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Periodico della Comunità Parrocchiale di Coccaglio - Anno 2004, n° 1/7

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Gruppo di redazione:don Giovanni Gritti, don Oscar Ziliani,

Stefano Pedalino, Andrea BighettiGianluca Pedrali, Anna Massetti

Senza figli non c’è .... Vescovi Italiani pag. 3

La Parola del parroco don Giovanni pag. 5

Messaggio per la G.mond.d.Pace Giovanni Paolo II pag. 6

La Parola per noi A. Massetti pag. 8

Novo millennio ineunte don Giovanni pag. 10

Invito alla preghiera don Giovanni pag. 12

In cammino con... don Giovanni pag. 14

Credere e vivere A. Corsini pag. 16

Anagrafe parrocchiale pag. 19

Calendario liturgico - pastor. pag. 21

Proposte per la Quaresima pag. 25

L’Iniziazione Cristiana... don Oscar pag. 26

La cel. della Memoria d. Batt. Catechisti di 2a el. pag. 27

La tua vita è un dono St. Pedalino pag. 28

Chi sono i Testimoni di Geova? don Francesco pag. 30

A proposito della Legge ... a cura di E. De Angeli pag. 32

Essere Capi Scout Co.Ca. Scout pag. 34

Charitas parrocchiale G. Pedrali pag. 35

Esultiamo insieme al Popolo... Ben-Tar pag. 36

Pietro, il primato della carità Redazione pag. 38

Il restauro della tela .... M. Baiguera-R. Fodriga pag. 40

Com’è sorto il nuovo camp. N. Partegiani - St. Dotti pag. 43

I Padri del deserto G. Lorini pag. 45

L’angolo del poeta a cura di G. Lorini pag. 47

Musica Cristian pag. 48

Proèrbe e storiele de öna olta... Guerini - Benerecetti pag. 49

Notizie utili Guerini - Benerecetti pag. 51

Manif. per la Giorn. d. Memoria C. Donghi pag. 51

Offerte per le opere parrocchiali pag. 52

La vecchia Pieveperiodico

della Comunità parrocchiale di Coccaglio

Gennaio 2004 - n. 1/7Il prossimo numero uscirà il 21 marzo. I collaboratori della “Vecchia Pieve” sonoinvitati a recapitare i loro scritti, sia sudischetto che stampati in corpo 12 susupporto cartaceo, entro il 3 dello stessomese. Non rispondiamo della mancatapubblicazione degli articoli che perverran-no oltre tale data. La Redazione non ètenuta a dare giustificazione degli artico-li che ritiene opportuno non pubblicare.La riunione del gruppo di redazione avràluogo in giorno e ora da concordare.

Orario delle sante Messe:

FESTIVO FERIALEore 18,30 (prefestiva)ore 7,00 ore 7,00ore 9,00 ore 8,30ore 10,00ore 11,00ore 16,30 (Casa Alb.) ore 16,30ore 18,00

RADIO PARROCCHIALE 91.85 MHZ

POTETE SEGUIRE TUTTE LE SANTE MESSE E LE ALTRE

FUNZIONI, IN PARTICOLARE IL ROSARIO ALLE ORE

8.00 E LA FUNZIONE ALLE 15.00, LA DOMENICA

Numeri utili (premettere sempre 030)Casa canonica (abit. don Giovanni) 7721248Segreteria Oratorio “Il Focolare” 723575Abitazione don Oscar 7721039Abitazione don Titta 7700340Abitazione don Lino 7704848Diacono don Francesco 723392

NB: da qualche settimana la residenza di donTitta é in via Monauni, nella piazzetta di fronteal Centro Diurno omonimo

Copertina e logo di Ugo Capretti

Recapito articoli: 1) p.za Luca Marenzio, 22F (casa canonica)

2) Via Tonelli, 20 (Focolare)

PARROCCHIA

“S. MARIA NASCENTE”Coccaglio

Sommario

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Senza figli non c’è futuro Senza figli non c’è futuro. Se i figli sono pochi, in una società di adulti e anziani, il futu-ro svanisce. A chi consegniamo ciò che siamo, ciò che a loro volta ci hanno consegnato inostri genitori? È vero anche il contrario: senza futuro non ci sono figli. Quando l’orizzon-te si fa incerto o rischioso, si avverte sempre meno il desiderio di donare la vita, il corag-gio di generare dei figli. Alla “crisi delle nascite, al declino demografico e all’invecchiamento della popolazione” siriferiva anche il Santo Padre nel suo discorso al Parlamento italiano del 14 novembre2002, invitando “a un impegno responsabile e convergente, per favorire una netta inver-sione di tendenza”. Per riuscirci, occorre aver presenti le cause della crisi, che sono piùd’una e di varia natura. Il Papa parlava di “problemi umani, sociali ed economici”, assieme.

È un problema l’uomo. Siamo sempre più concentrati su noi stessi, preoccupati dellanostra realizzazione personale. Ciò non è negativo; lo diventa se degenera nell’unicoobiettivo che divora tutto il resto. Un gigantesco “io” stritola un fragile “noi”. Perché alloralottare per tenere insieme la propria famiglia? Perché partecipare alla vita ammini-strativa e politica per rendere migliore la propria città e il proprio Paese? Una soggetti-vità esagerata non concede spazio a nessuno, certo non a un figlio, a meno che nonserva anch’egli a gratificare l’io.

È un problema la società. Viviamo nella “modernità liquida”, in cui nulla dev’essere soli-do, duraturo, permanente, per sempre. I valori di ieri erano la stabilità e la fedeltà. Oggisono il movimento e il cambiamento. Si dice che bisogna essere flessibili, senza un terre-no su cui mettere radici; che solo il presente è un valore; non lo sono né il passato né ilfuturo. Il tempo si riduce così a una sequenza di attimi presenti, senza un prima né undopo. Se questo è il contesto culturale, i figli non possono rientrare nel progetto dellamodernità. I figli infatti sono per sempre, richiedono una famiglia solida per poter cresce-re, genitori che diano loro amore per tutta la vita, stabilmente. I figli, inoltre, catalizzanoenergie che invece – viene suggerito - è bene dedicare alla carriera, al successo, al pote-re. I figli dunque non appartengono all’orizzonte di questa modernità, di questa cultura.

Sono un problema anche le risorse economiche. Non si possono monetizzare i figli, maè evidente che costano molto e l’organizzazione della nostra società li fa costare sempredi più. È la cruda realtà con cui devono misurarsi i genitori, i quali possono contare suaiuti economici e sgravi fiscali, che però non incidono ancora in modo determinante nellasoluzione dei problemi quotidiani e che comunque restano distanti dai livelli di altri paesieuropei. Un contributo una tantum alle coppie che generano un figlio è senz’altro unaforma di incoraggiamento, ma non risolve tutti questi problemi se poi il contesto rimaneimmutato; se cioè il part-time, soluzione ideale per molte madri con figli piccoli, è spessouna chimera; se gli asili nido sono ampiamente insufficienti; se le donne che dedicanoalcuni anni della loro vita – quelli in genere più proficui per la carriera – ai figli, quando rien-trano nella loro azienda, vengono considerate professionalmente superate e non abba-stanza amanti del lavoro; se un padre che sceglie il congedo è fatto oggetto d’ironia, piùche d’ammirazione; se una giovane coppia vede svanire nell’affitto di un bilocale, inadattoa famiglie con tanti figli, metà del proprio reddito.

Editoriale

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Editoriale

Senza figli non c’è futuro. Ma anche senza genitori non c’è futuro. Un’intera culturadominante ha scordato il valore della paternità e della maternità, anche spirituali. Mancanoi figli e mancano i genitori. Ma mancano anche gli educatori e i maestri. Parlando dei figliche mancano nel nostro Paese non dobbiamo dimenticare i figli che – numerosi – un futu-ro l’avrebbero se non se lo vedessero rubato dalla denutrizione, dalla malattia, dallaguerra; per non dire di quelli che un futuro non lo potranno mai avere perché viene lororadicalmente sottratto dalla persistente pratica dell’aborto.Occorre quindi lavorare su più fronti. Sulla famiglia, per vincere la tenaglia dell’egoismo che spinge a considerare la generosità,la comunione e la fraternità i vizi dei perdenti, quando invece la storia dice che alla lungasono le virtù dei vincenti. Sulla società, sul mercato del lavoro, nel dibattito culturale a partire dai mass-media, perproporre immagini positive di genitori uniti, responsabili e felici. Sulla politica, perché consideri davvero la famiglia quello che è: il primo nucleo dellasocietà italiana, e attorno alla famiglia costruisca un progetto di Italia futura, investendocon convinzione sui figli, nostro futuro. Per affrontare questi impegni non mancano le risorse di tanti uomini e donne che credononella vita. Credono anche quando le condizioni di disabilità lasciano intravedere un futurodifficile e lottano per renderlo il migliore possibile. Testimoni ad un tempo di amore alla vitae di speranza per il futuro. Benedica e avvalori questi intendimenti il Dio della vita.

Roma, 1 novembre 2003

il CONSIGLIO PERMANENTE dei VESCOVI ITALIANI

in occasione della XXVI “Giornata per la vita” (1° febbraio 2004 )

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Ai fratelli e alle sorelle di Coccaglio

a tutti voi, pace e bene.

Conclusa da poco la solenne celebrazione del tempo natali-zio, già ci troviamo a volgere il pensiero alla prossimaQuaresima: tra un mese esatto – questo numero del bollet-tino esce il 25 gennaio - sarà il Mercoledì delle Ceneri.Propongo queste brevi riflessioni anche tenendo conto dellaGiornata per la Vita del I febbraio prossimo (v. pagg. 3-4)

Abbiamo contemplato il Figlio di Dio fatto uomo inmezzo a noi. La presenza del Signore, accolta nella

fede, rende sempre attuale quell’evento: Egli è con noi, èl’Emmanuele; questa consapevolezza getta un raggio diluce sui nostri giorni, spesso inquieti, ma lo può fare inmisura proporzionale all’intensità con cui ciascuno aderi-sce a Lui, anche se non si tratta di fare equazioni come inmatematica.La celebrazione degli eventi che fondano la nostra fedecostituisce così, oltre che motivo di festa, un continuo appel-lo alla conversione. L’invito a “invertire la rotta” e a tor-nare a Lui, a cambiare mentalità e vita è sempre presente esempre risuonerà finché saremo in cammino su questanostra terra. La Quaresima è “segno sacramentale dellanostra conversione”, dice in qualche punto il Messale: inparole semplici, vuol dire che la Quaresima, con il piùintenso impegno penitenziale a cui ci chiama, rende più evi-dente una realtà che costantemente accompagna, o dovreb-be accompagnare, la vita del credente: siamo sempre incammino di conversione.

L’Epifania ci ha offerto l’occasione di rendere grazie peril dono della fede, che ci mette nella possibilità di dare

un senso al nostro vivere quotidiano. I nostri figli hannotanto, se non proprio tutto, quasi: a loro non facciamomancare nulla. Ma spesso essi si scoprono impreparati difronte al dono e al compito della vita, che non è affatto cosìfacile come noi cerchiamo di renderla loro; spesso, pieni ditutto, si ritrovano vuoti “dentro”, incapaci di dare un sensoal vivere: mancano loro alcune cose essenziali perché possa-no essere in grado di farlo; tra queste, lo spirito di sacrificioe una fede autenticamente testimoniata dagli adulti comerealtà fondamentale e non marginale. Il nuovo Camminodi Iniziazione Cristiana programmato dalla nostra Diocesie del quale in questo numero inizia la presentazione, vuoleessere un invito agli adulti a prendere maggiormente sulserio il loro ruolo di educatori anche della fede.

La Quaresima che ci sta davanti, ancora una volta farisuonare per noi l’appello di Gesù alla conversione,

affinché il nostro seguire Lui sia più vero: sia il cammino dipersone che nel Battesimo, sospinte dallo Spirito, hanno ini-ziato un cammino di risurrezione. La preghiera più inten-sa, l’ascolto più attento della Parola, l’impegno penitenzia-le, almeno quello minimo indicato anche nel CalendarioLiturgico (v. pagg. 21-24 ), una maggiore disponibilità allacondivisione con chi è povero, potranno aiutarci a farequalche passo in avanti nell’amore per Dio e per il nostroprossimo.

Si tratta di pratiche che dovrebbero imprimersi costante-mente nelle nostre abitudini, per formare uno stile di

vita: per es., un modo di gestire il nostro benessere che ci sot-tragga all’orgia consumistica di moda, che fa male alnostro corpo, al nostro spirito, all’ambiente, all’umanità.In tanti diciamo che causa di tanti mali odierni è il benes-sere; ma in quanti siamo disposti ad accontentarci di unavita un poco più sobria? Anche questo riguarda il temadella vita: si grida all’ingiustizia per il miliardo e mezzo dipersone che nel mondo fanno la fame, senza contare i mal-nutriti che sono ancora di più, o la mancanza di accessoall’acqua potabile di tanti, troppi esseri umani, o alle medi-cine vitali; ci preoccupiamo del fatto che il pianeta stadiventando una invivibile pattumiera.Proprio noi, però, siamo parte di quel 20% di umanità checonsuma l’80% delle risorse, acqua compresa, che produceuna quantità di rifiuti tale da fare del loro smaltimento unproblema gravissimo e via dicendo. Si tratta di problemiveri sempre, non solo in Quaresima. Una fede autenticanon può non volgere lo sguardo all’umanità dolente eminacciata e alla creazione che Dio le ha affidato.

La Quaresima che ci sta davanti è quella che precedela Missione parrocchiale del prossimo ottobre: sare-

mo invitati all’ascolto della Parola, all’incontro con i fra-telli, a rimettere in moto la nostra vita di credenti; saràoccasione specialissima di conversione e di stimolo ad unavita cristiana più intensa. Vivendo con impegno il temposanto dei Quaranta Giorni possiamo dare avvio anticipatoal cammino che i Padri missionari ci proporranno, in modoche la grazia del Signore non ci sia data invano.

Buona Quaresima e buon cammino di conversione a tutti.don Giovanni

Carissimi,

Editoriale

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Una concreta iniziativa1. Il primo mio Messaggio per laGiornata Mondiale della Pace, all’iniziodel Gennaio del 1979, era centrato sulmotto: " Per giungere alla pace, educarealla pace ".Quel Messaggio di Capodanno si inserivanel solco tracciato dal Papa Paolo VI, di v.m., il quale aveva voluto per il 1º Gennaiodi ogni anno la celebrazione di unaGiornata Mondiale di preghiere per laPace. […]Facendo mio il voto espresso dal venera-to Predecessore sulla Cattedra di Pietro,ogni anno ho voluto continuare la nobiletradizione […] Nei venticinque anni diPontificato, che il Signore mi ha finoraconcesso, non ho cessato di levare la miavoce, di fronte alla Chiesa ed al mondo,per invitare i credenti, come tutte le per-sone di buona volontà, a far propria lacausa della pace. […]

La scienza della pace2. Gli undici Messaggi rivolti al mondodal Papa Paolo VI hanno progressiva-mente tracciato le coordinate del cammi-no da compiere per raggiungere l’idealedella pace. Poco a poco, il grandePontefice è venuto illustrando i vari capi-toli di una vera e propria " scienza dellapace ". […] Di fronte al dramma delle guerre che, all’inizio del Terzo

Millennio, ancora insanguinano le con-trade del mondo, soprattutto in MedioOriente, quegli scritti, in certi loro pas-saggi, assurgono al valore di moniti pro-fetici.

Il sillabario della pace3. Da parte mia, [….] all’alba di ogninuovo anno, ho richiamato le persone dibuona volontà a riflettere sui vari aspettidi una ordinata convivenza, alla lucedella ragione e della fede.È nata così una sintesi di dottrina sullapace, che è quasi un sillabario su questofondamentale argomento: un sillabariosemplice da comprendere per chi ha l’ani-mo ben disposto, ma al tempo stessoestremamente esigente per ogni personasensibile alle sorti della umanità.I vari aspetti del prisma della pace sonostati ormai abbondantemente illustrati.Ora non rimane che operare, affinché l’i-deale della pacifica convivenza, con le sueprecise esigenze, entri nella coscienzadegli individui e dei popoli. Noi cristiani,l’impegno di educare noi stessi e gli altrialla pace lo sentiamo come appartenenteal genio stesso della nostra religione. Peril cristiano, infatti, proclamare la pace èannunziare Cristo che è " la nostra pace "(Ef. 2, 14), è annunziare il suo Vangelo,che è " Vangelo della pace " (Ef. 6,15), èchiamare tutti alla beatitudine di essere "

artefici di pace " (cfr Mt 5,9).

L'educazione alla pace4. Nel Messaggio per la GiornataMondiale della Pace del 1º Gennaio 1979lanciavo già quest’appello: " Per giungerealla pace, educare alla pace ". Ciò è oggipiù urgente che mai, perché gli uomini,di fronte alle tragedie che continuano adaffliggere l’umanità, sono tentati di cede-re al fatalismo, quasi che la pace sia unideale irraggiungibile.La Chiesa, invece, ha sempre insegnato edinsegna ancor oggi un assioma moltosemplice: la pace è possibile. Anzi, laChiesa non si stanca di ripetere: la pace èdoverosa. Essa va costruita sui quattropilastri indicati dal beato GiovanniXXIII nell’Enciclica Pacem in terris, e cioèsulla verità, la giustizia, l’amore e lalibertà. Un dovere, quindi, s’impone atutti gli amanti della pace, ed è quello dieducare le nuove generazioni a questiideali, per preparare un’era migliore perl’intera umanità.

L’educazione alla legalità5. In questo compito di educare alla pace,s’inserisce con particolare urgenza lanecessità di guidare gli individui ed ipopoli a rispettare l’ordine internaziona-le e ad osservare gli impegni assunti dalleAutorità, che legittimamente li rappre-

Il MESSAGGIO del PAPA per la celebrazione dellaGIORNATA MONDIALE DELLA PACE

1° GENNAIO 2004

UN IMPEGNO SEMPRE ATTUALE: EDUCARE ALLA PACE

Comunità in ascolto - Documenti

A voi mi rivolgo, Capi delle Nazioni, che avete il dovere di promuovere la pace!A voi, Giuristi […] A voi, Educatori della gioventù, che in ogni continente instancabilmente lavorate per formare lecoscienze nel cammino della comprensione e del dialogo!Ed anche a voi mi rivolgo, uomini e donne che siete tentati di ricorrere all’inaccettabile strumento del terrorismo,compromettendo così alla radice la causa per la quale combattete!Ascoltate tutti l’umile appello del successore di Pietro che grida: Oggi ancora, all’inizio del nuovo anno 2004, la paceresta possibile. E se possibile, la pace è anche doverosa!

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sentano. […]Fin dagli albori della civiltà i raggruppa-menti umani che venivano formandosiebbero cura di stabilire tra loro intese epatti che evitassero l’arbitrario uso dellaforza e consentissero il tentativo di unasoluzione pacifica delle controversie viavia insorgenti. […] Si costituì così pro-gressivamente un altro complesso dinorme, che fu qualificato col nome di jusgentium (diritto delle genti). Col passaredel tempo, esso venne estendendosi e pre-cisandosi alla luce delle vicende storichedei vari popoli. […]Centrale fra tutti questi principi è sicura-mente quello secondo cui pacta sunt ser-vanda: gli accordi liberamente sottoscrittidevono essere onorati. È questo il cardineed il presupposto inderogabile di ognirapporto fra parti contraenti responsabi-li. La sua violazione non può che avviareuna situazione di illegalità e di conse-guenti attriti […]Questa regola è fonda-mentale, soprattutto nei momenti in cuisi avverte la tentazione di fare appello aldiritto della forza piuttosto che alla forzadel diritto. Uno di questi momenti fusenza dubbio il dramma che l’umanitàsperimentò durante la seconda guerramondiale: una voragine di violenza, didistruzione e di morte quale mai s’eraconosciuta prima d’allora.

L’osservanza del diritto6. Quella guerra...condusse ad un profon-do rinnovamento dell’ordinamento giu-ridico internazionale. […]A vegliare sullapace e sulla sicurezza globali, […] iGoverni chiamarono, appositamentecostituita, l’Organizzazione delleNazioni Unite. […]Nei decenni successivi, tuttavia, la divi-sione della comunità internazionale inblocchi contrapposti, la guerra fredda inuna parte del globo terrestre, i violenticonflitti scoppiati in altre regioni, il feno-meno del terrorismo, hanno prodotto uncrescente scostamento dalle previsioni edalle aspettative dell’immediato dopo-guerra.

Un nuovo ordinamento interna-zionale7. È doveroso tuttavia riconoscere chel’Organizzazione delle Nazioni Unite,

pur con limiti e ritardi dovuti in granparte alle inadempienze dei suoi membri,ha contribuito notevolmente a promuo-vere il rispetto della dignità umana, lalibertà dei popoli e l'esigenza dello svi-luppo, preparando il terreno culturale eistituzionale su cui costruire la pace.L’azione dei Governi nazionali trarrà unforte incoraggiamento dal constatare chegli ideali delle Nazioni Unite sono larga-mente diffusi, in particolare mediante iconcreti gesti di solidarietà e di pace delletante persone che operano anche nelleOrganizzazioni Non Governative e neiMovimenti per i diritti dell’uomo.[…]

La piaga funesta del terrorismo8. […] La piaga del terrorismo è diventatain questi anni più virulenta e ha prodot-to massacri efferati, che hanno reso sem-pre più irta di ostacoli la via del dialogo edel negoziato, esacerbando gli animi eaggravando i problemi, particolarmentenel Medio Oriente.Tuttavia, per essere vincente, la lotta con-tro il terrorismo non può esaurirsi sol-tanto in operazioni repressive e punitive.È essenziale che il pur necessario ricorsoalla forza sia accompagnato da una corag-giosa e lucida analisi delle motivazioni sog-giacenti agli attacchi terroristici. Allo stes-so tempo, l’impegno contro il terrorismodeve esprimersi anche sul piano politico epedagogico: da un lato, rimuovendo lecause che stanno all’origine di situazioni diingiustizia, dalle quali scaturiscono sovente lespinte agli atti più disperati e sanguinosi; dal-l’altro, insistendo su un’educazione ispi-rata al rispetto per la vita umana in ognicircostanza: l’unità del genere umano èinfatti una realtà più forte delle divisionicontingenti che separano uomini e popo-li. [...]

Il contributo della Chiesa9. " Beati gli operatori di pace, perchésaranno chiamati figli di Dio " (Mt. 5, 9).Come potrebbe questa parola, che invitaa operare nell'immenso campo dellapace, trovare così intense risonanze nelcuore umano, se non corrispondesse adun anelito e ad una speranza che vivonoin noi indistruttibili? E per quale altromotivo gli operatori di pace sarannochiamati figli di Dio, se non perché Egli

per sua natura è il Dio della pace? Proprioper questo, nell’annuncio di salvezza chela Chiesa diffonde nel mondo, vi sonoelementi dottrinali di fondamentaleimportanza per l’elaborazione dei princi-pi necessari ad una pacifica convivenzatra le Nazioni. […]Rilevante è stato, nel corso dei secoli, ilcontributo dottrinale offerto dallaChiesa, mediante la riflessione filosoficae teologica di numerosi pensatori cristia-ni[…] . In particolare, nella storia contem-poranea i Papi non hanno esitato a sotto-lineare l’importanza del diritto interna-zionale quale garanzia di pace[…] Su talevia è impegnata, mediante gli strumentiche le sono propri, la Chiesa, alla luceperenne del Vangelo e con l’ausilio indi-spensabile della preghiera.

La civiltà dell’amore […] Per l’instaurazione della vera pace nelmondo, la giustizia deve trovare il suocompletamento nella carità. […] Non siarriverà al termine del cammino, se lagiustizia non sarà integrata dall'amore.Giustizia e amore appaiono, a volte,come forze antagoniste. In verità, nonsono che le due facce di una medesimarealtà, due dimensioni dell’esistenzaumana che devono vicendevolmentecompletarsi. È l’esperienza storica a con-fermarlo. Essa mostra come la giustizianon riesca spesso a liberarsi dal rancore,dall’odio e perfino dalla crudeltà. Dasola, la giustizia non basta. […] Non c’èpace senza perdono! Lo ripeto anche inquesta circostanza, avendo davanti agliocchi, in particolare, la crisi che continuaad imperversare in Palestina e in MedioOriente […] Il cristiano sa che l’amore è il motivo percui Dio entra in rapporto con l’uomo. Edè ancora l’amore che Egli s’attende comerisposta dall’uomo. L’amore è perciò laforma più alta e più nobile di rapportodegli esseri umani anche tra loro. […] "Omnia vincit amor " (l’amore vince tutto).Sì, cari Fratelli e Sorelle di ogni parte delmondo, alla fine l’amore vincerà!Ciascuno si impegni ad affrettare questavittoria. È ad essa che, in fondo, anela ilcuore di tutti.

Comunità in ascolto - Documenti

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di Anna Massetti

Le meditazioni della Parola dei prossimi mesi sono tratte da un corso di esercizi spiritualidettati dal Cardinale Carlo Maria Martini per la città e la Diocesi di Milano. È un cam-mino, attraverso il brano di Gv 21,1-19, diviso in cinque tappe, che invita a far prende-re coscienza di chi siamo, come comunità. Questo esercizio di ascolto, di meditazione e dicontemplazione per poi passare all'azione, può essere un contributo in preparazione alla gra-zia della missione parrocchiale del prossimo ottobre. La missione è il passaggio, tra le nostre strade e nelle nostre case, diCristo che, mentre ci chiede di essere accolto e riconosciuto, ci dona di riscoprire la gioia della fede e dell'essere comunità

Gesù si manifestò Fermatevi e saprete che io sono Dio (SaI 46, 11)

LaParola per noi

LaParola per noi meditare sulla

Sacra Scrittura

Comunità in ascolto

E"Dopo questi fatti, Gesù si manifestò dinuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade.E si manifestò così: si trovavano insiemeSimon Pietro, Tommaso detto Dìdimo,Natanaèle di Cana di Galilea, i figli diZebedèo e altri due discepoli. Disse loroSimon Pietro: ‘Io vado a pescare’. Gli dis-sero: ‘Veniamo anche noi con te’. Allorauscirono e salirono sulla barca; ma inquella notte non presero nulla"(Gv 21, 1-3).

"Per meditare bisogna imparare adividere le parole secondo un certoordine, per vedere che cosa ci vienedetto. A me sembra che nei primi treversetti siano presentate tre realtà,più una quarta. Vi invito a rifletteresuccessivamente su questi quattromomenti.

Che cosa fa Gesù?L'evangelista, riassumendo tutto ilsenso del capitolo, ci dice che: "Gesùsi manifestò di nuovo ai discepoli sulmare". Notiamo innanzitutto ilverbo si manifestò. È un verbo che glialtri evangelisti non usano mai perparlare delle apparizioni del Risorto,ad eccezione di quella finale di Marco(Mc 16,8) E Giovanni lo usa certa-mente perché vuole dire qualchecosa. Nel suo vangelo ricordiamo, inparticolare, due importanti ricorren-ze dello stesso verbo. La prima è nel-l’episodio delle nozze di Cana, làdove, dopo che Gesù ha mutato l’ac-

qua in vino, l’evangelista conclude:"Così Gesù... manifestò la sua gloria"(Gv 2, 11). Un’altra volta, questoverbo è messo in bocca a Gesù quan-do, nel discorso dell’ultima cena,dice: "Padre, ho manifestato il tuonome agli uomini" (Gv 17, 6). Questo'manifestare' vuol dire rendere visibi-le il mistero di Dio, rendere visibileciò che non si vede ma che è la radice,la sostanza di ciò che si vede. Gesù simanifestò non vuole allora dire sol-tanto, in maniera banale, che si fecevedere, ma che si fece conoscere, sifece capire, si rivelò come amico,Salvatore, Signore risorto, comeverità dell’uomo, come colui che è ildesiderato.Ecco che cosa vuol dire: Gesù si mani-festò. Manifestò la sua gloria, la suapotenza, la sua verità. E noi chesiamo molto tristi e molto oscuriabbiamo tanto bisogno di questamanifestazione di Gesù: la stessanostra Chiesa è molto triste e moltooscura se non è continuamente illu-minata dalla manifestazione di Gesù.Si manifestò di nuovo vuole direancora una volta, nuovamente, e que-sto ci dà coraggio. Quel ‘di nuovo’indica che quei poveri apostoli, eanche noi povera Chiesa, poveriuomini abbiamo bisogno di manife-stazioni successive di Gesù, altrimen-ti facciamo come gli apostoli che, puravendolo già visto, ad un certo punto,sorpresi forse dai bisogni quotidiani,concreti, dicono: chissà poi se sarà

stato vero, chissà che cosa ha signifi-cato...Il ‘di nuovo’ mostra che Gesù capiscela nostra necessità e quindi desideramanifestarsi di nuovo e vuole manife-starsi, a ciascuno di noi e a noi comecomunità, come Chiesa.Si manifestò di nuovo ai discepoli.Non si manifesta in mezzo alle stra-de, nelle piazze, nel frastuono, bensìai discepoli, a coloro cioè che, bene omale, vogliono essergli vicini. I disce-poli sono l’inizio della Chiesa e per-ciò Gesù si manifesta alla sua Chiesa.Si manifestò di nuovo ai discepoli sulmare. Parola magica ed evocativa peril popolo di Israele. Il mare ricorda ilpassaggio del Mar Rosso dove Dio siera manifestato; il mare ricorda agliapostoli le tempeste del lago diTiberiade dove Gesù si era manifesta-to; il mare è simbolo di tutte quellecose minacciose, infide, dove l’uomoteme proprio perché affonda, anna-spa. Ed è là che Gesù si manifesta.

Noi che viviamo spesso in situazionie momenti nei quali ci sembra davve-ro di affondare, di annaspare, abbia-mo urgenza che Gesù ci si manifesticome amico, verità, giustizia, luce; eabbiamo bisogno di chiedergli dimanifestarsi a noi come Chiesa.E si manifestò così. Notate la bellezzadi questa parola. Il ‘così’ sembra unarisposta alla nostra domanda:Signore, come ti manifesti a noi? E laParola di Dio risponde: ‘così’, affin-

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ché noi, attraverso la meditazione delbrano, possiamo cogliere quali sonostate le modalità storiche della suamanifestazione e, applicandole ainostro tempo, possiamo vedere lemodalità spirituali, culturali, eccle-siali della manifestazione di Gesùoggi.Cercando dunque di meditare perso-nalmente su questa prima frase: Gesùsi manifestò di nuovo ai discepoli sulmare… così, lasciamoci guidare dalloSpirito per comprendere come sipossa tradurre, oggi, quel ‘così’.

La figura di PietroLa seconda figura che emerge èPietro, che è indicato con i due nomi:Simone, il nome tradizionale, difamiglia; Pietro, il nome nuovo. Vienesottolineata la sua storia di natura equella di grazia.Pietro è al centro di questo racconto.È dunque importante domandarciqui chi è Pietro di cui si parla e chi èPietro di cui oggi questo testo parla.La prima risposta è semplice: Pietro èSimone figlio di Giovanni, è Cefa, lapietra della Chiesa, il pastore a cuiCristo affiderà il gregge.La seconda risposta è più complessa:innanzitutto Pietro è, per noi oggi, ilPapa. Pietro è anche la pietra delleChiese locali particolari, nelle quali sirealizza la Chiesa universale: Pietro èquindi il Vescovo, il pastore dellaChiesa particolare.C’è un terzo significato della parolaPietro. Come vedremo, Pietro è quiprofondamente umano: di lui non sirilevano le virtù o le glorie, ma l’uma-nità e la fragilità. Nella figura diSimon Pietro, di Cefa c’è quindi l’uo-mo con le sue debolezze, i suoi slanci,le sue paure. Pietro rappresenta l’u-manità di fronte a Cristo e ciascunodi noi può leggere in Pietro se stesso,la propria umanità con le sue fatichee le sue grandezze, con il suo bisognodi Cristo, di gridare verso di lui, con ilsuo non saper vedere Gesù.

Pietro, infine, è una Chiesa fatta diuomini, sta per tutta la Chiesa. Non èsoltanto se stesso ma simboleggial’intera Chiesa, quella universale eogni Chiesa particolare in quantofatta di uomini e donne che cercanoCristo, non sanno trovarlo, si slancia-no verso di lui, si spaventano, si rat-tristano e poi sono, di nuovo, da luicercati.Queste sono allora le dimensionidella figura di Pietro: il Papa, ilVescovo, l’uomo e l’umanità, laChiesa e questa nostra Chiesa. Anchenoi partecipiamo all’avventura diPietro e in lui ci sentiamo specchiati.

I sei discepoliLa terza realtà sono gli altri sei chevengono menzionati. È abbastanzararo che i vangeli facciano un elencocosì specifico di persone presenti adun episodio: "Tommaso dettoDìdimo, Natanaèle di Cana diGalilea, i figli di Zebedèo e altri duediscepoli". Eccetto i due che non sap-piamo chi siano, gli altri li conoscia-mo bene.Tommaso detto Dìdimo è la figuradell’uomo ardente, quello che nelmomento in cui fu annunciata lamalattia di Lazzaro e gli altri discepo-li si opponevano a Gesù che volevaandare a Gerusalemme, disse:"Andiamo anche noi e moriamo conlui" (Gv 11, 16). Tommaso è poi quel-lo che resiste, che non vuole credere,non vuole accettare che gli altrihanno visto il Risorto: è quindi unuomo duro, diffidente, testardo.Natanaèle è l’uomo semplice, a cui lecose vanno facilmente bene, l’uomoche, dopo le prime titubanze, accettacon semplicità la manifestazione delMessia. I figli di Zebedèo, Giacomo eGiovanni, sono due collerici, due per-sone difficili, di cui il vangelo ci favedere gli slanci e insieme ci fa coglie-re le ire.Che cosa vuol dire, dunque, questaenumerazione di caratteri diversi?

Vuol dire che nella Chiesa ci siamotutti: c’è chi è collerico, chi è piùtestardo, chi è più pronto, più sem-plice di animo, c’è chi addirittura èdifficile da definire… E tutti parteci-piamo alla manifestazione di Gesù,nessuno escluso.Tra di noi ci sarà chi si sente simile aSimon Pietro, chi a Tommaso, chi aNatanaèle, chi a Giacomo, chi aGiovanni, chi ai due difficili da defi-nire: tutti però, nominatamente,siamo chiamati a vivere questa mani-festazione di Gesù. E ciascuno devedire: ci sono anch’io!Anzi, l’espressione che meglio specifi-ca la partecipazione di tutti, la trovia-mo subito dopo, là dove Pietro diceche va a pescare e i sei gli dissero:"Veniamo anche noi con te"

La notteLa quarta realtà è la notte: una nottemolto dura, in cui sembra di nonprendere nulla. Io però vi dico: Nonabbiate paura della notte, la ‘notte’ èpreludio della grande apparizionemattutina di Gesù, della manifesta-zione di Cristo, Buon Pastore.

"Signore, insegnaci a meditare questeparole, a masticarle lentamente, aruminarle, perché la tua forza e laforza del tuo Spirito si manifestinoattraverso di esse. Fa’ che cogliamo ilmistero della tua manifestazione.Noi abbiamo bisogno di una tuamanifestazione ed è quella che invo-chiamo: O Gesù, manifestati a noi!Manifestati a noi come amico, comefratello, come verità, pace, giustizia!".

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di don Giovanni

EUCARISTIA E RICONCILIAZIONE, alimento della vita cristiana

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Per ottenere il dono dell’indulgenza giubilare, tra lecondizioni richieste e tra queste la volontà seria dirompere con il peccato, cioè di convertirsi v’era l’ac-costarsi al sacramento della Riconciliazione eall’Eucaristia. Confessarsi e ricevere il perdono che il Signore ci offreattraverso il suo ministro dev’essere espressione dellavolontà di cambiare vita e, quindi, della nostra costan-te tensione al bene: il compimento della volontà delSignore nell’ordinarietà della vita quotidiana; in altreparole, manifesta il nostro essere incamminati sullavia della santità, alla quale tutti siamo chiamati (NMI30-31; v. “La vecchia Pieve” di maggio 2003, pagg. 9-10). Nell’Eucaristia, lo Spirito santo ci unisce a GesùCristo morto e risorto, vivente. Da un lato il Sacramento del Corpo e Sangue delSignore è divina energia per realizzare i nostri buonipropositi, poiché senza il Signore non possiamo farenulla (Gv. 15, 5; NMI 38); dall’altro, il riceverlo in noiesprime la nostra volontà di aderire a Lui con tutto ilnostro essere e la nostra vita.

Nel documento firmato la mattina dell’Epifania del2001, davanti al Popolo di Dio raccolto in piazza S.Pietro, dopo aver concluso definitivamente il Giubileocon la chiusura della Porta santa della Basilica vatica-na, il papa ha consegnato alla Chiesa il documento chetraccia le linee di azione che tutti, nella Chiesa,dovremmo cercare di attuare. Esse diventano il segnoe l’espressione dei frutti di conversione e rinnovamen-to in Cristo, realizzati dallo Spirito del Signore nelGiubileo.

Ormai lo sappiamo: il titolo di questo prezioso docu-mento è Novo millennio ineunte (= All’inizio del nuovomillennio, NMI). In questo scritto, vivido di ricordi edemozioni, denso di riflessione, pieno di entusiasmo, adispetto di un fisico non più docile, poiché privo delvigore di un tempo, il santo padre ci offre i sentimen-ti del suo cuore, condivide con noi il suo slancio

ardente verso Cristo Gesù, ciinvita con energia e fiducia a“prendere il largo” : Ducin altum, facendo eco a sée a tutti i credenti cattoli-ci del comando di Cristoall’apostolo Pietro.

Questo numero del nostro periodico parrocchiale ciaccompagnerà per un buon tratto del cammino qua-resimale. Ora, la Quaresima è tempo favorevole per laconversione, come lo fu l’Anno giubilare: se la celebra-zione del Giubileo, per ciò che riguarda l’esperienzadei singoli ha avuto senso, Riconciliazione edEucaristia dovrebbero aver ritrovato il posto che lorospetta nella vita dei credenti.

Scrive il Papa: "Il massimo impegno va posto dunque nellaliturgia, il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e,insieme, la fonte da cui promana tutta la sua virtù. […]Occorre […] dare particolare rilievo all’Eucaristia domenica-le e alla stessa domenica, sentita come giorno speciale dellafede, giorno del Signore risorto e del dono dello Spirito, veraPasqua della settimana".La risurrezione di Gesù è l’evento su cui si fonda lafede cristiana, quello che ci fa guardare al futuro, spes-so incerto, con la certezza che esso, comunque, è sal-damente in mano a Colui che è il Vivente. Per il cre-dente è fondamentale celebrare la Pasqua, non solouna volta all’anno, ma ogni domenica, piccola Pasquasettimanale (NMI 35).

Il santo padre insiste "perché la partecipazioneall’Eucaristia sia veramente, per ogni battezzato, il cuoredella domenica: un impegno irrinunciabile, da vivere nonsolo per assolvere a un precetto, ma come bisogno" che nonpuò non essere sentito da chi vive "una vita cristianaveramente consapevole".

Giovanni Paolo II osserva come il nuovo millenniosarà caratterizzato "da un profondo intreccio di culture ereligioni" anche nei Paesi di antica tradizione cristiana.

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Addirittura, "in molte regioni i cristiani sono, o stannodiventando, un ‘piccolo gregge’ (Lc. 12,32)". Questo fattopone i credenti in Cristo "di fronte alla sfida di testimo-niare con maggior forza, spesso in condizione di solitudine e didifficoltà", la propria identità di cristiani, in vari modi.Ebbene, "il dovere della partecipazione eucaristica ognidomenica è uno di questi" modi. Capita spesso anche a noi, qui a Coccaglio e in Italia,di sentirci “piccolo gregge” nell’ambiente di lavoro,nella famiglia, tra i compagni di svago: sperimentiamoun senso di “dispersione”, ci sentiamo pochi. Ma pro-prio "l’Eucaristia domenicale, raccogliendo settimanalmentei cristiani come famiglia di Dio intorno alla mensa dellaParola e del Pane di vita, è anche l’antidoto più naturale alladispersione. Essa è il luogo privilegiato dove la comunione ècostantemente annunciata e coltivata. Proprio attraverso lapartecipazione eucaristica, il giorno del Signore diventaanche il giorno della Chiesa, che può svolgere così in modoefficace il suo ruolo di sacramento di unità" (NMI 36).

Già il santo padre aveva emesso undocumento sul “Giorno delSignore”; il Giovedì santo delloscorso anno, in luogo della con-sueta lettera indirizzata ai sacerdo-ti nel giorno dell’istituzionedell’Eucaristia e del sacerdozio, hafatto dono alla Chiesa dell’encicli-ca sull’Eucaristia (Ecclesia deEeucharistia); con ciò ci ha indicatola continuità del suo magistero sualcuni temi portanti e, al tempostesso, ci ha ricordato quali cose ilcristiano deve avere a cuore.Ebbene, l’Eucaristia sta proprionel cuore della Chiesa.

Ciò che viene detto per l’Eucaristia, vale anche per laRiconciliazione. Il Papa ricorda che nel 1984, dopo ilSinodo dei Vescovi sul Sacramento dellaRiconciliazione, invitava "a fare ogni sforzo per fronteg-giare la crisi del ‘senso del peccato’ che si registra nella culturacontemporanea", cosa tutt’ora più che mai necessaria.Più ancora invitava a "riscoprire Cristo come mysteriumpietatis, colui nel quale Dio ci mostra il suo cuore compassio-nevole e ci riconcilia pienamente a sé". Proprio alla contemplazione del volto di Cristo, qualepunto di partenza del cammino nel nuovo millennio,il santo Padre ha dedicato tutta la seconda parte del

documento che stiamo citando. Di essa abbiamo giàriportato e brevemente commentato i primi paragrafisul numero di novembre 2003 (pagg. 12-14); ne con-cluderemo l’esposizione in marzo, prossimi allaPasqua.

Prosegue il Papa: "È questo volto di Cristo che occorre farriscoprire anche attraverso il sacramento della Penitenza, cheè per un cristiano “la via ordinaria per ottenere il perdono e laremissione dei suoi peccati gravi commessi dopo il Battesimo”. Il Papa ricorda che ai tempi del Sinodo già menziona-to "stava sotto gli occhi di tutti la crisi del sacramento dellaRiconciliazione, specialmente in alcune regioni del mondo".Ora, anche Coccaglio è tra queste “regioni”. Con reali-smo, il Papa annota che "i motivi che ne erano all’origine(della crisi) non sono svaniti in questo breve arco di tempo.Ma l’Anno giubilare, che è stato particolarmente caratteriz-zato dal ricorso alla Penitenza sacramentale, ci ha offerto unmessaggio incoraggiante, da non lasciar cadere: se molti, e tra

essi anche tanti giovani, si sono accostaticon frutto a questo Sacramento, probabil-mente è necessario che i Pastori si arminodi maggior fiducia, creatività e perseve-ranza nel presentarlo e farlovalorizzare".

La più frequente proposta di appun-tamenti per la Confessione, offertialle varie fasce di età, come anche lapossibilità di avere a disposizionealcune volte all’anno il confessoreforestiero, sono espressione, qui inParrocchia, di questa “maggiorfiducia e creatività” invocata dalPapa, opportunità che vengonoofferte, a questo riguardo, alla por-zione di Popolo di Dio che è in

Coccaglio.Come ha fatto per l’Eucaristia, il papa è poi tornatopiù volte anche sul sacramento della Penitenza.

La Quaresima che si avvicina, ci offre l’occasione perriprendere ciò che la grazia del Giubileo ci aveva offer-to. La strada che porta al confessionale tanto il confes-sore che il penitente viene nuovamente posta allanostra attenzione, per renderci consapevoli che "i donidel Signore — e i Sacramenti sono tra i più preziosi — vengonoda Colui che ben conosce il cuore dell’uomo ed è il Signoredella storia" (NMI 37). (cfr. “L’Angelo di Verola”, febbraio 2002)

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Comunità in ascolto

Ascolta, o Dio! Non una volta nella mia vita ho parlato con te,ma oggi mi vien voglia di farti festa.

Sai, fin da piccolo mi hanno sempre detto che non esisti... io stupido ci ho creduto.

Non ho mai contemplato le tue opere, ma questa notte ho guardato dal cratere di una granata al cielo di stelle sopra di mee affascinato dal loro scintillare, ad un tratto ho capito come possa esser terribile l’inganno........

Non so, o Dio, se mi darai la tua mano, ma io ti dico e tu mi capirai...

Non è strano che in mezzo a uno spaventoso inferno mi sia apparsa la luce e io abbia scorto te?

Oltre a questo non ho nulla da dirti. Sono felice solo perché ti ho conosciuto.

A mezzanotte dobbiamo attaccare, ma non ho paura, tu guardi a noi.

È il segnale! Me ne devo andare. Si stava bene con te.

Voglio ancora dirti, e tu lo sai, che la battaglia sarà dura:può darsi che questa notte stessa venga a bussare da te.

E anche se finora non sono stato tuo amico, quando verrò, mi permetterai di entrare?

Ma che succede, piango?Dio mio, tu vedi quello che mi è capitato,soltanto ora ho incominciato a veder chiaro...

Salve, mio Dio, vado.., difficilmente tornerò.Che strano, ora la morte non mi fa paura.

Preghiera trovata nella giubba di un soldato Russo(Aleksandr Zacepa )morto nella Seconda GuerraMondiale. Pubblicata per la prima volta nel 1972 da unarivista clandestina.

a cura di don Giovanni(8)

Proponiamo alcune preghiere o riflessioni i cui autori spaziano dal 1° al secondo millennio cristiano, daOriente ad Occidente. La riflessione (si tratta della testimonianza di una giovane) e la prima preghiera siricollegano al tema della vita e a ciò che le dà senso, rendendola vita per davvero. Le tre restanti preghie-re, dense e profonde, di grandi autori, ci possono essere d’aiuto nella prossima Quaresima.

..E a forza di testate spezziamo il ghiaccio

Esci. Alzi lo sguardo. Vedi un cielo stupendo e anche laluna. Pensi: "Che spettacolo!", senti un brivido e capisci diessere vivo fino in fondo, vivo davvero. Sono questi imomenti in cui ti rendi conto che l’uomo è troppo meravi-glioso, incantevole, disarmante nella sua complessità perbastare solo a se stesso. Siamo tutti (proprio tutti!) tante bombe pronte per esserelanciate tra gli altri, per testimoniare davanti al mondo lanostra voglia di vivere. Ma cos’è in fondo la "voglia di vive-re"? È buttarsi via, non per consumarsi, ma per moltipli-carsi, per germogliare dentro, per essere un seme che attec-chisce. E non è difficile.., è umano sentirsi vivi e volerlodimostrare, solo che ogni tanto ci si trova di fronte ad unmuro di nome paura. Dio, come ti blocca la paura! Ti paralizza, ti congela den-tro. Ma noi, in fondo in fondo, siamo come i bucaneve: nonmolliamo e a forza di testate spezziamo il ghiaccio, supe-riamo il muro e torniamo a crescere... ed è nuova vita!Cosa cerca l’uomo? La vita! Ma se la vita vuole vivere, leparole devono morire. La vita si trova con la vita. Alloraesci. Alzi lo sguardo. Vedi un cielo stupendo, la luna e, ades-so, anche le stelle. Fissi la più luminosa, la più bella. È latua stella, la stella della speranza. Lasciamola brillare, per-ché è quella che illumina ciò che ci sta davanti. Non fer-marti, cammina sempre: troveremo la strada... e sarà vitadavvero.

Chiara P.

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O Cristo, amore sommoO Cristo, amore sommo, vieni, ti preghiamo, nei cuori redenti e infondi nelle nostre voci un vivo pentimento.

A te, dolcissimo Gesù, eleviamo con fede le nostre preghiere:di grazia, o Cristo, perdona le colpe che abbiamo commesso.

Per il segno della santa croce, per il tuo santissimo corpo, ti chiediamo: difendici come figli, tutti e sempre.

(BEDA IL VENERABILE)

O Dio, abbi pietà di meO Dio, abbi pietà di me, peccatore, che non ho fatto niente di bene davanti a te.

Liberami dal maligno e rendimi degno di aprire, senza timore di condanna, la mia bocca indegnaa celebrare il tuo Nome tutto santo Padre, Figlio e Spirito Santo.

O Signore, che scruti il cuore e i sentimenti, perdonamiogni sconveniente impeto del cuore.

Tu sai, o Signore di tutte le cose, che essi sono contro la mia volontà.

Sono indegno di accostarmi a te, ma tu perdonami, perché ti ho sempre desiderato e ancora ti desidero...

Tu, che solo sei buono e misericordioso, vieni in mio aiuto e salvami...

Ti prego, o Signore amico degli uomini, benevolente, non detestare me, tuo servo peccatore e inutile,per l’intercessione dell’immacolata Vergine, Signora nostra e madre di Dio, e per le preghiere di tutti i santi.

(MACARIO L’EGIZIANO)

Le mie maniLe mie mani, coperte di cenere, segnate dal mio peccato e da fallimenti, davanti a te, Signore, io le apro, perché ridiventino capaci di costruire e perché tu ne cancelli la sporcizia.

Le mie mani, avvinghiate ai miei possessi e alle mie idee già assodate, davanti a te, o Signore, io le apro, perché lascino andare i miei tesori...

Le mie mani pronte a lacerare e a ferire, davanti a te, o Signore, io le apro, perché ridiventino capaci di accarezzare.

Le mie mani, chiuse come pugni di odio e di violenza, davanti a te, o Signore, io le apro, deponi in loro la tua tenerezza.

Le mie mani, si separano dal loro peccato, davanti a te, o Signore, io le apro: attendo il tuo perdono.

(Charles Singer)

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Madre TeresaQuesta rubrica intende offrire ai lettori de “La vecchia Pieve” la possibilità di entrare in con-tatto con alcuni grandi maestri della spiritualità cristiana di tutti i tempi, soprattutto con icosiddetti “classici”. Da Qualche tempo siamo in cammino con madre Teresa, proclamatabeata il 19 ottobre.I pensieri proposti sono una selezione tra altri; ne possiamo utilizzare uno ogni tre-quattrogiorni, così da avere la possibilità di interiorizzare meglio quanto ci viene proposto, nelle circaotto settimane che ci separano dal prossimo bollettino.

LA NOSTRA VOCAZIONE

* La nostra vocazione è quella di appartenere a Gesù,appartenervi con convinzione, […] perché sono chiamatoad appartenere a Lui, convinto che nulla può separarmidal suo amore. […]

* Ciascun credente, tutte le congregazioni religiose,suore, sacerdoti ed anche il Santo Padre hanno la mede-sima vocazione: appartenere a Gesù. " Vi ho scelti perchéfoste miei. " Questa è la nostra vocazione. I modi, cioècome occupiamo il nostro tempo possono essere diffe-renti. Il nostro amore per Gesù tradotto in azione si servedi mezzi svariati, come se si trattasse di abiti. Io indossoquesto, tu indossi quello: è un mezzo di cui mi servo. Mala vocazione non è un mezzo. La vocazione per un cri-stiano è Gesù.

* I nostri Fratelli e le nostre Sorelle di vita attiva tradu-cono il loro servizio in azione, i Fratelli e le Sorelle con-templativi traducono l’azione di amare in preghiera, inpenitenza, in adorazione, in contemplazione e nella pro-clamazione della Parola che hanno meditato e adorato.La vita attiva e quella contemplativa non sono due cosedifferenti, semplicemente: in una, la fede è tradotta inazione mediante il servizio, nell’altra, la fede è tradotta inazione mediante la preghiera.

* Fede che diventa dinamica attraverso la preghiera, fedeche diventa attiva attraverso il servizio; sono la stessacosa: lo stesso amore, la stessa compassione. […] Questo èqualcosa che dovrebbe incoraggiarci e rafforzarci, che cicompleta a vicenda più pienamente. Poiché siamo esseriumani, abbiamo bisogno di questa distinzione, di questaseparazione, di questi nomi differenti. L’anima, la mentee il cuore, tuttavia, hanno la stessa caratteristica: un tota-

le abbandono in Dio. Nell’attimo in cui realizziamo diaver veramente attuato questo, allora siamo a sua dispo-sizione e non esistono più differenze […].In realtà si tratta della stessa cosa: entrambi lavoriamoper la proclamazione del regno di Dio.

* Potreste trovare un uomo che se ne sta in piedi all’an-golo della via. Andate da lui. Può darsi che vi offenda, mavoi siete lì e lì c’è la sua Presenza. Dovete irradiare quellapresenza che è dentro di voi, rivolgendovi a quell’uomo,con amore e rispetto. Perché? Perché credete che è Gesù.Egli viene sotto le vesti di quella persona.[…]

* Questo è quanto dobbiamo imparare bene sin dall’ini-zio: ascoltare la voce di Dio nel nostro cuore, perché, allo-ra, nel silenzio del cuore, Dio parla. Poi, dalla pienezza deinostri cuori, la nostra bocca deve far scaturire la parola.Questo è il legame. Un Fratello della Parola deve esseretutto questo. Nel silenzio del cuore, Dio parla e voi dove-te ascoltare. Poi, nella pienezza del vostro cuore, che è,infatti, pieno di Dio, pieno di amore, pieno di compas-sione, pieno di fede, la vostra bocca annuncerà. […]Ascoltate in silenzio, perché se il vostro cuore è pieno dialtre cose non potete ascoltare la voce di Dio. Ma quandoavrete ascoltato la voce di Dio nella quiete del cuore, allo-ra il cuore sarà pieno di Dio come la Madonna era pienadi grazia. E poi, da quella pienezza del cuore la boccatrarrà le parole.

* Fratelli, viviamo semplicemente il Vangelo. Vivete ilVangelo nella preghiera, vivete il Vangelo nelle parole!Non vi scoraggiate se non raggiungete immediatamentela vetta. Non c’è motivo che ci si debba sentire sconvolti osfiduciati, solo una piccola cosa alla volta è importante:

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anche se una vostra azione può essere un niente in con-fronto a quel che la gente, all’esterno, si aspetta da voi evoi non lasciate cadere quella gocciolina di preghiera, dipenitenza, nella vostra vita e nel vostro cuore, allora lagente ne verrà come defraudata. Non potete dare ciò chenon avete.

* La pienezza del nostro cuore la si rivela nelle opere:come tratto quel lebbroso, come tratto quell’agonizzante,come tratto i senza tetto... Talvolta è più difficile operarecon la gente per la strada che con i nostri assistiti nellecase per incurabili, poiché chi sta per morire è in pace, inattesa, è pronto ad andare da Dio. Puoi toccare il malato,puoi toccare il lebbroso e credere che è il corpo di Cristoche stai toccando, ma è molto più difficile quando questepersone sono ubriache o stanno imprecando pensare chesono Gesù celato dietro la maschera della sofferenza.Come devono essere pulite e amorose le nostre mani per-ché sappiano porgere la compassione anche a queste per-sone!

* Voi, in Occidente, vi trovate ad avere a che fare concoloro che sono i più poveri spiritualmente fra i poveri,piuttosto che con le persone povere in senso fisico. Assaispesso fra i ricchi vi sono persone spiritualmente molto,molto povere. Trovo che non sia difficile dare un piatto diriso a una persona affamata, procurare un letto a chi nonha un giaciglio, ma consolare o eliminare quel certo tipodi amarezza, sopprimere quella rabbia, rimuovere quellasolitudine richiede molto tempo.

* Dovete essere, nella vostra famiglia, presenza di Cristol’uno per l’altro. Amatevi a vicenda teneramente comeGesù ama ciascuno di voi. […] Un tenero amore reciprocoparla molto più chiaramente di tutte le parole che pos-siate dire. Amare sino a soffrire; richiede un sacrificioprofondo […].

* In Dio vi è una grande umiltà. Può chinarsi sulla gentecome noi e dipendere da noi perché tutte queste cosevivano, crescano, portino. frutto. Eppure avrebbe potutofarlo senza il nostro aiuto. Tuttavia si è chinato e ha presociascuno di noi […]. Avremmo potuto dirgli di no [...]. Ciòmi fa capire che quando Gesù diceva: "Imparate da meche sono mite e umile di cuore" , davvero Egli voleva direche avremmo dovuto imparare che la chiamata è un donoche viene da Dio stesso.

* L’esatto volere di Dio nei nostri confronti: dovete esse-re santi. La santità è il più grande dono che Dio puòoffrirci perché è per questo scopo che ci ha creato.

* Cos’è la contemplazione? E vivere la vita di Gesù. Ecco

quel che intendo quando dico: amare Gesù. E vivere lasua vita dentro di noi, vivere la nostra vita nella sua vita.Questa è la contemplazione. Dobbiamo avere un cuorepuro per saper vedere: nessun sentimento di gelosia, d’ira,nessun conflitto e specialmente nessuna mancanza dicarità. Per me, contemplazione non è stare particolar-mente appartato in un luogo buio, ma consentire a Gesùdi vivere la sua Passione, il suo amore, la sua umiltà den-tro di noi, pregando con noi, stando sempre con noi, san-tificando attraverso noi.

* Amate […]. Qualunque cosa facciate, anche se aiutatequalcuno ad attraversare la strada, lo fate a Gesù. Anchequando date a qualcuno un bicchiere d’acqua, lo fate aGesù. Si tratta di un piccolo insegnamento semplice, mache è di gran lunga il più importante.

* Il mondo, oggi, ha fame non soltanto di pane, ma èaffamato soprattutto di amore; ha fame di essere accetta-to, di essere amato. Hanno fame di sentire la presenza delCristo. In molti paesi, la gente ha tutto, salvo questa pre-senza, questa consapevolezza. Ecco perché la vita di pre-ghiera e di sacrificio ci porta a dare quell’amore. Se sapre-te fare spazio alla preghiera e all’ascolto della Parola diDio, sarete quella presenza, quel pane di Dio da spezzare.

* La gente ha fame della Parola di Dio che dà la pace, chedà l’unità, che dà la gioia. Ma non potete dare quello chenon possedete. Ecco perché è necessario intensificare lavostra vita di preghiera. Lasciate che Gesù vi catturi, pre-ghi con voi e attraverso voi, allora sarete dei contemplati-vi nel cuore del mondo. […] Ogni singolo cristiano, ogni cattolico, che vive unavita unita con l’Eucarestia, unita con Gesù, è un contem-plativo.

* Abbiamo una casa riservata alla vita contemplativa nelBronx Meridionale. Un tassista si rifiutò di condurmi là.Le Sorelle non sapevano che stavo arrivando, per cuidovevo prendere un tassi, ma quell’uomo si rifiutò diportarmi in un posto simile! Dissi: " Ma viviamo lì, le mieSorelle vivono lì ". Disse ancora di no. Insistetti: "Benissimo, mi siederò accanto a voi e così vedrete che nonaccadrà nulla né a me né a voi ". Entrai nel tassi e par-timmo. Spalancò la bocca quando vide le giovani Sorellesaltare e ridere e la gente inchinarsi, mentre quelli che miriconoscevano presero a parlare con me anche se alcunierano ubriachi, però si tolsero il cappello con rispetto.Non riusciva a credere ai suoi occhi, avvertendo quellaPresenza. Questo è un episodio particolarmente bello.

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I - “Credo”: simbolo della fede cristiana

1- Il Simbolo della fede di A. CorsiniOgni domenica e in ogni festa la chiesa ci invita ad espri-mere la nostra fede recitando il Credo dopo aver ascolta-to la parola di Dio. Forse pur recitandolo con la boccanon sempre siamo attenti a quanto diciamo, all’impor-tanza e alla bellezza delle frasi che pronunciamo.La nostra non vuol essere una dotta dissertazione sulSimbolo della nostra fede, ma una semplice riflessione suquanto affermiamo di credere, accompagnata da alcunenotizie o curiosità.

Il Credo come già accennato non è una semplice pre-ghiera ma è il Simbolo della fede Cristiana; in greco il ter-mine “symbolon” indicava la metà di un oggetto (mone-ta, sigillo o altro) che due persone si dividevano perchépoi servisse come segno di riconoscimento. Il credo è il “symbolon” , il mezzo di riconoscimento permezzo del quale noi cristiano ci riconosciamo comeadepti della stessa fede (v. CCC 188).Recitando il credo il cristiano si sente in comunione nonsolo con i fratelli che professano la stesa fede nei vari

angoli del mondo ma anche con coloro che ci hanno pre-ceduto nella storia e vivono già nel tempo di Dio. Per lasua origine e il suo uso, il Credo è strettamente legato allaliturgia, in modo speciale al battesimo. Ricevendo il bat-tesimo i catecumeni (coloro che desideravano aderire alCristianesimo), in forme diverse facevano la professionedi fede (v. CCC 189). Già nel III secolo, nella comunità di Roma, era usatodurante la celebrazione del Battesimo il “Simbolo apo-stolico” che esprime in modo sintetico e ordinato il mes-saggio di salvezza. Formulato in dodici articoli (riferiti aln° degli apostoli), per sottolineare che esso trasmetteva latotalità e la pienezza della testimonianza degli Apostoli, èstato integrato e precisato poi nei concili di Nicea (325) edi Costantinopoli (381). Il credo che noi professiamodurante le messe è appunto il “Credo di Nicea-Costantinopoli”; il tutto ordinato in tre capitoli che trat-tano rispettivamente del Padre e dell’opera della creazio-ne, del Figlio e del mistero della redenzione, dello SpiritoSanto e dell'opera della redenzione (v. CCC 194-195). Prima di affrontare il contenuto di quanto diciamo dicredere è forse interessante leggere e mettere a confrontoi due simboli per verificarne l’evoluzione e la perfettacoincidenza di contenuti.

Il “Credo” - I

Inizia con questo articolo l’esposizione del “Credo” o “Simbolo della fede” che ci terrà occupati per parecchi numeri.Si tratta di una catechesi fondamentale, estesa da Antonio Corsini, insegnante presso la locale Scuola Media, catechi-sta e allenatore dei fanciulli presso l’Unitas. L’esposizione viene completata con il riferimento ai relativi paragrafi delCatechismo della Chiesa Cattolica (CCC) e integrata con alcuni di questi, insieme ad alcune indicazioni di atteggia-menti concreti da assumere e/o di stimoli alla riflessione, poiché la catechesi non consiste in una “lezioncina” teorica,ma deve portare ad un maggiore radicamento nella vita cristiana, che è esistenza battesimale, da risorti, nel Dio -Padre, Figlio e Spirito – in cui affermiamo di credere.

SIMBOLO APOSTOLICO

+Io credo in Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra

+E in Gesù Cristo, suo unico figlio, nostro Signore,

SIMBOLO DI NICEA-COSTANTIONOPOLI

+Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra,di tutte le cose visibili e invisibili.

+Credo in un solo Signore, Gesù Cristo,Unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli:Dio da Dio, Luce da Luce,Dio vero da Dio vero,

Comunità in ascolto

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2 – “Io credo” (dal Catechismo della Chiesa Cattolica)

a cura di don Giovannia) La fede come obbedienza

144 Obbedire (ob-audire") nella fede è sottomettersiliberamente alla Parola ascoltata, perché la sua verità ègarantita da Dio, il quale è la Verità stessa. Il modello diquesta obbedienza propostoci dalla Sacra Scrittura èAbramo. La Vergine Maria ne è la realizzazione più per-fetta.

Abramo - "il padre di tutti i credenti"

145 La Lettera agli Ebrei, nel solenne elogio della fededegli antenati, insiste particolarmente sulla fede diAbramo: "Per fede Abramo, chiamato da Dio, obbedìpartendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, epartì senza sapere dove andava" ( Eb 11,8 ) [Cf Gen

12,1-4 ]. Per fede soggiornò come straniero e pellegrinonella Terra promessa [Cf Gen 23,4 ]. Per fede Sara rice-vette la possibilità di concepire il figlio della promessa.Per fede, infine, Abramo offrì in sacrificio il suo unicofiglio [Cf Eb 11,17 ].

146 Abramo realizza così la definizione della fede datadalla Lettera agli Ebrei: "La fede è fondamento dellecose che si sperano e prova di quelle che non si vedono"( Eb 11,1 ). "Abramo ebbe fede in Dio e ciò gli fu accre-ditato come giustizia" ( Rm 4,3 ) [Cf Gen 15,6 ]. Graziea questa forte fede, [Cf Rm 4,20 ] Abramo è diventato"padre" di tutti coloro che credono ( Rm 4,11; Rm 4,18) [Cf Gen 15,5 ].

147 Di questa fede, l'Antico Testamento è ricco di testi-monianze. La Lettera agli Ebrei fa l'elogio della fedeesemplare degli antichi che "ricevettero" per essa "unabuona testimonianza" ( Eb 11,2; Eb 11,39 ). Tuttavia"Dio aveva in vista qualcosa di meglio per noi": la gra-

+il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine,

+patì sotto Ponzio Pilato,fu crocefisso, morì e fu sepolto;

+discese agli inferi, +il terzo giorno risuscitò da morte; +salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente: +di là verrà a giudicare i vivi e i morti.

+Credo nello Spirito Santo,

+la santa Chiesa cattolica, +la comunione dei santi,.+la remissione dei peccati, +la risurrezione della carne +la vita eterna.

Amen.

generato non creato, della stessa sostanza del Padre;per mezzo di Lui tutte le cose sono state create+Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo,E per opera dello Spirito Santosi è incarnato nel seno della Vergine Mariaesi è fatto uomo.+Fu crocefisso per noi sotto Ponzio Pilato,morì e fu sepolto+Il terzo giorno è risuscitato,secondo le scritture,+è salito al cielo, siede alla destra del Padre.+E di nuovo verrà, nella gloria,per giudicare i vivi e i morti,e il suo regno non avrà fine.

+Credo nello Spirito Santo,che è Signore e dà la vita,e procede dal Padre e dal Figlio.Con il Padre e con il Figlio è adorato e glorificato,e ha parlato per mezzo dei profeti.+Credo la Chiesa,una santa cattolica apostolica.+professo un solo Battesimo per il perdono dei peccati.+Aspetto la risurrezione dei morti+e la vita del mondo che verrà.

Amen

Comunità in ascolto

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zia di credere nel suo Figlio Gesù, "autore e perfeziona-tore della fede" ( Eb 11,40; 147 Eb 12,2 ).

Maria - "Beata colei che ha creduto"

148 La Vergine Maria realizza nel modo più perfetto l'ob-bedienza della fede. Nella fede, Maria accolse l'annunzioe la promessa a Lei portati dall'angelo Gabriele, credendoche "nulla è impossibile a Dio" ( Lc 1,37 ), [Cf Gen 18,14 ]e dando il proprio consenso: "Sono la serva del Signore,avvenga di me quello che hai detto" ( Lc 1,38 ). Elisabettala salutò così: "Beata colei che ha creduto nell'adempi-mento delle parole del Signore" ( Lc 1,45 ). Per questafede tutte le generazioni la chiameranno beata [Cf Lc 1,48 ].

149 Durante tutta la sua vita, e fino all'ultima prova, [CfLc 2,35 ] quando Gesù, suo Figlio, morì sulla croce, la suafede non ha mai vacillato. Maria non ha cessato di crede-re "nell'adempimento" della Parola di Dio. Ecco perchéla Chiesa venera in Maria la più pura realizzazione dellafede.

b) "So a chi ho creduto" ( 2Tm 1,12 )

Credere in un solo Dio

150 La fede è innanzi tutto una adesione personale del-l'uomo a Dio; al tempo stesso ed inseparabilmente, è l'as-senso libero a tutta la verità che Dio ha rivelato. In quan-to adesione personale a Dio e assenso alla verità da Luirivelata, la fede cristiana differisce dalla fede in una per-sona umana. E' bene e giusto affidarsi completamente aDio e credere assolutamente a ciò che Egli dice. Sarebbevano e fallace riporre una simile fede in una creatura [Cf Ger 17,5-6; 150 Sal 40,5; Sal 146,3-4 ].

Credere in Gesù Cristo, Figlio di Dio

151 Per il cristiano, credere in Dio è inseparabilmente cre-dere in Colui che Egli ha mandato, "il suo Figlio predi-letto" nel quale si è compiaciuto ( Mc 1,11 ); Dio ci hadetto di ascoltarlo [Cf Mc 9,7 ]. Il Signore stesso dice aisuoi discepoli: "Abbiate fede in Dio e abbiate fede anchein me" ( Gv 14,1 ). Possiamo credere in Gesù Cristo per-ché Egli stesso è Dio, il Verbo fatto carne: "Dio nessunol'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel senodel Padre, Lui lo ha rivelato" ( Gv 1,18 ). Poiché Egli "havisto il Padre" ( Gv 6,46 ), è il solo a conoscerlo e a poter-lo rivelare [Cf Mt 11,27 ].

Credere nello Spirito Santo

152 Non si può credere in Gesù Cristo se non si ha parteal suo Spirito. È lo Spirito Santo che rivela agli uominichi è Gesù. Infatti "nessuno può dire: "Gesù è Signore" senon sotto l'azione dello Spirito Santo" ( 1Cor 12,3 ). "LoSpirito scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio...Nessuno ha mai potuto conoscere i segreti di Dio se nonlo Spirito di Dio" ( 1Cor 2,10-11 ). Dio solo conosce pie-namente Dio. Noi crediamo nello Spirito Santo perché èDio.

La Chiesa non cessa di confessare la sua fede in un soloDio, Padre, Figlio e Spirito Santo.

Per la vita

- Il simbolo della fede è segno di riconoscimento:quando lo proclamo, mi riconosco parte dellaChiesa, comunità dei discepoli di Gesù Cristo; rico-nosco coloro che professano la mia stessa fede disce-poli del Signore, insieme con me; figli dello stessoDio che riconosciamo nostro comune “Padre onni-potente”; abitati e santificati dal medesimo Spiritosanto, che è Signore e dà la vita”. La professione del“Credo”, mi aiuta a rendermi meglio conto che sonoparte della Chiesa, tanto più che esso viene procla-mato nel corso dell’Eucaristia, banchetto della fami-glia dei figli di Dio.

- Quando proclamo il “Credo”, faccio una freddaelencazione di realtà che passano sopra la mia testao mi rendo conto che si tratta di cose che mi riguar-dano, dato che esso altro non è che il “racconto”delle opere che Dio, Padre Figlio e Spirito, ha messoin atto per darmi salvezza?

- Proclamo la professione di fede, unendo la miavoce a quella dell’assemblea dei fratelli e delle sorelle?

Comunità in ascolto

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Comunità in cammino

Sono figli di Dio, con il Battesimo:

58 Morana Giuliada Pietro e Tedoldi Cristina b. 7 dicembre

59 Podavitte Danielada Gianluca e Fra Milena b. 7 dicembre

60 Scordo Gloriada Carmelo e Baroni Stefania b. 21 dicembre

61 Roveglia Matteo Andreada Angelo e Bellini Margherita b. 21 dicembre

2004

1 Campana Aliceda Adriani e Inverardi Laura b. 11 gennaio (Batt. di Gesù)

2 Gesmundo Nicolada Domenico e Bezzi Claudia b. 11 gennaio

3 Pezzotti Giulia Mariada Andrea e Morgano Silvia b. 18 gennaio

4 Fossati Annalisa Benedetta Silviada Eugenio e Monga Silvia b. 18 gennaio

Hanno consacrato il loro amore davanti all’altare del Signore:

Torri Silvano e Capoferri Katia il 7 dicembre

Carpineta Carlo e Pedalino Chiara l’ 8 dicembre

Rubagotti Riccardo e Focardi Simona il 27 dicembre

Vita della Comunità17 novembre 2003 – 18 gennaio 2004

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Comunità in cammino

In memoriaIn memoria

Solo poche parole, poiché alla tragedia che ha colpito una famiglia della nostra Comunità si addice il silenzio.Vogliamo però ricordarli: papà Carmelo con i suoi cari Giancarlo e Marco, due dei suoi tre figli, vittime dello spa-ventoso incidente in cui, insieme a loro, ha perso la vita una quarta persona. Li vogliamo ricordare nella preghiera, per affidarli alla misericordia di Dio.La Comunità, per moto spontaneo di solidarietà, si è stretta numerosa attorno a Natalia, rispettivamente sposae madre, e ad Alfio, figlio primogenito e fratello, nei giorni in cui le tre salme, raccolte nella chiesetta dell’Oratoriofemminile venivano vegliate e al momento dei funerali. La vicinanza premurosa dei parenti è per loro un aiutoa riempire, almeno per qualche istante, un po’ delvuoto che si è creato in quella casa divenuta improv-visamente troppo grande; anche la Comunità vuole,per quanto possibile, continuare ad essere vicina, condiscrezione e disponibilità, soprattutto attraverso lapreghiera, affinché la fede apra qualche squarcio diluce nel buio fitto di un indicibile dolore.

A cura e su esclusiva iniziativa della Redazione.

Ci hanno preceduto nell’eternità:

54 Pedrini Gaudiosa, di anni 82 7 novembre

55 Franceschetti Marina, di anni 62 28 novembre

56 Faustini Lorenza, di anni 66 1 dicembre

57 Vitali Antonio, di anni 78 6 dicembre

58 Messali Domenica, di anni 97 10 dicembre

59 Bondi Carmelo, di anni 57 9 dicembre

60 Bondi Giancarlo, di anni 17 9 dicembre

61 Bondi Marco, di anni 15 9 dicembre

62 Bruni Amalia, di anni 90 22 dicembre

2004

1 Gaibotti Vincenzo (Vittorio), di anni 62 16 gennaio

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Comunità in cammino

Calendario liturgico - pastoraleNB: 1- ogni domenica pomeriggio, alle ore 15.00, salvo diversa indicazione, preghiera ecatechesi per adulti2- gli appuntamenti, salvo diversa indicazione, hanno luogo in chiesa.

25 - Domenica III del tempo ordinario (Conversione di s. Paolo, apostolo) (Sett. I)Si conclude l’ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani.

Gesù si recò a Nazareth... nella sinagoga si alzò a leggere. Gli fudato il rotolo del profeta Isaia, apertolo... trovò il passo dove erascritto: “Lo Spirito del Signore è sopra di me... e mi ha mandato adannunziare ai poveri un lieto messaggio... per proclamare ai pri-gionieri la liberazione e ai ciechi la vista”. (Lc. 4, 17-18)

24 - Giovedì ore 15,30 Confessione per i ragazzi delle medie25 - Venerdì ore 16,10 Confessione per i fanciulli delle elementari

FEBBRAIO

1 - Domenica IV del Tempo Ordinario (Sett. II)Oggi si celebra la XXVI “Giornata per la vita”, voluta dai Vescovi italiani per attirare l’at-tenzione dei credenti e degli uomini di buona volontà sul tema del rispetto alla vita, dalsuo concepimento fino alla sua naturale conclusione; per suscitare iniziative volte asensibilizzare l’accoglienza e la promozione della vita, diritto per ogni essere umano chesi affaccia su questo mondo (v. pagg. 3-4).

Tutti gli rendevano testimonianza (a Gesù) ed erano meraviglia-ti delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca. (Lc. 4, 22)

ore 11,45 celebrazione comunitaria del Battesimo

2 - Lunedì Presentazione del Signore, festaore 8,30 Celebrazione del rito della Luce.

3 – Martedì S. Biagio, vescovo e martire, memoria facoltativa.Dopo le ss. Messe, celebrate secondo l’orario feriale, viene impartita, secondo tradizio-ne, la benedizione della gola. Viene celebrata una s. Messa in più, alle ore 20,00.

4 - Mercoledì ore 20,30 presso il Focolare, incontro di magistero per i catechisti.5- Giovedì primo del mese, giornata mensile di preghiera per le vocazioni: dopo la Messa

delle ore 8.30 esposizione del ss. Sacramento con adorazione comunitaria; adorazione privata fino alle ore 12.00

6- Venerdì primo del mese, dedicato alla devozione del sacro Cuore

8 - Domenica V del tempo ordinario (Sett. III)Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: "Allontanatida me, Signore, perché sono un peccatore!". Gesù disse a Simone:- Non temere, d’ora in poi sarai pescatore di uomini” (Lc. 15, 9 - 10)

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Comunità in cammino

10 – Martedì in serata, incontro mensile di spiritualità per i giovani al centro Oreb, Calino

11- Mercoledì Beata Vergine Maria di Lourdes, memoria facoltativaXII “Giornata Mondiale del Malato”, istituita da Giovanni Paolo II come “momentoforte di preghiera, condivisione, di offerta della sofferenza per il bene della Chiesa e dirichiamo per tutti a riconoscere nel volto del fratello infermo il santo volto di Cristo,che soffrendo, morendo e risorgendo ha operato la salvezza dell’umanità”.

ore 16,00 s. Messa per gli ospiti della Casa Albergo, al piano rialzato della medesima

ore 20,30 presso il Focolare, incontro di magistero per i catechisti.

14 - Sabato Santi Cirillo e Metodio, patroni d’Europa, festa

15 - Domenica VI del tempo ordinario (ss.Faustino e Giovita, patroni della Diocesi - Sett. I)Gesù diceva: "Beati voi poveri perché vostro è il regno di Dio, beati voiche ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi che ora piangete, per-ché riderete. Beati voi quando gli uomini vi odieranno... rallegratevi per-ché la vostra ricompensa è grande nei cieli". (Lc. 7, 21-23)

ore 14.20 nell’auditorium del Focolare, incontro con i genitori dei fanciulli di 3a el.ore 15.45 celebrazione comunitaria del Battesimo

22 - Domenica VII del tempo ordinario (Sett. II)

Gesù disse ai suoi discepoli: " a voi che ascoltate, io dico: amate i vostrinemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi male-dicono, pregate per coloro che vi maltrattano". (Lc. 6, 27-28)Primo giorno del Triduo per i Defunti: tutte le ss. Messe sono celebrate a suffragio dei Defunti della Parrocchia.

ore 15,00 Esposizione del Ss. Sacramento e adorazione comunitaria; adorazione personale fino alle 16.00.

23 - Lunedì e 24 - martedì continua il Triduo. L’ufficio che precede la s. Messa è quello per i defunti.ore 7,00 s. Messa preceduta dalle Lodiore 8,30 s. Messa preceduta dall’Ora media (Terza)ore 15,00 Esposizione del Ss. Sacramento e adorazione comunitaria e personaleore 16,30 s. Messa preceduta dal Vesproore 20,00 s. Messa distinta.

Termina la prima parte del TEMPO ORDINARIO ( o “Per annum”) che riprenderàdopo Pentecoste, il 31 maggio.

TEMPO DI QUARESIMA

25 - Mercoledì Le Ceneri. Solenne inizio della Quaresima.È giorno di astinenza dalle carni (=magro) per tutti e di digiuno per coloro che vi sonotenuti.Oltre a quelle delle 7,00 e delle 8,30,

ore 16,30 s. Messa, a cui sono invitati in particolare fanciulli e ragazzi.ore 20,00 s. Messa distinta di avvio del cammino quaresimale, per gli adolescenti,

i giovani e gli adulti.

Per le proposte del Tempo di Quaresima, vedere pag. 2626 – Giovedì ore 15,30 Sacramento della Riconciliazione per i ragazzi delle medie.

27 – Venerdì Giorno di astinenzaore 15.00 Via Crucis

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Comunità in cammino

27 – Venerdì ore 16,10 Sacramento della Riconciliazione per i fanciulli delle elementari

28 - Sabato ore 17,00 Sacramento della Riconciliazione per gli adolescenti, i giovani e gli adulti.

29 – Domenica I di Quaresima (Sett. III)

Gesù, pieno di Spirito santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto allo Spirito nel deser-to, dove per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo (Lc. 4, 1-2).

MARZO

3 - Mercoledì ore 20.00 appuntamento quaresimale per gli adolescenti, i giovani e gli adulti4 - Giovedì primo del mese, giornata mensile di preghiera per le vocazioni: dopo la messa

delle ore 8.30, viene esposto il Ss. Sacramento con un momento di adorazione comunitaria; adorazione privata fino alle ore 12.00.

5 – Venerdì È giorno di astinenza.ore 15.00 Via Crucisore 16.15 presso la chiesa delle Madri, in via Cavour, incontro quaresimale per i fanciulli delle elementari e

i ragazzi delle medie

6 - Sabato a partire dalle ore 17,00 i sacerdoti sono disponibili per il Sacramento della Riconciliazione.

7 – Domenica II di Quaresima (Sett. I)

In quel tempo Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salìsul monte a pregare. E, mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspettoe la sua veste divenne candida e sfolgorante (Lc. 9, 28-29).

ore 9.30: presso la casa delle Madri, ritiro II per i fanciulli/e di 4a e 5a el.ore 11,45 celebrazione comunitaria del Battesimo ore 15.00 Preghiera del Vespro e catechesi per gli adulti. Così ogni

domenica di Quaresima

9 - Martedì in serata, incontro di spiritualità per giovani al centro Oreb, Calino.10 - Mercoledì ore 20.00 appuntamento quaresimale per gli adolescenti, i giovani e gli adulti12 – Venerdì È giorno di astinenza.

ore 15.00 Via Crucisore 16.15 presso la chiesa delle Madri, in via Cavour, incontro quaresimale per

i fanciulli delle elementari e i ragazzi delle medie

13 - Sabato a partire dalle ore 17,00 i sacerdoti sono disponibili per il Sacramento della Riconciliazione.

14 - Domenica III di Quaresima (Sett. II)Gesù disse questa parabola: " Un tale aveva un fico piantato nellavigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse alvignaiolo: “ Taglialo”. Quegli rispose: “ Padrone, lascialo ancora que-st’anno e poi... se non porterà frutto lo taglierai”" (Lc. 13, 6-8).

ore 9.30: presso la casa delle Madri, ritiro II per i ragazzi/e di 1a media

16 - Martedì ore 20,30 presso il Focolare, incontro per i genitori dei ragazzi di 3a media

17 - Mercoledì ore 20.00 appuntamento quaresimale per gli adolescenti, i giovani e gli adulti

19 - Venerdì S. GIUSEPPE SPOSO DELLA B.V. MARIA, solennità. È giorno di astinenza.

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Comunità in cammino

ore 15.00 Via Crucisore 16.15 presso la chiesa delle Madri, in via Cavour, incontro quaresimale per

i fanciulli delle elementari e i ragazzi delle medieore 20.00 S. Messa distinta in onore di s. Giuseppe; sono invitati in modo

particolare i papà.20 - Sabato a partire dalle ore 17,00 i sacerdoti sono disponibili per il

Sacramento della Riconciliazione.

21 - Domenica IV di Quaresima (Sett. III)Gesù disse questa parabola: " Un uomo aveva due figli. Il più giova-ne disse al padre: “Padre, dammi la parte del patrimonio che mispetta ….Il figlio partì per un paese lontano e là sperperò tutto viven-do da dissoluto...”" (Lc. 15, 11-13)

ore 9,30 Ritiro II per i ragazzi di 2a mediaNB: per i ragazzi di 3a media, il ritiro di Quaresima consisterà nella prepa-razione e nella realizzazione del pellegrinaggio a Roma, insieme ai cresimandi – cresimati dellaDiocesi, in occasione della Domenica delle Palme.

ore 15,45 celebrazione comunitaria del Battesimo 22/23/24 – Lun./mar./mer. serate di spiritualità per gli adolescenti e i giovani

24 - Mercoledì ore 20.00 appuntamento quaresimale per gli adolescenti, i giovani e gli adulti

25 - Giovedì ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE, solennitàore 20,00 processione al santuario sul monte e s. Messa con i frati OSM.

26- Venerdì È giorno di astinenza.ore 15.00 Via Crucis ore 16.15 presso la chiesa delle Madri, in via Cavour, incontro quaresimale per

i fanciulli delle elementari e i ragazzi delle medie

27 - Sabato a partire dalle ore 17,00 i sacerdoti sono disponibili per il Sacramento della Riconciliazione.

28 - Domenica V di Quaresima (Sett. I)"Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei" ….."Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?" Ed essa rispose:"Nessuno Signore". E Gesù le disse: "Neanch’io ti condanno, va’ ed’ora in poi non peccare più". (Gv. 8, 9-11)

ore 14,20 presso il Focolare, incontro per i genitori dei fanciulli di 3a el.

31 - Mercoledì in chiesa, ritiro II per gli adulti; due le possibilità:1 – alle 14.30: momento di preghiera, proposta di riflessione, possibilità di preghiera personale e gui-data, davanti all’Eucaristia solennemente esposta; benedizione conclusiva;2 – alle 20.00, per chi è impossibilitato nel pomeriggio, secondo le medesime modalità.APRILE

1 – Giovedì Primo del mese, giornata mensile di preghiera per le vocazioni: dopo la Messa delle 8,30, esposizione del ss. Sacramento, breve adorazione comunitaria, adorazione personale privata fino alle ore 12,00.

2- Venerdì È giorno di astinenza.ore 15.00 Via Crucisore 16.15 presso la chiesa delle Madri, in via Cavour, incontro quaresimale per

i fanciulli delle elementari e i ragazzi delle medie

3 - Sabato a partire dalle ore 17,00 i sacerdoti sono disponibili per il Sacramento della Riconciliazione.

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Comunità in cammino

A PROPOSITO DI ASTINENZA E DIGIUNO: così dice il Codice di Diritto Canonico, canone 1252Alla legge dell’astinenza sono tenuti coloro che hanno compiuto il 14 anno di età; alla legge del digiuno, invece, tutti imaggiorenni fino al 60O anno iniziato. Tuttavia i pastori d’anime e i genitori si adoperino perché anche coloro che nonsono tenuti alla legge del digiuno e dell’astinenza a motivo della minore età, siano formati al genuino senso della peni-tenza.

Proposte per il tempo di QuaresimaLa Quaresima ci prepara alla celebrazione dell’evento fondamentale della fede cristiana: la Pasqua di morte erisurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo.Tempo “forte”, in esso lo Spirito del Signore ci chiama ad aprirci con maggiore disponibilità alla sua Grazia,affinché possiamo attuare un cammino di conversione e giungere a Pasqua almeno un poco rinnovati. È tempoche ci ricorda che la nostra vita è lotta per crescere e lasciarci amare, per diventare capaci di amare a nostravolta: è questa la vita nuova di coloro che, nel Battesimo, sono risorti con Cristo. Le armi di questa lotta:

1- un impegno particolare nell’ascolto della Parola di Dio e una maggiore disponibilità alla pre-ghiera, vissuta anche più intensamente; 2- la pratica penitenziale, che “allena” la volontà, riafferma il primato di Dio sulle cose e ci mettei condizione di attuare 3- una maggiore capacità di condivisione con chi è povero, attraverso le opere di carità fraterna.

La Comunità parrocchiale, secondo le sue fasce d’età, è chiamata a vivere alcuni appuntamenti con il Signore,affinché possiamo imparare a metterlo maggiormente al centro della vita.

Per tutti: - Ogni giorno, le ss. Messe sono precedute dalla celebrazione della Liturgia delle Ore: le Lodi alle 7.00, l’Ora di Terza alle 8.30, il Vespro alle 16.30.

- La Messa delle 8.30 e delle 16.30 è accompagnata da una breve proposta di riflessione.- Ogni lunedì, martedì, mercoledì e giovedì la Messa delle 8.30 è preceduta dalla Via Crucis.- Ogni venerdì, ore 15.00: Via Crucis distinta

b) Per i fanciulli delle elementari e i ragazzi delle medie: - la confessione di inizio Quaresima, rispettivamente giovedì 26/2 e venerdì 27/2, nel pomeriggio- ogni venerdì alle 16.15, nella chiesa dell’Oratorio femm.: incontro di riflessione e preghiera;- il ritiro, secondo quanto indicato nel calendario

c) Per gli adolescenti, i giovani, i giovani adulti: - la confessione di inizio Quaresima, sabato 28/2, alle 17,00- ogni mercoledì, alle ore 20.00, appuntamento quaresimale, in chiesa parrocchiale - dal 22 al 24 marzo, le serate di spiritualità, all’Oratorio femminile.

d) Per gli adulti:- la confessione di inizio Quaresima, sabato 28/2, alle 17.00- l’appuntamento quaresimale del mercoledì, alle 20.00, in chiesa parrocchiale.- il ritiro, secondo la duplice possibilità indicata a pag. 25

Sul numero di aprile verrà indicato il calendario delle celebrazioni penitenziali in vista della Pasqua.

Ricordare che 1) tutti i venerdì di Quaresima sono di magro. 2) Il mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo sono giorni di magro e digiuno per tutti coloro

che vi sono tenuti.

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Da diversi anni la nostra Diocesi sta prendendo coscien-za che l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi (inetà della scuola dell’obbligo) non raggiunge il suo scopoprincipale, quello di generare cristiani consapevoli e coe-renti.Da questa considerazione prendono avvio una serie distudi e progetti che sfociano nel documento che il nostroVescovo ha consegnato alla diocesi il 15 agosto 2003,chiedendo a tutta la comunità diocesana d i esaminarlo,farlo proprio e attuarlo.È certamente una scelta coraggiosa che porterà a vivere ilcatechismo dei ragazzi in modo nuovo.È una scelta difficile perché condurrà ad incomprensionie forse chiusure, almeno nel suo inizio.È una scelta necessaria che si impone alla coscienza dellecomunità cristiane che assistono allo sfilacciarsi dellenuove generazioni di cristiani e che sperimentano al con-tempo comunità cristiane di adulti poco incisive.Con il gruppo dei catechisti abbiamo analizzato e riflet-tuto su questo progetto in vista di una futura e non lon-tana realizzazione.Cercheremo di sintetizzare questo documento propostoalla nostra attenzione e accoglienza a tutta la comunità;per chi lo desiderasse è possibile leggere l’intero docu-mento collegandosi al sito internet della nostra dioce-si(www.diocesi.brescia.it) o chiedendone una copia aisacerdoti.

Il documento dal titolo L’Iniziazione Cristiana deiFanciulli e dei Ragazzi è diviso in tre parti:1. Analisi della situazione2. Orientamenti fondamentali per un nuovaprassi dell’iniziazione cristiana dei fanciulli edei ragazzi3. Itinerario ordinario e cammini differenziatiLa prima tappa riprendendo la lettera pasto-rale dei Vescovi lombardi “La fede inLombardia” (del 1994) cerca di presentareuna fotografia dell’esistente evidenziando ledifficoltà di comunicare la fede in un conte-sto che è radicalmente cambiato rispetto anon molti decenni fa e che non presenta più ipresupposti per la crescita della fede cristiana.Secolarismo, rapidi cambiamenti culturali,fragilità morale, pluralismo religioso sono trai fattori che contribuiscono maggiormente a

costituire questo nuovo panorama sociale e culturale cherisulta di fatto una sfida alla fede cristiana.Nella nostra diocesi la tradizione oratoriana e la presenzaalla catechesi dei ragazzi in età scolare sembrano tenere,ma i frutti di questa azione paiono venire meno; assistia-mo infatti all’abbandono da parte di numerosissimiragazzi della vita di fede una volta raggiunta la S.Cresima.Che fare? Come aiutare i ragazzi a diventare cristiani?Sono interrogativi che sacerdoti, catechisti, educatori sipongono di continuo.Tutti questi elementi evidenziano la necessità di ripensa-re l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi ed unanuova prassi deve essere caratterizzata da una duplicefedeltà: conformità alla situazione odierna e alla veritàdella Rivelazione e della Verità cristiana (attenzioneall’uomo e fedeltà al Vangelo)La prima parte del documento conclude sottolineandoche non è più possibile farsi illusioni di vivere in unasocietà cristianizzata, non è più lecito dare per scontata lafede cristiana. Di qui la necessità di ridare il primato all’e-vangelizzazione in vista del generare o rigenerare la fede.È necessario inoltre superare la prassi di proporre airagazzi un unico cammino sulla falsariga dell’ambitoscolastico (il catechismo che procede parallelo all’itinera-rio scolastico).Più attenzione ai ragazzi e maggior coinvolgimento ditutta la comunità cristiana, che deve essere stimolo edesempio di vita cristiana.(Sui prossimi numeri continueremo l’analisi del documento)

Comunità in cammino - Diocesi

L’Iniziazione Cristiana dei fanciulli e dei ragazzi

di don Oscar

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I nostri fanciulli di 2a elementare stanno muoven-do i loro primi passi del loro Cammino diIniziazione Cristiana.Domenica 30 novembre 2003 alle ore 10,00 duran-te S. Messa hanno fatto “Memoria del loroBattesimo” circondati da mamma, papà e dai loropadrini; erano tutti molto emozionati.Questo momento è stato preparato e vissutomolto intensamente: la domenica precedente si èsvolto presso l’oratorio femminile una giornata diritiro dove abbiamo guardato insieme un filmato,seguito poi da una riflessione e dalla santa Messa;abbiamo preparato anche le preghiere da leggereper questo giorno. Non è manca-to il gioco dove si sono scatenatia più non posso. Il pomeriggio didom. 30/11 abbiamo continuatoin altro modo la festa per il loroBattesimo iniziata al mattino:l’incontro di catechismo si è svol-to con un momento di preghiera,dei giochi e un suntuoso rinfre-sco preparato dalle mamme (gra-zie mamme per le torte e per aver-ci aiutato a pulire gli ambienti…).

Signore, fa che l’entusiasmo cuierano colmi i nostri bambini perquesta festa, li accompagni per tutto il loro cam-mino di vita insieme all’aiuto nostro ma soprat-tutto a quello di mamma e papà.

I catechisti: Elena, Tiziana, Diego, Silvia, Paola, Leonardo, Ambra

Noi sacerdoti aggiungiamo un “grazie” ai catechistiper il molto lavoro che la preparazione di questacelebrazione ha comportato: ricerca dei dati di bat-tesimo, preparazione delle preghiere, prove, confe-zione delle pergamene ricordo, festa del pomerig-gio.Non a caso questo articolo affianca quello che parla

del nuovo Cammino di Iniziazione Cristiana deiFanciulli e dei Ragazzi: una celebrazione che facciaesplicito riferimento al battesimo è da esso prevista:abbiamo giocato un po’ d’anticipo; questo, tra l’altro,ci ha offerto il vantaggio di non trovarci ad introdur-re, quando sarà il momento, troppe novità tutte inuna volta, anche se questa celebrazione era in pro-

getto comunque.

Comunità in cammino - Parrocchia

La celebrazione della “Memoria del Battesimo”

Nelle foto, alcuni momenti della celebrazione

Prima Confessione: Dom. 4 maggio, pom.Messa di Prima Comunione: Dom. 16 maggioSacramento della Cresima: Dom. 6 giugno

Foto

Cap

retti

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L'anno 2003 è stato dedicato dall'Onu alla riflessionesull'handicap. Mi sembra uno spunto importante perriflettere sulla vita e la dignità della vita umana, pursenza entrare in merito ai problemi legati a questa realtà:la nascita e la reazione dei genitori, le problematiche rela-zionali e sociali, l'inserimento nella scuola e nel mondodel lavoro……. La diagnosi in gravidanza di un figlio malformato è undramma di straordinaria intensità. Dalla gioiosa attesa diun figlio al baratro di una vita segnata dal dolore e dallamalattia. Nei sondaggi di opinione non c'è mai stata unamaggioranza favorevole alla libera scelta dell'aborto. Il70-80% degli intervistati è contrario all'aborto per qual-siasi causa. La maggioranza si capovolge e il numero siinnalza, se viene proposto un caso estremo: un figlio gra-vemente malato, che fare? Spesso, su certi argomenti, l'emozione, la compassione,la paura, prevalgono sulla ragione e sull'amore. La logicache sta alla base è quella per la quale l'unica vita che valela pena di essere vissuta è quella perfetta, senza handicap.Una vita con handicap è una vita da buttare. Ma non ècontraddittorio affermare l'uguaglianza e togliere i disa-bili dall'isolamento e poi ordinarne la morte quandosono nel seno della madre? Si può lottare contro la malat-tia uccidendo i malati? La condizione dei disabili certamente pone a tutti degliinterrogativi. La cronaca è ricca di storie che descrivono lainadeguatezza delle strutture, la mancanza di personaleidoneo e una certa difficoltà (o forse indifferenza?) neiconfronti dell'handicap. Ma c'è anche la consolanterealtà di istituzioni splendide a servizio dei disabili e dipersone che non si tirano indietro quando si tratta di col-laborare con le famiglie e i servizi sociali per far staremeglio chi è in difficoltà. Un'attenzione precisa e concre-ta nell'accoglienza dei portatori di handicap, però, impo-ne di non considerare queste persone solo un problemada risolvere. Disabili, handicappati, portatori di handi-cap, diversamente abili…. Forse sono tutti termini sba-gliati o a rischio di uso sbagliato. Quando incontriamouna persona siamo colpiti dal suo volto, dalla sua storia,da quello che, per il solo fatto di esistere, questa persona

ci dona. È forse ingiusto pensare al 'problema' dei disa-bili; è molto più umano pensare a persone in carne e ossa,storia e sentimenti.Il testo che segue non è fantasia. È stato scritto dallamadre di un figlio down, morta alcuni anni fa a Firenze,dove abitava, in piazza S. Gervasio. Aveva raccontato lasua esperienza di una vita passata con un figlio disabile,testimoniando così che nessuna vita è inutile, ed avevaconsegnato lo scritto al suo parroco, don Giancarlo Setti,cofondatore del primo centro di aiuto alla vita in Italia. Il testo è stato pubblicato sulla rivista "Sì alla vita".

"Sei nato a mezzogiorno, di un venerdì. Senza grandi cla-mori, alla svelta, senza farmi soffrire troppo. Avevi gliocchi chiusi, la lingua penzoloni. Ti guardai e pensai: -com'è brutto! - ma non ebbi il coraggio di dirlo e dissi: -com'è piccino! -.Le cose col tempo non miglioravano. Tutti sapevano,intorno a noi, meno tuo padre ed io. Ci mandarono da unmedico famoso. Quando tornai a casa, ti rimisi nella tuaculla, ti guardai e pregai: " Signore, Dio dà, Dio toglie:riprenditelo ora. A che serve la sua vita inutile?".Perdonami, figlio mio.Ti chiesi perdono allora, subito, e ti chiedo perdono ora.Inutile la tua vita?Imparai che eri un figlio come gli altri, solo con problemidiversi. Quando dicesti 'mamma' piansi di gioia anche seavevi tre anni. Quando, malfermo sulle gambe, mi corre-sti incontro, spalancai le braccia e fui felice, anche se avevipiù di quattro anni. E mi insegnasti la pazienza.Quando, in quell'epoca, nessuno ti voleva, né la scuola,né la società, imparai ad essere umile, sorridente e genti-le, perché qualcuno ti facesse una carezza. E mi insegna-sti l'umiltà.Quando la gente cominciò ad accorgersi di tee di quelli come te, cominciai a combattere e combattoancora, perché tu fossi accettato. E mi insegnasti a lottare.Quando infine le altre madri sognavano per i loro figli ilprimo posto nella scuola, nella carriera, nella società, iomi accontentavo dei tuoi piccoli progressi. E mi insegna-sti a desiderare per i miei figli la felicità, non la ricchezzaed il successo.

Comunità in cammino

La tua vita è un donoOBIETTIVO VITA

a cura di Stefano Pedalino

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Inutile la tua vita?E quando venne la zia ad abitare accanto a noi, inaspritadalle sue disgrazie, con un carattere impossibile e insop-portabile, sola, per il vuoto che tutti parenti le avevanocreato intorno, e incapace di star sola, ancora una volta latua vita si mostrò non utile ma necessaria: per ventidueanni tu le facesti compagnia, giorno dopo giorno, sop-portando il suo dispotismo, a volte la sua prepotenza,

volendole bene, addolcendo i suoi momenti tristi, facen-dola sorridere con le tue uscite paradossali. Per ventidueanni desti uno scopo alla sua vita, un ritmo alle sue gior-nate, un perché ai suoi gesti.Inutile la tua vita?Quando lei morì, ti riavemmo tutto per noi. Tuo padre edio, con la maturità, avevamo conosciuto una tenerezzanuova, un'intesa mai raggiunta prima: tutti e tre pas-sammo l'ultima vacanza felice, la più bella di tutta lanostra vita. Poi la malattia, la morte di tuo padre.Quando tornai disperata dal Camposanto, trovai dinuovo te, a casa, te che non sapevi niente, che capivi pocoma che 'sentivi', per quella misteriosa sensibilità che hai,che qualcosa di terribile era successo. E per te ho rico-minciato prima a sopravvivere, poi, sia pure in tonominore, a vivere: per te ho ricominciato a lavorare, a lot-tare.Tu sei la mia compagnia: se ho ancora una carezza, seancora qualcuno mi abbraccia, se qualcuno ancora siricorda che il bisogno di tenerezza non ha età, lo devo ate. Se riesco ancora a dare felicità a qualcuno, questo seitu, a cui basta tanto poco per essere felice. Inutile la tuavita? La mamma. A una di queste mamme, e sono tante, pensava il Papaquando scriveva nell'Evangelium Vitae, al n.87: "Vi rin-graziamo, madri eroiche per il vostro amore invincibile!"La storia di questa madre ci insegna il valore di ogni vita

e come pregare per la vita con la vita. Pregare per la vita èrendere grazie e aprirci alla meraviglia del dono: la vita èun dono che non ha prezzo, richiede gratuità e genera, asua volta, dono. Pregare per la vita è chiedere perdono perché non cilasciamo più stupire da chi ci vive accanto, perché consi-deriamo le persone secondo i parametri dell'utilità e delreddito, per le tante forme e i tanti modi in cui facciamodella vita una cosa di cui disporre a piacimento, per ladisattenzione, lo scarso coraggio, il disinteresse. Pregare per la vita è anche chiedere un'attenzione rinno-vata e uno sguardo profondo per lasciarci sorprendere,per stare accanto ad ogni persona che vive, per aprirciall'altro e impegnarci per la tutela della vita, perché nonsia una cosa tra tante, ma un dono, anche quando si pre-senta nel segno della debolezza e della sofferenza.Ho osservato….Ho osservato il piedino di un piccolo nella sua boccaancora avida di latte, le mani di un vecchio ferme, assu-mere l'acqua da una mano fraterna.Ti dico grazie per l'occhio che il tuo Spirito, Signore,rende acuto e intravede il mistero della vita dono daldono, anche se tribolata, negata, sofferta.Il coraggio ti chiedo per la mia vita. che sia il canto ditutti i giorni, la promessa che non fallisce, l'impegno chenon viene meno, il dono che non si ritrae, come fu il Sì diTua Madre e le Tue braccia stese per tutti.

Enrico Solmi (Noi - Suppl. Avvenire- Gennaio 2003)

Comunità in cammino

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Comunità in cammino

LA CHIESA – LA RELIGIONE – LE SETTE( SECONDA PARTE)

a cura di don Francesco

Nella visita pastorale dell’arcivescovo Bruno Forestiè stato distribuito ai parroci un questionario atti-nente alla presenza sul proprio territorio di aderen-ti a nuovi movimenti religiosi. Tra i risultati del son-daggio risalta il dato riguardante i seguaci deiTestimoni di Geova ( forse impreciso per difetto)che appaiono presenti nella meta delle parrocchie eche sembrano disporre delle sale del regno ampia-mente distribuite sul territorio diocesano.Considerata la capillare diffusione dei seguaci delmovimento, è comprensibile che si possa esserefacilmente visitati da essi al proprio domicilio o chesi ricevano copie delle loro pubblicazioni quindici-nali “ La torre di guardia” e “ Svegliatevi”. In talunicasi il contatto può avvenire tramite parenti o cono-scenti, colleghi di lavoro…

l STORIA E DOTTRINA. La storia ha inizio nelsecolo scorso, quando nell’ambiente cristiano nordamericano sorsero altri movimenti che acquisironoin seguito, tratti ben distinti. Il fondatore CharlesT.Russel ( 1852 – 1916)aderì alla religione avventi-sta ( = corrente cristiana che riteneva prossimo ilritorno in terra di Cristo e basando-si su una serie di speculazioninumerologiche e su opinali inter-pretazioni di alcuni testi biblici,annunciò che Gesù sarebbe visibil-mente tornato sulla terra nel 1914).Per lui ed i suoi seguaci il fallimen-to di questa previsione fu un durocolpo, che però non provocò le finedel gruppo, perché Russel pensòbene di formulare una nuova previ-sione. Alla sua morte il successoreRutherford fissò la venuta di Cristoper il 1925, però si rivelò nuova-mente errata. I dirigenti del gruppo

nel corso dei decenni perfezionarono i metodi diindottrinamento e svilupparono un apparato didottrine che richiedono l’adesione incondizionatadegli adepti. Attualmente un gruppo ristretto dipersone costituisce il corpo direttivo, suprema auto-rità del movimento con sede a Brooklyn, che prov-vede alla elaborazione dei testi dottrinali e si adope-ra affinché le variazioni del tempo e le contraddi-zioni presenti nei propri insegnamenti non venganopercepite dai seguaci. La loro dottrina preannunziacome prossima la fine del mondo ( senza precisareuna data) e la necessità di aderire al gruppo se sidesidera essere guidati in modo giusto nel giornodel giudizio.

Dio avrebbe un corpo spirituale e abiterebbe in unben delimitato luogo nello spazio. Lo Spirito santonon è una persona, ma la forma priva di ragione del-l’energia divina. Gesù non è Dio, ma la sua primacreatura, cioè l’arcangelo Michele. I testimoni diGeova devono dedicare gran parte del propriotempo allo studio dei testi ed alla predicazioneporta a porta, durante la quale distribuiscono le

CHI SONO I TESTIMONI DI GEOVA ?

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Comunità in cammino

loro pubblicazioni. La vita del testimone di Geovaè regolata dettagliatamente dal corpo direttivo edi contatti personali con i seguaci sono di fattoridotti alle occasioni di propaganda, ai doveri lavo-rativi ed alle necessità della vita quotidiana. Chiaderisce al movimento perde nell’asco di qualchetempo tutti i rapporti al di fuori del gruppo com-presi quelli con i familiari e parenti o amici e le isti-tuzioni del corpo direttivo si trasformano nell’uni-ca realtà che conosce.

lQUESTIONI RILEVANTI. I testimoni di Geovasostengono che la loro fede si basa esclusivamentesulla Bibbia, è vero? Be essi credono pedissequa-mente a quanto è insegnato dal corpo direttivotramite le pubblicazioni del movimento, accettan-done supinamente dottrina e interpretazioni deitesti biblici, anche quando sono infondate o erra-te. La loro Bibbia si intitola “ Traduzione delNuovo Mondo delle Scritture sacre” si tratta diuna edizione affidabile del sacro libro? Questitesti biblici subiscono un sottile tradimentoin modo che risultassero adeguati per soste-nere gli insegnamenti del corpo direttivo.A titolo esemplificativo si veda la tradu-zione della lettera ai Colossesi (1,16)che il volume traduce:” tutte le altrecose sono state create per mezzodi Lui e per lui ( Cristo)” l’agget-tivo “altre” non compare neltesto greco ma è statoaggiunto nella versioneper dare intendere cheEgli non sarebbe altro che una creatura tra molteescludendone altre così la natura divina. Si consi-derino pure la sistematica e scientificamente inno-vativa traduzione di Palo di Tortura laddove c’èriferimento alla croce di Cristo, il surrettizio uti-lizzo di Geova ( erronea vocalizzazione di YHWH)nel nuovo testamento, ove il termine non comparemai: il ricorso a interpretazioni che vengono sosti-tuite alla corretta traduzione del testo ( questo è ilmio corpo) di Matteo 26,26 vien tradotto dai geo-viti così:” questo significa il mio corpo” I testimoni di Geova possono essere considerati

cristiani? Be’, le loro dottrine negano verità fonda-mentali che sono tradizionalmente professate daicristiani, quali la Trinità dell’Unico Dio e divinitàin pienezza di Gesù Cristo. Con una simile pre-messa è arduo affermare che il movimento diGeova possa essere annoverato fra le Chiese cri-stiane.

[Nessuna Chiesa cristiana li riconosce come tali:non la Cattolica, né l’Ortodossa e nemmeno levarie Chiese Protestanti.Non basta il fatto che si usa la Bibbia - in qualemodo, lo si è già accennato - per rivendicare l’ap-partenenza al cristianesimo: sarebbe come se unitaliano pretendesse di appartenere al popolotedesco solo perché mastica, con qualche contraf-fazione, grammatica e vocaboli della sua lingua epretendesse di possedere lui la vera lingua tedesca,mentre, per quanto riguarda divergenze gramma-ticali, di pronuncia o di vocabolario, sarebbero

quelli che la parlano da sempre a sbagliarsi. Taleè il modo di pensare, al tempo stesso ingenuo ed

arrogante -NdR]

Quale atteggiamento è opportuno assu-mere nel caso si venga interpellati

dagli adepti di questo movimento?E’ impossibile realizzare un dialo-

go autentico con i testimoni digeova, perché essi hanno un

unico obiettivo : l’ INDOT-TRINAMENTO dell’a-

scoltatore e non presta-no attenzione ai suoi

argomenti se contrari alle loro convinzioni. Se si èadeguatamente preparati, cioè se si dispone di unasolida conoscenza della Sacra Scrittura e se si èconsapevoli delle manipolazioni dei testi in cui itestimoni di Geova sono provetti, non è da esclu-dere un onesto confronto biblico cioè un confron-to fra la Sacra Scrittura ed libro della Bibbia chenon è simile a quello cristiano cattolico, ma èmanipolato dal Corpo Direttivo.

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Da “La Voce del Popolo” presentiamo una pagina, di gran-de interesse, che riguarda la legge appena uscita sulla fecon-dazione. Può aiutare a capirci qualcosa, dopo che in modobanale i soliti hanno aperto bocca solo per dare aria aidenti... (magari dicendo che è stato un regalo di Natale delgoverno al papa).

di Massimo Gandolfini

Non è una vittoria della morale cattolica e neppuredel cosiddetto “stato etico”; è semplicemente unavittoria della ragione e del buon senso.La virtù teologale della carità ci invita a dare sempreper scontata la “buona fede” in chiunque, anche inchi - come in questi giorni - si è lasciato andare adaffermazioni erronee, aberranti e fuorvianti.Se dovessimo prescindere da questo atteggiamento,non potremmo che parlare di malafede e di bugievolute e volutamente propagandate.Una chiarificazione dei termini in discussione può,allora, essere servizio utile a tutti.

Primo tema: il diritto ad avere un fi glio, il diritto allamaternità. Questo “diritto” non esiste; non è sancitoda alcuna legislazione nazionale, non è menzionatoneppure nella Dichiarazione Universale dei DirittiUmani. Al contrario, è solennemente affermato ildiritto di ogni bambino ad avere una famiglia, unpadre ed una madre. Si affaccia prorompente lacosiddetta “terza cultura”, fondata sull’imperio deldesi derio e del potere tecnologico, che vuole affon-dare il momento procreativo nella palude del mer-cato (e, quindi, del soggettivo), la vita è a disposizio-ne del desiderio dell’utente. Si vuole un fi glio:fecondazione; non lo si vuole: aborto; lo si vuole main un certo modo: clonazione.

Secondo tema: con questa legge nasceranno 15/20mila bimbi in meno all’anno in Italia, paese in cuiil problema denatalità confi gura gravi scenarisociali. Preoccupazione davvero concreta e nobile, se

dietro la porta non ci fosse la strage di innocentiprovocata dall’aborto legalizzato da 25 anni: 4milioni di feti abortiti (una media di 150.000/anno,senza contare i non calcolabili “aborti chimici”).

Terzo tema: questa legge provocherà un colpevolerallentamento della ri cerca scientifi ca in ambitogenetico, in particolare sul fronte delle cellule sta-minali. Possiamo rassicurare il grande pubblico:non solo la ricerca prosegue con promettenti svilup-pi, ma anzi lo studio delle cellule staminali da dona-tore adulto (cioè, senza bisogno di produrre embrio-ni per poi ucciderli!) sta dando risultati più che sod-disfacenti.

Quarto tema: questa legge, escludendo la possibilità“eterologa” (utilizzo di gameti estranei alla coppia),limita gravemente la possibilità pratica di ese-guire fecondazioni. L’ottica corretta con cui valu-tare questo tema è quella del nascituro: si può pen-sare che sia assolutamente ininfl uente ed irrilevan-te per lo sviluppo della personalità che il bambinovenga privato del diritto di conoscere le proprie“radici parentali”? Si obbietta che è quanto avvienenella legislazione che regola l’adozione speciale.Attenzione: un conto è trovarsi nella necessità diriparare una situazione “patologica” già esistente(l’abbandono del fi glio), un conto è sancire a prioriper legge l’instaurarsi di quella situazione patologi-ca. Se la prima evenienza costituisce di fatto il “maleminore”, che si subisce e si cerca di riparare, laseconda lo provoca e lo legalizza.

Quinto tema: l’embrione non è un essere umano.La specie “homo sapiens” è connotata da un patri-monio genetico costituito da 46 cromosomi (22coppie di cromosomi somatici + 1 coppia di cromo-somi sessuali: XY per il maschio, XX per la femmi-na). L’embrione umano è dotato esattamente delpatrimonio genetico sopra esposto: è davvero arduoaffermare che non si tratta di essere umano!

Comunità in cammino

A proposito della Legge sulla Fecondazione Assistitatra buon senso, onestà intellettuale e ideologia

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Ciò che ciascuno di noi è oggi (giovane, adulto, anzia-no, operaio, avvocato, insegnante, casalinga, celibe,coniugato, zio, nonno...) era un embrione qualchedecina di anni fa.Potremmo proseguire in questa disamina; se fosseutile potremo rimandare ad una prossima puntata.Concludendo, a 25 anni dalla legge 194/78 sull’aborto,giunge una legge che cerca di mettere ordinenegli abusi procreatici di questi ultimi anni. Unabuona legge, anche se la morale va ben oltre la leggestessa.Ma non si utilizzi questa legge per celebrare la vittoriadei cattolici e la sconfi tta del laici: speriamo, invece,cattolici e laici insieme, che si possa inaugurare untempo in cui il buon senso, fecondato dai principidella morale naturale, abbiamo il sopravvento sulladittatura della ideologia e dell’egoismo.

Comunità in cammino

Divieto della fecondazione eterologaLa legge, tra l’altro, vieta l’uso di tecniche di pro-creazione eterologa che prevedono l’uso di gametinon appartenentialla coppia.No per single e coppie gayPossono accedere alle tecniche solo le coppie dimaggiorenni di sesso diverso, coniugate o convi-venti, in età potenzialmente fertili, entrambi viventi.Esclusi quindi i single, i gay e l’uso di gameti di geni-tori già defunti. Il Senato ha pure deciso di defi nirecon più precisione il concetto di convivenza affidan-do al governo il compito di stabilire i requisiti perdefinire le unioni “stabili”.No alla clonazione all’”utero in affitto” ealle “mamme nonne”Sono vietati la clonazione umana, le maternità sur-rogate (utero in affi tto) e gli interventi su donne oltreilcinquant’anni (già vietati dal codice deontologicodei medici).No alla crioconservazione e alla manipo-lazione dell’embrioneTutti gli embrioni che si formano attraverso la fecon-dazione in vitro dovranno essere trasferiti in utero.Vietato il congelamento e ogni forma di intervento omanipolazione dell’embrione e implicitamente vieta-ta la diagnosi preimpianto in utero, per stabilire lapresenza o meno di malformazioni.Dei 27 mila embrioni attualmente congelati dovràdecidere il Ministero della salute. A questo riguardosi può notare come la legge preveda per coppie ste-rili la possibilità di adottare embrioni congelati“disconosciuti” dalle coppie che li avevano generati.Stato giuridico del bambinoLa legge assicura il diritto a nascere del concepito.Inoltre stabilisce che i bambini nati con la feconda-zione assistita saranno figli legittimi della coppia oacquisiranno lo status di figli riconosciuti della cop-pia o della madre.Non più di tre embrioni per voltaNon potranno essere fecondati più di tre ovociti pervolta ed è stabilito il divieto di revocare il consensoall’impianto dopo che sono stati creati gli embrioni.Il dovere di informareIl medico deve informare la coppia sui metodi, suiproblemi bioetici e sui possibili effetti collaterali sani-tari e psicologici, sulle probabilità di successo e suirischi, nonché sulle relative conseguenze giuridiche.SanzioniLe sanzioni per i medici che ricorrono alla procrea-zione eterologa vanno da 300 mila a 600 mila euro.Per itentativi di clonazione è prevista la reclusioneda 10 a 20 anni.

I termini della legge

a cura di E. De Angeli

FESTA DELLA FAMIGLIAE’ stata celebrata domenica 28 dicembre 2003,nella Messa delle 11.00, in occasione della festadella S. Famiglia di Nazareth. Numerose le cop-pie presenti alla celebrazione; simpatico il ritro-vo a pranzo, presso il Focolare.I vari momenti della festa sono stati preparaticon passione ed entusiasmo dal Gruppo delleCoppie che ringraziamo, insieme ad Angela,ottima cuoca.

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Comunità in cammino - dall’oratorio

Come ogni anno all’inizio delle attività vengo presa damille dubbi e domande su quello che sto facendo, que-sta volta ho deciso di provare ad immaginarecosa il nostro fondatore mi avrebbe risposto:“Nel vostro passaggio in questo mondo, cheve ne accorgiate o no, chiunque voi siate odovunque andate, state lasciando dietro divoi una traccia. Altri la noteranno e potrannoseguirla. Può essere una traccia che li conduceal bene, ovvero può portarli fuori strada. Ciòdipende da voi….la vostra traccia è segnata daazioni, dalle frasi che dite e dalle parole chescrivete….” (Baden Pawell)Ma a che serve quello che faccio? Che traccialascio ai miei ragazzi?La risposta sta nei nostri bambini, ragazzi egiovani, vogliamo per loro una vita felice epiena di senso, vogliamo che diventino perso-ne libere di essere loro stessi, libere di pensarecon la loro testa, perché alla fine crediamo dipoter costruire un mondo migliore per tutti.Ma chi sono io per poter fare questo?Sei un capo scout! Essere capo scout non vuol direessere una persona migliore di altre, ma avere la possi-bilità attraverso il nostro metodo di educazione dipoter testimoniare amore, speranza coraggio e la capa-cità di stupirsi.Chi me lo fa fare?Il Signore, pensa alla parabola del seminatore, cosa fa?Semina, non importa quale sarà il raccolto, qualchechicco non germoglierà, altri invece si. Tu inviti iragazzi a donare la vita per gli altri, come tu fai perloro.E se non ce la faccio?Chiedi aiuto alla tua comunità capi, avete lo stessofine comune: la volontà di crescere intorno a dei valo-ri, la ricerca comune del confronto. Siete una squadra,ognuno gioca il suo ruolo però se non siete uniti nonarriverete mai alla fine.Alla fine mi chiedo come sarebbe la mia vita senzascout, la risposta mi esce spontanea VUOTA, perché loscautismo mi prende, mi sfinisce, mi esalta, mi rendefelice senza mi sentirei come un bambino che vede gli

altri salire sulle montagne russe ma non ci sale mai.Vi saluto con la preghiera del capo

PREGHIERA DEL CAPO

Fa’, o Signore, che io Ti conosca e la conoscenza mi porti ad amarti e l’amore mi sproni a servirTi ogni giorno più generosamente.Che io veda, ami e serva Te in tutti i miei fratelli, ma particolarmente in coloro che mi hai affidato.Te li raccomando, perciò, o Signore, come quanto ho di più caro, perché sei Tu che me li hai dati ed a Te devono ritornare.Con la Tua grazia, Signore, fa’ che io sia sempre loro d’esempio e mai d’inciampo; che essi in me vedano Te ed io in loro Te solo cerchi: così l’amore nostro sarà perfetto. E al termine della mia giornata terrena, l’essere stato Capo mi sia di lode e non di condanna.Così sia.

SCOUTESSERE CAPI SCOUT………CHI CE LO FA FARE?

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“ Signore Gesù, grazie dei doni che ci hai dato. Grazie della nostra povertà, della nostra solitudine, dellanostra malattia, della nostra sete di amore, della nostra fame di comprensione, della nostra sazietà di silenzio.Grazie Signore del povero, mio fratello, che mi hai messo accanto. Grazie per queste baracche di lamiera.Grazie della pioggia che, ogni volta, passa da questo tetto e mi purifica. Grazie per questo freddo che, pun-gendo, mi ricorda che anche tu nascesti e moristi al freddo. Grazie per questo cielo buio che ogni sera miricorda che, anche tu solo senza gli amici più cari , avevi solo la compagnia delle stelle. Grazie Signore per-ché in questa mia solitudine e povertà ho trovato il CALORE e la SOLIDARIETA’ di tanti cuori e volti, a menon noti, che mi hanno offerto amore, cibo, vestiti e tanto affetto.Grazie Signore perché mi hai mandato questi angeli per ascoltarmi e curarmi, come fecero con te quandonascesti, soffristi e risorgesti. Grazie Signore perché mi hanno visto come fratello, amico e…come se tu fossiin me. Mi hanno paragonato a Te, ma come mai questo paragone? Sono forse io, povero e sporco, simile ate? Sì…anch’io sono come Te perché soffro come hai fatto Tu. Sono solo come lo eri Tu. Solo ma…con tantiangeli che mi vogliono bene e mi amano come hanno fatto con te. Grazie Signore perché con questo segnoconcreto di amore e carità mi sento anch’io, di nuovo tuo figlio e fratello e soprattutto cristiano…”

( Laki, povero di Trento)

RESOCONTO DELL’ANNO 2003

€ 900.00 Per i nostri missionari Coccagliesi€ 525.00 Avvento di Fraternità ( progetto Palestina)€ 503.00 Emergenza Irak€ 740.00 Emergenza Algeria€ 180.00 Quaresima di Fraternità ( Charitas Diocesana)€ 250.00 Sostegno mensa poveri OFS di Milano€ 250.00 Sostegno mensa poveri Charitas Brescia€ 775.00 Giornata del Pane€ 4.123.00 TOTALE VERSATO PER I POVERI

Comunità aperta

( a cura di G.Pedrali )

Graziea nome di tutti i poveri che,

grazie al vostro gesto di amore, abbiamo potuto aiutare.

Dio vi benedica e ricompensi!

Anziché scrivere un articolo sul senso della carità e dell’amore al prossimo abbiamo ritenuto giusto ed opportuno pubblicare que-sta preghiera che scaturisce da un cuore semplice ed umile, per ringraziare tutti coloro che, nell’anno appena trascorso, ci hannosostenuto ed aiutato ad alleviare, in parte, il dolore e le prove di chi, al contrario di noi, vive la povertà e la solitudine. Ascoltare lavoce del povero, come ci ha ricordato Laki nelle parole sopra lette, è ascoltare la voce di Cristo poiché servire il povero vuol dire ser-vire Cristo stesso.

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Comunità aperta

Vita missionariaE’ un bresciano, Mons Cesare Mazzolari, il Vescovodella Diocesi di Rumbek a scriverci:

Il Natale del 2003 ha portato tre doni singolari almartoriato paese del Sudan; “Comboni Santo - ilprimo Cardinale Sudanese - la Prospettiva di pace”.Condividiamo con voi, amici del Sudan, questi doniche ci rianimano dopo anni di guerra, sofferenze eincessanti preghiere. Dio è con noi, l’Emmanuele.

Lo sentiamo vivamente, la nostra gioia é grande, ediciamo grazie. Ora inizia un immenso lavoro di pre-pace e di ricostruzione. Non Lasciateci soli!

Offrite anche voi un dono natalizio per la ricostruzio-ne del Sudan.

Il Vescovo di Rumbek pone insieme alla gioia unappello disperato “Bisogna rompere il silenzio: fateviportavoce di questa necessità. Qui si muore di fame,di sete, di malattia, di guerre. E nessuno ne parla”.

La Diocesi nel sud del Sudan occupa in un territoriodi 120000 Kmq popolato da 3800000 abitanti.Nell’ambito della Diocesi operano 33 padri, 43 suore7 fratelli, un diacono, tra questi 16 italiani. Per esserepiù vicino a noi nella gioia del Santo Natale ha volutoscrivere di suo pugno la seguente lettera:

DIOCESE OF RUMBEKc/o Bethany House, P.O.Box 21102, Nairobi 00505

Natale 2003Carissimi Amici.

“Pace in terra agli uomini di buona volontà!” Questo fu l’an-nuncio degli angeli a Betlemme; questo è il felice annuncio che

vi mandiamo dal Sudan: “E sorta l’alba della pace nelSudan!” Finalmente, ci sarà pace in terra Sudanese. Gloria aDio per la sua bontà!

Dalle trattative di pace. in cui anche l’Italia ha giocato ungrosso ruolo, stiamo arrivando al concordato per sei anni diricostruzione del paese e di preparazione per un referendumdecisivo per il futuro governo del Sudan.

Siamo felicissimi e riconoscenti a tutti coloro che ci hannosostenuto in questo lungo e triste periodo di guerra (benvent’anni di distruzione). Ora è tutto da ricostruire daipozzi, ai tetti delle nostre case, dalla salute all’educazione,dalle strade ai ponti e piste aeree e soprattutto dalla culturatriste della guerra, alla cultura di pace, perdono e concordia.Una lunga e impegnativa riabilitazione materiale, sociale emorale. Non sarà possibile riabilitarci da soli nell’isolamentoe povertà lasciatici dalla guerra. Abbiamo bisogno dellavostra solidarietà. Non lasciateci!

Come Gesù. Maria e Giuseppe hanno avuto bisogno deipastori che avevano sentito l’annuncio di pace, anche noi nelSudan abbiamo bisogno del vostro aiuto. Siate i buoni pasto-ri, che avendo saputo dell’arrivo della pace, manderete ivostri doni ai superstiti della guerra del Sudan.

Buon Natale!

Vi benedico di cuoreMons. Cesare Mazzolari

Vescovo di Rumbek

ESULTIAMO INSIEME AL POPOLO DEL SUDAN

ESULTIAMO INSIEME AL POPOLO DEL SUDAN

E’ un bresciano, Mons Cesare Mazzolari, il Vescovo della Diocesi di Rumbek a scriverci:

Il Natale del 2003 ha portato tre doni singolari al martoriato paese del Sudan; “Comboni Santo - il primo Cardinale Sudanese e la Prospettiva di pace”. Condividiamo con voi, amici del Sudan, questi doni che ci rianimano dopo anni di guerra, sofferenze e incessanti preghiere. Dio è con noi, l’Emmanuele.

Lo sentiamo vivamente, la nostra gioia é grande, e diciamo grazie. Ora inizia un immenso lavoro di pre-pace

Non Lasciateci soli!

ESULTIAMO INSIEME AL POPOLO DEL SUDAN

E’ un bresciano, Mons Cesare Mazzolari, il Vescovo della Diocesi di Rumbek a scriverci:

Il Natale del 2003 ha portato tre doni singolari al martoriato paese del Sudan; “Comboni Santo - il primo Cardinale Sudanese e la Prospettiva di pace”. Condividiamo con voi, amici del Sudan, questi doni che ci rianimano dopo anni di guerra, sofferenze e incessanti preghiere. Dio è con noi, l’Emmanuele.

Lo sentiamo vivamente, la nostra gioia é grande, e diciamo grazie. Ora inizia un immenso lavoro di pre-pace

Non Lasciateci soli!

Il Vescovo di Rumbek pone insieme alla gioia un appello disperato “Bisogna rompere il silenzio: fatevi portavoce di questa necessità. Qui si muore di fame, di sete, di malattia, di guerre. E nessuno ne parla”.

La Diocesi nel sud del Sudan occupa in un territorio di 120000 Kmq popolato da 3800000 abitanti. Nell’ambito della Diocesi operano 33 padri, 43 suore 7 fratelli, un diacono, tra questi 16 italiani. Per essere più vicino a noi nella gioia del Santo Natale ha voluto scrivere di suo pugno la

DIOCESE OF RUMBEK

Carissimi Amici.

“Pace in terra agli uomini di buona volontà!” Questo fu l’annuncio degli angeli a Betlemme; questo è il felice

pace nel Sudan!” Finalmente, ci sarà pace in terra Sudanese. Gloria a Dio per la sua bontà!

(ben vent’anni di distruzione). Ora è tutto da ricostruire

di pace, perdono e concordia. Una lunga e impegnativa

Come Gesù. Maria e Giuseppe hanno avuto bisogno dei pastori

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Comunità aperta

In Sudan non ci sono poste, telefoni o altriservizi di comunicazione. Perciò il VescovoMons. Cesare Mazzolari e tutto il personalelaico e religioso della diocesi di Rumbek puòessere contattato solo tramite la loro base diNairoibi, in Kenia.

Chi volesse inviare direttamente aiuti finan-ziari può usare il trasferimento bancario inEuro sul conto: Banca CITIBANK, P.O.Box 30711, Nairobi, Kenia, SwitfCITIKENA intestato a:“D.O.R. Administration”, numero101.966.038.

(N.B. trasferimenti dall’Estero tramite CITI-BANK London, conto No 8611629.)

Ben-Tar

segue dalla colonna precedente

Con i nostri mezzi abbiamo trasportato i Soci bisognosi dicure a Rovato, Palazzolo e CHiari, abbiamo consegnatogiornalmente pasti a domicilio, trasportato alla CasaAlbergo per l’Hospital Day quanti ne avevano bisogno,segbalati dall’Assessore ai Servizi sociali; nei mesi di mag-gioi e ottobre abbiamo organizzato viaggi a TrescoreBalneario per cure inalatorie.

Per le attività culturali: gite a Lodi e Cremona a maggio; asettembre il giro del lago di Garda.Gare di briscola presso il Centro Diurno, a giugno il con-certo del Civico Corpo Bandistico di Coccaglio e a dicem-bre il concerto dell’Orchestra a Plettro (chitarre e mando-lini) presso il nuovo ristrutturato teatro.

Si ricorda che per le visite ai vari centri di Rovato - Chiari -Palazzolo basta prenotare presso la segreteria, dalle 9.00alle 11.30 al n° 030 7703666.Sento inoltre il dovere di ringraziare iun modo particolarei soci Cancelli Davide e Minelli Angelo per il lavoro di assi-stenza svolto didinteressatamente per i soci deceduti.Purtroppo, un’ombra offusca il loro lavoro ed in partico-lare quello Socio Cancelli Davide, contro il quale personeche che non hanno nemmeno il coraggio di qualificarsi,lanciano accuse e discredito con lettere anonime. Se sivuole colpire l’Associazione Pensionati per l’assistenzadisinteressata ai familiari dei Soci deceduti, si sappia che ilnostro lavoro senza fini di lucro è apprezzato e invidiato eche il nostro operato è di una limpidezza cristallina, dimo-strabile a chi lo richiede.

Perché l’Associazione Pensionati possa continuare a viveree prosperare, chiediamo collaboratori per poche ore gior-naliere. Vi aspettiamo.

Ai nostri Soci e ai concittadini i migliori Auguri.

Il PresidenteNicolò Gesmundo

APC ASSOCIAZIONE PENSIONATI“ANGELO MASSETTI”

CENTRO DIURNO

Eccoci a voi.

E’ usanza ogni inizio anno scambiarsi gliauguri per un proficuo e felice anno nuovo:è quanto la nostra Associazione rivolge aquanti operano con essa per rendere la vitapuù vivibile a chi ne ha bisogno.E’ anche tempo di bilanci, per chiedersi sequanto è stato fatto è soggetto a correzioni ea miglioramenti; se sono state rispettate leNorme statutarie tracciate dai nostri prede-cessori.Abbiamo cercato di attuare le finalità dicarattere sociale: quelle socio assistenziali; dicarattere civile: miglioramento della vita; ditipo culturale: la promozioner di attivitàturistiche e sportive.

DAL MONDO DEL VOLONTARIATO

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riflessioni in margine all’Ottavario di Preghiera 2004 per l’unità dei Cristiani che si conclude oggi, 25 gennaio

PIETRO: il Primato della Caritàa cura di don Giovanni

Comunità aperta - Chiese cristiane

Uno dei punti cruciali del dialogo ecumenico, forsequello in apparenza più consistente, è la questione delpapato. Fin dai primi secoli i cristiani capirono checon la morte di Pietro non era venuta meno l’esigen-za di un ministero "petrino" (=di Pietro)al serviziodella fede e della comunione, così come non era venu-to meno il bisogno di un ministero apostolico e dialtri ministeri suscitati dallo Spirito nella primacomunità cristiana di Gerusalemme. La Chiesa appa-re storicamente una comunione che necessita di unasua organizzazione: il vero problema consisterà sem-pre nell’individuare quale forma i diversi carismi eministeri suscitati in essa dallo Spirito debbano assu-mere affinché la Chiesa rimanga totalmente fedelealla missione per cui è sorta. L’unico e perenne pro-blema è la fedeltà al Vangelo da parte delle strutturedi cui essa si dota lungo i secoli! Nella Chiesa antica, la successione al servizio dellacomunione fu da subito riconosciuta al vescovo diRoma: un servizio da svolgersi nell’obbedienza al pri-mato della carità, mettendo a frutto i doni del discer-nimento, che viene dalla fede, e della saldezza che sca-turisce dal sostegno misericordioso del Signore. Secondo Ignazio di Antiochia la Chiesa di Roma "pre-siede nella carità", e sarà a Roma che ci si rivolgerà peruna parola di conferma nella fede al tempo delle gran-di controversie del IV e del V secolo: sarà cioè nellacomunione con la Chiesa di Roma che le altre comu-nità eucaristiche del mondo verificheranno il loroessere autentica realizzazione della Chiesa universale,compaginata attorno ai loro vescovi. Tuttavia, proprio questo dono del ministero petrinofatto dal Signore alla sua Chiesa è diventato con iltempo una difficoltà per la maggior parte dei cristia-ni non cattolici, e nella Chiesa oggi divisa costituisceforse il punto più controverso nella ricostruzione del-

l’unità visibile. Che fare allora? Ci pare che un’indica-zione fondamentale sia stata data da Giovanni PaoloII nella sua enciclica Ut unum sint (Che tutti sianouno): si tratta di prendere atto della differenza esi-stente tra il ministero petrino, delineato in modo sta-bile e normativo nel Nuovo Testamento, e la formastorica che esso è venuto assumendo nel corso deisecoli, che nel tempo è mutata e che può - e all’oc-correnza, deve - ancora mutare.Qui bisogna essere molto chiari: non si tratta di

rinunciare a un servizio che l’esperienza apostolica equella dei primi secoli ritenne così importante per lafede dei cristiani e la comunione tra le Chiese. Nemmeno è vero che i non cattolici neghino unani-memente qualsiasi funzione o ministero al papato,anzi, così scriveva quasi trent’anni or sono il teologoriformato (protestante) Jean -Jacques von Allmen:

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"Annientando se stesso per togliere dalla strada del-l’ecumenismo l’ostacolo più grave, il Papa in realtànon abbatterebbe soltanto uno dei pilastri della cul-tura e della storia dell’Occidente (cosa da cui ilmondo potrebbe guarire) ma […] rigetterebbe ilprincipio stesso di un ministero corrispondente aquello di Pietro nella struttura del collegio apostoli-co… Il Papa deve difendere il suo primato come sidifende una vocazione!". Parole significative, tantopiù se si trovano sulla penna di un autore prote-stante.È bene dirlo: non si fa nessun servizio al Vangelonegando l’esistenza del ministero petrino nel NuovoTestamento, così come non si è fedeli al mandatoconsegnato da Cristo alla sua Chiesa se si tralascia-no elementi essenziali ditale ministero. Alle paroledi von Allmen fanno eco illustri esponenti dell’orto-dossia contemporanea, come il patriarca diAntiochia Ignazio IV, il metropolita del LibanoGeorge Khodr’ o il vescovo Kallistos di Diokleia(diocesi dipendente dal patriarcato diCostantinopoli), e molti altri ancora. Sempre più siavverte la necessità di un ministero primaziale diunità di fronte alle patologie croniche e secolaridovute proprio alla mancanza di questo servizio: ilnazionalismo delle Chiese, l’identità particolaresovente affermata a scapito dell’universalità e dellacattolicità della Chiesa, la tentazione del provincia-lismo, la paralisi nell’esprimersi a una sola voce, lalitigiosità che si protrae senza possibili arbitratiurgenti né servizi di riconciliazione... Sì, una nostal-gia inizia a farsi sentire, una nostalgia di "Romaaltrimenti", come scrive Olivier Clément, grandeteologo ortodosso di lingua francese. Il problema allora non è, come qualcuno pensa, dichiedere al papato che non eserciti il suo servizio; sitratta piuttosto di ripensare il papato e i suoi stru-menti affinché il servizio alla verità e alla cattolicitàdella fede si compia nella carità e nell’autenticorispetto di un legittimo pluralismo.

Insomma, ci sono cose che appartengono allavolontà manifestata dal Signore Gesù: tra queste ilfatto che Pietro sia a capo del collegio apostolico; vene sono altre che derivano dalle circostanze stori-che: il fatto che Pietro sia morto a Roma, fa’ in

modo che il suo successore oltre che il Vescovo diRoma sia anche il papa della Chiesa Universale; infi-ne, vi sono quelle che cambiano col tempo: non èscritto da nessuna parte, nella Bibbia, che il “gover-no” della Chiesa debba essere fortemente centraliz-zato com’è attualmente e che, di conseguenza, peres., debba essere il Papa, vescovo di Roma, a decide-re chi deve essere vescovo a Sydney o a New York: neiprimi secoli le cose non andavano in questo modo.È nota per es., la vicenda di s. Ambrogio che, laiconon ancora battezzato, fu acclamato vescovo dalpopolo di Milano.

Nel già accennato passaggio dell’enciclica su men-zionata, Giovanni Paolo II ha compiuto un passoenorme, che non è sfuggito ad alcuni dei capi dialtre Chiese: il patriarca Theoctist di Romaniaindicò proprio questo passo tra i motivi che reseropossibile il viaggio del Papa in quella terra: il primoPaese a stragrande maggioranza ortodossa visitatoda un Papa. Poi sono venuti gli altri: Georgia,Bulgaria. A quando la visita del Vescovo di Roma,Patriarca d’Occidente e Papa della Chiesa universa-le, al Patriarca di tutte le Russie? Si tratta di unaquestione delicata, sulla quale potremmo tornare inun prossimo numero della nostra rivista.

Per la prima parte dell’articolo, Cfr. Enzo Bianchi, su“Mondo e Missione”, ottobre 2203

Comunità aperta - Chiese cristiane

Il santo padre apre la la Porta Santa della Basilica di S.Paolo,Roma, insieme all’allora primate anglicano G. Carey e ad unmetropolita della Chiesa Ortodossa in Italia.

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L’IMMACOLATA CONCEZIONE CON ARCANGELIOpera di Giovanni Antonio Zadei , firmata e datata 1758Antonio Zadei fu un pittore Bresciano istruito dai gesuiti delle Grazie e allievo di Antonio Paglia prima, e di GiuseppeMarchese detto Sansone poi, passato da Bologna a Verona dove rimase dal Cignaroli sino al 1754, si stabilì definitiva-mente a Padenghe sul Garda dove lavorò sino alla sua morte.

DESCRIZIONE:L’opera è un dipinto ad olio su tela (225 x 450 cm)Al centro della rappresentazione l’immacolata splende di una luce che illumina tutta la scena. Ai piedi della vergine sonoposti i tre Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele; si possono riconoscere da alcuni particolari che ne definiscono l’iden-tità e la missione divina. L’Arcangelo Michele viene ritratto nell’atto di colpire con la lancia il diavolo, l’ArcangeloGabriele, invece, con dolcezza e con il gesto della mano destra invita coloro che guardano la tela ad ammirarel’Immacolata. In alto, sempre al centro dell’opera vi è rappresentata la figura di Dio Padre accompagnato da un cherubi-no che lo sostiene e dalla colomba dello Spirito Santo. Il tutto raccolto in uno sfondo di nuvole e architetture.

L’INTERVENTO DI RESTAURO:La necessità di procedere al restauro della tela dello Zadei era già evidente a molti dei fedeli che , avvicinandosi all’opera,ne coglievano la bellezza offuscata dalle vernici ossidate e si preoccupavano del degrado al quale era ormai giunta. Spessol’attenzione di chi conserva e custodisce le opere delle nostre Parrocchie è assente, ma non è questo il caso e, graziesoprattutto alla generosità del Gruppo Alpini di Coccaglio questo restauro è stato possibile. Le difficoltà incontrate durante il restauro sono state affrontate con il prezioso supporto della dott.sa Renata Casarin ,funzionario della Soprintendenza di Bs-Cr-Mn , che ringraziamo per la totale disponibilità, la competenza e la fiducia.Il restauro , iniziato nel mese di settembre ,è stato impegnativo per una serie di problematiche dovute ai precedenti inter-venti. La tela era lacerata in più punti , molto afflosciata e presentava sulla superficie uno spesso strato di olio di linoingiallito. Numerosi ritocchi erano diffusi su tutta la superficie , tante le cadute dello strato pittorico e i sollevamentidello stesso , numerose campiture si presentavano decoese (il manto di S.Michele , il Padre Eterno , le vesti e l’ala di SanRaffaele). Tutta la superficie era ricoperta da piccole macchie traslucide color giallo/bruno. Durante la prima fase del-l’intervento ci si è preoccupati di rimuovere lo strato di olio di lino. La presenza di tale legante poteva infatti compro-mettere le fasi successive o penetrare all’interno delle crettature fino a raggiungere la tela. L’olio è stato rimosso con un

Il restauro della tela dell’IMMACOLATA

Cultura, sport, notizie - Curiosando nello scrigno

A pag. 37 del numero di febbraio 2003, Gianluca Pedrali, consueto curatore di questa rubrica, il quale, per l’occasione, cede la“penna” e la pagina ai due restauratori, concludeva il suo scritto di presentazione della pala in argomento facendo notare il “bisognourgente di restauro” che essa presentava. Quanto fosse urgente, lo si è potuto constatare ancor meglio una volta che il quadro fu tolto dallasua sede e lo si potè osservare più da vicino.

Lo si evince ancor di più facendo il confronto tra com’era diventato e com’é tornato ad essere. Da quell’articolo non trascorsero chepochi mesi e divenne possibile mettere mano all’auspicato intervento. A nome della Comunità, che si é vista restituire oltre che una prege-vole immagine di Colei che é cara alla devozione amorosa dei credenti, un importante elemento del suo patrimonio artistico, esprimo il rin-graziamento alla nostra locale Sezione ANA - Gruppo Alpini Coccaglio, che si è sobbarcato la spesa dell’intervento; con loro, il ringra-ziamento va ai due esperti resturatori (la signora Marina Baiguera di Rovato e il nostro concittadino sig. Roberto Fodriga) e alla dott.saRenata Casarin, della competente Sovrintendenza, che ha seguito con costanza il lavoro dei restauratori e ha espresso numerosi apprez-zamenti per le bellezze artistiche della nostra chiesa.

Poiché tutto quello che avviene in chiesa comporta inevitabilmente degli impegni in più anche per lui, in quanto sacrista, non può man-care un rigraziamento anche a don Francesco. L’intervento si pone nel segno della continuità con quanto è stato iniziato da don Valentino,sotto il cui parrocchiato ebbe luogo il restauro della tela dei santi Patroni e che aveva fatto i passi necessari per il restauro della notevolissi-ma pala maggiore; purtroppo l’Ente (non coccagliese) che si era impegnato a provvedere, non tenne fede ai patti. L’opera avviata dal miopredecessore e continuata con il restauro di cui qui si parla, continuerà: rimangono tre tele della navata e la già nominata pala maggiore;a questa, abbiamo qualcosa in più di un motivo per sperare che nel giro di alcuni anni provveda la Sovrintendenza; per le altre, si aspet-ta che qualche amante dell’arte provvisto delle necessarie disponibilità, si faccia avanti.....dG.

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solvente gelificato ,procedendo con cautela per via della decoesione della policromia. La fase successiva ha riguardato ilsupporto: la tela è stata staccata dal telaio , il retro è stato pulito , consolidato e stirato . I lembi stappati sono stati ria-desi di testa e la dove il supporto tessile risultava lacunoso si è provveduto ad eseguite inserti modellati , con tela anticaad identica trama. La grande dimensione (m.225 x 450), il tipo di cedimento del supporto ed i numerosi tagli presentinello stesso hanno resa necessaria la foderatura , questo procedimento consiste nel fare aderire al retro della tela unanuova tela di lino. Tale intervento permette un’adeguata rimessa al telaio ed una buona conservazione della policro-mia . Dopo la foderatura la policromia è stata pulita e la tela è stata riportata al telaio originale. Nell’ultima fase delrestauro ci siamo occupati della restituzione estetica. Questa fase comprende tutte quelle operazioni che mirano a ren-dere l’opera leggibile e a restituire alla stessa l’integrità perduta.

I restauratoriMarina Baiguera Roberto Fodriga

Cultura, sport, notizie

A1) Totale prima del restauro, evidente la presenza superficiale di olio che offusca la vista del dipinto, alcune lacerazioni e tagli presenti nella parteinferiore a sinistra oltre che la presenza di uno strato superficiale di polvere e sporco che ricopre l’intera superficie.A2) Totale durante il restauro, eliminata la presenza di olio sulla superficie l’opera risulta leggibile, in questa immagine si possono notareanche le stuccature eseguite in corrispondenza della perdita di policromia.A3) Totale a fine restauro, ecco l’opera in tutto il suo splendore, i colori riportati alla luce e le lacune chiuse dai ritocchi.

A-1 A-2 A-3

B-1 B-2 B-3

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Cultura, sport, notizie

D-1 D-2

E-1 E-2

B1) Particolare, Arcangelo Raffaele, il particolare evidenzia il cattivo stato di conservazione, fastidioso è l’effetto dell’olio sulla superficie chesi è depositato nelle scodellature della crettatura, all’altezza dell’ala sono inoltre evidenti tagli e lacerazioni di notevoli dimensioni.B2) Particolare, Arcangelo Raffaele, il particolare evidenzia la presenza di numerose stuccature e mettendo a confronto la stessa immagineprima del restauro si può notare come anche i tagli siano stati sistemati e richiusi. B3) Particolare Arcangelo Raffaele, si può notare come anche le lacerazioni siano state adeguatamente ritoccate per rendere leggibile la figura.

C1) Particolare, volto della Vergine, si possono notare ancora più da vicino la crettature e le scodellature della superficie nonché alcune cola-ture di olio e, nella parte superiore, anche abrasioni e perdita di colore.C2) Particolare, volto della Vergine, ancora meglio possiamo vedere come risaltino i colori del dipinto dopo l’eliminazione dell’olio e del depo-sito superficiale di sporco e polvere, anche qui presenza di stuccature.C3) Particolare, volto della Vergine, nessun elemento di fastidio ora impedisce di ammirare i fantastici colori e i dettagli di questo dipinto.

D1-D2) Particolare Arcangelo Michele, in questo particolare di durantee dopo il restauro si possono vedere le numerose abrasioni e perdite di colo-re che caratterizzavano l’intera opera e come con il restauro sia tornatotutto molto più comprensibile e gradevole alla vista.

E1-E2) Particolare mano della Vergine, evidenzia ancora una volta l’ef-fetto che l’olio aveva sulla superficie, variazione totale dei colori, offusca-mento dell’immagine e causa anche di alcune perdite di colore.

C-1 C-2 C-3

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Per ricordare il caro prof. Stefano Dotti che, insieme al sig. Cesare Esposito, ha iniziato la ricerca sulla storia delnostro paese, si ripropongono i suoi articoli sulle vicende che precedettero, accompagnarono e seguirono la fine delvecchio campanile e la costruzione del nuovo, scritti con il suo caratteristico stile diretto e piacevolmente didattico

PARTE TERZA

Com’è sorto il nuovo campanilee....addentellati

Nell’ottobre del 1951 per celebrare conveniente-mente la nascita del mago (Luca Marenzio), nelMunicipio, sindaco Luigi Mozzato, venne costituitoun comitato organizzatore, con l’immissione nellostesso di “tecnici” venuti da Brescia.Lavorò bene quel comitato, come nei desideri delMinistero di Pubblica Istruzione,della Provincia e del Comune diBrescia, sindaco Boni in testa.Nel maggio del 1952, si dette ini-zio alla celebrazione con l’intro-duzione , bellissima, del sindacoBoni .Un ricordo: il riferimento di Bonial canto dell’usignolo che avevafermato Garibaldi alla localitàCastellino, quando scendendo daCologne nel 1859 aveva trovatoda quelle parti la retroguardiadelle truppe austriache in ritirata.Niente spari per Garibaldi fino aquando l’usignolo avesse cantato.Che è poi un episodio vero riferi-to a Garibaldi dallo storico.Quindi concludeva Boni, quellaera stata l’armonia che aveva ispi-rato pure Luca Marenzio, ragazzo di Coccaglio.Suvvia, non sempre su tale tono la celebrazione, chedopo tutto durò parecchio tempo, un mese circa,ogni sabato e domenica, con tanta gente nella vec-chia Pieve, attenta e silenziosa alle esecuzioni delCoro FAIT di Milano ed alle illustrazioni dei braviprofessori dei Conservatori di Parma e Milano.Armonie di qua ed armonie di là, anche se adesso

prosaicamente dovremmo forzare la mano. Perché,perbacco, non si può parlare di armonie sul tronco-ne della torre nuova che andava risalendo verso isuoi cinquantasette metri.Non forziamola e osserviamo solamente a titolo dicronaca, che alla fine del 1952, il troncone era già

giunto alla cella campanaria darivestire in marmo e rame sullacupola.Per le campane mancanti e da fon-dere in numero di otto, quelle del-l’armonia corale delle nostre gentitanto paventata dai castellani eviciniori, dovevamo purtroppoaspettare ancora un poco e, nelfrattempo, accontentarci del discodelle campane di Desio che, per iltroppo uso, gracchiava spudora-tamente mentre chiamava in chie-sa i fedeli.Ma fu quest’uso forse un’armasegreta del nostro “terribile”Parroco, usata al fine di farci pro-seguire nell’esborso dei danari?Forse lo fu, anche perché nel frat-

tempo ne succedevano di grosse aCoccaglio, a causa dello scontro dei locali due “tita-ni”, l’uno il Parroco, logicamente, l’altro il sig.Cesare, ricco possidente. Adesso faccio pettegolezzo? Suvvia permettetemeloche alla fine le azioni da ricordare , purché belle ebuone, non nascono sempre dalle tragedie.Lo scontro originò dal fatto che sul vecchio campa-none del vecchio campanile stava scritto che lo stes-

a cura di Natale Partegiani

Cultura, sport, notizie - Note di storia

Cesare Mazzocchi

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so era stato offerto dal padre del sig. Cesare, riccomercante di seta. Ragione per cui l’ingenuo Parroco,sempre in cerca di danari per la fusione delle trecampane vecchie con le altre cinque nuove, credettefermamente che pure il nuovo campanone dovessevenire offerto dal sig, Cesare figlio appunto del sig.Pompeo.Più che legittima la cosa, però ingenua perché ilParroco non aveva voluto considerare la indiscussa“sordità pecuniaria” del sig. Cesare, più volte dimo-strata.“Sordità” assoluta, che non riuscì a scalfire in nullanemmeno un amico mio, a quel tempo molto vicinoal sig. Cesare, in trattative segrete dalla casa parroc-chiale a quella di Via Brescia,Tale che ad un certo punto il Parroco non ne potépiù, anche perché poveretto da mesi reprimeva idisinganni, quando saliva sul pulpito,con sforzi per-lomeno eroici.Così scoppiò sonoramente: “Le campane le avremocol parere dei ricchi e coi soldi dei poveri!!!”Poi la frase cominciò a serpeggiare ovunque nel belmezzo della nostra gente, anche perché ripetuta adogni omelia.Ritornavamo nel clima di prima e la faccenda dove-va pure preoccuparci, perché dopo tutto volevamobene a quell’individuo urlante sul pulpito, semprenei pressi del collasso cardiaco.Come però in ogni vicenda umana si giunge sempreal lato finale, così pure in quella dei due campanili,dove tra l’altro sono necessariamente affluite altrefaccenduole di Coccaglio, che è bene ricordare.Il Parroco, mons. Dossena, ebbe i soldi per compe-rare l’intero concerto delle campane, con la vicendadelle nostre buste aperte ma “volontarie del tutto”,perché a quell’uomo dovevamo molto, e non soloper la costruzione del campani-le, e non solo per la sua irruenzaed aggressività oratorie.Il sig. Cesare Mazzocchi, colloca-to alla gogna morale dall’interapopolazione (anche l’amico l’ab-bandonò per un poco), prese ameditare su se stesso come eraavvenuto al vecchiaccio di“Santa Maria degli Angeli”deicinematografari americani, vec-chio taccagno, solo ed abbando-nato di fronte alle cose belle chepur poteva intraprendere.Così, a sue spese, dette subito

inizio all’edificazione del monumento in PiazzaLuca Marenzio” Cigno d’Italia” poi, con calma, per-ché l’operazione gli si doveva rappresentare tropogrossa, alla concezione ed ideazione della futura suaopera – la Fondazione Pompeo Mazzocchi – doveavrebbe collocato l’intero suo patrimonio.In tal modo i nostri due “rivali”si scaricarono:Difatti, mentre il sig. Cesare, quasi scusandosi,andava attorno a dire – “Non ci siamo capiti. Quellolà doveva pur sapere che io non sono un “toto” daguidare per mano!” .Il Parroco con la compera e messa in opera dell’inte-ro concerto campanario, per una settimana dall’albafino alla sera, ebbe anche lui una trasformazionepsicologica. Tra l’altro e prosaicamente noi castella-ni e viciniori ci accorgemmo con gradita sorpresache quel coro campanario, collocato ai suoi cin-quanta metri d’altezza non ci disturbava affatto. Comunque quella trasformazione psicologica cilasciò esterrefatti. Sul pulpito non avevamo più iltitano delle omelie, il leone ruggente, ma il bravo, ilmite, caritatevole Parroco che segretamente cono-scevamo. E questo fino al 1956, quando morì tantopovero che ai suoi cari di casa (due vecchiette) nonpoté lasciare nemmeno una lira.Perché era così che segretamente lo avevamo cono-sciuto da sempre qui a Coccaglio, da quando ci eravenuto da Brescia trentotto anni prima e non solodurante l’operazione “campanile nuovo”. Così l’ave-vano conosciuto in modo specifico i poveri delpaese..Avesse “urlato” pure quell’uomo nei tempi dellamagra economica dell’immediato dopoguerra,

Cultura, sport, notizie - Note di storia

Mons. Giacinto Tredici, vescovo di Brescia, benedice le nuove cam-pane. L’inaugurazione del campanile è avvenuta il 21.6.1953

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Cultura, sport, notizie - Note di storia

tanto non sarebbe mai riuscito a scalfire nemmenonella sua immagine quello che pensavamo di lui.L’altro titano, quello dell’avarizia di prima e dellagenerosità di dopo, il sig. Cesare Mazzocchi, morìalcuni anni dopo, a causa della lunga e travagliatameditazione sul destino futuro dei suoi molti soldi. Qui, senza le finzioni dei cinematografari america-ni, decise pertanto di lasciare ogni suo avere (trecen-tocinquanta piò di terra e mezzo metro di azioniindustriali, dal basso in alto) all’assistenza dei pove-ri di Coccaglio e Torbole-Casaglia. Nelle meditazio-ni aiutato dalla sua buona consorte, signora Eva.Cose che sono avvenute a Coccaglio, anche se, cometali possono avere il sapore di favola.Ma giunto da queste parti coi suoi ricordi, l’amicogià confidente e “trattatore” segreto dei due, don-dola la testa alquanto afflitto:

- Che ha? – ma senti un po’….dice che è afflitto per-ché ai tempi di adesso le favole non piacciono più ainipotini!Lo sa di appartenere all’inclita e sparuta schiera deivecchi brontoloni; ciò non ostante si affligge su rim-pianti di fatti e di personaggi ingiustamente dimen-ticati a Coccaglio, classificati per lo più “paternali-stici” nella visione di - una “società moderna” –dicono i nipotini – da “grandi cose” col dinamismodella socializzazione, intesa come impegno colletti-vo con tanto di leggi.Ma anche la bontà e la generosità silenziose di sin-goli individui dovranno pur trovare il loro giustoriconoscimento tra il frastuono di tante “leggi socia-li”, se non altro per correggere quel tanto che c’è didemagogia. (Fine)

Prof. Stefano Dotti

I PADRI DEL DESERTOIl monachesimo orientale

di Graziella Lorini

Chi non rimane affascinato dalle parole monaco, ere-mita, anacoreta, termini che evocano immediata-mente un ambiente desertico, o almeno inospitale,dove un uomo, in assoluta solitudine, cerca la perfe-zione spirituale attraverso il distacco dalle cose terre-ne, la penitenza e la mortificazione? Ma chi sonoesattamente queste persone e quando nella storiacominciano ad apparire? Vediamo innanzitutto l’eti-mologia : monaco, eremita, anacoreta sono sinonimi,derivano dal greco e vogliono dire la stessa cosa.Monaco viene da monos che significa solo; eremitada èremos che significa deserto, solitario; anacoretada anachorein che significa ritirarsi. Indicano per-tanto colui che si isola dal mondo esteriore e dallasocietà umana per dedicarsi a pratiche ascetiche(povertà, castità, digiuno, mortificazioni varie) e reli-giose ( preghiera, meditazione, ecc).Nessuno sa chi sia stato il primo monaco o in qualeanno e luogo sia incominciato il monachesimo.L’idea di appartarsi in solitudine e nel sacrificio pergiungere al pieno dominio di sé è certo preesistita al

cristianesimo e possiamo dirla connaturata all’uo-mo. Anche se si conoscevano già forme di ascetismoindividuale o comunitario prima del cristianesimo, èproprio con i seguaci di Gesù che si sviluppa il con-cetto di una perfezione da raggiungersi attraverso l’i-solamento, la rinuncia e la preghiera, collegandosi,del resto, ad alcune pagine dello stesso Vangelo. Sidiede il nome di asceti a quelle persone che, fin daiprimi anni della Chiesa, applicavano i consigli evan-gelici, osservando la castità e vivendo una vita fattadi continue rinunce, pur restando tra la gente. Ma èverso la metà del III secolo, durante le persecuzioni diDecio e Valeriano, che il movimento degli asceti si fapiù intenso e moltissimi abbandonano le città perappartarsi nella solitudine. Un caso fra tutti: inEgitto il giovane Paolo di Tebe si rifugia in un antrorimanendovi fino alla morte. All’ascetismo succedet-te l’anacoretismo, cioè una vita di perfezione lontanadagli uomini. Il luogo di nascita di questo vastomovimento è l’Egitto, precisamente l’Alto Egitto,intorno alla città di Tebe: la Tebaide. Non esistevano

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regole comuni; ognuno viveva per conto suo, dap-prima in una capanna presso un villaggio, più tardiin grotte o antri del deserto, dedicandosi totalmentealla contemplazione, alla preghiera e alla peniten-za.Il più famoso degli anacoreti è Antonio, figlio diricchi cristiani, nato presso Menfi nel 251.Distribuiti i suoi beni ai poveri, lasciò casa sua e sirifugiò dapprima in una tomba sul fianco di unamontagna, poi in un castello abbandonato e succes-sivamente, siccome troppi lo venivano acercare,nella desertica Tebaide. Intorno a lui si rac-colsero sempre più altri eremiti ed egli li guidava

come padre spirituale, come abate, senza dar loroalcuna regola, ma solo consigli concreti, caso percaso.Nell’anacoretismo si possono distinguere due gradi:alcuni conducevano una vita del tutto solitaria; altriinvece, pur abitando in una cella separata, costitui-vano una specie di colonia intorno ad una chiesa,nella quale si radunavano per la preghiera in comu-ne. Tale forma di colonia monastica si chiama “laura”. Un altro egiziano ha impresso al monachesi-mo la prima grande svolta: è Pacomio, nato nell’AltaTebaide verso il 292. Con lui, dal monachesimo ana-coretico (quello dei solitari) nasce quello cenobitico,ossia delle comunità ( dal greco koinòbion = vita incomune ) A Tabennis, sul Nilo, eresse un monasterodove i discepoli potevano vivere sotto un solo tettocon uno stesso superiore. Pur abitando celle separa-

te, mangiavano insieme,mettevano in comune ilfrutto del loro lavoro e osservavano alcune norme dicomportamento, un primo abbozzo di regola. Allamorte di Pacomio i monasteri di vita comune eranogià nove, con oltre 5000 monaci, più due di donne.Pacomio era convinto che la vita in comune, subor-dinando l’individuo a un gruppo di persone, potesseimpedire abusi e facilitare il progresso spirituale conla forza dell’esempio e con la pratica dell’aiuto fra-terno. I monaci indossavano una tunica di linosenza maniche, una pelle di capra e un corto man-tello con un cappuccio. Il loro lavoro consisteva ingenere nel fabbricare stuoie e ceste con giunchi delNilo.In questo quarto secolo e nel periodo successivonascono comunità monastiche un po’ dappertutto:in Palestina, in Siria, in Mesopotamia, ed anche inItalia ( con S.Eusebio) e in Francia ( con Martino diTours). Sorsero monasteri ovunque ci fosse memo-ria di qualche avvenimento biblico, come il celebremonastero di S. Caterina, ai piedi del monte Sinai enei dintorni di Betlemme e di Gerusalemme. Piùtardi il cenobitismo orientale continuò a fiorire, spe-cie nei grandi monasteri di Costantinopoli e nellagrande e complessa organizzazione del monteAthos, la Santa Montagna della Grecia. Sempre inGrecia si trovano i monasteri delle Meteore, cosìchiamati perché costruiti quasi nell’aria, su alterocce e accessibili un tempo soltanto con scale difune. La Cappadocia (nell’odierna Turchia) fu una terra dimonaci famosa come la Tebaide in Egitto. Il mona-chesimo vi prese vita nel IV secolo con Eustazio diSebaste e, poco dopo, fu regolato e organizzato daBasilio il Grande, padre e legislatore della vita ceno-bitica orientale ( come San Benedetto lo fu per quel-la occidentale). Basilio modifica in parte gli ordina-menti di Pacomio, creando monasteri con menomonaci e con un’unica forte autorità, quella delsuperiore. Le doti del monaco devono essere, oltreche la povertà e la castità, il pronto spirito di obbe-dienza. Digiuni e penitenze vengono anch’essi rego-lati, eliminando eccessi ed esibizionismi; la preghie-ra e la meditazione hanno grande posto nella vitacomunitaria, ma ad esse viene obbligatoriamenteassociato il lavoro manuale, con preferenza all’agri-coltura e all’arte muraria, attività immediatamente

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necessarie alla vita delle comunità. Sulle basi stabilite da san Basilio si svi-lupperà successivamente tutto il monachesimo orientale. I suoi precetti,tradotti in latino, giungeranno anche sotto gli occhi di Benedetto daNorcia. Nei secoli VII e VIII i monasteri della Cappadocia divennero unluogo di rifugio di fronte all’avanzata islamica; di questo periodo si con-servano ancora le chiese rupestri e le celle dei monaci.Tra le forme ascetiche germinate dalla spiritualità del monachesimo anti-co, quella dello stilitismo è certamente una delle più estreme e radicali, alpunto da apparire alla nostra mentalità perfino eccentrica. Il monacoviveva in cima a una colonna, che poteva essere alta dai 10 ai 20metri; inrealtà la dimora dello stilita, per quanto limitata, occupava qualche metroquadrato, era circondata da un parapetto e, generalmente, era copertaalmeno in parte da un tetto di legno o di canne a mo’ di capanna.Dall’alto della sua “abitazione” il monaco contribuiva a sedare litigi edera largo di consigli per coloro che ricorrevano a lui. Sulla colonna, alcospetto dei fedeli, lo stilita sacerdote celebrava i divini Misteri, e, se nonera sacerdote, l’eucaristia gli veniva trasmessa attraverso appositi cesti-ni.La storia ci tramanda alcuni nomi: san Simeone il Vecchio, che per 27anni praticò questo genere di vita, Simeone il Giovane, che visse 68 annisulla colonna ed Alipio, che vi rimase per 67 anni. Nella Chiesa cristiana antica lo stilitismo fu considerato un movimentoche si collocava al vertice dell’ascesa dell’anima a Dio, anche fisicamente.In Occidente non attecchì, tra l’altro perché il clima dell’Europa non eraidoneo per quel genere di vita.

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L’angolo del poeta

Diversi

Noi consideriamo gli stranieri dei diversi.In fondo anche noi siamo dei diversi perloro.

Allora... perché solo noi ci arroghiamo il diritto di chiamarli diversi?

(Sara Mingardi, Daniela Beati, PaolaPiceni)

Voglia di pace

Sei venuto da lontano, hai aspettato a lungo di conoscere la nostra terra; sei stanco e molto affamato e ti siedi vicino a uno sconosciuto; lui non ha paura di te: condivide il cibocon te per calmare la tua fame che ti rende debole, ha pensieri che pensi tu e questo ti unisce a lui.

Vieni da un paese dove esiste solo la guerra e finalmente in questa terra hai trovato la pace.

(Samanta Saciri)

La pelle

La pelleè solo una fissazione,una sciocca convinzioneperchè per essere amicisi deve guardare nel cuore:ogni cuore ha un suo onore,non importa di che colore.

(Sara Mingardi, Daniela Beati, PaolaPiceni)

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Artista - ElisaTitolo - LotusEtichetta - SugarDistribuzione-Universal

Il nuovo album d’Elisa, Lotus, è unritorno a sonorità più naturali, acu-stiche, registrato sia con mezzi ana-logici e digitali per dare alla musicamaggiore naturalezza e un suonopiù puro.All’interno del disco oltre alla nuovacanzone “Broken”, che ricordasonorità già care ad AlanisMorrissette, cantautrice canadese,che Elisa sembra stimare moltissi-mo; c’è la cover di Hallelujah, branodi Leonard Cohen, un brano moltospirituale, che Elisa rifà senza peròaver mai ascoltato nella versione ori-ginale, ma dedicandola al compian-to Jeff Buckley già autore a sua voltadi un’emozionante cover. La coper-tina del disco da già l’idea delleintenzioni della cantautrice, il bian-co del fiore di loto esprime la purez-za che vuole trasmettere nel discoattraverso la musica, sia con i branidi composizione più recente, siaandando a ripescare nei suoi primibrani, come ad esempio “Sleeping inyour hand” o “Labirynth” completa-mente riarrangiati per l’occasione,spogliati di tutti campionamentielettronici, ridotti al minimo lesovracincisioni, rappresentano unscelta matura da parte di Elisa.Lotus racchiude in sedici brani, sedi-ci perle preziose. Non manca nem-meno “Luce (tramonti a nord est)”,

brano che l’ha vista vincitrice aS.Remo, troviamo anche la cover diMia Martini “Almeno tu nell’univer-so”, brano molto difficile per l’impe-gno vocale richiesto, ma che Elisainterpreta con molta personalità ebuon gusto. Rimanendo in tema dicover troviamo anche FemmeFatale, canzone dei VelvetUnderground. Chiude il disco “APrayer”.

Speciale Mtv – Elisa’s DayQuando? Il 10 dicembre 2003 Mtv,emittente televisiva con un target diriferimento rivolto ai giovani daitredici ai ventisei anni (ma nonsolo), ci propone uno dei momentipiù belli della stagione televisiva;quello che è stato chiamato da chidecide i palinsesti di Mtv: L’Elisa’sday.Il momento è magico prima di arri-vare al concerto vero e proprio Elisasi sottopone ad un’ora d’intervistacol Dj Enrico Silvestrin; dove parladel recente Lotus, di com’è stato rea-lizzato, dell’emozione provata nelcorso del progetto, dei precedentitre album, del futuro immediato eprossimo. Un tour teatrale che vedràla cantante impegnata in esibizioniin molte città italiane. La bandricomposta per realizzare il disco etanto altro. Fino alle ventunomomento in cui Elisa si congeda daSilvestrin per prepararsi all’evento.Memorabile, anche dal vivo; accom-pagnata dai suoi musicisti Elisa siconferma un’eccellente cantautriceed interprete; un raggio di luce nellosterile panorama musicale italiano.

MUSICA

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Pa nèghér,pulenta e fic sec– secondo episodio.. AL POST DE BLOC.

Martino, el ters dei fiöi del’Aneta, el ghera mia ulitmangià la pulenta coi fic séc.A lü ga piasia mia, alura l’àmangiada con la marmeladade ambrognaghe, che el sòbubà el gh’era catat en grandquantità en del cioss del siòrLio e la Aneta la ghera fat lamarmelada.

La pansa la ghé bruntulaaamò de la fam, ma dopo i gàaidàt al sò bubà a tirà fò l’er-ba de l’ortaia del siòr Lio, elga ciapàt el caratì a ma conla benèla per ‘nda a tö sö i ficde asen e de càal per el sòcióss, ma riàt ale scöle el s’éfermat a ardà i suldacc de laTagliamento che i fàa ginasti-ca. Dedrè dele scöle l’era lazona dei consegnacc e deleguardie dei presunèr rusi. Isuldacc consegnàcc e le guar-die i pudia mia müis dei sòpostcc e i mandaa i scècc acompraga pa e persöt per lure pa e murtadela per la man-cia ai scecc.

segue a pag. 49

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l I òm i se misüra miga a spane.l Chi ga del talènt, ‘l’è a pòst ogni momént.l Ogni boasa la ga ‘1 sò badil che la cata sö.l Chi fa a sò möt el scampa des agn dè piö.l Chi gha ‘l cör tener nò ‘l fasé ‘l negùziant. l Chi ga i i dèncc no ‘l ga ‘l pà, chi ‘l pa nö ’l ga i dencc.l A la Madóna dé la Seriöla dell’inveren sóm föra. l Quand èl sul èl bat sö la Candeléra garóm ‘na bèla

primaèra.l Per San Biàse, tré ure squàse. l Mangià e spetègulà, èl piö tant ‘l’è a cumincià.l A Taola nò sè parla mai dè mórcc.l I sólcc del lòt, i va dé tròt.l L’invidia la cór dré a la furtüna.l Ghe zent che l’è buna de fa töt, l’è ‘nvece buna de fa

niét.l Roba che punge, amor che disgiunge.

(Ben-Tar)

Proèrbe e storièle dé önâ oltâ…Per ön sorìso dé adéss…

Martino e Enrico i va sübit, col socaratì a ma, a éder de spigulà pa emurtadela ma i sò amici ié de guardiaal Post de Bloc, visì al cimitero, percontrolà le machine, i camion e icarècc che pasa.

La fam la va ‘ndoche ghé el pa. I duscècc i ghe met poc a rià al post debloc. Ma chela zurnada lè, la riservaamò öna bröta sorpresa: i du scècc iga apena salüdat i tre suldacc, che dadidrè dei mont ria en picchiada treaerei che i mitraglia e i lasa zo doibombe per ü. En suldat el tira zoEnrico dal müradel e Martino el sèrifugia a la svelta en den tumbì descarico sota el stredù, dopo ìga ciapàten balot söl có, che al ga fat vegner sööna brignócola grosa isé.

Giü el dis l’Ave Maria, en oter elPadre Nostro, ergü piö delóntà el reci-ta el Gesù mio d’amore acceso, endela pora che ghè gnìt dopo el bum-bardarnént de la ferovia...

- ‘Ndo sarài chei du scecc?! - e la dius-siù la ciapa a la gola anche l’Aneta.- Va’ a veder Pierì! - la ghe dis al primdei so scècc. – En del vègner el scür el

piò picinì el ria töt spaentat e spórc.- ‘Ndo el Martino? - Ma Enrico el rispont mia perché el ga amòla pora adoss e la fanga fino ai öcc.En tra el ciar el scür el ria Pierino con öna schegia en spala dedaga al strasaröl ‘nsema a la feramenta e ale pei de cunecc, e ‘ldis de i mia truàt Martino. Tö,cc i va n‘giro a sercal e final-ment’el ria töt sporc po a lü:- Mama so chè! So mia gnit fò del tumbì perché ghere pora che imitragliaes amò!

Continua…….

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Municipio: . centralino . fax . Ufficio Vigili

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. Ufficio Anagrafe

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199145505

Dopo la Giornata per il Dialogo Ebraico - Cristiano, la Giornata della Memoria.Dal calendario delle iniziative curato dal nostro Assessorato alla Cultura per questo peirodo, estrapoliamo le Manifestazioni per laGiornata della Memoria, che avranno luogo nel ritrovato auditorium "S. Giovanni Battista".

Domenica 25 Gennaio 2004 ore 16 Concerto della Memoria - Traiettorie Sonore Ensemble

ProgrammaNICOLA PIOVANI, temi da "La vita Ë bella" JOHNN WILLIAMS, "Three pieces from Schindler's list" OLIVIER MESSIAEN, brani dal "Quatuor pour la fin du Temps" SERGEJ PROKOFIEFF, Ouverture su temi ebraici

Nicola ZUCCALA' - clarinetto, Raffaello NEGRI - violino, Luca MORETTI - violino, Roberto MAZZONI - viola, Andrea SCAC-CHI - violoncello, Marcello PAROLINI - pianoforte

Il "Traiettorie Sonore Ensemble"è formazione costituita da giovani strumentisti altamente qualificati, che svolgonointensa attività concertistica sia come solisti che nelle maggiori orchestre italiane.Nato con la volontà di diffondere il repertorio cameristico del Novecento, il gruppo intrattiene stretto il rapporto conil patrimonio storico del Ventesimo secolo, con attenzione continua agli autori contemporaeni. Molte le prime ese-cuzioni affidate all'Ensemble, per i nomi di autori quali Luca Belcastro, Sonia Bo, Massimo Botter, Mauro Castellano,

Martedì 27 Gennaio 2004 ore 20,30 Proiezione del film "Il pianista" di Roman Polanski - Palma d'oro al Festival di Cannes

Martedì 3 Febbraio 2004 ore 20,30 Conferenza: Lo sterminio degli ebrei attraverso i filmati nazistiRelatore Marcello Pezzetti

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Prima Dom. di dicembre € 760,00NN. da G. per la Parrocchia € 150,00NN. € 120,00NN. € 20,00NN. € 50,00In occasione della bened.d. casa € 100,00NN. € 20,00In memoria del caro Antonio € 200,00Per la prossima ristr. dell’Oratorio € 00,00In occasione del matrimonio € 200,00NN. € 20,00In occasione del matrimonio € 100,00In occasione del Battesimo € 25,00In occasione del Battesimo € 50,00NN. € 50,00NN. € 20,00NN. € 30,00Dalla Banca Pop.di Sondrio € 150,00NN. € 50,00NN. € 50,00NN. per l’Oratorio € 50,00NN. € 100,00NN. € 50,00NN. € 50,00NN. € 50,00NN. € 30,00NN. € 20,00NN. € 10,00NN. € 10,00NN. € 40,00NN. € 10,00NN. € 50,00NN. € 20,00NN. vari € 30,00NN. € 70,00NN. € 200,00NN. € 20,00NN. € 50,00NN. € 40,00NN. € 50,00NN. € 20,00Una coppia di sposi € 100,00Una coppia di sposi € 150,00NN. € 30,00NN. € 100,00NN. € 40,00NN. € 20,00Per l’Oratorio € 50,00NN. € 50,00NN. € 10,00NN. € 10,00NN. € 100,00Una coppia di sposi € 100,00NN. € 50,00NN. € 10,00NN. € 10,00NN. € 50,00

NN € 10,00NN € 50,00NN € 10,00NN € 10,00NN € 10,00NN € 5,00NN € 5,00NN € 20,00NN € 10,00Una coppia di sposi € 50,00Una coppia di sposi € 50,00Una coppia di sposi € 50,00Una coppia di sposi € 50,00Una coppia di sposi € 50,00Una coppia di sposi € 20,00Una coppia di sposi € 30,00Una coppia di sposi € 40,00Una coppia di sposi € 50,00Una coppia di sposi € 40,00Una coppia di sposi € 50,00Una coppia di sposi € 50,00Una coppia di sposi € 50,00Una coppia di sposi € 25,00Una coppia di sposi € 20,00Una coppia di sposi € 10,00Una coppia di sposi € 20,00NN. € 250,00NN. € 50,00NN. € 20,00Prima Dom. di gennaio € 843,00NN. € 8,00NN. € 40,00NN. € 50,00NN. € 50,00NN. € 100,00Da Fed. (2a el.) per l’Oratorio € 50,00NN. € 50,00Dall’Ass. AVIS, per l’Oratorio € 1.000,00NN. € 20,00NN. € 25,00In occasione del Battesimo € 50,00In occasione del Battesimo € 100,00In occas. del bened. della casa € 10,00NN. € 500,00Per l’Oratorio € 500,00In occasione del Battesimo € 50,00In occasione del Battesimo € 100,00Per l’Oratorio € 300,00

Offerte all’OratorioAVIS (giu. 03) € 400,00Ass. Pens. “A. Massetti” € 400,00

NB: le offerte versate in occasione dei funerali curatidall’Associazione dei Pensionati vengono conteggiate nel bilancio ordinario

Offerte per le opere parrocchiali --- 17 novembre 2003 – 18 gennaio 2004

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