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Periodico della comunità parrocchiale di Coccaglio - Luglio 2012 - n° 4/58

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Editoriale

periodico della Comunità parrocchiale di Coccaglio

Autorizzazione del Tribunale di Brescian° 26/2007 dell’8 settembre 2004

Luglio 2012 - n° 4/58

Direttore responsabile sac. Giuseppe Mensi

Direttore sac. Giovanni Gritti

Logo Ugo Capretti

Correzione delle bozze Rosa Cucchi

Si ringrazia il gruppo di persone che provvedono alla distribuzione

ABBONAMENTO 2012

ordinario € 14,00

sostenitore € 30,00

benemerito, quanto si desidera oltre la somma indicata per il “sostenitore”

una copia € 2,80

Per spedizione postale aggiungere per l’Italia € 10,00

per l’estero € 12,00

In caso di mancato recapito postale, si prega di telefonare (v. numeri a pag. 51), oppure scrivere:

Alla Redazione de

“La vecchia Pieve”

p.za L. Marenzio, 22f

25030 Coccaglio BS

oppure inviare messaggio di posta elet-tronica a [email protected]

Non possiamo dare conto di responsa-bilità che competono al servizio postale.

Per i residenti, qualora a causa di qual-che disguido il bollettino non venisse re-capitato, rimane opportuno effettuare la segnalazione come sopra indicato, ma è anche possibile recuperare il numero mancante ritirandolo in sacrestia o in fondo alla chiesa.

- Vorremmo poter chiudere questo numero estivo del no-stro peridioco parrocchiale con l'augurio generalizzato di "Buone vacanze"; le immagini di copertina e alcune tra quelle sparse nelle pagine che seguo-no consentono di vedere qual-che luogo piacevole almeno in fotografia ai molti che non se le potranno permettere: si tratta delle famiglie che, già alle pre-se con le difficoltà ad arrivare a fine mese comunque presenti, sono ulteriormente penalizzate dalla crisi e dall'incertezza o addirittura dalla mancanza del posto di lavoro; si tratta anche degli anziani che, o per difficol-tà economiche o perché non autosufficienti e/o in quanto privi della necessaria forma fisica, sono im-pediti dal godere l'incontro con la Natura.- Dopo aver segnato l'anno scorso, forse la prima volta (sarà da verifica-re), il saldo negativo tra funerali e battesimi, l'anagrafe parrocchiale regi-stra una preoccupante fenomeno: in sei mesi abbiamo già superato i due terzi della media annuale dei Defunti, mentre la prospettiva per i Batte-simi non fa sperare in un'inversione di tendenza, lasciando intravvedere un numero tra i 50 e i 60: pochi per un paese come il nostro, anche se ai battezzati vanno aggiunti i neonati in famiglie di altre Religioni o di altre Chiese: anche a loro il nostro benvenuto alla vita.

Buona lettura. dG

Per i collaboratori de “La vecchia Pieve”

- Il prossimo numero uscirà il 23 settembre. Gli articoli, in corpo 12 e formato .doc, su dischetto o, preferibilmente, all’in-dirizzo di posta elettronica (v. sotto), devono pervenire entro il 30 agosto. Non rispondiamo della mancata pubblicazione degli articoli che perverranno oltre tale data. Gli scritti, comprese lo spazio per le immagini, non devono sopravanzare le due pagine.La Redazione non è tenuta a dare giustificazione degli articoli che ritiene opportuno non pubblicare o, all’occorrenza, modificare. Vengono pubblicati scritti che siano almeno frutto di una rielaborazione personale da parte di chi li presenta.- Le immagini vanno presentate nel formato informatico loro proprio, non incorporate nei documenti di testo.- Il materiale informatico, fotografico o di altro tipo consegnato per la pubblicazione va ritirato nell’ufficio parrocchiale entro 10 giorni dalla pubblicazione; il mancato ritiro verrà inteso come autorizzazione alla cestinatura.

Recapito degli articoli: p.za Marenzio 22f (canonica o sacrestia-ufficio parrocchiale) - [email protected]

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Editoriale

Dall’OMELIA DEL PAPA NELLA MESSA CONCLUSIVA DEL VII INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE - 3 giugno 2012

«LA FAMIGLIA COME LA CHIESA, CHIAMATA AD ESSERE

IMMAGINE DELLA TRINITÀ»

E’ un grande momento di gioia e di comunione quello che viviamo questa mattina, celebrando il Sacrificio eucaristico. Una grande assemblea, riunita con il Successore di

Pietro, formata da fedeli provenienti da molte nazioni. Essa offre un’immagine espressiva della Chiesa, una e universale, fondata da Cristo e frutto di quella missione, che, come abbiamo ascoltato nel Vangelo, Gesù ha affidato ai suoi Apostoli: andare e fare discepoli tutti i popoli, «battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 28,18-19) […]. Il mio abbraccio caloroso va oggi soprattutto a voi, care famiglie! Grazie della vostra partecipazione!

Nella seconda Lettura, l’apostolo Paolo ci ha ricordato che nel Battesimo abbiamo ricevuto lo Spirito Santo, il quale ci unisce a Cristo come fratelli e ci relaziona al

Padre come figli, così che possiamo gridare: «Abbà! Padre!» (cfr Rm 8,15.17). In quel momento ci è stato donato un germe di vita nuova, divina, da far crescere fino al compimento definitivo nella gloria celeste; siamo diventati membri della Chiesa, la famiglia di Dio, «sacrarium Trinitatis» – la definisce sant’Ambrogio –, «popolo che – come insegna il Concilio Vaticano II – deriva la sua unità dall’unità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» (Cost. Lu-men gentium, 4). La solennità liturgica della Santissima Trinità, che oggi celebriamo, ci invita a contemplare questo mistero, ma ci spinge anche all’impegno di vivere la comunione con Dio e tra noi sul modello di quella trinitaria. Siamo chiamati ad accogliere e trasmettere concordi le verità della fede; a vivere l’amore reciproco e verso tutti, condividendo gioie e sofferenze, imparando a chiedere e concedere il perdono, valorizzando i diversi carismi sotto la guida dei Pastori. In una parola, ci è affidato il compito di edificare comunità ecclesiali che siano sempre più famiglia, capaci di riflettere la bellezza della Trinità e di evangelizzare non solo con la parola, ma direi per «irradia-

zione», con la forza dell’amore vissuto.

Chiamata ad essere immagine del Dio Uni-co in Tre Persone non è solo la Chiesa, ma

anche la famiglia, fondata sul matrimonio tra l’uomo e la donna. In principio, infatti, «Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: siate fecondi e molti-plicatevi» (Gen 1,27-28). Dio ha creato l’essere umano maschio e femmina, con pari dignità, ma anche con proprie e complementari carat-teristiche, perché i due fossero dono l’uno per l’altro, si valorizzassero reciprocamente e re-alizzassero una comunità di amore e di vita. L’amore è ciò che fa della persona umana l’au-tentica immagine di Dio. Cari sposi, nel vivere il matrimonio voi non vi donate qualche cosa o qualche attività, ma la vita intera. E il vostro

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Editoriale

amore è fecondo innanzitutto per voi stessi, perché desiderate e realizzate il bene l’uno dell’altro, sperimentando la gioia del ricevere e del dare. E’ fecondo poi nella procreazione, generosa e responsabile, dei figli, nella cura pre-murosa per essi e nell’educazione attenta e sapiente. E’ fecondo infine per la società, perché il vissuto familiare è la prima e insostituibile scuola delle virtù sociali, come il rispetto delle persone, la gratuità, la fiducia, la responsabi-lità, la solidarietà, la cooperazione. Cari sposi, abbiate cura dei vostri figli e, in un mondo dominato dalla tecnica, trasmettete loro, con serenità e fiducia, le ragioni del vivere, la forza della fede, prospettando loro mete alte e sostenendoli nelle fragilità. Ma anche voi figli, sappiate mantenere sempre un rapporto di profondo affetto e di premurosa cura verso i vostri genitori, e anche le relazioni tra fratelli e sorelle siano opportu-nità per crescere nell’amore.

Il progetto di Dio sulla coppia umana trova la sua pienezza

in Gesù Cristo, che ha elevato il matrimonio a Sacramento. Cari sposi, con uno speciale dono dello Spirito Santo, Cristo vi fa partecipare al suo amore sponsale, rendendovi segno del suo amore per la Chiesa: un amore fedele e totale. Se sapete accogliere questo dono, rinnovando ogni giorno, con fede, il vostro «sì», con la forza che viene dalla grazia del Sacramento, anche la vostra famiglia vivrà dell’amore di Dio, sul modello della Santa Famiglia di Nazareth. Care famiglie, chiedete spesso, nella preghiera, l’aiuto della Vergine Maria e di san Giuseppe, perché vi insegnino ad accogliere l’amore di Dio come essi lo hanno accolto. La vostra vo-cazione non è facile da vivere, specialmente oggi, ma quella dell’amore è una realtà meravigliosa, è l’unica forza che può veramente trasformare il mondo. Davanti a voi avete la testimonianza di tante famiglie, che indicano le vie per crescere nell’amore: mantenere un costante rapporto con Dio e partecipare alla vita ecclesiale, coltivare il dialogo, rispettare il punto di vista dell’altro, essere pronti al servizio, essere pazienti con i difetti altrui, saper perdonare e chiedere perdono, superare con intelligenza e umiltà gli eventuali conflitti, concordare gli orientamenti educativi, essere aperti alle altre famiglie, attenti ai poveri, responsabili nella società civile. Sono tutti elementi che costruisco-no la famiglia. Viveteli con coraggio, certi che, nella misura in cui, con il sostegno della grazia divina, vivrete l’amore reciproco e verso tutti, diventerete un Vangelo vivo, una vera Chiesa domestica (cfr Esort. ap. Familiaris consortio, 49). Una parola vorrei dedicarla anche ai fedeli che, pur condividendo gli insegnamenti della Chiesa sulla famiglia, sono segnati da esperienze dolorose di fallimento e di separazione. Sappiate che il Papa e la Chiesa vi sostengono nella vostra fatica. Vi incoraggio a rimanere uniti alle vostre comunità, mentre auspico che le diocesi realizzino adeguate iniziative di accoglienza e vicinanza.

Nel libro della Genesi, Dio affida alla coppia umana la sua creazione, perché la custodisca, la coltivi, la

indirizzi secondo il suo progetto (cfr 1,27-28; 2,15). In questa indicazione possiamo leggere il compito dell’uo-mo e della donna di collaborare con Dio per trasforma-re il mondo, attraverso il lavoro, la scienza e la tecnica. L’uomo e la donna sono immagine di Dio anche in que-sta opera preziosa, che devono compiere con lo stesso amore del Creatore. Noi vediamo che, nelle moderne teorie economiche, prevale spesso una concezione uti-litaristica del lavoro, della produzione e del mercato. Il progetto di Dio e la stessa esperienza mostrano, però,

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che non è la logica unilaterale dell’utile proprio e del massimo profitto quella che può concorrere ad uno sviluppo armonico, al bene della famiglia e ad edificare una società più giusta, perché porta con sé concorrenza esasperata, forti disuguaglianze, degrado dell’ambiente, corsa ai consumi, disagio nelle famiglie. Anzi, la mentalità utilita-ristica tende ad estendersi anche alle relazioni interpersonali e familiari, riducendole a convergenze precarie di interessi individuali e minando la solidità del tessuto sociale.

Un ultimo elemento. L’uomo, in quanto immagine di Dio, è chiamato anche al riposo e alla festa. Il racconto della creazione si conclude con queste parole: «Dio, nel settimo giorno, portò a compimento il lavoro che aveva fatto

e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro che aveva fatto. Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò» (Gen 2,2-3). Per noi cristiani, il giorno di festa è la Domenica, giorno del Signore, Pasqua settimanale. E’ il giorno della Chiesa, assemblea convocata dal Signore attorno alla mensa della Parola e del Sacrificio Eucaristico, come stiamo facendo

noi oggi, per nutrirci di Lui, entrare nel suo amo-re e vivere del suo amore. E’ il giorno dell’uomo e dei suoi valori: convivia-lità, amicizia, solidarietà, cultura, contatto con la natura, gioco, sport. E’ il giorno della famiglia, nel quale vivere assieme il senso della festa, dell’in-contro, della condivisio-ne, anche nella parteci-pazione alla Santa Messa. Care famiglie, pur nei ritmi serrati della nostra epoca, non perdete il sen-so del giorno del Signore!

E’ come l’oasi in cui fermarsi per assaporare la gioia dell’incontro e dissetare la nostra sete di Dio.

Famiglia, lavoro, festa: tre doni di Dio, tre dimensioni della nostra esistenza che devono trovare un armonico equilibrio. Armonizzare i tempi del lavoro e le esigenze della famiglia, la professione e la maternità, il lavoro

e la festa, è importante per costruire società dal volto umano. In questo privilegiate sempre la logica dell’essere ri-spetto a quella dell’avere: la prima costruisce, la seconda finisce per distruggere. Occorre educarsi a credere, prima di tutto in famiglia, nell’amore autentico, quello che viene da Dio e ci unisce a Lui e proprio per questo «ci trasfor-ma in un Noi, che supera le nostre divisioni e ci fa diventare una cosa sola, fino a che, alla fine, Dio sia “tutto in tutti” (1 Cor 15,28)» (Enc. Deus caritas est, 18). Amen.

Ai fratelli e alle sorelle di Coccaglio

Carissimi, ------------ --------------- ------------ --------------- ------------ --------------- ------------ --------------- ------------ --------------- ------------ --------------- ------------ ------------stendo queste brevi note mentre è in corso il G20 e si è in attesa del vertice europeo che - si dice - dovrebbe risultare

decisivo per le sorti dell’Euro, dell’Europa e dell’economia. Non abbiamo gli strumenti per tentare valutazioni e, del resto, non sarebbe comunque questa la sede appropriata. Quello che esprimiamo è l’auspicio che le parole che continuamente vengono pro-nunciate evocando l’uscita dalla crisi – ripresa, crescita – diventino realtà per le tante famiglie anche della nostra Comunità che versano in condizioni difficili. Al tempo stesso continuiamo ad augurarci che la ripresa non consista in un ritorno puro e semplice allo stile di vita condotta in precedenza, al di sopra delle nostre possibilità: benessere per tutti, allo scopo di garantire una vita digni-tosa, ma caratterizzata dalla sobrietà, dal rispetto verso il creato e dalla responsabilità verso le future generazioni – i nostri figli,

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Editoriale

nipoti e pronipoti – per quanto riguarda lo sfruttamento delle risorse della Terra; un consumo critico, equo e solidale; un’azione politica che si preoccupi anche della giustizia e della cooperazione con i Popoli dei Paesi in via di sviluppo. Si potrebbe continuare. Il clima delle vacanze, per chi se ne può concedere almeno qualche giorno, e la canicola estiva possono indurre ad essere sonnacchiosi su questi temi coloro che non li vivono direttamente sulla loro pelle e su quella dei propri figli, ma, in quanto credenti nel Dio che ama tutti gli uomini perché tutti chiamati ad essere suoi figli, non pos-siamo non condividere le sue attenzioni nei confronti di coloro che, anche tra noi, non sono in condizione di vivere una vita serena e di quei popoli che subiscono ingiustizia, oppressione e sfruttamento a causa delle sperequazioni generate a volte dalla Natura, molto più spesso dagli uomini.

Con sempre maggior frequenza – ormai è diventata quasi una litania del lunedì - ci giunge notizia di attentati ai Cristiani proprio nel loro giorno festivo e presso i luoghi di culto: morti e feriti, anche tra i bambini, paura e angoscia, fuga per chi ne

ha la possibilità. La Nigeria è alla ribalta da tempo per questi fatti, ma non è la sola. Gli esperti di Africa ci confermano nella con-vinzione che la religione c’entra poco: è un elemento di copertura per strategie di destabilizzazione di quel Paese, legate allo sfrut-

tamento delle immense risorse petrolifere su cui esso “galleggia”. Ma intanto i cristiani sono presi di mira e perdono la vita. Ciò, seppure in maniera diversa, avviene anche altrove, il più delle volte dove i cristia-ni sono minoranza tra gli Islamici, ma non scherza-no nemmeno Induisti e Buddisti dell’India. Badia-mo bene, non tutti, gli Islamici e non tutti gli Induisti o Buddisti: si tratta in genere di gruppi estremisti. Anche la situazione di questi nostri fratelli di fede non può lasciarci indifferenti, innanzitutto perché si tratta di esseri umani oppressi da altri esseri umani, poi perché sono nostri fratelli nella fede. Dobbiamo almeno tenerli presenti costantemente nella nostra

preghiera e poi, da parte nostra, fare in modo che coloro che sono tra noi, provenienti da altri Paesi, di altre culture e fedi, possano invece vivere in pace, sentendosi accolti e rispettati nella loro dignità di essere umani: dobbiamo puntare al “contagio” del bene.

L’Incontro Mondiale delle Famiglie realizzato a Milano alla presenza del Santo Padre dovrà alimentare la nostra riflessine nei prossimi mesi. La avviamo in questo numero del nostro periodico parrocchiale a partire dalla densa omelia del Papa (v.

le pagine che precedono), alla cui lettura, calma e meditata, vi invito caldamente, e dall’inserto, ricavato “di peso” dalla rivista dell’Ufficio diocesano della Famiglia.

Il Signore vi dia pace. don Giovanni

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Comunità in ascolto

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continua dal numeromprecedente

Cari giovani,

3. Conservare nel cuore la gioia cristiana. A questo punto ci do-

mandiamo: come ricevere e conserva-re questo dono della gioia profonda, della gioia spirituale? […]Cercare la gioia nel Signore: la gioia è frutto della fede, è ri-conoscere ogni gior-no la sua presenza, la sua amicizia: «Il Signore è vicino!» (Fil 4,5); è riporre la nostra fiducia in Lui, è crescere nella cono-scenza e nell’amore di Lui […]. Un cristia-no non può essere mai triste perché ha incontrato Cristo, che ha dato la vita per lui.Cercare il Signore, incontrarlo nella vita significa anche accogliere la sua Parola, che è gioia per il cuore […]. La Parola di Dio fa scoprire le mera-viglie che Dio ha operato nella storia dell’uomo e, pieni di gioia, apre alla lode e all’adorazione: «Venite, cantia-mo al Signore... adoriamo, in ginoc-chio davanti al Signore che ci ha fat-ti» (Sal 95,1.6).In modo particolare, poi, la Litur-gia è il luogo per eccellenza in cui si esprime la gioia che la Chiesa attin-ge dal Signore e trasmette al mondo. Ogni domenica, nell’Eucaristia, le comunità cristiane celebrano il Mi-stero centrale della salvezza: la mor-te e risurrezione di Cristo. E’ questo

un momento fondamentale per il cammino di ogni discepolo del Si-gnore, in cui si rende presente il suo Sacrificio di amore; è il giorno in cui incontriamo il Cristo Risorto, ascol-tiamo la sua Parola, ci nutriamo del suo Corpo e del suo Sangue […]. San-ta Teresa di Gesù Bambino, giovane carmelitana, scriveva: «Gesù, è amarti

la mia gioia!» (P 45, 21 gennaio 1897, Op. Compl., pag. 708).

4. La gioia dell’amore

Cari amici, la gioia è intimamente legata all’amore: sono due frutti

inseparabili dello Spirito Santo (cfr Gal 5,23). L’amore produce gioia, e la gioia è una forma d’amore. La beata Madre Teresa di Calcutta, facendo eco alle parole di Gesù: «si è più beati nel dare che nel ricevere!» (At 20,35), diceva: «La gioia è una rete d’amore per catturare le anime. Dio ama chi dona con gioia. E chi dona con gioia dona di più». E il Servo di Dio Pao-lo VI scriveva: «In Dio stesso tutto è gioia poiché tutto è dono» (Esort. ap.

Gaudete in Domino, 9 maggio 1975).Pensando ai vari ambiti della vostra vita, vorrei dirvi che amare significa costanza, fedeltà, tener fede agli im-pegni. E questo, in primo luogo, nelle amicizie: i nostri amici si aspettano che siamo sinceri, leali, fedeli, perché il vero amore è perseverante anche e soprattutto nelle difficoltà. E lo stes-

so vale per il la-voro, gli studi e i servizi che svol-gete. La fedeltà e la perseveranza nel bene condu-cono alla gioia, anche se non sempre questa è immediata.Per entrare nella gioia dell’amore, siamo chiamati anche ad essere generosi, a non accontentarci di dare il minimo,

ma ad impegnarci a fondo nella vita, con un’attenzione particolare per i più bisognosi. Il mondo ha necessità di uomini e donne competenti e ge-nerosi, che si mettano al servizio del bene comune. Impegnatevi a studiare con serietà; coltivate i vostri talenti e metteteli fin d’ora al servizio del pros-simo. Cercate il modo di contribuire a rendere la società più giusta e umana, là dove vi trovate. Che tutta la vostra vita sia guidata dallo spirito di servi-zio, e non dalla ricerca del potere, del successo materiale e del denaro.A proposito di generosità, non posso non menzionare una gioia speciale: quella che si prova rispondendo alla vocazione di donare tutta la propria

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI PER LA XXVII GIORNATA MONDIALE DELLA

GIOVENTÙ 2012 «SIATE SEMPRE LIETI NEL SIGNORE!» (FIL 4,4)

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vita al Signore. Cari giovani, non abbiate paura della chiamata di Cristo alla vita religiosa, mona-stica, missionaria o al sacerdozio. Siate certi che Egli colma di gioia coloro che, dedicandogli la vita in questa prospettiva, rispondono al suo invito a lasciare tutto per rimanere con Lui e dedicarsi con cuore indiviso al servizio degli altri. Allo stesso modo, grande è la gioia che Egli riserva all’uomo e alla donna che si donano totalmente l’uno all’al-tro nel matrimonio per costituire una famiglia e diventare segno dell’amore di Cristo per la sua Chiesa.Vorrei richiamare un terzo elemento per entrare nella gioia dell’amore: far crescere nella vostra vita e nella vita delle vostre comunità la comunione fraterna. C’è uno stretto legame tra la comunione e la gioia […]. Il libro de-gli Atti degli Apostoli descrive così la prima comunità cristiana: «spezzan-do il pane nelle case, prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore» (At 2,46). Impegnatevi anche voi affinché le comunità cristiane possano essere luoghi privilegiati di condivisione, di attenzione e di cura l’uno dell’altro.

5. La gioia della conversione

Cari amici, per vivere la vera gioia occorre anche identificare le ten-

tazioni che la allontanano. La cultura attuale induce spesso a cercare tra-guardi, realizzazioni e piaceri imme-diati, favorendo più l’incostanza che la perseveranza nella fatica e la fedel-tà agli impegni. I messaggi che rice-vete spingono ad entrare nella logica del consumo, prospettando felicità artificiali. L’esperienza insegna che l’avere non coincide con la gioia: vi sono tante persone che, pur avendo beni ma-

teriali in abbondanza, sono spesso afflitte dalla disperazione, dalla tri-stezza e sentono un vuoto nella vita. Per rimanere nella gioia, siamo chia-mati a vivere nell’amore e nella verità, a vivere in Dio. E la volontà di Dio è che noi siamo felici. Per questo ci ha dato delle indicazioni concrete per il nostro cammino: i Comandamenti. Osservandoli, noi troviamo la stra-da della vita e della felicità. Anche se a prima vista possono sembrare un insieme di divieti, quasi un osta-colo alla libertà, se li meditiamo più attentamente, alla luce del Messag-gio di Cristo, essi sono un insieme di essenziali e preziose regole di vita che conducono a un’esistenza feli-ce, realizzata secondo il progetto di Dio. Quante volte, invece, costatia-mo che costruire ignorando Dio e la sua volontà porta delusione, tristez-za, senso di sconfitta. L’esperienza del peccato come rifiuto di seguir-lo, come offesa alla sua amicizia, porta ombra nel nostro cuore […]. Cari giovani, ricorrete spesso al Sa-cramento della Penitenza e della Ri-conciliazione! Esso è il Sacramento della gioia ritrovata. Domandate allo Spirito Santo la luce per saper ricono-scere il vostro peccato e la capacità di chiedere perdono a Dio accostandovi a questo Sacramento con costanza, serenità e fiducia […].

6. La gioia nelle prove

Alla fine, però, potrebbe ri-manere nel nostro cuore

la domanda se veramente è pos-sibile vivere nella gioia anche in mezzo alle tante prove della vita, specialmente le più dolo-rose e misteriose, se veramente seguire il Signore, fidarci di Lui dona sempre felicità. La rispo-

sta ci può venire da alcune esperienze di giovani come voi che hanno trova-to proprio in Cristo la luce capace di dare forza e speranza, anche in mez-zo alle situazioni più difficili. Il bea-to Pier Giorgio Frassati (1901-1925) ha sperimentato tante prove nella sua pur breve esistenza, tra cui una, riguardante la sua vita sentimentale, che lo aveva ferito in modo profondo. Proprio in questa situazione, scriveva alla sorella: «Tu mi domandi se sono allegro; e come non potrei esserlo? Finché la Fede mi darà forza sono sempre allegro! Ogni cattolico non può non essere allegro... Lo scopo per cui noi siamo stati creati ci addita la via seminata sia pure di molte spine, ma non una triste via: essa è allegria anche attraverso i dolori» (Lettera alla sorella Luciana, Torino, 14 feb-braio 1925). E il beato Giovanni Pa-olo II, presentandolo come modello, diceva di lui: «era un giovane di una gioia trascinante, una gioia che su-perava tante difficoltà della sua vita» (Discorso ai giovani, Torino, 13 aprile 1980).Più vicina a noi, la giovane Chiara Badano (1971-1990), recentemente beatificata, ha sperimentato come il dolore possa essere trasfigurato dall’amore ed essere misteriosamente abitato dalla gioia. All’età di 18 anni, in un momento in cui il cancro la fa-ceva particolarmente soffrire, Chiara aveva pregato lo Spirito Santo, inter-cedendo per i giovani del suo Movi-

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mento. Oltre alla propria guarigione, aveva chiesto a Dio di illuminare con il suo Spirito tutti quei giovani, di dar loro la sapienza e la luce: «È stato proprio un momento di Dio: soffrivo molto fisicamente, ma l’anima canta-va» (Lettera a Chiara Lubich, Sassel-lo, 20 dicembre 1989). La chiave della sua pace e della sua gioia era la com-pleta fiducia nel Signore e l’accetta-zione anche della malattia come mi-steriosa espressione della sua volontà per il bene suo e di tutti. Ripeteva

spesso: «Se lo vuoi tu, Gesù, lo voglio anch’io». Sono due semplici testimo-nianze tra molte altre che mostrano come il cristiano autentico non è mai disperato e triste, anche davanti alle prove più dure, e mostrano che la gio-ia cristiana non è una fuga dalla real-tà, ma una forza soprannaturale per affrontare e vivere le difficoltà quoti-diane. Sappiamo che Cristo crocifisso e risorto è con noi, è l’amico sempre

fedele. Quando partecipiamo alle sue sofferenze, partecipiamo anche alla sua gloria. Con Lui e in Lui, la soffe-renza è trasformata in amore. E là si trova la gioia (cfr Col 1,24).

7. Testimoni della gioia

Cari amici, per concludere vorrei esortarvi ad essere missionari

della gioia. Non si può essere felici se gli altri non lo sono: la gioia quin-di deve essere condivisa. Andate a

raccontare agli altri giovani la vostra gio-ia di aver trovato quel tesoro prezioso che è Gesù stesso. Non possiamo tenere per noi la gioia della fede: perché essa possa re-stare in noi, dobbia-mo trasmetterla. San Giovanni afferma: «Quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi... Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena» (1Gv 1,3-4). A volte viene dipin-ta un’immagine del Cristianesimo come

di una proposta di vita che oppri-me la nostra libertà, che va contro il nostro desiderio di felicità e di gioia. Ma questo non risponde a verità! I cristiani sono uomini e donne ve-ramente felici perché sanno di non essere mai soli, ma di essere sorret-ti sempre dalle mani di Dio! Spetta soprattutto a voi, giovani discepoli di Cristo, mostrare al mondo che la fede porta una felicità e una gioia

vera, piena e duratura. E se il modo di vivere dei cristiani sembra a volte stanco ed annoiato, testimoniate voi per primi il volto gioioso e felice del-la fede. Il Vangelo è la «buona novel-la» che Dio ci ama e che ognuno di noi è importante per Lui. Mostrate al mondo che è proprio così!Siate dunque missionari entusiasti della nuova evangelizzazione! Por-tate a coloro che soffrono, a coloro che sono in ricerca, la gioia che Gesù vuole donare. Portatela nelle vostre famiglie, nelle vostre scuole e univer-sità, nei vostri luoghi di lavoro e nei vostri gruppi di amici, là dove vivete. Vedrete che essa è contagiosa. E rice-verete il centuplo: la gioia della sal-vezza per voi stessi, la gioia di vedere la Misericordia di Dio all’opera nei cuori. Il giorno del vostro incontro definitivo con il Signore, Egli potrà dirvi: «Servo buono e fedele, prendi parte alla gioia del tuo padrone!» (Mt 25,21).

La Vergine Maria vi accompagni in questo cammino. Ella ha ac-

colto il Signore dentro di sé e l’ha annunciato con un canto di lode e di gioia, il Magnificat: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spiri-to esulta in Dio, mio salvatore» (Lc 1,46-47). Maria ha risposto piena-mente all’amore di Dio dedicando la sua vita a Lui in un servizio umile e totale. E’ chiamata «causa della no-stra letizia» perché ci ha dato Gesù. Che Ella vi introduca in quella gioia che nessuno potrà togliervi!

Dal Vaticano, 15 marzo 2012

BENEDICTUS PP. XVI

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Comunità in ascolto

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Cari amici:… “Ogni promessa è debito!” Tanto più per un PRETE ALPINO! La mantengo! Ecco: metto in

carta queste note in piena ATMOSFERA PENTECO-STALE nella quale in tutte le nostre Comunità avvengono “FATTI D’ANIMA” che denotano, in pienezza, LUCE E FUOCO D’AMORE frutti divinizzanti del grande regista celeste: LO SPIRITO SANTO! • Accenno al fulgido giorno delle PRIME COMUNIONI

(lo stesso Napoleone lo classificava come il GIORNO

PIÙ BELLO delle sua vita).• Penso al luminoso giorno della SANTA CRESIMA con

quel VIGORE SPIRITUALE che solo il divino Spirito può dare, abilitando i giovani cresimati all’ATLETICA DELL’ANIMA, però mi piange il cuore sapendo che tanti ragazzi PERDONO LA PARTITA = quando quasi subito dicono «CIAO A DIO» e agli impegni di leale TE-STIMONIANZA di vita cristiana, sedotti dagli inviti di BERLIKET’ = il maligno!!!

• E come dimenticare nel bel mese del SACRO CUORE la “Grande Giornata” (come la definiva il compianto mons. Daffini) della CONSACRAZIONE DI NOVELLI SA-CERDOTI? Che mistero d’amore! Lo Spirito santo tra-sforma dei poveri uomini in ALTRI GESÙ = rendendoli capaci di consacrare mediante il suo intervento divino un po’ di PANE E VINO in Corpo e Sangue di Cristo.

Quando don Angelo Roncalli (futuro papa Giovanni XXIII) si presentò con altri fratelli neoordinati al San-

to Padre Pio X per ricevere una speciale benedizione si sentì dire: «mi pare di sentire il suono festoso delle campane della tua terra bergamasca… quando ritornato al paesello natio, fra la tua gente, tu celebrerai con commozione la tua Prima Messa. Benedico di cuore…».Anche chi scrive, ricorda con emozione quel giorno bene-detto… anche se prima di scendere al suo paesello ebbe la

fortuna di celebrare le sue Prime Messe a Lourdes = ai piedi dell’Im-macolata, MADRE DI CRISTO E DI OGNI SACERDOTE.Ma ora, amici, andiamo al tema espresso dal titolo dato a questo articoletto, vorrei avere il cuore e la penna facile del diacono SAN EFREIM, famoso monaco siria-no, chiamato “L’ARPA DELLO SPIRITO SANTO” per la sua esuberante e stupenda vena poeti-ca nel CANTARE inni di lode ad onore della TERZA PERSONA DIVINA.

• È LUI che ha fecondato il grem-bo verginale di Maria rendendo BAMBINO = uomo, il Figlio di Dio: GESÙ.• È LUI il Generatore della Chiesa

Cattolica, nata ufficialmente nel giorno di PENTECO-STE, quando dal cielo discese sugli Apostoli in modo “veemente” con la sua LUCE SFOLGORANTE e col suo FUOCO D’AMORE!

• È LUI “il formatore di ogni santo” appartenente ad ogni categoria di persone, di ogni ceto sociale e culturale. Grande turba, scrisse l’apostolo Giovanni, che nessuno può numerare…

• Amici, non penso solo ad ELETTI come Luigi Gonzaga – Maria Goretti – don Bosco – madre Teresa di Calcutta o alla piccola… grande santa Teresina del Bambin Gesù; ma anche a chi non era STINCO DI SANTO, ma venne trasformato dallo Spirito santo.

• Penso all’ex mondana Angela da Foligno – all’ex ufficiale corrotto Charles de Foucauld – alla prof. atea Edith Stein, divenuta carmelitana col nome di santa Teresa della Cro-ce e finita in un campo di concentramento nazista – ad

LO SPIRITO SANTO… CONCHITA E I SACERDOTI

di don Battista

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Agostino di Tagaste divenuto un grande Vescovo e Dot-tore della Chiesa… eppure “ scavezzacollo”.

• Vi consiglio ogni mattina a leggere ed invocare il santo X o Y che il vostro calendario appeso in cucina riporta, ricordando la domanda che si fece s. Agostino: «se sono ri-usciti loro, perché non io?»

Quante volte il santo Padre Benedetto XVI, in vari suoi

discorsi, invita TUTTI, specie i giovani alla SANTITA’ DI VITA che in fondo consiste, come appena affermava il s. ve-scovo mons. Marello “NEL FARE LE COSE ORDINARIE IN MODO STRAORDINARIO” cioè… PER AMORE A DIO. Ed eccoci a mamma CONCHITA… ora ve-nerabile! Secondo il suo padre spirituale Luis Martinez «essa fa parte di quelle donne sante alle quali Dio ha affidato oltre il com-pito di CASALINGA e MADRE, una speciale vocazione con rela-tiva missione di altissima impor-tanza per la Chiesa universale». È nata a s. Luis Potosì – Messico nel 1862 ed è morta nella capitale nel 1937. Fu la settima di undici figli, nati in una famiglia benestante e profondamente cristiana. Ragazza graziosa e dotata, di for-te temperamento ma sensibilissima, passò la sua infanzia in una hacienda = azienda agricola. Ai balli ed alle feste era una partner molto desiderata, ma ecco entrare in campo Nostro Signore. Dal suo diario: «in un mondo di lusinghe, di distrazioni e festaiolo, io sentivo in me un vuoto immenso. Pensai di colmarlo con il matrimonio – Signore: sono impotente ad amare Te, io mi sposo: dammi molti figli affinché essi ti amino meglio di me» e così sposò Francisco de Armida. Durante il pranzo nuziale chiese allo sposo due cose: essere libera di fare la Comunione ogni giorno e di non essere geloso di lei. L’amore reciproco fra i due sposi, col tempo, aumenta di tenerezza ed intensità perché fondato SUL-LA PREGHIERA. Anche il Papa, a Milano, nel Congresso Mondiale delle Fa-miglie, ci ha richiamati su questa importanza. Sempre dal diario: «… quando ci siamo sposati, mio marito aveva un carattere violento = era come polvere da sparo, però, passata l’esplosione si

bloccava tutto confuso tanto da meravigliare sia la madre che le sorelle. Io penso che ciò sia stato il lavoro della GRAZIA del Si-gnore unito ai miei sforzi». Fu meravigliosa nel formare i suoi nove rampolli diversi per carattere. Ebbe a soffrire molto per la sua forte sensibilità. Quante lacrime che ha versato per questo motivo! La morte del caro sposo – 17/9/1901 – fu per lei come una pugnalata al cuore. Scrive: «quel giorno

me ne andai presso il Tabernacolo per attingervi sostegno… ma che solitudine». Soffrirà sia per la morte di quattro figli, che per la figlia Concha fattasi mona-ca nel convento attuata da sua mamma e per il figlio Manuel che, fattosi gesuita, partì per la Spagna e non tornò più.

• In una visione conso-lata da Gesù sentì dirsi: «Con-chita. tu sarai madre di un grande numero di figli spirituali, per questo sarai anche grande martire: la tua missione sarà di salvare molte ani-me», ed ecco Gesù educarla ad un raccoglimento intimo, rac-chiuso nella sua anima.• Ella ebbe una for-te sete di Dio e insieme una forte fiamma d’amo-re che la spingeva a donarsi

agli altri, specie per la santificazione dei sacerdoti. Durante le persecuzioni messicane quanti fra vescovi, preti e frati trovarono rifugio in casa sua ed in lei un con-forto materno.

• Le disse Gesù: «Offriti in oblazione per i miei sacerdoti e unisciti al mio Sacrificio per acquistare grazia e misericordia per la Chie-sa e le sue membra».

• E Conchita, spiritualmente, diventerà VERA MAMMA di moltissimi sacerdoti Questa donna, che fece solo la terza elementare, scriverà più di cento volumi con un lin-guaggio splendido in cui ha fissato tutto ciò che Gesù le ha detto.

Tra le varie congregazioni fondate da lei, eccelle proprio quella DEI PRETI DELLO SPIRITO SANTO.

O divino Spirito, vieni e ritorna con Maria – madre di Gesù – e dei sacerdoti. Così sia!

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Le preghiere che vengono proposte in questo numero vogliono essere un aiuto a valorizzare le condizioni favorevoli all’incontro con il Signore che, spesso, caratterizzano il tempo estivo: si ha, almeno in alcuni periodi, più tempo a disposizione; il contatto con la natura, almeno occasionale, può portare il pensiero e il cuore al Creatore, Dio della vita; le giornate più lunghe danno quasi l’impressione di vivere più intensamente; vi sono poi le numerose ricorrenze mariane, tra tutte l’Assunzione e la Natività di Maria, che ci invitano a rivolgere a Lei il pensiero, adorando la Trinità che l’ha scelta ed eletta. Forse, cercando un po’ di riparo dal sole, nella penombra di una chiesa si trova assai di più: l’Eucaristia custodita nel tabernacolo, alla cui presenza è bello passare almeno qualche istante. Queste formule – tutte di Jean Galot S.J. eccetto l’ultima - più che per essere ripetute, sono riportate affinché ci educhino ad una preghiera personale che, prima di essere richiesta, sia lode, rendimento di grazie, offerta di sé.

Buona preghiera.

PADRE NOSTROparafrasi sulle prime parole della Preghiera del Signore

Padre nostro del cielo, Padre di tutti gli uomini, sei tu che ci unisci, perché tu sei nostro, un solo Padre per tutti, il Padre universale, un Padre dal cuore unico, appartenente a tutti, e tutti ci riunisce in un unico amore.

Sei tu che ci unisci per mezzo di Cristo, tuo Figlio, formando una famiglia, in cui siamo tutti fratelli avendo per fratello maggiore un Dio divenuto uomo.

Con lui ti preghiamo, chiamandoti nostro Padre e offrendoti un amore che vuol essere filiale.

Con lui siamo sicuri di farci ascoltare, di entrare, con la preghiera, nel tuo cuore paterno di entrarvi tutti insieme, e poi di rimanervi, nella gioia di essere tuoi e di essere uniti in te.

Con lui riceviamo tutto quello che tu possiedi, la tua vita e il tuo amore, la tua santità divina, e proviamo fino a che punto tu sei Padre, donando tutto senza misura a coloro che ami come tuoi veri figli nel tuo unico Figlio.

CONTEMPLAZIONEPer contemplare le meraviglie di Dio in Maria

Gesù, figlio pieno di amore verso la santa Vergine,Tu, che nell’ombra di Nazareth non hai cessato di contemplare Maria, tu che l’hai scoperta a poco a poco coi tuoi occhi di bimbo, che l’hai ammirata senza stancarti e l’hai amata con tutta la forza del tuo cuore, aiutaci a guardare tua Madre, a comprendere ogni giorno di più la sua purezza e la sua santità, a lasciarci conquistare dalla sua bellezza tutta interiore e spirituale.Donaci occhi limpidi per vedere quest’anima piena di grazia, tanto semplice e profonda, tanto retta e amante, e fa’ che a forza di guardarla, la sua immagine si imprima dentro di noi! Fa’ che la contemplazione di Maria trasformi il nostro cuore, che il contatto con la sua santità ci insegni a vivere unicamente per Dio, che la vista della sua purezza ci ispiri l’orrore di ogni peccato, la considerazione della sua bontà ci renda più pazienti, più comprensivi, più generosi, e lo sguardo rivolto al suo amore ci obblighi a donarci interamente a Dio e al nostro prossimo!

ANIMA D’OFFERTAPreghiera del mattino

Tu che hai ispirato l’offerta del Calvario per portarla al Padree farne scaturire dei frutti di redenzione per la nostra umanità,

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a cura di don Giovanni

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forma in noi, Spirito Santo, un’anima d’offertorio che sappia donare tutto,i profondi dolori e l’amore più forte, per un mondo migliore,

un’anima nella quale il Cristo possa rinnovare il suo grande gesto salvatore, capace di donare le sue forze più vive all’opera del regno,

un’anima generosa in cui i calcoli meschini non possano trovare posto, e in cui le viltà siano sempre superate dallo slancio dell’offerta,

un’anima abbandonata tra le mani del Padre, felice di rispondere,in ogni circostanza, al volere misterioso che vuole prendere tutto in essa.

OFFERTAPreghiera della sera

Tutto fu offerta in te, Vergine dall’anima così semplice, dal levarsi dell’aurora all’abbandono della sera.

Tu non togliesti nulla all’appello del Signore; donasti volentieri quello che ti chiedeva.

Ogni sera raccoglieva l’offerta degli istanti di tutta la tua giornata in un ultimo slancio;

in un ultimo splendore la bellezza dell’amore che si irradiava da te, si alzava verso il cielo.

Per la visita eucaristica« HO SETE! »

« Possa tu ascoltare, come se uscisse dal tabernacolo, il grido che ho lanciato dall’alto della croce: «Ho sete!

Se ho voluto abitare per sempre tra gli uomini, l’ho fatto per spegnere questa sete che non mi lascia più.E’ il grido del mio cuore aperto, che ha versato le sue ultime gocce di sangue e che aspira a diffondere sempre più i loro benefici redentori su tutta l’umanità.Ho sete di anime, una sete insaziabile di tutte le anime e di ciascuna in particolare.Ho sete del loro amore, vorrei attirarle tutte a me.Ho sete di loro, non per mia soddisfazione, ma perché voglio renderle felici ed esse non possono trovare la felicità se non attaccandosi a me.Avrò sempre sete fino a quando non mi avranno dato tutto, perché il mio amore è così forte e così totalitario che esige tutto.Non soffocare il mio grido, non dimenticare il mio richiamo vibrante e incessantemente ripetuto; vieni a estinguere la mia sete!Che la mia sete non incontri mai in te il rifiuto o il proposito di sfuggire, ma che essa faccia zampillare la tua generosità come una fonte che possa calmarla!E che la mia presenza eucaristica ricordandoti la mia sete, ti inviti a condurre verso di me altre anime affinché esse pure si abbandonino al mio amore!».

LODE A DIO CREATORE

Lode a Te Architetto supremo della volta celeste, Lode a Te, Maestà arcana che ti estendi da un capo all'altro del cielo.Lode a Te Potenza che fai esistere le stelle per manifestare la sovrabbondanza della Tua potenza.Lode a Te, Sapienza che conosci in un istante il loro numero indefinito.Lode a Te, Grandezza, davanti a cui le innumerevoli stelle sono come un nulla.Lode a Te, Silenzio che parli a noi attraverso il silenzio degli astri.Lode a Te, Bellezza che ti esprimi nella mirabile armonia delle stelle.Lode a Te, Splendore, che riveli la tua presenza nascosta attraverso il luccichio degli astri.Lode a Te, Mare infinito dell'essere, che ti estendi ben al di là del cielo illimitato.Lode a Te, Sovrano, che chiami le stelle per nome ed esse ti obbediscono.Lode a Te, Dio onnipotente, creatore del cielo e della terra.

(Padre Carlo Colonna S.J.)

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Capitolo VIIICONSIGLI MOLTO UTILI SULLA MEDITAZIONE

Uscendo dalla meditazione, Filotea, devi portare con te soprattutto i

propositi e le decisioni prese, per met-terle in pratica immediatamente, nella giornata. È questo il frutto irrinuncia-bile della meditazione; se manca, non soltanto la meditazione è inutile, ma spesso anche dannosa perché le virtù meditate, ma non praticate, gonfiano lo spirito di presunzione e finiamo per credere di essere quello che ci eravamo proposto di essere: noi potremo diven-tare come ci siamo proposti di essere soltanto quando i propositi saranno pieni di vita e solidi; non quando sono fiacchi e inconsistenti e quindi destina-ti a non venire attuati.Occorre, con ogni mezzo, fare sforzi per metterli in atto, approfittando di tutte le occasioni sia piccole che grandi: per esempio, se ho preso la risoluzione di conquistare con la dolcezza il cuore di coloro che mi offendono, cercherò, nel corso della giornata, di incontrarli per salutarli amabilmente; e se non mi sarà dato di incontrarli, perlomeno parlerò bene di loro e pregherò Dio per loro […]. Devi abituarti a passare dall’orazione a qualsiasi attività e occupazione che comporta la tua professione, anche quando può sembrare molto distante dagli affetti avuti nell’orazione. Voglio dire che un avvocato deve saper passa-re dall’orazione alla difesa della causa;

il commerciante agli affari; la donna sposata ai doveri del suo matrimonio e della casa, con dolcezza e serenità, sen-za mettersi in angustia. Infatti essendo entrambi secondo la volontà di Dio, bisogna passare dall’una agli altri in umiltà e devozione […].È vero che ordinariamente le conside-razioni devono precedere gli affetti e i propositi, ma se lo Spirito Santo ti concede gli affetti prima delle consi-derazioni, non devi insistere a voler correre dietro alle considerazioni, visto che hanno il solo scopo di muovere gli affetti […]. Mai devi comprimere gli affetti. Lascia-li sgorgare appena manifestano la pre-senza.Questo lo dico per tutti gli affetti, com-preso il ringraziamento, l’offerta e la preghiera, che si possono fare in ogni momento durante le considerazioni; non bisogna frenarli, proprio come ti ho detto per gli affetti, anche se dopo, a conclusione della meditazione, debbo-no essere ripetuti nuovamente.Quanto invece ai propositi, devi for-marli soltanto alla fine della meditazio-ne, dopo gli affetti, perché, ricordan-doci situazioni familiari e dettagliate, rischierebbero di farci distrarre se li facessimo insieme agli affetti […]

Capitolo IXLE ARIDITA’ CHE CI AFFLIGGONO NELLE MEDITAZIONI

Se ti capita, o Filotea, di non prova-re alcuna attrattiva né alcuna con-

solazione nella meditazione, ti prego di non agitarti, ma apri la porta alle preghiere vocali: lamentati di te stessa con Nostro Signore, confessa la tua indegnità, pregalo di aiutarti, bacia la sua immagine, rivolgigli le parole di Giacobbe: Io non ti lascio, Signore, finché tu non mi abbia benedetto[…]. Altre volte prendi un libro e leggilo con attenzione fino a che il tuo spirito si riprenda pienamente; qualche volta sprona il cuore con atti e movimenti di devozione esteriore: prostrati per terra, metti le mani in croce sul petto, abbrac-cia il Crocifisso; questo, si capisce, se ti trovi in luogo appartato.E se, dopo tutto ciò, sei come prima, per quanto grande sia la tua aridità, non avvilirti, ma rimani con devoto contegno davanti a Dio. Quanti corti-giani, nel corso dell’anno, fanno cento volte l’anticamera del principe senza speranza di potergli parlare, ma soltan-to per essere visti da lui e compiere il loro dovere. Così, mia cara Filotea, noi dobbiamo recarci all’orazione sempli-cemente per compiere il nostro dovere e dimostrare la nostra fedeltà. Che se poi piace alla divina Maestà di rivolger-ci la parola e fermarsi con noi con le sue sante ispirazioni e consolazioni interio-ri, questo sarà per noi un grande onore e motivo di un piacere delizioso; ma se non ci fa questa grazia, non rivolgen-doci la parola, come se non ci vedesse e come se non fossimo alla sua presenza, non per questo dobbiamo andarcene,

IN CAMMINO CON...S. Francesco di Sales - 7

Continuiamo la lettura dell’ “Introduzione alla vita devota” di s. Francesco di Sales, opera nota anche con il nome di Filotea. Il termine “devozione” in questo scritto è usato come sinonimo di “vita cristiana”.Affinché la lettura delle riflessioni e dei suggerimenti del Santo sia meditata e non frettolosa, ne viene suggerita una cadenza mensile.Il linguaggio, naturalmente, è quello dell’epoca dell’Autore; nella forma espressiva occorre trovare la sostanza.

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anzi, al contrario, dobbiamo rimane-re lì, davanti alla somma Bontà, con un contegno devoto e sereno; gradirà molto la nostra pazienza e noterà la nostra fedeltà e la nostra perseveranza; e quando ritorneremo davanti a Lui, ci favorirà e si fermerà con noi con le sue consolazioni, facendoci assaporare tut-to il fascino dell’orazione.Ma anche se non dovesse farlo, accon-tentiamoci, Filotea; è già un grandissi-mo onore trovarci presso di Lui, al suo cospetto.

AgostoCapitolo XESERCIZIO DEL MATTINO

Oltre a questa orazione mentale strutturata e completa, e altre pre-

ghiere vocali da dire durante il giorno, ci sono altre cinque forme di preghiere brevi e che sono come prolungamenti e fioriture della grande orazione. La pri-ma è quella del mattino, che è una pre-parazione generale alla giornata. Ecco come devi farla:1. Ringrazia e adora Dio dal profondo di

te stessa per la grazia che ti ha fatto nel conservarti la notte passata; e se in essa tu avessi peccato, chiedigli perdono.

2. Tu sai bene che il giorno presente ti è concesso perché tu possa acquistare quello futuro nell’eternità; a questo fine farai un fermo proposito di spen-dere bene la giornata.

3. Cerca di prevedere gli affari, gli in-contri, le situazioni in cui ti troverai nel corso della giornata, per servire Dio, e quali tentazioni potranno so-praggiungere per offenderlo: a causa della collera, della vanità o di qualche altra mancanza di controllo; e, con un fermo proposito, preparati a im-piegare bene i mezzi che ti saranno offerti di servire Dio e progredire nel-la devozione; per contro, preparati a evitare, o combattere e vincere, tutto ciò che potresti incontrare e che sia contro la tua salvezza e la gloria di

Dio. Non basta prendere questa riso-luzione, occorre predisporre i mezzi per attuarla. Per esempio, se prevedo di dover trattare un affare con una persona passionale e pronta alla col-lera, non soltanto devo fare il propo-sito di non reagire alle sue sfuriate, ma devo preparare delle frasi gentili per prevenirla, o prevedere la presen-za di una persona capace di moderar-la. Se prevedo la visita ad un malato, mi organizzerò per l’ora, le parole di consolazione da dirgli, gli aiuti da portare, e così per gli altri casi.

4. Dopo di ciò, umiliati davanti a Dio e riconosci che da sola nulla potresti fare di quanto ti sei proposta, sia per fuggire il male che per operare il bene.

E come se tu avessi il cuore in mano, offrilo con tutti i propositi alla

Maestà divina e supplicala di prender-ti sotto la sua protezione per portare a compimento le tue iniziative; per far questo serviti delle seguenti parole o di simili: Signore, eccoti questo povero e miserabile cuore che, per tua bontà ha avuto buoni affetti; ma è troppo debo-le e insignificante per riuscire a fare il bene che vorrebbe, se non lo sostieni con la tua celeste benedizione; io te la chiedo, Padre buono, per i meriti della Passione di tuo Figlio, al quale io con-sacro questa giornata e tutta la vita. Invoca la Madonna, il tuo Angelo e i Santi, perché ti stiano vicini. Ma tut-te queste operazioni spirituali devono essere fatte brevemente e con vivacità, possibilmente prima di uscire dalla ca-mera, affinché, in forza di questo eser-cizio, tutto quello che farai nel corso della giornata, sia coperto dalla bene-dizione di Dio.Ti prego, Filotea, non trascurarlo mai!

SettembreCapitolo XIL’ESERCIZIO DELLA SERA E L’ESA-ME DI COSCIENZA

Prima del pranzo materiale hai fatto la meditazione, che è come un pranzo spirituale; allo stesso modo, prima di cena devi fare una piccola cena devota e spirituale, o almeno uno spuntino. Trova un po’ di tempo prima di cena, inginocchiati davanti a Dio, raccogli il tuo spirito vicino a Gesù Cristo croci-fisso (che ti rappresenterai per mezzo di una riflessione semplice, come un’oc-chiata interiore), ravviva nel tuo cuore l’ardore della meditazione del mattino, per mezzo di una dozzina di vivaci aspi-razioni, di atti di umiltà, e di slanci pie-ni d’amore verso il divin Salvatore della tua anima; se lo preferisci, potrai anche riprendere i punti più salienti della me-ditazione del mattino o scuoterti con qualche altro pensiero, a tuo piacere.Quanto all’esame di coscienza, che ognuno deve fare prima di coricarsi […]:1. Ringrazia Dio che ti ha conservato

nel corso della giornata appena ter-minata.

2. Esamina il comportamento che hai tenuto nel corso della giornata : per facilitarti il compito rifletti dove, con chi e come sei stato impegnato.

3. Se trovi qualcosa di fatto bene, rin-grazia Dio; se al contrario hai fatto qualche cosa di male, in pensieri, in parole ed in opere, chiedi perdono a Dio, con il proposito di confessarte-ne alla prima occasione e correggerti seriamente.

4. Poi affida il tuo corpo, la tua anima, la Chiesa, i parenti, gli amici alla di-vina Provvidenza; prega la Madonna, il buon Angelo e i Santi di vegliare su di noi e per noi; e con la benedizione di Dio, va a prenderti quel riposo che Dio ha voluto che ci fosse necessario.

Questo esercizio non deve mai esse-re tralasciato, come del resto quel-

lo del mattino; con quello del mattino spalanchi la tua finestra al sole di giu-stizia, con quello della sera, la sbarri alle tenebre dell’inferno.

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Il Canone Biblico conserva nel Nuovo Testamento altre due brevi

Lettere attribuite all’apostolo Gio-vanni, indicate con un numero pro-gressivo, appunto Seconda e Terza Lettera.Il vocabolario, lo stile e la dottrina dei due scritti rivelano una somiglianza tra loro e con gli altri scritti di Gio-vanni, pertanto sono stati abbastan-za facilmente attribuiti e accettati come scritti dell’Apostolo, anche se l’autore non si presenta con il nome, ma dice di essere “il presbitero”,termine abituale nella comunità del tempo per indicare il “capo famiglia”, il responsabile della Chiesa locale. Il nostro scrivente, però, si presen-ta non come “il presbitero di…”, ma come “il” presbitero, cioè il capo, il responsabile, diremmo assoluto, e mi sembra di ricordare che in alcune testimonianze del tempo, chi parla o scrive dell’apostolo Giovanni lo indi-chi proprio con il termine “il presbi-tero”.

LA SECONDA LETTERA, breve scritto di soli 13 versetti, è indi-

rizzata “alla Signora eletta e ai suoi figli” (v.1); questa designazione indi-ca, probabilmente, non una persona, ma una Chiesa particolare dell’Asia Minore, con cui l’autore aveva stretti legami, poiché dice di amarne tutti i figli. Così come l’affermazione con cui si conclude la Lettera: “Ti saluta-no i figli della tua sorella, l’eletta”, serve per indicare il saluto da parte della Comunità di cui fa parte lo scrivente.All’interno di queste due formule di saluti iniziali (vv. 1-3) e finali (v. 13), troviamo il motivo per cui l’autore scrive la sua missiva e esterna le sue

preoccupazioni riguardo alla minac-cia rappresentata dalla presenza nel seno della Comunità di falsi maestri che diffondono dottrine eretiche e false.Dal v.7 “Sono apparsi infatti nel mondo molti seduttori, che non riconoscono Gesù venuto nella carne. Ecco il seduttore e l’an-ticristo!”, si può pensare a predicatori che distorcevano la verità sulla per-sona di Cristo. L’esortazione è: “Fate attenzione a voi stessi per non rovinare quello che abbiamo costruito e per ricevere una ricompensa piena. Chi va oltre e non rimane nella dottrina del Cristo, non pos-siede Dio. Chi invece rimane nella dottri-na, possiede il Padre e il Figlio”. (vv 8-9); non si tratta quindi di un nuovo inse-gnamento, ma solo di ribadire la veri-tà della predicazione apostolica con-tro le deformazioni dei falsi maestri e l’invito a troncare i rapporti con loro.Come si può notare, la breve missiva contiene, in sintesi, le stesse racco-mandazioni e indicazioni formulate più in esteso nella Prima Lettera di Giovanni, pertanto si è propensi a collocare, cronologicamente, questo scritto come appena precedente alla Prima Lettera, inviato come bigliet-to immediato di richiamo e che poi l’autore abbia ampliato e completa-to il suo intervento in un secondo tempo. Oppure al contrario, che una volta espresso in modo abbastanza approfondito nella Prima Lettera, lo scrivente abbia sentito il bisogno di ribadire il suo pensiero con un secon-do breve biglietto. Comunque pur nella sua brevità, ha una certa impor-tanza storica perché ci presenta uno spaccato di vita di una Comunità cristiana dei primi tempi, disposta a crescere nella fede, ma già travaglia-

ta e minacciata dalla presenza di falsi profeti e quindi costretta a spendersi per difendere la fede nella predicazio-ne degli Apostoli.

LA TERZA LETTERA ha solo due versetti in più della seconda

(v. 15), e presenta la caratteristica di un biglietto personale con il quale “il presbitero” suggerisce al mittente al-cune norme pratiche.Nel primo versetto troviamo il nome del destinatario: “Io, il Presbitero, al ca-rissimo Gaio, che amo nella verità”. Nel secondo troviamo i saluti, mentre nei versetti dal 3 al 14 si leggono le motivazioni dello scritto e, come di consueto nell’ultimo, il 15, sono for-mulati i saluti finali.La questione per cui “il presbitero” scrive è molto pratica, ma non bana-le e dalla soluzione della quale può dipendere il destino della Comuni-tà. Giovanni svolge il suo interven-to con schiettezza e decisione senza però giudicare o minacciare l’inte-ressato. Veniamo al fatto: Gaio è un credente che, per vita ed impegno si distingue all’interno della Comuni-tà, particolarmente nell’accoglienza, la cura e il servizio nei confronti dei missionari itineranti che così non sono costretti a pesare, per il proprio sostentamento, sulle famiglie pagane presso cui predicano, non dando così loro la possibilità di mormorare per tale fatto. La cosa sta molto a cuore a Giovanni, ma all’interno della Comu-nità un personaggio che mostra solo aspirazioni di potere, Diotrefe, geloso del prestigio di Gaio, osteggia il suo operato tanto da rifiutare e allonta-nare i predicatori inviati dalla Chiesa.Giovanni annuncia una sua prossi-

SECONDA E TERZA LETTERA DI GIOVANNI - LETTERA DI GIUDA

di Antonio Corsini

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ma visita durante la quale richiame-rà apertamente Diofrene per il suo operato e raccomanda a Gaio di con-tinuare a fare il bene e gli chiede di accogliere bene Demetrio, probabil-mente da lui inviato alla Comunità. Conclude la missiva con i saluti: “La pace sia con te. Gli amici ti salutano. Salu-ta gli amici a uno a uno”. Nella Lettera non si trovano notizie dirette sui due personaggi Gaio e Demetrio, solo nelle liste dei vescovi ricordati dalle costituzioni apostoliche, Gaio è ri-cordato come vescovo di Pergamo e Demetrio come vescovo di Filadelfia, due città strettamente legate alla Co-munità di Giovanni.

LA LETTERA DI GIUDA Ci re-sta da conoscere un’ultima Lette-

ra cattolica raccolta nella Bibbia: la Lettera di Giuda. Anche se come per altre missive non si tratta tecnica-mente di una Lettera vera e propria, ma della trascrizione di una omelia, un discorso di istruzione e rimpro-vero. Anche questo è un breve brano composto da 25 versetti; nei primi due troviamo il nome dell’autore e alcune notizie per identificarlo, seguito dal nome del destinatario e un augurio iniziale.“Giuda, servo di Gesù Cristo e fratello di Giacomo, a coloro che sono predilet-ti, amati in Dio Padre e custoditi da Gesù Cristo, a voi siano date in abbon-danza misericordia, pace e carità”.Il mittente si firma Giuda e si presenta come “servo di Gesù Cristo”; poi si qualifica come fra-tello di Giacomo. Nel testo della Lettera non si identifica mai come un apostolo e fa riferimento agli Apo-stoli come ad un gruppo di cui non fa parte (v. 17), anche se secondo al-cuni si potrebbe trattare dell'aposto-lo Giuda Taddeo, per altri del Giuda riportato come fratello di Gesù dalle fonti evangeliche. Considerando che per i costumi del tempo coloro che facevano parte della famiglia in sen-

so ampio, cognati, cugini, ecc. erano considerati e chiamati fratelli, per-tanto lo scrivente potrebbe essere ap-punto uno di quei “ fratelli” (Mc 6,3) figli di uno zio di Gesù che la tradi-zione identifica in Cleopa fratello di Giuseppe; alcuni studiosi pensano ad un personaggio con lo stesso nome.La breve missiva, scritta in greco buo-no, dal vocabolario ricco, con uno stile classico, ha come scopo eviden-te, quello di difendere la fede contro gli empi seminatori di false dottri-ne. “Carissimi, avendo un gran desiderio di scrivervi riguardo alla nostra comune salvezza, sono stato costretto a farlo per esortarvi a combattere per la fede, che fu trasmessa ai santi una volta per sempre” (v. 3).Alcuni facenti parte di Comunità cristiane, fraintendendo o addome-sticando per i loro scopi alcuni inse-gnamenti di Paolo, vivevano in modo dissoluto. Questi tali, interpretando in modo molto personale gli insegna-menti sulla libertà del cristiano detta-ti da Paolo, li avevano fatti diventare libertinaggio, voglia di fare quello che mi pare, tanto, sempre Paolo ha

detto, che Dio è tanto buono da per-donare tutto e salvare tutti: “Si sono infiltrati infatti in mezzo a voi alcuni in-dividui, per i quali già da tempo sta scritta questa condanna, perché empi, che stravol-gono la grazia del nostro Dio in dissolutez-ze e rinnegano il nostro unico padrone e signore Gesù Cristo” (v. 4).In realtà, Paolo aveva detto che non

siamo salvati per mezzo della Legge, ma per la fede in Gesù Cristo, ma questi avevano voluto intendere che non essendoci più la Legge si può fare ciò che si vuole; parlano della bontà, della grazia di Dio, ma la usa-no per motivare il loro fare quello che gli pare. Giuda scrive con decisione perché siano pronti a combattere in difesa della fede che è stata trasmessa dagli Apostoli e che questi cercano di distruggere. Per far questo presenta alcuni esempi ripercorrendo la storia della salvezza e mostrando come an-che nell’Antico Testamento, l’opera di salvezza di Dio, anche se avviata e condotta da Lui, comportasse poi una adesione sincera e onesta da par-te dell’uomo (vv. 5-16). Nel v. 17 esorta ad essere fedeli all’in-segnamento degli Apostoli i quali, ol-tretutto, avevano messo in guardia ri-guardo ai falsi profeti e ai sobillatori, gente che parla senza avere lo Spirito di Dio. Segue un accorato invito: “Voi invece, carissimi, costruite voi stessi sopra la vostra santissima fede, pregate nello Spi-rito Santo, conservatevi nell’amore di Dio, attendendo la misericordia del Signore

nostro Gesù Cristo per la vita eterna. Siate misericordiosi verso quelli che sono indecisi e salvateli strappandoli dal fuoco; di altri infine abbiate com-passione con timore, stando lontani perfino dai vestiti, contaminati dal loro corpo” (vv. 20-23). La Lettera si conclude non con i consueti saluti, ma con una benedizione: “A colui che può preservarvi da ogni caduta e farvi comparire davanti alla sua gloria senza difetti e colmi di gioia, all’u-

nico Dio, nostro salvatore, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore, gloria, maestà, forza e potenza prima di ogni tempo, ora e per sempre. Amen” (vv. 24-25).

Per la vita. Penso emerga chiaro da tutte tre le Lettere la necessità che ognuno di noi sia disposto a vegliare

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Comunità in ascolto

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sulla propria fede. A verificare le pro-prie convinzioni con gli insegnamen-ti della Chiesa, a considerare che l’a-desione a Cristo è una cosa seria e che l’autenticità dei suoi insegnamenti va sempre ricercata nel magistero e nella tradizione della Chiesa. Come abbia-mo detto, falsi profeti, millantatori, gente che usa la Parola di Dio per scopi personali si è trovata anche nel-le prime Comunità, come la incon-triamo oggi nelle nostre. Nelle loro Lettere Giovanni e Giuda ci invitano a non avere paura di loro, ma lascian-dosi guidare dallo Spirito, approfon-dire sempre di più l’amicizia con Cri-sto, l’unione con il Padre, accettando la mediazione della Chiesa. Quanto poi al discorso di abusare della bon-tà e misericordia di Dio, Giuda è ca-tegorico: esse sono grandi, totali per

l’uomo che aderisce con sincerità di animo e di cuore, all’amore di Dio. Ma per gli empi, le loro opere stesse li giudicano. A tal proposito scrive san Cipriano nel suo “trattato sul Padre Nostro: “Dobbiamo dunque ricordare e sapere, fratelli carissimi, che, se diciamo Dio nostro Padre, dobbiamo comportarci come figli di Dio perché allo stesso modo con cui noi ci compiacciamo di Dio Padre, così anch'egli si compiaccia di noi.Comportiamoci come tempio di Dio, per-ché si veda che Dio abita in noi. E il nostro agire non sia in contrasto con lo spirito, perché, dal momento che abbiamo inco-minciato ad essere creature spirituali e ce-lesti, non abbiamo a pensare e compiere se non cose spirituali e celesti, giacché lo stesso Signore dice: «Chi mi onorerà, anch'io lo onorerò; chi mi disprezzerà sarà oggetto di disprezzo”» (1 Sam 2, 30). Per il cristia-

no l’invito a pregare, esortare, pro-vare in tutti i modi a riportare nella verità il fratello che si è allontanato, con misericordia, senza giudicare e condannare, ma facendosi testimo-ne dell’amore di Dio, senza però la-sciarsi ingannare dalle false, anche se in apparenza dotte, argomentazioni che essi portano, e se questo rischia di avvenire l’invito è deciso, piuttosto che perdere la propria fede è meglio allontanarsi da chi porta inganno e menzogna. L’amicizia con Dio è più importante di qualsiasi amicizia umana e passa attraverso l’accetta-zione di Gesù Cristo come ci è stato trasmesso dalla tradizione degli Apo-stoli che sorretti dalla forza e sapien-za dello Spirito Santo lo hanno testi-moniato fino al dono della vita.

Pace e bene

Quella dei diaconi è una vera e propria configurazione a Cristo-servo significata efficacemente dalla preghiera di ordinazione nella quale il vescovo chiede a Dio Padre che essi siano pieni di ogni virtù. Sinceri nella carità, premuro-si verso i poveri e di deboli, umili nel servizio, puri di cuore, vigilanti e fedeli nello spirito, sostenuti dalla conoscenza del bene compiuto, forti e perseveranti nella fede, siano immagine del Tuo Figlio, che non venne per servire, ma per essere servito. Nell’esemplificare gli ambiti di questa diaconia, la congregazio-ne per il clero, nel direttorio per il ministero e la vita del diacono permanente precisa: «le opere di carità diocesane o parrocchiali che sono tra i primi doveri del vescovo e dei presbiteri sono da questi, se-condo le testimonianze della tradizione della Chiesa, tra-smesse ai servitori nel ministero ecclesiastico, cioè ai diaco-ni, così pure il servizio della carità nell’area dell’educazione cristiana». L’animazione degli oratori, dei gruppi ecclesiali giovanili e della professione laicale, la promozione alla vita

in ogni sua fase e della trasformazione del mondo secon-do l’ordine cristiano in questi campi, è il loro servizio è particolarmente prezioso perché nelle attuali circostan-ze le necessità spirituali e materiali degli uomini a cui la Chiesa è chiamata a dare risposte sono molto diversificati. Si tratta di un servizio che il diacono rivolge a tutti sen-za discriminazioni, ma anche di un servizio che ha verso i

sofferenti ed i peccatori. Verso di essi ha una particolare attenzione perché, come ministri di Cristo e della Madre Chiesa, i diaconi devono saper qualsiasi ideologia ed interesse per non svuotare la missione della Chiesa della sua forza, che è la carità di Cristo-servo. Potranno così far speri-mentare all’uomo l’amore di Dio e indur-lo alla conversione, ad aprire il proprio cuore alla grazia che viene dalla preghiera e dal desiderio di incontrare e vivere con

Cristo nei sacramenti, nell’Eucaristia, nella preghiera e nel-la vita comunitaria. Il diacono serve la carità con il proprio essere prima ancora di fare; con un servizio alla famiglia e nella professione. Permea, poi, la realtà sociale evangeliz-zando anche attraverso gli atteggiamenti e lo stile di vita.

Il diacono: uomo del servizio e della fedeltà (4 parte) (di don Francesco)

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Comunità in cammino

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Sono figli di Dio, con il Battesimo:

18 Oamen Blessing battezzata, cresimata e comunicata anni 33 il 26 maggio, nella Veglia di Pentecoste 19 Ramera Beatrice, Angela Rosa Stefania da Emanuele e De Palma Tiziana b. 26 maggio “20 Krasniqi Eva da Safet e Spampatti Gabriella b. 3 giugno21 Themelco Kristian da Melsi e Themelco Silvana b. 3 giugno22 Lancini Leonardo da Michele e Trainini Daniela b. 3 giugno23 Archetti Angelica da Giuseppe e Previtali Sara b. 3 giugno24 Ruggeri Irene da Massimo e Boni Daniela b. 3 giugno25 Donghi Gabriel da Fabio e consorte b. 17 giugno26 Turrini Emanuele da Alessandro e Suardi Mariella b. 17 giugno27 Archetti Letizia da Omar e Lorini Chiara b. 17 giugno

Vita della Comunità 14 maggio - 27 giugno 2012

Ci hanno preceduto nell’eternità:35 Cancelli Angelo, di anni 82 27 maggio36 Massetti Paolo, di anni 78 29 maggio37 Vezzoli Luciano, di anni 54 30 maggio38 Cirimbelli Luigi, di anni 82 5 giugno39 Bertelli Giuseppina, di anni 71 18 giugno40 Bonomi Ines, di anni 91 27 giugno

Il Battesimo, nei prossimi mesi, sarà celebrato la prima e la terza Domenica di agosto, settembre, ottobre; il I novem-bre, solennità di Tutti i Santi, duran-te la Messa delle 10.30, la terza Dome-nica di novembre: dopo la Messa delle 10.30 nelle prime Domeniche del mese, alle 16.30 (o alle 16.00) le terze Dome-niche.

Un inatteso errore ha attribuito, sullo scorso numero, alla sorella Claudia Gorini l’età di 72 anni, in luogo dei 42 realmente compiuti. Ce ne scusiamo con i congiunti e con i lettori.

- Dopo adeguata prepara-zione è giunta alla tappa dei Sacramenti dell’Inizia-zione Cristiana Blessing, alla quale porgiamo il ben-venuto nella Chiesa. Il Bat-tesimo ha conferito susse-guente valore di sacramen-to al matrimonio natura-le, già celebrato secondo la forma canonica.- I nostri rallegramenti a Luciana Vignoni, collabo-ratrice dell’Oratorio, per il Battesimo dei nipotini, i gemelli Valnegri (v. nume-ro di maggio)

Hanno consacrato il loro amore davanti all’altare del Signore:

1 Esposto Alessandro e Lamacchia Lidia il 12 maggio 2012 da Vizzolo Predabissi (MI) 2 Maffeis Manuel e Massetti Sabrina il 19 maggio Pighetti Francesco e Foglia Maria Adele il 26 maggio a Chiari 3 Brudaglio Luca e Oamen Blessing il 26 maggio 4 Volpi Giuseppe e Frati Melania il 26 maggio 5 Galanti Mario e Saleri Roberta Annalisa il 2 giugno 6 Pedrali Davide e Donghi Sara il 2 giugno 7 Vitali Massimiliano e Urgnani Alessia il 16 giugno 8 Ferrari Gabriele e Volpi Alessandra il 23 giugno 9 Festa Roberto e Romeo Silvia il 28 giugno

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Comunità in cammino

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Calendario liturgico - pastoraleLUGLIO

8 - Domenica XIV del Tempo ordinario (sett. I) Gesù disse al capo della sinagoga: “Non temere, continua solo ad aver fede"... “La bambina non è morta, ma dorme...Talità kum: fanciulla, io ti dico, alzati” (Mc. 5, 36.41)

11 - mercoledì S. BENEDETTO, abate, patrono d’Europa - festa ore 20.30 s. Messa al cimitero12 - giovedì in giornata sacramento della Riconciliazione per i fanciulli e i ragazzi13 - venerdì ore 20.30 s. Messa in S.Rita/S.Floriano in serata festa del Grest, presso il Focolare15 - Domenica XV del Tempo ordinario (sett. II)

In quel tempo Gesù chiamò i Dodici e incominciò a mandarli a due a due e diede loro potere sugli spiriti immondi (Mc. 6, 7) ore 10.30 celebrazione conclusiva del Grest; nel pomeriggio con la partenza del turno dei ragazzi, prendono avvio i Campi estivi ore 16.30 celebrazione comunitaria del Battesimo16 - lunedì B.V. Maria del monte Carmelo - memoria facoltativa18 - mercoledì ore 20.30 s. Messa al cimitero20 - venerdì ore 20.30 s. Messa in S.Rita/S.Floriano

22 - Domenica XVI del Tempo Ordinario (sett. III)In quel tempo gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato. Ed egli disse loro: “Venite in disparte, in un luogo solitario e riposatevi un po’" (Mc. 6, 30)

25 - mercoledì ore 20.30 s. Messa al cimitero26 - giovedì ss. Gioacchino ed Anna, genitori della B.V. Maria - memoria Anniversario della morte del compianto vescovo mons. Luigi Morstabilini (1989)27 - venerdì beata Maria Maddalena Martinengo, vergine bresciana - memoria facoltaiva ore 20.30 s. Messa in S.Rita/S.Floriano

29 - Domenica XVII del Tempo Ordinario (sett. I)Allora la gente, dopo che egli aveva moltiplicato i pani, visto il segno che Gesù aveva compiuto, cominciò a dire: “Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo..." (Gv. 6, 14)

Luglio, mese del preziosissimo Sangue di Cristo. Questa devozione verrà vissuta attraverso la preghiera che precede la Messa delle 9.00: il lunedì e il venerdì, in luogo del s. Rosario verrà recitata la “coroncina del Preziosissimo Sangue”; tutti i giorni, eccetto il sabato e nelle memorie a Lei dedicate, verranno recitate le litanie del preziosissimo Sangue al posto di quelle della B. Vergine.

Variazioni all’orario delle celebrazioni nei mesi di luglio e agosto:1) la Domenica e nei giorni festivi, la preghiera pomeridiana è, normalmente, sospesa; in alcune circostanze, è tenuta alle ore 17.302) nei mesi di luglio e agosto la celebrazione eucaristica feriale (da lunedì a venerdì) delle 16.30 è sospesa 3) fino alla fine di agosto viene celebrata la s. Messa nel cimitero alle 20.30 ogni mercoledì 4) nei soli venerdì di luglio è celebrata la Messa nella chiesetta di S. Rita in S. Floriano alle 20.30

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Comunità in cammino

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AGOSTO 1 - mercoledì ore 20.30 s. Messa al cimitero

2 - giovedì primo del mese, giornata mensile parrocchiale di preghiera per le vocazioni: dopo la Messa delle 9.00 in chiesa fino alle ore 12.00, dalle 20.30 alle 21.30 nella chiesetta dell’Oratorio “Maria Tonelli”, adorazione eucaristica

3 - venerdì primo del mese, dedicato alla devozione verso il sacro Cuore di Gesù 4 - sabato s. Giovanni Maria Vianney, sacerdote, patrono dei sacerdoti in cura d’anime. Preghiamo

per i nostri preti: per la loro continua conversione e santificazione, per il loro apostolato a nostro servizio

Primo sabato del mese, dedicato alla devozione alla B.V. MariaA mezzogiorno si apre il tempo utile per l’acquisto dell’indulgenza plenaria del “Perdon d’Assisi”, fino a tutto domani (vedi pag. 25); alle 17.00 è presente il confessore forestiero

5 - Domenica XVIII del tempo ordinario (sett. II)Allora dissero a Gesù: “Signore, dacci sempre questo pane”. Gesù rispose: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete" (Gv. 6, 34-35)

ore 11.20 celebrazione comunitaria del Battesimo

6 - lunedì TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE - festa anniversario della morte del servo di Dio Paolo VI, papa bresciano (1978) 7 - martedì parte il Campo degli adolescenti 8 - mercoledì ore 20.30 s. Messa al cimitero

9 - giovedì s. TERESA BENEDETTA DELLA CROCE (Edith Stein), compatrona d’Europa, festa

10 - venerdì s. Lorenzo, diacono e martire - festa

11 - sabato s. Chiara d’Assisi, vergine - memoria

ore 18.00 nella s. Messa vespertina e a seguire, ritrovo per i partecipanti al pellegrinaggio ad Assi-si del giugno scorso

12 - Domenica XIX del tempo ordinario (sett. III)

In quel tempo, Gesù disse: “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che darò é la mia carne per la vita del mondo" (Gv. 6, 51)

ASSUNZIONE della BEATA VERGINE MARIA - solennità

In quel tempo Elisabetta, piena di Spirito santo esclamò a gran voce:"Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo. A che debbo che la Madre del mio Signore venga a me?"...Allora Maria disse: “L’anima mia magnifica il Signore... grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente, d’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata (Lc. 1, 42-43.46.49.48)

martedì 14 ore 18.00 Messa festiva vigilare dell’Assunzione di Maria, nella parrocchiale ore 19.00 triduo di s. Rocco: nella chiesetta dell’Oratorio di via Cavour, Primi Vespri

mercoledì 15 ore 9.00 s. Messa solenne ore 17.30 canto del Vespro e benedizione euc.; segue la Messa ore 19.00 triduo di s. Rocco: s. rosario nella chiesetta dell’Oratorio “Maria Tonelli” (via Cavour);

si apre la festa di s. Rocco, per la quale si rimanda al programma a pag. 30.

16 - giovedì S. Rocco, memoria devozionale, solennità per la diaconia S. Maria in S. Rocco Le ss. Messe vengono tutte celebrate nella chiesa dell’Oratorio femminile: 8.00, 9.00;

18.00 (s. Messa solenne) e processione.

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Anno 03 - Numero 18 - www.diocesi.brescia.it

aPROMESSAFoglio di collegamento informativo

per la pastorale familiare nella diocesi di BresciaLuglio 2012

“Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo in cui an-che Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore.” (Ef. 5,1-2).San Paolo, verso la fine della Lette-ra che scrive alla comunità di Efe-so, tratteggia in una mirabile sinte-si quello che davvero protremmo chiamare il Sogno grande di Dio: di renderci tutti suoi figli carissimi, se-guendo la via dell’imitazione del Fi-glio suo diletto, Gesù, nel cammino della carità come nuovo culto a Lui gradito. Il cuore di questo sogno è l’imitazione divina nella comunione ecclesiale, possibile per un credente grazie alla presenza e alla forza dello Spirito Santo. Insomma, l’Aposto-lo, allora come adesso, ricorda che Gesù ci ha chiesto di seguirlo e di testimoniarlo sulla strada dell’amo-re oblativo, totale e fedele. “Que-sto è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi...Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portate frutto e il vostro frutto rimanga...” (Gv 15,12.16a)Ora, il primo segno che San Paolo offre per concretizzare la via cristia-na, capace fra l’altro di riassumere l’unione tra Cristo e la sua Chiesa, è quello della comunione sponsale, del rapporto specifico nella Grazia del Signore tra lo sposo e la sposa. Beh, a ben guardare, anche San Gio-vanni nel suo Vangelo ha compiuto una scelta simile, proponendo come primo e fondamentale miracolo di Gesù, quello compiuto durante le ce-leberrime “Nozze di Cana”. Niente di strano, visto che l’opera del Reden-tore porta a compimento sovrabbon-dante il sogno del Creatore, iniziato proprio con la coppia dei progenito-ri, Adamo ed Eva.Ritornando al testo della Lettera agli Efesini, nello specifico del nostro argomento, ascoltiamo:“Nel timo-re di Cristo, siate sottomessi gli uni agli altri: le mogli lo siano ai loro mariti, come al Signore;... E voi, mariti, amate le vostre mo-gli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei...”(Ef 5,21-22.25). Imitare la carità di Cristo nel matri-monio, allora, significa vivere piena-mente la regola del dono, che il di-vino Maestro ci ha insegnato in ma-

Segni e sogni:E se Dio sognasse con noi...?

Anno 03 - Numero 18 - www.diocesi.brescia.it

aPROMESSAFoglio di collegamento informativo

per la pastorale familiare nella diocesi di BresciaLuglio 2012

niera speciale con la sua stessa vita. Tra i due sposi viene innestato uno scambio completo e fedele, lascian-do intendere sottilmente la comples-sità e la diversità tra il maschile e il femminile. Pur nella mutualità, per la donna si evidenzia maggiormen-te la dimensione del dono di “acco-glienza”, mentre per l’uomo quella del dono di “elargizione”. Tutto però deve rimanere all’interno del timore di Cristo, come amore reverenziale che tempera e smussa gli eccessi, sa-pendo che gli sposi rispondono sem-pre a Dio del legame e della persona che gli è stata affidata: né padroni, né schiavi, ma fratelli nel Signore!Che cosa dicono a noi, oggi, questi segni e questi sogni di Dio? E se dav-vero reimparassimo a sognare con Lui? E’ stata questa la sfida che ci ha accompagnato nell’anno pastorale che ormai volge al termine, cercando di aprire un piccolo squarcio nell’am-pio ventaglio delle possibilità, so-prattutto nel solco delle relazioni familiari. Ritorniamo, quindi, ai que-siti iniziali, volgendo lo sguardo al centro, al fondamento della disegno salvifico divino, il “Mistero Grande”.Questo mistero è grande: io lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa! (Ef 5,32).Nella terminologia paolina, il termi-ne “mistero” indica direttamente il piano di salvezza di Dio, la sua re-lazione d’amore che si piega sull’u-manità per redimerla, attraverso il movimento Trinitario: il Padre mi-sericordioso dona l’Unigenito Figlio con la potenza dello Spirito Santo. Ora, l’Apostolo mette in evidenza che questo “mistero d’amore” lo si può vedere – vivere - testimoniare proprio nel matrimonio cristiano, seppur nel velo dei limiti della nostra umanità. Il sacramento dell’amore, celebrato solennemente nell’inizio e vissuto sinceramente nella bella fe-rialità, è quindi la viva ed efficace ri-presentazione dell’Amore di Dio che ci salva. Nel matrimonio la Chiesa può ritrovare concretamente la sua immagine genuina di “sposa” pre-scelta e sempre amata dal suo “sposo divino”, il Signore Gesù. Nel periodo estivo che si apre, auguro a tutti gli sposi cristiani di ritornare a sentirsi parte di questo grande vangelo del “mistero grande”, chiedendo miseri-cordia e rilanciando la speranza.

don Giorgio Comini

Segni e sogni: E se Dio sognasse con noi...?

a pag. 1

Sintesi delle rela-zioni del IMF secondo il programma propostoI testi integrali sono reperibili in www.family2012.com

da pag. 2

in questo numero

UFFICIO FAMIGLIA

Direttore: don Giorgio Comini

Vice direttoreChiara Pedraccini

Via Trieste, 13 - 25121 BresciaTelefono: 030 37 22 234

email: [email protected]

Special

e

•Pertuttiglianimatoridellapastoralefamiliareelelorofamiglie

•Per una giovane coppiaseparata lontana da tempodallafede

•Per una giovane mammamorente che desidera ac-compagnareeprepararelasuafamiglia

L’angolo dell’intercessione

inserto speciale - luglio 2012

I

Il VII Incontro Mondiale delle Famiglie da

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lapromessa

Al centro della riflessione la casa, non solo edificio, ma “luogo” delle relazioni famigliari, del casato, delle generazioni, aperta al mondo; la casa/famiglia ecclesia domestica dei primi secoli, sede dell’eucaristia domenicale. Il Card. Ravasi dipinge con pennellate bibliche la casa simbolica, non un’ ideale irraggiungibile, ma quella che permette di vivere e custodire “l’intima comunione di vita e d’amore” (GS 48), quella a cui Gesù si rifà in Mt 19,3-9 riportandoci al “principio” e ricordando con Lévi -Strauss che la famiglia è un fenomeno universale, reperibile in ogni e qualunque tipo di società. Per edificare la casa sono necessarie solide fondamenta. Alla base, la coppia, descritta nell’ebraico di Gn 2 con sette termini: ‘ezer (aiuto), ke-negdô (come di fronte), costola, dabaq (unirsi), basar ‘ehad (un’unica carne), ‘isshah (donna), ‘ish (uomo). Per ognuno di essi è offerto un breve approfondimento.Ma la casa bisogna anche di pareti, di “pietre vive” attorno alla “pietra viva” che è Cristo. Sono i figli. Dopo il nome divino Jhwh nell’AT la parola più ricorrente è ben (figlio). La fecondità della coppia rimanda al suo essere “ad immagine di Dio” proprio in quanto coppia “maschio e femmina” (Gn 1,27). La relazione generativa umana “diverrà l’analogia illuminante per scoprire il mistero di Dio.. la visione trinitaria cristiana di Dio Padre, Figlio e Spirito d’amore. Dio Trinità è comunione d’amore e la famiglia ne è il riflesso vivente”. Un duplice monito sulle pareti della casa definisce l’impegno di chi la vive e ne custodisce i legami: l’amore totale e indissolubile e il quarto comandamento. Poi ci sono le tre stanze, tre locali simbolici abitati quotidianamente, la stanza del dolore, la stanza del lavoro, la stanza della festa e della gioia familiare. Nella relazione il Card. avasi si ferma su ognuna di esse, sottolineando per la festa l’importanza dell’attesa e della preparazione, per assaporare nel tempo l’eterno e imparare ad aprirsi a quella festa senza fine che ci attende: l’ eternità nella comunione con Dio. Primo luogo di questa educazione/catechesi è la famiglia. La visione della casa si chiude sulla necessità che sia abitata da due virtù: la speranza, che apre al futuro, alla novità, al desiderio di conversione, alla possibilità di cambiamento perché non incatena le persone nel tempo presente; la tenerezza, che ha un volto materno ma anche paterno, come quello del quadro di Os 11,1-4.

La famiglia tra opera della creazione e festa della salvezzaCard. G. Ravasi

La famiglia, il lavoro e la festa nel mondo contemporaneoLuigino Bruni

Oggi è necessario rivendicare per la famiglia il ruolo di soggetto economico globale, non solo come agenzia di consumo, risparmio, ridistribuzione del reddito e fornitrice di lavoro, sostanzialmente “maschile”. La famiglia è anche produttrice. Il Nobel per l’economia Becker ha affermato che anche quando essa consuma, produce valore, anche economico, attraverso un lavoro di trasformazione, anche se il PIL non lo registra. Un esempio: trasformare il cibo in pranzo. Un rapporto famigliare stabile “produce “ felicità , maggior rispetto per istituzioni e leggi, maggior partecipazione alla vita civile e al volontariato, aumento della soddisfazione individuale. Da ultimo l’economia cresce quando ha capitale sociale e beni relazionali, si vive il rispetto delle regole, la cultura civica e una fiducia diffusa. La famiglia che educa alla cooperazione, al senso civico ....offre una forma specifica di capitale, produce beni relazionali, spirituali, non ancora debitamente riconosciuti.Oggi si chiede alla famiglia di consumare di più per rilanciare la crescita, ma com’è possibile aumentare i consumi se non si lavora, oppure poco e male?La gratuità e il dono accomunano la famiglia, il lavoro e la festa. L’arte delle gratuità che si apprende in famiglia riguarda anche il lavoro e l’economia. Gratuità non è sinonimo di gratis, sconto, non remunerazione. Ma è quella indicata nella Caritas in veritate come un modo di agire senza utilitarismo, riconoscere che il veritate come un modo di agire senza utilitarismo, riconoscere che il v lavoro va fatto bene non in vista di un riconoscimento ma perché è un bene, è una cosa buona. La gratuità si fonda sull’etica delle virtù. La prima motivazione del lavoro ben fatto è dentro il lavoro stesso; la ricompensa è importante ma non è la motivazione del lavoro ben fatto, essa riconosce che il lavoro è fatto bene ma non ne è il “perché”. Per il lavoro ben fatto occorre la gratuità. Non può essere il denaro l’incentivo. Non aver premiato le virtù...questa crisi è creata anche da lavoratori e manager poco virtuosi. Da chi ha scambiato l’essere imprenditore con la speculazione.Non usiamo la logica dell’incentivo anche dentro casa: il denaro ai figli come riconoscimento, non come un incentivo.Le cose vanno fatte bene (anche i compiti, il riordino della propria camera....) questo è il “perchè” del lavoro ben fatto.L’attuale cultura economica non capisce il valore del lavoro prevalentemente femminile svolto dentro casa e questo ha portato a giustificare stipendi più bassi per molti lavori educativi e di cura. “Il lavoro è veramente tale e porta anche frutti di efficienza e di efficacia, quando esprime un’eccedenza rispetto al contratto e al dovuto, quando cioè è dono”.Oggi economia e lavoro devono riconciliarsi con la festa. L’economia che non comprende il vero dono, non comprende neppure la festa e la gratuità e le relazioni non strumentali che ne sono parte essenziale. Le diverse le etimologie della parola festa rimandano al lavoro e alla casa. Festa non coincide con divertimento (=“volgere lo sguardo altrove”). Tre sottolineature: - la festa ha bisogno del lavoro; ricreando lavoro sostenibile si ricrea la possibilità della festa - con la

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festa sia in famiglia che sul lavoro si esperimenta l’essere comunità e l’avere un destino comune, si va oltre la logica efficientista, si rafforza la fraternità – la festa ha bisogno di tempo e di cura, richiede il lavoro della preparazione, dello svolgimento, del dopo, quando tutto è finito.Gli stili di vita delle famiglie possono sostenere il cambiamento e dire molto alla politica e all’economia: per esempio che il vuoto dei rapporti non si colma col consumo delle merci, che la sobrietà è un bene, che la vulnerabilità e la fragilità sono parte integrante della vita e accolte a piccole dosi rendono più forti.

La famiglia e il lavoro oggi in una prospettiva di fedeCard. D. Tettamanzi

Una prima considerazione: l’accento culturale sull’individuo, spogliato delle sue relazioni non mette facilmente a tema il rapporto tra famiglia e lavoro, che tende a diventare perciò conflittuale.1 La Parola di Dio testimonia che famiglia e lavoro sono segni della benedizione di Dio. Due citazioni: il Sal 128 e il comandamento del sabato Dt 5,12-15, donato nella logica dell’Alleanza con Dio e della cura delle persone nelle loro relazioni fondamentali.2 La parola della Chiesa: famiglia e lavoro edificano la società e umanizzano il mondo. La dottrina sociale della chiesa nasce con la prima comunità apostolica ma come la intendiamo noi oggi nasce con l’esplodere della “questione sociale” che l’industrializzazione ha provocato. Il Card. Tettamanzi sottolinea il concetto originale di fondo delle Caritas in Veritate: l’economia e la vita sociale devono essere plasmate dallo spirito del dono, dalla logica del disinteresse, della comunione, della fraternità, della solidarietà, della gratuità (non significa gratis, senza prezzo o corrispettivo. Cfr relazione di Bruni). In famiglia, scuola di socialità, si apprende il linguaggio della gratuità.3 L’ethos del lavoro umano: una nuova luce dalla vita di NazarethIl lavoro oggi pone una questione culturale, cioè il suo vero “senso”, il suo posto nella vita personale, famigliare, sociale. Alcune riflessioni a partire dall’esperienza quotidiana di Nazareth dove Gesù per buona parte della sua vita lavora manualmente accanto a Giuseppe. Anche noi sperimentiamo nella quotidianità del lavoro la ripetitività, la stanchezza, la fatica e l’ impegno, il senso del dovere. Conta maggiormente il tipo di lavoro o la persona che lavora? Nell’ambito della retribuzione e delle pensioni c’è una “giustizia distributiva”? Oltre certi limiti si traduce in ingiustizia scandalosa. Le leggi di mercato devono essere regolate.Gesù lavora in famiglia - Senza lavoro quale famiglia è possibile e come può essa contribuire responsabilmente a costruire la città? - Senza famiglia , quale lavoro è possibile? Poiché essa è il luogo educativo primario anche al lavoro.Gesù lavora anche per il villaggio. La dimensione sociale del lavoro e il valore della solidarietà. Significa rilanciare il rapporto tra diritti e doveri: dalla propria azienda, al circuito delle diverse aziende, al “sistema Paese”.Gesù Cristo è l’unico e universale salvatore anche mediante il suo lavoro quotidiano a Nazareth. Anche il nostro lavoro può diventare luogo di salvezza e di santificazione per noi e per gli altri. Partiamo col dovere compiuto nel migliore dei modi che insieme alla nostra vita di grazia personale sono il lievito evangelico oggi necessario più che mai.

La famiglia e il lavoro oggi: tra opportunità e precarietàPedro Morandè Court

Tutta l’attività umana appartiene all’ambito del lavoro, non solo quella remunerata. Il lavoro è la risposta effettiva che gli esseri umani danno al dono della vita e a tutti gli altri doni che ricevono dagli antenati e dalle famiglie, dai maestri, dagli educatori... Esso è un elemento essenziale della reciprocità dei vincoli sociali.Nella nostra società post-industriale il fattore decisivo della produzione è l’uomo stesso con la sua capacità di conoscere, di organizzare, di intuire e soddisfare il bisogno altrui (CA n.32) e la famiglia è un fattore essenziale nella formazione del “capitale umano”. Un secondo fattore sociale determinante del XX secolo è stata l’entrata della donna nel mercato del lavoro remunerato con la conseguenza della redifinizione dei ruoli sociali. Per la famiglia ha significato il rafforzamento del potere d’acquisto, d’investimento, di risparmio. Ma la redifinizione dei ruoli all’interno della famiglia non è stata semplice e indolore. Opportunità è precarietà che la nostra epoca presenta alla famiglia e al lavoro.- Oggi al lavoratore sono richieste anche “abilità sociali” (capacità di lavorare in team, leadership, gestire

data- base e generare informazione) e questo implica uno sguardo allo sviluppo d’insieme della società e delle sue richieste. Perciò il “capitale umano” ricercato include anche “capitale sociale” (capacità di lavorare in ampie reti di collaborazione) e “capitale culturale” (continuo aggiornamento delle conoscenze

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e delle proprie competenze). Ma è la famiglia che forma primariamente la personalità e il carattere di ogni uomo, lo aiuta a sviluppare le sue attitudini, alimenta la sua curiosità intellettuale...

- Gli elementi di precarietà per la famiglia: molte delle funzioni che prima svolgeva la famiglia oggi sono appannaggio di altre istituzioni. “Le reti sociali e la comunicazione virtuale fa sì che ogni membro della famiglia abbia una sua rete di comunicazioni indipendentemente dagli altri e coabitazione non significa più frequenza di interazione e compresenza nelle relazioni”. Il tempo dedicato alla famiglia si concepisce come tempo di riposo e non occasione di esperienza educativa per tutti. C’è uno sbilanciamento dell’esperienza famigliare come unicamente affettiva.

Serve un nuovo orizzonte culturale che rilanci la famiglia come luogo della vita e del lavoro, della formazione del capitale umano integrale che le persone offrono alla società per raggiungere la convivenza pacifica e il bene comune. E la famiglia ritorni con coraggio ad avere come criterio ermeneutico “la verità nella carità”, per rinnovare la comunione e per orientare il lavoro umano allo sviluppo integrale delle persone.

La Famiglia e la festa: tra antropologia e fedeBlanca Castilla De Cortazar

La gioia di festeggiareL’uomo moderno ha guadagnato il “tempo libero” ma ha perso il senso della festa.Presupposti antropologici della famigliaè bene non darli per scontati.1) Ogni persona è “un dono” capace di donare, di farsi dono, non solo di avere. Si riceve dal Creatore e dai suoi ge-nitori.2) La persona come “centro sussistente” e “incontro”. L’uomo non è un individuo isolato perché è strutturalmente relazionale. E’ un Fine in sé ma non per sé. La persona porta in se la chiamata e la responsabilità dell’amore: vivere per un altro realizza in pienezza l’umanità. Possedersi per donarsi: questo è parte dell’ “imago Dei”.3) L’”unità dei due” e l’apertura al terzo. Non può esserci un figlio senza padre e madre, né una madre senza un figlio e un padre, né un padre senza un figlio e una madre. La mascolinità richiama la femminilità e viceversa. Nel corso dei secoli, aver assegnato un ambito definito ai sessi (Public man, private woman) ha favorito l’assenza dei padri in famiglia e privato l’ambiente lavorativo del genio femminile. La differenza sessuale (Gn 1,26-27) è per la comunione e la fecondità e anche queste dimensioni hanno il loro “principio” nell’essere a “immagine e somiglianza di Dio” dell’uomo. Dove si realizza la comunione delle persone si manifesta la comunione divina trinitaria.dell’uomo. Dove si realizza la comunione delle persone si manifesta la comunione divina trinitaria.dell’uomo. Dove si realizza la comunione delle persone si manifL’esperienza della festa - Per vivere la festa ci vuole la forza dello spirito che insegue l’amore per la verità e per il bene. Nell’errore e nella menzogna, la festa dura poco e fa male (dalle malattie fisiche per consumo in eccesso di cibi, a quelle psichiche per perdita del senso del vivere). Allora si impara a fare festa ed educare il desiderio al bene e alla verità è una festa, conoscere scegliendo è una festa. - Le emozioni della festa: la capacità di meravigliarsi, di contemplare, di essere grati, il rispetto, l’adorazione che la verità e il bene suscitano in noi e che è il culmine della festa. - La festa non s’improvvisa, si prepara. Conoscere il luogo, la data e l’ora permette di preparare il cuore. I riti sono necessari a preparare il cuore e vivere la festa.La famiglia, luogo per la festaIn famiglia s’impara l’importanza di “esserci” per l’altro: attorno alla tavola non solo per cibarsi ma per condividere e conoscersi; nelle faccende domestiche per aiutarsi nelle fatiche; quando nell’aria c’è dolore o sapore di vittoria...esserci per condividere una passione per qualcosa, per giocare insieme.La festa, dove il tempo si unisce all’eternitàLa domenica, un giorno speciale: un giorno per andare a Messa. C’è un detto spagnolo: “La Festa si riconosce per la Messa e per la Mensa”.

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Santificare la festa: La famiglia nel Giorno del SignoreCard. S. P. O’Malley

(Questa relazione ha offerto molti aneddoti che è impossibile sintetizzare ma che hanno reso molto efficaci i passaggi che seguono)Oggi le “terre di missione” non sono più la Papua Nuova Guinea ma gli USA, l’Europa ...”Abbiamo bisogno di for-mare uomini e donne che diano la testimonianza di fede, non di programmi di protezione dei testimoni”. Non basta più l’amministrazione ordinaria dei sacramenti, ci vuole l’esperienza di essere in cammino come discepoli di Gesù, personalmente, in modo coinvolgente e vivificante, con altri, in una comunità viva.Il terzo comandamento“Più di quanto Israele abbia conservato il sabato, Il sabato ha conservato Israele”. Più di quanto noi abbiamo mante-nuto l’osservanza della Messa domenicale, essa ci ha custodito come popolo con lo sguardo su Dio, unito agli altri e con lo slancio missionario. Perdere la Messa è la via sicura per l’asfissia spirituale.L’EucaristiaLa carità cristiana è anche la sollecitudine verso i fratelli che sono spiritualmente senza casa, affamati, spiritualmen-te prigionieri e ammalati. La chiesa non è un centro di aggregazione ma il “luogo” per diventare discepoli di Gesù, vivere la sequela con i fratelli, attingendo forza dall’ eucaristia domenicale. Così forgiamo la nostra identità. Quanti fratelli aspettano un nostro invito...L’Eucaristia e la famiglia“La famiglia che prega unita, rimane unita”La nostra fede: un patrimonio vivente per i nostri figli e nipotiI figli imparano osservando i genitori e i nonni, anche nell’esperienza di fede. Imparano a prepararsi a ricevere l’Eucaristia, quanto e perché sia importante, il valore del sacramento della Riconciliazione ... Imparano l’importanza di condividere con altre famiglie la festa della domenica non solo nella pratica religiosa ma anche nel pranzo, nel gioco, nel gesto di carità. Così si ha coscienza di essere famiglia di Dio. Studi dicono che è la pratica religiosa del papà che aiuta maggiormente i figli a considerarla come importante per gli adulti.Citando Benedetto XVI: “la domenica non è solo una sospensione dalle attività ordinarie, ma un tempo in cui i cristiani scoprono la forma eucaristica che la loro vita è chiamata ad avere”. Cristo si dona veramente a noi, non in modo simbolico.L’Eucaristia ci prepara alla missioneAnche noi come i discepoli di Emmaus affrettiamoci a dire al mondo che Gesù Cristo è vivo e che è necessario acco-starsi alla mensa della Parola e del Pane per fare esperienza dell’amore di Dio personalmente.

La santità famigliare nell’esperienza del lavoroTavola rotonda internazionale dell’ IMF il 31 maggio a Brescia in Cattedrale

Il tessuto ecclesiale e sociale bresciano ha espresso grandi persone che hanno operato per migliorare la vita famigliare e dei luoghi lavorativi. Per questo ne sono state scelte tre, le cui vite sono state raccontate ai convegnisti interna-zionali con un dvd disponibile: S. Maria Crocifissa (Paola) Di Rosa, S. Arcangelo Tadini, il Beato Giuseppe Tovini.Nella sua comunicazione introduttiva alla Tavola Rotonda Fulvio De Giorgi si è soffermato sulle trasformazioni storico-sociali che l’Europa ha vissuto e sta vivendo, che sono epocali anche in riferimento al vissuto familiare. Ha citato la Caritas in Veritate n. 36 per chiarire la sfida odierna “fatta emergere dalle problematiche dello sviluppo in questo tempo di globalizzazione e resa ancor più esigente dalla crisi economico- finanziaria, è di mostrare, a livello sia di pensiero sia di comportamenti, che… nei rapporti mercantili il principio di gratuità e la logica del dono come espressione della fraternità possono e devono trovare posto entro la normale attività economica. Ciò è un’esigenza dell’uomo nel momento attuale”. Qui si gioca la santità famigliare, perché la logica della gratuità e del dono appar-tengono al DNA costitutivo della coniugalità e dell’essere famiglia. E “l’icona efficace di questa santità è la povertà: non come mancanza di risorse ma come scelta di generosità; non come un non avere l’essenziale, ma come dare anche l’essenziale”. Una povertà che è sobrietà, legame disinteressato, reciprocità. E’ un consiglio evangelico per tutti. La famiglia che tende a questo stile di vita è un dono alla Chiesa, alla società, all’ambito sociale e lavorativo.I coniugi Carlo e Maria Carla Volpini che facevano da moderatori , sul lavoro hanno proposto un testo del filosofo libanese cristiano-maronita K. Gibran e sottolineature dalla GS e dalla Laborem Excercens, affermando che la crisi attuale è anche un richiamo alla conversione del modo di vivere, una possibilità di riconsiderare il senso del lavoro e riposizionarlo in rapporto alla famiglia. Hanno lasciato due domande aperte: - esiste ancora il concetto di lavoro come condivisione per un bene comune? – Come cristiani quali interrogativi dobbiamo porci rispetto al nostro modo di pensare e vivere il lavoro, quali cambiamenti favoriscono la necessaria “conversione” nel rapporto famiglia, lavoro e festa?

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Sono seguite le belle testimonianze di due coniugi. Maria Rosa e Alejandro Scarano, dall’ Argentina. Hanno tra-smesso il valore di un lavoro, anche di responsabilità , vissuto come servizio che permette di sperimentare il Bene e praticare l’Amore, perciò d’incontrare Dio. Vivere così il lavoro lo fa abitare dalla speranza, alimenta il senso di appartenenza e di solidarietà, di amicizia in Cristo, tra persone che passano a volte la maggior parte del tempo fuori casa. E’ un lavoro che umanizza.I coniugi Marielle ed Eric Barthelemy, francesi, con la loro esperienza hanno raccontato il valore della preghiera per il discernimento famigliare sulle scelte lavorative, dell’affidarsi alla chiamata di Dio, anche quando essa compor-ta trasferirsi con tutta la famiglia per due anni in un altro Continente, dell’essere spogliati dalle proprie abitudini e confort. L’importanza di ascoltare le domande dei figli ( “noi cosa facciamo per gli altri?” ) e l’importanza di lasciarsi cambiare dagli incontri e dalle esperienze che vengono fatte anche in merito al rapporto tra famiglia, lavoro e festa. Per comprendere che anche la Francia è terra di missione.

Dall’ Omelia del Papa della S. Messa Conclusiva l’ IMF

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18 - sabato parte l'esperienza di servizio dei giovani dell'Oratorio a Piombino

19 - Domenica XX del tempo ordinario (sett. I)In quel tempo Gesù disse alla folla: “La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui" (Gv. 6, 55-56)

ore 16.30 celebrazione comunitaria del Battesimo Si conclude la festa di s. Rocco

22 - mercoledì B.V. Maria Regina - memoria ore 20.30 s. Messa al cimitero24 - venerdì s. BARTOLOMEO, apostolo - festa

26 - Domenica XXI del tempo ordinario (sett. II)In quel tempo, molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato Gesù, dissero: "Questo linguaggio è duro e chi può intenderlo?" ...Disse allora Gesù ai Dodici: "Forse anche voi volete andarvene?..." Gli rispose Simon Pietro: "Signore da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna" (Gv. 6, 60. 67)

28 - martedì s. Agostino, vescovo e dottore della Chiesa - memoria. E’ uno dei quattro grandi Padri della Chiesa d’Occidente (o Latina)

29 - mercoledì Martirio di s. Giovanni Battista - memoriale ss. Messe delle 8.00 e delle 9.00 sono celebrate in Pieve

ore 20.30 si chiudono le celebrazioni della s. Messa al cimitero

SETTEMBRE

1 - sabato primo del mese, dedicato alla devozione verso la B. V. Maria

2 - Domenica XXII del tempo ordinario (sett. III)Gesù disse: “Sono le cose che escono dall’uomo a contaminarlo... dal cuore degli uomini escono le intenzioni cattive: prostituzione, furti, omicidi, adulteri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose escono dal di dentro e contaminano l’uomo" (Mc. 7, 15.21-23)

ore 11.20 celebrazione comunitaria del Battesimo ore 16.00 riprende la preghiera domenicale pomeridiana

3 - lunedì s. Gregorio Magno, papa e dottore della Chiesa - memoria. È uno dei quattro grandi Padri della Chiesa d’Occidente o Latina

4 - martedì beato Guala, vescovo di Brescia - memoria facoltativa 5 - mercoledì ore 18.00 s. Messa nella chiesetta della Conversione di s. Paolo, in via Lumetti

6 - giovedì primo del mese, giornata mensile parrocchiale di preghiera per le vocazioni: dopo la Messa delle 9.00 fino alle 12.00 in parrocchia, dalle 20.30 alle 21.30/22.00 nella chieset-ta dell’Oratorio “Maria Tonelli”: adorazione eucaristia

ore 18.00 s. Messa in S. Pietro 7 - venerdì primo del mese, dedicato alla devozione verso il sacro Cuore di Gesù ore 18.00 s. Messa in S. Rita/S. Floriano in serata si apre la Festa dell’Uva, nel Focolare

Orario delle celebrazioni pomeridiane feriali nel mese di settembre:la celebrazione della Messa pomeridiana viene effettuata secondo il seguente orario e calendario settimanale1) il lunedì e il martedì alle 16.30 in Pieve2) il mercoledì alle 18.00: nelle chiese sussidiarie (v. il calendario a pag. 24)3) il giovedì alle 18.00 in S. Pietro4) il venerdì alle 18.00 in S. Rita-S.Floriano

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8 – sabato NATIVITA’ DELLA BEATA VERGINE MARIA solennità titolare della Parrocchia

Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato “Emmanuele”, che significa “Dio con noi” (Mt. 1, 23)

al mattino sante Messe alle ore 7.30 e alle 9.00 ore 16.00 benedizione dei bambini ore 17.30 canto del vespro e benedizione eucaristica ore 18.00 s. Messa distinta

9 - Domenica XXIII del tempo ordinario (sett. I)Portato in disparte il sordomuto, Gesù gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua... e disse “Effatà” cioè “Apriti!”. E subito gli si aprirono gli orecchi ... e parlava correttamente (Mc. 7, 33-35)

12 - mercoledì ore 18.00 s. Messa presso la santella del Parco degli Alpini

13 - giovedì s. Giovanni Crisostomo, vescovo e dottore della Chiesa - memoria. È uno dei quattro grandi Padri della Chiesa d’Oriente o Greca

ore 18.00 s. Messa in S. Pietro14 - venerdì ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE - festa ore 18.00 s. Messa in S. Rita/S. Floriano

15 - sabato B.V. Maria addolorata, memoria

16 - Domenica XXIV del tempo ordinario (sett. II)

“Se qualcuno vuol venire dietro a me, smetta di pensare a sé stesso... Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per me, la salverà” (Mc. 8, 34-35)nel pomeriggio giornata della Comunità Educativa dell'Oratorio

ore 16.30 celebrazione comunitaria del Battesimo19 - mercoledì ore 18.00 s. Messa presso la santella di via Mazzocchi20 - giovedì ore 18.00 s. Messa in S. Pietro21 - venerdì S. MATTEO, apostolo ed evangelista - festa ore 18.00 s. Messa in S. Rita/S. Floriano

23 - Domenica XXV del tempo ordinario (sett. III) (Mc. 9, 35)Gesù, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: “Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti”

26 - mercoledì ore 18.00 s. Messa presso la chiesetta di s. Girolamo in Ingussano27 - giovedì ore 18.00 s. Messa in S. Pietro28 - venerdì beato Innocenzo da Berzo, sacerdote bresciano - memoria facoltativa ore 18.00 s. Messa in S. Rita/S. Floriano29 - sabato SS. MICHELE, GABRIELE E RAFFAELE, arcangeli - festa

nel pomeriggio incontro per i ministranti, a Cologne

30 - Domenica XXVI del tempo ordinario (sett. I)

Gesù disse: “Chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, vi dico in verità che non perderà la sua ricompensa” (Mc. 9, 41)ore 14.30 apertura dell’anno catechistico, nelle modalità che verranno indicate

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L’indulgenza del “Perdon d’Assisi”Legata alla chiesetta della Porziuncola in S. M. degli Angeli ad Assisi, fu concessa a san Francesco, dietro sua richiesta, dal Papa di allora. Col tempo, essa fu estesa anche a tutte le chiese parrocchali.L’indulgenza può essere ottenuta per sé o, più caritatevolmente, per un defunto.

Condizioni richieste: 1 - Confessione e Comunione Eucaristica (per favorire

la confessione nel pomeriggio di sabato 30 luglio sarà presente il confessore forestiero).

2 - Preghiera secondo l’intenzione del Papa (almeno un Pater, un’Ave e un Gloria).

L’adempimento di queste prime due condizioni non è legato al giorno: si possono attuare anche nei giorni precedenti o seguenti, entro la settimana.

3 - Visita alla chiesa parrocchiale, oltre, s’intende, la partecipazione alla Messa domenicale. Tale visita deve essere compiuta nel tempo prescritto che, per chi celebra il “Perdono” di Domenica (l’ultima di luglio o la prima di agosto; a Coccaglio, Domenica 5 agosto), inizia dal mezzogiorno della vigilia e si estende a tutta la Domenica seguente; nella visita si deve pregare almeno il Padre nostro e il Credo.

4 - Reale distacco dai peccati, non solo mortali, ma anche veniali. Come già è stato ricordato, l’indulgenza si può applicare anche ai defunti a modo di suffragio; la si può acquistare una sola volta.

«L’indulgenza che la Chiesa elargisce ai penitenti, è la manifestazione di quella meravigliosa Comunione dei Santi, che, nell’unico vincolo della carità di Cristo, misticamente congiunge la Beatissima Vergine Maria e la Comunità dei fedeli, o trionfante in cielo o vivente nel purgatorio o pellegrina in terra. Difatti l’indulgenza che viene concessa per mezzo della Chiesa, diminuisce o cancella del tutto la pena dalla quale l’uomo è in certo modo impedito di raggiungere una più stretta comunione con Dio. Perciò il fedele pentito trova un aiuto efficace in questa speciale forma di carità della Chiesa per poter deporre l’uomo vecchio e rivestire l’uomo nuovo “il quale si rinnova nella sapienza secondo l’immagine di Colui che lo creò”» (Col. 3, 10).

(Paolo VI, Epist. Sacrosantae Portiunculae 14 luglio 1976)

I mercoledì di settembreQuanto viene fatto in maggio, anticipando le celebrazioni estive del mercoledì nel cimitero, viene replicato a settembre. Diversamente dai mesi che precedono, nei quali le giornate sono più lunghe, l’orario della celebrazione nelle chiese sussidiarie è fissato alle ore 18.00

- mercoledì 5 settembre: chiesetta della Conversione di s. Paolo, in via Lumetti - mercoledì 12 settembre: presso la santella degli Alpini, nell’omonimo parco in via delle Calcine - mercoledì 19 settembre: presso santella della Madonna del Buscarino, in via C. e P. Mazzocchi - mercoledì 26 settembre: chiesetta di S. Girolamo, in Ingussano

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1. Nell’ultima riunione, prima della pausa estiva, il C.P.P. ha terminato la consultazione e la compilazione delle schede inerenti il Sinodo Diocesano sulle Unità Pasto-rali.

2. La Commissione per la Pastorale Famigliare Parrocchia-le ha proposto al C.P.P.:

- di rivedere l’impostazione in merito alla ce-lebrazione della festa della Sacra Famiglia. Alla festività liturgica della Sacra Famiglia verranno evi-denziate tutte le situazioni che una famiglia vive, men-tre per la celebrazione degli anniversari di matrimonio si propone la celebrazione in altra data (es. in prossimità della festa della Madonna del Rosario).

- di trovare uno spazio di preghiera dedicato alle famiglie in difficoltà oppure in sofferenza.

3. Da parte dei Gruppi delle Coppie si è proposto di evi-denziare il ruolo della missionarietà delle famiglie, pro-poste dettagliate verranno elaborate a settembre.

4. Don Fabrizio ha presentato le iniziative estive che di svolgeranno in oratorio ed ai vari campi estivi.

Il segretarioGian Mario Zigliani

Consiglio Pastorale Parrocchiale 15 Giugno 2012

Come puoi contribuire alle spese per la ristrutturazione del Focolare

1 Anzitutto, frequentandolo: ciò dà senso all’impegno che si sta affrontando.2 Offerta libera che può essere consegnata ai sacerdoti, al diacono o nel corso della rac-

colta “pro opere parrocchiali” e “pro Oratorio”, normalmente la prima e la seconda Domenica di ogni mese e in altre particolari occasioni, di volta in volta indicate

3 Offerta libera tramite versamento o bonifico, detraibile ai fini dell’Irpef, sul CC n. 2085X87, presso la Banca Popolare di Sondrio - ag. di Coccaglio; ABI 05696 - CAB 54360 - CIN X, intestato a “Il Focolare A.P.S. ONLUS”.

Per il bonifico è necessario il codice IBAN: IT87 X056 9654 3600 0000 2085 X874 Impegno morale o scritto a versare una quota fissa periodica, in occasione della giornata mensile “pro Oratorio” o direttamente ai

sacerdoti o al diacono5 Prestiti gratuiti (senza interesse)6 Contribuire alla ristrutturazione dell’Oratorio può essere un modo alternativo per partecipare alle gioie o ai lutti di parenti o amici.7 Oltre all’8 per mille secondo le possibilità indicate sul modulo per la dichiarazione dei redditi, è possibile destinare a enti specifici il

5 per mille. È possibile attuare questa opzione indicando nell’apposito spazio della dichiarazione dei redditi il CF n. 91018070176 dell’associazione “Il Focolare A.P.S. onlus”

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Comunità in cammino

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Da diversi anni a Coccaglio esi-ste il gruppo coppie, formato

da famiglie che si ritrovano per stare insieme, condividere la propria espe-rienza, pregare e riflettere. Gli adulti del gruppo possono così godere di un momento privilegiato che con-sente loro di prendersi una pausa dalle varie incombenze quotidiane per “ricaricare le pile”. Tutto ciò non sarebbe possibile senza il preziosissi-mo supporto di alcune persone che si

prendono cura dei bambini durante le serate degli incontri. Lo fanno da tanto tempo, con generosità, gratuità

e fedeltà, talvolta rinunciando ai loro impegni personali per garantire il ser-vizio, che svolgono con passione ed amore. Per questo desideriamo rin-graziarli, perché hanno consentito al gruppo di continuare serenamente il cammino, che altrimenti non sarebbe stato possibile. Grazie quindi, di vero cuore, alle “nostre signore”: Rosanna, Lina, Elvira, Caterina, Angela e a Pie-rino… siete unici!

I papà e le mamme del gruppo

Abbiamo commentato quanto ha detto il Papa nel VII Incontro

Mondiale delle Famiglie, vedremo se ci saranno delle pubblicazioni per poterle diffondere. Si è parlato della celebrazione degli anniversari di ma-trimonio: • potrebbe essere collocata o sabato 6

ottobre alle ore 18.00 oppure Dome-nica 7 alle ore 10.30: è da valutare;

• oltre ai canonici anniversari dei

10/15/25/50 e oltre anche alle giovani coppie (primi 5 anni di matrimonio;

• Il tema dell’anno potrebbe essere: “LA FAMIGLIA tra lavoro e festa in cammino verso la santità” .

• Gli inviti devono essere distribuiti entro il 10/15 settembre.

• Per quanto riguarda la festa litur-gica della S. Famiglia ci sarà solo la celebrazione eucaristica e si dovrà tener conto di tutti gli stadi che vive

la famiglia:, compresa la vedovanza e anche l’esperienza triste della sepa-razione.

Da valutare un’iniziativa per le famiglie in sofferenza: si potrebbe utilizzare la chiesetta dell’oratorio femminile e vedere le iniziative proposte in diocesi. Sarebbe opportuno diffondere gli articoli di Avve-nire per conoscere quanto ha dichiarato il Papa e fare una dispensa da distribuire ai genitori dell’Iniziazione Cristiana.

DAL GRUPPO DELLE COPPIE SENIOR

COMMISSIONE FAMIGLIA 04/06/2012

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Comunità in cammino

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È con emozione che accogliamo tra noi, umilmente, un Cardinale

della Chiesa Romana, un membro del sacro Collegio: un Pastore della Chie-sa che, per le norme fissate da Paolo VI, in un eventuale conclave non po-trebbe essere elettore, ma potrebbe comunque essere eletto.Al di là dei titoli che possono sem-brare ridondanti, ci sono anche altri motivi che rendono preziosa la sua presenza tra noi. Anche se questo può ledere il suo senso di umiltà, mi permetta, Eminenza reverendissima,

di tratteggiare, pur se in modo non esaustivo, la sua figura, affinché i pre-senti possano meglio rendersi conto di quanto questo incontro costitu-isca un privilegio davvero singolare per Coccaglio.

Il Cardinale Silvano Piovanelli, Arcivescovo emerito di Firenze, è

nato il 21 febbraio 1924 a Ronta di Mugello (Firenze). Ha compiuto gli studi nel Seminario della sua città dal 1935 al 1947, anno in cui, il 13 luglio, ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale

dal Cardinale Elia dalla Costa. Nel suo primo incarico pastorale qua-le vicario cooperatore – noi diremmo curato - a Rifredi si trovò, giovanissi-mo sacerdote nei primi anni del do-poguerra, dinanzi ai gravi problemi di una vasta e complessa comunità parrocchiale, che si stava sviluppan-do e strutturando come periferia in-dustriale della città. Nell’ottobre 1948, veniva chiamato al compito di vice-Rettore del Semi-nario minore, un incarico durato do-dici anni. Si andava delineando allora

Dopo 56 anni dall’ultima volta, quest’anno un Cardinale è ve-

nuto a Coccaglio, in occasione della festa di Santa Rita da Cascia. Il car-dinale Silvano Piovanelli, arcivescovo emerito di Firenze, ha presieduto la processione e la Messa. Per la visita

di un cardinale, come impo-ne la legge, sono stati invitati anche i Carabinieri e i vigili del paese: tutti in alta uni-forme.Come da tradizione anche quest’anno la statua di Santa Rita è stata portata in pro-cessione sul carro addobbato a regola d’arte e spinto dai confratelli di Santa Rita; a tutte le donne è stata data una rosa, poi benedetta dal Cardinale alla fine della Mes-sa. I fedeli e i devoti alla Santa sono tanti e ogni anno aumentano, quest’ anno erano almeno 700; tutti hanno partecipato con intensa devozione, tanto da suscitare lo stupore di Sua Eminenza, che non ha mancato di esprimere la sua ammirazione. Da parte sua, egli ha conquistato la sim-patia dei presenti, provenienti an-che da altri paesi, con la sua umiltà e affabile cordialità. La sua omelia è

stata particolarmente efficace: egli ha saputo parlarci di s. Rita in modo da farci capire che quello che Lei ha fat-to, con l’aiuto dello Spirito Santo, è qualcosa alla portata di tutti, perché è ciò che fa parte della vita cristiana.Nell’anno corrente la chiesetta è stata ampliata con l’aggiunta di un porti-cato che l’ha abbellita e arricchita ancora di più, aumentando inoltre lo spazio coperto a disposizione dei fedeli

Santa Rita 2012di Camilla Olmi

riportiamo il testo del discorso di

ACCOGLIENZA DI S. EM.ZA, IL CARDINALE SILVANO PIOVANELLI

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Comunità in cammino

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quella straordinaria stagione del ‘900 fiorentino (e nazionale), della quale egli fu partecipe e co-protagonista. Nel 1960 fu inviato come prevosto a Castelfiorentino, grande centro alla periferia dell’Arcidiocesi, con una lunga tradizione di vigoroso impe-gno politico fortemente ideologizza-to; là, nell’immediato dopo-guerra, tensioni violente e un risorgente anti-clericalismo avevano provocato lace-

razioni profonde nel tessuto sociale e religioso. Proseguendo l’opera di re-cupero e di pacificazione iniziata dal suo predecessore, don Silvano gettò le basi per una rispettosa e feconda collaborazione. Soprattutto, però, sensibilizzò la Comunità ecclesiale alla assunzione delle sue responsa-bilità. Nasceva così nell’Arcidiocesi il primo esperimento di conduzione pastorale comunitaria: il primo con-siglio pastorale parrocchiale.

Nel 1979, l’allora arcivescovo di Fi-renze, Cardinale Giovanni Benelli, lo chiamava nella Curia, affidandogli dapprima l’incarico di Pro-Vicario e poi di Vicario Generale. Il 28 maggio 1982 veniva nominato Vescovo Ausiliare della sua Diocesi. Già in precedenza era stato a fianco

del Card. Benelli nelle visite pastorali: un’esperienza ‘ripensata’ e messa in atto con criteri radicalmente nuovi rispetto anche ad un recente passato, con la preoccupazione di promuo-vere i laici e favorire la loro specifica missionarietà. Venuto a mancare improvvisamente il Cardinale Arcivescovo nell’autun-no 1982, il 18 marzo 1983 Giovanni Paolo II lo nominò Arcivescovo di Fi-

renze e nel Concistoro del 25 maggio 1985 lo elevò alla porpora cardinali-zia.Dal 21 marzo 2001 è Arcive-scovo emerito di Firenze.

Eminenza, Le siamo pro-fondamente grati per

aver accettato di celebrare, questa sera, l’Eucaristia con la nostra Comunità; Cocca-glio, collocato com’è sotto “il cielo di Lombardia, così bello quando è bello”, più o meno a metà strada tra Bre-scia e Bergamo, della cultura di questa terra è espressio-ne, anche nella parlata che, certo ha poco a che spartire con la musicale dolcezza del suo puro accento fiorentino;

non a caso il grande lombardo che ho appena citato, Alessandro Manzoni, sentì la necessità di venire dalle sue parti a “risciacquare i propri panni in Arno”.In Lei accogliamo un protagonista della vita ecclesiale italiana di questi ultimi decenni; dalla sua esperienza di pastore cogliamo con gratitudine l’invito al dialogo e all’incontro con il mondo senza chiusure preconcet-te, l’attitudine a considerare la Chie-sa come Comunità in cui tutti sono protagonisti e in cui, perciò, i laici sono valorizzati. Si tratta di realtà che il Concilio ha codificato e a cui, per quanto riguarda l’atteggiamen-to del dialogo, il nostro conterraneo Paolo VI mirabilmente ci esortò nella sua prima enciclica, l’Ecclesiam suam, che proprio il dialogo pose a tema. Devo dire che la nostra terra si distin-gue anch’essa per il forte impegno sociale dei cattolici, che costituisce un tradizione di antica data e che ha ricevuto nuovo impulso a partire dall’episcopato del compianto mons. Luigi Morstabilini.Lei, che l’anagrafe vorrebbe descri-verci non più giovanissimo, ci offre l’esempio di una straordinaria viva-

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Comunità in cammino

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cità mentale, che nasce anche dall’a-pertura a ciò che di positivo la mo-dernità sa offrire, senza la chiusura preconcetta di chi, come ebbe a dire papa Giovanni aprendo il Concilio, nei tempi moderni “non è capace di vedere altro che rovine e guai”.La accogliamo con gioia, Eminenza, per il valore che Lei è e per i valori di cui Lei è testimone.C’è poi il valore, per così dire, aggiun-to delle persone che lei ha incontrato o con cui ha collaborato o vissuto e di cui Ella porta con sé l’eco dalla terra di Firenze, che fu fucina di elabora-zione ideale e di impegno ecclesiale e civile dei cattolici; non per nulla ho parlato di stagione straordinaria: gli

anni della Sua attività pastorale sono stati anche quelli di Giorgio La Pira,

di Nicola Pistelli, di don Raffaello Bensi, di padre Ernesto Balducci; so-prattutto ci è caro il ricordo che Lei porta con sé di altri due fiorentini: il primo -che tale fu di adozione per al-cuni anni- padre David Maria Turol-do, che fu per un certo periodo nostro vicino di casa nel Convento dell’An-nunciata che sovrasta il nostro paese; soprattutto, don Lorenzo Milani, di cui Lei fu compagno di cammino e di ordinazione e, che insieme agli altri già citati, ci parla di un cristianesimo che si fa passione per l’umanità, che è amata da Cristo e nella quale aleggia la presenza dello Spirito Santo.

Ci accingiamo ad accogliere dalla sua affabile voce la Parola, men-

tre, dopo aver celebrato l’Ascensione del Signore e in attesa della Penteco-ste, onoriamo in s. Rita, oltre che in Maria ss., uno dei capolavori dello Spirito Santo e, alla sua presenza, concludiamo le celebrazioni per il XXV anniversario di fondazione del-la Charitas parrocchiale. Alla luce di queste svariate circostanze siamo de-siderosi di pregare con Lei.Grazie ancora, per essere tra noi.

don Giovanni Gritti

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Comunità in cammino • dall’oratorio

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Giovedì 17 maggio alcuni volontari

e volontarie degli Ora-tori e della chiesa par-rocchiale di Coccaglio hanno trascorso una giornata in serenità e allegria a Venezia.Ritrovo al Focolare e partenza per la sta-zione di Rovato. Il treno era già pieno di pendolari e studenti. A Brescia, la maggior parte di questi è scesa, permettendo a noi di trovare posto a sedere, rendendo meno stan-cante il viaggio. L’arrivo a Venezia alle 11, ha permes-so solo una breve visita alla Chiesa Degli Scalzi, dove si trovano le tombe di due dogi, e alla chiesa di Santa Lu-cia. Contrariamente al nome che por-

ta, non è in questa chiesa che si trova il corpo della Santa, ma in una chie-sa vicina dedicata a san Geremia. La Santa riposa in una teca molto bella, a vista, e tutti ne abbiamo potuto am-mirare le sua spoglie. Dopo un breve momento di preghiera lasciato alla libertà di ognuno, è giunta l’ora di avvicinarci al ristorante per il pranzo. Concluso il pranzo, camminiamo per le calli e ci gustiamo un gelato. Attraversando campi, percorrendo

calli, guardando (e non solo) le vetri-ne, salendo e scendendo ponti, arri-viamo in Piazza S. Marco. Chi sceglie di ammirare e passeggiare per la piaz-za, chi di girare per i capannelli di ri-cordini e chi di visitare la Basilica: per

tutti, ritrovo all ’obelisco alle 16 per av v i c i n a rc i all ’attracco del traghetto e raggiungere la stazione. P e r c o r r e n -do con il traghetto il Canal Gran-de abbiamo

attraversato tutta Venezia, potendo così ammirare la bellezza di palazzi, ponti e case. Ore 17 partenza dalla stazione di Venezia e ritorno a casa.

Il volontariato non è solo “fare qualcosa di utile per la Comuni-

tà”. Noi riteniamo che trascorrere una giornata insieme divertendoci e non solo per lavorare, sia molto im-portante perché ci fa capire che quel-lo che ci unisce non è solo svolgere

un servizio per la Comunità, ma è qualcosa di più: serve a conoscerci ed a creare un le-game di amicizia tra noi. La scel-ta di viaggiare in treno ha permes-so a tutti noi un viaggio rilassante, di stare tutti in-sieme e di diver-tirci. Come ho detto all’inizio, è stata una giornata all’insegna della serenità e dell’alle-

gria. Ci auguriamo che alla prossima gita delle scopine, ci siano più ade-sioni: è stata una giornata vissuta in tranquillità e in armonia che speria-mo si ripeta al più presto.

Un grazie di tutto cuore a chi si è impegnato ad organizzare una

giornata così particolare: non è stato sicuramente semplice pensare a tutto e nel migliore dei modi.

PER CAMPI E PER CALLI

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Comunità in cammino • dall’oratorio

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FESTA DELL'ORATORIO

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Comunità in cammino • dall’oratorio

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Musical del gruppo "Antiochia"

"LA LOCANDA DI EMMAUS"Domenica 10 giugno

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Comunità in cammino • dall’oratorio

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Musical dei giovani

"PETER PAN" sabato 16 giugno

foto di Laura Gandini

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Comunità in cammino • vita parrocchiale

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Comunità aperta

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“Cristo facendosi povero ha voluto identificarsi con ogni povero. Per tale moti-vo anche il giudizio finale, le cui parole ispirano il tema di questo Messaggio, vede Cristo benedire chi ha riconosciuto nell'indi-gente la sua immagine: "Ogni volta che avete fat-to queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Mt 25, 40). Perciò, chi veramente ama Dio, ac-coglie il povero. Sa infatti che Dio ha assunto quella condizione e lo ha fatto per essere fino in fondo solidale con gli uomini. L'accoglienza del povero è segno della veridicità dell'amore per Cristo, come dimostra san Fran-cesco che bacia il lebbroso, perché ha riconosciuto in lui il Cristo sofferente” (b. Giovanni Paolo II).

Il dono di accogliere deve essere il primo gesto per far sì che si veda

un rapporto d’amore. L’accoglienza è la roccia fondamentale sulla quale si fonda l’amore. Perché l’accoglien-za è così importante? La risposta è tanto semplice quanto essenziale per una concezione della vita conforme alla Parola di Dio: la vita umana è un dono splendido dell’amore di Dio. Tutto quello che siamo e quello che abbiamo, tutto è dono di Dio, tutto è grazia. In questo orizzonte si collo-ca l’accoglienza dello straniero e del povero. L’ospitalità è l’accoglienza di un forestiero allo scopo di conceder-

gli oltre il cibo e l’alloggio anche la protezione sociale e giuridica nell’ap-plicazione delle norme vigenti. Nel nostro mondo sono oltre 50 i milioni di uomini che chiedono asilo e pro-tezione perché in fuga “obbligata” (!) dal loro Paese.Ma l'accoglienza dello straniero e del povero non è una semplice ope-ra buona, che verrà ripagata da Dio, bensì l'occasione per vivere un rap-porto personale con Gesù.Lo ricorda Matteo al capitolo 25 del suo Vangelo, nella scena del giudizio finale, là dove Gesù proclama che chi accoglie il forestiero accoglie lui stes-so: "Ero forestiero e mi avete ospitato... Ogni volta che avete fatto queste cose a

uno solo dei miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me".Il Nuovo Testamento, come si vede, segna un passo ulteriore e decisivo nel rapporto con lo stra-niero. L'accoglienza dello stra-niero è una delle attuazio-ni dell'amore, amore che è la legge fondamentale del cristiano. "Ama il prossimo tuo come te stesso", risponde Gesù a chi gli chiede qual è il primo dei comandamen-ti (cf Mc 12,31).

Gesù riassume la Legge e i Profeti nella cosiddetta regola d'oro: "Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro". La CARITÀ, dono superio-re a ogni altro, si esercita verso tutti, quindi pure verso lo straniero, come sottolinea la parabola del buon samaritano. Costui,

considerato straniero dal popolo ebraico, non ha esitato a soccorrere un ebreo ferito che si trovava sul ci-glio della strada; ha superato le bar-riere razziali e religiose, "si è fatto prossimo" (cf Lc 10,36), ha vissuto il carisma della carità.Davvero la Bibbia ci pone davanti a un grande messaggio che sentiamo tanto lontano dai nostri comporta-menti e dalle nostre capacità. Dobbiamo sentire che, sospinti da questa forza, dobbiamo aprirci alla scoperta di Cristo nello straniero che bussa alla nostra porta.

Accogliere il povero è accogliere Gesù

( di G. Pedrali )

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Comunità aperta

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Al termine dei festeggiamenti per il XXV di fondazione della nostra Caritas ci sembra doveroso ringraziare il nostro arciprete, i sacerdoti ed il nostro diacono per la loro collaborazione e vicinanza. Un grazie particolare al nostro Sindaco ed alla Giunta Comunale, alle donne che hanno preparato il pranzo, alla Grafica Essebi, alle Associazioni e Gruppi che hanno partecipato alle serate d’incontro e a quanti ci hanno sostenuto e ci sostengono in questo servizio per i poveri. GRAZIE di cuore a tutti!!!

Farmacie di turno – GUARDIAFARMACEUTICA

Alassio: presso il porto

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Cultura e notizie • Curiosando nello sCrigno

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Foto:1PRIMA VELA

Dopo aver esaminato gli affreschi presenti nella volta del presbiterio, iniziamo a discendere verso l’area del popolo. L’affresco che sovrasta gli altari dedicati all’Immacolata ed ai Santi Patroni, mostra una scena cara ai fedeli. L’ANNUNCIAZIONE DELL’ARCANGELO GABRIELE A MARIA. In questa prima vela il Mon-ti ha impresso il momento in cui l’ar-cangelo Gabriele entra in modo qua-si prepotente nella vita ordinaria di Maria. Lo Spirito santo, sotto forma di colomba, sembra dominare dall’al-to la scena; Maria sembra spaurita, preoccupata. Ella vede un angelo an-nunziante, un altro che regge un cali-ce ed un altro con una croce, (ai pie-di di essa vi sono la corona di spine e la canna con la spugna imbevuta di aceto), un turbinio di nuvole e mol-to altro ancora. La Vergine Maria è in preghiera, inginocchiata, in fondo si intravede la sua stanza con il letto. Particolari sono gli angeli musicanti ed i cherubini. Sullo sfondo si deno-tano anche le mura di un castello con una torre.

Foto 2: IL SIMBOLO DELL’UOVO

Questo simbolo ha rappresen-tato, di volta in volta nel corso

della storia, un segno premonitore, un elemento curativo, un annun-zio di gioia oppure l’attesa di un qualcosa di prodigioso. Nella sim-bologia cristiana, esso simboleggia la creazione. L’uovo è il simbolo della Pasqua: sepolcro in cui ripo-sa il germe della vita, rappresenta-to dal Cristo risorto. Nell'uscita del pulcino dall'uovo i primi cri-stiani raffiguravano un'espressiva simbologia della resurrezione di Cristo. Nelle tombe dei martiri a Roma si sono trovate uova simbo-liche di marmo.

Foto 3: LA CORONA DI DODICI STELLE

La corona è simbolo di trionfo, di vittoria. La cifra "dodici" rievoca i

dodici Apostoli dell'Agnello. Il simbo-lismo delle dodici stelle si trova solo una volta nella Bibbia: nel passo di Gen 37,9, ove Giuseppe narra al padre e ai fratelli di aver visto in sogno il sole, la luna e undici stelle che si prostravano davanti a lui; il sole e la luna (come ben intende Giacobbe) rappresenta-vano il padre e la madre di Giuseppe, mentre le stelle erano figura dei suoi fratelli. Mi sorge una domanda: la co-rona di dodici stelle designerebbe nella donna l'antico Israele? La donna può designare l'Israele dei profeti che par-torisce il Messia. Ma la donna designa pure MARIA E LA CHIESA. Difatti, è rivestita di sole (Ap 12, 1), un sole che nel contesto dell'Apocalisse, si riferisce al Cristo Risorto (Ap 1, 16). La corona di dodici stelle designerebbe la Chiesa e Maria compiendo le profezie del radu-namento delle dodici tribù infatti nel corpus di Giovanni, questa interpreta-zione inquadra bene anche con Maria che, al calvario, accoglie i figli di Dio che Gesù raduna tramite la sua morte in croce (Gv 11,51-52) - i figli di Dio che non sono più soltanto gli esiliati d'Isra-ele ma tutti gli uomini, come abbiamo detto già. Bello è anche l’angelo che ba-cia il lembo del mantello della Vergine.

La simbologia degli affreschi della volta (4a parte)di G. Pedrali

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Cultura e notizie

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Anni d’incuria, di abbandono, di gratuito e incivile vandalismo

e di spoliazione di ogni residuo or-namento hanno ridotto la nostra chiesetta “de le Sorghe al Monte”, un tempo gioiello d’arte secondo al-cuni verbali delle visite pastorali, ad un luogo desolato e pericolante.Finalmente, dopo alcuni richiami dell’opinione pubblica e con l’inte-ressamento diretto di qualche as-sessore e del Sindaco, qualcosa si è mosso per fermare almeno dalla totale rovina l’edificio sacro, molto

caro ai Coccagliesi dei secoli passa-ti e si è iniziato il suo recupero gra-duale secondo i modi e le possibilità dei tempi che stiamo vivendo. L’opera si è resa necessaria per salva-re un tassello importante del patri-monio artistico, culturale e religio-so della Comunità. Si auspica che il ripristino dell’edificio sia accom-pagnato dalla rinnovata devozione popolare alla Madonnina, alla quale

le nostre popolazioni si rivolgevano nei secoli per i loro bisogni spiccioli, ma vitali, quali la ricerca del lavoro dei molti migranti nostri e la difesa degli allevamenti dei bachi, che per due secoli hanno rappresentato per molte povere famiglie un indispen-sabile aiuto per sbarcare il lunario. La presa di coscienza dell’Ammi-nistrazione pubblica per un edi-ficio che da secoli appartiene alla Comunità ha trovato generosi ri-scontri concreti dell’immancabile ditta Ghidini che ha approntato i

ponteggi tutt’intorno all’edificio, della ditta Donghi e Galdini per la fornitura dei materiali necessari per il rifacimento del tetto disastrato e pericolante e di interventi gratuiti di altre ditte che certamente non mancheranno e che verranno ricor-dati alla fine della ristrutturazione dell’edificio.Il contributo più significativo è sta-to dato e viene attualmente offerto

dal lavoro volontario e gratuito dei componenti dell’Associazione degli Amici del Monte Orfano, i quali, sa-bato dopo sabato, per mesi hanno offerto la loro prestazione gratuita per rifare con pazienza e competen-za il tetto disastrato della nostra cappella. Ciò permetterà di risiste-mare anche gli interni. Il contributo volontario degli Amici del Monte Orfano offre naturalmente l’occa-sione per richiamare all’attenzione della popolazione del nostro paese le altre numerose associazioni che

sono la vera ricchezza della nostra Comunità. Chi ha occasione di salire per la strada alta che porta al Convento e fermarsi per guardare la chieset-ta dall’alto, può ammirare il tetto completamente rifatto, i pinnacoli sopra la facciata risistemati insie-me alla torretta a vela che aspetta la vecchia campanella, dal Sindaco recuperata.

Sono iniziati i lavori per restituire ai coccagliesi la chiesetta della Madonna di Loreto al monte

di Natale Partegiani

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Cultura e notizie

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Numeri Telefonici d’immediata utilità

MUNICIPIO

. centralino- fax- Ufficio vigili- segreteria- Agente di servizio- Emergenze. Ufficio Anagrafe. Ufficio Tributi. Ufficio Ragioneria. Ufficio Servizi sociali. . Ufficio Tecnico. Servizi 24 su 24Associazione Pensionati

030 7725711030 7721800030 7725702030 7725724335 7250663335 7637031030 7725704030 7725707030 7725709030 7725716030 7725731335 7637031030 7703666

Guardia medica – Rovato, via Lombardia 33/a zona stazione

030 7701921

Pronto soccorso di Chiari 030 711170

Soccorso stradale 116

Guardia di Finanza 117

Carabinieri 112

Soccorso pubblico di emergenza 113

Vigili del fuoco 115

Emergenza sanitaria 118

telefono azzurro 1.96.96

Guardia farmaceutica 800 297002

Ufficio invalidi 030 297002

Corpo Forestale delle Stato 1515

COGEME num. verde Coccaglio in rete

800 017446www.comune di coccaglio.it

Prenotazioni Az.Osp.ChiariVisite dal lunedì al sabato 8-20.

Visite con urgenza – bollino verde .fas.Adal lunedì al sabato ore: 8,30 -16.

Esami radiografici dal lunedì al venerdìore 8,30 - 16.00

Prestazioni libera professione dalLunedì al venerdì: ore 8,30 – 13,30

Centralino

800.638.638 n.ro verde

030 7102301

030 7102301

030 7102822

030 71021

Scuola MaternaScuola ElementareScuola Media

030 7721562030 723730030 7721190

Radio parrocchialeFerrovie Poste ItalianeFarmacia TallariniFarmacia Comunale

Fondaz. Don Gnocchi RovatoRichiedei –Palazzolo

030 2731444030 7703004030 7721318030 7701217030 7248650

030 72451030 7303850

Dott. Paola ValzorioDott. Antonio BraviDott. Emilio BonfreschiDott. Maria Battagliola

030 7241719030 723716030 7700720030 7240121

Volontari del soccorsosedeservizio diurnoservizio notturno

030 7703929030 7240348030 7722815

Ospedale di Iseo

Centralino di Iseo

Stessi numeri di prenotazione dell’ospedale di Chiari tel. 030 98871

Ospedale Mellini di Orzinuovi

Centralino di Orzinuovi

stessi numeri di prenotazione dell’ospedale di Chiari tel. 030 99441

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Cultura e notizie

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Giornata per le opere parrocchiali (tavolino) 13/05/12 € 470,00Eccedenza sulla colletta domenicale del 13/05/12 € 200,00In occasione della visita e della benedizione della casa € 50,00In occasione del Matrimonio della figlia € 1.000,00NN € 50,00In onore della Madre di Dio € 20,00NN € 100,00In memoria del caro Sposo e Papà € 100,00Giornata per le opere parrocchiali (tavolino) 03/06/12 € 600,00Eccedenza sulla colletta domenicale del 03/06/12 € 238,00NN € 100,00NN € 300,00Totale € 3.228,00

In occasione del Matrimonio € 100,00In memoria del caro Sposo € 150,00Dalla chiesetta di S. Rita/S. Floriano, per elettr. € 60,00In occasione del Matrimonio € 200,00In memoria della cara B. e del caro G. € 40,00NN € 400,00In memoria del caro Sposo e Papà € 50,00In occasione del Matrimonio € 250,00In onore dello Spirito Santo € 20,00In occasione del Matrimonio € 200,00AVIS € 50,00In onore della Madonna € 20,00In memoria del Papà, gli amici di M. e L. € 100,00In onore della Madonna € 20,00In memoria del cara Mamma € 300,00In occasione del Matrimonio € 1.000,00In memoria della cara Mamma € 100,00In occasione del Matrimonio € 500,00Per il bollettino parrocchiale (vari) € 50,00NN € 10,00In occasione del Matrimonio € 150,00

Offerte per le opere Parrocchiali 11 maggio – 24 giugno 2012

Altre offerte per la Parrocchia 11 maggio – 24 giugno 2012

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Cultura e notizie

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In occasione del Battesimo € 150,00In occasione del Battesimo € 50,00In occasione del Battesimo € 40,00In occasione del Battesimo € 50,00In occasione del Battesimo € 50,00In occasione del Battesimo € 50,00Giornata pro Oratorio del 20-05-12 € 1.795,00NN € 50,00NN € 40,00NN € 5,00NN € 20,00NN € 40,00NN € 50,00NN € 10,00NN € 10,00In occasione della festa di compleanno € 20,00In occasione della festa di compleanno € 30,00NN € 100,00In occasione della festa di compleanno € 20,00In occasione della visita e della benedizione della casa € 50,00I pellegrini della Sardegna € 300,00In occasione della visita e della benedizione della casa € 50,00In occasione della festa di compleanno € 20,00In occasione del Battesimo € 50,00In occasione del Battesimo € 30,00In occasione del Battesimo € 100,00In occasione del Battesimo € 50,00In occasione del Battesimo € 150,00In memoria della cara Mamma e Zia € 50,00NN € 50,00In memoria del caro Sposo e Papà € 100,00In occasione del Battesimo € 100,00In occasione del Battesimo € 50,00In occasione del Battesimo € 200,00Giornata pro Oratorio del 17-06-12 € 1.140,00NN € 5,00NN € 5,00NN € 50,00NN € 100,00NN € 100,00NN € 20,00NN € 20,00NN € 20,00NN € 20,00NN € 10,00NN € 10,00NN € 10,00NN € 50,00

NN € 10,00NN € 10,00NN € 5,00NN € 20,00NN € 20,00NN € 20,00NN € 20,00NN € 5,00Dai pellegrini adulti ad Assisi € 108,00

Versamenti su “Il Focolare ONLUS”05/06/2012 € 150,0005/06/2012 in memoria della cara Defunta € 2.000,00Totale offerte € 7.858,00

Da attività dell’Oratorio (utili)Pranzi in occasione dei Sacramenti ICFR € 1.803,46Ravioli dolci 29/05/2012 € 1.250,00Dal “gruppo dei ravioli” € 5.000,00Totale entrate € 15.911,46

Debito precedente € 406.462,71Debito residuo € 390.551,25

Altre offertePro popolazioni del Mantovano edell’Emilia colpite dal terremoto € 1.365,00Giornata per la carità del Papa € 602,00

Grazie a tutti gli offerenti e donatori.Il nostro particolare ringraziamento • al “gruppo dei ravioli” per il lavoro di preparazione, la

disponibilità all’utilizzo dei propri ambienti e l’impegno nella collocazione dei ravioli dolci; il grazie va anche a co-loro che li hanno acquistati, sapendo di contribuire agli impegni economici della Parrocchia e dell’Oratorio;

• alle persone che lavorano in cucina all’Oratorio e prov-vedono alla preparazione e al servizio ai tavoli e a quanti fruiscono di questa possibilità, a beneficio dell’Oratorio.

Offerte per la ristrutturazione dell’Oratorio 11 maggio – 24 giugno 2012

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Cultura e notizie

PARROCCHIA “S. MARIA NASCENTE” Coccaglio

per altre informazioni, v. il sito internet

Orario delle celebrazioni

FESTIVOore 16.30 s. Messa (Casa Alb. - sabato *)ore 17.30 s. rosarioore 18.00 s. Messa festiva del sabato Rore 7.30 s. Messaore 8.15 c.a Lodiore 8.30 s. rosarioore 9.00 s. Messa Rore 10.30 s. Messa Rore 15.00 preghiera pomeridiana, sospesa nelle solennitàore 17.30 s. rosario ore 18.00 s. Messa R

nelle solennitàore 17.00 s. rosarioore 17.30 Vespro solenne

e benedizione eucaristica

FERIALEore 7.15 s. rosario Rore 7.50 Lodi Rore 8.00 s. Messa Rore 8.30 s. rosario o altra devozione Rore 8.55 Ora di Terza, quando prevista Rore 9.00** s. Messa Rore 16.00 s. rosario o altra devozioneore 16.30*** s. Messa, con il Vespro (variazioni riguardoall’ora e al luogo: v. calendario liturgico per i mesi di luglio, agosto e settembre)NB: Lodi, Ora media e Vespro sono in canto in caso di Ufficio funebre

R = viene trasmesso/a via radio

Legenda dei simboli:* salvo variazioni

** posticipata ad altra ora in caso di funerale*** anticipata o posticipata ad altra ora

in caso di funerale o di celebrazione serale sostitutiva

Numeri telefonici (premettere sempre 030)Casa canonica (abit. don Giovanni) 7721248Sacrestia - Ufficio parrocchiale # 7243028

3028427aihccorraP xafSegreteria Oratorio “Il Focolare” 723575Oratorio femminile 7721625Abitazione don Fabrizio 7721039Abitazione don Titta 7700340Abitazione don Lino 7243194Diacono Francesco 723392Del Barba Pierino/Orat. femm. 7721102

# durante gli orari di sacrestia

91.85 MHZFASCE ORARIE PER LE TRASMISSIONI DALLA NOSTRA CHIESA: FERIALI: dalle 7.00 alle 7.30; dalle 8.00 alle 9.30; dalle 18.00 alle 19.30, dalle 20.00 alle 21.30FESTIVI: dalle 8.30 alle 12.00; dalle 18.00 alle 19.30Al di fuori di questi orari (per un totale di 5 ore giornaliere)non ci è possibile trasmettere le nostre celebrazioni

La Parrocchia in rete:http://www.coccaglio.comParrocchia: orario delle celebrazioni, calen-dari, appuntamenti, ecc.:http://www.coccaglio.com/Parrocchia.aspservizio per il Battesimo, il Matrimonio e ilFuneralehttp://www.coccaglio.com/mbf.htmOratorio (in allestimento): http://www.coccaglio.com/oratorioArchivio del Bollettino parrocchialehttp://www.coccaglio.com/archiviobollettino.aspGuida al sito internethttp://www.coccaglio.com/sito.aspRadio parrocchiale (ECZ-InBlu)http://www.coccaglio.com/radioparrocchiale.asp

Indirizzi di posta elettronicaParrocchia: [email protected]: [email protected]@focolarecoccaglio.191.itredazione del bollettino parrocchiale: [email protected] del sito internet: [email protected] parrocchiale: [email protected] Missionario:[email protected]: [email protected]

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Cultura e notizie

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Alpi Orobie: invaso arti�ciale del barbellino, alle sorgenti del Serio., presso il rifugio "A. Curò"