L’ACCOMPAGNO DI PAPA’ - Commedie Teatrali Italiane | La … · 2016-02-29 · l’idea di una...

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1 L’ACCOMPAGNO DI PAPA’ due atti di Roberto Marafante Personaggi Lucia - giovane donna Gino - ragazzo, fratello di Lucia Dottor Mario Magnesio - uomo maturo SETTEMBRE 2015

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L’ACCOMPAGNO DI PAPA’ due atti di

Roberto Marafante

Personaggi Lucia - giovane donna Gino - ragazzo, fratello di Lucia Dottor Mario Magnesio - uomo maturo

SETTEMBRE 2015

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PRIMO ATTO Una stanza da pranzo dove si aprono tre prospettive: una centrale che conduce al bagno e nella camera da letto, una a destra all’ingresso e una a sinistra in cucina. Al centro un tavolo con sedie, intorno mobili che danno l’idea di una casa vissuta da una persona molto anziana. Un giovane uomo, pieno di valige con uno zaino, scapigliato e ansimante entra in casa. Vede sul tavolo apparecchiato per due una zuppiera di pasta. Si libera di tutti i bagagli e si dirige deciso al tavolo per mangiare. Entra una giovane donna, dall’aspetto piacevole, ma con un’aria trasandata. Vede l’uomo e come una furia si getta su di lui, portandogli via la zuppiera. Lucia – Ma che… Brutto disgraziato!… farabutto… Dai qua… Gino – Lascia… Lucia – Non è tuo… Gino – E’ anche mio… Lucia – E se fosse di tuo figlio? Gino – Non ho un figlio Lucia – Giusto. Chi ha il coraggio di farne uno con te? E’ stata ingaggiata una vera guerra per avere e difendere quel povero pasto. Gino – E invece con te? Lucia – Io almeno mi sono sposata… Il pane, no! Gino – Non è certo per tuo marito. Lucia - Che c’entra mio marito? Gino – Ah giusto, l’hanno rimpatriato in Marocco. Lucia – Io sono un’ antropologa. Gino – E lui era la tua tesi di laurea sui costumi sessuali del Nord Africa. Lucia –Se penso a tutti soldi buttati da papà per farti diventare ingegnere… Gino – Tu pensi solo ai soldi. Lucia - Meno male che mamma è morta. Gino – Meno male. Lucia – Ah sei contento che mamma sia morta? Gino – Non girare la frittata… a proposito…. (Prende il piatto di portata) Lucia – (Trattenendo il piatto) Non è per te! Gino – Lucia, ho fame. Lucia – E allora? Gino - Io sono Gino, tuo fratello! Un po’ d’umanità. Lucia – Tu parli di umanità?... Arrivi senza preavviso da Berlino. Ti lanci come un animale sul pranzo di qualcuno e non ti chiedi neanche: Perché c’è una tavola apparecchiata? Chi l’ha preparato? Quanto tempo è costato per

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farlo?… … Per chi è?… Gino – Perchè è apparecchiato? Chi l’ha preparato? Quanto tempo ci hai messo? Lucia – Manca l’ultima. Gino – Ultima … cosa? Lucia – Domanda. Gino – Non me la ricordo. Lucia –Sei un egoista… Gino _Dimmi quale cazzo di domanda ti devo fare e dammi quel piatto? Lucia – “Per chi è?” Gino – Per chi è? Lucia _ Per Papà! Gino – Va bene… adesso dammi il piatt… Per papà?! Lucia – Per papà! Gino – E’ il pranzo di papà? Lucia – Sì. Gino – No! Lucia – Perché, no? Gino – Papà è morto! Lucia _ Morto?! Gino – Morto! Me lo hai scritto in una email … Io stavo a Berlino… Volevo rientrare, ma non avevo neanche una lira. Lucia –Ancora si chiama Euro. Sì. Infatti non ho insistito! Gino – Ma io ti ho risposto, chiedevo chiarimenti e tu niente. Non capivo. Lucia – Non c’era niente da capire: avevo scritto morto. Gino – Il significato era chiaro. Lucia - Ma io lo dicevo con un certo senso… Gino – Ti faceva schifo? Lucia – Non scherzare. Gino – Io scherzo? Ma qual’è sto senso? E’ morto o non è morto? Lucia – Per me è come se fosse morto… Gino – E per me? Lucia – Come se fosse tanto malato. Gino – Lucia, ascolta. E’ un giorno che non mangio, sono rientrato da Berlino con l’autostop… lo capisci? Autostop… Lucia – Come negli anni ’70…Vintage! Gino –Tasche vuote, pancia vuota… Lucia – Cervello vuoto.

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Gino - … quasi non riconosco casa mia… Ma hai fatto qualche cambiamento? Lucia – Concludendo. Gino - L’unica certezza, il padre, colui che mi ha procreato… Lucia – Una casualità, aveva già la prostatite. Gino - … il pilastro su cui potevo contare, è morto e questa dura verità tu ora… Lucia – Io, ora? Gino – Tu ora la neghi. Lucia – Gino, mi fai schifo! Non te ne frega niente se papà è morto. Gino – Che dici? Lucia – Tu vuoi essere certo che papà sia morto solo per mettere le mani su questa casa, su quel poco denaro che forse avrà in banca… Come l’hai chiamato? Pilastro! Tu lo dovresti chiamare bancomat… Gino - Lucia… Lucia… Lucia – Non mi mettere le mani addosso che urlo! Gino - L’ hai scritto tu: “ Papà è morto” e senza dire come, quando… neanche la data del funerale. Lucia – Non c’è stato nessun funerale, ovviamente. Gino – E io che mi sono sentito in colpa per non essergli stato vicino nel momento del trapasso. Lucia - Ma se non l’hai mai potuto vedere. Gino – Sei un mostro. Dimmi almeno dove l’hai sepolto? Lucia – Non è sepolto. Come te lo devo dire? Gino – E dov’è allora? Lucia - E’… parcheggiato. Gino –Parcheggiato? Lucia – Ho capito. Hai paura che mi sia presa tutto io, vero? Solo questo ti interessa? (comincia tirare fuori carte da un cassetto) E va bene… aspetta… Gino - Questa storia puzza, puzza tanto di fregatura… Lucia – Fregatura?!... Tra una sorella e un fratello… Gino – Mi difenderei meglio se fossi Crudelia Demon Lucia – Crudelia Demon?! Tesoro, ma ti sei fermato a “La carica dei 101”? Gino – Non divagare. Lucia –Sono preoccupata per te. Non hai visto altro, dopo i films per bambini? Gino – Adesso basta! Dov’è papa? L’hai chiuso nel bagno? Va bene. Me lo dirà lui cosa gli hai fatto. (fa per andare nell’altra stanza) Lucia – (lo ferma) Un momento. Ragiona. Perché avrei scritto quella parola? Gino – Quale? Morto?

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Lucia – Sì, Gino – Perché è morto. Lucia – No. Voleva essere una metafora. Gino - Metafora?! Di cosa? Lucia – Del significato: “ce lo siamo giocato”! Gino – Gli hai venduto gli organi? Lucia – Ma ha quasi 90 anni… Gino – L’hai dato per sperimentare un vaccino contro l’Ebola? Lucia – Pensi sempre male di me? Gino – Tu non sei stata una sorella per me, ma una aguzzina. Lucia – Che dici? Gino – La penna che mi hai infilato in testa? Le forbici con cui mi hai bucato il culo? Lucia - Ero una bambina! Gino – E io ero più piccolo di te. Lucia – Mi vedevo spodestata. Gino – Infatti io mi sentivo Biancaneve e tu eri Grimilde. Lucia – Non sei proprio andato oltre i cartoni animati! Suonano alla porta. Gino – Chi è? Lucia – il dottore per papà! Gino – Allora papà è qui?! Lucia - No… cioè… Gino - Di là? (fa per andare) Nuova scampanellata. Lucia - Aspetta… (Lo trattiene) Nuova scampanellata. Gino - (si divicola) Papà… papà… Esce verso una stanza. Lucia tenta di inseguirlo. Nuova scampanellata. Lucia desiste. Si rassetta e si avvia ad aprire. Scompare in un corridoio, ma subito rientra inseguita da un uomo ben vestito, con la sua valigetta da dottore che la strige a sé con passione porgendole una bottiglia di vino e la bacia. Lucia – ( cerca di tenerlo a bada) No, Mario… non adesso… Mario – Non resisto… Ti voglio… Ho portato il vino… Lucia – Sì, lo vedo… solo che oggi…. Mario - Sta arrivando tuo padre? Lucia – … devono ancora telefonare dalla clinica… (Poggia la bottiglia sul tavolo)

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Mario – Allora abbiamo tutto il tempo… (poggia in terra la sua valigetta e torna all’assalto) Lucia - Certo… però… Mario – Non mi desideri più? Lucia - Sempre di più… Mario – Lo sai, firmate le carte, io divorzio… Lucia – Dai… ora la dici grossa! Mario – Io sono pazzo di te! Te l’ho detto, lascio mia moglie. Lucia – E anche i gemelli? Mario – Certo. E che ce li prendiamo noi? Lucia – Ascolta amore… Lo sai come la penso: prima concludiamo la pratica di papà e poi ne parliamo… Ma non è normale questa tua frenesia. Mario – Quando hai due gemelli di un anno… Lucia – Ti senti come se avessi fatto due anni di carcere? Mario - Quanto mi piaci quando sei spiritosa… Lucia – E’ vero, a volte sono così… ma oggi c’è? Mario – Chi? Entra Gino. Gino – (A Lucia) Sentimi bene… Lucia – Mio fratello! Mario - (cercando di ricomporsi.) Piacere. Gino _ E lei chi è? Cosa sta facendo? Mario – Io? Nulla! Gino – Ha la camicia fuori dai pantaloni! Mario si rende conto di avere la camicia fuori Mario – Subito. Velocemente si risistema, poi prende la valigetta con aria professionale ma la borsa si apre e ne escono siringhe, lacci emostatici, fialette, boccette. Lucia – Lui è… Gino – (guardando i materiali a terra) Uno spacciatore!... Mario – Ma signore, cosa dice? (raccoglie i materiali e sistema la borsa) Lucia – Sei impazzito! Gino – Non sai a Berlino quanti ne ho visti di tipi come lui… con l’aria da dottore… Lucia – Ma lui è un dottore. Gino – Anche lì li chiamavano ArztEkstase… si aggiravano nelle discoteche. Mario – Come? Gino – ArztEkstase

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Lucia – Cioè? Gino – Dottor Estasi… Mario – Oh no no no… non sia mai… ma che dice? Lucia – Gino, questo signore è un dottore, vero, Dottor Mario? Gino – Non ha un cognome? Mario – Magnesio! Lucia – Dottor Mario Magnesio! E’ il dottore di papà… Gino – Lo cura lui? Lucia – Più che curarlo sta valutando il livello di infermità di papà… Gino – Cioè? Mario – La signorina mi ha chiesto di valutare la condizione del papà al fine di assegnargli l’indennità di accompagnamento… Lucia – L’accompagno per papà. Gino – Un amico? Lucia – No. L’assegno di accompagno. Gino – Cos’è? Mario - Assegno di accompagnamento… Lucia – E’ un assegno, denaro, che si può percepire oltre alla pensione… Gino – Ah! Diciamo … accompagna la pensione… Lucia – Bravo! Mario – Più precisamente è un sostegno economico statale previsto dalla legge 11.2.1980 n.18 per le persone dichiarate totalmente invalide. Lucia – Papà ne è un esempio! Gino - Ma di quanto? Mario - L'importo è di 508,55 euro per 12 mensilità . Lucia – 508,55 euro per 12 mensilità... preciso come una calcolatrice! Gino – Quindi lei? Mario – Accerto l’invalidità del dichiarante che deve essere "persona impossibilitata a deambulare senza l'aiuto permanente di un accompagnatore" Lucia – Perfetto. Papà non si muove se non lo spingi sulla sedia a rotelle. Mario - Oppure che è "persona che necessita di assistenza continua non essendo in grado di compiere gli atti quotidiani della vita". Lucia _ Fantastico! Papà non compie nessun atto quotidiano. Gino - Ma com’è ridotto, papà? Lucia – Te l’ho detto. Ce lo siamo giocato! Gino – Ah già! Mario – Su, signorina Lucia. Ne ho visti di peggio! Lucia – Non parla, non sente, non capisce, non ci vede, mobilità zero… Come

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lo definisce? Gino - Morto! Mario – Oh non dica così, signor? Gino - Gino… diminutivo di Luigino. Lucia - … papà gli voleva tanto bene che l’ha chiamato col vezzeggiativo. Mario - Simpatico tuo padre! Lucia – Come l’hai capito? Mario – Dai tuoi racconti. Gino – Vi date del tu. Mario – Oh no. Lucia - E’ solo che ci vediamo così spesso… Mario - … che uno entra… Lucia - …involontariamente… Gino – Dove? Mario - In una certa confidenza… Gino - Bene. Allora dottore, dove l’avete parcheggiato? Mario – Parcheggiato? Lucia – (ride) Gino… Papà è in una clinica di riabilitazione su consiglio del nostro caro dottore… Mio fratello crede che papà sia morto. Mario – Che brutti pensieri! Lucia – Sa dottore, quando papà ha avuto il tracollo, mio fratello era a Berlino a cercare fortuna. Mario – E l’ha trovata, fortuna, dico? Gino – No. Mario – Tutti dicono che bisogna andare all’estero per… Gino – Per fare il cameriere. Lucia – Qui è difficile fare anche quello… prego, dottore, si sieda. Mario – Grazie. Lucia offre una sedia. Il dottore si siede, Lucia comincia ad aprire la bottiglia di vino. Lucia - Allora? Gino – Allora cosa? Mario – L’avventura berlinese. Gino - Tu sei italiano e loro sono tedeschi… Tu non parli il tedesco e nemmeno lo capisci… Loro pensano che sei un mafioso che non paga le tasse e fai tanti debiti… Finito. Lucia – (Stappando al bottiglia) Evviva! Un bicchiere di vino, dottore? Gino – Ma dove l’hai tirato fuori? Prima non c’era.

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Mario – Perché no. Un bicchiere di vino fa sempre bene. Gino – Sono certo, prima non c’era il vino! Lucia versa il vino. Mario - Un’esperienza dura! Gino –Volevo solo ritornare, poi Lucia mi ha detto che papà era andato… Lucia – … andato in quella clinica per la riabilitazione. Perché lui non c’era quando cadde … proprio qui… come una pera matura… battendo la testa proprio su questo angolo del tavolo… Gino - Ha battuto la testa? Lucia – Pum, un colpo! Un lago di sangue! E’ diventato una larva. Mario – Povera signorina Lucia. Così, da un giorno all’altro, sola… Lucia -… e senza lavoro… Gino - Perché t’hanno licenziato? Lucia – La crisi, no? Gino – E come hai campato? Lucia – Con la pensione di papà! Gino – Ah! Adesso saremo in due! Lucia –Vedremo. Ora un bel Brindisi! Distribuisce i bicchieri. Mario – Cari genitori, sono una risorsa per i figli anche quando sono larve. Lucia – Un brindisi ai genitori. Brindano e bevono. Lucia – Per questo l’assegno d’accompagno è indispensabile. Io sarei come la sua badante. Mario rimbocca il bicchiere di Lucia. Lucia lo butta giù di un fiato. Gino – Allora, se ho capito bene, papà sta in una clinica? Lucia – Finalmente ci sei arrivato. Bisognava verificare che avesse una possibilità di riabilitarsi. Gino – Riabilitarsi per cosa? Lucia – Per cosa? Per vivere. Perché se avesse anche una sola piccola, improbabile, vaga possibilità di ripresa… niente assegno di accompagno, niente. Capisci? Gino – Ah! Lucia – Ma lui così è e così rimane! Mario – Eh, di questi tempi bisogna essere molto attenti con le pensioni d’invalidità. Lei non immagina quanti non vedenti vanno al cinema… Gino –Dottore, ma perché non è andato in clinica, da papà, a fare il consulto? Mario - La signorina Lucia mi ha detto che l’avrebbero riportato a casa…

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Lucia – Arriveranno a momenti. Gino – Ah, bene! Mario - Non vede? Gli ha addirittura preparato il pranzo. Sa, è raro di questi tempi avere figli così attenti… Che ha preparato?… un passato di verdure? Lucia mostra una zuppiera. Lucia _ No, una pasta al ragù! Mario – Ottimo per dargli una sferzata di vitalità. Lucia, lei cucina così bene. Gino – Noto Dottore che è un assiduo frequentatore di questa casa? Lucia – Per papà, mi avevano indicato il Dottore Magnesio, ma poi, quando è caduto, ho fatto la domanda di accompagno e pensa tu… Fatalità… Mario – Fatalità! Lucia - Il nostro caro dottore Magnesio è nella commissione che deve dare il giudizio favorevole per l’assegno. Gino – Lei quindi ha già visitato papà? Mario – Sono venuto sempre a casa. Lucia – Tutti i giorni, anche se papà non c’era. Gino – Non c’era? Lucia – Era nella clinica di riabilitazione che il dottore mi aveva consigliato … e io, subito, via! Mario – La signorina Lucia però mi ha mostrato le foto… Lucia va al cassetto e tira fuori un pacchetto di foto. Lucia – Sì, Gino… Guarda… Gino – Oddio… povero.. papà… com’è ridotto… Lucia - Pensa, sai, ho ritrovato anche quelle fatte a Rimini… Sulla spiaggia… c’era mamma, Zia Giuseppina… Giovannino… Le passa al dottore che sorride. Gino è fisso sulla foto del padre. Gino – Sta proprio male o è la foto? Ha un colorito quasi azzurrognolo. Lucia – Vuoi discutere anche sulla qualità delle mie foto? Mario – Signorina Lucia,… E’ preoccupato per la sorte di vostro padre… Lucia – (ritirando tutte le foto) Antipatico era e antipatico è rimasto… Avrei fatto bene a spingerti giù per le scale quando stavi nel passeggino… Gino – Tu, non dovevi fare l’antropologa, ma la Serial killer. Lucia – Ti secca che come antropologa, so da dove discendi? Gino – Da dove discendo? Dalla scimmia, come tutti! Lucia - No, tu discendi dallo scarico del water. Mario – Prego, niente litigi. Signor Gino, sua sorella mi ha fornito le analisi, le lastre, le cure, i referti di suo padre, puntualmente come una vera infermiera. Lucia – Non sai quanto m’è costato?

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Gino - Tutta la pensione. Lucia - Egoista. Tu a Berlino e io qui a gestire papà… sola, senza lavoro, affamata… Un inferno (quasi piange) E’ stato un inferno! Mario – Non così… Su… Ci sono qui io… (la stringe a se’) Gino – (lo allontana) Calmino, Dottore! Mario – Era solo un per… un conforto… Gino.- (abbracciando Lucia) Grazie, ma ora ci sono io, il fratello. Lucia – (allontanandolo) Finalmente la famiglia riunita. Mario – Il dolore unisce ciò che la vita divide. Gino – Dottore, lasci qualcosa da dire al prete per il funerale. Lucia – Papà non è morto! Gino – Ho capito. E’ in clinica e che ci sta a fare in clinica ridotto a larva? Lucia – Te l’ho detto. Per verificare se può riprendersi, al fine di assegnargli o meno l’assegno di accompagno. Il dottore me l’ha consigliata. Mario – Sì. Il direttore della clinica è un mio amico… Sa, ci scambiamo informazioni. Gino – Ma dai?! Vi scambiate… informazioni… Mario – Che tono è? Cosa vuole insinuare? E’ una clinica con un altissimo standard e il mio amico è un medico eccezionale. Ci si fida l’uno dell’altro! Gino –Bhè certo, lei è un funzionario incorruttibile! Lucia – Un tipo tosto! Mario – Può ben dirlo. Ora poi che sono padre ho molto bisogno… Gino – Di denaro? Lucia – Gino?! Mario - … di dare il buon esempio. Lucia – Ha fatto tutto per il nostro bene. Gino – Per il tuo bene! Mario – Stia tranquillo. Gino _ Con mia sorella non sto mai tranquillo. Mario – Non tengono per molto i pazienti in queste cliniche. O riprende… Lucia – Ha già ripreso. Gino – Ha ripreso… cosa? Lucia – Ha ripreso a respirare. Mario – Vede. Gino – Lo avete portato che neanche respirava? Lucia – Te l’ho detto. E’ avvenuto tutto così in fretta. La caduta, il sangue… Gino –Scusate, ma io sono appena rientrato da Berlino e sono stanco per il viaggio…

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Mario _ (ridendo) Mica se la sarà fatta a piedi. Gino – Saranno pure cazzi miei come sono arrivato o no? Lucia – Gino?! Mario – Ha ragione, non sono affari miei. Lucia – Sono e come affari suoi. E’ lei che decide per l’assegno. Mario – Non sarà certo uno sgarbo di suo fratello a influenzarmi. Gino – Io continuo a non capire… Lucia – Non capisci, non capisci… disgraziatamente! Mario - Forse ha bisogno di zuccheri? Gino – Forse. Io vorrei vedere mio padre, ma lui è in una clinica. Lei mi dice che l’ha curato, ma non l’ha mai visto. In conclusione siamo in due a non aver visto mio padre nel suo stato attuale. Lucia – E con questo? L’ho visto io. Gino - Andiamo alla clinica così lo vedo anch’io. Mario – Ma la signorina Lucia ha detto… Gino – La signorina Lucia dice tante cazzate… Mario – Non le permetto… Lucia – Dottor Mario, lasci perdere. Gino – Volevi dire Dottor Magnesio! Lucia – Il dottore è uno di famiglia Gino – E quando lo abbiamo adottato? Lucia - Mi permetta dottore. Facciamo contento questo spacca marroni. Vado di là a mettermi qualcosa addosso e andiamo da papà… magari l’energumeno teutonico si calma! Gino – Energumeno teutonico?! Mario – Io intanto potrei andare al bagno? Gino – Bravo! Bella idea! (Comincia a spingerlo nell’altra porta) Mario – Posso? Gino – (Spingendolo fuori) Non si trattenga… Mario – Grazie. Gino - L’accompagno… Mario – Conosco… Escono sia Gino che Mario Gino – (f.s) Giusto!…lei è un esperto dell’accompagno, no? Mario – (FS) Spiritoso come suo padre! Lucia – ( verso il bagno) Mi raccomando… la tavoletta! (Rientra Gino) … Segna il territorio. Intanto io vado a cambiarmi. Gino –Ferma.

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Lucia - Che c’è? Gino aggredisce la sorella . Gino – Sgualdrina! Lucia – Non ti permettere! Gino – Te lo sei portato a casa e avete scopato sul letto di mamma e papà! Lucia – Non mi sembra questo il problema. Gino – No, il problema è dove hai messo papà mentre scopavate. Lucia - Lo spostavo nel bagno sulla sedia a rotelle. Gino – Che schifo… che schifo… la vita è uno schifo! Lucia – Non fare il moralista! Gino – Ora ho capito. Lucia – Finalmente! E levami le mani di dosso. Mi sono dovuta quasi prostituire per riuscire ad avere l’assegno di accompagno per papà… Gino – Per papa? Per te! Lucia –Perché, non è giusto? Non lavoro, non ho nessun sussidio, non posso sperare nella pensione anche se lavorassi fino a 90 anni, tasse, bollette e io non dovrei vivere con i soldi che lo stato dà a mio padre?… Che d’altra parte se li è pure sudati e neanche se li è goduti… tanto! Gino – Questo è il motivo per cui ci disprezzano all’estero! Lucia - Potevi rimanere a Berlino! Mi dispiace, ma qui funziona così. Gino – No. A te piace così. Lucia – Che vuoi dire? Gino – Ti piace quello. Lucia – Ma figurati! Gino – E allora se papà sta come sta, lui deve firmare subito per l’assegno. Lucia – Il problema è proprio questo. Gino – Cioè? Lucia – Papà non è morto, Gino – Questo l’ho capito. Lucia – Ma non è neanche messo tanto male. Gino – Cioè? Lucia – E’ bello vispo . Non l’ho portato in quella clinica, costava un botto! Gino – Tu, tu lo fai a posta. Lucia – Cosa? Gino –Mi vuoi in stato confusionale? Come da piccolo quando mi raccontavi Cappuccetto Rosso che si mangiava il lupo e andava a letto col cacciatore… Lucia – Ricominciamo? Gino – Nel giro di poche settimane papà è morto, poi un vegetale, ora è vispo.

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Lucia –Ti fai troppe domande. Rumori di tentativi di aprire una porta. Mario – (FS) Signorina Lucia… la porta deve essersi incastrata… Lucia – (Verso Mario) … non è possibile…(A Gino)… Dammi una mano e vedrai: una percentuale del gruzzolo sarà tua. Gino – Una percentuale? Tu mi dai la metà della pensione e dell’assegno. Lucia – Metà?! Gino – Le spese a tuo carico. Mario – (FS) Non si apre proprio… Lucia – Farabutto! Io ci ho messo anche il mio corpo. Gino – Metà al netto delle spese e non se ne parli più. Lucia – Sei un pappone! Mario (FS) - Scusate, potrei rientrare? Ho fatto proprio tutto in bagno. Lucia – Arrivo! Gino (Consegnandole le chiavi) Tieni. Lucia – L’hai chiuso dentro? Gino – Dovevamo parlare a quattr’occhi Lucia – Ma tu devi veramente andare da uno psicologo. Gino – Ci sono già stato. Avevo 13 anni! Mario – (FS) Vi prego… Gino – Lo psicologo, però, voleva te in terapia! Lucia - (A Mario) Dottore, ha tirato l’acqua? Mario - (FS) Certo. L’igiene è fondamentale. Lucia – Bugie. Tutte bugie! Gino – Ti secca la verità, vero? Lucia – Si. Non mi piace la verità, va bene! Mario – (FS) Io butto giù la porta. Lucia – No! Arrivo Gino - Però una verità è che quello che sta in bagno s’è preso una cotta per te… Come farai a levartelo di torno? Lucia – Dopo che ha firmato per l’assegno, ci penso. Lucia esce. Lucia – (FS) Eccomi… è un difetto della porta… a volte scatta la serratura… Mario – (FS) E’ pericoloso se uno è solo in casa… Lucia – ( Entrando) Noi ci siamo messi a parlare e… Mario - (entrando)… Io ho riordinato l’ armadietto dei medicinali…c’erano tanti prodotti scaduti, (porge a Lucia un sacchetto) Comunque se dovete ancora parlare, io posso andare via…

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Lucia – Ma non vogliamo fare una visita al papà? Gino – Dove? Lucia – Dove deve stare. Gino – In quale posto? Mario – Alla clinica Lucia – Gino intrattieni il dottore. Io intanto mi cambio e usciamo subito. Un minutino. (esce). Mario – Serve aiuto? Gino – (trattenendolo) Vuole accompagnarla? Mario – No? No. La privacy…? Gino – (guardando la bottiglia di vino).Perché non l’ho notata? Mario – Prego? Gino – Quando sono arrivato, non ho visto la bottiglia di vino sulla tavola. Mario – Le sarà sfuggita. Gino – Questo è il pranzo di papà. Mario – Eh sì. Gino - Lei dice che è appropriato del vino rosso per il pasto di un uomo allo stato vegetale? Mario - Vino rosso fa sangue. Gino – Giusto. La pasta col ragù? Mario – Proteine. Gino - L’insalata? Mario – Fibre. Aiutano ad evacuare. Gino – (Scoprendo un piatto coperto) E questo? Mario – Caspita. Gino – Un polpettone?! Non sarà pesante per un vecchio? Mario – Sua sorella l’avrà fatto leggerissimo. Lei è così abile. Gino – Non la ferma nessuno. Mario – Chi avrebbe retto ad una simile disgrazia, tutta sola. Gino – Sì… è vero… i parenti tutti morti… Forse un cugino di secondo o terzo grado in galera ad Hong Kong… Mario – Mi dispiace! Gino - La nostra è una famiglia di emigranti. Ha visto? Anch’io a Berlino. Ma perché non si siede. ( Lo fa accomodare) Ce lo vogliamo fare un’altro bicchiere di vino? (versa nei bicchieri) Mario – Bhè, non so… è per suo padre… Gino – Gliene lasciamo un bicchiere! Quando arriva glielo metto nella flebo… (Sente il profumo) Però che vinello! Non ha badato a spese mia

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sorella! Mario –Ad una persona anziana bisogna dare cose di qualità. Gino – Giusto Mario - Questo resuscita i morti! (ride poi serio) Scherzo! Gino - Allora, un brindisi… diciamo… all’assegno d’accompagno! Mario – Andiamoci cauti con la burocrazia! Gino – Ma sì… Un bel brindisi!... lei è una brava persona… cin cin Mario – Cin. Toccano i bicchieri e bevono. Gino – Fantastico! Un nettare!... Dopo tutta quella birra! Mario – Pensi è la cantina che preferisco in assoluto… Gino _ Gliel’ha consigliata lei, dica la verità? Mario – Come dottore ho dato qualche… prescrizione (ride) Gino – (ride) E’ simpatico. Mi scusi, ma che dottore è lei? Voglio dire la sua specializzazione? Mario – Ma sa… non sono riuscito a farmi assegnare una vera specializzazione… Gino – Quindi? Parlando continuano a bere. Mario – Come dire, nel settore sanitario, mi occupo della parte amministrativa… dò permessi, verifico situazioni igeniche… ecco, liquido assegni d’accompagnamento… Gino – Perché allora non firma quello di mio padre e la facciamo finita? Mario –Io devo vederlo. Gino _ Non si fida di mia sorella? Mario – Io mi fido ciecamente di sua sorella! Gino – Quindi firmi quelle carte! Mario – Il regolamento dice... Gino – Ah, le sembra giusto che mio padre entri ed esca da una clinica, che vada su e giù per le scale, dentro e fuori un’autoambulanza…? (si fa minaccioso) Mario – No, no… lo so… ma devo essere freddo… Gino – Incorruttibile! Mario – Assolutamente! Gino - Ce ne fossero di persone come lei nella pubblica amministrazione! Mario – Non sa le bustine che vedo passare sotto le scrivanie… Gino – Cocaina!? Mario – Ma no, volevo dire bustarelle, denaro!

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Gino _ Che mondo corrotto! Mario – Io credo che la libertà sia nelle regole. Gino – Lei ha origine Germaniche? Mario – No. I miei erano di Afragola… Napoli… Gino – E da chi ha preso questo amore per le regole? Mario – Avevo un cugino nella Camorra… Gino – Ah! Mario – No, no, no, cosa crede…? E’ in galera a vita. Gino – Per fortuna. Mario – Però… Gino- Però? Mario – Però mi ha insegnato che loro hanno regole molto rigide e le rispettano tutti. Per questo sono così efficienti. Gino – Ma le regole devono essere sensate. Mario – Condivido. Gino – Oh, bene! (versa ancora vino e bevono) Prendiamo papà, per fare un esempio. Gli riconoscono il 100/100 d’invalidità, ma non l’assegno di accompagno per una badante. Come lo spiega? Mario – Può essere invalido, ma non avere bisogno della badante. Gino – Cioè? Uno non ci vede, non cammina, non parla, eppure… Mario – Eppure sa portare la forchetta alla bocca… Gino – E per pulirsi il sedere usa la stessa mano… Mario – E’ disgustoso quello che dice. Gino - Trova che la realtà sia meno disgustosa? Squilla il cellulare di Mario. Mario – Il mio era solo un esempio. Gino – Stupido!... Guardi che le squilla il cellulare. Mario – (lo guarda) E’ mia moglie. Gino – Non risponde? Mario – A lavoro non rispondo mai a chiamate familiari. Gino _ Quindi lei è sposato? Mario – Certo. La fede, vede? Lei no. Gino – Io no. Mario – Non ha la fede e neanche i gemelli. Gin – No, non porto camicie, solo magliette. Mario – Intendo due figli gemelli. Gino – Ah, due gemelli! Mario – Alla mia età non ci volevano… sono arrivati tutti insieme.

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Gino – Sarebbe stato meglio uno al mese! Mario – Volevo dire che due bambini insieme… sono come avere due figli… Gino – E’ un po’ stressato, o sbaglio? Mario – Sì, un bel po’… Mia moglie è in aspettativa non pagata… Gino – E poi si dedica molto ai gemelli… Mario –Giorno e notte! I gemelli sono una punizione divina Gino – Pensare che ho sempre desiderato avere un fratello gemello! Entra Lucia vestita con un abito da flamenco Lucia – …E invece hai avuto una sorella! Olè! Mario – Siete gemelli? Lucia - Sì. Gino – Non si vede? Mario – Due gocce d’acqua Gino – Dottor Mario! Ma lei lo regge l’alcool? Lucia – Avete bevuto ancora? Ma quella bottiglia era… Gino - (Ride) Scusa… tu vieni vestita così? Lucia – Perché? Gino – Non dobbiamo andare in clinica da papà? Lucia – (ridendo) Oh, mi ero dimenticata! Ho telefonato e mi hanno detto che papà lo hanno appena depositato sulla barella per portarlo qui. Mario – Ah bene! Gino – Qui? Ma come… Lucia – Shsss. Io mi sono vestita carina per accoglierlo. Mario – Molto affascinante. Lucia – Grazie. Squilla il cellulare del dottore. Il dottore lo guarda ma non risponde. Mario – Con lei vicino sarà piacevole aspettarlo … anche se io avrei altri appuntamenti… Gino – Ma dove vuole andare? Guardi che bel pranzetto. Venga. Sediamoci. Si sistema a tavola e sta per prendere la pasta dalla zuppiera. Lucia – Posa lì! Mario - E’ il pranzo di papà! Gino - Ma ho fame! Lucia – (ammiccante, togliendogli i mestolo) Allora esci e vai a mangiarti qualcosa. Gino – Nel frigo non c’è niente? Lucia – Vuoto come il conto in banca. Se ti dico: “esci”… e esci! Mario - Vada a prendersi un tramezzino al bar.

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Lucia – E’ un’idea. Esci, esci. Fatti una passeggiata. Gino – Dottore potrebbe prestarmi dieci euro? Mario – Ma… Gino - Li scaliamo dall’assegno di accompagno. Lucia – Gino?! Non puoi chiedere soldi al primo venuto. Mario – Non sono il primo venuto. Lucia – Un modo di dire… Esci! Gino fa per andare, Gino –Ho avuto un’idea. Vado qui sotto da Carletto. Lucia – No! Da Carletto, no! Mario _ Chi è? Gino - Un mio amico. Lui fa sempre dei gran fritti misti a pranzo… Lucia – Non puoi. Gino – E perché? Lucia – Ha chiuso… fallito! Gino – Fallito? Mario – Non capisco… Cosa c’è qua sotto? Lucia - C’era quei gran negozi di pesce surgelato… Mario – Ah, non me n’ero accorto. Lucia – Tutto serrato, tutto spento. Gino – Non è vero. Ho guardato dentro e le spie dei congelatori sono accese… Mario – Forse fa la pausa. Gino – Sarà nel retro a preparare la sua fantastica frittura di pesce. Lucia – Ho detto che è fallito! Gino – Ma se tutto è funzionante. Lucia – Avranno tenuto l’elettricità per mantenere congelato il pesce… Mario – Se si scongela, il pesce va subito a male. Lucia – Infatti. Mettono all’asta tutto, pesce compreso. Così uno, se vuole, può iniziare subito la sua attività. Gino – Non ci posso credere… Nulla è più come prima! Mario – Le do un consiglio. Io starò zitto. Provi ad entrare nel negozio e porta su qualche spigola … un po’ di gamberi… Lucia – (quasi un grido) No! Gino – Perché, è un’idea! Noi abbiamo le chiavi del retro. Lucia sono al solito posto? Lucia – (con un fil di voce ) Sìììì. Gino va ad un cassetto e prende una piccolo mazzo di chiavi. Mario – Noi gli telefoniamo appena arriva suo padre. Che ne dice Lucia?

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Lucia – Bella idea! Gino – Bella, se avessi un cellulare. Lucia – Tieni, è il mio… (gli porge il cellulare) Gino, ti prego, non andare. Gino – Ma dai! Mario – Io muto! Gino – Come un pesce… (ridono)… Ci facciamo una bella zuppa (Esce) Lucia – (Urlando) E’ terribile… Mario – Perché? A me piace la zuppa di pesce! Telefona alla clinica e fatti dire quanto tempo ci mettono ad arrivare. Lucia – (sembra sfinita) Sì. Vado di là! (Fa per andare) Gino – Perché vai di là? (ammiccante) Ti do il mio… di cellulare… Lucia – (sforzandosi di ridere) Spiritoso… adesso fai i doppi sensi. Preferisco il fisso, se mi fanno aspettare. Mario – Il mio non ti fa aspettare… non si interrompe mai… Per sveltire… Lucia – (Come un’illuminazione) Ah! Porcellino! Non mi piace fare le cose di fretta. Mario – Però ricorda che ho un appuntamento… Lucia – Dai qua… Mario le da il cellulare. Lucia fa il numero. Lui cerca di ascoltare, mentre cerca di baciare Lucia. Lei si divincola. Lucia – Signorina… sono la signora Marosta, la figlia del signor…. Sì… sì… giusto… Allora?... Ah… capisco… Bene. Noi siamo qui! Mario - Che hanno detto? Non ho sentito niente. Lucia – Eh.. ma tu fai il biricchino!... Mi hanno detto che l’autoambulanza del papà è imbottigliata nel traffico… Mario – Che città! Lucia – Sì, si è prodotta una buca nell’asfalto… un cratere… prima di un’ora non arriveranno… Povero papà! Mario - Povero papà! Noi intanto mangiamo il pranzetto che mi hai preparato… E poi… Mario si siede e prende la zuppiera con i rigatoni al ragù . Lei gliela toglie. Lucia – Prima però… tiri fuori i documenti per l’accompagno. Mario – Ma io devo … Lucia - Visitare il vecchio! Lo so... Puoi almeno farmeli vedere? Mario – Vuoi vedere i documenti? Lucia – Così, una curiosità! Mario – E va bene … Mario va alla sua valigetta e tira fuori una serie di fogli spillati.

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Mario – Sono sette… però dopo… Mario mostra i fogli. Lei glieli ruba. Lucia - … Dopo ogni pasto… sopra tutto… Lucia – sopra a tutto…Fernet! Mario – Cosa fai? Lucia con un colpo secco lo fa sedere, poi prende una posa da flamenco. Lucia – Las manos come las palomas Ruota le mani come nel flamenco e usa i fogli come fossero nacchere. Poi accenna dei passi sinuosi canticchiando una musica dell’opera Carmen. Mario – Così mi fai impazzire… Lucia si ferma e gli porge il piatto con i rigatoni. Lucia – Mangia adesso. Lucia si siede sulle sue ginocchia sventagliando i fogli e imboccandolo. Lucia – Chiamami Carmen… No… fermo con le mani.. questi li tengo io… Sette fogli, hai detto… come i sette veli… Mario – Non so resisterti… Lucia – O loro o me! Si alza e si distende sul tavolo poggiando i fogli sul ventre. Lucia – Firma… ! Mario – Non posso! Lucia - Non mi desideri? Mario – Crudele! (firma il primo foglio) Lucia _ Chiamami Salomè! Mario – Salomè! Lei gira il foglio. Lucia – Ah! (fermando le avance) Ora il secondo velo. Mario – Messalina! Lucia – Solo alla fine dei fogli sarò tua! Mario firma. Lei gira la pagina! Mario – Pompadour! Lucia – Vedo che vai lento! (gira la pagina) Mario – Traviata! Lucia – fai il tuo dovere! Mario – Sei peggio di Matha Hari. Mario firma e poi le si getta sopra. Lei lo respinge girando al pagina. Lucia – Mancano ancora tre pagine! Mario – Attento che non mi trattengo più! Lucia – Non mi fai paura! (alza una forchetta e lo punge)

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Mario – Ahi , serpe! Lucia – Firma! Mario – Sì… sì… Lucia – Meno due… su lumacone, stai per arrivare al traguardo… Lucia gira pagina e Mario firma. Mario – Non resisto. Lucia – (gira la pagina) Meno una e… Di colpo entra Gino con le mani dietro la schiena nascondendo qualcosa. Gino – Lucia! Mario – Ah! Gino! Lucia – Non è come pensi. Mario – Non è come pensa! Gino – Io non penso , io ho visto… Lucia – Non dire così. E’ stato un momento… una sbandata… ecco una sbandata! Mario – Sì, una sbandata… ma fortunatamente nessun ferito (ride) Lucia – Non ridere! Gino – Infatti non c’è da ridere… Io ho pianto! Mario – Esagerato! Gino estrae un coltellaccio che teneva nascosto dietro la schiena. Lucia – Ah no! Gino fermati! Mario – La prego! Lucia – In fondo sono tua sorella mica tua moglie! Sarò libera di stare con chi voglio o no? Mario – Siamo tutti maggiorenni! Non c’è niente che non va! Gino – Cos’è che non va? Lucia – Il coltello, Gino! Mario – Su, lo metta via! Gino – Ah questo?... mi è servito per estrarre dal ghiaccio… Mario – Il pesce?! Immagino, con il tempo il ghiaccio si sia indurito. Ma le spigole?... Gli spaghetti allo scoglio? Gino – Ecco. Mostra una scarpa sgocciolante. Lucia Grida. Lucia – Ti prego, no! Mario – Una scarpa? Come nelle barzellette del pescatore sfortunato! Gino - Ero un pescatore, sì! Bravo! … ma mai così sfortunato… Lucia – Smettila! Leva quella scarpa! Mario – Oddio com’è tardi! Allora io vado…

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Lucia – Dove? Mario – Ti avevo detto… le avevo detto che avevo un altro appuntamento… Lucia – Non hai ancora finito di firmare. Manca un foglio, l’ultimo velo! Mario - Torno, giuro. Appena arriva suo padre mi da un colpo di cellulare… Lucia – (sopra le righe) Non ce l’ho il cellulare. Mario – Non c’è bisogno che si alteri. Lucia - L’ho dato a questo salame. Gino – Non mi chiamare salame! Lucia – Sì… Salame, e toglimi quella scarpa davanti agli occhi! Mario –( a Gino) Le dia quel cellulare! Gino – Non sopporto quando mi chiama salame. Mario – Vi prego non ricominciate. Lucia – Salame, salame! Squilla il telefono di Mario. Mario – Per favore.. parlate piano… Lucia – Salame… Mario (Al cell)Sì … Ah cara… certo sto arrivando… Lucia - Chi è, “cara”? Con chi stai parlando? Mario – ( al cell) Nooo… è una paziente… Lucia – Non sono per niente paziente Gino - Se io sono salame tu sei una cicciona! Mario – E’ una situazione un po’ difficile… Gino – Eccoti il tuo telefono. Cicciona! Lucia – Zitto, eh! Sta zitto! Mario – Ma chi piange?... Sono i gemelli? Lucia – Ah, la mogliettina! Altro che appuntamento di lavoro… Gino - Cicciona! Bastarda! Lucia –Sono dimagrita… avevo una disfunzione ormonale… Gino – Una disfunzione mentale, direi, e non sei ancora guarita. Mario – E’ un dramma familiare, cara… un attimo… (A Lucia) Ora ti do un calmante…(va alla borsa ed estrae due pasticche poi al telefono).. Sto risolvendo… no aspetta ad uscire… Lucia – Non ho bisogno di un calmante, ma di un principe azzurro che mi prenda al volo sul suo cavallo bianco e al galoppo mi porti al castello… magari dietro anche i sette nani… Mario – ( al cell ) No, ti prego, non te ne andare… Mario prende un bicchiere e gli fa ingoiare le due pasticche a Lucia. Gino - Vuole un principe azzurro, non un calmante!

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Mario – E’ un blando sedativo (al cell) No, ai gemelli nessun sedativo… Vai da mamma? ( dalla borsa e prende un altro calmante) E i gemelli ? No, sculacciati?! I gemelli vanno cullati… Gino – (a Lucia) Cicciona! ( dà il calmante a Gino) Mario – Ecco! (Gino lo ingoia) E non dica più Cicciona alla signorina Lucia! Lucia – Salame! Mario – (al telefono) … ma non dire sciocchezze... come puoi pensare che dica a te “Salame”… E’ la signora che si chiama Salomè… (A Lucia e Gino) Appena arriva vostro padre chiamatemi! (al telefono) Arrivo amore… arrivo… (Uscendo) No, non mettere i gemelli nella lavatrice… (a Gino e Lucia)Vado e torno… (Esce quasi correndo) Lucia – (inseguendolo) E vattene… vattene… tanto… siete tutti uguali voi uomini! Non era un appuntamento di lavoro, capisci Gino? (farfuglia) Doveva correre a casa dalla mogliettina… Siediti! (si siede) Gino – Non voglio sedermi. Lucia – Posa quel coltellaccio. (si alza e gli prende il coltello) Mettilo via (lo poggia sul tavolo) Cosa ci hai fatto? Gino –Ci ho tirato fuori questa… (mostra la scarpa nera) … dal ghiaccio! Lucia – Strano!... E dove era? Gino – Nel congelatore piccolo! Lucia – Ah sì, certo! Lucia si siede e guarda come una miope. Lucia – Ma cos’è? Gino – Una scarpa bagnata… (poggia la scarpa sul tavolo davanti a Lucia) Lucia – Ah! Quella di vernice del Papà? Gino – Penso sì, di papà! Lucia – Allora lo hai proprio visto? Gino - Sì Lucia… qui sotto… Lucia – E si mantiene bene? Gino – In ottimo stato. Lucia – Sorride ancora? Gino – Credo. Lucia – E’ rilassato? Gino – Io direi un po’rigido. Lucia tracolla addormentata.

FINE PRIMO ATTO

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SECONDO ATTO La tavola è sparecchiata. Sopra troneggia la scarpa nera. Gino è seduto da un lato guardando il cellulare. Entra Lucia, dal fondo, tutta scarmigliata. Lucia – Gino… Gino… Gino – Sono qui. Lucia – Ah! Mi sono addormentata. Gino – Lo so. Lucia – Mi hai portato tu sul letto? Gino – Non è stato certo il principe azzurro! Lucia – Pensa che ho sognato proprio uno così… che correva, correva sul suo cavallo… e io… lo rincorrevo a piedi. Gino – Era bello? Lucia – Non lo so. Assomigliava un po’… tipo, il dottor Mario. Oddio! Gino – Che c’è? Lucia – Che ore sono? Gino - Le 5. Lucia – Di mattina? Gino – No. Di pomeriggio. Lucia – Ah. Meno male. Siamo in tempo. Ma quanto ho dormito? Gino – Bho. Quattro ore…? Lucia – Come ho fatto a dormire così tanto. Gino – Quei “blandi sedativi” del dottor Magnesio erano bombe. Lucia – Quali sedativi? Gino – Non ricordi niente? Hai dato fuori di matto e il dottor Mario… Lucia – E’ scappato? Gino – In un certo senso. Lucia – Come nel sogno. Gino – Sei ancora fuori, Lucia? Lucia – Perchè? Gino – E’ grave, sai, quello che hai fatto. Lucia – E che ho fatto? Ho lasciato andar via… il dottor Mario… Gino – Ora puoi chiamarlo anche solo Mario. Lucia – Va bene . Non fare il geloso, adesso. Gino – Io geloso? Lucia – Bisogna farlo venire… firma l’ultimo foglio ed è fatta! Gino – Devi finire la tua danza dei “sette fogli”? Lucia – Si chiama dei “sette veli”. Perché mi guardi così? Gino – Ma ti sei vesta? Con quel vestito, sembri una… battona!

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Lucia – Cafone. L’ho pagato un occhio. E’ il vestito con cui ballo il flamenco. Gino – Balli il flamenco? Da quando? Lucia – Sì. faccio un corso. Vuoi vedere? Accenna a passi di flamenco. Si ferma di colpo vedendo al scarpa sul tavolo. Lucia - Papà! Gino – Sì, papà! Lucia –Chi l’ha portata su? Gino – Io. Lucia – Tu? Gino – Era giù, in un frigorifero piccolo. Lucia – Ah sì… Sei andato qui sotto nella pescheria di Franco? Gino – Sì, per prendere il pesce, ricordi? Mi andava un’aranciata e… Lucia – All’inizio ho cercato di infilarlo lì. Gino - Nel pozzetto delle bibite? Lucia – Poi ho visto che non c’entrava e l’ho messo nel congelatore, quello lungo… dove Franco ci metteva i molluschi… Una fatica Gino! Gino – E nel trasporto gli si è sfilata la scarpa? Lucia – Sicuramente! Non ho controllato. Gino – (le mostra la mano) Quante dita sono? Lucia – Cinque. Gino- Tre per otto? Lucia – Ventiquattro? Gino - Pesa più un kilo di piombo o un kilo di piume? Lucia – Dai, Gino… non l’ho mai capita questa. Ma cosa ti prende? Gino – Lucia, ascolta, seguimi… Lucia – Dove andiamo? Gino – Ma che pasticche t’ha dato quello?! Lucia – Roba buona, credimi… ma non perderti dietro le parole, vai ai fatti… Gino – Andiamo ai fatti. Lucia – Tu sei sempre stato poco concreto. Gino – E’ vero. Allora… Lucia – Cosa vuoi chiedermi? Gina - Hai messo nostro padre in un congelatore? Lucia – Sì. Gino – (un grido) Perché? Lucia – Era morto. Gino – Lo spero bene. Lucia – Non mi avrebbero più dato la sua pensione.

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Gino – Ma hai capito bene? Tu hai messo nostro padre in un congelatore? Lucia – Certo. Così si mantiene. Se lo lasciavo per terra si sarebbe… come dire… Gino, io sono lucida. Gino - Sì, spero… Lucia – Non crederai mica che abbia ucciso papà? Gino – Non lo dire neanche per scherzo! Lucia – Vuoi incolparmi come facevi quando eravamo piccoli? Gino - Siamo diventati grandi. Lucia – Tu no. Gino – Io, no. Hai ragione, sono sempre stato un po’ farfallone, però ho messo la testa a posto a Berlino, ma tu sei diventata più graziosa… con quel vestitino colorato… Lucia – Mi stai parlando come se fossi matta? Gino – No?! Lucia – Sì. Gino – Vienimi in contro. Lucia – In che senso? Gino – Dammi una ragione plausibile per quello che hai fatto. Lucia – Ho capito. Gino – Cosa? Lucia _ Tu vuoi sapere perché ho congelato Papà? Gino – In linea di massima… Lucia – (Urlando) Che dovevo fare? Vivevo della sua pensione. Ero sola. Mi dedicavo giorno e notte a lui… Non andavo più a lavoro… L’unico uomo che avevo trovato era un nano repellente che ballava da dio il flamenco, ma anche lui mi ha mollato per una scopa di saggina che suonava bene le nacchere. Ho avuto un esaurimento nervoso e alla fine mi hanno licenziata! Gino – Vuoi un bicchier d’acqua? Lucia – Vorrei tornare a sei mesi fa. Gino – Ma papà non si era ripreso dopo il primo ictus? Me l’avevi scritto… Lucia – Te l’ho scritto, sì… ma al secondo è crollato… Gino – E’ caduto? Lucia – E ha battuto la testa… Gino - Il lago di sangue… Lucia – Vedi, te l’ho ricordi? E’ stato allora che ti ho scritto… Gino – Papà è morto! Lucia – Ecco! Ma io non ero pronta. Gino – Non si è mai pronti.

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Lucia – No, non me lo potevo aspettare… Lui non parlava più. Stava sulla sedia a rotelle, alzava le braccia come fosse un sollevatore di pesi… Aveva la glicemia a 5000, era quasi cieco… Eppure quando ha visto quella barretta di cioccolato poggiata lì… proprio lì sull’angolo del tavolo… L’avevo comprata per cercare di alzare le mie endorfine… Lui, papà, si è sollevato dalla sedia, ha afferrato il cioccolato, l’ha infilato tutto in bocca e poi è caduto come una pera, prendendo in pieno lo spigolo, in un lago… Gino – …di sangue. Lo hai già detto. Lucia – L’incredibile è che non ho più trovata la barretta. L’ha divorata in pochi secondi. Di fatto, non respirava più. Ho usato lo specchio… non siè appannato neanche vagamente. Gino – Non sarà stata la barretta a strozzarlo? Lucia – O il colpo alla testa? Gino – E il secondo ictus? Lucia – Forse un po’ tutto! Gino, Gino (lo abbraccia)… Tu non sai in quei momenti cosa ti passa per la testa… Gino – Mia piccola sorellina… Lucia – Stavo telefonando al Dottor Magnesio e annunciargli il decesso… quando… Io non avevo un euro! In banca non mi avrebbero permesso di prelevare nulla dal conto di papà!… E i titoli in cui aveva investito? Gino – Titoli? Che titoli? Lucia – Sì. Avevo scoperto che giocava in borsa… non so come facesse, ma attraverso un Broker che gli dava retta, guadagnava continuamente… Non sbagliava un colpo! Lo sentivo che al telefono diceva (sforzato) “Hemmm!”. Gino – Ma non era sordo? Lucia – Forse no… Era un modo per dire “vendi”! Oppure… -Houhhh – forse per dire “compra”… Gino – E quanto ha messo da parte? Lucia – Abbastanza, Gino, abbastanza… Capisci che mi serve tempo per mettere tutto a posto. Gino – Tieni, (le porge il bicchiere) bevi un altro po’d’acqua… Lucia – Dato che per avere alcuni favori… Sai, com’è in Italia?...Tipo: avere subito la sedia a rotelle, il letto con le sbarre… devi essere pronto a tutto… Gino – Tu eri pronta a darla al dottor Magnesio? Lucia – Per favore, non essere volgare! Gino – Io, volgare? Lucia – Avevo lui sotto mano. Sì, sì, ammetto che la relazione era cominciata prima… quando mi assegnava i pannoloni per papà… Ma ci sono mille motivi

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perché la gente si avvicina… Lui aveva un matrimonio che andava a rotoli, dopo anni di cure per la fecondità era riuscito a diventare padre… Gino – Di due gemelli! Lucia – Come lo sai? Gino – E’ la prima cosa che ti racconta. Lucia – Io avevo bisogno di un uomo che mi sorreggesse e lui era dottore. Gino – Non vedo il nesso, però prendiamolo per buono. Lucia – Lo informai che papà si era aggravato. Gino – Secondo Ictus! Lucia – Giusto. Ovviamente evitai di farlo venire a casa a visitarlo e lui mi consigliò di portarlo alla clinica di riabilitazione… Gino – Del suo amico… Lucia – Bravo. Gino – Tu avevi diradato gli incontri intimi, no? Lucia – Proprio così… A volte mi stupisci… Lui, però, mi fa capire che avrebbe potuto fare molto per l’assegno d’accompagno… Gino – Se avessi intensificato gli amplessi. Lucia – Penso che avesse voluto dire questo. Gino – Bhè visto come vi ho trovati! Lucia – E allora? Ho fatto male? Qualche mensilità di accompagno ci fa schifo? E gli arretrati? Gino – Lucia. Per quanto tempo pensi… Lucia – Te l’ho detto. Il tempo di sistemare le cose. Riprendere fiato… e poi facciamo un bel funerale. Papà te lo faccio di prima classe! Gino – Non voglio essere coinvolto in questa storia. Lucia – Ci sei coinvolto. Gino – No. Io non ho fatto niente. Tu hai portato papà nel congelatore. Lucia – Ma tu l’hai visto. Dai. Vai in giro a dire che c’è tuo padre nel congelatore del pesce!? Gino – Mi hai incastrato! Lucia – Io? Sei tu che sei tornato da Berlino all’improvviso. Gino _ Ma tu avevi scritto… Lucia – Eh no! Mica vorrai ricominciare? Tu sei in ballo e ora balli!... Ti va di provare qualche passo di flamenco?.... Lo prende e lo costringe a fare qualche passo di danza. Gino – Lasciami… Sembri Bette Davis quando fa Baby Jane… Lucia – Andiamo in spiaggia con una bella copertina che ti prendo il gelato. Gino – Tu sei una matta, Lucia.

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Lucia – No, sono donna delusa. Il mio destino era sposare l’uomo giusto, uno ricco e invece sono impazzita per un marocchino bello come il sole! Gino - Mi fai paura. Squilla il cellulare di Luciaa. Lei lo guarda. Lucia – E’ lui. Gino – Lui, chi? Lucia – Mario! Gino – Oddio! Che facciamo? Lucia – Rispondiamo. Gino – Ma cosa gli diciamo… aspetta! Lucia – (risponde) Dottor Mario, allora? Ah, le pasticche…? Fantastiche!... Qui è tutto sotto controllo… Papà?... Sì, l’hanno portato un’oretta fa… Gino – Schizzofrenica! Lucia - … Cos’era quel suono? Quale? Ah, schizz… Era… era la mascherina dell’ossigeno che è volata via a papà… no, no… lui non si muove… E’ stato Gino, mio fratello… l’ha conosciuto, è un po’ maldestro… Se ha mangiato? Gino – Di gli di sì… vedrà la tavola sparecchiata. Lucia – Sì. Ha mangiato… Oddio, per quello che si poteva fare… Ah, lei verrebbe subito?... Ma certo… Siamo pronti… una firmetta e via (ride)… Tra quanto?... Ah, sta arrivando?... Ah!... Sta parcheggiando?... Gino – Cazzo, che facciamo? Lucia – (A Gino ) Stai calmo. Ho pensato a tutto io! Gino – Aiuto! Lucia - (al telefono) Bene l’aspettiamo. Troverà Gino… Gino - Dove? Lucia – … Qui, a casa…. ma sì, sì… io poi torno. Le pare che non sarò presente alla grande firma… Devo…. Devo solo… Gino - Cosa devi fare? Lucia – Zitto… (al telefono) Devo ritirare i pannoloni grandi… si figuri, mi hanno portato quelli per neonati… Gino – Ma che dici? Lucia - Sarò velocissima. Allora? Pronti?... Sì! Via! (Attacca. A Gino) Presto. Io vado di là… tu lo ricevi… lo intrattieni un po’… Ci metto poco…. Gino – A fare cosa? Lucia – Zitto! Tu devi stare zitto! Lo intrattieni e io poi ti faccio un fischio… Gino – Un fischio? Lucia – Io non ci sono. Ricordati di dire che io non ci sono. Gino – E se chiede chi ha fischiato?

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Lucia – Tu dì il bollitore... Gino – Mai avuto un bollitore! Lucia – E tu dì un bollitore e chiedi se vuole del tè! Gino – A Mario? Lucia – Sì, a Mario. Non potrebbe avere voglia di un tè? Gino - Ma noi abbiamo il tè? Lucia – Cazzo, Gino, non è importante questo. Gino – E cos’è importante? Lucia – Che quello sia il segnale per venire di là da me! Gino – E cosa dico? Lucia – Se lui non vuole il tè tu dirai - Allora me ne faccio una tazza solo per me! E’ un peccato che lei non le piaccia questo cazzo di tè! – Va bene! Ti bastano queste battute? Gino – Penso di sì! Lucia – Improvvisa. E vieni di là quando fischio! (esce) Gino rimane perplesso. Gino – (Come recitando) Allora…. Non vuole una tazza di?… Peccato…. Non le piace questo cazzo di tè?... Questo cazzo di tè… E troppo dire cazzo… basta… – Non le piace il tè? - Io a Berlino lo prendevo sempre!... Suona il campanello della porta. Porta via il bicchiere e la brocca dell’acqua. Mette a posto le sedie… Gino – Eccolo!... Calmo!... Arrivo! Sparisce prima in quinta a sinistra, ma vede la scarpa sul tavolo. Gino - Oddio la scarpa! Porta via la scarpa uscendo nuovamente a sinistra. Poi riattraversa la scena. Gino - Arrivo… Scompare nella quinta di destra. Gino (f.s.) – Dottor Mario Magnesio, che rapidità!… Venga… (Entrano)… La vedo provato. E’ stanco? Mario – (togliendosi la giacca.) Distrutto! Sfinito! A pezzi! Gino – Ha fatto tante visite? Mario – Magari. Gino – Tante pratiche per l’accompagno? Mario – Caro ragazzo! Fossero tutti come voi! No… Il quotidiano è quello che ti annienta, ti svuota … ti toglie la voglia di vivere… Gino – Non esageri, adesso, Dottore. Mario – Starà mille volte meglio suo padre di me. Gino – Dice?

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Mario – Sì. Così immobile. Insensibile. Gino – Freddo. Mario – Sereno nella sua rigidità! Gino – Ma quando l’ha visto? Mario – Non l’ho ancora visto, ma immagino. Gino – Ah! Mario – Lui non soffre più come noi per le stupide passione umane… E’ già… come… come… Gino – Morto? Mario – Sì, morto. Gino – No, non è morto! Mario – Dico morto nel senso di… lontano. Gino – Ah! Mario - … lontano, sordo al frastuono del mondo… Gino _ Già , lui vive in un altro mondo. Mario – Chissà che emozioni prova e se le prova? Gino – Chissà. Mario – Forse è già in paradiso! Gino – No, no, no… lui è qui! Mario – Certo, con il corpo… ma ora il corpo non è altro che una crisalide che racchiude un’anima che anela ad ascendere. Gino – E’ credente dottore? Mario – Così… un po’… come tutti… in realtà il mio sogno è sempre stato dedicarmi alla poesia… Gino – Ma lo sa che è portato… Uh, se è portato… Parla come un poeta… Mario – Mi scusi, mi sono lasciato andare… Oggi è stata dura… Ho appena lasciato i gemelli a mia madre. Gino – E sua moglie? Mario – E’ andata via. Gino –E perché tutta quest’ansia? Stanno dalla nonna! Mario – Mia madre ha 88 anni ed è guardata a vista da una badante. Gino – E allora? Se c’è la badante… Mario – Sarà capace di badare a mia madre incontinente e contemporaneamente al gemello che ha scacarciato, mentre l’altro sta pisciando come la fontana di Trevi? Perché se uno smette di urlare l’altro frigna, se uno ha fame l’altro vomita… se uno dorme l’altro dice tah,tah, tah… Gino – Vuole un bicchier d’acqua? Mario – Se avesse un tè sarebbe meglio!

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Gino – Un tè?! Lei beve il tè? Mario – Sì, perché? Gino – No. Niente. Non lo facevo da tè. Mario – E da cosa? Gino – Forse sarebbe meglio se prendesse quelle sue pillole. Mario – Buone , eh? Gino – Oh sì! Lucia si è rilassata alla grande! Le prendo dell’acqua. (esce) Mario – (prendendo due pasticche) Che donna incredibile è sua sorella! Una forza della natura! Gino – (rientrando con l’acqua) Può dirlo forte! Mario – (urlando) Una forza della natura! Gino – Ma che fa? Mario – Oh scusi. Ha detto: può dirlo forte… Gino – Prenda la sua pillola. (Le porge un bicchiere d’acqua) Mario – Ha ragione. Ho troppe cose dentro… Ho voglia di urlare… (prende la pasticca)… Arriverà presto la signorina Lucia? Gino – Prestissimo. Con calma le cose si risolvono tutte… Mario – Giusto. Con calma. Si sente un gran fischio. Mario- Dio! Cos’è? Un altro fischio. Gino – E’… Mario - Non starà scoppiando la bombola di ossigeno di suo padre? Un altro fischio. Gino – Spero di no. (urlando ) E’ il bollitore. Mario – Il bollitore? Gino – Sì… prima… ho messo su il bollitore per il tè. Mario – Lei beve il tè? Gino – Sempre. Mi sono abituato così. Mario – Ma lei è stato a Berlino o a Londra? Gino – Berlino… ma ora usa prendere il tè dopo un bel boccale di birra! Mario – E’ disgustoso! Stanno tornando ad essere dei barbari! Gino – Sa, la storia è fatta a cicli. Allora lo prende un po’ di tè? Mario - No. Non posso. Ho preso la pasticca. Gino – E’ come bere alcool con un’anfetamina? Mario – Più o meno. Nuovo fischio. Gino – Allora vado a spegnere. (sta per uscire dalla porta centrale)

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Mario – Ma dove va? Lì c’è la camera da letto. Gino – Ah sì certo… E già, questa casa la conosce meglio di me (Esce) Mario – Allora la facciamo questa visita a suo padre? Gino rientra come un fulmine Gino – Sì… certo… Vado a vedere se si è svegliato… Mario – Con questi fischi. Gino – Ma lui è sordo… Non vogliamo aspettare mia sorella? Mario – Ma no. Lo porti di qua. Gli do una guardatina e metto la firmetta. Voglio fare una bella sorpresa alla signorina Lucia! Gino – Sì… una sorpresa… io porto papà qui… sulla sedia a rotelle? Mario – Bhè certo! Mi aiuti a spostare il tavolo. (prendono il tavolo) Gino – … io lo spingo sulla sedia a rotelle… Perché spostiamo il tavolo? Mario – Lo copra bene. Così quando entra me lo trovo davanti. Gino – Ah, Sì… e lo copro bene… Mettono di lato il tavolo Gino - Intanto preparo le pratiche… (ridacchiando) Mi porti anche quelle carte che stavo firmando stamattina… Gino – Ah sì… certo… I sette veli… Mario – I sette che? Gino – Lo sa che la vedo più sereno. Mario – Sante pasticche! Vada! Gino - Vado! (fa per uscire dalla quinta destra) Mario – Di là! Gino – Giusto. …di là c’è papà… Mario – Acceleriamo, signor Gino. Che altrimenti arriva la signorina Lucia. Gino – Lucia… Ci dovrebbe essere lei qui, ora… no? Mario – Direi che ci vorrebbe proprio lei, la cara, adorabile, profumata signorina Lucia… Allora? Ancora lì impalato? Gino – Sì … subito… vado… (urlando) Papà sto arrivando! (esce) Mario – Ma cosa urla? Prende la valigetta e estrae documenti, cartelline. Le dispone con cura sul tavolo. Si siede e cerca di capire come vedrà l’arrivo del padre. Mario – … Ora saprete chi sono!…Non sono stupido, siete voi superficiali. Stamattina… chiuso in bagno… Che dolore, quando ti sentivo… Lucia… Mi hai tradito, mi hai deriso …Perché?... Non hai mai portato in clinica tuo padre … e lo sapevo… Volevi solo corrompermi… Eppure siamo stati così bene insieme… Ho creduto a un sentimento autentico… e ora che ho bisogno di amore… tu … Puttana…

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Gino– (f.S) Eccoci! Arriva il nostro caro papino… Mario – Papà! Dal fondo si fa avanti una sedia a rotelle spinta da Gino. E’ seduto un uomo piccolino, con la testa reclinata, con cappello, sciarpa, guanti. E’ un volto difficilmente decifrabile: naso adunco, qualche pelo di barba, qualche sparso capello bianco. A volte reagisce con un fremito. Gino - Papà … te lo ricordi?.. è il dottor Mario Magnesio… il tuo dottore… Te lo ricordi?... Il vecchio ha un fremito. Mario si asciuga gli occhi. Gino – Ma che fa dottore, piange? Mario – No… è che… Vederlo ridotto così… Me lo ricordavo un altro tipo… Gino – Quando? Mario - Visto dalle foto… ora sembra come… rimpicciolito… una bambola… (Si asciuga le lacrime) Scusi, ma oggi… Sono particolarmente sensibile… Il vecchio ha un fremito. Mario – Ha un fremito. Cos’è quel fremito? Gino - Non capiamo se è una reazione emotiva o è un gesto meccanico. Mario batte le mani. Il vecchio ha un fremito. Mario – Reagisce. Gino – (urla ) Papà mi vuoi bene? Il vecchio non si muove. Gino – Vede, non reagisce a stimoli emotivi. E’ casuale. Mario – (fa come un grido per mettergli paura) Buh! Il vecchio reagisce. Mario – Ha visto? Gino – No. Non reagisce. Mario – Ma se le dico… Gino – E’ casuale, casuale. Mario – Guardi. (Urla) Ah! Il vecchio non si muove. Gino – Che le dicevo? Casuale! Mario – Sembrerebbe. Eppure… (si avvicina) Gino allontana la sedia a rotelle. Gino – Non si avvicini. Mario – Perché? Se volessi visitarlo! Il vecchio ha più di un fremito. Mario si tira indietro. Gino – Ecco. Una crisi. Alla clinica ci hanno detto che può avere delle crisi… Mario – Ah sì? Alla clinica? Quale clinica? Quella del mio amico?

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Gino – Sì, certo… Mario – Non credo. Gino – Cioè?... Non proprio lui. Mario – Ah, qualcun altro… altrimenti mi avrebbe informato. Gino – Ovvio. Ce l’hanno detto quelli dell’autoambulanza. Hanno notato che se uno gli sta troppo addosso lui comincia a tremare… Mario – (si avvicina) Ah, capisco… così?... O più vicino? Il vecchio si mette ad agitarsi. Gino – No la prego. Stia lontano… Mario – Quanto lontano? Gino – La prego… Questi sono i fogli da firmare… (gli porge il fascicolo) Mario – Devo pur verificare… se volete che firmi quelle carte… Gino – Le ho detto di stare lontano. Il vecchio si agita. Mario – Devo o non devo fare il mio lavoro? Gino tira indietro il vecchio, tirando in faccia a Mario l’incartamento. Gino – Se le tenga pure le sue carte… Chissene frega del suo schifoso accompagno… Un dottore senza cuore… Ma che giuramento di Ippocrate ha fatto?: Vita mea mors tua?… Oh, non importa a noi, non interessa la sua elemosina. Io preferisco che papà non soffra altre umiliazioni… Vada, vada via. Non si faccia più vedere. Mario – No… No… la prego… Rimanga. (Raccogliendo i fogli)… Non sono come crede… no, anch’io sono stanco di subire ingiurie, di sentire intorno a me solo disprezzo… Io rappresento lo stato, non sono lo stato. Non ho nessun potere. Firmo… firmo… firmo Si siede al tavolo a firmare i fogli raccolti. Gino si avvicina a vedere e anche il vecchio sembra come allungare il collo per sbirciare. Mario – Però, non negate: non l’avete mai portato in clinica dal mio amico… Gino – In un certo senso. Mario – Non fatemi passare per fesso. Gino - Va bene. E’ vero. Mia sorella m’ha detto che era troppo cara per noi. Mario – Io avevo anche rinunciato alla mia percentuale, ma lui non vi ha fatto lo sconto. Oggi si calpesta l’amicizia, il consociativismo… anche gli affetti… Ecco. I documenti sono firmati. Il Vecchio ha una reazione simile a un’esulto. Gino – Papà sembra contento… Mario – Questa è la vostra copia (si avvicina) Gino – No, la prego non si avvicini… Me li allunghi…

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Mario gli allunga i fogli. Mario – Mi sento un appestato. Gino – Ma no, cosa c’entra? Se cova un raffreddore, papà magari se lo becca… (fa per andare) Mario – Covo ben altro. Gino – Cosa cova? Mario – Aspetti. Gino – Su, papà, hai visto, il dottore ci ha dato la possibilità di avere una bella badante… Ringraziamo il dottore? Gli alza il cappello. Il vecchio se lo rimette a posto.Gino fa per andare. Mario – Cosa fa? Gino - Ma… Il cappello? No… niente… sarà stato un riflesso condizionato… Mario – Voglio dire, dove va? Gino - Lo porto a riposare. Mario – No, aspetti un momento. Gino – Perché? C’è qualcos’altro? Mario – Devo dire ciò che covo. Gino – Porto di là papà e poi me lo dice. Mario – No. Ci dev’essere anche lui. Devo parlare… Mario fa per avvicinarsi con trasporto. Gino - Fermo. Non si avvicini. Mario si getta in ginocchio. Mario – Papà! Gino – Papà? Mario - Papà… anche se lei forse non capirà… Io devo ufficializzare la cosa. Che c’è di più ufficiale che dichiarare al padre… che io amo sua figlia. (Il vecchio comincia ad agitarsi.) Gino – Si controlli, dottore! Mario - Io amo follemente Lucia… l’ho amata subito… E’ vero, lei era carina con me perché voleva ch’io firmassi l’accompagno… e anch’io, all’inizio, ne ho approfittato per una bieco desiderio sessuale… Il vecchio è sempre più agitato. Gino - Dottor Magnesio. mio padre si sta agitando… Mario – …ma presto ho scoperto le mille qualità di Lucia, la sua costanza, la sua pazienza, quel suo modo di prendere con leggerezza la vita… Gino – Sì, questo è tipico di Lucia… però adesso… Mario – Io voglio dirglielo papà e anche a lei, Gino, come fratello maschio… Vecchio sempre più agitato.

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Gino –… Ora però si calmi… E anche tu Papà … calmati… Mario – La prego papà… mi faccia un segno di approvazione … Che il signore per un attimo la illumini… Gino – Sta diventando eccessivo. Mario - … e mi faccia capire che approva il mio amore! Gino – Basta, dottore! (si avvia) Mario – Non se ne vada. Gino – Un attimo. Mario – No. No Mario con uno slancio si getta sulla sedia. Si aggrappa alla coperta. Gino tira via la sedia e la coperta viene via mostrando un vestito di donna. . Mario – Papà… papà… Io le voglio bene… Mario cerca di abbracciare il vecchio e sfila dal volto una maschera sotto la quale si intravede Lucia. Gino è paralizzato. Tira indietro la sedia Mario –… Lei è il padre della mia… Mario rimane con la maschera in mano e vede il volto di Lucia. Mario – (urlando con orrore) Cazzo!... Lucia!... Lucia – Sì. Sono io. Mario – (guarda la maschera poi la getta via) Cos’è? Lucia – Una maschera. Gino – E’ stata un’idea di Lucia. Mario – E dov’è tuo padre? Dov’è? Lucia – Non c’è. Mario - Lo vedo. Dove l’hai messo? Lucia – Dove ho potuto. Mario – Non mi dire che è morto? Silenzio dei due. Lucia va a sedersi. Mario – No. Non dirmi che tuo padre è morto e tu, per tenerti la pensione e magari l’accompagno, l’hai nascosto… che so… (ridendo) dentro uno dei congelatori del vostro amico qui sotto? Silenzio. Gino lentamente cerca di portare di là la sedia a rotelle. Lucia si accende una sigaretta. Mario – (come illuminato) Non ci posso credere! Lucia – Ci puoi credere. Mario – E io ho firmato per l’assegno di accompagnamento di un uomo che deve essere solo accompagnato al cimitero? Lucia – Se vuoi metterla così. Mario – No. Non dirmelo. Anni d’onorata carriera distrutta in un momento.

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Gino – Oddio, in un momento… Sono mesi che vi frequentate… Mario – Ma lo sapete che finiamo tutti in galera? Lucia – Perché? Quando decidiamo, tu scriverai il referto di morte. Visto che papà è morto in casa è indispensabile. E poi lo seppelliamo con tutti gli onori. Mario – Io non voglio essere tuo complice. Lucia mostra i documenti. Lucia – Qui c’è la tua firma e la data è quella di oggi. Mario – Mostro. Gino – Io l’avevo avvertita! Lucia – Ma non hai detto, appena adesso, a mio padre che mi ami? Mario – Sì. Io ti amo. E’ vero… e tu non sai neanche quanto! Lucia – Quanto? Tanto da dividere con me quest’avventura? Mario – Se c’è qualcosa che voglio dividere con te, questa è la vita. Gino – Cioè? Mario – Io ti voglio sposare! Lucia – Sposare? Tu mi vuoi sposare?! Non lo dire neanche per scherzo! Gino – Non fare così Lucia. E’ una buona proposta. Mario – Mia moglie oggi m’ha lasciato. Lucia – Oddio! Gino – Ecco perché i gemelli erano dalla nonna! Mario – Sì e mi ha lasciato anche i gemelli, sì… Lucia – Oddio! Mario – Ma io ho un buono stipendio, se non mi carcerano prima! Gino – Lucia, lui ha uno buono stipendio! Lucia – Ma sposatelo tu. Mario – Non mi ami neanche un po’? Lucia – Mi sono affezionata, ma sposarsi no, non faceva parte dei miei piani. Mario – Senti Lucia… Non subito. C’è da aspettare il divorzio, ma in questa situazione, avere accanto uno come me con le mani in pasta dappertutto… Lucia – Romantico! Mario – Sei una donna abbastanza intraprendente per sapere che conviene a tutti e due… Magari, col tempo, saprai apprezzarmi. Gino – Lucia, in fondo, oggi quanti sono quelli che si sposano per amore? Si sposano i vecchi per farsi compagnia, quelli per avere la reversibilità della pensione, per farsi intestare le case, per avere il bonus sul primo figlio… da noi, politicamente parlando, conviene ancora sposarsi… Lucia – L’atmosfera si fa sempre più poetica. Squilla il cellulare di Lucia.

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Lucia – Pronto?... Ma chi è?... Come parla?... Andrea? Gino – Dai qua. E’ per me. Lucia – Hai dato il mio numero a uno sconosciuto? Gino – E’ una donna. Lucia – Si chiama Andrea. Gino – Andrea, in Germania si usa spesso come nome femminile. Lucia – Dalla Germania?! Mi farai spendere un patrimonio. Gino – Dai qua. Andrea… Aber was passiert?... Sie befinden sich auf der Station?!... Welche Station?... Sie befinden sich in Italien?... (Ma cosa è successo? ... Sei alla stazione ?! ... Quale stazione? ... Tu sei in Italia? ...) Mario – Allora lo sa il tedesco? Lucia – Lui è un bugiardo! Gino -Sie befinden sich hier? Am Bahnhof in meiner Stadt?... Du Bist verrückt! (Tu sei qui? Alla stazione nella mia città? ... Sei pazza!) Lucia – Ha le verruche? Gino - Ho detto: sei matta! Mario – Perché? Gino – E’ alla stazione. Lucia – E’ qui’! Gino - Und die Katze? (dov’è il gatto) Suche meine katze… (cerca il mio gatto) Lucia – Suche main cazze! Mario – Non è difficile il tedesco. Lucia – Ma che dici? Gino – Le ho detto di cercare il mio gatto…Was sagst du dazu? (cosa dici)… … Katze ist in der kule? Lucia –T’ha risposto per le rime! Gino – Stupida! Vuol dire il gatto è nel camino… Nun hören… (ora ascolta) Mario – Ma vada di là a parlare? Gino - ja, es ist… Bella idea!... Warten Sie eine Minute (aspetta un momento)… - ja, es ist… Mario – Le ha detto aspetta un minuto… Lucia – Questa era facile. Gino - .. State zitti… Eh?... was sagst du dazu? (cosa dici?)… ja, es ist… Mario – Le ho detto di andare di là! Gino – (uscendo)… ja, es ist… Andrea… ja… Aber es gibt ein Problem (Ma c'è un problema)… Lucia – Perché dai ancora del lei a Gino?

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Mario – Non sono mica in confidenza. Lucia – Ma starebbe per diventare tuo cognato. Mario – Allora. hai deciso? Mi sposerai? Lucia – Sto solo valutando la proposta. Mario – Credimi, è vantaggiosa. Con tuo padre qui sotto, dentro il congelatore. Lucia – Non c’è bisogno di ricordarmelo. Mario – Come si fa a dimenticare… Tu apri il portellone e ci trovi… un uomo al posto delle triglie… Lucia – Gino ha detto che sorride. Forse sta bene. Mario –A volte dubito della tua salute mentale, eppure ti amo. Come sarà? Lucia – Sarà che anche tu non sei tanto a piombo. Perché, chi è normale? Mario – La gente Lucia – Quale? Mario – Che ne so… quella che va a fare la spesa. Lucia – Chi? La stessa che la sera mette il bambino in lavatrice. Il dentista che ti cura il dente sbagliato e poi non ti vuole fare la fattura… I giovani amici che danno fuoco al barbone per farlo scaldare. Pensa a quelli che fanno la fame su un’isola per giocare ai naufraghi… No, dimmi se c’è n’è uno normale. Gino – (entrando) Eccomi! Lucia –Allora? Chi era quella? Mario – Sei gelosa? Lucia – Qui gatta ci cova. Gino –… e ha fatto l’uovo. Mario – Ma che dice? Lucia – No?! Hai messo incinta una ragazza tedesca? Gino – Sì. E’ la mia ragazza. Lucia – E lei ora è qui per vivere con noi?! Gino – Finchè non nasce il bambino! Lucia gli si avventa addosso e Mario cerca di fermarla. Lucia – Disgraziato. Sei tornato per stabilirti qui con la mogliettina teutonica, non per papà… Mario – Siete proprio fratello e sorella. Lucia – …Avevi saputo che papà era morto e pensavi di trovare la casetta pronta per il tuo nido d’amore, vero? Gino – E’ successo! Non potevo vivere facendo il cameriere. Lucia - Ma certo, qui ci sono i soldini di papà per tirare su il marmocchio! Mario - Calmati Lucia. Anche lui ha diritto alla sua fetta di torta.

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Lucia – (si siede sfinita sulla carrozzina) Ma questa torta sta diventando un pasticcino. Una tedesca?! Il cittadino più ricco d’Europa viene qui a fare l’emigrata. Mario – Non serve arrabbiarsi… Mettiamoci tutti insieme… Gino – Sì. Stiamo tutti insieme. Lucia – Ma lo sai quanti siamo? Io, te, Mario… Mario – I due gemelli Gino _ Andrea… Lucia – Tuo figlio… Sigfrido… Di colpo va via la luce. Mario – Che succede? Lucia – Come al solito. E’ saltato il salvavita. Gino, prendi la pila, lì… Gino - (fa luce con la pila) Vado a guardare. (esce) Lucia – Piuttosto li chiamerei saltavita per quante volte scatta in un giorno. Gino - (rientra)Non è il salvavita. Deve essere il contatore di sotto. Vado. Lucia – Gino, aspetta, prima dammi le candele… lì nel cassetto… Gino – (Gino le porge le candele) Ma vado giù e torno… (esce) Lucia – Non mi piace stare al buio. (dispone le candele) Mario – Ci sono qua io! ( accendendo le candele) Lucia sei tu che dai luce… Lucia, luce dei miei occhi! Lucia – Cominciamo bene! Mario – Mi sento un po’ poeta. Lucia – La verità è che questi nuovi contatori sono sensibilissimi… accendi la lavatrice e il Phon e quello salta… Per caso hai acceso il phon? Mario – Io no, quando? Lucia – Così per chiedere. Io non ho acceso nessuno elettrodomestico. Mah! Ora Mario e Lucia sono alla luce delle candele. Mario –Dai, vieni! Guarda che bello! Lucia – Cosa? Mario – Noi due, soli alla luce delle candele. Lucia – Ma piantala! Mario –Non è romantica la prima sera del nostro fidanzamento? Lucia – Vacci piano, Dottore! Mario – Su Lucia, lasciati andare. Lucia – Mi è venuta paura. Penso a tutti quelli che devo sfamare. Mario - E’ il nuovo modello di famiglia. Sei antropologa e lo sai bene. È la famiglia allargata di tipo africano… Lucia – Veramente io volevo andare in Africa a fare una famiglia, non fare

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una famiglia africana in Italia… dormire in 6 nello stesso appartamento. Mario – Io medico, tuo fratello ingegnere… Pensa quante opportunità! Lucia – S’è visto. Se non c’ero io… Che dico? Se non c’era mio padre stavamo tutti in mezzo a una strada. Entra Gino agitato. Gino – Lucia, Lucia… Lucia – Che c’è? Gino – Non è saltato il nostro contatore… Lucia – Ah no! E allora? Gino – Un mezzo incendio. E’ saltato l’impianto elettrico della pescheria?! Mario – Bhè in un’oretta lo metteranno a posto. Gino – No. Il portiere dice che ci vorranno tre giorni… Lucia – ( Sconcercata) Oddio, ma Papà così si scongela! Mario – In ginocchio. Preghiamo!

BUIO