L'ago di Clusane numero 5

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CIRCOLO CULTURALE CLUSANESE M entre inizia la tradizionale cor- sa verso i regali natalizi, verso l’oggetto più scintillante, più trendy, più nuovo e unico da donare ad amici e parenti, mi soffermo a ri- flettere su cosa vorrei davvero riceve- re e regalare quest’anno. Come ormai è noto, stiamo attraver- sando un periodo di crisi, non solo economica ma anche socio-culturale: si sta diffondendo sempre più un cli- ma di scarso interessamento a tutto ciò che non porta guadagno, diver- timento o soddisfazione imminente. Ci ritroviamo in tal modo sempre più lontani dall’instaurare rapporti umani veri, dal dedicarci ad attività che an- drebbero a “nutrire” la nostra anima, il nostro spirito. Mi guardo attorno e vedo le nuove generazioni crescere nello smarri- mento: pochi punti saldi su cui ap- poggiarsi, poca voglia di impegnar- si, pochi esempi da eseguire. Perché siamo arrivati a questo punto? Cosa potrebbe migliorare la situazione? Trovo la risposta a queste doman- de voltando lo sguardo al passato, quando si aveva l’abitudine di tra- scorrere il proprio tempo libero in famiglia, facendo attività che coin- volgevano grandi e bambini, all’in- terno delle proprie case. Non è forse la mancanza di tempo che ci impedisce di soffermarci ad ammirare un paesaggio, ad offrire compagnia a chi è solo, a trascor- rere una giornata con la nostra famiglia, ad impiegare energie in attività manuali o intellettuali? Siamo sempre indaffarati; chi non ha mai detto: “non posso perché non ho tempo” !? , per poi accor- gersi a fine giornata che un attimo per fermarsi a fare due parole con quell’amico l’avremmo avuto. Cerchiamo di svolgere i nostri compiti e doveri in fretta per poi avere tempo che non sappiamo come impiegare, perché la frene- sia della quotidianità ci impedi- sce di fermarci, perché se ci fer- miamo subentra la noia.“Il tempo è denaro” recita un famoso detto, ma regalare tempo a noi stessi o a chi ci vuol bene trasmette emo- zioni che non hanno un prezzo. Quale periodo migliore per riscoprire il significato della semplicità e il valore del tempo se non quello del Natale? Quest’anno ho deciso che regalerò tempo! Tempo a me stessa impo- nendomi di gustarmi il presente lentamente, attimo per attimo e tempo alle persone che mi circonda- no: una chiacchierata, un’esperien- za condivisa, una visita inaspettata o più semplicemente una chiamata per poter dire di aver vissuto appie- no le mie giornate, perché il vero significato del Natale possa essere rinnovato ogni giorno dell’anno. Regaliamoci tempo... Dicembre 2012 scriveteci il blog online [email protected] facebook la redazione lagodiclusane.wordpress.com Qui potrai scaricare tutti giornalini precedenti, potrai anche interagire con noi commentando gli articoli del blog. facebook.com/lagodiclusane Archetti Alessandra, Bianchi Giancarlo, Bianchi Paola, Bianchi Luigi, Bonardi Bruno, Cancelli Nicoletta Ferrari Deborah, Lopizzo Nicola, Pedemonti Giovanni, Sarnico Matteo, Treccani Carloalberto, Viti Benedetta. Grafica: Andrea Sabadini. di Paola Bianchi

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L'ago di Clusane numero 5

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C I R C o L o C U Lt U R a L e C L U S a n e S e

Mentre inizia la tradizionale cor-sa verso i regali natalizi, verso l’oggetto più scintillante, più

trendy, più nuovo e unico da donare ad amici e parenti, mi soffermo a ri-flettere su cosa vorrei davvero riceve-re e regalare quest’anno.Come ormai è noto, stiamo attraver-sando un periodo di crisi, non solo economica ma anche socio-culturale: si sta diffondendo sempre più un cli-ma di scarso interessamento a tutto ciò che non porta guadagno, diver-timento o soddisfazione imminente. Ci ritroviamo in tal modo sempre più lontani dall’instaurare rapporti umani veri, dal dedicarci ad attività che an-drebbero a “nutrire” la nostra anima, il nostro spirito. Mi guardo attorno e vedo le nuove generazioni crescere nello smarri-mento: pochi punti saldi su cui ap-poggiarsi, poca voglia di impegnar-si, pochi esempi da eseguire. Perché siamo arrivati a questo punto? Cosa potrebbe migliorare la situazione?

Trovo la risposta a queste doman-de voltando lo sguardo al passato, quando si aveva l’abitudine di tra-scorrere il proprio tempo libero in famiglia, facendo attività che coin-volgevano grandi e bambini, all’in-terno delle proprie case.Non è forse la mancanza di tempo che ci impedisce di soffermarci ad ammirare un paesaggio, ad offrire compagnia a chi è solo, a trascor-rere una giornata con la nostra famiglia, ad impiegare energie in attività manuali o intellettuali?

Siamo sempre indaffarati; chi non ha mai detto: “non posso perché non ho tempo” !? , per poi accor-gersi a fine giornata che un attimo per fermarsi a fare due parole con quell’amico l’avremmo avuto.Cerchiamo di svolgere i nostri compiti e doveri in fretta per poi avere tempo che non sappiamo come impiegare, perché la frene-sia della quotidianità ci impedi-sce di fermarci, perché se ci fer-miamo subentra la noia.“Il tempo è denaro” recita un famoso detto, ma regalare tempo a noi stessi o a chi ci vuol bene trasmette emo-zioni che non hanno un prezzo.Quale periodo migliore per riscoprire il significato della semplicità e il valore del tempo se non quello del Natale?Quest’anno ho deciso che regalerò tempo! Tempo a me stessa impo-nendomi di gustarmi il presente lentamente, attimo per attimo e tempo alle persone che mi circonda-no: una chiacchierata, un’esperien-za condivisa, una visita inaspettata o più semplicemente una chiamata per poter dire di aver vissuto appie-no le mie giornate, perché il vero significato del Natale possa essere rinnovato ogni giorno dell’anno.

Regaliamoci tempo...Dicembre 2012

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Archetti Alessandra, Bianchi Giancarlo, Bianchi Paola, Bianchi Luigi,Bonardi Bruno, Cancelli NicolettaFerrari Deborah, Lopizzo Nicola,Pedemonti Giovanni, Sarnico Matteo,Treccani Carloalberto, Viti Benedetta.

Grafica: Andrea Sabadini.

di Paola Bianchi

Mi é capitato un episodio cu-rioso nel mio ultimo viaggio a Stoccolma. Passeggiando

tra le botteghe di antiquariato e i caffè della Città Vecchia, mi ritro-vo davanti al ristorante prescelto (da internet) insieme ad un altro ragazzo, probabilmente svedese, che ha effettuato lo stesso per-corso con le medesime modalità. Viaggiamo entrambi da soli, con la mappa sul telefono, affidando-ci così all’onnipotenza dell’infor-mazione dei nostri smartphones che utilizzano i cosiddetti “User-Generated Contents”, ovvero tutti quei portali di sapere online (in questo caso, Trip Advisor), le cui notizie vengono, appunto, formu-late dagli stessi utenti.Rimane, per chi scrive, singolare, quanto le nuove fonti di informa-zione online siano talmente gene-ralizzate, da avere la forza persua-siva di influenzare le decisioni di individui che si trovano in conte-sti diametralmente opposti.Alcuni sociologi del web già par-lano della regola dell’1:10:89, che definisce quali sono i “poteri” dell’informazione delle piattafor-me UGC, come Wikipedia, Youtu-be, ma anche Facebook e affini.Su 100 utenti coinvolti, infatti, solo 1 contribuisce attivamente con contenuti propri, 10 parte-cipano saltuariamente, mentre il restante 89 fruisce passivamente. Va da sé che la sfera d’influenza dell’1% dell’utenza possa indiriz-zare, grazie al prezioso appoggio dei 10, i processi decisionali di chi non ha voce in capitolo. Anche la politica si è -finalmente- accorta del potenziale degli UGC in termini di consensi. Il Movi-mento 5 stelle, nato da un blog e diventato un vero e proprio caso

politico europeo, si è sapiente-mente inserito nel solo canale on-line, togliendosi dalla bagarre or-mai satura della politica sui mezzi d’informazione tradizionali (gior-nali e televisione, guarda caso ne-mici dichiarati del partito). Casaleggio, l’uomo-ombra di Grillo e supervisore dei contenu-ti politici online, ha capito per primo le potenzialità del connu-bio UGC/politica. Non sorprende che l’IT milanese gestisca una società di web-marketing molto quotata, e che venga definito dai più la mente fredda e calcolatrice dietro al megafono dell’(ex?) co-mico genovese. Al di là di tutte le dietrologie quasi mistiche attorno alla fi-gura di Casaleggio, qua-le effetto può avere il nodo democratico avvol-to dall’1% del sapere in mano agli influencers del partito, ovvero gli utenti “più uguali di altri”, sui comportamenti del re-stante 89%? Perché chi si dissocia dalla sudditanza dell’89 viene escluso in malo modo, e, in senso lato, dai topics dei blog, dalle discussioni online? Esiste, infine, un ruolo chiave del restante 10% degli utenti? Probabil-mente si. Il marketing comparativo online paga impiegati che hanno il compito di influenzare le scelte d’acquisto degli utenti del web 3.0, dove la distinzione tra profes-sionista, semi-professio-nista e consumatore si sta contraendo.Attraverso le ricerche

online, i nuovi consumatori con-frontano prodotti e servizi di di-verse marche; essendo gli UGC “liberi” di lasciare commenti, l’opinione dell’utente viene indi-rizzata da posts online che ripor-tano l’esperienza diretta di chi ha già (presumibilmente) prova-to il prodotto. Nella pletora informativa degli UGC, sommersi dai vari posts, li-kes, feedbacks e ratings di vario genere, non dimentichiamoci di leggere un articolo che riporti la firma dell’autore, o di chiedere un consiglio anche al proprio vi-cino di casa.Così, giusto per non perdere l’abitudine di informarsi un po’ ovunque.

Sapere è davvero potere?La politica a 5 stelle che convive con il web marketing 3.0

di Giovanni Pedemonti

pag. 2 L’ago di Clusane

L’aneddotoa cura di andrea Sabadini

L’antica festa paganadei Saturnali

“Nell’era precristiana con l’avvicinarsi del solstizio d’inverno e con la morte delle piante, i pagani portavano rami di sempreverde nelle loro case come atto di magia benaugurante inteso a proteggere le essenze vitali delle piante fino a primavera.Questa usanza fu successivamente adot-tata dai Nord Europei e, alla fine, è di-ventata il cosiddetto albero di Natale”.

(cit. Dr. Sheldon Cooper)

pag. 3 L’ago di Clusane

Sono felice di avere nuovamente la possibilità di proporvi dei flash che ci aiutano ad entrare e a riflettere sul tema dell’educazione.

Nello scorso numero ci siamo imbattuti ad appro-fondire temi quali l’Amore, l’Affetto, l’Amorevolezza; l’importanza del ruolo dell’Adulto che, con estre-ma Attenzione, deve essere capace di trasmettere all’educando la sua disponibilità all’Aiuto, all’Ascol-to, all’Accoglienza, per infondere l’Autostima, così essenziale per la vita di ogni persona.Essenziale inoltre trasmettere tutto questo con Allegria e con Autorevolezza, perché si possano incontrare ragazzi amati e non viziati.A questo punto vorrei dedicare questo spazio alla seconda lettera, la “B”.“B” come Bambini che siamo chiamati tutti insieme a far crescere ed educare. Non possiamo però prendere in conside-razione il Bambino senza tenere ben in mente il suo Background, ovvero “il com-plesso di condizioni, circostanze, idee che fanno da sfondo alla realizzazione di un evento, allo sviluppo di un processo, alla formazione psicologica e culturale di un individuo.” In sostanza non possiamo soffermarci su un Bambino senza tenere in considerazione la famiglia in cui vive, i suoi valori, il suo paese, il suo passato…bisogna occuparsi di lui completamente.Mi viene in mente, forse anche a sproposito, una storiella di cui non ricordo l’autore, che racconta di un prete che dice ai bambini africani, in visibili condizioni pre-carie, quanto Dio li ama e li stima.Peccato che dopo aver ricevuto le belle parole del sacerdote i bambini se ne tornano comunque a mani vuote e a pancia vuota... “Date, piuttosto, voi stessi da mangiare!” Non possiamo offrire ai bambini grandi ideali se non partiamo dal concre-to della loro vita, da ciò che vivono.Un altro aspetto che mi preme sottolineare è che gli adulti hanno il dovere di rafforzare e proteg-gere l’originaria Bontà che ogni bambino ha insita dalla nascita.Mi stupisco ogni volta che sento le solite dicerie pa-esane che affermano che il tale bambino ha isolato l’altro solo per il colore della pelle. Questo non è il bambino. Il bambino per natura cerca il confronto

con l’altro (anche quando si tratta di strattonare o mordere durante i giorni dell’asilo). Un conto è il cercare di far valere le proprie esigenze “con i denti”, un altro è allontanare o isolare un altro bimbo solo perché ha un colore diverso dal suo. Questo semmai è un tipico atteggiamento dell’adulto e di conse-guenza, per imitazione, del bambino. Dobbiamo imparare a renderci conto che anche i bambini più piccoli, che non comprendono tut-te le parole che utilizziamo, percepiscono molto bene i nostri gesti, le nostre azioni, ci osservano e ci imitano.Imparano da noi ad essere ciò che vorranno essere in fu-

turo e questo può essere molto, molto pericoloso!La bontà dei bambini deve essere rispettata

e rafforzata perché solo così si potrà con-servare integra per il futuro.Infine vorrei spendere qualche parola su un concetto che apparentemente po-trebbe sembrare molto ecclesiale.“Benedizione”!

È necessario Benedire i nostri bambini e i nostri adolescenti, sempre!!!Che significa Benedire? Molto sempli-ce: dire bene!Dire bene dei bambini, degli adole-scenti e delle persone in generale, significa far emergere il positivo a discapito del negativo, cosa che pur-

troppo non avviene più.Con questo non voglio dire che gli errori

non debbano essere corretti, ma è necessario ricor-dare che siamo chiamati a condannare l’errore, non chi lo commette. Chi lo commette, piuttosto, ha bi-sogno del nostro aiuto per comprendere la gravità della sua azione. Non si brucia un albero perché uno dei suoi frutti è marcio. Così l’essere umano non è da considerare “marcio” perché ha commesso un’azione errata. L’azione va condannata, corretta, contenuta. Ma è necessario Benedire comunque colui che com-mette questa azione. Dire bene di colui che sbaglia significa trovare il positivo in lui, le sue doti, le sue qualità, senza toglierlo dalla responsabilità che ha in ciò che ha sbagliato.Continuiamo a dire bene dei nostri bambini, dei no-stri adolescenti, dei nostri giovani, aiutandoli a cre-are in loro sempre più qualità positive e spronandoli a migliorarsi dopo ogni errore commesso.

L’angolo dell’educazione …

“L’alfabeto educativo”di Benedetta Viti

Prendo il mio “telefono intelli-gente”, scorro tra le apps trovan-do il Dizionario Treccani e cerco questo verbo: CONDIVIDERE. /kondi’videre/v.tr. [der. di divide-re, col pref. con-] (coniug. come dividere) -1. DIVIDERE, sPaRtI-RE INsIEmE CON GLI aLtRI.Devo ringraziare tre persone, che mi hanno fatto riscoprire il profondo significato di questa parola.Hanno nomi semplici, Michele, Katiuscia, Lorenzo. Ma potrebbe-ro chiamarsi anche Lara, Dome-nico, Oscar, Luca e Francesca...Sono entrata nella loro vita ti-midamente, sentendomi spesso fuori luogo, a disagio, ingom-brante, poi lentamente il tempo ha fatto il suo corso e mi sono ritrovata a comprendere quasi pienamente lo spirito della con-divisione. IO DO QUALCOSA A TE PERCHÈ NE HAI BISOGNO E VOGLIO AIUTARTI.IO NON TI GIUDICO, MA AGISCO IN BASE AL MIO CUORE E SPARTIRE CIO’ CHE HO CON TE MI FA STARE BENE. SENZA NULLA CHIEDERE IN CAMBIO.“Accadono cose che sono come domande. Passa un minuto, op-pure anni, e poi la vita rispon-de”, scrive il mio amato Baricco (oltre a spiegarci che non è proi-bito mettere una “e” dopo una virgola).Uno pensa di aver trovato la

propria strada, la propria dimen-sione, ma poi arriva la tempesta, la risposta che cercavi, e ti ri-trovi con le spalle al muro a fare i conti con la vita.Questa vita che non fa altro che darci lezioni ed io di lezioni adesso ne ho abbastanza. Ma è un altro capitolo. Dividere, spartire con gli altri... che bella cosa. Ti lascia addosso una sensazione di leggerezza e benessere. Ho imparato che a Natale non siamo tutti più buoni, ma se pro-prio è così uno dovrebbe esserlo ogni giorno, non solo sotto l’ef-fetto ipnotico di led natalizi.Ho imparato che posso vivere bene se ho un lavoro serio, ma posso vivere meglio se ho ac-canto delle persone che arric-chiscono la mia anima con la loro presenza. Ho imparato che non devo fare qualcosa per Dio, lo devo fare per me, per i miei figli, per tut-ti coloro verso i quali ho delle responsabilità, qui, su questa terra. Ho imparato, sebbene non ab-bia scoperto l’acqua calda, che la sensibilità delle persone è qualcosa di molto raro. E poiché raro, prezioso.Ho imparato che condividere non riguarda solamente beni materiali (che diventano pri-mari in alcuni casi), ma più di

tutto i sentimenti, le emozioni, le fragilità, i dolori, la gioia, le lacrime. Ho imparato che posso fidarmi delle persone che mi vogliono bene e che ciò porta a qualcosa chiamato reciprocità. Ho imparato che spartendo in-sieme il mio dolore posso sentir-ne meno. Ovviamente non con il primo che capita…Qualcuno ieri mi ha detto che “certe situazioni, anche le più dolorose, non possono cambiarci più di tanto. Ci si può adattare, cercare di essere quello che non si è, ma prima o poi si ritorna sempre alla nostra essenza”. Ho imparato che la maggior parte della gente si emozio-na più per l’eliminazione di un concorrente in un reality show che per la delicatezza di un mo-mento. Ci sentiamo in pace con la nostra coscienza se doniamo 2€ da numero cellulare, quando sentiamo di una catastrofe alla tv? E poi? Restiamo colpiti da chi subisce una grave disgrazia ma poi, re-almente, non ci importa molto, perché i problemi degli altri re-stano solo e soltanto loro.Ci piace parlarne, sparlarne, aggiungere ed omettere cose, fare un collage con la vita de-gli altri.Questo non è condividere, è ignoranza. Tutta un’altra cosa.

Solennità

pag. 8 L’ago di Clusane

di Nicoletta Cancelli

A tutti i nostri lettoriauguriamo Buone Feste

(non sempre un titolo esprime il vero contenuto di quanto poi si leggerà)