06 Tra Boschi e Acquedotti

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Itinerari romani Comune di Roma Turismo

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acueductos e historia en italia

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  • 6 Tra boschi e acquedottiIl Celio

    Itinerari romani

    Comune di RomaTurismo

  • Roma per teCollana di informazioni del Comune di Roma

    Realizzazione a cura: Cosmofilm spa - Elio de Rosa editoreTesti: Alberto Tagliaferri, Valerio Varriale

    (Associazione Culturale Mirabilia Urbis)Coordinamento editoriale: Emanuela BosiProgetto grafico e impaginazione: Marco C. Mastrolorenzi

    Foto: C. De Santis: pag. 25, 35; P. Soriani: pag. 3, 9, 10, 14 in basso, 15, 16 in alto, 17, 20,21, 22, 23, 24, 31 in basso, 33, 34 in alto a sinistra e in basso, 37; SSPMR: pag. 11, 12,13, 14 in alto, 16 in basso, 18, 19; Archivio Cosmofilm: copertina, pag. 26, 27, 28, 29,30, 31 in alto, 32, 34 in alto a destra, 36,38.

    In copertina, lArco di Dolabella e Silano In questa pagina, il portale dingresso a Villa Celimontana

  • Il Celio 81. San Clemente 102. I Santi Quattro Coronati 173. Passeggiando, passeggiando... 204. Santo Stefano Rotondo 225. Santa Maria in Domnica 256. Passeggiando, passeggiando... 277. I Santi Giovanni e Paolo al Celio 318. Passeggiando, passeggiando... 339. San Gregorio al Celio 35

    10. Passeggiando, passeggiando... 38

    6 Tra boschi e acquedottiIl Celio

    Itinerari romani

    Il Mitreo di S. Clemente

    Comune di RomaTurismo

    Stampa: GRAFICAPONTINA- Pomezia - ord. n. 6821 del 17-3-08 (c. 30.000)

  • Linterno di S. Stefano Rotondo in una incisione francese di inizio Ottocento

    La facciata di S. Gregorio al Celio, con gli oratori di S. Barbara, S. Andrea e S. Silviasulla sinistra, in una incisione secentesca di G.B. Falda

  • Presentazione

    Tra boschi e acquedotti

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    Itinerari romani costituiscono una serie di percorsi per chi desi-deri approfondire la conoscenza della Citt.Agli itinerari del grande Rinascimento romano gi realizzati -Caravaggio, Raffaello, Michelangelo e a quelli dellarte barocca dellearchitetture di Bernini e Borromini si aggiungono, ora, altri percorsiappositamente studiati per accompagnare e agevolare il visitatore allascoperta metro per metro di una Citt darte cos sintetizzata.

    In tal modo in un unicum - distinto rappresentata e letta la cittin un mosaico che si ricompone e si scompone secondo le esigenze delvisitatore, che potr scegliere tra La Roma Monumentale (via dei ForiImperiali e Colosseo), Il Colle della poesia (lAventino e dintorni), Traboschi e acquedotti (il Celio), Agli albori della Roma Cristiana (San Gio-vanni in Laterano e Santa Croce in Gerusalemme), da La Suburra (RioneMonti e Santa Maria Maggiore) a Quasi un set cinematografico (viaVeneto e dintorni), ecc.

    Unimpresa difficile, pur tuttavia felicemente riuscita, anche sul pia-no dellimmagine della tradizione e dellidentit culturale della nostraCitt e che, con semplicit rispetta i contenuti scientifici del patrimoniostoricizzato, con una narrazione che unisce limpostazione grafica conla linea editoriale dei contenuti.

    Un sistema di comunicazione efficace per la comprensione del pivasto e incredibile patrimonio storico-artistico di Roma, che permette alturista di individuare, immediatamente, il significato principale delliti-nerario prescelto permettendogli, nel contempo, limmediata colloca-zione della propria posizione logistica in rapporto allarea che si deside-ra visitare.

    I percorsi cos condensati e raccolti possono ben rappresentare unsimbolico taccuino dartista e apparire agli occhi del visitatore comeuna grande vetrata - a pi specchi - sul cui sfondo vi un orizzonte cul-turale che non potrebbe essere pi romano, suggestivo e ricco di valorimai tramontati.

    Roma ti aspetta!

    LUfficio Turismodel Comune di Roma

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    Legenda1. San Clemente2. I Santi Quattro Coronati3. Passeggiando, passeggiando...4. Santo Stefano Rotondo5. Santa Maria in Domnica6. Passeggiando, passeggiando...7. I Santi Giovanni e Paolo al Celio8. Passeggiando, passeggiando...9. San Gregorio al Celio

    10. Passeggiando, passeggiando

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  • La pianta

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    Anticamente il Celio, che eraricoperto interamente diquerce, era chiamato monsQuerquetulanus. In seguito deriv ilsuo nome attuale da Caile Vipinnas,il condottiero etrusco Celio Viben-na. In un discorso che tenne alsenato nel 48 d.C., limperatoreClaudio, che si dilettava di etrusco-logia, aggiunse qualche particola-re sulla storia di questo personag-gio; Vibenna conquist il colle alquale diede il suo nome ma, fattoprigioniero da Cneo Tarquinio, fuliberato dalleroico servo Mastar-na, che in seguito divenne re diRoma con il nome di Servio Tullio.La leggenda fu rappresentata neicelebri affreschi etruschi dellaTomba Franois di Vulci, distaccatinel XIX secolo e ora conservati aVilla Albani.Il Celio in origine doveva avere ungran numero di forre che, attraver-so progressivi riempimenti didetriti, diedero luogo ad un piano-ro con le due cime di Villa Celi-montana e del Laterano. Il suo ter-reno in gran parte costituito datufi, ma anche da sabbie e argille,dalle quali scaturiscono ancoraoggi piccole sorgenti. La celebrefonte delle Camene, citata da Gio-venale, si trovava in una valle delCelio detta Egeria, mentre unal-

    tra sorgente, quella di Mercurio,sgorgava dai fianchi del colle. IlCelio fu lultimo dei sette colli adessere inserito nella cerchia mura-ria di epoca repubblicana e tutta-via era attraversato da una fitta reteviaria, che ancor oggi conserva inparte le denominazioni antiche.Nel 312 a.C. la zona venne attraver-sata dallacquedotto dellAcquaAppia e un secolo dopo dal con-dotto sotterraneo dellAcqua Mar-cia, il cosiddetto rivus Herculaneus.Al tempo di Augusto il colle diven-ne la seconda regio della citt, malincendio del 64 d.C. distrusse iltessuto urbano della zona, che ven-ne in gran parte privatizzata daNerone. Durante il periodo deiFlavi ai piedi del colle sorsero ilColosseo e strutture di servizio pergli spettacoli che si tenevano nel-lanfiteatro; larea sinfitt di sfar-zose costruzioni signorili e Setti-mio Severo restaur lacquedottoneroniano, le cui arcate residueancora oggi caratterizzano la zona.Le ricche dimore del Celio subiro-no immensi danni a seguito del sac-cheggio dei Goti di Alarico, pro-trattosi dal 24 al 27 agosto dellan-no 410. I terreni devastati furonoin seguito acquisiti dalla Chiesa peredificare templi, conventi e ospizi,sfruttando come basamenti le vesti-

    Inizia lapasseggiata...

    Il Celio

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    gia pagane. Sul Celio sorsero nel VIsecolo il grande convento di S. Gre-gorio e nel IX secolo la diaconia diS. Maria in Domnica e la chiesa deiQuattro Ss. Coronati. Con lenor-me incendio provocato nel 1084dallincursione di Roberto il Gui-scardo, i luoghi di culto e di devo-zione del Celio e delle sue vicinan-ze subirono un colpo gravissimo. Solo a partire dal XVI secolo, lazona conobbe una ripresa ediliziafatta di ville nobiliari e numerosevigne, tra le quali da ricordarequella della famiglia Mattei, oggiVilla Celimontana. Con Romacapitale venne nominata una com-missione per studiare lurbanizza-zione dellarea, che fino a quelmomento aveva conservato unaspetto agreste; la distruzione del-la preziosa Villa Casali per edifica-re, nel 1886, lospedalemilitare del

    Celio pu essere considerato ilpeggiore tra gli atti di speculazio-ne edilizia che colpirono il colle. della fine del XIX secolo ledifica-zione progressiva di tutta la zona,mentre le sistemazioni urbanisti-che degli anni Trenta del Nove-cento videro lallargamento di viadella Navicella, la sistemazione divia di S. Gregorio al Celio e laper-tura al pubblico di Villa Celimon-tana. Negli anni Cinquanta fu inve-ce recuperato il complesso mona-stico dei Ss. Giovanni e Paolo e la-diacente campanile romanico.Iniziamo il nostro itinerario per imonumenti del colle da via di S.Giovanni in Laterano, dove si trovalingresso laterale della basilica diS. Clemente.

    Il clivo di Scauro

  • La basilica di S. Clemente costi-tuisce forse il pi interessanteesempio di stratificazione stori-ca nel sottosuolo di Roma. Al di sot-to della chiesa attuale, infatti, siconservano altri due livelli sotterra-nei con i resti di un mitreo e di edifi-ci depoca romana, oltre a quelli diuna basilica pi antica. Il santo tito-lare fu il quarto dei papi e anche untestimone dellapostolato romanodei ss. Pietro e Paolo. Di lui ci rimaneuna celebre lettera, inviata ai fedelidella chiesa di Corinto per risolvere icontrasti insorti tra le autorit eccle-siastiche locali e alcuni presbiteri,che la prima indirizzata da unvescovo di Roma a unaltra comu-nit di cristiani. NellVIII secolo,secondo la tradizione, gli evangeliz-zatori degli slavi Cirillo e Metodio,recuperate in Crimea le reliquie diClemente, insieme allancora allaquale era stato avvinto per essereannegato nel Mar Nero, le portaro-no a Roma su richiesta di papa Nic-col I. La basilica superiore quel-la che venne edificata da papaPasquale II nel 1108 e che fu succes-sivamente ristrutturata da CarloStefano Fontana tra il 1713 e il1719. Dal 1667 la chiesa retta dadomenicani irlandesi e fu propriouno di loro, padre Joseph Mullooly,insieme al pioniere dellarcheologiapaleocristiana Giovanni Battista deRossi, a iniziare nel 1857 gli scavinel sottosuolo della chiesa.Le ricerche portarono alla scoperta

    di una basilica inferiore, risalenteal 385 d.C., di cui si era completa-mente perduto il ricordo. Ledificiosacro era stato distrutto nel 1084durante il saccheggio dei Normannidi Roberto il Guiscardo, giunti aRoma per liberare papa Gregorio VIIdallimperatore Enrico IV.Ulteriori indagini archeologiche aldi sotto dellantica basilica fecerorinvenire anche resti di costruzionidet romana del I-II secolo d.C. Siipotizz che gli edifici fosseroappartenuti alla famiglia di Tito Fla-vio Clemente, patrizio imparentatocon Vespasiano, che fu vittima dellepersecuzioni anticristiane di Domi-ziano. Per iniziare con ordine lanostra visita alla basilica spostiamo-ci a sinistra di via di S. Giovanni in

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    1. San Clemente

    Protiro dingresso sulla piazza di S. Clemente

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    Laterano, in piazza di S. Clemente.Qui, attraverso un elegante protiroin laterizio con colonne di granitorisalente allVIII-XI secolo, accediamoal quadriportico, con colonneantiche architravate dai capitelliionici, al centro del quale si trovauna piccola fontana dalla vascaottagonale. In caso di chiusura delportale sulla piazza sar necessarioaccedere alledificio sacro tramitelingresso di via di S. Giovanni in

    Laterano e, attraverso la navatacentrale, raggiungere il quadriporti-co. La facciata, opera settecente-sca del Fontana, scandita da lese-ne con capitelli corinzi, aperta daun finestrone centrale ed conclusada un timpano. Accanto il piccolocampanile coevo.Linterno basilicale, suddiviso intre navate, terminanti in altrettanteabsidi, da antiche colonne in partelisce e in parte scanalate che il Fon-

    Navata centrale della basilica superiore di S. Clemente

  • tana decor con capitelli ionici instucco. La superficie ricoperta daun pavimento cosmatesco a intar-si marmorei; i soffitti delle tre nava-te, in legno dorato a cassettoni,sono ornati degli emblemi di papaClemente XI e contengono affreschisettecenteschi: nella navata centrale la Gloria di S. Clemente, di G.Chiari. Nella navata di destra, la cap-pella di S. Domenico affrescatacon Storie della vita del santo diSebastiano Conca, mentre lultima,nellabside, presenta una cinque-centesca statua del Battista eaffreschi di Iacopo Zucchi. Nellanavata maggiore, tra le finestre, siammirano figure di Profeti dipintenei primi anni del XVIII secolo e Sce-

    ne della vita di S. Clemente, di S.Servolo, di S. Ignazio di Antio-chia e di S. Policarpo, mentre, sullacontrofacciata, stanno le raffigura-zioni dei Ss. Cirillo e Metodio. Alcentro di questa navata la ScholaCantorum, ricostruita con fram-menti del VI secolo appartenenti allaprima basilica, con i due amboni e ilcandelabro tortile cosmatesco.Fra gli elementi decorativi del recin-to, tra plutei e transenne, troviamo ilmonogramma di papa Giovanni II(532-535), il primo papa nella storiache cambi il proprio nome, Mercu-rio, salendo sul trono di Pietro. Ilciborio, edificato sopra la cripta checustodisce le reliquie del santo, haforma di tempietto sostenuto da

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    Particolare del mosaico del catino absidale: Croce con la Vergine e S. Giovanni

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    quattro colonne di marmo pavonaz-zetto antico, mentre addossataallabside la cattedra episcopale.Nel catino dellabside un grandemosaico di scuola romana della pri-ma met del XII secolo raffigura ilTrionfo della Croce con la Vergi-ne e S. Giovanni. Sui quattro braccidella croce si dispongono dodicicolombe bianche rappresentanti gliapostoli. La croce stessa poggia suun cespo dacanto, simbolo delle-terna speranza, dal quale si svilup-pano per tutta la superficie delmosaico racemi e girali vegetali con-tenenti figure allegoriche come fiori,pavoni, fontane e cornucopie. Duecervi si abbeverano ai quattro fiumiche sgorgano dalla croce, simbolodei Vangeli. Attorno alla croce, tra iracemi, si dispone una serie di per-sonaggi appartenenti alle varie classidella societ medievale, accompa-gnati da dottori della Chiesa. Allabase uniscrizione, alle cui estre-mit sono raffigurate le citt diBetlemme e di Gerusalemme, che ciricorda come la chiesa sia simile auna vite rinvigorita dalla croce. Laparte inferiore del muro absidalereca, invece, un affresco del XIII seco-lo, molto restaurato, con la raffigu-razione del Cristo con gli Apostoli.Nel mosaico dellarco trionfaleappare il Cristo Pantocratore, cir-condato dai simboli degli evange-listi, con i Ss. Pietro e Clemente, ilprofeta Geremia e la citt diGerusalemme a destra, e, a sini-stra, i Ss. Lorenzo e Paolo, il pro-feta Isaia e la citt di Betlemme.Nella navata di sinistra il monu-mento funebre del cardinaleAntonio Venier, morto nel 1479,opera di Isaia da Pisa, con colonnine

    e marmi del tabernacolo della basili-ca inferiore. Lungo la parete di que-sta navata si trovano alcune sinopie,recuperate nel 1952 durante irestauri della cappella di S. Caterina.Allinizio della navata, la parete sini-stra della cappella di S. Caterinafu decorata, tra il 1428 e il 1431,dalle Storie della santa di Masoli-no da Panicale. Dal momento che lepitture, e ancor pi le sinopie nellanavata, rivelano lintervento di duepittori, si ipotizzato che insieme aMasolino vi abbia lavorato ancheMasaccio, presente nel 1428 aRoma, dove mor misteriosamente.Nella stessa cappella, sulla parete didestra, trovano posto anche le Sto-rie della vita di S. Ambrogio,mentre allesterno, su un pilastro un grande S. Cristoforo e, sullarcodingresso della cappella, unAn-nunciazione. Alla basilica inferioresi accede tramite la sacrestia, il cuiingresso si trova nella navata didestra e discendendo, ancora adestra, per una scala decorata daframmenti di sculture e calchi direperti degli scavi. Il restauro haripristinato lintera planimetria dellabasilica del IV secolo. Il nartece, il

    Particolare del mosaico del catino absidale:S. Pietro e S. Clemente

  • portico nel quale stazionavano icatecumeni non ancora battezzati, ornato, a sinistra, dai resti di unaffresco del IX secolo, con la raffigu-razione di Cristo benedicente e iSs. Clemente, Andrea, Michele,Cirillo e Metodio. Sul lato opposto visibile laffresco con il Miracolo

    del bambino riaffiorato dal marecon sotto il riquadro S. Clemente, ilcommittente Beno de Rapiza e lasua famiglia (XI secolo) e pi oltre,quello che raffigura la processionedella Traslazione delle reliquie diS. Clemente. Entrando nella navatacentrale, i cui intercolumni sonotamponati dai muri di sostegno del-la basilica superiore, si trovano altriaffreschi del IX secolo. Subito a sini-stra, affreschi piuttosto danneggiatitra i quali lAssunzione con apo-stoli, papa Leone IV e S. Vito, euna Crocifissione, in cui il Cristonon appare pi con la tunica, allusobizantino, ma con il perizoma deri-vato dalliconografia carolingia. Piavanti ritornano affreschi di XI-XIIsecolo: la Storia di S. Alessio, ilsanto che volle vivere da mendican-te nel sottoscala del ricco palazzodei suoi, e la Leggenda di Sisinnio,ispirato a unaltra vicenda di s. Cle-mente, in cui gli scherani che tenta-no di imprigionarlo, confusi dallin-tervento divino, rapiscono al suo

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    Basilica inferiore, Storia di S. Alessio

    Basilica inferiore, Madonna in trono colBambino

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    posto una pesante colonna. Questascena accompagnata da dialoghiscritti. Dice Clemente, in latino auli-co: Per la durezza del vostro cuoremeritaste di trascinare una pietra. Ilsuo persecutore Sisinnio, invece, inquello che pu essere consideratouno dei primi documenti del volgareitaliano, dice ai suoi, affaccendati atrascinare la colonna: Fili de lepute, trahite. Gosmario, Albertel,trahite. Carvoncel falite de reto co lopalo (Tirate, figli di puttane. Gosma-rio, Albertello, tirate. Carvoncello,spingi da dietro con il palo). Spostandoci nella navata di destra,oltre gli intercolumni murati, si puvedere una Madonna in trono colBambino del VII secolo, dalla pre-ziosa iconografia bizantina. Interes-sante anche un sarcofago roma-no, con il mito di Fedra e Ippolito,della seconda met del I secolo d.C.Nella navata sinistra si conservainvece una grande vasca circolare,probabilmente usata per il battesi-mo ad immersione. In fondo a que-

    sta navata un moderno altarededicato a S. Cirillo, dove sonoancora visibili i resti della sepolturadel santo morto a Roma nell869.Oltre laltare, una scala conduce alsottostante livello degli edificiromani di et imperiale.Le costruzioni si possono dividere indue complessi distinti, uno dei qualiserv da sostruzione per labside del-la primitiva basilica, mentre laltro fusolo in parte interessato dallacostruzione. Questultimo edificio in opera quadrata con blocchi ditufo dellAniene e allinterno lo spa-zio suddiviso in una serie diambienti simmetrici, disposti intor-no ad un cortile centrale porticato.Questo particolare impianto e lamancanza di tabernae allesternohanno fatto pensare che si trattassedella cosiddetta Moneta: lofficinadella zecca imperiale, dove si conia-vano le monete romane, spostatadal Campidoglio in questa zona apartire dallet dei Flavi. Ledificiosotto labside costituito invece da

    Nartece della basilica inferiore

  • una serie di ambienti comunicanti,ornati da stucchi e posti intorno adun cortile. Questa abitazione privatadovette a un certo punto fungere daluogo di preghiera della comunitcristiana, quello che viene ricordatodalle fonti come titulus Clementis,poi trasformato nella basilica primi-tiva. Prima di questo utilizzo, allafine del II secolo, il cortile delledifi-cio e parte degli ambienti erano adi-biti a mitreo. Il culto di Mitra, divi-nit solare dorigine persiana, erariservato agli uomini e particolar-mente caro ai militari. In questa reli-gione, dalle forti implicazioni astro-logiche, si credeva che il dio fossenato in una grotta e fosse statoinviato dal Sole a sacrificare un toroper la salvezza del mondo. Questomitreo del III secolo, che forse venivautilizzato dai gladiatori del Colos-seo, mostra tracce di una violentadistruzione, probabilmente operatadagli stessi cristiani. Lambiente prin-cipale conserva la volta, adattata asimulare una grotta, nella quale siaprono sette fori a rappresentare isette pianeti conosciuti allepoca aiquali corrispondevano i sette gradiiniziatici degli adepti. Lungo le paretierano i grandi banchi sui quali pote-

    vano sdraiarsi i fedeli per consumareinsieme lagape, il pasto rituale,mentre in fondo, verso labside, ancora lara marmorea con la raffi-gurazione di Mitra che uccide iltoro, affiancata dai due geni dellamorte e della resurrezione: Cautes,che regge la fiaccola della vita, eCautopates, che la spegne.Tornati in superficie e usciti da S.Clemente percorriamo a sinistra untratto di via di S. Giovanni in Latera-no, poi prendiamo a destra per viadei Querceti e subito a sinistra pervia dei Ss. Quattro. Risalendo la via,a lato dellimponente mole fortifi-cata del convento dei Ss.Quattro, troveremo a destra unascaletta che ci conduce dinanziallingresso del cenobio.

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    16Basilica inferiore, sarcofago romano con il mito di Ippolito e Fedra

    Vestibolo del mitreo

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    Della chiesa dei Ss. QuattroCoronati si trovano traccedocumentali a partire dallan-no 595 sotto il nome di titulus Aemi-lianae, luogo di preghiera posto sullavia Tuscolana che anticamente parti-va dal Colosseo e passava per ilCelio. I quattro santi titolari sono gliscultori dalmati Sinfroniano, Calu-dio, Nicostrato e Castorio, che subi-rono il martirio sotto Diocleziano peressersi rifiutati di scolpire una statuadi Esculapio. Unaltra versione iden-tifica i quattro martiri con gli ufficialiSevero, Severiano, Carpoforo e Vit-torino, convertitisi al cristianesimo egiustiziati per non aver voluto adora-re gli idoli. Successivamente i corpi

    dei quattro militari sarebbero statiraccolti da s. Sebastiano e inumati inquesto luogo, ove si presume che nelIV secolo sia sorta una cappella votivasuccessivamente elevata a basilica,nel IX secolo, da Leone IV. Distruttanel 1084 dalle soldatesche norman-ne, nel 1111 la basilica venne rico-struita in forme estremamente ridot-te da Pasquale II, che elimin le anti-che navate laterali e la parte anterio-re della navata centrale. Durante ilMedioevo la chiesa venne ammini-strata dei benedettini, che la man-tennero fino al Quattrocento. Nel1521 pass ai camaldolesi e nel1560 alle suore agostiniane, tuttorapresenti. In passato la chiesa ospit

    2. I Santi Quattro Coronati

    Fronte dingresso con torre campanaria dei Ss. Quattro Coronati

  • una reliquia di grande prestigio: latesta di s. Sebastiano. Dal 1912 al1957, si effettuarono importantilavori per recuperare le strutturepaleocristiane e i resti della navatacarolingia, isolando la cripta e por-tando alla luce le mura romaniche,ampiamente distrutte dallattacconormanno del XII secolo. Attraverso ilportale sovrastato da una torrecampanaria, un arco a tutto sesto

    che reca nella lunetta la dedica inlatino ai quattro santi titolari, si entrain un primo cortile, un tempo qua-driportico della basilica del IX secolo,decorato da affreschi tardo-cinque-centeschi di scuola toscana ormaiquasi illeggibili. Oltrepassato unarchitrave in stile carolingio, si rag-giunge un secondo cortile, ricavatodalla parte anteriore della navatadella chiesa antica, di cui resta unatraccia nelle colonne dai capitelliionici e corinzi. La chiesa attuale costituita dalla parte posteriore del-lantica navata centrale. Linternobasilicale diviso in tre navate dacolonne antiche di granito con capi-telli corinzi e compositi. Il pavimentodella navata centrale cosmatesco,mentre in alto un matroneo concolonne e un soffitto ligneo a casset-toni del XVI secolo. Sulle pareti dellenavate laterali sono resti di affreschitrecenteschi raffiguranti vari santi,tra i quali S. Antonio Abate, S. Bar-tolomeo e S. Caterina dAlessan-dria. Nellaltare del SS. Sacramento,nella navata destra, Ladorazionedei pastori, dipinto fiammingo delCinquecento. Nellabside, che ora

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    Navata centrale

    Cripta, cella contenente le arche antiche con le reliquie dei santi martiri

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    appare sovradimensionata rispettoalle nuove misure della chiesa, sonogli affreschi secenteschi del pittoretoscano Giovanni da S. Giovanni conGloria di tutti i santi, Storie deiSs. Quattro Coronati e Storie deimartiri di Pannonia. Il presbiteriofu rialzato nel IX secolo per ricavare lacripta carolingia, nella quale sonoconservate quattro arche contenentireliquie di martiri. Sopra laccesso didestra alla cripta uniscrizionedamasiana del IV secolo riguardantei martiri Proto e Giacinto. Allinternoosserviamo il paliotto del XII secolo,che un tempo aveva la fenestellaconfessionis, oggi tamponata da undipinto. Al termine del colonnato disinistra un altare addossato a unpilastro attribuito ad Andrea Bregno.Sullaltare della navata sinistra unopera di Giovanni Baglione, S.Sebastiano curato dalle matroneLucina e Irene. Dalla navata sinistrasi accede ad un chiostro ad archettie colonnine binate del XIII secolo, dal-le dimensioni di 10 metri per 15, cheha al centro una fontana per ablu-

    zioni del XII secolo, voluta daPasquale II. Sulle pareti sono repertipaleocristiani e romani, mentre nellato orientale si trova la cappella diS. Barbara, con resti di affreschi delXII secolo sulla volta. Lasciata la chie-sa e tornati al primo cortile, troviamosulla sinistra la portineria dellemonache, allinterno della quale un interessante calendario liturgi-co, dipinto nel XIII secolo, con le variefunzioni e ricorrenze. Dalla portine-ria, facendosi dare le chiavi alla fine-strella sulla sinistra, si passa nella pre-ziosissima cappella di S. Silvestro,risalente al 1264. La cappella hapianta rettangolare, pavimentocosmatesco, volta a botte decorata astelle policrome e un ciclo di affreschidedicato alle storie di Costantino.Negli undici riquadri nei quali il dipin-to suddiviso vediamo limperatore,affetto dalla lebbra, rivolgersi a papaSilvestro I, in eremitaggio sul monteSoratte, ed essere da lui battezzato eguarito dal male. Per sdebitarsiCostantino dona al papa la potestimperiale sullOccidente. Gli affre-

    La cappella di San Silvestro

  • schi costituiscono una sorta di mani-festo della falsa tradizione delladonazione di Costantino, leggen-da medievale utilizzata dal papatonelle lotte politiche contro il potereimperiale. Il presbiterio della cappella decorato con scene riferite al mar-tirio dei Ss. Quattro Coronatidovute a Raffaellino da Reggio. Nelmonastero, non visitabile perch diclausura, sono degni di interesse il

    refettorio, un tempo navata destradella basilica primitiva, le colonneantiche e il pavimento a grandi tes-sere policrome del IX secolo. Duranterecenti restauri del complesso reli-gioso stato recuperato un impor-tante ciclo di pitture gotiche del XIIIsecolo con figure rappresentanti imesi dellanno, le arti, le stagioni euna raffigurazione del biblico reSalomone.

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    Usciti dal cor-tile, ripren-diamo lascaletta a sinistra ediscendiamo per via deiSs. Quattro. Allincrocio con viadei Querceti giriamo a sinistra, poia destra per via Annia e ancora asinistra per un breve tratto di viaCelimontana, fino a raggiungerela piazza omonima, dove, sullasinistra, sorge lOspedale Militare

    del Celio. Ledifica-zione dellospeda-le, nel periodo

    1885-91, fu forte-mente voluta da Luigi

    Durand de la Penne, colonnel-lo del genio militare. Allinizio deilavori sorsero aspre polemiche sul-lopportunit del luogo prescelto.Per la costruzione delledificio,venne infatti distrutta la preziosaVilla Casali, risalente al XVII seco-lo, con il circostante parco. Il luo-

    3. Passeggiando,passeggiando...

    20 Il Tempio del Divo Claudio in via Claudia

  • Tra boschi e acquedotti

    go di cura riservato al personalemilitare, che si estende per oltre50.000 metri quadrati, costituitoda trenta fabbricati collegati traloro da caratteristiche passerellemetalliche. Lo scavo delle fonda-menta consent lindividuazionedella cosiddetta Basilica Hilariana,i cui resti vennero purtroppo sep-pelliti sotto la mole dellospedale.Ledificio antico era dimora di unricco gioielliere, Manus PubliciusHilarus. Tra i pochi reperti salvatisidurante gli scavi vi un curiosomosaico apotropaico contro ilmalocchio, ora custodito pressolAntiquarium comunale. Prima diproseguire notiamo a destra dipiazza Celimontana, oltre il giardi-no comunale, gli imponenti restidelle sostruzioni del Tempio delDivo Claudio, voluto dalla moglie

    Agrippina per celebrare la diviniz-zazione post mortem dellimperato-re. Trasformato da Nerone in unninfeo monumentale nel grandeparco della Domus Aurea, fu poiripristinato da Vespasiano. Suiresti del tempio sorger il conven-to dei Ss. Giovanni e Paolo. Proseguendo su piazza Celimonta-na, attraversiamo largo dellaSanit Militare dove, sulla destra,vediamo, isolato e imponente,uno dei piloni del braccio nero-niano dellAcquedotto Claudio.Poco pi avanti, sulla sinistra,prendiamo invece via di S. StefanoRotondo, sulla quale, dopo pochimetri, a destra, al n. 7, troveremo ilcancello dingresso alla basilicaomonima. Lingresso si apre su ungiardino circondato da alte muradi epoca romana.

    21LAcquedotto Claudio presso la chiesa di S. Maria in Domnica

  • La basilica, costruita al tempo dipapa Simplicio, tra il 468 e il483, uno dei primi templi cri-stiani ed la pi grande chiesa apianta centrale esistente al mon-do. Fu edificata al posto di unmitreo e venne concepita per acco-gliere le reliquie di s. Stefano dia-cono e protomartire, rinvenute aGerusalemme nel 415. Per la pro-pria attivit di predicatore Stefanofu lapidato dinanzi al Sinedrio nel35 d.C. e la sua festa, il 26 dicem-bre, venne introdotta nel calenda-rio romano nel 450. La chiesa sorsesui resti di un mitreo e dei CastraPeregrina, caserma di epocaimperiale nella quale venivanoalloggiati i reparti che non erano distanza a Roma. La pianta originariadella chiesa era costituita da tre

    anelli concentrici, il pi largo deiquali di 65 metri di diametro, chedavano origine a due ambulacriintersecati ai quattro bracci di unacroce greca. Intorno al 1178-80papa Innocenzo II aggiunse il por-tico a cinque arcate sostenute dacolonne tuscaniche. Sotto il papa-to di Niccol V, nel 1453, lambula-cro esterno e due bracci della crocefurono abbattuti da Bernardo Ros-sellino, cosicch il diametro dellacostruzione si ridusse a 40 metri.Dallingresso attuale, costituito dauno dei due bracci residui dellacroce greca, si accede a un vastoambiente circolare, costituito dal-lantico ambulacro interno, delimi-tato da una doppia fila di colon-ne, 34 di marmo e granito inseritenella parete perimetrale e 22 di

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    4. Santo Stefano Rotondo

    S. Stefano Rotondo

  • Tra boschi e acquedotti

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    Lingresso

    Linterno

  • granito con capitelli ionici allinter-no. Queste ultime sostengono lastruttura cilindrica del tiburio, nelquale si vedono le 22 finestre cen-tinate chiuse nel Quattrocento dalRossellino e le otto bifore che lesostituirono. La quattrocentescavolta a cassettoni, al culmine deltiburio, sostenuta diametralmen-te da una struttura, risalente agliinterventi medievali di Innocenzo II,costituita da una triplice arcata ret-ta da due pilastri laterali e duecolonne corinzie. Al centro dellabasilica si trova un recinto mar-moreo ottagonale che interna-mente ornato da riquadri affrescatidal Pomarancio e da Antonio Tem-pesta con Storie di S. Stefano, la

    Strage degli innocenti e laMadonna dei sette dolori. Subi-to a sinistra dellingresso la cat-tedra episcopale, ritenuta quelladi papa Gregorio Magno, ricavatada una sedia marmorea detimperiale con aggiunte successive.Le pareti sono decorate da affre-schi, ancora del Pomarancio e delTempesta, che rappresentano sto-rie di martiri, in ordine cronologi-co e con raccapriccianti dettagli.Questi affreschi avevano la funzio-ne di preparare i giovani gesuiti inmissione segreta nei paesi prote-stanti ad affrontare, se catturati, latortura. Nellabside della prima cappella asinistra (laltro braccio della croceresiduo) un piccolo mosaico delVII secolo raffigurante i Ss. Primo eFeliciano e la Croce gemmatasovrastata dalla figura di Cristoche celebra il trasferimento nellachiesa, da un cimitero sulla viaNomentana, dei resti dei due santi.Nella seconda cappella, edificata daPio IV nel 1778, un interessantemonumento tombale del Cinque-cento.Usciti dalla basilica riprendiamo, asinistra, via di S. Stefano Rotondo etorniamo a largo della Sanit Milita-re. Nella piazza, alla nostra sinistra,vediamo la Fontana della Navicel-la e la facciata della basilica di S.Maria in Domnica. La fontana ha questo nome per loscafo di marmo, forse copia cinque-centesca di un ex voto provenientedai Castra Peregrina, realizzato daAndrea Sansovino per conto LeoneX. Il monumento venne adattato afontana in occasione del Natale diRoma del 1931.

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    24La cappella dei Ss. Primo e Feliciano

  • Tra boschi e acquedotti

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    La chiesa, prospiciente la fonta-na della Navicella, fu erettaattorno allVIII secolo su antichiresti romani. Ledificio attuale, conun portico a quattro colonne impre-ziosito da mosaici depoca carolin-gia, appartiene al secolo successivo.Venne realizzato da papa Pasquale I(817-824), che pu essere conside-rato lartefice della prima rinascen-za della citt. Restauri di XV e XVIsecolo, questultimo voluto da papaLeone X, della famiglia de Medici,hanno in parte alterato laspettomedievale della chiesa. La facciatain travertino, preceduta da porticoa cinque archi su pilastri e lesenedordine tuscanico, del 1513 sudisegno di Andrea Sansovino. Lin-terno, a pianta basilicale, diviso in

    tre navate da 18 colonne corinziedi granito grigio det imperiale. Lanavata maggiore, particolarmentealta rispetto alle due laterali, prendeluce da finestre cinquecentesche ed coperta da un soffitto ligneo acassettoni decorato con le cinque-centesche Litanie dellaMadonna. Al di sotto del soffitto sisviluppa un fregio, con stemmi aral-dici medicei, realizzato in collabora-zione da Perin del Vaga e GiulioRomano. I mosaici dellarco trion-fale e dellabside fanno parte degliinterventi medievali di papaPasquale. Si tratta di mosaici che,secondo il gusto della cosiddettarinascenza carolingia, replicanolimpianto delle rappresentazioniclassiche del IV secolo. Il vivace uti-

    5. Santa Maria in Domnica

    S. Maria in Domnica; di fronte allingresso la famosa navicella marmorea

  • lizzo dei colori e la maggiore anima-zione dei personaggi rivelano quasicertamente il contributo di mae-stranze locali istruite da artistibizantini. Nellarcata dellabsidevediamo Cristo tra angeli e apo-stoli e, sotto, Mos ed Elia. Nelcatino Maria in trono col Bambi-no tra gli angeli e Papa PasqualeI in ginocchio e con il nimbo qua-drato, tipico dei personaggi vivential momento della rappresentazio-ne. Da notare nellabside anche gliaffreschi secenteschi di Lazzaro Bal-di. Il restante arredo liturgico dellachiesa di datazione risalente allamet del secolo scorso.

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    26Particolare del mosaico del catino absidale

    Particolare del soffitto ligneo a cassettoni

  • Tra boschi e acquedotti

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    Usciti dallachiesaprendiamoa destra per Villa Celi-montana, sorta sul terrenoche anticamente era stato sededella V Coorte dei Vigili, e un tem-po appartenente alla famigliaMattei. Tra il 1553 e il 1582, dap-prima Giacomo e poi Ciriaco Mat-tei la trasformarono da vigna adia-cente a S. Maria in Domnica in vil-la. Ciriaco, in particolare, cur ilcomplesso recandovi lAcqua Feli-ce per lirrigazione, piantandonuovamente quelle querce che latradizione attribuiva allanticocolle Celio e spendendo circa ses-santamila scudi per gli arredi. Icosiddetti Horti Mattei si arric-chirono di marmi e antichit, cherichiamavano un gran numero divisitatori stranieri. In questo luo-go i Mattei usavano concederesosta, ristoro, e persino un concer-to di musici ai fedeli impegnaticon s. Filippo Neri nel pellegri-naggio delle Sette Chiese. Dopoessere passata pi volte di mano,dal 1928 la villa divenne parco

    pubblico. Limpo-nente portale, cheimmette nella villa,

    apparteneva alla exVilla Giustiniani al Latera-

    no, e venne disegnato da CarloLambardi. Situato in precedenzasu via Merulana, fu qui trasferitonel 1931. Poco rimane dellassettocinquecentesco della villa; attual-mente essa ha laspetto di un giar-dino allitaliana, esteso su duelivelli, con viali bordati da siepi dibosso e ligustri che ospitano anti-chi reperti e frammenti. Oltrepas-sato lingresso, troviamo dinanzi anoi, in una posizione che corri-sponde pressappoco alla sommitdel Celio, il Casino della villa.Eretto alla fine del Cinquecentodallarchitetto siciliano Jacopodel Duca, ristrutturato nel 1820,dal 1872 divenuto sede dellaSociet Geografica Italiana. Nelvialetto a sinistra del Casino, visi-bile lobelisco in granito, prove-niente da Heliopolis e risalenteallepoca di Ramsete II. Esso furinvenuto nella zona dellIseoCampense, lantico tempio di Isi-de che si trovava in Campo Mar-zio, dove probabilmente fece cop-pia con lobelisco che oggi adornala fontana di piazza della Roton-da. Nel Medioevo serv da scalinoper la scalinata dellAracoeli e fupoi sistemato in Campidoglio,dove rimase fino al 1582. Successi-vamente venne donato dalla citta-dinanza a Ciriaco Mattei, che lofece erigere nella sua villa. Usciti dal parco per il portale delLambardi, riprendiamo a sinistraper largo della Sanit Militare e,

    6. Passeggiando,passeggiando...

    Portale dingresso a Villa Celimontana

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    dopo essere passati nuovamentedi fronte a S. Maria in Domnica,notiamo alla nostra sinistra la fac-ciata dellOspedale dei Trinitari.Lospedale di S. Tommaso in For-mis, o iuxta formam claudiam, haquesto nome perch situato pres-so una forma, un acquedotto. Suquestarea dal 1100 vi era unmonastero benedettino, del qua-

    le non esistono pi tracce, men-tre lattuale costruzione venneiniziata nel 1207 dai trinitari perfornire ospitalit e cure agli schia-vi che venivano riscattati dallor-dine. Nel 1925 linterno dello-spedale fu completamente rima-neggiato per ospitare lIstitutoSperimentale per la Nutrizione

    Casino di Villa Celimontana

    Portale di marmo dellOspedale deiTrinitari

    Mosaico con Cristo che accoglie uno schiavo nero e uno bianco liberati

  • Tra boschi e acquedotti

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    delle Piante. Dellantico edificioresta comunque il portale di mar-mo, realizzato da Iacopo diLorenzo e dal figlio Cosma, aiquali si deve anche ledicola concolonnine e il mosaico del 1218con il Cristo che accoglie unoschiavo nero e uno schiavo biancoliberati. La scritta araldica recita:Signum Ordinis Sanctae Trinita-tis et Captivorum, ovvero:Stemma dellOrdine della SantaTrinit e degli Schiavi. I trinitari,presenti anche al Quirinale,avrebbero realizzato nel SeicentoS. Carlo alle Quattro Fontane,affidandone la costruzione aFrancesco Borromini.Oltrepassato lospedale, prendia-mo a sinistra per via S. Paolo dellaCroce. Entriamo nella stradaattraverso lArco di Dolabella eSilano, risalente al 10 d.C. Larco probabilmente il rifacimento di

    unantica apertura delle MuraServiane, Porta Celimontana, riu-tilizzata in seguito come fornicedellAcquedotto Neroniano. Lar-co ha una larghezza di 4 metri e

    LArco di Dolabella e Silano

    S. Tommaso in Formis

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    originariamente era alto 6,50metri ed sormontato da unascritta dedicatoria: P. CORNELIUSP.F. DOLABELLA / C. IUNIUS C.F. SILA-NUS FLAMEN MARTIALIS / COS. EXS.C. / FACIUNDUM CURAVIT IDEMQUEPROBAVERUNT, Eretto e collauda-to dai consoli Publio CornelioDolabella figlio di Publio e GaioGinio Silano figlio di Gaio Flami-ne Marziale per decreto del Sena-to. Passato larco, troveremo allanostra sinistra, al numero 10 divia S. Paolo della Croce, lingres-so alla chiesetta di S. Tommaso inFormis, databile allinizio del XIIIsecolo e prima comunit dellesuore dellOrdi-ne trinitario.Ledificio fudonato daInnocenzo IIIallo spagnolo s.Giovanni deMatha, fonda-tore dellordi-ne dei trinitari.Per lungo tem-po il corpo delsanto fu venera-to allinterno diquesta chiesafinch, nel1655, due con-fratelli trafuga-rono il corpodel fondatoresistemandolodefinitivamen-te a Madrid.Della costruzio-ne medievaleesistono tracce,visibili solo dal-

    linterno di Villa Celimontana,mentre la massima parte dellacostruzione, compresa la facciata,divisa da lesene, con un portalesormontato da iscrizione e timpa-no centinato, secentesca. Lin-terno, a una sola navata con duealtari laterali e uno nellabside,databili al 1663, conserva dipintitardo-cinquecenteschi di Gerola-mo Siciolante detto il Sermoneta.La cella, nella quale dal 1209 al1213 abit s. Giovanni de Matha,si trova sopra il fornice dellArcodi Dolabella. Alla chiesa era anti-camente annesso lospedale deglischiavi liberati, del quale abbiamo

    parlato in prece-denza. Oltre-passata la chie-sa, percorriamoancora la strettavia S. Paolo del-la Croce tra lealte mura di Vil-la Celimontanae del conventodei passionisti.Incontriamoancora i fornicidellAcquedot-to Neroniano,fino ad arrivarealla piazza deiSs. Giovanni ePaolo. A sinistradella piazza tro-viamo lingres-so secondariodel parco di Vil-la Celimontanae, oltre, uningresso cheporta a uno dei

    Campanile del convento deiSs. Giovanni e Paolo

  • pi attivi studi televisivi della capi-tale. A destra, sul fondo della piaz-za, vediamo il convento dei Ss.Giovanni e Paolo, edificato agliinizi del XII secolo e con la facciataripristinata in tempi pi recenti.Sulla porta originaria una bifora

    e, a fianco, il campanile romani-co a sei ordini, risalente al 1150 ealto 45 metri. Le varie decorazionidel campanile di carattere more-sco-bizantino sono in copia e glioriginali vengono conservati inun museo adiacente. Allinternodella porta un piccolo cortilenel quale sono ben visibili le arca-te monumentali del Tempio delDivo Claudio, sulle quali poggia ilcampanile.Usciti dal portone, vediamo, allanostra destra, la facciata e il porti-co della basilica dei Ss. Giovanni ePaolo al Celio.

    Tra boschi e acquedotti

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    La basilica sorse nel 398, ad ope-ra del senatore Bizante e delfiglio Pammachio, su un grup-po di vecchie case del II secolo d.C.

    Secondo la leggenda i due santititolari, omonimi degli apostoli,sarebbero stati due ufficiali dellim-pero, convertitisi al cristianesimo e

    7. I Santi Giovanni e Paolo al Celio

    I Ss. Giovanni e Paolo

    Ingresso secondariodel parco di Villa Celimontana

  • decapitati nel 361 d.C. dallimpera-tore Giuliano lApostata.Le prime notizie catastali dellachiesa, menzionata come TitulusPammachii, risalgono al 440, sottoil pontificato di Leone I. A partiredal 500 d.C. appare la denomina-zione odierna. Nel 1084 la basilicavenne saccheggiata dai Normannidi Roberto il Guiscardo. Successi-vamente sub svariate trasforma-zioni interne ed esterne fino ailavori di met Novecento, voluti efinanziati dal cardinale Spellman,arcivescovo di New York, che ripri-stinarono lantica facciata, il porti-co e il campanile paleocristiano. Lachiesa viene officiata da padri pas-sionisti. Il portico ionico, con ottocolonne antiche, regge un archi-trave sul quale uniscrizionededicatoria. Il portale cosmate-sco affiancato da due leoni delXIII secolo ed esistono tracce diaffreschi dello stesso periodo.

    Linterno, a tre navate, statorifatto nel periodo 1715-18 dagliarchitetti A. Canevari e A. Gara-gni, riutilizzando sedici colonneoriginarie del IV secolo affiancateda pilastri. Il soffitto ancora quel-lo cinquecentesco, mentre lagrande Cappella di S. Paolo del-la Croce, fondatore dei passioni-sti, situata a fianco della navata didestra, risale al 1857. A met dellanavata maggiore una lastra tom-bale segna il luogo della sepolturadei due martiri, i cui resti sonocustoditi in unantica vasca inporfido presso laltare . Nellabsi-de il cinquecentesco affrescoCristo in gloria, del Pomarancio,sotto al quale troviamo i dipintisettecenteschi Martirio di S. Gio-vanni, Martirio di S. Paolo,Conversione di Terenziano e gliAngeli in stucco di Pietro Bracci.Nella sagrestia conservata unatavola di Antoniazzo Romano.

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    32Particolare dellabside e del soffitto dei Ss. Giovanni e Paolo

  • Tra boschi e acquedotti

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    Usciti dallachiesagiriamolangolo a destra peril clivo di Scauro. Pocopi avanti, ancora a destra, lungoil fianco della chiesa, vediamolentrata al museo delle Caseromane dei Ss. Giovanni e Paolo,sottostanti la basilica. Lingresso a pagamento. Questi ambienti,disposti su due livelli e riferibiliad edifici dal I al IV secolo d.C.furono venerati dai primi fedelidella chiesa, vennero dimenticatinel corso dei secoli e furonoriscoperti soltanto nel 1887. Essifurono utilizzati come luogo dipreghiera e accolsero le spogliedei martiri titolari della chiesa.Allinterno si pu ammirare unaffresco del III secolo con Proser-pina e divinit marine posto in unninfeo; una decorazione afestoni, figure efebiche e uccellie, sulla volta, putti che vendem-miano in quello che probabil-mente era un triclinio. Proceden-do si passa per gli ambienti alto-medievali, dove sono visibili deco-razioni e affreschi come Scene

    della Passione (IXsecolo). Nella Con-fessione sono affre-

    schi di IV secolo raffi-guranti un Orante e quel-

    lo che stato interpretato comelArresto ed esecuzione dei Ss.Crispo, Crispiniano e Benedetta,cio la persecuzione dei devotidei ss. Giovanni e Paolo. Uscitidal museo, prendiamo ancora adestra per il pittoresco clivo diScauro, corrispondente allomo-nima via romana aperta intornoal I secolo a.C. Il clivo sormonta-to da sette arcate, realizzate tra ilV e il XIV secolo per sostenere ilfianco della basilica dei Ss. Gio-vanni e Paolo. Un poco oltre siriesce a intravedere lesterno del-labside della chiesa, preziosoesempio di romanico-lombardo,con deambulatorio a colonnine earchetti, voluto allinizio del XIIIsecolo da papa Onorio III. Procedendo sulla via si supera asinistra il portale secentesco cheintroduceva agli oratori dellachiesa di S. Gregorio Magno e iresti di muro in laterizio e diunaula absidata di IV-VI secolo

    8. Passeggiando,passeggiando...

    Case romane dei Ss. Giovanni e Paolo,particolare della decorazione ad affresco

    della cosiddetta Stanza degli Efebi

    Case romane dei Ss. Giovanni e Paolo,la rappresentazione dellorante nella

    stanza omonima

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    detti Biblioteca di Agapito.Al termine del clivo di Scaurogiungiamo a piazza di S. Grego-rio, dove, sulla sinistra, incima alla scalinata

    con vista sul Palatino, vediamo lafacciata della chiesa di S. Grego-

    rio al Celio.

    Veduta esterna dellabside dei Ss.Giovanni e Paolo

    Portale secentesco che introduceva aglioratori della chiesa di S. Gregorio Magno

    Abside della Biblioteca di papa Agapito

  • Tra boschi e acquedotti

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    Nel 575 Gregorio, che appar-teneva ad una delle pi nobilifamiglie di Roma, la gensAnicia, decise di dedicarsi alla vitareligiosa. Scelse la regola benedetti-na e trasform la grande casapaterna in un monastero, affian-candogli una chiesa dedicata a S.Andrea. Quando il religioso, dopoessere stato papa, venne fatto san-to, la chiesa venne ricostruita e pre-se il titolo di S. Gregorio Magno. Illuogo di particolare interesse sto-rico per i visitatori di lingua ingleseperch da qui che, nel 597, il papainvi s. Agostino di Canterbury adevangelizzare lInghilterra. Alla finedel Cinquecento il monastero ven-

    ne affidato ai camaldolesi che,dopo gli importanti interventi rea-lizzati allinizio del Seicento dallar-chitetto Giovanni Battista Soria, nelperiodo 1725-34 ricostruirono lachiesa. La falsa facciata del Soria,in travertino a due ordini, introducenellatrio, circondato da un portica-to realizzato con pilastri e colonneprovenienti dalla chiesa pi antica.Nei portici sistemata una serie ditombe cinquecentesche di perso-naggi fiorentini, genovesi e inglesi.Nel portico di fondo, oltre il quale lantica facciata della chiesa rinno-vata sempre dal Soria, spicca adestra la sepoltura dei fratelliBonsi, con busti entro cornici circo-

    9. San Gregorio al Celio

    S. Gregorio al Celio

  • lari, realizzata da Luigi Capponi.Linterno daspetto barocco, atre navate, con tre cappelle perlato; disegnato e decorato a stuc-co, nel 1725, dallarchitetto Fran-cesco Ferrari. Le navate sono diviseda sedici pilastri, ai quali sonoaddossate pregevoli colonne anti-che gi appartenute alla chiesamedievale. Il pavimento cosmate-sco, sebbene restaurato nel 1745,mentre sulla volta della navata cen-trale si trova un affresco settecen-tesco di Placido Costanzi raffigu-rante la Gloria dei Ss. Gregorio eRomualdo e il trionfo della FedesullEresia. In fondo alla navata didestra, laltare di S. Gregoriocon il quattrocentesco paliotto diLuigi Capponi, dipinti coevi di scuo-la umbra e la pala con S. GregorioMagno, secentesca opera del par-migiano Sisto Badalocchio. A fian-co la cella del santo, nella quale sitrova la pietra che Gregorio avreb-be utilizzato come giaciglio e la

    sedia episcopale, risalente al Isecolo, con fregi di gusto tardoellenistico. Allaltare maggiore una settecentesca Madonna con iSs. Andrea e Gregorio di AntonioBalestra, preceduta da due statuet-te del Quattrocento raffiguranti iSs. Andrea e Gregorio Magno.Dalla navata sinistra si accede allaCappella Salviati, opera di Fran-cesco da Volterra e ultimata nel1660 da Carlo Maderno. In essa, adestra, un antico affresco restau-rato nel Quattrocento, la Madon-na col Bambino, che, secondo laleggenda, si sarebbe pi volte rivol-ta a S. Gregorio. Alla parete di sini-stra laltare, opera del 1469 diAndrea Bregno, sormontato da unciborio sul quale istoriata la Pro-cessione delle litanie, pratica isti-tuita dal santo titolare. Nella sacre-stia sono un pastorale e le reliquiedi S. Gregorio.Il convento che affianca la chiesa stato ricostruito in varie epoche;

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    Latrio La sepoltura dei fratelli Bonsi

  • Tra boschi e acquedotti

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    delledificio originario restano soloalcuni reperti del IX secolo, attual-mente murati allingresso dellho-spitium. Accanto alla chiesa di S. Gregorio,entrando per un cancello a sinistradella scalinata, sono tre oratori,anchessi appartenenti al comples-so monastico voluto da s. GregorioMagno. Al centro visibile lorato-rio di S. Andrea, risalente al tem-po di Gregorio e poi rifatto nel XIIsecolo, preceduto da un portichet-to con 4 colonne antiche di marmocipollino. Nellinterno un soffittodi legno a cassettoni. Altari e dipin-

    ti sono del Seicento e appartengo-no al restauro iniziato nel 1602 dalcardinale Cesare Baronio e comple-tato nel 1608 da Scipione Borghe-se. A sinistra S. Andrea condottoal supplizio, opera di Guido Reni;a destra Flagellazione di S.Andrea, affresco del Domenichi-no. Allaltare Madonna con i Ss.Andrea e Gregorio del Pomaran-cio e, ai lati, S. Pietro e S. Paolo, diGuido Reni. Sulla controfacciata unopera di Giovanni Lanfrancocon i Ss. Silvia e Gregorio. Resti diaffreschi medievali sono ancoravisibili allaltezza del tetto.

    Facciata dellinsula sotto la cappella di S. Barbara con le mensole in travertino chereggevano un balcone

  • A sinistra loratorio di S. Barba-ra, o del Triclinium, rifattoanchesso nel XII secolo, poggia suiresti di uninsula. Linterno deco-rato con affreschi dinizio Seicentodi Antonio Viviani raffiguranti leStorie di S. Gregorio. Dinanzi allaparete di fondo una statua di S.Gregorio Magno, opera del 1602di Nicolas Cordier e una mensamarmorea del III secolo.A destra invece loratorio di S.

    Silvia, eretto nel periodo 1602-06dal cardinale Cesare Baronio, senzache vi fossero precedenti strutturemedievali. Nella calotta dellabside laffresco del Concerto dangeli,di Guido Reni e Sisto Badalocchio,vero e proprio repertorio di stru-menti musicali dellinizio del Sei-cento. Presso laltare la statua diS. Silvia di Nicolas Cordier e, ai lati,Davide e Isaia, affreschi del Bada-locchio.

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    Da S. Grego-rio discen-diamo asinistra per la salita diS. Gregorio sino a raggiun-gere piazza di Porta Capena. Lapiazza prende il nome dalla portache si apriva nel circuito delleMura Serviane e che costituiva ilpunto di partenza del pi anticotracciato della via Appia. A destravediamo via di S. Gregorio, lanti-

    ca via Triumphalische correva fra ilPalatino e il Celio,

    ripristinata da PaoloIII in occasione della visita

    a Roma dellimperatore Carlo V.Alla nostra destra invece la cosid-detta Vignola, casino cinquecente-sco, preceduto da un portico, quitrasferito nel 1911 dallarea di S.Saba per la realizzazione della Pas-seggiata Archeologica.

    10. Passeggiando,passeggiando...

    La cosiddetta Vignola

  • Via di San Giovanni in Laterano (SanClemente):3 - 85 - 87 - 117 - 175 - 571 - 810 - 850

    Via della Navicella:81 - 117 - 673

    Piazza di Porta Capena:3 - 60 - 75 - 81 - 118 - 122 - 160 - 175 -271 - 628 - 673 - Metro B

    Legenda:I numeri in neretto indicano i capolinea (es. 70)quelli sottolineati indicano i tram (es. 3)quelli in verde le linee solo feriali (es. 30)quelli in rosso le linee solo festive (es. 130)

    Come arrivare a

  • Punti Informazione Turistica

    Tutti i giorni ore 9.30-19.30

    Castel SantAngelo - Piazza Pia

    Santa Maria Maggiore - Via dellOlmata

    Piazza Sonnino

    Via Nazionale - altezza Palazzo delle Esposizioni

    Piazza Cinque Lune

    Via Minghetti

    Visitor Centre - Via dei Fori Imperiali | Tutti i giorni ore 9.30-18.30

    Fiumicino Aeroporto Leonardo Da VinciArrivi Internazionali - Terminal C | Tutti i giorni ore 9.00-19.00

    Stazione Termini - Via Giolitti, 34Interno Edificio F / Binario 34 | Tutti i giorni ore 8.00-21.00

    Aeroporto G.B. Pastine di Roma (Ciampino)

    Lungomare P. Toscanelli - Piazza A. Marzio (Ostia Lido)

    Call Center Ufficio Turismo tel. +39 06 06 06 08

    Centralino Comune di Roma tel. +39 06 06 06

    www.comune.roma.it

    Comune di RomaTurismo

    Via Leopardi 2400185 Roma