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Dobbiamo prendere esempio da Maria e fare posto a Gesù che viene: nella festa di Natale spesso rumorosa infatti la cosa più difficile è ormai riuscire a creare quello spazio di silenzio che è necessario per accogliere il Signore che viene per salvare luomo. Durante tutto il perio- do di avvento Papa Francesco ci ha continua- mente ricordato questo, come in un cammino culminato nella riflessione mattutina dellanti- vigilia in cui ha affermato come la Chiesa tutta sia, come Maria, in attesa di un parto. La Chiesa infatti, così come Maria e così come ciascuno di noi, percepisce quello che sentono tutte le don- ne in quel tempoha detto il Pontefice: si tratta di quelle percezioni interiori nel suo corpo e nella sua animache dicono che il figlio ormai è pronto per nascere. Così in questo periodo sicu- ramente Maria diceva al figlio che portava in grembo Vieni, voglio guardarti la faccia per- ché mi hanno detto che tu sarai grande!”, così la Chiesa in questo periodo tanto particolare dice Vieni, Signore Gesùquasi a voler affrettare la nascita del bimbo. Del resto in questo periodo ci rendiamo conto che accompagniamo la Madon- na in questo cammino di attesa” , una attesa che possiede due anime: una di desiderio affinché il Figlio di Dio venga quanto prima alla luce e una di sicurezza, la certezza che Egli verrà. Queste due anime si fondono appunto nella parola ara- maica maranathà“, ovvero Vieni, Signore Ge- che è al contempo speranza e certezza che il Signore viene“. Questa attesa ci apre a una nuova prospettiva sul futuro, ovvero la coscienza che il mondo non finisce con noiha detto Papa Francesco, che al contempo genera unaltra pre- sa di coscienza noi non siamo più importanti del mondo“. Ci farà dunque bene ripetere oggi in preghiera queste invocazioni: o saggezza, o chiave di Da- vid, o re delle genti, vieni, vieni!affinché apria- mo la nostra anima alla venuta del Signore, af- finché riusciamo a creare quello spazio di silen- zio necessario ad accogliere la venuta del Figlio di Dio. www.papafrancesco.net 24 dicembre 2013 TARCISIO e il RACCONTO di AGNESE pag. 2segg VECCHI e NUOVI “ECCOMI pag 4 GIUBILEO della MISERICORDIA pag.7 un NUOVO SEMINARIO pag.8 PERSONE da RICORDARE nel pag.9-10 MAGNIFICHE NOTIZIE VIENI,SIGNORE GESÚ!! COMUNITÁ’ MAGNIFICAT MAGIONE-AGELLO Num.4– Dicembre 2016 MARANATHA LA RUBRICA DEL GIOVEDì Lo scorso anno il Signore ci ha chiamati figli della pro- messa”, dandoci il monito dell'unità tra di noi e ci chia- ma come conseguenza all'e- vangelizzazione. Con la prima adorazione, nelle 25 ore di quest'anno, l'invito è stato di non temere ed ascoltare la Sua voce. Nel corso dei mesi il senso che ci ha accompagnato è stato di liberazione dagli idoli e invito ad essere sua sposa. Il signore vuole stipulare con noi un'alleanza eterna, noi siamo suo popolo e non vuole lasciarci soli. In tutto questo un forte invito alla lode e a far festa, per entrare alla sua presenza. Nell'ultimo mese ci ha chiesto di purificarci da ciò che non ci porta a Lui, di deporre la veste del lutto e dell'afflizione, per arrivare a chiamarci beati perchè possiamo ascoltare la Sua voce e vedere la Sua opera, abbiamo il privilegio di partecipare alle nozze dell'agnello. A noi ora spetta la deci- sione se prenderne parte o meno. Giacomo Ci sono dei giorni nella vita nei quali non si può far nulla, se non viverli! Carla ha vissuto tanti di questi giorni nel suo pellegrinaggio terreno, senza ribellarsi, senza scappare dalla sua condizione, vivendo con fede, magari talvolta senza capire. Francesco suo marito ha testimoniato come tra loro si ripetevano spesso che le promesse del loro matrimonio, fatte reciprocamente il 29 settembre 2002, le hanno vissute e sperimentate tutte: nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia Non a caso Carla ha scritto in occasione del loro ultimo anniversario questa preghiera. Alessio (Mi piaceva lasciaste questa immagine della preghiera, dal momento che lo sguardo tra Padre Pio ed il crocifisso è stupendo, grazie ) CONTINUA A PAG. 10 HO COMBATTUTO LA BUONA BATTAGLIA, HO TERMINATO LA MIA CORSA, HO CONSERVATO LA FEDE. (2Tm 4,7)

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Dobbiamo prendere esempio da Maria e fare

posto a Gesù che viene: nella festa di Natale

spesso rumorosa infatti la cosa più difficile è

ormai riuscire a creare quello spazio di silenzio

che è necessario per accogliere il Signore che

viene per salvare l’uomo. Durante tutto il perio-

do di avvento Papa Francesco ci ha continua-

mente ricordato questo, come in un cammino

culminato nella riflessione mattutina dell’anti-

vigilia in cui ha affermato come la Chiesa tutta

sia, come Maria, in attesa di un parto. La Chiesa

infatti, così come Maria e così come ciascuno di

noi, percepisce quello che “sentono tutte le don-

ne in quel tempo” ha detto il Pontefice: si tratta

di quelle “percezioni interiori nel suo corpo e

nella sua anima” che dicono che il figlio ormai è

pronto per nascere. Così in questo periodo sicu-

ramente Maria diceva al figlio che portava in

grembo “Vieni, voglio guardarti la faccia per-

ché mi hanno detto che tu sarai grande!”, così

la Chiesa in questo periodo tanto particolare dice

“Vieni, Signore Gesù” quasi a voler affrettare la

nascita del bimbo. Del resto in questo periodo ci

rendiamo conto che “accompagniamo la Madon-

na in questo cammino di attesa” , una attesa che

possiede due anime: una di desiderio affinché il

Figlio di Dio venga quanto prima alla luce e una

di sicurezza, la certezza che Egli verrà. Queste

due anime si fondono appunto nella parola ara-

maica “maranathà“, ovvero “Vieni, Signore Ge-

sù” che è al contempo speranza e certezza che

“il Signore viene“. Questa attesa ci apre a una

nuova prospettiva sul futuro, ovvero la coscienza

che “il mondo non finisce con noi” ha detto Papa

Francesco, che al contempo genera un’altra pre-

sa di coscienza “noi non siamo più importanti

del mondo“.

Ci farà dunque bene “ripetere oggi in preghiera

queste invocazioni: o saggezza, o chiave di Da-

vid, o re delle genti, vieni, vieni!” affinché apria-

mo la nostra anima alla venuta del Signore, af-

finché riusciamo a creare quello spazio di silen-

zio necessario ad accogliere la venuta del Figlio

di Dio.

www.papafrancesco.net

24 dicembre 2013

TARCISIO e il RACCONTO di AGNESE pag. 2segg

VECCHI e NUOVI “ECCOMI pag 4

GIUBILEO della MISERICORDIA pag.7

un NUOVO SEMINARIO pag.8

PERSONE da RICORDARE nel ♥ pag.9-10

MAGNIFICHE NOTIZIE

VIENI,SIGNORE GESÚ!! COMUNITÁ’ MAGNIFICAT MAGIONE-AGELLO

Nu

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016

MARANATHA

LA RUBRICA DEL

GIOVEDì

Lo scorso anno il Signore ci ha chiamati “ figli della pro-messa”, dandoci il monito dell'unità tra di noi e ci chia-ma come conseguenza all'e-vangelizzazione. Con la prima adorazione, nelle 25 ore di quest'anno,

l'invito è stato di non temere ed ascoltare la Sua voce. Nel corso dei mesi il senso che ci ha accompagnato è stato di liberazione dagli idoli e invito ad essere sua sposa. Il signore vuole stipulare con noi un'alleanza eterna, noi siamo suo popolo e non vuole lasciarci soli. In tutto questo un forte invito alla lode e a far festa, per entrare alla sua presenza. Nell'ultimo mese ci ha chiesto di purificarci da ciò che non ci porta a Lui, di deporre la veste del lutto e dell'afflizione, per arrivare a chiamarci beati perchè possiamo ascoltare la Sua voce e vedere la Sua opera, abbiamo il privilegio di partecipare alle nozze dell'agnello. A noi ora spetta la deci-sione se prenderne parte o meno. Giacomo

Ci sono dei giorni nella vita nei quali non si può far nulla, se non viverli! Carla ha vissuto tanti di questi giorni nel suo pellegrinaggio terreno, senza ribellarsi, senza scappare dalla sua condizione, vivendo con fede, magari talvolta senza capire. Francesco suo marito ha testimoniato come tra loro si ripetevano spesso che le promesse del loro matrimonio, fatte reciprocamente il 29 settembre 2002, le hanno vissute e sperimentate tutte: nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia … Non a caso Carla ha scritto in occasione del loro ultimo anniversario questa preghiera. Alessio (Mi piaceva lasciaste questa immagine della preghiera, dal momento che lo sguardo tra Padre Pio ed il crocifisso è stupendo, grazie )

CONTINUA A PAG. 10

HO COMBATTUTO LA BUONA BATTAGLIA, HO TERMINATO LA MIA CORSA, HO CONSERVATO LA FEDE. (2Tm 4,7)

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Pagina 2- Primo Piano Tarcisio: padre di una

moltitudine visto e non sappiamo tutta la sto-ria.. devo ammettere che vederlo negli ultimi tempi, anche se anzia-no, stanco e malato, mi metteva sempre in soggezione, perchè rico-noscevo in lui una forza e una sag-gezza che superavano in un qual-che modo quelle di un uomo ormai vecchio. Tarcisio ha già fatto tanto per questa Comunità ed ora, dal Paradiso, può fare ancora di più!” “Grazie Tarcisio, perchè con il tuo esempio ci hai insegnato quanto possa cambiare il nostro pensiero e la nostra vita affidandoci a Gesù” “Io non ho conosciuto Tarcisio di persona, ma non posso non pensare alle catechesi che tutti gli anni faceva al campeggio, le sue parole e il suo modo di parlare mi colpi-vano sempre e guardare lui li da-vanti e tutti noi ragazzi seduti per terra di fronte a lui, dava veramen-te l'idea di un padre che istruiva i propri figli” Grazie Tarcisio! Rachele

“Quale gioia mi dissero: andremo alla casa del Signore!” con queste parole è cominciato l'ultimo saluto a Tarcisio Mezzetti il 18 Marzo 2016. Sono state fatte molte testimonian-ze sulla sua vita, così profonda-mente intrecciata con la storia del-la Comunità, ed anche noi, dietro alle parole dei grandi, vorremmo ricordare Tarcisio, con quelle dei giovani delle varie Fraternità. “Per me Tarcisio è stato come un padre nella fede, un punto di riferi-mento al quale guardare in ogni momento della vita” “Anche se non ho conosciuto Tar-cisio in modo profondo come inve-ce avrei desiderato, l'ho sempre visto come una Colonna portante della comunità, un pilastro solido al quale appoggiarsi.. e credo che adesso sia diventato una pietra ancora più solida!” “Penso che Tracisio sia veramente stato un Padre per la Comunità e per tutti noi, anche se non abbiamo

Non so voi, ma io dopo la morte di Tar-cisio, ho pensato alla necessità di fare memoria delle poche parole che scambiai con lui. Ogni evento che mi raccontò era intriso dell’opera di Dio. Serbo il ram-marico di non aver portato avanti l’inten-to di intervistarlo in merito alle origini della nostra Comunità. Ma con la sorella Agnese che ha passato l’intera giornata dell’8 dicembre insieme a noi, è stato un po' come averlo con noi!! AGNESE MEZZETTI- “Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli...Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sa-pienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio. Ed è per lui che voi siete in Cristo Gesù, il quale per opera di Dio è di-ventato per noi sapienza, giustizia, santifi-cazione e redenzione, perché, come sta scrit-to: Chi si vanta, si vanti nel Signo-re” (ICor 1,26-31) Questa parola sara confermata da quello che vi dico. Io ho 82 anni e posso solo rin-graziare il Signore perche si e degnato di servirsi della mia miseria per fare le sue opere. Non soltanto della mia, ma inizial-mente e il primo mattoncino che ha preso per la costruzione di questo edificio che e la comunita Magnificat, che si e esteso e si continua ad estendere nelle varie parti del mondo. E tutto questo a GLORIA DI DIO. PRIMA del 1975- “Ero una persona creden-te e venivo da una famiglia che mi ha tra-smesso lo spirito della fede e della preghie-ra e questa e la gratitudine prima che devo avere per Cristo Signore. Quando ero gio-vane ero infervorata di Dio, di apostolato.” A 18 anni – Agnese si trasferisce da San

Feliciano, di cui e originaria, a Perugia. Sono anni in cui milita nell’azione cattoli-ca. Dopo aver cambiato alcuni lavori, vin-ce un concorso presso la RAI e qui conosce suo marito Marcello, con cui comincia la sua vita familiare. “Con lui ero diventata la cristiana della domenica. Se fin dalla mia giovinezza an-davo alla messa tutti i giorni, con mio ma-rito che era credente ma si occupava piu di cose politiche che spirituali, volendo fare tutto insieme a lui, cominciai ad andarci la domenica e basta.” Iniziano molte prove che la famiglia di Agnese deve affrontare, soprattutto legate allo stato di salute di 2 delle 3 figlie. 1975- “Un giorno parlando con il Signore a cuore a cuore Gli dissi: Io non so, voglio ritornare ad esse-re tua più di quanto lo sia adesso. Se per fare questo è necessario che io muoia, ECCOMI! Sono pronta! Prendi la mia vita. Misi solo una condizione: che le mie figlie crescessero nella pace.” Da quel giorno Agnese riprende ad andare alla messa quotidianamen-te. Un sabato mattina provata per le condizioni di salute di Valentina, una delle figlie alla quale era stata diagnosticata una forma di epilessia che poteva aggravarsi, si mise in ginocchio mentre lavorava, suppli-cando con il cuore accorato il Signore af-finche la guarisse. Il giorno stesso, tornando a casa, trovo il marito intento nella lettura di alcune rivi-ste di carattere religioso. Agnese si ricordo di avervi letto un articolo in cui si menzio-nava un incontro del Rinnovamento Cari-smatico Cattolico mondiale, tenutosi per Pentecoste a Roma, in merito al quale Pao-lo VI aveva avuto espressioni quali: “lo

Spirito e venuto a risvegliare carismi sopi-ti, energie dormienti”, con questo titolo di copertina: Preghiera in 6000 lingue. Il tutto accompagnato da immagini di giova-ni e anziani riuniti con le mani alzate e intenti nell’invocazione del Signore. Si misero a leggere le varie testimonianze che erano state riportate dell’evento. Tra queste Mario Guardabassi portava la sua esperienza nello Spirito Santo avuta all’in-terno del Gruppo Maria. Invitato a prende-re parte ad un incontro comunitario, ebbe profezie di guarigione al femminile duran-te una preghiera ricevuta su di se e tor-nando a casa trovo la moglie che era in stato di coma, cosciente e in piedi. “Mentre io leggevo queste testimonianze, nel mio cuore quel macigno che mi schiac-

ciava per le prove che non riu-scivo piu a reggere si fece sem-pre piu leggero, sempre piu leg-gero e si faceva strada una cer-tezza: se non saranno i medici a guarire Valentina, sara lo Spirito Santo!”. Siamo a luglio. Agnese si mette in contatto con il parroco di San Ferdinando (dove ancora non c’era una chiesa, ma si diceva la messa in un garage), che aveva fatto l’esperienza carismatica a Roma. Alla domanda se vi fosse intenzione di iniziare un Gruppo Maria anche a Perugia, il parroco rispose che vi era stata questa

profezia. “Guardi io voglio farne parte, e ! “.Subito Agnese offre la sua disponibilita . Il rinnovamento carismatico era iniziato in America da poco e anche per la Chiesa era una novita , tanto da nominare il cardinale Suenens di occuparsi di vigilarvi per capi-re se fosse tutto ortodosso. Il 6 novembre fu fissato un incontro mon-diale nella Basilica di Sant’Ignazio presie-

AGNESE CI RACCONTA...

“se non saranno i medici a guarire

Valentina, sarà lo Spirito

Santo...”

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Pagina 3-Speciale

duto dal cardinale. “C’erano tante lingue. E una basilica piena. Io ero stupita e dicevo ma chi e il regista, il maestro di questo canto forte e bello?”. Dopo l’incontro, Agnese e invi-tata a vivere un momento di preghiera proprio insieme alla Comunita Ma-ria. “Sentivo le preghiere spontanee e noi eravamo in fondo alla Chiesa. Io ero una persona abbastanza timida ma ad un certo mo-mento ho avu-to la forza di gridare: Gesù guarisci Va-lentina. Ero sicura dopo l’esperienza pro-vata in seguito alla lettura dell’articolo, che solo la gra-zia di Dio avrebbe liberato questa figlia. ” A dicembre insieme a lei vive un seminario residenziale nella casa Emmaus di Castel Gandol-fo (Roma). Il 22 dicembre rice-vono la preghiera di Effusione entrambe. “Io ho goduto della presenza dello Spirito e mi sono abbandonata al suo amo-re. Quando mio marito ci e ve-nuto a riprendere, dopo aver fatto un’esperienza di Dio così bella, con i miei piedi che non toccavano facilmente terra, ha trovato una moglie completa-mente diversa da come l’aveva accompagnata a Roma, un po’ strana. Tornati, ho detto a Mar-cello di portare Valentina a fare il controllo, per eventualmente sospendere le medicine. E lui mi ha risposto che dovevo smetterla, che aveva una mo-glie matta!”. 1976- Viene fissato un control-lo di routine per la figlia. “Appena Valentina e sotto l’ap-parecchio, il medico dopo pochi attimi dice: “Sospendete tutto, perche non c’e piu niente!”. Le cose di Dio! Marcello a questo punto si convince! A marzo

anche il resto della mia fami-glia prese la preghiera di Effu-sione. E si cominciarono gli incontri di preghiera a Perugia, dove era iniziato il Gruppo Maria. Valentina che aveva 10 anni, quando partecipavamo, aveva carismi di profezia e preghiera incredibili, tanto che

il vescovo Lam-bruschini disse: “Che lì c’e lo Spirito Santo sono sicuro, per le parole che dice quella bambina!”. Il pomeriggio così andavo a prendere i miei figli e quelli di mio fratello Tarcisio, che stavano insie-me da mia ma-

dre, e li portavo al gruppo.” Cio destava lo scontento del fratel-lo che trovava bigotto l’atteg-giamento di Agnese e del resto della famiglia che stava pian piano convertendo. Un giorno Tarcisio, non riuscendo a far desistere i figli nel partecipare, si decide di verificare di perso-na di cosa si trattasse . “Mio fratello aveva una mente scientifica, facendo il ricercato-re. La prima volta se ne ando dicendo che erano tutti matti e non ci avrebbe messo piu pie-de. Ma guidato dallo Spirito Santo, i piedi l’hanno condotto all’incontro successivo. Agli inizi, uno faceva una preghiera e una persona rispondeva subi-to con una parola donata. Un altro faceva un’altra preghiera di tutt’altro genere e c’era qual-cuno che rispondeva con la parola giusta, appropriata, aprendo la Bibbia. Quando arri-vo a 5 preghiere con 5 risposte adatte, disse: “Qui il calcolo delle probabilità non reg-ge!!!”. La domenica successiva, insieme alla moglie ebrea agno-stica ne credente ne praticante e ai figli prese parte ad una festa comunitaria. “Nell’intervallo del pranzo, in una saletta del Sacro Cuore,

eravamo un gruppetto in cer-chio uniti per mano e Alfredo e Jacqueline (fondatori del Grup-po Maria a Roma), pregavano su di noi imponendo le mani. Mia cognata senza essere ancora battezzata, ha ricevuto il dono dello Spirito e partì con un canto in lingue incredibile, vivendo un’espe-rienza identica a quando Pietro entra in casa di Cornelio. Alfre-do, che aveva il dono dell’inter-pretazione, ha detto che canta-va l’Ave Maria in aramaico. E Luca (figlio di Tarciso che ave-va 10 anni circa) che era vicino a me, stringeva la mano per dire che voleva dire qualcosa: vedeva dietro la testa di tutti come piatti d’oro. Queste esperienze della prima ora sono state opere di Dio, neces-sarie per muoverci”. Iniziano due incontri a settima-na di preghiera: il mercoledì a Elce e il venerdì a San Ferdi-nando. “Non ci faceva pensiero, non potevamo farne a meno.” Intanto il Gruppo Maria a Roma si divide in due: Perugia aderi-sce alla comunita Maria. Ma i carismi di Tarcisio preoc-cupano i primi responsabili fondatori, tanto da espellere Agnese e Tarcisio dal gruppo. “Siamo scoppiati a piangere in macchina fino alle tre di notte. Io sentivo sulla mia persona la lacerazione del corpo di Cristo. Ma intanto noi ad Elce conti-nuavamo il nostro incontro. Chi ha conosciuto Tarci-so sa che nessuno lo fermava. La prima missione la facemmo a Papiano, tra cui c’erano Francesco Ragnacci e Don Luca, poco piu che adole-scenti. Ci davamo tanto da fare. Il Si-gnore ci mandava persone di continuo che volevano ricevere pre-ghiere e noi eravamo a di-sposizione tutti i giorni, sen-za intervalli. Era la nostra normalità. Non ci sentivamo bravi. Ma tutto questo desto lo scontento dei fratelli che ci

avevano cacciato, perche usur-pavamo il loro nome. Don Na-zareno Bartocci senza nemme-no dircelo, prese le nostre dife-se senza impedirci di continua-re. Noi non avevamo un nome ma nemmeno ci pensavamo, perche era tutt’altro cio a cui eravamo chiamati. Le persone aumentavano. Era un lavorio continuo e come il Signore ab-bia potuto darci tutta quella forza, solo Lui lo sa. Tanto che ad un certo momento io ho lasciato il lavoro per dedicarmi totalmente al Signore. “. 1978- “Marcello ormai veniva tutti i giorni alla messa, non era Agnese che lo portava. Era il Signore che lo aveva attirato”. Alla fine di una celebrazione eucaristica, Don Nazareno invita Agnese a partecipare ad un pellegrinaggio nazionale dell’UNITALSI (di cui era segre-tario regionale) a Lourdes. In-sieme alla madre nella prima decade di luglio vive questa esperienza. Qui incontra un gruppo di persone del Rinnova-mento, che si distinguevano perche vestiti tutti nella stessa maniera con colori sgargianti e disegni floreali che ogni giorno variavano e colpivano l’occhio. Nella praterie di fronte alla grotta, si radunavano con pre-

ghiere e canti tra cui Alabare !! Agnese gli ando incontro, en-trando subito in comunione fraterna. Sentì un forte senso di appartenenza con loro. “I legami spirituali sono piu forti dei vincoli della carne: questa fu un’espe-

rienza forte nello Spirito dei primi anni!”. Ci ricorda dello scambio del suo rosario che portava al collo, con una colla-na fatta di conchigliette di una di queste sorelle. E così fece la madre, con un’altra sorella nello Spirito. Collane lasciate alla segreteria della Comunita a testimonianza di quello che ha fatto la Madonna quel giorno: quando si reco alla Grotta per pregare, si inginocchio , presen-tando le varie preghiere. Nel momento in cui inizio a dire l’Ave Maria, dopo le prime pa-role, le subentrava dentro la testa: COMUNITA’ MAGNIFI-CAT! Senza riuscire a terminare la preghiera. Così per piu volte. Finche si chiese:” Maria e que-sto il nome che vuoi darci? Co-munita Magnificat?”. E da lì riuscì a proseguire l’Ave Maria. Tornando dal pellegrinaggio, all’incontro ad Elce, racconto l’esperienza. Mettendosi a pre-gare, durante l’invocazione dello Spirito, a due fu donato il Magnificat, a qualcuno i verset-ti del Cantico di Anna, la mam-ma di Samuele, compresi nel Magnificat. Da qui la conferma. E così nasce il nome di COMU-NITA’ MAGNIFICAT! ( la cronistoria di Agnese ci porta fino a noi...ma dovrete aspettare fino al prossimo numero di Maranatha per il proseguo!!!) l’Ale

Mentre parlava Agnese, ho ricollegato parte del suo racconto ad un’esperienza simile da me vissuta, mentre partecipavo agli incontri dei “10 comanda-menti” a Castel del Piano. Spesso si faceva un momento di preghiera spontanea prima di iniziare qualsiasi tipo di consa-crazione, quale il rosario o la messa. Ricordo che quel gior-no si era molto parlato dei gio-vani e io avevo nel cuore mio nipote Emilio. Quando mi sono sposata aveva sei anni e l’ho visto crescere: ha dormito an-che insieme a noi, proprio co-me un secondo figlio. Quando l’ho ritrovato all’età di 20 anni, aveva preso una brutta piega: la droga. E nemmeno i genitori ne erano a conoscenza. Insieme alla sorella abbiamo in-dagato molto per capire come aiutarlo, ma sembrava che le strade fossero tutte chiuse. Contestualmente io andai a Medjugorje e vidi

un’icona che sentii tanto vicina e la riportai a questo figlio. Il secondo fatto avvenne durante

la giornata di preghiera per i giovani, sopra citata. Io sono tanto chiusa, chi mi conosce lo sa. Eppure me ne uscii con una preghiera ad alta voce perché il Signore liberasse Emilio da que-sta dipendenza. Mentre parlavo mi meravigliai di me stessa. Non solo non l’avevo programmata ma nemmeno mi sarei aspettata di poterla fare. Mi guardai intor-no anche con un po' di imbaraz-zo per la spontaneità con cui mi ero aperta al Signore. Oggi il tempo mi dice che Dio mi ha ascoltata. Da lì a poco Emilio ha smesso con la droga. Ha com-

piuto 40 anni pochi giorni fa. Ha una moglie che lo ama. E’ bravo ed ha il rispetto di tutta la famiglia. E’ un ragazzo che per me è da dieci!!! Grazie Gesù!!! Rosanna

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Pagina 4- Rinnovi&Ingressi

8 dicembre 2016 Tutto ciò avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: “Ecco la Vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi”. Ho iniziato a scrivere questo articolo, pregando Dio. Mi ha donato questa pa-rola, e ancora una volta mi sorprende come “stia sul pezzo” ( giornalistica-mente parlando!). Mi porta a partire da Maria, dal ricorda-re come Lei, di fronte al Signore, ha dato il suo ECCOMI senza riserve, quel Sì necessario al progetto di Dio. E l’e-sempio che la Nostra Madre Celeste ci ha offerto lo avevamo nel cuore proprio durante questa domenica dell’Immacolata Concezione, passata tutti insieme a San Savino. An-ch’io, nel mio piccolo, ho rinnovato il mio ECCOMI durante la celebrazione euca-ristica con cui si è conclusa questa bella festa comunita-ria, alla quale hanno parteci-pato anche le fraternità di Cortona e Bibbiena. Pronun-ciare il mio atto di adesione “in prima fila rispetto a Dio” (visto che eravamo disposti sulle sedie davanti, dirimpetto a Don Tonino che ha celebrato e all’alta-

re), ha avuto dentro di me una risonanza maggiore rispetto a quella che, nei giorni prima, mi fossi mentalmente configura-ta. L’impatto emotivo è stato forte. Il Signore non ci ama per scherzo. E nel momento in cui Luigi Montesi ci ha chiamati, me insieme ad Annamaria Panettoni e altri fratelli di Cortona, ad esporre la volontà di confermarci mem-bri “AMICI” della COMUNITA’ MA-GNIFICAT, il mio cuore è cambiato. Non c’era più spazio per i dubbi e la patina di apatia, che durante la giornata

mi avevano accompagnata. Con gioia ero lì. E non volevo essere da nessuna altra parte del mondo! Mi sono sentita inglobare maggiormente entro questo monastero dalle mura invisibili che è la Comunità Magnificat, con una pie-nezza interiore che solo Dio è in gra-do di donare. E poi mi sono voltata, alla mia sinistra c’era Annamaria. Per la prima volta aveva pro-clamato il suo ECCOMI. I suoi occhi brillavano,

non erano più quelli di un minuto prima. Possedeva una sicurezza che non le avevo mai visto. Mi tra-

ECCOMI!

“Portiamo scolpito il nome di

Gesù sulla nostra vita!”

smetteva estrema serenità. E’ proprio vero che il Signore ama ciascuno e tut-ti!! Nel ricostruire questa giornata, devo menzionare la testimonianza di un altro ECCOMI importante. Quello di Agnese Mezzetti, una delle fondatrici della Co-munità. Durante la mattinata ha iniziato il racconto che ci ha permesso di risalire agli albori della storia che Dio ha stretto con noi, per proseguire durante il pome-riggio spesso citando anche il fratello Tarcisio. “ECCOMI! Sono pronta! Pren-di la mia vita.”: a partire dalla preghiera di Agnese, Dio ha scelto il primo mat-toncino per dar vita al meraviglioso pro-getto della nostra comunità! Signore, nonostante la nostra pochezza, rendici figli capaci di possedere quella fiducia ad litteram della Parola che ci doni! (Un grazie speciale va ai fratelli che hanno prestato servizio, accogliendo tutti, sin dall’inizio della giornata, con una invitante colazione che prevedeva cioccolato e cornetti e che hanno curato ogni particolare di questa festa in famiglia!!). l’Ale

Riconfermiamo il nostro ECCOMI! Quando vivi queste giornate ti viene proprio da dire: "Signore com'è bello, non andiamo via - faremo delle tende e dormiremo qua". Che splendida testimonianza ci hanno dato Oreste Pesare con sua moglie Nunzia, il 20 novembre al Santuario delle Gron-dici: una catechesi piena di Parola di Dio e vita vissuta, un Van-gelo intrecciato a scelte di vita quotidiana e a scelte di cambia-mento radicale, un Dio che si prende cura davvero di coloro che hanno risposto un SI pieno alla sua chiamata. Sappiamo bene che non basta aver incontrato Gesù e avere toccato con mano quanto sia bello stare alla sua presenza, occorre, come ci ha suggerito Oreste, essere generosi con Lui, fare il primo passo e chiedere ogni giorno: cosa vuoi che io faccia? E' questa la domanda che ad ogni risveglio do-vremmo rivolgerGli, così da permetterGli di essere nostro sposo.... sì, nostro sposo perché Gesù ci ha chiamati non per essere "conoscenti" di Dio, ma per farci ..."sua sposa". Molto spes-so però, come ci ricordava Oreste, noi vorrem-mo godere dei benefici di una sposa, continuan-do a vivere un rapporto da conoscente, che non ci coinvolga più di tanto, ma il nostro cuore sa bene che così non va. Stare con Gesù e stare con il Padre vuol dire salire sul monte, andare con Lui in disparte e fare questo percorso richiede lasciare pesi e zavorre, lasciare ciò che fino al giorno prima sembrava indispensabile e che dopo aver fatto l'esperienza di Dio, diventa come la barca di Pietro (unica fonte di sostentamento per sé e

la sua famiglia) che dopo la pesca miracolosa, viene abbando-nata per seguire Lui, il Maestro. Nella logica umana e guidati dal buon senso ci viene da dire: ma che assurdità è mai que-sta? Quando Oreste ha lasciato il lavoro, da poco ottenuto, per svolgere appieno il servizio nella Comunità, come non pensa-re: ma che incosciente!! e quanti lo hanno detto o solo pensato in casa sua!!! Eppure una scelta fatta alla luce della Parola di Dio, fatta in preghiera, fatta in comunione con la sua sposa, fatta chiedendo al Padre: cosa vuoi che io faccia? non ha delu-

so. Anzi, ha trasformato la vita della famiglia tutta compiendo la promessa che veramente, chi si affida a Lui, nulla gli manca, ma anzi i suoi piedi riescono a camminare sulle alte vette, come quelli delle cerve. Interroghiamoci dunque sinceramente, mettendoci a nudo davanti a Colui che ci ha chiamati sul monte: vogliamo continuare questa scalata? Quanta paura abbiamo di scivolare? Quanta zavorra pesa ancora sulle nostre spalle? Ma chiediamoci ancora: non ci arde forse il cuore nel petto quando siamo in Adora-zione, quando siamo in preghiera Carismatica o quan-do un fratello o una sorella chiama per nome e riesce a smascherare il suo peccato? Ordunque, di certo non posso rispondere per voi, poiché non sono in grado di rispondere neanche per me, mi affido soltanto alla Sua grazia, cosciente che quando sono debole, allora sono forte perché Lui è la mia forza.

Santo Natale! Elvira LETTURE CONSIGLIATE in tema

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Pagina 5- Ritiri

<<Voi non siete qui a caso, ma perché Dio vi ama e vi ama così tanto che non vede l’ora di stare con voi>>. Mentre ascoltavo queste parole con cui Stefano Ragnacci iniziava la catechesi di esordio del Ritiro della Scuola di Comunità, osservavo questi fratelli, che il Signore aveva raccolto da più parti del mondo, completamente diversi l’uno dall’altro, e ringraziavo Dio, perché realmente non poteva essere un caso il loro essere lì in quel momento. Si stava concludendo un percorso, durato solamente tre anni, ma nei quali avevano rivoluzionato la loro vita i loro progetti, volgendo lo sguardo al Signore: si, quell’amore di cui parlava Stefano lo avevano sentito, e avevano deciso di contraccambiarlo. Quel giorno il Signore ci aveva portato in disparte, ci aveva fatto salire sul monte, come face-va con i discepoli quando voleva stare con loro. Salendo verso il santuario, ad un certo punto nella nebbia si è scorto un grande crocifisso quasi come se ci invitasse a volgere lo sguardo soltanto a Lui. Ed è così che attraverso le parole di Stefano, Gesù ci ha chiesto di cammina-re verso la Santità: <<Come diceva Ma-dre Teresa “la santità non è un onore, ma una necessità”, e noi oggi siamo consa-pevoli che senza Gesù, senza il sostegno dei fratelli, della Chiesa, non possiamo vivere. Dobbiamo continuare a cammi-

nare per non rischiare di essere persone insoddisfatte.>> Stefano ha proseguito descrivendo la Chiesa come un albero, di cui la Comunità è un ramo: <<volete rimanere attaccati a questo ramo secon-do una delle forme che la Comunità pro-pone?>>. Il Signore ha guidato poi la condivisione che ne è seguita, in cui con grande apertura, ascolto e sincerità sono venuti a galla i desideri, le perplessità e le paure che accompagnano ogni discer-nimento, ma è stato bello avvertire che, anche se in forme diverse tutti erano certi di voler restare attaccati a quel ra-mo. L’ultimo abbraccio il Signore ce lo ha donato con la liturgia del giorno, at-traverso le parole di san Paolo: “Fratelli, lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e

Dio, Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per sua gra-zia, una consolazione eterna e una buona speranza, conforti i

vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene”. È stata la risposta ad ogni perplessità, ad ogni paura, il Signo-re era lì a guidare le loro scelte, doveva-no solo abbandonarsi alla sua grazia. Come animatrice, rimango commossa nel ripercorrere la storia di questi fratel-li, nel ricordarli tre anni fa e nel vedere quanto oggi la loro vita sia cambiata, come il Signore ha guidato le loro scelte, e non posso che ringraziarLo e benedir-Lo per il grande amore che ha per noi. Qualunque cosa decidano, Lui ha prepa-rato una strada stupenda per loro. Come dice la Parola “Egli mi porterà come un uomo porta il proprio figlio, per tutto il cammino che dovrò fare”. Valentina

Verso il discernimento...

Sabato 12 novembre noi fratelli che facciamo parte dei due gruppi di discepolato della fraternità di Magione-Agello ci siamo ritrovati a

Santa Maria degli Angeli per condividere due giorni insieme. Che sarebbero stati due giorni intensi lo abbiamo capito quando Andrea ci ha illustrato gli argomenti delle catechesi: come il maligno agisce nella nostra vita e come noi possiamo contrastare questa sua azione. Dio ci ha creati per amore e per amore ci chiama ogni giorno a seguirlo. Andrea ci ha aiutati a vedere come invece il diavolo vuole far comparire Dio come il nostro nemico, allo scopo di separarci da Lui e mette in atto tutti i “ trucchi” che conosce per insinuare nella nostra mente il dubbio che Dio ci ami davvero. Blocca alcuni aspetti della nostra vita tanto che ci sembrano impossibili da risolvere, affligge il nostro cuore con tale e tanta pesantezza da renderci impossibile riconoscere l'opera del nostro Creatore. Come possiamo difenderci? Possiamo intanto pensare che il bene esiste da sempre, perchè è nell'essenza di Dio, perchè il bene è Dio; il male invece esiste solo come opposizione al bene, come ribellione di Satana alla volontà di Dio di mettere l'uomo al centro della creazione. Possiamo interrogare i nostri pensieri: “ Da dove vieni, pensiero? Di chi sei?”, allo scopo di allontanare tutto ciò che ci rendiamo conto non viene da Dio. Satana è potente, è vero, ma la sua potenza è comunque limitata, perchè come noi è una creatura e quindi ci sono cose che non può e non sa fare. Ha una po-tenza d'azione che gli è stata concessa da Dio stesso allo scopo di farci conoscere più profondamente il suo

amore per noi e di farci comprendere che solo Dio ci può guarire. In questi due giorni abbiamo avuto la possibilità di partecipare ogni giorno alla Santa Mes-sa, officiata da padre Zaccaria, che è stata per noi un'importantissima figura di sostegno e portatore di grande allegria per tutto il tempo che siamo stati in-sieme. Abbiamo potuto anche vivere un importante momento di Adorazione Eucaristica. Per me, stare davanti al Santissimo ha sempre un forte potere di guarigione e di liberazione perchè mi riporta sempre a rimettere Gesù al centro della mia vita. Mi fa affer-mare ogni volta che Lui è il Signore del mondo e che la mia stessa vita ha un senso soltanto se la consegno nelle sue mani e la affido al suo disegno. Di questi giorni condivisi con i miei fratelli, porto con me tante cose. Innanzitutto la certezza che Dio mi ama e soprattutto la consapevo-

lezza del valore del perdono: il perdono verso qualcuno che ci ha fatto del male, certo, ma anche il perdono verso noi stessi, verso le scelte fatte, anche sbagliate, verso le strade prese nella vita. Riconciliarmi con me stessa e con la mia storia ha signifi-cato per me liberarmi davvero di molti pesi che mi tenevano schiacciata a terra, come la donna curva del Vangelo, e mi impedi-vano di alzare lo sguardo verso il Cielo. Un'ultima cosa da raccontare: domenica 13 abbiamo anche festeggiato insieme il compleanno di Andrea, che ha trascorso an-che questo giorno, come sempre, al servizio del Signore e dei fratelli. Grazie di cuore!!! Barbara

DISCEPOLI IN RITIRO

“la mia stessa

vita ha un senso so-lo se la

consegno nelle ma-

ni di Dio”

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Pagina 6- Adunanze

Cena di solidarietà

Il giorno 26 novembre, presso il circolo "San Donato" Passignano sul Trasimeno, é stata organizzata dalla comunità Magnificat una cena di beneficenza. La comunità con questa serata ha cercato di promuovere un momento di riflessione e solidarietà, finalizzato ad azioni concrete nei confronti di persone meno fortu-nate, infatti il ricavato di questa cena, servirà alla comunità per portare avanti diversi proget-ti, tra queste iniziative ricordiamo il sostegno alla "casa San Giuseppe" che ospita famiglie disagiate, ed operazione Fratellino che per-mette l'adozione a distanza di bambini all'este-ro. Tutti i partecipanti che contro ogni aspetta-tiva sono stati numerosi, circa "170" commen-sali hanno condiviso con grande generosità lo spirito di solidarietà adottato dalla comunità. La serata è stata vissuta all'insegna della gioia e del buonumore, confermando che dove c'è il Signore si è sempre pronti a donare. Rosaria e Marianna

“Bendetto colui che viene nel nome

del Signore!” <La folla, numerosissima, stese i propri mantelli sulla strada, mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla strada. La folla che lo pre-cedeva e quella che lo seguiva, gridava: «Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!» > Mt 21,1 Uomini, donne e bambini che agitano rami di ulivo in segno di benvenuto, e un cartello all'ingresso della Chiesa che dice: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”.E' così che è stato accolto il Vescovo venuto in visita alla nostra unità Pastorale.Dopo il momento di Accoglienza, è stata celebrata la Santa Mes-sa, animata dai fratelli della nostra Fraternità. La serata si è poi conclusa con la benedizione degli Stendardi... e con un bellissimo selfie con il vescovo! ;)

Rachele

“Ho cercato di fotografare la ma-gia che vedevo si era accesa nelle

persone, all’ingresso del Cardinale in Chiesa!”. Questo è ciò che ha suscitato il clima della celebrazione di apertura della visita pastorale dell’Arcivescovo Gualtie-ro Bassetti a Magione, in uno dei reporter “ufficiali”. Un ragazzo non praticante, che non si rispecchia in nessun credo. Mi ribadisce però che c’è stato qualcosa che gli resta impresso dentro. Lo capisco mentre parla, perché quel momento è stato toccante anche per me. La Chiesa di San Giovanni Battista è completamente al buio. La luce che ci illumina gli occhi è quella della candela che ognuno stringe in mano. Un fuoco che ci rischiara anche dentro. Il cuore si accende, mentre intonia-mo un canto per accompagnare l’ingresso del Cardinale. Mentre siamo tutti insie-me, a prescindere dall’età, dal ruolo ricoperto, dalla comunità di appartenenza. Uniti dal desiderio di accogliere Dio! l’Ale

“COME È BELLO E GIOIOSO CHE I

FRATELLI STIANO INSIEME”

È all'insegna di questa gioia che l'11

novembre 2016 abbiamo vissuto, nella

sala di S. Donato ad Agello, il primo

incontro di fraternità del nuovo anno di

cammino a cui hanno partecipato, per la

prima volta, alleati, amici, discepoli e

coloro che vivono la preghiera comuni-

taria. L’incontro è iniziato alle 19.30 (se

vogliamo considerare la “mezz’ora cari-

smatica”) con la Santa Messa celebrata

da Padre Zaccaria, sacerdote che vive a

Roma venuto a Perugia per noi. Dopo

aver mangiato insieme ciò che ognuno

aveva portato, abbiamo ascoltato le testi-

monianze di un membro di ciascuna

realtà comunitaria: Valentina per gli

alleati, Pamela per gli amici e Barbara

per i discepoli.

Una strada che por-

ta ad un tempio è

invece il segno

dell’incontro che

Antonio Cerlino ha

preparato e che rap-

presenta il “Tempio

di Dio”, ovvero la

Comunità, di cui noi

tutti siamo le pietre

vive che poggiano sulla “Pietra testata

d'angolo” e che sono indispensabili per-

ché questo si regga: accompagnati da un

canto, abbiamo scritto il nostro nome sui

sassi della strada e abbiamo preso un

mattoncino sotto il quale vi era scritto

uno dei doni dello Spirito Santo che il

Signore ci ha donato, o ci vuole donare,

per edificare la Comunità. Attraverso

questo momento semplice ma profondo,

abbiamo potuto sperimentare veramente

la gioia di stare insieme e vedere attuata

quella parola che dice “là il Signore do-

na la benedizione”.

La Comunità Magnificat, una Comu-

nità mariana

Andrea, dopo le testimonianze dei fratel-

li, ci ha reso partecipi di come sia nata la

Fraternità e di come questa stessa sia

guardata in modo particolare da Maria

che ha chiesto a noi di dire il rosario

secondo le seguenti intenzioni:

1° mistero: per tutti i capi di Sta-

to, soprattutto per quelli dell’Ame-

rica e per il Giappone

● 2° mistero: per tutte le persone

che non hanno conosciuto l'amore

di Dio, perché si convertano alla

signoria di Cristo

● 3° mistero: per il Papa, i sacer-

doti, tutti i consacrati e le consa-

crate

● 4° mistero: per tutte le donne

che hanno abortito e per le donne

che sono tentate a compiere questo

gesto

● 5° mistero: per tutte le famiglie

e le coppie di fidanzati.

Benedetta

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Montesilvano2016

Come ogni anno anche quest'anno la comunità magnificat tutta si è riunita per il XVI convegno gene-rale a Montesilvano ( Pe) nei giorni 3-6 gennaio. Il relatore è stato padre Amedeo Cencini, e il tema “Ladroni graziati”. Essendo poi questo l'anno della misericordia non poteva essere scelto tema migliore per entrare ancora più nella misericordia di Dio. “ il perdono è il punto più alto della rivoluzione che Gesù fa ai due ladroni e ai suoi crocifisso-ri, siamo cristiani nella misura in cui professiamo il perdono e la misericordia” e ancora “ Dio è colui che ricorda: io non ti dimen-ticherò mai, Dio dimentica il pec-cato” questi sono alcuni stralci delle catechesi di padre Amedeo, dove sottolinea ancora una volta il grande amore che Dio ha per noi, la misericordia che costante-mente ci dona, ma c'è anche l'in-vito a seguire questa strada che Lui ci ha aperto. Anche quest'anno un momento di grande festa è stato l'ingresso dei nuovi alleati, che davanti al cardi-nale Bassetti hanno letto e poi firmato l'impegno di alleanza, che viene rinnovato poi ogni anno. Nella serata del 5 c'è stato poi un momento di preghiera gli uni su-gli altri, dove i “ neo-alleati” han-no partecipato per la prima volta come intercessori. Come sempre è stata una grazia, che all'inizio dell'anno serve co-me sprint per partire, per lasciarsi gui-dare dalle parole che ci sono state donate. Giacomo

Misericordia: è la pa-rola che rivela il miste-ro della SS. Trinità. Misericordia: è l’atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene in-contro. Misericordia: è la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammi-no della vita. Misericordia: è la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato. Bolla di indizione Il 3 Settembre 2016 la Comunità Magni-fcat e la Comunità Magnificat Dominum, hanno vissuto insieme il passaggio della Porta Santa della Basilica di San Pietro a Roma. E' stato un evento straordinario frutto di

Pellegrinaggio per la Misericordia Domenica 3 aprile la nostra fraternità si è recata a Roma per il Giubileo della miseri-cordia indetto da papa Francesco per questo anno. Siamo partiti insieme con il pullman la mat-tina presto e dopo un riposino abbiamo reci-tato le lodi insieme. Prima dell'arrivo in piazza san Pietro, dove veniva celebrata la messa dal Santo Padre, Andrea ci ha spiega-to il significato di “ indulgenza plenaria”, come nasce, la sua evoluzione nel tempo, e cosa significa per noi oggi. Conclusa la messa, e aspettato il passaggio del Papa, abbiamo pranzato e poi ci siamo messi in cammino per il percorso verso la porta Santa. Le nostre guide di giornata, Matilde e Teresa, ci hanno guida-to con la recita della coroncina della Divina Misericordia. Nel primo pomeriggio abbia-mo così varcato la Porta. Dopo esserci fermati qualche istante all'in-

terno della chiesa, ci siamo poi diretti verso la Chiesa di Santo Spirito, per recitare nuo-vamente la coroncina, guidata dal Vescovo. La chiesa era colma di gente, ci siamo do-vuti dividere e per l'eccessivo caldo molti di noi non hanno potuto rimanere fino alla conclusione. L'ultimo passo per concludere questo nostro pellegrinaggio era la visita alla chiesa di San Paolo fuori le mura, ma sia per la mancanza di tempo, sia per la stanchezza che iniziava a farsi sentire dopo una giornata così intensa, optammo per il rientro a casa.

Al termine della giornata la sensa-zione avuta è stata di essere stati gra-ziati, e per qualcu-no il passaggio attraverso la porta ha sancito la rottu-ra di qualche mu-ro. Visti anche i vari moniti del

Signore ad essere un solo corpo questo pel-legrinaggio è servito sicuramente a renderlo più saldo. Giacomo

omelia: “ il Vangelo è il libro

della misericordia di Dio,

rimane un libro aperto,

dove continuare a scrivere

i segni dei discepoli di Cristo.

Siamo tutti chiamati a diventare

scrittori viventi del Vangelo”

Pagina 7- la Misericordia

un anno, dove la grazia di Dio, ha permes-so un riavvicinamento e un graduale rial-lacciamento dei rapporti che si erano strap-pati. Per chi non conoscesse la storia, prima del 2003 la Comunità Magnificat e la Comuni-tà Magnificat Dominum erano un'unica Comunità, poi dissidi personali e differen-ze di visione hanno portato ad un graduale allontanamento dei fratelli della Fraternità di Foggia fino ad una radicale separazione con la Fondazione di una nuova Comunità:

la Comunità Magnificat Dominum. É stato un taglio doloroso, che per molto tempo ha con-tinuato a sanguinare. In que-sto Anno Santo, però, sono

stati fatti molti passi avanti. “Costruzione dell'Amore” e “Perdono” sono state le basi che hanno permesso questo nuovo incon-tro, una nuova rinascita sigillata da un piccolo segno consegnato al moderatore della Comunità Magnificat Dominum da parte della nostra Comunità al termine della messa celebrata all'interno della Ba-silica. Un momento simbolo della potenza di Dio e della sua Misericordia, in grado di superare tutte le barriere e di spezzare le catene del peccato. Rachele

Giubileo della Misericordia: Un momento di Riconciliazione

...Nel Vangelo compare un altro personaggio, più vicino a Gesù, il malfattore che lo prega dicendo: «Gesù, ricor-dati di me quando entrerai nel tuo regno» (v. 42). Questa persona, semplicemente guardando Gesù, ha creduto nel suo regno. E non si è chiuso in se stesso, ma con i suoi sbagli, i suoi peccati e i suoi guai si è rivolto a Gesù. Ha chiesto di esser ricordato e ha provato la misericordia di Dio: «oggi con me sarai nel paradiso» (v. 43). Dio, appena gliene diamo la possibilità, si ricorda di noi. Egli è pronto a cancellare completamente e per sempre il peccato, perché la sua memoria non registra il male fatto e non tiene sempre conto dei torti subiti, come la nostra. Dio non ha memoria del peccato, ma di noi, di ciascuno di noi, suoi figli amati. E crede che è sempre possibile ricominciare, rialzarsi. Chiediamo anche noi il dono di questa memoria aperta e viva. Chiediamo la grazia di non chiudere mai le porte della riconciliazione e del perdono, ma di saper andare oltre il male e le divergenze, aprendo ogni possibile via di speranza. Come Dio crede in noi stessi, infinitamente al di là dei nostri meriti, così anche noi siamo chiamati a

infondere speranza e a dare opportunità agli altri. Perché, anche se si chiude la Porta santa, rimane sempre spalancata per noi la vera porta della misericordia, che è il Cuore di Cristo. Dal costato squar-ciato del Risorto scaturiscono fino alla fine dei tempi la misericordia, la consolazione e la speranza. Tanti pellegrini hanno varcato le Porte sante e fuori del fragore delle cronache hanno gustato la grande bontà del Signore. Ringraziamo per questo e ricor-diamoci che siamo stati investiti di misericordia per rivestirci di sentimenti di misericordia, per diventare noi pure strumenti di misericordia. Proseguiamo questo nostro cammino, insieme. Ci accompagni la Madonna, anche lei era vicino alla croce, lei ci ha partorito lì come tenera Madre della Chiesa che tutti desidera raccogliere sotto il suo manto. Ella sotto la croce ha visto il buon ladrone ricevere il perdono e ha preso il discepolo di Gesù come suo figlio. È la Madre di misericordia, a cui ci affidiamo: ogni nostra situazione, ogni nostra preghiera, rivolta ai suoi occhi misericordiosi, non resterà senza risposta. Dall’omelia di Papa Francesco per la messa di chiusura del Giubileo

“Abbandoniamo ogni forma di paura e di timore, perché non si addice a chi è amato”

il 17 dicembre il nostro amato Papa ha compiuto 80 anni!

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Pellegrinaggio a Medjugorje

Pagina 8-Tempo di SeminarI

Quando ho proposto a mia moglie la partecipazione al pellegrinaggio/seminario a Medjugorje organizzato per fine novembre 2015 dalla comunità Magnificat, Rita è rimasta esterrefatta: tra l' incredulo e il gioioso. Io che desideravo nuovamente ripetere un' esperienza che anni prima non mi aveva conquistato! Il viaggio di andata è stato lungo e impegnativo, ma ci ha permesso di conoscere nuovi fratelli e approfondire il rapporto con coloro con i quali avevamo già iniziato un cammino di fede. Inaspettatamente per me, questa volta Medjugorje si è rivelata luogo mistico, luogo di pace, preghiera e raccoglimento. Rita si è subito integrata con il gruppo e anche io, dopo un iniziale dubbio è timore, ho potuto gustare la gioia di essere di nuovo lì, in compagnia di persone che sentivo legate a me da un abbraccio capace di abbattere barriere e diffidenze. La pre-senza tra noi di tre sacerdoti - esempi di fedeltà alla Madonna e d'amore per noi pellegrini - ha ancor più rinforzato il legame tra di noi; così come ci ha entusiasmato il racconto sui veggenti fattoci dalla fantastica Silvana, nostra accompagnatrice e sorella nella preghiera. Sembrerà banale, ma la vita in comunione vissuta in quei giorni freddi ha riscaldato tantissimo i nostri cuori rinforzandoci nella Fede e mostrandoci la bellezza di stare insieme e, insieme, sen-tirsi vicini a Lei. Sono stati talmente forti questi sentimenti che, ricevuta l' Effu-sione e tornati a casa, ci siamo ritrovati con alcuni fratelli per iniziare il percorso di discepolato avviato dalla comunità Ma-gnificat. Sirio

Messaggio del 2 dicembre 2015 della Regina della Pace dato a Mirjana Cari figli, io sono sempre con voi, perché mio Figlio vi ha affidato a me. E voi, figli miei, voi avete bisogno di me, mi cercate, venite a me e fate gioire il mio Cuore materno. Io ho ed avrò sempre amore per voi, per voi che soffrite e che offrite i vostri dolori e le vostre soffe-renze a mio Figlio e a me. Il mio amore cerca l’amore di tutti i miei figli ed i miei figli cercano il mio amore. Per mezzo dell’amore, Gesù cerca la comunione tra il Cielo e la Terra, tra il Padre Celeste e voi, miei figli, la sua Chiesa. Perciò bisogna pregare molto, pregare ed amare la Chiesa a cui appartenete. Ora la Chiesa soffre ed ha bisogno di apostoli che, amando la comunione, testimoniando e dando, mostrino le vie di Dio. Ha bisogno di apostoli che, vivendo l’Eucaristia col cuore, compiano opere grandi. Ha bisogno di voi, miei apostoli dell’amore. Figli miei, la Chiesa è stata perseguitata e tradita fin dai suoi inizi, ma è cresciuta di giorno in giorno. E’ indistruttibile, perché mio Figlio le ha dato un cuore: l’Eucaristia. La luce della sua risurrezione ha brillato e brillerà su di lei. Per-ciò non abbiate paura ! Pregate per i vostri pastori, affinché abbiano la forza e l’amore per essere dei ponti di salvezza. Vi ringrazio!

GIOVANNI: mi ha fatto rispondere alle innumerevoli do-mande che umanamente mi ponevo

DANIELA: Per me il semina-rio di vita nuova è significato conoscere il Signore per la prima volta. Scoprire che Dio è amore. Mi ha permesso di vedere con una luce nuova tanti aspetti della mia vita.

DARIO: mi sono sentito travolto da questo vento d'a-more che mi chiama ad amare

Da queste due esperienze di evangelizzazione attraverso il Seminario Di Vita Nuova nello Spirito Santo, molti fratelli si sono aggiunti, mettendosi in cammino all’interno della Fraternita ! Tanto da aver dato inizio a due disce-polati che sono al loro primo anno! Una nuova esperienza di Effusione e alle porte: da sabato 21 gennaio inizia infatti un nuovo Seminario! Tra le PAROLE che Dio ha donato all’e quipe incaricata di iniziare a tesserne le fila, per due incontri consecutivi e ricorsa questa: “Figlio dell’uomo, parla ai figli del tuo popolo...io ti ho posto come sentinella per la casa d’Israele. Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia.” (Ez 33,1-7). Sentiamo la responsabilita del ruolo che il Signore ci ha affidato. Dedichia-mo un tempo di preghiera a questo nuovo progetto e con generosita por-tiamo il nostro invito a tutti coloro che il Signore ci suscitera nel cuore!!

Che cosa ha rappresentato per te l’esperienza del Seminario di Effusione? Abbiamo riutilizzato il volantino con cui abbiamo pubblicizzato il Seminario tenu-tosi tra gennaio e marzo 2016, per raccogliere pensieri di alcu-ni dei partecipanti!

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Pagina 9- Ricordi Pistoia, 25 Ottobre 2016 Non è mai semplice parlare di chi non c’è più, sicuramente quando scompare qualcuno dalla nostra vita si evidenziano sempre gli aspetti posi-tivi, quelli belli, quelli che ce lo fanno ricordare come una persona piacevole e ricca di qualità. In realtà io non posso ricordare Adamo se non in questi termini, soprattutto perché lui aveva incontrato Cristo e da questo incontro era nato un uomo nuovo, più ricco e prezioso. Adamo era speciale: la sua bellezza era quella capacità che aveva di amare la vita, di saper stare con tutti e sorridere a tutti, quella sua qualità che a me piaceva tanto di riuscire sempre a instaurare un rapporto, una relazione, un incontro non solo fisico o verbale, ma soprattutto di “cuori” con chiunque si avvicinasse a lui. Era l’amico vero, quello con il quale ci si può confidare, quello con cui si può condividere, quello che ci sa capire e stare accanto. L’incontro con Gesù poi ha aggiunto ancora più sapore alla sua vita ed è grazie a questo incontro se Adamo è diventato un uomo, un padre, un fratello, un figlio, un amico migliore. E anche un marito nuovo e migliore. Io l’ho conosciuto che viveva ancora molti turbamenti interiori e spesso emergevano gli aspetti più forti del suo carattere, spesso non mi era facile trovare un equilibrio con lui. Però ho visto come, nel corso degli anni, le cose sono cambiate e anche le spigolature del suo carattere si sono ridimensionate. Nella mia crescita umana lui ha svolto un’opera fondamentale perché ha saputo portare in superficie tante mie paure e mi ha aiutato ad affron-tarle e a superarle con la grazia di Dio. Non mi ha mai mollata, anche quando ne avrebbe avuto i motivi e le ragioni. Mi ha sempre preso per mano e accompagnata in luoghi dove sicuramente io da sola non sarei mai andata. Il lavoro che adesso svolgo, non sarebbe diventato il mio pane e la mia indipendenza se lui non fosse stato con me. La casa, che con tanta fatica ci siamo costruiti, non sarebbe rimasta la sua eredità se non ci fosse stato lui a sostenermi durante il periodo dei lavori. Ma è nel cuore che è avvenuta la rivoluzione più importante sia per me che per lui. Ci sono stati dei momenti durante tutti gli anni che l’ho frequentato che capivo che era lui la persona che Dio mi aveva donato perché crescessi e mi fortificassi anche nell’amore fra un uomo e una donna. Ma quante volte ho fatto resistenza e quanta fatica ad accettare questo progetto!!! Ci sono voluti anni e anni perché finalmente il nostro cammino prendesse veramente un verso e un senso di consapevolezza che il Signore ci chiamava a formare una famiglia e perché sentissimo nei nostri cuori questo desiderio. E’ stato grazie a fratelli come Alfredo e Grazia di Montevarchi, Luigi e Marta di Cortona, p. Luigi, p. Stefano di Prato, Andrea e Rita, Alessio e Annamaria di Magione, se io e Adamo siamo riusciti a sposarci. E’ stato grazie alle loro parole, ai loro inse-gnamenti, alle loro preghiere, se i nostri cuori da chiusi e feriti, da freddi e spenti, da incapaci di aprirsi all’amore donato e ricevuto, si sono rinnovati in un cammino di fiducia e di abbandono, di speranza e di apertura, di gioia e di meraviglia nuova. Lui diceva spesso che non mi amava e cercava risposte a quel sentimento che aveva dentro e che provava per me; spesso si diceva che forse il suo modo di amare era cam-biato da quando era giovane e adesso era diverso, perché verso di me non provava un’attrazione fisica e nemmeno un coinvolgimento. Questo era ciò che mi scriveva nel 2013: “Cara Patrizia, desidero dirti nuovamente che ringrazio Dio per avermi donato la tua presenza nella mia vita. Anche dopo questo mese un po’ burrascoso ti voglio dire con tutto il cuore che sei la persona più bella, più buona che il Signore mi ha donato in questi 7 anni di vita e di vita con te. E per me sei la persona più bella e più buona così come sei, con tutte le tue paure, ma anche con tutte le tue virtù. E sai anche quanto sono legato alla tua famiglia, da tuo papi ai tuoi fratelli. Ma oggi purtroppo mi accorgo sempre di più quanto la sofferenza non l’accetto e cerco di combatterla con tutto me stesso ogni giorno, dalla mia famiglia alla tua e soprattutto con te. Sicuramente sono rimasto a quel grido di aiuto di 7 anni fa cioè <vuoi aiutarmi ad uscire da questa vita mediocre?>. Credo che in questi 7 anni abbia dedicato la mia vita a quel grido a quell’aiuto che mi chiedevi!!! Ricordo che un giorno venendo a casa tua provai una grande sofferenza che continuò quando tornai a casa. Come non sopporto la tua infelicità, non sopporto che tu sia infelice e non sopporto e non accetto la non realizzazione dei tuoi sogni. Ed ecco la mia battaglia che ho combattuto e che combatto da 7 anni e cioè quella di aiutarti a cambiare e a prendere la decisione di cambiare veramente la tua vita!!! Che poi la tua vita sentimentale e matrimoniale sia con me o con un altro bel morino, credimi rimettiamo tutto nelle mani di Dio, ma l’importante per me è che tu sia felice e come lo desidero io con tutto il cuore lo desidera anche Gesù, Signore e Padre della nostra vita. Sicuramente aver dedicato la mia vita a quel grido di aiuto l’ho fatto in maniera assillante, oppressiva, presuntuosa, vanitosa, ma tutto in buona fede e tutto per aiutarti ad uscire dalla sofferenza del tuo cuore e dalla sofferenza della tua vita. Perdonami!!! Ma ti voglio trop-po bene per desistere da questo combattimento con la tua sofferenza. Quando ho passato e passo solo qualche ora con la Patrizia che è libera da ogni paura, io sto veramente bene e riesci a farmi dimenticare tutti i miei problemi. Che bella che sei!!! E nonostante tutte le tue difficoltà e paure in questo periodo ho provato la tua mancanza!!! In questo periodo ricordo tanti bei momenti passati insieme, ma ci sono anche stati mo-menti difficili ed è di questo che ti voglio ancora chiedere di perdonarmi!!! So anche con quanta pazienza e amore ti sei presa cura di me e della mia vita. Grazie a te, grazie a Dio. Perdonami se tante volte ti ho soffocata con i miei discorsi, con le mie esigenze o con i miei autoinviti che non hanno lasciato spazio alla tua libertà e alla tua privacy!! Perdonami. Forse ho sbagliato tutto con te!! Ma sono felice, come mi hai detto, di averti dato un contributo al e per il lavoro. Ma il merito è di Dio e tuo!!! E forse proprio per la tua battaglia vinta con il lavoro, mi sono illuso che tu potessi farcela anche con l’affettività, ma nell’affettività l’ostacolo è più grosso. Quando per la prima volta andasti a Pergo con Barbara oltre a dirti che eri innamorata di me ti dissero che Gesù era in mezzo a noi, tendiamoci la mano e facciamoci accompagnare da Lui nel cammino delle nostre vite!!! Oltre ad essere la persona più bella che il Signore mi ha donato in questi anni sei diventata piano, piano anche una persona e una donna impor-tante nella mia vita e per la mia vita. Grazie ancora a Dio e a te!!! Ti voglio bene. Adamo” Questa eredità che mi ha lasciata fatta di scritti, di foto, di preghiere, sono la cosa più preziosa che mi rimane di lui. Ciao Adamo….. tu adesso non sei più fisicamente qui con me, e mi manchi tanto. Il nostro era un rapporto non sempre facile, ma adesso mi manca il nostro stare insieme, il nostro condividere, mi mancano le nostre uscite. Mi mancano i tuoi sorrisi, le tue battute, la tua semplicità, le

tue cene, mi manca la tua fede profonda e autentica, mi manca il tuo affetto e l’amore che ci legava, mi manca la tua gioia di vivere e la gioia di stare insieme agli altri…. Ti penso sempre e ti porto nel mio cuore. Grazie per tutti gli anni di cammino che abbiamo fatto insieme perché mi hai regalato dei giorni unici e indimenticabili. Grazie perché ti sei chinato fino a me e mi hai amata molto di più di come abbia fatto io con te. Spero che tu adesso sia nel Regno della pace e della luce e che tu possa contem-plare Dio, quel Dio che in vita hai amato con la tua grande fede. “AMARE E PERDONARE SONO IL SEGNO CONCRETO E VISIBILE CHE LA FEDE HA TRASFORMATO I NOSTRI CUORI” Papa Francesco. Patrizia

ADAMO, è facile PORTARTI nel CUORE!!!

i tuoi fratelli in Cristo

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Pagina 10– Ricordi

SEGUE DALLA PRIMA

I patriarchi, maestri della fede, le hanno sempre testimoniato che la vita è un viaggio, dove si vede solo la parte di terreno dove appoggiare il piede per il prossimo passo e niente più, confidando che Lui ci mostrerà via via il cammino, anche at-traverso gioghi e strettoie, tra valli e colline, ma nel quale non c’è delusione! La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono. Per mezzo di questa fede gli antichi ricevettero buona testimonianza. (Eb11,1-2) Le prove che il Signore ha permesso nella sua vita non l’hanno schiacciata, la malattia, le terapie, il non poter parlare e man-giare, un aspetto che non era più il suo, trasfigurata come era dal male che la stava mangiando, non apriva bocca, come l’a-gnello condotto al macello … Ha continuato a lottare senza lamentarsi, ha combattuto, testimoniando Gesù Cristo nella sua famiglia, nella sua comunità, al suo lavoro, al mondo intero. La domanda di molti che la vedevano camminare per raggiun-

gere la chiesa, per ricevere il Corpo di Cristo era: “ma come fa?”. Poi ha cominciato Lui, Gesù a farsi portare da Lei, attra-verso mani diverse, le mani della Chiesa, passando le ultime volte, attraverso un tubicino di gomma, che le entrava nello stomaco, dato che per lei era diventato impossibile mangiare, bere, deglutire con la bocca! Ma Lui ha continuato a starle vicino, a desiderarla, Carla ha continuato a desiderare Lui, il suo Sposo! La croce non deve mettere dubbi sulla resurrezione, anzi ne è prova; certa è questa parola: se moriamo con lui, vivremo an-che con lui; (2Tm2,11). La santità è questa, raggiungere la meta, l’incontro col Risorto, nell’ordinarietà della vita, senza fuggire! Una cosa ci insegna la storia di Carla; niente ci può fermare, sguardo in avanti per incontrare e raggiungere Gesù! Tu che ora ci guardi dal Cielo, intercedi per noi ed insegnaci a combattere per la santità. Siamo nati e non moriremo mai più!! Ciao Carla, a presto! (Perugia, 15/11/1972 ÷ 14/11/2016) Alessio

Ogni donna sogna sin da bambina di indossare l’abi-to bianco, di essere per un giorno una principessa con il suo principe azzurro; l’esperienza reale e un po’ piu travagliata rispetto alle solite favole, ma porta comunque ad un bel finale! Per me il tutto ebbe ini-zio quando ancora non frequentavo la comunita , quando mia nonna, poco prima di morire, mi disse che avrei incontrato un uomo alto, moro, con la barba che mi avrebbe amata per tutta la vita; io lì per lì non capivo, anzi ero confusa ed arrabbiata con il Signore per avermi tolto una figura di riferimento come lei ed in piu il profetico “barbuto” stentava ad arrivare. Tutto è iniziato ad essere più chiaro solamente dopo l’incontro con Gesù; da lì ogni parola ha preso forma ed ogni cosa ha ini-ziato ad avere un senso. Infatti, dopo un lungo periodo di vita srego-lata dovuto alla necessita di evasione da quella che era la casa natale, ho iniziato a far chiarezza con me stessa e con la mia fede, ed il Signo-re mi mando un messaggio forte e chiaro: “Per questo l’uomo abban-donera suo padre e sua madre e si unira a sua moglie e i due saranno una sola carne”. All’inizio ci rimasi male, non capivo questo messag-gio e mi sentivo come una bambina che doveva dire addio ai suoi vizi, ai suoi giochi, quasi strappata via ai suoi affetti; poi, attraverso la preghiera, tutto divenne piu chiaro e mi fece capire che quello stacco di crescita era necessario per la mia vita. Pochi mesi dopo, come un fulmine a ciel sereno, mi e apparso il fa-moso “barbone”, ovvero Massimo, mio marito da poco piu di un me-se. Ovviamente io non l’ho riconosciuto subito, anzi, essendo nel mio periodino di rivolta, sono stata anche estremamente antipatica e scontrosa nel primo approccio. Piano piano pero ho iniziato a fidarmi e, per la prima volta, mi son fatta vedere per quella che ero, per la Giulia semplice ed impacciata quale sono. Abbiamo sentito entrambi da subito che c’era qualcosa di diverso in quell’incontro, qualcosa di piu , ed e nato in noi il desiderio di una vita insieme gia pochi mesi dopo. L’errore infatti, che oggigiorno commettono in tanti, e stato nella scelta di un’iniziale convivenza, pur avendo dentro di noi un forte desiderio di sposarci a tal punto da scegliere gia la data (non si sa di quale anno). Tuttavia, le scuse per non fare questo grande passo sono state tante, partendo dal lato economico fino ad arrivare alle tempistiche necessarie per tutta l’organizzazione della cerimonia, che avrebbero rallentato l’esigenza di vivere insieme da subito. In realta tutto e stato molto piu dispendioso e faticoso, dal momento che abbiamo affrontato parecchie spese per arredare l’appartamento che era dei suoi genitori, ed abbiamo cercato di fare il possibile da soli senza chiedere aiuto a nessuno; ci siamo ritrovati a non vivere in pace tutti quei mesi, e in piu al ritorno dalle vacanze estive abbiamo avuto una bella sorpresa, forse il dono più grande che il Signore potesse mandarci per farci tornare sulla strada giusta e per ri-prendere in considerazione il discorso del matrimonio: ero incinta. Ovviamente di primo acchito, la prendemmo male, specialmente io: non ero pronta, non era così che doveva andare, perche avrei voluto celebrare il matrimonio e poi solo in seguito avrei voluto dei figli, avrei voluto godermi ancora un po’ la mia giovinezza spensierata, in piu non mi sentivo degna di far parte della comunita e di essere per-donata dal Signore per tutto questo. Fino a quando una sera alla pre-ghiera non ebbi un’immagine che non scordero mai e che mi ha fatto sentire talmente amata da aver aperto il mio cuore alla vita; l’imma-gine era chiara, il Signore abbraccia-va quella creatura e teneva le mani sopra la mia testa per accogliermi e farmi sentire al sicuro con Lui. Lì la prospettiva ha cambiato totalmente angolazione ed ho iniziato a capire che forse quel passo, che da tempo doveva essere fatto, andava concre-tizzato. Dopo tanto pensare, quella data ha preso forma ed io e Massimo abbia-mo trovato il coraggio di fermare la chiesa e fissare il giorno delle nozze.

Da lì , come spes-so accade, l’or-ganizzazione della cerimonia

ha iniziato a rubare spazio all’importanza del sacramento e al peso che ha, e, per giunta, il corso prematrimoniale non ha aiutato a cambiare questa visione delle cose, dal momento che Massimo lo viveva in un modo ed io in un altro. Ma anche in quel caso il Signore ha saputo rad-drizzare il colpo e, per la prima volta, mi ha fatto vedere Massimo come un dono, una grazia, che è arrivato nella mia vita per salvar-mi e poter riconoscere che il sacramento del matrimonio in una coppia e il fondamento della coppia stessa ed ha un’importanza vitale per rimanere insieme. In piu , da ogni fronte emergeva l’importanza e la necessita della castita fino al giorno delle nozze cosa che noi, inizialmen-te non abbiamo preso in considerazione. Si avvicinava sempre piu la data del parto e l’agitazione, unita alla paura aumentava, ma avevo la certezza di poter vivere anche quel momento in pace, vicina a Dio e al mio Massimo; infatti la mattina di domenica primo maggio, dopo una notte “strana” , non pensando minimamente che quelli che provavo fos-sero i dolori del parto, sono andata in ospedale e dopo la visita ho sco-perto che da lì a breve avrei dato alla luce Vittoria, nostra figlia. La vici-nanza dei tanti fratelli che pregavano per me, unita alla presenza di Massimo ha reso questo parto uno dei ricordi più belli ed indele-bili della mia vita, e in poco più di quattro ore Vittoria è venuta al mondo. Passate le prime difficolta da genitori, passata l’estate, la data del matri-monio era sempre piu vicina ed io ero sempre piu preoccupata e pensie-rosa sia per l’organizzazione sia per questo passo piu grande di noi. Mi chiedevo: ”Per quanto l’amore per Massimo superi ogni cosa, sono pronta io a prenderlo in ETERNO così com’è?! Con tutti suoi pregi ma riuscendo ad amare anche i suoi difetti? A promettergli que-st’amore in ETERNO?! A sceglierlo tutti i giorni e rinnovare giornalmen-te quel SI !” e piu andavamo avanti piu capivamo entrambi che solo la preghiera e la vicinanza a Dio poteva rendere possibile tutto que-sto, che noi, per quanto innamorati, non saremmo riusciti a vivere quel sacramento in maniera responsabile da soli senza un aiuto spirituale. Quindi, a tre mesi dalle nozze, siamo andati insieme a confessarci da Don Tonino e di nuovo e tornata a galla la richiesta esplicita della castita fino alla data del sacramento e della preghiera costante. Dire che e stato difficile scegliere cosa fare e poco; la paura che questa lontananza fisica potesse affievolire il nostro amore e che potesse divi-dere invece che unire e stata quotidiana; avevamo la certezza di non farcela e ci giustificavamo nel rimandare la decisione pensando di “prendere in giro” il Signore, dandoci per perdenti dal principio. Ma in entrambi, per quanto la paura fosse tanta, la voglia di provarci c’era, ci sentivamo in dovere di farlo nei confronti del Signore che ci aveva gia regalato il dono piu bello, e il suo continuo “rincorrerci” senza farci rica-dere nei nostri continui errori. E’ stata dura ma ce l’abbiamo fatta! Poi quella mattina e arrivata e, tra l’agitazione, la confusione, i ritardi non ci ho capito davvero nulla, ma due cose (a parte il Battesimo di Vit-toria) ho stampato nel cuore: lo scambio delle fedi ed il momento dell’eucarestia. Il primo e stato il concretizzarsi dei tanti racconti sentiti e nel momento delle promesse, proprio pronunciando “Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo” e inserendo la fede al dito, e lì che ti senti inondato di Spirito Santo, che senti che qualcosa in te e gia cam-biato e che quel sigillo d’amore, con l’aiuto di Dio non cessera mai; il secondo perche , come molti sanno, a me e mancato tanto, durante l’o-melia, il momento dell’eucarestia quindi tornare dopo quasi un anno e mezzo a vivere questo privilegio mi ha fatto sentire viva e mi ha emo-zionata a dir poco. Le difficolta , anche dopo questo grande passo, continuano ad essere tante, ed il Signore ogni giorno ci pone davanti degli ostacoli e delle montagne da scalare dove la cima stenta a farsi vedere, ma la certezza che non siamo soli ad affrontarle riaccende giornalmente la fiamma del nostro cuore. Bisogna saper unire i sentimenti e le emozioni alla fede, a quella fede che ci fa andare avanti pur inciampando una, due, tre, cento volte ma che ci aiuta a rialzarci e a capire le meraviglie che il Signore ha messo in quell’errore, in quello sbaglio, per renderci liberi e farci arrivare in cima a quella montagna per godere ogni istante del magnifico panorama qua-le e la vita. Giulia

PER CARLA, CON CARLA PREGHIAMO!

CRISTO AL CENTRO DELLE NOSTRE EMOZIONI

BUONA LETTURA!!!!!!! Il piccolo staff