratorio teatrale fondato sulla di-dattica: la didattica quella vera, quella im-pregnata di azioni, di stimoli emotivi, visivi,di sentimenti, di cadute, di stravolgimenti eripetizioni, di prove, di tentativi ed errori, ladidattica di tutti i giorni, quella con cui noidocenti di teatro - didattico, del team di cuifaccio parte, insegnamo a parlare, ad ascol-tare, a condividere, a ragionare, a risolvere,a complicare, ad amare...

Sì ad amare la vita e la scuola.Ed è proprio questo, a parer mio, la cartavincente di questo modo di "fare scuola", diconcepire le giornate scolastiche, giornodopo giorno, nell'ottica di una partecipazio-ne sempre condivisa, sempre costruttiva,sempre ed imperantemente formativa.

Il teatro - didattico è un laboratorio iti-nerante, di andatura dinamica e flessi-bile, che ha alle sue basi un Progetto edu-cativo condiviso dall'equipe pedagogica econosciuto dai bambini che lo realizzano inprima persona.Si incentra sulla consapevolezza che, perapprendere, l'alunno ha bisogno di costruireun atteggiamento mentale fondato sullapropria autostima (forma primaria che pre-lude ad ogni tipo di cammino scolastico eprogressione apprenditiva), ed accresciuto

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dalla costruzione di una rete di rapporti in-terpersonali efficaci e reciproci tra inse-gnante e alunno e tra alunni e alunni, nellaconvinzione che senza la relazione empaticadel gruppo di lavoro formato da tutti i pro-tagonisti del laboratorio del fare, adulti ebambini, non si produce apprendimento edunque non si esercita l'insegnamento.

La cosa più interessante e significativa dalpunto di vista professionale che il teatro -didattico permette di fare a scuola è lapossibilità di coniugare gli stili di ap-prendimento degli alunni agli stili di in-segnamento.Noi insegnanti, infatti, abbiamo il grandeprivilegio di poter mettere sempre alla pro-va le competenze di pensiero dei nostri a-lunni, scegliendo gli strumenti e i metodiapplicativi più appropriati, direi i più conge-niali ai loro stili di apprendimento. In que-sto senso dico spesso, quando mi trovo aparlare nello specifico di ciò che realmentein classe facciamo io e le mie colleghe, èche insegnare significa produrre uncambiamento euristico.

Così come su un palco ti agiti tra il prosce-nio e il dietro le quinte, prima a passi lenti etimorosi, ma poi sempre più audaci e sicurie trovi la via, la via per entusiasmarti, la viaper sorprendere il tuo, il nostro pubbli-co...così in classe nutri il fermento di quelloche è il piacere di vivere insieme agli altriinsegnanti ed ai tuoi ragazzi l'emozionedello scoprirsi insieme, più forti, piùcapaci, più sicuri di aver trovato una stra-tegia ed un modo di stare a scuola unico edirripetibile.

E per non usare più parole, posso far co-gliere ai lettori l'essenza di ciò di cui parloinvitandoli a vedere sul sitoww.diregiovanidirefuturo.it (in via di com-pletamento)lo spettacolo delle classi V A eB della scuola "Walt Disney", intitolato "U-lisse & co" messo in scena il 10 ottobre2010 presso il Palazzo dei Congressi di Ro-ma.Buona visione!

Marianna TraversettiDocente I.C. Via Perazzi 46 – Roma

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Pillole operative antistatichePer una scuola in movimentodi Di Clemente Simona - Attività Laboratoriali

Offrire una possibilità di movimento ovveroricercare l'agito e la presenza, all'internodello spazio-scuola, apre a nuove opportu-nità e attiva rigenerante creatività in tutti iprotagonisti dell'azione educativa. Essereattivi comporta un continuo mettersi allaprova, il verificare gli effetti ottenuti o daottenersi, ricerca un costante 'essere inpresenza' che coinvolge, valorizza e accre-sce ciascuno.Propongo di centrare il raggiod'azione del fare scuola su tre assi portantidell'agire didattico: comunicazione, espe-rienza e identità.

Nella pratica quotidiana è bene utilizzareuna comunicazione rafforzativa mediatada messaggi sul piano della relazione chesiano funzionali al conferimento di motiva-zione, senso di fiducia e riduzione delle di-fese. I segnali non-verbali: ogni gesto, po-stura, movimento o mutamento di espres-sione intervengono in modo considerevoleall'interno della dinamica educativa e, al pa-ri di ogni messaggio verbale, definiscono gliesiti del processo formativo.Adottando semplici tecniche, orientate al-l'assunzione di un atteggiamento sereno,utilizzando il codice prossemico nello spa-zio-classe: l'insegnante può rinviare segnalirafforzativi all'apprendimento cognitivo.Un elevato valore semantico che attraversaogni passo che compie l'educatore attento eche lo porta, ad esempio, ad allontanandosidalla cattedra, a muoversi tra i banchi perdestrutturare la netta tradizionale diversitàdei ruoli.Abbracciare appieno un controllo completodi ciò che accade in classe, conferendo uncontatto oculare diffuso che non dimenticanessuno e sostiene l'allievo anche nella cri-tica per mezzo di un linguaggio corporeoappropriato.A tal fine è utile assumere un atteggiamen-to attento nell'espressione di giudizi e con-sigli, ad esempio, appoggiando una manosulla spalla del bambino, rinviamo segnali di

comprensione e consapevolezza dell'utilitàdell'incontro con l'errore.

Per questo vi chiedo di verificare il grandevantaggio che tale approccio favorisce e dicui si può beneficiare per mezzo di un'edu-cazione calibrata sull'universalità dei signifi-cati che esprime ogni nostro essere in pre-senza (la quale definisce una moltitudine disignificati che gli allievi riescono a cogliere alivello subconscio).Siamo infatti profondamente consapevoli diquanto errati segnali sul piano della comu-nicazione analogica comportino, nella mag-gior parte dei casi, una inibizione completao parziale dell'apprendimento cognitivo.Come una nebbia psicologica capace di in-ghiottire anche il nostro apporto verbale ola spiegazione del concetto.

Strutturando un buon clima di scambio enella consapevolezza della bellezza dellaformazione di un'identità individuale e digruppo, è bene proporre percorsi attivi epreventivi incentrati sul corpo, per permet-tere anzitutto all'allievo di sentire se stessomediante opportuni momenti laboratoriali.Il training autogeno guidato è uno strumen-to molto utile per prendere coscienza delproprio sé, esercizi in cui l'insegnante chie-de agli alunni d'interpretare posture svaria-te come sentirsi enormi occupando con ilproprio corpo tutto lo spazio a disposizioneo farsi piccoli piccoli accartocciandosi e ri-traendo a sé i diversi segmenti.Percepire gli elementi costitutivi della pro-pria struttura corporea per mezzo di giochiin cui viene chiesto all'alunno di indicarle susé e sull'altro (magari un compagno a pro-pria scelta) le diverse parti e osservare ilproprio schema corporeo (tracciando ad e-sempio la propria sagoma in un lavoro acoppie)> sono momenti propriocettivi edeterocettivi importanti.Muoversi su diversi piani spaziali (verticaleed orizzontale) ed assumere in essi posizio-ni differenti è il primo approccio per ricono-

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scere e familiarizzare con se stessi e conl'altro da sé, incluso l'ambiente.Attività ludiche che incentivano la fiduciareciproca, ove si viene incoraggiati a la-sciarsi andare all' indietro, sicuri di esseresostenuti dall'altro e momenti dedicati alcircle time sui sentimenti e sulla lorodrammatizzazione, sono obiettivi primari daperseguire nell'accoglienza a scuola.Quando poi si andranno a programmare gliobiettivi da perseguire (all'interno delle sva-riate discipline in riferimento alle diverseclassi) è vantaggioso cercare, inventare,proporre un percorso che si avvale del-l'esperienza.Trarrete grande vantaggio nel permettereagli alunni di contare avanzando di passo inpasso o compiendo salti di due in due perfissare i numeri della tabellina e per ricor-dare la relativa numerazione; il salire e loscendere per procedere e retrocedere nellaripetizione dei numeri; il tornare indietro el'avanzare per sottrarre e addizionare.Dividete su cartoncini colorati le parole inlettere e le frasi in parole per giocare con illinguaggio scritto.Provate a scrivere una fiaba, una favola ouna storia e addirittura un libro organizzan-do in unità i diversi pezzetti scritti da cia-scun bambino. Arrivate fino ad inventareuna poesia partendo da parole chiave pe-scate dalla scatola magica dipinta insiemeai bambini della vostra classe, ove quoti-dianamente possono essere custoditi i vo-caboli più cari, che più avvertiamo vicini alnostro modo di sentire e di sentirci giornoin giorno.Sproniamo i nostri bambini a pensare, ascrivere idee e ad organizzarle per logichedi causa ed effetto con un occhio di riguar-do alle loro sensazioni, sentimenti, emozio-ni. Rendiamoli pronti a dare una rispostareale nella realtà, mostrando loro la stradaregia per mezzo della quale possono incide-re in modo concreto, vagliando le possibilisoluzioni per raggiungere conclusioni parte-cipate.

In ogni sapere da tramandare bisognarintracciare un aspetto operativo chemetta l'alunno in condizione di constataresempre, di sentirsi supportato, aiutato apoter fare da solo, a proporre un'idea, acercare la risoluzione dei quesiti che si ce-lano dietro ogni scoperta.

In ogni momento del fare scuola noi siamo

con loro e, se pienamente consapevoli delsignificato che rinvia il nostro intervento,esalteremo l'importanza della presenza diciascuno di loro. Quale modello che inevita-bilmente lascia un segno del suo passaggio,quale guida importante nel periodo più belloda ricordare, la nostra consapevolezza per-sonale concorre pienamente alla formazioneidentitaria di ogni singolo alunno. L'uomo didomani, per poter e saper agire con certez-za nell'avvenire, ha un indubbio bisogno dibeneficiare di un'educazione orientataa percepirsi ed esprimersi per sapere esaper fare. Come possiamo giungere aquesto obiettivo se releghiamo a minima i-stanza le possibilità di movimento? Dimen-ticando un'esperire diretto e pienamentepartecipato?

Sono sicura che la risposta è dentro ognunodi noi, ciascuno con il proprio bagaglio e-sperienziale potrà giungere ad una conside-razione sentita nel ricordo di quella luce cheillumina gli occhi dell'infanzia.

Simona Di Clemente,Docente di sostegno I.C. V.le Adriatico e CDGiulio Cesare - Roma

L'autrice ha pubblicato l'e-book "Mano-Piede-Testa-Cuore. Imparare a crescere inmovimento" Sysform Editore, dicembre2010

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La realtà di Cuyultitán - El SalvadorDove non c'è chi valorizza il bambino ...di Mancini Alessio - Oltre a noi...

L'Associazione "Il Trapiche" è un'Associa-zione senza fine di lucro, fondata il 17 mar-zo del 2000 nel municipio di Cuyultitán daun gruppo di laici con l'accompagnamentodei religiosi della Pia Società San Gaetano edella comunità cattolica.Nasce con la finalità di dare attenzione aisettori più poveri, soprattutto verso i bam-bini, i giovani, le ragazze madri con scarserisorse economiche, con l'obbiettivo di mi-gliorare la qualità di vita dei più bisognosi.

Di seguito: l'Analisi della realtà di Cuyulti-tán, tratta dalla presentazione dei progettirealizzati dalla stessa Associazione (in alle-gato).

Il paese di Cuyultitán conta circa 6000 abi-tanti dei quali la metà sono al di sottodei 30 anni. La percentuale di natalità con-tinua ad essere molto alta a causa dellamancanza di un'educazione alla sessualità edi politiche di prevenzione e di formazionesin dall'adolescenza.C'è stato un cambiamento in questi ultimi10 anni, siamo passati da una popolazioneche si reggeva sull'agricoltura a una popo-lazione che lavora soprattutto in nero fuoridel paese, in città. Inoltre la maggior parte

della popolazione é disoccupata; al contem-po - un po' come in tutta la zona del CentroAmerica - soffre di una elevata disgregazio-ne familiare dovuta ad alcuni fattori come laviolenza, l'emigrazione, la disuguaglianza digenere, la povertà, ecc.Tutto ciò è aggravato dal fatto che moltepersone non hanno una educazione alla ba-se, ossia non hanno avuto la possibilità diformarsi, di imparare a leggere e a scrivere,e non capiscono l'importanza di ricevereuna educazione adeguata per i loro figli.

La conseguenza di tutto ciò ha effetti deva-stanti e complessi. In primo luogo, c'é unforte assenteismo scolare, cioè gran partedei bambini abbandonano molto prestola scuola (più o meno in terza elemen-tare) o addirittura neanche comincia-no. Senza dubbio questo fa sì che i bambinisperimentino un certo abbandono da partedei loro familiari per cui restano in strada,non protetti, cercano lì la loro identità, as-sumendo alcuni comportamenti che li por-tano poi alla delinquenza, alla violenza, al-l'alcolismo e alla droga.Un altro grande problema è il numero deibocciati ogni anno, dato che molti genitorisono analfabeti e non possono aiutare i lorofigli nel fare i compiti oppure molti bambinisono figli di genitori emigrati perciò abban-donati.Senza dubbio tutto ciò provoca delle conse-guenze dal punto di vista psicologico chetoccano l'autostima poiché non c'è chi va-lorizza il bambino o chi lo stimola a vo-lere sempre il meglio, proponendogli va-lori e ideali differenti che lo aiutino a realiz-zarsi come persona. La stessa società nonoffre opportunità di lavoro o strutture disvago e di incontro affinché i bambini e igiovani si sentano integrati, identificati concerti valori e promossi nel dare il meglio disé.

In molti casi i giovani cercano protezione,identità, senso di appartenenza e soldi e litrovano nelle "maras" o altri gruppi ille-citi che alterano il benessere pubblico.La violenza all'interno della famiglia e il

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maltrattamento dovuto al "machismo" pro-vocano nei bambini anche difficoltà di inte-grazione sociale e di relazione, manifestan-do molta aggressività e difficoltà a esprime-re le emozioni.Questa complessa problematica danneggiaprimariamente i bambini perché non vedo-no garantiti i loro diritti a svilupparsi pie-namente come persone. Inoltre danneggiala stessa famiglia perché molto probabil-mente il bambino riprodurrà gli stessi si-stemi di condotta (machismo, violenza, po-vertà umana e di valori, ecc.) alimentandoquesta struttura irresponsabile e ingiusta.Tutto ciò ha delle ripercussioni dal punto divista sociale in quanto queste personediventano un peso nella società più cheuna ricchezza umana alterando ancorpiù la struttura sociale (corruzione, nar-cotraffico, prostituzione, una religiositàsoggettiva completamente separata dallavita, ecc.).

Ci sono effetti devastanti in questi stessisoggetti sociali che rimangono vittime delloscoraggiamento, dell'impotenza, della fru-strazione per non poter anelare a una so-cietà e a uno stile di vita più degno, provo-cando così passività, irresponsabilità e di-sinteresse verso il bene comune.Alla luce di tutto quanto analizzato finora,crediamo che sia importante dare il nostrocontributo per cambiare questa complessasituazione, focalizzandoci soprattutto nell'a-spetto educativo - formativo e di integra-zione dei bambini.

Alessio Mancini, missionario, Associazione"Il Trapiche"

In allegato:i progetti dell'Associazione

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CinemAvvenire Video Festival - 2^ edizioneRegolamentodi La redazione - Oltre a noi...

La 2ª edizione del CinemAvvenire Video Fe-stival avrà luogo dal 24 Giugno al 2 Lu-glio 2011 presso il Centro Polivalente diCinemAvvenire, a Roma, in Viale dello ScaloSan Lorenzo 51/53.

Il Festival si svolge con il patrocinio del IIIMunicipo del Comune di Roma, del Comunedi Roma, della Provincia di Roma, della Pre-sidenza Consiglio Regionale del Lazio, delGAL-Gruppo Azione Locale del Versante La-ziale del Parco Nazionale d'Abruzzo, dell'U-niversità degli Studi Roma Tre, dell'Univer-sità degli Studi La Sapienza.La partecipazione al Festival è gratuita.

Art. 1 - Il Festival si articola nelle seguentisezioni:

- Concorso Internazionale Cortometraggi. Èaperto a produzioni audiovisive, di fiction odocumentarie, a tema libero, girate suqualsiasi supporto di ripresa (vedi art. 2), didurata non superiore ai trenta minuti (com-presi i titoli di testa e di coda). La direzionesi riserva di derogare dal suddetto limite inpresenza di lavori ritenuti di particolarepregio. Saranno prese in considerazione e-sclusivamente le opere realizzate entro glianni solari 2010 e 2011.

- Internazionale Doc "Identità & Diversità".Concorso internazionale riservato a produ-zioni audiovisive a carattere documentario,girate su qualsiasi supporto di ripresa (vediart. 2), di durata non superiore ai trentaminuti (compresi i titoli di testa e di coda),

aventi come temi l'identità e la diversità le-gate a un luogo, un territorio, una comuni-tà, realtà sociali o antropologiche chiara-mente circoscritte e definite. Saranno presein considerazione esclusivamente le opererealizzate fra l'anno solare 2008 e l'annosolare 2011.

- Mono. Concorso riservato a produzioniaudiovisive italiane, di fiction o documenta-rie, girate su qualsiasi supporto di ripresa(vedi art. 2), di durata non superiore aitrenta minuti (compresi i titoli di testa e dicoda), incentrati su un tema specifico, di-verso di anno in anno, scelto dalla Direzionedel Festival. Il tema dell'edizione 2011 è:Eros. Saranno prese in considerazione e-sclusivamente le opere realizzate fra l'annosolare 2007 e l'anno solare 2010.

- The Tube. Retrospettive parziali o totalidei lavori di breve durata di alcuni affermatifilmakers italiani e/o stranieri e/o su temi,tendenze, percorsi, generi specifici.

- Fuori Concorso. Riservato a opere selezio-nate su espresso invito della direzione.

Art. 2 - Il Festival accetta opere girate suqualsiasi supporto di ripresa, ma proiettaunicamente da supporto DVD. Pertanto, e-ventuali riversamenti su DVD dal formatooriginario devono essere effettuati preven-tivamente dai produtto-ri/distributori/realizzatori delle opere (vediart. 3). I costi degli eventuali riversamentisono a carico di questi ultimi.

Art. 3 - I produttori, i distributori e i realiz-zatori che desiderano proporre i loro filmdevono spedire una copia degli stessi, susupporto DVD in formato PAL, al seguenteindirizzo: CinemAvvenire Video Festival c/oAssociazione Centro Internazionale Cine-mAvvenire, Viale dello Scalo San Lorenzo51/53, 00185 Roma. Il termine ultimo per

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l'invio dei film è il 23 Maggio 2011 (farà fe-de il timbro postale).

Art. 4 - La selezione delle opere, la lorocollocazione all'interno di una delle sezioni eil loro posizionamento in calendario è perti-nenza esclusiva della Direzione del Festivale del comitato di selezione e organizzazio-ne.

Art. 5 - Le proiezioni dei film possono esse-re precedute da una breve presentazione insala da parte degli autori, dei produttori e/odegli interpreti principali. Costoro dovrannocomunicare tempestivamente alla Direzionedel Festival (vedi contatti) la loro eventualepartecipazione. La presenza di eventuali fi-gure professionali che hanno concorso allarealizzazione dell'opera, in luogo di quellesopra elencate, deve essere concordatapreventivamente con la Direzione.

Art. 6 - I film non in lingua italiana devonoessere presentati con i sottotitoli in italianoo in inglese impressi nella copia DVD.

Art. 7 - Le spese di spedizione dei film so-no a carico della Produzione/Distribuzione.Le copie inviate non saranno restituite senon su espressa richiesta del mittente, esolo dietro pagamento delle spese di spedi-zione. La richiesta di restituzione dovràgiungere entro 15 giorni dalla data di con-clusione del Festival. Copie dei lavori invia-ti, compresi quelli di cui sarà richiesta la re-stituzione, saranno incluse nell'archivio au-diovisivo dell'Associazione Centro Interna-zionale CinemAvvenire.

Art. 8 - Per partecipare al Festival è neces-sario allegare al DVD dell'opera o delle ope-re che si intendono presentare una schedadi iscrizione come da allegato qui sotto ri-portato, compilata almeno in ogni camposegnalato come obbligatorio (contrassegna-ti dal simbolo *) e firmata.

Art. 9 - Al fine di agevolare la promozionedelle opere selezionate attraverso i comuni-cati prodotti dall'organizzazione del Festivalo dagli organi di informazione che si inte-resseranno all'evento, si invitano i presen-tatori a far pervenire presso la sede del Fe-stival, unitamente ai materiali sopraelenca-ti, immagini in alta risoluzione delle opere,in formato digitale, su supporto CD Rom.

Art. 10 - Tutte le questioni attinenti even-tuali condizioni non incluse nel presente re-golamento saranno gestite secondo una di-screzionalità stabilita dalla Direzione del Fe-stival.

Art. 11 - Ulteriori informazioni in merito al-le giurie e ai premi saranno rese note neiprossimi mesi.

Art. 12 - La partecipazione al Festival com-porta il rispetto del presente regolamento ela disponibilità a proiettare il proprio lavoroall'interno del Festival. Una volta pervenuto,unitamente alla scheda di iscrizione firmata,presso la direzione del Festival, il film nonpotrà più essere ritirato dall'evento dai pro-duttori/distributori/realizzatori.

CONTATTI Direzione Artistica: Sergio Di Li-no ([email protected])

Vedi scheda di adesione e link al sito