Comunità Maranà-tha - maranatha · della comunità è cambiato e allo stesso tempo sono emerse...

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Comunità Maranà-tha Durante l'anno trascorso il volto della comunità è cambiato e allo stesso tempo sono emerse alcune difficoltà di relazione tra noi, che ci hanno portato a rimetterci in discussione e cominciare un percorso “riforma” della vita comunitaria. Il volto della comunità è cambiato perché la famiglia Marchetti in luglio ha lasciato Maranàtha. Più avanti nella lettera loro stessi vi racconteranno qualcosa riguardo a questo. La partenza di Elena e Fabrizio e dei loro figli ha lasciato un vuoto non piccolo ed è stato oggettivamente un passaggio doloroso. L'amicizia, l'affetto e l'intimità acquisita in questi dodici anni trascorsi insieme rimangono intatti, così come la stima nei loro confronti e la certezza che stiamo comunque camminando verso una stessa meta, anche se non più utilizzando lo stesso strumento (la vita comunitaria). Avendo scelto di andare ad abitare a San Giorgio di Piano non ci siamo persi di vista e, anzi, sia Elena sia Fabrizio continuano a svolgere alcuni preziosi servizi di sostegno nelle attività dell'associazione e della Fondazione. Il volto della comunità è cambiato anche perché lo scorso aprile Paola Vanelli è tornata tra le braccia del Padre, dopo una breve ed improvvisa malattia. E' morta tutto sommato in pace, la notte del venerdì Santo, in presenza di Margherita che stava vegliando su di lei. Le difficoltà nelle relazioni tra noi adulti della comunità stabile hanno portato scompiglio e anche un certo timore. Da giugno su indicazione di “colui che ci accompagna nel cammino” (padre Paolo Bizzeti) stiamo vivendo un tempo “speciale” in cui siamo invitati prima di tutto ad una preghiera più intensa indirizzata a chiedere il dono di vedere il fratello di comunità con lo sguardo di Gesù. Padre Paolo ci ha dato anche alcune indicazioni pratiche “temporanee” tra cui la sospensione del pranzo comunitario feriale fino a Natale, mentre abbiamo introdotto il pranzo comunitario domenicale. Siamo grati ai molti amici che in questo tempo stanno pregando per la comunità, affinché possa continuare ad essere un segno visibile che vivere insieme nel nome del Signore è possibile e che da questo scaturisce un'enorme potenziale di accoglienza a vari livelli. Siamo in cammino. Non neghiamo la fatica e qualche momento di scoraggiamento sperimentato soprattutto durante la scorsa primavera. Tuttavia, riconosciamo che questo anno difficile non è stato sterile e già stiamo raccogliendo con gioia e stupore alcuni segni concreti e semi di speranza, come abbiamo cercato di mettere in luce nei vari contributi della lettera. Preghiamo il Signore che ci accompagni e ancora una volta benedica questa sua opera. E' davvero il momento di dire con forza “Maranàtha”, ovvero: “Vieni Signore!”. Francesca Le persone accolte Matteo, Luca e Michael continuano il loro percorso di crescita all'interno delle famiglie di Maranàtha, avviandosi ormai verso l'adolescenza. Matteo frequenta la seconda classe della scuola media, mentre Luca e Michael sono in terza media. Sono ancora con noi anche Kibi e Michel, i due ragazzi africani del Mali arrivati nel maggio del 2011 a seguito degli sbarchi di Lampedusa, dopo la crisi del regime libico. Entrambi da qualche tempo sono impegnati in tirocini formativi che consentono loro di sperimentarsi nel mondo del lavoro. In questo anno hanno anche fatto notevoli progressi nell'apprendimento dell'italiano. Maranàtha è diventata luogo di incontro e di aggregazione per parecchi altri ragazzi africani accolti nei paesi vicini. Kibi e Michel e i loro amici sono sempre disponibili ad aiutarci quando chiediamo loro una mano per qualche lavoretto e hanno anche creato una buona relazione con i ragazzini della comunità. A fine giugno Francesca Papagna ha lasciato Maranàtha dopo quasi due anni e il 29 luglio si è sposata con Giampiero in Abruzzo, dove vivono le loro famiglie di origine e dove sono cresciuti. Una nutrita rappresentanza di Maranàtha ha partecipato al loro matrimonio. Francesca Beghelli è stata una perfetta damigella portando le fedi agli sposi, mentre Luca ha diretto il coro creato per l'occasione con un mix di amici bolognesi e abruzzesi. Durante il periodo estivo sono stati con noi Laura e suo figlio Pietro di 18 anni, che provengono da Verona. Dopo un primo contatto tramite posta elettronica, è iniziato un percorso di conoscenza Gianni con p. Davide Saporiti e alcuni bambini di Maranàtha durante il pellegrinaggio a Montesole Il 5 per mille a Maranàtha! È un gesto semplice di solidarietà consapevole che significa molto per la nostra realtà. Nella prossima dichiarazione dei redditi continuate a sostenerci segnando il codice fiscale dell'Associazione Comunità Maranàtha: 91177280376. Francesca insieme alla sua damigella, la nostra Francesca Beghelli Francesca e Giampiero subito dopo la celebrazione

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Newsletter annuale della Comunità Maranà-tha 4 dicembre 201 2 - Numero 24

Anno 201 2 - Pagina 1Newsletter annuale della Comunità Maranà-tha

Lettera di

Natale 201 2ComunitàMaranà-tha

Durante l'anno trascorso il voltodella comunità è cambiato e allostesso tempo sono emerse alcunedifficoltà di relazione tra noi, che cihanno portato a rimetterci indiscussione e cominciare unpercorso “riforma” della vitacomunitaria.Il volto della comunità è cambiato perché la famigliaMarchetti in luglio ha lasciato Maranà­tha. Più avanti nellalettera loro stessi vi racconteranno qualcosa riguardo aquesto. La partenza di Elena e Fabrizio e dei loro figli halasciato un vuoto non piccolo ed è stato oggettivamente unpassaggio doloroso. L'amicizia, l'affetto e l'intimità acquisitain questi dodici anni trascorsi insieme rimangono intatti, cosìcome la stima nei loro confronti e la certezza che stiamocomunque camminando verso una stessa meta, anche senon più utilizzando lo stesso strumento (la vita comunitaria).Avendo scelto di andare ad abitare a San Giorgio di Pianonon ci siamo persi di vista e, anzi, sia Elena sia Fabriziocontinuano a svolgere alcuni preziosi servizi di sostegnonelle attività dell'associazione e della Fondazione.Il volto della comunità è cambiato anche perché lo scorsoaprile Paola Vanelli è tornata tra le braccia del Padre, dopouna breve ed improvvisa malattia. E' morta tutto sommato inpace, la notte del venerdì Santo, in presenza di Margheritache stava vegliando su di lei.Le difficoltà nelle relazioni tra noi adulti della comunitàstabile hanno portato scompiglio e anche un certo timore.Da giugno su indicazione di “colui che ci accompagna nelcammino” (padre Paolo Bizzeti) stiamo vivendo un tempo“speciale” in cui siamo invitati prima di tutto ad unapreghiera più intensa indirizzata a chiedere il dono di vedereil fratello di comunità con lo sguardo di Gesù. Padre Paolo ciha dato anche alcune indicazioni pratiche “temporanee” tracui la sospensione del pranzo comunitario feriale fino aNatale, mentre abbiamo introdotto il pranzo comunitariodomenicale. Siamo grati ai molti amici che in questo tempostanno pregando per la comunità, affinché possa continuaread essere un segno visibile che vivere insieme nel nome delSignore è possibile e che da questo scaturisce un'enormepotenziale di accoglienza a vari livelli.Siamo in cammino. Non neghiamo la fatica e qualchemomento di scoraggiamento sperimentato soprattuttodurante la scorsa primavera. Tuttavia, riconosciamo chequesto anno difficile non è stato sterile e già stiamoraccogliendo con gioia e stupore alcuni segni concreti esemi di speranza, come abbiamo cercato di mettere in lucenei vari contributi della lettera. Preghiamo il Signore che ciaccompagni e ancora una volta benedica questa sua opera.E' davvero il momento di dire con forza “Maranà­tha”,ovvero: “Vieni Signore!”. Francesca

Le persone accolteMatteo, Luca e Michael continuano il loro percorso dicrescita all'interno delle famiglie di Maranà­tha, avviandosiormai verso l'adolescenza. Matteo frequenta la secondaclasse della scuola media, mentre Luca e Michael sono interza media.Sono ancora con noi anche Kibi e Michel, i due ragazziafricani del Mali arrivati nel maggio del 2011 a seguito deglisbarchi di Lampedusa, dopo la crisi del regime libico.Entrambi da qualche tempo sono impegnati in tirociniformativi che consentono loro di sperimentarsi nel mondodel lavoro. In questo anno hanno anche fatto notevoliprogressi nell'apprendimento dell'italiano. Maranà­tha èdiventata luogo di incontro e di aggregazione per parecchialtri ragazzi africani accolti nei paesi vicini. Kibi e Michel e iloro amici sono sempre disponibili ad aiutarci quandochiediamo loro una mano per qualche lavoretto e hannoanche creato una buona relazione con i ragazzini dellacomunità.A fine giugno Francesca Papagna ha lasciato Maranà­thadopo quasi due anni e il 29 luglio si è sposata conGiampiero in Abruzzo, dove vivono le loro famiglie di originee dove sono cresciuti. Una nutrita rappresentanza diMaranà­tha ha partecipato al loro matrimonio. FrancescaBeghelli è stata una perfettadamigella portando le fedi aglisposi, mentre Luca ha diretto ilcoro creato per l'occasione con unmix di amici bolognesi e abruzzesi.

Durante il periodo estivo sonostati con noi Laura e suo figlio Pietro di 18 anni, cheprovengono da Verona. Dopo un primo contatto tramiteposta elettronica, è iniziato un percorso di conoscenza

Gianni con p. Davide Saporiti e alcuni bambini di Maranà­tha durante ilpellegrinaggio a Montesole

Il 5 per mille a Maranà­tha!È un gesto semplice di solidarietàconsapevole che significa molto per la nostrarealtà. Nella prossima dichiarazione deiredditi continuate a sostenerci segnando ilcodice fiscale dell'Associazione ComunitàMaranà­tha: 91177280376.

Francesca insieme alla sua damigella, la

nostra Francesca Beghelli Francesca e Giampiero subito

dopo la celebrazione

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reciproca che ha portato alla richiesta di Laura di fareun'esperienza di vita comunitaria. In questo tempo sonomaturati affetto e stima reciproca, tanto che Laura continuaa frequentare la comunità, trascorrendo qualche finesettimana con noi.Dai primi di settembre vive a Maranà­tha anche Francesco,seminarista di 23 anni. I suoi superiori, i gesuiti che dirigonoil seminario di Napoli, gli hanno proposto un anno diesperienza nella nostra comunità, continuando comunque isuoi studi presso il seminario di Bologna. Francesco è unapersona estroversa e generosa, che si è già conquistato lasimpatia nostra e dei nostri figli che giocano spesso a calciocon lui.

Il canto insieme ai figliUna parte della riforma di vita comunitaria di cui si parlavanell'introduzione riguarda la preghiera, che abbiamo messocon più decisione al centro del nostro vivere insieme. PadrePaolo ci ha suggerito di dedicare una serata alla settimana acantare salmi insieme ai figli. Per noi e per i nostri figliquesta è un'esperienza nuova che abbiamo affrontato conuna certa curiosità, affidando a Luca l'organizzazione dellaserata nei contenuti e nelle modalità. Dunque, da un paio dimesi il venerdì sera ci troviamo in cappella insieme ai figli(quelli dai 14 anni in giù): cominciamo leggendo un salmosul quale facciamo delle risonanze (alcuni bambini sonoentusiasti del metodo delle risonanze!). SuccessivamenteLuca ci fa fare un po' di riscaldamento vocale e poiimpariamo dei canti, generalmente tratti da salmi. Dopo unaprima fase di apprendimento delle melodie, ultimamente cistiamo perfezionando anche nella forma, quindinell'interpretazione del canto, nelle pause, nei piani e neiforte. Insomma, a poco a poco ci stiamo appassionando alcantare insieme. Forti di questi mesi di prove, animeremo lamessa di Natale che si terrà a Maranà­tha la notte dellavigilia.

Concerto e Seminario GospelMentre la lettera va in stampa e forse è già in viaggio per levostre case, stiamo vivendo la seconda edizione delworkshop " Dalla parola al canto". Si tratta di un piccolotentativo di metter insieme l' annuncio della Buona Notiziaattraverso le parole, con la potenza e la carica del Gospel:gli artisti che anche quest'anno ospitiamo per l'ormaitradizionale concerto, guideranno un gruppo di cantanti di

varie provenienze in un percorso artistico e spirituale,insieme a Marco Tibaldi, che già lo scorso anno avevaaccettato di partecipare a questa iniziativa raccogliendograndi consensi tra i corsisti.

Anche quest'anno speriamo di avere un buon numero dipartecipanti, (alla prima edizione erano 20) al seminario e ilpienone al concerto.Maranà­tha e la nostra parrocchiaIn questo anno è cresciuta ulteriormente la fiducia reciprocae la collaborazione con la parrocchia di San Giorgio diPiano, grazie soprattutto ai ruoli che alcuni di noi ricoprononella vita parrocchiale: Margherita è impegnata nelcatechismo; Stefano è ancora parte del Consiglio Pastoralee insieme a Lorena offre il suo servizio durante la sagra diSan Luigi a settembre; Luca fa parte del coro parrocchiale edurante la scorsa primavera ha collaborato allarealizzazione di un musical ispirato a Forza Venite Genteorganizzato insieme ai giovani della parrocchia.

Maranà­tha e i gruppi dell'Associazione Servire laBuona NotiziaCome molti di voi sanno, le radici storiche e spirituali diMaranà­tha affondano nei gruppi che fanno capoall'Associazione Servire la Buona notizia. In gran partequesti gruppi si sono costituiti Comunità di Vita Cristiana(CVX) e, pur facendo i loro cammini di comunità piùristrette, mantengono anche una connotazione più ampia,che è quella dell'Associazione. Dallo scorso anno Maranà­tha è entrata nel consiglio direttivo dell'associazioneattraverso Mario, che ne è diventato membro. Qualchesettimana fa il Consiglio al completo, composto ­oltre aMario­ da Angela Zecchi, Tito Govoni, Alberto Battistini eSofia Acquaderni ha inaugurato un ciclo di incontri con i

Festa del 1° maggioAnche quest'anno ci sarà la nostratradizionale festa del 1° maggio!Come sempre abbiamo bisogno diaiuto il giorno stesso e nei giorniprecedenti per i preparativi. Viaspettiamo numerosi. Grazie!

Adulti e bambini in cappella a cantare insieme i salmi

Un momento del seminario Dalla Parola al Canto, edizione 2011

Il babbo di Lorena semina del grano per il catechismo dei bambini

in preparazione alla prima comunione

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singoli gruppi finalizzato soprattutto ad ascoltare cosaaccade in ciascuno, che cosa si sta vivendo ed anche comesi vorrebbe eventualmente che l'associazione più allargatapartecipasse alla vita dei gruppi. E' stato per noi una bellaoccasione di confronto e di condivisione, che ci ha portato arivalorizzare quanto è prezioso fare parte di una rete di amicinel Signore. Da alcuni anni una delle iniziative piùqualificanti e riuscite dell'associazione, alla quale quindi tuttii gruppi sono invitati a partecipare, è il pellegrinaggio

annuale verso qualche meta significativa: un tempo (unagiornata) per pregare, per condividere ed affidare le propriefatiche e sofferenze, un tempo per stare insieme e gustare ildono dell'amicizia.

Maranà­tha e le realtà legate ai gesuiti di BolognaNegli ultimi anni l'arcipelago ignaziano bolognese, ovverol'insieme di tutti i gruppi legati alla spiritualità ignaziana, stacercando di condividere risorse e talenti per creare buone efruttuose collaborazioni. In questa linea, la scorsa estateLorena, Gianni e Mario hanno raccolto l'appello dei padrigesuiti a partecipare come volontari al coordinamento dialcune settimane di campi di lavoro a Camposanto, comunedel modenese particolarmente colpito dal terremoto di finemaggio che ha messo a dura prova l'Emilia.Appena qualche giorno prima del terremoto, Luca è statocoinvolto nella realizzazione “tecnica” di Body to Grace,un'attività culturale e di annuncio della Buona Notiziaorganizzata dai gruppi giovanili ignaziani che fanno capo alCentro Poggeschi, sotto la guida dell'equipe dei padri gesuitidi Bologna. Si è trattato di un pomeriggio dedicato alla storiadei santi e martiri Vitale e Agricola: un pomeriggio di musica,performance teatrali, testimonianze, visite artistiche,culminato con la conversazione con p. Bartolomeo Sorge.Un evento molto interessante e significativo, vissuto tral'altro in una piazza centrale di Bologna, vicino alla zonauniversitaria: ciò ha attirato molti curiosi di passaggio, oltreche tanti amici.

Mi sveglio e il sogno non svanisce, attimi di tempo che sidilatano rumore che viene dal tetto: le tegole sbatacchianouna contro l'altra.Non mi rendo conto di quello che sta succedendo, sulleprime penso ad una tromba d'aria ed esclamo: “porcavacca!” Che non sia volato via il tendone. Mi precipito incortile: calma piatta, i lampioni dondolano, presto i ciritroviamo tutti in giardino...29 maggio ore 9, sono al lavoro sul tetto di un capannone aCasalecchio di Reno ci stiamo organizzando per cominciaread installare 800 pannelli fotovoltaici tutto comincia adoscillare in modo amplificato a causa dei 9 metri di altezza.Non ci sono vie di fuga mi avvicino su muri che poggiano suipilastri. Il cemento intorno a me e sotto di me oscilla ecigola...Sono un miracolato, preservato da questo disastro senzamotivo come senza motivo molti sono stati travoltifisicamente e moralmente: hanno perso la casa, l'azienda, illavoro e la certezza che non c'è nulla di fermo, stabile,duraturo a priori.A pochi chilometri da noi immediatamente sono spuntate letendopoli della Protezione Civile e praticamente in ognigiardino pubblico o privato c'è almeno una tenda.Da quei giorni per mesi siamo permeati da un senso diinstabilità non solo psichica, non solo frutto dellaconsapevolezza della fragilità della condizione umana. E' unmalessere fisico che accompagna le giornate, senso dinausea, stato ansioso, giramenti e perdita di equilibrio,annullamento della progettualità. Unica occupazione:arrivare a sera e conseguente preoccupazione: tremeràancora questa notte? Confortare e rassicurare chi vive afianco, moglie, figli, bambini, figli affidati, è una azione cheriesco ad esprimere essenzialmente con la presenza,silenziosa ed a volte ansimante.9 e 10 giugno assemblea dei gruppi Servire la Buona Notiziaa Maranà­tha, andiamo a celebrare la messa insieme airagazzi della Rete Loyola a S. Agostino. Visita alla piazzadove c'è il municipio sventrato, uno dei simboli del terremoto

in Emilia. Vedere le cose in televisione non è la stessa cosache toccarle, mi rendo conto di avere scoperto l'acqua calda.La domenica pomeriggio p. Hernandez S.J. comunica che laCompagnia di Gesù ha chiesto ai Gesuiti di Bologna di farsiprossimi alle popolazioni emiliane terremotate, è stataattivata una collaborazione con gli amministratori diCamposanto, in provincia di Modena, per la presenzaall'interno della tendopoli per l'estate. Viene chiesta ladisponibilità a coordinare i turni settimanali: il mio braccio sialza con un automatismo incondizionato per esprimerel'adesione a questa proposta/richiesta. Anche Lorena, Giannie Mattia, della comunità, offrono la loro disponibilità.Così dal 15 al 22 luglio sono alla tendopoli di Camposantocome coordinatore di una quindicina di volontari della ReteLoyola per offrire una presenza a fianco dei 170 ospiti dellatendopoli in collaborazione con la Protezione Civile dellaProvincia di Parma. L'amministrazione comunale ha chiestoalla Rete Loyola di occuparsi della gestione del campo estivoper bambini dai due ai quattordici anni (120 presenzesettimanali) non solo ospiti della tendopoli, in collaborazionecon associazioni locali e con il dopo scuola parrocchiale.Incontri personali, riunioni, briefing, verifiche, coordinamenti,insomma una intensa attività relazionale stando in attenzioneal focus del nostro servizio: essere prossimi e stare in

Mario20 maggio è ancora notte, dormo, sonnoprofondo e sto sognando di essere in attesadella metropolitana in un'ipotetica stazione.Ecco il treno sta arrivando tutto trema e c'è ungran rumore...

Un momento del musical Forza Venite Gente che ha

debuttato lo scorso maggio in parrocchia

Un gruppo di volontari nel campo di lavoro organizzato dai gesuiti nel

comune terremotato di Camposanto

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Era un anno speciale. Il ricordo del primo uomo sulla lunaera ancora fresco, le parole della telecronaca di Tito Stagnopotevo recitarle a memoria.Quella luna che mi era sempre apparsa così lontana ora eralì, quasi a portata di mano. Per la prima volta nella mia vita,caro soldatino Jack, imparavo che si può lottare per ottenereciò che sembra impossibile, e, a volte, ottenerlo.Ti ricordi Jack? Quando ho aperto la tua scatola sotto

l’albero ero pazzo di gioia. Non ti ho riconosciuto subito, erimischiato là in mezzo, con gli altri diciannove del tuobattaglione, tra carri armati, artiglieri, trombettieri e generali.Non ho nemmeno finito di aprire gli altri regali, tanta era lavoglia di mettervi a difesa della base militare già nella miacamera, regalo del Natale precedente.In un attimo eravate disposti, in posizione… ma notavoqualcosa di diverso in te. Continuavo a metterti in piedi, incondizione di combattere. Ma tu continuavi a cadere. Soloallora ho capito. Avevi un difetto di fabbrica e non potevirimanere in piedi.Proprio come me.La prima cosa che ho pensato, caro Jack, nella mia fervidafantasia da pre­adolescente, è stata che la tua disabilitàportava la pace. Tu potevi essere tante cose, masicuramente non saresti mai stato un eroico condottiero.Avevo due possibilità per te, potevo eliminarti, farti fare ilruolo del morto oppure creare, costruirti un contesto dovepotevi valorizzare le tue qualità.Non sto parlando solo di voi soldatini, sto parlando

Le indicazioni degli organizzatori erano queste: “i servizi chepotete fare sono tanti ma cercate soprattutto di stare con lepersone, ascoltarle parlare con loro”.Non ho fatto fatica a fare questo, anzi, sono stati loro i primi acoinvolgermi. Dopo i primi due giorni nel caldo opprimente misono resa conto di essere dentro a un microcosmo dipersone diversissime: anziani, bambini, famiglie intere di

etnie diverse che cercavano di convivere nonostante leenormi differenze. La convivenza forzata dettata dalmomento drammatico ha fatto emergere alcune inevitabilitensioni che però non hanno scoraggiato gli animi. Anzi, hovisto crearsi sinergie e occasioni di reciproco aiuto anchegrazie al lavoro di tutti i volontari che non si sono certorisparmiati! Ciò su cui vorrei porre l'accento maggiormentesono proprio le relazioni formatesi in questo contesto e natein così poco tempo: il contatto e la semplicità di questepersone mi hanno toccato il cuore, mi è sembrato di vivere astretto contatto con le persone privilegiate di Dio qui sullaterra. Consapevole di non riuscire ad entrare in totaleempatia con loro, perché non ho perso la casa e non sonorimasta senza niente, il solo vivere con loro per unasettimana mi ha aiutata ad essere più grata alla vita e ariflettere su quanto i bisogni delle persone possano essereappagati attraverso vere e sincere relazioni di amicizia.

Il 23 giugno, io, Lorena e Mattia siamo partiti per trascorrere8 giorni in una tendopoli allestita dalla protezione civile perl'accoglienza delle persone che avevano la casa inagibile acausa del terremoto.La settimana è iniziata con una giornata di formazione tenutada gesuiti e tecnici finalizzata a prepararci ad entrare conuna certa consapevolezza in questa situazione di difficoltà. Ilperiodo era quello del caldo estivo clamoroso einsopportabile, che all'interno delle tende diventava davvero“cocente”!La popolazione del campo era molto variegata dal punto divista delle etnie e età, ciò che invece accomunava tutti erauna situazione economica povera.Il gruppo di volontari di cui facevamo parte, di 15 persone,era composto da ragazzi giovani provenienti un po' da tuttaItalia (Roma, Genova, Caserta, Firenze, Milano...) cheseguivano le direttive di Lorena che coordinava le attività.I nostri compiti erano di vario genere e comprendevano unpo' di tutto: organizzazione delle attività per i bambini incollaborazione coi volontari della parrocchia del luogo,distribuzione del materiale che arrivava dall'esterno, gonfiarele tende, risoluzione dei problemi più immediati dimantenimento del campo stesso, aiuto in cucina edistribuzione dei pasti.Ogni sera c'era inoltre un momento di preghiera comune cheera occasione per condividere sensazioni e difficoltà eaffidarle al Signore.

Anche noi, come tutti gli altri ospiti della tendopoli,dormivamo nelle tende.Mi ha colpito vedere che la popolazione della tendopoli eracomposta solo dalle categorie più povere della società,coloro che non avevano reti di aiuto amicali o parentali e chedovevano quindi aspettare una soluzione abitativa dalcomune. Ciò ha fatto sì che vedessimo riuniti in un sololuogo i più poveri della società: famiglie in difficoltà, anziani,stranieri, diversamente abili...Gli amministratori comunali erano costantemente presenti ehanno instaurato autentiche relazioni amicali con le personedel campo: ogni giorno venivano a mangiare alla mensadella tendopoli, mostravano un'attenzione e un desiderio di“bene comune” molto spiccato, che mi ha dato un'idea dicondivisione concreta e sentita.

Claudio"Caro soldatino Jack,quando ti ho ricevuto in regalo con la tuatruppa doveva essere l’ultimo Natale degli anniSessanta.In quel periodo ero davvero un bambino felice."

GianniE' stato l'entusiasmo di Lorena che ha accesoin me il desiderio di seguirla a partecipare alcampo di lavoro a Camposanto proposto daigesuiti. Così il 23 giugno, io, Lorena e Mattiasiamo partiti...

LorenaNon so proprio come fare per descrivere leemozioni che ho provato nello stare con lagente sfollata del campo...

ascolto delle persone.E' stato per certi aspetti come fare gli Esercizi Spiritualientrare in relazione lasciandomi coinvolgere, scoprendo neivolti e nei racconti riflessi del Volto e indizi del Regno. Mi hamosso a fare questa esperienza la consapevolezza di essere

uno scampato, vivo per caso, e lo stile tipicamente Ignazianoa non accontentarmi della conoscenza più o meno teoricama “applicare i sensi” alla realtà. Che bella umanità che hoincontrato!

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Cantare insieme ad altri e' quello che faccio da ormai meta'della mia vita, ma per qualche strano motivo cantare qui incomunità mi creava qualche resistenza, forse era il timore disentirmi incapace di mettermi in gioco in semplicità, forsesentivo il bisogno di qualche "infrastruttura", il palcoscenico,la band, la pretesa di cantare solo in certe condizioni,chissà...Invece, attraverso la semplice perseveranza e l'entusiasmodei bambini, il Signore ha messo da parte anche questa

Carissimi, scriviamo per condividere il percorso che ci haportati, dopo 12 anni, alla decisione di cambiare strada.Partiamo dal finale: il 22 luglio abbiamo traslocato e siamoandati a vivere in una casa in affitto nel paese qui vicino, SanGiorgio di Piano.Abbiamo impiegato quasi un anno a prendere questadecisione, accompagnati nel nostro discernimento da p.Paolo Bizzeti. Ma per spiegare meglio vi proponiamoun'intervista che abbiamo rilasciato... a noi stessi.Cosa vi ha mosso a mettere in discussione la scelta divivere a Maranà­tha?Negli ultimi anni alcune fatiche nelle relazioni, soprattuttointra­familiari, ed altre legate al ritmo di vita comunitario cihanno interrogato e aiutato a prendere consapevolezza sudegli aspetti di noi stessi, della nostra coppia, del nostromodo di essere genitori e più in generale della nostra vita aMaranà­tha che prima non vedevamo con sufficientechiarezza. Questo percorso ha fatto emergere in noi ladomanda che Dio pone ad Adamo: "Dove sei?". La vita ècammino, pellegrinaggio del cuore, ma noi abbiamo scopertodi essere fermi.Anche i vostri figli erano fermi?No, anzi loro si muovevano fin troppo. Il che poteva esserecomunque un segnale che qualcosa non funzionava.E come l'hanno presa?Bene e male. È necessario far passare del tempo perelaborare il lutto ma ci sono anche dei segnali positivi. Pietroe Samuele, i due più grandi, cominciano ad apprezzarealcuni aspetti del cambiamento. Il piccolo Davide è sereno,ha una cameretta tutta per lui e sembra contento della nuovasistemazione... ma forse è convinto ancora che siamo invacanza e che prima o poi torneremo a Maranà­tha. Con noiè venuta anche Eleonora, nostra figlia affidataria, tornata da

Roma dove ha vissuto due anni per motivi di studio. Adessoè in ricerca di un lavoro.E Maranà­tha?Gli anni passati a Maranà­tha sono stati comunque positiviper noi, una benedizione. Siamo cresciuti personalmente ecome famiglia, la vita in comunità ci ha fatto maturare,abbiamo avuto occasioni preziose. Siamo andati a viverenelle vicinanze e questo ci consentirà di continuare unarelazione e di essere presenti, anche se in modo diverso.Ovviamente dal punto di vista affettivo è stato uno strappo esiamo ancora doloranti e un po' disorientati.Come vedete il vostro futuro?In questo momento nebbioso, d'altra parte abitando nellabassa... Per ora dobbiamo concentrarci molto su questanuova vita perché siamo come qualcuno che per anni havissuto su una barca e adesso ha deciso di buttarsi in acqua:la prima cosa che deve fare è imparare a nuotare, poi sivedrà.Si può già fare un bilancio?No, ma oggi riusciamo a vedere che il Signore ci haaccompagnati perché da soli non avremmo trovato la forza eil coraggio di fare questo passo. Sentiamo di esserenuovamente in cammino e questo, giorno dopo giorno, apriràuna strada.In bocca al lupo!Crepi.

Elena e Fabrizio

LucaIl venerdì sera è diventato un appuntamentoatteso. Luca e Mattia durante la settimanami chiedono più volte " allora venerdìcantiamo?"... e Francesca Beghelli che sipresenta con l'immancabile cembalo,rumorosissimo ma indispensabile.

dell’intero mondo della disabilità. Possiamo considerarcimorti, invisibili, vegetali. Oppure possiamo collaborare percreare una realtà, un contesto dove poter esaltare lepotenzialità e metterle a disposizione nostra e degli altri.Come potevo valorizzare le tue qualità da soldatino disabile?Da bravo marine dovevi mettere le tue capacità adisposizione della tua squadra, così ti ho sdraiato con il tuomitragliatore che puntava un po’ alla rinfusa. Ma non eraquello l’importante. Importava cosa vedevi dalla tuaprospettiva, cosa potevi sentire.Ti immaginavo così, vicino al suolo, ad ascoltare il rumore egli odori dei “nemici”, i passi degli invasori avvicinarsi allabase… Dalla tua visuale potevi vedere gli spostamenti deituoi compagni, avere una visione ampia delle cose e avere la

situazione sotto controllo.Siamo alle solite. Guardare il mondo da un’altra prospettivarimane la carta vincente per costruire una cultura di pace.Cultura di pace che in fondo non è altro che il rispetto e lavalorizzazione delle diversità, dell’alterità, poiché la disabilitàè disarmante.Caro Jack, il tuo non è un difetto di fabbrica, è un ruolospeciale che ti è stato assegnato, è una responsabilità.Il morale della favola lo suggerisce Roberto Vecchioni: “Miporterò il soldatino che non rimaneva in piedi, ma che è il piùbello se ci credi”.Vero Jack, eri il mio preferito.Vi auguro un Buon Natale e con questa favola spero che i“difetti di fabbrica” non vi facciano più paura.

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Una vicenda che ha ci segnato è quella di Paola: il 6 aprilealle ore 21, sera del Venerdì Santo, Paola ha vissuto constupefacente e commovente sincronia la Crocifissione eMorte di Gesù, proprio con quel Gesù con cui ha avuto tuttala vita un rapporto particolarmente vivace, conflittuale einterlocutorio. Quell'ultima ora di Paola mi è parso ilcompendio di quello che lei è stata o perlomeno a noi è statodato di conoscere. Avevo scelto di vivere con lei il momentodel rito della Croce perché intuivo che si era ormai alla fine...nel pomeriggio eravamo andati con i bimbi per salutarla e leialternava momenti di lucidità a pause di assenza. L' Hospiceè un luogo speciale, sia per chi vi viene ospitato sia per chi vilavora sia per l'architettura. Giovedì, al momento del ricovero,Paola aveva scelto il pranzo di Pasqua: agnolotti con il ragù.Questo era uno dei temi su cui Paola era molto sensibile:“cosa preparate oggi a pranzo?” era solita chiedere quandoveniva per apparecchiare la tavola per tutti.La sera del Venerdì Santo sapevo che su Radio3 Uomini eProfeti ­ Radio 3Suite avrebbero trasmesso “In croce”dedicato a Sofija Gubajdulina e suonato un suo brano, le

Sette Parole”. Un'altra passione della Paola era la musica:innamorata di Beethoven, grazie al quale “perdono aitedeschi ogni cosa”, la musica le toccava delle corde che larisvegliavano alla vita. Era capace di mettere al massimo ilvolume dell'autoradio sulla Cavalcata delle Valchirie ecantare a squarciagola mentre guidava! Mi ero così dotatadelle cuffiette e, una a me e una a lei, inizia la prima parola diGesù in croce: "Dio mio, Dio mio, perché mi haiabbandonato?” Il grido “scandaloso” che risuona sulla croce,nei racconti dei Vangeli di Marco e di Matteo, e che non ha

paura, regalandomi il piacere di stare con le persone a cuitengo di più a fare quello che mi piace di più.Che cosa meravigliosa!Un po' impacciato, con tutta l'umiltà' di cui sono capace, misono trovato a offrire con semplicita' quello che per tanti anniho ricevuto, in termini di espressione artistica, tecnica, maanche e soprattutto spirituale, il frutto di tante riflessioni aproposito del cantare insieme, cantare per Dio, di cosasignifica per me oggi.Il silenzio dopo la lettura del salmo, le risonanze dei bambini,la disponibilità degli adulti, la pazienza nel ripetere le parti da

correggere, anche la resistenza e la fatica di alcuni a "starcidentro", tutto questo mi insegna ancora il valore insostituibiledella gratuita', del servizio, piccolo forse, ma per me moltosignificativo.Non mi accontento (e nemmeno gli altri) di qualcosa fatta"tanto per fare", cerchiamo tutti di impegnarci, ognunosecondo le proprie possibilità, gustando il fatto che ancorauna volta il Signore attraverso la condivisione compie ilmiracolo di rendere " l'insieme" più bello della somma deisingoli. Come a Maranà­tha.

Meta del pellegrinaggio sono state le rovine della chiesa diCasaglia ­ dove il 29 settembre del 1944 donne, anziani ebambini spaventati cercarono rifugio dalla furia delle SSnaziste­ e il cimitero, a pochi passi dalla chiesa, nel qualequesti innocenti furono poi brutalmente trucidati.Abbiamo percorso parte del sentiero della memoria, in unasplendida giornata autunnale, tersa, soleggiata e mite,affidando al Signore, attraverso la recita del rosario, i conflittidi vario genere che ci affliggono. La celebrazione dellamessa tra le rovine della chiesa di Casaglia è stato poi ilmomento culminante di questa giornata, vissuto in semplicità,ma con molta intensità da parte di tutti noi.Eravamo un gruppo di una ventina di persone, tra cui cinqueragazzini di Maranà­tha: Ignazio, Luca, Ruth, Matteo eMattia. Anche per loro questa è stata una giornatasignificativa, durante la quale si sono mostrati curiosi epartecipi di quello che stavamo vivendo, trovando comunqueanche occasione per giocare e scherzare tra loro. Per noiadulti è stata un'esperienza di preghiera e di fraternitàveramente preziosa, ben riassunta da Sofia, in una sua mailalla lista dei gruppi qualche giorno dopo il pellegrinaggio: “Ilnostro stare assieme così sereno, e fraterno, e vitale... il tuttoin mezzo a quei ruderi disseminati fra i prati, luoghi curati conmolta attenzione, nei particolari, e il piccolo cimitero, i

cui muri, seppur puntellati, sono ancora interi...Un luogo sacro, che mi ha parlato con eloquenza, e continuaa farlo anche ora, dopo 8 giorni, e spero continui a lungo,aiutandomi a cercare costantemente strategie di pace nellesituazioni conflittuali, grandi o piccole, conclamate o velate,che mi trovo ad affrontare quotidianamente.Rendo grazie al Signore per averci fatto un dono così bello e,mi vien da dire, così carico di tenerezza, in quel posto chetanto parla di morte, ma che ci ricorda, anche concretamentecon una grande lapide, e soprattutto con la presenza orantedei monaci e della monache portati lì da don Dossetti, cheLui la morte l'ha vinta, perchè è Risorto”.

FrancescaIl pellegrinaggio dell'Associazione Servire laBuona Notizia quest'anno ha avuto luogo aMontesole, la valle nella quale durante laseconda guerra mondiale si è consumata lacosiddetta “Strage di Marzabotto”.

MargheritaAnno complesso per Maranà­tha. Annointenso, durante il quale, attraverso varievicende, siamo stati messi di fronteall'intreccio della vita e della morte e,quindi, al Volto di Gesù che è il massimoesperto di queste faccende. Anno di lutti,dentro i quali, in alcuni casi, si intravvedonogermi di resurrezione. In altri, guardiamofiduciosi ai “segni dei tempi”.

Un momento della celebrazione della messa nelle rovine

della chiesa di Casaglia

Paola con alcune ragazze di Maranà­tha

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cessato di interrogare, nei secoli, non soltanto i fedeli, maanche i poeti, gli artisti, i musicisti di tutti i tempi. Quel gridoche Paola ha incarnato per molti anni: Paola è entrata“forzatamente” in comunità nel 1990, in seguito a vicendeaffettive dolorose. Donna colta, di un altro mondo rispetto alnostro, avvezza a stili quasi dissonanti da noi, per lei è statoun trovarsi inaspettatamente sulla croce, da sola, ferita ...laparola più usata nei suoi diari di quegli anni: “il nulla”. Difatto, da quel momento in poi, con la spietata sagacia che lacontraddistingueva, non perdeva occasione per comunicarcila sua “ non scelta” di entrare in comunità. Questo èmisterioso: Paola è stata con noi più di 20 anni, abbiamocondiviso moltissimo, sia gioie che dolori, la sua casetta erauna sorta di zona franca dove il tifo calcistico e la riccabiblioteca, la facevano un rifugio per tutti, ma lei era un po'sempre “altrove”. Il suo sogno di amore fallito l'ha segnatanel corpo e nello spirito e, spesso, con lei abbiamosperimentato l'impotenza, il “non essere all'altezza”. Paola èstata per noi una testimonianza di fedeltà incarnata, pur nelprofondo dolore il suo “sì” all'Amore è perdurato al tempo ealle intemperie. Dolore pervasivo vissuto con intensità mache non le impediva un improvviso “battito d'ali” per rigustarei piaceri della vita. Dal più profondo abisso alle inebriantialtezze, come dice il poeta:“Un cuore mi fu dato che oltre il mio volere balza di stupore.Un momento esulta, un momento è preda del dolore.Un momento ecco l’inverno con suo freddo estremoquello dopo ecco un giardino straboccante di bellezza.Un momento son muto, non una parola dalle mie labbra,subito dopo, perle dalla mia lingua: anche gli afflitti si fancuore.Un momento il mio cuore spicca il volo,e poi sprofonda aterra.Un momento è una goccia, e poi invade l’oceano.Un momento è stupido, incapace di pensieroquello dopo regge il paio con Luqman e Ippocrate.Un momento è un gigante, poi una fata in una terradesolata.” (Yunus Emre)In questa linea è stato anche l'incontro con Laura e suo figlioPietro. Stralcio dalla mail che ci ha inviato a gennaio: “Michiamo Laura, ho compiuto da poco 48 anni, vivo vicinoVerona e lavoro in città come insegnante nelle scuole

dell'infanzia del Comune. Fin da ragazzina la realtà dellecomuni mi ha molto interessato. Era come se quel modo dicondividere la vita mi appartenesse molto di più, di quelloche il mondo che mi circondava mi mostrava. La vita stessami ha fino ad oggi proposto altro, tutto più consueto e vicinoalla cultura d'appartenenza, ma tutto sempre maggiormentedistante dal mio percepire la relazione con il Mondo. Miofiglio Pietro, che oggi ha 17 anni, mi ha aiutata in modoconsiderevole a mettere a fuoco quello che effettivamente dàsenso al vivere, sfrondando con impeccabile e implacabilespietatezza i miei dubbi e le mie resistenze.

Così nel poco tempo libero, da sei anni mi sono messa allaricerca di un luogo che mi assomigli, dove il senso e il valoredel vivere siano coltivati e condivisi.Ho scritto questa mail come primo passo verso una piùapprofondita conoscenza, dopo aver letto almeno in parte lapresentazione del vostro progetto sul sito.Desidero anche usare qualche parola per Pietro, lui ha unastoria un po' speciale, che lo ha portato ad oggi ad essere"catalogato" fra gli autistici, in una società che non èrealmente interessata all'integrazione, alla riabilitazione,all'inserimento di persone "diverse". Per questo motivo perPietro fra due anni (quando finirà il Liceo Artistico) loscenario proposto è piuttosto squallido... una vera e propriaghettizzazione.In questi diciassette anni ho potuto osservare attentamentePietro, gli ho proposto esperienze varie e articolate e misono resa conto che, se è affiancato da persone che loconoscono, sono legate a lui affettivamente, lo accolgono,riesce gradualmente a inserirsi fino a partecipareparzialmente alle attività che si svolgono, a patto che siainsieme. Queste osservazioni mi portano ad affermare chese riuscissimo a trovare una realtà comunitaria disposta adaccoglierci e in armonia con le nostre visioni, per Pietropotrebbe esserci la speranza di una vita dignitosa e forse diun recupero di risorse psichiche; per me la realizzazione diun sogno. Poche righe per aprire moltissime finestre, percome spero dare avvio a una nuova storia.”E quest'estate di finestre ne sono state aperte tante, nei 3mesi che Laura e Pietro hanno trascorso con noi. Sono uscitivivi dalla canicola padana e questo è già un buon segno!Inoltre, in questo tempo di revisione e smottamento non solotellurico ma anche comunitario, due persone così specialicome Laura e Pietro ci sono parsi una bella ventata disperanza e aria nuova. E ancora di più, sentirsi dire, ancoranella prima mail con la quale si è messa in contatto con noi:“Anche se ciò non fosse, desidero ringraziarvi per la scelta divita che rinnovate ogni giorno. Comprendo che è la vostrareale quotidianità e per voi è scontato come respirare e nonpotrebbe esserci un altro modo di vivere se non questo; mapenso anche che abbiate coscienza che per la maggior partedelle persone di questo paese non è così. Il fatto che realtàcome la vostra esistano crea in esseri come me la risonanzamagica che la collettività ha un valore importantissimo, checondividere è indispensabile, che isolati gli uni dagli altriperdiamo la maggior parte del nostro potere e della nostraforza. Io credo che sia proprio una risonanza come questache può aiutare il cambiamento e tal volta insieme ad altrerisonanze indurlo, sostenerlo e attuarlo.”ci è sembrato oltre

Laura, Pietro e Mattia al corso di cavallo

Pietro e Mattia al corso di cavallo

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che incoraggiante, un aiuto a guardare alla nostra realtà conocchi più leggeri, fiduciosi che se è un progetto del Signore,saprà ben Lui come custodirlo!E alla fine della sua estate a Maranà­tha Laura ci ha salutatocosì:“Queste poche righe sono solo per salutare e ringraziare!Tutti, ma proprio tutti e tutto.Per l' Accoglienza che ci avete donato, ognuno con i suoiritmi, i suoi modi, il suo “respiro”, fatta di : sentimento,attenzione, silenzio, cura, gesti, vicinanza, ascolto,

comprensione, ricerca, dialogo, lontananza, pensiero,sguardi, curiosità, pazienza...Un'accoglienza che presuppone una costante dedizione pervenire ad essere, che passa dalla capacità di riconoscerla,praticarla e mantenerla.Vi tengo nel cuore, sono con voi nel cuore del Padre. Auguroche la Sua volontà si compia. Prego Colui che lascia liberi inostri passi, di illuminare la Via e darci sguardi perscorgerla.”

La Lectio di novembre, collocata al terminedell'anno sociale, anche e soprattutto in questo2012 un po' travagliato è stata un tempo diriconciliazione con le nostre fatiche e di ascoltoterapeutico della Buona Notizia. La gratitudinecon cui i molti amici che hanno partecipato cihanno salutato è poi anch'essa uno di queisegni concreti di speranza che dicevamoall'inizio della lettera. Maranà­tha sempre più sirivela per quello che è sempre stata findall'inizio: un'opera di Dio, non nostra,attraverso la quale il Signore compie le suemeraviglie! Il segno più concreto di speranzaanche quest'anno è comunque il fatto che ilSignore ancora una volta si fa uno di noi:compagno di cammino, tenero amico. Dallacomunità Maranà­tha un augurio affettuoso diBuon Natale!

"E prese il pane...":la lectio a Maranà­ThaUn'immagine della messa del 18 novembre,celebrata nel salone di Maranà­tha nell'ambitodella Lectio autunnale, quest'anno sul temadell'Eucarestia. Ringraziamo di cuore p.Jean­Paul Hernandez, che con intensità, passione ecompetenza ci ha accompagnato a contemplarelo spezzare il pane di Gesù. E grazie ancora alSignore, per averci fatto vivere questi due giornidi preghiera insieme tutte le persone che hannopartecipato alla Lectio (più di sessanta).