La Settimana n. 6 del 10 febbraio 2013

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Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 [email protected] Notiziario locale Direttore responsabile Andrea Fagioli Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983 10 febbraio 2013 M amme, vorrei che guardaste a Lei! Maria è la mamma che Dio ha fatto per sé: Paul Claudel la sente: "Sacramento della tene- rezza materna di Dio". La Madonna riassume infatti ogni aspetto della maternità. Ragazze: è stata la fanciulla immacolata, pre- parata mamma dal primo istante della Sua vita. Mamme: è la donna capace di cercare il figlio sino al tempio e di accompagnarlo sino a proporgli il miracolo. Nonne: è stata la Madre silenziosa ed efficace- mente presente nel tumulto del Calvario. "Sorelle" della maternità spirituale: voi incontrate nel Cenacolo, Madre, fra gli Apostoli, di una Chiesa che deve crescere. Festa della Mamma, 1971- Una Missione d’accoglienza Conosciuta nel mondo scientifico anche come «pathological gambling», la ludopatia è un fenomeno in crescita in tutto il mondo occidentale, e il nostro Paese non è da meno. Solo attraverso la collaborazione tra Enti e associazioni si possono trovare soluzioni concrete Quando «giocare» diventa una malattia DI F ABIO FIGARA niziare a giocare, scommettendo sulla partita o sul cavallo vincente, oppure provare la sorte alle slot machine installate dentro ricevitorie, tabaccai e bar, per più volte al giorno, finché non diventa una necessità, finché il gioco non diventa compulsivo, ed è difficile tornare indietro: quello che sembrava essere un semplice vizio diventa un “disturbo”, una “malattia”. Ma, pur nascendo e sviluppandosi oggi con dinamiche originali, non è un problema nuovo. «Il fenomeno della cosiddetta “ludopatia” è tutt’altro che recente - spiega Mauro Pini, psicologo del Ser.T. di Livorno e referente del problema per il territorio - sin dall’antichità è esistito il “gioco d’azzardo”. Anche nell’Inferno Dante pone gli “scialacquatori” nel secondo girone del settimo cerchio. Nel corso dei secoli, da condannati in quanto peccatori per il vizio, sono diventati dei malati cronici. Negli Stati Uniti già da decenni la comunità scientifica affronta lo studio sistematico di questa patologia; in Italia abbiamo cominciato negli anni Ottanta, e la delega, non l’obbligo, per i Ser.T. di occuparsi del problema è arrivata intorno al Duemila con prime normative apposite, fino al Decreto “Balduzzi”, che detta regole più precise in merito. Lo stesso nome “ludopatia” è un neologismo che non trova d’accordo tutti gli studiosi del campo, in quanto il “gioco”, (ludum), nel senso più ampio del termine, è un’attività, fisica o mentale, che comporta la nascita di spazi di crescita del singolo individuo: come può quindi diventare una malattia?» Purtroppo è molto difficile, allo stato attuale della ricerca scientifica, poter inquadrare le origini di una tale patologia, le cui cause possono essere molteplici. «Fondamentalmente è un disturbo del controllo degli impulsi, ed è trattata come una dipendenza equivalente alle altre più classiche (tabacco, droga, alcool). Varie scuole di pensiero tendono a studiare le sue origini da un punto di vista genetico dell’individuo, ma non si può certo tralasciare l’ambito sociale che lo circonda.» Oggi infatti varie forme di insicurezza indeboliscono psicologicamente le persone, anzitutto la preoccupazione legata alle difficoltà economiche, a cui si aggiungono spesso problemi in famiglia. E, in una situazione psicologica fragile, è possibile riversare sul gioco illusioni e aspettative impossibili, soprattutto adesso che il fenomeno dei “giochi on-line” è maggiormente diffuso e peggiorativo della situazione: c’è il rischio di un eccesso di “individualismo”, di isolamento della persona. «Purtroppo i danni provocati da chi soffre di “ludopatia” sono molti, a cominciare dal rapporto con i parenti per arrivare alla perdita del lavoro per dedicarsi al gioco: così facendo viene meno la fonte di sostentamento per sé e per i propri familiari, i quali hanno serie difficoltà a far smettere il congiunto. La mancanza continua di denaro aumenta l’illusione di poter recuperare tutto con una vincita importante, e si continua a giocare nell’attesa di un recupero che puntualmente non arriva. Purtroppo, nel proseguire senza essere opportunamente seguiti, fa sì che molti cadano nel giro degli usurai per ottenere finanziamenti per giocare.» Un pericolo sociale che ha fatto registrare, solo nei giochi a premio, circa 80mila persone a rischio “elevato”, 700mila nella fascia “moderata” e altri due milioni in cui potrebbe nascere la patologia, per un giro d’affari totale che ha permesso allo Stato di avere un incasso oltre gli 80 miliardi di euro nell’ultimo anno. Cifre importanti e ottenibili nell’immediato, tanto da incentivare il gioco, ma che, nel lungo termine, porteranno probabilmente ad avere spese maggiori di quanto incassato per la cura dei malati cronici. «Non si possono comunque fare delle stime certe - continua Pini - perché solo una parte di queste persone si registra per usufruire dei servizi del Ser.T o delle altre associazioni territoriali per guarire. E di questi che si avvicinano per essere curati, la maggior parte sono segnalati dalle proprie famiglie, dalle associazioni, dai circoli, dai medici curanti o dalle parrocchie che frequentano. Quindi è importante stabilire anzitutto quanta sia la volontà, da parte del “paziente”, di farsi curare.» Sul nostro territorio è stata registrata, nell’ultimo anno, una crescita esponenziale del fenomeno; per affrontarla è attiva una rete importante che vede impegnati enti, associazioni e gruppi. «Il migliore approccio che può proporre il Ser.T. non è certo monodirezionale, ma piuttosto di coordinarsi con una rete di servizi, ad esempio con il gruppo di mutuo aiuto dei “Giocatori Anonimi”, ospitato presso l’SVS dal 2005, con la Fondazione Toscana per la prevenzione dell’usura, con la Misericordia e con la Caritas diocesana, con la quale abbiamo dei progetti in fase di sviluppo. Purtroppo è un problema che non possiamo permetterci assolutamente di sottovalutare.» I Rete territoriale per il gioco d’azzardo patologico U.F.: SER.T ASL 6 Servizio Tossicodipendenze Via Tiberio Scali, 11 a Livorno Per appuntamenti dal Lunedì al Venerdì dalle 09.00 alle 13.00 I nuovo ingressi si effettuano due volta a settimana ASSOCIAZIONE SAN BENEDETTO Via dell’Industria, 9 a Livorno Tel 0586-888101 dal Lunedì al venerdì dalle 9 alle 18 e-mail: [email protected] www.associazionesanbenedetto.org/associazione_san_benedet- to_onlus/GAP.html Il programma viene effettuato su invio del Ser.T ASSOCIAZIONE GIOCATORI ANONIMI Via S. Giovanni (presso SVS): tutti i Lunedì e Giovedì dalle 21.00 al- le 23.00 Per partecipare alle riunioni telefonare al 334-1530525 http://www.giocatorianonimi.org ASSOCIAZIONE GAMANON Per familiari o amici di giocatori. Riunioni tutti i Lunedì ore 21.00- 23.00: per partecipare telefonare al 328-0980548 (accesso diretto, previo contatto telefonico) www.gamanonitalia.org FONDAZIONE TOSCANA PER LA PREVENZIONE DELL’USURA Sede di Livorno: presso Misericordia, via Verdi 65 (II Piano), merco- ledì, ore 9.00-12.30. Per appuntamento: mercoledì mattina 0586- 833422 oppure 333-9787218 Accesso diretto www.prevenzioneusuratoscana.it ORTHOS, PROGRAMMA DI PSICOTERAPIA INTENSIVA RESIDENZIALE Il programma, della durata di tre settimane più verifi- che successive, viene effettuato su invio del Ser.T. Altri contatti al 393-9502995 www.orthos.biz Mauro Pini nel suo studio al SERT. Sotto, la copertina dell’ultimo libro di Pini LE NUOVE POVERTÀ IL GRANELLO di senape di mons. Alberto Ablondi

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Settimanale della Diocesi di Livorno

Transcript of La Settimana n. 6 del 10 febbraio 2013

Via del Seminario, 6157122 Livornotel. e fax0586/[email protected]

Notiziario locale Direttore responsabileAndrea Fagioli

Coordinatore diocesanoNicola Sangiacomo

Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983

10 febbraio 2013

Mamme, vorrei che guardaste a Lei! Maria è la mamma che Dioha fatto per sé: Paul Claudel la sente: "Sacramento della tene-rezza materna di Dio". La Madonna riassume infatti ogni

aspetto della maternità. Ragazze: è stata la fanciulla immacolata, pre-parata mamma dal primo istante della Sua vita. Mamme: è la donnacapace di cercare il figlio sino al tempio e di accompagnarlo sino aproporgli il miracolo. Nonne: è stata la Madre silenziosa ed efficace-mente presente nel tumulto del Calvario. "Sorelle" della maternitàspirituale: voi incontrate nel Cenacolo, Madre, fra gli Apostoli, di unaChiesa che deve crescere.

Festa della Mamma, 1971- Una Missione d’accoglienza

Conosciuta nel mondo scientificoanche come «pathologicalgambling», la ludopatia è unfenomeno in crescita in tutto ilmondo occidentale, e il nostro Paesenon è da meno. Solo attraverso lacollaborazione tra Enti e associazionisi possono trovare soluzioni concrete

Quando «giocare»diventa una malattia

DI FABIO FIGARA

niziare a giocare,scommettendo sulla partita osul cavallo vincente, oppureprovare la sorte alle slot

machine installate dentroricevitorie, tabaccai e bar, per piùvolte al giorno, finché non diventauna necessità, finché il gioco nondiventa compulsivo, ed è difficiletornare indietro: quello chesembrava essere un semplice viziodiventa un “disturbo”, una“malattia”. Ma, pur nascendo esviluppandosi oggi con dinamicheoriginali, non è un problemanuovo. «Il fenomeno dellacosiddetta “ludopatia” è tutt’altroche recente - spiega Mauro Pini,psicologo del Ser.T. di Livorno ereferente del problema per ilterritorio - sin dall’antichità èesistito il “gioco d’azzardo”. Anchenell’Inferno Dante pone gli“scialacquatori” nel secondogirone del settimo cerchio. Nelcorso dei secoli, da condannati inquanto peccatori per il vizio, sonodiventati dei malati cronici. NegliStati Uniti già da decenni lacomunità scientifica affronta lostudio sistematico di questapatologia; in Italia abbiamocominciato negli anni Ottanta, e ladelega, non l’obbligo, per i Ser.T.di occuparsi del problema èarrivata intorno al Duemila conprime normative apposite, fino alDecreto “Balduzzi”, che dettaregole più precise in merito. Lostesso nome “ludopatia” è unneologismo che non trovad’accordo tutti gli studiosi delcampo, in quanto il “gioco”,(ludum), nel senso più ampio deltermine, è un’attività, fisica omentale, che comporta la nascitadi spazi di crescita del singoloindividuo: come può quindidiventare una malattia?»Purtroppo è molto difficile, allostato attuale della ricercascientifica, poter inquadrare leorigini di una tale patologia, le cuicause possono essere molteplici.«Fondamentalmente è un disturbodel controllo degli impulsi, ed ètrattata come una dipendenzaequivalente alle altre più classiche(tabacco, droga, alcool). Variescuole di pensiero tendono astudiare le sue origini da un punto

di vista genetico dell’individuo,ma non si può certo tralasciarel’ambito sociale che lo circonda.»Oggi infatti varie forme diinsicurezza indebolisconopsicologicamente le persone,anzitutto la preoccupazione legataalle difficoltà economiche, a cui siaggiungono spesso problemi infamiglia. E, in una situazionepsicologica fragile, è possibileriversare sul gioco illusioni easpettative impossibili, soprattuttoadesso che il fenomeno dei “giochion-line” è maggiormente diffuso epeggiorativo della situazione: c’è ilrischio di un eccesso di“individualismo”, di isolamentodella persona. «Purtroppo i danniprovocati da chi soffre di

“ludopatia”sono molti, acominciaredal rapportocon i parentiper arrivarealla perditadel lavoro perdedicarsi algioco: cosìfacendoviene menola fonte disostentamento per sé e per i proprifamiliari, i quali hanno seriedifficoltà a far smettere ilcongiunto. La mancanza continuadi denaro aumenta l’illusione dipoter recuperare tutto con unavincita importante, e si continua a

giocare nell’attesa di un recuperoche puntualmente non arriva.Purtroppo, nel proseguire senzaessere opportunamente seguiti, fasì che molti cadano nel giro degli

usurai per ottenerefinanziamenti pergiocare.» Un pericolo socialeche ha fattoregistrare, solo neigiochi a premio,circa 80milapersone a rischio“elevato”, 700milanella fascia“moderata” e altridue milioni in cuipotrebbe nascere lapatologia, per un girod’affari totale che hapermesso allo Stato diavere un incasso oltregli 80 miliardi di euronell’ultimo anno.Cifre importanti eottenibilinell’immediato, tanto

da incentivare il gioco, ma che, nellungo termine, porterannoprobabilmente ad avere spesemaggiori di quanto incassato perla cura dei malati cronici. «Non si possono comunque faredelle stime certe - continua Pini -

perché solo una parte di questepersone si registra per usufruiredei servizi del Ser.T o delle altreassociazioni territoriali per guarire.E di questi che si avvicinano peressere curati, la maggior partesono segnalati dalle propriefamiglie, dalle associazioni, daicircoli, dai medici curanti o dalleparrocchie che frequentano.Quindi è importante stabilireanzitutto quanta sia la volontà, daparte del “paziente”, di farsicurare.» Sul nostro territorio è stataregistrata, nell’ultimo anno, unacrescita esponenziale delfenomeno; per affrontarla è attivauna rete importante che vedeimpegnati enti, associazioni egruppi. «Il migliore approccio chepuò proporre il Ser.T. non è certomonodirezionale, ma piuttosto dicoordinarsi con una rete di servizi,ad esempio con il gruppo dimutuo aiuto dei “GiocatoriAnonimi”, ospitato presso l’SVSdal 2005, con la FondazioneToscana per la prevenzionedell’usura, con la Misericordia econ la Caritas diocesana, con laquale abbiamo dei progetti in fasedi sviluppo. Purtroppo è unproblema che non possiamopermetterci assolutamente disottovalutare.»

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Rete territoriale per il gioco d’azzardo patologico

U.F.: SER.T ASL 6Servizio TossicodipendenzeVia Tiberio Scali, 11 a LivornoPer appuntamenti dal Lunedì al Venerdì dalle 09.00 alle 13.00I nuovo ingressi si effettuano due volta a settimana

ASSOCIAZIONE SAN BENEDETTOVia dell’Industria, 9 a LivornoTel 0586-888101 dal Lunedì al venerdì dalle 9 alle 18e-mail: info@associazionesanbenedetto.orgwww.associazionesanbenedetto.org/associazione_san_benedet-to_onlus/GAP.htmlIl programma viene effettuato su invio del Ser.T

ASSOCIAZIONE GIOCATORI ANONIMIVia S. Giovanni (presso SVS): tutti i Lunedì e Giovedì dalle 21.00 al-le 23.00Per partecipare alle riunioni telefonare al 334-1530525http://www.giocatorianonimi.org

ASSOCIAZIONE GAMANONPer familiari o amici di giocatori. Riunioni tutti i Lunedì ore 21.00-23.00: per partecipare telefonare al 328-0980548 (accesso diretto,previo contatto telefonico)www.gamanonitalia.org

FONDAZIONE TOSCANA PER LA PREVENZIONE DELL’USURASede di Livorno: presso Misericordia, via Verdi 65 (II Piano), merco-ledì, ore 9.00-12.30. Per appuntamento: mercoledì mattina 0586-833422 oppure 333-9787218Accesso direttowww.prevenzioneusuratoscana.it

ORTHOS, PROGRAMMA DI PSICOTERAPIA INTENSIVARESIDENZIALEIl programma, della durata di tre settimane più verifi-che successive, viene effettuato su invio del Ser.T. Altricontatti al 393-9502995www.orthos.biz

Mauro Pini nel suo studio al SERT. Sotto, la copertina dell’ultimo libro di Pini

LE NUOVEPOVERTÀ

IL GRANELLOdi senape

di mons. Alberto Ablondi

LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI10 febbraio 2013II

La parola alle CARITAS PARROCCHIALI

Una comunità unitacontro la crisi facile fare notizia

con la cronacanera, con le tragediee le violenze.Ma la buonanotizia è sempre lì,pronta per esserescoperta. Perché

spesso la buonanotizia si nasconde.

Sta lì buona buona,perché non ha bisogno di

farsi vedere per raggiungere il suoscopo.Ma tra i titoli di crisi, didisoccupazione in crescita, tra lepagine zeppe di liti tra politici e

inutili gossip, è unaboccata d’aria la"buona notizia".Buona notizia èsapere che ci sonoancora ragazzi che siimpegnano per gli

altri e si mettono al servizio dellapropria chiesa.Ci risiamo...Amichiamoci. Lodato ocriticato, appoggiato o no, non si puòcomunque negare che qualcosa dibuono lo riesca a fare.Non è solo riunire più di 500 tragiovani e adulti di diverse religioni,

realtà e parrocchie, ma è ancheriuscire, a fine di tutto e attraverso unsano divertimento, a fare un gestoconcreto di carità.Da diversi anni il ricavato dellamanifestazione, tolte le spese e tenutauna piccola cassa per l’annosuccessivo, serve per portare avantialcune adozioni a distanza tramite ilCentro mondialità svilupporeciproco. Ma non solo. C’è statol’anno in cui il ricavato è statodestinato al reparto di cure palliativedell’ospedale di Livorno, quello in cuisi è contribuito ai lavori nel camposportivo della parrocchia diSant’Agostino.L’edizione 2012 è stata finora quellache è riuscita a donare la somma piùgrande: 1250 Euro.Come sempre, lo staff ha preso inconsiderazione diverse alternativeprima di arrivare a una decisione checome sempre è guidata dall’idea dipensare sia ai lontani che alla realtàlocale livornese.300 Euro saranno perciò consegnati aSuor Raffaella Spiezio per esseredestinati a un progetto in Eritrea chevede coinvolti bambini. Sempreall’Africa sono arrivati altri 250 Eurocon le adozioni a distanza tramite ilCMSR. I 200 Euro ricavati dalla primaminimaratona di Amichiamoci sonoandati invece ai rifugiati politici dellaNigeria. La somma più consistente,500 Euro, è infine servita a sostenereil «Cantiere giovani», una realtàall’interno del «Progetto strada»impegnata nell’aiuto ai giovani indifficoltà, che tra l’altro quest’annoper la prima volta hanno partecipatoad Amichiamoci.Questa sì che è una buona notizia!

Giulia Sarti

È

IL NUOVO PROGETTO CARITAS

Dacci oggi il nostro «PANE QUOTIDIANO»

a crescente crisi economica, l’aumentodella povertà e del disagio delle famiglie

ha portato la Caritas diocesana e i CentriAscolto parrocchiali a rinforzare il propriolegame, per una risposta attiva alle semprepiù pressanti esigenzeterritoriali. E così, neivicini locali di proprietàdella parrocchia di S.Lucia (in precedenzaadibiti ad abitazioneper il parroco e al cate-chismo) in Piazza delCastello 3, mercoledì30 gennaio è stato inau-gurato il nuovo puntodi distribuzione e con-servazione di prodottialimentari di prima ne-cessità, rivolto alle fami-glie giunte alla soglia dipovertà, che potrannoavvicinarsi al servizioattraverso la rete deiCentri Ascolto parroc-chiali."Un progetto - spiega Suor Raffaella Spie-zio, Presidente della Fondazione CaritasOnlus di Livorno - che abbiamo potuto rea-lizzare grazie all’aiuto della FondazioneCassa di Risparmi di Livorno e alla disponi-bilità di don Gustavo Riveiro, parroco di S.Lucia. La distribuzione avverrà nel pianoterra, mentre al piano superiore verrannoalloggiati alcuni ragazzi nord-africani, pro-venienti da Paesi in cui infuriano guerre ci-vili e disordini sociali." Dopo il taglio del

L

nastro, la benedizione della struttura e lavisita dei locali, completamente rinnovatidagli operatori Caritas, si è tenuta una bre-ve conferenza stampa con Mons. SimoneGiusti, Vescovo di Livorno, con LucianoBarsotti, Presidente della Fondazione Cassadi Risparmi di Livorno, con Enrico Sassano,Direttore della Caritas diocesana, con donGustavo e con Giorgio Kutufà, Presidentedella Provincia di Livorno. "Un esempio di come affrontare l’attuale

emergenza sociale - spiegaMons. Giusti - una prima "ope-ra-segno", in cui la Diocesi la-vorerà a stretto contatto con leParrocchie, i cui operatori co-noscono perfettamente le pro-blematiche connesse al territo-rio."Il servizio si inserisce all’inter-no del progetto "Goccia a Goc-cia", una serie di azioni vòlte arafforzare la rete di solidarietànel territorio, ad educare le fa-miglie al valore della solidarietàe a coinvolgere la popolazionesul problema della povertà."L’obiettivo del progetto - spie-ga Barsotti - è quello di preveni-re la caduta definitiva delle fa-

miglie, attraverso la fornitura di alimenti diprima necessità e l’educazione ad un usopiù attento delle proprie risorse. Purtroppol’attuale situazione economica porta ad unimpoverimento costante, a una caduta ver-tiginosa, in molti casi senza possibilità dirisalita. Grazie all’aiuto di enti come la Ca-ritas, e al lavoro costante dei suoi operatori,possiamo riuscire a limitare danni irrepara-bili in una situazione sociale critica. Stiamoincentivando anche la diffusione del "mi-cro-credito", per far sì che famiglie e piccoliimprenditori non cadano nelle mani degliusurai." Nell’ambito di questo progetto sa-ranno valutate politiche di sostegno ai pic-coli esercizi commerciali che aderiranno al-la rete, attraverso meccanismi di incentiva-zione fiscale. "In Argentina ho già affronta-to una crisi simile - racconta don Gustavo -e ho visto come, nelle difficoltà più estre-me, le persone sappiano dedicarsi l’una al-l’altra. Non ci sono altre vie se non soste-nersi a vicenda: solo in questo modo ci sipuò risollevare. Ho pensato fosse giusto sa-crificare alcuni locali della Parrocchia e leattività che vi si svolgevano per un progettodi Carità così importante."

f.f.

Una buona notizia!

Amichiamoci...e beneficienza

DI FABIO FIGARA

nziani soli o conpensioni insufficienti,giovani e famigliesenza lavoro o senza

casa: i volontari dei CentriCaritas delle parrocchielivornesi sono in prima filanell’affrontare l’attualeemergenza sociale edeconomica, soprattutto inquartieri "difficili" come quellilimitrofi a piazza dellaRepubblica.«Inizialmente, a causa dellacrisi sempre crescente,aiutavamo una novantina difamiglie, italiane e non - spiegaRoberta Puddu, referente dellaCaritas parrocchiale - inseguito, per una miglioregestione delle risorse, abbiamodovuto regolare il flusso diutenti, cercando di limitarel’accesso, per quanto possibile,ai soli parrocchiani. Oggiabbiamo una sessantina difamiglie, quasi tutte livornesi,spesso con bambini a carico, acui consegniamo il paccoalimentare due volte al mese, ilsecondo e il quarto lunedì,dalle ore 16».I contributi alimentari per ipacchi arrivano da Agea e dallagenerosità dei parrocchiani. Periniziare a ricevere il paccoalimentare, è necessario uncolloquio con il parroco donMedori, esponendo problemied esigenze, e la presentazionedel certificato di residenza: inseguito il sacerdote comunicaagli operatori della Caritascoloro che possono usufruiredel servizio. I pacchi vengonopreparati il sabato precedentealla distribuzione, ed ogni voltaviene effettuato l’inventario dei

A

tipi e della quantità deiprodotti raccolti per la Caritas(pasta, riso, farina, legumi,caffè, biscotti, pelati e moltoaltro), una lista da presentarealla comunità parrocchiale peraggiornarla e renderla partecipedelle difficoltà e delle attivitàcaritative. Per ogni quantitàsufficiente raggiunta, vieneposta un’icona «smile» accantoal prodotto. Se c’è lapossibilità, si cerca di andare insoccorso anche delle altreparrocchie del vicariato indifficoltà, come accade qualchevolta con S. Giuseppe.Ma non finisce qui. «Datal’emergenza attuale - continuaRoberta - ci siamo attivatianche per la consegna delpacco a domicilio. Inoltre, inoccasione dell’Anno della Fede,ci siamo proposti di incontrarele famiglie anche al di fuoridella distribuzione materiale,per cercare di seguirle, insiemeall’aiuto dei sacerdoti, anchesotto il profilo spirituale,proponendo momenti di

preghiera e di riflessione sualcune pagine del Vangelo,informandole anche sulleattività della Parrocchia, per farsì che non si sentano esclusedal resto del popoloparrocchiale. Ritengo che ilpacco, per quanto essenziale,sia solo un tramite, e che siaimportante poter avere unminimo di relazione con chi habisogno, per poter trasmettereloro la parola di Gesù che cercodi vivere».Abbiamo iniziato con cinque osei famiglie ma, lentamente,superate le diffidenze iniziali,molte altre stannocominciando a seguirci inquesto progetto. Oltre amerende tutti insieme,abbiamo deciso di organizzaredelle cene, almeno due o trevolte all’anno, con invitorivolto a tutti i parrocchiani,perché si stringano relazionisempre più forti. D’altra parte,Caritas e Comunità devonoandare di pari passo, in unpercorso di crescita e di aiuto

reciproco, altrimenti non sipuò parlare di Carità: ilcoinvolgimento di tutti ènecessario, soprattutto inquesti momenti di estremadifficoltà».Per ogni incontro di catechesi, ivolontari festeggiano anche ilcompleanno di coloro checompiono gli anni nel mese incorso. E non mancano le visiteai malati: per il periodonatalizio gli operatori Caritashanno coinvolto anche ibambini del catechismo,accompagnandoli a trovarealcuni parrocchiani in degenzapresso la Casa di Riposo S.Angela.«Sono fiero di questa comunità- afferma il viceparroco donGuillaume Maenenkuba -sempre attenta al prossimo.Molte famiglie fannoaddirittura la spesa per altre indifficoltà. Speriamo di potercontinuare a gestire una talesituazione e di aiutare molti diloro nel percorso di recupero diuna vita migliore».

Il gruppo Caritas di Sant’Andrea assiste

una sessantina di famiglie grazie

all’aiuto di unacomunità parrocchialeunita che, nonostante

le difficoltà,si dimostra vicina

e generosa

Nato dalla collaborazione traCaritas diocesana e Parrocchia di S. Lucia, ad Antignano, il nuovo centro svolgerà attivitàdi sostegno alle famiglie in difficoltà

I giovaniper igiovani

na festa di luce hailluminato laCattedrale per daretestimonianza alla

vera Luce che è l’origine dellavita in tutte le suemanifestazioni. Chi sariconoscere in Cristo la veraluce risponde con una scelta divita che a sua volta genera altrevite. I consacrati infatti, nelsilenzio e nell’ascolto dellaParola possono diventare padrie madri di nuovi credenti, igenitori che riconoscono nellaFamiglia di Nazareth il loromodello, generano nuovecreature che sono espressionedell’Amore e della benedizionedi Dio.Il 2 Febbraio scelta dalla Chiesacome data per celebrare la Vitaconsacrata ed anche la Giornatadella vita che da diversidecenni in tutte le sue realtà,dal concepimento alla morte,viene osteggiata, ha avutoanche nella nostra Diocesi deisignificativi momenti vissutiinsieme al proprio Pastore.L’assemblea processionalmenteall’inizio del rito con le candeleaccese ha preso posto nellaCattedrale, ricordando Maria eGiuseppe quando presentaronoGesù al Tempio, nell’oggi

invece è Cristo che nellacelebrazione eucaristicadiventa pane “nell’attesa cheEgli venga e si manifesti nellasua gloria”. Monsignor Giustinell’omelia, rivolgendosi allenumerose suore e religiosipresenti che hanno consacratola loro vita, ne ha esaltato lascelta perché la consacrazionenon significa solamenteattuare l’obbedienza aiComandamenti, ma vivere iconsigli evangelici dellapovertà, obbedienza e castità,facendo della loro vita unperenne dono a Dio.Rivolgendosi poi alle numerosecoppie con figli che comeMaria e Giuseppe li hannoconsacrati a Dio col Battesimo,ha ricordato come nella nostrasocietà stia dilagando una sortadi coalizione che va contro lavita dal concepimento allamorte. Si può dire che lacultura della morte è quella cheregna sovrana in tutti gli stratidella società; la Luce di Cristo

che ti fa vedere che la vita èsplendida è stata offuscata, resanebulosa da un individualismospaventoso che ha fattovolatilizzare miliardi di euro.Non si conosce più ciò che èbene e ciò che è male e se sidesertifica la coscienza tuttodiventa lecito, anchel’uccisione. La Chiesa deveritornare ad essere profetica ead insistere perché si torni ariaffermare la Carta dei dirittidell’uomo che ha nel primo

articolo il diritto alla vita. Dopol’omelia il Vescovo hacresimato gli adulti che prestosi sposeranno per formarenuove famiglie cristiane. Altermine della celebrazione haconsegnato dei doni allereligiose che festeggiavano i 25,50 e 60 anni di vita consacrataal Signore e ha impartitoquindi una benedizionespeciale alle famiglie con ibambini.

Monica Cuzzocrea

U

LA SETTIMANA DI LIVORNO TOSCANA OGGI10 febbraio 2013 III

NEL GIORNOdella Candelora

La lucedella vitaLa festa dei consacrati e la giornata per la vitariunite in un’unicacelebrazione

arissimi,la Parrocchia di nostra Signora di Fa-

tima celebra il 50° anniversario dellasua fondazione. Il suo territorio è statotagliato da quello che era il territorio del-la Parrocchia di S. Matteo. Nel libro“Che si fabbrichi una chiesa” si legge:«Ilterritorio della futura chiesa si ricaveràdalla rimodulazione dei confini delleParrocchie di S: Jacopo e di Salviano, co-sa che permetterà alla popolazione dellazona nord di frequentare più agevol-mente le sacre funzioni e renderà menogravoso il lavoro dei Parroci (storia dellaChiesa di S. Matteo, cap 1, gli antefat-ti...)». Anche nella Bolla di fondazionedella Parrocchia di Nostra Signora di Fa-tima emergono le stesse motivazioni pa-storali. Possiamo dire che dalla fonda-zione della Parrocchia di S. Matteo 1781e quella di Nostra Signora di Fatima1962, la storia socio-culturale e religiosadi Livorno in 231 anni (+ 50 anni dalConcilio fanno 281) sia molto cambiata.Una nuova sfida si apre alla evangelizza-zione dei territori parrocchiali. Il beatoGiovanni Paolo II così definisce la Nuo-va Evangelizzazione: «L’Evangelizzazio-ne del nuovo millennio deve riferirsi alladottrina del Concilio, opera comune deivescovi, dei sacerdoti, dei religiosi e deilaici, opera dei genitori e dei giovani».Come arriva il Concilio alle parrocchie?Un aspetto non secondario di questadottrina da evangelizzare è la mariologiadel Concilio che è stata riposta nuova-mente in stretta relazione col misterodella Chiesa (cap. VIII Lumen Gen-tium). La mariologia arrivata fino a noiancora risente di una visione di Maria la-terale alla Chiesa, devozionale e spessonon più di una materna protezione e diun ideale femminile un po’ mitico. Ladimensione sponsale della Chiesa cherifulge in Maria come primizia dellaChiesa, o come la chiama papa Benedet-to XVI “Chiesa nascente”, è decisiva perrendere possibile la nuova evangelizza-zione. Mi sembra che ripartire con Mariadalla parrocchia “madre” verso la par-rocchia “figlia” sia un’occasione per ri-scoprire o proporre la forza vitale di unaTraditio che chiami i fedeli alla sponsa-lità, cioè la piena comunione con lo spo-so Cristo, come Maria sotto la croce, per-chè di nuovo possa manifestarsi la ma-ternità della Chiesa, e la Chiesa torni adessere amata e stimata come vera madre:“Donna ecco tuo figlio”.

Un caro saluto, don Giorgio.

CALENDARIO CELEBRAZIONI PER LACHIUSURA DELL’ANNO 50° DIFONDAZIONE* Dal 4 al 8 febbraio don Giorgio conun piccolo gruppo di pellegrini sarà aFatima per la consegna e benedizionenel Santuario della nuova statua dellaMadonna di Fatima destinata allaParrocchia di Corea.* Domenica 10 febbraio pranzoparrocchiale.* 13 FEBBRAIO MERCOLEDÍ DELLECENERI DIGIUNO E ASTINENZA. ORE18.00 S. Messa e imposizione delleceneri.* DOMENICA 17 FEBBRAIO ORE15,30 A PARTIRE DALLA PARROCCHIADI S. MATTEO SI SVOLGERÀ LAPROCESSIONE CON LA PRESENZA delVESCOVO SIMONE. Nella chiesa di S.Matteo: Saluto del Parroco di S. Matteo,Breve introduzione di don Giorgio,Saluto del Vescovo. Saluto a Maria epartenza. Durante l’itinerario Canto delRosario con soste per i misteri e leesecuzioni della Banda. (Itinerarioprocessione: Via Provinciale Pisana, viaMartellini, via Mastacchi, via Gobetti,via Coltellini, via Fratelli Cervi.). Nellachiesa di Nostra Signora di FatimaCelebrazione dei Vespri della beataVergine Maria, dopo la lettura omeliadel Vescovo, quindi incensazione dellastatua al Magnificat e intronizzazionedella statua di Nostra Signora di Fatimanella sua edicola, onclusione dei vesprie congedo.*Da lunedì 18 a domenica 24 ottavariodi preghiera, alle ore 17.30 S. Rosario eS. Messa. Con l’aiuto di Maria entriamonella S. Quaresima.*GIOVEDÍ 21 Liturgia penitenzialeORE 18.00 Non c’è la s. Messa.* DOMENICA 24 Ritiro parrocchiale apartire dalle ore 16.00. "Rapporto traMaria e la Chiesa secondo la Cost.Lumen Gentium del Con. Vat. II".Relatore don Piotr Kownacki.

C

Alla parrocchia NostraSignora di Fatima

È TEMPO DIANNIVERSARIO

Giovani e Vangelo: un incontro ancora possibilePer proseguire un

percorso di studio e diconfronto già avviato eche ha prodotto il recentedocumentosull’Iniziazione Cristiana,gli Uffici Catechistici dellaToscana hannoorganizzato un seminariodi studio presso il CentroRegina Mundi alCalambrone . Dopo lacelebrazione dei vespri daparte di Mons. Benotto,Arcivescovo di Pisa, Mons.Simone Giusti, vescovo diLivorno e delegato CETper la catechesi, ha apertoil convegno con“Introduzione alseminario: giovani eVangelo, un incontroancora possibile”, seguitodal presidente dellaCooperativa AnimaGiovani e direttoredell’Area Educare LDC,Gigi Cotichella con“Costruire comunitàcristiane accoglienti esignificative: per unnuovo annuncio dellafede ai giovani”.E’ in atto una grandeoperazione culturale,teologica e pastoralenell’evangelizzazione persuperare l’inculturazionedella fede, avvenuta inseguito ai cambiamentidella società; il cristiano,oggi è chiamato adanalizzare i problemi, acapire e a trovareumilmente unasoluzione, una stradagiusta per una concretaconversione dellecomunità: un passaggioda semplice comunità acomunità intelligente,educante. La pastoralegiovanile è un problemaecclesiale, c’è la necessità

di un rinnovamento nonsolo riguardante lametodologia e i percorsi,piuttosto c’è l’esigenza diun lavoro comune,affinché le comunitàdiventino un luogo ditestimonianza fraterna dicarità, di giustizia , disperanza, soprattutto diamore. Non è in crisi ilVangelo, ma la pedagogiadel Vangelo, serverinnovamento, serveessere testimoni di amorein Cristo.Come allora attuarequesto rinnovamento? Ilgiorno seguente donCristiano D’Angelo,responsabile regionaleToscano per la catechesiha introdotto “NuovaEvangelizzazione, giovanie fede. Orientamenti peruna pastorale giovanilenello Spirito deldocumento degli UCDToscani” ed ha avviato,assieme a Mons Giusti, ilaboratori di studio perl’approfondimento di 3punti del Documentodegli Uffizi CatechisticiDiocesani:1) Quali idee cardine perripensare l’IniziazioneCristiana alla luce dellaquestione educativa?2) Le tappe da rispettare:iniziare alla vita cristiana,dall’appartenenza allacomunità,all’interiorizzazione edecisione per il Vangelo.3) Quali sono lecompetenze che ungiovane deve avereaffinché sia ritenutoadulto? Come crearegiovani cristiani? Da un confronto dei 3gruppi è emerso che è inatto una specie di

Rivoluzione Copernicanariguardo al primoannuncio, c’è la necessitàdi testimoni che fannoesperienza di Cristo, checostruiscono relazionicon i giovani e con leistituzioni, un testimoneche accompagni nellavocazione e stimoli laresponsabilità, che siasguardo di Dio.Nell’evangelizzazione èfondamentale la centralitàdell’amore, del desideriodi capire cosa c’è dentro ilcuore del cristiano,un’emozione che va dalcuore alla mente, quindiconsentire disperimentare questoamore e stimolare ildesiderio. Il giovane chevive il messaggio siasempre cristiano cittadinoe non cittadino cristiano,la cristianità deve essereuna scelta responsabile.L’educatore dei giovani hagrandi mezzi per fargiungere Cristo nei lorocuori e farlo rimanere persempre, per fare scoccarela scintilla dell’amore:questi mezzi sono ilVangelo e l’Eucaristia. Lacomunità educante devecreare occasioni affinchéDio parli, non bisognaprevaricare mai Cristo! Cisono, tuttavia, dellecriticità, non sarà moltosemplice applicareconcretamente i nuoviorientamenti se noncambiamo l’offerta. Alladomanda di unacatechista che si chiedecome mai i genitorivogliono solo isacramenti, vienerisposto: “i genitorichiedono quello che noiabbiamo dato fino ad

oggi!”. Ecco che nonbisogna rassegnarsi eaccettare il cambiamento,cercando di diversificaregli incontri dei gruppi dalezioni scolastiche, daredei segni ai ragazzi, unasorta di riti di passaggioda un percorso all’altro,prendendo spuntodall’Agesci e dall’AC ericonoscere questipassaggi. E la catechesideve cambiare. Non deveessere una brutta copiadella scuola, ma segnaledi Cristo, esperienza dellagioia in Cristo. Per quantoriguardal’accompagnamento deiragazzi, l’educatore deglianimatori è una figuraessenziale, che, assiemealla comunità educante,deve fare nascere neigiovani lo stupore e deveessere formato. IlConvegno è terminato econ la proposta educativadel vescovo Giusti, gliinterventi di don FabioMenicagli, resposabiledell’Ufficio catechisticodella diocesi di Livorno, edi Gigi Cotichella. Mons.Giusti ha sottolineato lameta dell’IniziazioneCristiana: la professionedi fede. Una meta a cui lacomunità può arrivareattraverso itinerari,attraverso l’attenzione algruppo e al singolo:itinerari cristologici,educazione alla carità,testimonianza attraversoil sevizio parrocchiale.Quali contenuti? Vangelo,lezionario,Confermazione,ispirandosi al Catechismodei giovani “Io ho sceltovoi”. Per arrivare dove? Adun atteggiamento che

l’adolescente manifestapubblicamente , ad essereliberi di essere cristiani, diessere dono di sé, divivere la Chiesa. Solo cosìil giovane raggiungeràquesti obiettivi:gratitudine, disponibilità,realizzazione. Quindi ilgiovane si aspetta tantodall’educatore, si aspettaun sogno da condivideree da realizzare:l’aspirazione alla santità,la realizzazione diun’epica. Don FabioMenicagli ha parlato dell’Agesci, spiegandonebrevementel’organizzazione, ipassaggi ( scoperta,competenza,responsabilità per donarlaall’altro), la verticalità (inogni gruppo ci sono varieetà), l’obiettivo del clan:comunità+servizio+strada. Responsabilitàdell’Uccicio catechisticosarà, inoltre, laformazione di assistentiformati per aiutare i capinell’Iniziazione cristiana,per camminare tuttiinsieme come Chiesa.Gigi Cotichella haconcluso con deglianeddoti simpatici , perstimolare ad investirenella proposta formativa eha presentato la suaCooperativa AnimaGiovani, offrendo aiutoper chi ne avesse bisogno.Il messaggio di tutti èchiaro: bisogna averecoraggio di cambiare peroffrire un sogno…uncoraggio che passiattraverso il cuore e lamente, il coraggio chescaturisce da Dio che èamore.

Monica Calvaruso

■ AL CALAMBRONE il convegno regionale dei catechisti

LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI10 febbraio 2013IV

VENERDÌ 8 FEBBRAIO9.30 incontro con i vicari foranei in vesco-vado12.00 visita all’avvisatore marittimo delporto19.00 in seminario, Lectio Divina con iseminaristi e i giovani

SABATO 9 FEBBRAIO9.30 incontro con l’economo diocesano ei consigli affari economici delle parroc-chie della diocesi

DOMENICA 10 FEBBRAIO11.30 S. Messa e cresime al Santuario diMontenero17.30 S.Messa e incontro con un gruppodi famiglie

LUNEDÌ 11 FEBBRAIO16.00 nell’ambito delle iniziative per laSettimana per la vita, alla cappella dell’o-spedale, S. Messa in occasione della Festadella Madonna di Lourdes, per la giorna-ta del malato 18.30 nell’ambito della visita pastorale alIII vicariato, incontro con i catechisti allaparrocchia della Seton21.00 nell’ambito della visita pastorale alIII vicariato, incontro con il consiglio pa-storale e il consiglio affari economici del-la parrocchia della Seton

MARTEDÌ 12 FEBBRAIONella mattina, udienze clero, in vescova-do11.00 incontro con i vicari episcopali invescovado18.00 S. Messa alla chiesa di S.Agostino18.30 nell’ambito della visita pastorale alIII vicariato, incontro con i catechisti del-la parrocchia di S.Agostino

MERCOLEDÌ 13 FEBBRAIO9.00 Mercoledì delle Ceneri- S. Messa incattedrale20.30 processione penitenziale e S. Messaper le Ceneri al V vicariato alla chiesa di S.Leopoldo a Vada

GIOVEDÌ 14 FEBBRAIO9.30 alla parrocchia della SS.ma Trinità,ritiro del clero21.00 presentazione al consiglio pastoraleparrocchiale e al consiglio affari econo-mici del nuovo parroco di SS. Cosma eDamiano a Nugola

VENERDÌ 15 FEBBRAIONella mattina, visita alla Valle Benedetta17.30 alla sala consiliare della Provincia,nell’ambito delle iniziative per la Setti-mana per la vita, incontro dal titolo"Quale famiglia oggi" (vd. Locandina pag.VIII)

SABATO 16 FEBBRAIO8.00 pellegrinaggio mensile diocesano aMontenero e a seguire S. Messa10.30 alla Camera di Commercio, tavolarotonda "Agiamo contro la povertà: la vec-chia, la nuova"18.00 in vescovado, S. Messa per le giova-ni coppie

DOMENICA 17 FEBBRAIO10.30 S. Messa e visita alla comunità euca-ristica alla chiesa di N.S. del Rosario15.30 processione mariana per il 50° del-la parrocchia di Nostra Signora di Fatima(partenza dalla chiesa di San Matteo)

Agenda del VESCOVO

BREVI DALLA DIOCESIConcertoGIOVEDÌ 7 FEBBRAIO 2013 ALLE 21.003° Concerto della VI Stagione di Musica daCamera al TEATRO CRAL ENI di LIVORNO.

Ritiro FidesSABATO 9 FEBBRAIO ALLE 8.30Ritiro con don Ivano Costa all’Istituto S.Caterina (Viale Italia 181).Il ritiro inizierà alle 9.00 e finirà intorno alle13.00

Celebrazione in suffragio della famiglia ScarpelliLUNEDÌ 11 FEBBRAIO ALLE 18.00 Alla Parrocchia di S. Andrea sarà celebratauna Celebrazione Eucaristica in suffragiodella famiglia Scarpelli, in occasione deldodicesimo anno della rinascita a nuova vitadel mai dimenticato diacono Franco, di suamoglie Marisa e del loro figlio Roberto

Festa dei Sette Santi FondatoriVENERDÌ 15 FEBBRAIO ALLE 21.15SABATO 16 FEBBRAIO ALLE 16.00In occasione della festa dei Sette Santifondatori la parrocchia a loro intitolata e ilterzo vicariato organizzano in occasione del50° del concilio vaticano II una conferenzadal titolo: “CONCILIO VATICANO II:“EVENTO” DA CUI NON SI TORNAINDIETRO!”. Relatore sarà don OrdesioBellini.

Libri da LEGGEREdi Mo.C.

Girardo A. a cura di - I Documenti Del ConcilioVaticano I. Nuova edizione- Ed Paoline, pp. 816,Euro 10,00.

In occasione del cinquantesimo anniversariodell’apertura del Concilio Vaticano II, celebratosi l’11ottobre scorso, e per celebrare l’Anno della Fede incorso, è stata pubblicata in una nuova edizione inbrossura, la raccolta di tutti i documenti pubblicati dalConcilio Vaticano II.Si tratta di un testo completo, agevole, tascabile edeconomico, arricchito da un copioso indice analitico(quasi 200 pagine) pensato per lo studio e laconsultazione e lo studio. Uno strumento pensato pergli “addetti ai lavori”e per tutti coloro che desideranoconoscere questo evento fondamentale della Chiesacontemporanea attraverso la traccia scritta che haprodotto.

UNA CENA PER LA“RONDA DELLA CARITÀ”

er ringraziamento di tutti gli anni di servizio e diassistenza ai poveri, don Luciano Musi, parroco di S.

Giovanni Bosco, giovedì 31 gennaio (giorno dedicatoproprio al Santo fondatore dei Salesiani) ha offerto unacena, presso i locali della parrocchia, a tutti i volontaridella Ronda della Carità. Un momento per ritrovarsi,per confrontarsi e per trascorrere una piacevole serata.

f.f.

P

Parrocchia San Giovanni Bosco GIORNATA DI BENEFICIENZA ITALO INDIANA

ervono i preparativi per la "Giornata di beneficenza”, or-ganizzato dall’Associazione La Funicolare e la Congrega-

zione delle Piccole Figlie di San Giovanni Gualberto, L’appuntamento è per domenica 10 febbraio 2013, a partiredalle 12 in una delle ville Storiche di Montenero Villa Mayerin via Giovanni XXIII 40, con il programma elencato sotto. La kermesse si pone l’obiettivo di raccogliere fondi da devol-vere ai bambini indiani bisognosi ospiti nelle strutture dellaCongregazione Piccole Figlie di San Giovanni Gualberto. La manifestazione - ha l’obiettivo dì creare un momento diaggregazione per uno scopo benefico. Al pranzo potrannopartecipare un massimo di ottanta persone e il costo sarà diventi euro per ogni persona adulta (bevande incluse), tuttoil ricavato sarà devoluto per la beneficenza. Ultimo giornoper la prenotazione del pranzo 8/2/2013 PROGRAMMA 12.00 Incontro con l’artista Beatrice De Laurentiis 12.15 Conosciamo la cultura Indiana 12.30 Aperitivo nei giardini della Villa 12.45 Pranzo di Beneficienza (prenotazione obbligatoria) 15.00 Visita Guidata alla Villa 15.30 Esibizione degli allievi della Maestra Mary Gibilaro

F

Diocesiinforma

LA SETTIMANA DI LIVORNO TOSCANA OGGI10 febbraio 2013 V

B5. LA INCULTURAZIONE COMECHIAVE PER RIORGANIZZARELA ICRUtilizziamo il termine"inculturazione" come ormai èusato dalla Chiesa a partire daCatechesi Tradendae (1979, n.53). L’espressione si deve unirecon evangelizzazione. L’azionemissionaria si configura comeEvangelizzazione della culturae inculturazione della fede.Dobbiamo quindi collocarel’annuncio dentro le radiciculturali proprie del ragazzo.Questa dimensione è propriadella missione ed è al cuoredella nuova evangelizzazione.In riferimento alla ICR si deveintendere inculturazione ilcontinuo rapporto tramessaggio e costruzione dellapersonalità della persona, inmodo che il seme della Parolacada nel terreno buono dellaautocostruzione della vita.Quando questa attenzioneviene meno il messaggiorischia di essere compresocome dimensione separatadalla vita. In buona sostanza non èadatto un itinerario oun’azione pastorale che non sifaccia carico di sostenere eaccompagnare la fatica dellenuove generazioni ad accettareil messaggio. La prassi attualegeneralmente affida laconversione, la trasformazionecristiana della vita, allaresponsabilità dei soli ragazzi.Il segno evidente è quello dicontinuare a concludere iltempo della ICR in etàprecedente alla capacità didecidere per la propria vita.

B6. LA RIFLESSIONECATECHETICA HA INDIVIDUATODIVERSI MODELLIPER REALIZZARE UNAINCULTURAZIONE ADEGUATADEL MESSAGGIO DELLA FEDE Oltre il modello delle etàpsico-sociali (adeguare ilmessaggio alla capacità dicomprensione dello stesso),abbiamo avuto soprattutto inItalia il modello centrato sullaformazione degliatteggiamenti umani attraversocui favorire l’adesione almessaggio .Probabilmente l’itinerariocatechistico dentro unprocesso iniziatico deve tenerconto anche di due altre vie diinculturazione della propostacristiana. Da una parte deveriferirsi alle tappe evolutivedella dimensione religiosa inmodo da evangelizzareadeguatamente l’apertura altrascendente già presente nelragazzo. Dall’altra riferire laproposta cristiana sempre aicompiti di crescita e di vitadegli stessi. Questa si realizza in quattropassaggi: narrarsi la vita;comprendere se stessi;confrontarsi con la narrazioneevangelica; convertire, guarire,riprogettare e integrarel’esperienza personale.Utilizzando il linguaggio dellatradizione ecclesiale si tratta diorganizzare l’IC dei ragazzicome pedagogia della"receptio" e non solo dellatraditio.

C ) UNA PROPOSTA DI ITINERARIO NELLA LINEADELLA "RECEPTIO"Tenendo in conto le analisi e leriflessioni finora portate avantiè possibile offrire indicazionigenerali per la riformulazionedi un itinerario complessivo diIC con i ragazzi.Alla base riprendiamol’opzione di fondo già espressa:ripensare in prospettivaeducativa l’IC.

C1. SCOPI DA RAGGIUNGEREQuali sono gli obiettivi pastoralida raggiungere con ilripensamento dell’itinerarioformativo? - In primo luogo il bisogno dimantenere aperta la viaprincipale dell’ingresso nellacomunità cristiana cometradizionalmente è stataproposta. È un obiettivo dimantenimento dellatrasmissione della fede e,quindi, di socializzazionereligiosa (secondaria). - Un secondo obiettivo èsottolineato dalla teologialiturgica che, giustamente,rivendica lo stretto rapporto trasignificato proprio dei singolisacramenti della IC e modelloformativo. Si chiedecorrettamente di dare ragionedell’ordine originale:battesimo-cresima-eucaristia. - Una terza preoccupazione-obiettivo sottolinea che occorrerimodellare l’itinerario inmodo che appaia più evidentela soggettività della Chiesalocale. Della parrocchia, inprimo luogo, e, poi, dei nuovidiversi e complementari luoghidi iniziazione (nuovi grembi).In verità, questa necessità nascedalla percezione che, senza unserio coinvolgimento delmondo degli adulti, saràsempre più difficile ottenerel’adesione delle nuovegenerazioni. Diverse inproposito sono le soluzioneproposte: dalle diverse forme dicatechesi familiare, al modellodi catechesi comunitaria, allacatechesi intergenerazionale.

- Una quarta preoccupazionesegna la riflessione e lasperimentazione in vista di unnuovo o rinnovato modello.Da più parti si segnala lanecessità di una nuovacatechesi (attività catechistica)più incisiva, interiorizzante,personalizzata, iniziatica e ditipo catecumenale. In questitermini ciascuno tende amettere la sua propriaconvinzione. Itinerario di tipocatecumenale significherà: piùbiblico o storico-salvifico, piùkerigmatico, più significativo,più legato alla totalità della vitacristiana (liturgia e carità),integrale nei contenuti dellafede, ecc.

Rispondere a questi compitinon è facile. Implica un seriodiscernimento. In modo particolare chiederiflessione il desiderio diripristinare l’ordine deisacramenti. Se questo desiderioportasse alla decisione dicollocare la celebrazione dellaprima Eucaristia in età consonaalle riflessioni qui proposte e,

quindi in età della pienaadolescenza, si avrebbe unpieno consenso. Se, invece,ragioni di natura pastorale e ladifficoltà a superare il ruolo di"passaggio di vita" propriodella tradizione italiana,portasse a terminare tutta laICR in età precedente, nellaprima preadolescenza o allafine della fanciullezza (11-12anni) occorrerebbe rifletterebene sulle sperimentazioni inatto le quali evidenziano lascomparsa subito dopo latappa sacramentale finale, deiragazzi e la fine di un percorsoformativo.

Anticipare o unire le tappesacramentali solamente non èsufficiente anzi aggrava lasituazione con il ridursi deglianni d’incontro dellaComunità Cristiana con iragazzi. Per rispetto allatradizione "di popolo" e allanatura della ICR è preferibilemantenere la formula dellacresima, come confermazione,successiva alla celebrazioneeucaristica.

Interculturazioneed evangelizzazione

LA LETTERA PASTORALE/6.... .....

Prosegue la letturadella Lettera pastoraledel Vescovo per l’Anno della Fede

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Aconclusione di questa ce-lebrazione, vorrei espri-

mere a nome della comunitàpastorale de “I Tre Arcangeli”di cui la famiglia di Angelo faparte, la vicinanza e l’affettoverso chi è stato colpito daquesto grande lutto, e la gra-titudine al Vescovo e alle Au-torità per avere consentitoche la Chiesa diocesana el’intera cittadinanza fosserocoinvolte in questo abbrac-cio ad Angelo e ai suoi cari.Ma vorrei anche rivolgermidirettamente a questo nostrofratello prematuramentescomparso, nella consapevo-lezza che egli è qui, vivo, e ciascolta.

Carissimo Angelo,siamo arrivati al momentodell’estremo saluto, dell’ad-Dio, che significa che a Dio tiaffidiamo, nella certezza chein Lui tutti ci ritroveremo.Vorrei parlarti come si fa conun bambino, ma non mi rie-sce: la mia fede mi dice che,attraverso questo parto trau-matico che è la morte, in unattimo sei stato generato allapiena maturità della vita.So che sei vivo, presente inGesù Risorto, ma anche quipresso di noi, soprattutto ac-canto ai tuoi genitori, ai tuoifratelli, a quanti ti hanno vo-luto e continuano a volertibene. So anche che ci guardicon gli occhi di Dio e perquesto ci perdoni se non tiabbiamo offerto, finchè eri suquesta terra, quell’attenzioneche oggi ci ha spinto, in tanti,qui, a darti l’ultimo saluto.

Tra qualche istante l’acqua el’incenso avvolgeranno il tuocorpo: l’acqua benedetta saràun piccolo segno di quell’o-ceano di tenerezza del Padreceleste che ti accoglie in unavita senza fine e che simboli-camente già vediamo, nelmare che è alle tue spalle,nella foto davanti all’altare.L’incenso avrà il profumodelle nostre preghiere e saràsegno dell’amore di quel Ge-sù che ha dato la vita per noi,che ora ti prende per mano, eche al suo ritorno risusciteràanche questo tuo corpo, unavolta trasfigurato.Carissimo Angelo, tu hai cer-cato la luce e misteriosamen-te, in un modo che ci lasciasenza parole, attraverso que-sta tragica morte, hai trovatola Luce vera. Aiutaci a consu-marci perché impariamo afarci vicini a quanti, trascuratied emarginati, spesso non av-vertono il calore della nostra

amicizia.Ora, abbiamo bisogno che tusia per ciascuno di noi, so-prattutto per i tuoi cari, unvero angelo, un messaggerodi consolazione, che trova leparole giuste per parlare alnostro cuore, che sa illumi-narci e custodirci, perché ri-scopriamo quella fede che ciassicura che la vita ha un sen-so anche quando non riuscia-mo a capirlo e se, come diceun salmo, dobbiamo passareper il fuoco e per l’acqua, at-traverso le prove e le sofferen-ze che la vita ci presenta, so-stenuti da te, un giorno an-che noi potremo finalmentetrovare quel sollievo, quellacomunione e quella pace nelSignore Risorto che in questacelebrazione abbiamo co-minciato a gustare.Grazie Angelo, per quello chesei stato e per quanto riusci-rai a fare per noi. A-rivederci!

don Raffaello Schiavone

LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI10 febbraio 2013VI

Il funerale del piccolo DI SALVIANO

Nell’amore Angelo vivea Diocesi haaperto le portedel Duomo perdare l’ultimo

saluto al piccolo“Angelo”Di fronte alla mortenon è mai faciletrovare le parolegiuste, figurarsiquando si parla di unbambino di noveanni. Eppure con lafede, anche davanti aun dolore cosìinspiegabile, èpossibile un’altraprospettiva: quelladell’amore. Inquest’ottica, haspiegato mons.Giusti, «Angelo vive, èvivo nel cuore, perchénell’Amore tuttovive!». Di questoamore è statosicuramente esempiola folla di personeaccorsa in Duomo,per dare l’ultimosaluto ad Angelo efare forza allafamiglia.Il Vescovo ha iniziatola sua omelia,leggendo una letteradi un padre che aveva perso ilfiglio, «il giorno più doloroso dellasua vita: non c’è più da piangere,nessuna lacrima da versare». Allaprofonda sofferenza di questopadre, mons. Giusti hacontrapposto la beata situazionedel figlio, il quale risiedendoormai nella dimensionedell’Eternità, domanda al padre «dinon piangere più, non piangerepiù, perché io vivo al cospettodella luce di Dio nell’attesa dirincontrarti in questa bellissimacasa».Anche le parole della poetessa AldaMerini sono state citatenell’omelia: «Quando muore unbambino il cielo piange lacrimeamare, il mondo per un istantecessa di girare, il sole e la lunasono in lutto, e tutto sembratremendamente brutto». Il Vescovoha continuato sottolineando ilcomprensibile disappunto umanodi fronte a una tragedia del genere,«è innaturale, dovrebbero essere ifigli ad accompagnare i genitori altrapasso, non viceversa», ma haaggiunto anche che «la morte nonè creatura di Dio. È la nostranemica. Di fronte al suo misterobisogna riflettere» senzadimenticare che «l’Amore èl’ultima parola e non la morte, dacui Dio ci ha salvato».Un esplicito pensiero è statodiretto ai genitori, ai qualicertamente mancherà «la voce diAngelo, la sua mano calda. Manell’Amore è ancora qui, e ci dice:carissimi, parlatemi come prima,chiamatemi come prima, sono quiaccanto a voi, il Signore Gesù nellacomunione dei Santi ci permette diessere vicini». L’ultimo riferimentoè stato, invece, a Maria, la MadreAddolorata, la quale comprendebenissimo che cosa vuol direperdere un figlio e «ci è accanto e cidice che tutto vive nell’Amore e chepresto riabbracceremo Angelo». Anche don Raffaello Schiavone,parroco dell’Unità Pastorale dei TreArcangeli (tra cui c’è la parrocchiadi San Martino a Salviano), havoluto portare il saluto della suacomunità al piccolo Angelo, alquale si è rivolto direttamente,ammettendo di «non riuscire aparlarti come a un bambino», e «tichiedo perdono se non ti abbiamodato le attenzioni che meritavi»,infine ha concluso: «Cercavi laluce…l’hai trovata! Adesso deviessere l’angelo che consola i tuoigenitori, dimostrando che la vitaha un senso anche quando sembranon averlo. Aiuta anche noi a starevicini a coloro che hanno bisognoe sostienici affinché possiamo ungiorno abbracciare il Cristo Risortoche abbiamo celebrato quest’oggi.Grazie Angelo per quello che seistato per noi».

Mauro Donateo

L

A scuola di...Internet

L’ASSOCIAZIONE I BALUARDI

i è conclusa a Quercianella la duegiorni organizzata dall’associazione ‘’I

Baluardi ’’, (con la collaborazione deisacerdoti Salesiani don Gino, don Marco,don Tarcisio), che aveva come scopoquello d’insegnare, ad una quindicina diragazzi e ragazze di età compresa fra i 13 e16 anni, il corretto utilizzo di internet e ditutti le eventuali insidie che il mondo delweb può nascondere se non si è più cheavveduti nel corretto uso della rete. Ancheil sapersi relazionare all’interno delleproprie famiglie, con l’apertura al dialogofra figli e genitori ed una maggiorecapacità nel saper leggere dentro di se,riuscendo a dominare le proprieemozioni, ha fatto parte del corso.Non solo lezioni in aula, ma anchemomenti di preghiera assieme aisacerdoti del Sacro Cuore, hannocaratterizzato la due giorni. Soddisfatti gliorganizzatori di questo primo corsosperimentale (Renato Di Giuseppe,Massimo Cenerini, Giancarlo Cauteruccioe Camillo Palermo), sia per lapartecipazione che per l’attenzionedimostrata dai frequentatori il corso,esperimento che a breve sarà estesoall’interno delle scuole cittadine, percoinvolgere il maggior numero di ragazzi.Un’iniziativa che, come in poche altreoccasioni, pone al centro della società iragazzi, di solito considerati strumenti emai protagonisti della vita frenetica deinostri giorni: dalla pubblicità, al mondodi internet, dalla moda e da tutto ciò chead essi si rivolge, solo per "adoperarli’’ inmaniera scientifica, finalizzataesclusivamente al mantenimento dellasocietà consumistica che, riempiendoocchi ed orecchie di suoni ed immagini,riesce in realtà a svuotare di contenuti glianimi ed i cervelli di quei giovani che adessa ciecamente si affidano.

Roberto Olivato

S

a neonata associazione dell’Amicizia eEbraico-Cristiana di Livorno, si è data

appuntamento nel salone vicino alla Sinagogaper un incontro che è andato fuori dagli schemiordinari delle conferenze e delle preghiere, pervivere un momento di serena convivialità.Davanti a delle “penne all’orata”, al “baccalà inumido”e dolcetti squisiti, naturalmente tuttopreparato seguendo le prescrizioni Kasherut, iconvitati hanno potuto gustare e quindi

approfondire letradizioniebraiche del ciboche hanno nellaBibbia il lorofondamento. IlDr. Leone KaimMaestro dellaComunità ebraicaha ricordatoinfatti come

l’ebreo ogni volta che si mette a tavola prima diiniziare il pranzo, dopo essersi obbligatoriamentelavato le mani, rivolge una preghiera dibenedizione al Signore cui segue l’assaggio di unboccone di pane intinto nel sale. Il pane ha unruolo essenziale in quanto, come esprime la suaradice lachà che significa combattimento, l’uomoquotidianamente si affatica e combatte perconquistarsi il pane. Anche il vino che nel giornodel sabato precede il pranzo, ed è segno dibenedizione, ha origine dal Genesi ed è statointrodotto da Noè come segno di gioia purchébevuto con moderazione. A chiusura del pastoviene sempre innalzato un canto diringraziamento a Dio perché nella Torahleggiamo: “mangerai, ti sazierai, ringrazieraiDio”. Già con questi brevi cenni emerge unostretto rapporto tra cibo e sacro e a dimostrazionedi questo vi è il fatto che chiunque partecipi adun pranzo ebraico deve rigorosamente coprire latesta con la Kippà perché mangiare è un attosacro della vita e della cultura ebraica.

Mo.C.

L

a tavola INSIEME

i fronte ad un lutto e per di più alla perdita di un bambino occorrono silenzio e lacrime.Angelo è morto prematuramente e tante parole dette e scritte sono state più pesanti di

macigni. E’ più facile parlare che sostare e fare silenzio e quindi pensare. Pensare che la vitaè un bene da salvaguardare e da amare in ogni momento, dal concepimento alla nascita efino alla morte. Angelo e il silenzio straziante, unito ai volti in lacrime di tante persone chesi sono strette intorno a lui e alla sua famiglia per l’ultimo saluto terreno in Duomo, cihanno fatto pensare. Prima di parlare occorre meditare, stare chini, raccolti ad ascoltare ilsilenzio che parla. Che non parla mai a vanvera, perché cerca la Verità, il Dio che ama sem-pre, oltre la morte, quel Dio che apre le sue braccia verso la luce di una nuova vita. Angelovive e ci parla, in silenzio.

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A sostegno della famigliaurante la celebrazione sono state raccol-ti 1550 euro che sono stati donati alla

famiglia del piccolo Angelo. Chiunque vo-lesse contribuire ad aiutare la famiglia puòfarlo attraverso il conto corrente dellamamma Simona Truglio: CC 2805,74 -IBAN IT 13 P 01030 13910 000000280574.

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Ebrei e Cristiani

LINEAdi Pensiero

di Luca Lischi

Silenzio e lacrime

Il saluto della parrocchia

Adesso sii messaggero di consolazione

LA SETTIMANA DI LIVORNO TOSCANA OGGI10 febbraio 2013 VII

Speciale Comunione e Liberazione APPROFONDIMENTO SUL CONCILIO

a Gaudiumet Spes: unmomento dicordiale

partecipazione alla vitadegli uomini»: Questapotrebbe essere lasintesi della LectioMagistralis che SuaEccellenza Mons. LuigiNegri, Arcivescovo diFerrara-Comacchio, hatenuto pressol’Auditorium del Museodi Storia Naturale delMediterraneo diLivorno.«Quando si chiuse ilConcilio Vaticano IIcominciò una grandefrenesia dirinnovamento», ha cosìintrodotto RiccardoLucchesi, responsabiledi ComunioneLiberazione di Livorno,di fronte ad una plateanumerosa e attenta cheha visto anche lapartecipazione delsindaco AlessandroCosmi e dell’assessoreWalter Nebbiai ed ilsaluto del vescovo diLivorno Sua EccellenzaMons. S. Giusti. «Oggisappiamo - haproseguito - che questorinnovamento si chiamaconversione». Come ogni gestocaratterizzantel’esperienza di CL èiniziato con l’ascolto dialcuni canti - bellissimoquello portogheseintitolato Aconteceu“Accadde” - ed unapreghiera per ilbambino scomparsonell’incidente delmattino e che ha vistotutta la città unità neldolore ai familiari.Per poter individuareuna chiave di lettura diun avvenimento passatooccorre che questo siapresente oggi - haesordito Mons. Negri -vivendo l’esperienzaautentica della fede siritrovano i passisignificativi del popoloe della sua storia. InPorta Fidei BenedettoXVI afferma che la fedeè l’incontro con Cristonon una riduzionemoralistica, psicologicao sentimentale, né tantomeno un appiattirsisulle conseguenzeculturali, sociali,politiche ecc. E’ proprioquesto presupposto cheha indotto il SantoPadre ad indire l’annodella fede - haproseguito il vescovo - ilrecupero dell’esperienzadella fede comeentusiasmo che nondipende dalla nostravolontà. La fede è unevento che accade e chechiede la conversionedell’intelligenza e delcuore.Qual è statol’atteggiamento deiPadri Conciliari - si èchiesto Mons. Negri -quello di offrireall’uomo di oggi latestimonianza che “nonpuò essercicompimento dellapropria umanitàprescindendo da GesùCristo”: Qui est Veritas,si chiedeva Agostino,un uomo presente.Perché questo accada

occorrono due cosefondamentali - haproseguito. La prima èche Cristo, presenteoggi, non finisce nel“libro” (il cristianesimocome religione dellibro), ma vive nelpopolo: Cristo presente,2000 anni fa,fisicamente, oggisacramentalmente maaltrettanto realmentenella Chiesa. Cristo ènel suo popolo e c’è unafisicità di questo popoloed una storicità. “Unacosa che si incomincia avedere con gli occhi”(Leone XIII). La secondaquestione è che Cristoinveste tutta quantal’esistenza: Totale.Per queste ragionioccorre operare duecorrezioni: 1. La fedenon è un prodotto della

nostra sensibilità: lareligione fai da te. Unafede che si sente nonesiste, per questooccorre che l’orizzontedel nostro cuore e dellanostra intelligenza siadeterminato totalmenteda questo evento. 2. Lafede non è unaispirazione culturalesociale e politica: si puòessere zelanti, ma lozelantismo non esprimela totalità della fede,non è un impegnomoralistico.A questo punto Mons.Negri ha tracciato quelleche sono le dimensionieducative dell’incontrocon Cristo, ossia:Cultura, Carità eMissione. La fede nonpuò non diventarecultura perchéaltrimenti non sarebbe

pienamente pensata,accolta e vissuta(Giovanni Paolo II). Lafede come capacità digiudizio culturale è ciòche impedisce allascienza, alla politica ealla cultura stessa ditrasformarsi in idoli. Inquesto senso - haosservato il prelato - lacultura non può nonessere religiosa, perchéin essa l’uomo sente ilMistero almeno insenso oscurale.La Carità: Deus Caritasest. La regola della vitadi oggi è il “possesso”cioè la riduzionedell’altro ha immediatasoddisfazione la cuiconseguenza è stata ladistruzione dellafamiglia. Infatti essa erail luogo della gratuitàcioè del dono di sé.

Educare alla carità - alnon possesso - riguardaanche la società interaperché essa indica unapossibile modalità disoluzione possibile deiproblemi socialieconomici e politici(Deus Caritas est). Edinfine quando la vitacomincia ad essere unaumanità nuova, essaruota non più intorno asé ma a Cristo e sicomunica al mondo(missione).Cosa significa allora - haconcluso Mons. Negri -il recupero dellaGaudium et Spes? Sitratta di un momento dicordialità allapartecipazione alla vitadegli uomini. Non fuoridal mondo ma dentro ilmondo. Questacordialità richiede unafede forte nella propriaidentità. Se c’è unaidentità forte allora si èpresenti: La Gaudium etSpes ci dice che la fedenon è un presuppostoma una introduzionealla fede stessa. L’annodella fede è l’annodell’approfondimentodella fede stessa, doveCristo si incontra nellaChiesa ed invita allatestimonianza nella vita.

A cura di AndreaCapaccioli

Scambio di battute tra il sindaco Cosimi e monsignor Negri

I fondamenti per una nuova societàLA SPERANZA È LA FEDE

l termine dell’intervento diMons Negri si è svolto un

breve dialogo in un clima digrande cordialità. Il SindacoCosimi ha ringraziato per lapartecipazione al lutto per lamorte di un bambino e che - hasottolineato - tutta la città hapartecipato e accompagnato equesto accompagnare lenisce ildolore.“Ho molto apprezzato eimparato qualcosa – ha dettoCosimi circa l’interevento diMons. Negri - in un momentoin cui l’abbandono delleideologie ci rende tutti più liberima, senza una libertà reale dallapovertà rischiamo di fare unadiscussione mancante diconcretezza della quale però siha tutti bisogno”. E haproseguito osservando che ilpercorso evidenziato da Mons.Negri è l’utilizzo della Gaudiumet Spes in parallelo alla Spes Salvifacti sumus di Benedetto XVI. C’èun punto comune chiarissimo -ha mostrato Cosimi - sullagiustizia, le libertà fondamentalie la scienza. Nell’enciclica latraduzione è molto semplice: LaSperanza è la fede. Il Concilio -secondo il Sindaco - si eraspinto molto avanti e mettendoinsieme la Gaudium et Spes e ildecreto Ad Gentes si capisce chesiamo di fronte ad una faseimportantissima, perché ildecreto non si rivolgesemplicemente alle nazioni, maalle nazioni intese come popolie per questo occorre rigenerareuna cultura che non sia piùesclusivista ma inclusiva.E ha auspicato il proseguimentodi questo dialogo sulla base di

quello cominciato a Monacodiversi anni fa tra l’alloraCardinal J. Ratzinger e il grandefilosofo laico J. Habermas.In quell’occasione l’incontro fraun laico e un cristiano produsseun dialogo costruttivo sullequestioni inerenti la giustiziadistributiva come fondamentoetico.

ALLA BASE STA IL DIALOGO“Ho apprezzato moltissimo laserie di osservazioni contenutenell’intervento del sindaco - harisposto Mons. Negri - credosinceramente che due cose sianoimplicate nel Suo intervento: lasocietà deve essere certamentecambiata e non può esserecambiata secondo un progettoideologico esclusivo, lesoluzioni non sonoesclusive,devono essere il fruttodi una intensa capacità diconfronto, di dialogo, dicollaborazione. Quindi il veroproblema è, come i cristiani e gliuomini di buona volontàpossono contribuire in manieradecisamente identificata e apertaalla costruzione di una societàdi cui nessuno sa, a priori, lafisionomia che dovrà avere oche potrà avere, ma che avrà lafisionomia dei contributi, comedire, vissuti con profondafedeltà alla propria identità econ profonda apertura”.Secondo il prelato un’identitàforte è capace di incontrare, diconoscere e di valorizzare. Inquesto senso la secondaosservazione comecontrappunto, è che in questianni si sono mostrate tutte lecondizioni per un salto positivo.È il dialogo fra cristiani non

clericali e laici non laicisti. Cioèfra coloro che hanno preso sulserio la fine dell’ideologie, noncome qualche cosa dicarismatico, ma come qualchecosa di storico. C’è un’apertura,c’è una ripresa, dicevaHabermas, una ripresa del sensodella problematicità dell’uomo.Ecco c’è bisogno che la gente siincontri a livello del proprioimpegno, dell’impegno con lapropria umanità e della rispostache Cristo dà alla propriaumanità. Ed è una risposta cheapre, che include. San Tommasodiceva che la verità non èesclusiva, la verità è inclusiva.Mentre la verità ideologica èesclusiva, perché è soltanto nellanegazione del nemico chel’ideologia si rafforza. La verità,ma non solo la verità cristiana,anche quella veritàfondamentale che è intuita epraticata dalla coscienza umanache usa la ragione, come dice ilPapa non in modo chiuso,analitico, ma in modo aperto. “Se c’è questo, secondo me - hacosì concluso Negri - puònascere una società che non saràné egemonicamente cristiana néegemonicamente ideologica, mail frutto della capacità di dareciascuno il proprio contributo edi creare insieme qualche cosache nessuno possiededefinitivamente nella propriaposizione ma che viene costruitadal confronto fra le varieposizioni.

Hanno collaborato perComunione Liberazione:

Andrea Capaccioli, AntonlucaMoschetti, Luciana Marras,

Annamaria Lucchesi,Riccardo Lucchesi

A

L’INCONTRO INTRODUTTIVO

Tutti i cristiani sonochiamati ad unamissione: la salvezzadel mondo

a Gaudium et spes è uno deiprincipali documenti del Concilio

Vaticano II, cui Giovanni XXIII dàinizio 50 anni fa. Il Concilio nasceda un grande desiderio dirinnovamento (che non significanegazione del passato, bensìinserimento in esso, con modifichee novità) e dalla necessità di aprireun proficuo confronto con la culturae con il mondo contemporanei.Già negli anni ’30 Romano Guardiniaveva detto: “La Chiesa deverinascere nelle anime”, cioè senzauna conversione dell’io la Chiesanon si rende incontrabile.Nell’Anno della fede cidomandiamo, con Dostoevskij:”Puòl’uomo moderno credere veramentea Cristo, figlio di Dio?”. Ai nostrigiorni la fede non è più qualcosa discontato – come dice il Papa – etutti i tentativi per cercare ditrasmetterla alle nuove generazionisembra non siano serviti. Comesuperare allora la frattura tra vita efede?Ha detto Don Carron al recenteSinodo dei Vescovi: “Il nostroalleato è il cuore, che è fatto perl’infinito”: solo un testimone conuna vita cambiata può avere unaforza di attrazione tale datrasmettere la fede.

E’ impressionanteche la Chiesa simetta indiscussione. Dio si èmostrato, haparlato, ma comefare a saperlo?Possiamo solo farvedere quello che

Dio ha suscitato intorno a noi.Infatti la Chiesa non comincia conun fare nostro, ma con il fare di Dio(Von Balthasar: “La Chiesa non si fada sé, la fa Dio”). Gli apostoli nonhanno voluto fare una Chiesa:hanno pregato e aspettato, perchéerano coscienti che è Dio il primoagente. E noi che ruolo abbiamo? Ilnostro contributo si inseriscenell’iniziativa di Dio. Solo ilprecedere di Dio rende possibile innostro cooperare, altrimenti ilnostro impegno si riduce ad unattivismo, anziché proporreall’uomo un fatto di vita.Il decreto Ad gentes ha questapremessa: “La Chiesa si sforza diportare il Vangelo a tutti gli uominied è così che si genera la Chiesastessa, la cui missione è quella disalvare l’umanità”.C’è dunque un piano di salvezza, incui il primo missionario è Gesù.Nella Pentecoste lo Spirito Santodiscende per sempre sugli apostoli,che da quel momento cominciano apredicare: Dio aveva scelto queipochi, perché raggiungessero altriuomini. La Chiesa sotto l’influssodello Spirito Santo, continua questamissione, fino al martirio (ocomunque fino a rinunciare a se

stessi), inserendosi nell’ambientesocio-culturale di popoli e gruppiumani. Le Chiese particolari (quelleamministrate dai Vescovi), comepure i movimenti, devono essere intotale unità con la Chiesa universale.Tutti i cristiani sono chiamati aquesta missione, alla salvezza delmondo: certamente bisogna curareparticolarmente la preparazione deisacerdoti e dei catechisti, ma i laicidevono testimoniare l’uomo nuovonella società, nella cultura, nellapolitica, ecc., senza arrossire delloscandalo della croce (il veroscandalo è allontanare l’uomo daDio!), fino al dono di sé.

R.L.

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La fede non è unprodotto «fai da te»La lectio magistralis di monsignor Luigi Negriarcivescovo di Ferrara sulla Gaudium et Spes

«La Chiesanon si fa da sé, la fa Dio»

LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI10 febbraio 2013VIII