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N. 25 • 5 luglio 2015 1,00 Anno LXIX • Poste Italiane S.p.A. • Spediz. in abbon. postale • D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, Aut. 014/CBPA-SUD/NA • Direzione e Redazione Largo Donnaregina, 22 • 80138 Napoli L’acqua come misericordia Tre nuovi canonici per la Cattedrale 4 VITA DIOCESANA Il documento base del Sinodo dei Vescovi 3 PRIMO PIANO CHIESA “Laudato sì” l’enciclica di Papa Francesco 8 e 9 SPECIALE Una settimana per riscoprire il Rione Sanità 13 CULTURA Antonio Boccellino Antonio Botta Pino Capuozzo Antonio Colasanto Giuseppe Costagliola Eloisa Crocco Giuseppe Daniele Doriano Vincenzo De Luca Carla Di Meo Virgilio Frascino Angela Giustino Emanuele La Veglia Antonio Mattone Giovanni Mauriello Lorenzo Montecalvo Tonino Palmese Mariarosaria Petti Antonio Salamandra Michele Maria Serrapica Elena Scarici Mariangela Tassielli Gli interventi I diaconi permanenti a Convegno 2 Verso il Convegno ecclesiale di Firenze 4 Il Premio San Gennaro 5 Torneo interparrocchiale: calcio finale 11 Presentata la stagine del Teatro San Carlo 13 Convegno regionale dei volontari in carcere 14 Negli ultimi due anni sono usciti per editori e studiosi napoletani, due libri, uno di Carlo Iannello, “Il diritto all’acqua”, il secondo di Maurizio Iaccarino, “Un mondo assetato”, entrambi della Editoriale scientifica. Libri di diritto e di scienza, ma quanti li hanno letti e discussi sono stati quasi posti in attesa di ascoltare, su un tema cosi carico di destino per l’umanità del nostro tempo, la voce della religione. a pagina 7 Francesco Paolo Casavola 5 luglio_Layout 1 01/07/15 14:27 Pagina 1

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N. 25 • 5 luglio 2015 • € 1,00

Anno LXIX • Poste Italiane S.p.A. • Spediz. in abbon. postale • D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, Aut.  014/CBPA-SUD/NA • Direzione e Redazione Largo Donnaregina, 22 • 80138 Napoli

L’acqua comemisericordia

Tre nuovi canoniciper

la Cattedrale

4

VITA DIOCESANA

Il documento basedel Sinododei Vescovi

3

PRIMO PIANO CHIESA

“Laudato sì”l’enciclica

di Papa Francesco

8 e 9

SPECIALE

Una settimanaper riscoprireil Rione Sanità

13

CULTURA

Antonio Boccellino • Antonio BottaPino Capuozzo • Antonio ColasantoGiuseppe Costagliola • Eloisa Crocco

Giuseppe Daniele • Doriano Vincenzo De LucaCarla Di Meo • Virgilio Frascino

Angela Giustino • Emanuele La VegliaAntonio Mattone • Giovanni Mauriello

Lorenzo Montecalvo • Tonino Palmese • Mariarosaria PettiAntonio Salamandra • Michele Maria Serrapica

Elena Scarici • Mariangela Tassielli

Gli interventiI diaconi permanenti a Convegno 2

Verso il Convegno ecclesiale di Firenze 4

Il Premio San Gennaro 5

Torneo interparrocchiale: calcio finale 11

Presentata la stagine del Teatro San Carlo 13

Convegno regionale dei volontari in carcere 14

Negli ultimi due anni sono usciti per editori e studiosi napoletani, duelibri, uno di Carlo Iannello, “Il diritto all’acqua”, il secondo di MaurizioIaccarino, “Un mondo assetato”, entrambi della Editoriale scientifica.Libri di diritto e di scienza, ma quanti li hanno letti e discussi sono statiquasi posti in attesa di ascoltare, su un tema cosi carico di destino perl’umanità del nostro tempo, la voce della religione.

a pagina 7

Francesco Paolo Casavola

5 luglio_Layout 1 01/07/15 14:27 Pagina 1

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Vita Diocesana Nuova Stagione2 • 5 luglio 2015

PostepayEvolutionUn milione di cartevendute in sei mesi

Non si ferma la corsa diPostepayEvolution. In soli seimesi dal lancio sono già unmilione le carte prepagate dinuova generazione vendute inItalia, un nuovo record checonferma l’apprezzamento dellaclientela verso questa innovativasoluzione e consolida laleadership di Poste Italiane nelsegmento delle carte con oltre 13milioni di Postepay vendute sulmercato nazionale.Postepay Evolution è la cartaprepagata ricaricabile con leprincipali funzioni di un contocorrente. E’ infatti dotata di uncodice IBAN per garantire aititolari una gamma completa eintegrata di servizi che larendono uno strumento dipagamento innovativo e un veroe proprio conto correntetascabile, in grado di aggiungerealle tradizionali funzioni di unacarta prepagata, anche i serviziprincipali di un conto corrente.La carta inoltre è abilitata aipagamenti contactless mediantela tecnologia Nfc (Near FieldCommunication).I titolari della carta possonofarsi accreditare lo stipendiosulla Postepay Evolution oricevere e disporre bonifici. Lacarta consente inoltre di pagarebollettini, domiciliare le utenze,eseguire pagamenti e ricarichetelefoniche presso l’ufficiopostale e sui siti poste.it epostepay.it.Con Postepay Evolution èpossibile fare acquisti in oltre 30milioni di punti vendita nelmondo, in tutti i siticonvenzionati MasterCard eprelevare contanti dai 7.000mila ATM Postamat presenti inItalia, negli uffici postali e daglisportelli bancari che espongonoil logo MasterCard.L’innovazione della PostepayEvolution si estende anche alleapplicazioni digitali. Grazie allaAppPostepay i titolari della cartapossono fruire dell’innovativoservizio “miniricarica”attraverso il quale è possibiletrasferire gratuitamente fino a25 euro al giorno verso altrepostepay.L’App consente, inoltre, disalvare le operazioni piùfrequenti attraverso lafunzionalità “operazioni veloci”per averle sempre a portata diclick. Sempre da AppPostepay èpossibile visualizzare il saldo e imovimenti, disporre bonifici epostagiro e ricaricare altre cartePostepay o sim telefoniche. Conle App di Poste Italiane inoltre, ilpagamento dei bollettini èsempre fruibile da telefono etablet.La carta può essere ricaricata intutti gli uffici postali, dai sitiposte.it e postepay.it e dalleAppPostepay e AppPosteMobile(gratuite e disponibili per Ios eAndroid), presso gli ATMPostamat e presso la rete ditabaccai abilitati. Il titolare dellaCarta può consultare il saldo ela lista movimenti dapostepay.it, ATM Postamat,AppPostepay e in tutti gli ufficipostali.

L’incontro dei Diaconi Permanenti, guidati da Mons. Vincenzo Mango e don Carmine Nappo, con l’Arcivescovo

I Diaconi oggetti e soggetti di Misericordia

L’incontro plenario dei Diaconi Per ma -nenti della Chiesa di Napoli, guidati da Mons.Vincenzo Mango e don Carmine Nappo, conl’Arcivescovo Card. Crescenzio Sepe e con S. E.Mons. Gennaro Acampa, dello scorso 27 giu-gno, nel Salone del Seminario Arcivescovile,ha concluso il cammino di formazione pro-grammato per l’anno pastorale 2014/2015.Mons. Mango ha presentato ai Vescovi quantosvolto e le linee programmatiche per il nuovoanno pastorale 2015/2016.

Don Enzo ha evidenziato come il CollegioDiaconale si sia impegnato a riflettere e realiz-zare le istruzioni che l’Arcivescovo ha offertoalla Diocesi con la Lettera Pastorale “Dar damangiare agli affamati – la Chiesa di Napoli incammino per la missione”.

«Lo scenario socio economico odierno – hacontinuato Mons. Mango – esige una piena par-tecipazione di tutti alla costruzione di una so-cietà fondata su autentici valori morali, nel pie-no rispetto del bene comune e nel creare i presup-posti per uno sviluppo omogeneo che riesca asuperare i profondi divari sociali ed economici».

L’approfondimento dei tre ambiti suggeritidal sussidio catechistico “Andate in Città”: fa-me di pane, fame di giustizia e fame di futuro,oggetto dei tre incontri di formazione a livellodiocesano, e della Lettera Pastorale “Canta eCammina” ha favorito la costituzione deiCentri di Ascolto, in alcuni territori dellaDiocesi, coordinati dai Diaconi, per accoglierei bisognosi e cercare di soddisfare i loro biso-gni.

Il nuovo anno pastorale vedrà il CollegioDiaconale impegnato a riflettere sulla secondaopera di misericordia corporale “Dar da bereagli assetati” secondo le indicazioni della nuo-va Lettera Pastorale e le indicazioni del sussi-dio Catechistico che propone l’approfondi-mento dei tre ambiti: sete di necessario, sete diconoscenza e sete di senso.

In conclusione Mons. Mango ha ricordatol’altro momento di Grazia che ci donerà laCelebrazione dell’Anno Giubilare della Mi -sericordia, quando tutti avremo la possibilitàdi rivedere il proprio rapporto personale conDio, Padre della Misericordia, e conformarci aLui per riconoscere il Suo volto in quello delfratello con il quale siamo chiamati a condivi-dere nella carità e nella misericordia, l’espe-rienza della vita quotidiana come insegna

UnioneIl termine è presente nel titolo di tutte le associazioni aderenti al-

le Unioni Cattoliche Operaie, per indicare un impegno, da parte diciascuno, a costruire l’unità nell’amicizia e nella fraternità tra i soci.Unità che, poi, si deve esprimere nella solidarietà con tutti, soprat-tutto verso coloro che vivono nel bisogno. Una caratteristica che de-ve contraddistinguere le associazioni è l’impegno della carità da vi-vere nella gioia e nell’impegno per la giustizia sociale. Le UnioniCattoliche Operaie hanno la capacità di sapere accogliere la gentesemplice, la gente del popolo e proprio per questo si caricano di unagrande responsabilità, come missionari in prima linea. La Chiesache vi si incontra non è quella fatta di pietre, immagini e devozionima carica di fraternità e di carità.

CattolicaAltro termine che contraddistingue non solo perché dice dell’ap-

partenenza alla comunità ecclesiale, ma perché, al servizio dellaChiesa, si è chiamati a renderla visibile nelle nostre opere. Anche lecelebrazioni, le processioni, le iniziative per le feste devono far tra-sparire l’amore per la nostra Chiesa e la gioia di essere Chiesa.Quindi, la sobrietà, il rispetto per le norme liturgiche, il clima di pre-ghiera e di raccoglimento, non dovranno mai mancare. La parteci-pazione alla Santa Messa domenicale permetterà di lodare il Signoree di sentirci parte attiva della grande famiglia di Dio: la Chiesa.

OperaiaMolte volte Gesù ha fatto riferimento al mondo del lavoro: il buon

pastore che offre la vita, il contadino che esce a seminare, l’operaioche viene preso a giornata.

Ha scelto poi, tra i suoi apostoli, dei lavoratori, gente sempliceche, fino all’incontro con lui, non aveva altro interesse se non quellodi portare il pane a casa: pescatori, esattori delle imposte, contadini.

Anche l’Apostolo Paolo, negli Atti degli Apostoli, al capitolo 20,versetto 34, dice: «Voi sapete che alle necessità mie e di quelli che era-no con me hanno provveduto queste mie mani».

Era, infatti, fabbricante di tende e, nello stesso tempo, si sentivaoperaio del Regno.

«Pregate il padrone della messe perché mandi operai nella sua mes-se. La messe è mota, ma gli operai sono pochi». Le associazioni lega-te alle Unioni Cattoliche Operaie devono sentire forte questo richia-mo del Signore: operai nel mondo per guadagnarsi il pane quotidia-no, operai per il regno di Dio per ricevere in dono la vita eterna.

* * *

Il Centro Diocesano delle Unioni Cattoliche Operaie ha sede inpiazza Cavour 124, presso la chiesa del Rosariello (081.454.666 –www.uconapoli.it). Presidente Pasquale Oliviero (347.615.33.17 –[email protected]). Assistente Diocesano, mons. DomenicoFelleca.

Unioni Cattoliche Operaie

Religiosità e pietà popolareNei tre termini delle associazioni il senso dell’identità e dell’appartenenza

Papa Francesco nella Misericordiae Vultus.I Diaconi Napoletani vivranno il loro

Giubileo, insieme ai Diaconi di tutto il mondo,dal 27 al 29 maggio 2016. Il culmine di questaesperienza saranno la Celebrazione Peni -tenziale e il passaggio attraverso la Porta Santail 28 maggio, e la Celebrazione della SantaMessa presieduta dal Santo Padre il 29 maggio.

Dopo l’intervento di Mons. Mango, S. E.Mons. Acampa ha presentato nei particolari laLettera Pastorale “Dar da bere agli affamati”. IlVescovo ha ricordato l’avvenimento di specia-le grazia vissuto dalla Chiesa di Napoli con lavisita di papa Francesco della scorsa primave-ra, e le parole pronunciate nel corso dei suoi in-terventi con le quali il Santo Padre ha invitatotutti a combattere la corruzione e il malcostu-me dilagante; e il Giubileo della Misericordiadel prossimo anno che donerà a tutti la possi-bilità di riconciliarci con Dio e con i nostri fra-telli, con conseguente valenza anche a livellosociale.

Entrando nel vivo della Lettera, Mons.Acampa ha presentato le varie seti che ci afflig-gono e che siamo chiamati a soddisfare: sete diaffetto, sete di verità e di dignità, sete di Dio. Gliinterventi sugli argomenti presentati da partedi alcuni dei numerosi Diaconi intervenuti conle loro spose, e le relative risposte dei Vescovi,hanno chiuso la prima parte della giornata.

La Concelebrazione Eucaristica nellaCappella del Seminario presieduta dal Card.Sepe, con S.E. Mons. Acampa, Mons Mango edon Carmine Nappo e con alcuni Diaconi chehanno assistito i Concelebranti, ha posto il sug-gello ha questo momento d’intensa comunionetra i Vescovi e i loro Presbiteri e Diaconi, e of-ferta l’opportunità ancora una volta di renderegrazie a Dio dei numerosi doni ricevuti.

Commentando i brani biblici l’Arcivescovoha colto l’occasione per ricordare come la so-cietà di oggi, paragonata a un deserto arido esterile, abbia bisogno dell’acqua, bene prezio-sissimo, presente ma non accolto. Il Diacono inquesto contesto è il portatore dell’acqua, dellavera acqua che toglie ogni sete, Cristo nostroSignore, e sul suo comando è chiamato a por-tare quest’acqua. Egli è lo strumento che agi-sce nella fede, nelle mani di Dio.

Il Dio della Misericordia ha affidato a tuttiil compito di essere testimoni di misericordia.Tutti, ha concluso il Cardinale, e in particolarei Diaconi, sono oggetti e soggetti diMisericordia e con l’aiuto e la forza delloSpirito Santo e l’intercessione di Maria Madredella Misericordia, dobbiamo non abbattercima vivere la misericordia per far trionfarel’Amore.

Giuseppe DanieleDiacono

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Primo Piano ChiesaNuova Stagione 5 luglio 2015 • 3

Il documento base

del Sinodo dei Vescovi

Ascolto, missionee sfideL’«Instrumentum Laboris»

presentato nei giorni scorsi è il

documento di base su cui si

poggerà la discussione della XIV

Assemblea del Sinodo dei

Vescovi del 4-25 ottobre

prossimo.

Il documento è la risposta a 46

domande, scaturite dal

precedente sinodo sulla famiglia

del 2014, a cui i vari organismi

ecclesiali sono stati invitati a

rispondere entro il 15 aprile

2015. Sono arrivate 99 risposte

dagli organismi aventi diritto

(come le Conferenze episcopali),

a loro volta sintesi di centinaia

di migliaia di contributi di

organismi intermedi, e 359

osservazioni inviate liberamente

da diocesi e parrocchie,

associazioni ecclesiali e gruppi

di fedeli. Di queste risposte il

Consiglio di segreteria,

presieduto da Papa Francesco,

ha fatto sintesi appunto

nell’«Instrumentum Laboris».

Il documento si articola in tre

parti: 1) «L’ascolto delle sfide

della famiglia»: tratta del

contesto sociale, culturale,

economico ed “ecologico”. Tra le

sfide, la povertà, l’esclusione

sociale, la disabilità, le

migrazioni, il ruolo delle donne,

la bioetica. 2) «Il discernimento

della vocazione familiare». tratta

tra le altre cose del matrimonio

naturale e dell’indissolubilità,

della vita familiare, dei giovani e

la paura di sposarsi. 3) «La

missione della famiglia oggi»:

tratta della famiglia nel contesto

dell’evangelizzazione, con focus

sull’integrazione dei fedeli in

situazioni “irregolari”,

sull’eventuale introduzione di

una via penitenziale per accedere

ai sacramenti, sull’adozione e

sul rispetto della vita.

Queste tre parti rifletteranno

anche i lavori del prossimo

Sinodo, che saranno visi per

l’appunto in tre settimane. Alla

fine sarà elaborato un

documento finale che sarà

consegnato nelle mani del Papa.

L’Instrumentum Laboris per l’assemblea sinodale di ottobre restituisce l’immaginedi una Chiesa viva e differenziata, in ascolto delle istanze del mondo

Creatività pastorale, sguardo e discernimento

servizio a cura di Doriano Vincenzo De Luca

Una Chiesa che si fa prossima e ascolta; ri-flette e s’interroga; sostiene e incoraggia… UnaChiesa che fa proprie, con affettuosa condivi-sione - come insegna il Concilio Vaticano II -, legioie e le speranze, i dolori e le angosce della fa-miglia… L’Instrumentum Laboris, diffuso inquesti giorni, in preparazione alla prossima as-semblea sinodale (4-25 ottobre), consegna l’im-magine di una realtà viva e differenziata, non inlotta al suo interno, ma in ascolto delle istanzedel mondo - nel caso specifico sulla famiglia -pronta a rispondere con il Vangelo. Sia benchiaro: stiamo parlando di uno strumento di la-voro e non di un documento conclusivo in cuivengono definite le questioni dibattute. Questanon è una semplice sottigliezza semantica, maè il punto di partenza con cui accostarsi al testoche farà da piattaforma alla discussione nelSinodo di ottobre.

Una prima chiave di lettura dell’Instru -mentum Laboris sta nella creatività pastorale: itemi delle due assemblee - “Le sfide pastoralisulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazio-ne” (ottobre 2014) e “La vocazione e la missio-ne della famiglia nella Chiesa e nel mondo con-temporaneo” (ottobre 2015) - scandiscono uncammino segnato da tre momenti intimamen-te connessi: l’ascolto delle sfide sulla famiglia, ildiscernimento della sua vocazione, la riflessio-ne sulla sua missione. Senza creatività non si sa-rebbe giunti a tutto ciò. Lo scenario tracciato èincoraggiante perché creativo, ovvero donatodallo Spirito Santo. «Il Sinodo - ha più volte af-fermato Francesco - non è un parlamento (…),è uno spazio protetto affinché lo Spirito possaoperare». Se non si tiene conto di questa pre-messa fondamentale, il rischio è ridurre il pro-cesso in corso a letture parziali e ideologiche. Iproblemi elencati nel documento, i diversi pun-ti di vista, le proposte offerte e le ipotesi dicono,in modo esplicito, la volontà di affrontare con-cretamente le difficoltà vissute dalle famiglie,specialmente quelle più in difficoltà.

La creatività allarga lo sguardo e apre l’oriz-zonte, facendo emergere con maggior ampiez-za le sfide contemporanee che sollecitano i ve-

scovi e il popolo di Dio. Nessuna meraviglia, al-lora, se la Chiesa intende prendersi cura, conparticolare premura e attenzione, di chi si tro-va in situazioni difficili e cariche di sofferenza.Parlare di vescovi, come hanno fatto alcunigiornali, che «bocciano le nozze gay, ma apro-no a omosex e divorziati» è riduttivo ed errato.È questione di sguardo che incontra la realtà.Ed è questa una seconda chiave di lettura cheemerge dall’Instrumentum, dove - grazie ancheal ventaglio di temi affrontati - è possibile con-statare un’analisi più serena e condivisa rispet-to a quanto qualcuno registrava come vocipreoccupate ma che, in definitiva, erano ap-procci diversi.

Tutto ciò si può riassumere in una parola -sguardo, appunto - che appartiene al lessico diBergoglio. Oltretutto, nella spiritualità ignazia-na la trasformazione dello sguardo è molto im-portante e il verbo “mirar” (guardare) è uno deipiù presenti negli “Esercizi spirituali” con gran-de ricchezza di significati: osservare, discerne-re, contemplare e anche prendersi cura… Conmisericordia! Che non significa buonismo, an-zi… tutt’altro: è qualcosa di estremamente im-pegnativo. La misericordia, infatti, si legge neldocumento (n. 68), «è verità rivelata» ed «èstrettamente legata con le fondamentali veritàdella fede - l’incarnazione, la morte e risurrezio-ne del Signore - e senza di esse cadrebbe nel nul-

la». Il volto del “depositum fidei” (patrimoniodi tutte le verità) non è rigido o funereo, maestremamente gioioso e misericordioso. Perquesto, la Santa Madre Chiesa si rende prossi-ma e si fa compagna nelle situazioni difficili. Losguardo misericordioso fa «accogliere e inte-grare». E ciò, ha sottolineato il cardinaleLorenzo Baldisseri, segretario generale delSinodo dei vescovi, «significa stare vicino allepersone rispettando la loro situazione, indican-do la via del Vangelo e offrendo nuova speran-za. Questo è il vero senso dell’apertura».

C’è, infine, una terza chiave di lettura percomprendere l’impostazione dell’Instrumen -tume che, in definitiva, è la sintesi di tutto il per-corso sinodale: il discernimento come metododi lettura della storia e di progettazione pasto-rale. Il discernimento, sintetizzava PapaFrancesco nell’intervista a “La Civiltà Cat -tolica”, «si realizza sempre alla presenza delSignore, guardando i segni, ascoltando le coseche accadono, il sentire della gente, special-mente i poveri». Insomma, discernere è un’esi-genza reale della comunità cristiana nella suamultiforme presenza nella società. Discernere,però, non per dividere, ma per unire ed edifica-re sempre più una Chiesa madre, che non hapaura di mangiare con il figlio peccatore, chevede i problemi e che aiuta a guardarli nella lu-ce del Vangelo. Una Chiesa che si fa.

«Uno sguardo su tutta la carne vivadella famiglia»A colloquio con don Paolo Gentili,

direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale familiare della Cei

Accompagnamento, misericordia, accoglienza, integrazione, discer-nimento, verità. Sono alcune parole chiave dell’«Instrumentum laboris»con alcuni punti di novità. Abbiamo raccolto il commento “a caldo” didon Paolo Gentili, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale fami-liare della Cei.

Quali sono, a suo avviso, i punti più significativi dell’In stru men -tum laboris?

All’inizio del cammino sinodale Papa Francesco ha dato come diret-tive tre sfide: ascolto, confronto fraterno, sguardo su Cristo. Oltre all’a-scolto, mi sembra sia molto maturato il confronto dal quale emergonoalcune linee concrete su cui i Padri sinodali potranno lavorare, e sonostati toccati spazi in precedenza rimasti esclusi: lo stato vedovile, le fa-miglie che vivono la fatica di avere un portatore di disabilità in casa o disituazioni economiche gravose, l’esperienza dell’esclusione sociale, iltema degli anziani.

Nel testo si parla anche di “accompagnamento differenziatodelle famiglie”…

Sono il linguaggio e la sensibilità di Papa Francesco, entrati nel cuo-re del popolo e restituiti dalle famiglie ai padri sinodali; un incarnare iln. 34 della “Familiaris Consortio” sulla legge della gradualità che ognifamiglia vive concretamente ogni giorno nello sguardo “differenziato”che i genitori hanno verso ogni figlio, verso la sua unicità. Lo chiamerei“metodo famiglia”.

Un tema “sensibile” è anche quello dei casi di nullità matrimo-niale…

Un ambito in cui sono emerse proposte pressanti. Insieme alla neces-sità di uno snellimento delle procedure sono interessanti “la larga con-vergenza” sulla non obbligatorietà della doppia sentenza concorde, il

superamento dell’attribuzione di “responsabilità” al singolo vescovo, l’i-stituzione nelle diocesi di un servizio stabile e gratuito di consulenza.

E per quanto riguarda i divorziati risposati, altro tema “caldo”?Accoglienza e integrazione sono i termini ricorrenti, pur nella diver-

sità delle situazioni. Si parla della possibilità di una via penitenziale, manon è così semplice, le modalità sono tutte da inventare. Tuttavia la co-munità deve superare il suo volto giudicante. Per tradurre tutto questoin prassi pastorale occorre la figura di presbitero che “accompagni”, equindi la necessità di una nuova formazione dei preti che coniughi do-ti di discernimento, sapienza e tenerezza.

Ribadita la rigorosa distinzione tra accoglienza e cura pastoraledelle persone omosessuali, e riconoscimento dei matrimoni gay…

Avvertiamo tutta la delicatezza di questo tema in un momento in cuisi registra una grande confusione. Non si può mescolare la custodia del-la famiglia rispetto alla colonizzazione ideologica del gender con il com-pito dell’accompagnamento delle persone con orientamento omoses-suale, in particolare se sono credenti e chiedono un cammino di fede.L’«Instrumentum laboris» si riferisce a veri e propri progetti pastoralidiocesani specifici che, tranne qualche tentativo, non esistono.Coniugare insieme carità, fatica e verità del Vangelo richiede una gran-de sapienza.

Tra le novità, il n. 30 sul riconoscimento del ruolo delle donnenella Chiesa e il loro “coinvolgimento nella formazione dei ministriordinati”…

La presenza femminile accompagna e acquieta la formazione sul la-to dell’affettività nel seminarista perché il celibato non è per una difesadalla donna o per un arroccamento su di sé, ma per una maggiore rela-zione con tutto l’umano e quindi anche con il femminile che ne è parte.

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Vita Diocesana Nuova Stagione4 • 5 luglio 2015

Chiesa del Gesù NuovoTerzo mercoledì del mese,

incontro mensile di preghiera

dei malati con San Giuseppe

Mo scati. Il prossimo appunta-

mento è per mercoledì 15 lu-

glio, a partire dalle ore 16. Alle

ore 17, celebrazione della

Santa Messa. I padri sono di-

sponibili ad accogliere i fedeli

che desiderano ricevere il sa-

cramento della Penitenza.

Associazione

Figli in CieloLe famiglie aderenti

all’Asso ciazione “Figli in

Cielo” si incontrano, il terzo

sabato del mese, presso la

Basilica dell’Incoro nata a

Capodimonte. Prossimo ap-

puntamento, sabato 18 luglio,

alle ore 17. L’incontro sarà gui-

dato da mons. Nicola Longo -

bardo.

* * *

Esperienza di orazionecon iCarmelitaniCi sono ancora dei posti per

il cammino vocazionale

proposto dai p. Carmelitani

Scalzi della Provincia

Napoletana. Quest’anno ci si

soffermerà sulla figura della

fondatrice, S. Teresa di Gesù.

Se vuoi conoscere il Carmelo

teresiano e fare un’esperienza

di vita e di orazione con i

frati carmelitani scalzi, vieni

con noi; vedi com’è la nostra

vita di “intima amicizia con

Colui dal quale sappiamo di

essere amati”. Alloggeremo

nella nostra casa estiva di

NUSCO (AV) dal 20 al 25

Luglio. Ti aspettiamo. Per

ogni informazione puoi

rivolgerti a P. Luigi Gaetani:

(Superiore Provinciale)

080.5741573; a P. Andrea

L’Afflitto: 0823.434030;

(convento di Maddaloni); a

P. Daniele Lanfranchi:

081.414263 (convento di

Napoli); P. Andrea

Magliocca: 081.8812259

(convento di Torre del Greco

– NA) e a P. Mario Ferrante:

081.8028045 (convento di

Montechiaro – NA)

Nuova Stagione

APPUNTAMENTI

Educare e crescere in umanità

di Angela Giustino

La questione dell’umanesimo, riproposta nei momenti cruciali della storia dell’uma-nità, ha riguardato sempre la domanda intorno all’essere umano, ma non è stata mai affron-tata con la radicalità con cui oggi si pone, evidentemente dettata dalla necessità di restitui-re all’uomo una humanitas che sembra vada sempre più dissolvendosi.

Il ‘nuovo’ umanesimo che viene invocato per il nostro tempo ha, nell’affermazione del-la dignità dell’essere umano, il suo nucleo fondante. Non si tratta solo di restituire la dimen-sione dell ’umano’ ad un uomo che, fagocitato dalla tecnica nella molteplicità delle sue ap-plicazioni, si è inaridito ed oggettivato, quanto di una richiesta di un ‘più che umano’, unatrasfigurazione dell’uomo che, attraverso il potenziamento di sé, rechi alla luce il divinoche lo costituisce; di un uomo che, nell’agire quotidiano dia prova della divino-umanità dicui Gesù, incarnandosi, gli ha fatto dono.

L’umanesimo che si invoca è ‘nuovo’ perché richiede un ‘oltrepassamento’ dell’uma-no che non è verticale innalzamento verso Dio ma è un confermare il divino che abita ogniuomo e che non si manifesta in solipsistica solitudine ma si declina in ogni azione della vi-ta quotidiana relazionale. Si tratta di affinare “l’attitudine del discernimento”, di intravede-re il “divino nell’umano e l’umano nel divino”; non diventare preda di un mondo tecnolo-gico dove impera l’individualismo e la vita relazionale è improntata al solo utilitarismo.

Il laboratorio svoltosi a Napoli in preparazione del 5° Convegno Ecclesiale Nazionaledi Firenze, articolato sul tema: “Leggere i segni dei tempi e parlare il linguaggio dell’amo-re”, ha riguardato, tra gli altri argomenti, il ruolo che la scuola può svolgere nel raccoglie-re le sfide del nostro tempo. Oggi la tecnica costituisce una straordinaria opportunità mapuò trasformarsi anche in una trappola allorquando l’utilizzo smoderato di tecnologieinformatiche, social network, twitter, ecc.. finiscono per narcotizzare sentimenti, emozio-ni; possono avvolgere in una nebulosa virtuale il singolo che finisce per alienare se da sestesso. La scuola che oggi sembra aver perso la sua centralità di spazio educativo, di fron-te al moltiplicarsi di opportunità formative, in realtà, accanto alla famiglia, conserva unruolo fondamentale nel processo evolutivo del singolo in una fase fragile ed instabile delsuo divenire.

Ma quale è il modello di scuola a cui pensare per la realizzazione di un nuovo umane-simo? Per la scuola del nostro tempo, impostata su una logica aziendale, una scuola cheesprime la sua essenza in termini di attribuzione di crediti, di debiti, che parla di portfoliodelle competenze, di misurazione del profitto, è possibile essere il luogo in cui si coltiva ladivino-umanità?

Come si può auspicare che la “cura”, intesa come dedizione all’altro; come capacità em-patica; come relazione comunicativa, possa conciliarsi con una logica del profitto imposta-ta sulla competizione , sull’esercizio dell’individualismo e sulla trasmissione unidirezio-nale del sapere? La stessa valutazione non è “acquisizione del valore dell’altro” ma assu-me contorni sanzionatori nel farsi esercizio di controllo del sapere acquisito. In una valu-tazione scolastica quale peso ha l’humanitas del discente nel calcolo complessivo del pro-fitto? Quanta cura ripone oggi la scuola nel prendere a cuore quell’eccedenza di vita, pre-sente in un adolescente, dove si nascondono emozioni, sentimenti, necessari ad alimenta-re la dimensione dell’umano?

Si richiede una rivoluzione antropologica che coinvolga soprattutto i docenti, le isti-tuzioni scolastiche, le famiglie affinché al centro di ogni attenzione venga riportata la di-mensione umana degli allievi. Docenti e dirigenti devono andare oltre la diffusa visioneunidimensionale degli allievi intesi come soggetti cognitivi e considerarli esseri umani che“pensano”, che “sentono”, che “vogliono”. Ma una scuola che si pone questi nobili obiet-tivi può assolvere al suo compito mentre in realtà è tutta declinata a formare soggetti ido-nei al mercato del lavoro? Inoltre come si può coltivare la “cura” dei singoli allievi in aulesovraffollate, con carenza di docenti e con un numero ristretto di ore di lezione che finisco-no per non essere più sufficienti anche per impartire i contenuti disciplinari?

Come si può conciliare tutto questo con la rivoluzione antropologica che viene invoca-ta a giusta ragione, per il nostro tempo. Occorre una radicale rivoluzione che restituiscal’essere umano a sé stesso e potenzi in lui, non rapporti contrattualistici, ma legami emo-tivi, sentimentali, sociali. E’ la nobiltà dell’essere uomo che va rivendicata dal ‘nuovo’ uma-nesimo; quella nobiltà che affonda le sue radici nel divino che l’uomo custodisce e che nonva perduto. Il nuovo umanesimo in Gesù Cristo è potenziamento della qualità e del valoredel singolo inteso nel suo legame con l’alterità; è un’attività creatrice dell’uomo che “nelmondo” ma liberandosi dalla “schiavitù del mondo”, compie un atto di libertà attraverso laquale conquista la fede come impegno esistenziale che costa fatica ma riscatta l’essereumano restituendogli dignità.

E’ questa dimensione che va coltivata attraverso l’educazione in quanto necessaria a”contrastare l’assimilazione passiva di modelli ampiamente divulgati e di superarne l’in-consistenza, promuovendo la capacità di pensare e l’esercizio critico della ragione”(Educare alla vita buona del Vangelo,10; tratto da “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”51).Coltivare la divino-umanità dell’uomo è porre l’accento sulla vocazione positiva e creatri-ce dell’uomo; è liberazione delle sue potenzialità; è centralità dell’amore il quale è il soloa consentire la liberazione dai lacci della pesantezza del mondo e dona libertà. L’amore facircolare unione; fa circolare il sentimento di coappartenenza.

La scuola può “prendersi cura” del singolo solo se è costantemente attenta alla divino-umanità che lo costituisce e nell’assolvere al suo compito educativo ha bisogno di un’al-leanza con la famiglia, alla quale spetta il compito di far cogliere il vero significato dellavita che non si qualifica nel possesso e nel consumo, ma va potenziata attraverso l’amoredi Cristo. La Chiesa deve accogliere in sé e costruire comunione con la famiglia, curando-ne una formazione continua ispirata ai valori cristiani. Ciò che occorre è costruire un siste-ma relazionale dove scuola, famiglia, chiesa, realtà associative, siano connessi in manierasignificativa poiché solo attraverso un impegno sinergico ispirato dall’amore come dispo-nibilità a cooperare e accompagnati dall’umile consapevolezza della condivisione di un co-mune destino, si può sviluppare un sentimento di solidarietà e di coappartenenza necessa-ri a fronteggiare la problematica complessità del nostro tempo.

VERSO FIRENZENuovi

canonici per la

CattedraleMonsignor Enzo Papa, monsignor Carlo Pinto,

monsignor Michele Schiano entrano a far parte del Capitolo

Tre nuovi canonici entrano a far parte del Capitolo del-la Cattedrale: monsignor Enzo Papa, monsignor CarloPinto, monsignor Michele Schiano. Il loro ministero, do-po la lettura del Decreto di nomina firmato dall’arcivesco-vo Crescenzio Sepe, ha avuto inizio domenica 28 giugno,in Duomo, in occasione della celebrazione dei PrimiVespri della solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo.

Numerosi i fedeli che hanno preso parte alla cerimo-nia di insediamento dei tre sacerdoti, che in virtù della lo-ro lunga esperienza di vita pastorale prendono ora l’impe-gno di dedicarsi in particolar modo alla preghiera, soprat-tutto alla Liturgia delle Ore, come momento privilegiatodi comunione con Dio di tutto il popolo della Chiesa diNapoli. E non è casuale la scelta del giorno di inizio delministero, quello in cui si fa memoria di San Pietro, co-lonna della Chiesa, e di San Paolo, apostolo delle genti,chiamato dal Signore ad evangelizzare i popoli; come evi-denziato dal cardinale Sepe, questo particolare ci riporta«all’annuncio di Cristo, a cui tutti siamo chiamati».

L’arcivescovo ha chiesto formalmente ai nuovi canoni-ci il rispetto del nuovo impegno assunto, soprattutto se-guendo tre linee di comportamento: «Insegnare ai fratellipiù con i fatti che con le parole il percorso di una vita nuo-va che segua il Vangelo; perseverare nella preghiera; custo-dire e alimentare lo spirito di preghiera». Attraverso l’esem-pio dei tre sacerdoti, ogni cristiano di Napoli deve sentir-si spinto a pregare di più, perché come ha spiegato Sepe«qualunque sia la missione a cui siamo chiamati, tutto ini-zia con la preghiera, e con la preghiera si rafforza». Con lapreghiera si crea un clima di condivisione e comunione, etutti i cristiani possono sentirsi parte del discepolato diCristo, spinti a seguire il Suo insegnamento, e a rispetta-re la vocazione che ciascuno ha a santificarsi appuntopregando.

Prima della solenne benedizione a tutti i fedeli presen-ti, questo l’invito del l’arcivescovo: «Tutti noi dobbiamo as-similare Cristo, renderlo vivo in noi e comunicarlo agli al-tri». E l’esempio di vita è il modo migliore per far funzio-nare questa comunicazione, che si nutre proprio dellapreghiera.

Eloisa Crocco

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Vita DiocesanaNuova Stagione 5 luglio 2015 • 5

Il Cardinale Sepe ha consegnato i riconoscimenti del Premio san Gennaro, giunto alla decima edizione

Eccellenza, professionalità e impegnoPremiati Francesco Pinto, Sergio Sciarelli e Marco Salvatore

Traguardo importante per il “PremioSan Gennaro” giunto alla X edizione.Promosso dal Comitato Diocesano SanGennaro “Guardia d’Onore alla Cripta”, ilpremio vuole essere un riconoscimentoper quei napoletani che, nel campo cultu-rale, artistico e del lavoro, contribuisconoa valorizzare la nostra città e la nostra re-gione in Italia e nel mondo.

La premiazione si è tenuta sabato 27giugno presso il Seminario Maggiore“Alessio Ascalesi”, dove, ad accogliere gliinvitati, vi era l’On. Gennaro Alfano,Presidente del Comitato, che, con la suasolita passione, ha salutato tutti i presen-ti per, poi, spendere due parole sul pre-mio: «Vi sono stati anni un cui i nostri an-tenati dovevano emigrare in paesi lontaniper esprimere al meglio le loro capacità.Oggi, però, il nostro talento è riconosciu-to e richiesto ovunque. E sono queste per-sone che donano prestigio e al contempoottimismo a Napoli che noi vogliamo pre-miare e ringraziare ogni anno».

La giuria, presieduta dall’ArcivescovoCrescenzio Sepe, ha scelto quest’anno trefigure di alto profilo che hanno saputosintetizzare nella loro attività professio-nale anche una grande vocazione artisti-ca e culturale: lo scienziato MarcoSalvatore, fondatore del Servizio diMedicina Nucleare dell’IstitutoNazionale Tumori di Napoli “FondazionePascale” e direttore per oltre quindici an-ni del Dipartimento di Diagnostica perimmagini del Policlinico federiciano, dasempre impegnato nella divulgazionescientifica (in particolare con il grandesuccesso televisivo del programma

casioni in cui ha raccolto, tramite pro-grammi come Made in Sud, grandi som-me da donare in beneficenza ad associa-zioni che si occupano di bambini biso-gnosi sul territorio. «Non dobbiamo maidimenticare che questa città ci è stata da-ta in prestito», ha detto Pinto prima dipassare la parola a Marco Salvatore che siè distinto negli anni per i suoi sviluppi nelcampo della ricerca oncologica. Onoratodi poter ricevere il Premio e poterlo con-dividere con tutti gli amici presenti, haringraziato il Cardinale Crescenzio Sepe,presente alla celebrazione, per il suo ope-rato. Premiato, infine, Sergio Sciarelli,Presidente della Fondazione “In nomedella vita” promossa dal Cardinale Sepe.Sciarelli, da buon studioso e docente, haspiegato come abbia trovato uno schemaattraverso il quale poter analizzare la pro-pria vita, scissa in quattro stagioni, ognu-na con un particolare obiettivo. Dopoaver portato a termine percorsi quali stu-di, lavoro e famiglia, ha, così, deciso fossegiusto dedicarsi al volontariato.

Alla fine il Cardinale Sepe ha spiegatocome il Premio San Gennaro esista pervalorizzare e dare risalto a quella napole-taneità che ci caratterizza davvero per ciòche siamo, «Le testimonianza dei premia-ti ci offrono grandi esempi di forza e co-raggio. Ognuno di loro, nel proprio cam-po, ha voluto aprirsi al nostro mondo, al-la realtà del sociale – ha concluso - voi sie-te delle luci in questa realtà fitta di ombree poiché fu Gesù a dire che le lampade de-vono essere poste in alto, noi non possia-mo esimerci dal farlo».

Michele Maria Serrapica

Explora “La Tv delle Scienze” che ha pro-dotto in diversi canali Rai oltre 300 punta-te con 600 scienziati e ricercatori) e nellaformazione dei giovani, e da ultimo fon-datore del “Sabato delle Idee”, il pensatoioprogettuale che dal 2009 ha messo in retedieci prestigiose istituzioni scientifiche,culturali ed accademiche di rilievo nazio-nale; Francesco Pinto, da quasi qua-rant’anni tra le menti più brillanti dellaproduzione televisiva del servizio pubbli-co italiano, già direttore di Rai 3 (dove hafondato seguitissime ed indimenticateproduzioni come Sfide, Blu Notte,Novecento, Alle falde del Kilimangiaro ola Melevisione) ed attualmente direttoredel Centro di Produzione Rai di Napoli

dove si realizza da quasi vent’anni “Un po-sto al sole”, la prima soap opera tutta na-poletana; Sergio Sciarelli, professore diEconomia di Gestione delle imprese in al-cune delle più prestigiose università ita-liane, da decenni coordinatore scientificodi gruppi di ricercatori impegnati in lavo-ri sull’industria e sull’imprenditoria meri-dionale, sulla portualità, sul turismo e sul-la responsabilità sociale delle imprese,ma soprattutto uomo di multiforme im-pegno culturale che ha ricoperto incarichidi grande prestigio, dalla presidenza delTeatro Stabile di Napoli a quelladell’Accademia di Belle Arti.

Francesco Pinto è stato il primo a rice-vere il premio. numerose sono state le oc-

Foto: Pino Capuozzo

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Vita Diocesana Nuova Stagione6 • 5 luglio 2015

Seminare, raccogliere, pazientareSpunti di riflessione di fine anno pastorale

di Giuseppe Costagliola*

Chi di noi dopo il lavoro per coltivare il campo dove haseminato non si aspetta, in genere, di raccogliere con ab-bondanza? Certo, ognuno mette in conto qualche tempo-rale, ma la fiducia di poter vedere i frutti è tanta!

Questa metafora agricola mi è sembrata molto calzan-te per tanti di noi, soprattutto alla fine di un altro anno diimpegno nell’opera educativa e nell’apostolato: tanta fa-tica, tanto amore e sacrificio fatto per aiutare ragazzi,giovani e famiglie a crescere, basandosi sui valori checontano e che si ispirano alla vita e all’esempio di Gesù,possono essere vanificati in pochissimo tempo dagli stilidi vita ispirati dalla pubblicità, dalle mode del momento,da nuove e potenti tecnologie usate senza nessun limite,dai tanti segni di una società che di umano sembra averesempre meno. Queste cose influiscono e condizionanocome una potente dittatura e, quel che è peggio, c’è il ri-schio che a questa dittatura si possa fare l’abitudine op-pure che ci si lasci andare alla tentazione della resa e del-l’abbandono della nave.

Per esempio, si impiegano anni per suscitare nei ra-gazzi il desiderio di conoscere e incontrare Gesù, recupe-rando anche le carenze di chi è venuto meno al proprio

dovere di educatore cristiano, ma ecco poi che i regalisproporzionati, la festa all’insegna dello spreco, le ante-prime col fotografo, sono in agguato, come la pioggia diprimavera. E ancora, da un lato il matrimonio sacramen-to visto e presentato nei percorsi di preparazione comesegno dell’amore fedele e indissolubile di Gesù per la suaChiesa, dall’altro alla vigilia del Sacramento stesso, lapratica dell’addio al celibato e al nubilato con festeggia-menti il cui clima lascia veramente sconcertati.

Si pensi anche all’Oratorio, come palestra di acco-glienza, amore, amicizia, solidarietà, rispetto delle rego-le, sana competizione e divertimento; ma di contro i mo-delli di comportamento dei ragazzi che girano su face-book e sugli smartphone sono altri; il fascino del facileguadagno con le scommesse più o meno lecite ormai dif-fusissime; la presa in giro degli altri fino a veri e propri at-teggiamenti da stalker per scaricare la tanta rabbia ma-gari per le situazioni a casa.

Tutto ciò sta lì a rovinare i germogli ma, soprattutto,ad inquinare sempre più il terreno, fino alle falde acqui-fere, come nella Terra dei Fuochi. D’altra parte come pos-sono i nostri ragazzi connettersi con i veri valori se la so-

cietà degli adulti, a partire dalla famiglia, rischia di esse-re sempre più disconnessa da loro, perché magari con-nessa a chattare come eterni adolescenti.

Con questi pensieri, mentre cadeva giù l’ennesimagrandinata accompagnata dalla preoccupazione di altridanni anche al mio piccolo orticello, alla mente sono af-fiorati alcuni ricordi evangelici: «Un seminatore uscì a se-minare…» e conoscete il seguito!

Proprio così: non c’è seminagione che non verrà insi-diata e, talvolta, vanificata; ma altrettanto non vi è dub-bio che il seme ha trovato e troverà anche terra buona do-ve «portare il trenta, il sessanta, il cento per uno». Ancheperché, come ci ricorda Gesù nel Vangelo «il contadino,di notte o di giorno, dorma o vegli, il seme germoglia e cre-sce».Deve solo coltivare la sua tradizionale pazienza. E aquanti di noi talvolta sperimentano come vere le paroledi Pietro, «abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamopreso nulla», viene chiesto di completare la frase, dicen-do con fiducia «ma sulla tua parola getterò le reti».E la pe-sca è assicurata. Parola di Dio!

+Parroco Santa Maria delle Grazie a Capodimonte

Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato

La Peregrinatiodi Santa MariaCristina Brando

Domenica 5 luglio, alle ore 11, nella chiesa delle VittimeEspiatrici di Gesù Sacramentato, a Casoria, il CardinaleCrescenzio Sepe presiede la Solenne ConcelebrazioneEucaristica al termine della “Peregrinatio” di Santa MariaCristina Brando.

Le Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato, per taleimportante occasione, invitano tutti i fedeli a non far man-care la propria presenza soprattutto per celebrare insie-me ma anche per una foto ricordo con l’Arcivescovo e ri-cevere una preziosa reliquia di Santa Maria Cristina.

Carla Di MeoSuperiora Generale

Festa di San CamilloNel 60° dell’Ospedale Santa Maria della Pietà a Casoria

Il programma delle celebrazioni

Lunedì 6 luglio– Ore 18.30 - Santa Messa presieduta da don

Pasquale Fioretti.

Martedì 7 luglio– Ore 18.30 - Santa Messa presieduta da don

Antonio Pacillo.

Mercoledì 8 luglioUna delegazione dell’ospwedale si recherà a

Roma per prendere la Reliquia del Cuore di SanCamillo– Ore 17.30 - Canto del Vespro presso le Suore

Catechiste del Sacro Cuore alla presenza dellaRelquia.

– Ore 18.30 - Santa Messa presieduta da donGiovanni del Prete, cappellano dell’Ospedale diFrattamaggiore.

Giovedì 9 luglio– Ore 13.30 - Riflessioni per il personale

dell’Ospedale. “Con lo sguardo di Cristo nel mn-do della sofferenza”, tenuta da don LeonardoZeccolella, direttore Ufficio diocesano per la pa-storale della salute.

– Ore 18.30 - Raduno dei fedeli all’ingresso dell’o-spadale e accoglienza della reliquia.

– Ore 19 - Santa Messa presieduta da padreLaurent Zoungrana, Vicario GeneraledellOrdine Camilliano.

Venerdì 10 luglio– Ore 13.30 - Riflessioni per il personale

dell’Ospedale. “Con lo sguardo di Cristo nel mn-do della sofferenza”, tenuta da don LeonardoZeccolella, direttore Ufficio diocesano per la pa-storale della salute.

– Ore 19 - Santa Messa presieduta da padreRosario Maurielo, Superiore Provinciale deiPadri Camilliani.Saranno celebrati i Gubilei di padre Vincenzo

Ruggiero, nel 50° di sacerdozio e suor ErnestaIavarone, nel 50° di consacrazione religiosa tra leFiglie di San Camillo.

Sabato 11 luglio Vigilia della festa, giornata di preghiera per gli

ammalati e operatori sanitari.– Ore 13 - Riflessioni per il personale

dell’Ospedale tenuta da padre Rosario Messina.– Ore 18 - Trasferimento della reliquia a

Fratamaggiore

– Ore 18.30 - Nell’ospedale di Frattamaggiore,Santa Messa presieduta dal camilliano padreAlfredo Tortorella.

– Ore 19 - Santa Messa presieduta da S. E. Mons.Lucio Lemmo, Vescovo Ausiliare di Napoli.

Domenica 12 luglioFesta di San Camillo

– Ore 9 - Santa Messa presieduta da padre RosarioMessina, camilliano.

– Ore 10.15 - La reliquia del cuore di San Camilovisiterà il Madrinato San Placido delle suoreVincenziane di Casoria.

– Ore 10.45 - Santa Messa presieduta da S. E.Mons. Vincenzo Pelvi, Arcivescovo di Foggia-Bovino. Parteciperanno gli anziani e gli amma-lati del Madrinato e il volontariato vincenziano.

– Ore 18.30 - La reliquia del cuore di San Camillosarà portato dlla chiesa al piazzale dell’ospeda-le.

– Ore 19 - Solenne Concelebrazione Eucaristicapresieduta dal Cardinalew Crescenzio Sepe.Animeranno i canti le Suore Vittime EspiatyriciEucaristiche.

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Vita DiocesanaNuova Stagione 5 luglio 2015 • 7

Riflessione a margine della Lettera del Cardinale Crescenzio Sepe alla Chiesa di Napoli, per l’anno 20l5-l6, dal titolo “Dar da bere agli assetati”

L’acqua come misericordiadi Francesco Paolo Casavola

Negli ultimi due anni sono usciti per edi-tori e studiosi napoletani, due libri, uno diCarlo Iannello, “Il diritto all’acqua”, il se-condo di Maurizio Iaccarino, “Un mondoassetato”, entrambi della Editoriale scienti-fica. Libri di diritto e di scienza, ma quantili hanno letti e discussi sono stati quasi po-sti in attesa di ascoltare, su un tema cosi ca-rico di destino per l’umanità del nostro tem-po, la voce della religione.

E questa è venuta con la LetteraEnciclica “Laudato si”, di Papa Francesco,che ha un paragrafo del capitolo primo conil titolo “La questione dell’acqua”, e quasicontemporaneamente con la LetteraPastorale “Dar da bere agli assetati. Sete diDio e di umanità”, del nostro Arcivescovo, ilCardinale Crescenzio Sepe.

Riserviamo a questa alcune rifilessioni.Per merito di Papa Francesco quello chetanti tra noi hanno sempre pensato, che l’an-nuncio di Cristo e la misericordia di Dio,può essere da tutti professato come la mas-sima verità della nostra fede. Questo senti-mento di Dio verso le sue creature, si repli-ca nella storia umana con gli atti di miseri-cordia corporale e spirituale. Negli uni e ne-gli altri realizziamo reciprocamente, nellenostre vite, il grande comandamento delSignore “Amatevi come io vi ho amato”.

Il nostro Arcivescovo si è ispirato al di-pinto del Caravaggio sulle sette opere di mi-sericordia corporale, ha dedicato l’anno de-corso a dar da mangiare agli affamati e, que-st’anno, agli assetati. Non dimentichiamoche oltre queste due vengono vestire gliignudi, alloggiare i forestieri, visitare gli in-fermi e i carcerati, seppellire i morti, senzadimenticare le sette opere di misericordiaspirituale: consigliare i dubbiosi, istruire gliignoranti, ammonire i peccatori, consolaregli afflitti, perdonare le offese, sopportare lepersone moleste, pregare Dio per i vivi e peri morti. Chi praticherà misericordia, rice-verà misericordia. Questo è il quadro dellavita umana per cui preghiamo nel Pater no-ster: «et dimitte nobis debita nostra sicut etnos dimittimus debitoribus nostris».

È come una gara di misericordia tra Dioe gli uomini, tutti l’un verso l’altro. Se con-frontiamo questa visione meravigliosa dellavita con la realtà che quotidianamente spe-rimentiamo, la delusione è cocente. Il no-stro Arcivescovo ha ragione di vedereNapoli come il deserto descritto nella

Bibbia, terra arida e desolata. Malgrado lacittà in cui abitiamo sia provveduta di acquapiù di altre, la sete di cui soffriamo, come ilsottotitolo della lettera dell’Arcivescovo sug-gerisce, è sete di Dio e di Umanità.

E allora l’acqua diventa simbolo di tuttele nostre relazioni, a cominciare da quellacon Dio per continuare all’infinito con le al-tre, tra marito e moglie, genitori e figli, fra-telli e parenti, compagni di scuola e di lavo-ro, soci in affari, concittadini, poveri e ric-chi, sani e malati, analfabeti e intellettuali,amici e nemici. Anzi proprio perdono e mi-sericordia verso chi ci è nemico sono la for-ma più alta di questa virtù cristiana.

Senza la silenziosa invasione della so-cietà ad opera dei cristiani, credete che sa-remmo qui a parlare di acqua agli assetati?Separazioni di culture, di lingue, di popoli,di ceti e di classi avrebbero demolito la paceimperiale romana, peraltro garantita dallaforza militare soccombente dinanzi all’in-gresso dei barbari.

La civilizzazione occidentale è stata sìconsiderata civiltà bellica, ma non sarebbesopravvissuta a se stessa se non fosse stata,in ogni sua particella, costantemente richia-mata alla misericordia di Dio. Gesù stessochiese, per rivelare la sua missione, di disse-tarsi. La Lettera del Cardinale Sepe non po-teva non accennarvi. Giovanni, nel suoVangelo, (4. 8-26) racconta di quando Gesù,stanco di camminare, attraversando laSamaria, per andare in Galilea, si fermò se-

dendo sul pozzo che il Patriarca Giacobbeaveva dato a suo figlio Giuseppe.

A una donna che veniva a prendere acquaa quel pozzo Gesù dice: «Dammi un po’ d’ac-qua da bere».Ma la donna gli obietta che pro-prio un uomo che viene dalla Giudea chiededa bere ad una samaritana.

Ecco il primo ostacolo, la diversità del-l’appartenenza di gruppo, nazione, popolo,tribù, razza. Gesù così replica: «Tu non saichi è che ti ha chiesto da bere e non sai che co-sa Dio può darti per mezzo di lui. Se tu lo sa-pessi, saresti tu a chiederglielo ed egli ti dareb-be acquaviva».

Il primo insegnamento è, dunque, quellodi non chiedersi chi sia chi ci chiede di dis-setarlo e di avere fede che anche il più ano-nimo e sconosciuto può essere strumentodella gratitudine di Dio verso il nostro gestodi umana solidarietà. Ma la samaritana è an-cora chiusa nei sospetti della sua razionalitàe continua a controproporre i suoi dubbi:«Signore, tu non hai un secchio e il pozzo èprofondo. Dove la prendi l’acqua viva? Nonsei mica più grande di Giacobbe, nostro pa-dre, che usò questo pozzo per sè, per i suoi fi-glie e per le sue bestie, e poi lo lasciò a noi!».

Lo sconosciuto non è credibile quandovanta di poter essere egli a donare acqua vi-va, perché tecnicamente sprovveduto, privodel secchio, e perchè non può certo confron-tarsi con il patriarca Giacobbe. Gesù con pa-zienza non interrompe il filo della conversa-zione: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di

nuovo sete. Invece, se uno beve dell’acqua cheio gli darò, non avrà mai più sete: l’acqua cheio gli darò diventerà in lui una sorgente per l’e-ternità».

La donna non ha ancora capito chi pos-sa essere il suo interlocutore, ma intravedeil suo utile in quel che le dice: «Signore, dam-mela quest’acqua, così non avrò più sete enon dovrò più venire qui a prendere acqua».La samaritana comincia a immaginare chelo sconosciuto possa essere un profetaquando si sente smentire la propria menzo-gna di non avere marito, mentre ne ha avuticinque, e poi ascolta in che cosa i samarita-ni adorano Dio senza conoscerlo, diversa-mente dai Giudei che lo adorano e lo cono-scono.

È venuto il momento che tutti gli uomi-ni conoscano Dio e chi lo adora deve la-sciarsi guidare dallo Spirito e dalla verità diDio. La donna espone quel che sa: «So chedeve venire un Messia, cioè il Cristo, inviatodi Dio. Quando verrà ci spiegherà ogni cosa».E Gesù si rivela: «Sono io il Messia, io cheparlo con te». Quel dar da bere agli assetatisi conclude con la gloria del manifestarsi diGesù, venuto a redimere il mondo degli uo-mini nella sua interezza e nella sua duratastorica.

E allora, letta la Lettera del nostroPastore, come potremmo ritrarci dal com-piere quest’atto di misericordia che ci ponefaccia e faccia con il Redentore? La manife-stazione di Cristo sopravanza qualsiasi be-ne che gli chiedessimo in ricambio della no-stra misericordia.

Vivere, avendo incontrato Lui, ci rendeSuoi compagni nel cammino di redenzione,via per via, casa per casa, nazione per nazio-ne.

Primo Decanato

Chiesa in uscitaNella basilica di San Giovanni Maggiore, il terzo Convegno decanale

Un Convegno un po’ particolare, quello di quest’anno per le Comunità del PrimoDecanato, per favorire sempre più una “chiesa in uscita”, secondo le indicazioni di PapaFrancesco e quelle del nostro Arcivescovo, il Cardinale Crescenzio Sepe.

Questo quanto promosso, lo scorso 25 e 26 giugno, nella basilica di San GiovanniMaggiore.

Certo, a fine anno è sempre necessario verificarsi, riflettere sull’azione che le parroc-chie propongono e interrogarsi sulle prospettive future, ma si voleva soprattutto, ha ri-marcato il decano don Lello Ponticelli, «festeggiare ogni piccola vittoria, ogni passo avan-ti nell’evangelizzazione» (EG 24), soprattutto grazie ai giovani, laici e consacrati che han-no raccontato la propria esperienza alla luce della fede attraverso un linguaggio dinami-co, fresco e concreto.

Nella prima serata, infatti, i protagonisti sono stati proprio alcuni ragazzi e giovanicon il linguaggio della musica e delle testimonianze. Hanno aperto la festa, come ospitidi onore, i ragazzi della neonata “Banda Musicale del Primo Decanato”, che ha sede nel-la parrocchia di Santa Caterina a Formiello, ha come referente don Carmine Amore, edè diretta dal maestro Trio dell’isola di Procida.

Frutto di un importante progetto fortemente voluto dal Cardinale Sepe e sostenutodalla Regione Campania, la “Banda Musicale” ha consentito a diversi ragazzi, non solodi conoscere ed imparare uno strumento, ma anche di inserirsi in un importante percor-so educativo e formativo. Dopo alcuni pezzi, incoraggiati da tanti e fragorosi applausi,il messaggio ha continuato il suo cammino attraverso canzoni e testimonianze di giova-ni solisti e gruppi di alcune parrocchie del Decanato, compresa una numerosa delega-zione di procidani.

Tra le testimonianze molto significative anche quella di Donata, ragazza tedesca vo-lontaria dell’associazione “Punto Cuore” presente a Procida; quella di Mario, ex alcoli-sta, ospite del dormitorio comunale di Napoli, che ha raccontato la sua vittoria sulla di-pendenza dall’alcol; quella delle due universitarie procidane, Lisa e Cristina, che hannofatto una esperienza missionaria in Africa e hanno già promosso la realizzazione di unpozzo in Uganda.

Allegri ed entusiasti i ragazzi della parrocchia di Sant’Anna alle Paludi, con un innodel loro cammino di post-comunione, come anche i giovani del Gruppo Cresima dellaparrocchia dell’Annunziata Maggiore: animati dal parroco don Luigi Calemme, hannotestimoniato con canzoni e un video filmato il loro percorso di fede. La festa non ha tra-scurato l’anno della vita consacrata e così c’è stato anche la bella testimonianza di fraPio, responsabile della Mensa di Santa Chiara e di due sorelle Clarisse con l’invio via fa-cebook di un breve video con la loro testimonianza.

Nella seconda serata, invece, spazio ai laboratori: gli Operatori Pastorali presenti, di-visi in piccoli gruppi, hanno riflettuto e dato alcuni spunti programmatici secondo i di-versi ambiti promossi in particolare dal Primo Decanato, in consonanza con la nuovaLettera Pastorale del Cardinale Sepe “Dar da bere agli assetati”.

Al termine del Convegno, un finale insolito a significare il cammino fatto e quello dafarsi, proprio all’insegna delle indicazioni dell’Arcivescovo: un gruppo di OperatoriPastorali laici e consacrati, insieme al decano e con la guida di Luigi, della Comunità diSant’Egidio, si sono recati in piazza Garibaldi per consegnare la cena agli amici senzafissa dimora della Stazione Centrale.

Antonio Salamandra

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Speciale Nuova Stagione8 • 5 luglio 2015

Con l’enciclica «Laudato si’», in 6 capitoli e 246 paragrafi, Papa Francesco, nella prospettiva la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale», a partire dalle «dr

Prendiamoci “cura d di Tonino Pal

«Quando io do da mangiare a un po-vero, tutti mi chiamano santo. Maquando chiedo perché i poveri non han-no cibo, allora tutti mi chiamano comu-nista». Lo diceva il “santo” vescovo deipoveri in Brasile, Dom HèlderCamara.

Mi sono tornate in mente queste pa-role all’indomani della presentazionedell’enciclica «Laudato Si’. Enciclicasulla cura della casa comune» di PapaFrancesco. Penso che con questoDocumento è finita la stagione della to-tale e diffusa simpatia per PapaFrancesco. Ora vengono fuori i nemicidel Papa, della chiesa e senza dubbiodell’etica cristiana.

Questa enciclica più di ogni altro te-ma teologico-confessionale, pretendeuna risposta di campo e cioè chiede acredenti e non da che parte stiamo, masoprattutto ci induce verso una impos-sibilità di poter servire due padroni: ilmercato edonistico che propone unosviluppo senza fine e la priorità verso lagiustizia considerando ogni creaturadegna della figliolanza di Dio.Insomma, un antropocentrismo che ri-propone il tema della vita come fine emai come mezzo.

Un’enciclica che parla anche di am-biente. Anzi, Papa Francesco sembrautilizzare l’ecologia come un “pretestoletterario” per raccontare tutta un’al-tra storia. Egli racconta l’economia, lapolitica, gli stili di vita, la crisi, soprat-tutto racconta una visione antropolo-gica che mette al centro della creazio-ne l’uomo ma non come pre-potenteche governa ma creatura che con li-bertà e responsabilità amministra ciòche viene dal Creatore per bene di tuttiavendo a disposizione una “casa comu-ne”: la creazione.

Dicevo della diminuita simpatia neiconfronti del Papa. Bergoglio non è unmiope ambientalista. La sua visione diDio e della vita gli determina una fortedenuncia per il controsenso di quanticonsiderano l’uomo come il «cancro»del pianeta.

È cancro quando vuole assimilarealla sua patologia di morte la stessacreazione e la vita degli altri esseri vi-venti. Da una parte combattono stre-nuamente la manipolazione geneticadelle sementi e si battono contro la spe-rimentazione sugli animali. Ma al tem-po stesso giustificano l’aborto, la speri-mentazione e la manipolazione geneti-ca sugli embrioni umani vivi, interes-sandosi magari moltissimo delle variespecie animali, soprattutto quelle inestinzione e poi non una parola sui mi-granti, dei profughi, di chi muore di fa-me e di sete.

Ha scritto bene Gianni Valente suVatican Insider: «La Laudato si’ diPapa Francesco non è “soltanto”un’Enciclica ecologica.

Seguendo il filo verde della questio-ne ambientale fin nei suoi risvolti piùcapillari, il vescovo di Roma in realtàdisegna una critica globale e incalzan-te al sistema di sviluppo che avvolgel’umanità e il mondo e sembra spinger-li contro gli scogli dell’auto-annienta-mento.

L’emergenza ecologica è il voltoodierno della questione sociale. Il ri-cettacolo dove si ritrova traccia di tut-te le infezioni che tormentano i popolie le nazioni».

Uno sguardo all’EnciclicaPunto di partenza dell’Enciclica po-

trebbe essere la constatazione dallaquale il Papa parte dicendo che la ter-ra, nostra casa comune, «protesta peril male che provochiamo a causa dell’u-so irresponsabile e dell’abuso dei beniche Dio ha posto in lei. Siamo cresciu-ti pensando che eravamo suoi proprie-tari e dominatori, autorizzati a sac-cheggiarla» (n.2). Serve una «conver-sione ecologica». La salvaguardia del-l’ambiente non può essere disgiuntadalla giustizia verso i poveri e dalla so-luzione dei problemi strutturali diun’economia che persegue soltanto ilprofitto.

L’enciclica «Laudato si’» è compo-sta da 246 paragrafi divisi in sei capito-li, diventando perciò un nuovo contri-buto alla dottrina sociale della Chiesa.

Nel testo, il vescovo di Roma ricor-da il contributo del «caro PatriarcaEcumenico Bartolomeo», del suo invi-to «alla necessità che ognuno si pentadel proprio modo di maltrattare il pia-neta». San Francesco è il modello dalquale si evince come siano «insepara-bili la preoccupazione per la natura, lagiustizia verso i poveri, l’impegno nel-la società e la pace interiore».Francesco rivolge un appello alla «soli-darietà universale», per «unire tutta lafamiglia umana nella ricerca di unosviluppo sostenibile e integrale».

Lo schema e lo stile dell’Enciclica ri-sente quella dimensione cara alla chie-sa del Concilio e precisamente la chie-sa animata da Giovanni XXII quandoutilizzava lo schema del “vedere giudi-care e agire” per descrivere la questio-ne planetaria della guerra e perciò del-la necessità della pace.

Il Documento in questione redattoda Papa Francesco parte da una acuta espietata constatazione fenomenologi-ca del pianeta terra e del cuore umano.

Capitolo primo: Quello che sta accadendoalla nostra casa (17-61)

Il Papa affronta il tema dell’inquina-mento: gli inquinanti atmosferici che«provocano milioni di morti prematu-re» (20) in particolare tra i più poveri;quello causato dai fumi dell’industria edalle discariche, i pesticidi, l’inquina-mento prodotto dai rifiuti. «La terra,nostra casa, sembra trasformarsi sem-pre più in un immenso deposito di im-mondizia» (21).

Tali affermazioni sono supportatesecondo il Papa da «un consenso scien-tifico molto consistente che indica chesiamo in presenza di un preoccupanteriscaldamento del sistema climatico»(23), dovuto per la maggior parte allagrande concentrazione di gas serra.L’umanità deve «prendere coscienzadella necessità di cambiamenti di stilidi vita, di produzione e di consumo,per combattere questo riscaldamen-to». «Perciò è diventato urgente e im-pellente lo sviluppo di politiche affin-ché nei prossimi anni l’emissione dianidride carbonica e di altri gas alta-mente inquinanti si riduca drastica-mente» (26).

Francesco affronta quindi la que-stione dell’esaurimento delle risorsenaturali e dell’«impossibilità di soste-nere l’attuale livello di consumo dei

Paesi più sviluppati». Tra i luoghi che richie-dono «una cura particolare, a motivo della lo-ro enorme importanza per l’ecosistema mon-diale», Francesco menziona «quei polmoni delpianeta colmi di biodiversità che sonol’Amazzonia e il bacino fluviale del Congo, o legrandi falde acquifere e i ghiacciai». Invita anon «ignorare gli enormi interessi economiciinternazionali che, con il pretesto di prender-sene cura, possono mettere in pericolo le so-vranità nazionali».

La soluzione, afferma il Papa con “dolore”e “severità” non passa attraverso la «riduzionedella natalità», che si vuole ottenere anche con«pressioni internazionali sui Paesi in via di svi-luppo». Esiste un vero «debito ecologico» tra ilNord e il Sud: «Il riscaldamento causato dall’e-norme consumo di alcuni Paesi ricchi ha ri-percussioni nei luoghi più poveri della terra»51. «È necessario che i Paesi sviluppati contri-buiscano a risolvere questo debito» (52) ecolo-gico, «limitando in modo importante il consu-mo di energia non rinnovabile, e apportandorisorse ai Paesi più bisognosi» (ibidem).

Queste situazioni richiedono un cambia-mento di rotta, un «sistema normativo che in-cluda limiti inviolabili e assicuri la protezionedegli ecosistemi» (53).

Il Papa prende atto che anche su temi cosìevidenti per la loro situazione catastrofica, senon addirittura da considerare come vere eproprie strutture di peccato, prende atto chec’è diversità di opinioni sulla situazione e sul-le possibili soluzioni. Ricorda due estremi: chisostiene che «i problemi ecologici si risolve-ranno semplicemente con nuove applicazionitecniche, senza considerazioni etiche né cam-biamenti di fondo».

E chi ritiene «che la specie umana, con qua-lunque suo intervento, può essere solo una mi-naccia e compromettere l’ecosistema mondia-le, per cui conviene ridurre la sua presenza sulpianeta». La Chiesa su molte questioni concre-te «non ha motivo di proporre una parola defi-nitiva», «basta però guardare la realtà con sin-cerità per vedere che c’è un grande deteriora-mento della nostra casa comune» (61).

Capitolo secondo: Il Vangelo della creazione (62-100)

Nel secondo capitolo, la dimensione feno-menologica del “vedere” si sottopone a quelladel “giudicare”, nel senso che orienta un giudi-zio autentico e vero, alla luce della Parola diDio. La Bibbia, ovviamente non ha risposteprecostituite ma contiene tutta la “sapienza”necessaria per stabilire ciò che è vero, giusto evitale per ogni creatura e per la stessa creazio-ne. Infatti, Francesco invita a considerare l’in-segnamento biblico sulla creazione e ricordache «la scienza e la religione, che fornisconoapprocci diversi alla realtà, possono entrare inun dialogo intenso e produttivo per entram-be»(62) e che per risolvere i problemi è «neces-sario ricorrere anche alle diverse ricchezzeculturali dei popoli, all’arte e alla poesia, allavita interiore e alla spiritualità» (63). La Bibbia«insegna che ogni essere umano è creato peramore, fatto ad immagine e somiglianza diDio» (65) «Noi non siamo Dio. La terra ci pre-cede e ci è stata data» (67), scrive Francesco,affermando che l’invito a «soggiogare la terra»id contenuto nel Libro della Genesi non signi-fica favorire lo «sfruttamento selvaggio» dellanatura. Siamo chiamati «a riconoscere cheogni «creatura è oggetto della tenerezza delPadre, che le assegna un posto nel mondo»(77). L’azione della Chiesa non solo cerca di ri-cordare il dovere di prendersi cura della natu-ra, ma al tempo stesso «deve proteggere so-prattutto l’uomo contro la distruzione di séstesso».

Francesco torna e tornerà di continuo suquesta forma di schizofrenia, tipica delle no-stre società, soprattutto quelle che si ritengo-no evolute ed emancipate tecnologicamente ecioè constatare chi lotta «per le altre specie»ma non agisce allo stesso modo «per difende-re la pari dignità tra gli esseri umani». «È evi-dente l’incoerenza di chi lotta contro il trafficodi animali a rischio di estinzione, ma rimanedel tutto indifferente davanti alla tratta di per-sone, si disinteressa dei poveri, o è determina-to a distruggere un altro essere umano che non

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SpecialeNuova Stagione 5 luglio 2015 • 9

ttiva di una “ecologia integrale”, disegna un vero e proprio manifesto-appello per «unire tutta e «drammatiche conseguenze del degrado ambientale nella vita dei più poveri del mondo»

a della casa comune” no Palmese *

È inoltre «preoccupante», secondo PapaFrancesco, «il fatto che alcuni movimenti eco-logisti difendano l’integrità dell’ambiente, econ ragione reclamino dei limiti alla ricercascientifica», ma allo stesso tempo giustifichi-no «esperimenti con embrioni umani vivi»(136).

Francesco tratta poi della necessità di «di-fendere il lavoro» umano, che non va sostitui-to con il progresso tecnologico.

Capitolo quarto: un’ecologia integrale

Nel quarto capitolo dell’enciclica il Papasottolinea e ribadisce l’importanza di un ap-proccio integrale «per combattere la povertà»e al contempo «prendersi cura della natura».«L’analisi dei problemi ambientali è insepara-bile dall’analisi dei contesti umani, familiari,lavorativi, urbani, e dalla relazione di ciascu-na persona con sé stessa» . Il Papa parla di duetipi di ecologia per evitare una visione parzia-le e contraddittoria della questione ambienta-le. Si tratta di: «ecologia sociale» ed «ecologiaculturale» (141).

Questa visione determina la possibilità dipoter parlare di ecologia umana, nel senso di«apprezzare il proprio corpo nella sua femmi-nilità o mascolinità» e dunque «non è sano unatteggiamento che pretenda di cancellare ladifferenza sessuale perché non sa più confron-tarsi con essa». Sono i temi che in queste ulti-me settimane tornano nel Magistero di PapaFrancesco, dalle udienze alle visite nelle par-rocchie e nelle diocesi. Dall’ecologia umana èinseparabile la nozione di «bene comune» che«presuppone il rispetto della persona umanain quanto tale, con diritti fondamentali e ina-lienabili», tenendo conto dello sviluppo deigruppi intermedi, a partire dalla famiglia.

Capitolo quinto: Alcune linee di orientamenti e di azione

Nel capitolo quinto, Francesco definisce«indispensabile un consenso mondiale cheporti, ad esempio, a programmare un’agricol-tura sostenibile e diversificata, a sviluppare

gli è gradito. Ciò mette a rischio il senso dellalotta per l’ambiente» (91).

Capitolo terzo: la radice umanadella crisi ecologica

Nel terzo capitolo dell’enciclica «Laudatosi’» il Papa sottolinea la «radice umana» dellacrisi ecologica, concentrandosi sul «paradig-ma tecnocratico dominante». Scienza eTecnologia «sono un prodotto meravigliosodella creatività umana», ma non possiamo«ignorare che l’energia nucleare, la biotecno-logia, l’informatica, la conoscenza del nostrostesso DNA e altre potenzialità che abbiamoacquisito ci offrono un tremendo potere»(104).

Se questa è la situazione è necessario per-ciò che la cultura ecologica «dovrebbe essereuno sguardo diverso, un pensiero, una politi-ca, un programma educativo, uno stile di vitae una spiritualità che diano forma ad una resi-stenza di fronte all’avanzare del paradigmatecnocratico» (111). «Ciò che sta accadendo cipone di fronte all’urgenza di procedere in unacoraggiosa rivoluzione culturale... Nessunovuole tornare all’epoca delle caverne, però è in-dispensabile rallentare la marcia per guardarela realtà in un altro modo» (114).

Qui il Papa torna con chiarezza sullaTradizione e sulla morale della ChiesaCattolica. Un Magistero che non svende i valo-ri eterni della dignità della vita per la sola que-stione ecologica. Questa è parresia. «Quandonon si riconosce nella realtà stessa l’importan-za di un povero, di un embrione umano, di unapersona con disabilità – per fare solo alcuniesempi –, difficilmente si sapranno ascoltare legrida della natura stessa. Tutto è connesso»(117). E non è «neppure compatibile la difesadella natura con la giustificazione dell’aborto»(120). Se non ci sono verità oggettive e princì-pi stabili, i programmi politici e le leggi nonpossono bastare per «evitare i comportamentiche colpiscono l’ambiente», perché «quando èla cultura che si corrompe», le leggi verrannointese solo come «imposizioni arbitrarie e co-me ostacoli da evitare» (ibidem.)

forme rinnovabili e poco inquinanti dienergia» (164). Il Papa afferma che la«tecnologia basata sui combustibilifossili» deve «essere sostituita progres-sivamente senza indugio», osserva che«la politica e l’ industria rispondonocon lentezza» (165) che i «vertici mon-diali sull’ambiente degli ultimi anninon hanno risposto alle aspettative»(166).

Papa Bergoglio ricorda che «la poli-tica non deve sottomettersi all’econo-mia» e questa non deve sottomettersialla tecnocrazia. A proposito della crisifinanziaria afferma: «Il salvataggio adogni costo delle banche, facendo paga-re il prezzo alla popolazione, senza laferma decisione di rivedere e riforma-re l’intero sistema, riafferma un domi-nio assoluto della finanza» (189) chepotrà solo generare nuove crisi.Francesco invita a «evitare una conce-zione magica del mercato, che tende apensare che i problemi si risolvano so-lo con la crescita dei profitti». Di fron-te «alla crescita avida e irresponsabileche si è prodotta per molti decenni, oc-corre pensare pure a rallentare un po’ ilpasso» (193), accettando «una certadecrescita in alcune parti del mondo»,procurando risorse perché si possa cre-scere in modo sano da altre parti.Bergoglio osserva che «il principio del-la massimizzazione del profitto, chetende ad isolarsi da qualsiasi altra con-siderazione, è una distorsione concet-tuale dell’economia» (195).

Capitolo sesto: educazionee spiritualità ecologica

Nell’ultimo capitolo dell’enciclica,Francesco invita a puntare su un altrostile di vita. Espressione questa assun-ta già da tempo da gruppi e diocesi persottolineare la concomitanza tra que-stione ascetica ed importanza pedago-gica dell’accompagnamento verso stilidi vita che ci permettono di dialogarecon tutto, anche con la stessa creazio-ne. Purtroppo, «l’ossessione per unostile di vita consumistico, soprattuttoquando solo pochi possono sostenerlo,potrà provocare soltanto violenza e di-struzione reciproca» (204).

E’ chiaro che nessuno, ne tantome-no il Papa, possono considerare tale si-tuazione come il frutto di un totale ab-bandono di custodia della creazione daparte delle creature. Il Papa invita aguardare anche al positivo che già esi-ste, e alla possibilità per gli uomini di«ritornare a scegliere il bene».Ricordando che un cambio negli stili divita può «esercitare una sana pressionesu coloro che detengono il potere poli-tico, economico e sociale» (206), come«accade quando i movimenti dei con-sumatori riescono a far sì che si smettadi acquistare certi prodotti e così di-ventano efficaci per modificare il com-portamento delle imprese, forzandolea considerare l’impatto ambientale e imodelli di produzione» (ibidem).

Il Papa chiede una «una conversio-ne ecologica», che riconosca il mondo«come dono ricevuto dall’amore delPadre». Tutto questo può andare sottoil nome di sobrietà. Essa, va intesa nontanto come una semplice rinuncia netantomeno come una mancanza di en-tusiasmo e gioia nel poco che si puòavere. Il Papa esalta un principio caroanche ad altre religioni, e cioè che «il

meno è di più» (222). Dal punto di vistaeducativo mi spinge a credere che dicebene il filosofo dell’educazione, OlivierReboul e cioè che il fine dell’educazio-ne è: “tutto ciò che unisce e tutto ciò chelibera”.

Tale fine produce una sola cosa: lagioia. La spiritualità cristiana «inco-raggia uno stile di vita... capace di gioi-re profondamente senza essere osses-sionati dal consumo».

E «propone una crescita nella so-brietà e una capacità di godere con po-co» (ibidem). L’ecologia integrale ri-chiede «un atteggiamento del cuore,che vive tutto con serena attenzione»(226). Francesco suggerisce ad esem-pio di «fermarsi a ringraziare Dio pri-ma e dopo i pasti», invitando infine asaper contemplare il mistero «in unafoglia, in un sentiero, nella rugiada, nelvolto di un povero» (233). Qui è citatoin nota, per la prima volta in un’encicli-ca papale, il maestro spirituale islami-co sufi Ali Al-Khawwas. A conclusionedella sua enciclica il Papa propone duepreghiere, una «per la nostra terra» eun’altra «con il creato».

Una (prima) modesta considerazione conclusiva:il problema di Dio è il problema dell’uomo

La problematica che si dovrà verifi-care alla luce di questa Enciclica consi-sterà, tra le tantissime sollecitazioni,comprendere se ha ancora senso parla-re prima ancora di natura e di umanità,dello stesso Dio, della Sua connessionecon la vita della gente e del senso salvi-fico che può avere oggi.

Abbiamo urgente bisogno di com-prendere il senso di questa crisi che ve-de la perdita di futuro. Tra le tante cau-se, non possiamo escludere la questio-ne “infernale” della morte di Dio che hasegnato, la fine dell’ottimismo teologi-co. «Alla radice dello smarrimento del-la speranza sta il tentativo di far preva-lere un’antropologia senza Dio e senzaCristo. Questo tipo di pensiero ha por-tato a considerare l’uomo come <<ilcentro assoluto della realtà, facendoglicosì artificiosamente occupare il postodi Dio e dimenticando che non è l’uo-mo che fa Dio ma Dio che fa l’uomo.(…) la cultura europea dà l’impressio-ne di un’apostasia silenziosa da partedell’uomo sazio che vive come se Dionon esistesse» (cf. Ecclesia in Europa,n.10).

Dio morendo non ha lasciato soloorfani. Sono spuntati anche degli ere-di. Tre fenomeni culturali (e non solo),hanno sostituto gli elementi teologicidella salvezza.

Essi sono stati: la scienza, l’utopia ela rivoluzione. Umberto Galimberti, hapiù volte ribadito nelle sue ricerche chequesti tre elementi in forma laica e lai-cizzata, hanno consegnato quella vi-sione ottimistica della storia dove ap-punto colpa, redenzione, salvezza trova-vano la loro riformulazione in quell’o-mologa prospettiva dove il passato ap-pare come male, la scienza o la rivolu-zione come redenzione, il progresso(scientifico o sociologico) come salvez-za.

I fatti non danno ragione a tale vi-sione. Anzi.

* Vicario episcopale per la carità

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Attualità Ecclesiale Nuova Stagione10 • 5 luglio 2015

Il 18 ottobre i genitori diSanta Teresa di Lisieuxsaranno canonizzati

Un faronella compagniadei SantiGrande gioia per l’annuncio diPapa Francesco: il 18 ottobre igenitori di Santa Teresa diLisieux, Luigi e Zelia Martin,saranno canonizzati. La primacoppia di Santi moderni,innalzata agli onori degli altarinel cuore del Sinodo sullafamiglia. La famiglia avràfinalmente un faro nellacompagnia dei Santi.«Sono molto contento – hacommentato padre RomanoGambalunga, postulatoregenerale dell’Ordine deiCarmelitani Scalzi, che haseguito da vicino nei mesi scorsiil cammino verso lacanonizzazione di Luigi e Zelia –per questa notizia ora ufficiale emolto grato a Papa Francescoche ha voluto fortemente questacanonizzazione, informandosipoco più di un anno fa presso laCongregazione delle Cause deiSanti se ci fosse qualchepresunto miracolo di una coppiada studiare, per poterla poipresentare come modello e dareconcretezza a quanto il Sinodosulla famiglia andràdelineando».Luigi e Zelia Martin, dopo undiscernimento religioso, si sonosposati il 13 luglio del 1858, amezzanotte a Notre Damed’Alençon. Dalla loro unionenasceranno nove figli, quattrovolati in Cielo in tenera età. Traloro la piccola Teresa, Santa eDottore della Chiesa, maestra dispiritualità. In casa Martin sisperimenterà la felicitàdell’unione familiare, ma ancheil dolore per la perdita deibambini prima e per la morte diZelia dopo, avvenuta nel 1877,quando Teresa aveva soloquattro anni. Luigi vivrà iltempo della vedovanza e anchequello della malattia. Tutto èimpastato con il motto che dasempre ha animato la lorofamiglia “Dio primo servito”.«La santità è sempre qualcosa distraordinario. Ma in questo casopossiamo intravedere unparticolare segno dellaProvvidenza, che invita laChiesa a comprendere e avalorizzare la vocazione almatrimonio e il ruolo dellafamiglia» afferma don SilvioLongobardi, custode dellaFraternità di Emmaus, realtàecclesiale che ha eretto la primaChiesa al mondo dedicata aLuigi e Zelia Martin, veroSantuario per tutte le famiglie.

Mariarosaria Petti

La catechesi settimanale di Papa Francesco

Combattere la disgregazionedell’amore coniugale

di Antonio Colasanto

«Lo svuotamento dell’amore coniugalediffonde risentimento nelle relazioni. E spes-so la disgregazione “frana” addosso ai figli»,così Papa Francesco continuando un ciclodi catechesi dedicate alla famiglia, in vistadel sinodo di ottobre, ha parlato delle feriteche si aprono proprio all’interno della con-vivenza familiare. Quando cioè, nella fami-glia stessa, ci si fa del male. La cosa più brut-ta.

Sappiamo bene che in nessuna storia fa-migliare mancano i momenti in cui l’inti-mità degli affetti più cari viene offesa dalcomportamento dei suoi membri. Parole eazioni (e omissioni!) che, invece di esprime-re amore, lo sottraggono o, peggio ancora, lomortificano. Quando queste ferite, che sonoancora rimediabili, vengono trascurate, siaggravano: si trasformano in prepotenza,ostilità, disprezzo. E a quel punto possonodiventare lacerazioni profonde, che divido-no marito e moglie, e inducono a cercare al-trove comprensione, sostegno e consolazio-ne. Ma spesso questi sostegni non pensanoal bene della famiglia.

Lo svuotamento dell’amore coniugalediffonde risentimento nelle relazioni. Espesso la disgregazione frana addosso ai fi-gli.

Ecco, i figli. Vorrei soffermarmi un poco– ha riflettuto il Papa – su questo punto.Nonostante la nostra sensibilità apparente-mente evoluta, e tutte le nostre raffinateanalisi psicologiche, mi domando se non cisiamo anestetizzati anche rispetto alle feri-te dell’anima dei bambini. Quanto più si cer-ca di compensare con regali e merendine,tanto più si perde il senso delle ferite più do-lorose e profonde dell’anima.

Parliamo molto di disturbi comporta-mentali, di salute psichica, di benessere delbambino, di ansia dei genitori e dei figli. Masappiamo ancora che cos’è una ferita dell’a-nima? Sentiamo il peso della montagna cheschiaccia l’anima di un bambino, nelle fami-glie in cui ci si tratta male e ci si fa del male,fino a spezzare il legame della fedeltà coniu-gale? Quale peso ha nelle nostre scelte – scel-te sbagliate, per esempio – quanto peso hal’anima dei bambini? Quando gli adulti per-dono la testa, quando ognuno pensa solo a

sé stesso, quando papà e mamma si fannodel male, l’anima dei bambini soffre molto,prova un senso di disperazione. E sono feri-te che lasciano il segno per tutta la vita.

Nella famiglia, tutto è legato assieme:quando la sua anima è ferita in qualche pun-to, l’infezione contagia tutti. Tante volte ibambini si nascondono per piangere da soli.Dobbiamo capire bene questo. Marito e mo-glie sono una sola carne. Ma le loro creaturesono carne della loro carne.

Se pensiamo alla durezza con cui Gesùammonisce gli adulti a non scandalizzare ipiccoli, possiamo comprendere meglio an-che la sua parola sulla grave responsabilitàdi custodire il legame coniugale che dà ini-zio alla famiglia umana.

Quando l’uomo e la donna sono diventa-ti una sola carne, tutte le ferite e tutti gli ab-bandoni del papà e della mamma incidononella carne viva dei figli.

È vero, d’altra parte – ha ricordato PapaFrancesco – che ci sono casi in cui la separa-zione è inevitabile. A volte può diventare

persino moralmente necessaria, quando ap-punto si tratta di sottrarre il coniuge più de-bole, o i figli piccoli, alle ferite più gravi cau-sate dalla prepotenza e dalla violenza, dal-l’avvilimento e dallo sfruttamento, dall’e-straneità e dall’indifferenza.

Non mancano, grazie a Dio, coloro che,sostenuti dalla fede e dall’amore per i figli,testimoniano la loro fedeltà ad un legamenel quale hanno creduto, per quanto appaiaimpossibile farlo rivivere. Non tutti i separa-ti, però, sentono questa vocazione.

Non tutti riconoscono, nella solitudine,un appello del Signore rivolto a loro. Attornoa noi troviamo diverse famiglie in situazionicosiddette irregolari, ma a me non piacequesta parola, e ci poniamo molti interroga-tivi. Come aiutarle? Come accompagnarle?Come accompagnarle perché i bambini nondiventino ostaggi del papà o della mamma?Chiediamo al Signore una fede grande, perguardare la realtà con lo sguardo di Dio; euna grande carità, per accostare le personecon il suo cuore misericordioso.

Forte e fiero della sua vocazioneUna delle più dolorose pagine della storia italiana recente, a po-

chi giorni dalla fine del secondo conflitto mondiale, fu la barbara uc-cisione del quattordicenne Rolando Rivi. Un ragazzo che preferì mo-rire per onorare e difendere la sua identità di seminarista. Per que-sto, il suo martirio per la fede rappresenta una lezione di esistenzaevangelica. All’odio dei suoi carnefici, infatti, rispose con la mitezzadei martiri che, inermi, offrono la vita perdonando e pregando per iloro persecutori.

Era quasi commosso il Cardinale Angelo Amato, Prefetto dellaCongregazione delle Cause dei Santi, quando durante il rito di bea-tificazione del giovane Rivi, presieduto in rappresentanza di PapaFrancesco a Modena, ha raccontato i drammatici e ultimi giorni divita del nuovo Beato. Era troppo piccolo per avere nemici, erano glialtri che lo consideravano un nemico. Per lui tutti erano fratelli e so-relle. Egli non seguiva una ideologia di sangue e di morte, ma pro-fessava il Vangelo della vita e della carità.

Nonostante fosse ancora un bambino, Rolando aveva già bencompreso il messaggio del Vangelo: amare non solo i genitori e i fra-telli, ma anche i nemici, fare del bene a chi lo odiava e benedire chilo malediceva. Celebrare il martirio del piccolo Rolando è anche unaoccasione per gridare forte: mai più odio fratricida, perché il verocristiano non odia nessuno, non combatte nessuno, non fa male anessuno.

L’unica legge del cristiano è l’amore di Dio e l’amore del prossi-mo. Infatti, le ideologie umane crollano, ma il Vangelo dell’amorenon tramonta mai perché è una buona notizia. Fin da piccoloRolando aveva un sogno: quello di diventare sacerdote. A undici an-

ni entrò in seminario e come si usava allora indossò la veste talareche da quel giorno diventò la sua divisa. La portava con orgoglio. Erail segno visibile del suo amore sconfinato a Gesù e della sua totale ap-partenenza alla Chiesa. Non si vergognava della sua piccola talare.Ne era fiero, tanto che lo portava in seminario, in campagna, in ca-sa. Era il suo tesoro da custodire gelosamente, era il distintivo dellasua scelta di vita, che tutti potevano vedere e capire.

A causa della guerra, molti consigliavano a Rolando di togliersila talare, perché era pericoloso indossarla, visto il clima di odio con-tro il clero. Davanti ai timori anche dei famigliari, Rolando rispon-deva: «Non posso, non devo togliermi la veste. lo non ho paura, io so-no orgoglioso di portarla. Non posso nascondermi. Io sono delSignore».

Ma il 10 aprile del 1945, dei partigiani, imbottiti di odio e indot-trinati a combattere il cristianesimo, catturarono Rolando. Il ragaz-zo venne spogliato, insultato e seviziato con percosse e cinghiate perottenere l’ammissione di una improbabile attività spionistica. Dopotre giorni di sequestro, con una procedura arbitraria e a insaputa deicapi, il 13 aprile, il ragazzo fu prima barbaramente mutilato e poi as-sassinato con due colpi di pistola, una alla tempia sinistra e l’altro alcuore.

Dal sacrificio di Rolando vengono quattro consegne per tutti noi:perdono, fortezza, servizio e pace. In modo particolare, per tutti iSeminaristi d’Italia e del mondo, per rimanere fedeli a Gesù, esserefieri della propria vocazione sacerdotale e a testimoniarla con gioia,serenità e carità.

Virgilio Frascino

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CittàNuova Stagione 5 luglio 2015 • 11

Domenica 5 luglio una visita per conoscere il decennio francese attraverso l’arte e l’architettura

Invito a palazzo conGioacchino

Murat“A passo di carica”, ospitata nel Salone d’Ercole

del Palazzo Reale di Napoli, si potrànno conoscere-le luci e le ombre del “Decennio francese” (1806-1815) quando sul trono del Regno di Napoli due refrancesi si succedettero, Giuseppe Bonaparte (fra-tello di Napoleone), e Gioacchino Murat, suo co-gnato.

L’esposizione è stata curata dal ConsolatoGenerale di Francia a Napoli, dal ComitatoNazionale per le celebrazioni del Bicentenario del“Decennio Francese”, dalla Soprintendenza BAPper il Comune e la Provincia di Napoli, dal PoloMuseale della Campania. Esposti più di 150 pezzi,molti provenienti da musei francesi e per la primavolta in Italia. Ci saranno anche due spade persona-li di Murat: una a lama, impugnata nella campagnad’Egitto e quella cerimoniale da “Maresciallodell’Impero”. Ancora, porcellane, dipinti ed incisio-ni, integrati da didascalie e pannelli multimedialiche descriveranno gli anni di “Decennio francese”.

Info e prenotazioni: 392 2863436 - [email protected] www.sirecoop.it

22 anni di festa alla parrocchia della Rotonda

Era il 1994, quando padre SalvatoreFratellanza, parroco della parrocchia S. Mariadella Rotonda, istituì “Facciamo Festa Insieme”,una serata dove tra spettacoli e stand gastrono-mici si potesse concludere, insieme agli abitantidell’allora quartiere Arenella, l’anno pastorale:con questo appuntamento terminano infatti lamaggioranza delle attività di gruppo e di cateche-si, che riprendono poi a settembre.

L’anno scorso l’evento, comunemente ribat-tezzato “Festa della Parrocchia”, si era protrattoper una giornata intera con giochi e tornei spor-tivi e si era svolto in via eccezionale, alla presen-za del sindaco de Magistris, nel parco pubblicoadiacente all’uscita di via Dell’Erba della stazio-ne Montedonzelli della Linea 1 della metropoli-tana.

La sera di domenica 21 giugno 2015 si è svol-ta la ventiduesima edizione della Festa, precedu-ta, alle 19, dalla S. Messa Solenne di conclusionedell’anno pastorale, celebrata dal vescovo ausi-liare di Napoli, monsignor Gennaro Acampa. Ilvescovo, ringraziandola per il lavoro svolto du-rante l’anno, ha raccomandato alla comunità diusare sempre al massimo i propri talenti, senzarisparmiarsi, perché sono un dono del Signore.

Dalle ore 20 fino alle 22 circa, sul palco, alle-stito nel cortile grande della parrocchia, si sonopoi avvicendate le esibizioni di abitanti della zo-

na, che si sono dilettati in canti, balli e scenettecomiche. Da cinque anni a questa parte, la ker-messe vede inoltre il contributo artistico diGuglielmo Capasso, attore e regista di teatro, cheha condotto e animato la serata insieme alla val-letta Linda e all’amico e collega Giorgio Gori, no-to cabarettista e autore televisivo.

A concludere la festa, l’estrazione dei bigliettivincenti dell’annuale lotteria, il cui ricavato vie-ne devolto in beneficenza, con in palio numerosipremi: ceste e gadget gentilmente offerti dai com-mercianti della zona e quadri realizzati da un’ar-tista locale. Quest’anno gli introiti delle pietanzevendute agli stand e dei biglietti della lotteria ver-ranno destinati alla popolazione del Nepal, colpi-ta da un forte terremoto lo scorso 25 aprile.

Come ogni anno, la festa ha riscosso grandepartecipazione. Il tutto è stato possibile grazie al-l’opera degli operatori pastorali della parrocchia,adulti e ragazzi, che hanno dato il loro contribu-to volontario per la gestione delle casse e deglistand, per la vendita dei biglietti e per l’organiz-zazione logistica. Dal 26 giugno, ora, spazio alleattività oratoriali estive con l’appuntamento delGrest, due settimane di giochi e di preghiera peri ragazzi dai sei anni in su, perché la fede non vamai in vacanza.

Emanuele La Veglia

Il Cardinale Crescenzio Sepe premia i finalisti del progetto sportivo Tutoring Arriap

Quel calcio di strada che piace alle parrocchiedi Giovanni Mauriello

È giunto al termine il torneo di calcioa 5 diocesano di Napoli del progettoTutoring Arriapp. Per il secondo annoconsecutivo si realizza l’idea dello sportcon valenza sociale del cosiddetto cal-cio di strada, promosso dal cardinaleSepe attraverso la Fondazione FareChiesa in Città, il Vicariato Cultura el’Ufficio sport della Curia di piazzaDonnaregina, in collaborazione con ilCalcio Napoli, alcuni sponsor e con laparte tecnica curata dal CentroSportivo Italiano di Napoli.

Il programma Tutoring consiste nel-la identificazione di campetti, messi adisposizione dalle parrocchie, nei qualii ragazzi iscritti possano accedere e gio-care con amici di pari età. Promuoverela disciplina sportiva più affermata nelmondo è un modo per educare i giova-ni alle regole dello sport e poi della vita.L’obiettivo è stato di facilitare la praticacalcistica in tutte le sue forme, aumen-tando la quantità e la qualità del tempotrascorso da ragazzi e ragazze a giocarea calcio.

Il progetto ha portato sui campetti,talvolta malridotti e disagiati della pro-vincia napoletana, oltre duemilacin-quecento ragazzini dagli 8 ai 14 anni,suddivisi per categorie. Una ottantinale parrocchie coinvolte, con tanti ani-matori e volontari, che hanno affianca-to i piccoli atleti e gli organizzatori.

Al palazzetto dello sport di Cercola,domenica scorsa si è svolta la giornataconclusiva, con le attese finali, alla pre-senza del cardinale Crescenzio Sepe,del vicario episcopale alla Cultura,

monsignor Adolfo Russo, di donRosario Accardo, responsabiledell’Ufficio sport curiale e di PasqualeRussiello, presidente dell’associazioneArriap. Per il CSI Napoli c’erano il presi-dente territoriale Antonio Papa, il viceRenato Mazzone, il responsabile dellacommissione calcio Paolo Moxedanocon Pierluigi Parisi referente degli arbi-tri ed i giovani operatori di comitato.Per il CSI nazionale è intervenutoSalvatore Maturo, consigliere di presi-denza a Roma, mentre il CSI Campaniaè stato rappresentato dal vice presiden-te regionale, Enrico Pellino. Di fronte,

in campo, le rappresentative che più sisono messe in luce nell’arco di questimesi, arrivando a disputarsi la vittoriafinale: le parrocchie S. GiorgioMaggiore e S. Caterina di Ercolano, perla categoria allievi; Beata Vergine diLourdes e S. Maria del Pilar Ercolano,per i giovanissimi; S. Maria degli AngeliBlu e S. Maria del Pilar Ercolano, per gliesordienti; S. Vincenzo Pallotti Arancioe S. Lorenzo Maggiore, per i pulcini.Tanto gioco e divertimento, per la con-quista degli ambiti riconoscimenti.

Il momento della premiazione è sta-to vissuto dai baby calciatori con tanta

emozione. Il cardinale Sepe si è congra-tulato con tutti i piccoli protagonisti,ma soprattutto con i loro educatorisportivi. La mattinata si è poi conclusacon due amichevoli, che hanno arricchi-to il programma dell’evento: gli atleti delCalcio Napoli contro una rappresentati-va Arriapp di pari età ed un gruppo dicomici del programma televisivo Madein Sud di fronte ad allenatori e tecnicidel torneo.

Affollati gli spalti dell’impianto diCaravita, con i giovani delle parrocchiecoinvolte nelle finali, accompagnati dairispettivi sacerdoti.

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Attualità Nuova Stagione12 • 5 luglio 2015

Le nuove leve della“Posteggia”Lo scorso 27 giugno il popolaregruppo “Mastro MasielloMandolino” ha rinnovatol’appuntamento con latradizione canora e musicalepartenopea per eccellenza:l’antica Arte della Posteggia.L’appuntamento con gli amantidella classica canzonenapoletana, è stato propostofuori la Stazione Toledo dellaMetropolitana. Un gruppo dimusicisti ha reso omaggio allatradizione musicale partenopeacon mandolini, chitarre efisarmonica con una allegra ecolorata passeggiata musicalesnodatasi attraverso via Toledo,fino in piazza Trieste e Trento,ripercorrendo i passi dei piùamati compositori e cantantinapoletani dell’epoca d’oro dellaCanzone Napoletana e che neiCaffè storici della zona amavanoincontrarsi e dove, spesso, laloro creatività esplodeva dandovita a melodie immortali.«Sosteniamo con entusiasmo –hanno affermato Ciro Daniele edAntonio Raspaolo, coordinatoridel Centro Studi sulla CanzoneNapoletana dell’Associazione ISedili di Napoli – il progettoformativo che grazie ai liutaidella Bottega del Mandolino edai musicisti del Gruppo MastroMasiello Mandolino, starigenerando l’interesse intornoalla tradizione musicalenapoletana. I giovani musicistidi questo primo corso diformazione e di aggiornamento,hanno sicuramente acquisitonuovi stimoli culturali grazieanche alla parte teorica che ilCentro Studi ha messo adisposizione per la crescita diquesti ragazzi e, in particolare,la storia della musicanapoletana, con l’acquisizione diuna migliore conoscenza deigrandi compositori, dei poeti edei musicisti del passato».«Uno degli obiettivi di questoprogetto – ha ricordato GiuseppeSerroni, presidente de I Sedili diNapoli(www.sedilidinapoli.com) –resta la costruzione di una Casadel mandolino, della liuteria edella Canzone Napoletana; unluogo d’incontro e di scambioculturale ed emozionale per tuttii musicisti legati alla tradizionepartenopea capace di divenireun nuovo volano di sviluppoanche turistico, oltre che socio-culturale per la Città.Confidiamo nella manifestavolontà dell’AmministrazioneComunale di voler condividerequesto importante progetto e,nelle more, proponiamol’emanazione di una specificadelibera che ridia dignità all’Artedella Posteggia, con l’istituzionedi un apposito registrocomunale dei musicistiposteggiatori».

La parrocchia San Ludovico D’Angiò di Marano ricorda il suo primo parroco

Ri…correre per don Mimì, la festa di un quartiere

di Giovanni Mauriello

Un quartiere in festa, nel ricordo dellaprima guida religiosa della parrocchiaSan Ludovico D’Angiò, a dodici anni dal-la sua morte: don Mimì Galluccio.

A Marano gli animatori ed i collabora-tori del parroco don Ciro Russo hanno cu-rato in tutti i particolari la terza edizionedella manifestazione Ri…correre per donMimì, gara podistica di 10 km.

Accoglienza ed ospitalità per i parteci-panti, con un ricco buffet per il dopo garae tanti premi per i vincitori; un gran lavo-ro, con la collaborazione dell’AtleticaMarano ed il coordinamento tecnico delCsi Napoli.

L’evento sportivo si è sviluppato attra-verso le principali vie e lungo i saliscendidel centro storico, con l’antica pavimenta-zione in basalto.

Partenza per circa 500 podisti, davantial mercato ortofrutticolo ed arrivo accan-to alla scalinata della struttura religiosa,con l’immagine di don Mimì sulla faccia-ta.

Prima del via il saluto ai partecipanti ela preghiera del parroco don Ciro, nel ri-cordo del suo predecessore, che è rimastonel cuore dell’intera comunità religiosaIn gara alcuni affermati atleti del nordAfrica ed i promettenti talenti del podi-smo campano.

Molti i fedeli, in maglietta e scarpette,che hanno preso il via al passo.L’assistenza è stata curata dalla poliziamunicipale e dai giovani volontari dellaparrocchia.

In campo maschile affermazione per ilmarocchino Youness Zitouni (Laghetto),in 32’58”, seguito da Giuseppe Soprano(Bartolo Longo) a 11” e Gennaro Ciam -briello (Atletica Giugliano) in 36’59”;mentre la gara in rosa ha visto la vittoriadella giovane Filomena Palomba (CentroEster) in 39’02”, seguita dalla marocchinaKhadija Laaroussi (Caivano Runners) in

40’25”, terza l’altra giovane Palomba,Francesca (Centro Ester) in 42’54”.

Per le società il primo premio è stato as-segnato all’Atletica Marano; gli atleti, poi,lo hanno devoluto a favore delle opere par-rocchiali, tra l’applauso dei presenti.Anche l’intero incasso delle iscrizioni

verrà impiegato per le attività religiose.Dopo la gara, atletica promozionale attra-verso il quartiere, con decine di bambini,alcuni dei quali in compagnia dei genitoried altri addirittura in braccio.

Per tutti, alla fine, giocattoli, gadget edolciumi.

Premio di Architettura giunto alla VI edizione

La convivialità urbanaTrotto o galoppo? Quale sarà l’andatura giusta per vincere

la sfida di riportare agli antichi fasti l’Ippodromo di Agnano?Ma, soprattutto, bastano le corse per rilanciare questa storicastruttura tanto amata dai napoletani? Questi i principali nodida sciogliere per i gruppi multidisciplinari di professionisti,formati in prevalenza da architetti, che decideranno di parte-cipare alla sesta edizione del Premio “La Convivialità Urbana”,ideato dall’architetto Grazia Torre, presidente dell’associazio-ne Napolicreativa, in partenariato con l’Ordine degli ArchitettiPaesaggisti, Pianificatori e Conservatori di Napoli e Provinciae la società Ippodromi Partenopei s.r.l., con il sostegno dellaFondazione dell’Ordine degli Architetti di Napoli, dell’Ordinedei Commercialisti di Napoli, dell’Ordine degli Ingegneri diNapoli e con il patrocinio del Comune di Napoli, della SecondaUniversità degli studi “Luigi Vanvitelli” e dell’Inarch.

Giunti alle VI edizione, l’associazione Napoli Creativa hadeciso di puntare sulla valorizzazione di una partedell’Ippodromo di Agnano ed in particolare sulla risistemazio-ne del parterre all’ingresso dell’Ippodromo, il restyling esternodella cortina formata dalle tre tribune, la ristrutturazione del-la sola tribuna laterale B per ospitare un ristorante panorami-co sui campi da corsa e uno spazio dedicato alla musica da usa-re come discoteca ma che potrà interagire con il resto dellastruttura in occasione dei concerti internazionali.

Nelle precedenti edizioni il Premio aveva invitato i gruppi

multidisciplinari ad occuparsi della riqualificazione urbana dipiazza San Luigi, del Casale di Posillipo, di piazza Mercato,della Mostra d’Oltremare e del Lungomare di Napoli.

Il bando integrale è consultabile sul sito www.premiolacon-vivialitaurbana.it. I progetti presentati saranno esposti pressoil Roof Garden dell’Ippodromo di Agnano dal 28 settembre al5 ottobre 2015 dove verranno valutati da una giuria tecnico-scientifica e dai visitatori della mostra che dovranno esprime-re tre preferenze.

Il primo gruppo classificato conquisterà un premio in dena-ro di 2.500,00 euro, al secondo gruppo andranno 1.500,00 eu-ro e 1.000,00 euro al terzo classificato. Inoltre i progetti con-correranno anche per un premio web che verrà attribuito conun voto pubblico online.

A partire dal 23 giugno il bando sarà pubblicato sul sitowww.premiolaconvivialitaurbana.it, Europaconcorsi e sul si-to di tutti gli enti patrocinanti. Il bando scade il 31 luglio 2015.Le domande devono essere inviate via mail [email protected]. Gli elaborati, invece, dovranno esse-re consegnati entro il 24 settembre 2015, a mano o per posta,presso la sede dell’associazione Napoli Creativa, via Manzoni153, 80100 Napoli. Per informazioni sulle procedure e conse-gna elaborati contattare l’associazione Napolicreativa scriven-do a [email protected] o chiamando al 338 8887853 dallunedì al venerdì dalle 10,30 alle 13,30.

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CulturaNuova Stagione 5 luglio 2015 • 13

NuovaStagioneSETTIMANALE DIOCESANO DI NAPOLI

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La nuova stagione 2015-2016 del Teatro di San Carlo, lunga ben 14 mesi per un totale di 150 alzate di sipario, inaugurata dalla bacchetta di Zubin Metha

I numeri della “Golden Stage”i Doriano Vincenzo De Luca

Sul Golden Stage del Teatro San Carloper 14 mesi transiteranno artisti di fama in-ternazionale tra sinfonia, balletto e lirica.Un cartellone ricco con 22 titoli di opera eballetto e 23 concerti per 150 alzate di sipa-rio dal prossimo settembre a novembre2016. Quattro nuove produzioni – Carmendi Georges Bizet, Norma di VincenzoBellini, Zenobia di Palmira di GiovanniPaisiello e Romeo e Giulietta di SergejProkof’ev per la coreografia di LeonidLavrosky – e le novità non si limitano al pal-co. Infatti, la Sovrintendente RosannaPurchia ha presentato anche il nuovo diret-tore artistico Paolo Pinamonti, già direttoredel Teatro La Fenice di Venezia e del Teatrode la Zarzuela di Madrid.

Inaugura la Stagione Zubin Mehta, cheRossana Purchia si dice orgogliosa di ospi-tare nuovamente sul Palco del San Carlo:«l’atmosfera e l’entusiasmo suscitati sia nelpubblico che in noi addetti ai lavori in occa-sione della messa in scena di Tristano eIsotta e dell’esecuzione della Terzadi Mahlernon potevano restare episodi isolati e la rin-novata presenza di Mehta conferisce ulte-riore prestigio alla nostra programmazio-ne». Il 12 settembre è atteso per aprire laStagione Sinfonica con la Sinfonia n.4 e laSinfonia n. 6 di Pëtr Il’i� �ajkovskij, primaperformance per un’integrale del composi-tore russo che si concluderà nel settembre2016.

Il 13 dicembre invece il primo appunta-mento con la Stagione Lirica e di Ballettodel Massimo napoletano sulle note della

Carmen di Georges Bizet, affidata alla regiadi Daniele Finzi Pasca di cui Napoli ancoraserba il ricordo della riscrittura in chiaveonirica dei Pagliacci.

Per quanto riguarda il balletto, imman-cabile lo spettacolo natalizio Lo schiaccia-noci, a giugno è la volta di Romeo e Giulietta,mentre ad illuminare la prossima edizionedi Autunno-Danza l’étoile russa SvetlanaZakharova in scena sabato 13 e domenica 14ottobre nella Carmen Suite. L’8 e il 9 ottobre

l’Otello di Monteverde con José Perez eAnbeta Toromani, mentre il 23 e 24 ottobreil Gala della Scuola di Ballo per la direzionedi Anna Razzi. Si premia la tradizione napo-letana con celebrazioni dedicate a Paisiello,Carlo III di Borbone e San Gennaro. Nel2016 ricorrono i 200 anni dalla morte diGiovanni Paisiello e il San Carlo ne comme-mora il genio riproponendo due sue operenel Teatrino di Corte di Palazzo Reale: laZenobia di Palmira, nuovo allestimento con

Dal 3 al 9 luglio il rione Sanità fa festa grazie all’impegno della comunità parrocchiale di Santa Maria della Sanità e della Fondazione San Gennaro

Il quartiere e la sua genteSerata finale con Alessandro Siani e la mostra fotografica di Mimmo Jodice

di Elena Scarici

Dal 3 al 9 luglio il Rione Sanità fa festa, insieme alla sua gente,per dire di un quartiere che ha cambiato volto. Il titolo è eloquente:“Benvenuti al Rione Sanità”. Veniteci a trovare, perché qui non c’èsolo delinquenza e camorra ma anche bellezza artistica e storica,passione della gente, desiderio di rinascita. Non è una favola, èrealtà.

Se ne è accorto anche Papa Francesco che ha voluto conosceredi persona don Antonio Loffredo, parroco del quartiere, direttoredelle Catacombe di san Gennaro e anima della rinascita. Lo hamandato a cercare, quando i ragazzi sono stati in visita da lui. E do-po averli ascoltati ha detto: ma dov’è questo prete? Voglio stringer-gli la mano.

Oggi tutte le attività di cooperazione – dall’accoglienza turisticaal teatro, dalla musica all’artigianato, - sono riunite nellaFondazione di Comunità San Gennaro, nata proprio per costruiresolidarietà in un’ottica di dono autentico.

E la festa sarà occasione per presentarne i risultati: sette giornidi arte, archeologia, musica, teatro, cibo e divertimento per i piùpiccoli. Una settimana per scoprire uno dei quartieri più antichi diNapoli e le sue bellezze artistiche, umane e gastronomiche nei gior-ni della tradizionale processione dedicata a San Vincenzo Ferrer,patrono del quartiere. I mille biglietti messi a disposizione per la se-rata finale del 9 luglio nella Basilica di Santa Maria della Sanità so-no già esauriti, ma in piazza ci sarà un maxischermo.Protagonista Alessandro Siani che ha sposato in pieno la causa,contribuendo personalmente alla bellissima campagna pubblicita-ria che mostra proprio come sono cambiati i volti del Rione Sanità.Martina, Vincenzo, Melania.

Ragazzi che ci credono, famiglie che ci hanno creduto. I giova-ni del quartiere hanno distribuito 5000 brochure in poco più di treore, la gente si è messa a ripulire i muri, i commercianti offrirannoun prodotto in dono ai visitatori attraverso un carnet in distribuzio-ne nei negozi interessati, nello spirito che è proprio della fondazio-ne di comunità: la cultura del dono.

Nella serata finale si esibiranno circa 120 giovani musicisti del-l’orchestra Sanitansamble e l’orchestra Scarlatti Junior, che si al-terneranno sul palco proponendo un repertorio classico ma popo-lare, con valzer, musiche da film e brani famosi, insieme le due or-chestre suoneranno le colonne sonore di Benvenuti al Sud e delPrincipe abusivo.

Protagonista sarà anche Mimmo Jodice, presidente

la regia di Riccardo Canessa e La Grotta diTrofonio per l’allestimento del Festival diMartina Franca. Anche i Fiati del San Carlorivolgono un tributo all’artista con GliZingari in Fiera.

Trecento sono invece gli anni trascorsidalla nascita di Carlo III di Borbone e se nefesteggia il compleanno il 4 novembre conuna selezione in forma di concertodell’Achille in Sciro di Domenico Serrao sulibretto di Pietro Metastasio.

Il Duomo di Napoli infine ospiterà i dueconcerti in onore di San Gennaro, il 6 otto-bre il Requiem di Gabriel Faurè e il 9 otto-bre due brani di Pasquale Cafaro, a 300 an-ni dalla nascita del compositore.

La Soprintendente Rosanna Purchia ri-badisce la centralità del pubblico: «oggipresentiamo una stagione lunga quattordi-ci e lanciamo nuove sfide ai nostri abbona-ti, venendo incontro alle suggestioni del no-stro pubblico, osando sulla politica deiprezzi e sulle formule, rivolgendoci in mo-do particolare ai giovani che dovranno farsentire la loro presenza in teatro sempre piùnumerosa». E proprio agli under 30 e agliOver 65 è riservata la possibilità di acqui-stare l’abbonamento a 60 euro, con un ri-basso sul prezzo dei biglietti in generale del30 per cento. Un clima di ottimismo e digrandi aspettative, dunque, come dimostrala data già programmata di inaugurazionedella stagione 2016-17 con Otello diGioacchino Rossini per celebrare il bicen-tenario dell’opera che fu composta proprioa Napoli, dove debuttò il 4 dicembre 1816 alTeatro del Fondo (Mercadante).

della Fondazione San Gennaro, che presenterà una sua mostra iti-nerante dedicata al quartiere attraverso i suoi scatti degli anni ‘60.

Nel corso della serata inoltre saranno presentate le storie delleeccellenze dei volti nuovi della Sanità. Così Marco Crispino, giova-ne del Rione campione nazionale di vela, Raffaele Marfella, giova-ne clarinettista ormai in forza alla Scarlatti, Vittoria, la donna im-mortalata in maniera scapigliata da Elisabetta Valentina, poi diven-tata fotografa ufficiale del rione, Federica, che parla correntemen-te tre lingue e che fa la guida turistica alle catacombe, e al nascentecasa tolentino, bad and breakfast.

Previsti poi, dal 3 al 6 luglio, spettacoli teatrali d’improvvisazio-ne a cura del Nuovo Teatro Sanità, live session con cantautori dellanuova leva partenopea organizzati da Apogeo Records e visite gui-date teatralizzate promosse dalla Cooperativa Sociale “LaParanza”., Tutti gli eventi sono ad ingresso gratuito perseguendol’incoraggiamento alla Cultura del Dono, principio sulla quale è na-ta nel dicembre scorso la Fondazione di Comunità San GennaroOnlus, nuova forza di sostegno dello sviluppo umano, culturale edeconomico del territorio, che patrocina anche l’evento.

La manifestazione sostiene e promuove la campagna sociale“Dona un volto nuovo alla Sanità”, sarà possibile infatti lasciare unproprio dono nei siti coinvolti dagli eventi in programma che per-metterà l’aumento del patrimonio della Fondazione di ComunitàSan Gennaro Onlus e la realizzazione di nuovi progetti sociali per econ il territorio.

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Provincia Nuova Stagione14 • 5 luglio 2015

Viviquartierea CasoriaTerza edizione di “Viviquartiere”

a Casoria: l’intento dell’

Amministrazione comunale è di

consentire ad interi nuclei

familiari di riappropriarsi di

aree pubbliche, dove ci si può

incontrare per conoscersi,

dialogare spensieratamente,

godersi una giornata di sole, far

giocare e divertire i figli.

“Viviquartiere” dunque, è

un’opportunità offerta ai

cittadini delle periferie di

generare relazioni, di recuperare

la dimensione sociale

dell’esistenza, di sostituire alle

piazze “virtuali” quelle reali,

nelle quali ci si può guardare

negli occhi, cogliendo negli

sguardi una richiesta d’aiuto, un

problema comune,

condividendolo, di permettere ai

piccoli di stringere legami di

amicizia e di rivedersi, perché

no, nelle rispettive case.

«Abbiamo già iniziato questa

edizione - dice l’Assessore allo

sport, geom. Antonio Lanzano -

domenica 21 giugno, nel

quartiere Duca D’Aosta, e

continueremo a proporre l’

evento nel periodo estivo,con

pausa ad agosto, rispettando il

seguente calendario: 28 giugno,

quartiere via Calvanese – villa

Cimarosa; 5 luglio, stadio S.

Mauro; 12 luglio, quartiere

Arpino; 19 luglio, quartiere via

Bissolati; 6 settembre, quartiere

Stella – C/O scuola Moscati; 13

settembre, via N. Delle Puglie –

Centro Polifunzionale; 20

settembre, quartiere Centro

storico – via Nuova P.

Ludovico». Partono, inoltre,

tornei di calcetto tra i ragazzi

degli oratori parrocchiali della

città. «Penso- afferma convinto

- che l’importanza formativa

dello sport acquisti la sua

dimensione di maggiore efficacia

se gli oratori nei quali si pratica

il gioco del calcio e altri sport

diventino luogo

dell’orientamento, dell’ ascolto,

dell’accoglienza e del recupero.

Validissima, allora, l’idea del

Cardinale di valorizzare al

massimo gli oratori,intesi quali

comunità di ragazzi che, guidati

da educatori disponibili e in

grado di rapportarsi al mondo

dell’infanzia e dell’adolescenza,

condividono,anche e soprattutto

nello sport, importanti percorsi

di vita orientati ai medesimi

valori fondamentali e aperti alla

collaborazione con le altre realtà

educative del territorio».

Oratori, dunque, che siano

luoghi di incontro e di amicizia,

nei quali ogni fanciullo sia

aiutato a dare il meglio di se

stesso nell’allenamento, nella

gara, nella vita di gruppo e,

quindi, nella scuola e in

famiglia.

Antonio Botta

A Pompei il Convegno regionale dei volontari nelle carceri

Educati al servizioIn Campania esiste un risorsa straordi-

naria: è il volontariato che aiuta e sostienegli oltre 7mila detenuti dei 17 carceri del-la regione. Si sono dati appuntamento sa-bato 27 giugno al santuario della Verginedi Pompei per un convegno promosso dal-la Conferenza Episcopale Campana dal te-ma “Educati al servizio per annunciare lasperanza”.

L’incontro, moderato da don RaffaeleGrimaldi, coordinatore dei cappellanicampani, è stato aperto dal saluto del ve-scovo di Pompei Tommaso Caputo, che havoluto sottolineare l’opportunità dellascelta del santuario mariano come sededei lavori, poiché Bartolo Longo accoglie-va i figli dei carcerati e aveva un fitto rap-

porto epistolare con molti detenuti.Dopo l’introduzione di Mons. Pasquale

Cascio, vescovo di Sant’Angelo deiLombardi-Conza-Nusco-Bisaccia e dele-gato della Cec per le carceri e l’interventodi Tommaso Contestabile, ProvveditoreRegionale dell’Amministrazione Peniten -ziaria, sono seguite le due relazioni diStefania Tallei responsabile nazionale delservizio carceri della Comunità diSant’Egidio, e di Francesco Cascini, vicecapo di Gabinetto del Ministero dellaGiustizia. Due interventi pieni di spunti,riflessioni, chiarimenti ed esperienze per-sonali che hanno suscitato l’interesse dei120 volontari che hanno partecipato alconvegno.

Al termine un vivace dibattito ha con-cluso i lavori, dove sono emerse testimo-nianze, criticità ma anche frutti e propo-ste come quella di avviare gemellaggi tra ivolontari di carceri diversi per uno scam-bio di idee ed esperienze.

Un convegno che ha fatto emergere lagrande potenzialità dei volontari che van-no in carcere.

Con la loro umile e discreta presenzapossono aiutare ad umanizzare il mondodelle prigioni ma anche la nostra società,troppo spesso frettolosa e paurosa davan-ti al male, chiusa alla misericordia che ciinsegna il Signore e che invece può cam-biare la vita di tanti.

Antonio Mattone

Un saggio apologetico su Padre Ludovico da Casoria nella rivista di studi storici

Pronto l’ultimo numero di “Archivio Afragolese”

Al tredicesimo anno di pubblicazioni, pur mantenendo intat-to il format, il periodico semestrale non stanca i lettori, e stuzzi-ca, numero dopo numero, sempre una sana curiosità verso unadisciplina, la storia locale, meritevole di maggiore attenzione.

Questa volta a calamitare l’attenzione è uno studio su PadreLudovico da Casoria, il frate francescano canonizzato lo scorso23 novembre 2014 da Papa Francesco, che mostra come, per usa-re le parole di Francesco Giacco, Direttore Responsabile della ri-vista, «le cause di beatificazione e di Santità hanno avuto uno slan-cio grazie all’impegno che Afragola profuse nel ‘caldeggiare’ la figu-ra di ‘un testimone della carità che aveva operato ampiamente nel-la loro città».

Campeggia, infatti, nel fascicolo fresco di stampa, dopo unapresentazione in capite libri dello stesso Giacco, una riproposi-zione di un pamphlet apologetico su Padre Ludovico di Casoriarisalente al 1993: un testo scritto, a quattro mani, dal compian-to Padre Luca M. De Rosa e dal Marco Corcione e con prefazio-ne dell’indimenticabile prof. Luigi Grillo, intitolato “Due Voci suPadre Ludovico da Casoria”. Il volume, edito da Momentocittà -stampato in 10.000 copie che andarono subito esaurite e inte-gralmente riprodotto- riporta una duplice riflessione sulle virtùdi questo Apostolo della Carità, nato a Casoria l’11 marzo 1814 emorto a Napoli nel 1885.

«Sentimmo il dovere – spiega Corcione – in un momento in cuisembrava essersi persa contezza dell’esistenza di una causa di bea-tificazione e canonizzazione dell’allora Venerabile Padre Ludovico,un gruppo di amici della Pro Loco insieme ad alcuni religiosi dellacomunità dei frati minori di Afragola, come Padre MarcelloPronestì, Padre Felice Cicala, mons. Andrea Tuccillo ed altri, di av-viare iniziative alla fine degli anni Ottanta per una ripresa dell’in-teresse apparentemente sopito». In occasione del primoCentenario della morte (1885-1995) del Santo di Casoria che ave-va largamente operato nel Santuario di Sant’Antonio di Afragolafu organizzato, il 19 aprile 1986, un convegno al cinemaGelsomino che vide come relatore dell’evento l’ex Presidente del-

la Repubblica Oscar Luigi Scalfaro¸ allora Ministro degli Interni.L’interessamento di Scalfari, noto anche per la sua fama di stu-dioso di vita dei Santi, fu perorato da Padre Luca De Rosa, unodei postulatori, che informò il Presidente dell’operato adAfragola, nel secolo scorso, di un religioso che che incarnava laSantità. «Con quest’iniziativa – prosegue Concione - si riprese ilprocesso di beatificazione e di canonizzazione per Padre Ludovicoda Casoria. Padre Ludovico fu infatti dichiarato Beato nel 1993 daPapa Giovanni Paolo II e poi Santo lo scorso anno».

Nel fascicolo trova spazio un Saggio di Diritto sportivo firma-to da Michele Dulvi Corcione, uno studio sulla presenza inglesea Napoli di Olga Pasinetti e una biografia su Renato D’Angiòscritta da Michele Costanzo. Infine, sono presenti due recensio-ni curate da Giuseppe Diana su i volumi “L’Empia bilancia.Tosatori di moneta e di giustizia” di Giuseppe Garofalo e“Montecassino. Splendore, rovina e rinascita di un’abbazia” diMariano dell’Omo.

Antonio Boccellino

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Page 15: PRIMO PIANO CHIESA L’acqua come misericordia luglio_Layout 1 low.pdf · Carla Di Meo•Virgilio Frascino Angela Giustino•Emanuele La Veglia ... Convegno regionale dei volontari

Beato Benedetto XI (Niccolò Boccasini) Papa – 7 luglio

Domenicano, apprezzato per la sua umiltà e la sua pietà, divenutoProvinciale della Lombardia, riuscì a mettere pace tra i Domenicani e la città diParma. Eletto nel capitolo di Strasburgo, promosse una tregua tra Edoardo Id’Inghilterra e Filippo il Bello. Nominato Cardinale da Bonifacio VIII, non riu-scì ad evitare che questi emanasse la Bolla che vietava agli ordini mendicanti dipredicare e confessare fuori dai propri conventi. Nonostante ciò, si mantennefedele a Bonifacio VIII durante il triste periodo di Anagni. Una volta Papa tentòdi fermare la lotta tra Filippo il Bello e i Colonna. Accortosi che l’opera di paci-ficazione era difficile in Roma, si trasferì a Perugia dove morì dopo una vita de-dicata a comporre i dissidi che laceravano il suo secolo.

Beato Pietro Eremita Benedettino – 8 luglio

Nato ad Amiens, Pietro l’eremita è personaggio di notevole importanza sto-rica, perché fu il più grande predicatore della crociata popolare che si mosse nel1095 dopo gli appelli di Urbano II. Terminata la sua Crociata, lasciòGerusalemme alla fine del 1099 per tornare in Belgio e stabilirsi presso la cittàdi Huy, dove fondò il monastero di Neufmoustier, di cui divenne priore e dovemorì nel 1115. Durante la traslazione del corpo, avvenuta nel 1242, si trovò il ci-licio che Pietro portava e sulla testa era ancora visibile la tonsura clericale cir-condata da capelli abbondanti e crespi. L’Ordine Benedettino lo festeggia il 8 lu-glio.

Santa Veronica Giuliani Vergine – 9 luglio

Veronica Giuliani è una delle più grandi mistiche della storia. Ebbe numero-se rivelazioni e ricevette le Stimmate. Nata a Mercatello sul Metauro, pressoUrbino, nel 1660, visse cinquant’anni nel monastero delle Clarisse di Città diCastello. Entratavi 17enne, vi morì nel 1727, dopo essere stata cuoca, infermie-ra, maestra delle novizie e badessa. Poco sapremmo delle esperienze diVeronica, se il direttore spirituale non le avesse ordinato di trascriverle. Lo feceper trenta anni e il risultato è il “Tesoro nascosto” pubblicato in dieci volumi dal1825 al 1928. Morì nel 1727. Fu proclamata Santa dal 1839.

Sante Rufina e Seconda Martiri di Roma – 10 luglio

Le informazioni sul martirio di Rufina e Seconda narrano che furono con-dannate, sotto Valeriano e Gallieno, dal prefetto Giunio Donato, martirizzate aRoma al decimo miglio della via Cornelia. La tradizione le vuole sorelle che, fi-danzate a due giovani cristiani divenuti apostati, si votarono alla verginità. Nonessendo riusciti con ogni sforzo ad indurle all’apostasia e al matrimonio, i duegiovani le denunciarono. Già nel quarto secolo, sul loro sepolcro fu eretta unabasilica, forse da Papa Giulio I, di cui oggi è impossibile indicare l’ubicazione inmaniera sicura. Rufina e Seconda, con il loro esempio ci ricordano che le ragio-ni della fede sono superiori a quelle del cuore.

Pastorale e DomenicaNuova Stagione 5 luglio 2015 • 15

Capacidi vedereC’è da restare di stucco: i gestie le parole stupiscono, la suasapienza lascia senza parole, iprodigi che compie sono sottogli occhi di tutti eppure lagente, vedendolo, restascandalizzata. Sì, non stupita,non meravigliata... Lui e i suoigesti creano scandalo tra legente.Lui è Gesù, la gente sono gliabitanti di Nazaret, e suoi gestinon scandalizzanosemplicemente perché hannotoccato, guarito, perdonato,accarezzato. Creano scandaloperché escono fuori daglistandard comuni, vanno molteoltre le logiche di tutti, sono aldi là di ciò che da un figlio difalegname ci si sarebbeaspettati.Anche in questo, la storia diGesù rivive oggi. E la suadiventa la storia di sempre, diprofeti non accolti, di fratelligiudicati, di diversi da passareal setaccio. Gesù vive neipoveri di ogni tempo e i poveriin cui vive sono i non-accolti,coloro in cui il bene diventainvisibile, coloro che ci vivonoaccanto e che non riteniamocapaci di ricominciare, coloroche abbiamo già bollato perciò che potranno darci otoglierci, coloro da cui non ciaspettiamo più nulla.E allora di fronte allameraviglia di Gesù perl’incredulità della sua gente,oggi possiamo rispondere soloin un modo: diventare capacidi vedere il bene che c’ènell’altro... Oltre ognipregiudizio, oltre ognietichetta.

Una preghiera da condividereAiutaci a vedere, Signore Gesù!Aiutaci a lasciarci sorprenderedal bene presente e vivonei gesti e nelle paroledi chi ci vive accanto.Libera il nostro cuore daipregiudizi che rendono ciechie rendici capaci di scoprirtipresente nel bene che,anche oggi, opera nella vitadi fratelli e sorelleche non stimiamo,non accogliamoo non perdoniamo. Amen

Un sms da inoltrare Spesso non ci accorgiamo

del bene presente negli altri.Liberiamo cuore e mente perscoprire il bene ed esso germo-glierà nel mondo oltre ognipregiudizio.

Mariangela Tassielli, fsp

Su www.cantalavita.com im-magini e preghiera da scarica-re e condividere sui social.

5 luglio. Domenica XIV del Tempo Ordinario

Chi spesso perseguita il profeta di Dio?

Ez 2, 2-5; Sal 122; 2 Cor 12, 7-10; Mc 6, 1-6

SANTI, BEATI E TESTIMONIRECENSIONI

Che svolta!Queste pagine sono scritte per preparare ragazzi e

giovani all’incontro più intenso che si possa avere conGesù dopo l’Eucaristia: la Confessione, che è il sacra-mento della Misericordia, del Perdono. Con gli occhidella fede scopriranno la mano di Gesù che assolve, pu-rifica, rigenera. Lasciarsi amare, lasciarsi perdonare, la-sciarsi “rifare”: questa sì che è una svolta!Arturo Cattaneo – Elia Coviello Che svolta!Una guida alla Confessione per i giovani.Edizioni Elledici 2015Pagine 64 – euro 4,90

Trattato dei miracoliUn classico della letteratura francescana in una nuo-

va edizione, arricchita da un’ampia introduzione, uncomplesso apparato di indici e una bibliografia aggior-nata. Tommaso da Celano fu il primo agiografo diFrancesco. Nelle sue opere intese prima di tutto porre incontinuità la vicenda di Francesco e in particolare il pro-cesso di imitazione di Cristo, culminato nel miracolodelle stimmate, con la costituzione del nuovo ordine re-ligioso e la sua funzione provvidenziale all’interno dellaChiesa.

Il suo “Trattato dei miracoli” costituisce il tentativodi colmare gli spazi lasciati vuoti nelle precedenti narra-zioni agiografiche, raccogliendo e narrando gli episodimiracolosi che ebbero Francesco come protagonista, al-la fine della vita e soprattutto dopo la morte. Il grandequadro dell’impressione delle stimmate apre l’opera e neillumina i contenuti, radicando la santità del fondatoredell’Ordine e conseguentemente la sua capacità di ope-rare prodigi saldamente in Cristo e nella sua croce, cheFrancesco porta come impressa nel proprio corpo. Di lìdiscendono gli episodi successivi, narrati attraverso unascrittura agile che ricorda la raccolta di testimonianzedi prima mano, a cui Tommaso con ogni probabilità siaffidò per la composizione dell’opera. Da essi emergel’immagine di un Santo quotidiano, vicino ai bisognidella gente e capace di uno sguardo nuovo sulla vita esulla sua carne, fatta di passione, peccato e redenzione,fatica, povertà e grazia. Tommaso da CelanoTrattato dei miracolia cura di Alessandro MastromatteoEdizioni Paoline – 2015 pagine 208 - euro 28,00

Solo chi prega bene e seriamente sa in-segnare le cose di Dio. La preghiera è lacattedra della Verità. Durante i momentidi intimità con il Signore. Egli rivela all’a-mico orante tutta la forza e la dolcezzadella Verità eterna. Nei momenti di pre-ghiera la mente dell’orante si apre semprepiù all’intelligenza della Verità eterna, at-traverso l’unzione dello Spirito Santo, cheGesù chiama “Spirito di Verità”.

La Verità ha un nome: Gesù Cristo, cheha detto: «Io sono la Verità». Chi allora ac-coglie Gesù, accoglie la Verità. Lo SpiritoSanto ce la fa comprendere e la incarnadentro di noi.

Posseduto dalla Verità, Gesù affida alcristiano ha una missione da compiere:quella di insegnare la Parola di Dio cosìcome l’ha ricevuta nel momento della pre-ghiera, senza fare commenti e senza dire:«Secondo me la Parola di Dio significa…».

L’unzione dello Spirito rende il profetaforte, sicuro, chiaro e semplice. Il profetache insegna con l’unzione dello SpiritoSanto comunica parole di Spirito e Verità,

davanti alle quali gli ascoltatori non pos-sono rimanere indifferenti.

Di fronte a queste parole ci può essereuna duplice reazione: di accoglienza dellaVerità o di ostilità. Chi accoglie il profetacome inviato di Dio, allora, si salverà, machi lo rifiuta si perderà.

Chi vuole vivere da corrotto, si impe-gna a mettere a morte il profeta, perchénon lo tormenti più con l’annuncio Verità.Spesso non si suole mettere a morte il pro-feta con il coltello o la pistola, ma con lacalunnia. Il corrotto è infatti convintoche, macchiando la stima del profeta, egliperda l’autorevolezza quando parla diDio. Ma niente e nessuno può soffocare lavoce del profeta, che diventa più forte, piùefficace e più tagliente nel tempo dellapersecuzione. Il Signore non abbandonamai il profeta che è fedele alla sua missio-ne di far conoscere la Sua Parola di vitaeterna. Con tristezza bisogna dire chespesso i persecutori del profeta non vivo-no fuori della Chiesa, ma dentro. Chi di-venta ostile e perseguita il profeta è colui

che, nella Chiesa, vive da mercenario enon da Buon Pastore. La storia dellaChiesa è piena di cristiani corrotti chehanno perseguitato i profeti che hanno in-segnato le cose di Dio senza guardare infaccia a nessuno. Oggi nella stessa Chiesac’è un relativismo spaventoso. Ci sonopreti e professori di teologia che si disin-teressano del Magistero della Chiesa. Lagente è confusa e disorientata e si chiede“qual è la Verità?”. Purtroppo molti seguo-no più chi annuncia e insegna le mezze ve-rità, per non scontentare e scomodarenessuno. Il profeta di Dio non si fa intimi-dire da niente e nessuno. Come San Paolodice: «Guai a me, se non predicassi ilVangelo!» (1 Cor 9, 16).

Bisogna pregare perché lo SpiritoSanto susciti nella Chiesa profeti dalla pa-rola forte e mite, che comunichino laParola di Dio, nella verità e nella carità, aquesta generazione ribelle, perché, ascol-tino o non ascoltino, sappiano almeno cheveri profeti si trovano in mezzo a loro.

Lorenzo Montecalvo sdv

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Nuova Stagione16 • 5 luglio 2015

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tagioneAnno LXIX • Numero 25 • 5 luglio 2015

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