La vita di Omid, esempio di coraggio e determinazione ... · Mio padre mi diceva che non ho ......

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18 OSA NEWS e mi sono laureato in Filosofia nel mio paese e qui ho iniziato a imparare l’inglese, lo spagnolo e po- co dopo anche l’italiano”. Infatti Omid, il ragazzo dagli occhi vivaci, ha saputo reagire alla malattia, alle discriminazioni, alla povertà, all’indifferenza, ai maltrattamenti, ai tradimenti delle persone che pensava care, dando di nuovo fiducia al prossi- mo. Per questo motivo per lui l’amicizia è sacra. “C’è un proverbio inglese che dice ‘A friend in need is a friend indeed’, cioè ‘Un amico si vede nel momento del bisogno’. È vero, l’ho provato sulla mia pelle. Sono stato tradito da persone che ritenevo amici, ho ricevuto tante delusioni. E quin- di oggi sono molto attento prima di definire una persona mia amica. La vita qui in Italia, la mia esperienza alla Casa dello Studente e all’università mi hanno fatto co- noscere meglio, più intimamente me stesso, i miei difetti e riconosco le mie difficoltà a relazionarmi soprattutto con il gentil sesso. Oggi sono più so- cievole, mi conoscono tutti qui intorno. Se doves- si uscire dalla Casa dello Studente perderei una parte della mia vita… ma magari arriverà l’amore visto che sono ancora single”. Nella favola Omid parla così della sua disabilità: «Sono nato così. Mio padre mi diceva che non ho fatto la vaccinazione e mi sono ammalato. Diceva che i medici mi hanno fatto un’iniezione sbagliata O mid è un uomo di quasi 44 anni di nazionalità iraniana, ha una malattia rara e degenerativa fin dalla nascita e, da qualche anno, è costretto a vivere su una sedia a rotelle. Ha un animo gentile e curioso, ha una forte passione per le lingue e sorride alla vita nonostante un’infanzia difficile e dolorosa. È arrivato in Italia il 25 agosto 2010 con il visto di studio e si è iscritto alla Sapienza al corso triennale di Lingue e culture del mondo moderno. Prima di arrivare alla Casa dello Studente, a di- cembre 2010, ha vissuto per alcuni mesi in due diverse case per ferie, superando ostilità e ostacoli. Ora è felice perché si sente fi- nalmente a casa. «Non ho certezze sul mio passato perché mi è stato raccontato da Alì, l’uomo più bugiardo del mondo, che la gente credeva fosse mio padre. […] Il padre di Alì abitava in un piccolo paese e fre- quentava parecchie persone. Gli piaceva ricordare che nella vita due cose erano importanti: la ricchezza e le donne. […] Alì aveva tredici anni quando morì suo padre e cominciò fin da subito a met- tere in pratica i suoi insegnamenti. […] Dopo il matrimonio la sua vita non cambiò, anzi il suo malcostume e la sua scelleratezza coinvolsero anche me, mio fratello, mia sorella e sua moglie, o me- glio dire mia madre». Omid si racconta attraverso una favola che ha intitolato ‘Un amico coraggioso’. Immagina che Ahmad, suo alter ego, si trovi sull’isola di Ponza insieme ad un gruppo di persone a cui, durante un picnic, parla del suo paese d’origine, della sua famiglia, della sua disabi- lità, degli anni passati in orfanotrofio insieme al fratello, dell’arrivo in Italia e della sua nuova vita alla Casa dello Studente. L’ho incontrato lo scorso 20 aprile a Via Cesare de Lollis insieme a Stefano Milanese, responsabile del servizio LazioDiSU per ascolta- re la sua storia, esempio di coraggio e determinazione: “Nel mio paese, in Iran, la vita è difficile, io non posso cambiare la mentalità delle persone. Non ho mai conosciuto mia madre che, per cambia- re la sua vita, decise di divorziare da mio padre e di abbandonare i suoi tre figli. Mio padre è stato cattivo con me. Lui ha distrutto la mia vita. L’ho perso un mesetto fa per un tumore al fegato e non ho nessun rapporto con i miei due fratelli. Mia sorella, nonostante fosse infermiera, si vergognava di me a causa della mia disabilità. Siamo stati tutti carenti di affetto, di amore e sono ferite difficili da rimarginare. Mi sono rialzato sempre. Mi sono iscritto all’università “Grazie ai servizi offerti dalla Cooperativa OSA sono felice della mia vita alla Casa dello Studente. Con l’aiuto degli operatori, riesco a superare ostacoli che sarebbero insormontabili se fossi solo” La vita di Omid, esempio di coraggio e determinazione oltre la disabilità STORIE Nella foto, da sinistra: Stefano, Omid ed Emanuele OSA NEWS 19

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18 OSA NEWS

e mi sono laureato in Filosofia nel mio paese e quiho iniziato a imparare l’inglese, lo spagnolo e po-co dopo anche l’italiano”. Infatti Omid, il ragazzodagli occhi vivaci, ha saputo reagire alla malattia,alle discriminazioni, alla povertà, all’indifferenza,ai maltrattamenti, ai tradimenti delle persone chepensava care, dando di nuovo fiducia al prossi-mo. Per questo motivo per lui l’amicizia è sacra.“C’è un proverbio inglese che dice ‘A friend inneed is a friend indeed’, cioè ‘Un amico si vedenel momento del bisogno’. È vero, l’ho provato

sulla mia pelle. Sono stato tradito da persone cheritenevo amici, ho ricevuto tante delusioni. E quin-di oggi sono molto attento prima di definire unapersona mia amica.La vita qui in Italia, la mia esperienza alla Casadello Studente e all’università mi hanno fatto co-noscere meglio, più intimamente me stesso, i mieidifetti e riconosco le mie difficoltà a relazionarmisoprattutto con il gentil sesso. Oggi sono più so-cievole, mi conoscono tutti qui intorno. Se doves-si uscire dalla Casa dello Studente perderei unaparte della mia vita… ma magari arriverà l’amorevisto che sono ancora single”.Nella favola Omid parla così della sua disabilità:«Sono nato così. Mio padre mi diceva che non hofatto la vaccinazione e mi sono ammalato. Dicevache i medici mi hanno fatto un’iniezione sbagliata

Omid è un uomo di quasi 44 anni di nazionalità iraniana, hauna malattia rara e degenerativa fin dalla nascita e, daqualche anno, è costretto a vivere su una sedia a rotelle.

Ha un animo gentile e curioso, ha una forte passione per le linguee sorride alla vita nonostante un’infanzia difficile e dolorosa.È arrivato in Italia il 25 agosto 2010 con il visto di studio e si èiscritto alla Sapienza al corso triennale di Lingue e culture delmondo moderno. Prima di arrivare alla Casa dello Studente, a di-cembre 2010, ha vissuto per alcuni mesi in due diverse case perferie, superando ostilità e ostacoli. Ora è felice perché si sente fi-nalmente a casa.

«Non ho certezze sul mio passato perché mi è stato raccontato daAlì, l’uomo più bugiardo del mondo, che la gente credeva fossemio padre. […] Il padre di Alì abitava in un piccolo paese e fre-quentava parecchie persone. Gli piaceva ricordare che nella vitadue cose erano importanti: la ricchezza e le donne. […] Alì avevatredici anni quando morì suo padre e cominciò fin da subito a met-tere in pratica i suoi insegnamenti. […] Dopo il matrimonio la suavita non cambiò, anzi il suo malcostume e la sua scelleratezzacoinvolsero anche me, mio fratello, mia sorella e sua moglie, o me-glio dire mia madre». Omid si racconta attraverso una favola che ha intitolato ‘Un amicocoraggioso’. Immagina che Ahmad, suo alter ego, si trovi sull’isoladi Ponza insieme ad un gruppo di persone a cui, durante un picnic,parla del suo paese d’origine, della sua famiglia, della sua disabi-lità, degli anni passati in orfanotrofio insieme al fratello, dell’arrivoin Italia e della sua nuova vita alla Casa dello Studente.L’ho incontrato lo scorso 20 aprile a Via Cesare de Lollis insieme aStefano Milanese, responsabile del servizio LazioDiSU per ascolta-re la sua storia, esempio di coraggio e determinazione: “Nel miopaese, in Iran, la vita è difficile, io non posso cambiare la mentalitàdelle persone. Non ho mai conosciuto mia madre che, per cambia-re la sua vita, decise di divorziare da mio padre e di abbandonare isuoi tre figli. Mio padre è stato cattivo con me. Lui ha distrutto lamia vita. L’ho perso un mesetto fa per un tumore al fegato e nonho nessun rapporto con i miei due fratelli. Mia sorella, nonostantefosse infermiera, si vergognava di me a causa della mia disabilità.Siamo stati tutti carenti di affetto, di amore e sono ferite difficili darimarginare. Mi sono rialzato sempre. Mi sono iscritto all’università

“Grazie ai servizi offerti dalla

Cooperativa OSA sono felice

della mia vita alla Casa dello

Studente. Con l’aiuto degli

operatori, riesco a superare

ostacoli che sarebbero

insormontabili se fossi solo”

La vita di Omid, esempio di coraggioe determinazione oltre la disabilità

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Nella foto, da sinistra: Stefano, Omid ed Emanuele

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e per questo sono diventato disabile. […] Sicco-me non avevo soldi e mio padre si disinteressavadella mia situazione, mi recai all’ospedale ImamKhomeini, che cura anche pazienti con pochepossibilità economiche. In ospedale ho subitodue interventi chirurgici, ma la gamba sinistra mifa ancora male. Quando sono venuto in Italia, hofatto varie visite specialistiche e un ortopedico miha detto che devo rifare un altro intervento chirur-gico per migliorare la mia situazione».Omid è venuto in Italia per scappare dalla sua vitae cambiare il suo ‘brutto’ destino. “Sono conten-tissimo di aver scelto il vostro Paese perché è unposto bellissimo, con una bellissima cultura, congente con il cuore. Però anche qui ci sono perso-ne cattive che mi discriminano per la razza o perla mia disabilità. Qui alla Casa dello Studente misento protetto. Grazie agli operatori OSA, ho sco-perto la bellezza e la tenerezza di un sorriso, diuna premura, di un parola di conforto, gesti sem-plici e scontati che io non conoscevo. So che seho bisogno di aiuto, qui c’è sempre qualcunopronto ad aiutarmi.Il servizio per studenti disabili gestito dalla Coo-perativa è eccellente. Io sono autonomo e rara-mente chiamo l’assistente ma, ad esempio,quando cado per terra, perché mi ribalto con lasedia a rotelle, so di poter contare sempre suqualcuno. Grazie a LazioDiSU che mette a dispo-sizione servizi a basso costo e grazie all’umanitàe alla professionalità della Cooperativa OSA, riu-sciamo a superare degli ostacoli che sarebberoinsormontabili se dovessimo affrontarli da soli.Anche il fatto di avere a disposizione un autistache ci accompagna in Ateneo per seguire le lezio-ni o dal medico oppure per raggiungere dei luoghidi svago come il cinema o il centro commercialeorganizzandoci in gruppo mi dà la possibilità disentirmi libero. Secondo la legge italiana ogni di-sabile dovrebbe uscire dalla propria stanza, dallapropria casa per poter vivere la propria vita. Pur-troppo non è una cosa così scontata e di facileattuazione, sempre e per tutti, visto che - facciosolo un paio di esempi - non tutti i mezzi pubblicisono attrezzati con la pedana per disabili e i mar-ciapiedi non sono facilmente utilizzabili per chi

utilizza una sedia a rotelle”.Il suo desiderio più grande è quello di rimanere inItalia. E per questo sta affrontando una nuova sfi-da, la ricerca di un lavoro anche se è consapevo-le che è molto difficile. Nel suo Paese, per noveanni, ha lavorato come ragioniere e segretario al-l’interno di uno studio legale. Gli piacerebbe pro-seguire per questa strada oppure intraprenderneuna nuova sfruttando la sua innata passione perle lingue lavorando come receptionist in un alber-go. Per questo motivo ha iniziato da poco ad im-parare anche il francese e il tedesco. Lavorare glipermetterebbe anche di potersi curare meglio:“Faccio fisioterapia ma è un problema perché de-vo riuscire a pagarla con la pensione di disabilitàche percepisco da due anni e le visite sono moltocostose. Sono nato con questa malattia. Mi han-no detto che è rara perché nessuno riesce a capi-re cosa abbia e da cosa dipenda”. Il ragazzo dagliocchi vivaci non perde il sorriso neanche quandoparla della sua malattia e ci tiene a lanciare unmessaggio affinché le persone con disabilità nonsiano considerate persone diverse, da emargina-re. “A me dà fastidio la diversità che c’è tra disa-bili e non disabili perché non esiste nessuna diffe-renza tra me e Stefano, ad esempio. Stefanocammina con due gambe e io cammino con dueruote. L’importante è che la disabilità non sia nelcuore e nella coscienza delle persone. Una psico-loga mi ha detto che io appartengo al mondo deidisabili e quindi mi devo allontanare dall’altromondo. Mi ha fatto soffrire tanto questa sua affer-mazione. Non mi piace essere visto come se lamia disabilità fosse uno svantaggio. Non è dettoche una persona che cammina con le propriegambe sia meglio di me. Una persona crudele loè sia se usa la sedia rotelle sia se non la usa. Iosono contento della mia vita; ho fatto un sacco dipassi avanti. Ammiro tantissimo una ragazza cheanche tu conosci, Ketty, che hai intervistato l’an-no scorso. È estremamente forte. È andata aNew York per un mese e mezzo con il programmaTorno Subito e poi passerà un altro mese e mez-zo a Miami.La ammiro perché lei ha fatto della sua disabilitàla sua più grande forza”.

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