LA SCELTA Il difficile dialogo tra razionalità ed emotività · 2014-02-27 · Il difficile...

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LICEO SCIENTIFICO “P.S. MANCINI” - VIA DE CONCILII - AVELLINO ANNO XIII - N. 2 - DICEMBRE 2011 COPIA OMAGGIO P er quanto l’uomo sia l’animale più razionale che esi- ste, è impensabile reprimere le sue emozioni e i suoi istinti. Siamo sempre stati portati a pensare che non ci possa essere alcuna interferenza tra la razionalità e l’emotività: due aspetti separati ed opposti difficilmente conciliabili. E come in noi è diventata quasi innata questa opposizione, allo stesso modo abbiamo legato inconsciamente all’idea di giusto la ragione e all’idea di errato le emozioni. Voler reprimere istinto e passione, però, non è sempre la strada più giusta da intraprendere per raggiungere un determinato obiettivo e, se è pur sempre vero che la ragione deve necessariamente intervenire a governare i nostri impulsi di prepotenza, irruenza o sopravvivenza, è un peccato che, nel momento in cui ci troviamo di fronte a scelte più o meno rilevanti, ci venga sistematicamente consigliato di pensare per dicotomie, tra nero e bianco, tra giusto e sbagliato, tra conveniente e sfavorevole. Se tutti fossimo razionali e lasciassimo da parte il cuore, finiremmo per trasformarci in tanti automi che abitano un mondo macabro, tenebroso e privo appunto di tutti quegli impulsi che accendono le nostre giornate. Hegel individuò tre stadi della conoscenza umana: tesi, antitesi e sintesi. La tesi e l’antitesi rappresentavano due concetti diametralmente opposti, la sintesi era il momento conclusivo e speculativo in cui si poteva af ferrare fi- nalmente l’unità e l’efficacia delle determinazioni opposte ed il positivo che emerge dalla loro sintesi. La sintesi per Hegel è così Aufhebung, cioè risoluzione che rimuove l’opposizione tra tesi e antitesi ma anche conservazione, contemporaneamente, della verità di entrambe e della loro precedente opposizione. In altre parole, gli opposti non vengono cancellati ma esaminati ad un livello superiore, nell’unità che risolve il loro carattere di opposizione. Possiamo così vedere la ragione come la tesi, l’emotività come l’antitesi e il dialogo tra le due come la sintesi. La perfezione, dunque, sarebbe che afettività e razionalità viaggiassero sempre di pari passo, ma, essendo esseri umani, sappiamo che la perfezione non è di questo mondo. Emanuela Camuso V C Il difficile dialogo tra razionalità ed emotività Il cittadino italiano ora può prendere atto che la stampa e gli altri or gani di informazione finalmente possono registrare e comunicare fatti, eventi, notizie, situazioni, iniziative, con espressioni ferme e decise, ma più serene, senza essere costretti a riportare talora un linguaggio caratterizzato da turpiloquio che ha offeso e mortificato la civile convivenza. E’ stata una scelta opportuna messa in atto da parte degli “attori” che calcano la scena politica. La situazione economica, politica, morale, sociale non è brillante, ma finalmente si riesce a capire concretamente che è necessario ef fettuare delle scelte coraggiose per superare la “crisi” che riguarda non solo il nostro paese, ma il mondo intero. Le scelte possono essere di natura collettiva e di natura personale. E’ comune pensiero, comunque, che ad efettuare scelte collettive contribuiscono in modo determinante le scelte personali. Ed è su queste ultime che desidero esprimere qualche riflessione. Si impone una premessa lapalissiana… A nessun uomo è data facoltà di decidere di nascere; di conseguenza a nessun uomo è consentito di decidere di morire o di far morire altro uomo… La vita di un uomo è caratterizzata da un processo, di natura interna ed esterna, e da un percorso. Essa è una “scelta” continua. Ogni scelta, nelle piccole situazioni quotidiane o in quelle che impegnano per tutta la vita, comporta rischi. Ed è per questo motivo che, in tempi brevi, bisogna apprendere, conoscere, riflettere, meditare…e scegliere un percorso. Fissare e credere in certi valori significa af fermarli e sostenerli non solo con le parole, ma con convinzione, con i fatti, con l’esempio, con il coinvolgimento e, se necessario, con il sacrificio personale. La via dell’onestà, della rettitudine, dell’impegno ha il suo costo. La condivisione, l’attenzione al “debole”, la solidarietà comportano impegni precisi per la loro realizzazione. E’ una scelta. La globalizzazione ha i suoi vantaggi, ma anche i suoi “costi”. I diritti degli altri comportano doveri per tutti. Non sono ammessi egoismi di parte...e non solo per Fede o per amore, ma per necessità e per gli equilibri indispensabili per una pacifica convivenza a livello mondiale e per una vita dignitosa per tutti. E’ una scelta. La “Terra” non è possesso esclusivo di nessuno. Tutti hanno diritto di “cittadinanza”, nel rispetto delle regole. Le norme del “diritto” e della solidarietà vanno osservate perché si realizzi con Giustizia ed Equità la vita di tutti, senza eccezioni, abbandoni o dimenticanze. La vita di ciascun uomo segue un “processo”, consegue uno sviluppo, raggiunge una crescita. Ognuno di noi deve effettuare la sua scelta di vita e seguire un “percorso”, da solo o in compagnia, verso la meta finale, che si rivelerà, più che un arrivo, un felice e coerente ritorno all’origine della vita. Risulta, pertanto, fondamentale la scelta del percorso. Solo così ogni uomo potrà celebrare la sua “dignità” e la sua essenza di uomo. E’ una scelta. LA SCELTA Editoriale Giuseppe Gesa E’ sempre bello parlare ad orecchie disposte ad ascoltare anche se le menti ed i cuori non sempre condividono le proposte Festival della Filosofia di Velia - pag. 12 Un ciclamino per la ricerca - pag. 17

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LICEO SCIENTIFICO “P.S. MANCINI” - VIA DE CONCILII - AVELLINOANNO XIII - N. 2 - DICEMBRE 2011 COPIA OMAGGIO

Per quanto l’uomo sia l’animale più razionale che esi-ste, è impensabile reprimere le sue emozioni e i suoiistinti.

Siamo sempre stati portati a pensare che non ci possa esserealcuna interferenza tra la razionalità e l’emotività: dueaspetti separati ed opposti difficilmente conciliabili.E come in noi è diventata quasi innata questa opposizione,allo stesso modo abbiamo legato inconsciamente all’ideadi giusto la ragione e all’idea di errato le emozioni.Voler reprimere istinto e passione, però, non è sempre lastrada più giusta da intraprendere per raggiungere undeterminato obiettivo e, se è pur sempre vero che la ragionedeve necessariamente intervenire a governare i nostriimpulsi di prepotenza, irruenza o sopravvivenza, è unpeccato che, nel momento in cui ci troviamo di fronte ascelte più o meno rilevanti, ci venga sistematicamenteconsigliato di pensare per dicotomie, tra nero e bianco, tragiusto e sbagliato, tra conveniente e sfavorevole.Se tutti fossimo razionali e lasciassimo da parte il cuore,finiremmo per trasformarci in tanti automi che abitano unmondo macabro, tenebroso e privo appunto di tutti quegliimpulsi che accendono le nostre giornate.Hegel individuò tre stadi della conoscenza umana: tesi,antitesi e sintesi. La tesi e l’antitesi rappresentavano dueconcetti diametralmente opposti, la sintesi era il momentoconclusivo e speculativo in cui si poteva af ferrare fi-nalmente l’unità e l’efficacia delle determinazioni opposteed il positivo che emerge dalla loro sintesi.La sintesi per Hegel è così Aufhebung, cioè risoluzioneche rimuove l’opposizione tra tesi e antitesi ma ancheconservazione, contemporaneamente, della verità dientrambe e della loro precedente opposizione. In altreparole, gli opposti non vengono cancellati ma esaminatiad un livello superiore, nell’unità che risolve il loro caratteredi opposizione.Possiamo così vedere la ragione come la tesi, l’emotivitàcome l’antitesi e il dialogo tra le due come la sintesi.La perfezione, dunque, sarebbe che affettività e razionalitàviaggiassero sempre di pari passo, ma, essendo esseriumani, sappiamo che la perfezione non è di questo mondo.

Emanuela Camuso V C

Il difficile dialogo tra razionalità ed emotività

Il cittadino italiano ora può prendere atto che la stampa egli altri or gani di informazione finalmente possonoregistrare e comunicare fatti, eventi, notizie, situazioni,iniziative, con espressioni ferme e decise, ma più serene,senza essere costretti a riportare talora un linguaggiocaratterizzato da turpiloquio che ha offeso e mortificato lacivile convivenza.E’ stata una scelta opportuna messa in atto da parte degli“attori” che calcano la scena politica.La situazione economica, politica, morale, sociale non èbrillante, ma finalmente si riesce a capire concretamenteche è necessario ef fettuare delle scelte coraggiose persuperare la “crisi” che riguarda non solo il nostro paese,ma il mondo intero.Le scelte possono essere di natura collettiva e di naturapersonale. E’ comune pensiero, comunque, che ad effettuarescelte collettive contribuiscono in modo determinante lescelte personali. Ed è su queste ultime che desideroesprimere qualche riflessione.Si impone una premessa lapalissiana… A nessun uomo èdata facoltà di decidere di nascere; di conseguenza a nessunuomo è consentito di decidere di morire o di far morirealtro uomo…La vita di un uomo è caratterizzata da un processo, di naturainterna ed esterna, e da un percorso. Essa è una “scelta”continua. Ogni scelta, nelle piccole situazioni quotidianeo in quelle che impegnano per tutta la vita, comporta rischi.Ed è per questo motivo che, in tempi brevi, bisognaapprendere, conoscere, riflettere, meditare…e scegliere unpercorso. Fissare e credere in certi valori significa affermarlie sostenerli non solo con le parole, ma con convinzione,con i fatti, con l’esempio, con il coinvolgimento e, senecessario, con il sacrificio personale.La via dell’onestà, della rettitudine, dell’impegno ha il suocosto. La condivisione, l’attenzione al “debole”, lasolidarietà comportano impegni precisi per la lororealizzazione. E’ una scelta.La globalizzazione ha i suoi vantaggi, ma anche i suoi“costi”. I diritti degli altri comportano doveri per tutti. Nonsono ammessi egoismi di parte...e non solo per Fede o peramore, ma per necessità e per gli equilibri indispensabiliper una pacifica convivenza a livello mondiale e per unavita dignitosa per tutti. E’ una scelta.

La “Terra” non è possesso esclusivo di nessuno. Tutti hannodiritto di “cittadinanza”, nel rispetto delle regole. Le normedel “diritto” e della solidarietà vanno osservate perché sirealizzi con Giustizia ed Equità la vita di tutti, senzaeccezioni, abbandoni o dimenticanze.La vita di ciascun uomo segue un “processo”, consegueuno sviluppo, raggiunge una crescita. Ognuno di noi deveeffettuare la sua scelta di vita e seguire un “percorso”, dasolo o in compagnia, verso la meta finale, che si rivelerà,più che un arrivo, un felice e coerente ritorno all’originedella vita. Risulta, pertanto, fondamentale la scelta delpercorso. Solo così ogni uomo potrà celebrare la sua“dignità” e la sua essenza di uomo. E’ una scelta.

LA SCELTAEditoriale Giuseppe Gesa

E’ sempre bello parlare ad orecchie disposte ad ascoltareanche se le menti ed i cuori non sempre condividono le proposte

Festival della Filosofia di Velia - pag. 12

Un ciclamino per la ricerca - pag. 17

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22 Tiri ... Mancini Scuola e dintorni

La scuola del futuro comesarà? Italo-inglese o italo-americana? Se siamo filo

inglesi seguiremo l’esempio delvulcanico preside della Monk-seaton School, (una scuola se-condaria inglese di WhitleyBay aNewcastle), che ha deciso dispostare l’inizio delle lezioni dallenove alle dieci per sintonizzarsimeglio con l’orario interno deiragazzi; infatti studi recenti hannoaccertato che la melatonina, l’or-mone che “incoraggia” il sonno,si presenta due ore più tardi delnormale negli adolescenti, per -tanto al mattino dobbiamo dor -mire di più. Se siamo filo-americani, e stiamo andandosempre più in questa direzione,prepariamoci alle scuole supertecnologiche: Addio gessetti ecancellini! La scuola del futuro,pur tra mille difficoltà, in Italia ègià una realtà e si avvale dellenuove tecnologie con lavagneelettroniche e Internet senza fili!L’anno scorso le classi 2.0, in cuil’insegnamento veniva svolto conl’aiuto della tecnologia, lavagneelettroniche multimediali inte-rattive (Lim), e libri digitali, erano416 e coinvolgevano 8.900 stu-denti. Quest’anno partono lescuole 2.0, non singole classi, mainteri istituti, ben 13. Le Lim loscorso anno erano 25.800 evenivano utilizzate da poco più dimezzo milione di studenti, il 7%del totale; quest’anno se nedovrebbero aggiungere altre 9mila, arrivando a coprire unostudente su dieci. Certo le Limconsentono agli insegnanti diarricchire la spiegazione tradi-zionale con foto, filmati, musica,forse terranno più desta l’atten-zione dei discenti, forse sarà unmodo efficace per riavvicinare gliinsegnanti troppo abituati ad unacultura tradizionale e i natividigitali, ma la scuola italiana èpreparata a questa innovazione?Attualmente i docenti formatisono solo 71.000 mentre quelli informazione sono 12.000. L ’auladel futuro è altamente tecni-cizzata, le lavagne multimedialiinterattive hanno uno schermoelettromagnetico, sono collegatead un pc e a un video-proiettore.Il docente può scrivere come suun computer, navigare su Internet,scaricare file, inviare le lezioniagli studenti assenti, certo è unalavagna straordinaria e non finiscequi. Le aule del futuro oltre alleLim sono munite di tavolettesenza fili collegate alla lavagnainterattiva in modo che gli studentipossano intervenire da qualsiasipunto dell’aula; non mancano poii risponditori a raggi infrarossi,capaci di trasmettere attraversotasti alfanumerici, risposte alledomande aperte o in forma di quiz,anche a distanza di 20/30 metri.Ma bisogna riflettere un attimo e

porsi delle domande! E’ una verae propria rivoluzione necessaria sesi considera che ormai non solo iragazzi, ma anche moltissimidocenti usano Internet al postodella memoria. E a che serve lamemoria? Basta cercare suGoogle. E a che serve codificare,decodificare? Oggi forse le cosenon si imparano a fare pertentativi, piuttosto che applicareregole “ preconfezionate”? Lascuola del futuro sarà più leggeradi tutto: addio libri, quaderni,penne, matite, gomme, zaini! E lacomunicazione verbale? Zero! E’meglio tacere, per non fare bruttafigura! E la socializzazione?Eliminata! E i rapporti umani?Vietati, per evitare contrastitribali! Ma siamo sicuri che travent’anni qualcuno sarà ancora in

La scuola del futuro?

Classi bomboniere e classi pollaio

Chi più ne ha… più ne inventa

Dopo il piano scuole wi-ficurato dal ministero del-l’Istruzione e della Pub-

blica Amministrazione che porteràla connessione alla rete in 2.808istituti, dopo le Lim, non è che fraqualche anno, ritornando a scuola,dopo la pausa estiva, in aulatroveremo una selva di computere una cattedra vuota ad attenderci?Visto che l’Italia plagia la va-lutazione anglosassone dei quiz,visto che plagia il fallimento degliStati Uniti e persino le proteste inpiazza, non è detto che non plagianche la scuola via computer , leinterrogazioni via skype e lelezioni virtuali! Negli USA èboom delle scuole computer, l’in-segnante è sostituito dai computer,gli alunni seguono corsi online diinglese, storia, matematica. Inclasse c’è un “facilitatore”, cioèun adulto con il compito di sor -vegliare che al suono della cam-panella, i ragazzi accendano loschermo per seguire le lezioni fattedi test, quiz interattivi; all’uni-versità sono più di 5,6 milioni glistudenti che seguono almeno uncorso online e nella fascia tra lemedie e il liceo, i cyberalunni sonooltre un milione. I sostenitori dellascuola via computer dicono che

“4-5 compagni, un maestro che titiene per mano e ti segue passo

passo nello studio… il sogno ditanti genitori e bambini condannatialle classi pollaio con più di 30alunni. Un sogno quello dellascuola pubblica che diventa realtànella scuola a pagamento. Lo hasancito una circolare del Ministrodell’Istruzione, mettendo nero subianco la diversità di trattamento trastudenti. La questione dura da anni.Nel 2007 l’allora Ministro dell’I-struzione Fioroni aveva messo untetto alle scuole paritarie, laiche oreligiose che fossero: “non si for -mano classi con meno di ottoalunni”; anche perché al di sotto diquesta cifra, le rette richieste aigenitori non erano suf ficienti apagare i docenti, secondo il trattatonazionale del lavoro e cosi moltilavoravano in nero. Ma alcuneAssociazioni di Scuole S tatalihanno fatto ricorso al TAR che hadato loro ragione. Le sentenze sonoora ef fettive, dunque pagando sipuò avere una classe bombonieracon meno di otto allievi, mentre nelpubblico il tetto minimo è di 15alunni alle elemen-tari, 18 alle mediee 27 alle superiori,con buona pace deldiritto allo studio edell’uguaglianzascolastica”. Ab-biamo riportato perintero il servizio di Rita Cavallo

andatoin onda sul

TG 3 il 23 sett. 201 1 perché certeverità sconcertanti, dette daglistudenti possono apparire esagerateo addirittura non credibili. La di-versità di trattamento tra studenti,legalizzata a livello ministeriale edal TAR è semplicemente ver -gognosa non perché permette allaScuola privata la costituzione diclassi bomboniere, ma perché ladisparità di finanziamenti tra scuolaprivata e scuola pubblica privaquest’ultima anche dei serviziminimi ed essenziali a garantire ildiritto allo studio degli studenti. A

fronte delle informazioni date dallaCavallo è giusto ridurre all’osso lecattedre e i posti nella scuola pub-blica? È moralmente accettabiletagliare le borse di studio su tutto ilterritorio nazionale del 95% eprivare gli studenti dei loro diritti?Solo all’Ateneo di Salerno il 69%degli studenti aventi diritto ad unaborsa di studio, quest’anno nonl’avrà. È pensabile ridurre solo inIrpinia di 300 unità il numero deicollaboratori scolastici, come èstato fatto negli ultimi quattro anni,senza contare il numero dei docentiin meno? Il taglio del personaleATA ha messo a rischio le normaliattività curricurali. Non è statopossibile assicurare l’ef fettivo as-solvimento dell’orario scolasticonelle scuole d’infanzia, né nelleprimarie a tempo pieno e nelle se-condarie a tempo prolungato ad in-dirizzo musicale, oltre che in tuttigli istituti, dove si realizza l’am-pliamento dell’of ferta formativa.Lo stesso Provveditore agli studi diAvellino, Rosa Grano unitamentealla dirigente provinciale del-l’Andis, Claudia la Pietra, tuonano:

“il Governo nonchéle rappresentanzepolitiche tutte non

possono sottrarsi su questioni diassoluta priorità quali la sicurezzae la vigilanza nelle scuole; sidevono assicurare alle istituzioniscolastiche della provincia diAvellino almeno gli standardminimi essenziali di qualità delservizio”. Ma se in plessi scolasticia forte consistenza numerica o conrientri pomeridiani non sonoassicurate neppure due unità dipersonale ATA, se mancano idocenti, se a Stromboli in una solaaula sono riuniti 21 alunni dallaclasse 1a alla 5a e un unico maestro,se mancano le supplenti e in moltiistituti gli intonaci vengono giù, seaddirittura ad Avellino gli alunnidell’Istituto Professionale “Giorgi”

“asseconda il ritmo di apprendi-mento”, permette di superarebarriere di carattere geografico eil preside Nancy Amling dellaHundson High School, liceo diNew York, sottolinea: “Se unalunno è malato può collegarsi suskype da casa e se non capisce unaspiegazione può farsela ripeterequante volte vuole”. L ’aumentodell’offerta di corsi via computerha anche favorito la crescita delfenomeno dell’ homeschooling, dasempre diffuso negli S tati Uniti,sia per motivi ideologico-religiosiche per la preoccupazione dei ge-nitori nei confronti dell’ambientescolastico. Noi di fronte a tali biz-zarrie restiamo sbalorditi e pen-siamo che la scuola dei computerpiù che assecondare il ritmo deglialunni asseconda il ritmo dei tagli,infatti le scuole 2.0 sostituisconoMOLTI insegnanti con le mac-chine e siamo sicuri che pro-muovere corsi online non interessiné agli studenti, né ai genitori. Ipresidi delle scuole più all’avan-guardia e i critici del tecnicismo,infatti,concordano sull’impor -tanza di bilanciare l’uso di metoditecnologici con quelli più tradi-

(continua a pag. 23) segue a pag. 3

grado di scrivere a penna l’A B Ced effettuare un semplice calcolosenza ricorrere alla tastiera digitalee alle calcolatrici? Sicuro chel’uso di tali tecnologie fra i banchinon sia un capriccio, soprattuttoin epoca di tagli? Per migliorarela Scuola, oggi, veramente biso-gna investire 20 milioni di euro,solo per le Lim? Per il momentonon era più saggio investire queisoldi nell’edilizia scolastica, neilaboratori che mancano, nelle sup-pellettili inesistenti in alcunerealtà scolastiche? Non era piùgiusto dotare tutte le scuole delterritorio di computer anziché par-tire con una sperimentazione diScuole 2.0 e aggravare le dif fe-renze già esistenti tra istruzione diserie A e istruzione di serie B?Fabio Petruzziello, Luigi Caruso

V H

Ernesto De Silva V G

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33Tiri ... ManciniScuola e dintorni

Quest’anno il nostroPreside Giuseppe Gesa,nell’augurare un af fet-

tuoso Benvenuto a chi entra nellanostra comunità educante, uncordiale Bentornato a tutti gli altrie un anno scolastico “buono pertutti”, ha esordito: “Alius etidem”... Come il sole mattutino dioraziana memoria, così si presentaanche il nuovo anno scolastico“allo stesso tempo Nuovo edUguale”... ricco di impegni, dibuone intenzioni, di desideri, diaspettative, di speranza”... Lasituazione complessiva interna-zionale non è brillante dal puntodi vista economico, sociale,morale... Con sacrifici collettivi epersonali è possibile risalire lachina e uscire dal degrado morale,che caratterizza la nostra epoca...Basta che ciascuno di noi prendaimpegno con se stesso, trascor -rendo la vita nel rispetto dei prin-cipi fondamentali di una serenaconvivenza e svolgendo il propriodovere con convinzione, con re-sponsabilità e con gioia.Poeticissimo, emozionale, coin-volgente, forte il messaggio delPreside, ma su tutto il territorionazionale, al suono della campa-nella più forte è suonato, quell’“IDEM”! A Roma ci sono aulesovraffollate (32 alunni nellepèrime al Liceo Talete). “IDEM”si grida pure all’Istituto Alber-ghiero di S triano, Luigi de’Medici, succursale di quello diOttaviano dove mancano sedie,banchi, lavagne, cattedre, carta ecestini che hanno compratomamma e papà. Gli alunniassistono a lezioni surreali: idocenti non scrivono nulla, per -ché la lavagna non c’è, gli allieviprendono appunti frettolosi,perché non hanno i banchi su cuipoggiare i quaderni e libri. Eppureil Dirigente scolastico la richiestadegli arredi per le aule, alla Pro-vincia di Napoli, l’aveva inoltratanel mese di giugno. Il paradosso?L’istituto di Striano è in crescita,

La Scuola che... taglia

C’era da aspettarsela unaprotesta forte... ed èarrivata, puntuale. Novan-

ta le piazze italiane invase dallaprotesta il 7 ottobre. Da Palermoa Torino, da Napoli a Genova sonotornati in piazza gli studenti con iloro professori. Sotto accusa sem-pre i “i tagli che mettono a rischiola qualità della scuola e il dirittoallo studio”. Sui cartelloni deicortei sfilano le cifre che spieganol’indignazione: tasse universitariesempre più alte, per mancanza difondi, il 95% di borse di studiotagliate, 40% di scuole insicure;il 47% dei giovani precari.Questa volta, però, bisogna tenere“ gli occhi aperti” direbbe il nostroPresidente della Repubblica Na-politano, la protesta si complica,non risparmia nessuno, nel mirinoci sono tutti i governi “che nonsanno contrastare la crisi”, lebanche e tutti quelli che sonoresponsabili di un debito che cer-tamente non abbiamo prodotto noigiovani, ma che si sta scaricandosulle nostre spalle.Questa volta le classi politiche ele grandi corporazioni dell’altafinanza hanno motivo di preoc-cuparsi, perché quella dei giovaninon è la solita protesta che si levasolo dagli studenti dell’Italietta, èuna protesta globale, del 99% deigiovani del pianeta che non è piùdisposto a subire l’avidità dipochi.Non vogliamo essere folli comerecita il messaggio di Steve Jobs,ma affamati di giustizia sì.Siamo af famati di diritti che cispettano. I miei coetanei di Mi-lano, Torino, Genova, Pisa hannosfilato per le strade avendo benchiaro un obiettivo: “sanzionare”il mondo della finanza che tienesotto scacco i Paesi europei espazza via i nostri sogni. Se aMilano, da Moody’s a Bankitalia,fino a Unicredit e altri istituti dicredito, proprio come a WallStreet, hanno colpito con vernice,uova e monetine i “santuari” dellaFinanza, non è stato un caso. La

ospita 357 alunni divisi in sediciaule, in un edificio nuovissimoaperto appena quattro anni fa èrealizzato dal Comune. Ed“IDEM” gridano alla primaria(Novelli) di Pisa, dove gli intonacivengono giù e i bambini sono staticostretti a disertare la scuola permotivi di sicurezza. E unanimes’innalza più forte un “IDEM” daNord a Sud per i bagni utilizzabilisolo in fasce orarie, perchémancano i bidelli! E i Dirigentiche fanno? C’è chi si lamenta edice: “la carenza d’or ganico nonconsente un’adeguata vigilanza eneppure la pulizia della scuola”,c’è chi si rassegna pazientementee c’è l’ardimentoso che prende“provvedimenti”. Sentite, senti-te... il coraggioso Dirigente Scola-stico della scuola media “CarloLevi” di Bari, preso atto che ilpersonale non docente era insuf-ficiente a garantire il serviziorichiesto, ha messo nero subianco: “le ore per accedere albagno saranno solo due, dalle die-ci a mezzogiorno. Pregasi aste-nersi prima e dopo”. Il taglio dellapipì è fra i più originali di quellifinora garantiti dall’autonomiascolastica.Ce lo chiede l’Europa!

Michela Andreotti V Q

E gli “indignados” protestano...sede dell’agenzia di rating, inCorso Porta Romana, infatti, èstata assaltata perché nei giorniscorsi ha decretato un nuovodeclassamento dell’Italia.Siamo contro ogni forma di vio-lenza ma i continui declassamen-ti a cui siamo sottoposti unita-mente alle pressioni dell’U.E edelle Banche ci stanno portandoall’esasperazione.Se poi la protesta di migliaia digiovani che volevano manifestarepacificamente è stata trasformata,il 15 ottobre, a Roma in un po-meriggio di violenza e distruzione,che hanno avuto come prota-gonisti i Black bloc, questa èun’altra cosa.Siamo veramente indignati per iblitz violenti dei Black bloc,consumati in un crescendo di atticriminali: vetrine rotte, bancheassaltate, un ufficio del Ministerodella Difesa incendiato, negozisaccheggiati; auto bruciate, tra cuiun blindato dei carabinieri;violenza portata fin dentro lechiese.I Black bloc sono criminali chedevono essere isolati; assicuratialla giustizia e condannati a peneseverissime perché questi scel-lerati, protagonisti di ciecaviolenza, hanno dimostrato di nonamare la Patria, di protestare nonper il rilancio dell’economia edell’occupazione dei giovani, nonper la realizzazione di un proprioprogetto di vita, ma solo per ilpiacere di distruggere quel pocoche ancora ci resta.L’inferno a Roma, condannabi-lissimo, ancora una volta, però, hadimostrato l’incapacità dei politicidi of frire soluzioni ur genti aiproblemi, compresa la sicurezza.La protesta degli studenti, deidisoccupati, dei cassintegrati,voleva solo essere la realeindignazione di una generazioneche ha paura della precarietà, chevive l’ansia della disoccupazioneperciò si ribella a chi “mangia” ilsuo futuro.

Raffaella Galdo V H

fanno lezione insieme ai topi, inaule buie e fatiscenti e in laboratoriinutilizzabili, perchè allora asettembre il Ministro dell’Istruzioneaffermava: “La scuola sta miglio-rando”? Ma come può migliorare laScuola pubblica se a livello centralesi applica una disparità di finan-ziamenti tra privato e pubblico e sipensa all’erogazione di finan-ziamenti differenziati nelle scuolepubbliche del Nord e del Sud in baseai servizi offerti? Siamo ingiusti nelsottolineare le disparità? No soloinformati!A Roma, in sede di ConferenzaStato-Regione, dove ci si è riunitiper definire i criteri per la partizionedegli organici del personale docentee non, forse non si è presa inconsiderazione la possibilità difinanziare le Scuole in base alleiscrizioni e ai servizi erogati? Ilparadosso? Secondo l’assessoreall’Istruzione, Caterina Miraglia, leregioni del Sud quali Campania,Molise, Sicilia, Puglia, Basilicata eSardegna, già impossibilitate a for-nire servizi per mancanza di fondisarebbero ancora più penalizzateperché avrebbero meno docenti,meno bidelli, meno risorse, menotutto. Al contrario le Regioni vir -tuose che of frono tempo pro-lungato, ore di compresenza, men-sa, pulmino, avrebbero buoni finan-ziamenti, risorse e tutto il resto.La dott.ssa. Miraglia è convinta chela disparità di finanziamenti alleScuole in base ai servizi erogatiavrebbe come conseguenza nelleScuole del Sud un taglio del 3%,con 2500 docenti in meno e unariduzione del personale ATA dram-matica.Noi che siamo incompetenti cilimitiamo a dire solo che, forse, unadistribuzione di finanziamenti inbase ai servizi erogati crei un’istru-zione di serie A per le Provincievirtuose e una di serie B nelle altre;per non parlare dei fi-nanziamentiassegnati all’Università in base allaqualità dell’offerta formativa.Anche quest’ultimo ar gomento,secondo noi, è insidiosissimo per -ché se la qualità è misurata in baseal numero degli studenti promossi,diplomati e/o laureati siamo in unbel pasticcio. Non è una novità chele Università per accaparrarsi mag-giori finanziamenti o semplice-mente per sopravvivere, in base aquel principio di qualità stabilitodalla legge, “sfornino” ogni anno,milioni di asini diplomati o laureati!Intanto la Gelmini, con l’ingenuitàdi una bambina, augurava un buonanno scolastico a tutti, ricordandoche la Scuola sta migliorandoperché le Lim (lavagne multimedialiinterattive) sono 25.800 e vengonoutilizzate da poco più di mezzomilione di studenti, perchéquest’anno le “scuole 2.0”, dovetutto l’insegnamento sarà svolto conl’aiuto dell’elettronica, sono 13;perché è aumentato il tem-po pienoe quello degli insegnanti disostegno... Certo per convincere glistudenti discoli del tunnel che nonc’è - Ginevra Gran Sasso - ci vuoleabbastanza sostegno!

Dario Napolitano V G

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Scuola e dintorni44 Tiri ... Mancini

“Prima m’impegno e poi sto avedere.” (N. Bonaparte)

Questa storica citazione sembracalzare a pennello per queglialunni della Sezione A, che hannopreso parte all’annuale corso dipreparazione previsto per ilconseguimento del DeutschesSprachdiplom (DSD), svoltosipresso la sede centrale del Liceo“Mancini” dal 4 al 14 luglio 2011.Nonostante il solleone ed il perio-do assolutamente “improbabile”per cimentarsi nello studio, ab-biamo davvero lavorato con am-mirevole applicazione, poiché perognuno di noi riuscire a superare

quest’esame rappresenterebbecertamente il raggiungimento diuna meta molto ambita: l’acqui-sizione di una certificazionelinguistica di livello elevato (C1)è oggi fondamentale per riuscire atrovare lavoro, soprattutto alla lu-ce di un futuro al quale noi ulti-me generazioni guardiamo semprepiù alquanto disilluse e con scarseaspettative!Il conseguimento del DSD, però,costituisce per noi allievi dellaSezione A anche qualcosa di più:suggella il nostro sincero Amoreper la grande cultura tedesca marappresenta anche la “svolta dellanostra vita” ovvero la possibilitàdi proseguire i nostri studi pressoun’Università della RepubblicaFederale di Germania!Per tale serie di ragioni coloro iquali hanno frequentato il corsomirato al consolidamento dellapreparazione all’esame, deside-rano, in questa sede, ringraziare laProf.ssa Sementa, la quale -nonostante il suo gravoso impegnonegli Esami di S tato! - è riuscitaad or ganizzare tale pregevoleiniziativa e si è mostrata sempre

IMPEGNO E... WORTSCHATZ!!!pronta nonché disponibile arisolvere taluni imprevisti che viavia si andavano eventualmentepresentando!Fattiva anche la collaborazionedei vari operatori scolastici che,di fronte alle nostre (talvoltaimproponibili) richieste, si sonosempre resi disponibili ecooperativi.Ma un GRAZIE di cuore va so-prattutto rivolto al simpaticissimoProf. Holm Buchner , giunto daDresda fino al capoluogo irpinoesclusivamente per mettere noi,allievi della Sezione A, in con-dizione di poter ottenere un buon

risultato all’atto dell’Esame DSD!In pieno periodo estivo ha presoquindi le mosse questo corsopropedeutico sotto la supervisionedi un docente dalla grandeprofessionalità, noto autore dinumerosi manuali didattici per lostudio del Tedesco come linguastraniera ma soprattutto personaaffabile ed aperta.Le nostre lezioni si sono svolte nelLaboratorio Linguistico e, “per lagioia dei ragazzi” (!), completa-mente in Tedesco. Insomma, sindal primo momento, il Prof.Buchner ci ha catapultati nel climadell’Esame DSD!Nonostante le temperature tro-picali (davvero proibitive!) diquelle settimane, abbiamo svoltoun programma vasto e molto ar -ticolato. Di norma, i nostri quoti-diani Arbeitstreffen (incontri dilavoro ndr) avevano una duratadi 5 ore, ma il Prof. Buchner ,probabilmente mosso a compas-sione, ci ha comunque concessodue o più pause, in modo daconsentire alla nostra soglia diattenzione di rimanere sempre benvigile.

Nell’arco della prima settimana dicorso, abbiamo lavorato soprat-tutto all’acquisizione delle“strategie” utili al superamentodell’esame, ma anche all’in-dividuazione del metodo di studiopiù opportuno e proficuo: ciò haconsentito agli alunni di ap-prendere con maggiore facilità edi esprimersi in lingua straniera inmaniera più spedita, facendocontinuo ricorso ai cosiddettiRedemittel (mezzi espressivi nrd),che occorrono per af frontare unqualsiasi tipo di discorso.Nella seconda settimana, invece,il Prof. Buchner ha sottoposto noiallievi a numerose simulazionid’esame e si è subito accorto cheil nostro principale problema eracostituito dal “WORTSCHATZ”,ossia dal lessico a nostra dispo-sizione, ancora troppo esiguo perun livello C1. A questa scoperta ilProf. Buchner ha fatto quindi su-bito seguire la sua terapia d’urto:ci ha letteralmente “bombardato”di nuovi vocaboli! Noi poveridiscenti - alla sola pronuncia dellaparola Wortschatz - eravamo ter -rorizzati, poiché ben consapevolidi quanto ci attendeva a quel-l’annuncio!Sebbene il corso sia stato a dirpoco “tosto”, un grosso merito variconosciuto, senza dubbio, alProf. Buchner: è riuscito a renderequelle “sudatissime lezioni”(sudatissime in tutti i sensi!)assolutamente divertenti, creandoun clima di collaborazione e diallegria, ma allo stesso tempo diestrema professionalità e diimpegno costante.Tutti i partecipanti al corso hannoavuto modo di constatare i pro-digiosi effetti del corso: abbiamoapprofondito e migliorato enor -memente le nostre conoscenze inLingua Tedesca e ci accosteremocerto più agevolmente alle dureprove scritte ed orali dell’EsameDSD. Per la sua impareggiabileopera didattica nonché per le suedoti di grande umanità, gli alunnidesiderano esprimere ancora unavolta i sensi della più profondagratitudine al Prof. Buchner . Atutti i candidati che ben presto sisottoporranno alle “torture” delDeutsches Sprachdiplom non pos-siamo che augurare: “Viel Glück!”(Buona fortuna! nrd).

Giovanni Medugno – V A

„Kein Mensch ist weit weg. Kannuns denn die Entfernungwirklich von Freunden trennen?Wenn du dich danach sehnst, beijemandem zu sein, den du liebst,bist du dann nicht schon dort?”

“Nessuno è lontano. Può essereuna distanza materiale a se-pararci davvero dagli AMICI? Sedesideri essere accanto aqualcuno che ami, non ci sei forsegià?”

[Richard Bach]

L’Amicizia. Ecco cosa unisceItalia e Germania, due cultureapparentemente tanto distanti,inconciliabili ma, in fondo, moltovicine.L’Amicizia... sublime... sempli-ce... Vera.Talmente reale da non subire ilimiti di lontananza... cultura...tradizioni.Al di là della distanza, l’amiciziatra le persone esiste; seppur siavvertano certo fortemente il pesodella lontananza così come lanecessità, l’esigenza di voler stareinsieme, per scambiarsi idee econdividere esperienze.Noi, grazie alle opportunità of-ferteci dalla nostra scuola, ab-biamo da anni l’occasione di strin-gere nuovi rapporti di amiciziacon coetanei stranieri, nonché diconoscere e di “sperimentare inprima persona” tradizioni e culturediverse.Lo scorso Maggio, da una fiorentecittadina della Baviera, circa trentaragazzi hanno raggiunto Avellinoper “scoprire i misteri” dellatradizione italiana: hanno visitatoi luoghi più caratteristici e famosidella Campania, hanno avutomodo di apprezzare le bellezzemediterranee, dal Vesuvio aPompei, da Napoli a Capri.Jetzt sind wir dran! [Adessosiamo noi di turno! ndr] – Ora èfinalmente giunto il nostromomento! Sta infatti per prendere

Signori in carrozza... si parte!!!

il via la seconda fase del nostroScambio di Classi! Ci aspetta unnuovo viaggio, una nuova av-ventura… Il 21 Novembre 201 1,tra risate, valigie colme di doni,abiti pesanti e tante ansie, lungochilometri e chilometri di binari,un treno ci porterà a Haßfurt, doveprenderà le mosse la nostra pros-sima indimenticabile esperienza!Visiteremo luoghisimbolo dellacultura e della civiltà tedesca,quali: Weimar, il Campo di Con-centramento di “Buchenwald”,Erfurt, Bamber g, Würzburg, laregione Haßberge, Monaco.Cosa dire? Crediamo ci aspettinosenz’altro momenti di svago, dipuro e sano divertimento ma so-prattutto di arricchimento cul-turale e spirituale. Ci emoziona giàil pensiero di poter finalmenteriabbracciare i nostri Amici d’Ol-tralpe, conosciuti lo scorso Mag-gio, di poter frequentare le lezio-ni con loro, di poter condividere iritmi delle loro giornate in senoalle rispettive famiglie e, in modoparticolare, di poter visitare laGermania nella stagione piùcaratteristica dell’anno, ovvero nelperiodo a ridosso del Natale con itipici Mercatini.Avremo ancora una volta l’oc-casione di vivere questa espe-rienza, ogni anno diversa, grazieall’impegno profuso nella pia-nificazione e nella realizzazione diquesto poderoso progetto dallanostra Prof di Tedesco, MariaGabriella Sementa, cui - in questasede - vogliamo esprimere i sensidella nostra sincera e profondagratitudine.Comunque, a Maggio - ovverocon il prossimo numero delGiornalino - vi forniremo più ampie puntuali ragguagli sulla nostraimpresa in terra teutonica!Bis dann, tschüs!

Alessandra Ambrosone,Angela Picca, Adriana Limone,

Vittorio Iandoli - II A

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Tiri ... Mancini 55Scuola e dintorni

La consolidata pratica degliScambi di Classe tra ilnostro Liceo ed il “Re-

giomontanus-Gymnasium” diHaßfurt da circa otto anni co-stituisce per noi allievi dellaSezione A un’incredibile quantorara occasione di formazioneculturale ed umana: l’incontro/scontro con una nuova cultura,con un diverso modo di vivere,con nuovi ed indimenticabiliamici è, senza dubbio, un’espe-rienza davvero valida ed en-tusiasmante sotto ogni punto divista. L’ultima fase di Scambio,svoltasi dal 2 al 7 maggio 201 1,oltre al solito ed intenso pro-gramma di attività sul territoriocampano, ha però sensibilmentecontribuito a raf forzare il giàsolido rapporto di collaborazionetra Italia e Germania.Proprio all’insegna dellacooperazione internazionale edella fusione tra le due culture, èstata allestita - nell’arco dellasettimana che vedeva nostri ospitigli studenti bavaresi - una Mostradi pittura e fotografia, che racco-glieva le opere rispettivamente diun’artista tedesca e di un foto-grafo italiano.L’affluenza di pubblico asso-lutamente inaspettata (400-500visitatori in soli 4 giorni!), i nu-merosi complimenti e riconosci-menti pervenuti da ogni dove esoprattutto il grande interessesuscitato nei giovani sia tedeschiche italiani, fanno tranquillamenteaffermare che l’iniziativa “GER-MANIA ITALIA: Pittura e Fo-tografia in Mostra tra dueCulture” ha riscosso un notevolesuccesso. Registro tale dato difatto con una malcelata punta diorgoglio, in quanto il fotografoitaliano, Antonio Bergamino, èmio padre e la pittrice tedesca,Martina Roth, è la mia carissima,amabilissima Gastmutter [madreospitante ndr], residente aHaßfurt. Mi piacerebbe oraillustrarvi come questa Mostra hapreso forma e quali sono stati ipassaggi che hanno garantito larealizzazione di questo eventoche ha lasciato in me, ma speroanche in altri, un ottimo quanto

Mostra “Roth - Bergamino”:genesi di una (bilaterale) performance artistica

indelebile ricordo.Praticamente inutile sottolineare,in questa sede, che il tutto ha avutoorigine dalla “fervida mente” dellaProf.ssa Sementa che - all’attodell’«attribuzione» dei varipartner tedeschi ad ogni singolafamiglia italiana - ha notato, in unadelle schede compilate dai genitoridei ragazzi stranieri con allegatefoto, che la professione dellamadre di un tal Christoph risultavapiuttosto “insolita”: nel docu-mento la Signora Roth si auto-definiva Malerin [pittrice ndr].A quel punto la lungimirante FrauSementa, che ben conosceva laprofessione di mio padre (fo-tografo), già meditando sui futu-ri sviluppi che una talePartnerschaft [partnership ndr]avrebbe potuto riservare e già“accarezzando” mentalmentel’ipotesi di un’eventuale colla-borazione tra i due artisti, haquindi ritenuto cosa buona e giustaassegnarmi Christoph comepartner.Al di là delle mire “logico-fun-zionali” della mia Deutschlehrerin[docente di Tedesco ndr], devoqui riconoscere che l’abbinamentocon Christoph si è rivelato più cheazzeccato: durante la permanenzadi Chris qui ad Avellino (1ª fasedi Scambio: Aprile 2010) e poisuccessivamente, quando la suafamiglia ha ricambiato l’ospitalità(2ª fase di Scambio Giugno/Luglio 2010), si è instaurato trame ed il partner tedesco un ottimorapporto di amicizia che dura atutt’oggi. Durante le mie duesettimane di soggiorno a Haßfurt,devo dire che mi sono sentito nonsolo una specie di “figlio adottivo”per Frau Roth, muovendomi tra lesue pareti domestiche davvero“come a casa”, ma insieme ab-biamo anche gettato le basi perl’organizzazione della Mostra cheda questa “combinazione italo-tedesca” sarebbe poi derivata. Dasubito sono rimasto colpito dallamiriade di quadri “a firma TinaRoth” appesi alle pareti, oli su telain stile iperrealista, con soggettiprincipalmente automobilistici(Ferrari, Porsche, Rolls Royce),che lasciavano alquanto perplessi:

erano dipinti o semplicementefotografie??? Tale è l’abilità dellapittrice da non consentire, ad unasommaria esplorazione, l’im-mediata individuazione tra le duetecniche. In ogni caso, una voltarientrato in Italia e sottoposto ilprogetto a mio padre, si è in-trecciata una fittissima rete dicorrispondenza, durata mesi, tramio padre, Tina e la Prof.ssaSementa: la Mostra, che avrebbedovuto aver luogo nell’ambitodella successiva fase di Scambio(Maggio 2011), cominciava fi-nalmente a prendere forma!Tema della Mostra sarebbechiaramente stata la fusione, incampo artistico, di due culturediverse con un’interessante par -ticolarità: il fotografo italianoavrebbe esposto immagini cheavevano come soggetto la Ger -mania, mentre la pittrice tedescaavrebbe presentato quadri che“celebravano” il design italianoattraverso la riproduzione delleauto sportive “nazionali” più fa-mose nel mondo. Dopo numerosemail e telefonate, l’insor gere diqualche perplessità prontamentefugata ed una congrua serie diproblemi via via risolti, laAusstellung [Mostra ndr] eradiventato un evento certo,bisognava ora solo individuareuna location adatta allo scopo.

La scelta ricadde sulla Casina delPrincipe, importante edificio sto-rico di Avellino, fresco di restauro,che dispone di un’imponente salaespositiva: la sede ci sembravaperfetta per ospitare la Mostra!Intanto, anche l’Assessorato allaCultura del Comune di Avellinoguardava con interesse all’insolitainiziativa in terra irpina e garan-tiva il proprio Patrocinio.Il 2 maggio era quasi tutto prontoper l’inaugurazione del giornosuccessivo, con le foto a firmaAntonio Bergamino già appese aipannelli espositivi. Mancavanosolo le tele dell’artista tedesca cheperò stavano per arrivare in cittàcon l’autobus dei nostri “nuovi”partner tedeschi. Così, malgradoun’esausta Frau Roth - stremata daun viaggio di ben 19 ore in un buspieno di “chiassosi” (per esseregentili: lei, a dire il vero, non lidefinì precisamente così!) studenti

bavaresi - e dopo un abbondantepranzo in rigoroso stile italiano,furono ultimati i preparativi per laMostra. L’affollata inaugurazionedel giorno dopo dimostrò comequesti sforzi non erano stati vani;il nitido ricordo, ad esempio, distudenti italiani e tedeschi chediscutevano animatamente tra lorodinanzi alle opere e si confron-tavano su questa o quella imma-gine, mi fa concludere che lo sco-po ultimo della Mostra era statocerto pienamente raggiunto: lapittura e la fotografia avevanosuggellato l’avvicinamento di dueculture diverse, poiché le im-magini, molto spesso, più di milleparole, possono esprimere con-cetti nonché infondere, trasmettereemozioni in maniera diretta edimmediata. Tutto questo a pre-scindere dalla propria lingua edalla propria cultura.

Giuseppe Bergamino - V A

Ci siamo, finalmente! E’Lunedì 17 ottobre: il grangiorno è arrivato!!! Oggi

la lezione si svolgerà pressol’auditorium della Scuola Media“Enrico Cocchia” e non nellanostra aula del “Mancini”. E’ unabella giornata di sole e tutto lasciapresagire che ci sarà da di-vertirsi… Dinanzi all’istituto“Cocchia” ci accoglie la nostraProf di Tedesco, Frau Sementa, mala nostra attenzione viene cala-mitata da uno strano veicolo: èun’automobile coloratissima,piuttosto appariscente, che riportauna serie di “slogan invitanti”, trai quali campeggia: “Corriamo tuttiad imparare il Tedesco!!!” Il mes-saggio è chiaro ma siamo semprepiù incuriositi… Frau Sementa cispiega che la prestigiosa fabbricaautomobilistica tedesca Volks-wagen ha messo a punto ben treveicoli di questo tipo per dare vita- sull’intero territorio nazionale -ad una massiccia campagnapromozionale a favore dellostudio della Lingua Tedesca.I tre Deutschwagen (questo iltermine coniato per definire questeparticolari automobili) rag-giungeranno tutte le scuoleitaliane - di ogni ordine e grado -

Cronaca di una giornata particolare:a lezione di Tedesco da Uwe Kind

che ne faranno richiesta presso il“Goethe-Institut”: ogni veicolo sioccuperà di percorrere, in lungo ein lar go, le tre macrozone checaratterizzano il nostro Paese: ilSettentrione, il Centro ed il Me-ridione (isole comprese).L’iniziativa - che è senza dubbiopoderosa e degna di lode - oltreall’infaticabile impegno del“Goethe-Institut Italien” vede lacompartecipazione di vari enti edistituzioni tedesche, quali: l’Am-basciata della Repubblica Fede-rale di Germania a Roma, il ForumAustriaco di Cultura (Roma), ilDAAD, l’Ambasciata Svizzera inItalia ecc. Noi studenti di Avellino

possiamo però godere di unulteriore privilegio: grazie alventennale impegno dell’ Istitutodi Cultura Germanica - A.C.I.T.per la dif fusione del Tedesco sulterritorio, la campagna promozio-nale - per il Meridione d’Italia -prenderà le mosse proprio dallanostra città con un evento sensa-zionale. L’artista tedesco UweKind inaugurerà l’iniziativa conun particolare concerto live, in cuila musica techno si mescolerà alrap: insomma sarà sicuramenteuna Mischung [mescolanza ndr]di musica, movimento e diverti-

(continua a pag. 23)Carmela Rita Basileo - I A

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66 Scuola e dintorniTiri ... Mancini

Venerdì mattina io e le miecompagne ci siamotrasformate in giovani

reporter per l’intervista adAlessandro Mancaniello, exstudente del Liceo Scientifico “P.SMancini” ed attualmente studente-lavoratore. Come sarà l’Univer -sità? Cosa ci aspetta nel mondo dellavoro? Sono questi gli interro-gativi che sempre più ci assillano,e proprio a questi Alessandro hacercato di dare una risposta.

I: Ciao Alessandro, innanzitutto tiringrazio per la tua disponibilità,so che stai lavorando molto e nonti è stato facile trovare una mattinalibera. Ma iniziamo subito: tu seiuno studente lavoratore, giusto?A: Sì, studio alla triennale discienze biologiche a Napoli edattualmente lavoro part-time in unnoto bar avellinese.I: Da quanti anni lavori? Cosa tiha spinto ad iniziare?A: Ho iniziato per avere un po’d’indipendenza, per comprare unpaio di scarpe in più, per uscire lasera con gli amici, ma pian pianoè diventata un’esigenza e sonoormai tre anni. Inizialmente holavorato in un supermarket con uncontratto part-time ideato proprioper studenti lavoratori ed hocambiato da poco, preferendol’attività di barista.I: Come ti trovi a fronteggiareentrambi i mondi, universitario elavorativo? Ti costa sacrifici?A: Sì, molti; Università e lavorosono due mondi dif ficilmenteconciliabili, per farlo bisognaavere davvero tantissima deter -minazione altrimenti si finisce peraccantonare l’Università, come

purtroppo ho fatto io.I: Ma qual è la principaledifficoltà?A: La dif ficoltà principale nonrisiede nelle ore ef fettive che haia disposizione per lo studio,perché facendo un lavoro part-time il tempo c’è, il problema è lastanchezza: dopo mezza giornatadi lavoro sei stanco e stressato emettersi a studiare diventadavvero difficile. Inoltre, lavoraree seguire regolarmente i corsi èquasi impossibile.Mancano, quindi, le due condi-zioni essenziali per preparare unesame: l’input e lo stimolo dati daicorsi e la concentrazione, fonda-mentale per la tua vita uni-versitaria.I: Abbiamo conosciuto il tuopresente… ma per quanto riguardail passato? Anche tu qualche annofa frequentavi il nostro Liceo, chericordi hai di quegli anni?A: Ho un ricordo molto positivodel liceo. Frequentavo il corso Led ero in una classe moltocompatta, avevo infatti un belrapporto sia con i compagni checon i professori, nonostante nonfossi proprio uno studentemodello…I: Ricordi qualche particolareaneddoto?A: Con alcuni amici necombinavamo davvero tante;ricordo ad esempio che negliultimi giorni di scuola giravamoper i corridoi con una radio,cantando e coinvolgendo iprofessori. Oppure ricordo quandoandammo con il nostro professoredi scienze nel laboratorio per fareun esperimento con sodiometallico ed acqua. La reazioneavrebbe dovuto sprigionare calorema il professore sbagliò la doseprovocando un’esplosione.Davvero esilarante!I: Cinque anni molto intensi aquanto pare… hai detto di avereavuto un buon rapporto con iprofessori; c’è tra di loro qualcunoche ricordi con maggior piacere?A: Ho un bellissimo ricordo ditutti loro, perché crescendo ti rendiconto che nessuno ti remarealmente contro o prova antipatiaverso di te: si impegnano tutti a

darti la giusta preparazione peraffrontare il futuro.I: A proposito di preparazione: lascuola superiore ti ha dato legiuste basi per fronteggiareUniversità e lavoro?A: Il Liceo Scientifico è di per séun’ottima scelta perché studiandoin egual misura materie umani-stiche e scientifiche ti permette diavere un più vasto orizzonte, unaforma mentis più aperta e mal-leabile, ma oltre a questo possoassicurati che Liceo e Universitàsono due realtà nettamente sepa-rate: il profitto e i risultati del Li-ceo verranno totalmente ridiscus-si; è un mondo sconosciuto peruno studente appena diplomato.I: E per quanto riguardal’orientamento?A: Ai miei tempi era inesistente…I: Allora cosa può aiutarci nellascelta?A: Credo che la prima cosa sianoi propri gusti e le proprie passioni;è molto più facile studiare unamateria che ti interessa e ti dàmolti più stimoli; poi bisognavalutare le possibilità che unacerta facoltà ti offre trovandoci in

Quali sono le facoltà piùgettonate? Chi trovalavoro più facilmente?

Secondo le rilevazioni più recenti(indagine S tella, commissionatadall’Università Bicocca di Mila-no), al Nord, alle prime posizionisi colloca Ingegneria, facoltàmolto amata dalle aziende. Ad unanno dal conseguimento del titoloil 94% dei laureati, di cui circa trequarti già dopo quattro mesi, trovaoccupazione. Seguono a ruota imedici 82% e al terzo posto i dot-tori in economia, 77%. Anche ar-chitetti e designer , al Nord su-perano l’80%. Subito dopo i so-ciologi e i laureati in Scienze Ma-tematiche, Fisiche e naturali, intor-no al 65 %. Più complicato è l’in-serimento dei ragazzi che hannoscelto Psicologia: solo uno su duetrova lavoro dopo un anno. Peggioancora per chi ha puntato suGiurisprudenza: Si scende a unosu tre. Le cose cambiano nel cen-tro Italia. Una recentissima inda-gine di Soul (Sistema di Orien-tamento Universitario e Lavoro)che comprende 8 atenei laziali)assegna il primo posto ad Econo-mia. Subito dopo viene Inge-gneria, poi Informatica. Seguono,quasi a pari merito, S tatistiche escienze Politiche. In questi tempidi gravissima crisi i consigli degliesperti si sprecano, ma i piùimportanti sembrano questi:Rapidità nel conseguimentodella laurea: meglio una laurea

Lauree e LavoroQuattro mosse per cercare un’occupa zione

nei tempi stabiliti che il massimodei voti a tutti i costi a 30 anni eoltre. In azienda preferisconoassumere un dipendente in gradodi portare a termine un lavoro neitempi stabiliti piuttosto che unperfezionista che non rispetta lescadenze.Disponibilità a spostarsi: è ne-cessario ribadire che si è dispostia viaggiare evidenziandolo anchenel curriculum vitae che deveessere semplice, lineare e diimmediata e veloce lettura.Perfetta conoscenza dell’inglese:è di fondamentale importanzaparlare l’inglese sul serio, peresempio essere capaci di sostenereuna conversazione telefonica conun cliente americano dalla parlataveloce. Consigli: studiare giornoe notte l’inglese, ascoltare la radiodella Bbc in Internet, in modo daeliminare quella parlata vaga-mente maccheronica che cipenalizza.Non scoraggiarsi: fornirsi di unabuona dose di ottimismo. I canaliper trovare lavoro, per quanto af-follati sono numerosi e spazianodai siti di ricerca specializzati alleinserzioni sui giornali, dalleagenzie alle fiere del lavoro.Queste sono manifestazioni che sisvolgono in grandi città ed anchenelle Università, in quest’ultimocaso sono destinate agli studentiprossimi alla laurea: si incontradirettamente il datore di lavoro eognuno può presentare il proprio

curriculum vitae e, nel caso, avereun colloquio diretto. Per conso-larci in questa situazione di gravecrisi occupazionale c’è da ag-giungere che, secondo le pre-visioni, tra venti anni il mercatodel lavoro avrà bisogno nella solaEuropa di circa 45 milioni dilavoratori forniti di un elevatolivello di specializzazione e distudi. Il problema fondamentalesarà uno solo: “Dove trovarequeste figure altamente spe-cializzate?”. La domanda su-pererà l’offerta. Per porre rimedioal problema, entro il 2020, già daora, sarà necessario l’interventodei governi e delle aziende che do-vranno attuare un’adeguata piani-ficazione: favorire la circolazionedei cervelli, aumentare la prepa-razione scolastica, svilupparetalenti, incoraggiare la mobilità evalorizzare i lavoratori tenuti aimargini, come donne, profes-sionisti più anziani ed immigrati.In particolare gli immigrati, per lamaggior parte, rappresentanoancora una manodopera scarsa-mente qualificata, il che li rendepoco utilizzabili su larga scala. Matorniamo al presente, al 201 1 esottolineamo ancora una volta chese si vuole emergere nel mercatodel lavoro la ricetta è una sola:padronanza dell’inglese, disponi-bilità a spostarsi e adeguamentodella propria preparazione allerichieste del mercato.

Cosimo Di Dio - III B

un mondo con ben pochi sbocchilavorativi.I: Hai qualche consiglio per noiche ci affacciamo su questo nuovomondo?A: Carico della mia esperienza viposso dire di cominciare a studiareda ora tutte le materie, perchéqualunque scelta facciate lacultura vi sarà sempre utile, quindistudiate per piacere e per amoredel sapere. Quando vi troverete adiniziare l’Università vi consigliodi trasferirvi nella stessa città dellasede perché essere pendolari è unostress in più e per quanto il lavorosia un’esperienza arricchente edimportante per la propria forma-

zione, se potete, evitate di lavorarementre studiate: concentratevisolo sullo studio.I: Ti ringrazio per i tuoi consigli.Ormai l’intervista è giunta al ter-mine; solo un’ultima domanda:abbiamo parlato del tuo presentee del tuo passato, cosa puoi dircidel tuo futuro?A: Non lo so; il futuro è davveroincerto al giorno d’oggi, ma speroin una ripresa generale dell’Italia.I: Lo speriamo tutti… va beneAlessandro, ti ringrazio per la tuacollaborazione e ti auguro diconcludere presto i tuoi studi.A: E’ stato un piacere grazie a te

Nicoletta Guarini - IV L

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77Scuola e dintorniGiovani: quale futuro?

I Bamboccioni rinnovano il passaporto. Sono pronti a lasciare illoro Paese per fare esperienze e trovare lavoro. Secondo unsondaggio realizzato da Camper Communication su oltre mille

laureati, la percentuale di quanti prendono in considerazione l’idea dilasciare l’Italia per trovare un lavoro è del 95% …questo orientamentoè diffuso anche tra chi un lavoro non ce l’ha più. Il sondaggio è statorealizzato con un questionario sul sito www.jobmeeting.it.I motivi che spingono i neolaureati a trasferirsi oltre frontiera sonodiversi, ma tutti sono accomunati da una profonda delusione epreoccupazione nei confronti del nostro mercato del lavoro che vapeggio che in altri paesi, che non premia le eccellenze che persistenella pratica del nepotismo, del baronaggio della segnalazione politica.La maggior parte dei neolaureati 36,6% pensa di trasferirsi all’esteroperché convinta di trovare maggior opportunità di lavoro; il 28,8%cerca un’importante esperienza formativa, il 18,4% vuole cambiarela propria vita e il 16% punta a migliori condizioni economiche. Ildato più significativo e che dovrebbe far riflettere è che il 24% deiBamboccioni dichiara di voler andare in un altro paese per non tornaremai più in Italia; né è da trascurare il fatto che il 45% del campioneesaminato è composto da neolaureati in cerca di una primaoccupazione. Questi dati sinceramente ci sconfortano.Che ne sarà di noi appena conclusa l’Università? Andremo adingrossare le file dei neolaureati in fuga; e se l’intenzione di andare acercare un lavoro all’estero è cosi diffusa, che cosa frena la potenzialemigrazione di massa dei giovani cervelli? Antonio neolaureatomanagement dice: “A sanzionare gli entusiasmi sono le condizionieconomiche: trasferirsi in un altro Paese ha costi iniziali non alla portatadi tutti. E poi la scarsa conoscenza delle lingue straniere e i legamicon la famiglia.Chi vuole partire pensa in prima battuta alla Gran Bretagna, cheaccoglie quasi il 30% delle preferenze. Seguono gli Stati Uniti con il17%, l’Australia e la Germania con il 9%, Spagna con l’8%, Franciacon il 7%. Non attira la Cina, che raccoglie appena l’1% dei consensi.Uno sbaglio!Penso che un giovane laureato europeo di buon livello potrebbetrovare, proprio nei paese emergenti, ottime opportunità di lavoro e dicrescita professionale”.I giovani cervelli sono in volo. L’Italia non ha più ali per volare.

Alexandra Popescu - Andrea Siniscalchi - V N (2010-2011)

peggiori di quelle dei nostrigenitori, il nostro successo la-vorativo sembra collegato alreddito delle famiglie d’origine,più che alle nostre capacitàpersonali. E allora che fare inquesta situazione che appare foscae senza vie di uscita? Credo moltonelle proposte del governatoreDraghi: per dare ai giovani lestesse opportunità è necessariofornire loro una dotazione dicapitale all’inizio della vita adultache renda meno diseguali lecondizioni di partenza e li facciadipendere meno dalle famiglie.

L’ex ministro Giorgia Meloni giàstava realizzando una serie diprogetti per noi giovani, dai pre-stiti d’onore a stages pagati pressoaziende che si impegnavano adassumere i più bravi e motivati.Non bisogna, quindi, scoraggiarsi,spero che anche il nuovo governopunti su noi giovani, senza reto-rica e senza ipocrisia.Credo nel merito personale e sonoconvinto che chi studia e siimpegna con tutte le sue forze allafine ce la farà e realizzerà tutti isuoi sogni.

Luca Romano III B

impiega dai 5 agli 8 anni perlaurearsi e specializzarsi, ma poiha grandi dif ficoltà nel trovarelavoro e, di conseguenza, non pen-sa a formare una famiglia. Cosìcresce anche l’età in cui ci si sposae in cui si hanno figli. E’ questoun effetto domino che danneggiai giovani su diversi aspetti dellavita. E’ giusto, allora, vivere in unPaese dove non tutti riescono alavorare?

Almeno una volta in questoperiodo, abbiamo tuttisentito parlare di fuga di

cervelli. Sempre più spesso,infatti, c’è qualche parente, amico,fratello che dice di voler andareall’estero a lavorare. E non ha perniente torto! In Italia guadagna piùun tronista che non un giovanelaureato, che anzi, non trovalavoro!!! I ragazzi di oggi, spe-cialmente i meridionali, sonocostretti a spostarsi al Nord per unposto di lavoro, oppure all’estero,proprio come gli emigranti ditrenta anni fa! Non è cambiatonulla... o meglio, la situazione èpeggiorata. Mentre alcuni anni fachi emigrava era operaio, barbie-re, cameriere, ora sonomedici, architetti,dirigenti ada n d a r ev i a !

L’Italia subisce quindi una perdita,sia economica e culturale che de-mografica in quanto rappre-sentiamo un popolo costituitosempre più da anziani.Dunque abbiamo una disoc-cupazione in aumento e salarimolto bassi, tra i più bassi d’Eu-ropa! Ad esempio in Germania lostipendio è mediamente più deldoppio di quello italiano. E’ ancheda prendere in considerazione laSvezia: gli universitari ricevonoun sussidio dallo Stato per pagarsile varie spese della vita quoti-

diana. In Italia chi ha dottorati diricerca, una o più lauree e titoliaccademici, non viene valutato néincentivato a continuare il propriolavoro in patria ed è così che moltidecidono di andare via. Questigiovani sono sicuramente daammirare perchè non hanno avutopaura di affrontare una nuova vitapiena di incognite.Pensandoci bene, ciò che interessain primis ad un neo-laureato ètrovare una giusta collocazionenel mondo del lavoro, quindi unPaese che lo supporti e che glioffra la possibilità di fare carriera.Un modello di Paese, che fino adora l’Italia ha saputo poco rap-presentare.Un giorno mi trovavo nella me-tro di Roma e su un cartellone

pubblicitario di una nota azien-da di telefonia mobile, ho

trovato aggiunto con unpennarello accanto al

viso della testimonial:“Esportiamo cervelli

ed importiamoescort”. Questafrase mi ha fattodapprima sorri-

dere per la suairriverenza e poi ri-

flettere; tralasciandola seconda parte dello“slogan” riguardanteanch’esso molti altriscandali italiani, vi ho

ritrovato il succo deiproblemi di cui sto

parlando: chi studia e vuolelavorare va via da questo paese,mentre chi accetta compromessi,anche poco “puliti”, riesce adandare avanti. Mi viene quasi dapensare che essere giovani equi-vale a non valere niente. E’ vero,anche molti altri S tati sono nellanostra stessa situazione, ma nonper questo dobbiamo rassegnarci.La Goldman Sachs (una delle piùgrandi e affermate banche d’affaridel mondo) dice del nostro paese:“Vi rimane solo il cibo e ilcalcio”.Mediamente un ragazzo italiano

E’ sbagliato andare via ed accre-scere il valore sociale ed econo-mico di un Paese che accogliegiovani menti? “Ai posteri l’arduasentenza!”, sperando che almenoloro restino in Italia forse perchédivenuta migliore di adesso.Ma per ora non ci rimane che...“...ripartire certamentenon volare ma viaggiare.Sì viaggiare...

Alessia Gaeta IV A

Tiri ... Mancini

Bamboccioni addio...il lavoro è all’estero

Senza lavoro il 29,3% deigiovani. E’ il dato recordregistrato il 31 ottobre

dall’Istat. Mai così dal 2004!Secondo la Banca d’Italia lavorasolo il 35% dei ragazzi tra i 15 e i29 anni. Un giovane su quattro èdisoccupato. Il 19,1% , i cosiddettiNeet, non studia, né lavora, comeha evidenziato il rapporto Ocse.Eppure “L’Italia non può cresceresenza puntare sui giovani”asserisce Mario Draghi, pre-sidente della B.C.E (BancaCentrale Europea) nel suo incisivointervento nel seminario all’Ab-bazia di Spineto, vicino Siena.Attualmente il futuro dei giovaniè penalizzato ed incerto, il lorocontributo alla crescita “è frenatoin vario modo dai nodi strutturaliche strozzano la nostra economia.Si stanno sprecando risorse pre-ziose, stiamo mettendo a re-pentaglio non solo il loro futuroma quello del paese intero”.In Italia la crescita economica èquasi pari allo zero, proprio perchéil nostro paese non tende avalorizzare le nuove generazioni,le loro capacità creative edinnovative. Fra il 2008 e il 2010,l’occupazione è diminuita del2,2% (più di Francia e Germania),ma la percentuale arriva al 13,2%se si considera la fascia d’età tra i15 e i 29 anni (quattro punti soprala media europea) In questa fasciad’età, solo il 35% è occupatocontro il 57% della Germania (eil dato diventa ancora piùdrammatico se riferito al Sud edalle donne). Inoltre, chi ha unlavoro spesso è precario: più di unquinto dei giovani con lavorodipendente tra i 15 e i 34 anni hacontratti a termine, più che neglialtri paesi europei, eccetto laSpagna. Nel mercato del lavoro isalari d’ingresso, poi, dei giovanisono bloccati da più di dieci anni.Quanto la formazione scolasticadei giovani (diploma e laurea)potrebbe influenzare la ripresaproduttiva? Con un aumento del10% dei lavoratori laureati, siavrebbe un miglioramento dellaproduttività dello 0,7%. Tuttaviail prolungamento degli studi, oltrealla difficoltà a cercare lavoro edalla precarietà degli impieghiancorerebbe i giovani alle famigliedi origine ancora di più che nelpassato (nel 2009 il 40% deitrentenni vivevano ancora con igenitori). La crisi attuale ha acuitoil problema facendo aumentare ilricorso alla solidarietà familiare.La famiglia è sicuramente unadifesa, un riparo dalle intemperieeconomiche, ma, attualmente, acausa della grave crisi, essa èsempre più debole; la condizionedi povertà economica dei nucleicon figli si è aggravata, il redditofamiliare è sceso, in media, dal2007 dell’1,5%. Le condizioni divita di noi giovani sono senz’altro

Sì viaggiare ...

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La sensibilità dei docenti edegli allievi a cui l’annoscorso abbiamo indirizzato

il nostro messaggio di ex docentidel Liceo scientifico Mancini, im-pegnati nell’iniziativa finalizzataa realizzare uno degli obiettivi delmanifesto “NO EXCUSES 2015”,ha evidenziato la generosità diquesta generazione che si staimpegnando fattivamente asconfiggere la povertà.Con la collaborazione di docentie alunni, superando qualsiasiaspettativa, oggi abbiamo rea-

lizzato un secondo pozzo in Tan-zania, su cui è incisa l’iscrizione“Ora la vita scorre” e versatol’intera somma per un terzo pozzo,ancora in Tanzania, che avràl’incisione suggerita dai nostrialunni, “Per un futuro migliore”.Mentre questo numero di TiriMancini va in stampa stiamocompletando tutti insieme la rac-colta di fondi per il quarto pozzo.Ma i giovani sono i veri pro-tagonisti di questo nuovo corsostorico e a ringraziare docenti eallievi è la stessa AMREF con duelettere che pubblichiamo, di cuiuna indirizzata all’allieva DoraBarzaghi della V B, diplomata nel2011, che ha coordinato unastraordinaria raccolta in occasionedella festa della creatività.AMREF esprime la sua gra-titudine a nome di persone piùsfortunate a cui tutti insiemestiamo fornendo i mezzi “ per unfuturo migliore”.

prof. Ivana Ambrosino

Per un futuro migliore Cara Dora,in questa lettera desidero esprimerti la mia sincera gratitudine e quelladi tutti i miei colleghi per aver partecipato in maniera tanto attivanella promozione delle diverse raccolte fondi all’interno della tuascuola in favore del nostro progetto idrico.Nei villaggi del Kenya e della Tanzania che spesso i miei colleghi edio ci troviamo a visitare non esiste neppure un pozzo e l’unica fonte diacqua è lontana chilometri e chilometri.La parola chiave con cui potrei caratterizzarti l’immagine di questiluoghi è sopravvivenza.Non c’è tempo e non c’è voglia di sorridere in questi posti: i bambininon vanno a scuola perché in cerca tutto il giorno di un po’ d’acquaper la propria famiglia; le donne non possono coltivare gli orti, quindinon c’è cibo e spesso si utilizza acqua contaminata, incorrendo inmalattie come il colera, che indeboliscono soprattutto i bambini ed igiovani, ossia il futuro di ogni singolo villaggio.Nei villaggi che, invece, visitiamo per monitorare l’andamento deinostri progetti idrici c’è tempo e c’è voglia di sorridere, di cantare eballare: i bambini possono andare a scuola e le donne coltivare gliorti. Il cibo c’è e anzi parte del raccolto viene venduto nei vicinimercati, così da generare piccoli guadagni per migliorare le propriecondizioni di vita e quelle del villaggio. L’acqua utilizzata per bere,cucinare, lavare è acqua pulita ed i bambini non si ammalano, nonmuoiono, ma trascorrono il loro tempo sui libri e a giocare.La parola che noi di AMREF associamo a questi villaggi in cui siamoriusciti a costruire pozzi è sviluppo, perché in questi posti lasopravvivenza non è più affidata al caso, qui ogni persona sa di poteree di dover pensare al proprio futuro.L’acqua è il seme della Vita, per questo motivo AMREF da oltre 50anni costruisce, riabilita pozzi e protegge le sorgenti d’acqua.Grazie di cuore dunque per aver dato la possibilità, attraverso la tuapartecipazione attiva e la tua sensibilità nel coinvolgere tanti amici ecompagni, a tante comunità di avere oggi a disposizione acqua pulitae potabile per bere, lavarsi, mangiare, coltivare i campi, creando uncircolo virtuoso tale da far sì che tante persone abbiano uno strumentoin più per poter essere protagoniste del proprio futuro!Un carissimo saluto

Francesca GiannettaCoordinatrice Progetti Idrici AMREF Italia

Nzaini, il primo pozzo realizzato dal Liceo Scientifico“P. S. Mancini” in Kenya nel distretto di Makueni

A scuola di solidarietà: il Liceo Scientifico “P.S. Mancini” costruisce pozzi in Africa con AMREFTiri ... Mancini88

Quando manca l’acqua non possiamo lavarcene le mani

Cari studenti e docenti del Liceo Scientifico Mancini e tutti voi cheavete contribuito alla raccolta fondi in favore del progetto idrico diAMREF, grazie di cuore da parte mia e di tutto lo staff per il vostroprezioso gesto.Un scelta importante che, tra solo pochi mesi, darà la possibilità adun villaggio del continente africano situato nel distretto di Mkuranga,in Tanzania, di avere a disposizione, nel tempo, acqua pulita e potabile.Il progetto prevede il pieno coinvolgimento della comunità beneficiariain ogni sua fase, da quella di formazione su come costruire e poimantenere la struttura, alla partecipazione ai corsi per poter utilizzare,una volta ultimata, la fonte in loro possesso a pieno regime.Questi ed altri fattori come il tipo di terreno, la profondità in cui sitrova l’acqua, il tempo che la comunità riesce a dedicare agli scavi, e,non ultimo, la capacità di AMREF di riuscire a seguire attentamente idiversi progetti idrici che si trovano spesso distanti molti chilometritra loro, determinano la riuscita dell’intero progetto.Un progetto che darà la possibilità, ad un’intera comunità, non solo diavere un pozzo ma di DIVENTARNE PROPRIETARIA, consapevoledell’importanza e dei benefici prodotti dall’avere a disposizione acquapulita e potabile per mangiare, cucinare, lavarsi e coltivare.Per tutte queste ragioni, ogni progetto ha una sua specificità ed unicitàe non sempre è possibile stabilire dei tempi precisi per la realizzazionefinale. Durante il corso dei mesi riceverete un primo aggiornamentosullo stato dei lavori e la documentazione fotografica finale dopo circa12 - 14 mesi dalla data del finanziamento.Al termine dei lavori il pozzo avrà incisa a mano una targa dove accantoal nome che il villaggio avrà scelto verranno le parole da voi scelte“PER UN FUTURO MIGLIORE” come simbolo della collaborazionetra voi e la comunità.Nella speranza di sentirvi presto, vi mando un caro saluto da partemia, delle persone che beneficeranno del nostro intervento e di tutto lostaff di AMREF.A presto

Francesca GiannettaCoordinatrice Progetti Idrici - AMREF Italia

Scuola e dintorni

Un anno fa quando sul numero di dicembre di Tiri Mancini lessiper la prima volta del progetto AMREF mi emozionai perl’entusiasmo che insegnanti e compagni della succursale

avevano dimostrato portando avanti una raccolta di fondi, per i singolicosì leggera e per quella comunità africana, così lontana da noi, tantoimportante. Quando la professoressa Lia Silvestri mi chiese se volevooccuparmi della raccolta fondi mi sentii onorata.A gennaio insieme ai ragazzi del comitato per l’or ganizzazione dellafesta della creatività abbiamo pensato a cosa portare di innovativo perquella data così significativa ed emozionante per tutti gli studenti: nonc’è stato bisogno di dire tante parole, le cose sono nate da sole.È emozionante oggi ritornare a scuola e leggere la lettera di ringra-ziamento di AMREF, così piacevole, soddisfacente, ma il ringra-ziamento non va a me, le idee le possiamo avere tutti, bisogna essereaffiancati da persone capaci di aiutarci e avere davanti persone dispostea collaborare per raggiungere il fine comune.Il ringraziamento che AMREF fa a me io lo faccio ad ognuno di voiche l’anno scorso indossava quella maglia così bella; ringrazio chi hafatto il disegno, significativo e divertente, ringrazio chi si è divertito acolorarsela e ad indossarla alla giornata della creatività, ringraziol’Innograf dei fratelli Capuozzo che si è messa a disposizione con prezzipiù agevoli per partecipare con noi alla nostra grande colletta e ringraziotutte quelle persone che l’anno scorso hanno collaborato con me alfine di realizzare un’iniziativa così importante.La targa che sarà incisa sul pozzo “Per un futuro migliore” per me eper tanti ha un significato importante che spero venga compreso datutti così da invogliarvi anche quest’anno a fare quello stesso piccolosacrificio che l’anno scorso ha permesso di completare un pozzo e diiniziarne un altro. Dal piccolo sacrificio di ognuno di noi è nato unprocesso evolutivo per la vita, la cultura e la salute di tutte quelle personeche ne beneficeranno, e che spero potranno essere di anno in annosempre di più. Ringrazio le professoresse Lia Silvestri e Maria LuisaIacuzio che mi hanno invitato a scrivere ancora una volta su questogiornalino, e per avermi dato l’opportunità di partecipare ad un progettocosì eticamente e socialmente utile.

Dora Barzaghi V B (2010-2011)

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99Eureka!Tiri ... Mancini

Forse i neutrini sì, sono piùveloci della luce, ma disicuro ancora più veloce è

stata la divulgazione della notiziadell’esperimento condotto dagliscienziati del Cern, il laboratoriodi fisica di Ginevra (il più grandedel mondo) a partire dal settembre2011. Altrettanto rapida è statal’avventatezza con cui la massa haconfutato la Relatività Generale diEinstein in seguito alla scopertadell’Organizzazione Europea perla Ricerca Nucleare. Ricordiamocome allo stesso modo era stataritenuta non più valida la Teoriadella gravitazione universale diIsaac Newton appena dopo la pub-blicazione della teoria formulatae pubblicata da Einstein nel 1916.Studi successivi dimostrarono chenon solo le due teorie non siescludevano l’un l’altra, ma ancheche la seconda risultava unaparticolarità della prima. Nonlasciamoci, quindi, guidare dal-l’ignoranza ma teniamoci pronti atutto perché, come sosteneva lostesso Einstein: “Il processo di unascoperta scientifica è, in effetti, uncontinuo conflitto di meraviglie”.E pensare che nel nostro caso, lameraviglia è stata l’ef fetto delladeflessione di particelle dallamassa talmente insignificante daessere approssimata a zero.Il Modello S tandard, ossia l’edi-ficio concettuale elaborato daifisici per chiarire come si or ga-nizza la materia, è come un pa-lazzo che si er ge su una serie diarchitravi: tre delle quattro forzefondamentali e tutte la particelleelementari oggi note. Ai piani

superiori, troviamo la meccanicaquantistica e la relatività specialementre tra le particelle elementari,vi sono proprio i protagonisti dellavicenda che ci accingiamo anarrare: i neutrini.Ma facciamo prima un altro tuffonel passato: la teoria dellaRelatività spiegava l’originedell’universo dal Big Bang adoggi e lo faceva sfruttandol’esistenza di una velocità limiteirraggiungibile: quella della lucenel vuoto, pari a 299 792, 458km\s. Einstein teorizzò che, man

Più veloci della luce?mano che un corpo si avvicinavaalla velocità limite, il suo temporelativo rallentava, il volume delcorpo diminuiva mentre la suamassa aumentava. Se questavelocità limite venisse raggiunta,il corpo avrebbe dimensioni zero,massa infinita e tempo relativofisso. Tuttavia i nostri minuscoliprotagonisti hanno viaggiato allavelocità di 300.006 km\s rag-giungendo dopo 732 km il tra-guardo del Laboratorio del-l’Istituto nazionale di fisicanucleare del Gran Sasso con 20metri di anticipo. Se confermato,l’esperimento potrebbe persinoaprire la Teoria di Einsteinall’universo a 43 dimensioni di cuiparla la teoria del Supermondo.Nei secoli passati, teorie nonsperimentali avevano già messo indiscussione l’idea di tempo diEinstein.. La più af fascinante èsenza dubbio quella ideata daPhilip Dick, il cui romanzo (“Doandroids dream of electic sheep?”)ispirò il film di fantascienza“Blade Runner”. Lo scrittore af-ferma che l’universo ci appare alcontrario perchè la nostra per -cezione interiore del tempo sa-rebbe ortogonale al flusso realedel tempo stesso. Nella sua teoriaDick, ispirandosi alle lettere diSan Paolo, arriva quindi a definiredue tempi. Il primo è inseparabiledallo spazio, che fonda la nostraesperienza ontologica (la nostrapercezione), il secondo è il tempodell’universo, che si muove indirezione diversa, forse addiritturaopposta a quella della nostra co-scienza. Il tempo soggettivo, detto

anche “lineare”, è un tempoaccumulato che viaggia inun’unica direzione e via via cheviaggia diventa eterno perchéraggiunge Dio.Lo studio pubblicato dal Cern edal CNRS (Centre National de larecherche scientifique) è il fruttodi tre anni di osservazione di circa15mila neutrini mediante lostrumento moderno più efficientemesso a punto dai fisici con-temporanei : il CNGS (Cern neu-trinos to Gran Sasso), che ha ilcompito di studiare e comprendere

il neutrino, la particella più miste-riosa tra tutte quelle conosciute.I neutrini sono prodotti costan-temente all’interno del sole e dellealtre stelle e riempiono tuttol’universo, non sono soggetti allaforza elettromagnetica e attra-versano indisturbati tutta lamateria con cui interagiscono soloraramente.Studi recenti hanno individuatol’esistenza di tre famiglie di neu-trini: elettronici, muonici, tauoni-ci; questi tre tipi oscillano tra unafamiglia e l’altra ma l’oscillazionesarebbe possibile solo se avesserouna massa che, tuttavia, non èancora stata misurata.L’esperimento è stato condotto suineutrini muonici, alcuni deiquali,nel momento di arrivopresso il Gran Sasso, hanno subitoun’oscillazione, trasformandosi inneutrini tauonici. Tale oscillazioneè resa possibile dalla grandedistanza (732 km) che intercorretra la sede del Cern e il laboratoriodel Gran Sasso. La generazione dineutrini studiati nel laboratorioitaliano parte da un acceleratoredi 400 miliardi elettronvolt delCern di Ginevra. Essendo l’ac-celeratore posto orizzontalmente,i protoni vengono deflessi daelettromagneti in direzione GranSasso sia sul piano orizzontale chesu quello verticale (a causa dellaforma sferica della Terra). Duranteil percorso i protoni colpiscono dei“bersagli” (regoli cilindrici digrafite con un diametro di 4-5mm).Una delle maggiori dif fi-coltà dell’esperimento è stataproprio quella di assicurare laprecisione del fascio... Il passag-gio attraverso questi bersagli cau-sa il decadimento degli stessiprima in mesoni, alcuni carichipositivamente, altri negativa-mente. Poco dopo i mesoni carichipositivamente incontrano duelenti magnetiche (corno e riflet-tore) che trasformano i mesoni inun fascio parallelo. Il fascio pa-rallelo entra a questo punto in untunnel di decadimento lungo 1 kmnel quale i mesoni decadono inneutrini. I neutrini riemer gonoall’esterno e giunti al Gran Sasso,vengono rilevati da appositi

rivelatori che ne registrano leoscillazioni. Quello che analizzale interazioni dei neutrini sichiama rivelatore Opera, da cui ilnome del progetto, ed è costituitoda tanti “mattoncini” composti da50 fogli di piombo e altrettanti diemulsione. Il rilevatore Operaanalizza le interazioni dei neutrinigrazie ai 50 fogli di piombo e 50di emulsione di cui i mattoncinida cui è formato sono costituiti,per un totale di 12 milioni di foglidi emulsione e 206 mila mat-toncini. L’importante è individua-re i mattoncini che sono staticolpiti dai neutrini e per facilitarel’individuazione sono statiinterposti degli speciali rivelatoria oscillazione che registreranno intempo reale il passaggio diparticelle. Ora, poiché tutte leinterazioni del fascio sarannoindividuate, la difficolta consisterànel definire quali tra le interazioniappartengono al neutrino tau. In5 anni di vita degli esperimentisolo 15 neutrini tra quelli cheoscillano sono stati studiati.L’esperimento è iniziato infatti nel

Un tunnel sotterraneo lungo730 chilometri, che parteda Ginevra e termina sul

Gran Sasso: non è propriamentequesta la struttura del CERN(Consiglio Europeo per la RicercaNucleare) fantasticato dall’exMinistro dell’Istruzione Maria-stella Gelmini, che con questaaffermazione fantascientifica habattuto anche le più incredibilifantasie di Jules Verne.Il CERN, attualmente il labo-ratorio di fisica delle particelle piùgrande al mondo, nasce da unaconvenzione risalente al 29Settembre 1954, firmata da 12Stati europei, compresa l’Italia; ilcomplesso nacque 9 anni dopol’invenzione della bomba atomicae partendo proprio da quest’ul-tima scoperta hanno avuto originetutti i progetti di ricerca, questavolta con il preciso obiettivo direndere la scienza uno strumentodi pace e non di distruzione.

Il Tunnel delle meraviglie

2006 ed è stato chiamato CNGS/OPERA. CNGS e OPERA sonodue acronimi: il primo,comeprecedentemente chiarito sta perCern Neutrinos to Gran Sasso, ilsecondo per Oscillation Projectwith Emulsion-tRacking Appa-ratus - che identifica l’apparatosituato nella sala C dei Laboratoridell’Infn del Gran Sasso del qualeabbiamo parlato.L’approfondimento da noi con-dotto, guidato dal professore Do-menico Tucci, ci ha coinvolti edaffascinati e speriamo vivamenteche i nostri studi teorici possanoessere concretizzati con una visitaal Cern di Ginevra accompagnatidal professore nel corso dell’annoscolastico. E’ possibile che si trattidi un passo in avanti rispetto allaconcezione einsteiniana ma ètroppo presto per conclusioniaffrettate. Una cosa è certa: ilcambiamento è costante e comeafferma Galileo Galilei “Non bastaguardare, occorre guardare conocchi che vogliono vedere, checredono in quel che vedono ...”Laura Russo, Roberta Erra V D

Il laboratorio, che si estende tra ilconfine francese e quello svizzero,è collegato alle più grandiinnovazioni nel campo della fisicadegli ultimi 60 anni di storia esono ancora tanti i nodi scientificiche gli esperti stanno cercando disciogliere servendosi del CERN.Ma come è possibile tutto questo?Gli acceleratori di particelle sonoil centro nevralgico di tutti gliesperimenti portati avanti nellaboratorio e grazie alla lorotecnologia senza eguali hannoportato a numerosi successi, comead esempio la scoperta dellapossibile esistenza del Bosone diHiggs, anche nota come Particelladi Dio, che sarebbe il tassellomancante per capire il mec-canismo del Big Bang. Il continuoprogresso degli acceleratori diparticelle permette la nascita di

M. Palmieri - F. Adesso - V D

(continua a pag. 23)

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1010 Tiri ... ManciniBrowsing around

She reigns with these titles sinceher father’s death, King George VI(February 6 th ,1952). He is thesovereign (W e say so and not“sovereigns” or “queens” becausewe mean both kings and queens)who reigns from time immemorialin the world except in Asia and inAntarctica (it is logical, therenobody lives!), the second in theworld, overcome only by kingRama IX of Thailand. Elizabeth IIis the oldest British monarch of allthe time. The second placebelonged to queen Victoria I, wholived 381 years, seven months, 29days, 15 minutes and died in 1901.All the people live in countrieswhere the queen of the United

In spite of all the warnings, theAmerican president Geor ge W.Bush skimmed a “faux pas” withQueen Elizabeth during thewelcome speech to the Englishsovereign at the White House.“American people were proud towelcome Your Majesty in theUnited S tates”, Bush started tosay: “A nation that she knows verywell. After all she had lunch withten American presidents. YourMajesty helped our nation tocelebrate its bicentenary in 17…in 1976”, he was able to correcthimself to avoid giving the queenmore than 200 years old!

U. Freda, G. Cioffi IV G

After numerous celebrities whohave been fascinated by the socialopportunities that web 2.0 offers,creating their own accounts onsocial network as Twitter andFacebook, the British monarchtoo, Queen Elizabeth II, decidedto land on Facebook with her ownaccount. This account is called“British Monarchy”, and allowsthe sovereign to communicate inreal time, through the most usedcommunication tool in the world,with her own subjects and anyonewho wants to become her fan. Avery brave choice, that allows over500 million members onFacebook to stay constantlyupdated on the activitiesdeveloped at Buckingham Palace.Moreover, thanks to theapplication on Mark Zuckerberg’sportal, called “Near me”, it’ spossible to have news in real timeon the activities and initiativespromoted by the royal house, inits own residential area. Inconclusion even monarchs are“social” by now!

Dario Napolitano, AntonioPenna, Ernesto de Silva,

Alessandro Siciliano - V G

Fire of London:The Ten Days that shook De Cameron

Meeting Bush -Queen Elizabeth II

Queen Elizabeth of England part-timeQueen Elizabeth, on her eightieth birthday’s eve, announced that fromnow on she will work part time, from Monday to Thursday, for € 506a month (we are joking about the amount of money). In the other daysof the week she will be replaced by her sister , princess Anne, and byhis son, prince Charles, who is physically part time since he was 6years. Buckingham Palace specifies that the Queen enjoys good health,anyway, and she is ready to accomplish her tasks until the end. Asherself likes to remember “it’s a dirty work but someone has to do itanyway.”

Giulio Pascale - Mattia Dioguardi - IV G

The origins of social and political satire

Cameron says: hanging, shooting, decapitation and life imprisonmentfor all the rebels. I hope GOD save the Queen…and me.In a conference Cameron says that he is in favur of gay’ s marriagebecause people, above all men, must be to follow their instincts andthey are free to love someone of the same sex. After, the Prime Ministersays that gay people should get away from him because he is afraid ofthem. After years of flip-flap, the British Premier David Cameronconcluded the consultation with his conscience and at the annualcongress of Conservative Party of Manchester he af firmed to be foromosex marriage: before the divided reaction among applauses ofcircumstance then the menace of internal rebellion. This opinionprovoked the indignation of Gerald Howarth that thundered: “Themarriage is a question of conscience!... ( I think that) marriage isbetween a woman and a man!”Cameron was investigated because, during a conference, he was witha lot of women. He said that those women were inflatable dolls andthey were not authentic. Recently the Prime Minister had a rudebehavior towards his parliamentarian colleagues, making malechauvinist quips and hissing one of this colleaugue rudely , askingher:” Be quiet, I know she is terribly frustrated”. So this was, forCameron a reason of embarrassment too, in fact, he apologized towomen. So this was object of political satire too for him.Recently another shocking and scandalous event that concernedCameron’s policy and that made him became object of political satirehas been that one of his ministers, the Minister of Defence, LiamFox, chose a member of his staff, a dear friend of his but not with anofficial appointment. In fact he said he didn’t attend official meetingsbut a video, discovered by an Italian blogger, Filippo Sensi, has shownit wasn’t true because he was actually present at these meetings. Sothis has embarrassed Cameron that before defended him and that so,has asked his Minister to resign.Besides, some secrets and problems of International English politicshave finished in the baskets of public gardens, without that Letwincould destroy them. He has thrown them wholes and perfectly legibles,but this goes against the policy of Cameron government, that Letwincould promote and coordinate, the former wants documents destroyedfor the security of people. The explanation, as far as a spokesman ofMinister, is: “The Minister Letwin unrolls a part of parliamentary andplace consultation in the park before going to work and he sometimesleaves some letters there”. No one of these documents is of sensiblenature: “ These documents treat of terrorism and national security”.

Carolina Fato, Pierluigi Limone, Federica Maglio,Paola Preziosi IV H

The Scriblerus Club was foundedin 1712 by a group of English,Irish and Scottish writers. Wecould compare it to the LunarSociety born in Birminghamduring the second half of theXVIII century. The members ofthe Scriblerus Club , in fact, werefriends and mates of culture, who,during their informal and friendlymeetings, took care ofsatire, aiming par -ticularly at the excessand the venal beha-viours of their time inopposition to the dignifiedgreatness and the common senseof the ancients. In their writings,which will af fect the personalworks of individual members,they will criticize the vanity , thedeceit and the corruption thatparticularly the nobles tried tomask hypocritically in theXVIII century. “Martino

Scriblero’s memories” is just ac o l lec t i on o f various writingsthat emerged from the meetings ofthe group. The club was able tomeet physically for a very shorttime and accurately until the deathof Queen Anne in 1714. In fact,after her death, the country wassubject to the administration ofsome of the Scriblerus Club

enemies, who stoppedto meet but not to

be in contactby mail.

V G

Elizabeth II’s storyKingdom is the chief of the stateand the supreme leader . In theUnited Kingdom the governmenthas spent its kingdom of 100years, we have said 100! ElizabethII married with Philip, the Dukeof Edinburgh and she is the motherof the heir to the British throne,Prince Charles. She has been thefirst queen of the United Kingdomto have a prime minister born inher Kingdom (Tony Blair). SilvioXI of the United Kingdom willexceed her record, he will beBerlusconi’s reincarnation and hewill rule it from 1 1th September,2500 to 6th January 3000.

Federico Oliviero, IolandaMusto, Carlo Picardo V G

Facebook and the“British Monarchy”

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1111Le nostre attività Tiri ... Mancini

Era una notte chiara, racchiusa in un manto di stellee nell’incanto placidissimo della luna; il mareinfinito non si vedeva, ma si immaginava vivo e

palpitante nell’oscurità.Come tutte le calde sere d’estate, mi piaceva sentire labrezza marina che sfiorava la mia pelle, e camminare senzameta, da solo, ripensando alla mia vita.Ma io, Tullio Buti, non avevo più una vita. Non ero piùuna persona. Indossavo una maschera, che teneva nascostala mia nudità al mondo.Ma quella notte... lo specchio di quella notte si riflettevasu di me... scor gevo l’ombra dei miei passi e sentivo ilfruscio dei miei abiti... avevo accanto a me la bellezza chela natura mi offriva.Mi fermai su una panchina, chiusi gli occhi e vidi il miopassato.Vedevo mio padre, la sua violenza, vedevo il gracile corpodi mia madre tremante, la mia sorellina che piangevastringendosi a me, un ragazzo che aveva paura della paurastessa.Mia madre... il suo volto angelico, dolce, amorevole.Le sue calde braccia mi avevano scaldato per anni ed annima avevo poi deciso, per pura pazzia, di innamorarmi e disposare una fanciulla. Da tempo ormai ero costretto a vivercon un’estranea, che non aveva mai provato a conoscereun po’ di me.Una voce ferì il buio e aprii gli occhi.Un uomo era seduto accanto a me.Il nostro sguardo si incrociò in un caldo alito di vento, chepercorse la nostra pelle.- Silvestro Noli - disse. Le sue parole, il lamento di unusignolo. La casa, la moglie, l’amato figlioletto, vent’annidi duro lavoro in una cava... Raccontava del piccone chescuoteva sui massi, del buio profondo della sua infelicità epiangeva, piangeva come un bambino appena nato. Portavale sue mani nere e stanche sul volto, scosso dai fremiti...

. . . . .Guardando entrambi nella notte sentivamo che la nostrainfelicità quasi vaporava.Non era più di noi soltanto, ma di tutto il mondo, di tuttigli esseri, di tutte le cose, di quel mare sterminato edinsonne, di quelle stelle sfavillanti nel cielo, di tutta la vitache non può sapere perché si debba nascere, perché si debbaamare, perché si debba soffrire.Ci abbracciammo, un abbraccio caldo e insperato, chescioglieva il dolore e regalava conforto. Un lampione sistava spegnendo; ci teneva compagnia la solitudine dellecose che restavano lì con il loro aspetto cangiato e... unbarlume di chiaria.Grande, placida, come in un fresco luminoso oceano disilenzio, ci stava di faccia la Luna. Nella sua chiaritàargentea, era lì, sullo sfondo nero, la Luna.Rimanemmo in silenzioso stupore su quella panchina, ilresto era solo un lontano ricordo.

Dafne, Caterina, Paola, Daniele, Luca - III C

Incontro al chiaro di lunaVoglio trovare un sensoa questa vita...

“Indignatio facit versum”, scriveva Giovenale. Indignadossono gli ultimi figli del malcontento popolare. Ma in fondocotanto sdegno secolare a cos’è dovuto? Perché, adesempio, lamentarsi della scuola quando abbiamo ilprivilegio di arricchire il nostro bagaglio culturaleall’interno dei più moderni edifici, servendoci di tecnologieall’ultimo grido (di disperazione): abbiamo addirittura unvideoregistratore! E soprattutto siamo motivati a studiaredallo stimolante ambiente intellettuale nel quale viviamo:quanti interessanti programmi di approfondimentopossiamo trovare in televisione, e quale prospero futuro ciaspetta!Abbiamo due allettanti opportunità: o diventare starintellettuali da reality show, oppure assurgere a celebritàdel momento per aver commesso un lieve reato: unomicidio! Ma non preoccupatevi, rimarremo impuniti!Ovviamente non perché i nostri giudici non siano solerti,ma perché, si sa, il popolo italiano è da sempre moltoclemente.E inoltre non allarmatevi, la nostra salute è ben tutelata:se, ad esempio, ci rompiamo un braccio, dovremo aspettaresoltanto dalle quattro alle sei ore in un attrezzato prontosoccorso; e che saranno mai quando avete un bel pezzo divetro nella mano?! Ma il merito di questa eccellenza nonva al professore, al medico, al giudice, no: l’onore va tuttoa loro, i migliori politici di questi 150 anni di storia italiana!Sempre pronti a servirvi, ad accogliere le richieste delpopolo, a sacrificarsi economicamente durante un periododi crisi che sta dilaniando tutti. Generali valorosi edimpavidi ci hanno fieramente condotti nella nostra terrapromessa: sul ciglio del baratro più profondo.Indignatevi! Indignatevi studenti senza futuro, anziimpegnatevi, perché solo grazie alle vostre forze potetecostruire il vostro avvenire! Indignati popolo af famato digiustizia, perché storicamente la verità ha sempre trionfatoe finirà presto anche questa lunga “notte degli imbrogli”.Indignatevi malati, al momento fin troppo “pazienti”,perché i tagli non sono solo le vostre cicatrici, ma soldiche stanno togliendo alla vostra stessa salute.Allertatevi politici, perché siamo stanchi di assistere alloscempio nazionale, perché siamo arrabbiati e abbiamoraggiunto il limite massimo di tolleranza; la vostra oraarriverà!

Lea e Mauro - V D

Cara vecchia Indignatio

La giornata inizia male.Mi sveglia un rumore insistente, che turba la quietemattutina, facendomi tornare alla realtà, la vera realtà, enon quella dei sogni che ti accompagna di notte e tiallontana dai pensieri. Qualcuno bussa ripetutamente allamia porta, ma non ho intenzione di alzarmi dal letto. Vogliorestare ancorato ai miei sogni; ho fastidio di ritornare allamia vita. Che sto a farci così nella vita? Non lo so, non sonemmeno se esista un modo di stare diversamente almondo. Io che riesco ad avere un lavoro solo grazie ad unozio miliardario, che, nonostante la parentela, non ha uncomportamento rispettoso nei miei confronti. Anzi, si sentein diritto di trattarmi male, darmi mansioni mortificanti eretribuirmi con un salario misero. I debiti mi assediano...non posso permettermi di scappare via. Devo provvederea tre nipoti. Ecco la mia trappola. Mi ritrovo senza moglie,senza figli e con una famiglia a carico. Nulla da dire, sonodei ragazzi modello, ma le mie condizioni economiche nonsono suf ficienti a mantenere una persona, figuriamociquattro. La verità è che io non sono maistato bravo ad oppormi ai soprusidella gente, a dire no quando non

avevo voglia difare qualcosa. Chevigliacco! È la miavita, ma non sogestirla. Ho pen-sato mille volte dicambiare... inven-tarmi una nuovaidentità... I pensie-ri si affollano... Poidecido di lasciar

perdere, penso che tutto sommato va bene così. Nonostanteabbia una diffìcile condizione economica e un lavoro pocogratificante, non mi manca l’amore. Non ho una fidanzatae non ho una persona che mi stia accanto quando ho bisognodi conforto, ma sono innamorato.Si, sono innamorato di una splendida ragazza... chepurtroppo non ricambia il mio interesse. Le unichepossibilità che ho avuto non le ho sapute sfruttare e possodire che qualcuno ha preso al volo l’occasione, ha giocatomeglio di me le sue carte, credendo nelle sue capacità. Io,che non ho mai avuto fiducia in me stesso, ho lasciato chemi scappasse dalle mani l’opportunità di essere felice. Chiha giocato di anticipo? Mio cugino. Gli avevo chiesto aiutoper conoscere meglio una ragazza poiché, essendo amicida una vita, forse sapeva qualcosa in più di me. Ma lui neha approfittato. Con una scusa e con la sua solita faccia dacane bastonato pochi giorni dopo mi ha detto: “Che ci vuoifare, al cuore non si comanda”. E’ vero al cuore non sicomanda ed è per questo che io sto ancora qui a pensare alei, a quello che potevo fare e che non ho fatto, a quelloche lui è riuscito a fare. Ma ormai è tardi e forse è tuttofinito. Siamo noi vittime o padroni del nostro destino? Equesto dove si trova, fuori o dentro di noi? Nei nostri contiin banca o nei nostri sentimenti? E se in entrambi, in chepercentuale? Domande, solo domande, a cui per adessonon so dare ancora una risposta. Magari un giornoacquisterò fiducia in me stesso... non sentirò più lasolitudine nel cuore... troverò un senso ad ogni singolomomento della mia vita.Il rumore echeggia di nuovo nella mia mente. Decido diandare ad aprire. Sarà forse mio cugino pronto a vantarsidei suoi successi o il creditore di turno? Apro la porta.Dovevo aspettarmelo. E’ lì sulla soglia con il suo sorrisotrionfante... mio zio.“Paperino, ho bisogno di qualcuno che mi lucidi lemonete!!!”Come potrei tirarmi indietro? Non posso rifiutare.

Antonio, Lara, Andrea, Luca, Raffaele

SCRITTURA .... CHE PASSIONE!

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Il cuore pulsante del progetto“Festival della Filosofia inMagna Grecia” è animato dai

Laboratori Filosofici, crogiolo diidee diverse in guise varie evariopinte, per cui ogni sfumaturadi pensiero tinge d’una tinta nuovala gigantesca tela comune che è iltema di ciascun laboratorio.La scelta da parte degli studentiin merito a questo o quel labo-ratorio s’accorda con la propriapeculiare attitudine al filosofare e,se l’approccio alla Filosofia èobiettivo condiviso di tutte le areelaboratoriali, le modalità attra-verso cui tentare questo approcciosono dif ferenti: Laboratorio diParole, di Musica, di Conoscenzadi Sé, di Teatro, di Yoga, di Danza.La ripartizione in Laboratori ri-sponde non soltanto ad una ne-cessità di ordine logistico bensìmira alla formazione di piccoligruppi di lavoro onde conferire unapproccio più diretto, intimo, allatrattazione della sfera d’interesseFilosofico di cui si è intesooccuparsi.I benefici ef fettivi di un pro-cedimento didattico che muove inquesto senso vanno ricercati nellapiù spontanea partecipazionedegli alunni, motivati in primapersona alla concreta riela-borazione di un proprio pensierocritico che va ad incontrare lealtrui idee e motivazioni, in unprocesso spontaneo di confrontoe crescita comune.La possibilità di entrare in contattodiretto con sistemi di pensieroignorati prima d’allora e col-laborare con professori di Letteree Filosofia provenienti da tuttaItalia permette d’intuire la portatad’un progetto nazionale che metteradici nel fertile terreno del rin-novato interesse per la culturaFilosofica; esso denota la dire-zione verso cui la cultura militanteItaliana vuole indirizzare il pro-prio percorso.Il successo del Festival si con-cretizza pure come stimolo allaricerca d’un credo vero, al di làdei falsi miti plasmati dall’uomoper l’uomo e mira a risvegliare lacoscienza sociale dormiente deigiovani del ventunesimo secolo.L’ingerenza del mondo reale emateriale con il mondo delle ideeSocratico, l’Iperuranio, sembraormai essersi drammaticamenteridotta a tal punto che soltantopoche grandi anime si dimostranoportatrici di grandi idee, l’uomosembra non vivere se non di sé edi materia.L’esperienza socratica fa da basealle riflessioni di cui si è nutrito ilLaboratorio di Parole. Esso haavuto come tema principale laRicerca della Felicità, intesa comecanto libero del Daimon, veraispirazione dell’individuo, voltaalla conquista di quel quid

I LABORATORI FILOSOFICIineffabile al di là del sensibile,ebrezza creativa ed incontenibileche presuppone il superamento ditutti gli ostacoli che la società cipone davanti (“La Stella Danzantedietro il velo delle Illusioni” comeaffermava Nietzsche).Il Laboratorio di Parole è statotenuto dal Professor AndreaLucisano, che ha fatto vibrare lecorde dell’anima, con il rap inGreco Antico ed il cortometraggioda lui ideato riguardo la Filosofiadi Socrate. Lucisano ha saputocoinvolgerci attraverso metodid’apprendimento non conven-zionali all’interno della propriavisione lirica del processo storicodella Filosofia, ancora oggi as-solutamente attuale.Gli alunni del nostro Liceo hannosaputo distinguersi in capacitàespressive e profondo interessefilosofico tanto da essere invitatidal Professor Lucisano a futurecollaborazioni.Il momento finale dell’esperienzaLaboratoriale ha visto il contributodegli alunni attraverso larealizzazione di lavori personaliche attestassero la propria crescitacreativa e fossero testimonianzadelle idee sviluppate in seno alprogetto del Festival della Filo-sofia. Poesie, canzoni e libereinterpretazioni si sono imposteall’attenzione del convivio Filo-sofico ed io ho deciso di parteci-pare con la composizione e la let-tura di un insieme di ottonari, daltitolo “Amor Amore” sostenuti dalritmo incalzante delle percussionidel Laboratorio di Musica.

Carlo Leo - V L

AMOR AMOREMe ne andavo per il Mondoricercando un Quid profondoche mi desse da pensarea come agire, cosa fare.Sulla via del sol nascenteseppi un fatto sconvolgente:un santone venerandovolle dirmi d’allor quandoin un’epoca lontanaogni cosa fosse vanaed in Terra no non v’eracosa alcun che fosse vera.Tutto il Mondo Universaleriteneva fosse maleche vi fosse differenzatra lo spirito e la scienza,col poter della ragionesoffocando ogni espressioneche credevano diversadalla logica perversaadottata dal Sistemache rinchiude ed incatena.La medesima misuras’applicava alla natura:coloravano ogni fioredi un unico coloree le stelle dentro il cielovenner poste dietro un veloche oscurasse la visionee la libera opinione.La parola Sentimentola vietavan già da tempo,quando un grande pensatoreosò dire “Amor Amore”risvegliando la coscienzadel vulcano in quiescenza.Ci fu luce, un’esplosionedi parole ed emozione:riscoprirono il valoredella via del proprio cuore

Carlo Leo - V L

Un elogio alla creatività,al pensiero divergente di cuioggi abbiamo tanto bisogno! Sono stata a Velia nel gruppo del 17-20 ottobre accompagnato,

guidato e sostenuto moralmente dalla professoressa Anna DeCunzo. Dico sostenuto moralmente perché per chi come me ha

vissuto pienamente il Festival, quei tre giorni sono stati l’inizio di unpercorso di formazione che sta continuando tuttora... Il tema centraledel festival era “Il velo di Maya”, velo che nella cultura indianasegnava il muro tra doxa (apparenza) e alètheia (verità), quindi ingenerale “lo svelamento”.Mi permetto di dire che l’iter formativo non è iniziato solo per me, maanche per tanti altri tra i miei compagni di viaggio con i quali mi sonoconfrontata. E’ stato un cammino particolare perché non è stato soloculturale ma anche fortemente emotivo e, quindi, molto soggettivo.Al percorso hanno contribuito tutte le attività del festival che ci hannotenuti impegnati dalla mattina alla sera per tre giorni e mezzo ma anchequelle del mio gruppo, costituito da alunni di IV e V F, V B e dai mieicompagni di classe. Alcune delle attività del Festival, ad esempio ilaboratori (io ho seguito quello di danza), sono state molto diverse daquelle che svolgiamo in itinere durante l’anno scolastico per cui mirisulta dif ficile spiegarle brevemente. Spero, però, che avremooccasione di condividerle con i docenti e con gli studenti delle quartee delle quinte in altre circostanze. Noi ragazzi del primo gruppo con lanostra professoressa di filosofia, abbiamo cercato di creare le giusteoccasioni per farlo, organizzando, tra l’altro, la rassegna “Filosofi distrada” il 14 novembre a Mercogliano. Altre attività come le lezionimagistrali e i dialoghi tra “filosofi” hanno invece contribuito, in manierapiù “tradizionale” all’accrescimento del nostro bagaglio culturale.Sempre in quest’ambito collocherei le scenette teatrali nelle quali ciimbattevamo durante le passeggiate filosofiche. Le rappresentazioni,volte alla drammatizzazione di brani tratti da noti intellettuali, coniuga-vano contenuti ed “emozione drammatica”.Per concludere, direi che il Festival di Velia ci è servito per compren-dere che la cultura e la filosofia sono vive ed è possibile ritrovarle ometterle in atto tutti i giorni. Proprio per questo credo che si dovrebbepartecipare di più ad iniziative e progetti di questo genere anche per lealtre discipline e non solo per la filosofia.

Roberta Erra V D

Festival della Filosofia in Magna Grecia

Tiri ... Mancini Note e Parole1212

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“Se vuoi andare veloce vai dasolo, ma se vuoi andare lontano

vai con gli altri”. Questa frase,forse la più emblematica delFestival della Filosofia di Velia, ciha ispirato nell’or ganizzazionedell’evento “Filosofi in strada” del14 novembre a Mercogliano.Un’esperienza bellissima ma chesi sarebbe rivelata fallimentare senon ci fosse stata la condivisione,l’alterità e il sostegno dei nostricompagni di viaggio insieme aiquali abbiamo af frontato questoemozionante percorso.Ricordiamoci sempre, a tal pro-posito, che “Non c’è nessuno cosìricco che non abbia bisogno diricevere, nessuno così povero chenon abbia qualcosa da dare”. Ilprimo comandamento dovrebbeessere “Non la penso come te madarei la mia vita affinchè tu possa

esprimere la tua opinione”. Questafrase che ha attraversato la storiarisulta ancora perfettamenteattuale. La crescita si genera dalconfronto, dal sano e apertoconfronto che permette a ciascunodi guardare l’altro, di guardarlo evederlo, non di guardarlo e veder-si. Svelamento e nascondimento,alterità, realtà e apparenza, sonostati i temi af frontati nel nostropercorso a Mercogliano comeprecedentemente a Velia. L’alteritàè una ricchezza. E’ necessario di-menticare per un attimo sé stessiper riuscire a vedere veramentel’altro. “Non vediamo mai al di làdelle nostre certezze e, cosa anco-ra più grave, abbiamo rinunciatoall’incontro, non facciamo cheincontrare noi stessi in questispecchi perenni senza nemmenoriconoscerci. Se ci accorgessimo,se prendessimo coscienza del fattoche nell’altro guardiamo solo noistessi, che siamo soli nel deserto,potremmo impazzire”. Ed è questaindubbiamente la parte piùdifficile, tant’è vero che noi riu-sciamo a svelarci con pochi, conpochissimi o addirittura connessuno perché pochi sono coloroche hanno il coraggio di mostrarsiper come sono e, soprattutto, ac-cettarci per come siamo. La mag-gior parte della folla da cui siamocircondati (coetanei, compagni di

percorso, insegnanti e, talvolta,genitori) non fanno altro cheindossare maschere, innalzaremuri ed “io finisco per essere coleiche mi si crede”. Raccontiamo,per restare in tema, due storie cheprobabilmente sono già note amolti di voi. La protagonista dellaprima storia è una portinaia chedalla sua guardiola assiste alloscorrere della vita di lussuosavacuità dei condomini del palazzo.Questa donna che appare con-forme al vestito che porta, grassa,sciatta, scorbutica e teledipen-dente è in realtà, all’insaputa ditutti, una coltissima autodidattache adora l’arte, la filosofia, lamusica, la cultura giapponese. E’persino in grado di farsi beffe deisuoi ricchi e boriosi padroni. Matutti nel palazzo ignorano le sueraffinate conoscenze, che lei sicura di tenere gelosamente na-scoste, dissimulandole con umo-rismo Questa donna matura saràinaspettatamente salvata da unaragazzina, che coglie così profon-damente le bellezze e le crudeltàdel mondo circostante che lerisulta impossibile sopportare lamediocrità del flusso dei voltimascherati nel quale è immersatanto da arrivare a pianificare ilsuicido nel giorno del suo 16°compleanno (L ’eleganza delriccio).Il protagonista della seconda sto-ria, invece, è un uomo che nel mo-mento in cui assiste alla rovinadella propria vita sull’orlo delprecipizio, adotta la soluzione piùsemplice: scappare dagli altri masoprattutto da se stesso sfruttandoun piano molto ef ficace: fingersimorto e rinascere sotto un altronome (Il fu Mattia Pascal). Ma levicende di questi personaggi, purnella loro diversità, sono acco-munate da un unico filo con-duttore: quando non si hanno piùvie d’uscita risulta necessarioaffrontare il destino in cui si èimprigionati e all’epilogo esseresempre quello che si è sempre sta-ti nel profondo, qualunque fossel’illusione in cui ci si è voluticullare. Perché lo sappiamo tutti,non solo i nostri protagonisti, checullarsi, nascondersi, restareprigionieri e vittime di questa“stanza della tortura” che è larealtà che ci circonda significaproteggerci ma è una protezionefittizia, che non fa altro cheallontanarci dalla vita con la Vmaiuscola. Questo tema è moltoattuale... cito a tal proposito unafrase di una canzone “Abbiamofacce che non conosciamo ce lemettete voi in faccia pian piano”.Costantemente in bilico tra palcoe realtà, noi giovani abbiamo famedella vera essenza delle cose. Maquesto tema è attuale da millennitant’è vero che il velo di Maya,tema centrale del Festival della

Filosofia, af fonda le sue radicinella cultura induista e indiana.L’espressione fu, però, coniata so-lo nel 20° secolo da ArthurSchopenhauer che si riferisce allostesso velo che copre dalla nascitagli occhi dell’uomo della metaforadella caverna di Platone. E’ soloquando il velo si alza chel’anima dell’uomo si risveglieràdal letargo conoscitivo e potràcontemplare finalmente la veraessenza della realtà.Qualche giorno prima dell’eventoabbiamo somministrato un que-stionario ai ragazzi di diversefasce di età e l’ultima domanda eraquella cruciale “Pensi che nellanostra società sia dif ficile sve-larsi?”. Quasi tutti non hanno fattoaltro che confermare le nostre ideevenute alla luce in modo maturodopo Velia. Nella nostra società,l’essere viene sacrificato in favoredella legge dell’apparire e delleforme.Oggi sembra quasi “più facilespezzare un atomo che un pregiu-dizio” come diceva Einstein.Siamo prigionieri dei ruoli che civengono assegnati e delle forme.Siamo studenti imprigionati dietroi banchi, sterili insegnanti nascostidietro le regole da imporre e darispettare, genitori incapaci dimettersi in discussione o peggiospaventati dall’universo che siporta dentro il proprio figlio.Di conseguenza siamo analfabetisul piano emozionale, siamo tuttiaffetti da una vera e propriapatologia, l’ “alessitimia”, letteral-mente “non avere le parole per leemozioni” perché in questo cao-tico sistema non è importante ciòche abbiamo dentro ma ciò cherappresentiamo.Ciò che manca in questo mondo èun po’ di silenzio per ascoltarsi,aprendosi all’altro, per poteressere se stessi, senza dover preoc-cuparsi del giudizio della massa,degli stereotipi, degli idoli, troppospesso sbagliati.Viviamo la nostra quotidianitàcome automi, come contenitori diconcetti, trascurando la partemigliore della giovinezza: la spon-taneità, la spensieratezza, l’in-crollabile fede nei propri sogni,nelle proprie passioni e in sé stessi.Cosa stiamo aspettando per ab-battere questi muri che ci in-trappolano? Ad un certo puntodevi prendere una decisione: iconfini non tengono lontani glialtri, servono solo a soffocarti.La vita è un problema, e noi siamocosì. Quindi puoi sprecare la tuavita a tracciare confini oppurepuoi decidere di vivere, supe-randoli. Ma ci sono confini che èdecisamente troppo pericolosovarcare. Però una cosa la so: se seipronto a correre il rischio, la vitadall’altra parte è spettacolare.Ho l’abitudine dopo aver com-

Si è conclusa con un abbraccio di gruppo la rassegna filosofico-culturale “Filosofi in strada svoltasi a Mercogliano, lunedì 14novembre. Il percorso ha avuto inizio nel suggestivo bor go

medievale di Capocastello in cui noi alunni del Liceo Scientifico “P. S.Mancini”, abbiamo potuto ammirare le bellezze artistiche del centrostorico, accompagnati da una guida straordinaria, Don Vitaliano dellaSala. Nel borgo, abbiamo messo in scena alcune rappresentazioni tratteda testi di noti filosofi come Kant, Voltaire e Erasmo suscitandol’interesse dei nostri coetanei provenienti da altre scuole. Dopo la visitaguidata alla scoperta di siti artistici di straordinaria bellezza, al centrosociale “Campanello”, messo a disposizione dal comune di Merco-gliano) si è svolto un convegno sul tema dello “Svelamento”. Hannopreso parte all’evento il professor Salvatore Ferrara, la professoressaPina Russo (Presidente dell’Associazione Festival della Filosofia inMagna Grecia), la professoressa Irina Marini e Berardino Zoina(vicepresidente della consulta provinciale degli studenti). Tutto ilpercorso è stato or ganizzato grazie all’impegno di alcuni ragazzi delnostro Liceo che, sotto l’attenta supervisione del Preside Prof. Gesa edelle professoresse De Cunzo e Genovese, hanno in pochi giorni creatoe allestito un evento nato grazie ad un’idea maturata durante il Festivaldella Filosofia di Velia. Un ringraziamento speciale a tutti i professoripresenti che hanno contribuito attivamente alla riuscita dellamanifestazione. Vivissimi ringraziamenti, poi, vanno al SindacoCarullo, per l’ospitalità che ha offerto a tutti gli studenti e ai partecipanti,al Presidente della proloco avv . D’alessio e, infine, a Don Vitalianodella Sala per aver aperto le porte di Capocastello, guidandoci allariscoperta del nostro territorio e permettendoci di vivere una giornataemozionante all’insegna della creatività, dell’arte e della cultura.

Un emozionante percorso alla ricerca dell’autenticità

Un’entusiasmante iniziativa:“Filosofi in strada”

Classe V B

prato un libro di leggere l’ultimapagina, probabilmente per cu-riosità e impazienza, ma l’ultimapagina di un libro ha per meun’importanza indefinibile. Ilfinale di uno dei libri ai quali sonopiù af fezionata recita così: “Midico che in fondo la vita è questa:molta disperazione, ma anchequalche istante di bellezza dove iltempo non è piu lo stesso. Unaparentesi temporale, una sospen-sione, un altrove in questo luogo,un sempre nel mai”. Quanto questidue avverbi così dissimili siano infondo parte integrante di unastessa cosa è molto chiaro: la

bellezza in questo mondo non vacercata affannosamente, ci vieneincontro giorno dopo giorno nellepiccole insignificanti cose seabbiamo il tempo di lasciarcicercare. Perché sia essa nell’amoreche proviamo, nell’ascolto di unacanzone lontana dal tempo, o inun profumo riconosciuto tra lafolla, avrà il potere di portarcidove vorremmo essere portati. Ilsempre nel mai, quel miracoloinsano che ci permette di amarela bellezza in questo caos che cicirconda, l’infinito nel finito,l’eternità nella fine.Roberta Erra - Laura Russo - V D

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Sono passati ben 150 anni trascandali, tangentopoli evallettopoli, coppe del

mondo, festival di Sanremo (Dioce ne scampi!), feste sobrie edeleganti ad Arcore, da quandol’Italia dalla Val Brembana fino aPorto Palo di Capo Passero, puntaestrema della Sicilia, è unita daun’unica bandiera. Moltissimi i fe-steggiamenti: cerimonie solenni,bandiere tricolore e, per l’occa-sione, anche intimo tricolore, Ca-pi di Stato commossi e il popoloin estasi.Ma dalla pianura Padana si èsollevato un grido di protesta daparte di un gruppo di uomini conun fazzoletto verde al collo e chesi lavano con l’acqua del Po,raccolta da un’ampolla di vetro dalloro profeta, che indignati si sonorifiutati di celebrare la penisolaunita, poiché il loro unicodesiderio è quello di isolare la loroverde pianura dal puzzolentemeridione, abitato da un popolorozzo, sporco e mafioso. Manessuno li ha ascoltati e i festeg-giamenti sono continuati conVespa e Baudo che hanno litigatosu Rai Uno. Il 17 marzo sono statechiuse tutte le scuole e gli uf ficipubblici, mentre i “Verdi Padani”hanno continuato a lavorare efaticare anche quel giorno edinfatti per dimostrare al popolopigrone la loro costanza nordicahanno posizionato le loroscrivanie, consumate ed unte disudore, in Piazza Scala a Milano.Gli omini con il fazzoletto verdehanno rifiutato persino di cantarel’inno italiano, perché secondoloro è un “inno sfigatello”, pienodi “fratelli”, “coorti”, “elmi”,insomma è poco moderno, civorrebbe qualcosa di più allegro,come per esempio, “Romagnamia”. L’Italia ha continuato adignorali, perché “i pazzi” è meglioassecondarli ed ogni monumentoai caduti, lapide alla memoria ovespasiano è stato adornato concorone fasciate con i tre patriotticicolori: rosso del pomodoro,bianco della mozzarella e verdedel basilico. “Federalismo, lode alfederalismo!”, i “verdisti” gridanoal resto dell’Italia queste parole,poiché grazie al federalismo,sempre sia lodato, potrebberofinalmente mangiare la casseulain pace e cantare come inno “Omia bella Madunnina”. Così comeil Belgio docet, si creerebbero due“Italie (il povero Garibaldi si ri-volta nella tomba, quanta faticaper unire questa benedetta pe-nisola!), da una parte i nordicisvelti, mattinieri e grandi la-voratori e dall’altra i “terrun”tracagnotti con i baf fi e “ignu-ranti”, come direbbe un veroverdista.

Alessandra Coluccino - V C

Fin dai tempi della Grecia edella Roma antica l’arsdicendi veniva studiata

come una componente dellaretorica e rappresentava un’abilitàfondamentale nella vita pubblicae privata. La capacità di pa-droneggiare le parole in modoefficace divenne, con il tempo,uno degli strumenti cardinedell’eloquio politico. Arringare ilpopolo comportava un’accuratascelta dei vocaboli e un’attentaelaborazione della coerenza edella scorrevolezza del discorso.I tempi, però, sono cambiati e leantiche tendenze oratorie nonrappresentano altro che arcaicicostumi. Il linguaggio nell’am-biente politico, infatti, si èinvolgarito, ed è imbarbarito daespressioni, gesti e vocaboliinappropriati, fortemente contra-stanti con l’antica “disciplina”della retorica. E’ in particolare lapolitica italiana a detenere il“primato” in ambito linguistico.La parolaccia è in assolutol’espressione più utilizzata dainostri rappresentanti nazionali.Questo fenomeno di degradazionepolitica, è dovuto principalmentea tre fattori: la spettacolariz-zazione; la personalizzazione e lavolgarizzazione. La prima siriferisce alla fusione tra ambiente

politico e televisione, in particolarmodo nei talk show dove vince chiusa contenuti semplici, rumorosie veloci; la seconda indica la tra-sformazione della dialettica daconfronto di idee e contenuti ascontro di persone; la terza si rife-risce alla volontà di avvicinarsi dipiù al popolo: la parolaccia è calo-rosa, spontanea, sintomo di nor -malità. Ma gli orizzonti dellaparolaccia politica lasciano intra-vedere il superamento della parolastessa: fischi, smorfie, toccatine,linguacce, pernacchie, il dito me-dio, le corna, l’ombrello. I nostripolitici dovrebbero capire chel’effetto che suscitano nelpubblico al loro esprimersi inmodo tutt’altro che magnilo-quente, è di ripugnanza e dicompassione. La parolaccia è solovolgarità, cacofonia, perdita diautocontrollo. Ricostituire il lin-guaggio come richiedono i media,velocizzarlo, non implica la le-gittimazione della volgarità e delladegenerazione del linguaggio, inparticolar modo in ambito po-litico. A questo punto una do-manda sorge spontanea: non eraforse più che rassicurante econdivisibile la centralità che igreci e i latini attribuivano all’arsdicendi?

Francesca Ceccato - IV C

Politica: dall’ars dicendi al vilipendio

Grazie Presidente Gior gioNapolitano, grazie peresserci, in questo

momento di difficile cambiamentoepocale, caratterizzato dadisorientamento istituzionale,economico, sociale e valoriale.Grazie Presidente, per come cirappresenta a livello internaziona-le e per la sua presenza sempreattiva, vigile su tutto il TerritorioNazionale.Per aver richiamato, in più occa-sioni, la società civile, le sue strut-ture portanti, come la famiglia,l’associazionismo, l’impegnopolitico, laico e cattolico a darprova di responsabilità e capacitàdi reazione, anche e soprattutto nelmomento di passaggi difficili.Per aver ricordato, in un crescendodi appelli e ammonimenti, che lemisure necessarie di rigore, ac-compagnate a scelte per lo svi-luppo, debbono essere frutto eoccasione di un confronto lar go,oltre che di una comune respon-

sabilità, al di là delle differenze edei particolarismi che ciimpoveriscono e ci fanno l’uncontro l’altro armato.Per l’attenzione rivolta a noigiovani, ai disoccupati, allefamiglie, ai diseredati, ai detenuti.Per le durissime bacchettate alCarroccio e al progetto-Secessione, per aver ribadito, inmaniera ener gica, che “nellaCostituzione non c’è una viademocratica alla Secessione”; peraver avuto finalmente il coraggiodi af fermare che le spintesecessionistiche della Lega sono:“grida che si levano dai prati, conscarsa conoscenza dellaCostituzione”, “idee ridicole”,“grottesche” al di fuori di unaideologia politica, senza fondateragioni patriottiche, fuori dallastoria, un attentato all’Unità dello

Stato e un disconoscimento e unrifiuto dell’unità morale eculturale degli Italiani.Per aver espresso, con l’efficaciae l’autorevolezza che le compete,quello che tanti Italiani e tanti suoiconcittadini hanno nel cuore esulle labbra, già da molto tempo.Per l’ammonimento “a vigilare, astare attenti, con gli occhi aperti”,perché se le grida diventasseroqualcosa di concreto, lo Stato nonpotrebbe non reagire, come fecenel ’44, quando, di fronte ad untentativo di organizzazione di unmovimento separatista, lo S tatonon esitò ad arrestare uno deiCapi, il siciliano, Andrea Finoc-chiaro Aprile.Per aver letto e ricordato laceleberrima frase di Cicerone:“Legum omnes servi sumus utliberi esse possimus” e di averaffermato che “servire le leggi perpoter essere liberi” vale per tutti icittadini, anche per la Lega.Signor Presidente sappiamo che la

minaccia di secessione è grave,attenta all’Unità ed Indivisibilitàdella Repubblica sancita dal-l’Articolo 5 della Costituzione ebisogna vigilare, ma non siindigni... è questione di virgole. Ileghisti nel leggere l’Articolo 1della Costituzione si fermano alprimo enunciato: “La sovranitàappartiene al popolo” e non vannooltre la vir gola, dove si dice che“il popolo la esercita nell’ambitodella Costituzione e della legge!”.Carissimo Presidente, il fatto èche, a 150 anni dall’Unità, gliItaliani non hanno ancora matu-rato una Coscienza nazionale, nonconoscono la Costituzione delloStato Italiano, confondono ilFederalismo con la Secessione eil guaio più grosso è chepretendono pure di dettar leggi...Grazie Presidente per esserci.

Ernesto de Silva,Guido Buonovino - V G

Grazie Presidente 150 anni, cronacadi un compleanno

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1515Note e parole Tiri ... ManciniIL LENTO DECLINO DEL SUD

Giovani in fuga, giovani senza futuro, questione morale, questisono i temi su cui oggi si dibatte, ma che nella realtà dei fattinon trovano alcuna soluzione concreta. Diritto al lavoro, dignità

umana sono le parole sottolineate più volte dai dipendenti FIA T-IRISBUS che per oltre cento giorni sono stati in sciopero per difendereil loro posto di lavoro, minacciato da una forte crisi occupazionale.È dal mese di luglio, infatti, che in Valle Ufita si è aperta una gravecrisi a seguito della decisione della FIAT IVECO di cedere l’aziendaper mancanza di commesse. Forte e dignitosa è stata la risposta deidipendenti che in maniera pacifica hanno reagito a tale situazionedifendendo il loro diritto al lavoro, conquistato in più di trent’anni.Operai ed impiegati con i capelli bianchi insieme ai giovani hannopartecipato ai numerosi cortei che si sono svolti in questi mesi sia inIrpinia che a Roma.Per i giovani di trent’anni anni fa c’era la speranza di un’occupazione,per i giovani di oggi la situazione si fa sempre più drammatica. Bisognaemigrare, andare via al Nord. Ma anche il Nord fino a ieri luogo diricchezza produttiva, è oggi in crisi. Al Sud come al Nord la situazioneè grave, sono a rischio i cantieri di Castellamare di Stabia come quellidi Genova, e questo mentre i ricchi diventano sempre più ricchi ed ipoveri sempre più poveri, con un indebolimento pro-gressivo dellaclasse media. Si impone perciò con forza la risoluzione del problemaoccupazionale da un punto di vista etico.

Riccardo Magliacane, Giuseppe Andrea Monaco V L

Questione lavoro: problema nazionale

Problemi storici tuttorairrisolti e fatti recenti sulversante della politica eco-

nomica mettono a dura prova lacredibilità italiana a livellointernazionale. Tra i molteplicifattori di una grave crisi, cheinteressa il mondo intero, vieneannoverato il ruolo del Sud, omeglio, del Mezzogiorno italiano,considerato da sempre arretrato,con un forte tasso di disoccu-pazione, circa il 25%. Molto forterisulta, inoltre, l’ingerenza dellamalavita nel complesso delleistituzioni locali. A detta di moltiimprenditori italiani il rilancioeconomico dell’Italia è ostacolato,nel panorama internazionale, dal-l’arretratezza atavica del Sud.Al contrario, il Sud può essereprotagonista di un progettoconcreto di sviluppo, tale darenderlo forza propulsiva, nucleod’un meccanismo di crescitaeconomica mirante ad invertirequei processi involutivi che nonsono inarrestabili. Esistono fortipotenzialità che, se opportuna-mente sviluppate, possono contri-buire concretamente al rilanciodell’economia nazionale. Eppureil Sud corre il rischio di esseremesso all’angolo dalla scarsaattenzione dei media e dellapolitica mentre l’intervento delloStato si prefigura essenziale edassolutamente necessario.Dieci anni di retorica localistahanno determinato una situazionedi per sé incresciosa: il Nord haterritorializzato sempre più i pro-pri interessi ed il Sud è stato co-stretto ai tagli, al crollo inevitabile,perché manca una politica eco-nomica nazionale a livello com-plessivo. Un invito all’interventoin tal senso viene dal PresidenteGiorgio Napolitano che af fermache il Sud è la principale in-compiutezza Italiana a 150 annidall’Unità Nazionale, per cui è

Lamento per il Sud ... e volontà di riscattonecessaria un’adeguata strategiadi valorizzazione del Mezzo-giorno ai fini della crescita delPaese. Questa strategia di valo-rizzazione deve tener conto dellerealtà locali, delle ferite ancoraaperte a cui deve esser posto im-mediato medicamento: le proble-matiche sono paradossalmentequelle stesse che si svilupparononel dopoguerra e, prima ancora, inseno al Brigantaggio per tuttol’Ottocento.Nel 1949 Quasimodo scrive, nellafamosa lirica “Lamento per il Sud”che il Sud è ormai “stanco disolitudini, stanco di catene”; eglimuove la propria elegia soste-nendo un “lamento d’amore senzaamore” fatto di amorosa nostalgiaper la sua terra e di sdegno, dirabbia per la sua sorte. Oggi, nel2011, una moltitudine di ricer -catori, di laureati eccellenti (circa134 mila quest’anno) cercanofortuna altrove, approfittandodelle opportunità offerte dai Paesiesteri E’ una generazione di tren-tenni esclusa del tutto dal sistemaeconomico. La Questione Meri-dionale si fa sempre più questionegenerazionale e spinge i giovanialla fuga, lasciando un Sud chediventa necessariamente semprepiù vecchio, più solo, e senza ca-pacità di dar voce ad un progettopolitico qualsiasi. La crisi, che hacolpito tutto il Paese, al Sud è statadevastante: le classi dirigentihanno strozzato qualunque pro-spettiva di sviluppo sacrificandogiovani e lavoratori, un capitaleumano che il Sud sta perdendosenza possibilità di rimedio.

Esistono dati recenti che attestanoper la prima volta una più altanatalità al Nord (Rapporto Svimezsull’Economia 2011), uno tsunamidemografico in un processo diprogressivo invecchiamento delMeridione (nei prossimi trentaanni raddoppieranno gli anziani equasi si dimezzeranno i giovani).L’urgenza di un intervento radi-cale che dia al Sud un ruolo signi-ficativo nel panorama intellettualeed economico italiano prende lemosse, quindi, da un’accurataanalisi della realtà Meridionale.Le possibili strategie d’interventopossono trarre ispirazione dallesoluzioni economiche di altreregioni o Paesi che meglio hannoretto la pressione della crisifinanziaria: coinvolgimento nel-l’amministrazione pubblica diaziende private a cui demandarela condivisione del rischio di pro-getti innovativi, sostituzione diAmministrazioni Locali incapaci,distribuzione di incentivi fiscali aigiovani laureati che decidono ditornare in patria e mettere a dispo-sizione dello S tato il proprio ta-lento, finanziamenti a cooperativedi cittadini con il compito di tute-lare beni architettonici e paesag-gistici del Bel Paese (musei, sitiarcheologici, parchi).Tali ipotesi d’intervento si basanotutte sulle concrete possibilità disviluppo della società Meridionaleed auspicano la visione di unnuovo Sud: non più fardello al ri-lancio economico, ma vero eproprio catalizzatore di ideeinnovative.

C. Leo - G. Rinaldi - V L

La crisi occupazionale delnostro paese va vista inambito locale, nazionale

e internazionale per ef fetto dellaglobalizzazione, che coinvolge lerealtà più deboli dell’interopianeta. Molto incisivo è stato ildiscorso del cardinale AngeloBagnasco, durante la visita aiterminal container del bacinoportuale genovese, che haaffermato come il diritto al lavorosia costitutivo della dignità uma-na, mentre la famiglia risulta ilprimo punto di forza senza la qua-le le sfide lavorative si affrontanocon più difficoltà...La famiglia è un ammortizzatoresociale di notevole portata cheinterviene, quando lo Stato risultacarente. Niente di nuovo diremmonoi poiché già dopo la secondarivoluzione industriale papaLeone XIII nella Rerum Novarum

I tempi cambiano. Etica, economia, deontologia professionale, rapporto scuola-mondo dell’impresa, casi di corruzione come quello dellaParmalat ed una difficile situazione internazionale, sono stati

i temi affrontati in maniera molto incisiva e chiara da illustri relatori,durante un convegno or ganizzato nella nostra città dall’IstitutoItaliano per gli S tudi Filosofici di Napoli, sezione di Avellino, incollaborazione con l’ordine degli Avvocati e quello dei Commer -cialisti e soprattutto dei Giovani Commercialisti.Tema spinoso è risultato quello di etica ed economia, perché connessoad un’economia oggi non più sostenibile ed in grado di soddisfare leesigenze di tutti. Essa risulta, infatti, inadeguata ed asfittica, perchéal servizio dell’interesse di pochi, secondo un’ottica prettamentedarwiniana, dove il più forte prevale sul più debole. Nel corso delconvegno è stata più volte citata l’opera di Dahrendorf, che proponeun ritorno a Smith e al benessere sociale.La ricchezza, infatti, non equivale semplicemente al PIL pro capite,ma a tutto l’insieme di condizioni, che concorrono a formare ilbenessere come servizio sociale: assistenza medica, assistenza aglianziani e così via. “Felicità” direbbero in maniera forte gli Illuministi;diritto alla ricerca della felicità recita la costituzione americanaemanata nel 1776 da Thomas Jefferson.Oggi, invece, più che mai si assiste alla negazione di diritti basilariquali quello al lavoro, all’uguaglianza, alla salute e ancora altro, innome di uno sfrenato capitalismo, che contrappone pochi a molti. Ilmercato senza regole è, un far west, violento e selvaggio. Il diritto,oggi, più che mai, deve essere il punto di contatto tra etica edeconomia.

Roberto D’Auria - Dino Raffa - Vincenzo Spiniello - V L

Etica ed economia per una dimensione umana

scrisse a favore del diritto allavoro, denunciando i problemisocio-economici dell’epoca.Egli nel 1891 sostenne le riven-dicazioni proletarie, confermòl’importanza della proprietà pri-vata per la libertà della persona edella famiglia, concordò la sus-sidiarietà dell’intervento statale edapprovò il diritto all’associazionesindacale, nonchè l’istituzione diun salario che potesse assicurareil giusto sostentamento al lavo-ratore. Oggi, due secoli dopo inun’Italia che sta andando inrovina, noi giovani possiamoancora essere sicuri che questodiritto ci venga garantito?Chi può darci queste risposte? Perora l’Italia è muta ed il nostrofuturo un’enorme ed immensaincognita..

Ferrarese Fosca V L

Lamento per il Sud

Il diritto al Lavoro no!

...........Più nessuno mi porterà nel Sud.Oh, il Sud è stanco di trascinare mortiin riva alle paludi di malaria,è stanco di solitudine, stanco di catene,è stanco nella sua boccadelle bestemmie di tutte le razzeche hanno urlato morte con l’eco dei suoi pozzi,che hanno bevuto il sangue del suo cuore.Per questo i suoi fanciulli tornano sui monti,costringono i cavalli sotto coltri di stelle,mangiano fiori d’acacia lungo le pistenuovamente rosse, ancora rosse, ancora rosse.Più nessuno mi porterà nel Sud.E questa sera carica d’invernoè ancora nostra, e qui ripeto a teil mio assurdo contrappuntodi dolcezze e di furori,un lamento d’amore senza amore.

da “La Vita non è sogno - 1949Salvatore Quasimodo

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1616 Tiri ... Mancini Note e Parole

La storia della Dogana diAvellino si confonde con lastoria dell’intera città; la

sua presenza, datata dal 1007, te-stimonia l’importanza del com-mercio, avvertita sin dal sec. X.Essa contribuì a dare risalto allamassima espressione dell’attività

commerciale che ebbe proprionella Dogana il suo tempio. Sorseall’incrocio di importanti stradedel commercio che confluivano adAvellino, come ad esempio la viaDelle Puglie; col passare deglianni, la Dogana da semplicedeposito di derrate, monopolizzòben presto la vita politica, buro-cratica, commerciale, tributariadell’intera comunità di Avellino.Sede di fiere, ospitava nella piazzaantistante anche il mercato deiprodotti agricoli e del bestiame. Ladogana era considerata unamoderna “Borsa Valori”, tanto dafissare il prezzo corrente sulmercato dei prodotti, influendopersino nelle zone di Napoli e diTerra di Lavoro, fino alle coste diAmalfi e Capri, ove si era solitiattenersi al “prezzo secondo lavaluta che corre in Avellino”.I prodotti principali commercialierano in massima parte grano,granone, orzo, fave, legumi, ecc..Il funzionamento della Doganaalla metà del ‘700 dava lavoro acirca cento persone.Nel 1674, l’architetto CosimoFanzago consegna al PrincipeFrancesco Marino Caracciolo laDogana restaurata in ogni suaparte, specialmente nella facciata,che of fre la quinta sulla PiazzaCentrale divisa in due piani. Ilpiano del basamento presenta cin-que lunette in rapida successione,al centro della facciata due nicchiedanno alloggio a due statue: Dianaed un Efebo. Il piano superiore ac-coglie cinque riquadri nella stessasequenza delle lunette del pianoinferiore. Nel riquadro centrale di-mora una lapide. Gli altri riquadriportatori di altrettante nicchie,contenevano quattro busti mar -morei, rappresentanti Adriano,Augusto, Pericle ed Antonino Pio.Nelle due nicchie si ammiravano,

poi, la statua di una Venere e lastatua di Marino I Caracciolo.Infine, il piano attico rimanevaornato da altre due statue: Apollocon la lira ed un Niobede.Pinnacoli, anfore ed altri elementidecorativi completavano la partealta del coronamento dell’edificio.

Sul frontespizio abbiamo ancoradue leoni in pietra, che recano loscudo principesco dei Caracciolo;

mentre, più in alto, due stemmiaraldici completano il frontespi-zio. Agli inizi del ‘900 lo stabilefu adattato a sala cinematografica,perfezionata in vera sala da cine-ma nei successivi anni ’30, com-pleta di loggiato.In seguito fu definitivamentetrasformata a Cinema Teatro eintitolata a Re Umberto I, come lastrada omonima. Danneggiata daibombardamenti del 14 settembre1943 e dal terremoto del 23novembre 1980, venne restauratadopo i due tragici eventi. NellaNotte del 17 dicembre 1992, unviolento incendio distrusse ilvecchio Cinema Umberto, da oltremezzo secolo allocato in quelloche fu uno dei monumenti piùinsigni della città di Avellino: laDogana. L’incendio aveva ri-sparmiato la sola facciata che èancora oggi visibile, purtrop-po allo stato di rudere fatiscente.

Al giorno d’oggi…

Attualmente la dogana di Avellinonon è ancora proprietà del Co-

L’antica Dogana di Mercogliano. Un po’ di storia…

Varcata la Porta dei Santi,un arco a tutto sestointonacato ed af frescato

nella fascia sovrastante con laraffigurazione dei Santi patronidella città, Modestino, Flaviano eFiorentino, ci s’imbatte nell’anticaDogana, costituita dal primoedificio sulla sinistra.Dell’originario palazzo - prege-vole esempio di architettura rina-scimentale - seconda metà del sec.

XVI, si conserva una facciata inbugnato ad opus reticolatum oquadratum di piperno provenientedalla Cava di Pianura (Napoli) diinteresse unico, che probabilmen-te ricopriva l’intera parte basa-mentale dell’edificio, ideata e rea-lizzata forse sulla falsa riga dellefacciate in bugnato del Rinasci-mento campano, che vagamenterimanda al bugnato della facciatadi Palazzo Gravina e della facciatadella Chiesa del Gesù Nuovo (ex

Palazzo Sanseverino) a Napoli.La facciata è costituita da bugneregolari di dimensioni circa50x50cm in piperno tagliate aforma di tronco di piramide.Nel bugnato pipernoide sono inca-stonati due elementi architettonicidi straordinaria bellezza: un por -tale d’ingresso e una finestra conornia, entrambi in piperno; il por-tale, finemente decorato con moti-vi floreali è caratterizzato da due

lesene laterali con capitelli com-positi, sui quali si imposta un arcoa tutto sesto, con profilature moda-nate; l’ornia della finestra lateralepresenta allo stesso modo moda-nature lineari in perfetto stile rina-scimentale. Il concio in chiave divolta del portale d’ingresso è co-stituito dallo stemma nobiliaredella famiglia proprietaria, scol-pito in rilievo ma oggi poco leg-gibile. La Dogana fu costituita aridosso dell’ingresso principale

del paese dai Governatori del-l’Annunziata per la riscossione didazi e balzelli sulle merci in tran-sito. L’opera è attribuibile all’ar -chitetto giardiniere Catello Maz-zarotta alias Pacello da Mer-cogliano (Mercogliano, 1455-1534), monaco colto e raf finato,conoscitore delle tecniche del-l’arte rinascimentale del giardinoall’italiana in modo particolaredella topiatura delle bordure edelle siepi , nonché esperto inge-gnere di opere idrauliche; Pacelloda Mercogliano divenne Maestrogiardiniere al servizio di Alfonsodi Aragona, Duca di Calabria (poiAlfonso II) per il quale curò lasistemazione dei giardini dellascomparsa villa di Poggioreale, eprobabilmente anche quelli postitra la villa della Duchesca e CastelCapuano, anch’essi scomparsicompletamente.Nel 1495 Carlo VIII durante la suaspedizione militare in Italia rimaseentusiasta dei giardini degli Ara-gonesi, dei giardini del Duca diCalabria - tanto da scrivere, men-tre si trovava a Napoli, ad un suocorrispondente “voi non potetecredere i bei giardini che io hovisto in questa città, perché sullamia fede mi sembra che non vimanchi che Adamo ed Eva perfarne un paradiso terrestre, tantoson belli e pieni di ogni buona esingolare cosa” (cit. da G . Mon-gelli, Pacello da Mercogliano.Architetto giardiniere del periododel Rinascimento, in “Samnium”,n. 49, 1976, pp. 63-64) decise dicondurre Pacello con sé in Fran-

La dogana di Avellino. Un po’ di storia…

SALVIAMO LE DOGANE !!!

cia, insieme con Fra’ Giocondocon il quale sembra avessecollaborato a Poggioreale e insie-me a molti altri artisti e artigianiattivi nei cantieri reali di Napoli.

Al giorno d’oggi…

La dogana di Mercogliano versain uno stato di assoluto degrado,completamente abbandonata a sestessa e lontana dall’attenzionepubblica, in quanto molti ignoranoil suo valore storico ed architet-tonico. In realtà se solo si prestasseattenzione a tale edificio si scopri-rebbe in esso una grande risorsaper il luogo: immaginiamo possadiventare una piacevole sala dilettura, dove ogni lettore potrebbetrascorrere delle piacevoli ore incompagnia di un buon libro, ap-prezzando quelle che sono lecaratteristiche architettoniche estilistiche dell’edificio storico.L’edificio, tragicamente logoratodal tempo e dalle intemperie, po-trebbe tornare allo splendore diuna volta tramite un attento lavorodi restauro che donerebbe al Co-mune di Mercogliano un punto diritrovo per gli amanti dell’arte edella cultura.

Pagina a cura di:A. Pastore, A. Genovese - III A

Particolare del Portale

mune, ma di proprietà privata, eversa in uno stato di totale ab-bandono, pur rappresentando unodegli edifici più importanti dellacittà storica.Con questo articolo vorremmo fartornare la dogana al suo anticosplendore, facendo breccia nel

cuore di coloro che hanno tra-scorso piacevoli ore della lorogiovinezza nelle sale del cinemaUmberto, dove ci raccontano siapriva il tetto durante l’intervallotra i due tempi del film, per faruscire il fumo di sigaretta, quandoera consentito fumare nelle sale.

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1717Tiri ... Mancini

“Per trent’anni l’abbiamo cu-rata, ora vogliamo guarirla”-

“La fibrosi cistica merita unocchio di riguardo “-“Un ciclamino per la ricerca” -“Vorrei…guarire dalla fibrosicistica”Questi alcuni dei messaggi eslogan delle tante campagnerivolte negli anni a sostenere laricerca contro la fibrosi cistica.Ma che cos’è la fibrosi cistica? E’ una grave malattia genetica, lapiù diffusa in Italia: le statistichedicono che vi sia un portatore sanoogni 25 persone e un malato circaogni 2500 nuovi nati. Nel mondone sono colpite oltre 100.000persone. Viene trasmessa conmeccanismo genetico autosomicorecessivo: il malato ereditapertanto un gene difettoso daentrambi i genitori . Tale gene èstato identificato nel 1989 sulbraccio lungo del cromosoma 7,e codifica per l’anomalia di unaproteina che regola il trasporto disali, chiamata CFTR (Cysticfibrosis transmembrane regu-lator). Questo difetto causa gravialterazioni soprattutto negli organiricchi di secrezioni come: bronchi,polmoni, pancreas, fegato, appa-rato digerente, ghiandole sudo-rifere e organi di riproduzione. Lecellule epiteliali producono unmuco denso e vischioso. In generela malattia si manifesta preco-cemente, in età neonatale o nelleprime settimane di vita e colpisceindifferentemente maschi efemmine.I segni e i sintomi specifici dellafibrosi cistica possono esserediversi, a seconda della gravitàdella malattia. Ad esempio unbambino affetto da fibrosi cisticapuò avere problemi respiratori manon problemi digestivi, mentre unaltro può essere colpito daentrambi. Inoltre i sintomi dellafibrosi cistica possono variare conl’età. In alcuni neonati il primosintomo può essere un bloccointestinale (ileo da meconio),ovvero si possono osservare:crescita insuf ficiente, feciabbondanti e oleose, infezionirespiratorie frequenti.Nei bambini e nei ragazzipossiamo avere: sapore salato

della pelle, blocco intestinale, fecioleose, ritardo nella crescita,tosse o asma, infezioni frequentiall’apparato respiratorio, prolassorettale, dita delle mani e dei piedia bacchetta di tamburo.In genere il 50% dei pazienti sipresenta con sintomi respiratori,di solito tosse cronica e respirosibilante insieme a infezionipolmonari ricorrenti o croniche.La tosse è il sintomo più molesto,spesso accompagnata daespettorato, vomito e disturbi delsonno. L’insufficienza pancreaticaesocrina si evidenzia clinica-mente nell’85-90% dei pazienti esi manifesta in genere preco-cemente. Nel 10% dei pazientiadulti si verifica un diabeteinsulino-dipendente e nel 4-5%degli adolescenti e degli adulti siha una cirrosi biliare multilobularecon varici e ipertensione portale.Il test diagnostico usato nor -malmente per la fibrosi cistica è iltest del sudore. Nei pazienti conquadro clinico sospetto o conanamnesi familiare positiva, unaconcentrazione di Cl > 60 mEq/lconferma la diagnosi .Per i sintomi e le complicazionidella fibrosi cistica esistonodiverse terapie, i loro scopiprimari sono: la prevenzione delleinfezioni, la riduzione dellaquantità e della consistenza dellesecrezioni polmonari, il miglio-ramento della respirazione, ilmantenimento di un apportocalorico e nutritivo adeguato.Per raggiungere questi obiettivi ènecessaria una terapia far -macologica con cure estenuantiche compromettono fortemente lavita quotidiana del malato, perchésono da gestire momento permomento e tarare in base afrequenti controlli clinici neicentri specializzati. Questi in-terventi hanno permesso oggi diallungare l’aspettativa di vitarispetto al passato, quando difibrosi cistica si moriva nei primimesi o anni di vita. Oggi l’attesamedia di vita è intorno ai 40 anni,un risultato veramente eccellente,però occorre precisare che le curea disposizione agiscono solo suisintomi e non sul difetto che staalla base della malattia.

Possibilità future di curaIl maggior progresso nella ricercasulla fibrosi cistica avvenne nel1989, quando i ricercatori iden-tificarono la mutazione geneticache provoca la malattia. Da allorain poi gli scienziati hanno studiatoil modo di inserire copie del genenormale nelle cellule dell’ap-parato respiratorio.Certo c’è ancora molto da faree per questo è importantesostenere la ricerca attraverso laFondazione ffc, che promuove esostiene progetti destinati allostudio di nuove e radicali cure persconfiggere la malattia. Taleattività richiede ingenti risorse

economiche, il cui reperimento èaffidato alla buona volontà dellepersone che sono disposte con illoro aiuto a collaborare con la

Fondazione per of frire un futurodiverso ai molti malati di fibrosicistica di oggi e di domani.R. Bianco, F. De Gennaro IV D

Nella settimana dal 17 al 23ottobre 2011 siamo statitutti chiamati a dare il

nostro contributo per la ricercasulla Fibrosi Cistica con l’acquistodi una piantina di ciclamino ol’invio di un sms. Anche noistudenti delle classi IV B e IV Ddel liceo Mancini ci siamo sentiticoinvolti nell’invito alla soli-darietà e ci siamo recati presso ilgazebo allestito nella nostra città,dove abbiamo incontrato ladelegata provinciale e chiestoinformazioni in proposito.D. Quando è nata l’Asso-ciazione?R. La Fondazione per la ricercasulla fibrosa cistica nasce a Veronanel 1997 ed è l’unica ONLUSitaliana che promuove e sostieneprogetti destinati allo studio dinuove e radicali cure persconfiggere la malattia.D. Con quale finalità?R. La fondazione è oggi orientataa correggere il difetto di base dellamalattia, promuovendo efinanziando progetti innovativi diricerca. Tra gli obiettivi principalic’è la formazione di giovaniricercatori e di personale sanitarioche hanno anche il compito diinformare e di aggiornare ad ognilivello sulla fibrosi cisticacollaborando con le associazionidi volontariato.D. Ci spieghi come lei è statacoinvolta o che cosa l’abbiaspinta ad assumere un ruolo diresponsabile dell’Associazione.Quando è sorta la sede diAvellino?R. Sono stata coinvolta perchéspinta da un’esperienza personaleche mi ha fortemente provata e ciòmi ha motivata ad occuparmi inmodo diretto attraverso lafondazione alla dif fusione delleinformazioni di questa patologia.Alcuni anni fa, poichè mi eroaccorta della disinformazioneesistente sulla malattia, chiamai lafondazione per farmi mandare del

materiale e, dopo il buon esito delmio operato, mi nominaronopresidente della delegazione diAvellino. Avevo iniziato a cercareinformazioni sulla malattia sin dal2001, operando privatamente e,dopo la nomina come delegata, nel2004 nacque la sede di Avellino.D. Quale ruolo svolge sul ter-ritorio?R. La fondazione FFC promuovela dif fusione della conoscenzariguardo tutti gli aspetti dellamalattia e la raccolta di fondi perincentivare lo sviluppo dellaricerca.D. Con quale altri enti o servizisanitari collabora? E’ frequen-tata anche da privati?R. Nell’ambito del nostroterritorio provinciale non è statoancora realizzato un discorso dicollaborazione, per cui l’attività sisvolge solo in contatto diretto conil centro regionale. C’è, inoltre,una fattiva collaborazione conpersone private che sono statecoinvolte personalmente e/oemotivamente e che svolgonoun’attività di volontariato. Lanostra fondazione si occupaesclusivamente di ricerca indi-pendente in quanto molte impresefarmaceutiche non mirano a de-bellare la malattia ma sono più

interessate ad operare per finieconomici.D. Qual è il programma che laFondazione si prefigge di realiz-zare nel prossimo futuro?R. Il programma futuro dellaFondazione è sicuramente quellodi incentivare sempre di più laricerca mettendo a punto nuovitrasportatori del gene, tra questi lecellule staminali per una terapiadi riparazione del tessuto o unacorrezione farmacologica e cioèun attivatore e potenziatore dellaproteina CFTR difettosa. Inpassato la terapia genetica è statavista come un possibile rimedioma, dal momento che la malattiasi presenta in diversi gradi di gra-vità e caratteristiche, quest’unicaterapia non potrebbe funzionare.D. E’ stato facile o ha incontratodifficoltà?R. E’ stato difficilissimo perché disolito c’è un cattivo uso delleassociazioni e, pur non essendo ilnostro caso perché utilizziamo benl’80% di tutti i fondi raccolti,spesso riceviamo risposte sgra-devoli. Questo è un altro motivoper cui c’è la necessità di far cono-scere la serietà della nostraAssociazione.G. Sarno, S. Noviello, F. Battista

I. Iannaccone, V. Papa - IV D

LA FIBROSI CISTICA Il Liceo “P.S. Mancini”ancora a scuola di solidarietà

1717

Intervista alla sig.ra WANDA DELLO RUSSO

sede di Avellino

Note e Parole

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1818 Tiri ... Mancini Note e Parole

Tra i mesi di agosto esettembre nei bar dellaprovincia di Avellino sono

state poste sotto sequestro alcune“macchinette mangiasoldi” dallaguardia di finanza. Esse attiranocome una calamita soprattuttogiovani e giovanissimi. Il gioco èsemplicissimo, infatti bastainserire una o più monete e tirarela maniglia dell’apparecchio;peccato che anche la possibilità diperdere soldi sia quasi scontata !Le combinazioni vincenti sonocasuali e sono determinate da ungeneratore di numeri altrettantocasuali, che si ripete ogni 72 volte.Questo significa che le perditesono molto più elevate rispetto aquanto realmente “si incassa”. Lemacchinette sono caratterizzate daun funzionamento elettronico cheprevede l’accensione di “bonus”e di funzionalità con lo scopo diincrementare il punteggio conse-guito (necessario alla vincita) sullabase di scelte esclusive del pro-gramma di gioco, indipendentidall’abilità del giocatore. Oltre adinserire i soldi (unico vero obiet-tivo di questi apparecchi), a chiutilizza tali macchinette è lasciatala sola possibilità di tirare la molla.Non entra in gioco l’esperienza ol’abilità ma solo la fortuna chespesso (e lo abbiamo detto) non ècieca ma permette la vincita ognivolta che si azzera il giro presta-bilito delle giocate. Le macchi-nette sono omologate e autorizzatedai Monopoli di Stato e rispettanola legge 326 del 24 novembre2003. Per quanto riguarda iguadagni, il 75% delle giocatetorna ai giocatori, il 13,5% va alloStato come prelievo erariale, lo0,3% ai Monopoli come canonedi concessione, lo 0,5% ai gestoridelle reti telematiche.Facendo i dovuti conti, ai pro-prietari rimane il 10,7% dellegiocate che divide alla pari con ilgestore del locale. Il vero gua-dagno va allo S tato che noninveste e non rischia nulla e non

MACCHINETTE MANGIASOLDI:Giocare è facile, perdere di più

ai proprietari che su quel gua-dagno ci pagano fior di tasse e dicosti di gestione. Gli unici a cor -rere rischi sono i giocatori e traquesti i più giovani che non sirendono conto in quale baratropossono sprofondare.Uno degli interventi effettuato adAvellino, dalla Guardia diFinanza, è stato possibile anchegrazie all’aiuto di un genitorepreoccupato del fatto che il figlio

passasse giornate intere nel bar agiocare. È sorprendente il nume-ro di giovani risucchiati dallemacchinette mangiasoldi, tentatidall’azzardo e ipnotizzati dallafebbre del gioco. Le conseguenze,sono distruttive non solo per iragazzi, ma anche per le famiglieimpreparate ad af frontare unsimile problema. Ecco perchésulle macchinette mangiasoldidovrebbe esserci la scritta:“IL GIOCO NUOCEGRAVEMENTEALLA SALUTE”.

Dario Napolitano V G

“La prima puntata è sempre fatale. E’ l’inizio di una tragedia, qualunquesia l’esito: se si vince ci si convince che quello è un modo facile perrisolvere i propri problemi e magari diventare milionari, se si perde sigioca una seconda volta, e poi ancora, ancora, ancora nell’illusione direcuperare la somma persa”. Parola di un commerciante di Avellino di56 anni, ex giocatore incallito che a causa del gioco ha perso la moglie,i figli, che pur adorava, e... qualcosa come tre miliardi delle vecchielire, costretto a vendere immobili e a chiudere l’attività. “La mia drogaè stato il casinò. Ho cominciato ad andare su e giù per l’Italia giocandocifre sempre più cospicue fino a finire nelle mani degli strozzini. Quellaè stata la mia fine. Oggi mi definisco un ex giocatore, ma non negoche qualche anno fa sono ritornato al casinò, le tentazioni sono sempredietro l’angolo! Credo di essermi definitivamente disintossicato dalvizio, ma la dipendenza dal gioco è molto più dirompente delladipendenza dall’alcool. Il gioco patologico è una vera e propria drogache avvolge il “malato” in una spirale che può spingerlo a propositisuicidi e anch’io ho pensato di farla finita. Ma sono troppo vile ancheper quello. Ricordo...la prima volta...ero a Montecarlo per motivi dilavoro, dopo una giornata di stress, insieme a dei colleghi pensammodi distrarci al casinò. La prima giocata mi è stata fatale.Da quella sera ho cominciato a giocare più spesso e cifre sempre piùelevate. Ad ogni perdita ritornavo a giocare convinto di poter vincerela somma necessaria a riparare i debiti e , invece, sono finito nellemani degli usurai, subendo anche minacce di morte. E’ così che hodilapidato il patrimonio di famiglia, ho mandato in pezzi il miomatrimonio, ho dovuto chiudere l’attività, licenziare i miei dipendentied io stesso mi sono trovato senza lavoro. Perché ho smesso? Perchéormai non avevo davvero più nulla da giocarmi...”

POKER ONLINE, L’ILLUSIONEDEL GUADAGNO FACILE

Basta un click e siamo in un rassicurante mondo virtuale, dove tuttosembra possibile.A guidarci nel fantastico mondo del poker online è Francesco: 28 anni,studente di giurisprudenza fuori corso. E’ un ragazzo come tanti, cheama lo sport e le ragazze. Per lui il poker non è un gioco o undivertimento ma molto di più, è quasi una professione. “Ho cominciatoa diciotto anni, dopo due mesi ho vinto diecimila euro a un torneo. Hopensato “E’ fatta!”. Mi sono tirato dietro gli amici. Qua, se sei bravo,puoi alzare cinquemila al mese”, ci racconta. E Francesco non ècertamente l’unico. Oggi gli Italiani che giocano a poker online sonoalmeno tre milioni. Tra questi i giocatori patologici, ossia coloro chevivono il gioco come una vera e propria dipendenza, sono almeno 120mila. Il tavolo verde virtuale affascina, e sempre di più. Lo fa non soloin maniera subdola, ma anche democratica. A cadere nella trappolasono davvero in tanti e provenienti da tutte le classi sociali: giovani,laureati, casalinghe, pensionati, manager. Questo grazie a siti invitanti,slogan e pubblicità sensazionalistiche e testimonial d’eccezione. Guaia definirli giocatori patologici o a definire il poker un gioco d’azzardo.“Trovo estremamente lesivo apparentare il poker al gioco d’azzardo,qui non è Gratta e Vinci, per vincere a Hold’em devi fare duemilacalcoli in un minuto e avere... nervi d’acciao” afferma Mario Adinolfi,non un pensionato desideroso di dar via la propria pensione, maaddirittura un giornalista, nonché ovviamente un professionista di pokeronline. Quello del poker online è, dunque, un fenomeno in forteespansione. Ormai in Internet si può partecipare a veri tornei dove,dietro i giocatori virtuali, vi sono persone reali che si contendonomontepremi veri e anche piuttosto ingenti. La poker mania sta, inoltre,travalicando i confini del web ed inondando la tv. Un caso esemplare èrappresentato da “pokeritalia 24”, canale televisivo che trasmette partitedi poker a qualsiasi ora e che vanta una media giornaliera di 700 milacontatti Auditel. Le possibilità di guadagno of ferte da questo nuovomercato fanno gola a molti, anche a big dell’imprenditoria italiana comePoste Italiane e Mondadori, che ambiscono ad una fetta della torta. Ilrischio di tutto ciò non è solo una banalizzazione del gioco d’azzardoe della patologica dipendenza che esso comporta, ma anche laprospettiva di possibili infiltrazioni mafiose. Infatti il poker onlineconsente un riciclaggio facile del denaro. Ecco per quale motivo ilComitato Antiriclaggio dell’Antimafia lancia l’allarme, affermando che

“il gioco è ormai la nuova frontiera della criminalitàorganizzata di tipo mafioso”. Così l’Aams, l’autorità

dei Monopoli che controlla il settore, si attiva,riconoscendo però l’inadeguatezza degli attuali

strumenti e, quindi, l’incapacità di af frontareadeguatamente l’evoluzione del settore.Nonostante ciò, la battaglia intrapresa controquesta nuova forma di speculazione iniziaa dare i suoi frutti. Sono tre le società sottoinchiesta per riciclaggio, frode bancaria egioco d’azzardo. Ma tutto ciò a Francesconon interessa. E’ tutto concentrato acontinuare la partita, a studiare le prossimemosse e a prevedere quelle degli avversari.

Qui mouse, schermo e tastiera costituisconoun altro mondo, il mondo del poker dove è la

fortuna a dettare le leggi e l’abilità a tentare disviarle.

Antonio Penna V G

EDIZIONE SPECIALE:SUPERENALOTTO MILIONARIOLa crisi economica mondiale incalza. Piazza Affari in un solo mese(agosto) perde il 25%; l’indice di Francoforte lascia sul terreno il 25%.L’intera Europa ha perso il 17.97 % (indice Sxte 600) con il Nasdaqamericano in calo del 18,08 % e il Dow Jones del 14.07 % ma in Italiail gioco regge! Muove cifre astronomiche e non conosce crisi! Nel2010 pensate che il giro d’affari è stato di 49,7 miliardi di euro (+169% rispetto al 2003), quasi il 3 % del PIL e si stima che nel 2012 gliintroiti raggiungeranno i 60 miliardi di euro! Il settore gioco si piazzaal terzo posto, solo dopo Eni e Fiat per entità di fatturato prodotto. Igiocatori d’azzardo patologico (gap) sono circa un milione e 353 milapersone, ovvero il 2,75 % della popolazione. Si punta per lo più alGratta e Vinci, al Lotto, al Superenalotto, al bingo e al poker on-line. Igiocatori più accaniti? I lavoratori precari, i disoccupati, i pensionatimentre i giovani tra i 15 e i 26 anni preferiscono il poker on-line. Pernon parlare dei giocatori minorenni che in tutta Italia sonospaventosamente aumentati passando da 800 mila a circa 2 milioni inun solo anno. Ma in una settimana quanto spende un giocatore? Ingenere il 66,3 % dei giocatori spende 10 euro a settimana, ma c’è ancheil grullo che spende dai 50 ai 149 euro a settimana (6,5 %), e poi cisono quei grulloni che sborsano più di 150 euro a settimana, arrivandoa spendere 500-600 euro su uno stipendio di circa 1000 euro! Anchequando le scommesse sportive hanno fatto registrare un calogeneralizzato in tutta Italia, la Campania, secondo Agipronews, hacomunque mantenuto il primato nella “classifica” delle regioni dove siscommette di più, tanto da guadagnarsi il record nelle puntate! Pensateche la Campania con 21,6 milioni di euro giocati rappresenta il 13,6della raccolta! Un primato del quale non andare certamente fieri!

Dario Napolitano V G

Assunta di Giuditta V G

“Io, distrutto dal tavolo verde...”

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1919Tiri ... ManciniNote e Parole

“La vita accanto” è la storia di un’intera vita condizionata dallabruttezza, o meglio, dalla nonaderenza ai canoni stabiliti dallasocietà. “Il senso di esclusionelegato all’ essere anche soloappena un pò fuori dal canone, inparticolare quello estetico, èindegno del vivere comune”, diceMariapia Veladiano, scrittriceesordiente, di professioneinsegnante e autrice del libro, cheha vinto il Premio Calvino del2010 piazzandosi poi, nel 2011, alsecondo posto del Premio Strega.La piccola Rebecca nasce brutta,deforme a tal punto che è difficilepersino immaginarla. Questabruttezza condizionerà la suaesistenza fin dal primo minuto divita, come se, al momento dellanascita ci fosse, accanto alla suaculla, la strega cattiva di tantefavole a gettare su di lei unaprofezia di tragedia e dolore dacondividere con chiunque le stiaintorno. È un fardello di colpe,quello che tocca alla piccolaRebecca, ingiustamente assegna-tole dalla vita e da una famigliaincapace di darle l’amore di cuiha disperatamente bisogno: lamadre la rifiuta e consuma i suoigiorni chiusa in una camera e inse stessa, il padre non sa aiutarené la moglie né la figlia. MaRebecca è una bimba come tante,ama e cerca amore, carezze,comprensione; anche da adulta ilsuo bisogno d’ affetto sarà quasiincontenibile, ma ormai è abituataa sfuggire, a nascondersi, a viverein un angolo sebbene non abbiacolpa alcuna, condannata areclusione fin da bambina sapendodi poter uscire solo di sera per nonobbligare il mondo a tantabruttezza. A prendersi cura diRebecca saranno la bella evulcanica zia Erminia, sorellagemella del padre e Maddalena,la buona e malinconicagovernante che ama Rebecca “conla forza di un bisogno”, scaturitodalla perdita dei figli in unincidente. Arriverà poi Lucilla,logorroica ma amabile compagnadi banco delle scuole elementariche diventerà la sua miglioreamica, offrendole affetto sinceroe allargando gli orizzonti della suaesistenza.Con uno stile sciolto, scorrevolee immediato la voce stessa diRebecca racconta la storia dellasua vita, obbligando a rifletteresulla considerazione che si ha delproprio corpo, creduto il bigliettoda visita con il quale af fermarsinella società, che spinge con-tinuamente a uniformarsi ad unideale di bellezza troppo spessoirraggiungibile. Il senso diinadeguatezza che deriva dall’essere “diverso”, o semplicementedal sentirsi tale, confina, a volte,con un’esistenza “in punta di

Anche Avellino, piccolaprovincia dimenticatadella Campania, può

essere teatro di belle manife-stazioni culturali: è questo il casodella rassegna “AspettandoGiffoni” tenutasi dal 23 maggioal 6 luglio presso la sede dellaBanca della Campania. Questoevento nasce dall’accordo tra laBanca della Campania, laFondazione Bellonci e l’aziendaStrega Alberti Spa e vede comeprotagonista l’arte nelle sue varieforme: musica, teatro, cabaret,cinema, letteratura. Di particolarerilevanza l’incontro, avvenuto il23 giugno, del pubblico irpino coni cinque finalisti del PremioStrega, la più prestigiosa mani-festazione letteraria italiana,giunta alla 65° edizione. Protago-nisti della serata sono stati BrunoArpaia, Luciana, Mariapia Vela-diano, ed Edoardo Nesi, ma inparticolare i loro libri: in ordine,‘L’energia del vuoto’, ‘La scoper-ta del mondo’, ‘Ternitti’, ’La vitaaccanto’,‘Storia della mia gente’.La presentazione si è snodataattraverso la lettura di alcuni passidei libri da parte di due attori,Luca Ward e Sara Varone,nell’illustrazione dellatrama e nella risposta adalcuni quesiti da partedella giornalista RAIMaria Concetta Matteimostratasi un’attentalettrice: tutto ciò hasvelato la natura dei variautori, il loro modo discrivere, il loro approccioalla vita e il loro modo divedere il mondo. Tuttociò è evidente nella sceltadei temi dei vari romanzi:

Il Premio Strega conquista l’Irpinia

E’ un Edoardo Nesiapparentemente emozio-nato quello che si appresta

a ritirare il prestigioso “ PremioStrega 2011”; in cuor suo, sa cheil suo libro “S toria della miagente”,edizione Bompiani, avràsuccesso e che farà parlare di sé ,ma, nonostante ciò, cerca di celareogni minima emozione e dimantenere un certo self control. Lavittoria ottenuta con ben 138 voticontro avversari di livello comeBruno Arpaia, Mario Desiati,Mariapia Veladiano e LucianaCastellina, è soltanto il corona-mento di un anno di lavoro, in cuil’autore ha cercato di rappre-sentare nel migliore dei modi unadelle pagine più tristi del-l’economia italiana. Centro dellanarrazione è la sua Prato, inpassato città produttrice di alcunitra i tessuti tessili più pregiatid’Italia e ora diventata invece terradi conquista per “l’armata” cinese.L’autore, attaverso un libro a metàtra il romanzo e il saggio, raccontacon enfasi e con una punta diamarezza la storia del “LanificioT.O. Nesi e Figli S.p.A”, stabi-limento di famiglia e tra i piùconosciuti della città dei cenci.Nato intorno al 1920 e ricostruitoin seguito ai bombardamentitedeschi, alla fine della Secondaguerra mondiale, tale lanificio, acausa della globalizzazione e dellescelte di politica industriale miopidei governi italiani dell’ultimodecennio, è stato definitivamenteceduto il 7 settembre 2004. Dataindelebile nella mente dell’autoreche non rappresenta soltanto unasconfitta personale di caratterepuramente imprenditoriale, maanche il declino sociale edeconomico, oltre che essere il sen-tore di quell’empasse del Made inItaly, a cui il nostro paese nonsembra riuscire a mettere un freno.La cessione dell’azienda di fa-miglia è quindi metonimia dellacrisi industriale della città di Prato,ma anche della crisi italiana ingenerale e della disperazione dimigliaia di persone rimaste da ungiorno all’ altro senza lavoro esenza stipendio. Numerose sono

STREGAti da Nesi Quando la bruttezza diventa paura di vivere

nel libro le citazioni letterarie, apartire da Francis Scott Fitzgerald,al cui stile di scrittura “disperato”e quasi “arrendevole” l’autoresembra rifarsi , per arrivare a JoanDidion, autrice e giornalistaamericana, della quale Nesiapprezza il talento nel trattareargomenti a sfondo sociale, similial tema di “Storia della mia gente”.Il libro, segnato da un registrolinguistico medio, adatto ad unvasto pubblico per la sua “popo-larità”, nel complesso risulta go-dibile e interessante per la tema-tica trattata, anche se in alcunedescrizioni rischia di scivolare neltedioso, per la sua monotematicità.Il trionfo di Nesi nel PremioStrega 2011 è una vittoria che valedoppio, sia perché arriva dopo lequattro affermazioni consecutivedella casa editrice Mondadori, chesembrava aver monopolizzato ilpremio, sia perché si concretizzanel centocinquantesimo anni-versario dell’Unità d’Italia.L’edizione del Premio S trega2011, a posteriori, può esseresegnalata come un’edizione“particolare” e in un certo qualmodo rinnovata: infatti alla giuriadei quattrocento amici delladomenica sono stati aggiunti, oltrea trenta lettori anonimi scelti fra ifrequentatori di librerie indi-pendenti, grandi nomi del calibrodi Roberto Saviano e di AntonioPennacchi, vincitore del PremioStrega 2010 con il libro “ CanaleMussolini”. Altre novità, a dettadi Tullio De Mauro, presidente delComitato scientifico dellaFondazione Bellonci, attendono ilPremio Strega 2012. C’è chi parladell’abolizione della permanenzaa vita nella giuria, per evitarepressioni sul voto da parte dellecase editrici e chi parla di unPremio Strega identico a quelloappena conclusosi; quel che sarànon ci è dato ancora saperlo, maquel che è certo è che il PremioStrega anche nel 2012 riscuoteràun grande successo, per la felicitàdi De Mauro e dei tanti mondi checompongono la galassia dei premiletterari.

Davide De Iasi 5C

piedi”. Ma proprio quando ildestino sembra già dolorosamentesegnato, una speranza puòriportare alla luce sogni,aspettative, vitalità. Accadrà cosìanche a Rebecca che, sostenutadalla zia Erminia, coltiverà il suotalento per il pianoforte,concentrando nella musica la suavoglia di far parte del mondo.

Saranno la passione e il desideriodi riuscire, di dimostrare agli altrie a se stessa che anche in unoscherzo della natura ci può esseredel buono, a salvare Rebecca dall’esistenza insignificante chesembrava esserle inevitabilmentetoccata, a dare un tocco diottimismo alla vita.

Olga Picariello V C

si passa dalla storia di famigliemoderne e dei loro problemi ad undiario un po’ particolare am-bientato durante la Seconda Guer-ra Mondiale, dalla vita di unadonna, simbolo di tutte le donnedel Sud, che combatte una guerracontro l’amianto alla storia di unadonna brutta fino a sfociare neiracconti tristi di un imprenditoresoffocato dalla crisi. Tutti temi chetoccano le corde degli italiani, tuttilibri che ad una prima impressionesembrano meritare la candidaturaal Premio S trega. L’evento havisto una buona partecipazione deicittadini: l’auditorium della Bancadella Campania era colmo di gen-te, in particolare giovani. Infattierano presenti studenti delle scuo-le superiori provenienti da tutta laCampania: anche loro erano quiper ricevere un premio, non il Pre-mio S trega, ma borse di studioelargite dalla Banca della Cam-pania per gli studenti più meri-tevoli. Quindi si può ben dire chela Banca della Campania sia riu-scita ad unire persone piene ditalento: gli scrittori finalisti e lamaggior parte del pubblico.

Lidia Guerriero, VC

LXV Premio

2011

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2020 Tiri ... Mancini Note e Parole

Originale, ossessivo, passionale : così Almodovar puòessere definito. E’ il regista delle donne, deglieccessi, della disperazione e del sangue. L’ennesima

dimostrazione del suo estro artistico è rappresentata dal film“La pelle che abito” (“La piel que habito”) uscito il 23settembre 2011 nelle sale italiane dopo il passaggio inConcorso alla sessantaquattresima edizione del Festival diCannés . Qui la pellicola non ha infiammato i cuori dei critici:il film, infatti, è stato aspramente disapprovato, mentre hariscosso successo tra il pubblico del festival francese che,alla fine della proiezione, ha premiato il regista con unabuona dose di applausi. La storia a cui ha dato vita lospagnolo è liberamente tratta dal romanzo “Mygale”(“Tarantola”) di Thierry Jonquet e mette al centro della scenaun Antonio Banderas nei panni di un celebre chirur goplastico, il cui scopo è quello di generare artificialmente itessuti che compongono la pelle per poter salvare la moglie,vittima di un incidente d’auto che le ha provocato unaconsiderevole ustione. Dopo dodici anni di studi edesperimenti, il suo progetto giunge al termine in quanto riescenel suo obiettivo. Intanto, però, il chirurgo pianifica un’atrocevendetta nei confronti di un giovane ragazzo che crede abbiaviolentato sessualmente sua figlia. La trama, a questo punto,sembra avere un intreccio semplice, ma in realtà è proprioqui che entra in gioco la bravura del regista: inizialmente,infatti, il film, presentando numerose scene sconnesse traloro, non è lineare e quindi tende a disorientare lo spettatoreattraverso numerosi flashback. E’ solo in un secondomomento che tutte le situazioni iniziali si ricollegano versoun unico filo conduttore, che incanala il pubblico in unasola direzione. Questo punto di incontro è rappresentato dallatrasformazione del ragazzo in Vera, grazie agli studi in campogenetico ef fettuati dal protagonista. La ragazza è spiatacostantemente dal suo creatore e viene educata ad accettarela sua nuova identità. Ma, ancora una volta, Almodovarstupisce: i martellanti flashback costituiscono, anche inseguito allo scioglimento dell’intreccio della storia, unimpedimento per lo spettatore. Questa tecnica cinema-tografica è, infatti, inserita sempre nei momenti di maggiorspannung, in quei momenti in cui il pubblico sembra quasiavere in mano la chiave per prevedere il finale perfetto.Anche in questo caso, però, l’intuito di chi sta dietro loschermo fallisce per lasciare spazio all’immaginazione delregista. Questo colorito noir nasconde, dietro la storia“fantascientifica”, l’intento di Almodovar di ricordarequanto sia importante l’identità di una persona, in quantorappresenta l’unico elemento umano che la scienza non èancora riuscita a toccare, come infatti af ferma inun’intervista: “Nonostante la scienza abbia raggiunto livelliincredibili nella manipolazione del corpo umano e delle sueforme, non potrà mai aver accesso all’essenza dell’individuo,trattandosi di una materia intangibile, quasi incorporea, nonsottoponibile ad alcuna manomissione”. Così, dopo lavisione della pellicola, si può giungere alla conclusione chequesto è uno di quei film che non lascia indifferenti, che vaoltre, che bisogna fare proprio, che fa riflettere: “D’altrocanto la scienza ci aiuta, ma l’arte sarà sempre lì a darcipiacere e ad aiutarci a sopravvivere” (Almodovar).

Francesca Ceccato V C

LA PELLE CHE ABITO

La psicanalisi o, come preferirebbe Freud, la psicoanalisiè ormai un tema all’ordine del giorno. Sono passatigli anni in cui parlare con i pazzi si presentava come

qualcosa di innovativo e preoccupante. Ciononostante, restaalta l’attenzione su questa teoria dell’inconscio e su i loropionieri: Freud e Jung, divenuti personaggi-icona alla streguadi Einstein. Non sono rari, infatti, i giovani che si cimentanonella lettura de “L ’interpretazione dei sogni”, come se sitrattasse di leggere “La smorfia” napoletana, con il risultatodi capirci ben poco.È forse per questo motivo che David Cronenber g ha datopiù rilievo ai sentimenti di Jung ( Micheal Fassbender) chenon alle sue idee, creando un film non arduo da seguire, allaportata di tutti (o quasi). Difatti alla prassi psicoterapeuticavengono dedicati solo pochi fotogrammi, i primi, poi prendeampio possesso dello schermo l’intricata e famosa relazionetra Jung e la sua paziente russa Sabine Spielrein ( KeiraKnightley). Indubbia è la bravura con cui è stata resa lafragilità pscicologica della donna, la sua incapacitàespressiva. Invece, inaspettata è la freddezza con la quale simanifesta l’ “amore”: non sembra esservi passione e fortelibido nelle scene di sesso, che vedono un Jung in camicia ebretelle frustare un altrettanto poco discinta Sabine con lastessa precisione con la quale si somministrerebbe unapuntura. Questo scarso o freddo coinvolgimento può esseregiustificato con l’intento di mostrare visivamente più chedialogicamente i dubbi, le remore e i freni morali di Jungche, lasciandosi troppo influenzare dal libertinotossicodipendente Otto Gross ( Vincent Cassel), si discostadalle idee profondamente religiose della propria famiglia,dimenticando il “decoro ad ogni costo” che mestamentepersegue la pudica signora Jung.Eppure resta qualcosa che non convince anche nella facilitàcon cui Jung, dopo aver messo a repentaglio la propriacarriera, decide di staccarsi da Sabine e nell’inaspettatavelocità con la quale lo stesso giunge ad una rottura, chenon verrà mai sanata, con Freud (Viggo Mortensen).Forse troppi passaggi sono stati resi superficialmente,abbandonando la storia di questo “metodo pericoloso” efocalizzando tutto sulla psicologia di Jung, che proprio allafine si mostra più umano che mai, uscendo dallo stereotipodi uomo consapevole di sé con pipa e panciotto, eabbandonandosi ad un pianto ricco di afflizione e tenerezzasulle ginocchia di Sabine: una delle immagini più belle,insieme a quella iniziale della cura della Spielrein.Insomma il film inizia bene e finisce bene: è il mezzo chesconcerta un po’.E non per una qualche incapacità degliattori; per un’esattezza cronologica o ideologica, bensì perla scarsa attinenza che vi si può trovare con il titolo. Si va alcinema con l’idea di scoprire di più sui metodi dellapsicoanalisi e se ne esce medio-ignoranti come prima.Ma, almeno, col cuore un po’ stravolto dalla vita di un uomoche ha sofferto di amore e di autoinganni.

Eliana D’Anna V C

A DANGEROUS METHOD

Sono passati tre lunghi anni dall’ultima volta che lostudio Ghibli si è fatto sentire ed ora esordisce nellesale italiane con il nuovo film scritto dal maestro

Hayao Miyazaki e dal neo-regista Hiromasa Yonebashi:“Arrietty- Il mondo segreto sotto il pavimento”, che riprendele vicende della famosa raccolta di romanzi di Mary Norton“The Borrowers” (rubacchiotti).La storia è ambientata a Koganei, città alla periferia ovest diTokyo e si svolge nel 2010. Arrietty ha ormai 14 anni, manon è una ragazzina normale. Lei infatti è un esserino altonon più di dieci centimetri e vive con la sua famiglia,composta dalla madre Homily e dal padre Pod sotto ilpavimento di una grande casa di campagna, dove i “grandi”umani vivono inconsapevoli della loro presenza. La famigliadi Arrietty è solita “prendere in prestito” (per così dire) glioggetti d’uso comune, che quindi “spariscono” misterio-samente. La vita della ragazza cambia però improvvisamentequando nella casa viene ad abitare Shô, un ragazzo all’incircadella sua etàche pur cagionevole di salute e d’animo solitario,riesce tuttavia a intravedere la presenza della protagonista.Tra i due, dopo un iniziale dif fidenza, si stabilisce poco apoco un profondo legame, nonostante le palesi differenze eil divieto assoluto di farsi vedere dagli umani imposto adArrietty. Il film ha portato con sé una ventata di novità nellostudio Ghibli che sta affrontando un problema delicato, ovveroil cambio generazionale. Yonebashi infatti non è un veteranodel mestiere e in molti si chiedono se sia capace di teneretesta all’ormai celebre Isao Takahata, leggendario registanonché grande collega di Miyazaki, il quale però ha sancitola nascita di un nuovo regista durante un’ intervista rilasciataprima dell’uscita del film.Tante novità, ma con il solito “tocco ghibliano”. Leinquadrature particolareggiate e “tinteggiate” rimandanomolto ai quadri di Renoir , come si è già notato ne “La cittàincantata”, che sono in perfetta sintonia con un tratto piùevanescente dei personaggi rispetto ai cartoni giapponesi acui solitamente siamo abituati. Ancora una volta, pur essendodisegnati con poche linee, i volti danno vita ad espressionidecisamente intense, capaci di comunicare una potente caricaemotiva. Della passata filmografia, è possibile cogliere ilclassico “ movimento lento dei capelli”, causato da un’improvvisa emozione nei personaggi, o ancora sono presentidelle inquadrature che rimandano a precedenti produzioni,come “Il mio vicino Totoro” e “Ponyo sulla scogliera”. Nonmancano, comunque, i temi portanti della tradizione, su cuiperò non è stata calcata la mano. Vengono così af frontatiargomenti come: la fiducia nell’altro, l’incomunicabilità cheviene superata, un’amicizia che lega due mondi diversi,l’assenza dei genitori e più in generale la visione contrastanteche hanno i giovani rispetto all’arida visione degli adulti .

“ARRIETTY”: la rubacchiottache colpisce al cuore

(continua a pag. 23)Michela Viscione IV C

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Tiri ... Mancini 2121Note e Parole

Quanti giovani oggi siinteressano di politi-ca, ma scelgono altre

strade! E quanti vecchi, invece,scelgono la politica ma si in-teressano di tutt’altro! Ai giorninostri sono tanti i cantanti che sioccupano di “far luce” su variequestioni politiche, ma uno su tuttiha cantato la situazione italianaquarant’anni fa, quando nessunocapiva il senso delle sue parole:Rino Gaetano. L ’elenco dellecanzoni in cui è evidente il ribassodella scena politica sarebbepiuttosto lungo perciò prenderò inesame una delle sue canzoni piùnote, che rende alla perfezionequanto accade oggi: sto parlandonaturalmente di Gianna! Assurdonon conoscerla! Rino presentaquesta canzone al Festival diSanremo del 1978 (non proprio disua volontà), vestendosi da“pinguino” (frak, cilindro e scarpeda ginnastica) per far capirel’inutile, odiosa e insulsa ipocrisiadell’evento e di tutto il sistemaeconomico che vi gira intorno! Lacanzone parla velatamente (micatanto) di politica. “Gianna soste-neva tesi e illusioni, Giannaprometteva pareti e fiumi”: e sesostituissimo il nome Gianna conqualche nome ben più noto?! Macontinuiamo! “Gianna aveva uncoccodrillo ed un dottore”,stranamente collego questa fraseall’ambiente mafioso. “Giannanon perdeva neanche un minutoper fare l’amore” e qui Gianna sitrasforma in una ragazza che hafretta di crescere, che non vuoleperder tempo e che decide divivere, nonostante tutto; e infattila canzone continua dicendo “mala notte la festa è finita, evviva lavita, la gente si sveste, cominciaun mondo, un mondo diverso, mafatto di sesso e chi vivrà vedrà”.

Gianna c’è !

Vittorio Alfieri e RinoGatano insieme al Bar aRoma? Perchè no? I

nostri due protagonisti hannodeciso di comune accordo diritrovarsi proprio nella cittàeterna. E così, ecco arrivare RinoGaetano, ha preso l’autobus,come suo solito, e subito dopo sisente uno scalpitio di zoccoli,ecco Alfieri sulla sua carrozza, ilviaggio deve essere stato piuttostostancante.I due si salutano, si accomodanoal tavolino del bar più vicino eRino dà inizio alla conversazione.R: Allora signor Alfieri, tutto beneil viaggio?A: Sì, la ringrazio, e a lei?R: Un po’ scomodo ma sop-portabile.E senza perder tempo:R: Brutti tempi sono questi, carosignor Alfieri! Brutti davvero, maanche i miei anni non sono stati imigliori per Aida!A: Già! Aida, la sua canzonesull’Italia, complimenti! é riuscitoa racchiudere un secolo di storiain uno splendido pezzo. Ma devodirle che anche i miei tempi sonostati poco piacevoli, almeno perme! Ecco vede, io distinguo duetipi di paura: quella dell’oppressoe quella dell’oppressore.L’oppresso teme, perché sabenissimo che alla sua sofferenzanon può esserci altro limite chel’arbitrio dell’oppressore, ossiaegli è in sua completa balìa.Questa considerazione dovrebbeportare gli oppressi ad unirsi esollevarsi per abbattere il tiranno.E invece avviene che l’uomoschiavo ed oppresso è talmenteavvilito dal timore da perdere lapropria dignità che non solo nonsi ribella, ma nutre rispetto esottomissione verso il propriotiranno. Esempio palese ne è lasocietà attuale.Tuttavia, non meno dell’oppresso,teme anche l’oppressore, perchéegli è cosciente sia della propriaeffettiva debolezza, sia della suaforza ideale, quella cioè ipotizzatadalla gente che la considera sìsterminata, ma acquistata con laviolenza e con gli inganni. E caroil mio signor Gaetano i rimandiall’attualità si accentuano sempredi più.R: Concordo pienamente con lei,non so se ha avuto modo dileggere le opere del drammaturgorumeno Eugene Ionesco, di cuisono grande ammiratore, ad ognimodo egli nelle sue operedimostra come il potere politicofacendo uso della filologia e dellapseudo cultura riesce a mani-polare, ingannare ed indirizzare lemasse. In pratica lo stesso con-cetto che ha espresso lei. E daquesta tesi prendo spunto percomporre Berta filava. Con un

Un improbabile appuntamentogioco di parole costruisco escompongo teorie creando un vo-luto disorientamento nell’ascol-tatore. Alla fine della canzone nonsi capisce più chi o cosa facesse,e con chi, in senso metaforico,questa presunta donna Berta.Questo è ciò che dice NicodemoIapalucci, colpendo nel segno, nelsuo libro dedicato a me “Ioscriverò…per Rino Gaetano”.A: Bene, signor Gaetano a questopunto vorrei porle una domandache ricorre spesso nei miei pen-sieri: come dovrebbe vivere unapersona d’ingegno sotto la tiran-nide, senza perdere la propria di-gnità? Mi risponda e poi le esporròil mio pensiero.R: Questa è sicuramente unadomanda dif ficile, ma dal miocanto, dalla mia prospettiva dicantautore penso che il nostrocompito sia quello di scriverepossibilmente belle canzonitrattando anche temi seri ma noncerto quello di sostituirsi ai rap-presentanti politici. Esprimo, inol-tre la mia più ferma contrarietà neiconfronti dei politici che in-gannano il popolo promettendopremi ai quali non avrà mai diritto.Concetto che esprimo nellamaggior parte delle mie canzoni.A: Io penso che l’uomo d’in-gegno, nel mio caso il letterato, siamaestro di libertà e verità e siaribelle ed anticonformista nellavita e nelle opere.Quindi il nostro compito è rivelareall’uomo le verità del suo animoe il nostro campo d’azione è lalibertà. Se poi il letterato non sitrova nella necessità di doversiservilmente procacciare il vitto,non potendo acquistare la glorianell’agire deve cercare quella delpensare, del dire, e dello scrivere,tre cose che nel governo tirannicosono egualmente consideratedelitto capitale.Se pensa, prova il sollievo ed ilgiusto or goglio proprio di chipensa; se parla, deve farlo solo conamici fidati che conoscono edamano il vero; se scrive, può farloprima per proprio sfogo, ma poi,se gli scritti fossero sublimi, deve

sacrificare ogni cosa per acqui-stare, col pubblicarli, la gloria digiovare a tutti o ai più.R: Giustissimo! D’altro cantospesso le voci fuori dal coro, comeme e lei, vengono canzonate edemarginate, come dico nella miacanzone Mio fratello è figliounico.A: Gran bella canzone anchequella! Tuttavia, penso che se ilpopolo non ha né esperienza néidea di un governo diverso, nonc’è nessuna possibilità immediatadi infondere in esso il pensierodella libertà, anzi se in un paesela tirannide è radicata da moltegenerazioni, ne occorrono mol-tissime ancora per sradicarla.Infine concludo dicendo che a mioparere solo in assoluto distaccodalla tirannide l’uomo trova il mo-do di preservare la propria dignitàe la purezza della propria fama.Egli potrà stimare se stesso ancorapiù che se fosse nato libero in ungoverno giusto, perché ha saputomantenersi uomo libero in unostato servile e tirannico. Come noidue signor Gaetano.R: Ha perfettamente ragionesignor Alfieri e lei sa bene quantevolte ho espresso questo concettonelle mie canzoni. Ma i nostricontemporanei non ci hanno ca-piti, non hanno compreso il nostromessaggio… allora: oggi sembra-no leggermente più perspicaci, masottolineo leggermente! Sa, il poe-ta russo Majakovskij diceva in unasua poesia: “Per l’allegria è pocoattrezzato il nostro pianeta. Biso-gna strappare la gioia ai giorniventuri. In questa vita non è dif-ficile morire. Vivere è di granlunga più dif ficile”. E ancora ilnostro conterraneo Gianni Rodari:“Le cose di ogni giorno raccon-tano segreti a chi le sa guardare eraccontare”.E noi, signor Alfieri; abbiamosaputo guardare e raccontare.I due si salutano amichevolmentee si danno appuntamento alprossimo scambio di battute, anzi,al prossimo scambio di saggezza!

Lea Garofalo - V D

Perla di saggezza finale a parte,il testo ha, secondo me, un duplicesignificato: la notte può esserevista come l’ Italia che si veste afesta, che di tanto in tanto si coloradavvero di sole tre tinte, che disolito non siamo abituati a vedere;oppure potremmo, date le notevicende dei nostri giorni, pensarealle notti “brave” di qualchepolitico italiano. “Gianna noncercava il suo pigmalione, Giannadifendeva il suo salario dal-l’inflazione” e qui penso proprioche Rino sia stato fin troppochiaro! “Gianna non credeva acanzoni o ufo”, e mi viene inmente quella parte del popoloitaliano che non cade negliimbrogli di questa malsanapolitica; e subito infatti “Giannaaveva un fiuto eccezionale per iltartufo”, nessun riferimento piùesplicito di questo: i politici che(non si sa come, o forse sì)riescono sempre a trovare terrenofertile per le loro false promesse!E dopo il ritornello, s’inizia unasfilza di domande che come ognitesto di Rino confondonol’ascoltatore, ma lo divertono allostesso tempo, tra queste alcune sipossono facilmente collegare almondo politico: “chi la prende echi la dà”, che cosa?! La bustarellaovviamente! E ancora “il dottorenon c’è mai”, vogliamo parlaredella malasanità?!Meglio non dilungarci! Vi homostrato come già quarant’anni fala situazione italiana faceva acquada tutte le parti, ma allora comeoggi erano in pochi ad ac-corgersene e soprattutto adammetterlo e gridarlo al mondo!Chissà come potrebbe essere la“Gianna” di oggi: ai posteril’ardua sentenza!

Lea Garofalo - V D

Non solo musica

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2222 Tiri ... Mancini Note e parole

David Foster Wallace: chi ècostui? Forse voi studentiannoiati, che sfogliate

questo giornale durante laspiegazione del teorema del-l’unicità dei limiti, ve lo staretechiedendo. Tutto ciò che possodirvi è che era, poiché si èimpiccato nella sua casa inCalifornia nel 2008, un giovanescrittore americano talentuoso,infatti il New York Times l’hadefinito “una delle migliori mentidella sua generazione”. Wallace ècresciuto non nell’America deisurfisti e delle bagnine con ilcostume rosso o nella Big Appledei caffè negli enormi bicchieri dicarta, ma nell’ America deitornado e degli sterminati campidi grano: l’Illinois. Nel suo libroTennis, tv, trigonometria, tornado(e altre cose divertenti che nonfarò mai più)Wallace dedica leprime pagine proprio alla sua terranatale, ricordando le partite ditennis, sport in cui era moltodotato grazie alla sua capacità dicalcolare il punto esatto in cuisarebbe caduta la gialla e pelosapallina, i tornado, il ventoimplacabile, il caldo sof focantereso ancora più insopportabiledall’odore acre di letame inputrefazione. Non compratequesto libro immaginando dileggere un bel romanzo diformazione: il libro di Wallace èuna raccolta di saggi di diversogenere e di resoconti sulla sua vita,ma quest’originale miscellanea èpermeata dalla ricerca di unanuova sensibilità sulla pagina, chepotesse interpretare la Weltan-schauung della generazione discrittori post-moderni. Il libro ècaratterizzato da uno stile ironico,sagace e divertente, è soprattutto

Sin da bambini la nostramente è immersa nel-l’astratto concetto di lotta

tra bene e male, tra giusto esbagliato, tra buoni e cattivi.Crescendo queste immagini quasifiabesche assumono forme econtesti differenti e ci si ritrova,maturi, a coltivare l’idea di lottaalla mafia: antagonista reale econcreto, presente sin dai primordinell’evoluzione sociale, seguel’uomo come atteggiamentoradicato nella sua indole, al paridi un cancro, di un tumore, di unamalattia mortale per l’etica, lacoscienza e i valori.Essa, purtroppo, ha però assuntoun nome e quindi un’identità soloda pochi decenni, da quando l’uo-mo ha scelto di dare concretezzaal suo nemico per poterlo com-battere in maniera altrettantotangibile. Al passodi questo movimento di resistenza,a volte di sopravvivenza a questomorbo sociale, sono cresciuti an-che nomi di uomini, ora divenutiesemplari, di coloro che hannopreferito difendere valori puri egenuini, investendo l’unica cosache l’uomo può realmente dire dipossedere, a favore della lorocoerenza, dando però immortalitàal loro spirito integro: PaoloBorsellino e Giovanni Falcone inprimis, Peppino impastato, DonPeppe Diana, Pino Puglisi e moltialtri uomini.Ma una domanda sor ge oraspontanea: e le donne? Nessunoparla delle NOSTRE donnedell’antimafia? Di quelle donneche, da sempre considerate piùdeboli sia a livello fisico cheintellettuale, hanno sradicatoquesta considerazione che lasocietà ha avuto di loro,prendendo saldamente tra le manile redini del proprio destino?Eppure, come af ferma ancheReski, giornalista di “Die Zeit”, “ipilastri della mafia sono le donne”,che hanno il potere di costituire iclan più forti e nello stesso tempodi distruggerli, di tenere unite lefamiglie più potenti e sgretolarle.Affiora però alla memoria la figuradi una ragazza appena dicias-settenne, ma matura e consa-pevole: Rita Atria, figlia e sorellarispettivamente di Don Vito e

DAVID FOSTER WALLACE,TRA TORNADO E PALLINE DA TENNIS

“La picciridda dell’antimafia”Nicola Atria, mafiosi vittime dimafia. Cresciuta in una realtà didolori, ricordi di un’infanziatravagliata, di af fetti negatiingiustamente persino dallamadre, con la quale non era mairiuscita ad avere un rapporto diamore vero, Rita riuscì però atrasformare la sof ferenza e larabbia represse in una nuovanascita, in una nuova forza, nellaprospettiva di una nuova vita,perché lei, consapevole anchedella sua giovane età, avrebbepotuto costruirsi ancora una vitaalternativa.Colpevole solo di non aver assun-to un atteggiamento di sconfittanei confronti di quel mondo chele aveva sottratto tutto, decise diunirsi alla cognata Piera, vedovadel fratello Nicola, per lottare conlei contro quell’ingiustizia nellaquale era stata costretta a crescere,prendendo per la prima volta unaposizione nella sua vita, fatta finoad allora di imposizioni e di ras-segnazione.Eppure la sua scelta ha obbligatolei, innocente, a fuggire da quelpaesino siciliano, Partanna,costretto nelle catene dell’omertà,dove sarebbe tornata poi, pochimesi dopo, in una bara bianca,pura come lei, portata in spalladalle “donne del digiuno”, attesanel piccolo cimitero da poco piùdi 200 donne, ma non dalla madre.Collaborando con la “giustizia”era stata trasferita a Roma conPiera e la nipote di soli 3 anni,protetta da quel giudice che avevascoperto non nemico, ma nuovafigura paterna, Paolo Borsellino.Il 19 luglio 1992 la mafia per laseconda volta le aveva portato viaun padre, e con lui i suoi sogni e isuoi progetti. “Se vuoi rag-giungere in cielo le tue stelle...devi aiutare la morte a venirtiincontro”. Forse dall’alto delsettimo piano della sua nuova casail suo ultimo pensiero andò aquesto detto di Partanna, pocoprima rivelato a Piera, forse ri-pensando a quel mondo alter -nativo “fatto di cose semplici mabelle, di purezza” di cui scrivevaa scuola, prima che il vuoto co-gliesse quel germoglio di speranzamai sbocciato.

Claudia Mastroberardino V C

Lo sviluppo tecnologico sta influenzando sempre di più il nostro mododi vivere, arrivando in alcuni casi a modificare i comportamenti e glistili di vita. La lettura da sempre è stata considerata come la fonte a cuiabbeverarsi per soddisfare la propria sete di conoscenza, oltre arappresentare una delle vie da seguire per la propria crescita culturale.In passato spesso si condivideva questo piacere con amici, in appositicircoli ove, oltre a discutere dei libri, si discuteva di tutti gli aspettidella vita dando origine ad accesi dibattiti che spesso venivano calmatidietro un buon bicchiere di vino. Oggi è di moda il cosiddetto socialreading, verio e proprio club del libro sul web: comunità di lettori cheonline si contattano e discutono su particolari ar gomenti. Cosìsicuramente si possono mettere a confronto molte esperienze e diversevalutazioni, ma non si può assaporare il profumo del libro appenastampato, né fermarlo con la classica piega per gustare un buon caffè,oppure sottolinearlo come si fa con i testi scolastici, né si può scambiarlocon un amico o regalarlo ad una biblioteca. E’ il solito dilemma che ilprogresso tecnologico ed in particolare internet propone: ampliare leproprie conoscenze confrontandole con quelle di persone che vivononelle parti più recondite del mondo, oppure guardarsi in faccia e viveredirettamente queste emozioni?Il dilemma ci accompagnerà ancora per molto, ma l’importante è chenon venga mai meno la possibilità di scelta; infatti il progresso nondeve condizionarci fino al punto di annullare le nostre abitudini eobbligarci a scelte non condivise. Nella casa degli italiani in futuro cidovrà essere sicuramente il computer , mezzo necessario per i colle-gamenti ai vari social network, ma è altrettanto importante che ci siauna libreria con molti testi da poter sfogliare quando si ha voglia e chepotranno accompagnarci per tutta la vita.

Serena Aniello V C

LIBRO VERO O LIBRO VIRTUALE?

il resoconto sulla sua visita allafiera statale dell’Illinois, luogod’incontro di bifolchi e mangiatoridi tutto ciò che è unto. Wallace èdiretto, incisivo, semplice e pocopreoccupato di dover usare unlinguaggio letterario, spesso silascia andare anche ad intercalaripoco eleganti.Le idee più interessanti sonoquelle sulla televisione, spessomaledetta dalla maggior parte dicoloro che si ritengono veriintellettuali. Al contrario Wallacenon disprezza la Tv, riconoscendo

come anche lui, analogamenteall’americano medio, spessorimanga incantato di fronte alloschermo per ore, soprattuttoguardando i canali delle tele-vendite, di cui l’autore è unautentico fan, ma ritiene che laletteratura americana contem-poranea debba molto alla tele-visione, poiché è impossibile leg-gere un romanzo moderno senzatrovare una moltitudine di rife-rimenti alle icone dello schermoo ai marchi televisivi o pub-blicitari, che hanno segnato legenerazioni degli anni 80 e 90.Ormai ci sentiamo vicini agli altrinon perché hanno i nostri stessiideali, ma perché abbiamo incomune le stesse icone crediamonegli stessi marchi: MCdonald,Elvis (ma quello bello e giovane,non quello grasso e morto solo nelsuo bagno), Andy Warhol,Starbucks, la famiglia Robinson,Homer Simpson, la Pepsi, la CocaCola, Capitan Findus (idolo dellefolle) eccetera. “La televisionespesso, molto spesso, ci rifilaprogrammi spazzatura presentaticome nuovi e anticonformisti, manessuno”, come diceva il poveroWallace, “ci sta puntando unapistola alla testa, perciò è facileprendere il telecomando e spe-gnere la malefica TV”. Ma laverità è che fissare quel dannatoschermo è diventata come unadroga, siamo ormai drogati daimmagini in 3D e pubblicità concui sembra che gli altri sidivertano.

Alessandra Coluccino - V C

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2323Tiri ... ManciniNote e parole

zionali, soprattutto con gli studenti piùgiovani. Forse si sta perdendo di vista che lascuola è una comunità educante e non unopificio, che l’allievo non è un barattolo dariempire, ma un’individualità che va aiutataa crescere, che la formazione culturale equella umana non possono essere in nessunmomento disgiunte. La comunità educantenon forma tecnici ma creatori di pensiero,perciò ha bisogno dei suoi eroi e i suoi eroisono gli insegnanti, punto di riferimento perla vita dei giovani, sempre alla ricerca di mitie di eroi che sovente sono sbiaditi, sciocchie, seppur illuminati dal faro del successo,

mento!!! Il concerto ha inizio: sul grandeschermo scorrono le immagini di località(anche esotiche!) con frotte festanti di ragazziche Uwe Kind - nel corso delle sue varietournée in tutto il mondo - ha avuto modo diconoscere! Quelle scene ci af fascinano,rapiscono la nostra fantasia… Ma intantol’artista ci incita e comincia a “coinvolgerci”:si susseguono freneticamente curiose can-zoni; “improbabili” balli (che, sul palco-scenico, vedono protagonisti - loro malgrado- anche i “malcapitati” docenti accom-pagnatori!) e fragorosi battimani. L’atmosferasi riscalda… Ci lanciamo in una serie dikaraoke e quasi non ci accorgiamo che il tuttosta avvenendo nella nuova lingua stranierache, solo da poche settimane, abbiamoiniziato a studiare! Potere della musica, inquanto linguaggio universale, o mera abilitàdi Uwe Kind??? Ma non c’è tempo per leriflessioni: lo spettacolo ha ritmi incalzanti enoi ragazzi siamo tutti letteralmente rapiti daquel simpatico “ometto” che si agita sul palcoe ci sollecita ad emularlo! Nessuno potrebbemai immaginare che quell’agile e disponibilesignore sia di nazionalità tedesca: ed i rigidi,freddi, misurati ed impettiti tedeschi di cuinormalmente si favoleggia??? Uwe ci of frela fortunata possibilità di apprendere nuoveespressioni nella sua Muttersprache [lingua-madre ndr] ma anche la preziosa opportunitàdi sfatare qualche stereotipo, di demolire un

bel po’ di radicati pregiudizi e di barrierementali. In classe siamo ormai tutti presi dauna sorta di “Uwe Kind-mania”: consultiamospesso il suo sito (http://www .kindinternational.com/) oppure ci divertiamoa rivedere le sue performance su: uwe-kind-lingotech-you-tube.html.L’evento ha avuto un’ottima risonanza alivello regionale e provinciale: per l’occa-sione diverse scolaresche da ogni capoluogocampano - accompagnate dai loro rispettiviinsegnanti - hanno raggiunto Avellino perprendere parte al concerto live; mentrequotidiani ed emittenti TV locali hannoinviato i propri reporter per diffondere notiziadella singolare iniziativa. Noi allievi dellaClasse 1ª Sezione A nutriamo un indelebilericordo della manifestazione che ci ha pro-posto un “insolito approccio” alla LinguaTedesca, certamente altrettanto valido eproficuo, rispetto a quello che svolgiamonormalmente in aula. Ritengo, inoltre, che ilTedesco, soprattutto in Europa, sia ormaiindispensabile tanto quanto l’Inglese, erappresenti “una marcia in più”: ci aiuteràtantissimo, in futuro, per cogliere nuoveopportunità nel mondo del lavoro, essendola Germania il primo partner dell’Italia - alivello commerciale - nonché un Paesenotoriamente avanzato nel campo dellaricerca scientifica e delle inno-vazionitecnologiche.

Riguardo quest’ultimo ar gomento, in unadelle scene più salienti del film, Sho si rivolgein maniera cinica ad Arrietty, profetizzandouna prossima estinzione della specie deglignomi; in realtà, il ragazzo si sente af frantodalle sue gravi condizioni di salute eaccantona così ogni speranza di futuro. Saràproprio la “rubacchiotta”, con la sua tenaciae la sua forte voglia di vivere, a farlo La storiaè una sequenza lineare di fatti raccontatisenza inutili orpelli narrativi. Questadisarmante semplicità può essere sinonimodi delicatezza nel voler raccontare di

“ARRIETTY”: la rubacchiotta che colpisce al cuore

COMITATO DOCENTI

Presidente onorario Giuseppe GesaDocente referente Ersilia Silvestri

TITOLARI DI RUBRICA

Scrittura creativa Maria Grazia BorrelliPagina scientifica Domenico Tucci

Vignette realizzate da: E. D’Anna, C. Napoletano, A. Attanasio, L. Barletta, ADi Giuditta, Lara.

nuovi progetti, tra cui anche la verificasperimentale dell’esistenza del Bosone diHiggs. Tuttavia il CERN non si concentrasoltanto sullo studio dei massimi sistemi:progetti non riguardanti la nascitadell’Universo hanno dato un grande apportoallo sviluppo dell’informatica moderna, bastipensare che proprio in questi laboratori è natala celebra sigla “www” (World Wide Web),il fondamento di internet, lo strumento diinformazione globale ormai più diffuso. Sindalla sua scoperta, nel 1993, il web è statoimmediatamente reso agibile a tutti, comedimostrazione dell’intento che il CERN si era

proposto dalla sua nascita, ossia di migliorarelo sviluppo della società.L’ultimo esperimento riuscito, quelloriguardante i neutrini, è quindi l’inizio perun nuovo cammino scientifico, che neanchela più sfrenata delle fantasie della Gelminisaprà superare.È il fulgido esempio dei risultati eccezionaliche l’umanità può ottenere se si investe nelprogresso: il CERN non è solo il laborato-rio più importante al mondo, ma la facciabuona della società che vuole andare avan-ti, seguendo la luce della ragione.E anche superarla, come i neutrini.

un’adolescente che, nonostante i suoi diecicentimetri di altezza, vive tutte le insidie delpassaggio all’età adulta. Il film vede anchel’esordio della bretone Cécile Corbel, unagiovane compositrice che, con le sue melodieceltiche, riesce a conferire un volto“occidentale” al film nipponico. Dunque,“Arrietty- Il mondo segreto sotto il pavimen-to” è un film sapientemente costruito. Unicodifetto? La pellicola non ha avuto una lar gadistribuzione e la multisala più vicina allanostra città si trova nella periferia di Salerno,alquanto scomoda da raggiungere!

Cronaca di una giornata particolare: a lezione di Tedesco da Uwe Kindda pagina 5:

Il Tunnel delle meraviglieda pagina 10:

Chi più ne ha… più ne inventada pagina 2:

sono destinati a spegnersi in poco tempo. Noigiovani adolescenti abbiamo bisogno delmaestro (termine a me più caro dell’ap-pellativo insegnante) una figura opposta aquella stereotipata, minimalista, di chi vuoleridurre il ruolo dell’insegnante a una funzionetecnica di comunicazione fredda, anche seprecisa di nozioni e di dati. Intanto... voglioabbandonarmi ad una confidenza: - Caroinsegnante la mia stima gliela voglioesprimere con una frase soltanto e con lasintesi che lei, talvolta, mi richiede: “I mieieroi li ho trovati a scuola e il più grandel’ho avuto in casa: mio padre!”.

da pagina 20:

LA 7 MILIARDESIMA STELLA DEL MATTINO

La famosa cicogna portatrice di fagottisembra non stancarsi mai: così il 30Ottobre ha regalato all’umanità la

7miliardesima bambina “posandola” interra filippina. Danica è il nome dellapiccola fortunata che, ancora prima dinascere, era già una star: venuta al mondopochi minuti prima della mezzanotte sottogli occhi attenti e ansiosi di flash etelecamere pronti ad immortalare l’evento,la neonata filippina ha ricevuto il suo primosaluto dai funzionari dell’Onu. Questihanno atteso il fiocco rosa accogliendo lapiccola con una torta su cui era disegnatol’acronimo 7B, ad indicare appunto la “7thbillion baby”. Questo primato, però, è statoreclamato anche dall’India che subito si èmessa in fila per accreditarsi il “prestigiosorecord”. Secondo il “T imes of India”,infatti, sarebbe la piccola Nar gis a doveressere la vera star. E’ “lotta” dunque tra ledue nazioni, anche se, a pensarci bene, ildato della popolazione mondiale è talmentedinamico che, forse, questa lotta non ha poitanta ragione di esistere. Dalle Filippine,intanto, il Ministro della Sanità, EnriqueOna, ha fatto sapere che il suo uf ficioinvierà i dati all’Organizzazione Mondialedella Sanità, così da stabilire con certezzachi tra le due bambine detenga il record.Altre polemiche sono anche sorte a causadella decisione delle Nazioni Unite diassegnare alla bambina una borsa di studioe un’ingente somma di denaro ai genitoriper aprire un negozio. Da un lato si sperache questa volta l’ ONU non si “dimentichi”delle promesse fatte ai bimbi “simbolo”,così come è successo con i bambini numero6 e 5 miliardi, dall’altro, invece, l’iniziativa

ha ricevuto molte critiche: in un Paese incui il 90% della popolazione muore di famee vive in condizioni indecenti, è giusto chesolo la famiglia di Danica riceva delleagevolazioni esclusivamente per il fatto didetenere un”primato numerico”? Natu-ralmente no, eppure alle Nazioni Unite noninteressa il giudizio dell’opinione pubblicae sembrano decise a difendere la loroposizione. Inoltre bisogna anche sotto-lineare che l’evento si scontra con l’attualesituazione geo-politica del mondo, evi-denziando una fondamentale proble-matica: considerando che il numero mediodi figli per donna nei paesi meno sviluppatiè di 4,5, contro l’1,7 dei paesi più ricchi, lamaggior parte dei nuovi nati avverrà inpaesi dove i beni primari sono scarsi mentrel’Europa dovrà fare i conti con l’invec-chiamento della popolazione. Nonostantetutte queste problematiche che sono emersein seguito alla nascita-evento di Danica, ilmondo deve comunque sentirsi libero dicontinuare i festeggiamenti perché, in unperiodo di grande crisi come quello chestiamo vivendo, non c’è cosa più bella chepensare alla nascita di una nuova bambinacome simbolo di una futura ripresa checoinvolgerà tutti. “Stella del mattino” è ilsignificato del nome filippino dellabellissima neonata, un significato cheinfonde nel cuore di tutti una grande spe-ranza: quella che la luce di questa nascita,come di tutte le altre che quotidianamenteavvengono sulla terra (in modo più di-screto), possa illuminare la strada che por-terà di nuovo il mondo allo splendore e allaprosperità che tutti ci auguriamo.

Donato Lotrecchiano IV D

Collaboratori: M. C. Aufiero, E. Criscitiello, G. Della Bella, M.L. lacuzio, C. Liuzzi,M.G. Sementa, M. Muscetta, C. Santoro, A. Silvestro.

Redazione: E. Camuso, F. Petruzziello, L. Caruso, E. De Silva, D. Napoletano, R.Galdo, L. Russo, R. Erra, M. Palmieri, F. Adesso, D. Lotrecchiano, G. Medugno, A.Ambrosone, A. Picca, A. Limone, V. Iandoli, G. Bergamino, C. R. Basileo, N. Guarini,C. Di Dio, L. Romano, A. Gaeta, A. Popescu, A. Siniscalchi, I. Ambrosini, D. Barzaghi,F. Oliviero, I. Musto, C. Picardo, U. Freda, G . Cioffi, G. Pascale, M. Dioguardi, A.Siciliano, C. Fato, P. Limone, F. Maglio, P. Preziosi, Classe III C, Classe V B, C. Leo,G. Buonovino, A. Coluccino, F. Ceccato, G. Rinaldi, G. A. Monaco, R D’Auria, D.Raffa,V. Spiniello, A. Pastore, A. Genovese, G. Sarno, S.Noviello, F. Battista, R. Bianco, F.De Gennaro, A. Penna, A. Di Giuditta, L. Guerriero, O. Picariello, D. De Iasi, E.D’Anna, M. Viscione, L. Garofalo, C. Mastroberadino, S.Aniello, R. Magliacane.

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19.10.2011 Alfieri del Lavoro: anche il Mancini al Quirinale

del Capo dello Stato Presidente Napolitano, anche il nostro Liceo è stato rappresentato in prima fila; infatti, a portareil nome della nostra Scuola in un consesso tanto esclusivo ed ambito, c’era Giuseppe Lanzillo che ha frequentato ilcorso I ed ha conseguito la maturità la scorsa estate.La sua brillante e costante performance sempre registrata fin dalla prima classe in tutte le discipline ha fatto sì chefosse lui quest’anno ad essere investito di questo titolo tanto esclusivo, quanto raro. Infatti, basta considerare che intutt’Italia vengono nominati solo venticinque Alfieri del Lavoro all’anno e che il nostro Lanzillo era l’unico e solorappresentante della Campania, per percepire l’eccezionalità e la rilevanza del riconoscimento ricevuto.A lui rivolgiamo l’augurio di raggiungere traguardi e risultati sempre più prestigiosi, unitamente ad un grande inbocca al lupo per il suo nuovo cimento presso l’Università Vita e Salute San Raffaele di Milano, dove da quest’annoaccademico il nostro Alfiere è matricola per la Facoltà di Medicina e Chirurgia. Ad maiora.

Corso estivo DSD a cura del Prof. Buchner

Dal 4 al 14 luglio 2011, il Prof. Holm Buchner, docentedel Servizio Centrale tedesco per le Scuole all’Estero(ZfA), è stato ancora una volta ospite del nostro Liceoper tenere un corso propedeutico e specifico finalizzatoalla preparazione degli alunni dell’attuale Classe VSezione A alle prove d’esame previste dal “ DeutschesSprachdiplom – Stufe II” rilasciato dalla Conferenza deiMinistri della Pubblica Istruzione dei Länder tedeschi.

Assistenti madrelinguain servizio presso il nostro Liceo

Dal 1° ottobre 2011 è in servizio presso il nostro Liceola Sig.ra Katy Louise Gallagher , assistente inglesemadrelingua, proveniente da Glasgow (Scozia / GranBretagna).

Dal 3 novembre 2011 – e sino al 30 aprile 2012 – è inservizio presso il nostro Liceo la Dott.ssa SissinaEilbracht, assistente tedesca madrelingua, provenienteda Berlino.

2ª fase del VII Scambio di Classi con la Germania

Dal 21 novembre al 3 dicembre 2011 ha avuto luogo il7° Scambio di Classi con il “ Regiomontanus-Gymnasium” di Haßfurt (Baviera / Germania). Stavoltai nr. 31 allievi delle Classi II – III e IV Sezione Apartecipanti all’attività, nel corso della 2ª fase di Scambio,hanno avuto l’opportunità di visitare il Paese stranieronel periodo più caratteristico dell’anno e cioè durante lesettimane dell’Avvento, che vedono la Germania polodi forte attrazione turistica, grazie alla miriade diMercatini di Natale che affollano le sue illuminatissimepiazze.

Esami DSD 2011/2012

Gli allievi della Classe V Sezione A, alla presenza diuna speciale Commissione, presieduta dalla Dott.ssaPetra Köhler - responsabile per il territorio italiano delServizio Centrale tedesco per le Scuole all’Estero (ZfA)- sosterranno le prove scritte (06-12-201 1) e le proveorali (17-01-2012) previste dalla Conferenza dei Ministridella Pubblica Istruzione dei Länder tedeschi, per ilconseguimento del prestigioso “Deutsches Sprachdiplom- Stufe II”. Agli “ardimentosi candidati” giungano i nostripiù calorosi auguri!

I nostri studenti al Teatro San Carlo di Napoli

Sabato 21 gennaio 2012 - accompagnati dalla Prof.ssaMaria Gabriella Sementa - gli alunni della Sezione Araggiungeranno il Teatro San Carlo di Napoli per assisterealla rappresentazione teatrale “L’opera da tre soldi” diBertolt Brecht, che vedrà in scena Massimo Ranierinell’impegnativo ruolo di Mackie Messer e Lina Sastriin quello dell’ingenua prostituta Jenny.

2° modulo CLIL: „Wirtschaft und Geschichte”

Da Dicembre 2011 ad Aprile 2012 la Prof.ssa RobertaGimigliano, docente di Storia e Filosofia nelle Classi 3ª- 4ª e 5ª Sezione A, e la Prof.ssa Maria Gabriella Sementa,docente di Tedesco (Sezione A), realizzeranno ancorauna volta un insegnamento/apprendimento integratoCLIL. Tema del modulo previsto: Wirtschaft undGeschichte [Economia e Storia].

Iniziative per gli allievi delle Sezioni ad indirizzolinguistico

L’Istituto di Cultura Germanica - A.C.I.T. - per celebrarei suoi venti anni di attività sul territorio (1992-2012) -intende coinvolgere gli alunni del nostro Liceo chestudiano il Tedesco come lingua straniera (Sezioni A eC) in una serie di iniziative particolarissime, cheincontreranno certamente l’interesse dei giovani discenti.

Rassegna Cinematografica “Reciproche visioni”

Nel mese di Marzo 2012 gli allievi delle Classi 4ª e 5ª Sezione A avranno la possibilità di confrontarsi con gli studentidel Corso di Laurea in: “ Discipline delle Arti Visive, della Musica e dello Spettacolo”, attivato presso l’Universitàdegli Studi di Salerno. Nell’ambito di un’interessante Rassegna Cinematografica, della durata di tre intere giornate,i nostri alunni, insieme agli studenti universitari, assisteranno alla proiezione di numerose pellicole italiane e tedescheafferenti alla civiltà di entrambi i Paesi nonché alle loro relazioni storiche, sociali, politiche e culturali. Allamanifestazione interverranno – con specifici contributi – esperti e docenti di varie Università nazionali.Curatori della Rassegna – il cui titolo sarà: “Reciproche visioni” – saranno la Prof.ssa Maria Gabriella Sementa,docente di Tedesco (Sezione A) nonché Presidente dell’Istituto di Cultura Germanica – A.C.I.T. di Avellino ed il Prof.Marco Pistoia, docente di Storia e Critica del Cinema presso l’Ateneo salernitano. L’iniziativa si realizzerà grazie allasinergia tra Istituto di Cultura Germanica – A.C.I.T. di Avellino, Goethe-Institut e Cinefest di Amburgo.

8° Scambio di Classi con la Germania

Dal 16 al 21 aprile 2012 le Classi I - II - III e IV Sezione A ospiteranno, ancora una volta, una folta delegazione del“Regiomontanus-Gymnasium” di Haßfurt (Baviera / Germania). Avrà infatti luogo la prima fase dell’ 8° Scambio diClassi, che porterà nel capoluogo irpino circa 30 studenti stranieri, accompagnati dai docenti: Prof. KlausBauernschubert (docente responsabile per la parte tedesca) e Prof.ssa Daniela Scholz.

Master di matematicaÈ iniziata la XV edizione del Master di matematica. Sono stati ammessi 50 studenti delle classi quinte previoaccertamento dei prerequisiti. Il master è strutturato in 4 moduli: Algebra lineare e spazi vettoriali (M. Famoso) -Serie numeriche e serie di funzioni (L. Buonanno) - Funzioni a due o più variabili (A. Capaldo) - Equazioni differenziali(D. Tucci). Gli studenti che supereranno le prove scritte previste dal corso riceveranno un attestato di merito.Coordinatore del Master è il Prof. Domenico Tucci.

Progetto Lauree ScientificheGli alunni delle classi quarte del Liceo “ P.S. Mancini” parteciperanno nei mesi di Febbraio e Marzo 2012 al progetto“Matematica e statistica” con attività laboratoriali e seminariali, in un ciclo di otto incontri che si svolgeranno in aulee laboratori scientifici della Facoltà di Scienze matematiche e fisiche dell’Università di Salerno. Le lezioni sarannotenute dai Proff. Domenico Tucci e Chiara Nicotera dell’ateneo salernitano.

Master di fisicaNei mesi di Marzo, Aprile e Maggio 2012 verranno svolte lezioni sulla fisica del XX secolo per gli studenti cheavranno superato le prove del Master di matematica. Le lezioni saranno tenute dai Prof f. Domenico Tucci, AntonioTropeano e Antonio Feoli della facoltà d’Ingegneria dell’Università del Sannio.

Invito alle scienzeNell’aula di Fisica “ E. Biondi” in via De Concilii, i Professori Domenico Tucci ed Arturo Criscitiello terranno lezionisui seguenti argomenti: “ Relatività ristretta” e “ Cosmologia ed energia nucleare”. Nell’ambito del progetto le lezionisaranno rivolte agli studenti delle classi quarte del Liceo “ P.S. Mancini”, al termine del corso gli studenti partecipantiriceveranno un attestato di frequenza. Le lezioni inizieranno nel mese di Gennaio 2012.