L’intervista Oggi all’Opificio Lamatematicaperriscoprireil ... · Boschi Tobia Ravà, «Glorie...

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N elle sue «Lezioni Americane», Italo Calvino scriveva: «Tra i libri italiani degli ultimi anni quello che ho più letto, riletto e meditato è la Breve storia dell’infinito di Paolo Zellini». Zellini è un docente di Analisi numerica dell’Universi- tà di Roma Tor Vergata,noto per la suateo- ria dell’infinito al confine tra matematica e filosofia. Oggi saràa Bologna, alle 17.30al- l’Opificio Golinelli, per la conferenza «La scienza degli algoritmi e le forme del pen- siero antico». Gli algoritmi e la loro origi- ne sono, infatti, alla basedelle installazio- ni e delle esperienze di realtà aumentata presenti nella mostra «U.MANO», in corso alla Fondazione Golinelli. Per Zellini, nato a Trieste nel 1946e autore di libri come La ribellione del numero , La matematica de- gli dei e gli algoritmi degli uomini e La dit- tatura del calcolo, «il matematico risolve dei problemi e la matematica la si capisce solo “facendola”». Lei ama ricordare che la matematica viene da lontano. «Le equazioni spessosi risolvono senza capire per cosa sono state concepite. Le applicazioni, a cui oggi ci si affida per il calcolo su grande scala, sono storia recen- te ma le vere motivazioni affondano in un passato antico». Qualche esempio? «I problemi originari erano di carattere naturale e si ritrovano descritti in modo dettagliato in alcuni trattati del periodo dell’India vedica, nel primo millennio a.C. L’urgenza era costruire altari più grandi che avesserole stesseforme geometriche. Qualcosa di simile accadevaanche in Gre- cia o in Cina. Insomma, il problema cen- trale della matematica moderna». Vale a dire? «Quando qualcosa cambia, come si rie- sce a individuare un’invarianza della for- ma? È anche il tema della metamorfosi, del mutare inesorabile del mondo e della vita per cui si cerca qualcosa di stabile. La vita per cui si cerca qualcosa di stabile. La natura di una cosa è che una cosa continua a essereciò che era, la sua essenza». Anche gli algoritmi che dominano la nostra vita vengono dal passato. «Pensi che esistevano già nell’aritmeti- ca babilonese. Più che formule sono pro- cessidi calcolo che devono arrivare a risul- tati attraverso dei passaggi, ma hanno in- nescato meccanismi fondamentali di ra- gionamento e aiutato la matematica a uscire da un’impasse». Quale? «A fine Ottocento c’era grande euforia perché i matematici si ritenevano in grado di definire l’infinito e di risolvere qualsiasi problema con formule coerenti. Da quel paradiso però noi matematici fummo cac- ciati per via dei paradossi che quelle teorie avevano creato e allora gli algoritmi sono stati fondamentali. Dalle altezze teoriche in cui i matematici si erano proiettati, e da cui sono miseramente caduti, potevano al- meno appoggiarsi a degli strumenti con qualche sicurezza». L’algoritmo come àncora di salvatag- gio? «Un po’ sì. Perché l’algoritmo teneva al riparo dai paradossi e si poteva applicare alla realtà, ai fenomeni naturali così come alle guerre riguardando tutto il pensiero». Ma il loro sterminato uso non lascia troppo spazio ai calcolatori? «È vero che i calcolatori sono in grado di fare milioni di operazioni e allo studio ci sono i calcolatori quantistici. Ma da un la- to ci dobbiamo chiedere fino a che punto si possa automatizzare la realtà e poi non possiamo pensare di costruire calcolatori sempre più potenti per arrivare a dei risul- tati, perché l’autentica difficoltà è trovare il procedimento opportuno, non la potenza delle macchine». La questione è sempre l’efficienza? «Sì, ma non dobbiamo dimenticare che le operazioni dei calcolatori, alla base di qualunque sistema di comunicazione at- tuale, sono invisibili. È un po’ inquietante, perché non vediamo cosa succedema ci fi- L’intervista Oggi all’Opificio Golinelli la lezionedel docentedi Analisi numerica tra pensieroantico e scienzamoderna Lamatematicaperriscoprireil mondo Zellini:«Icalcolimutano,maleragionidellorousosonolestessedamillenni» di Piero Di Domenico Tutti i diritti riservati PAESE : Italia PAGINE : 13 SUPERFICIE : 44 % AUTORE : Di Piero Di Domenico 13 febbraio 2020

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Nelle sue «Lezioni Americane», ItaloCalvino scriveva: «Tra i libri italianidegli ultimi anni quello che ho più

letto, riletto e meditato è la Breve storiadell’infinito di Paolo Zellini». Zellini è undocente di Analisi numerica dell’Universi-tà di Roma Tor Vergata,noto per la suateo-ria dell’infinito al confine tra matematica efilosofia. Oggi saràaBologna, alle 17.30al-l’Opificio Golinelli, per la conferenza «Lascienza degli algoritmi e le forme del pen-siero antico». Gli algoritmi e la loro origi-ne sono, infatti, alla basedelle installazio-ni e delle esperienze di realtà aumentatapresenti nella mostra «U.MANO», in corsoalla Fondazione Golinelli. PerZellini, natoa Trieste nel 1946eautore di libri come Laribellione del numero , La matematica de-gli dei egli algoritmi degli uomini e La dit-tatura del calcolo, «il matematico risolvedei problemi e la matematica la si capiscesolo “facendola”».

Lei ama ricordare che la matematicaviene da lontano.

«Le equazioni spessosi risolvono senzacapire per cosa sono state concepite. Leapplicazioni, a cui oggi ci si affida per ilcalcolo su grande scala, sono storia recen-te ma le vere motivazioni affondano in unpassato antico».

Qualche esempio?

«I problemi originari erano di caratterenaturale e si ritrovano descritti in mododettagliato in alcuni trattati del periododell’India vedica, nel primo millennio a.C.L’urgenza era costruire altari più grandiche avesserole stesseforme geometriche.Qualcosa di simile accadevaanche in Gre-cia o in Cina. Insomma, il problema cen-trale della matematica moderna».

Valeadire?«Quando qualcosa cambia, come si rie-

sce a individuare un’invarianza della for-ma? È anche il tema della metamorfosi,del mutare inesorabile del mondo e dellavita per cui si cerca qualcosa di stabile. La

vita per cui si cerca qualcosa di stabile. Lanatura di una cosaèche una cosacontinuaa essereciò che era, la sua essenza».

Anche gli algoritmi che dominano la

nostra vita vengono dal passato.

«Pensi che esistevano già nell’aritmeti-ca babilonese. Più che formule sono pro-cessidi calcolo che devono arrivare arisul-tati attraverso dei passaggi, ma hanno in-nescato meccanismi fondamentali di ra-

gionamento e aiutato la matematica auscire daun’impasse».

Quale?«A fine Ottocento c’era grande euforia

perché i matematici si ritenevano in gradodi definire l’infinito edi risolvere qualsiasiproblema con formule coerenti. Da quelparadiso però noi matematici fummo cac-ciati per via dei paradossi che quelle teorieavevanocreato e allora gli algoritmi sonostati fondamentali. Dalle altezze teorichein cui i matematici si erano proiettati, e dacui sono miseramente caduti, potevano al-meno appoggiarsi a degli strumenti conqualche sicurezza».

L’algoritmo come àncora di salvatag-gio?

«Un po’ sì. Perché l’algoritmo teneva alriparo dai paradossi e si poteva applicarealla realtà, ai fenomeni naturali così comealle guerre riguardando tutto il pensiero».

Ma il loro sterminato uso non lasciatroppo spazio ai calcolatori?

«È vero che i calcolatori sono in grado difare milioni di operazioni e allo studio cisono i calcolatori quantistici. Ma da un la-to ci dobbiamo chiedere fino a che puntosi possa automatizzare la realtà e poi non

possiamo pensare di costruire calcolatorisempre più potenti per arrivare a dei risul-tati, perché l’autentica difficoltà ètrovare ilprocedimento opportuno, non la potenzadelle macchine».

La questione èsempre l’efficienza?«Sì, ma non dobbiamo dimenticare che

le operazioni dei calcolatori, alla base diqualunque sistema di comunicazione at-tuale, sono invisibili. Èun po’ inquietante,perché non vediamo cosasuccedema ci fi-

L’intervista Oggi all’Opificio Golinelli la lezionedel docentedi Analisi numerica tra pensieroantico e scienzamoderna

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di Piero Di Domenico

Tutti i diritti riservati

PAESE : Italia

PAGINE : 13

SUPERFICIE : 44 %

AUTORE : Di Piero Di Domenico

13 febbraio 2020

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perché non vediamo cosasuccedema ci fi-diamo, visto che i calcolatori arrivano dovenon riusciamo con la nostra testa, a fareun miliardo di operazioni al secondo. Èuna fiducia pericolosa, che costruisce un

alone misticheggiante intorno a questeentità, acui vengono demandate decisioniavolte fondamentali, per esempio se assu-mere o licenziare qualcuno».

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« In occasione

della mostra

«U.MANO –Arte e Scienza»

oggi alle 17.30

Paolo Zellini,

docente

di Analisi

a Roma, terrà

all’OpificioGolinelli

la conferenza

«La scienza

degli algoritmi

e le forme

del pensiero

antico»

Da sapere

« L’incontrotratterà

i possibili

nessi tra

la matematica

antica

e la moderna

scienza

del calcolo

« Gli algoritmi

sono alla base

delle

installazioni

e della realtà

aumentata

presenti

nella mostra

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Boschi Tobia Ravà, «Glorie di Luna» (2002). L’opera fa parte della serie dedicata ai boschi

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13 febbraio 2020