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Comunità MagnificatRinnovamento nello Spirito Santo

Camminodi

Discepolatopost effusione

LA Vita Nuovain

Cristo

Il paralitico - La preghiera gli uni sugli altri sesta catechesi

Comunità Magnificat - Cammino di Discepolato - post effusione 59

Il Paralitico - La Preghiera gli Uni sugli AltriDio guarisce la paralisi del cuore, della mente e del corpo

Pregare per e sui fratelli

In quel tempo si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quat-tro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla,

scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati». Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?». E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire al paralitico “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Alzati, prendi la tua barella e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i pec-cati sulla terra, dico a te – disse al paralitico –: alzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua». Quello si alzò e subito presa la sua barella, sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!»74.

Questo brano ci fa riflettere sull’uomo che è imprigionato e immobilizzato dai propri mali e che quando incontra il Signore Gesù viene liberato. Egli – attraverso il miracolo – dimostra che in lui è presente il potere stesso di Dio, il potere più grande del Dio di misericordia: perdonare l’uomo e rifarlo nuovo.

Perdonare è miracolo più grande che far risuscitare, infatti il risuscitato muore ancora, mentre il perdonato ha sperimentato l’amore di Dio, trovando la vita nuova, quella che non muore più.

Oggi si tende a giustificare il male, facendo finta che le para-lisi di cui l’uomo contemporaneo soffre semplicemente non esi-stano; l’egoismo imperante si traveste da giusta attenzione a se stessi e, invece che incapacità di muoversi per andare incontro all’altro bisognoso del nostro amore concreto, esso – l’egoismo

74 Marco 2, 4-12.

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– diventa una cosa addirittura buona. È necessario riflettere su questa realtà, perché senza la consapevolezza della paralisi, non può esserci nemmeno la domanda di guarigione e di perdono.

I farisei, che rimangono offesi e turbati dalle parole di Gesù sul perdono dei peccati, rappresentano la legge ebraica che, – lungi dal togliere il male dell’uomo – lo evidenzia.

Dopo la chiamata, il peccatore perdonato, diventa pieno di vita e di Spirito Santo; da paralitico e immobilizzato che era, può camminare e andare verso casa.

Il brano termina con la meraviglia (“non abbiamo mai visto nul-la di simile”), proclamata sia per il miracolo che per il perdono accordato al paralitico.

Il lettuccio su cui giaceva il paraliticoLa paralisi è simbolo del peccato che immobilizza l’uomo. Il

paralitico rappresenta l’umanità incapace di muoversi verso il proprio fine, fallita perché immobilizzata, uccisa dal peccato che le impedisce di raggiungere la propria casa. A questo paralitico Gesù dice: “Figlio, ti sono perdonati i peccati”. È la parola potente di perdono che salva.

Il peccato è il fallimento dell’uomo che – per paura e sfidu-cia – si è allontanato da Dio nascondendosi a colui del quale è immagine, perdendo il proprio volto, non essendo più se stesso, alienandosi da Dio quindi dagli altri. Il peccato è porre l’io al po-sto di Dio: si rompe il rapporto vitale con lui e si scopre la propria radicale autoinsufficienza.

Guardiamo il peccato a partire dalle sue conseguenze sulla no-stra vita: questo brano evangelico ci fa capire che ogni malattia come quella del paralitico è il segno della presenza del peccato.

Ti sono perdonati i tuoi peccatiGesù non dice al paralitico «cammina», bensì: “ti sono perdo-

nati i tuoi peccati»”. Chiediamoci ancora: cos’è il peccato? Peccare, in ebraico, significa essere deviato, mancare l’obiettivo, come una freccia che fallisce il bersaglio. Il peccatore è dunque un uomo

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sviato dal suo fine. Fatto per Dio, a sua immagine e somiglianza, per istigazione del diavolo, comincia ad aver paura e sfiducia in Dio. In sintesi si può dire che il peccato è l’ignoranza dell’amore di Dio per noi. Lo pensiamo sì come Padre, ma in quanto datore della legge e giudice severo. Ignoriamo che è amore e accoglienza infinita per tutte le sue creature.

Un’altra domanda: cosa produce il peccato? Questo brano del Vangelo ci dice che produce la paralisi impedendoci di cammi-nare verso Dio. Possiamo muoverci solo con l’aiuto di qualcuno che ci porti. Il peccato paralizza il cuore, la memoria, la volontà. Il cuore non si commuove più, non sa più amare, porta rancore, odio, vendetta, insensibilità e freddezza verso gli altri. La memo-ria non cammina, pensa sempre al passato ai fallimenti e peccati commessi, alle ferite ricevute: non ci si apre più alla speranza. La volontà non riesce a fare ciò che il cuore e la mente vogliono, non si sforza perché tanto dice che non ce la fa.

Gesù, facendosi peccato e maledizione, a prezzo del suo san-gue, ci ha riscattati dalla schiavitù del male! Sulla croce ha di-strutto il documento della nostra condanna e ha abbattuto ogni divisione tra gli uomini e Dio e degli uomini tra loro75. Ora siamo capaci di amare come lui ci ama. Il paralitico ora cammina con il lettuccio in mano. Questo lettuccio è come la legge: prima lo teneva imprigionato, dichiarandolo colpevole e destinato alla morte, perché la trasgrediva. Proprio essa lo ha condotto da chi perdona; ora che è risorto può portare il suo giogo, che è divenu-to soave e dona la vita.

Va’ a casa tuaGesù invita il paralitico sanato a tornare a casa sua e la casa

dell’uomo è Dio. Se ne era allontanato, ed era incapace di cam-minare verso di lui. Ora finalmente è guarito e può mettersi a se-guire il cammino del Figlio che lo porta a casa dal Padre. Il brano, iniziato con Gesù in casa, termina col paralitico che va verso la

75 Cfr. Colossesi 2,14.

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sua casa. Dio ha preso casa tra noi perché noi trovassimo casa in lui. Tutta la nostra vita, che prima era una fuga, ora è un ritorno. L’esilio è diventato pellegrinaggio.

Gli amici del paraliticoVediamo ora un particolare apparentemente piccolo – ma

indispensabile – che ha reso possibile l’operazione di perdono e guarigione compiuta da Gesù: quattro persone hanno avuto compassione del paralitico, hanno sentito parlare di Gesù, han-no avuto fede che Lui potesse fare qualcosa per il loro amico am-malato, hanno deciso di caricarselo sulle spalle, lo hanno portato davanti al Maestro superando varie difficoltà, hanno perseverato finché il loro amico non si è potuto trovare davanti al Signore.

Ciascun cristiano è chiamato a vedere le sofferenze del pro-prio prossimo e ad adoperarsi per portarlo a Gesù.

I segni che accompagneranno quelli che credonoGesù, prima di ascendere al cielo, dà il comando di andare

in tutto il mondo ad annunziare la buona notizia della salvezza. Insieme a questo comando dà anche una serie di garanzie sulla presenza viva ed operante della sua grazia nei credenti: “Que-sti saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno”76.

La Bibbia afferma: “dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro”; e più avanti assicura “io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”77. Se Gesù ha operato segni e prodigi, anche coloro che crederanno in Lui verranno ricono-sciuti dalla stessa caratteristica78. Infatti, negli Atti degli Apostoli si legge che i primi cristiani, appena usciti dall’evento grandio-so e fondante della Pentecoste vivevano cose di questo genere:

76 Marco 16,17-18.77 Matteo 18,20; 28,20.78 Giovanni 14,12.

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“prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli”; “parlavano con franchezza in virtù del Signore, che rendeva testimonianza alla parola della sua grazia e concedeva che per mano loro si operassero segni e prodigi”79.

La caratteristica fondamentale di una comunità autentica-mente cristiana deve essere una solida fede: fiducia che quanto il Signore chiede dà anche la capacità di farlo; fiducia che ogni difficoltà, accettata e vissuta con Gesù, si trasforma in un’occa-sione di grazia; fiducia che, ogni volta che preghiamo, ottenia-mo80. Se questa fede c’è si può e si deve vederlo dai segni che la testimoniano.

…nel mio nome...Gesù è il nome nel quale è scritto che possiamo essere salvati,

è il nome pieno di potenza che significa letteralmente «YHWH salva». È in nome suo che siamo chiamati a vivere e a rapportarci con tutti, compreso il Padre, quando gli chiediamo qualcosa81. Nel nome del Signore dobbiamo iniziare e finire ogni cosa82.

Una comunità cristiana – dato che secondo il comando di Gesù è chiamata ad evangelizzare – può vivere la presenza di “se-gni e prodigi” solo quale accompagnamento della testimonianza che dà. Quando la ricerca dei segni dovesse diventare preponderante rispetto all’annun cio del Vangelo, non sarebbe più la grazia divi-na ad operare, ma ben altro, con gravi rischi per chi opera in tal senso come ci mette in guardia Gesù stesso: “molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demoni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità”83. È da notare che i prodigi possono

79 Atti 2,43; 14,3.80 Cfr. Marco 11,24.81 Cfr. Giovanni 16,23.82 Cfr. Colossesi 3,17.83 Matteo 7,23.

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essere fatti nel nome di Gesù senza che Gesù c’entri nulla: questo è quanto accade quando si vuole ottenere non la costruzione del Regno di Dio, bensì quella di una gloria personale, per un egoi-stico tornaconto, invece che per amore del prossimo.

…scacceranno i demoni...I demoni, secondo l’insegnamento della Chiesa Cattolica,

sono “angeli decaduti per avere liberamente rifiutato di servire Dio e il suo disegno. La loro scelta contro Dio è definitiva. Essi tentano di as-sociare l’uomo alla loro ribellione contro Dio”84. Scacciare i demoni significa innanzitutto smascherare la loro opera di corruzione per far perdere la grazia e la comunione con Dio inducendo al pecca-to; poi, una volta venuto alla luce l’inganno, scacciarlo lontano dalla vita dei fratelli cui l’evangelizzazione è rivolta. Come è ac-caduto anche nella vita del Signore, i cristiani, sono innanzitutto chiamati a fare piazza pulita del loro nemico. Quando Gesù inizia la sua missione, appena uscito dall’acqua del Giordano, si trova a fare i conti con la tentazione del demonio85; quando comincia ad evangelizzare, il primo ostacolo che si trova ad affrontare è l’opposizione di un indemoniato86. In tutti e due i casi Gesù, per prima cosa, scaccia lontano i demoni. Così anche i cristiani, nel loro annunciare il Vangelo devono imitarlo facendo altrettanto.

...parleranno lingue nuove...Il parlare lingue nuove, segno della fede dei cristiani, significa

avere un linguaggio compreso da tutti, come fu davvero evidente nel giorno di Pentecoste, quando Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo riescono a capire nella loro lingua nativa le grandi opere di Dio quello che i Galilei dicono87.

... prenderanno in mano i serpenti...

84 Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 414.85 Cfr. Matteo 4,1; Marco 1,12-13; Luca 4,1-2.86 Cfr. Marco 1,21-2687 Cfr. At 2,5-11.

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La fede dei credenti è più potente di qualsiasi veleno, sia quel-lo dei serpenti che quello preparato e somministrato dagli uomi-ni. La fede protegge da queste insidie, rendendole impotenti. Il più celebre esempio di questi segni è nella Scrittura e riguarda san Paolo; egli fu protagonista, nell’isola di Malta di un episodio nel quale una vipera gli morse la mano, ma, sotto lo sguardo in-credulo degli isolani, non gli recò danno88.

…imporranno le mani ai malati e questi guariranno…L’imposizione delle mani è il gesto che Gesù chiede esplici-

tamente di fare ai credenti quale mezzo per veder guarire gli ammalati. Essa può comunque avere almeno due significati: un significato di invocazione e un significato di consacrazione. Il primo è appannaggio dei laici, il secondo dei sacerdoti durante i sacramenti. Nel Rinnovamento si fa un largo uso dell’imposizio-ne delle mani con un carattere soltanto invocatorio, come Gesù quando, ad esempio, ponendo le mani sopra i bambini li benedi-ceva, oppure quando prega per gli ammalati89.

Imporre le mani ha anche un valore altamente simbolico: richiama l’immagine dello Spirito Santo che copre con la sua ombra, ma ricorda anche lo Spirito Santo che aleggiava sulle ac-que90; in ebraico il termine che traduciamo con aleggiava signifi-ca «ricoprire con le proprie ali, o covare, come fa la gallina con i suoi pulcini». Dice Tertulliano: “la carne è adombrata dall’imposi-zione delle mani perché l’anima sia illuminata dallo Spirito”91. C’è un paradosso: l’imposizione delle mani illumina adombrando, come la nube che seguiva il popolo eletto nell’Esodo o quella che av-volse i discepoli sul Tabor92. Il discepolo Anania viene inviato da Saulo perché recuperi la vista che aveva perduto nel momento

88 Cfr. Atti 28.89 Cfr. Marco 10,13-16; Matteo 19,13-15; Marco 6,5; 8,23-25; Luca 4,40;

13,13.90 Cfr. Luca 1,35; Genesi 1,2c.91 TErtulliano, Sulla risurrezione dei morti, 8,3.92 Cfr. Esodo 14,20; Matteo 17,5.

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in cui aveva incontrato Gesù sulla via di Damasco, attraverso l’imposizione delle mani. L’ordine di imporre le mani viene dato ad Anania dal Signore stesso e diventa un gesto efficace per la guarigione fisica di Saulo. Saulo, una volta divenuto credente, assunto il nome di Paolo, a sua volta impone le mani su un am-malato e questi guarisce93.

Pregate gli uni per gli altri per ottenere la guarigioneTutto quanto abbiamo fin qui detto sui segni che accompa-

gnano l’evangelizzazione ha anche una sua valenza per quanto riguarda la comunità cristiana al proprio interno. Ce ne parla l’apostolo Giacomo nella sua lettera: “Chi è malato, chiami presso di sé i presbiteri della Chiesa ed essi preghino su di lui, ungendolo con olio nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salverà il mala-to: il Signore lo solleverà e, se ha commesso peccati, gli saranno perdo-nati. Confessate perciò i vostri peccati gli uni agli altri e pregate gli uni per gli altri per essere guariti. Molto potente è la preghiera fervorosa del giusto”94. È un dovere, dunque, per la comunità occuparsi dei propri ammalati i quali, oltre all’assistenza fisica di cui hanno bisogno, hanno anche la necessità della preghiera del corpo.

L’uomo nuovo, dunque, non è più solo davanti alla propria vita con le sue difficoltà – non solo perché ha Dio – ma perché Dio lo ha inserito in un corpo di fratelli e sorelle, configurato a Cristo. L’uomo nuovo sa di poter contare su questo corpo, presieduto da-gli anziani (presbiteri) della Chiesa. L’unzione con olio, riservata ai presbiteri, depositari della funzione sacramentale, indica però anche la presenza viva e vivificante dello Spirito Santo, presente e operante nella Comunità dei credenti. Condizione essenziale perché l’efficacia della preghiera taumaturgica sia garantita, non è certo la correttezza dell’azione rituale, bensì la fede di chi prega.

93 Cfr. Atti 9,10-18; 28,8.94 Giacomo 5,14-16.

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L’apostolo invita inoltre ad ammettere i peccati davanti alla Comunità, vivendo nella sincerità, perché nessuno monti mai in superbia, perdendo così la grazia che Dio dà agli umili95.

La preghiera di intercessione, ma anche la preghiera di invo-cazione per chi è nel bisogno, diventa un imperativo, secondo l’Apostolo. Non è qualcosa che si può, bensì qualcosa che si deve fare. Scopo della confessione e della preghiera gli uni per gli altri è la guarigione interiore. Se la malattia è l’incapacità di acco-gliere e dare l’amore (come Dio aveva previsto per l’uomo), la guarigione arriva dall’umiltà e dalla carità fraterna.

Chi può esercitare il carisma della preghiera sui fratelli?Ogni battezzato, ogni membro del Corpo di Cristo può prega-

re sui fratelli anche mediante l’imposizione delle mani, usando questo gesto nel suo significato di invocazione e benedizione.

Quali sono è le persone più adatte a pregare su una persona?Tutti possiamo e dobbiamo pregare ma alcune persone sono

particolarmente idonee: chi è stato guarito dallo stesso problema o malattia – perché più di altri ha fede; chi soffre della stessa ma-lattia o problema – perché più di altri ha compassione; chi ama quella persona – perché più di altri desidera la guarigione.

Con quale atteggiamento o disposizione si prega sui fratelli?Con la semplicità di bambini che sanno di avere un Padre On-

nipotente “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto... il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano”96. Con fede in Dio sapendo che Egli ci ascolta sempre e ci dà le cose di cui abbiamo bisogno: “la preghiera fatta con fede salverà il malato”97. La fede vera non ha paura di chiedere anzi osa. Con amore: durante la preghiera chiediamo il dono che

95 Cfr. Proverbi 3,34; Giacomo 4,6; 1Pietro 5,5.96 Matteo 7,7-1197 Giacomo 5,15.

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il nostro cuore diventi come il cuore di Gesù per amare come lui ama la persona che riceve la preghiera.

Per che cosa dobbiamo pregare?Certamente per la guarigione sia fisica che interiore, ma an-

che per sostenere i nostri fratelli e le nostre sorelle in un mo-mento di prova dove possiamo donar loro consolazione o per la loro esigenza di ricevere una luce o una parola che li sostenga e li illumini, e più in generale per ogni necessità.

Come avviene la preghiera?Lo Spirito Santo non ha schemi, tuttavia proviamo a fare un

esempio. La persona che chiede la preghiera viene accolta dai fratelli. Il clima deve essere di semplicità perché è Dio che opera, non noi. Si chiede allo Spirito Santo il dono della fede, della spe-ranza e dell’amore. I fratelli che pregano chiedono a Dio di essere usati con potenza ma soltanto per la gloria di Dio. Essi chiedono anche al Padre di poter avere l’amore che Gesù ha per la persona malata per poter pregare come Gesù e attraverso Gesù. Si invoca sempre lo Spirito Santo su chi riceve la preghiera e si dà ampio spazio al dono delle lingue specie nelle preghiere nelle quali si intercede per la guarigione.

AttualizzazioneUn tempo non potevi andare dal Signore perché eri paralizzato

dai tanti peccati, dalle consuetudini, dalle mode, dalle ideologie del mondo che, come gli scribi e la folla del vangelo, ti impediva-no e ti ostacolavano l’incontro con Gesù. Non potevi camminare con le tue gambe, il tuo peccato ti faceva stare fermo, immobiliz-zato sul tuo lettuccio.

Ora, invece hai incontrato la fede della Chiesa nel volto dei fratelli che hanno preso su di loro la tua paralisi, ma anche il tuo desiderio di camminare spedito nella via della fede. Gesù, quando ti ha visto, non ha guardato i tuoi peccati, ma la tua fede celata nella nostalgia di Dio che hai sempre custodito in te e ti

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ha perdonato. Ora puoi camminare in una vita nuova. Ora con la barella in mano ritorni a casa con il desiderio di portare a Gesù chi ti assomigliava e che non ha ancora avuto la grazia di incon-trarlo personalmente. Ora puoi annunciare agli altri ciò che hai visto, ciò che hai udito, ciò che hai contemplato, ciò che le tue mani hanno toccato, cioè il Verbo della Vita, Gesù Cristo!98

Domande per la riflessione• Riconosco da quale paralisi il Signore mi ha guarito?• Ho compreso che la paralisi di cui soffrivo veniva dal peccato?

Ho compreso che l’opera di guarigione più grande di Dio nella mia vita è quella del suo perdono?

• Adesso che sono stato liberato dalla paralisi, ho il desiderio vivo di seguire Gesù?

• Ho capito che i segni e i prodigi accompagnano l’evangelizza-zione e non sono fine a se stessi?

• Credo che Dio ci ascolta?• Ho compreso che nella vita nuova non sono più solo, ma Dio

mi ha messo in un corpo di fratelli e sorelle attraverso i quali Egli vuol continuare ad agire nella mia vita?

• Ho compreso che cominciare ad aprirmi agli altri, mostrando ciò che sono senza paura è di per sé fonte di guarigione?

• Sono disposto a guardarmi intorno per riconoscere coloro che possono aver bisogno della mia preghiera?

• Desidero diventare qualcuno che accompagna gli altri a Gesù?

Possibili impegni da prendere• Scegli una persona (un amico o un parente) e annunciargli

ciò che il Signore ha fatto per te.• Cominciare a pregare intensamente e con continuità per la

guarigione (fisica o spirituale) di una persona che conosciamo98 Cfr. 1Giovanni 1,1-3.

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