DIOCESANA VOCE DEL VESCOVO CULTURALE Il vescovo ...

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ANNO X numero 2 Marzo-Aprile 2015 distribuzione gratuita DIOCESANA Catechisti in (ri)elaborazione VOCE DEL VESCOVO E voi chi dite che io sia? CULTURALE Barsanofio, il grande anziano bimestrale di informazione della Diocesi di Oria MemOria Il vescovo Vincenzo e la redazione di MemOria augurano una santa e serena Pasqua.

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ANNO X

numero 2

Marzo-Aprile 2015

distribuzione gratuita

DIOCESANACatechisti in (ri)elaborazione

VOCE DEL VESCOVO E voi chi dite che io sia?

CULTURALEBarsanofio, il grande anziano

bimestrale di informazione della Diocesi di Oria

MemOria

Il vescovo Vincenzo e la redazione di MemOria augurano una santa e serena Pasqua.

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MemOria anno X n. 2 Marzo-Aprile 2015

SommarioMemoriaBimestrale di informazione della Diocesi di Oria - periodico di informazione religiosaDirettore editoriale:✠ Vincenzo PisanelloDirettore Responsabile:Franco Dinoi

Redazione:Gianni CaliandroFranco CanditaAlessandro MayerFrancesco SternativoPierdamiano Mazza

In copertina: Cristo appare a Maria, Tommaso Conca, 1758, Basilica Cattedrale di Oria

Progetto graficoimpaginazione: ProgettipercomunicareEDIZIONI E COMUNICAZIONE

www.progettipercomunicare.it

Stampa:ITALGRAFICA Edizioni s.r.l.Oria (Br)

Curia Diocesana: Piazza Cattedrale, 9 - 72024 OriaTel 0831.845093www.diocesidioria.it e-mail: [email protected] al Tribunale di Brindisi n° 16 del 7.12.2006

ANNO X numero 2

Marzo-Aprile 2015

bimestrale di informazione della Diocesi di Oria

3VOCE del VESCOVOE voi chi dite che io sia?

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MEMORIA POETICAPasqua

PROSPETTIVE4Il popolo, raro protagonista della sua storia

MemOria

DIOCESANA8Catechisti in (ri)elaborazione

14Con San Pietro da secoli26Diamo vita alla pace!

10Don Salvatore Gennari ci ha lasciato

Agenda pastorale del Vescovo,marzo - aprile 2015

PRO-MEMORIA22

facebook.com/memoria.diocesidioria

liturgia in pillole7Il ministero dell’accolitato

catechesi in pillole16L’omelia parte integrante della messa

news12Marzo - Aprile

chiuso il 20 marzo 2015

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CULTURALEBarsanofio, il grande anziano

20Ciò che inferno non è

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Nel vangelo di Marco, che è il vangelo domenicale di questo anno liturgico, proprio nel mezzo dell’intero libro, Gesù pone ai suoi discepoli questa domanda: “E voi chi dite che io sia?” (Mc 8, 29). Spesso nel vangelo Gesù pone delle domande: a volte sono domande retoriche, che non richiedono risposta perché è già scontata, oppure sono rimproveri sotto forma di domanda, oppure sono domande poste per mettere in difficoltà l’avversario. Qui Gesù pone una domanda, per così dire, aperta, cioè che dà la possibilità di diverse risposte. Perché Gesù fa questo? Per far maturare i discepoli, per far emergere le loro incertezze e paure, per aiutarli a esporsi e a dichiararsi.Risponde Pietro per tutti: “Tu sei il Cristo” (Mc 8, 29). Qual è il significato di questa risposta? Qualche anno fa fu fatta in Europa un’indagine di sociologia religiosa, e fu posta proprio la stessa domanda che Gesù ha posto ai discepoli: “E voi chi dite che io sia?”. Lo scopo dell’indagine era capire che tipo di comprensione del mistero di Gesù aveva l’uomo europeo. Dalle risposte date furono stabilite quattro categorie di persone, secondo la tipologia di relazione con Dio.- Fu definita una prima categoria di cristiani come coloro che vivono la propria fede e credono in Dio fatto uomo, e che avrebbero dato una risposta come quella di Pietro.- Una seconda categoria sono coloro che affermano semplicemente l’esistenza di un Essere supremo, e mettono Gesù in relazione con questa potenza.- Una terza categoria di persone vede in Gesù un benefattore dell’umanità, una persona che si è fortemente impegnata a favore dei poveri.- Ci sono, infine, i non credenti, che riducono Gesù a un filantropo o a un uomo politico.Come si vede, non c’è univocità nella comprensione del mistero di Gesù. E tale pluralità, che spesso rasenta la

confusione, è anche del nostro tempo e, non di rado, di noi cristiani. Perciò è assolutamente necessario porsi la domanda di Gesù ai suoi discepoli e provare a darsi una risposta che sia coinvolgente per la nostra vita.Chi è, per me, Gesù? Come definisco il mio rapporto con Lui? Come mi dichiaro rispetto a Lui? Come Gesù è parte della mia identità?Sono domande che servono a inquadrare la nostra identità di uomini, prima di tutto, e poi di cristiani, di discepoli.Tutto il cammino quaresimale è un cammino di discepolato, un andare dietro a Gesù per comprenderne il mistero e per arrivare ad affidare la nostra vita nelle mani del Risorto. Anche per noi c’è il rischio di interpretare Gesù come il Battista, come Elia o uno dei profeti. E questo perché è comodo, perché possiamo accontentarci, senza sforzarci, possiamo vivere nella pigrizia mentale. E così pensiamo a Gesù come a qualcosa che è già sulla bocca della gente, non bisogna fare alcuna fatica per scoprire qualcosa di nuovo, di inatteso e inattendibile! Ma questa è paura di andare più in là, di pensare di più, di cogliere il nuovo che si affaccia all’orizzonte. Il percorso quaresimale deve aiutarci a liberare il nostro orizzonte dalla paura del nuovo, dalla paura di Dio che rende nuove tutte le cose. Se restiamo rinchiusi nelle tane delle nostre paure, non vedremo mai l’alba della resurrezione, non avremo mai la vita nuova. Lasciamoci stimolare quotidianamente dalla Parola di vita, la Parola di Gesù, che in diversi modi, ci ripete: “E voi chi dite che io sia?”. Proviamo a formulare delle risposte non semplicemente corrette. Risposte che ci impegnano, che ci stimolano, che ci spingono. Risposte che ci fanno desiderare il nuovo, il bello, il divino. Risposte che ci rendono persone nuove, figli della resurrezione, figli della luce. “Tu sei il Cristo, il Risorto!” “E io sono risorto con te!”.

E voi chi dite che io sia?

VOCE del VESCOVO

✠ Vincenzo Pisanello

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Non c’è politica e religione senza popolo. Quale popolo? Romanticismo e Risorgimento italiano correlano “popolo” con Nazione: “una d’arme, di lingua, d’altare, /di memorie, di sangue e di cor”. Da volgo spregiato e servo dello straniero, diviene nazione, conquistando la libertà e l’indipendenza col proprio sacrificio, come T. Koerner (A. Manzoni, Marzo 1821). II Guicciardini descrisse il popolo «animale pazzo, pieno di mille errori, di mille confusione, sanza gusto, sanza diletto, sanza stabilità». Ossimori storici! II Concilio Vaticano II codificò la Chiesa “popolo di Dio”, superando la formula di “società perfetta”.

Sull’argomento l’Evangelii Gaudium (EG) afferma: «l’essere fedele cittadino è una virtù, e la partecipazione alla vita politica è un obbligo morale. Diventare un popolo è qualcosa di più, richiede un costante processo nel quale ogni nuova generazione si vede coinvolta.Diventare un popolo implica ispirarsi a quattro principi

relazionati a tensioni bipolari: a) II tempo è superiore allo spazio, b) L’unità prevale sul conflitto, c) La realtà è più importante dell’idea, d) Il tutto è superiore alla parte» (nn. 222-225).

Papa Bergoglio col tema: “il tempo è superiore allo spazio” ci fa entrare in empatia con le dinamiche “processo” e “coinvolgimento”; questo è l’oggetto delle brevi riflessioni sia sul versante civile che ecclesiale. Le comunità cristiane erano agli inizi lo “spazio alternativo” di solidarietà e di fraternità contrappeso alla durezza della società contemporanea.“Ama il prossimo tuo come te stesso” fa oltrepassare il recinto di appartenenza; ma oggi l’universalità del comandamento s’infrange contro i nuovi recinti sorti all’interno della stessa tribù, etnia, religione, nazione, cultura e lingua.

Lo spazio

Nella società, dice papa Bergoglio, «uno dei peccati dell’attività socio-politica consiste nel privilegiare gli spazi di potere al posto dei tempi dei processi»; e aggiunge: «chi sono quelli che nel mondo attuale si preoccupano realmente di dar vita a processi che costruiscano un popolo, più che ottenere risultati immediali che producano una rendita politica facile, rapida ed effimera?» (EG nn. 223-4). La politica da anni non innesca processi costruttivi di unità nel popolo (incluso il contesto europeo). Ha lasciato deperire il territorio, la scuola, la cultura, il lavoro delle imprese e dei lavoratori, la sanità. Ha dilapidato un patrimonio di nobili storie, ha privilegiato le caste e ora «tenta di prendere possesso di tutti gli spazi di potere e di autoaffermazione». II momento attuale è rappresentato bene dallo spazio della scena; sul palcoscenico i figuranti e i protagonisti vivono dentro la scenografia del regista. I loro movimenti sono perfetti ma preordinati, con

Franco Candita

PROSPETTIVE DI

Il popolo, raro protagonista della sua storia

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sembianze di spontaneità e di naturalità ma si tratta di simulazione. Anche la democrazia oggi è da palcoscenico, non reale.

I guasti di tale politica divisiva del popolo sono sotto gli occhi di tutti, perché:1- «Cristallizza i processi e pretende di fermarli» e trasformarli in vantaggi, in rendite di posizioni per non perdere nulla.2- Si autoassolve in nome della modernità. Parola stregante, divinità bifronte. Il volto bellico della modernità è vivere senza la pazienza per costruire un edificio pietra su pietra; è rapinare il territorio, il pane e l’acqua, l’onestà, l’innocenza, i diritti; è accaparrarsi beni, cose e persone. La modernità, figlia guerriera dell’utilitarismo, esige mille incaute manipolazioni. Modernità è velocità che lascia indietro chi non ha più fiato o gambe per camminare; sacralizza le tecnologie di trasmissione dell’informazione mentre nasconde i dati necessari per poter giudicare. Modernità è processo di distanziamento tra i cittadini in nome del profitto che ingabbia gli uomini e offende il soffio creatore e pentecostale di Dio, ritmato sulla contemporaneità (l’oggi di Dio).3- Svuota la partecipazione. Agli Italiani, da più di venti anni, i leader hanno staccato la spina della Costituzione e hanno creato uno spazio/vuoto (horror vacui!). II vuoto politico, economico, sociale non lo occupa il saggio ma il mafioso, non la democrazia ma la protesta violenta. II vuoto di legalità? Lo riempie il tritolo della mafia, cancro delle Istituzioni.4- Impone un leaderismo importuno. Malattia cronica italiana. Memoria dell’uomo della Provvidenza; fattore d’entusiasti populismi. Carismatico o no, il leader, maledettamente solo, manda migliaia di messaggi, conta i follower e sterilizza la collaborazione, predilige l’esecuzione alla compartecipazione, ascolta le larve che lo elogiano per servile interesse; non si fida di nessuno, si circonda di replicanti. Non sopporta comprimari; non dà conto. Egli teme il confronto, maschera timidezza e decisionismo (forte con i deboli e debole con i forti). Ha i piedi d’argilla. Vuole unire ma opera col “divide et impera”. Stenta a confrontarsi. Gli è sgradevole un franco e onesto dissenso; ciò suscita larvati e neri mugugni. Il

suo ufficio lo frequenta spesso chi si aspetta ordini o contentini che smorzano le coscienze e le resistenze. È una sofferenza per tutti! Per i leader ecclesiastici valgono le 15 malattie denunciate dal papa nel discorso alla Curia.

“Spazio” si connette bene a “realizzazione”. Dare spazio ai valori, fare spazio agli altri, agli ultimi, alla comprensione, al dialogo; allora tempo e spazio confluiscono in vista di alte realizzazioni. E «se le condizioni di competitività cambiano, bisogna prenderne atto senza che questo significhi affidare la loro descrizione alla schiera di coloro che misurano tutto sull’unico parametro dei profitti. Il diritto e la politica democratica non sono finiti, ma devono dimostrarsi capaci di governare questo passaggio: senza demonizzare i mutamenti, non separarsi dal mondo ma giocare dentro di esso» (F. Cassano). È proprio in base alla necessità dei mutamenti che papa Bergoglio dà la priorità all’unità d’azione. «Nel nostro contesto spesso confuso e disgregato – egli afferma – la prima missione ecclesiale rimane quella di essere lievito di unità, che fermenta nel farsi prossimo e nelle diverse forme di riconciliazione: solo insieme riusciremo ad esser profezia del Regno».

Il tempo

Il tempo ha la priorità (sullo spazio) se lo si coniuga con “decisioni”. Un padre scuote il figlio dicendo: “Quando ti decidi a...”? Decisione è in antitesi a lentezza opportunista, oziosa e fannullona. II tempo ha la priorità se non si rimanda all’infinito un problema o una serie di problemi, se s’individua “il tempo opportuno”. Smascherare l’ambiguità del tempo è compito del

PROSPETTIVE DI

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cristiano. «Il mio tempo non è ancora venuto; il vostro tempo invece è sempre pronto - dice il Signore» (Gv.7,6). Il tempo si compie per chi paga un caro prezzo; è il tempo dei don Bosco, dei Bartolo Longo, sempre presenti nelle periferie umane degradate pronti ad affrontare per tempo i problemi, creando i supporti vitali del vivere: casa e lavoro, sanità, formazione, istruzione e mestiere, dignità e riscatto. «Quando si rimanda il raccolto, i frutti marciscono, ma quando si rimandano i problemi, essi non cessano di crescere» (P. Coelho).

Osserva papa Bergoglio: «per valutare con successo un’epoca c’è da domandarsi fino a che punto si sviluppa in essa e raggiunge un’autentica ragion d’essere la pienezza dell’esistenza umana, in accordo con il carattere peculiare e le possibilità della medesima epoca. Questo criterio è molto appropriato anche per l’evangelizzazione» (EG n. 224).

Tempo e spazio nella Chiesa sono ritmati, prevalentemente, dalla liturgia: i tempi forti (Avvento/Natale e Quaresima/Pasqua) e il tempo per annum; e gli spazi formali del tempio e dei luoghi deputati al culto. Ci vuole un tempo salvifico, pre e post cultuale, vissuto con dinamiche generate dallo Spirito per finalità “non alienanti”, e uno spazio valoriale per costruire il popolo su Cristo e non il proprio potere sul popolo. «Se la casa comune è lo spazio dell’attesa, il tempo sarà il personale ritmo di appropriazione delle energie dello Spirito» (C. Molari). Una domanda: Quanto diminuiscono nella società i delitti e le illegalità nei tempi forti dell’Avvento e della Quaresima? L’invito alla penitenza, al digiuno, al

cambiamento che nei tempi forti raggiunge un 20-25% dei cattolici italiani forse si scolora nella cultualità e mette in attesa l’autentica conversione e l’irruzione delle energie dello Spirito nella Chiesa. Il Tempo della Chiesa non è da confondere con le quattro tempora, né con la quantità di tempo che si passa nelle chiese e nelle sacrestie. Il tempo della Chiesa dovrebbe cogliere il meglio dell’anno di grazia del Signore (o Giubileo) tempo di giustizia e di misericordia, (proclamato dal papa per l’8 dicembre, al netto delle inutili sovrastrutture).

L’opera, pur datata, di O. Cullmann “Cristo e il tempo” è illuminante per capire il tempo della Chiesa, privo di coreografie sofisticate e di inutili e dannosi orpelli. Il tempo o è storia di grazia e di salvezza, e quindi tempo-Dono (Kairòs), o e un dio che divora ciò che genera, stritola ogni cosa, incute paura, angoscia, perché è tempo-Destino (Kronos). Per rendere uno il popolo di Dio bisogna che il tempo della Chiesa sia tempo della koinonia, della sinodalità, del coinvolgimento delle generazioni nuove e vecchie nelle scelte che riguardano tutti. In tutti gli organismi è ineludibile il principio che alla diminuzione di responsabile partecipazione corrisponda una crescente disaffezione per l’Istituzione stessa.

S’impone che il tempo della Chiesa sia tempo profetico, della denuncia (il dire) e della testimoniama (il fare); tempo della salvaguardia del Creato; tempo della libertà e della liberazione (in tempo reale!), tempo Esodale (per divenire popolo); la dimensione teologica e pastorale del tempo della Chiesa, ben considerata da preti e laici, aiuterebbe tutti a divenire popolo (di Dio) liberato, senza rimpianti per le cipolle d’Egitto. Intere casse di cipolle d’Egitto ingombrano le cucine di tante comunità. È tempo ecumenico, (la Chiesa esce da se stessa e dialoga col mondo). Tempo ultimo (éskaton) impetrato con la rarefatta invocazione “Maranathà” (vieni Signore Gesù). Non è l’invocazione per accelerare la fine ‘del mondo’, ma di ‘questo’ mondo. È il tempo di una Chiesa missionaria, ospedale da campo (tempo/ spazio), che va alle periferie esistenziali di casa nostra e a quelle ancor più disastrate del mondo; Chiesa ministra del perdono, della misericordia unificante. È il tempo dello Spirito.

PROSPETTIVE DI

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L’etimologia del termine greco “akólouthos” (accolito) è “compagno di vita”, colui che cammina nello stesso sentiero. Il latino traduce con sequens o comes: seguace, attendente.L’Accolito può essere un ministero istituito o di fatto.

Quali sono i compiti dell’Accolito istituito durante la S. Messa?L’accolito è istituito per il servizio all’altare e per aiutare il sacerdote e il diacono. A lui spetta in modo particolare preparare l’altare e i vasi sacri, e, se necessario, distribuire l’Eucaristia ai fedeli di cui è ministro straordinario (OGMR 98). Se si fa la Comunione sotto le due specie, in assenza del diacono, l’accolito presenta il calice ai comunicandi, o tiene lui stesso il calice, se la Comunione si dà per intinzione (OGMR 191).

Terminata la distribuzione della Comunione, aiuta il sacerdote o il diacono a purificare e riordinare i vasi sacri. In assenza del diacono, l’accolito istituito porta i vasi sacri alla credenza e lì, come si usa abitualmente, li purifica, li asterge e li riordina. (OGMR 192).

L’Accolito è chiamato, dunque, a curare con impegno il servizio all’altare e farsi educatore di chiunque nella comunità presta il suo servizio alle azioni liturgiche.

(CEI, I ministeri nella Chiesa, 8)

Quali sono i compiti dell’Accolito istituito e di fatto durante la Messa?I compiti che l’accolito può svolgere sono di vario genere; molti di essi si possono presentare contemporaneamente. Conviene quindi distribuire i vari compiti tra più accoliti; se però è presente un solo accolito, svolga lui stesso gli uffici più importanti, e gli altri vengano distribuiti tra più ministri (OGMR 187).

Se manca l’accolito istituito, si possono designare, per il servizio dell’altare in aiuto al sacerdote e al diacono, altri ministri laici che portano la croce, i ceri, il turibolo, il pane, il vino, l’acqua. Essi possono essere anche incaricati per distribuire la Comunione come ministri straordinari (OGMR 100).

Accoliti di fatto sono dunque i ministranti - piccoli e grandi - che prestano il loro servizio all’altare.

La spiritualità dell’AccolitoL’Eucarestia a cui l’Accolito partecipa con vera pietà, di cui si nutre e si sforza di comprenderne l’intimo e spirituale significato è la fonte della spiritualità dell’Accolito. La serietà ed il rispetto che l’Accolito assume nel tempio è trasparenza del legame intimo con l’Eucarestia.Sarà altrettanto fondamentale che l’Accolito nutra un profondo amore con il Corpo mistico di Cristo, la Chiesa, in particolar modo con le sue membra sofferenti (Cf Ministeria quaedam VI).

Si rimanda ad una lettura attenta dell’Ordinamento Generale del Messale Romano e del Rito della comunione fuori della Messa e Culto Eucaristico.

*direttore dell’Ufficio liturgico diocesano

Salvatore Rubino*

Il ministero dell’accolitato

IN PILLOLE

liturgia

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Lungo il solco dei processi pastorali in atto nella nostra Diocesi, in vista di un progetto diocesano di Iniziazione e Vita cristiana e a partire da una rinnovata pastorale che tenga conto dello stile pastorale indicato dal nostro Vescovo, durante il pre-convegno dello scorso giugno, quali l’accoglienza, la condivisione e l’entusiasmo, l’ufficio catechistico vuole accompagnare questa fase investendo nella formazione dei catechisti convinto che è un impresa di sicuro rendimento. Nel Direttorio Generale per la

Catechesi (1997), infatti, si legge che: “La pastorale catechistica diocesana deve dare assoluta priorità alla formazione dei catechisti laici” (n°234).Oggi diventa necessaria una figura del catechista in [ri]elaborazione, capace di passare attraverso il riordino delle “competenze” e la cura delle condizioni che ne consentono l’esercizio (formazione continua). Educare alla fede oggi, la centralità educativa mentre il cambiamento è in corso e procede ad altissima velocità non può più significare riprodurre modelli

Giacomo Lombardi*

Catechisti in (ri) elaborazione

DIOCESANA

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DIOCESANA

ideali del passato, plasmare ragazzi e adulti su schemi appunto immutabili, quanto piuttosto formarli ad una grande duttilità, a saper in ogni momento lasciar emergere il meglio di sé.Ecco perché la questione formativa oggi più che mai deve restare al centro di qualsiasi riflessione seria sul futuro della nostra pastorale, come ha ribadito Benedetto XVI al Convegno di Verona: “In concreto, perché l’esperienza della fede e dell’amore cristiano sia accolta e vissuta e si trasmetta da una generazione all’altra, una questione fondamentale e decisiva è quella dell’educazione della persona. Occorre preoccuparsi della formazione della sua intelligenza, senza trascurare quelle della sua libertà e capacità di amare”.A partire da questa riflessione l’Ufficio Catechistico ha voluto offrire al singolo catechista l’opportunità di approfondire la chiamata ad essere evangelizzatori attraverso un itinerario di base. Si è messo in calendario da gennaio a maggio 2015 un incontro al mese non

a livello diocesano ma a domicilio. Così abbiamo potuto coinvolgere un maggior numero di catechisti tra cui molti giovani (466) che con un’esperienza centralizzata, non avremmo potuto incontrare e favorire in questo percorso di formazione. E parlando dell’atmosfera creatasi durante gli incontri si è avvertita una grande positività determinata dall’entusiasmo e dalla partecipazione attiva. Molti hanno dichiarato di sentirsi “accolti dall’interesse della Diocesi” nelle loro sedi, e non solo “esecutori di disposizioni” calate dall’alto. Gli incontri sono stati condotti in modo pressoché laboratoriale e c’è stata una partecipazione pro-attiva da parte di tutti

i partecipanti, confermato dalla restituzione, con interventi molto pertinenti sia a caldo sia quando hanno inviato i contributi in segreteria per e-mail. Ancora altri commenti a caldo che riporto volentieri confermano la validità del format: è la prima volta che parliamo tra catechiste di parrocchie diverse; è interessante la metodologia applicata, si potrebbe usare anche durante l’incontro di catechesi con i ragazzi; si potrebbero allargare questi incontri anche agli operatori pastorali “non catechisti”?Naturalmente si è coscienti che questo entusiasmo iniziale è da leggere ad un livello emozionale e come corrispondenza di un bisogno-attesa latente; ma può essere certamente indirizzato per esprimersi in consapevolezza e protagonismo, all’interno di un processo di cambiamento per favorirela realizzazione del progetto pastorale diocesano.

*Direttore dell’Ufficio catechistico diocesano

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Alle ore 23 del 3 gennaio 2015, in seguito a un urgente intervento chirurgico, il nostro don Salvatore è ritornato alla Casa del Padre, confortato dalla benedizione e assoluzione in articulo mortis impartitegli dal nostro vescovo mons. Vincenzo

Pisanello, accorso al suo capezzale nell’ospedale “Santissima Annunziata” in Taranto. La forte fibra della sua veneranda età non ha retto innanzi a un malore grave e improvviso, accadutogli il giorno di Capodanno, e che gli aveva oscurato la sua duratura lucidità di mente e di coscienza. Aveva compiuto 96 anni di età e 72 anni e sei mesi di sacerdozio, essendo nato in Maruggio il 20 dicembre 1918 e ordinato presbitero il 28 giugno 1942.La sua vita sacerdotale, interamente trascorsa al centro diocesi – tranne gli ultimi dieci anni circa, vissuti nella Casa di Riposo “Maria Immacolata” di Maruggio, essendo rimasto solo in famiglia – è stata continuamente impregnata dal proprio attaccamento di fedeltà alla Chiesa, alla sua dottrina e alle sue norme, che di riflesso egli viveva nella vita della diocesi verso la quale nutriva grande affetto e preoccupazione perché ogni cosa stesse sempre al giusto posto nel rispetto dei vari ruoli, incombenze ed esigenze soprattutto nel campo pastorale. E questo lo ha vissuto lungo tutta la sua vita a contatto quasi continuo con i sei vescovi, succedutisi nel tempo, che nell’arco di circa ottanta anni

hanno guidato la santa Chiesa di Oria.Compiuto il corso normale di filosofia e teologia nel Pontificio Seminario Regionale di Molfetta, prestò subito servizio nel Seminario Vescovile

Pietro Pesare

Don Salvatore Gennarici ha lasciato

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MemOria anno X n. 2 Marzo-Aprile 2015

in Oria, insegnando storia, per alcuni anni, nella scuola media e ginnasio. Dopo il Concilio Vaticano II, nel contesto di una rinascita generale in seno alla Chiesa e nelle chiese locali, frequentò l’Istituto di Teologia ecumenico-patristica “San Nicola” in Bari raggiungendo la licenza in Sacra Teologia ecumenica. Tale traguardo gli servì per poter collaborare da vicino con il vescovo De Giorgi (1978-1981) prima e con il vescovo Franco (1981-1997) dopo, e qualche altro sacerdote diocesano, all’istituzione dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose in diocesi, presso il quale poi, per diversi anni, fu docente di Sacra Scrittura. Ricoprì inoltre il ruolo di Canonico Teologo nel Capitolo Cattedrale e fu nominato Cappellano d’onore di Sua Santità. Per un breve periodo di tempo svolse il servizio di parroco in San Francesco d’Assisi in Oria, mentre per quasi l’intera sua vita sacerdotale in Oria ha svolto il servizio di Cerimoniere Vescovile, di Notaio nell’ufficio Matrimoni della Curia e presso il Tribunale Ecclesiastico Diocesano.Ma l’impegno preponderante, che per lui costituì una vera missione in tutto il suo servizio sacerdotale, fu l’interessamento, quasi spasmodico e duraturo, per la sacra Liturgia vista come Fonte e Culmine (Sacrosanctum Concilium, n.10) non solo di santificazione personale ma soprattutto di evangelizzazione nella pastorale della Chiesa e dell’attività diocesana. Nominato Direttore dell’Ufficio Liturgico Diocesano subito dopo il Concilio, fu il conduttore nella diocesi – in piena

collaborazione con i vescovi Alberico Semeraro (1947-1978) e Salvatore De Giorgi – della Riforma Liturgica, voluta dal Concilio negli anni 1963-1965, nonché animatore anche di Settimane Liturgiche in varie parrocchie per la formazione dei laici. Durante il governo del vescovo mons. Franco fu l’estensore del nuovo Messale Diocesano.Il suo amore verso la Liturgia, tinto di vera preoccupazione per la vita della diocesi in tale campo, lo portò a costituire la Fondazione Fons et Culmen orientata all’organizzazione e attuazione della pastorale liturgica in diocesi nei tempi avvenire, perché soprattutto la celebrazione della Santa Messa, quale centro della vita cristiana, potesse essere nel tempo sempre più capita e partecipata dall’assemblea cristiana in tutte le sue componenti, specialmente nella giornata del Signore.Anche verso le sante Missioni e il Seminario diocesano, don Salvatore ha nutrito amore riservando verso di essi, nella generosità del suo cuore sacerdotale, vistose donazioni: grosse somme di denaro per la costruzione di pozzi acquiferi in Tanzania, in terra Africana e la sua villetta in Campomarino di Maruggio al Seminario Vescovile.Che il Signore, attraverso l’intercessione della Vergine Santa, madre dei Sacerdoti, cui era particolarmente legato soprattutto negli ultimi anni, toccato da prove fisiche particolari quali la sordità e la cecità, sopportate con pazienza vivamente esemplare, lo benedica e lo introduca nel canto eterno della liturgia celeste.

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Seminario pastorale familiare

Azione Cattolica in formazione

Prosegue il percorso del VI seminario di Pastorale familiare. Il 25 febbraio il prof. Michele Lenoci (docente emerito di Sacra Scrittura presso la Facoltà Teologica Pugliese) ha trattato la

tematica “Testi paolini sul matrimonio”. L’11 marzo è intervenuta sul tema “Il matrimonio e la legge naturale” la prof.ssa Gabriella Gambino, docente di filosofia del diritto presso l’Università “Tor Vergata” di Roma e presso il Pontificio Istituto “Giovanni Paolo II” di Roma.

Dal 16 marzo al 18 marzo, nella chiesa parrocchiale di San Lorenzo martire in Francavilla Fontana si è tenuta la Settimana biblica diocesana, appuntamento annuale dedicato

all’approfondimento della Scrittura. Relatore è stato il gesuita padre Franco Annicchiarico che ha trattato il Vangelo di Marco analizzando i tre seguenti aspetti: la buona notizia di Gesù che guarisce e libera l’uomo; la buona notizia di Gesù che chiama a sequela; la buona notizia di Gesù che rivela il vero volto del Padre.

L’Azione Cattolica diocesana ha promosso il convegno sul tema “Dottrina sociale della Chiesa e impegno nelle istituzioni”, tenutosi domenica 14 marzo nel Seminario

diocesano di Oria con l’intervento di Gianluca Budano (direttore generale Ambito sociale Br/3), Giovanni Semeraro (dirigente scolastico ITIS “E. Fermi” di Francavilla Fontana) ed Emanuele Sternativo (vice presidente Camera di Commercio della provincia di Brindisi); ha moderato Corradino De Pascalis (presidente diocesano AC).

Settimana biblica 2015 A Maruggio la Via Crucis delle Confraternite

Anche quest’anno le confraternite della Diocesi di Oria hanno vissuto l’importante appuntamento quaresimale della Via Crucis diocesana per le Confraternite, che in questo 2015 si è

tenuta domenica 14 marzo nel comune di Maruggio. Promossa dall’Ufficio diocesano per le Confraternite, la Via Crucis ha visto la partecipazione di centinaia di confratelli e di consorelle appartenenti alle oltre trenta confraternite presenti nella nostra diocesi ed è stata presieduta dal vescovo Vincenzo.

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news

GMG diocesana 2015 Formazione per famigliee fidanzati

Sabato 28 marzo i giovani della nostra comunità diocesana di Oria vivranno la GMG, promossa e organizzata dall’Uf-ficio per la Pastorale giovanile. I giovani provenienti dei diversi

comuni si raduneranno alle ore 15.30 presso il San-tuario di Sant’Antonio in Oria, il Santuario di Santa Lucia in Erchie e il Santuario di Sant’Antonio in Manduria per procedere insieme, dopo un momento di riflessione, in pellegrinaggio verso il santuario dei Santi Medici in Oria, dove incontreranno il vescovo Vincenzo.

Il 15 aprile presso il Santuario dei Santi Medici in Oria si terrà l’ultimo appuntamen-to del VI seminario di pastorale familiare con l’intervento del prof. Basilio Petrà sul tema “Tradizione cat-

tolica e tradizione ortodossa sul matrimonio”. Inoltre è già stato avviato il percorso di fede per i fidanzati su “fede, relazione, sacramento”; gli appuntamenti si tengono presso il Santuario dei Santi Medici dalle 19.30 alle 21.00; i restanti appuntamenti sono: 27 marzo, 17 aprile, 24 aprile e 29 aprile.

Il vescovo Vincenzo e la redazione di MemOria augurano una santa e serena Pasqua.

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MemOria anno X n. 2 Marzo-Aprile 2015

14 marzo 2015, processione di San Pietro: l’alba del terzo millennio conserva intatte religiosità popolare, tradizione e folklore. Ci si potrebbe chiedere se anche la fede è sempre quella intensa e drammatica di un rito senza eguali e se questa sia fede autentica. Migliaia di persone che sfidano le intemperie e la

sopportabilità umana di pesi a foggia di tronchi d’albero o di altarini compongono un mistero che invita, quanto meno, a sospendere il giudizio.In quest’anno, come in tanti altri, anche l’assenza della richiesta della grazia dell’acqua fa passare in secondo piano la credenza rispetto al credo. Quella stessa credenza che, nel 1893, porta il Gigli ad annoverare tra le sue Superstizioni questo affascinate rito popolare e che, per molti culti cristiani particolarmente radicati nel volgo, può avere chiare origini pagane. Se è difficile distinguere pienamente tra storia e leggenda, è sicuramente più agevole comprendere le ragioni di un sentimento popolare di devozione, che trova la sua forza nella semplicità della vita contadina e della sua economia di natura, ribadita nella simbologia che invade la processione: l’acqua, il pane, il raccolto, le fronde degli alberi. Intorno a questa processione penitenziale e

devozionale si sviluppa la fantasia popolare. Ciascuno crea e decora il proprio altarino nei modi che gli sembrano più belli: chi con le canne, chi col ferro battuto, che con i fiori, chi non i nastri, chi con sterpi secchi per ricordare la siccità. Anche il bastone da pellegrino viene decorato con pennacchi di canne o

Nando Perrone

Con San Pietro da secoli

DIOCESANA

Torna quest’anno a Manduria l’antica tradizione di fede

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foto di Giuseppe Fanuli

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MemOria anno X n. 2 Marzo-Aprile 2015

ciuffi di rami e frasche di ogni tipo.Quando non c’erano gli attuali mezzi di trasporto, si partiva sin dalla notte, a piedi o in traino, per raggiungere la marina, bivaccare nel bosco o sulle dune e trovarsi all’alba alla funzione religiosa. Dopo la Messa si benedice il pane, offerto dai devoti. Così il corteo sacro procede, fra frasche, immagini del Santo, altarini, canti e preghiere. È molto numeroso e variopinto. Uomini, donne e bambini di

tutte le età sono guidati dai sacerdoti.Vi sono poi le Confraternite, che conferiscono un’ulteriore nota di colore alla processione coi loro alti stendardi e i loro camici.C’è dunque un modo per rivivere la tradizione popolare, partendo dalle antiche ispirazioni e modificandole un

po’. Fede, sacrificio, festa. Forse oggi è più festa che sacrificio.Per tutti invece c’è questa coralità, questo vivere insieme l’esperienza del pellegrinaggio, la speranza della grazia soprannaturale, la gioia dell’essere comunità. Un rito che esprime ancora il senso dell’identità e dell’appartenenza.

DIOCESANA

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MemOria anno X n. 2 Marzo-Aprile 2015

Quali sono le finalità e le caratteristiche dell’omelia, anche alla luce dei recenti insegnamenti di papa Francesco?

domanda posta da un lettore di Oria

La domanda tradisce probabilmente qualche delusione. D’altra parte lo ha ammesso anche il Santo Padre nella Evangelii Gaudium che “molti sono i reclami” in merito, tanto da sentire la necessità di dedicare al tema dell’omelia e della sua preparazione diverse pagine dell’Esortazione apostolica. Così come anche papa Benedetto XVI - già nel 2010 - auspicava la sollecita redazione di un Direttorio sull’omelia come strumento per i presbiteri (Verbum Domini 60).Che al papa stia a cuore la questione è evidente anche dall’energia con cui egli stesso si dedica quotidianamente alla predicazione, dallo stile e dai contenuti che egli preferisce e di conseguenza dall’eco che le sue omelie – tra le più “cliccate” sul web – producono anche nei social network.

Per rispondere al nostro lettore, ricordiamo innanzi tutto che l’omelia si distingue dalle altre forme di predicazione, perché è parte integrante della celebrazione liturgica e perché è prerogativa del ministro sacro (vescovo, presbitero o diacono). Essa è obbligatoria nelle domeniche, nelle solennità ed in tutte le S. Messe con grande partecipazione di popolo

ed è consigliata anche nelle feste e nei giorni feriali, soprattutto nelle ferie di Avvento e Quaresima.Già questi semplici elementi ci aiutano a comprenderne l’importanza e a non sottovalutarne la portata.Essa è volta a far sì che la Parola di Dio sia meglio compresa da chi la ascolta e quindi più efficace e deve consistere nella spiegazione di qualche aspetto delle letture, per stimolare le giuste scelte di vita dei credenti in accordo con la fede; deve tenere conto perciò delle particolari circostanze in cui si svolge e delle necessità di chi ascolta (cf. Ordinamento Generale del Messale Romano). Vuol dire che sarà necessario modificare il contenuto e lo stile della predicazione qualora ad esempio ci si rivolgesse ad un’assemblea composta in gran parte di bambini o in occasione di una liturgia penitenziale oppure nell’occasione di una festa patronale, etc…Anche il Codice di diritto Canonico richiama l’importanza e la natura dell’omelia ed afferma che in primo luogo essa deve fare in modo che ai fedeli venga comunicato “ciò che è necessario credere e fare per la gloria di Dio e per la salvezza degli uomini” (can. 769); in secondo luogo ciò che la Chiesa propone “sulla dignità e libertà della persona umana, sull’unità e stabilità della famiglia e sui suoi compiti, sugli obblighi che riguardano gli uomini uniti nella società, come pure sul modo di disporre le cose temporali secondo l’ordine stabilito da Dio” (ibid.). Tutto ciò “in modo conforme alla condizione degli uditori e adattato alle necessità dei tempi” (can. 769).

Alessandro Mayer

L’omelia parte integrante della messa

IN PILLOLE

catechesi

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MemOria anno X n. 2 Marzo-Aprile 2015

Papa Francesco nei numeri 135-159 della Evangelii gaudium ne fa soprattutto una questione di stile. E’ il modo con cui Gesù comunicava la vita di Dio attraverso il suo stile di vicinanza e di delicatezza ad essere lo sfondo sul quale deve necessariamente collocarsi il ministero della predicazione anche oggi.Il papa fa notare che “è Dio che desidera raggiungere gli altri attraverso il predicatore” e che se ben preparata l’omelia può diventare “un’intensa e felice esperienza dello Spirito, un confortante incontro con la Parola, una fonte costante di rinnovamento e di crescita”.

La prima finalità dell’omelia quindi, proprio come parte integrante della liturgia della Parola, prima mensa della Celebrazione eucaristica, è quella di preparare i fedeli ed il predicatore stesso ad una “comunione con Cristo nell’Eucaristia che trasformi la vita” e costituisce il “momento più alto del dialogo tra Dio e il suo popolo, prima della comunione sacramentale”.Non è perciò in nessun modo una sorta di one-man-show con protagonista il sacerdote, bensì uno strumento di cui Dio si serve per parlare nella circostanza più sacra possibile che è l’Eucaristia, “in cui vengono proclamate le meraviglie della salvezza e continuamente riproposte le esigenze dell’Alleanza”.L’omelia che papa Francesco ha in mente “trasmette coraggio, respiro, forza, impulso” e deve essere espressione soprattutto dei sentimenti prodotti dal dialogo con il Signore nella fede, senza la pretesa di essere una trattazione esaustiva, “in modo tale che in seguito ciascuno possa scegliere come continuare la conversazione” con Dio. Al predicatore il papa chiede la pazienza e la devozione necessarie nella preparazione per cogliere il significato centrale del testo della Scrittura, il messaggio principale che l’autore sacro ha voluto trasmettere, “l’effetto che quell’autore ha voluto produrre”, così da poter comunicare – per quanto è possibile – la forza propria del testo proclamato.

Per quanto riguarda le caratteristiche dell’omelia secondo la Evangelii Gaudium, essa deve innanzitutto “essere breve ed evitare di sembrare una conferenza o una lezione”. Il papa la intende poi “come la conversazione di una madre”, nel senso che il predicatore sa di collocarsi all’interno di un rapporto che già esiste tra Dio e il suo popolo e perciò come una madre (la Chiesa intera è madre!) è chiamato a riconoscere e custodire questa preziosa azione di Dio. Avere coscienza di essere strumenti e custodi implica per il predicatore assumere lo stile di una “vicinanza cordiale” che si esprime nel “calore del suo tono di voce”, nella “mansuetudine dello stile delle sue frasi”, nella “gioia dei suoi gesti”, in un “linguaggio positivo”, incoraggiante e mai dai toni di condanna, perché “nell’omelia, la verità si accompagna alla bellezza e al bene”. Parlare come una madre vuol dire anche capacità di inculturare la predicazione, con l’utilizzo di immagini e linguaggio comprensibili agli uditori e vicini alla vita quotidiana (perché no?, anche al dialetto!), così come il dono della “sintesi del messaggio evangelico” e della giusta scelta di priorità negli argomenti da trattare. Questione molto seria quest’ultima, per la quale vale il più generico asserto del n. 38:

“se un parroco durante un anno liturgico parla dieci volte sulla temperanza e solo due o tre volte sulla carità o sulla giustizia, si produce una sproporzione, per cui quelle che vengono oscurate sono precisamente quelle virtù che dovrebbero essere più presenti nella predicazione e nella catechesi. Lo stesso succede quando si parla più della legge che della grazia, più della Chiesa che di Gesù Cristo, più del Papa che della Parola di Dio”.

IN PILLOLE

catechesi

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Sta suscitando attenzione e procurando stimoli di interesse l’opera dal titolo “San Barsanofio,

patrono della Città e della Diocesi di Oria. Culto e preghiera nella liturgia e nella devozione”, agile

pubblicazione presentata lo scorso 20 febbraio, festa del patrocinio di San Barsanofio.Il volume ha visto la luce grazie alla iniziativa e al lavoro di don Daniele Conte, direttore dell’Archivio, della Biblioteca e del Museo diocesani, che ha svolto una paziente opera di consultazione del materiale esistente sul Grande Anziano (com’è appunto denominato), selezionando quanto di più utile potesse essere offerto alla lettura di fedeli e di studiosi di buona volontà.La figura di Barsanufio di Gaza (per citare il nome con cui è conosciuto negli

Pierdamiano Mazza*

Barsanofio, il grande anziano

CULTURALE

Il patrono della Diocesi oggetto di un’interessante pubblicazione

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MemOria anno X n. 2 Marzo-Aprile 2015

CULTURALE

ambienti specialistici) è particolarmente rilevante per i cristiani d’Oriente e le sue lettere fin dall’alto medioevo sono oggetto di antologie prima e di studi in seguito. A partire dal XIX secolo le epistole barsanufiane sono state analizzate e sottoposte ad analisi filologiche, divenendo nell’ultimo trentennio oggetto di ricerca scientifica anzitutto nelle istituzioni accademiche ecclesiastiche e successivamente negli atenei statali, occupando inoltre posti di rilievo in convegni e pubblicazioni.Il lavoro di don Daniele – che ha visto anche la collaborazione mons. Barsanofio Vecchio, arciprete della Basilica Cattedrale di Oria – offre un completo quadro divulgativo della figura di San Barsanofio e del culto che gli è tributato nella città e nella diocesi oritana. Alla prefazione dell’autore segue la presentazione curata dal vescovo Vincenzo Pisanello che – offrendo diverse considerazioni in merito – definisce la pubblicazione come insieme di “pagine dense di preghiera e di testimonianze di fede e di devozione”. L’opera è dunque un piccolo prezioso scrigno: i cenni storici sulla vita di San Barsanofio ne anticipano le sei parti ovvero la prima, dedicata alla novena, alle litanie e alla supplica in onore del Santo; la seconda parte presenta una selezione di benedizioni e intercessioni tratte dall’epistolario barsanufiano; la terza parte raccoglie orazioni e preghiere al Santo estratte dai libri liturgici di Oriente e Occidente; la quarta parte include le preghiere che i vescovi oritani hanno composto e diffuso per il culto di San Barsanofio (da quella del vescovo Gargiulo del 1899 alla più recente composta dal vescovo Pisanello); la quinta parte è dedicata

alle preghiere e testi devozionali che Sant’Annibale Maria di Francia compose in onore del Patrono oritano; nella sesta parte sono raccolti gli inni e i canti con cui è onorato il Santo; conclude il volume un’ampia appendice documentaria comprendente una selezione dalle epistole barsanufiane, il testo di alcuni riti riguardanti le celebrazioni in onore del Santo e il testo completo delle tre udienze generali in cui il papa Benedetto XVI (tra il 2005 e il 2006) ha citato appunto le lettere di San Barsanofio.Senza dubbio il lavoro del sacerdote Conte (di cui è possibile richiedere copia presso la Basilica Cattedrale di Oria) è il frutto di una personale passione e di una solida competenza nell’ambito della promozione della cultura religiosa, maturata con un’esperienza pluridecennale; non dunque un libretto di propaganda devozionistica ma un valido strumento culturale nonché adeguato sussidio pastorale di cui sarebbe auspicabile sul territorio la diffusione e l’utilizzo.Agli oritani e ai fedeli dell’intera diocesi dunque è data l’occasione e il piacere di poter conoscere meglio la figura di San Barsanofio e la sua imponente statura spirituale e letteraria.

*direttore dell’Ufficio diocesanoper le Comunicazioni sociali e la Cultura

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Il 28 ottobre 2014 è stato pubblicato un romanzo che sin da subito ha riscosso successo tra i lettori. Stiamo parlando dell’ultima fatica di Alessandro D’Avenia, intitolata Ciò che inferno non è. Una grande opera e soprattutto una grande abilità a raccontarla. Con i sentimenti di un testimone oculare e la potenza dello scrittore, Alessandro D’Avenia narra la lunga estate di Federico e 3P (Padre Pino Puglisi), in cui tutto sembra statico ma tutto comincia ad evolversi, e ridà vita a un prete straordinario che in queste pagine dialoga con noi, custodendo quel sorriso che non svanì nemmeno davanti al suo assassino.Il libro è scritto in prima persona da un adolescente ma con uno stile che di questa età ha davvero poco. Potremmo dire che è la vicenda di un adolescente, vista con gli occhi di un adulto. Il protagonista è Federico, diciassette anni. La scuola è finita, l’estate palermitana si annuncia piena di novità.

Infatti, poco prima di partire per una vacanza-studio a Oxford, Federico incontra il suo professore di religione che tutti chiamano affettuosamente “3P”, perché il suo nome è Padre Pino Puglisi. In questo incontro fuori dal contesto scolastico, il giovane riceve una proposta che lo segnerà: aiutare il suo professore nell’attività pastorale con i ragazzi del malfamato quartiere Brancaccio. Federico ancora non sa che in questa esperienza ha inizio per lui una nuova vita e la sera, pur tornando a casa senza bici e con il labbro spaccato, sente di aver scoperto una realtà totalmente estranea a lui ma che lo riguarda da vicino. Nel romanzo leggiamo cose che tutti conoscono (l’assassinio di Borsellino; l’impegno dell’ormai beato Padre Puglisi e la sua morte per mano della mafia) ma soprattutto troviamo descritte scene che sono lontane dalla nostra vita “normale” (una bambina orfana di padre che si era ribellato al pagamento del pizzo; una ragazza con in grembo una vita non voluta perché frutto di violenza).Mentre ci porta nei vicoli della sua Palermo, l’autore ci lascia intendere che non è necessario muoversi lontano nel mondo per trovare la sofferenza, anche quella nata dalla consapevolezza di non avere alternative. Un quartiere come Brancaccio (dove la legge dello Stato non ha valore ma vige invece la legge del più forte) potrebbe non essere distante dai nostri quartieri.Per chi si trova al di fuori di queste vicende è facile dare un giudizio, ma in questo romanzo siamo guidati dall’Autore ad oltrepassare il passaggio a livello che divide la Palermo bene dalla povertà di Brancaccio. Così ci sforziamo di capire perché dei bambini diventano schiavi di Cosa Nostra, cosa spinge una ragazza madre a prostituirsi ed anche quale sia il motivo per cui un’altra ragazza cerca invece di essere diversa, nonostante il mondo che le sta intorno esige da lei il contrario.Questo libro ci stimola a riflettere su ciò che nessuno vorrebbe avvicinare. Questo libro ci fa scendere dentro l’inferno. Un inferno non fatto di fiamme e diavoli, ma di intimidazioni, pistole, vicoli bui. Qui diffidare degli altri è purtroppo l’unica possibilità di sopravvivenza.

Marco Tatullo, Mauro Spina

Ciò che inferno non è

CULTURALE

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COMUNE PARROCCHIA N. OFFERTE IMPORTI IN €

ORIA Basilica Cattedrale San Domenico

San Francesco d’AssisiSan Francesco di Paola

3//25//

80,00

205,00

CEGLIE MESSAPICA ImmacolataSan Rocco

San Lorenzo da BrindisiCollegiata dell’Assunta

28561311

340,00610,0090,00

110,00

LATIANO San Giuseppe LavoratoreSacro Cuore

Collegiata di Santa Maria della Neve

252520

125,00255,00100,00

MANDURIA Collegiata della Trinità Santa Maria di Costantinopoli

San Michele ArcangeloSan Paolo della CroceMadonna del RosarioSan Giovanni Bosco

112151010////

1.035,00150,0070,0050,00

FRANCAVILLA FONTANA CarmineBasilica Collegiata del Rosario

ImmacolataSan Lorenzo MartireSanta Maria Goretti

Spirito SantoMadonna della Croce

Sant’EligioBeata Vergine dei Sette Dolori

6850//2385//////

445,00602,00

155,0065,00

110,00

AVETRANA Sacro CuoreSan Giovanni Battista

253

175,0030,00

ERCHIE di Maria Natività& Santissimo Salvatore

57 536,00

TORRE SANTA SUSANNA Santa Maria e San NicolaCristo Re

17//

110,00

Resoconto offerte per i sacerdoti raccolte nell’anno 2014 dai referenti parrocchiali attraverso l’Istituto per il Sostentamento del Clero della Diocesi di Oria.

Totale offerte691

TOTALE €7.288,00

SPECIALE SOSTENTAMENTO CLERO

UGGIANO M.CO Maria Assunta in Cielo 14 230,00

MARUGGIO Natività di Maria 35 295,00

VILLA CASTELLI San Vincenzo de’ Paoli 22 800,00

Movimento Cursillos di Cristianità 22 170,00

CAMPOMARINO Maria Assunta in Cielo //

SAN PIETRO San Pietro //

SAVA San Giovanni BattistaSanti Medici

Sacra Famiglia

8////

800,00

A cura dell’Istituto diocesano per il Sostentamento del Clero

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Agenda pastorale del Vescovo, marzo - aprile 2015

domenica 1 marzo 2015

ore 16.30 - Sava, santuario Madonna della Madonna di Pasano: Solennità Madonna di Pasano

giovedì 5 marzo 2015

ore 15.45 - Oria, Basilica Cattedrale: “Scenni Crištu”, celebrazione dell’antico rito e della santa Messa con catechesi del Vescovo

venerdì 6 marzo 2015

ore 17.30 - Oria, Basilica Cattedrale: santa Messa con il “canto delle Piaghe”e catechesi del Vescovo

mercoledì 11 marzo 2015

ore 19.00 - Oria, Santuario di San Cosimo: VI seminario di Pastorale familiare

giovedì 12 marzo 2015

ore 15.45 - Oria, Basilica Cattedrale: “Scenni Crištu” celebrazione dell’antico rito e della santa Messa con catechesi del Vescovo

ore 17.30 - Oria, santuario di San Cosimo: ritiro familiari del clero

venerdì 13 marzo 2015

ore 17.30 - Oria, Basilica Cattedrale: santa Messa con il “canto delle Piaghe” e catechesi del Vescovo

ore 20.00 - Oria, Santuario di San Cosimo: incontro di preghiera con i giovani

sabato 14 marzo 2015

ore 16.00 - Manduria, Collegiata della Trinità: processione penitenzialedi San Pietro e santa Messa

domenica 15 marzo 2015

ore 10.00 - Torre S. S., Chiesa Matrice: Cresime

ore 15.30 - Maruggio: Via Crucis diocesana delle Confraternite

giovedì 19 marzo 2015

ore 11.00 - Erchie, Santuario di Santa Lucia: santa Messa nella festa di San Giuseppe

ore 15.45 - Oria, Basilica Cattedrale: “Scenni Crištu”, celebrazione dell’antico rito e della santa Messa con catechesi del Vescovo

ore 17.30 - Oria, parrocchia di San Francesco d’Assisi: santa Messa nella festa di San Giuseppe

venerdì 20 marzo 2015

ore 17.30 - Oria, Basilica Cattedrale: santa Messa con il “canto delle Piaghe” e catechesi del Vescovo

sabato 21 marzo 2015

ore 18.00 - Torre Santa Susanna, parrocchia di Cristo Re: Cresime

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domenica 22 marzo 2015

ore 18.30 - Francavilla Fontana, parrocchia del Carmina: conclusione della Settimana eucaristica

giovedì 26 marzo 2015

ore 15.45 - Oria, Basilica Cattedrale: “Scenni Cristu”, celebrazione dell’antico rito e della santa Messa con catechesi del Vescovo

venerdì 27 marzo 2015

ore 10.00 -Torre Santa Susanna, Chiesa Matrice: auguri pasquali con i gli alunni e i docenti della scuola statale “G. Missere”

ore 17.30 - Oria, Basilica Cattedrale: santa Messa con il “canto delle Piaghe” e catechesi del Vescovo

venerdì 10 aprile 2015

ore 20.00 - Oria, santuario di San Cosimo: incontro di preghiera con i giovani

29 marzo 2015

ore 9.30 - Oria, piazza Manfredi: benedizione cittadina dei rami di ulivo

ore 10.00 - Oria, Basilica Cattedrale:santa Messa

DOMENICA DELLE PALME

1 aprile 2015

ore 16.00 - Oria, Basilica Cattedrale: “Discesa dei Misteri”, celebrazione dell’antico rito e della santa Messa con catechesi del Vescovo

ore 17.30 - San Pietro in Bevagna, parrocchia di San Pietro: Perdonanze

MERCOLEDÌ SANTO

2 aprile 2015

ore 10.30 - Oria, BasiCattedrale:Messa Crismale

ore 18.30 - Oria, Cattedrale: Messa “in Coena Domini”

GIOVEDÌ SANTO

venerdì 3 aprile 2015

ore 10.30 - Oria, Basilica Cattedrale: celebrazione della Passione del Signore

VENERDÌ SANTO

sabato 4 aprile 2015

ore 8.30 - Manduria, parrocchia San Michele Arcangelo: l’Ora della Madre

ore 22.00 - Oria, Basilica Cattedrale: Veglia pasuqale

SABATO SANTO

domenica 5 aprile 2015

ore 11.00 - Oria, Basilica Cattedrale: solenne Pontificale

PASQUA DI RESURREZIONE

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domenica 26 aprile 2015

ore 10.30 - Maruggio, chiesa Matrice: Cresime

martedì 28 aprile 2015

ore 19.30 - Avetrana, Chiesa Matrice: santa Messa per la festa patronaledi San Biagio

giovedì 30 aprile 2015

ore 17.00 - Francavilla Fontana, parrocchia del Carmine: Cresime

giovedì 23 aprile 2015

ore 18.30 - Oria, santuario di San Cosimo: lectio divina OR

venerdì 24 aprile 2015

ore 18.00 - Francavilla Fontana, parrocchia del Carmine: Cresime

sabato 25 aprile 2015

ore 10.30 - Sava, parrocchia dei Santi Medici: Cresime

ore 18.30 - Erchie, Chiesa Matrice: Cresime

domenica 19 aprile 2015

ore 10.00 - Erchie, chiesa Matrica: Cresime

ore 16.00 - Oria, santuario di Sant’Antonio: festa della Famiglia

ore 18.00 - Oria, parrocchia di San Francesco di Paola: Cresime

sabato 18 aprile 2015

ore 10.00 - Oria, rettoria di San Francesco di Paola: santa Messa nella festa di San Francesco di Paola

ore 10.00 - Latiano, parrocchia del Sacro Cuore: Cresime

mercoledì 15 aprile 2015

ore 19.30 - Oria, Santuario di San Cosimo: VI seminario di Pastorale familiare

giovedì 16 aprile 2015

ore 18.00 - Erchie, Santuario di Santa Lucia: santa Messa e processione

sabato 11 aprile 2015

ore 18.00 - Ceglie Messapica, Collegiata dell’Assunta: Cresime

domenica 12 aprile 2015

ore 10.30 - Maruggio, Chiesa Matrice: Cresime

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COMPLEANNI MARZO

2 marzo

Sac. Gianfranco Aquino

8 marzo

Sac. Francesco Nigro

13 marzo

Sac. Daniele Giangrande

17 marzo

Sac. Gianni Caliandro

26 marzo

Sac. Giuseppe Leucci

COMPLEANNI APRILE

2 aprile

Sac. Antonio Andriulo

8 aprile

Mons. Barsanofio Vecchio

17 aprile

Sac. Giuseppe Summa

18 aprile

Sac. Vitantonio Cavallo

20 aprile

Mons. Gianfranco Gallone

29 aprile

Mons. Angelo Altavilla

ANN. di ORDINAZIONE MARZO3

25 marzo

Sac. Domenico Spina - IX31 marzo

Sac. Franco Marchese - XXXI

ANN. di ORDINAZIONE APRILE3 5 5 5

5 aprile

Sac. Salvatore Casella - XVIII7 aprile

Sac. Tommaso Prisciano - XXXVIIISac. Teodoro Tripaldi - XXXVIII8 aprile

✠ Vincenzo Pisanello - V(Ordinazione episcopale)9 aprile

Sac. Gianfranco Aquino - XXI11 aprile

Mons. Angelo Altavilla - XXVIII18 aprile

Sac. Francesco Nigro - XVII22 aprile

Sac. Patrizio Missere - XX24 aprile

Sac. Giacomo Lombardi - XVII25 aprile

Sac. Gianni Caliandro - XXIIISac. Lorenzo Elia - XXIIISac. Michele Elia - XXISac. Antonello Prisciano - IX

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MemOria anno X n. 2 Marzo-Aprile 2015

Domenica 8 febbraio si è tenuta a Manduria l’annuale Fe-sta della Pace.L’evento, organizzato dall’Azione Cattolica dei Ragaz-zi interparrocchiale, ha coinvolto l’intera cittadinanza per un’intera giornata di giochi e allegria, in cui non è però mancato un momento di seria riflessione sull’im-portante tema della Pace. La Festa inoltre, non si è tenu-ta solo nella città di Manduria, bensì in ogni città della nostra bella Diocesi di Oria in cui è presente la grande famiglia dell’AC! Durante la giornata sono stati svilup-pati varie e importanti tematiche che i nostri ragazzi, veri protagonisti della giornata, hanno potuto osser-vare da vicino con i loro stessi occhi e viverle in prima persona attraverso ciò che riesce loro meglio: giocare! Così, grazie al lavoro e ai suggerimenti dell’Equipe Diocesana di Acr, educatori e ragazzi, divertendosi nei laboratori di illustri scienziati come Newton, Galilei, da Vinci e cimentandosi con le loro straordinarie, e a volte strampalate, invenzioni, hanno avuto modo di ri-flettere allo stesso tempo sull’importanza di alcuni va-lori come l’amicizia, la solidarietà, la collaborazione e di scoprire l’essenzialità di alcuni modi di agire qua-li l’impegno civile, l’amore per la propria terra e per le proprie tradizioni e più di tutto il rispetto per ogni tipo di diversità, in quanto quest’ultimo è una prerogativa fondamentale e determinante per chiunque voglia de-finirsi, ma soprattutto essere, un “Costruttore di Pace”. La giornata infine è stata impre-ziosita dall’intervento dell’am-ministrazione comunale che, partecipando attivamente alla nostra Festa, ha dato un’impor-tante dimostrazione di ascolto nei confronti dei nostri bambini e della cittadinanza, che proprio in eventi simili si riscopre unita e desiderosa di miglioramento e di progresso comune: una strada sicuramente difficile da percorre-re, ma meno impervia se si cam-mina tutti insieme verso la meta. Non dimentichiamo però che una

Festa presenta anche tanti momenti di pura allegria e svago: infatti per tutta la durata della festa si son susse-guiti intervalli di gioco e animazione atti a divertire e intrattenere grandi e piccini, utili per creare legami di amicizia fra i ragazzi e per divertirsi insieme in allegria! In definitiva, una giornata piena di emozioni e signifi-cati che non possono lasciare indifferente nessuno: né i ragazzi, né le loro famiglie, né la città’ che dovrebbe esse-re fiera di questi piccoli cittadini, che rappresentano una risorsa ed una speranza per il suo futuro, né tanto meno chi ha contribuito a far sì che tutto ciò potesse avvenire. L’unione delle forze degli Educatori ACR e la collabora-zione fra le Parrocchie Chiesa Madre, San Michele Ar-cangelo e Santa Maria di Costantinopoli, ha fatto sì che il tutto prendesse forma e vita e, sebbene sia costato tanto sforzo e tanta fatica, il compimento della giornata nel mi-gliore dei modi ha ricompensato tutto il tempo e l’impe-gno, poiché infatti per me, come per i miei “colleghi ami-ci”, niente potrebbe ripagare di più che constatare i frutti del proprio “lavoro” nella gioia contagiosa dei ragazzi, nella fiducia delle famiglie e nel sostegno delle tre Comu-nità Parrocchiali, nostra unica e vera fonte di carburante! 

*Educatore Acr della Chiesa Madre di Manduria

Leonardo Mariggiò*

Diamo vita alla pace!

DIOCESANA

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MemOria anno X n. 2 Marzo-Aprile 2015

POETICA

La Domenica dell’olivoGiovanni Pascoli

Hanno compiuto in questo dì, gli uccelliil nido (oggi e la festa dell olivo)di foglie secche, radiche, fuscelli;quel sul cipresso, questo su l’alloro,al bosco, lungo il chioccolo d’un rivo,nell’ombra mossa d’un tremolio d’oro.E covano sul musco e sul lichenefissando muti il cielo cristallino,con improvvisi palpiti, se vieneun ronzio d’ape, un vol di maggiolino.

Ultima cenaRenzo Pezzani

Le donne preparano sul descoun po’ di vino e un po’ di pane fresco.E Gesù mesce il vino e il pane tocca,ma prima d’accostarseli alla boccadice per tutti le parole arcane:«Ecco; chi mangerà di questo panedi frumento, di me sarà saziato,e chi berrà del vino che ho toccatodel mio sangue berrà, né più avrà sete.Poi la bevanda e il cibo spartiretee verso il mondo col mio cuore; andrete»

PasquaAda Negri

E con un ramo di mandorlo in fiore,a le finestre batto e dico: «Aprite!Cristo è risorto e germinan le vitenuove e ritorna con l’april l’amoreAmatevi tra voi pei dolci e bellisogni ch’oggi fioriscon sulla terra,uomini della penna e della guerra,uomini della vanga e dei martelli.Aprite i cuori. In essi irrompa interadi questo dì l’eterna giovinezza».lo passo e canto che la vita è bellezza.Passa e canta con me la primavera.

PASQUA

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RINFRANCATE I VOSTRI CUORI (GC 5,8)

QUARESIMA DI CARITA’ 2015per i nostri fratelli cristiani di Albania

Contribuiamo al completamento dei locali parrocchiali nel villaggio di Mali i Jushit (Albania), dove si erge la Chiesa dedicata ai Santi Medici, costruita grazie al contributo dei fedeli della nostra Diocesi di Oria.

Possiamo aiutare con gesti di carità,

raggiungendo sia i vicini che i lontani...

La Quaresima è un tempo propizio!papa Francesco

www.caritasoria.it