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Educazione Assistenza Prevenzione Trasporto Pazienti Centro ILMA Sostieni le nostre attività e i nostri progetti Il 5 X MILLE della dichiarazione dei redditi alla LILT di LECCE Destina il 5 per mille della dichiarazione dei redditi (CUD/730/Unico) alla LILT di Lecce. Firma nel primo riquadro (SOSTEGNO ALLE ORGANIZZAZIONI NON LUCRATIVE DI UTILITÀ SOCIALE) e scrivi il nostro numero di Codice Fiscale 03263200754

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Educazione AssistenzaPrevenzione

Trasporto Pazienti Centro ILMA

Sostieni le nostre attività e i nostri progetti

Il 5 X MILLE della dichiarazionedei redditi alla LILT di LECCE

Destina il 5 per mille della dichiarazione dei redditi (CUD/730/Unico) alla LILT di Lecce.

Firma nel primo riquadro (SOSTEGNO ALLE ORGANIZZAZIONI

NON LUCRATIVE DI UTILITÀ SOCIALE)e scrivi il nostro numero di Codice Fiscale

03263200754

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2 Lega contro i Tumori | Marzo 2013

EDITORIALE

Abbiamo voluto dedicare questonumero della rivista in gran par-te ad un tema che ci sta parti-

colarmente a cuore e che ha ispiratofin qui l’azione della LILT di Lecce. In-tendiamo riferirci a quel nuovo ap-proccio nel campo della lotta al can-cro che va definendosi come “onco-logia ambientale” e che vanta, so-prattutto all’estero, istituti e centri distudio e di ricerca ormai rinomati.Si tratta di un settore che assume

sempre più una valenza strategica, neltentativo di arginare un’avanzatadella malattia che diviene ogni gior-no più insidiosa, andando diretta-mente “alle radici”. Di fronte ad un mondo in gran par-

te “artificiale”, ove la nostra vita ècondizionata e quotidianamente po-sta a contatto con i prodotti della tec-nica e dell’industria, il cui impatto sul-la salute non è stato mai indagato a

dovere, non ci si può limitare, nelcampo medico, ad occuparsi dei casidi cancro che giungono all’osserva-zione solo come “astratte” patologie,cui applicare un prefissato protocol-lo terapeutico.Né, se proprio di prevenzione si

vuol parlare, ci si può fermare a cam-pagne generalizzate di diagnosi pre-coce, alle quali invitare a partecipa-re indiscriminatamente la popolazio-ne, ignorando le cause all’originedella malattia. Emblematico, in que-sto senso, per quel che riguarda il tu-more del polmone, è il messaggio chesi vuol far passare : per combatterlo,si sostiene, bisognerebbe affidarsi asofisticate e costose indagini stru-mentali, come la TAC spirale, in gra-do di individuare noduli di dimensionimolto ridotte, e quindi avere forse intal modo più possibilità di curarlo.Una campagna del genere rischia di

far passare in second’ordine la verabattaglia, che va diretta invece, perrimuoverli, contro i principali fatto-ri di rischio : fumo, inquinamento del-l’aria, ecc.Un simile discorso potrebbe farsi (e

lo abbiamo affrontato di recente suqueste pagine) per il cancro del senonella donna.Andare alla ricerca delle cause, dun-

que, dei fattori di rischio, che, agen-do subdolamente per prolungati pe-riodi di tempo, causano infine, ap-parentemente “dal nulla” e del tuttoinaspettata, l’insorgenza del tumore,anzi di un particolare tipo di tumo-re. Oggi ormai conosciamo molte so-stanze o agenti fisici con effetticancerogeni, responsabili di partico-lari forme di neoplasie, ma molto,troppo, resta ancora da studiare, se sitien conto appunto dell’artificialità delmondo che ci circonda, che ci pone a

Difendere l’ambiente per difendere la saluteE’ questo l’impegno che caratterizza da anni l’attività della LILT di Lecce. Ma è tempo che anche a livello delle istituzioni mediche si prenda coscienzadell’importanza di tenere nel debito conto le implicazioni ambientali della malattia, per una lotta più incisiva ed efficace nei suoi confronti

Dr. Giuseppe SerravezzaPresidente LILT Sezione Provinciale di Lecce

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EDITORIALE

contatto con un numero crescente diprodotti contenenti sostanze chimi-che, di cui ignoriamo gli effetti sul-la salute.Ecco il campo di indagine dell’On-

cologia Ambientale, del quale ci oc-cupiamo negli articoli che seguono.Un campo che ci è particolarmen-

te consono, abbiamo detto all’inizio.Infatti, in tutti questi anni, perquanto di nostra competenza, abbia-mo inteso assumere un ruolo di sti-molo nei confronti delle Istituzioni,spronandole ad affrontare con nuoviapprocci culturali, e di conseguenzapratici, la battaglia contro i tumori.Ne fanno fede i numerosi incontri edibattiti pubblici, dedicati a temi del-la difesa dell’ambiente e della salute,organizzati in tutta la provincia; nefa fede il contributo di chiarificazio-ne e di divulgazione scientifica offertodalla LILT in occasione delle piùscottanti questioni “ambientali” aper-te sul nostro territorio. Tutte occasionipropizie per far giungere anche allapopolazione messaggi corretti, perorientarla e farle comprendere lareale natura della posta in gioco.

Questo numero cade anche in coin-cidenza con un tradizionale appun-tamento della LILT, vale a dire la “Set-timana Nazionale per la PrevenzioneOncologica”, in programma dal 16 al24 marzo prossimi, manifestazione in-centrata sui temi della corretta ali-mentazione, quale fattore importan-te per prevenire i tumori. Ma qui, “cor-retta alimentazione” implica nonsolo un’indicazione da offrire alla po-polazione su quale dieta seguire, maanche e soprattutto una richiesta diadozione di opportune misure daparte delle industrie e delle Istituzionipubbliche, per garantire al cittadinoun’alimentazione “sicura”, libera dainquinanti e contaminanti pericolosiper la salute. Questo sarà il senso pre-cipuo che daremo all’evento, il qua-le vedrà la presenza dei nostri vo-lontari domenica 24 marzo nelleprincipali piazze della provincia, in-sieme ad aziende del settore del-l’agricoltura biologica, che promuo-veranno i loro prodotti.

Infine, e sempre in tema di difesadell’ambiente e della salute, regi-striamo con soddisfazione l’inizio dei

lavori per la costruzione del CentroILMA, avvenuto in questi giorni.Come è noto, il “cuore” di questastruttura polivalente, che sorgeràsulla Strada Provinciale Gallipoli-Ale-zio, sarà dedicato proprio alla pre-venzione primaria, ossia la lotta ai fat-tori di rischio oncologico, ed in par-ticolare quelli specifici presenti sul no-stro territorio, cui è da imputare l’in-cremento dei casi di cancro (e di par-

ticolari forme di cancro) in provinciadi Lecce, ben al di là della media re-gionale.Crediamo sia questa una sfida per

il futuro, una sfida che mira al “cuo-re” del problema e non alla sua “pe-riferia”, per metterci in grado di ap-prontare “armi efficaci” contro lamalattia, a difesa della salute, so-prattutto quella delle nuove genera-zioni.

Centro ILMA, i lavori sono iniziatiDopo un periodo di sospensione, dovuto a difficoltà burocratiche, finalmente

lo scorso 18 febbraio sono iniziati i lavori per la costruzione del Centro ILMAa Gallipoli, lungo la provinciale Gallipoli-Alezio. All’opera sono le maestranzedella Ditta Nicolì, di Lequile, vincitrice della gara. A seguire i lavori, che do-vranno esser consegnati entro due anni, un pool di tecnici volontari (archi-tetti, ingegneri, geometri), ai quali va tutto il grato riconoscimento della LILT. Finalmente quindi si mette mano all’edificazione di una struttura su cui tan-

te sono le aspettative e le attenzioni da parte dei cittadini e dell’opinione pub-blica.Il primo modulo del complesso, per il quale sono stati appaltati i lavori per

un importo di circa due milioni di euro, frutto esclusivo - vogliamo ricordar-lo - di quanto nel tempo è stato versato, raccolto, donato da semplici citta-dini, malati (molti dei quali purtroppo scomparsi), ex-malati e dai volontaridelle tante sedi LILT, è dedicato all’attività di ricerca, prevenzione e riabili-tazione, il vero e proprio “cuore” pulsante della struttura.Crediamo di poter lanciare, con la realizzazione del Centro “Ilma”, una sfi-

da, per imprimere una svolta nella lotta al cancro nel nostro territorio, creandoun centro propulsore che si interessi di tutto ciò che precede (ricerca, infor-mazione, prevenzione) e segue (assistenza, riabilitazione) il momento della cura. Comunichiamo peraltro che il progetto Ilma è stato inserito nella “Propo-

sta di Piano Paesaggistico Territoriale Regionale”, in corso di istruttoria pub-blica in vista dell’adozione, tra i “progetti integrati di paesaggio sperimenta-li”, in quanto esperienza significativa di recupero funzionale di un’area concave dismesse ed alta valenza naturalistica. L’intervento diventa quindi pilo-ta in Puglia, ed inserito in un Piano che già ora viene considerato a livello na-zionale un caso esemplare di pianificazione paesaggistica e territoriale.

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Ambiente e Salute vanno di pari pas-so: più l’ambiente è “malato”, piùgli organismi viventi, compreso

l’uomo, si ammalano e muoiono.I dati scientifici a supporto dell’evi-

denza di questo rapporto sono tanti e talida rendere centrale, nel campo della lot-ta alle malattie e ai tumori in particola-re, il tener conto del ruolo svolto dalla can-cerogenesi ambientale e professionale.

Già da tempo si sarebbero dovute de-finire strategie di intervento preventivoper limitare le nefaste conseguenze di pa-tologie non solo oncologiche, ma ancheneurologiche e cardiovascolari.

Crediamo dunque che sia giunto il mo-mento di tracciare nuovi percorsi nel-l’ambito della pratica clinica, che tenga-no conto dei fattori di rischio per pato-logia, e ciò per ogni caso clinico dia-

gnosticato, in modo tale da creare unasorta di “filiera di probabilità/causalità”che orienti verso le probabili esposizio-ni e contaminazioni, che hanno deter-minato la compromissione dello stato disalute.

In questa prospettiva di lavoro, an-drebbe a recuperarsi il modello di condottaproprio dell’ambito delle malattie infet-tive, un tempo così diffuse e a così alto

rischio per le collettività in terminidi contagi e di epidemie.

In quei casi, al momento delladiagnosi, conseguiva l’atto dellasegnalazione agli Uffici di IgienePubblica per l’avvio di mirate in-dagini nei luoghi di vita domesti-ca, lavorativa e sociale del pa-ziente. La collaborazione di settoridiversi della Medicina sullo stessocaso aveva effetti sia per il singoloindividuo sottoposto alle cure piùidonee e tempestive, che per lepersone suscettibili di entrare incontatto con le stesse cause pa-togene.

Con un intervento razionale esemplice, si operava su tre fronti:si curava il caso in fase acuta, manello stesso tempo ci si predispo-

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DOSSIER

Sarebbe opportuno che, nella pratica clinica, per ognicaso di tumore, si indagassero a fondo le abitudini di vita e l’ambiente di lavoro delle persone coinvolte, per tentare di risalire alle cause.Prendendo a modello la prassi di solito adottata nei confrontidelle malattie infettive. Per questo bisognerebbeprevedere apposite figureprofessionali, con unapreparazione interdisciplinare

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neva alla prevenzione terziaria (rimozio-ne delle cause per evitare recidive e cro-nicizzazioni a carico del paziente incura) ed alla prevenzione primaria (perpreservare, sempre attraverso la rimozionedelle cause, lo stato di salute di altre per-sone altrimenti a rischio).

Il risultato non quantificabile, ma digran lunga più importante – per gli aspet-ti etici e anche di risparmio economico– era quello di non far ammalare altre per-sone, di interveniresulle cause primache queste potesse-ro rivelare la loronocività e tossicità(pensiamo alla sa-lubrità e alla sicu-rezza negli ambientidi lavoro, nelle case,nelle scuole e nel-l’intero ambiente divita e di relazione).

Devra Davis, eme-rita ricercatrice diOncologia Ambien-tale a Pittsburgh, siè dedicata a indivi-duare in un cam-pione di persone alei tutte conosciutee molte delle quali

purtroppo decedute pertumore, le cause re-sponsabili della patolo-gia, riuscendo a rintrac-ciare per ogni caso cli-nico i fattori determi-nanti.

Crediamo che anchela nostra realtà sanitariadebba coniugare ricer-ca, sorveglianza e prati-ca clinica già al momen-to della diagnosi di ma-lattia, dotandosi di stru-menti di rilevazione e dimonitoraggio idonei e dioperatori con formazionededicata ad ampio spet-tro (oncologia, biologia,chimica, epidemiologia,statistica). L’accuratez-za della raccolta dati e laloro elaborazione per-metteranno azioni mira-te e facilitanti l’adozionedi successive misure, seritenute opportune (coin-volgimento di altri settorie organismi ministeriali,Enti, Istituzioni, ecc.).

Tale proposta semplice e di fattibile ap-plicazione con il concorso delle struttu-re di diagnostica oncologica sovverte l’im-postazione sinora presente nei segmen-ti della Medicina, dove la settorializza-zione e la parcelizzaazione fanno perde-re di vista la significatività caso-specifi-ca del rapporto “malattia/fattori di rischioambientale”, talvolta neppure recupera-bile nei registri tumori, ove confluisce lagrossa mole di dati.

La LILT di Lecce, nel suo impegno diricerca sui fattori di rischio oncologico,intende sviluppare l’ambito dell’Oncolo-gia Ambientale sia attraverso il settoredelle Scienze Ambientali, sia attraversola Clinica ospedaliera, in modo da otti-mizzare e orientare con criteri di osser-vazione specifica tutti i singoli casigiunti nelle strutture sanitarie territoriali.

Con l’avvio del Centro Ilma entrerà a re-gime l’Osservatorio LILT permanente distudio, rilevazione e monitoraggio dellecondizioni di salute della popolazionenonché del nostro territorio in tutte le suecomponenti (acqua, suolo e sottosuolo,aria), al fine di vigilarne l’andamento neltempo.Contiamo anche di far divenire il sud-

detto Osservatorio riferimento esem-plare per gli oncologi clinici e per al-tri medici delle diverse specialità, inparticolare pediatri, cardiologi, neu-rologi.

In tal modo si rafforzeranno le già pro-ficue collaborazioni scientifiche con gliautorevoli centri di ricerca, nazionali edesteri, oltre a concorrere a diffondere lacultura della prevenzione primaria, sia nel-la popolazione, sia nella qualificazione dioperatori professionali del settore.

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ONCOLOGIA E AMBIENTE | DOSSIER

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DOSSIER | ONCOLOGIA E AMBIENTE

La lotta contro il cancro ha com-battuto molte battaglie sbagliate,con le armi sbagliate e sotto co-

mandanti sbagliati. E’ la memorabilesentenza dell’oncologa americana De-vra Davis, direttrice del Centro di On-cologia Ambientale dell’Università diPittsburgh.Attraverso libri divenuti celebri ed

un’intensa attività di conferenziere, que-sta studiosa ha contribuito notevol-mente a diffondere la consapevolezzache è dalle indagini scientifiche sui fat-tori di rischio ambientale, condotte alriparo da condizionamenti di parte; edallo studio accurato dei singoli casi dimalattia, per indagare eventuali espo-sizioni a sostanze nocive, che può ve-nire la svolta nella lotta al cancro, inmodo da affrontare con armi adeguatela sfida di una malattia che fa registrare

purtroppo una crescente incidenza.Si tratta di produrre conoscenze

utili, per impedire che in futuro la gen-te si ammali, evitando il contatto coifattori di rischio, sia attraverso una con-seguente legislazione adeguata e misuredi sanità pubblica,sia attraverso cor-retti comportamentiindividualiSe rimangono

“sconosciute” lecause dell’insorgen-za dei tumori in tan-ta parte della popo-lazione, ciò non au-torizza affatto a mi-nimizzare, come al-cuni fanno, fattoricome l’inquinamen-to ambientale (aria,

acque, suolo). Lo stato attuale delle co-noscenze (insufficiente) è da relati-vizzare, proprio in considerazione delfatto che gli studi non sono stati in-dirizzati nel verso giusto.Del resto, è una storia ormai lunga,

La nuova frontiera dell’OncologiaSenza la prevenzione primaria, sono state perse milioni di vite. E’ quanto ha sempresostenuto Devra Davis, direttrice del Centro di Oncologia Ambientale dell’Universitàdi Pittsburgh. Bisogna riorientare la ricerca per scoprire i fattori di rischio,all’origine dell’aumento dei casi di cancro. Ma per questo bisogna anche garantirel’indipendenza dei ricercatori

Debra Davis, direttrice del Centro di Oncologia Ambientale dell’Università di Pittsburgh.

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come ha documentato la Davis. Già ne-gli anni ’30 del Novecento, infatti, gliscienziati avevano capito, ad esempio,che il tabacco uccide, ma solo nel 1962venne dichiarato ufficialmente dal Ro-yal College of Physicians inglese che

il fumo provoca il cancro. E, nonostanteciò, i governi non intervennero fino aglianni ‘90. C’è voluto mezzo secolo perrimettere insieme i pezzi e intanto mi-lioni di persone sono morte.Si è trattato di una strategia dilatoria

ben precisa, che, da un lato, ha premutoaffinché i dati non fossero resi pubbli-ci e, comunque, una volta pubblicati,ha fatto ricorso a tutte le sottigliezzepossibili per metterli in dubbio.L’industria del tabacco ha fatto poi

scuola e ha dettato le regole su comedifendersi in caso di attacco: trovare imigliori scienziati del mondo, pagarlitanto, farli produrre altri studi che se-minavano dubbi, e focalizzare l’atten-zione sul problema della “complessità”della scienza. Così ha generato il “ru-more di fondo”, ha intorbidato le acquee l’industria ha guadagnato tempo, atutto vantaggio dei propri interessi. Quanto accaduto col tabacco, si è ri-

petuto in seguito con numerosi altriagenti cancerogeni, da tempo ben noti(amianto, cloruro di vinile, benzene,diossina, ecc.). Oggi, poi ci sono molte altre cause

potenziali, sistematicamente ignorate.Un esempio per tutti : i telefoni cellu-lari, sui quali si vanno accumulando evi-denze di pericolosità per la salute, so-prattutto per i bambini. Se si fosse agito correttamente fin

dall’inizio, in base a quanto era noto datempo in merito alle cause industrialie ambientali della malattia, sarebberostate risparmiate milioni di vite. Si ècombattuta una guerra sbagliata con-

tro i nemici sbagliati, concentrandosisolo sulla malattia e non sulle sostan-ze che già allora si sapeva esserne lacausa. Coloro che spingevano in que-sto senso spesso erano gli stessi che ri-coprivano posti di comando nelle in-

dustrie che producevano le sostanze al-l’origine dei tumori, come, ad esempio,il tabacco per le sigarette e gli ormo-ni chimici e sintetici.

Si impone, quindi, soprattutto nelcampo della ricerca, un cambio di pa-radigma, di mentalità, che chiama incausa la libertà degli istituti di ricer-ca e degli scienziati, che devono esse-re indipendenti da condizionamenti epressioni di parte ed avere come uni-

co obiettivo l’accertamento della veri-tà, nell’interesse esclusivo della salu-te dei cittadini.Il semplice approccio epidemiologico,

che si limita a registrare asetticamentei dati di incidenza e mortalità per tumorein un dato territorio, non basta. Biso-

gna cambiare decisamente prospettivae metodo, ricorrendo ad altri approcci,per tentare di misurare il rischio con-nesso ai fattori ambientali nell’insorgenzadi certi tumori. Mancano oggi soprattuttodati sulle esposizioni delle persone allesostanze chimiche. Esposizioni cumula-te nel tempo a basse dosi e per lunghiperiodi, attraverso differenti vie: aerea,alimentare e cutanea.Stesse lacune si registrano riguardo

a differenti modalità di esposizione: nel-l’ambiente esterno, in casa, ecc. Si tratta in definitiva di condurre la

ricerca, impostandola su ben precisemetodologie. Il che finora è stato tra-scurato, sia per scarsa sensibilità cul-turale, sia perché interessi di parte han-no contribuito a sviare la ricerca.Ma va detto, comunque, che grazie

all’opera efficace svolta in questi annida figure di scienziati come Devra Da-vis, ormai questi concetti e queste im-postazioni metodologiche si vanno fa-cendo strada. In Italia, l’AIOM (Associazione Ita-

liana Oncologia Medica) ha pubblicatodi recente un ponderoso volume dal ti-tolo “Progetto Ambiente e Tumori”, nel-la cui introduzione si afferma che “la co-noscenza delle cause e la prevenzioneprimaria rappresentano il primo stru-mento per un’adeguata strategia di con-

trollo dei tumori. L’AIOM ha voluto ri-badire l’impegno degli oncologi nonsolo nella diagnosi e terapia dei tumori,ma anche nelle strategie di controllopreventive”.Si tratta di segnali incoraggianti, ma

tanta è ancora la strada da percorrere.

ONCOLOGIA E AMBIENTE | DOSSIER

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Cosa hanno in comune le nove piùgrandi città francesi, Bordeaux, LeHavre, Lilla, Lione, Marsiglia, Pa-

rigi, Rouen, Strasburgo e Tolosa? Ri-sposta: l’inquinamento atmosferico.Difatti, secondo lo studio europeo

Aphekom, pubblicato nel 2012, tuttepresentano dei valori di particelle finie di ozono superiori a quelli racco-mandati dall’OMS, con un impatto sa-nitario importante sulla salute degli abi-tanti.A sua volta, lo IARC (l’Agenzia In-

ternazionale per la Ricerca sul Cancro)ha di recente classificato le emissionidei motori diesel come cancerogeni cer-ti, che causano tumori del polmone.Anche se da dicembre 2010 i co-

struttori hanno l’obbligo di dotare i vei-coli diesel di un filtro, questo disposi-tivo limita le emissioni, senza tuttavia

L’inquinamento atmosferico uccideUno studio europeo ha dimostrato le drammatiche conseguenze per la salutedell’inquinamento atmosferico cittadino in Francia. Ma quello che accade Oltralpe è validoanche per il nostro Paese. Adottare misure per rientrare nei limiti è interesse di tutti

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risolvere veramente il problema.Bruxelles ha aperto una procedura

contro la Francia davanti alla Corte diGiustizia Europea per mancata osser-vanza delle direttive riguardanti laqualità dell’aria. E particolarmente deivalori limite per i PM10, particelle in so-spensione di diametro inferiore a 10 mi-cron. Il dibattito pubblico sull’inquina-

mento atmosferico, le particelle fini edi motori diesel non data da ieri, e nu-merose misure pubbliche di migliora-mento della qualità dell’aria sono sta-te promosse. Tuttavia, in Francia come in altri pae-

si europei, le concentrazioni di inqui-nanti, particolarmente di biossido diazoto e di particelle, non sono dimi-nuite in modo significativo in questi ul-timi anni, contrariamente ai progressiattesi in seguito all’applicazione di que-ste direttive.Sembra quindi doverosa una rifles-

sione sulla pianificazione delle città esui mezzi di trasporto da preferire.Invisibili ed inodori, le particelle fini

si depositano negli alveoli polmonari.Sul banco degli imputati sono princi-palmente le particelle emesse dai mo-tori diesel, aventi un diametro inferiorea 1 micron : penetrano quindi più fa-cilmente nell’apparato respiratorio.Ma l’origine delle particelle fini è le-

gata anche ad altre attività umane (ri-scaldamento domestico e trasformazionedell’energia per l’industria).I rischi sanitari legati a queste par-

ticelle sono molteplici. A breve termi-ne, il superamento delle soglie limitenell’atmosfera favorisce o aggrava lemalattie polmonari (asma, malattiebronchiali, tumori del polmone, ecc.) ecardiovascolari (incidenti vascolari ce-rebrali, infarto). In queste condizioni,le persone già debilitate, come quelleche soffrono di insufficienza respira-toria, corrono rischi maggiori.Nel lungo termine, si registra la com-

parsa di malattie cardiovascolari (ate-rosclerosi ad esempio), che incidonosulla mortalità, con un reale impattosulla speranza di vita. Secondo lo studio, se fossero ri-

spettati i valori limite dell’OMS per leconcentrazioni medie annue di PM2,5,si sarebbe ottenuto un apprezzabileguadagno di speranza di vita, evitan-do 3000 decessi annui, la metà dei qua-li per malattie cardiovascolari. Per dipiù, con riduzione dei costi a carico del-la collettività.

In definitiva, per queste questioni,è assolutamente necessario riferirsi astudi indipendenti, i quali oggi non la-sciano alcun dubbio sul legame tra par-ticelle fini e insorgenza di tumori.Altra scommessa, non bisogna per-

dere tempo, come accadde per l’amian-to. Altrimenti, ci si troverà di fronte adun’epidemia di malattie, particolar-mente di tumori, senza contare le in-sufficienze respiratorie.Ancora forse qualcuno si interroga se

le particelle fini siano cancerogene. Maquesta domanda appartiene ormai alpassato, poiché il IARC lo già stabili-to il nesso.Interroghiamoci quindi sulle misure

da prendere per ridurre l’inquinamento

dell’aria ed il conseguente impattosulla salute.La difficoltà oggi è di proseguire lun-

go i percorsi avviati ed impegnarsi adapplicare le norme che permettano dipreservare la salute delle persone chefrequentano queste zone, restringendoal massimo la durata dell’esposizioneagli inquinanti e alle particelle.Ad esempio, lasciare l’automobile al-

l’ingresso delle città, favorire le zone pe-donali, la bici ed i trasporti pubblici ur-bani è interesse di tutti.Bisogna quindi prendere coscienza

delle conseguenze dei nostri compor-tamenti e sforzarsi di conciliare la sa-lute pubblica, la salvaguardi dell’am-biente e le esigenze economiche.

ONCOLOGIA E AMBIENTE | DOSSIER

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DOSSIER | ONCOLOGIA E AMBIENTE

Il tempo necessario perchè la comuni-tà scientifica raggiunga un consenso suuna realtà controversa è abbastanza

lungo. Se si tratta poi di intaccare forti in-teressi economici, allora tutto un sistemainterviene per costruire e diffondere il mes-saggio tranquillizzante che una innovazioneè utile e innocua.

Intanto il nuovo prodotto, per decen-ni liberamente venduto e continuamentepromosso, si radica nel costume sociale ediventa poi impossibile farne a meno.

E' la volta del telefonino, simbolo per an-tonomasia del progresso inarrestabile e im-previsto fattore di traino dell'economia glo-balizzata. Un oggetto che in un lampo harivoluzionato la nostra vita, permettendo-ci di comunicare permanentemente, men-tre ci spostiamo e dovunque ci troviamo.

Il boom della telefonia mobile è statoesplosivo. Introdotto negli anni '80 (TACS),grosso e pesante, da portare addirittura atracolla, diventa piccolo piccolo, legge-

Si accumulano nuove evidenze da parte della ricerca scientifica indipendente sulla pericolosità,soprattutto per i più giovani, della telefonia mobile. L’allarme sugli effetti sociali e sanitariappare giustificato, visto l’enorme numero di persone coinvolte

Mariano DimonteRadiologo, Medico Nucleare, SociologoISDE (Medici per l’Ambiente) - Itala

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rissimo e digitale (GSM) nel 1991,ancora più veloce (170 Kbit/sec;seconda generazione avanzata;GPRS) nel 2000, multimediale(UMTS) dal 2002. Alla sua quar-ta generazione il telefonino "in-telligente" (smartphone), con idiscendenti avanzati dell'iPhonelanciato nel 2007 dall'Apple, di-venta il centro di convergenzadella comunicazione globale, in-tegrando telefonia fissa, mobile,satellitare, internet, TV, domoti-ca.

Il riflesso antropologico del-l'imponente sviluppo dei nuovimedia, è che i ragazzi della at-tuale thumb generation ("la ge-nerazione del pollice"), già ab-bondantemente esposti in uteroal telefonino durante la gravi-danza, sembrerebbero destinatiall'atrofia delle altre quattro ditadella mano e ad un profondo mu-tamento socio-cognitivo, ovverodel modo di pensare, parlare,scrivere, relazionarsi.

Parallelamente, mentre in pre-da all'irrefrenabile voglia sia di li-bertà che di privacy abbiamosubito abbandonato quei grigi ap-parecchi con filo e cornetta checi obbligavano a rimanere attac-cati ad un muro e a socializzarei segreti più intimi, il paesaggioè stato stravolto dalla dissemi-nazione di tralicci e antenne.

Ritenuti per decenni innocui,qualche informazione sulla tos-sicità dei campi elettromagneti-ci (cem) inizia oggi finalmente atrapelare.

In particolare vanno registra-ti due fatti importantissimi. Nel2011 l'Agenzia Internazionalesulla Ricerca sul Cancro (IARC) -che per conto dell'Organizzazio-ne Mondiale della Sanità (OMS)classifica sostanze e prodotti in-dustriali in base al loro poterecancerogeno - ha incluso le mi-croonde (e quindi i telefonini) tragli agenti con potenzialità can-cerogene (classe 2B).

Successivamente, nel 2012,fece scalpore la notizia dellasentenza pronunciata dalla Cortedi Cassazione che ha ammesso ilnesso di causalità tra il neurino-ma del trigemino e l'uso massic-cio del telefonino, accettando ilricorso portato avanti da un di-pendente del settore telefonicocontro l'INAIL, che negava la

pensione di invalidità per malat-tia professionale.

Il sistema di governo della co-noscenza "ufficiale" sta dunquecedendo sotto l'impatto dell'evi-denza prodotta dalla ricerca scien-tifica indipendente e da quellaprevalentemente finanziata daenti pubblici, e l'allarme sugli ef-fetti sociali e sanitari della tele-fonia mobile appare giustificatovisto l'enorme numero di perso-ne coinvolte.

L'associazione internazionaledei produttori telefonici ci fa in-fatti orgogliosamente sapere cheè stata raggiunta la quota di 6,3miliardi di abbonamenti, per una“penetrazione” commerciale del-la telefonia mobile del 89% suscala mondiale, del 129% in Eu-ropa.

Ciò significa che svariati mi-liardi di cervelli umani vengonoletteralmente bombardati da an-tenne e telefonini e che una spes-sa coltre di smog elettronico av-volge ubiquitariamente gi esseriviventi del pianeta.

Le grosse antenne dei ripeti-tori e quelle incorporate in tele-fonini, cordless, computer, play-station, radiotelecomandi, di-spositivi Bluetooth, router Wi-Fisi scambiano infatti segnali vei-colati da microonde - cem con fre-quenza di 850, 900, 1800 e 1900MHz quelle usate per i cellulari:mono/bi/tri/quadriband - la cuinocività per l'uomo era nota findagli anni '50.

In sostanza le apparecchiatu-re in questione emettono e rice-vono segnali costituiti da campielettrici associati a campi ma-gnetici, di forma sinusoidale,che si propagano nello spazio per-pendicolarmente tra loro e alvettore che indica la direzione delsegnale.

Il campo elettromagneticocongiunto possiede una energiache è proporzionale alla fre-quenza del segnale; questa vienein parte o completamente cedu-ta al materiale attraversato per ef-fetto delle molteplici interazioniche vi avvengono. Ne deriva cheil segnale si attenua progressi-vamente con la distanza, e chequindi allontanandoci più possi-bile da antenne e cellulari ri-sparmiamo all'organismo unostress aggiuntivo.

ONCOLOGIA E AMBIENTE | DOSSIER

Figura 1. a) una corrente che percorre un conduttore produceun campo elettrico associato a un campo magnetico; b) i cam-pi elettromagnetici (cem) generati da correnti alternate han-no una forma sinusoidale, e si caratterizzano per i valori di fre-quenza (cicli per secondo) e energia, tra loro proporzionali; c)l'energia del cem si riduce attraversando un mezzo, a causa del-le interazioni che avvengono tra le particelle del mezzo e l'on-da elettromagnetica.

Figura 2. L’energia elettromagnetica ceduta al cervello è mas-sima nel bambino e si riduce con l'avanzare dell'età a cau-sa del minor contenuto di liquidi e la maggiore durezza e spes-sore dei tessuti.

Figura 3. Il corpo umano, ed in particolare il cervello, sono tal-mente sensibili ai campi elettrici, magnetici e elettromagneticida fungere da antenna. Investito dalla radiazione, nel corpo sigenerano complessi fenomeni elettrochimici e elettrofisiologi-ci che possono produrre danni istantanei o evidenziabili solo dopouna lunga latenza.

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Èdivenuta una consuetudine, un com-portamento normale, cui nemmeno sifa più caso. Una volta era proverbia-

le il detto “facile come bere un bicchierd’acqua”. Oggi invece l’acqua che si beveè quella contenuta in bottiglie di plasti-ca, e i produttori fanno a gara per pub-blicizzarne le virtù, contendendosi ricchefette di mercato.I consumi, almeno nei paesi indu-

strializzati, sono enormi. Si stima, adesempio, che ogni ora negli Stati Unitivengano gettate via 2,5 milioni di botti-glie di plastica, che avevano contenuto ac-qua. A dispetto dell’immagine di purezza,

igiene e salute veicolata da una pubblicitàsempre più invadente, bisogna tenere pre-sente invece che l’acqua conservata nel-la plastica, anche se purificata, può esseretuttavia contaminata talvolta con batte-ri, metalli pesanti, derivati plastici, ben-zene, ecc. : tutti agenti ad alto impattosulla salute dei consumatori. Stiamo par-lando infatti di un prodotto assunto nonoccasionalmente, ma quotidianamente,per tutta la vita. I cui effetti nocivi si mi-surano a lungo termine, dopo un’esposi-zione prolungata.

La plastica, se si supera una certa tem-peratura, tende a rilasciare bisfenolo A(BPA), un composto simile agli estroge-ni, di cui mima l’azione. Il legame chi-mico tra le molecole di bisfenolo A è al-tamente instabile, e quindi c’è un eleva-to rischio che la sostanza si diffonda nel-l’acqua a contatto con le materie plasti-che nelle quali è contenuta. Quando non si è sicuri della composi-

12 Lega contro i Tumori | Marzo 2013

DOSSIER | ONCOLOGIA E AMBIENTE

I campi elettromagnetici inducono nelcorpo correnti, polarizzazioni, torsioni, tra-slazioni, deviazione degli spin atomici ca-paci di danneggiare le macromolecole e in-terferire sui processi biochimici e elet-trofisiologici.

L'azione cancerogena deriva sia dai dan-ni genetici (mutazioni) che epigenetici (al-terata sintesi di proteine, disfunzioni en-zimatiche, deficit di controllo della repli-cazione cellulare, aumento dei radicali li-beri, ecc.), malgrado l'energia trasferita daicem ai tessuti sia molto debole e spesso per-fino insufficiente a riscaldare i tessuti.

Essendo la testa il distretto più diret-tamente interessato, è ovvio che buonaparte della ricerca biomedica si sia fin dasubito concentrata sulla neurotossicità del-la telefonia mobile.

Il gruppo svedese diretto dal Prof. Len-nert Hardell ha ampiamente documentatoche il rischio di contrarre tumori cerebra-li (neurinoma dell'acustico, meningioma,gliomi) in soggetti che utilizzano il cel-lulare da più di dieci anni, e in particola-re in quelli che lo hanno iniziato ad usa-re da ragazzi, è più che raddoppiato ri-spetto agli utilizzatori non abituali.

Con il suo lavoro di analisi critica e im-parziale della letteratura disponibile, sma-scherando i numerosi e grossolani "erro-ri" di progetttazione, di calcolo e presen-tazione dei dati epidemiologici commes-si dai gruppi partecipanti al Progetto In-terphone - commissionato dall'OMS, maprevalentemente finanziato dalle compa-gnie telefoniche - il Prof. Gino Levis nonsolo ha confermato l'esattezza dei risultatiottenuti da Hardell ma perfino dimostra-to che applicando la corretta metodologiaanche gli studi di Interphone indicanocomplessivamente un incremento stati-

sticamente significativo del rischio dicontrarre tumori cerebrali a causa del pro-lungato uso del telefonino.

Intanto sorgono discordie all'internodello stesso Interphone, con alcuni auto-ri che si sono dissociati dalla conclusioniufficiali ("scarsa evidenza della pericolo-sità del telefonino", ovviamente) e han-no ammesso pubblicamente gli sbaglicommessi.

In conclusione, possiamo dire che il te-lefonino non deve essere ritenuto ungiocattolo innocuo. Anzi, purtroppo, il so-spetto che potrebbe contribuire all'aumentodell'incidenza di tumori cerebrali e leuce-mie è sempre più forte.

Evidenze epidemiologiche, sperimentalie cliniche suggeriscono inoltre un ruolo deltelefonino nell'incremento di tumori allaparotide, melanomi oculari, malattie car-diovascolari, neurodegenerative e dell'in-fertilità maschile, spiegata quest'ultima conla malsana abitudine di tenere il cellula-re nelle tasche dei pantaloni, quindi mol-to vicino ai testicoli.

L'elettrosmog quindi si somma all'in-quinamento chimico che avvelena l'aria,l'acqua, il cibo, e probabilmente conun'azione sinergica ne potenzia gli effet-ti nocivi.

In attesa che le autorità politiche sta-biliscano misure protezionistiche chespingano l'industria a ridurre drasticamentele radioemissioni e contrastino l'espansioneindiscriminata del wireless, favorendo in-vece le telecomunicazioni mediante cavoa fibra ottica o la stessa rete elettrica, èconsigliabile pertanto proteggersi perso-nalmente dall'elettrosmog utilizzando inmodo più responsabile e critico i nuovi me-dia e adottando semplici precauzioni perminimizzare l'esposizione alle radiazioni.

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zione del materiale plastico, bisogna con-trollare il numero posto sul simbolo a for-ma di triangolo che compare sulle bot-tiglie: spesso compare il 7, ma anche il6 e il 3, tutte sigle che indicano il bi-sfenolo A.La ricerca recente ha evidenziato

come la penetrazione cutanea di bisfe-nolo A sia molto rapida: sono sufficien-ti 10 secondi per far assorbire alla pel-le un quantitativo di bisfenolo A pari a2,5 microgrammi, quando si tiene tra ledita un materiale che lo contenga; se lostesso materiale viene sfregato sulla cute,il quantitativo assorbito passa a 37,5 mi-crogrammi.Il BPA, essendo, come detto, un in-

terferente endocrino, cioè una sostanzache ha sull’organismo effetti simili a

quelli degli estrogeni, fa-vorisce il cancro al seno ealla prostata, interferiscecon la fertilità, danneg-giando la qualità degli

spermatozoi, e può causare inoltre obe-sità e diabete.Per tutti, è importante quindi evita-

re la contaminazione, ma di più lo è peri bambini e per le donne in gravidanza,per i meccanismi di interferenza e i dan-ni sui sistemi endocrino e riproduttivo.Ne possono derivare infatti anche ma-lattie congenite. In più, oltre al danno sul singolo in-

dividuo, la contaminazione ha effetti dilunga durata, arrivando a nuocere anchealle generazioni successive, sino allaquarta.Il Parlamento Europeo, sull’onda del-

la mobilitazione delle associazioni e co-mitati per la tutela dei diritti dei con-sumatori, ha approvato una legge chevieta il Bisfenolo A almeno nella fab-

bricazione di biberon e negli articoli perla prima infanzia, ma l’opinione pubbli-ca preme per bandire totalmente il Bi-sfenolo A (come già avviene in Dani-marca). La popolazione e le industrie sono ora

consapevoli dei rischi e delle conse-guenze che derivano dall’uso quotidianodi sostanze a base di bisfenolo A.L’alternativa esiste, basta ricorrere ad

altri componenti. Privilegiare prima ditutto, il vetro, e oggi si producono bot-tiglie a basso impatto di smaltimento(bottiglie più leggere, con meno vetro),oppure ricorrere al polietilene, al poli-propilene e all’oleoresina.Ma, al di là dei provvedimenti legi-

slativi, a livello individuale si può sen-z’altro rimediare. Anziché bottiglie di pla-stica, si possono usare bottiglie di acciaioinox (o boccali di vetro), riempiti con ac-qua di rubinetto filtrata.

ONCOLOGIA E AMBIENTE | DOSSIER

Quella che ormai è un’abitudine consolidata, dovrebbe essere invece soggetta a cautele.Notevoli sono i rischi per la salute connessi all’uso di bottiglie di plastica, a causa dellesostanze tossiche che possono svilupparsi. Meglio preferire l’acqua di rubinetto

Pericolo acqua in bottiglia

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14 Lega contro i Tumori | Marzo 2013

TERAPIA

La comunicazione di una diagnosi dimalattia grave segna l’inizio di unaprova molto difficile, ed in parte so-

litaria. Il malato ed i familiari si trova-no improvvisamente a confronto con lafragilità della vita.

E talvolta, anche se molto raramente,accade che un paziente rifiuti il tratta-mento che gli viene proposto, lasciandochi gli è vicino sconcertato e spesso col-pevolizzato.

Quali sono i meccanismi psichici cheportano al rifiuto? Le ragioni sono mol-teplici e possono essere legate alla noncomprensione del trattamento, delle suemodalità, delle sue difficoltà e della suaefficacia. Il paziente può pensare anche:“sono stanco di battermi per affrontaredi nuovo il peggio, continuare non ser-ve a niente” oppure “di fronte al dolore,alla sofferenza ed una cura molto pesantee costosa, il prezzo da pagare è davveromolto elevato!”. Come anche può espri-mere la sua mancanza di fiducia nei me-dici e nelle terapie che mal sopporta: “serischio di morire, con o senza il tratta-mento, meglio fare altro per utilizzare ilmio tempo”. O ancora può essere indot-

to a sacrificarsi : “non desidero far sop-portare la mia prova al mio coniuge, aimiei bambini o ai miei genitori. E’ meglioche sparisca, così si metterà fine a ciò chefaccio subire loro”.

Il rifiuto del trattamento nascondespesso ulteriori significati. Il malatopuò, con questa scelta, dimostrare di ave-re il controllo sulla propria vita. Le per-sone particolarmente autonome, indi-pendenti e fiere possono aver paura diperdere il diritto che hanno sempre avu-to sulla loro vita. Opponendosi al trat-

tamento, rifiutano così di diventare im-potenti e passive.

Certi pazienti decidono anche di re-stare padroni della loro vita, ponendo-si quasi in una posizione di sfida. Ciò puòaccadere nei confronti dei medici, (“que-sto è il mio corpo, la mia vita !” ; o “han-no proprio fiducia nel trattamento chemi propongono ?”) o anche dei propricongiunti (“ci tengono veramente ame?”). In questo ultimo caso, il rifiutoè un tentativo di riannodare i legami conessi.

Quando un pazienterifiuta il trattamento

Molte sono le motivazioni che possono spingere ad una decisione che può appariresconcertante, e che chiama in causa anche i familiari del malato. Solo un dialogo attento e rispettoso da parte di tutti può mettere nella condizione di decidere. In ogni caso, la persona deve poter contare su un aiuto professionale, ma anche e soprattutto umano

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15Lega contro i Tumori | Marzo 2013

Il rifiuto del trattamento può essere to-tale oppure può riguardare un aspetto par-ticolare. Il paziente può preferire, adesempio, alternative meno efficaci, mache gli danno più libertà e meno soffe-renze : non essere costretto a restare chiu-so in ospedale due o tre settimane e po-ter essere trattato a domicilio o in day-hospital. In questi casi, si possono tro-vare facilmente dei compromessi.

Nel suo rifiuto, il paziente non sempreè capace di distinguere ciò che è impor-tante da ciò che lo è meno, e di valuta-re le conseguenze a breve e lungo terminedella sua decisione. Aiutarlo permettequindi spesso di trovare insieme a lui unasoluzione accettabile.

Conoscere le motivazioni del malato(che possono essere legittime o irragio-nevoli, razionali o inconsce), per valuta-re la fondatezza del suo rifiuto, è un com-pito difficile ma necessario. Per affrontaregli sviluppi della situazione, è importan-te che la persona malata e i suoi congiuntistabiliscano un vero dialogo, che permettadi facilitare l’approccio alle terapie ed unacomprensione delle ragioni del rifiuto. Ciòevita i malintesi e i conflitti.

Di fronte al rifiuto, dal canto suo, ilmedico deve evitare lo scontro frontale,giocando la carta della paura. Ciò che sirichiede ai professionisti della salute è dispiegare bene il trattamento e di proporrequello più efficace. Devono sempre chie-dersi comunque se la comunicazione daparte loro è stata sufficiente ed adegua-ta, tenendo conto anche di quanto vuolsapere il paziente.

Il medico si trova di fronte a due op-zioni: il rispetto della vita e la libertà delpaziente. Se si tratta di una persona adul-ta o di un minorenne, ma sufficientementematuro, il sanitario deve rispettare la sua

volontà, dopo avere informato il malatodelle conseguenze delle sue scelte

Se il medico ha stabilito col pazienteun rapporto adeguato e rispettoso dei suoidiritti, allora lo mette nella condizione diesprimere i suoi dubbi e rendersi contodel valore del medico. Si tratta comun-que di un terreno delicato. Solo il dialo-go permette di evitare situazioni di con-flitto, favorendo la conoscenza e la fiduciareciproche.

Curare, ad ogni modo, non è solo pren-dere in carico una malattia, e assistereuna persona malata non consiste sola-mente nell’imporgli un trattamento.

Il problema è diverso quando il mala-to non è più in grado di esprimere la suavolontà, come nel caso del fine vita. Inquesto caso entrano in gioco i familiari.

Quando poi il paziente è un adole-scente, la situazione è molto più com-plessa, in quanto bisogna fare i conti conla sua fragilità, con la sua labile identi-tà ed il suo bisogno di opporsi ai geni-

tori. A questa età, gli adolescenti si sen-tono spesso indistruttibili e pensano chequalunque cosa facciano, si potrà semprericuperarli.

Cosa fare allora quando un congiuntorifiuta il trattamento? Se si accetta que-sta scelta, ci si sente colpevoli di ab-bandonare la persona amata alla sua sor-te; se ci si oppone, si teme di contrastareingiustamente il suo desiderio. Pertanto,bisogna aiutarlo a convivere con la ma-lattia e rispettare la sua decisione.

Il dialogo non deve essere impostatosu un rapporto di forza o su una posizionedi autorità. Non deve essere un ricatto(“se non segui la terapia, muori” oppu-re “se continui a rifiutare, non mi occu-po più di te”).

Può anche essere necessario rendersiconto se il paziente comprende bene qua-le sarà la sua vita dopo aver preso tale de-cisione. Questa scelta è suscettibile infattidi comportare dei problemi maggiori cheegli non avrà più la forza di affrontare.

Chi è vicino al malato, dovrà aiutarloanche a sconfiggere il pessimismo, l’an-goscia e la paura di soffrire. Ma, per que-sto, bisogna anche fare attenzione al con-testo familiare, perché l’adulto o l’ado-lescente possono esprimere talvolta la po-sizione dei propri congiunti, facendosiportavoce del pessimismo e della rabbiadi chi sta loro intorno.

Per affrontare questa prova, è impor-tante anche poter contare sull’aiuto di unopsicologo o di un altro specialista di fi-ducia. Può trattarsi anche del medico di

famiglia, se nel corso della malattia hamantenuto il contatto con l’ospedale e sa-puto essere accanto al paziente e suoi fa-miliari. Come anche può trattarsi dei fra-telli, delle sorelle, di amici: in ogni casonon bisogna restare da soli. I rapporti de-vono assumere la caratteristica di di-scussioni autentiche e non solo di con-sigli superficiali.

TERAPIA

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SETTIMANA NAZIONALE PER LA PREVENZIONE ONCOLOGICA

La durata media di vita, nelle societàindustrializzate, si è allungata:abbiamo sconfitto le malattie o sia-

mo diventati così bravi da evitarle? Nél’una e né l’altra, come precisa la Com-missione Europea della Salute quandoafferma che mentre la vita si allungal’aspettativa di vita in salute dalla na-scita si sta accorciando, specie per ledonne.I dati mostrano chiaramente questo

fenomeno, osservato a partire dal2003. Patologie cronico-degenerativetra cui, in primo luogo il cancro, e pa-tologie metaboliche, autoimmuni, neu-rodegenerative minano profondamentelo stato di salute e, anche quando ri-

sparmiano la vita, la compromettonopesantemente in termini di qualità per-cepita e vissuta. Non per niente il ri-corso a farmaci salvavita, dal 2000 al2009, è aumentato del 60%. Sono inpreoccupante crescita i tumori allaprostata, al testicolo, alla mammella,alla tiroide, al pancreas, al fegato, i lin-fomi, il melanoma, così come l’età del-la diagnosi si abbassa sensibilmentesino a riguardare fasce giovani, bambinicompresi. Gli agenti tossici presenti nel-l’aria, nelle acque, nel cibo, nei luoghidi vita e di lavoro sono le cause. La re-sponsabilità è però dell’Uomo che li hacreati, immessi, maneggiati sino a di-ventare parte costitutiva del suo cor-

po, dei suoi organi, del suo sangue. Unesempio? Il latte materno è inquinatoda diossina.L’esposizione protratta e multipla a

queste sostanze e gli effetti della bio-accumulazione danneggiano l’organismoe compromettono lo stato di salute.La maggior parte di esse non è bio-

degradabile o lo è in misura molto len-ta; disperse nell’ambiente si concen-trano nell’aria, nel terreno e nell’acquae contaminano tutto e tutti.Le principali fonti di contaminazio-

ne sono: le discariche non controllate,le aree a insediamenti industriali e agri-coli, gli scarichi fognari, i deflussi ur-bani e agricoli non convogliati, i de-positi atmosferici.Le vie di contaminazione sono: le fal-

de e gli acquedotti, i fiumi, i laghi e imari, i pesci e gli animali, le coltiva-zioni (cereali, verdura e frutta), gli ali-menti in genere.La catena alimentare è la via diret-

ta per raggiungere l’organismo umano.

Cosa fare per limitare i danni

CarneLimitare il consumo di carne, specie setrattata (insaccati, würstel, carne inscatola, paté).Consumare carni locali e certificate.Evitare di arrostire e friggere le carni daconsumare.Togliere il grasso visibile prima dellacottura.

Allarme ciboLa contaminazione degli alimenti causata da molteplicifonti di inquinamento ambientale è un notevole fattore di rischio per l’insorgenza dei tumori

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17Lega contro i Tumori | Marzo 2013

PescePreferire pesci di piccola ta-glia che grande (evitare pe-scespada, tonno).Preferire pesce meno grasso(togliere pelle e parti grasse).Evitare pesce da fondali.Preferire pesce locale e certi-ficato.Il pesce di allevamento non ègaranzia di maggior salubritàrispetto all’inquinamento ma-rino per via dei pastoni ali-mentari che possono conte-

nere agenti tossici (diossine,antibiotici, piombo, ecc.).

Frutta e VerduraPreferire prodotti freschi distagione (no primizie).Preferire prodotti di prove-nienza locale (a km zero).Preferire prodotti coltivati sucampo aperto (no produzionein serra).Preferire prodotti biologici.Lavare sempre accuratamenteprima del consumo.

SETTIMANA NAZIONALE PER LA PREVENZIONE ONCOLOGICA

Dal 16 al 24 marzo 2013, verrà celebrata in tuttaItalia la “Settimana Nazionale per la Prevenzione On-cologica”, uno dei principali appuntamenti della LILT.Testimonial dell’evento l’olio extra vergine d’ oliva,quale simbolo di una corretta alimentazione, che èuno dei cardini per la prevenzione oncologica.Come LILT di Lecce, caratterizzeremo l’iniziativa, in-sistendo sul concetto di prevenzione primaria (lot-ta ai fattori di rischio). Nel caso dell’alimentazione,infatti, non ci si deve limitare a dei consigli per unadieta corretta (meno grassi e carni, più frutta e ver-dura), ma si deve anche chiamare in causa la sicu-rezza stessa degli alimenti, il fatto cioè che non sia-no contaminati (pesticidi, inquinamento ambientalein senso lato, ecc.). Crediamo che in questo modosi possa porre correttamente e utilmente per tutti laquestione.I volontari LILT saranno presenti nelle piazze delleprincipali città della provincia di Lecce domenica 24marzo 2013, per diffondere il materiale divulgativo,insieme con rappresentanti di aziende agricole bio-logiche del nostro territorio, che offriranno i loro pro-dotti, all’insegna dell’alimentazione sicura. Colla-borerà all’iniziativa la CIA (Confederazione Italia-na Agricoltori) di Lecce.

Principali inquinanti chimici negli alimenti

Inorganici

ArsenicoCromoManganeseMercurioNitratiPiombo

Organici

BenzeneDiossinePesticidi - DDEPoliclorobifenili Tricloroetilene

Disinfettanti e sottoprodotti

Acido aloaceticoCloramineCloroDiossido di cloroTrialometani

Sostanze prodotte durante la cottura

AcrilamideAmine eterociclicheDiclorobenzenePolicarburi aromatici

Composti presenti in materiale a contatto con gli alimenti

PlasticizzantiRitardanti di fiamma

Effetti sulla salute

ALTERAZIONI ENDOCRINETireopatieAlterazione dello sviluppoprepuberale e maturazione sessuale

Diossine

Pesticidi - DDE

Policlorobifenili

ALTERAZIONI Sistema Nervoso CentraleDeficit cognitiviAlterazioni neurocomportamentaliIperattivitàADHD

MercurioPesticidiPiomboPoliclorobifeniliTrialometaniTricloroetilene

NEOPLASIELeucemiaLinfomaTumori cerebraliTumori dei tessuti molli

ArsenicoBenzeneDiossineFtalati - PVCNitratiPesticidiPoliclorobifeniliTricloroetilene

XII SETTIMANA NAZIONALEPER LA PREVENZIONE ONCOLOGICA16-24 Marzo 2013

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LA LILT

Il prossimo 3 e 4 maggio, la LILT diLecce, ha organizzato un convegnodal titolo “To Cure, To Care, l’umano

e il biologico in dialogo”, per il quale èstato richiesto l’accreditamento ECM. Ilconvegno è destinato a cittadini, nellagiornata di apertura, e a medici, psico-logi ed infermieri, per un approfondi-mento tecnico, nella giornata conclusi-va.Si vuole offrire un’occasione di ri-

flessione sul concetto di prendersi curae non solo di curare, che, pur essendo-si diffuso nella cultura sanitaria da cir-ca vent’anni, stenta a trovare una realee diffusa applicazione nella pratica cli-nica.Il passaggio sembrerebbe apparente-

mente semplice e lo è dal punto di vi-sta linguistico, come appare nella linguaInglese, dove un piccolo cambio di vo-cale fa passare dal to cure al to care. Nella realtà operativa, invece, la pre-

sa in carico del paziente risulta spessoframmentaria e frammentata sia perl’intervento delle diverse figure profes-

sionali con cui il paziente entra in con-tatto e sia per una sorta di scissione del-la persona che, quasi inevitabilmente,agli occhi del curante appare solo comecorpo e come tale trattato secondodettami imposti da un’economia di tem-po e di risorse.Il convegno, pertanto, vuole offrire

un’occasione di riflessione, di dialogo edi confronto su quel che significa presain carico globale del sistema relaziona-le paziente-famiglia, focalizzando l’at-tenzione sulle valenze etiche e cultura-li che attraversano la società contem-poranea e tutti i suoi attori, istituzionalie non.L’orizzonte è quello del superamento

della sola dimensione clinica e terapeu-tica in favore di una prassi di cura am-pia, che contempli gli aspetti della di-gnità e della partecipazione del malatocome persona totale: attenzione alla suatutela, rispetto delle sue convinzioni edelle sue scelte, valorizzazione del-l’esperienza di malattia, unica e irripro-ducibile.

Specchia, 18 novembre. La Dele-gazione LILT di Specchia si è fat-ta promotrice lo scorso 18 no-vembre di un interessante e mol-to ben riuscito convegno sul tema“Ambiente e Salute. Inquinamento elettromagnetico”,svoltosi presso l’Auditorium Co-munale. Notevole è stata il suc-cesso dell’iniziativa che ha richia-mato molti cittadini, sensibili aitemi in discussione. Hanno rela-zionato, tra gli altri, il dr. Prisco Pisci-telli, epidemiologo, e il dr. Mariano Di-

Gallipoli, 19 di-cembre. Tradizio-nale appuntamen-to di solidarietà aGallipoli, presso ilTeatro San Lazza-ro, lo scorso 19dicembre. Una serata di mu-sica, seguita da

Lecce, 13 dicembre – 6 gennaio. ALecce, presso la Tipografia del Com-mercio “A. Buttazzo” dal 13 dicembre2012 al 6 gennaio 2013 è stato espo-sto un presepio realizzato con i pupi delmaestro Antonio Lazzari (1911-2003) e

VIIIa EDIZIONEPREMIO “FLAVIA

To cure, to carel’umano e il biologico in dialogoUn importante convegno scientifico, organizzato dalla LILT i Lecce, e diretto a medici, infermieri e psicologi è in programma il 3 e 4 maggio prossimi all’Ospedale “Sacro Cuore di Gesù” di Gallipoli

INIZIATI

Sull’onda del successo ottenuto gliscorsi anni, la Delegazione LILT diMelissano, guidata da Vittorio Velotti,ha organizzato la settima edizione delPremio “Flavia Inguscio”), istituitoper ricordare una donna semplice ecoraggiosa, a lungo attiva come vo-lontaria della LILT, a Melissano. La cerimonia di premiazione si terràvenerdì 8 Marzo 2013 (ore 18.00), aMelissano, presso il Centro Cultura-le “Quintino Scozzi”, in Piazza Im-macolata.

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LA LILT

monte, dell’Associazione Medici perl’Ambiente.

un folto pubblico di estimatori, per ri-cordare un artista tanto amato, PinoZacchino, cui è intitolata una Onlus. Questi amici hanno organizzato, comeal solito – è l’ottava edizione – la ma-nifestazione “Una voce per la spe-ranza”. Hanno voluto generosamentedevolvere i proventi della serata allaLILT di Lecce per la realizzazione delCentro ILMA.

il Bambin Gesù di Giuseppe Manzo(1849-1942). La manifestazione è sta-ta dedicata alla memoria di Luca Fede-le, generoso volontario della nostra De-legazione di Lecce, che aveva ideatol’evento negli anni passati.

Per il secondo anno consecutivo, la LILT diLecce è stata ospite all’interno della manife-stazione Città del Libro (Rassegna Nazionaledegli Editori e degli Autori), svoltasi Campi Sa-lentina dal 21 al 25 novembre 2012. E’ statoallestito uno spazio espositivo che ha permessola diffusione di materiale informativo e sonostati tenuti laboratori educativi dedicati aglistudenti delle scuole secondarie (età 14-18anni), per far comprendere ai ragazzi quantosia necessario aver cura di se stessi, per le pro-prie emozioni e per lo stare bene con gli al-tri. Il tutto secondo un approccio innovativorispetto alle tradizionali azioni di lotta ai tu-mori (la dissuasione, la riduzione del danno,la prevenzione secondaria).Con un’équipe di psicologhe della LILT

(dott.ssa Anna Lucia Rapanà, dott.ssa Alessia Mataritonna, dott.ssa Elisa Aleman-ni, dott.ssa Marina Martina, dott.ssa Francesca Campilongo e dott.ssa Annalisa Stic-chi), i ragazzi hanno avuto modo di conoscere il lavoro della LILT sul territorio ei concetti che lo ispirano: il contrasto ai fattori di rischio (individuali e colletti-vi), l’educazione circa gli stili e le abitudini di vita, la ricerca del dialogo con leproprie emozioni.Con a disposizione uno stimolo fotografico o uno stralcio letterario, pennarelli

colorati e cartelloni, i ragazzi hanno riempito gli spazi con scritte, disegnini, emo-zioni, riflessioni, mettendosi in gioco, confrontandosi con l’Altro, che, in fondo nonera altri che il compagno che non avevano avuto modo ancora di conoscere, ap-prezzare, contraddire, rispettare. E con questo capire quanto sia, al contempo, com-plesso ma semplice fermarsi a riflettere su come siamo fatti, per accettarsi e vive-re bene con se stessi e di conseguenza con chi ci sta intorno.

Certi che non ba-sti solo un’ora, con-fidiamo nel fattoche esistono anco-ra spiragli ampi disviluppo affinché leidee di benessere edi promozione del-la salute possanoessere ispirate neinostri ragazzi e rin-graziamo realtàcome la Città del Li-bro che continua adarci la possibilitàdi esprimerle.

INGUSCIO”

La Lilt alla rassegna “Città del Libro”Anche nel 2012 la nostra Associazione è stata presenteall’importante appuntamento di Campi Salentina, con uno spazio espositivo e con laboratori per gli studenti del territorio

IVE

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20 Lega contro i Tumori | Marzo 2013

LA LILT

Giornata della Speranza2012

Morciano di Leuca

San Donato - GalugnanoBagnolo del Salento

Racale

Campi Salentina Galatone

Specchia

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VISITE SENOLOGICHE 3530

VISITE GINECOLOGICHE (con Pap test) 3250

VISITE DERMATOLOGICHE 770

VISITE UROLOGICHE 220

CONSULTI ONCOLOGICI 830

SEDUTE DI FISIOTERAPIA 460

INTERVENTI DI SOSTEGNO PSICOLOGICO 1120

Totale prestazioni 11180

21Lega contro i Tumori | Marzo 2013

LA LILT

L’attività nel 2012Grazie all’opera quotidiana di tanti volontari e volontarie, l’impegno della nostra Sezione è proseguito a pieno ritmo su tutti i fronti della lotta al cancro (educazione, prevenzione, assistenza e ricerca)

Educazione sanitaria e formazione

Prevenzione e riabilitazione

Nel 2012, si sono tenute 80 manifestazioni pubblicheda parte della LILT di Lecce, che coi suoi esperti e col-laboratori, ha fatto pervenire a numerosissimi citta-dini il messaggio dell’importanza della prevenzione edella lotta ai fattori di rischio ambientale. Scuole, par-rocchie, aule comunali, studi televisivi, associazioniculturali e di volontariato, ecc. sono state le sedi ovesi sono tenuti incontri, conferenze, seminari e pub-blici dibattiti, a carattere divulgativo, seguiti da unnumeroso pubblico. Particolarmente presente è statala LILT nel dibattito su tema “ambiente e salute” inprovincia di Lecce. Per il settimo anno, è stato attuatoil progetto “Responsabilità sociale Sociale per la Sa-lute”, destinato soprattutto alle scuole. Sono stati ef-fettuati 70 interventi in 25 Istituti della provincia. Daricordare la nuova edizione del Corso di Aggiornamento“Ambiente e Salute”, (Lecce, Centro Ecotekne dell’Università del Salento, 4/5/6 ottobre), seguito da oltre 100 tra citta-dini e docenti delle scuole della provincia.

E’ proseguita anche nel 2012 l’attività di prevenzione clini-ca, con migliaia di visite specialistiche gratuite, ed interventidi sostegno, grazie alla nostra rete di ambulatori sparsi inbuona parte sull’intero territorio della provincia. Essi han-no sede a Casarano, Lecce, Gallipoli, Maglie, Copertino, Nar-dò, Galatina, Veglie, Aradeo, Collemeto, Martano, Strudà, Scor-

rano, Cavallino, Carmiano, Alezio, Morciano di Leuca, Nardò,Galatina, Veglie, Aradeo, Collemeto, Martano, Strudà, Cori-gliano d’Otranto, Specchia, San Donato di Lecce e MontesanoSalentino, tutti funzionanti grazie al generoso impegno vo-lontario di decine e decine di medici, infermieri, psicologie semplici cittadini. A questi ambulatori, nel 2012, si è ag-giunto quello di Calimera.

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22 Lega contro i Tumori | Marzo 2013

LA LILT

Trasporto pazienti per la radioterapia

Progetto “ILMA”

Nel 2012, è proseguito il prezioso Servizio di Assistenza Do-miciliare Oncologica ai pazienti terminali. Hanno funziona-to 3 équipes specialistiche, coordinate dall’U.O.C di OncologiaMedica degli Ospedali di Casarano e Gallipoli. Il servizio hainteressato soprattutto i pazienti dell’Area Centro-Sud del-la provincia. E’stata sottoscritta a settembre 2012 con la ASL

di Lecce una convenzione della durata di un anno, per la pre-sa in carico di 125 pazienti. E’ operativo il numero verde gra-tuito (800-619311) (chiamata da numero fisso) per infor-mazioni e prenotazioni.

COMUNI INTERESSATI 50

PAZIENTI SEGUITI 501

Accessi Domiciliari 5760

Chemioterapie 140

Emotrasfusioni 288

Toracentesi 20

Paracentesi 26

Prelievi di sangue 524

Interventi di piccola chirurgia 20

Anche questo servizio, in funzione da dodici anni, sta in-contrando sempre più il favore è particolarmente apprezza-todei pazienti e delle loro famiglie. Quotidianamente, gra-zie a due pullmini (da Casarano e da Morciano di Leuca) edun’autovettura (da Leverano), i pazienti vengono accompa-gnati gratuitamente a Lecce, presso i centri dove si effet-tua la radioterapia. In crescita è la richiesta da parte dei cit-tadini: numerose sono infatti le persone che, per vari mo-tivi, hanno difficoltà a spostarsi ogni giorno allo scopo dieffettuare cicli di terapia, spesso di lunga durata.

Anche per questo importante progetto, miran-te alla creazione nella nostra provincia di ungrande Centro polivalente dedicato alla infor-mazione, prevenzione e riabilitazione in cam-po oncologico, superate alcune difficoltà bu-rocratiche, appianate dalla Regione Puglia, siè registrato nel 2012 un decisivo passo in avan-ti. Sono finalmente iniziati i lavori per la co-struzione del primo modulo della struttura (ri-cerca, prevenzione, riabilitazione), il vero“cuore” della stessa. ’edificazione preliminaredel muro di recinzione ed il prossimo avvio deiIn circa due anni dovranno essere completati.

Pazienti trasportati 150

Sedute di radioterapia 3300

Comuni di provenienza 32

Assistenza Oncologica Domiciliare

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23Lega contro i Tumori | Marzo 2013

RUBRICA

La scelta del partner rimanda a unamoltitudine di fattori, attuali e rea-li, antichi e fantasmatici. Così

conscio e inconscio si intrecciano va-riabilmente e inducono a scelte che, per

semplificare, sono all’insegna della af-finità o della complementarietà.Fattori quali l’attrazione sessuale, la

personalità, le aspettative sociali e/ofamiliari, le esigenze di natura econo-

mica hanno un peso nel processo di in-namoramento e di ricerca dell’oggettod’amore tali da portare a soddisfare oil bisogno di vedere rispecchiata la pro-pria identità come giusta (scelta per af-finità = il partner come uguale a sé peridee, valori, comportamenti, ecc.) op-pure da portare a colmare quei trattipersonali mancanti e necessari perraggiungere l’Io ideale (scelta per com-plementarietà = il partner dispone di ca-ratteristiche mancanti al proprio Io).Se i fattori della ricerca si incrocia-

no favorevolmente, i partner stabili-scono una relazione di mutua soddi-sfazione che riesce a permanere tale sei bisogni individuali e duali procedononella stessa direzione, all’insegna del-la stabilità oppure evolvendosi, mamantenendo comunque la giusta sin-tonia tra i due.L’equilibrio si incrina, vacilla, si

rompe quando motivi interni o motiviesterni alterano il sistema e i partnernon riescono a confrontarsi o a regge-re il cambiamento innescato.La malattia importante è tra i fattori

che possono spezzare l’intesa e com-

I quesiti e i dubbi insieme alla voglia di raccontarsi. Di questo e d’altro hanno desiderio i malati oncolo-gici e i loro familiari ma non c’è mai tempo sufficiente per farlo, perché ci sono altre priorità, altre urgenzeo manca l’occasione per fermarsi un attimo e dialogare. L’intento di queste pagine è proprio questo, of-frire spunti e considerazioni e trattare argomenti partendo dalle richieste o proposte che arrivano in re-dazione. Sarà una conversazione a più voci, d’incontro e di scambio, sarà uno spazio per trovare insieme“le parole per dirlo”, per dire, ricordare, immaginare o chiedere quello che attraversa i pensieri e si faesperienza. I recapiti sono: Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori - “Le parole per dirlo” - via Alpestre,4 - 73042 Casarano (Lecce) o per posta elettronica: [email protected]

Le parole per dirlo

Rubrica a cura dellaDr.ssa Marianna BurlandoEsperta in Psico-Oncologia

La guarigione che ammalaQuando ero malato mia moglie ha preso decisioni che hanno cambiato tante cose importan-ti come il lavoro di tutta la famiglia. Sono sempre stato un padre e un marito presente e nonmi sono mai tirato indietro ma adesso ho capito che il mio comportamento copriva le sue in-capacità e i suoi difetti. Non vedo perché devo continuare a essere il capofamiglia addossan-domi ogni responsabilità visto che i figli sono grandi (...). Antonio L. (Parabita)

Salvador Dalì, Bambino geopolitico guarda la nascita dell’uomo nuovo (1943).

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24 Lega contro i Tumori | Marzo 2013

promettere una relazione affettiva an-che di vecchia data.Cosa accade quando a cure ultimate

e a malattia medicalmente superata lapersona presenta tratti di personalità,visione della vita e progettualità pro-fondamente diversi da quelli prece-dentemente manifestati? Non solo, macosa accade quando la nuova struttu-razione disattende il progetto emotivodel partner che non ritrova nel suo og-getto d’amore, adesso modificato, i fat-tori consci e incosci che nel passato eb-bero influenza nel processo di inna-moramento e di scelta?L’esperienza di malattia vissuta non

lascia indenne la psiche; quel che si im-prime conferisce alla rappresentazionedi sé un senso e una direzione prima ine-sistenti o inesplorati. A prescindere daquel che la persona diviene, di certo rag-giunge postazioni inedite e talvolta im-previste, ancor più inedite e imprevisteagli occhi e al cuore di chi aveva pri-ma condiviso la quotidianità ordinariae poi quella straordinaria delle fasi delpercorso assistenziale, dalla diagnosi alcompletamento positivo delle cure.Il timore provato al cospetto della

morte possibile che la diagnosi dicancro inevitabilmente evoca, la con-sapevolezza esperita della propria vul-nerabilità, il dolore fisico ed emotivo,taluni desideri da chiudere per semprenel cassetto, il bilancio esistenziale, inuna parola tutto quel che è stato trat-tato, affrontato ed elaborato mental-mente resituisce ora dimensioni e at-teggiamenti da accordare ai giorni delpost-malattia e colloca la personastessa entro un progetto di sé dalle co-

ordinate totalmente rive-dute.Chi, nella piena salute,

trainava emotivamente lacoppia e il nucleo familia-re, dopo la guarigione puòabdicare totalmente e con-sapevolmente a quel ruolo,può richiedere e pretende-re pari coinvolgimento alpartner, può desiderare dipassare la responsabilitàagli altri membri e di de-legare quanto in prece-denza era assunto e svoltoin prima persona.Quando i familiari e il

partner non dispongono diadeguate risorse per ri-strutturare l’insieme rela-zionale oppure ritengonoprofondamente alterate e

non accettabili le nuove condizioni divita, la conseguenza è un allontana-mento tra le parti con possibile de-pauperamento affettivo.Non sempre la separazione psicolo-

gica si accompagna a quella fi-sica per svariate ragioni, prati-che, materiali e di autonomia la-bile. Nonostante l’età adulta, nelcaso di coppie avanti con glianni ma con un’attesa di vita si-gnificativa, il conforto dellostatus quo e l’impreparazione adaffrontare il quotidiano da solifanno propendere per una si-tuazione da “separati in casa”,non esente da costi emotivi.In altri casi il distacco di-

viene necessario e avvertitocome salutare, specie da chi delcambiamento è parte attiva.Qui, alla guarigione dell’uno fada contraltare il malessere del-l’altro, spiazzato e disorientatorispetto alle richieste di finerapporto. Non a caso, dal pun-to di vista psicologico, si par-la del cancro come di malatttiarelazionale. Tutte le personesono emotivamente coinvolte esuscettibili di risentire del-l’elevato distress a cui la ma-lattia espone.La tenuta della relazione ri-

manda a quella miscela di conscioe di inconscio che fu alla basedella scelta affettiva e alla fles-sibilità dei partner in fatto di co-ping e di investimento ogget-tuale, quest’ultimo affrancato

dal bisogno e alimentato invece dal de-siderio. Ciononostante rimane utile, per le

persone coinvolte nell’esperienza di ma-lattia, darsi occasioni di riflessione e diconfronto su quanto emotivamenteaccade, sia che la patologia la si vivadirettamente sia di riflesso come con-giunto.Recenti studi nel campo delle pato-

logie gravi rivelano che i caregiver – chefrequentemente sono familiari a stret-to contatto con i loro cari malati – han-no una aspettativa di vita ridotta, sti-mata tra i 9 e i 17 anni in meno (Eli-sabeth Blackburn, premio Nobel). Uncosto umano e sociale che passa sot-tosilenzio e che mai entra nel saldo be-nefici/svantaggi delle cure globali.

La Dr.ssa Marianna Burlando operacome psicologa presso il Serviziodi Oncologia Medica dell’Ospedale “F. Ferrari” di Casarano. Per contattarla, telefonare allo 0833 508445

Elisabeth Blackburn. Biologa australiananaturalizzata statunitense, Università dellaCalifornia, nel 2009 riceve il premio Nobelper la Medicina per i risvolti che le sue sco-perte hanno nel campo della salute e dellacura del cancro (telomeri). La studiosa è afavore di una scienza responsabile, capace digenerare benessere umano, libera da interessimeramente economici e politici.