L’anello,la mitria e il pastorale IL DUOMO DI PISA Un ... · della santità verso la quale il...

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Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 [email protected] Notiziario locale Direttore responsabile Alberto Migone Vicedirettore: Andrea Fagioli Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983 11 novembre 2007 L’anello, la mitria e il pastorale Monsignor Giusti viene ordinato vescovo aranno le 16 in punto quando in processione i sacerdoti con- celebranti accompagneranno monsignor Simone Giusti nel duomo di Pisa. Attraverso il piccolo corridoio che unisce il Battistero alla cattedrale, il vescovo che Benedetto XVI ha scelto per Livorno giungerà al cospetto del popolo di Dio per essere consacrato, per l’imposizione delle mani di monsignor Alessandro Plotti, arcive- scovo di Pisa, assistito da monsignor Diego Coletti, vescovo di Como e da monsignor Giuseppe Bertello, nun- zio apostolico in Italia. Il duomo accoglierà altri vescovi che parteciperanno all’ordinazione, sim- boli del carattere collegiale del mini- stero episcopale, i sacerdoti e i dia- coni di Pisa e di Livorno, i fedeli del- la parrocchia di Cascine di Buti, gli amici ed i conoscenti di monsignor Giusti, e tanti livornesi che vorranno essere presenti a questo momento così importante per il nuovo pastore. Simboli del rito di ordinazione sa- ranno: la consegna del vangelo, del- l’anello, della mitra e del pastorale. La consegna del vangelo indica il do- vere di annunciare la Parola di Dio, l’anello episcopale è il simbolo della fedeltà all’impegno, la mitra (o mi- tria) è un richiamo allo splendore della santità verso la quale il vescovo deve aspirare, il bastone pastorale è un riferimento al ministero di pasto- re che il vescovo assume con la sua nomina. Come precisa il Codice di diritto ca- nonico: I Vescovi, che per divina isti- tuzione sono successori degli Apo- stoli, mediante lo Spirito Santo che è stato loro donato, sono costituiti Pa- stori della Chiesa, perché siano an- ch’essi maestri di dottrina, sacerdoti del sacro culto e ministri del governo (Can. 375). Secondo questo testo, e secondo le linee comuni della teolo- gia, il ministero o servizio del vesco- vo si sviluppa lungo tre direttrici: 1. la dimensione regale (governare, cioè servire): il vescovo è il responsa- bile dell’attività pastorale della co- munità diocesana, il primo dei servi- tori del popolo di Dio. 2. la dimensione profetica (insegna- re): il vescovo è il maestro nella fede del popolo di Dio a lui affidato, ha la funzione di insegnare con autorità la dottrina rivelata da Dio. 3. La dimensione sacerdotale (santi- ficare): presiedendo la celebrazione dei sacramenti, è strumento di Dio per la santificazione del suo popolo. Il vescovo Simone al termine della celebrazione si fermerà in cattedrale per salutare tutti i livornesi presenti. c.d. S IL DUOMO DI PISA Un capolavoro architettonico l Duomo di Pisa, fondato nel 1064 ed intitolato a S. Maria Maggiore, costituisce un vero e proprio capolavoro architettonico del periodo romanico. Il primo progetto dell’edificio risale all’architetto Buscheto, che ha saputo rimeditare le forme stilistiche correnti in un linguaggio assolutamente autonomo e innovativo. Secondo la tradizione, la costruzione del Duomo sarebbe stata finanziata con il bottino ricavato in seguito alla cattura di alcune navi saracene nel porto di Palermo. A Buscheto (elogiato in un’epigrafe della facciata) si deve la divisione dell’interno in cinque navate, secondo il modello paleocristiano delle grandi basiliche romane, arricchito dall’inserimento dei moderni elementi di tipo romanico, quali il matroneo che si affaccia sulla navata centrale e la copertura con volte a crociera delle navatelle (la navata centrale, in origine coperta da tetto a capriate, presenta ora un soffitto a cassettoni della fine del XVI sec.). Per l’utilizzo di slanciatissimi piedritti di sapore islamico nelle arcate a sesto acuto che dividono le navate laterali, l’interno del Duomo è assimilabile più alle forme di una moschea che a quelle di una basilica paleocristiana. La Cattedrale di Pisa viene consacrata nel 1118 da papa Gelasio II, ma la sua costruzione viene portata a termine solo intorno alla metà del XII sec. Pochi anni dopo la consacrazione il nuovo architetto Rainaldo apporta alcune varianti al progetto originario: viene allungata la parte anteriore dell’edificio con l’aggiunta di tre campate della navata centrale e si imposta una nuova facciata, che prevede l’inserimento (realizzato più tardi) dell’originale motivo delle loggette sovrapposte che avrà grande fortuna nel Romanico toscano (oltre alla ripresa del motivo nei vicini edifici del Battistero e del Campanile. La facciata viene portata a termine dallo scultore Guglielmo, autore anche dei due pulpiti eseguiti per il Duomo tra il 1159 e il 1162, ma trasportati nel 1313 nella Cattedrale di Cagliari per lasciare il posto al nuovo e monumentale pulpito di Giovanni Pisano.Tra le opere d’arte di rilievo conservate all’interno del Duomo pisano si ricordano la cosiddetta «Porta bronzea di S. Ranieri» dello scultore Bonanno Pisano, visibile lungo il lato esterno del transetto meridionale, il mosaico trecentesco dell’abside (la figura di S. Giovanni è di Cimabue), oltre agli affreschi e alle tele di pittori del Cinque, Sei e Settecento (Andrea del Sarto, Beccafumi, Sodoma, Francesco Mancini, Placido Costanzi, ecc….). I L’ADDIO A DON VITTORIO Un prete appassionato dei giovani DI NICOLA SANGIACOMO na folla enorme ha salutato don Vittorio nel giorno del suo funerale: lo ha sottolineato anche la sorella Anna al termine della celebrazione; ha detto di essere quasi scioccata da tanta partecipazione, particolarmente da quella dei sacerdoti. La signora Anna ha suscitato l’emozione dei presenti ricordando la serenità che caratterizzava don Vittorio e che non ha perso neppure nei giorni terribili della sofferenza. Altrettante emozioni le ha suscitato l’omelia del Vescovo Ablondi che ha ripercorso la vicenda umana e di fede di don Vittorio a partire dagli anni giovanili della Fuci di Genova, passando attraverso la scelta di diventare sacerdote, comunicata ai genitori nel giorno della laurea in ingegneria, fino alla scelta di trasferirsi a Livorno, dove maggiore era il bisogno di nuovi preti. «Don Vittorio aveva la passione per i giovani – ha detto ancora la sorella – tanto che, negli ultimi giorni della sua esistenza, ha condiviso con me la decisione di pagare il viaggio a Sidney per la GMG a due giovani, uno della parrocchia di S. Agostino e uno di San Jacopo». I giovani erano la sua medicina anche durante il periodo di malattia: «in agosto - ha continuato - aveva spostato una seduta di chiemioterapia per essere presente al campeggio dei ragazzi e mi aveva confidato che l’abbraccio di una ragazza al suo arrivo gli aveva fatto meglio di tante altre cure». Monsignor Razzauti ha richiamato la riflessione dei presenti su cosa significa per la Chiesa di Livorno la scomparsa di un altro sacerdote (nell’ultimo anno ben cinque, di cui quattro in piena attività pastorale): «è un momento difficile in cui occorre capire cosa il Signore vuole dire alla nostra Chiesa». Al termine della celebrazione un lunghissimo applauso ha salutato per l’ultima volta don Vittorio, ma la sua testimonianza di fede la si leggeva negli occhi di tanti presenti che non potranno più dimenticarlo. (Si ringraziano Giorgio Leonetti e AnnaLaura Simonini per le foto) U Nelle foto monsignor Giusti in uno dei suoi incontri con Giovanni Paolo II e il duomo di Pisa dove si svolgerà l’ordinazione episcopale IL SUO GRANDE INSEGNAMENTO on Vittorio ha chiuso la sua esperienza terrena con la stessa serenità e dignità con cui ha sempre vissuto. Anche nel giorno del suo addio don Vittorio Vital ha continuato a realizzare quello che più gli stava a cuore nella sua missione pastorale: far incontrare le persone. Non era necessario che emergesse la sua persona ma era essenziale che le persone si incontrassero nella Chiesa, nel nome del Signore. Particolarmente significative in questo senso sono state le celebrazioni che hanno caratterizzato l’ultima settimana della sua vita terrena: prima l’unzione degli infermi, poi la celebrazione dell’anniversario di ordinazione sacerdotale, la veglia nel giorno della sua morte ed, infine, il funerale. In tutte queste occasioni moltissime persone si sono incontrate, convocate dalla straordinaria vicenda della sua sofferenza , ma in ognuna di queste circostanze la personalità riservata di don Vittorio non ha mai preso il centro della scena, lasciandolo, come, sempre nella sua vita, a Dio e alla sua Chiesa. È questa, credo, una delle lezioni più preziose che don Vittorio Vital lascia alla Chiesa di Livorno. n.s. D

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Via del Seminario, 6157122 Livornotel. e fax0586/210217

[email protected]

Notiziario locale Direttore responsabileAlberto MigoneVicedirettore: Andrea Fagioli

Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983

11 novembre 2007

L’anello, la mitria e il pastoraleMonsignor Giusti viene ordinato vescovo

aranno le 16 in punto quandoin processione i sacerdoti con-celebranti accompagnerannomonsignor Simone Giusti nel

duomo di Pisa.Attraverso il piccolo corridoio cheunisce il Battistero alla cattedrale, ilvescovo che Benedetto XVI ha sceltoper Livorno giungerà al cospetto delpopolo di Dio per essere consacrato,per l’imposizione delle mani dimonsignor Alessandro Plotti, arcive-scovo di Pisa, assistito da monsignorDiego Coletti, vescovo di Como e damonsignor Giuseppe Bertello, nun-zio apostolico in Italia.Il duomo accoglierà altri vescovi cheparteciperanno all’ordinazione, sim-boli del carattere collegiale del mini-stero episcopale, i sacerdoti e i dia-coni di Pisa e di Livorno, i fedeli del-la parrocchia di Cascine di Buti, gliamici ed i conoscenti di monsignorGiusti, e tanti livornesi che vorrannoessere presenti a questo momentocosì importante per il nuovo pastore.Simboli del rito di ordinazione sa-ranno: la consegna del vangelo, del-l’anello, della mitra e del pastorale.La consegna del vangelo indica il do-vere di annunciare la Parola di Dio,l’anello episcopale è il simbolo dellafedeltà all’impegno, la mitra (o mi-tria) è un richiamo allo splendoredella santità verso la quale il vescovodeve aspirare, il bastone pastorale èun riferimento al ministero di pasto-re che il vescovo assume con la suanomina.Come precisa il Codice di diritto ca-nonico: I Vescovi, che per divina isti-tuzione sono successori degli Apo-stoli, mediante lo Spirito Santo che èstato loro donato, sono costituiti Pa-stori della Chiesa, perché siano an-

ch’essi maestri di dottrina, sacerdotidel sacro culto e ministri del governo(Can. 375). Secondo questo testo, esecondo le linee comuni della teolo-gia, il ministero o servizio del vesco-vo si sviluppa lungo tre direttrici:1. la dimensione regale (governare,cioè servire): il vescovo è il responsa-bile dell’attività pastorale della co-munità diocesana, il primo dei servi-tori del popolo di Dio.2. la dimensione profetica (insegna-

re): il vescovo è il maestro nella fededel popolo di Dio a lui affidato, ha lafunzione di insegnare con autorità ladottrina rivelata da Dio.3. La dimensione sacerdotale (santi-ficare): presiedendo la celebrazionedei sacramenti, è strumento di Dioper la santificazione del suo popolo.Il vescovo Simone al termine dellacelebrazione si fermerà in cattedraleper salutare tutti i livornesi presenti.

c.d.

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IL DUOMO DI PISA

Un capolavoro architettonicol Duomo di Pisa, fondato nel 1064 ed intitolato a S. MariaMaggiore, costituisce un vero e proprio capolavoro architettonico

del periodo romanico. Il primo progetto dell’edificio risaleall’architetto Buscheto, che ha saputo rimeditare le forme stilistichecorrenti in un linguaggio assolutamente autonomo e innovativo.Secondo la tradizione, la costruzione del Duomo sarebbe statafinanziata con il bottino ricavato in seguito alla cattura di alcunenavi saracene nel porto di Palermo. A Buscheto (elogiato inun’epigrafe della facciata) si deve la divisione dell’interno in cinquenavate, secondo il modello paleocristiano delle grandi basilicheromane, arricchito dall’inserimento dei moderni elementi di tiporomanico, quali il matroneo che si affaccia sulla navata centrale e lacopertura con volte a crociera delle navatelle (la navata centrale, inorigine coperta da tetto a capriate, presenta ora un soffitto acassettoni della fine del XVI sec.). Per l’utilizzo di slanciatissimipiedritti di sapore islamico nelle arcate a sesto acuto che dividono le

navate laterali, l’interno delDuomo è assimilabile più alleforme di una moschea che aquelle di una basilicapaleocristiana. La Cattedrale diPisa viene consacrata nel 1118da papa Gelasio II, ma la suacostruzione viene portata atermine solo intorno alla metà delXII sec. Pochi anni dopo laconsacrazione il nuovo architettoRainaldo apporta alcune variantial progetto originario: vieneallungata la parte anterioredell’edificio con l’aggiunta di trecampate della navata centrale e siimposta una nuova facciata, cheprevede l’inserimento (realizzatopiù tardi) dell’originale motivo

delle loggette sovrapposte che avrà grande fortuna nel Romanicotoscano (oltre alla ripresa del motivo nei vicini edifici del Battistero edel Campanile. La facciata viene portata a termine dallo scultoreGuglielmo, autore anche dei due pulpiti eseguiti per il Duomo tra il1159 e il 1162, ma trasportati nel 1313 nella Cattedrale di Cagliariper lasciare il posto al nuovo e monumentale pulpito di GiovanniPisano.Tra le opere d’arte di rilievo conservate all’interno delDuomo pisano si ricordano la cosiddetta «Porta bronzea di S.Ranieri» dello scultore Bonanno Pisano, visibile lungo il lato esternodel transetto meridionale, il mosaico trecentesco dell’abside (lafigura di S. Giovanni è di Cimabue), oltre agli affreschi e alle tele dipittori del Cinque, Sei e Settecento (Andrea del Sarto, Beccafumi,Sodoma, Francesco Mancini, Placido Costanzi, ecc….).

I

L’ADDIO A DON VITTORIO

Un prete appassionato dei giovani

DI NICOLA SANGIACOMO

na follaenorme hasalutato donVittorio nel

giorno del suo funerale:lo ha sottolineato anchela sorella Anna altermine dellacelebrazione; ha detto diessere quasi scioccata datanta partecipazione,particolarmente daquella dei sacerdoti. Lasignora Anna hasuscitato l’emozione deipresenti ricordando laserenità checaratterizzava donVittorio e che non haperso neppure nei giorniterribili della sofferenza.Altrettante emozioni leha suscitato l’omelia delVescovo Ablondi che haripercorso la vicendaumana e di fede di donVittorio a partire daglianni giovanili della Fucidi Genova, passandoattraverso la scelta didiventare sacerdote,comunicata ai genitorinel giorno della laurea iningegneria, fino alla

scelta di trasferirsi aLivorno, dove maggioreera il bisogno di nuovipreti.«Don Vittorio aveva lapassione per i giovani –ha detto ancora la sorella– tanto che, negli ultimigiorni della sua esistenza,ha condiviso con me ladecisione di pagare ilviaggio a Sidney per laGMG a due giovani, unodella parrocchia di S.Agostino e uno di SanJacopo». I giovani eranola sua medicina anchedurante il periodo dimalattia: «in agosto - hacontinuato - aveva

spostato una seduta dichiemioterapia per esserepresente al campeggiodei ragazzi e mi avevaconfidato che l’abbracciodi una ragazza al suoarrivo gli aveva fattomeglio di tante altrecure».Monsignor Razzauti harichiamato la riflessionedei presenti su cosasignifica per la Chiesa diLivorno la scomparsa diun altro sacerdote(nell’ultimo anno bencinque, di cui quattro inpiena attività pastorale):«è un momento difficilein cui occorre capire cosa

il Signore vuole dire allanostra Chiesa».Al termine dellacelebrazione unlunghissimo applauso hasalutato per l’ultima voltadon Vittorio, ma la suatestimonianza di fede lasi leggeva negli occhi ditanti presenti che nonpotranno piùdimenticarlo.(Si ringraziano Giorgio

Leonetti e AnnaLauraSimonini per le foto)

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Nelle foto monsignorGiusti in uno dei suoiincontri con Giovanni

Paolo II e il duomo di Pisadove si svolgerà

l’ordinazione episcopale

IL SUO GRANDE INSEGNAMENTOon Vittorio ha chiuso la sua esperienza terrena con la stessa serenità e dignità con cuiha sempre vissuto.

Anche nel giorno del suo addio don Vittorio Vital ha continuato a realizzare quello che piùgli stava a cuore nella sua missione pastorale: far incontrare le persone.Non era necessario che emergesse la sua persona ma era essenziale che le persone siincontrassero nella Chiesa, nel nome del Signore.Particolarmente significative in questo senso sono state le celebrazioni che hannocaratterizzato l’ultima settimana della sua vita terrena: prima l’unzione degli infermi, poila celebrazione dell’anniversario di ordinazione sacerdotale, la veglia nel giorno della suamorte ed, infine, il funerale.In tutte queste occasioni moltissime persone si sono incontrate, convocate dallastraordinaria vicenda della sua sofferenza , ma in ognuna di queste circostanze lapersonalità riservata di don Vittorio non ha mai preso il centro della scena, lasciandolo,come, sempre nella sua vita, a Dio e alla sua Chiesa. È questa, credo, una delle lezioni piùpreziose che don Vittorio Vital lascia alla Chiesa di Livorno.

n.s.

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LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI11 novembre 2007II

Speciale Commissione Handicap

La Commissione Caritas per l’Handicap tra storia e fantasia

rano gli anni Settan-ta, e si respirava ilprofumo di nuovo edi pulito di una rifor-

ma, quella di Basaglia, cheliberava folli e disabili men-tali dai manicomi. È in que-sto clima che nasce a Livor-no la prima esperienza diun pugno di amici che deci-dono di mettere su una pic-cola rivoluzione sociale:portare al mare, in manieragratuita e autogestita, ungruppo di persone eviden-temente moooolto disabi-li… ma non solo, l’idea, unpo’ provocatoria, era quelladi farlo su spiagge pubbli-che, in quel di Castiglion-cello, in mezzo ai NORMA-LI, tra villeggianti spessocompassionevolmente sor-presi, talvolta sconcertati, inqualche caso sinceramentedisturbati… Questa iniziativa, avviataanche grazie al sostegno didon Roberto Corretti, alloraparroco a Castiglioncello, eall’ospitalità delle suoredella scuola, diventa allorail «campeggio di Castiglion-cello»: si tratta in realtà diun soggiorno diurno che,dal 1978, si svolge in luglioogni anno, per 3 settimane,sul litorale livornese fino aVada. Con il passare deglianni il pugno di amici pren-de forme e funzioni semprepiù strutturate ed articolate,fino a diventare un gruppoorganizzato dentro la fami-glia Caritas, sotto il nome di«Commissione per i Proble-mi dell’Handicap», chesvolge in maniera sistemati-ca attività educative e di pu-ro divertimento.Le parole d’ordine che gui-darono i pionieri di allora,

accoglienza, amicizia e con-divisione, sono le stesse deivolontari di oggi che attra-verso il ricambio generazio-nale portano avanti la lottaper l’inclusione e l’autode-terminazione dei disabili, elo fanno anche controven-to, e lo fanno anche quan-do il vento è una libecciatadi quelle sferzanti, comenel momento, nel 2000,della scomparsa della re-sponsabile del gruppo, Ma-ria Teresa Trozzola Todaro.Accoglienza, amicizia econdivisione: fanno tuttecapo ad un unicobisogno, quellodel senso di ap-partenenza. All’in-terno di questo«contenitore» ildisabile si senteparte del mondoin cui è capitato enon più, comespesso gli succede,scrutato, compati-to o tollerato al-l’interno di unospazio di cui, co-munque, incarnal’inserimento diqualcosa di diver-so, appunto.Ma il senso di appartenenzaè vivo anche in noi volonta-ri, che qui ci divertiamo ecresciamo, pensiamo epiangiamo; che spesso den-tro a questo gruppo ci fi-danziamo e poi ci sposia-mo e poi ci portiamo anchei figli; che ci allontaniamo etorniamo, che ci allontania-mo e non torniamo più mache ti rimarrà sempre ad-dosso e nel cuore quellasensazione lì, come di esse-re a casa.

Chiara’76

EMaria Teresa, responsabiledella Commissione,scomparsa alcuni anni fa,scriveva così...

La speranza in una societàpiù accogliente

Dal libro del ventennale

idea di un libro è nata perfesteggiare questi 20 anni di attività,che per noi non significano solo untraguardo, un punto fermo, ma anzi

semmai ci fanno pensare come a dei puntidi sospensione, o meglio, a un puntointerrogativo. Questo mette il nostrogruppo costantemente in discussione, nondà il nostro operato per scontato, ma portaa chiederci, sempre: «per quanto ancoraLucia (o Federico, o Leonardo, ...) avràbisogno di Luana (o di Barbara, odell’obiettore Caritas, ...) per andare almare, in gita, a mangiare la pizza, a giocarea bowling?», ossia: «per quanto ilvolontariato resterà l’alternativa a compiti edoveri di competenza di istituzioni, di unasocietà cosiddetta civile, di comunità laichee religiose che si dicono progredite,avanzate, di solidi principi etici e morali?»È da questo interrogativo che deve partire ilnostro impegno per l’integrazione deglihandicappati sia nella comunità sociale siain quella ecclesiale, e per una sempremaggiore presa di coscienza di una culturadell’handicap. Noi continueremo a svolgereil nostro servizio con gioia, con serenità, maanche con tanta fermezza, perché, comespesso accade, il disabile non ha (in quantominoranza, in quanto individuo talvoltaghettizzato, di solito categorizzato qualesoggetto improduttivo, minorato, carentedi…) gli strumenti, le capacità, la voce perfarsi sentire, ed allora ci sentiamo (con unpo’ di presunzione), portavoce del suodiritto di esistere, di esserci, piuttosto che dilasciarsi vivere. E questo lo facciamo tutte levolte quando a testa alta e con l’orgogliodella loro amicizia, siamo presenti insiemenei vari ambienti.Il professor Vizzoni ci ha detto che abbiamocontribuito a «far uscire» dalle case moltesituazioni difficili, a portarle allo scoperto:senz’altro questo è vero, ma non basta, nonpuò essere sufficiente, proprio perché se nelnostro cammino di questi 20 anni, oltre adostacoli e difficoltà, abbiamo potutoraccogliere anche i frutti del nostro servizio,la strada da fare nei diversi ambiti è ancoramolta: per quanto riguarda la qualitàdell’inserimento scolastico e quellolavorativo, la partecipazione attiva nelleparrocchie con il diritto di esserecatechizzato, il diritto di poter vivere la città(la scuola, l’università, il cinema...)autonomamente, senza la costante dislalom tra marciapiedi, scale inaccessibili,ma soprattutto la presa di coscienza delfatto che anche i disabili hanno unaaffettività e sessualità che non devonoessere loro negate.Dunque, ci troveremo ancora un domani afesteggiare, seppur sempre con la gioia (el’orgoglio) di oggi, il trentennale? Al nostrointerrogativo la società civile e la comunitàreligiosa saranno riuscite a dare risposteconcrete? In questo caso esulteremo con inostri figli, consapevoli di vivere in unacultura di uguali, tale non perché nega ladiversità, ma perché non si ferma alla suaapparenza, al primo immediato datosostanziale che tanto ci spaventa, ma perchésa scavare a fondo per portare alla luce tantoi nostri handicaps quanto i loro talenti.

Maria Teresa Trozzola Todaro

’L

CASTIGLIO È...l gruppo di Castiglioncello lo puoi descrivere solo se l’haivissuto. Macchè, neanche dopo una vita passata dentro è

facile farlo, resta come il senso di qualcosa che non puoidescrivere appieno con le parole… Vabbè, ci provo lo stesso. «Castiglio» è una voglia di calduccio di abbracci, di baci

umidi e a volte moltoumidi, dicondivisione; è unosguardo di soppiattoin mezzo ai sedili delpullman, è unarichiesta difidanzamentolegittimata da unsogno premonitore emessaggero. È lasicurezza di tornareda degli amici dopotanto che non ti faivivo, e mica nessunoti apostrofa «Ma chefine hai fatto???» È lapaura del formaggio,ma non della morte, è

la preghiera a Dio per la Panda di babbo che s’è rotta già duevolte. È il secondo piatto di pasta che non potresti micamangiarlo, ma vabbè prendine solo pochina, è parlare conuna lavagna di plastica trasparente in mezzo tra la tua facciae la sua, che ci metti un po’ di più, ma l’importante è capirsi,è cantare prima di pranzo l’«Alleluia delle lampadine» e poianche «Bella ciao», per par condicio. Castiglioncello è chequalcuno ci nasce dentro, che manco te lo ricordi chi è ilprimo «handy» che hai conosciuto, per molti altri succedeche prima ti ci affacci con qualche scarto di tempo, e dopopoco gli scarti di tempo diventano invece quelli per lafamiglia e per gli amici di prima, e la vita piglia tutto unaltro sapore.

C.T.

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C’era unavolta, anzi 30!

IL PENSIERO DI DON ROBERTO CORRETTI

Sempre con passionee solidarietàUno dei pionieri che ha reso possibile la nascita dellaCommissione Caritas Per l’Handicap è stato don RobertoCorretti, che da pochi giorni ci guarda «dalla stanzaaccanto». A lui è dedicato il calendario «SiamoinDiversi»2008. In questa pagina un suo scritto tratto dal libropubblicato in occasione dei 20 anni della Commissione

ono stato invitato a raccontare la miacollaborazione con la Commissione perl’Handicap della Caritas Diocesana per unavacanza al mare dei disabili, durante i venti anni

di forte esperienza comunitaria nella parrocchia diCastiglioncello.Dico subito che questa esperienza va raccontata, comele tante altre esperienze, che hanno fatto crescere laComunità e le persone, dentro il contesto di tutta la vitacomunitaria, se se ne vuole cogliere l’autentico valore.Infatti, quando si vive un’esperienza comunitaria forte,non è forte soltanto il senso di appartenenza, ma ancheil vincolo di fraternità tra i vari membri e ci si preoccupadei più deboli e difficili al rapporto e non ci si ferma aquelli che sono tra noi... ci si guarda intorno, con unorizzonte che si allarga sempre più. La linea pastoraledella Comunità parrocchiale di Castiglioncello eracaratterizzata, ovviamente, dalla stagione estiva, contanti bagnanti. Eravamo preoccupati dell’accoglienzafraterna nei confronti di tutti, in chiesa durante leLiturgie, ma poi anche nelle pensioni, negli stabilimentibalneari, nei negozi, nelle case affittate, dappertutto.Che battaglie per le cifre esose degli affitti degliappartamenti... e per i prezzi differenti per i residenti edi bagnanti nei negozi!Ma il nostro pensiero andava anche a chi non potevagodersi il mare e gli scogli della Perla dei Tirreno;avevamo amici a Milano, a Firenze, a Pontedera...Tantagente aveva bisogno di vacanze, di un periodo in cuinutrirsi meglio, tanta gente aveva bisogno del nostroclima per curare l’asma, la leucemia ed altre malattie...

SLe famiglie si aprirono all’accoglienza gratuita... Chebelle amicizie sono nate! E la Comunità cresceva erespirava a polmoni sempre più aperti... È giunto iltempo delle adozioni...Tra i bagnanti avevamo particolare cura dei disabili fisicie psichici. Così ci sentimmo come la lepre invitata acorrere, quando la Commissione Caritas Diocesana cichiese collaborazione per organizzare la vacanza almare per i disabili di Livorno, accompagnati dai giovanivolontari. Ricordo l’entusiasmo di suor Roberta e diGiorgio Locci con tutta la sua famiglia, venuti daLivorno, la collaborazione dell’Amministrazionecomunale che con scuse varie o, esplicitamente, perchéavrebbero disturbato, ci facevano accrescerel’entusiasmo. Al Comune chiedemmo di togliere lebarriere architettoniche, tutti i bagnanti furono, fin dalprincipio, e sono rimasti sempre, meravigliosi,accoglienti. Nonostante tutto però non abbiamo evitatole polemiche. Ci si chiedeva di guardare oltre... Perché -alcuni brontolavano - i disabili devono essere portati almare dai volontari? Perché devono stare insieme?Perché non vanno con le loro famiglie dove vogliono?La polemica era costruttiva: ci faceva scoprire comeanche il disabile ha il diritto di sperimentare la gioiadello stare insieme con gli altri ragazzi, che anche i figlidisabili hanno il diritto di provare il distacco dallafamiglia. Per questo si organizzava la vacanza aCastiglioncello. Non era davvero una prova diistituzionalizzazione dei disabili o, tanto meno, unacolonia per la loro ghettizzazione. E dalla vacanza ivolontari ed i cittadini tutti dovevano partire per

affermare che ognuno deve essere trattato allo stessomodo, sempre ed in qualsiasi circostanza. Una Comunitàè una bella Comunità non se sa fare cose belle eopportune per i disabili, ma se i disabili si sentonosempre a casa loro nella Comunità. Una Città è bencostruita ed amministrata se i disabili durante tutti itrecentosessantacinque giorni dell’anno sono consideratipersone con diritti riconosciuti e con bisogni dasoddisfare come tutti gli altri cittadini e non se sa dareloro un mese di vacanza al mare o ai monti.Così dalla vacanza ai disabili viene l’esigenza dellacrescita della Comunità e dell’impegno sociale epolitico. Nelle mie prediche da molto tempo dicevo che ilportatore di handicap era una voce gridata di Dio, ilprofeta d’una nuova umanità; dicevo che abbiamobisogno di portatori di handicap... se vogliamo crescerein umanità. Un handicappato messo a suo agio, ètestimone di una società bellissima. Ne avevo gliesempi: Vito era uno spastico grave, non parlava che coni movimenti di un ginocchio... ma quanto bene e quantagioia ha seminato intorno... e che festa per tutti, la suaprima Comunione! E, invece, un altro... che non son mairiuscito a vedere... non ha fatto crescere la Comunità diun millimetro di umanità... perché non ha ricevutoniente, non è stato accolto. Un bell’acquarello di PaoloRotelli, che appendemmo nella Sacrestia della chiesaparrocchiale illustra una frase della lettera pastorale delVescovo Ablondi «Siamo Comunità»: il Vescovo scrivepresso a poco così: una Comunità non è una Comunitàse non accoglie i diversi come tutti gli altri.

don Roberto Corretti

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LA SETTIMANA DI LIVORNO TOSCANA OGGI11 novembre 2007 III

Speciale Commissione HandicapEcco tre piccoli, grandi raccontiLa Commissione dal punto di vista dei genitori

DI ANGELA BLANCO

ntro nella sede della Com-missione Caritas perl’Handicap in una giorna-ta di pioggia e vengo ac-

colta con un sorriso dai genitoridei ragazzi disabili che sono ve-nuti a raccontare come è cam-biata la vita dei loro figli e la stes-sa loro vita dopo l’incontro conle persone che «lavorano» inquesta struttura.Sono tre esempi, tre storie, di cuinoi, in questa pagina, apriamosolo un piccolo capitolo, forseuno dei più simpatici delle loronon facili vite.Daniela è la mamma di Gianni,un ragazzo affetto dalla sindro-me di down; Sonia e Mauro so-no i genitori di Alice, una ragaz-za con gravi ritardi mentali; Car-lo è il babbo di Cristian, un ra-gazzo costretto a vivere in car-rozzina.I loro figli oggi hanno un’etàcompresa tra i 31 e i 35 anni equasi nello stesso periodo, intor-no ai 15 anni, hanno iniziato afrequentare le attività organizza-te dalla Caritas, principalmentecostituite dalle vacanze al maredi Castiglioncello.Sonia e Mauro cominciano perprimi il loro racconto: «Casti-glioncello è stato l’inizio! Abbia-mo accompagnato Alice, affettada gravi problemi cerebrali, aCastiglioncello e siamo rimasticon lei finché gli organizzatorinon hanno detto chiaramenteche era arrivato il momento per igenitori di tornare a casa e di la-sciare per qualche giorno i lorofigli. Alice ha scoperto un mon-do nuovo, che si può riassumerein una sua frase: «Io grande, iosola». Ha trovato un ambientedove si sono sviluppati senti-menti di amicizia e di attacca-mento ad altri ragazzi, con e sen-

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za disabilità. Noi genitori abbia-mo avuto quello che ci è manca-to non avendo avuto altri figli: ècome se la nostra famiglia im-provvisamente si fosse allargatae questo ha dato la possibilitàanche a noi di partecipare a ma-trimoni e battesimi e di esserecircondati da tanta amicizia. Sa-rebbe un vero peccato se dovessefinire.Questa esperienza è stata la con-ferma che parlare dei problemi èl’unico modo per affrontarli inmodo costruttivo, cosa che ab-biamo sempre pensato.Oggi il volontariato è cambiato:diventa più facile per un volon-tario scoraggiarsi quando da par-te delle famiglie dei disabili c’èsoprattutto la pretesa di averecerti servizi piuttosto che la di-sponibilità a parlare delle neces-sità.Oggi le attività della Caritas so-no aumentate, non esiste più so-lo Castiglioncello e questo spiri-to di iniziativa è stato mantenu-to anche in seguito alla scom-parsa di Teresa Todaro, una dellefondatrici di questo gruppo. Te-

resa era il punto di riferimentoper tutti, volontari e genitori; ilsuo carattere forte era capace dimettere tutti d’accordo. I ragazziche hanno continuato ad impe-gnarsi anche dopo la sua scom-parsa sono stati capaci di supera-re le difficoltà legate alla suamancanza e di andare avantinon per inerzia, ma con nuoveiniziative e attività».Anche gli altri genitori sonod’accordo; anche Carlo confer-ma questi pensieri ed aggiun-ge:«Anche per Cristian, con isuoi gravi problemi motori, Ca-stiglioncello è stata la prima vol-ta da solo, senza genitori. Daquesta esperienza ha avuto unarisposta più che sufficiente, è sta-to un momento di autonomianon indifferente. Quando gli èstato chiesto di scrivere le sueimpressioni ha scritto che Casti-glioncello non è un soggiornoper disabili e ha invitato le per-sone a partecipare a questa ini-ziativa per vedere se sarebberostate capaci di distinguere il vo-lontario dal disabile.Per far capi-re ancora meglio l’importanza

che ha avuto e che continua adavere l’esperienza con la Caritasvi riporto le parole di Cristian:«Potete dire male di tutto e ditutti, ma lasciate stare i miei ge-nitori e la Caritas.» Questa espe-rienza costituisce un punto di ri-ferimento non indifferente, an-che se per i ragazzi portatori dihandicap restano tanti altri pro-blemi ancora aperti, da quellodell’inserimento lavorativo aquello dell’assistenza».Durante la nostra conversazioneè un continuo passarsi la parolae confermarsi a vicenda. Danielaconclude dicendo: «Gianni, ra-gazzo down, è impegnatissimo:durante la settimana frequentaun corso di fotografia e un corsodi cucina, fa musicoterapia e ce-ramica, il sabato ha l’incontrocon la Caritas e la domenica ilcorso di vela. Aspetta con ansia ilsabato perché qui, alla Caritas,può suonare e cantare a squar-ciagola come piace a lui: si trattadi un momento di svago, men-tre le altre attività della settima-na sono più impegni che distra-zioni. E poi si sente un po’ vo-lontario anche lui, gli fa piacereaiutare un altro ragazzo a man-giare, per esempio.Castiglioncello è un momentoparticolarmente atteso, soprat-tutto la festa finale, su cui tiene ilsegreto fino alla fine. I ragazzicon il gruppo dei volontari stan-no bene, a volte i problemi ce licreiamo noi genitori. L’esperien-za di questa Commissione Cari-tas è spesso un vero e proprio in-segnamento anche per le fami-glie, tra molte delle quali è ini-ziata anche l’amicizia e la colla-borazione: l’esempio dei volon-tari ha aiutato anche l’altro miofiglio, il fratello di Gianni piùpiccolo di due anni, a trovare ilgiusto modo per relazionarsicon lui».

AGENDA DIOCESANASABATO 10 NOVEMBRE- 16.00 cattedrale di Pisa, OrdinazioneEpiscopale di monsignor Simone Giusti

DOMENICA 11 NOVEMBRE- 10.15 l’Amm. Diocesano celebra la Messa aParrana S. Martino- 16.30 l’Amm. Diocesano celebra le Cresime allaparrocchia di S. Martino a Salviano

LUNEDÌ 12 NOVEMBRE- 19.00/22.30 nella parrocchia di S. Matteo,incontro con don A. Fontana e M. Cusino sul tema«Iniziazione cristiana e catecumenato: continuità ediversità»

GIOVEDÌ 8 NOVEMBRE- 10.00 in cattedrale l’Amm. Diocesano celebra laMessa per la festa di S.Basilide, Patrono dellaPolizia Penitenziale

SABATO 17 NOVEMBRE- 8.10 Pellegrinaggio Diocesano al Santuario diMontenero con partenza da Piazza delle Carrozze;9.00 S. Messa- 11.00 l’Amm. Diocesano partecipaall’inaugurazione del laboratorio Beato N. Stenonepresso l’azienda Kaiser

DOMENICA 18 NOVEMBRE- 11.00 l’Amm. Diocesano celebra le Cresime allaparrocchia di S. Giuseppe.- 15.30 presso l’Ist. Maria Maddalena,organizzato dall’USMI, incontro di formazionetenuto da Marco Guzzi – dal titolo «Un tempo digrazia per ricominciare»

Tutte le attività della CommissioneIL CENTRO DIURNO

l Centro Diurno diVia Liverani èoperativo sulterritorio da ormai

più di dieci anni.Generazioni di volontaridai 15 ai 40 anni si sonoalternate in questi anni,impegnandosi nelleattività con i circa 35ragazzi disabili inseriti ilgiovedì e il sabato dalle15 alle 17. Attivitàludiche, ricreative, maanche dalla forte valenzariabilitativa, progettateper garantire sia aivolontari che agli utentimomenti di intensacondivisione del tempolibero, di divertimento,nonché di forte scambioemotivo.Il progetto di un centrodiurno s’inserisce inun’attività diaccoglienza,sensibilizzazione eintegrazione dei disabili,la maggior parte deiquali sono giovani, equindi nel periodo piùdelicato della propriavita. In questa fase,infatti, il giovanedisabile avverte, cometutti gli altri coetanei, ilbisogno di autonomia eil desiderio di nuoveesperienze che il suostato e l’atteggiamentoiperprotettivo dellafamiglia tendono afrustrare. A ciò siaggiunge il bisognod’allargare la cerchia diamicizia e la necessità difrequentare ragazzi della

Istessa età con cuicondividere interessi edemozioni.

MA NON È TUTTOMolto «partecipati» edivertenti sono anche gliappuntamentimensili…pizzata,cinema, cene a tema,festa di carnevale, diNatale, Corrida,castagnata, bowling,due-giorni fuori casaall’insegna dei giochi…e«gitona» di due giorni inparchi famosi o grandicittà...Venezia, Roma,Bologna, Genova,Torino, Gardaland,Mirabilandia, Rimini….!Un’attenzioneparticolare merita ilmomento della Corrida,all’interno del quale siesibiscono, come nel piùfamoso programmatelevisivo, volontari edisabili in esibizionirocambolesche efantasiose, rischiandofischi, pomodori…omagari tanti applausi!

E L’ESTATE?!L’ormai famosoCampeggio diCastiglioncello…30anni di purodivertimentoconcentrato nelle ultimetre settimane di Luglio,dal lunedì al sabatodalle 8 alle 17, sullemagnifiche spiagge diCastiglioncello,Rosignano e Vada.La finalità del soggiornoestivo è quella di

integrare personedisabili e non, incomuni stabilimentibalneari, facilitando lasocializzazione, lo stareinsieme, il divertimento,la condivisione dimomenti dianimazione… Pur tenendo conto deilimiti personali presenti,il volontario stimola lapersona disabile a formedi autonomia semprepiù complesse, inun’occasione cosìprivilegiata come quelladi una vacanza in cui iragazzi sono lontani dalnucleo familiare.Il soggiorno estivo diCastiglioncello, quindi,si consolida sempre dipiù come espressione diun nuovo tipo dimentalità, un modonuovo di fare «vacanza»,che dà ai volontari che sialternano, ai bagnanti ealle realtà cittadine lapossibilità di avvicinarsial mondo dell’handicapsenza timori o disagi, macon l’approccio di unadiversa normalità tra letante.

RAPPORTO CON LEISTITUZIONIDa qualche anno,inoltre, la CommissioneCaritas per l’Handicap hacominciato a dialogarecon l’Istituzione per iServizi alla Persona ed ilComune di Livorno, siaper ciò che riguarda ilfinanziamento di attivitàrivolte ai ragazzi disabili,sia per avere unconfronto sullasituazione delle famigliee degli utenti disabili aLivorno.

SERVIZIO CIVILEVOLONTARIODa ormai tre anni laCommissione ospita iragazzi che scelgono difare l’esperienza delservizio civile volontariopresso il Centro diurnodi via Liverani.Durante la mattinainfatti, otto personedisabili, non inserite inaltre strutture perhandicap del territoriolivornese, vengonoseguite in attività ludico-riabilitative daglioperatori del Servizio

civile volontario.Il Centro Diurno viaLiverani si va cosìconfigurando sempre dipiù come una strutturadi progettazione psico-educativa individuale perutenti disabili che nonusufruiscono di altriservizi.

ASSOCIAZIONE FAUSTOPICHETTO ONLUSNel 2006 nasce, pervolontà della mamma diun volontario dellaCommissionescomparso tragicamentein un incidente stradaledieci anni fa,un’associazione onlusfinalizzata a finanziare epromuovere progettirivolti alle personedisabili a Livorno.Durante questo annol’Associazione, incollaborazione con laCommissione, haavviato un progetto diautonomia per personecon disabilità medio-lieve, finanziando trelaboratori rivolti a ottoutenti e gestiti da seioperatori specializzati.

UN INVITO PER TUTTIL’invito…è per tuttiquelli che voglionoprovare un’esperienzadai forti contenutiemotivi e di grandedivertimento.Per informazioni:3387748755 – tutti igiorni dalle 15 alle 17.Selica Vicidomini e Fabio

Franciosi

Da via Liverani alle spiagge di Castiglioncello passando per il cinema e la Corrida

nche i volontari crescono, e si diventagrandi quasi senza accorgersene, poi

arrivano i figli e te durante l’attesa ti chiedicome saranno, maschio o femmina? Forsebiondo come il nonno, egli occhi azzurri gliverranno?….Ti accarezzila pancia e pensi che loamerai comunque sarà,certo speri che vada tuttobene e non ci sianocomplicazioni ma la vitaresta sempre il valore piùimportante.Abbiamo avuto così tantiesempi di genitorifantastici che di frontealla nascita di un figlionon perfetto hannorespirato e fatto respirareun amore ancora piùgrande, hannoconosciuto l’accoglienza,l’ironia, equell’aggiungere sempre un posto a tavolaperché magari bussa qualcuno a trovare ilbimbo…Quattro anni fa il «gruppo delle mamme»come ci chiamano affettuosamente igiovani volontari (a volte anche «volontariein pensione» o «per soddisfazione» perchéfra lavoro e pannolini abbiamo sempremeno tempo per essere operative), decisedi fare un calendario, con i nostri figliprotagonisti sorpresi da scatti rubati inmomenti di gioco con i ragazzi disabili. Lascelta del calendario era quasi unaprovocazione, in una società dove questoprodotto è caratterizzato dal massimo dellabellezza e dell’estetica. Poi dallaprovocazione passi alla gioia e ai sorrisi nelrealizzare questo progetto, i bambinisanno essere grandi maestri di vita e con laloro spontaneità ti insegnano che perdivertirsi l’importante non è solo essere indiversi, ma esserci tutti. E con un gioco diparole sembrano dirti: «volontari didomani? No grazie, solo amici».Paradossalmente i volontari sognano unmondo senza bisogno del volontariato,perché vorrebbe dire che si è raggiunto ilriconoscimento di tutti i diritti deiportatori di handicap, parte attiva eproduttiva, ciascuno a suo modo, nellapropria comunità.Il calendario del 2008 sarà in vendita dallafine di novembre presso la libreria La GaiaScienza in via Di Franco, il 1 dicembre cisarà un banco all’ingresso della Coop delquartiere La Rosa e durante tutto l’Avventogruppi di abili e disabili, o meglio solo diamici, allestiranno piccoli banchettiall’uscita di molte chiese della diocesi dopola S. Messa della domenica mattina; se tiinteressa chiedi al tuo parroco in qualedomenica ci ha dato la disponibilità eaiutaci a dare valore alla diversità. LaCommissione Caritas per l’Handicapautofinanzia questo progetto, e ringrazia leimprese che hanno dato un contributo. Ilricavato delle vendite sarà interamentedevoluto a iniziative a favore dei portatoridi handicap.

Benedetta Fiorillo

A

Siamo indiversiIl calendario del 2008