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Tobia Ravà (Padova, 1959) lavora a Venezia e a Mirano. Ha frequentato la Scuola Internazionale di Grafica di Venezia ed Urbino. Si è laureato in Semiologia delle Arti all’Università di Bologna, dove è stato allievo di Umberto Eco, Renato Barilli, Omar Calabrese e Flavio Caroli. Ha iniziato a dipingere nel 1971 ed espone dal 1977 in mostre personali e collettive in Italia, Belgio, Croazia, Francia, Germania, Spagna, Brasile, Argentina, Cina, Giappone, Stati Uniti. È presente in collezioni sia private che pubbliche, in Europa, Stati Uniti, America Latina e in Estremo Oriente. Dal 1988 si occupa di iconografia ebraica. Nel 1993 è il promotore del gruppo Triplani, che, partendo dalla semiologia biplanare, prende il nome dall’ipotesi di un terzo livello percettivo derivato dall’aura simbolica, accanto a quelli del significato e del significante. Nel 1998 è tra i soci fondatori di Concerto d’Arte Contemporanea, associazione culturale che si propone di riunire artisti con le stesse affinità per riqualificare l’uomo ponendolo in sintonia con l’ambiente e rendere l’arte contemporanea conscia dei suoi rapporti con la storia e la storia dell’arte, anche interagendo espositivamente con parchi, ville, edifici storici e piazze di città d’arte. Dal 1999 ha avviato un ciclo di conferenze, invitato da università e istituti superiori d’arte, sulla sua attività nel contesto della cultura ebraica, della logica matematica e dell’arte contemporanea. Hanno scritto di lui, fra gli altri, Flavio Caroli, Caterina Limentani Virdis, Omar Calabrese, Piergiorgio Odifreddi, Giorgio Pressburger, Nadine Shenkar, Arturo Schwarz e Francesco Poli. Nel 2004 con Maria Luisa Trevisan ha dato vita a PaRDeS Laboratorio di Ricerca d’Arte Contemporanea a Mirano dove artisti di generazioni e culture diverse si confrontano su temi naturalistici e scientifici. www.tobiarava.com treequattordici Opere di Tobia Ravà Museo delle Macchine Tessili I.T.I. “V. E. Marzotto”, Valdagno (VI) Dal 13 Marzo al 25 Aprile 2010 A cura di Maria Luisa Trevisan In occasione della Giornata del π (pi greco) Comune di Valdagno I.T.I. “V.E. Marzotto” MATHESIS SOCIETÀ ITALIANA DI SCIENZE MATEMATICHE E FISICHE - SEZ. DI VICENZA Leather Chemical Specialties CROMAPLAST2004 Giovedì 18 marzo alle ore 18 il prof. Bruno D’Amore terrà un incontro dal titolo “Matematica ed Arte”, da sempre binomio inscindibile. Dopo il Romanticismo, l’arte e la matematica hanno preso strade diverse, ma oggi tendono di nuovo ad unificarsi. Soprattutto alcuni tra i grandi artisti del XX secolo hanno mostrato che c’è una linea analitica nell’arte contemporanea che non può fare a meno della matematica, da vari punti di vista. Bruno D’Amore è laureato in matematica, in filosofia ed in pedagogia, PhD in Mathema- tics Education; è professore ordinario di didattica della matematica presso l’università di Bologna e collabora con le università di Bolzano e di Locarno; è direttore del dottorato di ricerca in Educación matemática della università Distrital di Bogotà. merico ed ogni parola è la somma dei valori numerici delle lettere che la compongono. Nella sua costante ricerca ed analisi dove il rapporto con i numeri si fa profondo e creativo, Tobia Ravà sco- pre quella che viene definita la “congettura di Ravà” affascinante deduzione che l’artista ha potuto cogliere grazie alla sua totale e completa immersione nella ghematrià. In questo complesso processo di costruzione dei suoi lavori, il numero assume in sé tutto il valore mistico e misterico della Cre- azione. Ad un preciso ordine cosmico rimandano le leggi e le pro- gressioni numeriche che sono alla base dei fenomeni naturali: per Pitagora infatti ogni cosa del mondo ed ogni elemento è riducibile ad un numero e per Galileo non si può leggere il grande libro dell’universo se non si impara la lingua nella quale è stato scritto e cioè la matematica. Ma come abbiamo visto l’intricato ordito è fatto anche di lettere ebraiche che sono la storia e la memoria di un passato dal quale dobbiamo attingere per poter progredire positivamente nel futuro. 14 MARZO – UN CURIOSO ANNIVERSARIO di Gioia Chilese Degno di meraviglia è il numero pi greco Tre virgola uno quattro uno. Le cifre seguenti sono ancora tutte iniziali, cinque nove due perché il numero non ha mai fine. sei cinque tre cinque con lo sguardo, otto nove con il calcolo, sette nove con l’immaginazione, e neppure tre due tre otto per scherzo, o per paragone quattro sei con qualsiasi altra cosa due sei quattro tre al mondo. Da “Poesie dei grandi numeri” di Wislawa Szymborska, premio Nobel per la letteratura nel 1996. Una volta all’anno il calendario ci offre lo spunto per passare una giornata in compagnia di uno dei più noti e, nello stesso tempo, misteriosi e affascinanti numeri apparsi nell’universo matematico, quel pi greco che sin dalle scuole elementari ci si abitua a chiamare 3,14: il 14 marzo appunto per il mondo anglosassone. Di sicuro non potremo mai sapere chi fu il primo ad accorgersi che i rapporti fra le circonferenze ed i rispettivi diametri mantenevano un rapporto costante tra loro: quello che sappiamo è che il simbolo π venne usato per denotare il valore costante di questo rapporto a partire dal XVIII secolo. Sono passati secoli nell’affannosa corsa alla determinazione dei decimali di pi greco, con la segreta speranza di trovare una formula che permettesse di “imbrigliare” definitivamente quel numero che presenta invece infinite cifre decimali che sfuggono a qualsiasi regolarità. Perché anche a Valdagno la festa del pi greco? Perché alcuni docenti di Matematica dell’ITIS “Marzotto”, appassionati della loro disciplina, desiderano approfittare di questa ricorrenza per proporre un breve percorso che avvicini le persone al mondo matematico. Partendo da questa “festa” vorremmo dire, anche a chi non ha familiarità con la Matematica, che la Matematica, oltre ad essere uno strumento formidabile per capire il mondo, è anche parte importante della cultura umana, alla continua ricerca di essenzialità ed eleganza. Ecco quindi l’idea di proporre una “festa” come occasione per conoscere un artista (Tobia Ravà) che usa i numeri come oggetti artistici attraverso i quali intesse messaggi e per approfondire il legame tra “Matematica ed arte” con il prof. Bruno D’Amore dell’università di Bologna. Il 14 marzo è anche il giorno in cui è nato Einstein, un motivo in più per festeggiare questa data. La mostra treequattordici rimarrà aperta fino al 25 aprile 2010 nei seguenti orari: dal lunedì al venerdì dalle 17 alle 19; sabato e domenica: dalle 10 alle 12; dalle 16 alle 19. Lunedì 5 aprile: dalle 16 alle 19. La mostra rimane chiusa sabato 3 e domenica 4 aprile per le festività pasquali. Servizi: Visite guidate al Museo delle Macchine Tessili e alla Città sociale o dell’Armonia presso l’ITI Marzotto di Valdagno. Prenotazioni: tel. 0445 401007 dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 12. Per informazioni: Museo delle Macchine Tessili presso I.T.I. “V. E. Marzotto”, via Car- ducci 9 - Valdagno (VI). Tel.: +39 0445 401007 Fax +39 0445 408577; e-mail: info@ itismarzotto.it; [email protected]; http://www.itismarzotto.it 1101. Shanà tovà con pesci rossi, 2008. Resine e tempere acriliche su tela, cm 100x100 1147. Roseto invaso, 2009. Scultura polimaterica, assemblaggio, resine e tempere acriliche, cm 78x69x33. Nautilus di smeraldo, elaborazione da: 961. Nautilus ghematrico (con Fibonacci), 2006 resine e tempere acriliche su tela cm 80x80 1128. Cronologos, 2009. Resine e tempere acriliche su tela, cm 70x100

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Page 1: Comune di Valdagno I.T.I. “V.E. Marzotto” treequattordiciMostra+Valdagno.pdf · 2017-05-23 · Tobia Ravà (Padova, 1959) lavora a Venezia e a Mirano.Ha frequentato la Scuola

Tobia Ravà (Padova, 1959) lavora a Venezia e a Mirano. Ha frequentato la Scuola Internazionale di Grafi ca di Venezia ed Urbino. Si è laureato in Semiologia delle Arti all’Università di Bologna, dove è stato allievo di Umberto Eco, Renato Barilli, Omar Calabrese e Flavio Caroli. Ha iniziato a dipingere nel 1971 ed espone dal 1977 in mostre personali e collettive in Italia, Belgio, Croazia, Francia, Germania, Spagna, Brasile, Argentina, Cina, Giappone, Stati Uniti. È presente in collezioni sia private che pubbliche, in Europa, Stati Uniti, America Latina e in Estremo Oriente. Dal 1988 si occupa di iconografi a ebraica. Nel 1993 è il promotore del gruppo Triplani, che, partendo dalla semiologia biplanare, prende il nome dall’ipotesi di un terzo livello percettivo derivato dall’aura simbolica, accanto a quelli del signifi cato e del signifi cante. Nel 1998 è tra i soci fondatori di Concerto d’Arte Contemporanea, associazione culturale che si propone di riunire artisti con le stesse affi nità per riqualifi care l’uomo ponendolo in sintonia con l’ambiente e rendere l’arte contemporanea conscia dei suoi rapporti con la storia e la storia dell’arte, anche interagendo espositivamente con parchi, ville, edifi ci storici e piazze di città d’arte. Dal 1999 ha avviato un ciclo di conferenze, invitato da università e istituti superiori d’arte, sulla sua attività nel contesto della cultura ebraica, della logica matematica e dell’arte contemporanea. Hanno scritto di lui, fra gli altri, Flavio Caroli, Caterina Limentani Virdis, Omar Calabrese, Piergiorgio Odifreddi, Giorgio Pressburger, Nadine Shenkar, Arturo Schwarz e Francesco Poli. Nel 2004 con Maria Luisa Trevisan ha dato vita a PaRDeS Laboratorio di Ricerca d’Arte Contemporanea a Mirano dove artisti di generazioni e culture diverse si confrontano su temi naturalistici e scientifi ci. www.tobiarava.com treequattordici

Opere di Tobia Ravà

Museo delle Macchine Tessili I.T.I. “V. E. Marzotto”, Valdagno (VI)

Dal 13 Marzo al 25 Aprile 2010A cura di Maria Luisa Trevisan

In occasione della Giornata del π (pi greco)

Comune di Valdagno I.T.I. “V.E. Marzotto”

MATHESIS SOCIETÀ ITALIANA DI SCIENZE

MATEMATICHE E FISICHE - SEZ. DI VICENZA

Leather Chemical Specialties CROMAPLAST2004

Giovedì 18 marzo alle ore 18 il prof. Bruno D’Amore terrà un incontro dal titolo “Matematica ed Arte”, da sempre binomio inscindibile. Dopo il Romanticismo, l’arte e la matematica hanno preso strade diverse, ma oggi tendono di nuovo ad unifi carsi. Soprattutto alcuni tra i grandi artisti del XX secolo hanno mostrato che c’è una linea analitica nell’arte contemporanea che non può fare a meno della matematica, da vari punti di vista.Bruno D’Amore è laureato in matematica, in fi losofi a ed in pedagogia, PhD in Mathema-tics Education; è professore ordinario di didattica della matematica presso l’università di Bologna e collabora con le università di Bolzano e di Locarno; è direttore del dottorato di ricerca in Educación matemática della università Distrital di Bogotà.

merico ed ogni parola è la somma dei valori numerici delle lettere che la compongono. Nella sua costante ricerca ed analisi dove il rapporto con i numeri si fa profondo e creativo, Tobia Ravà sco-pre quella che viene defi nita la “congettura di Ravà” affascinante deduzione che l’artista ha potuto cogliere grazie alla sua totale e completa immersione nella ghematrià. In questo complesso processo di costruzione dei suoi lavori, il numero assume in sé tutto il valore mistico e misterico della Cre-azione. Ad un preciso ordine cosmico rimandano le leggi e le pro-gressioni numeriche che sono alla base dei fenomeni naturali: per Pitagora infatti ogni cosa del mondo ed ogni elemento è riducibile ad un numero e per Galileo non si può leggere il grande libro dell’universo se non si impara la lingua nella quale è stato scritto e cioè la matematica. Ma come abbiamo visto l’intricato ordito è fatto anche di lettere ebraiche che sono la storia e la memoria di un passato dal quale dobbiamo attingere per poter progredire positivamente nel futuro.

14 MARZO – UN CURIOSO ANNIVERSARIOdi Gioia Chilese

Degno di meraviglia è il numero pi grecoTre virgola uno quattro uno.

Le cifre seguenti sono ancora tutte iniziali,cinque nove due perché il numero non ha mai fi ne.

sei cinque tre cinquecon lo sguardo,

otto nove con il calcolo,sette nove con l’immaginazione,

e neppure tre due tre otto per scherzo,o per paragone

quattro sei con qualsiasi altra cosadue sei quattro tre al mondo.

Da “Poesie dei grandi numeri” di Wislawa Szymborska,premio Nobel per la letteratura nel 1996.

Una volta all’anno il calendario ci offre lo spunto per passare una giornata in compagnia di uno dei più noti e, nello stesso tempo,

misteriosi e affascinanti numeri apparsi nell’universo matematico, quel pi greco che sin dalle scuole elementari ci si abitua a chiamare 3,14: il 14 marzo appunto per il mondo anglosassone.Di sicuro non potremo mai sapere chi fu il primo ad accorgersi che i rapporti fra le circonferenze ed i rispettivi diametri mantenevano un rapporto costante tra loro: quello che sappiamo è che il simbolo π venne usato per denotare il valore costante di questo rapporto a partire dal XVIII secolo. Sono passati secoli nell’affannosa corsa alla determinazione dei decimali di pi greco, con la segreta speranza di trovare una formula che permettesse di “imbrigliare” defi nitivamente quel numero che presenta invece infi nite cifre decimali che sfuggono a qualsiasi regolarità. Perché anche a Valdagno la festa del pi

greco? Perché alcuni docenti di Matematica dell’ITIS “Marzotto”, appassionati della loro disciplina, desiderano approfi ttare di questa ricorrenza per proporre un breve percorso che avvicini le persone al mondo matematico. Partendo da questa “festa” vorremmo dire, anche a chi non ha familiarità con la Matematica, che la Matematica, oltre ad essere uno strumento formidabile per capire il mondo, è anche parte importante della cultura umana, alla continua ricerca di essenzialità ed eleganza.Ecco quindi l’idea di proporre una “festa” come occasione per conoscere un artista (Tobia Ravà) che usa i numeri come oggetti artistici attraverso i quali intesse messaggi e per approfondire il legame tra “Matematica ed arte” con il prof. Bruno D’Amore dell’università di Bologna. Il 14 marzo è anche il giorno in cui è nato Einstein, un motivo in più per festeggiare questa data.

La mostra treequattordici rimarrà aperta fi no al 25 aprile 2010 nei seguenti orari: dal lunedì al venerdì dalle 17 alle 19; sabato e domenica: dalle 10 alle 12; dalle 16 alle 19. Lunedì 5 aprile: dalle 16 alle 19. La mostra rimane chiusa sabato 3 e domenica 4 aprile per le festività pasquali.Servizi: Visite guidate al Museo delle Macchine Tessili e alla Città sociale o dell’Armonia presso l’ITI Marzotto di Valdagno. Prenotazioni: tel. 0445 401007 dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 12.Per informazioni: Museo delle Macchine Tessili presso I.T.I. “V. E. Marzotto”, via Car-ducci 9 - Valdagno (VI). Tel.: +39 0445 401007 Fax +39 0445 408577; e-mail: [email protected]; [email protected]; http://www.itismarzotto.it

1101. Shanà tovà con pesci rossi, 2008.Resine e tempere acriliche su tela, cm 100x100

1147. Roseto invaso, 2009. Scultura polimaterica, assemblaggio, resine e tempere acriliche, cm 78x69x33.

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0x80

1128. Cronologos, 2009.Resine e tempere acriliche su tela, cm 70x100

Page 2: Comune di Valdagno I.T.I. “V.E. Marzotto” treequattordiciMostra+Valdagno.pdf · 2017-05-23 · Tobia Ravà (Padova, 1959) lavora a Venezia e a Mirano.Ha frequentato la Scuola

Vela di Angolo d’infinito celeste, 2009Raso acrilico, elaborazione digitale bifacciale, cm 160x134

1127. Ani-me-tachrono, 2009.Resine e tempere acriliche

su tavola e metallo, ø cm 74

TREeQUATTORDICIdi Maria Luisa Trevisan

Se per Pitagora il senso ultimo della matematica era spirituale ed il numero è il ‘simbolo’ per eccellenza, così sembra essere anche per Tobia Ravà. Al 3,14 π (pi greco), costante matema-tica defi nita in modo astratto, indipendente dalle misure di ca-rattere fi sico, l’artista ha dedicato alcune affascinanti rifl essioni trascritte in maniera cifrata all’interno di dipinti e sculture, sca-turite delle sue indagini in ambito cabalistico, riferite alla parola ebraica shaddài, che signifi ca onnipotente, equivalente a 314, cifra che l’artista associa al pi greco, la quale per i matematici è l’inizio di un numero infi nito, di cui si è giunti a calcolare ben 51 miliardi di decimali. π è un numero irrazionale (non può cioè essere scritto come quoziente di due interi) ed è defi nito trascendente (ovvero non è un numero algebrico).La mostra è dedicata al pi greco innanzitutto perché il 14 mar-zo negli USA è il Pi day, ossia il giorno in cui si festeggia il pi greco, in quanto si antepone il numero del mese a quello del giorno (3.14), ma anche perché l’artista utilizza numeri e for-mule matematiche nella costruzione delle sue opere, accanto alle quali vi sono pure lettere ebraiche, che sono riconduci-bili a delle cifre, poiché attraverso la ghematria (processo di permutazione delle lettere in numeri), ogni lettera è anche un numero. Così il valore ghematrico della parola shaddai è 314, in quanto formato dalla lettere shin, che equivale 300, dalet 4 e yod 10. Lo shaddai, ׁשדי, è un amuleto propiziatorio in metallo (per lo più in argento), con incise le lettere shin, dalet e yod, che tradizionalmente viene messo all’apice della culla per pro-teggere il neonato. Dal momento che in origine si deponeva i bimbi in gerle, che sono di forma circolare, è singolare la coin-cidenza tra lo shaddai che porta positività ad una zona circo-lare sottostante, ed il 3 e 14, costante che serve per calcolare la circonferenza, defi nito come il rapporto tra la circonferenza e il diametro di un cerchio. Partendo da queste osservazioni l’artista compone spirali, vortici, prospettive proiettati in una di-mensione trascendente in cui indica dei possibili percorsi della conoscenza, attraverso permutazioni, combinazioni, elevazioni, radici quadrate, corrispondenze ed analogie. Se da una parte l’insistenza ossessiva dei numeri può provocare un senso di vertigine, come nel fi lm di Darren Aronofsky Pi greco il teorema del delirio, dall’altra si scopre un linguaggio cifrato denso di su-blimi messaggi dove “ogni cosa illuminata”, come nel celebre romanzo di Jonathan Safran Foer, e allora il caos diventa ordine e tutto ha un senso. Sorretto da una profonda conoscenza della mistica ebraica, Tobia Ravà sembra dirci che la matematica è il

particolare linguaggio alfanumerico movimenti ipercinetici, piroette, avvicinamenti e allontanamenti dei numeri e delle lettere roteanti nello spazio. Due sono i linguaggi, logica letterale e matematica, che si fondono nelle sue opere a creare un terzo linguaggio, quel-lo fi gurativo, che vuole indagare, ricostruire e manifestare il mistero dell’universo. Il percorso espositivo si dipana tra telai ed affascinanti macchinari per la fi latura cardata, pet-tinata e tessitura – oramai desueti – lane grezze, raffi nati fi lati, tessuti, arazzi, fi bre rarissime e preziose, in un dialogo tra il passato ed il presente (la scuola che qui ha ancora la sua sede per la formazione di tessitori). L’edifi cio in cui ha sede il museo e la scuola fa parte del nuovo quartiere edifi cato da Francesco Bonfanti negli anni ‘30 per Gaetano Marzotto Junior secondo i canoni del movimento novecen-tista italiano e pensato come una “città ideale”, completa ed autonoma con le istituzioni sociali ed assistenziali (asilo nido, scuola materna, poliambulatorio, orfanotrofi o, casa di riposo), scuola di musica e cittadella degli studi (elemen-tari, avviamento al lavoro, medie, licei e tecnici), impianti sportivi e ricreativi (piscina, stadio, dopolavoro aziendale, circolo operaio), ed un grande teatro di 1860 posti. La “Cit-tà Sociale” chiamata anche la “Nuova Valdagno” o “Città dell’Armonia” rappresenta tra i pochi esempi italiani del tempo che ha esteso alla scala urbana i principi del raziona-lismo europeo, valorizzando l’opera artigianale e la pianifi -cazione tecnico-industriale, quale frutto di un vero e proprio processo formativo.Questa mostra rappresenta un’occasione unica che dimostra i termini della sfi da per il futuro: c’è un museo e quindi la storia, il sapere, una mostra d’arte arte contemporanea, che rappresenta il fare di un artista che ha uno stile originale, unico ed inconfondibile – tra l’altro - nipote di un feltraio, e la scuola che forma le future generazioni, alle quali si trasmet-te tutto questo cercando di infondervi quella sensibilità, stile e gusto che permetterà loro di sviluppare al meglio questo patrimonio di valori e conoscenze, e di preservare quei beni storico-artistici lasciati da persone particolarmente illuminiate

che sono riuscite a vedere oltre la siepe, ed immaginare un mondo diverso e migliore. Si va dalla pittura, al lightbox, alla scultura, dalle forme se-ducenti, ai colori vivaci, dai forti valori tattili come le lane qui esposte anche per essere toccate ed accarezzate. Il mix sinestetico che si crea tra i colori ed i materiali soffi ci ed accattivanti adagiati su rulli, telai ed ingranaggi, diventa anche occasione di rifl essione e dialogo creativo tra ambiti produttivi contigui.Esiste nel pensiero ebraico un invisibile legame tra le cose: quello che è successo in passato, attraverso la memoria, viene rivissuto dal singolo nel presente. Da qui l’importan-za della storia e l’alto valore della memoria per l’avvenire. Questo intreccio affascinante tra presente, passato e futuro, tra natura e cultura, viene non solo intuito e riconosciuto dall’artista, ma anche visualizzato attraverso immagini fatte di forme, colori, lettere e numeri, che costituiscono quella foresta di simboli che si cela dietro il reale. Intervallate alle grandi sculture di animali in una par condicio tra sacro e profano, dove alcune presentano riferimenti biblici (Leviata-no infi nito un grande squalo tigre a grandezza naturale), ed altre rendono omaggio alla scienza (Shalom Darwin), sono presenti opere tridimensionali e pittoriche di varie dimen-sioni, tra le quali Storie del deserto, un dipinto realizzato a quattro mani con l’artista algerino Abdallah Khaled, in cui compare il simbolo dell’infi nito. Proprio in omaggio al mu-seo del tessile tra le opere vi sono anche le recenti spe-

rimentazioni digitali, le vele a tema architettonico su raso, che l’artista ha presentato nel settembre scorso al Castello Svevo di Trani, con lunghe prospettive riprese dalla realtà e sublimate, che assurgono a luoghi e simboli dello spirito.

L’UNIVERSO DI TOBIA RAVÀdi Erika Ferretto

L’opera d’arte è una forma di comunicazione nella quale il “segno” assume tutto il valore di un “testo”, attribuendo a quest’ultimo il senso profondo e complesso analizzato dalla semiotica. Testo, in latino textum ossia “tessuto”, racchiu-de in sé il signifi cato metaforico di “trama del tessuto”. Per Tobia Ravà questa trama è costituita da segni alfanumerici dove le lettere ebraiche ed i numeri rappresentano i fi li. Il disegno che nasce dal loro intreccio racchiude in sé il colto sposalizio tra lo studio della semiologia e il valore mistico ed etico della kabbalah ebraica.Ogni volta che ci troviamo al cospetto di un’opera d’arte la comprensione di essa si sviluppa per gradi crescenti: si parte da una mera contemplazione per giungere alla conoscenza ico-nografi ca ed approdare infi ne al signifi cato intrinseco, cioè quello che rende l’opera piena espressione del contesto storico-culturale in cui si inserisce. Così, solo attraverso piani di conoscenza sempre più avanzati riusciamo a capire appieno il lavoro di Tobia Ravà. L’impatto avviene per mezzo dell’immagine, fatta di fi guratività re-alistica e surreale al tempo stesso, ma questo è solo il punto di partenza in quanto la forza segnica con la quale le immagini sono costruite non può che suscitare nuove domande che ci inducono ad approfondire la lettura. Non è semplice il percorso che si deve affrontare in quanto la realtà apparente è lì, visibile, ma essa è la “scorza” di un universo assai più complesso. Secondo la Kabbalah “l’uomo sa tutto ancora prima di venire al mondo in quanto nel mo-mento della nascita un angelo arriva e riempie il nostro subconscio di comprensioni. Lo scopo della vita è attingere a queste intuizioni e arricchire il mondo con le loro espressioni. Il cosmo suscita queste verità interne offrendoci le sfi de tramite le quali si può crescere in saggezza.” Così nelle opere di Ravà, come in un piccolo cosmo, possiamo trovare gli imput, i segnali per poter comprendere non solo la singola espressione artistica ma anche il senso più profondo e recondito del suo lavoro.Tobia Ravà sviluppa un sistema in cui gli atomi (lettere e numeri) si fanno visibili, essi, come in un’ampliata visione al microscopio, ricoprono tutto senza soluzione di continuità, sono una fi t-tissima trama, un ricco ricamo dal quale prende vita una realtà “altra” intrisa di luce diffusa con tutta la valenza mistica e naturalistica che essa contiene. Le sue realizza-zioni sono come un fl usso, un vortice cromatico-segnico ininterrotto che travalica i confi ni ricoprendo persino le cornici delle pitture. Il linguaggio alfanumerico sembra emergere dal fondale scuro diventando così la nota più chiara che spesso si identifi ca con il bianco acceso della luce. Osservando singolarmente questi elementi scopria-mo che, pur essendo parte di un tutto da cui prendono vita le immagini ed i colori, anch’essi presentano una loro autonomia ed un loro spessore mediante un contorno netto di tonalità più intensa ed una parte centrale chiara. Le immagini fatte di questa materia “diversa” e sublime giocano sul costante equilibrio tra simbolo, simbologia, re-altà e metafi sica. Da questo incredibile connubio nascono prospettive architettoniche allargate come inquadrate da un grandangolo, fi lari di alberi piantumati dall’uomo a di-stanze costanti gli uni dagli altri che assumono la valenza di “creazione” umana, o ancora vedute e spirali dove lo spettatore è invitato a perdersi in questo universo surre-

ale. Nelle sue realizzazioni scopriamo che non vi è differenza per Ravà nel trattare la superfi cie piana della pittura o le forme tridi-mensionali, una materia colorica levigata e coprente fatta di resine e tempere acriliche dà corpo al tutto. Gli oggetti decontestualizzati da un’originaria collocazione e rivestiti di criptico testo acquistano nuovo senso e nuova storia, così avviene ad esempio nelle forme zoomorfi che come il colossale squalo a misura reale o il rospo, an-tico decoro da giardino, che acquista nuova vita pur mantenendo la memoria del suo passato. Il suo mondo intriso di pensiero luriano sembra rappresentare il momento della “shevirà” quando avviene la rottura dei vasi della conoscenza e le particelle riempiono il creato. Queste nell’universo di Ravà sono rappresentate dai numeri e dalle lettere secondo la “ghematrià” dove ogni lettera ebraica corrisponde ad un valore nu-

1151. Il bacio, 2009. Resine e tempere acriliche su tela,cm 58,5 x 80

linguaggio della natura; ogni cosa esistente può essere spiegata e rappresentata con i numeri; in qualsiasi situazione, se analizzata a fondo, emergono degli schemi. Ma la mostra riguarda anche altri numeri e costanti, quali serie matematiche, teoremi e formule scientifi che, che l’hanno condot-to ad effettuare anche delle scoperte matematiche, quali la cosid-detta “Congettura di Ravà”, così chiamata da Piergiorgio Odifred-di e provata da Federico Giudiceandrea. L’artista ha scoperto che i numeri teosofi ci della sequenza di Fibonacci si ripetono come

un meccanismo interno nella sequenza da 1 a 24. D’altra parte anche quest’ultimo non è un numero qualsiasi: se consideriamo che 24 è la ghematrià del kad, il vaso, in antichità utilizzato come unità di misura, e lo troviamo assai signi-fi cativo ed ancora più interessante rifl ettendo sul fatto che anche il giorno è scandito da 24 ore.I fascinosi soggetti per lo più legati alla biogra-fi a dell’artista sono delineati attraverso forme precise e sorretti da una tecnica solida, scandi-ti da ritmi, pause ed improvvise accelerazioni. La qabbalah si fonde con la razionalità delle immagini architettoniche ed il naturalismo dei fi lari di pioppi piantati dall’uomo in ma-niera regolare, orologi e pesci, mentre il mo-tivo del nautilus, della conchiglia, del girasole, dell’orecchio, ed altre variazioni sul tema del-la spirale e del vortice sono composte con la sequenza di Fibonacci, effettuando con il suo

Vela di Codice RaMHaL, 2010.Raso acrilico, elaborazione digitale bifacciale, cm 180x134

1166. Direzione spirituale, 2010.Resine e tempere acriliche su tela, cm 72x92

(Courtesy coll. Benedetto XVI, Città del Vaticano)

1112. Vortice di girasole, 2008.Resine e tempere acriliche su tela, cm 80x80