La Rua n° 17

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Poste Italiane s.p.a. - spedizione in A.P. - 70% CNS PD - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 - Comma 1 - DCB PD Restituire al mittente le copie non consegnate Periodico d’informazione di Banca San Giorgio e Valle Agno N° 17 - OTTOBRE 2010 OPPORTUNITÀ INIZIATIVE INFORMAZIONI UTILI TERRITORIO COOPERAZIONE 4 Verso una fusione? 18 Il Trust 12 Borse di studio 2010

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La Rua è la rivista trimestrale edita dalla Banca per i Soci e vuol essere il canale di comunicazione privilegiato con essi. Una rivista che informa su iniziative, novità, servizi e proposte, che favorisce il dialogo e rinsalda il contatto fra la Banca ed i suoi Soci.

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Poste Italiane s.p.a. - spedizione in A.P. - 70% CNS PD - D.L. 353/2003(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 - Comma 1 - DCB PDRestituire al mittente le copie non consegnatePeriodico d’informazione di Banca San Giorgio e Valle Agno

N° 17 - OTTOBRE 2010

Periodico d’informazionedi Banca San Giorgio e Valle Agno

OPPORTUNITÀ • INIZIATIVE • INFORMAZIONI UTILI • TERRITORIO • COOPERAZIONE

4

Controllo, manutenzione e ispezione degli impianti term

Valli del Pasubio

Posina

LaghiArsiero

Lastebasse

Valdastico

Tonezza del Cimone

Rotzo

Roana

Cogollodel Cengio

Velo d'Astico Caltrano

Pedemonte

Gallio

Lugo

Lusiana Conco

Foza

Enego

Asiago

Recoaro Terme

Crespadoro

Altissimo

Valdagno

SchioTorrebelvicino

Santorso

Chiuppano

Carrè

ZanèZugliano

Bassano del Grappa

Cismondel Grappa

San Nazario

Solagna

Mussolente

Romano d'Ezzelino

Pove

PioveneRocchette

Calvene

Valstagna

Campolongo

Rosà

Cassola

RossanoVeneto

Tezze sul Brenta

Marostica

Cartigliano

Salcedo

Fara Vicentino

Vicenza

Marano

Malo

ThieneBreganze

Pianezze

MasonVicentino

Cornedo Vicentino

Arzignano

Chiampo

Monte di Malo

Brogliano

Trissino

Isola Vicentina

Villaverla

Precalcino SandrigoPozzoleone

Bressanvido

BolzanoVicentino

Dueville

MonticelloConte Otto

Caldogno

Costabissara

Monteviale

SovizzoCreazzo

MontecchioMaggiore

Montorso

Lonigo

Zermeghedo

Brendola

Sarego

Arcugnano

AltavillaVicentina

Orgiano

Alonte

Villaga

Sossano

NoventaVicentina

Agugliaro

Campiglia

dei Berici

Albettone

BarbaranoVicentino

Nanto

Castegnero

Longare

Montegaldella

Montegalda

Grisignanodi Zocco

CamisanoVicentino

QuintoVicentino

San Vitodi Leguzzano

San PietroMussolino

Nogarole

CastelgombertoGambugliano

Grumolo delle A.

Grancona

San Germanodei Berici

Asigliano

Sarcedo Nove

Gambellara

Zovencedo

Molvena

Torri diQuartesolo

Montebello

Mossano

PoianaMaggiore

Schiavon

Montecchio

Cittadella

Fontaniva

Carmignanodi Brenta

GallieraVeneta

Tombolo

Piazzolasul Brenta

San Giorgioin BoscoGrantorto

San Pietroin Gu

GazzoPadovano

Campodoro

Verso una fusione?

18Il Trust

12Borse di studio 2010

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Trimestrale d’informazione n. 3 anno 6

Chiuso in redazione il 05/10/10

Hanno collaborato a questo numero:Federica Morello, Andrea Alba, Carlo Todesco, Mirino Valle, Stefano Carollo, Francesca Rizzato, Fabio Frison, Angelo Balasso, Elisa Geremia e Paolo Maroso.

Le fotografie a pag. 19 sono di Foto Cortiana per Agenzia Due PuntiPer le immagini a pag. 22-23 si ringra-zia Grafiche Leoni.

Iscrizione al Registro Stampa del Tribunale di Vicenza n. 1172 del 20/03/08

Direttore Responsabile: Marco Catalani

Coordinatrice Editoriale: Barbara Gamba

Editore e Proprietario:Banca San Giorgio e Valle AgnoVia Perlena, 78 San Giorgio di Perlena (VI)

Progettazione Grafica:DIELLE - www.denislucatello.com

Stampa: Industrie Grafiche Vicentine S.p.A.

Carta Ecologica

Tiratura: 8.000 copie

AVVERTENZE DI LEGGE: In conformità al “Decreto Legislativo 196/2003” sulla tutela dei dati personali, si informa il de-stinatario del presente periodico che ha la possibilità di accedere liberamente ai suoi dati anagrafici per aggiornarli, modificar-li, integrarli o semplicemente per segna-lare di non voler più ricevere il periodico “La Rua” scrivendo al seguente indirizzo: Segreteria Soci BANCA SAN GIORGIO e VALLE AGNO Via Perlena, 78 - 36030 Fara Vicentino (VI) oppure via email all’indirizzo:[email protected]

Per eventuali messaggi promozio-nali contenuti all’interno di questa pubblicazione si rimanda alle condi-zioni contrattuali riportate nei fogli infor-mativi a disposizione del pubblico presso le filiali o sul sito www.bancasangiorgio.it

S O M M A R I O

Borse di studio2010

12

Il Trust

18

4

Verso una fusione?

Progetti4 Una collaborazione reciproca che nasce da lontano6 La BCC di Quinto Vicentino8 Valori Comuni e obiettivi di fondo che guidano il progetto9 Strategia d’insieme per una banca unica

Primo Piano10 Aumento di Capitale: Bandierina a quota 10 milioni11 Un microchip nei nuovi bancomat 12 Borse di studio 2010: nuovi bandi e nuove occasioni13 Nuova Apertura

Incontri14 Molino Filippi: un successo negli anni costruito sul mais 16 Famiglia Ortensi: una vita tra vernici e collanti industriali

Focus18 Il Trust No Profit20 Le chiavi di casa21 Spazio ai talenti locali Radici22 Il cantiere di una comunità

Controllo, manutenzione e ispezione degli impianti term

Valli del Pasubio

Posina

LaghiArsiero

Lastebasse

Valdastico

Tonezza del Cimone

Rotzo

Roana

Cogollodel Cengio

Velo d'Astico Caltrano

Pedemonte

Gallio

Lugo

Lusiana Conco

Foza

Enego

Asiago

Recoaro Terme

Crespadoro

Altissimo

Valdagno

SchioTorrebelvicino

Santorso

Chiuppano

Carrè

ZanèZugliano

Bassano del Grappa

Cismondel Grappa

San Nazario

Solagna

Mussolente

Romano d'Ezzelino

Pove

PioveneRocchette

Calvene

Valstagna

Campolongo

Rosà

Cassola

RossanoVeneto

Tezze sul Brenta

Marostica

Cartigliano

Salcedo

Fara Vicentino

Vicenza

Marano

Malo

ThieneBreganze

Pianezze

MasonVicentino

Cornedo Vicentino

Arzignano

Chiampo

Monte di Malo

Brogliano

Trissino

Isola Vicentina

Villaverla

Precalcino SandrigoPozzoleone

Bressanvido

BolzanoVicentino

Dueville

MonticelloConte Otto

Caldogno

Costabissara

Monteviale

SovizzoCreazzo

MontecchioMaggiore

Montorso

Lonigo

Zermeghedo

Brendola

Sarego

Arcugnano

AltavillaVicentina

Orgiano

Alonte

Villaga

Sossano

NoventaVicentina

Agugliaro

Campiglia

dei Berici

Albettone

BarbaranoVicentino

Nanto

Castegnero

Longare

Montegaldella

Montegalda

Grisignanodi Zocco

CamisanoVicentino

QuintoVicentino

San Vitodi Leguzzano

San PietroMussolino

Nogarole

CastelgombertoGambugliano

Grumolo delle A.

Grancona

San Germanodei Berici

Asigliano

Sarcedo Nove

Gambellara

Zovencedo

Molvena

Torri diQuartesolo

Montebello

Mossano

PoianaMaggiore

Schiavon

Montecchio

Cittadella

Fontaniva

Carmignanodi Brenta

GallieraVeneta

Tombolo

Piazzolasul Brenta

San Giorgioin BoscoGrantorto

San Pietroin Gu

GazzoPadovano

Campodoro

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ProgettiProgetti

L’ipotesi di fusione tra Banca San Gior-gio e Valle Agno e la BCC di Quinto Vicentino, entrambe Banche di Credito

Cooperativo della provincia di Vicenza, po-trebbe diventare presto realtà.Ne abbiamo parlato con Ilario Novella, Pre-sidente di Banca San Giorgio e Valle Agno, che vede questo progetto come una grande opportunità di integrazione e di sviluppo del territorio e delle comunità di riferimento.

Presidente Novella, come è nata questa idea e quando è diventata un vero e pro-prio progetto?La nostra Banca è stata sem-pre aperta a valutare pro-poste di aggregazione con altre realtà del territorio: è un percorso che parte da lonta-no, portato avanti negli anni dai diversi Consigli di Ammi-nistrazione che si sono succe-duti ed è maturato oggi con la BCC di Quinto Vicentino. Abbiamo iniziato un percorso di avvicinamento tra le due BCC a livello operativo, di struttura, dialogando su procedure, metodi, stile e condividendo nella sostanza i valori fondamentali della mutualità e della cooperazio-ne.Possiamo contare sulla grande risorsa di due squadre affiatate e pronte a collaborare insieme. Da parte no-stra ci auguriamo di poter costruire, con il consenso dei Soci, un’unica BCC, più grande, più organizzata, più competitiva.

Banca San Giorgio e Valle Agno ha avuto poco tempo fa un’ispezione di Banca d’Italia. Una procedura stan-dard, che ha dato un esito positivo sull’attività della banca. E’ stato motivo di soddisfazione sia per il Consiglio di amministrazione e per il collegio sindacale, sia per la

Direzione e per tutto il personale della banca. Il giudizio complessivamente positivo espres-so da Banca d’Italia è un riconoscimento che premia gli sforzi di tutti.Partendo da questo dato estremamente inco-raggiante possiamo affrontare i nostri progetti per il futuro con serenità e rinnovata energia.

Concretamente cosa cambierà con la fusio-ne tra le 2 realtà?Dopo la fusione rimarranno operative tutte

le filiali delle due banche, visto che non esistono so-vrapposizioni di competen-za degli sportelli, fatta ec-cezione per Vicenza, dove sia Banca San Giorgio e Valle Agno, sia la BCC di Quinto Vicentino sono pre-senti. Ma questo non è un problema, perché Vicenza è grande e sarà molto me-glio servita da una rete di

sportelli più ampia e ben dislocata nei vari quartieri e nelle zone produttive. Potremo quindi contare su una rete di 28 filiali e sulla somma di collaboratori delle due banche.Per il resto il Consiglio di Amministrazione della Banca unica darà incarico alla Direzione generale di valoriz-zare al meglio la squadra operativa con un assetto inter-no solido e allo stesso tempo dinamico. Una bella sfida per tutti.

Quali vantaggi porterà questa fusione?Entrambe le banche sono sane e solide, potrebbero tranquillamente continuare a operare con l’assetto at-tuale. Tuttavia la certezza di oggi non è una garanzia per domani. Anche se le cose vanno bene è importante cercare modalità e strumenti operativi per farle andare ancora meglio. Con una prospettiva che non si fermi solo ai risultati di breve termine, ma che guardi anche a

Ilario NovellaPresidente

Una collaborazioner e c i p r o c a che nasce dal o n t a n o

Verso una fusione?

Con la BCC di Quinto Vicentino è allo

studio un progetto importante per il futuro.

4

Page 5: La Rua n° 17

ProgettiProgetti

risultati sul medio e lungo periodo. Abbiamo intrapreso questo progetto perché siamo con-vinti dell’importanza di trovare sinergie, per raggiungere economie di scala e per favorire una miglio-re organizzazione delle risorse umane nei vari settori con spirito critico e di razio-nalizzazione. Il rafforzamento reciproco di due realtà in salute come quelle di Banca San Giorgio e Valle Agno e della BCC di Quinto Vicentino po-trà fare nel futuro la differenza anche nella qualità dei nostri prodotti, dei servizi e delle relazioni con la clientela.Come Banca San Giorgio e Valle Agno stiamo rispet-tando tutti i nostri propositi. In questo periodo di difficol-tà generale per l’economia mondiale abbiamo moltiplicato l’attenzione alle dinamiche del mondo produttivo, accompagnan-do il tessuto economico e sociale lo-cale in questa piccola ripresa, che sarà lenta e fragile, ma che stiamo comunque avvertendo. Questo ci motiva a proseguire il dialogo con il Consiglio di Amministrazione della BCC di Quinto Vicentino, perché questo “ma-trimonio” possa diventare presto nella realtà una grande opportunità, per dare maggiore qualità ai nostri prodotti, ai nostri servizi e alle relazioni con la clientela. Sempre con lo spirito mutualistico dei cooperatori.

di Federica MorelloFederazione Veneta delle Banche di Credito Cooperativo

Valli del Pasubio

Posina

LaghiArsiero

Lastebasse

Valdastico

Tonezza del Cimone

Rotzo

Roana

Cogollodel Cengio

Velo d'Astico Caltrano

Pedemonte

Gallio

Lugo

Lusiana Conco

Foza

Enego

Asiago

Recoaro Terme

Crespadoro

Altissimo

Valdagno

SchioTorrebelvicino

Santorso

Chiuppano

Carrè

ZanèZugliano

Bassano del Grappa

Cismondel Grappa

San Nazario

Solagna

Mussolente

Romano d'Ezzelino

Pove

PioveneRocchette

Calvene

Valstagna

Campolongo

Rosà

Cassola

RossanoVeneto

Tezze sul Brenta

Marostica

Cartigliano

Salcedo

Fara Vicentino

Vicenza

Marano

Malo

ThieneBreganze

Pianezze

MasonVicentino

Cornedo Vicentino

Arzignano

Chiampo

Monte di Malo

Brogliano

Trissino

Isola Vicentina

Villaverla

Precalcino SandrigoPozzoleone

Bressanvido

BolzanoVicentino

Dueville

MonticelloConte Otto

Caldogno

Costabissara

Monteviale

SovizzoCreazzo

MontecchioMaggiore

Montorso

Lonigo

Zermeghedo

Brendola

Sarego

Arcugnano

AltavillaVicentina

Orgiano

Alonte

Villaga

Sossano

NoventaVicentina

Agugliaro

Campiglia

dei Berici

Albettone

BarbaranoVicentino

Nanto

Castegnero

Longare

Montegaldella

Montegalda

Grisignanodi Zocco

CamisanoVicentino

QuintoVicentino

San Vitodi Leguzzano

San PietroMussolino

Nogarole

CastelgombertoGambugliano

Grumolo delle A.

Grancona

San Germanodei Berici

Asigliano

Sarcedo Nove

Gambellara

Zovencedo

Molvena

Torri diQuartesolo

Montebello

Mossano

PoianaMaggiore

Schiavon

Montecchio

Cittadella

Fontaniva

Carmignanodi Brenta

GallieraVeneta

Tombolo

Piazzolasul Brenta

San Giorgioin BoscoGrantorto

San Pietroin Gu

GazzoPadovano

Campodoro

Vallarsa

Loria

L’integrazione delle due aree rafforzerebbe

il modello di banca territoriale già applicato

con successo dalle due realtà.

La cartina riporta in arancione i Comuni di insediamento delle filiali di Banca San Giorgio e Valle Agno; in azzurro quelli con filiali della BCC di Quinto

Vicentino. In giallo, l’intera zona di competenza della eventuale nuova Banca.

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Page 6: La Rua n° 17

ProgettiProgetti

Franco Forte è il Presidente della BCC di Quinto Vicentino, alla guida dell’istituto da 30 anni.

Gli abbiamo chiesto come è nato questo pro-getto e quali sono gli aspetti che rendono una fusione tra i due istituti fattibile e interessante per tutti.

La BCC di Quinto Vicentino è una banca giovane e in salute. Quali sono i vostri tra-guardi in una ipotesi di fusione?Quando abbiamo comin-ciato a ragionare su un’ipo-tesi di fusione con un altro Istituto abbiamo valutato molti aspetti e ci siamo po-sti alcuni paletti irrinuncia-bili per noi. Innanzittutto la tutela della nostra identità originaria e delle motivazioni che ci hanno indotti 30 anni fa a costituire la banca per servire questo territorio. In questi anni abbiamo fatto un percorso che ci rende orgogliosi e ad oggi siamo soddisfatti dei risultati che abbiamo raggiunto.

I dati di bilancio 2009 dicono che nonostante la crisi i finanziamenti a sostegno del territorio e in special modo alle piccole e medie imprese sono aumentati, come pure la raccolta diretta. Le percentuali di crescita sono signifi-cative e ci collocano, con riguardo ai dati di incremento dei volumi intermediati, ai primi posti tra le Banche di Credito Cooperativo della Provincia. Gli incrementi del-le sofferenze sono inferiori alla media regionale. Insom-ma una banca solida, vitale e in salute.

E allora perché una fusione? Perché stiamo pensando in prospettiva e ragioniamo con una visione di medio-lungo periodo. Perché ci rendiamo conto di quanto sia importante migliorare i prodotti, già validi e apprezzati dalla nostra clientela, per rendere servizi e opportunità più efficienti, offrendo condizioni economiche più favorevoli a soci e clienti. Non dimentichiamoci l’aspetto prevalente del nostro

operare sul territorio. Oltre a pensare a mag-giori vantaggi economici vogliamo migliorare le azioni di mutualità verso i nostri soci e la capacità di cooperazione in progetti validi su cui vale la pena investire.

Ci siamo resi conto che per far fronte alle sfi-de del mercato, per contrastare gli effetti del-la crisi in maniera più efficace non possiamo pensare ad un percorso da soli. E la fusione della BCC di Quinto Vicentino con Banca San

Giorgio e Valle Agno ci con-sentirà di essere più forti, di garantire credito alle impre-se e un maggiore supporto all’economia locale.Il patrimonio della nostra banca è limitato perché l’istituto è giovane ed è sor-

to con un basso capitale sociale. Questo nel tempo, con l’introduzione di nuove regole per le banche, potreb-be diventare per la BCC di Quinto Vicentino un limite nell’essere competitiva come di fatto è ora.

Come avete gestito l’opportunità di un progetto di fu-sione con la vostra base sociale?In questi giorni abbiamo informato i soci con lettera di come sta evolvendo il progetto.Avevamo chiesto loro nelle Assemblee appositamente convocate in primavera di darci un’indicazione su come procedere, tenendo conto dello scenario in prospettiva. La risposta è stata inequivocabile: la condizione per un aumento del capitale sia pur nella misura minima preven-tivata non si è verificata. Poiché dunque non ci sono le condizioni per un aumento di capitale della banca, si è opportunamente valutata un’ipotesi di fusione con un partner del credito coopera-tivo provinciale. Questa scelta è stata motivata dall’opportunità di creare condizioni di uniformità territoriale e di contiguità anche operativa. Ecco perché abbiamo accettato un dialogo con alcune consorelle che potevano avere interesse a progettare un futuro con noi.

Una banca giovane, che rappresenta

l’unica realtà creditizia locale non

appartenente a gruppi ed è sentita dalla

L a B C Cdi Quinto Vicentino

Franco FortePresidente

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Page 7: La Rua n° 17

ProgettiProgetti

Quali vantaggi porterà l’aggregazione tra le due ban-che?Non c’è solo la contiguità territoriale e il fatto di operare in Comuni diversi ma confinanti. Il fatto positivo è che c’è sintonia anche tra il personale dipendente, costituito in larga parte da giovani che possono interagire e inte-grarsi più facilmente in una struttura unica. Potremo quindi avere una banca che si estenderà dalla fascia pedemontana tra il comprensorio del Grappa e Valdagno fino alla parte nord-est di Vicenza, toccando il capoluogo con 3 sportelli attivi (compresa la filiale di Anconetta aperta da poche settimane).Insieme avremo maggiore forza, miglioreremo la nostra efficienza e potremo essere più competitivi.

di Federica MorelloFederazione Veneta delle Banche di Credito Cooperativo

propria comunità di famiglie e piccole

imprese come la banca di riferimento che

ne ha accompagnato tutta la storia recente.

LE TAPPE DELLA F U S I O N EIl progetto di fusione prevede un percorso complesso e articolato i cui passaggi fondamentali possono es-sere così sintetizzati:

• i due Consigli di Amministrazione redigono e ap-provano il piano di fusione;• si inoltra alla Banca d’Italia il piano di fusione, assieme alla proposta del nuovo Statuto, chieden-done l’approvazione• in caso di esito positivo da parte di Banca d’Ita-lia, il progetto di fusione dovrà essere depositato per l’iscrizione presso l’ufficio del registro delle im-prese• a seguire, i due Consigli di Amminsitrazione re-digono e approvano la situazione patrimoniale e la relazione che illustra il piano di fusione, convo-cando le Assemblee straordinarie dei Soci • durante i 30 giorni che precedono l’Assemblea, presso le sedi delle BCC restano depositati i docu-menti relativi alla fusione• la proposta di fusione viene sottoposta alle As-semblee straordinarie • in caso di esito positivo, le delibere assembleari sono depositate entro 30 gg per l’iscrizione nel re-gistro delle imprese

Per ultimo, a seguire, viene sottoscritto l’atto di fusio-ne.

La BCC di Quinto Vicentino è stata tra le prime banche promotrici del progetto “Il Credito Cooperativo vicentino per la musica”, un’ini-ziativa che vuole offrire cultura e al contempo promuovere il talento dei giovani professionisti della musica, siano essi strumentisti, can-tanti o compositori. Nelle foto, alcune immagini di “Music in Love”, il concerto tenutosi lo scorso marzo al Teatro Civico di Vicenza per i Soci delle BCC.

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Page 8: La Rua n° 17

ProgettiProgetti

Il direttore generale della BCC di Quinto Vicentino si chiama Giorgio Sandi-

ni ed è un uomo della coo-perazione.“Stiamo lavorando con pari dignità a questo progetto di fusione. Il territorio ne ac-quisterà in termini economi-ci e di sviluppo. La speran-za è che il nostro lavoro possa tramutarsi in un successo e che tutti possano trarne vantaggio a cominciare dai nostri soci e clienti. Soprattutto in questo momento in cui le due banche stanno andando bene e nessuna delle due realtà è in difficoltà. Tra noi ci sono molte affinità nel modo di intendere la cooperazione di credito. Lavoria-mo dunque su quelle. La strada è tracciata”.

La storia della Banca di Credito Cooperativo di Quinto VicentinoLa BCC di Quinto Vicentino è una banca giovane. Qual-che mese fa ha festeggiato con i suoi soci nel teatro parrocchiale di Quinto, dove venne costituita, trent’anni di percorso fatto insieme. Negli anni 70’ nel territorio di Quinto non c’erano spor-telli bancari. L’unica possibilità di servire il territorio, le famiglie, le imprese era la costituzione di una Cassa Rurale ed Artigiana. Del comitato promotore facevano già parte Franco Forte e Addis Lorenzoni, ancor oggi in carica come Presidente e Vicepresidente, coadiuvati da Aldo Riboni, primo direttore e fondatore dell’Istituto. La direzione della Banca successivamente è stata affidata ad Angelo Visentin. Oggi a dirigerla è Giorgio Sandi-ni.Costituita ufficialmente nel 1980, la banca iniziava ad operare in locali comunali concessi in affitto in un picco-lo edificio adiacente alla palladiana Villa Thiene. Oggi la sede si trova lungo la stessa via a qualche nu-

mero civico di distanza da quel primo sportello.

Le filiali sono diventate otto (Oltre a Quinto, Marola di Torri di Quartesolo, Bolzano Vicentino, Cavazzale di Monticello Conte Otto, Friola di Pozzoleone, Tezze sul Brenta e Vicenza in via Prati ed Anconetta), il territorio servito comprende 32 comuni, di cui 27 nella provincia di Vicenza e 5 in territorio padovano. Uno sviluppo improntato a criteri di prudenza e di sana gestione, nello spirito di operatività delle banche di cre-dito cooperativo, oggi più che mai impegnate a dare sostegno concretamente alle imprese e alle famiglie del proprio territorio. Soprattutto in un periodo di difficoltà dei mercati.

Una banca, quella di Quinto Vicentino, ispirata ai valori della mutualità, della cooperazione, che in trent’anni di attività ha saputo instaurare un rapporto trasparente e di fiducia con soci e clienti: si tratta di agricoltori, allevato-ri, artigiani, commercianti e imprenditori che nei passati decenni hanno avviato interessanti e dinamiche attività produttive. La BCC di Quinto è nata per dare slancio a queste attività e per sostenere le famiglie di questo terri-torio. Da sempre ha operato per rendere concreta la sua specifica vocazione di banca di credito cooperativo, soprattutto rispettando etica e sviluppo sostenibile della finanza, anche recentemente con progetti di microcredi-to etico e solidale in collaborazione con altre BCC della provincia e con la Caritas diocesana.

di Federica MorelloFederazione Veneta delle Banche di Credito Cooperativo

Il direttore generale della BCC di

Quinto Vicentino traccia la storia

della “sua” banca.

Valori Comunie obiettivi di fondo cheguidano il progetto

Giorgio SandiniDirettore

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Page 9: La Rua n° 17

ProgettiProgetti

Un rafforzamento reci-proco e una possibilità concreta di migliorare

la relazione con la clientela, creando nuovi prodotti e ra-zionalizzando con maggiore efficacia le risorse e il perso-nale per dare migliori servizi.Il progetto di fusione tra Ban-ca San Giorgio e Valle Agno e la BCC di Quinto Vicentino è un investimento per il futu-ro. A crederci fortemente è il direttore generale di Banca San Giorgio e Valle Agno, Leopoldo Pilati, forte dei primi importanti risultati ottenuti.“I tempi sono maturi per un progetto ambizioso che può portare solo vantaggi per entrambe le parti. Alle porte abbiamo l’introduzione delle nuove regole di Basilea 3, che renderanno la vita delle banche ancor più difficile e complicata. Noi Banche di Credito Cooperativo siamo di piccole dimensioni e questo ci permette di essere maggiormente presenti per le necessità delle persone e delle aziende del territorio, più sensibili a erogare credito alle imprese e alle famiglie. Per vocazione e per scelta noi non guardiamo soltanto alla logica del profitto, ma abbiamo a cuore i nostri soci e la nostra clientela. In questo periodo abbiamo fatto fronte agli effetti della crisi con maggior senso di responsabilità, imponendoci anche dei sacrifici pur di salvaguardare la nostra missione. Ma dobbiamo essere pronte a organizzarci per far fonte al nuovo che avanza, senza perdere la nostra natura, anzi tutelandola come un bene prezioso e irrinunciabile. Con questa fusione tra i due Istituti noi crediamo di salva-guardare tutti questi obiettivi. Ci porterà a raggiungere economie di scala, ad uniformare sistemi operativi, a razionalizzare investimenti e a dare un assetto più effica-

ce al personale, mantenendo tutti i posti di lavoro. In più si aprono nuove opportunità commerciali e una maggiore capacità di dare credito e liquidità alle imprese di tutto quel territorio che i nostri spor-telli servono. Un territorio che dopo la fusione si amplierà in modo interessante.Non è per noi una necessità, né lo è per la BCC di Quinto, che è un Istituto solido, con prospettive di crescita. Si trat-ta di una visione strategica che insieme abbiamo condi-viso. E c’è convenienza per entrambe.Insieme faremo volumi che ci collocheranno ai primi posti della graduatoria regionale

delle Banche di Credito Cooperativo. Indubbiamente saremo la prima realtà di BCC nella provincia di Vicen-za. Ma ciò che più conta saremo un’unica realtà. Non due fuse insieme, ma un’unica banca più moderna, più vitale, più solida, con un cuore BCC”.

di Federica MorelloFederazione Veneta delle Banche di Credito Cooperativo

S t r a t e g i a d’insieme per unab a n c a u n i c a

I soci riuniti in Assemblea lo scorso maggio

Il direttore generale Leopoldo Pilati

immagina come potrebbe delinearsi

la nuova realtà.

Il Direttore Pilati tra il Presidente Ilario Novella ed il Vice Presidente Vicario Roberto Farina

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Page 10: La Rua n° 17

Primo PianoPrimo Piano

Superati i 10 milioni di euro di capitale sot-toscritto! Il presiden-

te Novella è visibilmente soddisfatto dell’andamento del progetto dell’operazio-ne: “La risposta che i Soci stanno dando è positiva – dichiara a - e, cosa non trascurabile, trasversale: infatti stiamo raccogliendo richieste di adesione da tutto il territorio di competenza. Ognu-no aderisce contribuendo secon-do le sue possibilità: le sottoscri-zioni per il massimo consentito, 1.500 azioni, sono state moltis-sime, ma abbiamo avuto richie-ste anche per importi inferiori. Il minimo sottoscritto è stato di 10 azioni”.Con il senno di poi, il C. di A. ha visto giusto nel proporre un aumento di capitale: i risulta-ti già conseguiti e, soprattutto, l’aver dimostrato l’appoggio della base sociale sono stati tra gli elementi trainanti del progetto di fusione con la BCC di Quin-to Vicentino. Che prospettive si aprono ora? Vediamo gli aspetti principali.

Il progetto di fusione con la BCC di Quinto Vicentino, se approvato, avrà conseguenze sull’aumento di ca-pitale?L’iter tecnico del progetto di fusione richiederà ancora qualche mese di lavoro e si concluderà - una volta ottenuto il benestare di Banca d’Italia - con la presentazione della

proposta alle Assemblee dei Soci delle due Banche, per l’approvazione definitiva.La nostra operazione di aumento del capitale giun-gerà a conclusione ben prima della convocazione dell’Assemblea, prevista per il mese di maggio. Infatti il termine di scadenza è fissa-to al 15.02.2011, salvo la

chiusura anticipata al raggiungi-mento dell’obiettivo che il Consi-glio di Amministrazione si è dato e al quale, superati i 10 milioni, siamo vicini.

Il progetto di fusione modifica il valore delle azioni della Banca?No, per la durata dell’operazio-ne, valore nominale e sovrap-pezzo restano invariati. Però pos-siamo ragionevolmente ritenere che migliorino le prospettive di rendimento: un’eventuale fusione ci permetterebbe di acquisire una migliore posizione nell’ambito del Credito Cooperativo Veneto, di accrescere la base di clienti e Soci, supportare più efficacemen-te la rete e presidiare meglio il territorio. Tutti aspetti che in pro-spettiva accrescono il valore com-

plessivo della Banca, valore che i Soci potranno condivi-dere anche mediante la loro partecipazione azionaria.

Dalle righe di questa rivista ringraziamo i Soci che, dan-do la loro adesione, hanno confermato fiducia alla no-stra Banca.

Più di 2000 Soci hanno aderito

finora all’offerta pubblica di

sottoscrizione di azioni della Banca.

Aumento diC a p i t a l e :Bandierina a quota 1 0 m i l i o n i

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gno

Prima dell’adesione leggere il prospetto informativo disponibile in tutte le filiali e sul sito www.bancasangiorgio.it

La mia Banca

ancora di più.IO!SONO

Con l’aumentodi capitale

La mia banca è fatta di persone che conosco. Che mi stimano e che io stimo. Protegge i miei risparmi con competenza e sicurezza. Non mi promette la luna. Però mi suggerisce con semplicità e chiarezza quello che è giusto fare, e anche quello che è meglio evitare. È cresciuta e si è rafforzata nel tempo, come le cose destinate a durare. La mia banca è nel mio territorio. È attenta e parsimoniosa, come piace a me. Ma so che non mi volta le spalle davanti a un problema. Io ho fiducia nella mia banca, perché lei si fida di me.La mia banca è anche mia: anch’io ho aderito all’aumento di capitale di Banca San Giorgio e Valle Agno. Credito Cooperativo. Differente per forza.

www.bancasangiorgio.it

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Primo PianoPrimo PianoLe nuove tessere bancomat sono

più sicure e offrono al titolare utili servizi informativi.

In linea con le recenti di-sposizioni europee sulla sicurezza nella circola-

zione del contante e nel ri-spetto del progetto naziona-le Microcircuito ABI 03599 e degli standard internazionali, Banca San Giorgio e Valle Agno ha intrapre-so, nel corso del 2009, la migrazione al microcircuito delle tessere bancomat a banda magnetica. Un’operazione massiva, visto che le vecchie tessere bancomat in circolazione erano circa 15.000: tutti i clienti sono stati invitati a sosituirle con le nuove carte, dotate dei più moderni requisiti tecnologici oggi richiesti. Il tutto con l’obiettivo di assicurare al cliente un miglior servizio e una più estesa tutela nelle operazioni di pagamento con la moneta elettro-nica.Infatti, nelle nuove tessere troviamo - oltre alla banda magnetica - un mi-crochip che, grazie alla protezione crittografica della memoria, garantisce standard di sicurezza elevati contro i tentativi di clonazione e contraffazio-ne: le informazioni sono memorizzate in modo criptato, dunque maggiormente sicuro, per poi essere utilizzate durante la transazione.Le nuove carte si sono evolute, oltre che nella veste gra-fica, anche nei contenuti: offrono infatti numerosi servizi informativi (INFOSMS). Per fare un esempio, il blocco/sblocco dell’utilizzo all’estero: al momento dell’emissio-ne, infatti, per motivi di sicurezza, tutte le carte presenta-no l’operatività estera bloccata e rimarranno in tale stato finchè il titolare stesso non provvederà autonomamente a renderla operativa, tramite l’invio di un SMS alla centrale operativa. Viceversa, sempre tramite SMS, l’operativita’

potra’ essere inibita nel mo-mento in cui non si rendera’ piu’ necessario l’utilizzo del-la carta al di fuori del territo-rio nazionale.Entrambe le operazioni, ef-

fettuabili sia dall’Italia che dall’estero, avverranno in tempo “reale”. Questa funzione è particolarmente utile perché permette al titolare della tessera di rendere operativa la carta all’estero solo quando lui stesso lo ritiene oppor-tuno. Quando una tessera è oggetto di clonazione in Italia, l’effettuazione degli utilizzi fraudolenti (pagamenti e prele-vamenti) avviene praticamente sempre nei paesi esteri. Ponendo il blocco anzi-detto, ancorchè vi sia un’assicurazione che preserva comunque dai rischi di addebito di operazioni non effettuate, il sistema bloccherebbe già sul nascere l’operazione e quindi l’eventuale adde-bito in c/c; in più, la carta sarebbe au-tomaticamente oggetto di sostituzione gratuita da parte della banca che ne ha avuto notizia. Altri servizi offerti dalle nuove carte sono la ricarica del cellulare via SMS,

il servizio di SMS Alert che consiste nel ricevimento di un messaggio sul telefonino ogni qualvolta la carta viene utilizzata al fine di verificarne, sempre per una maggior sicurezza, le transazioni effettuate (Funzione presente an-che su tutte le carte di Credito che la Banca colloca); la possibilita’ di ricevere informazioni sul saldo e sull’ul-timo movimento del conto corrente, la possibilita’ di ri-cevere informazioni sul residuo disponibile della carta bancomat. Chi non avesse ancora effettuato la sostituzione della tes-sera può chiedere informazioni presso la propria filiale.

Un microchipnei nuovi bancomat

www.bancasangiorgio.it

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Primo PianoPrimo Piano

Con l’inizio del nuo-vo anno scolastico Banca San Giorgio

e Valle Agno torna a pub-blicare i Bandi di Concor-so per l’assegnazione delle Borse di Studio agli studenti Soci della Banca o loro fi-gli. L’iniziativa nasce in ri-sposta al principio sancito dal nostro Statuto, che ci vede impegnati nell’educa-zione al risparmio ed alla previdenza delle nuove generazioni, e quest’an-no presenta alcune novità: accanto alle consuete e ri-confermate borse di studio per gli studenti delle scuole superiori, delle università e per i progetti Erasmus, il Consiglio di Amministrazione ha introdotto due nuovi bandi che certamente susciteranno molto interesse.La prima novità è il bando “Scuola & Lavoro”: sei bor-se di studio di 300 Euro per i diplomati negli indirizzi agrario, turistico–alberghiero e tecnico–Industriale, che abbiano partecipato nell’anno 2009 ad una iniziativa formativa della durata di sei mesi promossa da un’ente o realtà produttiva della zona di competenza di Banca San Giorgio e Valle Agno. Saranno privilegiate le esperienze che riguardano lavori e attività caratteristici e che, di con-seguenza, promuovono lo sviluppo futuro della attività e delle eccellenze che caratterizzano il nostro territorio. I nostri distretti, la nostra cultura enogastronomica, le abi-lità dei nostri artigiani rappresentano un valore aggiunto che, con questo nuovo bando, il nostro Istituto intende preservare stimolando i giovani ad investire il proprio fu-turo in queste realtà. L’altra novità di quest’anno è il bando destinato alle classi IV e V degli istiututi superiori del territorio di competenza invitate a esprimere la loro creatività nel progetto “Nella

banca che vorrei…”. Ogni classe potrà presentare un elaborato immaginando la “banca ideale” e descri-vendo filosofia e azioni di una banca vicina ai giova-ni. In palio 2.000 euro per i migliori tre elaborati che le classi utilizzeranno per un viaggio culturale o per la gita d’istruzione. Un ulterio-re premio di 2.000 euro è riservato al miglior Istituto, individuato tra quelli che avranno presentato i miglio-ri tre progetti di classe. I progetti delle classi dovran-no essere presentati entro il

15 novembre e la banca ha messo a disposizione degli studenti una pagina Web dedicata, dove trovare tutta la documentazione necessaria per partecipare e alcuni stru-menti di supporto. Inoltre i Tutor Dream, i collaboratori di Banca San Giorgio che seguono la clientela under 30, presenteranno di persona il progetto presso gli istituti che ne faranno richiesta.Tutta la documentazione relativa alle Borse di Studio 2010 è reperibile presso il sito www.bancasangiorgio.it e, da quest’anno, su www.contodream.com. In alternati-va è possibile recarsi presso la propria filiale di riferimen-to. Il sito è anche il canale di comunicazione per le infor-mazioni relative agli esiti della domanda, dal momento che i Bandi non contemplano comunicazioni individuali.

Attenzione! Il termine ultimo di presentazione delle domande per le borse di studio è fissato per il 15 ottobre, mentre per il bando “Nella Banca che vorrei…” il termine di consegna è il 15 novembre 2010.

10^ edizione per le Borse di studio di

Banca San Giorgio e Valle Agno.

Borse di studio2010: nuovi bandi e nuove occasioni

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Primo PianoPrimo PianoMolte le novità, tra le quali un

nuovo bando per le classi IV e V.

Il sondaggio: “Come hai utilizzato la tua borsa di studio?”

Alcune risposte dei 343 studenti premiati nell’edizione 2009

Le borse di studio degli ultimi due anni le ho usate per pa-gare parte del mio programma come Exchange student in Nuova Zelanda, dove mi trovo adesso, per un pro-gramma scolastico di sei mesi per migliorare la qualita’ del mio inglese; se riusciro; a ricevere anche la prossima, probabilmente avrà lo stesso uso;Grazie,Giorgia

Relativamente alla domanda di come sono stati utilizzati i soldi della borsa di studio, tale somma e’ stata usata per acquisto dei libri. Grazie e cordiali salutiChiara V.

Beh principalmente uso le borse di studio da voi assegna-temi per tutte quelle piccole spese quotidiane che uno studente senza stipendio dovrebbe rivolgersi ai propri genitori per soddisfare. Può essere l’acquisto di un libro, come la riparazione della bici fondamentale per andare in Facoltà, ma anche la prenotazione di un volo per an-dare a trovare l’amico straniero conosciuto in Erasmus. Le spese tipiche di un normale studente.Veronica

Scrivo per rispondere alla vostra domanda, ossia in che cosa ho utilizzato i soldi guadagnati con la borsa di studio. Sono stati utilizzati nell’acquisto dei libri scolastici

dell’anno nuovo, proseguendo così il mio percorso da studentessa del Liceo Brocchi.Elena

La borsa di studio dell’anno scorso mi è servita per com-prare i libri dell’università e la sto utilizzando per pagare la tesi.Chiara

N U O V A APERTURA

Dal 14 ottobre è operativa la seconda filiale a Thiene. La struttura si trova in Piazza Scalcerle, accanto agli uffici postali e di fronte alle Scuole Elementari: ci avviciniamo di più al cuore della città, per servire meglio privati, uffici ed esercizi commerciali situati nel centro storico. Una sola filiale era ormai “troppo stretta” per gestire una piazza vivace e dinamica come quella di Thiene: con la nuova agenzia riteniamo di poter meglio soddisfare le esigenze di prossimità e qualità del servizio di soci e clienti.

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IncontriIncontri

Una storia ultracentena-ria alle spalle, un le-game inscindibile con

la tradizione e con la terra e allo stesso tempo un’atten-zione incessante alla qualità, all’innovazione e alle esigen-ze di un mercato sempre più sofisticato. Sono queste le caratteristiche distintive che rendono oggi la Molino Filip-pi, azienda attiva nella zona industriale di Isola Vicentina e specializzata nella lavora-zione e macinatura del mais, un esempio tipico di eccel-lenza veneta, dove l’arte e il saper fare si valorizzando all’interno di moderni modelli di gestione e produzione, e il successo del business pas-sa necessariamente per la valorizzazione del territorio e delle sue risorse. L’azienda pone infatti le sue solide radici nei primi del ‘900, quando i fratelli Antonio e Domenico Filippi decisero di costruire ed avviare a Val-li del Pasubio l’antico molino con ruote di pietra azionate dalla forza dell’acqua ancora oggi visibile in paese, in via Gobbi.

È solo verso la metà dello scorso secolo però che l’azien-da affronta la sua prima, importante svolta, con l’ingresso in azienda di Domenico Rino e la sua decisione di trasfe-rire l’attività avviata dai bisnonni in pianura, a Castelno-vo di Isola Vicentina. Nel nuovo molino la pietra lascia anche lo spazio alle più moderne macine in acciaio, per poter garantire maggiore efficienza e qualità nei meto-di di lavorazione tradizionali. Il passaggio nell’attuale sede nella zona industriale di Isola avviene infine nel 1990, con la costituzione non solo di un nuovo impianto di molitura, ma anche dell’essiccatoio e dei silos per lo stoccaggio del prodotto, oggi condotto, sotto la guida di Domenico Rino, 77 anni, dei figli Roberta, Antonio

e Silvia. Proprio quest’ulti-ma, la più giovane dei tre, ci racconta qualcosa in più dell’azienda di famiglia.

Il segreto del vostro succes-so sembra essere il mais, ma quali sono le virtù della vostra farina?Non è solo il mais in quanto prodotto, ma il nostro terri-torio e le sue risorse. Negli anni non abbiamo solo affi-nato i metodi di lavorazione e la produzione, ma anche attivato una rete di fornitori e coltivatori locali tra Veneto e Friuli Venezia Giulia con cui intratteniamo strette rela-zioni.

Cerchiamo di fare conti-nuamente formazione per garantire elevati standard qualitativi in tutte le fasi, dal-

la semina alla trebbiatura. L’obiettivo è offrire una qualità certificata, grazie anche ad un processo di analisi e mo-nitoraggio esasperato. E il mercato ci riconosce questo sforzo.

Come funziona la lavorazione?Tutto inizia dal chicco del mais. Viene lavato e spellato, fino ad ottenere un prodotto base assolutamente puro. In questo ci vengono in aiuto i macchinari che, essendo in acciaio, non inquinano il chicco con altri sapori. Possiamo vantare quindi un prodotto finale salubre e ge-nuino, perché fin dalle prime fasi di lavorazione viene preservato il suo patrimonio nutrizionale. Senza dimenti-care che il controllo della filiera, fin dalla raccolta, per-mette un prodotto certificato. Solitamente poi la raccolta del prodotto verde avviene nei mesi di settembre e ot-tobre, per cui poi il processo prevede l’essicazione e lo stoccaggio per la produzione di farine durante tutto l’anno.

Molino Filippi: un successo negli anni costruito sulm a i s

L’azienda di Isola Vicentina, evoluzione diretta dell’antico molino avviato ancora nel 1780

a Valli del Pasubio, è oggi specializzato nella produzione di farine di mais di pregio.

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IncontriIncontri

Parlando di numeri, come si colloca la vostra produ-zione?Mediamente escono dai nostri impianti circa 500/600quintali di farina, di tutte le diverse tipologie. Ne contia-mo una decina ormai, da quella di mais fioretto alla fior di mais, dalla gialla tradizionale o biologica alla Ma-ranello, prodotta da un mais completamente vitreo, dal chicco di colore rosso molto piccolo e pregiato, esclusivo del Vicentino. I nostri mercati sono invece per lo più il Veneto, il Trentino Alto Adige, il Friuli Venezia Giulia, l’Emilia Romagna e, all’estero, la Germania.Nel 2004 avete ottenuto anche il Premio regionale per l’innovazione di Veneto Innovazione.Per tutti noi è stata una grande soddisfazione. L’agenzia regionale per la diffusione della ricerca e dello sviluppo tecnologico fra le piccole e medie imprese ha premiato con un riconoscimento speciale la nostra farina di mais con granulosità media pari a 230 micron. Attraverso questa farina, o miscele in cui essa è presente, è possi-bile realizzare pane, grissini e dolci che hanno le stesse caratteristiche dei prodotti a base di sola farina di fru-mento, riducendo, però la quantità di grassi e di glutine, caratteristica quest’ultima ideale per i celiaci.

Come siete organizzati in azienda? Il traino dell’azienda rimane ancora mio padre Rino, che ha insegnato l’antico mestiere e il lavoro prima a mia madre e poi a me e ai miei fratelli, Roberta e Antonio. Con vera passione e esperienza. Per quanto mi riguarda oggi mi occupo soprattutto della parte marketing e co-municazione, oltre che delle certificazioni. Mia sorella Roberta si è focalizzata sulla parte amministrativa e sulla contabilità, mentre Antonio segue da vicino tutta la pro-duzione e coordina il lavoro di altri quattro dipendenti.

La gestione familiare ci aiuta in tante cose, anche se ciò che davvero ci unisce è la volontà di mantenere vivi due secoli di esperienza e tradizioni della nostra famiglia, tramandate per quattro generazioni. E poi c’è sempre la passione che ci infonde nostro padre, a cui abbiamo appena dedicato una festa per i 50 anni di attività e che ancora oggi è pienamente operativo non solo in azien-da, ma anche altrove, ad esempio come membro della Commissione listino prezzi della Borsa Merci di Verona.

Com’è nato invece il rapporto con Banca San Giorgio e Valle Agno?Abbiamo deciso di passare tutti i nostri conti in Banca San Giorgio e Valle Agno ancora dieci anni fa, dopo alcuni primi contatti positivi. Oggi lavoriamo a stretto contatto con la filiale di Isola Vicentina, e devo dire che siamo molto soddisfatti non tanto e non solo del servizio, ma soprattutto della relazione che si è creata, e della capacità di ascoltare le nostre esigenze che la banca ci ha sempre dimostrato.

Infine, la crisi. Si è fatta sentire?Il mais e la polenta sono da sempre considerati, a torto, un prodotto povero delle nostre tavole. Anche per questo in tempi di crisi i consumi solitamente aumentano. Nell’ul-timo periodo però non sono state tanto le ristrettezze eco-nomiche a dettare il trend positivo, quanto forse proprio un ritorno in grande stile di questo splendido alimento all’interno delle nostre abitudini alimentari. Tutta salute, si direbbe. Per noi e per i nostri consumatori!

La società ha raggiunto importanti traguardi grazie al legame con il territorio e ad un mix vincente di tradizione, qualità e innovazione.

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IncontriIncontri Adesiv e Delmachem, due aziende

bassanesi capaci di competere in mercati

internazionali maturi e difficili grazie a

La storia della Adesiv di Bas-sano del Grappa potrebbe somigliare a tante di quelle

che si raccontano dalle nostre parti. Storie di imprenditoria ve-neta di successo, tipica di quel mitico Nord-Est che fu del secolo scorso. Il racconto prende infatti vita tra le mani di un ragazzo di soli 23 anni, come tanti, con qualche sogno nel cassetto, un pizzico di coraggio e una buo-na dose di voglia di fare.È il 1971 l’anno in cui allora giovanissimo Mario Ortensi, dopo solo due anni di lavoro alle dipendenze di una azienda chimica della zona, decide di dar vita in un piccolo capanno-ne alla sua prima società indi-viduale, la Adesiv. Nasce così l’Ortensi imprenditore, ed il pri-mo a seguirlo è il cognato An-drea Dal Ponte. L’azienda cresce velocemente, arrivano i primi dipendenti e nel pieno degli anni ‘80 diventa inevitabile il trasferimento della sede, sempre a Bassano ma in un nuovo e più capiente stabile che per più di un ventennio ospiterà la crescita della società. Nel 1988 la Adesiv viene infatti spostata a S. Lazzaro, nell’attua-le capannone. In quegli stessi anni prende inoltre vita una nuova unità produttiva, la Delmachem, con sede nel Quartiere Prè, e grazie alla collaborazione di ingegneri specializzati viene costruito un impianto di polimerizza-zione per la produzione di prodotti in emulsione acquo-sa. Oggi, a quasi quarant’anni dall’avvio dell’attività e grazie all’ampliamento della gamma e alla qualità dei prodotti offerti (adesivi e vernici per parquet e altri settori industriali, autolivellanti, impermeabilizzanti, etc.) le due società fatturano circa 10 milioni di euro, si sviluppano su un lotto industriale di 20mila mq complessivi, contano una trentina di dipendenti e una collaborazione esterna di tecnici specializzati. Negli ultimi anni la Adesiv ha ottenuto anche importanti certificazioni a livello europeo quali ad esempio la ISO 9001. Le società puntano con

forza all’export: “oggi esportiamo il 40% del nostro fatturato in molti Paesi del mondo come Russia, Romania, Bra-sile, Argentina o Slo-venia”, ci racconta lo stesso Mario Ortensi.

La crisi quindi ha col-pito anche voi?Purtroppo stiamo vi-vendo un periodo di crisi economica come nel resto del mondo, ma si sa, il Nord-Est è stato sempre capace di rinnovarsi e perché no, nei momenti di cri-si generale anche di crescere e svilupparsi. Noi abbiamo puntato sullo sviluppo tecnolo-

gico creando un laboratorio per lo studio di nuovi pro-dotti e acquistando strumenti di altissimo livello. Ne cito solo alcuni: dinamometro, spettrofotometro infrarosso, gascromatografo-massa con campionatore automatico attivi anche di notte. Del resto il business dei collanti e degli adesivi per l’edilizia, oltre a rappresentare la nostra voce più importante, ha ancora forti margini di crescita specie nei paese emergenti.

In un mercato maturo e molto competitivo, con la crisi imperante, su cosa riuscite a far leva per distin-guervi dalla concorrenza?Sulla ricerca e sui test continui di nuovi prodotti a basso impatto ambientale, di elevata qualità e conformi alle più recenti normative europee. Adesiv e Delmachem possono contare nel loro organico su esperti ingegneri in chimica e fisica, sull’uso di strumentazione scientifica di altissimo livello e su un sofisticato impianto di polime-rizzazione che solo poche aziende multinazionali pos-siedono. Inoltre abbiamo attivo un servizio di assistenza rivolto alla nostra clientela italiana e straniera, una rete

F a m i g l i a O r t e n s i :una vita tra vernici e collanti industriali

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Page 17: La Rua n° 17

IncontriIncontri

di distribuzione che ci consente di garanti-re un servizio ottimale e una serie di

magazzini sparsi in tutta Italia. Non da ultimo, ci aiuta l’italianità che ancora oggi può essere – anche e soprattutto all’estero – un valore e un vantaggio.

Un termometro della sfiducia e delle difficoltà spesso sono le fiere di settore, oggi in crisi profonda. Le consi-derate ancora nelle vostre strategie?Certo, uno dei nostri punti forti è il marketing. Da anni partecipiamo alle più importanti fiere italiane e non solo. Siamo presenti nei saloni internazionali nei Paesi per noi strategicamente rilevanti, come Germania, Argentina, Russia, Brasile, etc. Lì la nostra presenza può portare an-cora contatti positivi e perchè no, far conoscere la città di Bassano del Grappa in tutto il mondo.

A proposito di mercati esteri: come è successo che ad un certo punto vi si sono aperte porte oltre confine?Come sempre ci vuole un pizzico di fortuna e le persone giuste! Mio cognato, con la collaborazione di un com-merciale già inserito nel settore, ha sviluppato le strategie efficaci per entrare in nuovi mercati. Per far conoscere i prodotti Adesiv e Delmachem ha organizzato diversi mee-ting in paesi stranieri.

Quanto il sostegno della sua famiglia ha contribuito alla crescita delle sue aziende?È stato fondamentale, e lo è tuttora. Mia moglie Adelia mi è stata sempre vicino nell’affrontare in tutti questi anni le dif-ficoltà legate ad una azienda. I miei figli sono pienamente coinvolti in società: Laura, 36 anni, segue gli acquisti e il reparto amministrativo, mentre Enrico, 32 anni, ha iniziato come chimico nei laboratori e ora segue da vicino anche i processi produttivi e l’impianto di polimerizzazione.

Quanto vi ha aiutato invece il buon rapporto con il mondo delle banche?Anche questo, ovviamente, è stato fondamentale. Con Banca San Giorgio e Valle Agno siamo entrati in contat-to solo negli ultimi anni, in occasione dell’apertura della

prima filiale a Bassano del Grappa. Abbiamo raccolto l’invito del Direttore e vista la professionalità della Ban-ca abbiamo iniziato subito a collaborare efficacemen-te. Oggi i nostri rapporti con Banca San Giorgio e Valle Agno sono ottimi e devo dire che siamo davvero molto soddisfatti.A questo punto, dopo quarant’anni sulla breccia, quando comincerà a godersi davvero la pensione?Se la domanda è quando smetterò di lavorare, allora dopo morto! Questa è la mia vita, le mie società sono la mia passione. Anche se sono in pensione da quat-tro anni, così come mia moglie Adelia, finché potrò e la salute me lo permetterà starò lì dove ancora passo le giornate: in azienda. Continuo a seguire tutta la produzione, e ogni giorno insieme alla mia famiglia e ai miei collaboratori cerco di soddisfare al meglio le aspettative dei clienti.

Per chiudere, c’è qualche prodotto o innova-zione di cui va particolarmente fiero?Direi le colle e le vernici per parquet esenti da solventi, che stanno avendo ottimi riscontri vista la maggior sensibilità del mercato. E poi l’impianto di polimerizzazione ad alto con-tenuto tecnologico con il qua-le siamo in grado di produrre – partendo da materie prime basi (monomeri) – una serie di polimeri in emulsione ac-quosa capaci di soddi-sfare diverse tipologie di clientela.

prodotti di qualità, innovazione continua,

servizio alla clientela.

E al cuore di una famiglia.

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FocusFocus

Gli addetti ai lavori lo chiamano il “dopo di noi”. Il senso lo

coglie all’istante chi ha un figlio disabile. «Cosa gli suc-cederà quando noi genitori non ci saremo più o saremo troppo vecchi per accudir-lo? Chi baderà a lui? Se anche gli lasciamo in eredità dei capitali, come possiamo essere tranquilli su come verranno gestiti?». Per tutto questo c’è una recente in-novazione legislativa, il Trust.Il termine in inglese significa fiducia, e l’atto giuridico che ne porta il nome permette di individuare e separare beni patrimoniali perché vengano gestiti esclusivamente in favo-re di una persona che non è in grado di provvedere autonoma-mente a se stessa. Lo spiega, per sommi capi, Massimiliano Quaresimin, coordinatore dell’area “Trust” per Fondazione di Comunità Vicentina, che ha ampiamente approfon-dito il tema. «Questo strumento giuridico corrisponde alla destinazione di un patrimonio in forma vincolata e con un sistema di gestione garantito – osserva il tecnico – in sostanza noi possiamo decidere di intestare alcuni beni mobili o immobili a uno scopo preciso a favore di qualcuno, e chi poi gestisce effettivamente l’operazione viene detto “trustee”». Il trust può riguardare, oltre che la gestione del patrimonio, anche la cura della persona beneficiaria nella quotidianità (in questo caso i beni ser-viranno anche a remunerarla): è un istituto giuridico che si affianca e completa il ruolo dell’amministratore di so-stegno, che a questo punto diventa soprattutto una figura di controllo. Il trust si adatta bene alle necessità delle persone con disabilità e alla tutela di soggetti anziani, malati psichiatrici, tossicodipendenti, alcolisti e minoren-ni, perché è uno strumento che con le disposizioni iniziali

permette anche di “segrega-re il patrimonio”, sostanzial-mente proteggerlo a fronte di eventuali creditori del sog-getto debole. In pratica, può

essere usato a favore di una qualunque per-sona che per vari motivi abbia difficoltà

ad amministrarsi, sia da un punto di vista patrimoniale che personale.

I protagonisti principali sono tre: il disponente, cioè la persona che decide di destinare alcuni beni a favore di un soggetto bisognoso; il “trustee” che ne sarà l’amministratore fiducia-rio; il beneficiario stesso, che godrà i frutti della donazione. Per quanto riguarda la cura

della persona in sé, invece, al posto del “trustee” si ha un’altra

figura detta “guardiano”: è colui che si occupa effettivamente del sog-

getto beneficiario nella quotidianità. Il “trust” può essere istituito in qualsiasi momen-

to: sia quando i destinatari (ad esempio i genitori di un disabile) sono ancora in vita, sia attraverso disposizioni nel momento in cui vengono a mancare. E’ possibile sta-bilire in anticipo anche cosa succederà alla morte del destinatario. Questo aspetto rende lo strumento giuridico potenzialmente ancora più utile «perché – riprende Qua-resimin – si possono dare anticipatamente tutta una serie di disposizioni, ad esempio che i beni successivamente passino ai fratelli o famigliari del destinatario, o vadano in beneficenza, o ancora che diventino degli eventuali figli che potrebbero nascere al beneficiario. Per usare una metafora, si può considerare il trust come se fosse un abito: lo costruiamo noi, e lo indossa chi decidiamo noi». La normativa sulle possibilità di impiego del Trust – istituito da normative comunitarie – oggi è abbastanza precisa anche in Italia, ma non è stato sempre così: «In passato era stato impiegato anche per evadere il fisco –

I l t r u s t

Come riservare un patrimonio adeguato

alle persone con disabilità.

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Page 19: La Rua n° 17

FocusFocusUno strumento giuridico regolamentato

di recente offre interessanti opportunità.

ricorda Quaresimin – c’era chi intestava tutto alla moglie o a società con sede all’estero. Oggi non è più così, l’Agenzia delle Entrate dal 2008 in avanti ha regolamen-tato con precisione l’argomento». Per quanto riguarda gli aspetti fiscali, l’articolo 73 comma 2 del Testo unico sulle imposte dei redditi prevede che quando i beneficiari del trust siano individuati le quote di imponibile sul reddito trust siano in capo a loro. In caso i beneficiari non siano individuati, le imposte sono in capo al trust stesso: è que-sto il caso di destinatari portatori di handicap perché, secondo la risoluzione ministeriale 278/E del 4 ottobre 2007, «il soggetto disabile non può correttamente quali-ficarsi in senso giuridico come beneficiario dei beni del trust in questione quanto piuttosto dell’assistenza in cui risiede lo scopo della costituzione del trust». Un ultimo aspetto particolarmente interessante è quello della tas-sazione agevolata, vista la condizione particolare dei beneficiari: «Nel corso del 2009 sono stati risolti alcuni problemi fiscali che condizionavano pesantemente l’im-piego del Trust – conclude Quaresimin - in precedenza la tassazione era pari a quella dei normali passaggi di proprietà, ora è stato chiarito che sostanzialmente il Trust e il trasferimento di beni che ne consegue funziona come le donazioni e le successioni ed ha un regime agevolato. La persona disabile che riceve i beni gode di una soglia di non tassazione molto elevata».

Di Andrea Alba

Il centro Atlantis è una struttura socio assisten-ziale che promuove iniziative volte al recupero delle persone disabili, sia dal punto di vista fisi-co che mentale.L’obiettivo che gli operatori si pongono è di so-stituire il tradizionale concetto di “disabilità”, aprendosi alla valorizzazione delle “diverse abilità” che ogni singolo individuo è in grado di esprimere all’interno del suo contesto sociale. In ogni ospite si vede una Persona attiva e in gra-do di realizzare e raggiungere i propri obiettivi personali e sociali.I contatti tra il Centro Atlantis e Banca San Gior-gio e Valle Agno hanno permesso ad A.B., un ragazzo ospite di questa struttura e amante del-la musica, di realizzare un suo piccolo sogno: siamo lieti di avergli dato, aiutati dall’Agenzia che ha organizzato l’evento, la possibilità di as-sistere alle prove dello spettacolo “Josè Carreras in concerto”.

255 nostri Soci hanno partecipato al concerto di Josè Carreras, che si è tenuto il 14 settembre in Piazza degli Scacchi a Marostica: un successo per l’iniziativa voluta dal Consiglio di Amministrazione nell’ambito delle proposte riservate ogni anno ai Soci della Banca.

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No ProfitNo Profit

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Le chiavi di casa? Diamo-le in mano ai disabili. Si può descrivere così, in

estrema sintesi, il progetto “Le chiavi di casa” partito da più di un anno nell’Alto Vicentino: un gesto di fiducia verso uomini e donne che sono portatori o portatrici di un handicap, piccoli gruppi di persone cui viene affidata la responsabilità di un appar-tamento per vivere da soli, senza più la presenza conti-nua e costante dei familiari. L’idea è nata perché si stima che le richieste di assistenza di questo tipo saliranno del 40 per cento nei prossimi 15 anni, e poi pensando ai genitori stessi dei disabili: diventando anziani è inevitabile pre-occuparsi per il proprio figlio o figlia e chiedersi cosa succederà “dopo”.Il progetto, portato avanti grazie a Fondazione di Co-munità Vicentina, Ulss 4, Comuni, alcune cooperative sociali e associazioni di famigliari, è nato nel 2009 e terminerà nel 2013 con un investimento complessivo di oltre otto milioni di euro. Concretamente, si vorrebbe passare dagli attuali 118 posti di residenzialità per per-sone disabili che già esistono a 188. Dei 70 nuovi po-sti residenziali una ventina sarà riservata a persone con disabilità grave, altri venti a disabili con forme più lievi, riuniti in gruppetti-appartamento: per tut-ti è naturalmente sempre previsto un continuo sostegno da parte degli operatori so-ciali inca-

ricati dalle istituzioni. Inoltre si darà il via a servizi di soste-gno all’autonomia abitativa di altre 30 persone con una di-sabilità leggera. Il “cantiere” di “Le chiavi di casa” è già a buon punto: a gennaio 2009 è nato il primo appartamento di portatori di handicap, ribat-tezzato “La casa di Piero”, a marzo di quest’anno è nata a Santorso “Casa in Fiore”, ap-partamento per altri quattro di-sabili, e a Schio in via Fornaci è già in corso da parte della cooperativa sociale “Comuni-tà Servizi” la realizzazione di due strutture residenziali che potranno ospitare fino a dieci

disabili ciascuna.

Ulteriori informazioni sono disponibili su: www.fondazionevicentina.it

Di Andrea Alba

L’housing sociale al centro di un

progetto che coinvolge istituzioni,

famiglie, cooperative sociali e comunità.

L e c h i a v id i c a s a

I cappellini azzurri dei ragazzi del Corso di Tennis per le

scuole elementari di Cismon del Grappa.

La tua Associazione ha ritirato i cappellini di Banca San Giorgio e Valle Agno? Mandaci la foto!

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No ProfitNo Profit

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A Isola Vicentina il Calcio a 5 arri-va nell’estate del

1993, quando un gruppo di amici decide di abban-donare il calcio a 11 per una nuova e affascinante avventura e fonda il Foot-ball Team Isola, che parte-cipa al campionato regio-nale di C2. Nei primi anni la squadra isolana ottiene dei buoni risultati fino alla promozione nella catego-ria superiore nella stagione 1996/97; poi, con risorse modeste ma tanto entusia-smo, continua a giocare tra alterne vicende. La fusione con un team della vicina Schio non si rivela putroppo risolutiva, ma nel 2003/2004 la squadra isolana tira fuori tutto il proprio orgoglio, partecipa da ripescata al torneo di C1, arriva al secondo posto e sfiora la promo-zione in serie B ai play-off nazionali: è il primo segnale del gran cambiamento in corso.Stimolato da questo risultato e aperto al cambiamento, il gruppo storico della dirigenza isolana decide allora di staccarsi dal Football Team Isolaschio per dare più spazio ai giocatori del paese di origine e fonda quindi l’A.S.D. Isola 5, che riparte con un rinnovato entusiasmo dalla serie D. Grazie alla tenacia dei dirigenti e al so-stegno economico offerto da alcuni “amici”, tra i quali anche la nostra Banca, dal 2004 si vede un continuo progresso della squadra, con risultati via via sempre più incoraggianti fino alla promozione in C2. Nel 2008 la compagine isolana completa la sua struttu-ra sia dal punto di vista societario che da quello tecnico, con l’assunzione del primo allenatore non isolano; nasce anche il sito web, simbolo della voglia di rafforzarsi e farsi conoscere di tutta la squadra. Così dal 2009 la società ha deciso di promuovere il “calcio a 5” anche a livello giovanile, per i ragazzi del paese nati dal 1991 al 1994, iscrivendo al campionato Juniores la

squadra isolana. La “prima squadra” in C2, formata da giocatori prettamente iso-lani, offre un bell’esempio di attaccamento allo sport, avendo concluso il campio-nato ai primi posti del giro-ne e sfiorato i play off per la categoria superiore.La novita’ della stagione sportiva 2010/2011 sara’ l’utilizzo del nuovo palasport di Isola Vicentina: la struttura voluta dall’Amministrazione per ospitare tutte le attivita’ sportive isolane, un impianto moderno con dimensioni del

campo regolamentari per i vari sport (Calcio a 5, Ba-sket, Pallavolo).La prossima stagione sara’ contraddistinta da qualche sacrificio, viste le limitate disponibilità economiche, ma sapra’ sicuramente ripagare sotto il profilo umano l’im-pegno e la buona volonta’ di quanti si adoperano per la squadra: la dirigenza è convinta che una societa’ “sana” potra’ trasmettere i veri valori dello sport sia ai giocatori che ai simpatizzanti, con la precisa con-vinzione che il progresso tecnico e l’agonismo non de-vono essere fini a se’ stessi ma parte essenziale di un progetto “educativo” completo.

Asd Isola 5 • Via Cerchiari 27, Isola Vic.na

Prima squadra: palazzetto dello sport via

Vallorcola

Juniores: palestra Scuole Medie via A. Moro

S p a z i o a i t a l e n t i l o ca l i

L’ingresso delle squadre ed il ”battesimo” sportivo del nuovo palasport di Isola Vicentina.

La tua Associazione ha ritirato i cappellini di Banca San Giorgio e Valle Agno? Mandaci la foto!

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«El primo, so partìo mi. Maria Vergine! Ghe jèra de chéi er-

bàssi là rènto! Dàea stra-da là che te vedi, vèro, oh! Piante intortosàe, po’ mainàrte! Ah beh! Porca de chéa miseria! Beh, insoma...forsa de dai ghe so rivà insìma, proprio podà àea césa, tra erbàsse, raìse, cassie grande cosìta!». Comincia così il racconto pie-no di entusiasmo e ricordi di Sebastiano Santini, per tutti “Neo Masiera”, uno dei più assidui lavoratori locali che presero parte al restauro della chiesetta benedet-tina di San Vito di Marostica.

Tra tutti gli esempi di costruzioni benedet-tine del territorio marosticense, San Vito può considerarsi una delle più antiche. La prima documentazione storica che la nomina, infatti, è una citazione del Ve-scovo Rodolfo riguardo la donazione fatta ai monaci di San Felice risalente all’anno 983, ma sicuramente la chiesetta esisteva già prima. I monaci benedettini che vi abitarono fino alla seconda metà del XVIII secolo, bonificarono il territorio coltivando l’orto e riunirono gli abitanti della zona attraverso la preghiera, l’insegna-mento e la rete che i loro passi tessevano da una casa

all’altra alla ricerca di un po’ di farina e di qualche uovo. Dopo la scomparsa dell’ultimo eremita, Fra Ga-sparo Carlesso, il romitorio della chiesetta vide il sus-seguirsi di alcune famiglie

che continuarono a mantenere in vita l’edi-ficio e l’orto circostante fino al secondo dopoguerra. I locali iniziarono a svuotarsi e l’orto a rinsecchirsi nel 1956, quando l’ultimo residente della chiesetta morì e nessuno prese il suo posto. Erano gli anni del boom ecoomico, del passaggio da una cultura contadina ad una cultura in-dustriale estrema caratterizzata dall’elogio del lavoro e dall’esposizione sfarzosa del nuovo modello di vita. La comunità che gravitava attorno alla chiesetta iniziò a sfaldarsi sotto le spinte dell’individualismo e pure l’edificio ne subì le conseguenze entrando in un progressi-

vo stato di abbandono e incuria. Il terremoto friulano del 1976 dette il colpo di grazia provocando il crollo di buona parte dell’edificio e di molte abitudini legate a quello spazio.

Qualche anziano, passando davanti al rudere, senti-va una voce chiedere aiuto: era la chiesetta, soffocata dalla vegetazione e dall’emarginazione sociale. Fortu-natamente, il ricordo della sua bellezza e il suo essere simbolo di una comunità riuscì a smuovere non solo i sentimenti degli abitanti del luogo, ma anche le capa-cità del parroco di allora, Don Domenico Zordan, che si dette da fare per la ricerca di finanziamenti e per la costruzione di un gruppo di muratori e manovali pronti a lavorare volontariamente, consumando le feste e le ore libere all’interno del cantiere. La parrocchia, infatti, non riuscendo a sostenere i costi di un’impresa edile, dette avvio, a sua insaputa, ad un progetto di restauro partecipato, un raro esempio italiano di restauro nel quale i cittadini stessi prendono parte all’azione che

A San Vito di Marostica un

bell’esempio di cooperazione locale.

I l c a n t i e r edi una comunità

Il “quaderno dei lavori” racoglie i nomi di tutti coloro che negli anni hanno partecipato al progetto.

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modifica e ricostruisce il territorio nel quale risiedono. L’architetto che pianificò il restauro, Giovanni Pizzato, era inizialmente spaventato dall’impresa, anche perché le sue scelte progettuali non erano certo facili: «Quello che stavamo affrontando non era un impegno da poco e la buona volontà poteva finire da un momento all’altro», ma le visite frequenti al cantiere e il confronto con alcuni abitanti esperti muratori, gli fecero capire quanto fosse per loro importante questa avventura, iniziata nel 1985 e conclusasi felicemente nell’autunno del 1987.

La storia della chiesetta di San Vito, del suo restauro e del paesaggio rurale che la circonda è ora contenuta in un libro, San Vito di Marostica e la sua storia. La chiesa, il territorio, la scuola, pubblicato nel maggio del 2010 grazie anche al contributo della Banca San Giorgio e Valle Agno. Il comitato di quartiere, nato in seguito ai lavori di restauro per la manutenzione della chiesetta e del territorio circostante e impegnato ogni anno nell’organizzazione della tradizionale festa estiva di San Vito, ha voluto fortemente questo libro e si è dato da fare nel riflettere tra le sue pagine lo stesso spirito di partecipazione comunitaria che si respirava all’epoca dei lavori di restauro.

L’opera, infatti, curata dalla storica locale Lidia Toniolo Serafini (già conosciuta per le sue ricerche sulle chiesette benedettine della zona) regala al lettore numerose voci: non solo le accurate informazioni storiche di epoca ro-

mana e benedettina, ma anche i progetti di restauro e un intervento a cura dell’architetto Pizzato, il ricordo del parroco Don Domenico e i racconti degli abitanti del-la zona che l’antropologa Elisa Geremia ha raccolto e analizzato dopo una serie di incontri e interviste. Questo coro di ricordi ed entusiasmi va a definire un itinerario che sporca la geografia di umanità, di simboli e di valo-ri in continuo mutamento.

San Vito di Marostica e la sua storia, visto il modo in cui è nato e le esperienze che ricorda, non è semplicemen-te un approfondimento o una guida da tenere con sé durante le passeggiate e i giri in bici attraverso la cam-pagna a sud di Marostica, ma rappresenta un invito ad aprire nuovi cantieri. Un invito a rimboccarsi le maniche attorno a luoghi disabitati, abbandonati o semplicemen-te poco curati, ma capaci di trasformarsi in nuovi spazi pubblico-privati nei quali gestire il passaggio dai vecchi valori della tradizione contadina e del boom economico ai nuovi valori della contemporaneità, per facilitare il dialogo e gestire il conflitto tra le generazioni. Perché ricostruire un edificio, in maniera collettiva e con la prospettiva del bene comune, significa ricostruire una comunità, fatta di legami sociali, di cultura e di una rinnovata etica dell’abitare fondata innanzitutto sul rispetto verso il paesaggio rurale che caratterizza i luoghi in cui viviamo.

a cura di Elisa Geremia

Un libro racconta l’esperienza di questa

comunità, riunita attorno al progetto

di restauro di un’antica chiesetta.

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due voltesiamo

più vicini!

Via Thiene

Scegliete la filiale a voi più comoda.

in Piazza Scalcerle 25 | NUOVA FILIALEin Via Masere 1