Diario dal viaggio pastorale del vescovo Marco con don Luigi Binello ...€¦ · Diario dal viaggio...

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20 __________________________________________________ VITA DIOCESANA _____________________ 15 novembre 2019 | Gazzetta d’Asti Diario dal viaggio pastorale del vescovo Marco con don Luigi Binello Alla scoperta di Juina, Cuiabà e Mato Grosso con don Italo Domenica 3 novembre Alle ore 16.15 ci incon- triamo con d Luigi Binello per iniziare il nostro viaggio missionario in Brasile. Visi- teremo il nostro don Italo a Cuiabà e faremo una visi- ta fino a Juina per incontra- re il vescovo dom Neri Jose Tondello. Ci sono 11 gradi, l’autun- no sta facendo il suo meri- tato ingresso. Lunedì 4 novembre Sono le 11,30 ora locale (le 16,30 in italia) quando in ae- roporto ci accoglie don Italo. Il suo sor- riso e la sua gioia ci fanno subito sentire a casa. Meiamo un po’ di tempo a ritrovare la sua auto nel par- cheggio, nel men- tre il buon caldo del Mato Grosso ci mo- stra l’intensità dei suoi 35 gradi. Arriviamo al se- minario. Fin dal suo arrivo in Brasile nel 2013 don Italo ne è il reore. Il semina- rio è qui a Cuiabá anche se la diocesi di Juina è ad alme- no 800 km. Al fian- co del seminario vi è la facoltà teologi- ca del Mato Gros- so. Qui don Italo è inse- gnante di una serie di mate- rie filosofiche e teologiche. Ci sono 4 seminaristi: Dou- glas è già diacono e diverrà sacerdote l’8 dicembre, un altro il 21 dicembre sarà or- dinato diacono, gli altri due sono all’inizio del cammi- no. Aorno al seminario di Juina, una costruzione con un cortile interno su cui si affacciano le 14 camere e i locali comuni, vi sono al- tri seminari di altre dioce- si della regione. I muri divi- sori separano i diversi semi- nari anche se le varie porti- cine permeono il passag- gio direo da un seminario all’altro. Il movimento dei seminaristi da una proprie- tà all’altra è piuosto inten- so; don Italo fa un po’ da padre spirituale di tui e ad ogni ora è possibile vedere qualche ragazzo che bussa alla porta per la confessio- ne, un consiglio o una con- fidenza. Sistemati i bagagli nelle camere ci rechiamo in re- feorio per il pranzo, i se- minaristi ci guardano man- giare perché hanno fao già pranzo. Nel pomeriggio don Ita- lo, accompagnato da An- drea un ragazzo ipovedente che ha terminato la teolo- gia ma non trova una dioce- si che lo accolga per l’ordi- nazione sacerdotale, ci ac- compagnano in centro cit- tà. Visitiamo la caedra, una bellissima chiesa costruita negli anni ’60 nel luogo in cui fu rasa al suolo la Cat- tedrale precedente del 18’ secolo. L’abside è rivestita di un magnifico e immen- so mosaico rappresentante il Cristo sofferente. Il mo- saico fu realizzato da un Po- lacco che nella guerra perse tue e due le mani. Nono- stante fosse monco divenne famoso per la maestria del- le sue opere. Ci rechiamo poi a piedi verso un’altra chiesa. Co- steggiamo l’ospedale San- ta Croce, un tempo di pro- prietà della Chiesa, oggi in mano al governo. Don Italo ne parla come di un buon ospedale. Sulla strada del rientro la macchina ha dei problemi per cui siamo costrei a fer- marci. L’acqua del radiatore è in ebollizione e la vento- la non funziona. Fortunata- mente, con l’ausilio del ma- nuale scrio in cinese e bra- siliano, riusciamo comun- que a identificare dove sia il fusibile e a sostituirlo. Con ancora qualche patema di animo riusciamo a rientrare a casa in tempo per la pre- ghiera comune. A cena andiamo con tui i seminaristi presso una fa- miglia amica del seminario. Sono una giovane coppia di caolici molto impegna- ti i loro bisnonni erano mi- granti italiani. Lei, Anna, è architeo e lavora nell’im- presa del padre che organiz- za esposizioni di macchina- ri agricoli, lui Guglielmo, ingegnere, lavora nell’in- dustria del padre e produce macchinari per l’estrazio- ne dei minerali. Due seo- ri importanti nella econo- mia del paese. Anna ci par- la delle tecnologie con sa- telliti e droni per controlla- re la resa agricola dei terre- ni, Guglielmo ci mostra sul telefonino alcuni dei mac- chinari da lui prodoi che hanno ridoo del 90% l’in- quinamento delle aziende minerarie. La cena si svolge amabilmente deliziata da un churrasco molto squisi- to e abbondante. Martedì 5 novembre La noe è stata breve, ma il sonno molto ristoratore. I seminaristi alle 6,15 sono in chiesa per la pre- ghiera. Alle 7 sono già a scuola. Qui fa caldo e biso- gna sfruare bene le poche ore fresche della giornata. È Douglas, insieme ad Andrea, a farci da guida in questa mainata. Passiamo subito alla fa- coltà teologica. Entriamo nella classe di don Italo e salutiamo i suoi alunni. Pas- siamo poi dal direore del- la scuola. Ci parla della sfor- zo della Chiesa brasiliana a creare una cultura caolica nel paese araverso le uni- versità. Condivide con noi riflessioni profonde. Pen- so alla nostra chiesa euro- pea che ha molto raffredda- to questo afflato missiona- rio di presenza significativa araverso le università cat- toliche. In cià visitiamo la scuo- la salesiana di San Gonzalo. Una scuola con 2400 alun- ni dalla materna alle medie. Il direore ci porta in visita: la biblioteca, i grandi cortili tipici degli oratori salesiani, le aule dei ragazzi, la Chie- sa con vetrate raffiguran- ti i santi salesiani: don Bo- sco, la Mazzarello, Dome- nico Savio, Francesco di Sa- les. Sembra che Cuiabá sia stata proprio sognata da Don Bosco, che ne indicò la posizione geografica. Nei cortili i murales riprendo- no i momenti salienti del- la vita di don Bosco, la sua frase “Basta che siate giova- ni perché vi ami” sovrasta i cortili. Ci rechiamo poi alla chie- sa di San Benedeo preto (cioè nero). La Chiesa più antica della cià. Due sta- tue davanti alla chiesa sono piene di rimasugli di can- dele e forse anche olio, se- gno della continua devo- zione. La Chiesa purtrop- po è chiusa e ai molti cam- panelli a cui suoniamo nes- suno mai risponde. Rientriamo in Semina- rio, con don Luigi celebria- mo messa. Douglas ci assi- ste, legge le leure in Brasi- liano anche se noi celebria- mo in Italiano. Alle 12 pranzo coi ragazzi che arrivano da scuola. Nel pomeriggio don Italo ci porta a visitare una realtà che lui sta seguendo come padre spirituale. Si traa di un gruppo di giovani, due ragazzi, quaro ragazze e una anziana signora che in- tendono consacrarsi in una vita faa di preghiera e ser- vizio ai poveri. Visitiamo prima la casa delle ragazze, poi andiamo in un quartie- re della periferia perché in una casea del rione una coppia raduna i bambini del quartiere. I bimbi fan- no doposcuola, mangiano insieme e sono seguiti dal- la coppia e dalle ragazze che periodicamente vengono a fare volontariato. Quando arriviamo i bambini stan- no pregando con il rosario nel cortileo. Sono alme- no una ventina e riempiono quasi tuo lo spazio. Men- tre la coppia mi fa visitare la loro casa, le ragazze giocano coi bambini. Nonostante il pochissimo spazio riescono a correre. La casa è sempli- ce: la cucina, una sorta di ti- nello, la camera della cop- pia, una sala che fa da ma- gazzino per il vestiario e il cibo che periodicamen- te viene distribuito alle fa- miglie bisognose. Le ragaz- ze hanno portato una gran- de teglia con una torta che sarà la merenda dei bambini. Don Italo mi ricorda che dei benefaori astigia- ni permeono a questa bella inizia- tiva di andare avan- ti. Concludiamo il rapido incontro re- citando un’ave ma- ria e con la benedi- zione dei piccoli. Ci salutano festan- ti mentre ripartia- mo, alcuni preso coraggio, chiedono a don Luigi, che è grosso e con il bar- bone bianco, se sia Babbo Natale. Usciti dalla cià ci inoltriamo in una zona boschiva. Qui i ragazzi hanno avu- to in dono un gros- so terreno e hanno riadaato una stal- la come casa della loro comunità. Nonostan- te non abbiano ancora l’al- lacciamento all’acquedoo ed abbiano una sola lampa- dina, i due Lucas vi abitano da qualche giorno. La casa è stata ristruurata con gran- de essenzialità. Alla cappel- lina mancano ancora le fine- stre e la porta, i bagni non hanno ancora tui i sanitari, la cucina è nella grande ve- randa aperta. La zona è vici- nissima al fiume ed in mez- zo al bosco. Avrebbe biso- gno di essere recintata, non tanto per proteggersi dai la- dri, ma perché l’area è abi- tata dai coccodrilli e dalle pantere. I ragazzi ci illustra- no i loro piani e sogni circa la fondazione che hanno in- trapreso. Concludiamo pre- gando insieme e benedicen- do i locali. Rientriamo quin- di a Cuiabá. In seminario in questi giorni vi sono 2 ragazzi di un’altra diocesi che stanno facendo il ritiro per il dia- conato. Alle 18,15 ci incon- triamo con loro e mi viene chiesto di condividere al- cuni pensieri. Ricordo loro che vi è un aspeo su cui si baserà tua la loro vita fu- tura al di là di ciò che ma- terialmente faranno: il Si- gnore li ha scelti, loro han- no dato la loro vita a Gesù e Gesù si è preso la loro vita gioendo del dono ricevuto. Dopo cena uno dei se- minaristi mi taglia i capelli, nel fraempo mi dice anche lui di avere origini italiane, anzi ha ora oenuto il dop- pio passaporto. Il barrio di periferia dove si radunano i bambini q a n c f m g Il vescovo Marco Prastaro è in viaggio in Brasile, in missione nella diocesi di Juina. Pubblichiamo il dia- rio della missione.

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20 __________________________________________________ VITA DIOCESANA _____________________ 15 novembre 2019 | Gazzetta d’Asti

Diario dal viaggio pastorale del vescovo Marco con don Luigi Binello

Alla scoperta di Juina, Cuiabàe Mato Grosso con don Italo

Domenica 3 novembreAlle ore 16.15 ci incon-

triamo con d Luigi Binello per iniziare il nostro viaggio missionario in Brasile. Visi-teremo il nostro don Italo a Cuiabà e faremo una visi-ta fi no a Juina per incontra-re il vescovo dom Neri Jose Tondello.

Ci sono 11 gradi, l’autun-no sta facendo il suo meri-tato ingresso.

Lunedì 4 novembreSono le 11,30 ora

locale (le 16,30 in italia) quando in ae-roporto ci accoglie don Italo. Il suo sor-riso e la sua gioia ci fanno subito sentire a casa.

Mett iamo un po’ di tempo a ritrovare la sua auto nel par-cheggio, nel men-tre il buon caldo del Mato Grosso ci mo-stra l’intensità dei suoi 35 gradi.

Arriviamo al se-minario. Fin dal suo arrivo in Brasile nel 2013 don Italo ne è il rett ore. Il semina-rio è qui a Cuiabá anche se la diocesi di Juina è ad alme-no 800 km. Al fi an-co del seminario vi è la facoltà teologi-ca del Mato Gros-so. Qui don Italo è inse-gnante di una serie di mate-rie fi losofi che e teologiche. Ci sono 4 seminaristi: Dou-glas è già diacono e diverrà sacerdote l’8 dicembre, un altro il 21 dicembre sarà or-dinato diacono, gli altri due sono all’inizio del cammi-no. Att orno al seminario di Juina, una costruzione con un cortile interno su cui si aff acciano le 14 camere e i locali comuni, vi sono al-tri seminari di altre dioce-si della regione. I muri divi-sori separano i diversi semi-nari anche se le varie porti-cine permett ono il passag-gio dirett o da un seminario all’altro. Il movimento dei seminaristi da una proprie-tà all’altra è piutt osto inten-so; don Italo fa un po’ da padre spirituale di tutt i e ad ogni ora è possibile vedere

qualche ragazzo che bussa alla porta per la confessio-ne, un consiglio o una con-fi denza.

Sistemati i bagagli nelle camere ci rechiamo in re-fett orio per il pranzo, i se-minaristi ci guardano man-giare perché hanno fatt o già pranzo.

Nel pomeriggio don Ita-lo, accompagnato da An-drea un ragazzo ipovedente che ha terminato la teolo-gia ma non trova una dioce-si che lo accolga per l’ordi-nazione sacerdotale, ci ac-compagnano in centro cit-tà.

Visitiamo la catt edra, una bellissima chiesa costruita negli anni ’60 nel luogo in cui fu rasa al suolo la Cat-tedrale precedente del 18’

secolo. L’abside è rivestita di un magnifi co e immen-so mosaico rappresentante il Cristo soff erente. Il mo-saico fu realizzato da un Po-lacco che nella guerra perse tutt e e due le mani. Nono-stante fosse monco divenne famoso per la maestria del-le sue opere.

Ci rechiamo poi a piedi verso un’altra chiesa. Co-steggiamo l’ospedale San-ta Croce, un tempo di pro-prietà della Chiesa, oggi in mano al governo. Don Italo ne parla come di un buon ospedale.

Sulla strada del rientro la macchina ha dei problemi per cui siamo costrett i a fer-marci. L’acqua del radiatore è in ebollizione e la vento-la non funziona. Fortunata-mente, con l’ausilio del ma-nuale scritt o in cinese e bra-

siliano, riusciamo comun-que a identifi care dove sia il fusibile e a sostituirlo. Con ancora qualche patema di animo riusciamo a rientrare a casa in tempo per la pre-ghiera comune.

A cena andiamo con tutt i i seminaristi presso una fa-miglia amica del seminario. Sono una giovane coppia di catt olici molto impegna-ti i loro bisnonni erano mi-granti italiani. Lei, Anna, è architett o e lavora nell’im-presa del padre che organiz-za esposizioni di macchina-ri agricoli, lui Guglielmo, ingegnere, lavora nell’in-dustria del padre e produce macchinari per l’estrazio-ne dei minerali. Due sett o-ri importanti nella econo-mia del paese. Anna ci par-

la delle tecnologie con sa-telliti e droni per controlla-re la resa agricola dei terre-ni, Guglielmo ci mostra sul telefonino alcuni dei mac-chinari da lui prodott i che hanno ridott o del 90% l’in-quinamento delle aziende minerarie. La cena si svolge amabilmente deliziata da un churrasco molto squisi-to e abbondante.

Martedì 5 novembreLa nott e è stata breve, ma

il sonno molto ristoratore. I seminaristi alle 6,15

sono in chiesa per la pre-ghiera. Alle 7 sono già a scuola. Qui fa caldo e biso-gna sfrutt are bene le poche ore fresche della giornata.

È Douglas, insieme ad Andrea, a farci da guida in questa matt inata.

Passiamo subito alla fa-coltà teologica. Entriamo nella classe di don Italo e salutiamo i suoi alunni. Pas-siamo poi dal dirett ore del-la scuola. Ci parla della sfor-zo della Chiesa brasiliana a creare una cultura catt olica nel paese att raverso le uni-versità. Condivide con noi rifl essioni profonde. Pen-so alla nostra chiesa euro-pea che ha molto raff redda-to questo affl ato missiona-rio di presenza signifi cativa att raverso le università cat-toliche.

In citt à visitiamo la scuo-la salesiana di San Gonzalo. Una scuola con 2400 alun-ni dalla materna alle medie. Il dirett ore ci porta in visita: la biblioteca, i grandi cortili

tipici degli oratori salesiani, le aule dei ragazzi, la Chie-sa con vetrate raffi guran-ti i santi salesiani: don Bo-sco, la Mazzarello, Dome-nico Savio, Francesco di Sa-les. Sembra che Cuiabá sia stata proprio sognata da

Don Bosco, che ne indicò la posizione geografi ca. Nei cortili i murales riprendo-no i momenti salienti del-la vita di don Bosco, la sua frase “Basta che siate giova-ni perché vi ami” sovrasta i cortili.

Ci rechiamo poi alla chie-sa di San Benedett o preto (cioè nero). La Chiesa più antica della citt à. Due sta-tue davanti alla chiesa sono piene di rimasugli di can-dele e forse anche olio, se-gno della continua devo-zione. La Chiesa purtrop-po è chiusa e ai molti cam-panelli a cui suoniamo nes-suno mai risponde.

Rientriamo in Semina-rio, con don Luigi celebria-mo messa. Douglas ci assi-ste, legge le lett ure in Brasi-liano anche se noi celebria-mo in Italiano.

Alle 12 pranzo coi ragazzi che arrivano da scuola.

Nel pomeriggio don Italo ci porta a visitare una realtà che lui sta seguendo come padre spirituale. Si tratt a di un gruppo di giovani, due ragazzi, quatt ro ragazze e

una anziana signora che in-tendono consacrarsi in una vita fatt a di preghiera e ser-vizio ai poveri. Visitiamo prima la casa delle ragazze, poi andiamo in un quartie-re della periferia perché in una casett a del rione una coppia raduna i bambini del quartiere. I bimbi fan-no doposcuola, mangiano insieme e sono seguiti dal-la coppia e dalle ragazze che periodicamente vengono a fare volontariato. Quando arriviamo i bambini stan-no pregando con il rosario nel cortilett o. Sono alme-no una ventina e riempiono quasi tutt o lo spazio. Men-tre la coppia mi fa visitare la loro casa, le ragazze giocano coi bambini. Nonostante il pochissimo spazio riescono a correre. La casa è sempli-ce: la cucina, una sorta di ti-

nello, la camera della cop-pia, una sala che fa da ma-gazzino per il vestiario e il cibo che periodicamen-te viene distribuito alle fa-miglie bisognose. Le ragaz-ze hanno portato una gran-de teglia con una torta che

sarà la merenda dei bambini. Don Italo mi ricorda che dei benefatt ori astigia-ni permett ono a questa bella inizia-tiva di andare avan-ti. Concludiamo il rapido incontro re-citando un’ave ma-ria e con la benedi-zione dei piccoli. Ci salutano festan-ti mentre ripartia-mo, alcuni preso coraggio, chiedono a don Luigi, che è grosso e con il bar-bone bianco, se sia Babbo Natale.

Usciti dalla citt à ci inoltriamo in una zona boschiva. Qui i ragazzi hanno avu-to in dono un gros-so terreno e hanno riadatt ato una stal-la come casa della

loro comunità. Nonostan-te non abbiano ancora l’al-lacciamento all’acquedott o ed abbiano una sola lampa-dina, i due Lucas vi abitano da qualche giorno. La casa è stata ristrutt urata con gran-de essenzialità. Alla cappel-lina mancano ancora le fi ne-stre e la porta, i bagni non hanno ancora tutt i i sanitari, la cucina è nella grande ve-randa aperta. La zona è vici-nissima al fi ume ed in mez-zo al bosco. Avrebbe biso-gno di essere recintata, non tanto per proteggersi dai la-dri, ma perché l’area è abi-tata dai coccodrilli e dalle pantere. I ragazzi ci illustra-no i loro piani e sogni circa la fondazione che hanno in-trapreso. Concludiamo pre-gando insieme e benedicen-do i locali. Rientriamo quin-di a Cuiabá.

In seminario in questi giorni vi sono 2 ragazzi di un’altra diocesi che stanno facendo il ritiro per il dia-conato. Alle 18,15 ci incon-triamo con loro e mi viene chiesto di condividere al-cuni pensieri. Ricordo loro che vi è un aspett o su cui si baserà tutt a la loro vita fu-tura al di là di ciò che ma-terialmente faranno: il Si-gnore li ha scelti, loro han-no dato la loro vita a Gesù e Gesù si è preso la loro vita gioendo del dono ricevuto.

Dopo cena uno dei se-minaristi mi taglia i capelli, nel fratt empo mi dice anche lui di avere origini italiane, anzi ha ora ott enuto il dop-pio passaporto.

Il barrio di periferia dove si radunano i bambini

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Il vescovo Marco Prastaro è in viaggio in Brasile, in missione nella diocesi di Juina. Pubblichiamo il dia-rio della missione.