lab giorn gennaio 2007€¦ · A volte la precarie-tà dei giovani nell’ambiente familiare,...

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Laboratorio Primo Premio “Miglior giornale” delle scuole della provincia assegnato nel 2002 dalla Provincia di Milano di giornalismo Realizzazione degli studenti nel Lab.A.S. “Altiero Spinelli” direttore responsabile Fabio Trazza Il “Laboratorio di giornalismo” è uno spazio di espressione e di elaborazione degli studenti che frequentano e utilizzano la scuola di comunicazione aperta all’interno del “Laboratorio Altiero Spinelli” pagina del narratario anno xiii numero 1 31 gennaio 2007 L unedì 18 dicem- bre 2006 nel La- boratorio Altiero Spinelli abbiamo avuto un incontro con Andrea Ferrari. Lui è stato studente del- la nostra scuola e una volta diplomatosi ha frequentato l’università e si è laureato in Scienze politiche. In seguito si e trasferito a Roma dedi- candosi al suo lavoro, presso il nuovo ministero istituito dal governo, quello delle po- litiche giovanili, diretto dal Ministro Melandri. Prima Andrea Ferrari aveva inviato al direttore del labo- ratorio due testi, trattanti il bullismo e le politiche giova- nili in Italia. Il professor Trazza ci aveva invitato a leggere i testi di Andrea, in previsione di una riunione nella quale discutere di quei problemi con l’autore. Eravamo numerosi e interes- sati ai discorsi trattati dal gio- vane ragazzo. L’assemblea è iniziata con l’introduzione del professor Bozzuto. 1 fase: Introduzione iniziale I n questo giorno ci sia- mo riuniti per creare una discussione basata su due temi che trat- tano argomenti molto attuali e con molti punti da chiarire per tutti i giovani e per i singoli problemi di qual- siasi giovane d’oggi. Voi giovani siete sempre al centro dell’attenzione per i problemi che ci sono in fa- miglia, a scuola e in politica. Sono queste le dimensioni nelle quali si svolgono i di- scorsi dedicati a voi, nuova gioventù. A volte la precarie- tà dei giovani nell’ambiente familiare, lavorativo e scola- stico porta a un alto livello di disagio, che successivamente si esprime in forme e modi volgari. Il governo ha istituito un ministero delle politiche giovanili dove si trattano vari problemi del lavoro, della scuola, problemi delle fami- glia e infine la stessa disugua- glianza. Sono tanti i giovani che non hanno atteggiamenti di par- tecipazione e di corretta pre- senza a scuola. Purtroppo per le nuove generazioni, tra scuola e famiglia, non c’è più il buon rapporto di una volta, ma un scontro molto feroce. Ciò è dovuto alla poca colla- borazione dei genitori con la scuola nel far crescere bene i propri ragazzi. I mass media attualmente trattano argomenti molto gra- vi: la violenza nelle scuole e il bullismo, che purtroppo c’è sempre stato in tutte le scuole. Che il bullismo esi- sta è evidente, e ne dobbiamo discuterne trovando una pos- sibile soluzione. La scuola non può inseguire i problemi che si presentano ai giovani, altrimenti diventerebbe un centro d’assistenza e bisogna evitare questo fatto, perché la scuola ha un compito molto importante per far crescere la conoscenza dei giavni in tanti campi. Questa è stata l’intro- duzione iniziale del professor Bozzuto, che con brevi parole ha aperto i nostri argomenti in discussione. Incontro con Andrea Ferrari un giovane cresciuto tra di noi, chiamato per tutti noi a lavorare con un ministro che decide per noi a cura di Amr Mohammed, per la revisione Daygoro Mangolini e Cheng Yun Lin, Dopo l’introduzione la parola passa a noi ragazzi per chie- dere ad Andrea Ferrari tante nostre domande e chiarimenti su alcuni concetti dei suoi do- cumenti da noi non capiti. 2 fase: la parola ai ragazzi N oi ragazzi, eravamo tenu- ti a citare da quale articolo e da quale ar- gomento ci erano venute in mente le domande. Dario Saderi (studente V): Un governo può fare qualcosa per la famiglia? Andrea Mentesana (studente V): Cosa si può fare quando uno studente, di fatto, è ab- bandonato dalla famiglia?. Amr Mohamed (studente III): Domande riferite al bulli- smo: — Pensi che il paragone di noi ragazzi a demoni sia ap- propriato? — Due cose non mi sono pia- ciute che hai scritto nei testi, e sono: le famiglie dei bulli, sono famiglie al vento, dove non c’è nucleo, il nucleo è di- sgregato, i genitori male-edu- cano i figli. Domande riferite alle politi- che giovanili in Italia. — Secondo te, noi giovani sa- remo in grado di ricomporre ciò che è stato distrutto dalla stagnazione avvenuta in Ita- lia? — E se si? Qual è il tuo consi- glio per noi giovani d’oggi? — Tu sei stato uno studente della nostra scuola. La scuola ti ha dato tutto ciò che desi- deravi? — Sei soddisfatto del tuo im- piego? — Pensi che la famiglia pos- sa risolvere il problema della poca voglia dei ragazzi a ve- nire a scuola ? — Lo stato sarà mai disponi- bile a intervenire per aiutarci a essere autonomi? — Cosa intendi dire quando dici che ci sono università e scuole eccellenti, ma che rap- presentano l’eccezione e non la regola? Alessio Scopigno (studente III): In che modo pensate di risolvere “voi del ministero” il problema del bullismo? Davide Urraci (studente V): In che modo affronterete il problema del bullismo e con quali mezzi? Vincenzo Signoriello (stu- dente IV): Quali sono le sue opinioni sugli ultimi episodi di bullismo nelle nostre scuo- le? Marco Collà Ruvolo (studente IV): Quanto prendete in con- siderazione le opinioni dei giovani? Matteo Nicolò Cianci (stu- dente II): Quali sono i vostri principali obiettivi? Inoltre la professoressa Testa ha voluto leggere due bellissi- mi temi svolti dai suoi alunni in classe, proprio per farci ca- pire che i ragazzi che fanno i bulli, sono ragazzi molto fra- gili, deboli e bisognosi, che reagiscono così solo per farsi ascoltare. Tema numero 1. I l tema parla di molti ragazzi che possono diventare bulli, perché bulli non si nasce ma lo si diventa con il pas- sar del tempo. I bulli sono apparentemente forti, ma sono ragazzi come tutti noi, che vogliono sola- mente farsi ascoltare, anzi che dovrebbero essere ascoltati. Queste persone non sono solo all’interno della scuola ma anche negli ambienti esterni, come nelle compagnie che si ritrovano abitualmente nei parchi pubblici. Il bullo è uno che schiaccia i più deboli, che non ha scrupoli, che prende la vittima e non la lascia fino a quando non la distrugge, fin quando non le rende la vita impossibile. Per loro il fatto che la vittima non reagisca è un segno di debolezza e ciò rende il bullo più soddisfatto e compiaciuto della sua ignobile opera. — Secondo me noi ragazzi possiamo contrastare e fer- mare un bullo. Come? Beh, il modo è molto sempli- ce, ma difficile e crudele da effettuare. Quando il bullo attacca una vittima, la vittima tende sempre a difendersi, nel peggior modo che esiste, cioè subendo. Ciò è molto sbaglia- to, perché se la vittima subi- sce e basta il bullo tenderà a colpire più vittime e così la sua grandissima fama da bul- lo aumenterà e i suoi effetti saranno più disastrosi. Io capisco benissimo la situa- zione in cui si trova la vittima, ma deve a tutti i costi trovare il modo e la forza di reagire sia per salvare se stessa e per salvare il prossimo. Ed è solo così che il bullo si darà una calmata e capirà che non è solo lui il più forte, ma che ci sono sempre altri ra- gazzi al di sopra di lui, ma che a contrario di lui impiegano la loro forza nello studio o in al- tre attività. Tema numero 2 I l tema discusso in se- guito tratta della scuo- la in se stessa. Ascoltando il parere degli studenti, la scuo- la dovrebbe essere più legge- ra e non così opprimente. Ma se la scuola diventasse realmente così, che scuola sa- rebbe? Secondo noi la scuola senza le sue materie di base non sarebbe un luogo dove imparare, ma un posto dove perdere tempo. 3 fase : Risposte di Andrea Ferrari alle nostre domande A ndrea Ferrari ha risposto alle nostre doman- de introducen- do un unico discorso. Il ministero dove lui lavora si occupa a trovare del- le risposte ai nostri problemi. Mi sono soffermato molto sul testo delle punizioni e pen- so e concordo che il carcere minorile ora sta diventando una scuola per ladruncoli. Un ragazzo non dovrebbe essere penalizzato solo per il rea- to o il male commesso. Un esempio concreto di cui par- lare è avvenuto in una scuo- la Torinese dove un ragazzo down viene maltrattato da tre ragazzi e da una sedicenne che filmava; la pena è stata poco punitiva, infatti è stata quella della sospensione dalle lezioni per tutto l’anno e ciò e completamente sbagliato, perché facendo così ai quattro ragazzi non vien fatto altro che un favore. Secondo Andrea i ragazzi al pomeriggio devono lavorare studiando e sfogandosi facen- do attività fisica e non sfogan- dosi malmenando un down. Quindi la pena giusta per que- sti ragazzi sarebbe stato fargli fare volontariato in un centro di assistenza e farli venire a scuola obbligatoriamente. Le normali punizioni ormai non servono a nulla, bisogna cercare punizioni più seve- re in modo da far ripensare a quello che si è commesso. Ecco anche perché io dico e affermo che il bullismo è una lotta tra impari. Inizia tutto quando un ra- gazzo perde la sua arma più importante “il linguaggio”; nessuno lo ascolta più, è sem- pre confuso e disorientato. Il bullo non è altro che una fra- gile figura, un debole che ha bisogno di essere sostenuto, mentre la vittima è ancora più debole e più fragile che si di- fende subendo. Riferendomi a quanto accaduto al ragazzo down purtroppo i professori non hanno più la rigidità di una volta. Un professore si dovrebbe comportare molto severa- mente in modo che l’alunno si intimidisca, ma senza pic- chiare gli alunni, perché bi- sognerebbe avere rispetto per tutto e tutti. La violenza nelle scuole, nel- le strade e persino negli sport è diventata ormai una cosa sistematica, ma i ragazzi d’oggi non sono demoni, ma interpretano il divertimento nel modo più sbagliato. I ragazzi non hanno coscienza di ciò che fanno. Gli aggres- sori del ragazzo down sono ragazzi di buona famiglia, che hanno commesso un gra- ve fatto, coinvolgendo anche i familiari che non c’entrano niente. Questo è un caso dei tanti di violenza scolastica. Esiste anche la violenza nel- le strade, causata dalle “baby gang”, che sono gruppi com- posti da ragazzi che si credo- no superiori alle autorità. Il loro principale svago è la violenza fisica e non importa il sesso di chi colpire, l’im- portante è sfogarsi su qual- cuno. Purtroppo i genitori non sono consapevoli di ciò che fanno i loro figli quando sono fuori, quindi non sono in grado di fermarli o meglio di dare il loro contributo alla no- stra società a fermare questi loro atteggiamenti. I nostri ragazzi purtroppo non riescono a capire la gravità dei fatti e questo è un altro grosso problema. Il ministro adesso sta valutando come cambiare le punizioni, ci deve essere maggior rigidità sui ragazzi. Un’altra cosa importante sa- rebbe fare un processo pub- blico all’interno delle scuole, dove sia possibile compren- dere la gravità dei fatti. Quasi tutti i genitori cercano di educare i propri figli, ma c’è chi li educa male, lascian- doli per strada sprovveduti, inconsapevoli di come sarà la loro triste vita. Noi dobbiamo aiutare i gio- vani a fare da soli, abbiamo costruito un percorso, che aiuta i giovani a svolgere un percorso istruttivo superiore e universitario, in modo che si integrino nell’ambiente del lavoro autonomamente, in modo che tutti i giovani siano anche in grado di costruirsi una famiglia. Il ministero ha preso anche altre iniziative di cui una molto importante è quel- la di introdurre una tassa di transizione per gli scambi e vendite di giocatori, qui noi interveniamo per ricavare da ogni scambio una somma per costruire alcuni palazzetti di sport. È molto utile che i giovani aiutino il ministero per la sua crescita. L’opinione dei giovani per Andrea Ferrari è molto im- portante, perché vede i pro- blemi di altri, ma vede anche il suo problema che è quello La foto ricordo con Andrea Ferrari, al centro, scattata dopo l’incotro. della casa. Come fa un giova- ne a pagarsi l’affitto!!! è importante che i giovani vengano aiutati. 4 fase: breve commento del prof. Filippo Bozzuto È la prima volta che si affrontano questi temi, ed essendo appun- to la prima volta è stato un buon incontro, e se questi incontri ci fossero frequentemente ci sarebbe maggiore consapevolezza dei problemi. Gli interventi si sono soffer- mati molto sul bullismo, per- ché sono cose che si vivono più frequentemente. Come gruppo dobbiamo crea- re un nesso tra effetti e cause dei problemi. I temi sulle politiche giovani- li dovrebbero essere affrontati di più. Per il resto è stata una bella discussione, con molti inter- venti da parte dei nostri ra- gazzi. 5 fase : le conclusioni del prof Fabio Trazza C iò che ci siamo detti è giusto, ma dovrebbe anche collegar- si alla verità. Filippo Bozzuto ha fatto col- legareo i due temi a un solo discorso. Trazza vorrebbe che riflettessimo Il bullismo non è di oggi. Le classi di una volta avevano i bulli con i calli. E noi dobbiamo porta- re la civiltà nelle classi im- parando a vivere con tutte le persone che ci stanno intorno, ma essendo capaci di avere una nostra idea della vita, del gioco e dello studio. La pa- rola bullismo non rende oggi l’idea della gravità: i ragazzi sono sull’orlo del precipizio. 30 anni fa in questa scuola ci sono stati ragazzi che sono stati portati alle armi e altri ai libri. Oggi dire bullismo vuol dire continuare a gioca- re, anche se con prepotenza, Invece c’è dell’altro: è filtrata una cultura sadica dai grandi ai piccoli. Trazza ha fatto fare una ricerca a un suo studen- te di quinta perché riferisse in classe l’origine stessa del sadismo. E tanti desideri che si realizzano tra i giovani li- beramente sono figli di quella cultura. La scuola è un ambito dove si può fronteggiare la precarietà dei valori dei ragazzi, dove si può imparare a comportarsi da adulti, a cominciare dal- le parole che hanno un loro peso. Contro il sadismo, che è l’egoismo più violento, senza alcun freno o limite, Trazza propone ai giovani di fare esperienza di associazione: l’unione di molte persone che svolgono un lavoro per il pro- prio futuro e per l’aiuto agli altri, una strada per mettersi insieme e creare qualcosa di importante. I giornali svolti da noi dimostra l’impegno la voglia di noi ragazzi, a creare qualcosa di bello che venga premiato. La società d’oggi dev’essere più ricca ma non di soldi, di affetti. Questa l’ultima fase dell’in- contro con Andrea Ferrari.

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Page 1: lab giorn gennaio 2007€¦ · A volte la precarie-tà dei giovani nell’ambiente familiare, lavorativo e scola- stico porta a un alto livello di disagio, che successivamente si

LaboratorioPrimo Premio“Miglior giornale”delle scuole della provinciaassegnato nel 2002dalla Provincia di Milano

di giornalismoRealizzazione degli studenti nel Lab.A.S. “Altiero Spinelli”direttore responsabile Fabio Trazza

Il “Laboratorio di giornalismo” è uno spazio di espressione e di elaborazione degli studenti che frequentano e utilizzano la scuola di comunicazione aper ta a l l ’ i n t e r no de l“Laboratorio Altiero Spinelli”

Primo Premio“Miglior giornale”

pagina del narratarioanno xiii numero 1 31 gennaio 2007

Lunedì 18 dicem-bre 2006 nel La-boratorio Altiero Spinelli abbiamo avuto un incontro

con Andrea Ferrari.Lui è stato studente del-la nostra scuola e una volta diplomatosi ha frequentato l’università e si è laureato in Scienze politiche. In seguito si e trasferito a Roma dedi-candosi al suo lavoro, presso il nuovo ministero istituito dal governo, quello delle po-litiche giovanili, diretto dal Ministro Melandri.Prima Andrea Ferrari aveva inviato al direttore del labo-ratorio due testi, trattanti il bullismo e le politiche giova-nili in Italia.Il professor Trazza ci aveva invitato a leggere i testi di Andrea, in previsione di una riunione nella quale discutere di quei problemi con l’autore. Eravamo numerosi e interes-sati ai discorsi trattati dal gio-vane ragazzo. L’assemblea è iniziata con l’introduzione del professor Bozzuto.

1 fase: Introduzione iniziale In questo giorno ci sia-

mo riuniti per creare una discussione basata su due temi che trat-tano argomenti molto

attuali e con molti punti da chiarire per tutti i giovani e per i singoli problemi di qual-siasi giovane d’oggi. Voi giovani siete sempre al centro dell’attenzione per i problemi che ci sono in fa-miglia, a scuola e in politica. Sono queste le dimensioni nelle quali si svolgono i di-scorsi dedicati a voi, nuova gioventù. A volte la precarie-tà dei giovani nell’ambiente familiare, lavorativo e scola-stico porta a un alto livello di disagio, che successivamente si esprime in forme e modi volgari. Il governo ha istituito un ministero delle politiche giovanili dove si trattano vari problemi del lavoro, della scuola, problemi delle fami-glia e infi ne la stessa disugua-glianza.Sono tanti i giovani che non hanno atteggiamenti di par-tecipazione e di corretta pre-senza a scuola. Purtroppo per le nuove generazioni, tra scuola e famiglia, non c’è più il buon rapporto di una volta, ma un scontro molto feroce. Ciò è dovuto alla poca colla-borazione dei genitori con la scuola nel far crescere bene i propri ragazzi.I mass media attualmente trattano argomenti molto gra-vi: la violenza nelle scuole e il bullismo, che purtroppo c’è sempre stato in tutte le scuole. Che il bullismo esi-sta è evidente, e ne dobbiamo discuterne trovando una pos-sibile soluzione. La scuola non può inseguire i problemi che si presentano ai giovani, altrimenti diventerebbe un centro d’assistenza e bisogna evitare questo fatto, perché la scuola ha un compito molto importante per far crescere la conoscenza dei giavni in tanti campi. Questa è stata l’intro-duzione iniziale del professor Bozzuto, che con brevi parole ha aperto i nostri argomenti in discussione.

Incontro con Andrea Ferrariun giovane cresciuto tra di noi, chiamato per tutti noi a lavorare con un ministro che decide per noi

a cura di Amr Mohammed, per la revisione Daygoro Mangolini e Cheng Yun Lin,

Dopo l’introduzione la parola passa a noi ragazzi per chie-dere ad Andrea Ferrari tante nostre domande e chiarimenti su alcuni concetti dei suoi do-cumenti da noi non capiti.

2 fase: la parola ai ragazzi

Noi ragazzi, eravamo tenu-ti a citare da quale articolo e da quale ar-

gomento ci erano venute in mente le domande. Dario Saderi (studente V): Un governo può fare qualcosa per la famiglia? Andrea Mentesana (studente V): Cosa si può fare quando uno studente, di fatto, è ab-bandonato dalla famiglia?.Amr Mohamed (studente III): Domande riferite al bulli-smo:— Pensi che il paragone di noi ragazzi a demoni sia ap-propriato?— Due cose non mi sono pia-ciute che hai scritto nei testi, e sono: le famiglie dei bulli, sono famiglie al vento, dove non c’è nucleo, il nucleo è di-sgregato, i genitori male-edu-cano i fi gli.Domande riferite alle politi-che giovanili in Italia.— Secondo te, noi giovani sa-remo in grado di ricomporre ciò che è stato distrutto dalla stagnazione avvenuta in Ita-lia?— E se si? Qual è il tuo consi-glio per noi giovani d’oggi?— Tu sei stato uno studente della nostra scuola. La scuola ti ha dato tutto ciò che desi-deravi?— Sei soddisfatto del tuo im-piego?— Pensi che la famiglia pos-sa risolvere il problema della poca voglia dei ragazzi a ve-nire a scuola ?— Lo stato sarà mai disponi-bile a intervenire per aiutarci a essere autonomi?— Cosa intendi dire quando dici che ci sono università e scuole eccellenti, ma che rap-presentano l’eccezione e non la regola? Alessio Scopigno (studente III): In che modo pensate di risolvere “voi del ministero” il problema del bullismo?Davide Urraci (studente V): In che modo affronterete il problema del bullismo e con quali mezzi?Vincenzo Signoriello (stu-dente IV): Quali sono le sue opinioni sugli ultimi episodi di bullismo nelle nostre scuo-le?Marco Collà Ruvolo (studente IV): Quanto prendete in con-siderazione le opinioni dei giovani?Matteo Nicolò Cianci (stu-dente II): Quali sono i vostri principali obiettivi?Inoltre la professoressa Testa ha voluto leggere due bellissi-mi temi svolti dai suoi alunni in classe, proprio per farci ca-pire che i ragazzi che fanno i bulli, sono ragazzi molto fra-gili, deboli e bisognosi, che reagiscono così solo per farsi ascoltare.

Tema numero 1.

Il tema parla di molti ragazzi che possono diventare bulli, perché bulli non si nasce ma lo si diventa con il pas-

sar del tempo.I bulli sono apparentemente forti, ma sono ragazzi come tutti noi, che vogliono sola-mente farsi ascoltare, anzi che dovrebbero essere ascoltati. Queste persone non sono solo all’interno della scuola ma anche negli ambienti esterni, come nelle compagnie che si ritrovano abitualmente nei parchi pubblici. Il bullo è uno che schiaccia i più deboli, che non ha scrupoli, che prende la vittima e non la lascia fi no a quando non la distrugge, fi n quando non le rende la vita impossibile.Per loro il fatto che la vittima non reagisca è un segno di debolezza e ciò rende il bullo più soddisfatto e compiaciuto della sua ignobile opera.— Secondo me noi ragazzi possiamo contrastare e fer-mare un bullo. Come?Beh, il modo è molto sempli-ce, ma diffi cile e crudele da effettuare. Quando il bullo

attacca una vittima, la vittima tende sempre a difendersi, nel peggior modo che esiste, cioè subendo. Ciò è molto sbaglia-to, perché se la vittima subi-sce e basta il bullo tenderà a colpire più vittime e così la sua grandissima fama da bul-lo aumenterà e i suoi effetti saranno più disastrosi.Io capisco benissimo la situa-zione in cui si trova la vittima, ma deve a tutti i costi trovare il modo e la forza di reagire sia per salvare se stessa e per salvare il prossimo.Ed è solo così che il bullo si darà una calmata e capirà che non è solo lui il più forte, ma che ci sono sempre altri ra-gazzi al di sopra di lui, ma che a contrario di lui impiegano la loro forza nello studio o in al-tre attività.

Tema numero 2

Il tema discusso in se-guito tratta della scuo-la in se stessa.Ascoltando il parere degli studenti, la scuo-

la dovrebbe essere più legge-

ra e non così opprimente.Ma se la scuola diventasse realmente così, che scuola sa-rebbe? Secondo noi la scuola senza le sue materie di base non sarebbe un luogo dove imparare, ma un posto dove perdere tempo.

3 fase : Risposte di Andrea Ferrari alle nostre domande

Andrea Ferrari ha risposto alle nostre doman-de introducen-do un unico

discorso. Il ministero dove lui lavora si occupa a trovare del-le risposte ai nostri problemi. Mi sono soffermato molto sul testo delle punizioni e pen-so e concordo che il carcere minorile ora sta diventando una scuola per ladruncoli. Un ragazzo non dovrebbe essere penalizzato solo per il rea-to o il male commesso. Un esempio concreto di cui par-lare è avvenuto in una scuo-la Torinese dove un ragazzo down viene maltrattato da tre ragazzi e da una sedicenne che fi lmava; la pena è stata poco punitiva, infatti è stata quella della sospensione dalle

lezioni per tutto l’anno e ciò e completamente sbagliato, perché facendo così ai quattro ragazzi non vien fatto altro che un favore.Secondo Andrea i ragazzi al pomeriggio devono lavorare studiando e sfogandosi facen-do attività fi sica e non sfogan-dosi malmenando un down. Quindi la pena giusta per que-sti ragazzi sarebbe stato fargli fare volontariato in un centro di assistenza e farli venire a scuola obbligatoriamente.Le normali punizioni ormai non servono a nulla, bisogna cercare punizioni più seve-re in modo da far ripensare a quello che si è commesso. Ecco anche perché io dico e affermo che il bullismo è una lotta tra impari.Inizia tutto quando un ra-gazzo perde la sua arma più importante “il linguaggio”; nessuno lo ascolta più, è sem-pre confuso e disorientato. Il bullo non è altro che una fra-gile fi gura, un debole che ha bisogno di essere sostenuto, mentre la vittima è ancora più debole e più fragile che si di-

fende subendo. Riferendomi a quanto accaduto al ragazzo down purtroppo i professori non hanno più la rigidità di una volta.Un professore si dovrebbe comportare molto severa-mente in modo che l’alunno si intimidisca, ma senza pic-chiare gli alunni, perché bi-sognerebbe avere rispetto per tutto e tutti.La violenza nelle scuole, nel-le strade e persino negli sport è diventata ormai una cosa sistematica, ma i ragazzi d’oggi non sono demoni, ma interpretano il divertimento nel modo più sbagliato.I ragazzi non hanno coscienza di ciò che fanno. Gli aggres-sori del ragazzo down sono ragazzi di buona famiglia, che hanno commesso un gra-ve fatto, coinvolgendo anche i familiari che non c’entrano niente. Questo è un caso dei tanti di violenza scolastica.Esiste anche la violenza nel-le strade, causata dalle “baby gang”, che sono gruppi com-posti da ragazzi che si credo-no superiori alle autorità.Il loro principale svago è la violenza fi sica e non importa il sesso di chi colpire, l’im-portante è sfogarsi su qual-cuno. Purtroppo i genitori non sono consapevoli di ciò che fanno i loro fi gli quando sono fuori, quindi non sono in grado di fermarli o meglio di dare il loro contributo alla no-stra società a fermare questi loro atteggiamenti.I nostri ragazzi purtroppo non riescono a capire la gravità dei fatti e questo è un altro grosso problema. Il ministro adesso sta valutando come cambiare le punizioni, ci deve essere maggior rigidità sui ragazzi.Un’altra cosa importante sa-rebbe fare un processo pub-blico all’interno delle scuole, dove sia possibile compren-dere la gravità dei fatti.Quasi tutti i genitori cercano di educare i propri fi gli, ma c’è chi li educa male, lascian-doli per strada sprovveduti, inconsapevoli di come sarà la loro triste vita.Noi dobbiamo aiutare i gio-vani a fare da soli, abbiamo costruito un percorso, che aiuta i giovani a svolgere un percorso istruttivo superiore e universitario, in modo che si integrino nell’ambiente del lavoro autonomamente, in modo che tutti i giovani siano anche in grado di costruirsi una famiglia.Il ministero ha preso anche altre iniziative di cui una molto importante è quel-la di introdurre una tassa di transizione per gli scambi e vendite di giocatori, qui noi interveniamo per ricavare da ogni scambio una somma per costruire alcuni palazzetti di sport.È molto utile che i giovani aiutino il ministero per la sua crescita. L’opinione dei giovani per Andrea Ferrari è molto im-portante, perché vede i pro-blemi di altri, ma vede anche il suo problema che è quello

La foto ricordo con Andrea Ferrari, al centro, scattata dopo l’incotro.

della casa. Come fa un giova-ne a pagarsi l’affi tto!!!è importante che i giovani vengano aiutati.

4 fase: breve commento del prof. Filippo Bozzuto

È la prima volta che si affrontano questi temi, ed essendo appun-to la prima volta

è stato un buon incontro, e se questi incontri ci fossero frequentemente ci sarebbe maggiore consapevolezza dei problemi.Gli interventi si sono soffer-mati molto sul bullismo, per-ché sono cose che si vivono più frequentemente.Come gruppo dobbiamo crea-re un nesso tra effetti e cause dei problemi.I temi sulle politiche giovani-li dovrebbero essere affrontati di più.Per il resto è stata una bella discussione, con molti inter-venti da parte dei nostri ra-gazzi.

5 fase : le conclusioni del prof Fabio Trazza

Ciò che ci siamo detti è giusto, ma dovrebbe anche collegar-si alla verità.

Filippo Bozzuto ha fatto col-legareo i due temi a un solo discorso. Trazza vorrebbe che rifl ettessimo Il bullismo non è di oggi. Le classi di una volta avevano i bulli con i calli. E noi dobbiamo porta-re la civiltà nelle classi im-parando a vivere con tutte le persone che ci stanno intorno, ma essendo capaci di avere una nostra idea della vita, del gioco e dello studio. La pa-rola bullismo non rende oggi l’idea della gravità: i ragazzi sono sull’orlo del precipizio. 30 anni fa in questa scuola ci sono stati ragazzi che sono stati portati alle armi e altri ai libri. Oggi dire bullismo vuol dire continuare a gioca-re, anche se con prepotenza, Invece c’è dell’altro: è fi ltrata una cultura sadica dai grandi ai piccoli. Trazza ha fatto fare una ricerca a un suo studen-te di quinta perché riferisse in classe l’origine stessa del sadismo. E tanti desideri che si realizzano tra i giovani li-beramente sono fi gli di quella cultura.La scuola è un ambito dove si può fronteggiare la precarietà dei valori dei ragazzi, dove si può imparare a comportarsi da adulti, a cominciare dal-le parole che hanno un loro peso.Contro il sadismo, che è l’egoismo più violento, senza alcun freno o limite, Trazza propone ai giovani di fare esperienza di associazione: l’unione di molte persone che svolgono un lavoro per il pro-prio futuro e per l’aiuto agli altri, una strada per mettersi insieme e creare qualcosa di importante. I giornali svolti da noi dimostra l’impegno la voglia di noi ragazzi, a creare qualcosa di bello che venga premiato. La società d’oggi dev’essere più ricca ma non di soldi, di affetti.Questa l’ultima fase dell’in-contro con Andrea Ferrari.

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pagina VI

venerdì 31 gennaio 2007

giornale in foglio con editoria elettronica da tavoloredazione in “Laboratorio Altiero Spinelli”

coordinamento: Claudio Depalo studente quinto annorevisione: Giovanni Crudo volontario tutor studenti Lab.A.S.

redazione Claudio Depalo, Andres Elizalde, Erick Guzman, Daygoro Mangolini, Dario Saderi, Davide Urraci, studenti quinto anno;

Cheng Yun Lin studente quarto annoFrancesco Rovito, Alessio Scopigno, Davide Sorgato studenti terzo anno

collaboratori Marco Collà Ruvolo, Vincenzo Signoriello studenti quarto anno

indirizzo email: [email protected]: www.laboratorioaltierospinelli.org/laboratoriodigiornalismo

impaginazione e realizzazione grafi ca: Cheng Yun LinSede redazione: I.I.S. “A. Spinelli” via Leopardi 132 - - Aula 010 - tel./fax. 02/36558417

-20099 Sesto San Giovanni (Milano)-direttore responsabile Fabio Trazza

Laboratorio di giornalismo

alla cortese attenzionedei Visitatori

del sito Lab.A.S.

Laboratoriodi giornalismo: spazio di espressione e di elaborazione degli studenti

affidato perla consegna alle poste italiane

“Laboratorio Altiero Spinelli”Scuola di Comunicazione

31.01.07

Laboratorio di giornalismopagina V-VI de il narratarioperiodico quindicinaleanno xiii numero 1mercoledì 31 gennaio 2007

Caro preside,

le scrivo in rispo-sta alla lettera che il 20 dicembre

2006 ha fatto recapitare al prof. Trazza e a me.Alla base dell’articolo, come ha scritto lei, c’era, sì, un’aspetta-tiva che però non era solamente la mia; infatti, anche i compagni del liceo la pensavano come me, sperando in qualcosa di più.Reputo la lettera, spedita da lei, offensiva nei miei riguardi, per-ché non ho mai avuto pregiudizi su persone che non conoscevo; non è nel mio carattere.Il tema che ho voluto scrivere, dopo la visita del sindaco, vo-leva solo cercare di far capire il mio punto di vista e il punto di vista dei ragazzi presenti quel

giorno con me.Nella sua lettera, come rispo-sta ad una delle mie domande, scrive: “...la scelta delle clas-si è stata interna all’istituto. Abbiamo privilegiato le classi terminali per fornire, attraverso questa occasione, sollecitazioni su una tematica che ben si pre-sta ad approfondimenti in vista anche della prova scritta degli esami di stato...”.Leggendo queste poche righe, vorrei porle un’altra domanda; nel nostro istituto ci sono quattro indirizzi; meccanica, informati-ca, elettrotecnica e liceo, quindi

quattro classi che quest’anno dovranno fare gli esami,Perché allora non sono state chiamate anche la quinta infor-matica e la quinta elettrotecni-ca? Perché erano presenti solo la quinta meccanica e la quinta liceo?Continuando a leggere la let-tera, mi viene spontaneo porle un’altra domanda. Lei scrive: “... una scuola aperta alla vita non dovrebbe precludere nessu-na presenza esterna, se questa può contribuire alla crescita dei ragazzi.”Ma, secondo lei, dopo la visita

del sindaco, crede che potrem-mo saperne di più? Seguendo il ragionamento scritto da lei e ri-scritto da me poco fa, la presen-za del sindaco in un istituto per soli venti minuti, per parlare dei diritti umani, ha realmente con-tribuito alla crescita dei ragazzi della quinta meccanica e della quinta liceo?Se vuole la mia risposta: “No!”. Sia chiaro che, ora come prima, non mi sto basando su idee po-litiche o su pregiudizi, ma solo sulla realtà, su quello che, forse senza volerlo, mi ha comunicato il sindaco con le sue parole.

Per concludere, secondo me, bi-sognerebbe spendere realmente più tempo con i giovani, perché imparino a valorizzare ciò che è fuori dall’aula, ma non dalla vita.Bisogna spiegargli cosa è bene e cosa è male, cercare di farli crescere con dei sani principi e accompagnarli passo per passo, come Virgilio che, attraverso l’inferno e il purgatorio, accom-pagnò Dante nella Divina com-media.Un cordiale saluto.

Marco Filippi

Lettera dello studente in risposta al suo preside

Caro Direttore,

leggo con stupore, preoccupazione e amarezza l’arti-

colo dello studente Marco Filip-pi sul numero 19 (15 dicembre ‘06) del suo “Narratario”. *Probabilmente alla base del-l’articolo c’era, da parte dello studente, un’aspettativa che la visita del Sindaco non poteva soddisfare. Pur ammettendo la delusio-ne dell’articolista, le rifl essioni che vi si svolgono nascono da pregiudizio e malanimo che spetta noi adulti liberare, ove il caso, da interpretazioni inesatte o infondate.Nel nostro caso, mi preme richiamare un paio di cose.La prima: la scelta delle classi è stata interna all’istituto.Abbiamo privilegiato le classi terminali per fornire, attraverso questa occasione, sollecitazioni su una tematica che ben si presta ad approfondimenti in vista anche della prova scritta degli esami di

stato o di ricerca per il colloquio.La seconda: la presenza del primo cit-tadino in una scuola che vuole educare alla cittadinanza attiva non si può con-siderare una stranezza, ma un segnale d’attenzione.Questo in generale.In particolare, la visita al nostro istituto da parte degli amministratori locali co-stituisce prassi consolidata in occasione della Giornata mondiale dei diritti ed è parte di un piano di presenza dell’Am-ministrazione comunale (assessori, sindaco e vice sindaco, Presidente del consiglio), in tutte le scuole di Sesto.

Dovendo pertanto coprire tutte le scuo-le, il tempo a disposizione non poteva, anche quest’anno, che essere ristretto.Il retropensiero malevolo (“la motiva-zione è semplice: il voto!”) è poi de-stituito di ogni fondamento anche per un’altra ragione: conosco il sindaco Ol-drini dagli anni ‘70, quando io facevo l’insegnante all’ITIS e lui il giornalista (inviato in America latina de l’Unità).La sua umanità e onestà, il suo senso del bene comune sono caratteristiche del personaggio che gli riconoscono anche gli avversari politici.Un’annotazione infi ne sulla frase a te

attribuita nell’articolo, secondo la qua-le “sono due le fi gure che non possono entrare mai nella scuola, la prima è il mercante e la seconda è il politico”.Non so se lo studente ha riportato fedel-mente il tuo pensiero.Quello che in ogni caso mi sento di dire in proposito, fermandomi sulla lettera, è che una scuola aperta alla vita non dovrebbe precludere nessuna presenza esterna, se questa può contribuire alla crescita dei ragazzi.Tanto meno di un politico che è anche il primo cittadino della città e che viene eletto a questa carica dalla maggioranza

(nel nostro caso, considerevole) dei suoi concittadini.L’interrogativo se mai è un al-tro.E cioè: Come “attrezziamo” i nostri studenti (quali strumenti diamo loro) perché imparino a valorizzare ciò che è fuori dal-l’aula, ma non dalla vita; o an-che a difendersene, ove il caso, spostando in avanti i propri oriz-zonti umani e culturali.

Evitare le generalizzazioni e i luoghi comuni, distinguere e verifi care sono i presupposti di una intelligenza critica volta a costruire cose positive per sé e per gli altri.Colgo l’occasione per esprimere in ogni caso apprezzamento per gli altri contenuti del numero e soprattutto per il bell’intervento di Andrea Ferrari sul bullismo.Un cordiale saluto.

Antonio Valentino

*L’articolo, in realtà, è apparso su questa testata

Lettera al direttore del preside dello SpinelliPer rispetto di un così autorevole “lettore” collochiamo la “Lettera al Direttore” nella stessa posizione in cui è apparso nel numero scorso l’articolo dello studente, che ha provocato questa lettera. Copia della “Lettera al Direttore” è stata inviata autonomamente dal presi-

de anche allo studente, immaginiamo ‘per conoscenza’, senza farne cenno al direttore. Da qui, anche, l’auto-noma risposta che lo studente ci ha inviato e che pub-blichiamo in alto su questa pagina. Grazie ad entrambi per l’esempio di un dibattito, teso, ma civilissimo.

27 gennaio: si abbattono i cancelli di AuschwitzGiorno

della

Memoria

2007.

Come noto, il 27 gennaio (data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz) ricorre il “Giorno della Memoria”, istituito dal Parlamento Italiano con la legge 20 luglio 2000, n. 211, al fi ne di ricordare la Shoah e rendere omaggio alle numerose vittime, nonché a tutti coloro che, a rischio della propria vita, si sono opposti al folle progetto di sterminio.La legge prevede che, in tale occasione, siano atti-vate iniziative, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, volte ad analizzare le circo-stanze che hanno dato avvio ad uno dei periodi più oscuri della storia dell’Europa e ad approfondire gli eventi che ne hanno segnato il tragico sviluppo affi nché ne venga conservata la memoria. La trasmissione della memoria fra le generazioni è infatti un dovere morale a cui la scuola non può in alcun modo sottrarsi, tanto più in un’epoca come quella attuale caratterizzata da rapida evoluzione che, modifi cando profondamente la società e le rela-zioni umane, mette a rischio il senso della storia e la coscienza collettiva.

Ricordare è un atto doveroso anche al fi ne di evi-tare che gli errori del passato si ripropongano, pur in forme diverse. Come ammonisce Primo Levi le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: “se comprendere è impossibile, cono-scere è necessario perché ciò che è accaduto può ritornare”. La conoscenza e la memoria della Shoah possono aiutare a meglio comprendere le ramifi cazioni del pregiudizio e del razzismo e contribuire alla rea-lizzazione di una pacifi ca convivenza tra differenti etnie, culture e religioni, e alla creazione, attraver-so la valorizzazione delle diversità, di una società realmente interculturale. Facendo emergere le pe-ricolose insidie del silenzio di fronte all’oppres-sione, il ricordo della Shoah permette anche di far maturare nei giovani un’etica della responsabilità individuale e collettiva, cooperando al processo di promozione dell’esercizio di una cittadinanza attiva e consapevole, rispetto al quale la scuola è chiamata a svolgere un ruolo insostituibile. Le istituzioni scolastiche, nella convinzione che solo da una approfondita rifl essione sulle dram-matiche conseguenze delle discriminazioni può

nascere, nelle giovani generazioni, la ferma deter-minazione ad impegnarsi per un domani di pace, hanno da tempo attivato percorsi formativi volti alla valorizzazione della dimensione della memo-ria, in particolare quella riferita alle drammatiche vicende dell’Olocausto. Ne è prova la numerosa partecipazione al concorso “I giovani ricordano la Shoah”, indetto da questo Ministero in collabora-zione con l’Unione delle Comunità Ebraiche Ita-liane e sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica. Il Giorno della Memoria, che costituirà senz’altro per molte scuole il punto di arrivo di un lungo iti-nerario di studio e di ricerca, dovrà costituire, nel rispetto dello spirito della legge istitutiva, un mo-mento collettivo non di formale commemorazio-ne ma di autentica compartecipazione e di attenta rifl essione perché alle numerose vittime di questa immane tragedia sia reso il doveroso omaggio e ne sia conservata la memoria. Comunicato del Ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni Prot n. 533/FR Roma, 16 gennaio 2007

media e. bambini.

Il rapporto tra bambini, media ed educazione può essere considerato da due prospettive: la formazio-ne dei bambini da parte

dei media e la formazione dei bambini per rispon-

dere in modo appropriato ai media. [...] L’ade-

guata formazione ad un uso corretto dei media è

essenziale per lo sviluppo culturale, morale e spiri-

tuale dei bambini. [...]Educare i bambini ad es-sere selettivi nell’uso dei

media è responsabilità dei genitori, della Chiesa

e della scuola. Il ruolo dei genitori è di primaria

importanza. Essi hanno il diritto e il dovere di

garantire un uso pruden-te dei media, formando

la coscienza dei loro bambini affi nché siano in grado di esprimere giudi-zi validi e obiettivi che li

guideranno nello sceglie-re o rifi utare i programmi proposti. [...] L’educazio-ne ai media dovrebbe es-sere positiva. Ponendo i

bambini di fronte a quello che è esteticamente e mo-ralmente eccellente, essi vengono aiutati a svilup-pare la propria opinione, la prudenza e la capacità

di discernimento.(dal discorso del Papa nella Festa

di S. Francesco di Sales 24.1.07