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Settembre 2017 Zona 508 Trimestrale Dagli Istituti di pena Bresciani—Autorizzazione del Tribunale di Brescia n.25/2007 del 21 giugno 2007 Zona 508 il trimestrale DAgli Istituti di pena Bresciani Civiltà e culture: la famiglia

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Settembre 2017

Zona 508 Trimestrale D

agli Istituti di pena Bresciani—A

utorizzazione del Tribunale di Brescia n.25/2007 del 21 giugno 2007

Zona 508 il trimestrale DAgli Istituti di pena Bresciani

Civiltà e culture: la famiglia

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Autorizzazione del Tribunale di Brescia n.25/2007 del

21 Giugno 2007.

Direttore responsabile: Marco Toresini

Editore:

Act (Associazione Carcere e Territorio)

Vicolo Borgondio, 29 —Brescia

Redazione amministrativa: c/o Act

Vicolo Borgondio, 29—Brescia

Tipografia: FZ GRAPHIC & DESIGN

Via Malta 12, Brescia

Redazione:

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vocidalcarcere/

Albert, Elidijon, Pjeter, Shkelzen, Edmond, Marco, Dritan, Edmond, Alban, Fation, Anass, Mohamed, Pjetri, Disha, Shkelzen, Roberto, Angiolino, Chico, Maurizio, Luciano, Saio, Matar, Morris, Simone, Anna, Andrea, Daniela, Lucia, Laura, Camilla, Roberta, Elisabetta, Federica, Giulia, Alessandra, Marta, Virginia R., Virginia V., Enrica.

Editoriale

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La famiglia per noi

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Famiglia “in arte”

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Il matrimonio

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Incontro con l’esperto

19

Cinema

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Sommario

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EDITORIALE

I legami sono fatti di disegni e ri-cordi. I legami sanno anche essere un'ancora di salvezza, la ragione per non arrendersi, il motivo per ri-mediare sui propri sbagli, per deci-dere di cambiare vita. Parlare di fa-miglia all'interno di un carcere vuol dire riflettere su tante cose, vuol di-re riconoscere un diritto alla norma-lità anche di chi sta in un luogo di detenzione, lavorare affinché possa-no essere riconosciuti diritti primari come quelli all'affettività e alla geni-torialità, la cui negazione non può diventare una pena accessoria. In questo numero di Zona 508 i pen-sieri e le riflessioni hanno cercato di ricostruire affetti famigliari, dinami-che sociali, in un viaggio che è an-che un percorso tra culture e mondi diversi. La detenzione rappresenta per i legami famigliari una situazio-ne spesso traumatica, che logora i rapporti, proprio quelle situazioni che andrebbero al contrario consoli-dati perché, lo dicono i dati, il rap-porto famigliare è uno dei tanti fat-tori che riducono il rischio di recidi-va. Del resto il tema dei figli e della famiglia è in cima ai bisogni espres-si dai detenuti, lo ha esplicitato re-centemente anche il rapporto del

garante delle carceri bresciane: al-cuni detenuti hanno chiesto addirit-tura la possibilità di organizzare in carcere un campo estivo per poter condividere con i figli intere giorna-te di studio e di gioco. Un progetto di non facile realizzazione, ma le carceri bresciane stanno già lavo-rando sodo per l'umanizzazione de-gli spazi per gli incontro famigliari all'interno delle strutture. Piccoli, grandi interventi per tenere vivi quei legami che possono aiutare a recuperare un'esistenza finita fuori strada.

Marco Toresini

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Durante questi tre mesi, abbiamo l a v o r a t o s u l t e m a d e l l a "famiglia".

Abbiamo composto un'intervista alla quale ognuno di noi ha risposto in modo diverso, anche in base al rapporto che ognuno di noi ha con i propri familiari.

Facciamo presente che il gruppo è multietnico, perciò ciascuno proviene da paesi diversi per usi e costumi.

Oggi ci troviamo a consultarci e a confrontarci su questo tema delica-to, per comprendere il nostro comu-ne denominatore.

Abbiamo realizzato che la famiglia per noi è molto importante ed è un punto di riferimento solido: nel mo-mento del bisogno troviamo

sostegno e conforto. Per questo motivo l'abbiamo defi-

nita come amore, sostegno, vita e responsabilità.

Per molti di noi non esiste una fa-miglia perfetta, ma quando essa è riunita, le emozioni che proviamo sono positive: felicità, armonia, allegria, proprio come quando si è in ferie!

Sentiamo che i valori che ci sono stati trasmessi sono principalmente rispetto ed educazione.

Per la maggioranza di noi la fami-glia continua ad essere patriarcale, nel senso che chi definisce le rego-le, chi dà equilibrio al nucleo fami-gliare e chi prende le decisioni im-portanti è il padre.

Per altri invece i ruoli sono bilan-

ciati poiché ognuno, padre o madre che sia, offre il proprio contributo.

Nel rapporto con i genitori, molti di noi concordano sul fatto che esso debba essere improntato su rispetto e affetto. Dai sondaggi è infatti emerso che un buon 80% ha vissuto un ottimo rapporto con i ge-nitori, definendolo come "uno spec-chio che riflette le nostre emozioni".

Nello specifico, il padre è stato definito come autorità, un riferi-mento, un esempio, un faro che il-lumina il percorso.

La domanda a cui abbiamo avuto più difficoltà a rispondere è stata:" Come ti piacerebbe essere descritto dai tuoi figli?". Questa difficoltà de-riva dal fatto che, molti di noi, non sono ancora padri, ma quello che è emerso è la speranza di poter esse-re un giorno un esempio, un buon riferimento, un eroe come Su-perman.

La redazione di NF

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LA FAMIGLIA per chi sta in carcere

La famiglia è la tua vera speranza di

vita perché se non hai una famiglia

non hai niente. Noi sbagliamo in

continuazione e quando siamo nei

casini tutti spariscono, ma la tua fa-

miglia c’è

sempre e soffre più di te: vedere un

padre o un figlio che sta sprecando i

suoi anni dentro una stanza fa più

male a loro che a noi stessi che ci

stiamo dentro, a quella stanza, ma

purtroppo quello che è stato fatto è

stato fatto.

Però quando uno cade si rialza e

combatte, cercando di non far fare

gli stessi errori al proprio figlio e di-

mostrando di essere cambiato alla

propria madre e padre.

Questo mondo è crudele, e nel nuo-

vo mondo e per la nuova generazio-

ne sbagliare è ancora più facile:

troppe tentazioni si presentano da-

vanti ad essa, ma a volte la soffe-

renza che crei a chi ti vuole bene

ti fa cambiare modo di pensare pur

di vederlo felice, perché ti rendi

conto che se sta male lui stai male

pure te. ENRICO “CHICO”

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INTERVISTA SULLA FAMIGLIA A DUE RAGAZZI DI VERZIANO

Abbiamo sottoposto a due redattori del giornalino le seguenti domande sull’argomento di questo numero. Eccole: 1- Cosa è per te il matrimonio? 2- Secondo te come cambierà la famiglia in futuro? La famiglia musulmana verrà influenzata da quella europea? 3- Quale famiglia vorresti/ sogni per te? 4- Quali sono per te la madre e il padre ideali?

LE RISPOSTE DI LUCIANO: 1-Personalmente la mia concezione sul matrimo-nio è che non deve essere fondato sull’interesse economico, ma sull’amore e sull’andare d’accordo. 2- Confido personalmente che la famiglia del futu-ro possa essere composta da entrambi i genitori. Non sono né disfattista né voglio che essa si sfa-sci. Io sono innamorato dell’amore. La famiglia musulmana si potrà integrare con la famiglia europea se riuscirà a integrarsi ma anche se chi la dovrà accogliere saprà farlo. 3- Sognare una famiglia perfetta è un po’ un’uto-pia ma con tanta buona volontà la desidero com-posta da dolcezza e comprensione. 4- Una madre e un padre dovrebbero essere in-nanzi tutto in armonia tra loro onde trasmettere ai figli tutto ciò che comprendono della vita, ciò che è necessario per le cose che i figli dovranno af-frontare. 5- Una cosa che dovrebbero comprendere le per-sone che stanno al di fuori dal contesto istituzio-nale carcerario è che chi è ristretto ha i medesimi bisogni di chi non è ristretto e affermo che “nessuno è il suo reato, anche chi non lo vuole ammettere”.

LE RISPOSTE DI CHICO 1- Riguardo al matrimonio secondo me non è il passo più importante da fare, come molti pensa-no, perché se ami veramente la persona a cui stai accanto, giorno dopo giorno, e la rispetti nel bene e nel male, allora già così secondo me la parola ‘matrimonio’ diventa soltanto una parola: sono la vita e i giorni che passi con l’amata/o che contano e non l’anello ad un dito. 2- Noi sappiamo bene come fosse una volta la fa-miglia, dato che abbiamo dei genitori che ce lo raccontano e dei nonni che ce lo dicono. Ma su cosa succederà in futuro non saprei, ma posso dire che le cose che accadono ora una volta non accadevano. Se una persona sbaglia e poi ge-nera una famiglia saprà ancora di più spiegare al proprio figlio cosa sia giusto e sbagliato. Riguardo alla famiglia musulmana non so, è un’al-tra mentalità che noi italiani non capiamo perché siamo un popolo di ignoranti, ignoranti nel senso che ignoriamo la nostra religione, non seguiamo le sue regole come fanno i musulmani con la loro, purtroppo essa è quello che è. 3- La famiglia che vorrei è semplice: una donna da amare, un figlio da crescere e un lavoro che mi permetta di dare felicità alla mia famiglia facendo viaggi per far scoprire posti nuovi a mio figlio e far divertire la mia donna senza aver nessun pensiero in testa. Andar fuori a cena, andare a pescare con mio figlio e amare la mia donna cercando sempre la sua felicità. 4- La madre e il padre ideali sono quelli che capi-scono il proprio figlio e che lo aiutano, anche se a volte non lo approvano, ma come ho detto è un mondo nuovo ed è facile sbagliare, eppure una famiglia se vuole riesce a farlo capire ad un figlio senza urlargli contro: bastano le parole, come se fosse un amico. 5-Io non auguro a nessuno di vedere una madre dal finestrino di una volante che si allontana da-vanti a lei, e non auguro a nessuno di vedere una madre ai colloqui dentro ad un carcere, perché i familiari stanno più male di noi qui dentro, ma no-nostante ciò un rapporto può rafforzarsi col passa-re del tempo.

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Io sono Pjeter, vengo dall’Albania ed ho

ventiquattro anni. La mia famiglia è una

famiglia numerosa, con sei sorelle e due

fratelli. Mio padre ha lavorato come Poli-

ziotto Forestale, invece mia madre faceva

la casalinga. Sono cresciuto con amore e

una grande armonia nella famiglia; le e-

mozioni che ho provato sono positive e ne

ho un bel ricordo.

Ci sono molti ricordi in me della mia fami-

glia, tra i quali, quando eravamo bambini

e molto piccoli, per esempio, si giocava

con le mie sorelle che erano più grandi di

me.

Particolarmente mi ricordo quando ci riu-

nivamo a tavola tutti insieme, ci faceva-

mo gli scherzi tra noi, tante volte mia ma-

dre mi sgridava perché facevo sempre ca-

sino a tavola, mentre le mie sorelle erano

molto brave.

Spesso la mattina facevamo colazione

tutti insieme, dopodiché andavamo a

scuola. Io ero a quel tempo l’unico figlio

maschio nella mia famiglia e le mie sorel-

line mi aiutavano a studiare e mi prende-

vano per la mano quando andavamo a

scuola e mi aiutavano portandomi anche

la borsa grande che avevo.

Dopo che la scuola era finita, si tornava

tutti insieme a casa, facevo i compiti e mi

mettevo a giocare ancora, a volte anche

da solo.

Mio padre era un uomo molto serio, lui

rientrava a casa alle 15:30 abitualmente

e, quando lui era a casa, io non facevo

più i soliti casini. Anche mio padre mi vo-

leva bene, nonostante avesse un caratte-

re molto forte.

Invece mia madre era meno tollerante,

spesso accadeva che mi picchiasse.

Con il passare degli anni, la sorella più

grande si era sposata. A quei tempi in fa-

miglia è nato un fratellino: è stato un

giorno bellissimo per me anche perché a-

vevo soltanto nove anni.

Ogni giorno quando mi svegliavo andavo

sempre a vedere come stava crescendo

mio fratello, lui era un bambino paciocco-

ne e mi fissava sempre negli occhi. Inve-

ce, il tempo passava in fretta e si sposa-

rono anche le altre sorelle, qualcuna di

loro ebbe anche i figli, a casa si sentiva

che stavano per andarsene anche quelle

rimaste perché stavano diventando gran-

di. Quando accadde questa circostanza fu

per me un evento molto importante per-

ché uscendo anche loro di casa, il nucleo

famigliare si riduceva ed eravamo di me-

no in famiglia, cosicché la loro mancanza

si faceva sentire.

CHE EMOZIONI PROVO QUANDO LA MIA FAMIGLIA

È RIUNITA

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Dopo sei anni sono andato in Grecia in

maniera clandestina, ormai ero diventato

zio già cinque volte: quando le mie sorelle

venivano a casa con i loro bambini, per

me era una grande emozione e mi sentivo

felice perché i loro figli mi chiamavano

zio.

Mi ricordo anche mio fratello che piangeva

perché io dicevo ai miei nipotini di chia-

mare lui per nome, visto che lui aveva

quasi la loro età.

Ad oggi loro sono cresciuti tutti, qualcuno

ha quattordici anni, qualcuno dodici, dieci,

nove, cinque fino alla piccola che è nata il

10 luglio 2017.

Con la mia famiglia mi sento sempre,

vengono anche a trovarmi qui nel carcere

e passiamo dei bei momenti insieme, per-

ché ci vogliamo molto bene e per noi l’af-

fetto famigliare è un valore molto impor-

tante che bisogna sempre coltivare e raf-

forzare anche, ma soprattutto in momenti

difficili come questo.

Le mie emozioni più belle le rivivo e le

trovo ancora oggi che sono qui dentro e le

sento ancora vive e mie, ricordando sem-

pre questi bei momenti che ho vissuto in-

sieme con i miei cari.

Adesso che io sono cresciuto ho un lega-

me molto forte con i miei genitori, è una

grande famiglia ma sempre più unita.

La mia famiglia forse è all’antica ma è una

famiglia semplice, sicuramente una vera

famiglia dovrebbe essere come la mia.

Pjeter

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LA FAMIGLIA

IN GENERALE

Cosa hanno in comune le tre

diverse tipologie di famiglia, i-

slamica, cinese ed italiana?

Cos’hanno invece di diverso?

La cosa che più mi colpisce è

che in tutte e tre le culture pre-

se in considerazione la famiglia

è sempre al primo posto per tut-

ti, ma nonostante ciò abbiamo

notato che, per tutte e tre le

culture, ci sono delle differenze

nel modo di gestire le persone

che fanno parte del nucleo da

parte di chi ne tiene le redini,

ovvero il capo famiglia.

Prendiamo ad esempio la com-

posizione del nucleo famigliare

inItalia.

Fino a 40/50 anni fa era solo il

capo famiglia a prendere le deci-

sioni riguardanti tutte le persone

che ne facevano parte. Succede-

va questo perché spesso chi si

sposava rimaneva comunque

nella casa di famiglia e quindi

sotto lo stesso tetto dei genitori.

Per questo motivo, il capofami-

glia aveva l’ultima parola su tut-

te le decisioni riguardanti i figli

e i coniugi.

Negli ultimi anni però sono av-

venuti molti mutamenti: ora la

famiglia italiana, generalmente,

è costituita da uno/due figli e

non 8/10 come un tempo e tutto

ciò deriva dal fatto che per

problemi economici entrambi i

coniugi lavorano, quindi hanno

meno risorse per la famiglia e

anche perché ora si tende a spo-

sarsi e non rimanere più con la

famiglia di uno dei due sposi,

ma si tende a diventare comple-

tamente indipendenti e a creare

piccoli nuclei famigliari.

La stessa cosa possiamo notarla

nella cultura cinese dove stanno

accadendo diversi mutamenti

nella natura della famiglia. In-

fatti molti giovani ora pretendo-

no di scegliere la loro compagna

a differenza delle epoche scorse

in cui i matrimoni erano combi-

nati.

Benché sia comunque radicata la

convinzione che i figli debbano

curarsi dei genitori anziani, la

tendenza anche in Cina è quella

di creare dei piccoli nuclei fami-

gliari indipendenti dalla famiglia

di origine.

Tutti questi cambiamenti, sia in

Cina che in Italia, sono da impu-

tare al cambio dello scenario

economico/sociale dei rispettivi

Paesi.

Nella cultura islamica i nuclei

famigliari sono ancora numerosi.

Questo è dettato anche dal fatto

che, a differenza dei matrimoni

cinese e italiano, quello musul-

mano non ha una valenza di sa-

cramento e per questo l’uomo

islamico può decidere di creare

una famiglia con più mogli. Di

conseguenza più numerosa.

Nello stato islamico il divorzio,

senza il consenso del marito, a

differenza che in Italia o in Cina,

non è contemplato.

Il sostentamento economico,

nella fede islamica, spetta esclu-

sivamente al capo famiglia, così

come l’educazione dei figli spet-

ta alla donna. In Italia e in Cina

invece i compiti sono divisi e-

quamente tra moglie e marito.

A riguardo della differenza nel

ruolo degli anziani nelle tre cul-

ture ci sono grandi divergenze:

in Italia come in Cina, ha perso

molto valore, perché in queste

due culture ci sono stati dei

cambiamenti sia dal punto di

vista sociale ed economico e

l’anziano non viene più rico-

nosciuto come figura centrale

della famiglia, mentre nella

cultura islamica all’anziano è

riservato un posto centrale.

EDMOND e MARCO

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I valori della famiglia albanese

La famiglia in Albania è il nostro principa-

le punto di riferimento.

E’ lo specchio dei nostri valori, in quanto

esseri umani, è la nostra essenza di vita.

Anche la famiglia albanese, rispetto a 50

anni fa, ha subito notevoli cambiamenti;

ciononostante molti dei suoi valori sono

rimasti indelebili.

In Albania il padre continua ad essere il

faro che illumina il nostro cammino per

noi. E’ il padre che regola l’economia del-

la casa, è il padre che provvede al man-

tenimento della famiglia, è il padre che

prende ogni tipo di decisione, è il padre

infine che viene visto in tutta la sua figu-

ra autoritaria. Di norma ai figli maschi

viene lasciata l’eredità, sia in termini di

beni materiali (casa, terra, denaro) sia in

termini di principi fondamentali.

Spetta invece alla donna il ruolo di ma-

dre, che deve allevare ed educare i figli.

Chi l’aiuta in questo compito è la suoce-

ra, alla quale la madre porterà una quasi

assoluta devozione. Come se fosse una

seconda madre.

Un ruolo importante in Albania riveste il

matrimonio.

In alcuni casi, la cerimonia può durare

anche una settimana… dal lunedì al saba-

to. Ogni sera fino a mezzanotte si fanno

balli e canti tradizionali come la Poja, la

Kuksi, la Katiushkia, la Napoloni.

I parenti e vicini partecipano anche senza

essere invitati. Nonostante le famiglie

moderne di oggi abbiano subito diversi

mutamenti, la maggior parte di noi conti-

nua a mantenere intatta la nostra tradi-

zione e i nostri insegnamenti tramandati

dai nostri padri e che a nostra volta tra-

manderemo ai nostri figli con amore e

perseveranza.

Albert

Pjeter

Elindjon

Zen

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oesia RICORDA PAPA’ Ricorda papà che se non giochi con me ora, quando tu lo vorrai io sarò cresciuto.

Ricorda papà che l’armonia che c’è tra te e la mamma mi dà tranquillità.

Ricorda papà che io imparo ad amare nella stessa misura in cui tu ci dimostri amore.

Ricorda papà che sono molto felice quando giochi con me piuttosto che riposare.

Ricorda papà che tutto quello che io apprendo con te, lo ricorderò per tutta la vita.

Ricorda papà che l’amore e il rispetto che tu dimostri agli altri, saranno l’amore e il rispetto che io

apprenderò per darli agli altri in egual misura.

Ricorda papà che io sempre ti ringrazierò per tutto quello che fai e hai fatto per me.

Ricorda papà che ho bisogno di te come miglior guida e consigliere per sbagliare il meno possibile.

Ricorda papà che la tua presenza nella mia vita è indispensabile per la mia sicurezza.

Ricorda papà, se mi comporto male, di non avere esitazione nel correggermi, anche se mi vedi pian-

gere o arrabbiato per il tuo rimprovero.

Ricordati papà che il comprarmi quello che ti chiedo non sarà motivo perché i ti chieda di più.

Ricordati papà che mi sento felice quando vedo che abbracci la mamma.

Ricorda papà che capisco di più quando mi parli con tranquillità.

Ricorda papà che mi sento molto orgoglioso di te perché risolvi tutto.

Ricorda papà che ti amo.

Ricorda papà che tu sei il miglior papà.

Morris

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PROTEGGO ME STESSO O LA

MIA FAMIGLIA?

Sono ormai trascorse alcune

settimane… Mi trovavo all’uni-

versità di Scienze della Comuni-

cazione di Bergamo, con altri

detenuti e rappresentanti dell’e-

quipe educativa della C. R. Ver-

ziano, così come da alcuni anni

a questa parte. Mi è stata posta

questa domanda: “Proteggo me

stesso o la mia famiglia?”. Do-

manda semplice all’apparenza…

Si sa, a volte l’apparenza ingan-

na! Questa è la mia risposta.

Proteggo, tutelo…E’ stato dove-

roso fare una distinzione tra la

famiglia d’origine, quei genitori

che io definisco “diversamente

genitori” e la mia famiglia, Lau-

ra, Graziano e Mauro: è questa

la mia famiglia. Ho imparato nel

corso degli ultimi anni cos’è una

famiglia, quel nucleo di persone

che sono unite non da un pezzo

di carta, “stato di famiglia”, ma

da un Amore profondo, sincero,

esseri umani che si affidano l’u-

no all’altra, che riescono a con-

dividere gioie, dolori, speranze,

malumori, uniti nella profonda e

sincera certezza che nessuno e

nulla possa mai e in alcun modo

scindere questo legame. Una

famiglia, la mia famiglia, è in

grado di supportare ognuno dei

propri membri anche a distanze

impensabili, riesce ad Amare

anche là, dove vi sono alte mu-

ra, e nodose normative che pro-

vano a contrastarne l’affetto, il

rispetto, l’Amore, riuscendo così

a tutelarsi nel modo più sempli-

ce e spontaneo che possa esi-

stere.

Poi, si sa, la famiglia del Mulino

Bianco, se restasse senza ac-

qua, senza vento, senza nulla

che possa alimentarne le pale,

del mulino per l’appunto, riusci-

rebbe ugualmente a sfornare

pane soffice e buono, dolce o

salato che sia, ci riuscirebbe

perché rispetto e Amore non

possono soffrire l’ignoranza, an-

che quando questa dilaga ed

alimenta gli oceani. Rispettan-

dosi, Amandosi, lavorando a

progetti comuni, ascoltandosi,

così, si possono superare i mo-

menti bui che la vita ci può ri-

servare. Io non posso esistere

senza la mia famiglia, proteg-

gendo loro proteggo me stesso,

non può esistere una scelta di-

versa!

MANUEL

Essere presenti nell’assen-

za?

Credo, anzi ne sono sicuro, che

si possa essere presenti nella

vita dei nostri figli e dei nostri

cari anche se lontani fisicamen-

te.

Personalmente, mi sento ancora

più vicino a mio figlio e vedo

che il nostro legame si va fortifi-

cando sempre più, anche se è

difficile non vedersi tutti i giorni,

ma i nostri pensieri e il nostro

amore ci tengono vicini in ogni

momento della giornata.

Le poche ore che riusciamo a

vederci, cerco di parlare a mio

figlio il più possibile, senza na-

scondermi dietro false verità di

comodo perché alla base di un

buon rapporto penso debba es-

serci sincerità.

Sicuramente la detenzione met-

te a dura prova i nostri affetti ed

è difficile vedere del bene in

questa sofferenza. Cerchiamo di

sfruttare questo momento per

passare un messaggio ai nostri

figli, ripercorrendo gli errori e

cercando di insegnar loro un

cammino di legalità e meno sof-

ferente del nostro.

Allora sì, potremmo dare una

svolta positiva agli sbagli che ci

hanno condotto in carcere, per-

ché il futuro sono i nostri figli e i

nostri figli sono la società di do-

mani.

Se sapremo piantare in loro pic-

coli semi di legalità, i frutti che

ci daranno saranno belli e sani.

Comunque… si può essere pre-

senti anche nell’assenza.

Morris

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a famiglia dietro le sbarre È stato chiesto ai ragazzi di Nerio Fischione di rappresentare, attraverso la tecnica del collage , con delle immagini, come vivono la loro famiglia in carcere.

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MATRIMONI E POPOLI

Personalmente non ho alcuna esperienza

di matrimoni, non essendo mai stato

sposato. Da ricordi giovanili rammento di

quando mi recavo con i miei coetanei nel

piazzale della chiesa del paese natio, ad

osservare gli occasionali sposi, quando si

lanciavano loro per tradizione i confetti

che noi giovani raccoglievamo entusiasti.

Commentando altresì come avvengono le

unioni tra le etnie indiane e cinesi direi

che sono simili, molto folcloristiche e

combinate dalle famiglie, senza un reale

sentimento da parte degli sposi. Ciò non

toglie che con il tempo esso possa na-

scere.

Per quanto riguarda il matrimonio africa-

no e islamico direi che sono molto legati,

addirittura abbarbicati alle tradizioni in

uso nel loro paese di origine, cosa che

alcuni non condividono, ma son scelte da

rispettare.

In conclusione, personalmente opto per

la convivenza, ci si può rispettare lo

stesso.

LUCIANO

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“Tark Gui” -

Il matrimonio

Oggi, in Senegal, molti ma-

trimoni sono combinati in

diverse etnie, perché per i

senegalesi il matrimonio

corrisponde, prima di tutto,

ad un’alleanza tra famiglie.

Viene impartita questa edu-

cazione dalla famiglia e

spesso, per mantenere gli

stessi parametri educativi, il

matrimonio avviene tra cu-

gini.

La donna ha diritto di rifiu-

tare pretendenti non graditi.

Oggi, i giovani tendono a

sposarsi per amore e spesso

l’ultima generazione lascia

la famiglia per trasferirsi a

vivere nei centri urbani.

Esiste tutto un rituale per

preparare la sposa.

Essa viene lavata in un ri-

tuale molto preciso ed in

presenza di mamma, sorelle

e le altre mogli del padre.

Dopo il lavaggio, la sposa

viene fatta sedere in un ce-

sto che normalmente serve

a raccogliere le spighe di

miglio.

Le donne invocano gli ante-

nati e versano un poco di

acqua sul capo della sposa.

Attraversando questi riti, si

libera dalle energie negative

e poi la sposa viene vestita

con due teli bianchi: uno le

cinge la vita mentre l’altro

le copre il busto e la testa.

Dopodiché le offrono un gri-

gri (talismano) che porterà

al collo per proteggersi dagli

spiriti maligni.

La celebrazione del matri-

monio religioso ha luogo do-

po la terza preghiera del Ta-

kussan.

Questa preghiera si fa metà

pomeriggio.

Tutti gli uomini si recano al-

la moschea per pregare, do-

podiché l’imam pronuncerà i

riti sacri.

E’ sempre il padre della spo-

sa che dà il suo consenso

davanti ai testimoni poiché

in questa prima fase la spo-

sa non è presente.

Gli sposi possono vedersi

solo la sera.

In attesa di quel momento

la sposa resta in casa con le

donne.

E’ una fase delicata in cui le

donne preparano la giovane

sposa e la informano sui

comportamenti che dovrà

avere nei confronti del mari-

to e come deve sedurlo.

Non può esistere matrimo-

nio senza noce di cola: è un

frutto amaro. Ha un valore e

simbolico che rappresenta

l’unione, il riavvicinamento

e il perdono.

La noce di cola compare in

tutte le situazioni importan-

ti.

Per esempio, se tra due per-

sone c’è stata una lite, quel-

la delle due che spera in u-

na riconciliazione si presen-

ta all’altra con questo frutto.

Dopo che il consenso al ma-

trimonio è stato dato, ven-

gono elargite le benedizioni

agli sposi e a tutti i presenti

vengono offerte le noci di

cola.

Matar

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La pratica religiosa non è sintomo di

diversità

Con la fine della Seconda Guerra Mondiale

in Albania è stato imposto un sistema co-

munista dalla Russia.

Il comandante delle forze armate per la li-

berazione dell’Albania, Enver Hoxha, primo

segretario del partito comunista albanese,

divenne capo dello Stato assumendo un

potere di regime totalitario su tutta l’Alba-

nia per più di quarant’anni.

Dopo la caduta di Stalin, Hoxha strinse

strategicamente un rapporto politico con la

Cina governata da Mao Tse-tung.

L’Albania è per maggioranza mussulmana

con una partecipazione del 70% dei suoi

abitanti e per il 20% ortodossa, infine il re-

stante 10% cattolico.

Con il sistema di regime totalitario, ovvero

il comunismo militare, si è creata una net-

ta contrapposizione tra le classi sociali. Ho-

xha ideava un nuovo uomo, un uomo privo

di pregiudizi e libero da influenze idealisti-

che, senza alcun tipo di distrazione.

Abolendo ogni pratica religiosa nel 1961,

trasformò i luoghi di culto in centri culturali

comunisti.

Il comunismo divenne così per l’Albania l’u-

nica e assoluta “religione” possibile.

Nel 1990, finalmente il regime comunista

dell’Albania giunse al termine del suo ope-

rato ed ogni persona tornò alla propria li-

bertà individuale, libera di professare il cul-

to che riteneva più idoneo e giusto per sé.

Ad oggi, in Albania esiste un’armoniosa

convivenza tra le differenti religioni così

come fu nei tempi precedenti al regime to-

talitario.

Questa enorme forma di rispetto tra le reli-

gioni è simbolo ed esempio per tutto il

mondo.

In una visita del Papa in Albania, lo stesso

ha elogiato questa espressione di grande

civiltà presente nel nostro Paese, a cui tutti

dovrebbero fare riferimento.

In Albania infatti, le religioni non hanno

mai avuto nessun conflitto tra loro e i ma-

trimoni e le relazioni inter-religiose non so-

no mai state considerate una diversità; è

sempre stata concessa una discreta libertà

pacifica in tutta la nazione riguardo a que-

sto tema.

In Albania appartenere ad un credo religio-

so diverso da quello di un proprio conna-

zionale non rappresenta un elemento di di-

versità.

Disha

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I l 2 settembre a Nerio Fischione abbiamo avuto il piacere di ospitare in redazione tre esperte di “famiglia e multiculturalità”. Grazie a

Francesca, Mahjouba e Raisa per la professionalità e la disponibilità dimostrate.

INCONTRO CON LE ESPERTE

Per prima cosa vorrei ringraziare tutto il gruppo di volontari che ci ha guidato qui dentro.

Per me è stato un incontro molto signi-ficativo e vorrei esprimere il mio pensiero riguardo l'argomento trattato: la fami-glia.

Ho imparato molto da Francesca che è intervenuta spiegando in modo approfon-dito il ruolo che i genitori devono avere dinanzi ai problemi con i figli.

Mi hanno affascinato molto gli inter-venti di Mahjouba e Raisa che ringrazio tanto per averci spiegato come si può e come si deve vivere in un paese cultural-mente diverso.

Ho compreso che ogni cultura è diver-sa dalle altre ma con l'aiuto della scuola e delle istituzioni ci si può integrare in tutti i paesi d' Europa.

L'aspetto fondamentale è imparare a fondo la lingua del paese in cui si vive e studiare attentamente come funziona la

sua legge, avendo rispetto di tutte le cul-ture.

Per questo si è sottolineata l' impor-tanza dei genitori e della famigli, la quale deve portare e trasmettere un messaggio educativo ai figli, affinché possano inte-grarsi al meglio.

Vorrei concludere con un importante monito: impariamo a leggere e studiare con passione la storia delle diverse cultu-re. Per noi è importante la storia di que-sto Paese, che ci ha dato molto.

Non dimentichiamo che non abbiamo solo diritti, ma anche doveri.

Grazie. Anass

COLAZIONE CON I VOLONTARI

Quest’anno in occasione del Ferragosto lo staff della gestione del giornalino ha offerto a noi detenuti

di Nerio Fischione una colazione con un incontro di intrattenimento totalmente di svago.

Per l’appunto, vogliamo esprimere l’alto gradimento che ha suscitato tra di noi detenuti e vogliamo

così ringraziare Federica, Camilla, Virginia, Marta, Chiara e Giuseppe che con tanta dedizione ci ten-

gono compagnia alleviando la soffocante permanenza in carcere.

Perciò tante grazie di cuore da parte di tutti noi!

La redazione interna di Zona 508

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inema Sabato scorso

5/8/2017 ab-

biamo visto un

film che parla-

va di una fa-

miglia france-

se.

Secondo noi è

stato un film

molto piacevo-

le perché si

riusciva a capi-

re abbastanza

bene l’idea della cultura e anche delle tradi-

zione diverse che il mondo riserva.

Il film parlava di una famiglia che aveva quat-

tro figlie, queste erano sposate con diverse

persone provenienti da paesi di svariate parti

del mondo.

La più grande era sposata con un marocchino,

la seconda con un israeliano, la terza con un

cinese mentre la quarta più piccola aveva

sposato un africano. Tutto nasce da lì.

Ma anche i primi contrasti famigliari, poiché il

padre di questa famiglia avrebbe voluto che

almeno una tra le sue figlie avesse sposato

un ragazzo francese e possibilmente cattolico.

Questa famiglia all’inizio non se la passava

molto bene, notando anche i caratteri dei

nuovi membri e anche le loro differenze di o-

rigini.

Per esempio, quando si riunivano a tavola, il

marocchino non mangiava maiale, all’israelia-

no non piaceva il cibo cinese ed in questo mo-

do si creavano molti disordini e confusione a

tavola con battibecchi.

Cosicché il padre della famiglia, per colpa di

tutte queste incomprensioni, non riusciva ad

andare d’accordo con i suoi generi. Oltre alla

tensione che si era creata in famiglia, il padre

- capo famiglia, aveva anche diversi contrasti

in paese dove davanti ai suoi conoscenti si

sentiva in difficoltà e offeso da discussioni in-

significanti che si venivano a creare. Anche i

generi entrarono in conflitto tra loro per razzi-

smo, perché il cinese non andava d’accordo

con il marocchino e l’israeliano dopo aver a-

perto una posizione lavorativa in banca con il

cognato marocchino decise di chiuderla cre-

ando così ulteriori contrasti.

Non si può certo dire che fosse una famiglia

serena o in armonia e, a proposito della vi-

cenda tra l’israeliano e il marocchino, ci fu an-

che una piccola zuffa. Quando la ragazza più

piccola decise di sposarsi, in questa famiglia

aumentò il grande disordine che già era pre-

sente.

Il fatto che il suo promesso sposo fosse un

africano, quindi di colore, non venne accetta-

to dal padre.

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Lui stette troppo male perché non si aspetta-

va che l’ultima sua figlia avrebbe potuto spo-

sare un uomo di colore!

Dopo il primo impatto, i genitori pensarono

che se la figlia si fosse spostata con questo

ragazzo africano almeno un aspetto positivo

c’era. Lui era cattolico, perlomeno, e questo li

spinse a confrontarsi con la famiglia dello

stesso.

Anche il padre del ragazzo non era convinto

che fosse la scelta giusta per il figlio il fatto di

sposare una donna bianca.

Decise di venire in Francia, parlare con i geni-

tori della futura nuora e venne ospitato nella

casa di famiglia. All’inizio le cose non andaro-

no come avrebbero voluto i due promessi

sposi. I due padri un giorno andarono a pe-

scare insieme e scoprirono che tutti e due

non erano d’accordo sul matrimonio previsto.

Questa nuova scoperta, paradossalmente,

rappresentò un punto di incontro tra i due uo-

mini i quali lo stesso giorno decisero di anda-

re al ristorante insieme.

La serata, complice l’alcool, proseguì e in una

gelateria i due ebbero uno spiacevole equivo-

co.

Passarono in caserma tutta la notte. Nel frat-

tempo il resto della famiglia era in apprensio-

ne e alla ricerca dei due padri di cui non ave-

vano più notizie.

La preoccupazione era dovuta anche al fatto

che il giorno dopo si sarebbe dovuto celebrare

il matrimonio dei due ragazzi.

Quando i generi seppero che i due uomini e-

rano in caserma li raggiunsero. Qui, ci furono

delle incomprensioni con la polizia perché, es-

sendo tutti di etnie diverse, la polizia non cre-

dette che loro facessero parte della stessa fa-

miglia.

Il giorno seguente i padri uscirono di famiglia,

tornarono a casa ma non trovano i due pro-

messi sposi.

A questo punto si resero conto degli errori

che avevano commesso fino a quel giorno

cercando di ostacolare il matrimonio.

Partirono alla ricerca dei due ragazzi e riusci-

rono ad intercettare il treno sul quale la ra-

gazza sarebbe dovuta salire. L’intento era

quello di convincerla a non scappare e farle

capire che si erano sbagliati e che il matrimo-

nio era la cosa giusta da fare.

Arrivati qui, il padre del ragazzo finse di stare

male per fermare il treno, in modo tale da po-

ter scendere e andare in chiesa dove gli invi-

tati stavano aspettando.

Dopo la cerimonia, a casa si svolse il banchet-

to e in questa occasione il padre della sposa

tenne un discorso per spiegare le convergen-

ze che si erano susseguite dicendosi fiero di

questo matrimonio.

Dopo di lui, il padre dello sposo prese la paro-

la per comunicare che avrebbe pensato lui

alle spese del matrimonio appena celebrato.

Secondo noi la Francia è un paese abbastanza

aperto e non razzista, anche se in ogni angolo

del mondo il diverso da noi è diverso, o per

colore o per confessione di fede.

Pjeter e Edmond

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R icette

QOFTE POLPETTE

Ingredienti:

1kg di carne di manzo

macinata

3 cipolle grattugiate

3 uova

100gr di pane grattugiato

6 spicchi di aglio tritati

1 bicchiere di olio di oliva

extravergine

Preparazione:

Tritare e mischiare tutti gli in-

gredienti, formare le polpette

della grandezza desiderata e

immergerle nel pan grattato.

Cuocere sulla piastra o fritte.

TAV KOSI - TEGLIA DI YOGURT

Ingredienti:

Carne di agnello

1 cipolla

Olio di olia q.b.

Farina di grano duro

3 uova grandi

500gr di yogurt bianco

Preparazione:

Bollire la carne di agnello con la cipolla. Oliare una teglia da forno e friggere la

farina di grano duro. Mettere nella teglia la carne, aggiungere lo yogurt e le 3

uova sbattute. Mescolare il tutto e cuocere in forno per 30-40 minuti.

GROSH ME GJUNJ VICI FAGIOLI CON OSSA DI VITELLO

Ingredienti:

Ossa di vitello

Olio di oliva q.b.

3 carote

1 cipolla

1kg di fagioli

4 pomodori grandi

Sale

pepe

Preparazione:

Mettere a bollire le ossa di vitello, le carote, le

cipolle tagliate grossolanamente, i fagioli, i po-

modori ed irrorare il tutto con l’olio, sale e pe-

pe. Il tempo di cottura dipenderà dallo stato dei

fagioli.

...tramandate di generazione in generazione… di Zen

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Se vuoi contattare la redazione invia una mail a: [email protected] ; ti risponderanno le redazioni di Zona508.

“Caro amico ti scri-vo…”

“ Caro amico ti scrivo…”

SI RINGRAZIANO: Per la collaborazione

Le Direttrici del Carcere La polizia penitenziaria

Gli educatori ed educatrici E tutti quelli che hanno

collaborato alla stesura del giornale

Sportello di Segretariato

Sociale: ACT

Vicolo Borgondio 29, Brescia

030/291582 Orari:

Dal Lunedì al Venerdì,

dalle 9.30 alle 12 (su appuntamento)

VOL.CA Via Pulusella 14

Orari Lunedì dalle 9 alle 12

dalle 17 alle 19; Martedi 9.00-17.00; Mercoledi, giovedi, venerdi 9.00-12.00

Hai mai sentito parlare di Act? www.act-bs.it

L’Associazione Carcere e Territorio di Bre-scia è orientata alla promozione, sostegno e gestione di attività che sensibilizzino l’opi-nione pubblica riguardo alle tematiche della giustizia penale, della vita interna al carcere e del suo rapporto con il territorio. Promuove e coordina intese interistituzionali e collaborazioni, sui problemi carcerari, tra l’amministrazione penitenziaria, la magistra-tura, le amministrazioni, le forze politiche, le organizzazioni del privato sociale e del vo-lontariato. Promuove e realizza le iniziative che favori-scono, all’interno del carcere: l’assistenza socio-sanitaria, l’organizzazione di attività sportive, ricreative, formative, scolastiche, culturali e lavorative, l’organizzazione di percorsi di formazione professionale e di progetti sperimentali per l’inserimento lavo-rativo dei detenuti, il reinserimento sociale del detenuto al termine della pena.

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